Scarica Letteratura latina G.B. Conte e più Appunti in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! LETTERATURA LATINA antichissimo canto che i sacerdoti Arvali a Roma cantavano durante la festa primaverile della dea Dia, nella cerimonia per la purificazione dei campi (arva). Ci è noto attraverso gli “atti” della confraternita relativi all'anno 218 d. C., quando ormai non era più ben compreso e quindi in una forma assai guasta. Contiene un'invocazione ai Lari, a divinità agresti e a Marte e acclamazioni in gruppi di versi ripetuti e molto ritmici. la letteratura latina, che si differenzia dalla moderna per le materie scientifiche al suo interno, contiene dei requisiti minimi. •saper individuare per ogni autore della letteratura latina il genere a cui si è dedicato •collegare ogni autore alla rispettiva opera •collocazione storica (IMP) PRIMA PAG SINTESI DATE La storia della letteratura latina è quella prodotta da Roma Why? Perche le opere che vengono scritte hanno una correlazione con ciò che è avvenuto storicamente a Roma 753-241 Battaglia delle Egadi (fine I guerra punica) 240-168 Battaglia di Pidna (fine III guerra macedonica) 167-78 Scipione Emiliano e i Gracchi; Mario e Silla 77-44 Età Cesariana 43-14 d.C. Età Augustea 14-68 Età Giulio-Claudia Tiberio 14-37 Caligola 37-41 Claudio 41-54 Nerone 54-68 69-96 Età Flavia Vespasiano 69-79 Tito 79-81 Domiziano 81-96 96-117 Età Traianea Nerva 96-98 Traiano 98-117 117-192 Età degli Antonini Adriano 117-138 Antonino Pio 138-161 Lucio Vero 161-169 Marco Aurelio 161-180 Commodo 180-192 esempio di latinismo ae = [e] ma aër[aer] oe = [e] ma poëta[poeta] ti = [zi] se seguito da vocalema Ostia[ostia], mixtio[mixtio], Mettius[Mettius] Esempio: LAETITIA [letizia] ‘LAETITIA’ veniva letta dai romani come era scritta la pronuncia dei latini invece è stata ripresa dalla chiesa 1 se il diagramma (coppia di lettere) ‘T I’è seguito da vocale, in questo caso ‘A’, la pronuncia sarà Z =letizia y = i – Syracusae [siracuse] ph = f – philosophus [filosofus] INTRODUZIONE ALLA LETTERATURA LATINA Nei primi cinque secoli della sua storia Roma non produce nulla di specificatamente letterario, ma solo embrionali forme artistiche anonime e orali, di cui restanoscarsi documenti di difficile interpretazione. Alla metà del III secolo a.C., per influenza della cultura ellenistica dell’Italia meridionale, ha inizio la letteratura vera e propria con la rappresentazione teatrale di un dramma di Livio Andronico. Il contemporaneo Nevio introduce il poema epico con l’argomento storico della prima guerra punica e il commediografo Plauto, nella sua produzione comica di matrice greca, diffonde gusto e atmosfere tipicamente romane. Ennio, il primo e più insigne poeta del periodo arcaico, nei suoi Annales estende agli avvenimenti a lui contemporanei la materia epica già trattata da Nevio, sostituisce il metro esametro al saturnio e scrive Saturae, un genere che avrà larga fortuna nei secoli successivi. A opera del cosiddetto circolo degli Scipionisi ampliano i rapporti con la cultura e la filosofia grecae si definisce il concetto di humanitas, intesa come dignità dell’uomo, amore per la cultura, necessità di rapporti rispettosi della personalità altrui. Al circolo sono legate personalità quali Il commediografo Terenzio e il poeta Lucilio. A questa ellenizzazione della cultura romanasi oppongono vigorosamente tradizionalisti, come Catone il Censore, in nome del mos maiorum, delle usanzedegli antenati fatte di disciplina intransigente, parsimonia e dedizione al lavoro. Gli ultimi esponentidella rappresentazione tragica in età arcaica sonoPacuvio e Accio FASE PRE-LETTERALE What? una produzione anonima e tramandata oralmente, che ha però scopi pratici e occasionali, priva di documentazione scritta e per questo denominata PRE-Letterale. vengono distinti per ambito: 1) CAMPO RELIGIOSO : La religione è l’ambito più importante; elemento decisivo nella società e cultura latina. Religione romana = Cerimonie con riti, non di credenze. TESTI: durante le cerimonie, di carattere religioso, definiti: ‘CARMEN,CARMINA’ Carmen : ‘una formula ritmica a cui viene attribuito un potere magico’. È usata quindi per preghiere, giuramenti, e in particolare per riti religiosi. Con questa parola, vengono citati due testi della letteratura latina pre-letteraria A) CARMEN FRATUM ARVALIUM: carmen (testo) che ha a che fare con il collegio dei frates harvates, ovvero il collegio sacerdotale . Harva: in latino è il ‘campo coltivato’, una cerimonia religiosa collegata alla fecondità dei campi. Per i romani, la coltivazione era fondamentale. B) CARMEN SALIARE: cantano dai Salii, 12 sacerdoti del dio Marte (invocato qui come dio della guerra) Erano Sacerdoti che custodivano uno scudo piovuto dal cielo durante il regno di Numa Pompilio. La caduta di questo scudo fece cessare una pestilenza. I romani a quel punto capirono che fu mandato dalla divinità, e per salvaguardare lo scudo ed il suo potere ne fecero 11 copie, ogni salii ne custodiva una, per rendere difficile la presa ai nemici. 2) CAMPO GIURIDICO : leggi Testimonianze: le leggi delle 12 tavole ‘leges dodicim tabulario’ Queste, alla base del diritto romano, redatte dai decerderi(?) nel 451-50 (metà 5 sec a.c.) Norme di diritto sia pub che private, fondamentali in quanto tutte possono conoscerle. 2 tragico-greco) dall’argomento e ambientazione GRECO di ambientazione e argomento GRECO 2) F. PRAETESTA: 2) F. TOGATA (nome toga indossata dai romani) (toga, vestiario dei romani) ambientazione e argomento ROMANO ambientazione e argomento ROMANO. Palliata: (fabula palliata) si ispirava ai testi della commedia nuova. Caratteristiche: intrecci, ambienti e personaggi con libertà creativa usando il procedimento della CONTAMINAZIO, (vedi pag. 10, 26, 27, 29) introdotta da Andronico e da Geno Nevio. Ebbe i maggiori interpreti con Plauto (p. 26) e Terenzio (p.27). Per primo inserito un PROLOGO in cui erano esposti l’antefatto la trama e la richiesta agli spettatori di essere indulgenti, seguivano una PROTASI, uno SVOLGIMENTO e un FINALE . Le parti recitate erano i diverbia, le parti cantate i cantica. Si estinse a causa dell’eccessiva uniformità degli intrecci. Togata (fabula togata). Caratteristiche: Ebbe inizio dopo la scomparsa della palliata. Dal carattere più popolare della commedia greca; metteva in scena il mondo degli umili, dei contadini, degli artigiani, con grande varietà di tematiche, con intrecci meno complicati e con un minor numero di personaggi. La togata venne anche chiamata tabernaria, quando metteva in scena il mondo delle osterie e delle botteghe. Restano solo scarsi frammenti di autori quali Titinio, Lucio Afranio, il più famoso, e Tito Quinzio Atta. Coturnata (fabula cothurnata). È la tragedia di ambientazione greca Modelli: Eschilo, Sofocle, ma, soprattutto, Euripide. Il nome deriva dal coturno, l’alto calzare a forma di stivaletto con spessa suola, tipico degli attori greci. Pretesta (fabula praetexta). È la tragedia di ambientazione romana, di carattere patriottico e nazionale, che esalta avvenimenti importanti o eminenti figure politiche. Il termine deriva dal nome dell’abito ( toga praetexta) indossato dai magistrati romani e orlato da una striscia di porpora. La prima rappresentazione di cui si ha notizia risale all’ultimo decennio del terzo secolo. COME COMINCIA LA LETTERATURA? PERCHE NEL 240? Lett. Comincia nel 240 con una fabula, in occasione dei ludi romani Roma però è stata fondata nel 753 a.c., sono passati oltre 5 secoli dell’inizio della let latina rispetto alla fondazione. Tempo molto ampio che impone una riflessione, perchè la lett ha tardato così tanto dalla fondazione? Motivazione date da due fattori: 1) CONDIZIONI POLITICHE E SOCIALI Politiche: in tutti questi secoli roma era in guerra, tra conquiste ed espansioni sociali: scontri tra le classi sociali (patrizi e plebei) riconoscimento ai plebei nel 287 una propria autonomia 2) CONDIZIONI CULTURALI Filo rosso di tutta la storia della letteratura latina; legata alla mentalità romana, è l’idea che il civis romanus (cittadino romano di pieno diritto romano) il tempo della vita deve essere dedicato alla città di roma (=vita militare, politica) : attività primaria. Non c’è tempo per dedicarsi alla letteratura, e questa riflessione ci accompagnerà per molti autori della letteratura. ovvero nella mentalità dell’uomo romano il tempo della vita deve essere dedicato alla politica. Alla città (politica, dal greco polis=città) 5 Elemento cruciale per comprendere la storia della letteratura latina. Il romano non ha tempo per scrivere opere di letteratura, colui che scrive non è degno di essere un civilis romanus (cittadino romano) E dunque, date queste premesse, riprendendo il 240 è l’anno dopo la fine della prima guerra punica, quindi questo ci fa capire che la letteratura latina nasce come bisogno di svago. Guerra vinta dai Romani, contro una città nemica storica di Roma, porta a un rilassamento e ad uno svago concesso al popolo impegnato a una lunga e sanguinosa guerra. È finita una guerra colossale incominciata nel 264, oltre 20 anni di guerra. Guerra vinta, anni in cui ci si può rilassare ed avere un momento di svago. NEL 240 TROVIAMO LA PRIMA FABULA RAPPRESENTATA A ROMA DA LIVIO ANDRONICO PRIMO AUTORE DELLA LETTERATURA LATINA LIVIO ANDRONICO VITA: Nome: dal nome emergono informazioni importanti Livio: nome romano Andronico: greco Era un greco, nato a Taranto nel 3 sec. a.C. La nostra penisola nei secoli a.C. aveva una parte colonizzata dai greci, quindi L’Italia nella sua parte meridionale era popolata da gente greca: “magna Grecia”- definita magna Grecia, in quanto tutta la zona dell’Italia meridionale era stata colonizzata dalla Grecia e il sud dell’Italia era stata una delle mete privilegiate in quanto il terreno era adatto a insediamenti – Italia meridionale=Grecia, mondo greco a tutti gli effetti. Taranto era una delle più importanti; nel 282 a.C. guerra Tarantina- Roma vs Taranto. Re Pirro, (Epiro: Attuale Albania) arriva in soccorso dei tarantini, arrivato in puglia si scontra con i romani, ottenendo vittorie che gli costano però tanti uomini, cosi da non riuscire a sostenere l’impatto della guerra, (vittoria di Pirro: come intendere una sconfitta) in una città chiamata Maleventum, che dopo la vittoria i romani battezzano come Benevento. Andronico era un tarantino, che dopo la sconfitta di Taranto fu portato in ostaggio a Roma da un rappresentante della famiglia Livia, nobile famiglia romana, che applicava il suo nome allo schiavo. Per questo “Livio Andronico” Vivendo a Roma impara il latino, e a lui assegnato il compito di scrivere la prima fabula in latino ovviamente di argomento greco, rifacendosi quindi alla SUA letteratura. Avendo a disposizione tutta la letteratura della sua epoca, guarda ai migliori modelli greci. Si dedica alla TRAGEDIA (facendo riferimento ai 3 grandi modelli: Euripide, Sofocle, Eschilo e ai miti greci) e alla letteratura antica: l’EPOS (=EPICA), che tratta di vicende divine, eroiche ed umane. Due tra i generi più alti. Ma il nome di Livio Andronico è legato a un’opera che per i romani è stata la prima della letteratura latina e diventò anche libro di testo : ODUSIA (genere epico) ODUSIA- GENERE EPICO Cos’è? Traduzione in latino dell’Odissea, attribuita ad Omero. è uno dei due poemi che vanno sotto il nome di Omero, a cui si attribuisce anche l’Iliade, da cui nasce tutta la letteratura latina. Omero: a lui vengono attribuiti ILIADE E ODISSEA, inizio della letteratura greca e quindi occidentale. Omero non è una figura realmente esistita in quanto entrambi i poemi si distanziano con due secoli l’uno dall’altro, ed erano trasmessi per via orale. Nel momento in vennero stesi vi si attribuì il nome di Omero. 6 Tema: •Iliade: Ilio, nome greco di troia= guerra di troia •Odissea: Ulisse= vicenda di Odisseo Dunque Livio Andronico prende come riferimento Omero, scegliendo l’Odissea e prendendone SPUNTO. Perchè non l’Iliade? Andronico ha scelto l’odissea: 1) in quanto essendo un poema che racconta un viaggio era un argomento di sicura resa sui lettori. 2) nei suoi viaggi ulisse toccava anche delle parti dell’italia e quindi piu vicino all’interesse dei romani. Un punto a sfavore dell’iliade: raccontando la guerra di troia e quindi la sconfitta dei troiani, è un argomento che non incontrava il favore dei romani in quanto i troiani progenitori dei romani. TESTI ODUSIA (OO1) Fr.1 Traglia Fr1 traglia “Fr” 1= ‘frammento’ in quanto della letteratura latina ci è arrivato molto poco, una sola parte di quello che è stato composto, molte opere sono andate perdute, altre (come l’odusia di andronico) si sono salvate ma in MODO PARZIALE. Il Frammento è dunque un testo arrivato a noi non in modo integrale (non abbiamo un manoscritto completo), ma per via della TRADIZIONE INDIRETTA= citati da un altro autore Fr “1” = Sappiamo che è frammento 1 in quanto è il primo verso dell’odissea (documento originale in greco) “virum mihi, Camena, insece versutum” “Cantami, o Musa, dell’eroe astuto” “Camena”: invocazione alla Divinità delle sorgenti, invocata per ispirare il poeta. Nell’originale greco di Omero viene invocata la MUSA. Andronico sostituisce dunque la musa con una divinità romana con nome italico per adattare il testo greco al pubblico romano al quale si rivolgeva. (All’interno di questo verso non farà quasi mai riferimento alla lingua originale, ma solo al contenuto, tranne qua) “Virum”: uomo anche qui, riprende dal poema omerico in cui troviamo come prima parola “Andra”= uomo. Prima parola del poema= argomento del poema stesso. è la prima parola e l’ultima parola di questo verso “virum e vestutum”: sono collegate tra loro in latino “um” versutum = astuto virum=virile 1) IPERBATO: Forma di raffinatezza della poetica in cui sostantivo e aggettivo separati al cui esso si riferisce 2) ALLITERAZIONE: ripetizione di un fonema iniziale in parole dello stesso verso. ES. versutum e virum cominciamo con lo stesso fonema ‘v’ – figura retorica caratteristica distintiva della poesia latina TRADUZIONE DI UN’OPERA: IMITATIO sta a significare che l’opera non è originale ma tradotta. Questo nel linguaggio odierno potrebbe portare a sminuire il contenuto, ma in realtà nella visione antica quella di prendere un modello cosi alto, come quello di Omero e tradurlo, è inteso come un atto di sfida, e ritenuto molto apprezzato. 7 Non sapendo chi abbia fatto questa domanda (perchè non è esplicitato) molti studiosi pensano che fosse la regina Didone (regina di Cartagine che si innamorerà di Enea appena approderà sulle coste dell'Africa come naufrago); Se cosi fosse Nevio sarebbe stato il primo a raccontare del rapporto tra Didone ed Enea. (004)Fr.32 [L‟esercito romano sbarca a Malta, mette a fuoco, saccheggia, devasta l‟isola ancora intatta, accatasta le ricchezze dei nemici] attacco all’isola di malta 257 a.C. Anche il poema di Nevio nell’originale latino, utilizza il saturnio METRO: Nevio come Andronico utilizza il metro SATURNIO. (come Odusia) Il poema di Nevio è un CARMEN CONTINUM ovvero un'opera continua senza divisioni in 7 libri, importante in quanto l’autore aveva inteso l’opera in modo continuo. NEVIO PRATICO’ ANCHE ALTRI GENERI: 1) STORICO 2) COMMEDIE: Trae spunto da modelli greci e da alcuni di origini italiche. 3) TRAGEDIA Es. di Commedia: TARENTILLA (005) Fr. 63 [Come una palla in un cerchio di persone giocando scambievolmente si offre e a tutti appartiene. Ad uno fa cenno, a un altro ammicca, un terzo ama, un quarto stringe. Con uno è occupata la mano, a un altro sfiora il piede, a un altro dà l‟anello da guardare, con un cenno delle labbra invita un altro, con un altro canta, ma ad un altro manda un messaggio con le dita] TITOLO: Tarentilla = ragazza di Taranto Commedia che ha un contesto preciso con tipica situazione delle commedie antiche. TRAMA: due giovani che sperperano il loro patrimonio con una ragazza di Taranto , vengono sorpresi dai rispetti padri mentre si trovano da questa ragazza a taranto. Questa ragazza è brava e riesce ad ammaliare oltre ai giovani ragazzi anche i padri. Nella commedia Nevio è colui che introduce una INNAVAZIONE: si tratta di un procedimento che con termine latino si chiama CONTAMINATIO. WHAT?: Lo scrittore latino dovendo rispondere a un modello greco per scrivere la commedia in latino, se nell'originale greco la scena non era di qualità, si prendeva solo UNA scena da un altro testo con l'obiettivo di migliorare la qualità finale dell'opera. commistione – innesti e non un pasticcio di varie commedie greche. LA TRAGEDIA: ES: 1) DANAE 2) IL CAVALLO DI TROIA -HECTOR PROFICISCENS: 10 (006) Fr. 15 Traglia [Sono felice di essere lodato da te, padre, che sei uomo lodato] Ripresa da Eschilo “Ettore che parte” mito della guerra di Troia., Ettore: eroe troiano che si scontra in duello con Achille (raccontato nell’Iliade che si chiude con la scena del re di Troia, padre di Ettore, che va nella tenda di Achille che ha ucciso Ettore, e il re di troia va a chiedere il corpo del figlio. Il re di troia è la persona a cui si rivolge ettore che sta partendo per affrontare Achille nel duello decisivo.) Qui troviamo Ettore che si rivolge al padre= PRIAMO, re di Troia Frammento celere per alto contenuto morale, contenuto: una lode conta di piu se è data da una persona che vale. Nevio inaugura per prima la PRAETEXTA, una tragedia di argomento romano Abbiamo due titoli: 1 ROMULUS 2 CLASTIDIUM (dedicata a Marco Claudio Marcello) = Casteggio, località celebre nella storia di Roma perchè i romani sconfissero i Galli (Nord Italia) nel 222 a.C a Casteggio grazie a Marco Claudio Marcello. Quest'ultimo uccise tutti i suoi nemici e con grande onore portò nel Tempio di Giove le spoglie del nemico. importante il Clastidium in quanto l’eroe esaltato in questa tragedia, Marco Claudio Marcello,è un console Plebeo. Questo si ricollega al fatto che Nevio nella sua vita venne in urto con i nobili di Roma. Noi conserviamo notizia e traccia di un verso che Nevio aveva scritto per ridicolizzare la famiglia dei Metelli, famiglia importante di nobiltà romana, e sappiamo di suoi scontri anche con gli Scipioni. Il fatto che nevio abbia avuto degli scontri polemici con questi ci fa capire che era un autore che garava con occhio piu benevolo ai plebei . lo scontro che Nevio ebbe lo portò a morire in esilio. Altra notizia che abbiamo nella sua biografia: morì esule ad Utica, città dell’Africa , come Catone: MARCO PORCIO CATONE Oratore dallo stile vivace e ricco di movimento. Un famoso passo, facente parte dei Praecepta ad filium, sembrerebbe sintetizzare le idee di Catone in fatto di retorica: rem tene, verba sequentur (= abbi ben chiaro il contenuto, e le parole verranno da sé): in questo passo traspare rifiuto dell’ars, della tèchne retorica di matrice greca. Costante è la polemica da parte di Catone verso la penetrazione in Roma del costume e della cultura greca. Anche se ritroviamo nei suoi scritti riprese della cultura greca, come nel DE AGRICOLTURA, in cui si avvale della scienza agricola greca- sulle ORIGINES, si facevano forse sentire influenze dello storico Timeo; anche nelle orazioni, la tecnica retorica è di matrice greca. Quindi nella sua opera letteraria, Catone probabilmente si propose il compito di elaborare una cultura che, mantenendo radici ben salde le tradizioni romane, sapesse accogliere gli apporti greci, senza tuttavia farne aperta propaganda. Marco(1) Porcio(2) Catone(3) è l’emblema della lotta contro le famiglie patrizie a Roma. Vediamo con lui l’argomento dell’ ONOMASTICA A ROMA: 11 La persona aveva 3 nomi presenti a Roma 1) il PRENOME (nome di battesimo) 2) NOMEN (cognome) [elemento più importante: Gens, nome di famiglia, lui veniva dalla ‘gens porcia’ ] 3) COGNOMEN (soprannome) - Con il PRENOME si indicavano i figli maschi all’interno di una famiglia (di norma, il primogenito prendeva lo stesso prenome del padre) ed erano scritti in forma abbreviata. - Con il NOMEN identificava la famiglia di appartenenza (gens) ed era sempre ereditario. Quando una gens aveva più rami, questi venivano distinti in base al COGNOMEN ). - A questi tre elementi poteva esserne aggiunto uno ulteriore, l’ AGNOMEN (4) , che indicava una particolare qualità o un titolo onorifico (ad esempio, ricevuto a seguito di un trionfo militare). Es: P. Cornelius Scipio + Africanus (=. Titolo onorifico dato dall’aver ottenuto in Africa la vittoria della seconda guerra punica) PUBLIO CORNELIO SCIPIONE AFRICANO (4) Scipione: dal latino ‘sciopio’ :bastone Cornelio: gens Cornelia, una delle famiglie più nobili a Roma 4)AGNOMEN (nome dato a carattere militare ) africano: carattere militare in quado vincitore della II guerra Punica; diventerà cosi padrone incontrtastante del mondo VITA : cittadino romano nacque nel 234 a.C.- morto nel 149 a.C. nasce nella città i Tusculum. nel Lazio, zona che viene definita Sabina è la figura che fa da cerniera tra il 3° e 2° sec. a.C. Catone era un uomo politico, a differenza di Andronico e Nevio, è a pieno titolo cittadino romano e quindi intrapresa la carriera politica: CURSUS HONORUM: letteralmente “percorso delle magistrature” 1° carriera da eseguire QUESTURA : 204 a.c. -. Fu questore nella seconda guerra Punica 2° EDILE : 199 a.c. 3° PRETORE: 198 a.c. 4° CONSOLATO: 195 a.c. – governando la Spagna (A Roma i consoli, essendo la carica più importante era due. Perchè? Possedendo il potere più alto, i Romani avevano cacciato il re in quanto solo deteneva il potere. Istituendo però la repubblica, ed istituendo due figure, riuscivano a bilanciare il potere. Tra i consoli esisteva il DIRITTO DI VETO: cosi da poter bloccare l’uno il potere dell’altro Dopo esser console i romani potevano avere il potere sulla provincia.) •191 diviene tribuno militare:( guerra vs Antioco III il grande di siria, sconfitto alle termopoli) •5° PROCONSOLE :194 a.c.: Catone celebra il trionfo per le imprese compiute come proconsole, in spagna. •192 a.C. nasce il figlio, Marco (usanza di dare al primogenito lo stesso nome del padre) •191 a.C. : Tribuno militare: vs Re di Siria, Antioco III, sconfitto alle Termopoli in cui Catone si mise in luce. CATONE E IL RAPPORTO GLI SCIPIONI: •Nel 190 torna a roma, e viene attaccato dal gruppo politico degli Scipioni e in generale nobiliare. 12 1) “Maiores Nostri” = I nostri antenati e maggiori; Catone è il difensore per l'eccellenza del mos maiorum quindi del comportamento degli antenati. 2) “Bonum agricolam bonumque colonum” = Buon agricoltore = Buon colone, persona onesta Massima lode per un agricoltore perchè rappresenta la base dell'economia romana. Dagli agricoltori derivano buoni soldati poiché l'agricoltore è una figura virtuosa e fondamentale per la società romana. All’inizio di quest’opera abbiamo un confronto tra tre figure; il commerciante, l’usuraio e il contadino. Il confronto tra queste tre figure, presenti nella struttura economica di Roma è a vantaggio dell’agricoltore, per questo lo descrive come un “buon” agricoltore= lode. Commerciante: quando parliamo del 2 sec a..c. è il momento in cui a roma il commercio assume importanza maggiore, l’interesse delle classi piu potenti era quello di incrementare il commercio. Da qui capiamo che Catone questa attività commerciale è apprezzabile ma non consigliabile perche “è dagli agricoltori che vengono i soldati piu valorosi”: concetto cruciale- ovvero l’agricoltore veniva lodato in passato perche “il lavoro nei campi lo rafforza e lo fa diventare anche bravo soldato “ L’agricoltore per catone è elemento essenziale. “nell’agricoltura c’è guadagno sicuro rispetto al commerciante, e onesto rispetto all’usuraio” “ E coloro che vi si dedicano non sono mal pensanti” : tratto significativo essendo individuo che non ha cattivi pensieri. 008) DE AGRICOLTURA, capitolo 139 Capitolo che riguarda il disboscamento di un bosco sacro secondo il costume romano. (Romano more = more: mos = mos maiorum) -In che modo?: Troviamo le parole, il rito, che deve pronunciare il pater familias essendo la religione romana composta da riti: in questo caso avevano l'idea che nel bosco ci fosse una divinità (Dio o Dea). Se l’agricoltore ha necessita di disboscare una parte del suo terreno deve sacrificare un maiale alla divinità presente nella natura. Senso del divino nella natura, che va placata dalla violenza che si sta per compiere disboscando. Idea di NATURA di cui torneremo a parlare ALTRA OPERA: -LIBRI AD MARCUM FILIUM = libri al figlio marco TITOLO: Catone ha avuto un figlio: Marco - stesso nome del padre al primo genito) È un genere ENCICLOPEDICO : opera a carattere didattico/pedagogico suddiviso in sezioni: 1)MEDICINA 2)AGRICOLTURA 3)ARTE MILITARE: in cui Catone eccelleva 4)RETORICA : il modo di esprimersi, di fare discorsi – di questa abbiamo due frammenti(Fr.6;Fr.9) (009) Fr. 6 LIBRI AD MARCUM FILIUM [l‟oratore, Marco, figlio mio, è una persona perbene, esperta nel parlare] ANALISI: Orator = Oratore; definizione celeberrima, l'oratore a Roma può essere considerato uomo politico e la l'indicazione famosissima che Catone dà all'oratore è appunto: 15 (010) Fr. 9 [padroneggia l’argomento, le parole verranno da sole] Il figlio Marco si sposò con la figlia di Lucio Mauro. Di Catone noi abbiamo delle “ORAZIONI”: discorsi pronunciati in Senato in cui difende il suo operato politico, respinge gli attacchi dei suoi nemici politici interni ed esterni. Seconda opera più importate: ORIGINES =origini Sono la prima opera romana in latino nel genere della STORIOGRAFIA. L’argomento è la storia di Roma, dalla fondazione alla spedizione di Sulpicio Galba in Spagna (151).Altri prima di lui si erano dedicati agli scritti di storia, ma avevano scritto in lingua greca. Le novità delle Origines consistono 1) nella STRUTTURA: abbandonando quella degli ANNALES* (12 tavole pontifex maximus) 2) nel fatto che la storia di Roma non è sentita solo come quella della città, ma di tutti i popoli della penisola. * Catone si può definire un rivoluzionario. WHY?: perchè utilizza il termine Origines invece di Annales. Catone era un homo novus, si creò da solo; i motivi per cui Catone si dedica alla storiografia sono 1) la volontà di opporsi alla storiografia greca 2) trovare il modo di servire la patria anche al di fuori dell’impegno politico attivo, utilizzando la storiografia come strumento 3) Si vuole distaccare dai generi annalistici poiché era una storiografia “religiosa” dei pontefici e delle famiglie aristocratiche. Catone è il primo romano che scrive la storia in latino, i primi autori storici della letteratura latina come Fabilo Pintore e Cencio Almento scrivevano in greco. Il motivo: voleva indagare le cause dell'ascesa di Roma; l'ascesa e il successo venivano enfatizzate dall'organizzazione di Roma. STRUTTURA: 7 LIBRI LIBRO 1) Origini leggendarie di Roma con i suoi sette re e la fase repubblicano fino al 451-450 a.C (quando si scrissero le leggi delle 12 tavole) LIBRO 2 e 3) Catone iniziò a raccontare le origini di altre città italiche a partire dal Latium e di quelle che ebbero contatti con Roma. Questo trattare di altre città determinò l'argomentare su altri popoli: ELEMENTO ETNOGRAFICO L'interesse per l'etnografia, nel mondo latino si deve proprio grazie a Catone. LIBRO 4) Tratta la Prima Guerra Punica e parte della Seconda (fino alla battaglia di Canne nel 216 a.C; disfatta per i romani Vs Annibale) LIBRO 5) Parte dalla seconda guerra punica e finisce con la data del 167 a.C. 16 WHY?: Perchè nel quinto libro delle origines sappiamo che ci fu l'orazione a favore dei rodiesi (167a.C) Questo elemento di inserire una sua orazione all'interno di un'opera storica distinguerà sempre Catone. LIBRO 6 e 7) Eventi successivi al 167 a.C fino al 149 a.C: Data della sua morte; nell'ultimo libro è contenuta la sua orazione contro SERVIO SULPICIO GALLA (del 149 a.C) La narrazione è concisa e scarna, per sommi capi, come scrive Cornelio Nepote, e guarda alla realtà dei fatti e non alla forma letteraria; lo stile è semplice. L’opera si stacca nettamente da quelle degli annalisti precedenti che scrivono in greco ed esaltano il nome dei condottieri secondo la moda ellenistica. Catone non indica mai per nome i suoi personaggi, Infatti è il popolo che vince, non il singolo individuo- Rifiuto del singolo a beneficio della collettività romana. La moralità, il comportamento degli uomini, determina la storia. Questo interesse per la morale e l'inizio di una storia che prosegue per tutta la storiografia latina di denuncia della crisi e decadenza della morale/valori, sarà fondamentale per i successivi autori. Questo emerge dal frammento dal testo : ORIGINES (011) Fr. 2 Peter “Ho ritenuto sempre principio splendido ed eccelso che gli uomini illustri e grandi debbono lasciare il conto (=rendere conto) del loro tempo libero non meno che della loro attività politica” Per attività politica e tempo libero: Negotium e Hotium Questo racchiude il cittadino romano: deve dar conto di della sua vita politica ma anche del tempo libero: Catone si dedica alla scrittura per dar conto a ciò che faceva quando non era impegnato politicamente. ENNIO: Con lui si impone definitivamente nella letteratura latina il modello greco e con lui si fa sempre più stretto il legame fra artisti e potere politico-economico. Per primo usa l’esametro negli Annales, il poema nazionale di Roma repubblicana e un modello di stile per i poemi successivi di Lucrezio e di Virgilio. Suoi continuatorinella tragedia sono Pacuvio e Accio, quest’ultimo il più famoso tragediografo latino, che però concedono al romanesco e al patetico introducendo trame romanzesche. Accio= ultimo dei grandi tragici, dopo di lui la tragedia tace. (il grande pubblico preferiva altri generi di in- trattenimento, come l’atellana, il mimo o i combattimenti di gladiatori.) VITA: (239-169 a.C.) Ennio nasce a Rudie , località che si trova tra brindisi e Taranto - magna Grecia Nacque subito dopo la prima guerra punica a Rudine; Qui si incrociavano la cultura osca, la greca e la latina: Ennio comprese perfettamente l’importanza di conoscere tre lingue e per questo si vantò di avere “tre anime”. Il poeta stesso sottolineava il fatto che fosse trilingue: 17 (013) Fr. 2 Traglia “Avvinto da un dolce e placido sonno” Ennio quindi invocava le muse riprese da Esiodo, e poi parla di un sonno, perche? Colui che ci tramanda questo testo ci racconta che il poeta all’inizio di questa sua opera faceva un SOGNO. nell’epoca vicina ad Ennio, un autore fondamentale della let greca aveva composto un’opera al cui inizio aveva messo un sogno nel quale riceve una ispirazione. Questo autore è CALLIMACO, importante perche ha avuto influenza nella Storia della let latina. Ennio si è rifatto al sogno posto all’inizio dell’opera di Callimaco. AITIA di CALLIMACO (III sec a.C): Nato a Cirene nel 310 e morto ad Alessandria d’Egitto, area ellenizzata. Callimaco è attivo ad Alessandria, in età ellenistica (=dopo morte Ale magno), è uno degli autori piu importanti sulla storia della letteratura latina, e della cultura Alessandrina. Opera intitolata “Aitia” : iniziava proprio con un SOGNO del protagonista; lo stesso fa Ennio con gli Annales. Sogno per Callimaco di iniziazione poetica come per Ennio nell'Annales. -CHI SOGNA?: Callimaco sognava le muse mentre ad Ennio appare il poeta Omero: Lo troviamo nel testo 1)ENNIO NUOVO OMERO: SOGNO COME ESPEDIENTE POETICO: (014) Fr. 3 Traglia “Apparve il poeta Omero” Troviamo Ennio che ci racconta all’inizio del poema epico Annales, l’apparizione in sogno del poema Omero. Segue un frammento delle parole che Omero disse ad Ennio: (015) Fr. 13 Traglia memini me fiere pavum [mi ricordo di essere diventato un pavone] Omero sta raccontando ad Ennio, che la sua anima si è entrata nel corpo di un pavone. METEMPSICOSI: passaggio di un’anima di corpo in corpo. (trasmigrazione delle anime) Questa idea che l’anima si reincarna è un’idea che va ricondotta a una precisa dottrina filosofica: DOTTRINA PITAGORICA: Pitagora, è un filosofo greco nato a Samo (570 circa), aveva fondato la sua scuola in Italia Meridionale: a Crotone, che si trova in Calabria, non molto distante dalla zona in cui era nato Enio= area influenzata dalla presenza storica di Pitagora. Il sogno apre gli Annales di Ennio: Perche il PAVONE? Animale sacro venerato a Samo. Samo: città di Pitagora la cui dottrina era seguita da Enio. Sacro: la coda del pavone secondo la visione dei pitagorici rappresentava la volta celeste = simbolo di immortalità dell’anima; segno dei tratti distintivi di questa filosofia. Quando Ennio, pitagorico, sogna Omero dato che i sogni per i pitagorici sono la realtà, si rende conto che vedendo Omero e la sua anima può ammettere della sua esistenza. FIGURA DI OMERO: Omero riporta ad Ennio che la sua anima in quel momento si era incarnata in ENNIO. 20 Per i greci Omero= poeta sommo. Dal punto di vista stilistico Ennio si rifà al modello Omerico, dove? Nel metro: Abbandonando il verso del SATURNIO usate per Odusia+ Bellum Penicum, ed utilizza il metro caratteristico della poesia epica= ESAMETRO, verso con 6 elementi Nella dottrina pitagorica il sogno non è qualcosa di fittizio, ma visto come una realtà atra= verità il sogno essendo un modulo stilistico comune lo troviamo utilizzato da Ennio anche in un’altra tipologia: 2) SOGNO COME ORACOLO: (016)fr.32 Traglia “ o figlia di Euridice che fu amata sposa di nostro padre, ora le forze della vita abbandonano interamente il mio corpo. Ho vista infatti in SOGNO un uomo bello che mi trascinava con se per ameni saliceti e per rive e luoghi sconosciuti; cosi dopo mi sembrava(..)” Frammento che racconta un dialogo tra due sorelle, in cui una delle due racconta all’altra di aver fatto un sogno in cui gli è apparso un UOMO BELLO : Concetto al v. 5 “homo pulcer” = indica la divinità Colei che parla è : ILIA nome greco che si identifica come “ Rea Silvia” – origini Troiane, madre dei gemelli Romolo e Remo. Ilia era una sacerdotessa della dea Vesta (dea del focolare domestico), ed in quanto Vestale aveva l’obbligo di mantenere la castità. Ma racconta di un rapporto con Marte (l’uomo bello), da cui nasceranno i due gemelli. Il rapporto implica che Ilia manchi dei voti presi come Vestale e dunque perda la vita, cosi pone i due gemelli nella cesta su un fiume per poterli salvare. Ilia dice alla sorella che in sogno le è apparsa il padre= secondo Ennio è Enea. Sogno della tipologia ORACOLARE: profetico, in cui il padre le svela qual’è il suo destinoò (017) [ma la tromba con terribile suono emise il suo “taratantara”] Verso come esemipo di armonia imitativa, importante dal punto di vista stilistico perché Ennio ha tentato di riprodurre il suono della Tuba Tuba- terrebili- taratantara= allitterazione (018) […sull‟argomento scrissero altri in versi che una volta cantavano i Fauni e i vati poiché né alcuno <era salito sui> colli delle Muse né alcuno prima di me c‟era amante del sapere poetico] Frammento: Ennio parla in prima persona( = inizio dell’opera in cui parla del suo sogno.) Questo frammento si trova all’interno del 7 libro degli Annales. Annales= poema epico storico: Enio- Nevio Nevio = opera continua (tema guerra punica) ≠ Enio= opera divisa in libri (tema Omerico) Totale dei libri= 18, numero significativo in quanto i libri venivano divisi o in gruppi da 3 o da 6 (esadi). Da questo deduciamo che questo frammento fosse l’inizio del libro 7 all’inizio di una nuova ‘sezione’ del poema, vi era un proemio. “sull’argomento scrissero altri” argomento=prima guerra punica 21 altri= Nevio “In versi che una volta cantavano i fauni e i vati” verso di Nevio= saturnio fauni e i vati = verso rozzo, arcaico e superato Il verso dell’epos di Enio è esametro (verso più importante della poesia,). Primo poeta ad usare l’esametro, verso che diventerà caratteristico del genere letterario dell’epica. Enio si definisce il nuovo Omero per questo, per aver usato questo verso nell’iliade e odissea, dunque per tutta l’epica. “, amante del sapere poetico” : modo con cui Enio traduce la parola greca ‘filologo’, il poeta colto. Si sta qualificando di un poeta degno dell’età alessandrina. (019) Fr. 240 Traglia [noi, che fummo un tempo Rudini, siamo Romani] Ennio qui parla di se cittadinanza romana ric. Nel 184 a.c. questo ci ricorda che gli annales di enio ci raccontano roma dalle sue origini fino al 178 a.c. gli ha concesso la cittadinanza il figlio di fulvio nobiliore che gli passa il prenomen. •Troviamo altri generi praticati da enio, come la tragedia Tragedie coturnate (argomento greco) 20 titolo Dai titoli delle tragedie, siamo in grado di ricavare il suo modello preferito tra eschilo,esofocle e euripide. Per il Euripide, prediletto come modello. (020) MEDEA EXUL (Medea esile) Parla la NUTRICE (serva di Medea): si lancia verso un augurio Racconta e maledice quando nel bosco del Pelio, magari non fosse mai accaduto che avessero abbattuto gli alberi per costruire una nave, ARGO (prima nave mai costruita). Chi sta sulla nave Argo, sono gli Argonauti Su questa nave gli eroi argivi, generazione precedente agli eroi della guerra di troia ed il capo della spedizione ‘Giasone’. MITO DEGLI ARGONAUTI: Su questa nave si trovavano il fior fiore degli eroi greci: Il padre di Ulisse, il padre di Achille, il padre di Aiace, Ercole, ed il capo Giasone; Giasone era il generale precedente della guerra di Troia. Su ordine di Pelia,a Giasone viene chiesto di intraprendere un viaggio a bordo della nave Argo per riconquistare il vello d’oro.* [ vello d’oro: Un tempo, a causa di un oracolo ingannevole, Atamante l'Eolio, re di Beozia, era stato in procinto di sacrificare Frisso, il figlio avuto da Nefele. In lacrime, avrebbe adempiuto ciecamente al verdetto oracolare se non fosse apparso Eracle a distoglierlo dal gesto, convincendolo dell'avversione che suo padre Zeus provava per i sacrifici umani. In seguito Ermes, per ordine di Era o di Zeus, inviò dal cielo Crisomallo, un ariete alato dal vello interamente d'oro. L'animale magico, giunto al cospetto di Frisso, iniziò a parlargli, ordinandogli di montargli in groppa. Il ragazzo accettò l'invito e volò in questo modo verso la Colchide dove, una volta giunto, sacrificò l'animale. Il vello d'oro rimase intatto e fu tenuto in conto come un grande tesoro dagli abitanti del luogo] Da qui inizia IL MITO DI GIASONE E MEDEA: 22 gia nel 1 sec. a.C. sotto il nome di Plauto giravano 130 commedie ; A noi, oggi, ne sono giunte 21 commedie (20 intere, una meno) e le possediamo integralmente quasi tutte. Prima opera poetica INTEGRALE . Le opere di Plauto sono le piu antiche opere poetiche giunte a noi integralmente. [≠ Catone giunte integrali in PROSA] •Perché 21 commedie? Motivo: [*VARRONE REATINO: I sec. a.C. studioso, autore della letteratura latina “Reatino” per esser nato a Rieti, e differenziarlo con l’omonimo poeta della scuola dei neòteroi. (<--vedi p.48) (lo ritroveremo con Seneca+ Virgilio+ Ovidio) Nato nel 116 a.C. a Rieti - morto nel 27 Di famiglia equestre, fu questore, tribuno della plebe e pretore. Seguace di Pompeo, dopo la battaglia di Farsalo ottenne il perdono di Cesare, ma incluso nelle liste di proscrizione di Antonio e Ottaviano, evitò la morte ritirandosi dalla vita pubblica per dedicarsi agli studi. Scrittore enciclopedico di vastissima erudizione, compose 74 opere per oltre 600 libri. Sono pervenuti solo il De re rustica che scrisse nel 37, mentre Virgilio scriveva le Georgiche, un trattato sull’agricoltura; appena 6 libri lacunosi del trattato De lingua latina; un trattato di grammatica e sintassi latina, in 25 volumi – dal 7° dedicati a Cicerone- Sono perdute altre opere erudite. Verrone è un erudito, ha scritto di oltre 70 opere, e oltre 600 libri, di cui a noi è rimasto ben poco. -Antichitates: opera in cui parla delle istituzioni. - De Re Rustica (tema agricoltura) in 3 libri giunta a noi integrale. - DE COMMEDIS PLAUTINIS: le commedie Palutine. Varrone aveva indagato sulle 300 commedie attribuite a Plauto, affrontando il problema dell’autenticità, analizzandole. Le distinse in base alla certezza che fossero scritte da Plauto. Tra quelle scritte certamente da Plauto, ne troviamo 21. Chiamate per questo “commedie Varroniane”. ] •TEMA tipico della commedia di Plauto: 1) al centro della commedia di solito troviamo un GIOVANE INNAMORATO che vuole sposare la sua amata. A volte il giovane si innamora di due donne. 2) La sua AMATA è quasi sempre di condizione Non libera, schiava e cortigiana(ovvero una meretrice), che deve esser quindi riscattata dal proprietario della cortigiana. = 3) LENONE (figura che detiene il mercante di schiave). Per il riscatto il giovane deve pagare il lenone, prendendo i soldi dal padre, altro personaggio importante nella commedia che osteggia il rapporto del figlio con una donna non libera. 3) GENITORI ; a volte figura di intralcio nella storia , ad esempio capita che il genitore diventi rivale del figlio (es. Casina, commedia di Plauto) 4) Come fa a prendere i soldi? Con l’aiuto del SERVO, vero protagonista assoluto della commedia di Plauto. Significativo in quanto dal punto di vista sociale è il personaggio più debole. Il servo è elemento di attrazione del pubblico, in quanto con la sua fantasia riesce a raccogliere questi soldi e conquistare cosi l’amata. VERSATILITA’ LINGUISTICA: grandezza di Plauto: vivacità dei dialoghi, monologhi, delle caricature grottesche, ritmo degli espedienti, improvvisi cambiamenti di situazione. Una spiritosa e divertente parodia della vita reale. Lingua popolaresca, con frizzi, con arguzie sa- laci, doppi sensi, in cui risuonano squillanti risate e urla roboanti di dolore; il tutto contrasta con espressioni tratte dal linguaggio tragico o epico, con chiari intenti di parodia. La deformazione grottesca è data da iperboli, onomatopee e ridondanze. 25 Titoli 21 commedie: 1. •ASINARIA: la commedia dell’asino. Contiene un verso molto famoso, ‘homo homini lupus’ ( = luomo per l’altro uomo è un lupo) verso citato ancora oggi per definire il pessimismo nei confronti del prossimo. 2. BACCHIDES: due giovani innamorati di due sorelle gemelle, entrambe cortigiane. (dunque schema duplicato) i captivi, i prigionieri (particolare perché senza vicende amorose) 3. CASINA, la ragazza del caso. Qui una trovatella di cui si innamorano sia il figlio che il padre 4 EPIDICUS nome del servo, protagonista della commedia (di particolare ha che il padrone si innamora di due serve, e doppio denaro da trovare ) 5 MENAECMI: racconta trama di due fratelli identici, separati alla nascita, commedia prototipo degli equivoci 6 MILLES GLORIOSUS: (205 a.c.) =soldato fanfarone ( che si vanta delle sue imprese belliche). Più luga commedia, 1437 versi, quasi la metà sono in bocca al servo. Che deve liberare la ragazza, e qui il padrone ha il soldato come rivale che cerca di impressionare la meretrice. Traduzione da pasolini 1963 “il vantone” 6 MOSTELLARIA (commedia del fantasma) qui il servo,Tranione, usa come scusa la casa infestata dai fantasmi, per non far scoprire dal vecchio padre i suoi amori. 7 PSEUDOLUS: nome del servo protagonista, uno dei personaggi più riusciti con una efficacia scenica notevole che beffa il Lenone di turno. 8 Aulularia (La commedia della pentola). Il vecchio avaro Eu- clione, ossessionato dalla paura di essere derubato di una pentola piena d’oro trovata in casa, vive con la figlia Fedra nella più grande miseria. La pentola finisce per sparire; sarà utilizzata dal giovane amoroso, con l’aiuto dello schiavo, per ottenere le nozze con l’amata Fedra, che è la figlia di Eu- clione. I Personaggi sono sono delle MASCHERE: Personaggio = (dal latino) Persona = dall'etrusco “maschera” cosa rende il teatro di Plauto cosi gradito dal pubblico? LA STRUTTURA DELLE COMMEDIE; 1) All’interno dell’intreccio domina LA DEA FORTUNA, che scioglie l’intreccio e fa scoprire le schiave sono in realtà donne libere, coronandosi il sogno d’amore dell’innamorato. 2) La CONTAMINATIO: plauto come nevio la pratica. 3) Rispetto ai modelli Greci, Plauto toglie il coro e lo sostituisce con punti in cui canta un solo personaggio. Punto innovativo è appunto lo spazio riservato alla musica e al canto: Si alternano le parti recitate (= DE VERBIA), alle parti cantate dei monologhi = CANTICA. Nelle parti cantate, Plauto dimostra una MAESTRIA nel variare il METRO NO SCHEMA FISSO 4) maestria nel gioco di parole, allusioni alla quotidianità romana, i neologismi. Ob: divertimento del suo pubblico con trovate verbali e sceniche sempre nuove. • abilità insuperata nel giocare con i metri della commedia. Abilità straordinaria nel variare i metri della sua commedia, ovvero rendere il testo poetico particolarmente prillante. Dentro la commedia c’erano due parti: quella parlata e quella cantata=cantica. Le palliate di Plauto non contengono satira di costume o ammiccamenti alla vita contemporanea romana e, tanto meno, l’atteggiamento pensoso e malinconico dell’ateniese Menandro, che impronta gran parte del teatro di Terenzio. Il suo è un mondo di farsa popolaresca, incalzante e aggressiva, corposa e grottesca, di cinismo spregiudicato e di assoluta amoralità, in cui si fanno largo solo gli astuti e gli imbroglioni: quello che conta è raggiungere lo scopo prefissato. L’autore non si cura minimamente di dare valutazioni etiche o messaggi esistenziali. Alcuni dei 26 personaggi più riusciti sono moralmente condannabili: si pensi alla spassosa e cinica malvagità del lenone Ballione nello Pseudolus o alla vanteria senza limiti del soldato nel Miles gloriosus, che ha avuto tanta eco nella produzione comica di ogni epoca. Non vi sono presupposti culturali o filosofici né problemi psicologici: lo scrittore vuole solo divertire il pubblico, cosa del resto non facile in un teatro che è composto da un palcoscenico posto in una piazza, con il pubblico in piedi e perciò più facilmente soggetto alla distrazione. L’invito scherzoso, che l’autore spesso rivolge agli spettatori, di seguire la rappresentazione in silenzio, mantenendo l’ordine e l’attenzione, aiuta a comprendere quale doveva essere l’atmosfera delle rappresentazioni teatrali nell’antichità. Gli attori, lo schiavo in particolare, dialogano spesso con il pubblico, gli chiedono di aiutarli nel loro compito, raccontano ciò che sta accadendo dietro le quinte: è il cosiddetto metateatro, il teatro nel teatro. (022)AMPHITRUO L'argomento della commedia è: ANFITRIONE Trama: A Tebe vive per l'appunto Anfitrione – il protagonista – che si trova impegnato in guerra lasciando a casa sua moglie Alcmena che attira l'attenzione di Zeus. Zeus vuole unirsi ad Alcmena e così prende le sembianze di Anfitrione facendosi aiutare da Mercurio. Questo testo descrive quindi l'incontro tra i due personagg i umani (Anfitrione e?) che trovano a casa le due divinità (Zeus e Mercurio) con le loro sembianze. - Parola “SOSIA”: parole originata da “Sasia”; servo della commedia di Plauto. Dall'accoppiamento di Zeus-Giove e Alcmena nasce Ercole: AULULARIA (023) Prologus : “AVARIA”: altra commedia di Plauto recitata dalla divinità protettrice della famiglia. E' la commedia degli avari in cui la figlia Fedria, molto rispettosa del Lare Familiaere, viene sedotta da un giovane (tipica trama) TERENZIO Il teatro di Terenzio è meno vivace di quello di Plauto, ma di buon gusto e di cultura raffinata. L’azione teatrale è statica, i personaggi sono analizzati con verosimiglianza nella loro umanità. Al centro del suo mondo poetico sta il valore di humanitas, elaborato nel circolo degli Scipioni. Il linguaggio è fine e accurato: con Terenzio la commedia diventa una rappresentazione d’élite. Uomo NON LIBERO, ha preso il nome alla persona che lo ha liberato = il senatore Terenzio Lucano. Ha origine libica (non punica) ma nacque a Cartagine (come Adronico viene da una terra conquistata dai Romani) in data incerta, 195 o 184, e morì nel 159-158 a.C. nel corso di un viaggio in Grecia intrapreso con scopi culturali. Praticò la commedia ma con modalità nettamente differenti da Plauto. Intraprende una COMMEDIA BORGHESE: rispetto alle maschere e stereotipi di Plauto in cui troviamo la figura dominante del servo come deus ex machina (colui che risolve le situazioni), Terenzio passa a un personaggio dotato di sentimenti, curandone l'introspezione psicologica. Questo ne determinò un cambiamento sostanziale al genere della commedia; un affronto alle commedie plautine che 27 Difesa di Terenzio: Non è una critica dal quale si sente di giustificarsi. Non nega di utilizzare la contaminatio e non vede perche non dovrebbe, il primo commediografo a farlo è stato NEVIO, e continuerà a farlo. Seconda accusa: “un vecchio poeta (Luscio Lanuvino) velenoso va insinuando che lui, l’autore (Terenzio), si è buttato a scrivere commedie basandosi sull’ingegno dei suoi amici e non sul suo “ Che le commedie dunque non siano di sua mano. Difesa: “I giudici siete voi, che ascoltate la mia commedia e fatevi la vostra idea.” (025) HEAUTONTIMOROUMENOS vv. 53-83 v.77: uno dei versi più celebri per il concetto di HUMANITAS “homo sum: humani nil a me alienum puto” “Io sono uomo; e nulla di ciò che è umano ritengo a me estraneo”, all’interno del concetto di HUMANITAS: COSA CI RENDE UOMINI? La cultura, la civilizzazione, ma anche della solidarietà della condivisone di sentimenti che ci porta a comprendere umanamente i nostri simili. Questo ideale è uno degli ideali che sono più significativi della cultura romana. Questo verso è famoso perchè esemplifica il concetto al meglio. Humani = Humanitari = ciò che fa essere uomo come gli altri uomini; LA SENSIBILITA' TRAMA: Torna l’argomento delle commedie Palliate: troviamo un giovane di nome MEDEO di una donna DEMETRA, ma il loro amore è messo in discussione dal padre di lui, MENEDEMO. Di conseguenza il giovane si allontana dal padre, e va in guerra- Menedemo si punisce per non aver accettato la donna del figlio. Si infligge così una punizione (=colui che si punisce da solo* ) = MODELLO PEDAGOGICO INNOVATIVO- RAPP PADRE/FIGLIO. L’ HECYRA (= Suocera ) (026) HECYRA vv. 274-80 Commedia del 165 a.c. Personaggi: Sostrata=suocera Lachete=marito di Sostrata Pamphilo= figlio di Sostrata sposato con Filomena (nuora di Sos.) La cortigiana (aiuta la ricostruzione del nucleo familiare) Trama: Sostrata combatte in questa commedia contro lo stereotipo della suocera, che a sua discolpa afferma di adorare la nuora, Filomena. “Il cielo mi è testimone che io sono innocente di tutto ciò che mi rimprovera mio marito.” (marito= Lachete) A Sostrata è stata data una colpa che non le appartiene, stereotipo, aggiungendo “mai l’ho trattata diversamente che se fosse mia figlia, e non so capire come mi sia capitata una cosa simile: so soltanto che non aspetto altro che mio figlio ritorni a casa al più presto.” Una cosa simile= si riferisce al fatto che Filomena, la nuora, ha abbandonato il tetto coniugale essendo incinta di un altro uomo. Sostrata attende dunque che il figlio torni per spiegare la sua versione. 30 -Importanza e risalto notevole per le figure femminili. PUBBLICO: Il pubblico di Terenzio era un pubblico elevato/d'elite (per questo commedia borghese) appartenente alla classe aristocratica influenzata e aperta nei confronti del mondo greco; Uno dei personaggi sempre presenti tra il pubblico di Terenzio e che lo accolse attorno a lui fu: PUBLIO CORNELIO SCIPIONE EMILIANO: [adottato dal figlio dell’Africano, che presenta lo stesso nome dell’Africano vs Catone il Censore, morto in esilio a Literno dopo il processo da parte di Catone. Qui siamo due generazioni dopo l’Africano.] ANALISI DEL NOME: Cornelio: dalla gens Cornelia, figlio dell’Africano (nonno adottivo) Scipione Emiliano: figlio di sangue di Lucio Emilio Paolo Macedonico, ADOTTATO a Roma da una famiglia nobile più importante: Publio Cornelio Scipione (operazione politica)*, figlio di Publio Cornelio Scipione Africano. (gens Cornelia- Africano) -onomastica romana a proposito dell’ADOZIONE : si adottava per fini POLITICI*: in questo caso, Lucio Emilio Paolo vincitore della battaglia di Pidna nel 168 a.C. Vittorioso dalla battaglia, portò a Roma la biblioteca della reggia di Perseo (re di Macedonia) da lui sconfitto, donando i libri portati a Roma a i libri portati a Roma a suo figlio l'Emiliano infatti Publio Cornelio Scipione Emiliano Africano Numantino. Per questo l’Emiliano è il prototipo di uomo politico romano che affianca alle doti militari anche una grande cultura. Inoltre, Publio Cornelio Scipione Emiliano, figlio di Lucio Emilio Paolo, concluse vittoriosamente la Terza Guerra Punica (149-146 a.C) distruggendo nel 146 a.C Cartagine; da qui gli si attribuì il merito del titolo “l’AFRICANO”. quindi divenne: PUBLIO CORNELIO SCIPIONE EMILIANO L'AFRICANO (minore ≠ dal nonno adottivo) + Quando nel 133 a.C ebbe un altro successo militare distruggendo la città iberica di Numanzia gli si attribuì un ulteriore titolo onorifico: NUMANTINO diventando così PUBLIO CORNELIO SCIPIONE EMILIANO AFRICANO NUMANTINO Morì nel 129 a.C. Incarna infatti l'ideale dell'uomo romano; che comincia a dedicarsi pian piano, oltre alla guerra e patria, anche alla cultura. Le commedie di Terenzio sono state scritte e concepite per persone come lui e per i loro amici appartenenti al CIRCOLO DEGLI SCIPIONI; diventò un centro di elaborazione di cultura grecizzante, non più passivamente importata, ma ricondotta alla più alta dignità teorica. [Dell’Africano= parla Ennio Dell’Emiliano= parla Terenzio] Riferimenti nel circolo degli Scipioni di autori fondamentali della filosofia: Socrate, Platone, Aristotele : 1) SOCRATE (470/69-399) anche nella filosofia si può parlare di un “prima e dopo Socrate”- a dimostrazione che sia un personaggio fondamentale della filosofa. Prima di lui lo studio era rivolto all’individualizzazione della NATURA: speculazione in ambito fisico. Con socrate ( E dopo) lo studio della filosofia passa da natura a UOMO. 31 Padre della filosofia che insieme alla tragedia è uno dei due elementi che la Grecia ha donato alla cultura mondiale; è definito il padre della filosofia perchè impostò la filosofia in modo diverso rispetto ai suoi predecessori. Con Socrate troviamo aspetti riguardo quello che più si avvicina all'uomo- Aneddoto Socrate: morte nel 399 a seguito di un processo. Accusato di empietà, quindi di aver introdotto divinità non riconosciute dalla sua città e di corruzione dei giovani. Un processo politico, Socrate si era fatto moti nemici, ce lo racconta nella difesa conservata dal suo piu grande allievo : PLATONE. Scrive un’opera: Apologia, in cui racconta la difesa di Socrate in questo processo. Vicenda: Socrate era venuto in urto con i suoi concittadini in quanto si recò a Delfi per consultare l’Oracolo. Gli chiese “chi fosse l’uomo Più SAGGIO”, e questo gli risposte con il suo nome, “Socrate”. Il filosofo rimase stupefatto alle parole dell’oracolo, ed iniziò un’indagine per capire perchè l’Oracolo fosse saggio e sulla base di cosa, cercando il prototipo di “saggio”. Si mosse domandando ai suoi interlocutori domande di tipo generico, mettendole in paragone, e smontando ogni dibattito attraverso la Dialettica Socratica. a) “IO SO DI NON SAPERE” per questo sono il sapiente: non esiste una verità assoluta, bensì una INDAGINE SULLA VERITA’. Dai suoi dibattiti emerge sempre il tentativo di raggiungere la verità abbattendo tutte le risposte date dai suoi allievi . Modalità di argomentazione che portava il ribaltamento dell’interlocutore. b) Socrate NON SCRISSE ALCUN TESTO Perche? Diceva che il libro ha di negativo che interrogato non riponde= se avesse fissato in un testo le sue idee, queste sarebbero potute diventare oggetto di critica da parte di chi lo legge e avrebbe potuto scrivere contro le sue affermazioni, e non avrebbe potuto rispondere. Invece era sicuro che avrebbe potuto confutare parlando. Quindi quello che sappiamo di lui, lo sappiamo grazie alle opere scritte da personalità che lo hanno conosciuto e i suoi allievi, come ad esempio: Platone. 2) PLATONE (428-348 a.C) Uno dei filosofi piu importanti della storia, ha scritto molto , uno degli autori piu apprezzati nella letteratura greca. Dal punto di vista della storia sappiamo che nel 387 a.C. acquistò ad Atene un terreno con un parco in cui fondò la sua scuola, dove si trovava la Tomba di Academo - mito legato ai Dioscuri- . SCUOLA ACADEMICA: Dal luogo dove ha acquistato questo terreno, è nato il nome della sua scuola - Acedemia, da cui deriva la nostra Accademia. Tra gli allievi di Platone troviamo: 3) ARISTOTELE (384-322 a.C) Non divenne successore di Platone, preferendo quest’ultimo un altro discepolo alla guida dell’Accademia. Cosi nel 335 fondò una sua scuola ad Atene che si trovava in un edificio prossimo dedicato ad Apollo Licio = LICEO. Scuola nota anche come “peripato”: parola greca = passeggiata, perche indica la parte del giardino dove il maestro con i suoi discepoli passeggiava e teneva le sue lezioni sotto un colonnato aperto. “Peripatetico”= sinonimo di Aristotelico. -342 Filippo II di Macedonia a Della, chiama Aristotele per diventare precettore del figlio Alessandro Magno . È fondamentale in quanto figura, e il 323 data della morte di A.M, dopo la sua morte vediamo una nuova fase storica e culturale : ELLENISMO (post mortem ale magno) 32 “essere nemico dei difensori cattivi, difensore invece degli uomini e dei costumi buoni” Originale latino: anafora (= ripetizione a inizi verso di una stessa parola) 1) Virtus : concetto chiave dello STOICISMO Lucilio espone questo concetto essendo nel circolo dell’Emiliano in cui c’era Panezio di Rodi, Stoico. 2) Concetto del bene per la patria e per i genitori = cuore del MOS MAIORUM (comandamenti del cittadino romano). La visione della VIRTU’ di Lucilio: VISIONE STOICA + CULTURA ROMANA La filosofia stoica essendo a Roma ha inglobato anche i dettami propri della tradizione Romana- visione storica adattata a Roma Si apre un dibattito sul genere di vita da seguire: Lucilio, praticando la Satira colpiva i nemici politici dell’Emiliano, (es satira vs Lucio cornelio Lenotre Lupo.), ma NON ha mai praticato la vita politica attiva. Lucilio è l’esempio di “cultura-stato” – non si dedica alla vita politica (essendo uomo ricco), trascorrendo la sua vita in maniera diversa rispetto all’impostazione naturale della sua epoca: questo segnava che all’interno del circolo di S.E. = dibattito tra qual dovessero esser “cittadin” e quale “stato”. ≠ Scipione concilia elemento culturale + politico Dove vediamo il dibattito tra il genere di vita da seguire? Nell’opera di: PACUVIO Pacuvio e Accio, i poeti tragici continuatori di Ennio, si ispirano ai grandi modelli greci, rielaborandoli con grande originalità. Cicerone li apprezzava come drammaturghi, ma ne deplorava la lingua, troppo magniloquente, piena di costrutti artificiosi e di audaci grecismi. Entrambi ricercano effetti patetici e introducono trame romanzesche. VITA: Nato a Brindisi 220 a.C. – muore 130 a.C. Migliore tragediografo latino, nipote di Ennio. Fu introdotto dallo zio nel circolo degli Scipioni ,ospite di Lelio. Genere: pratica la TRAGEDIA una volta giunto a Roma - attività letteraria ridotta – Autore di: Cothurnate Della sua produzione rimangono 12 titoli, che indicano una predilezione per il ciclo troiano: Antiopa (Antiope), Armorum iudicium (Il giudizio delle armi), Chryses (Crise), Du- lorestes (Oreste schiavo), Hermione (Ermione), Iliona (no- me di una figlia di Priamo), Niptra (Il bagno), Teucer (Teu- cro), Atalanta, Periboea (Peribea), Pentheus (Penteo), Me- dus (Il persiano) e frammenti per circa 450 versi. Di soggetto romano era invece la praetexta Paulus (Paolo), che celebrava Lucio Emilio Paolo vincitore a Pidna (168) dell’ultimo re di Macedonia Perseo Le sue tragedie furono rappresentate per tutto il periodo repubblicano, ma Cicerone e Marziale lo giudicarono severamente accusandolo di scarsa padronanza della lingua. TEMI: preferenza per conflitti inter-familiari , ad esempio: 35 028) ANTIOPA [Io odio gli uomini che non fanno nulla e predicano filosofia] (= Parla Zeto) -Tragedia di una vicenda familiare con due gemelli come protagonisti che incarnano due modi di vita completamente diversi di nome: 1) ANFIONE: intellettuale; musica; vita contemplativa 2) ZETO: cacciatore; vita più attiva Trama: tra i due scoppia una lite sull'argomento se aiutare o meno la schiava Antiopa: Anfione dice di si, mentre Zeto si rifiuta perchè la riteneva pur sempre una schiava fuggitiva. Alla fine la consegnano alla regina fino a poi scoprire che Antiopa è la loro madre. Frammento riportato è di Zeto, importante perche ci rivela il dibattito che evidentemente era presente nel circolo di Scipione tra i due ideali di vita: attiva e contemplativa. l’Emiliano incarna= fusione perfetta tra i due poli (029) ARMORUM IUDICIUM fr. 31 Schierl [E io li avrei salvati perché vivessero quelli che avrebbero rovinato me?] Tema: “Giudizio delle Armi” Dopo la morte di Achille c’è lo scontro tra Aiace e Ulisse che si contengono le armi dell’eroe deceduto. - Aiace vs Ulisse Nel frammento è Aiace che parla , pensando di aver diritto alla armi di Achille, in quanto eroe piu valoroso dei greci. Ma Ulisse abile con la parola riesce a convincere i greci ad assegnare a lui le armi di Achille Aiace cosi risponde “ io con il mio valore in guerra ho salvato questi che ora mi hanno rovinato” Frammento che venne rapp in occasione della cerimonia funeraria di Cesare. (Molti pensarono alla figura di Cesare nei confronti dei congiurati) Pacuvio oltre alla Coturnate abbiamo notizia che compose anche una Praetexta : Titolo “ PAULUS” : Lucio Emilio Paolo, padre dell’Emiliano. Contemporaneo a Pacuvio, che praticò la tragedia, ma che non è un personaggio che gravitò attorno a Scipione Emiliano è: ACCIO : tragediografo Accio, scrisse come Pacuvio testi che si differenziano per i loro risvolti orridi e truci. Lucio Accio è l’ultimo dei grandi tragici: dopo di lui la tragedia decade. Del resto il grande pubblico preferiva altri generi di in- trattenimento, come l’atellana, il mimo o i combattimenti di gladiatori. VITA: Nasce a Pesaro nel 170 a.C. Muore a Roma nel 85: con lui entriamo nel primo secolo a.c. Nato da genitori liberti, si affermò a Roma come autore tragico a partire dal 140 e fu quindi per un breve periodo in competizione con il vecchio Pacuvio. 36 Intorno al 135 compì un viaggio di istruzione in Asia, a Pergamo. A partire da 120 è una figura eminente nel collegium poetarum e come autore è al vertice della fama; fu attaccato con veemenza dal poeta satirico Lucilio. Accio aveva un altro patrono: DECIMO GIUNIO BRUTO GALLAICO. Bruto Gallico ospitava Accio, che decide di dedicargli una Praetexta per esaltare la sua gens, Giunia, intitola “BRUTUS” SCRISSE DUE PRAETEXTE : 1) BRUTUS ≠ bruto congiurato uccisore di Cesare (= Marco Giunio Bruto) Lucio Giunio Bruto = padre della repubblica romana fondata nel 509 a.C. , dopo aver cacciato Tarquinio il superbo da Roma e aver messo fine alla monarchia. 2) DECIUS= Praetexta su PUBLIO DECIO MURE ricorda un episodio romano legato a tre personaggi della stessa famiglia dei DECI. Tutti e tre hanno compiuto il gesto del “DEVOTIO” ovvero tutti e tre si sono sacrificati come generali per il proprio esercito per assicurare la vittoria di Roma. L’opera trattava probabilmente del nobile sacrificio di Publio Decio Mure alla battaglia di Sentino nel 295 a.C, durante la 3° guerra Sannitica. (030) ATREUS: fr. 47 “Oderint dum metuant” [Mi odino, purché mi temano] ATREUS ricordato per questo frammento di solo 3 parole : Celeberrime. Parole pronunciate dal protagonista della tragedia : Atreo. * Atreo, who? padre di Agamennone (capo di spedizione greci vs Troia) e Menelao Atreo espone in queste 3 parole quello che è stato identificato come IL MOTTO DEL TIRANNO. Tema Tirannide: significativo per la fine del 2 sec a.C. – inizio 1 sec. a.C. = Roma segnata da conflitti politici fortissimi Es. - fine del 2 sec a.c. = Scipione Emiliano si scontra vs i Gracchi. - Nel 1 sec avremo lo scontro che sfocerà nella guerra civile che opporrà Mario e Silla, - la politica a Roma si sta evolvendo, cominciano ad assumere importanza le figure politiche di riferimento e le rispettive fazioni. (NB: possiamo collegare la critica posta dagli autori che seguiranno verso la politica Romana) - i poteri diventano sempre meno controllabili *figura della mitologia legata ad un mito di cui avremmo modo di parlare più avanti. (vedi pag. 145- Seneca “Thyestes”) ENTRIAMO NEL 1° SECOLO – TARDA REPUBBLICA (periodo classico della let. Latina, i poeti novi –neòteroi-, Catullo, Lucrezio, Cicerone, Cesare, Varrone) Nel corso del I secolo a.C. la res publica visse un profondo disorientamento determinato dal logorio delle istituzioni repubblicane e dalle consistenti trasformazioni sociali in atto. Le guerre di conquista furono 37 L’otium di Catullo, inteso cioè come il solo impegno letterario,è tuttavia confortato dalla passione dell’amore e dal legame con i neòteroi, con i quali rinnova la poesia, orientandola verso il decadente ma raffinato gusto dei lirici alessandrini. L’isolamento di Lucrezio è invece la condizione necessaria per una ricerca della verità sulle orme di Epicuro, di cui egli rielabora la filosofia con riflessione personale nei versi del De rerum natura, nonostante la difficoltà della materia e l’inadeguatezza lessicale della lingua latina. Giulio Cesare affida la memoria delle sue imprese di guerra al genere storiografico dei Commentarii, resoconti di grande rigore formale, in cui la volontà di esaltare le proprie conquiste in Gallia e l’esigenza di rigettare sugli avversarila responsabilità delle guerre civili non ne incrinano l’obiettività. Cicerone fornisce una sintesi completa della vita culturale e politica del suo tempo: le sue Orazioni, testimonianza altissima dell’eloquenza latina, riflettono l’immagine del dibattito politico del tempo; le sue opere filosofiche svolgono una funzione essenziale per la diffusione del pensiero greco; i suoi trattati retorici dannouna sistemazione organica dei problemi teoricie delle soluzioni tecniche dell’oratoria. Altri autori dell’età cesariana sono lo storico Sallustio, che racconta la congiura di Catilina e la guerra giugurtina; l’autore di biografie Cornelio Nepote; Terenzio Varrone, il maggiore erudito di Roma, autore di un numero incredibile di opere. Il mimo, infine, rinnovato profondamente con veste letteraria da Laberioe da Siro, riempie il teatro di spettatori. PERIODO CLASSICO L’epoca delle lotte civili tra il partito democratico e quello aristocraticocon la crisi delle istituzioni repubblicane, la successiva dittatura di Cesare e il principato di Augusto rappresentano il periodo aureo o classico della letteratura latina. La diffusione dell’ellenismo porta all’unione completa degli elementi di origine latina con quelli di origine greca: la poesia batte vie nuove, la prosa raggiunge il culmine della perfezione e dell’armonia. La lingua letteraria La lingua letteraria latina fu una creazione degli scrittori che elaborarono la lingua parlata a Roma dalle classi colte. Determinante fu l’influsso dei grammatici greci, che portò nel corso dei secoli a modificare la fonetica, la morfologia e la sintassi. La raffinatezza e la coerenza linguistica rag- giunsero la massima perfezione nel sec. I a. C. con le opere di Cicerone e di Cesare: nacque così quella prosa letteraria classica, legata a norme fisse, che diventò un modello da imitare per i secoli successivi. Il purismo linguistico si affermò sempre di più, perché tutti i personaggi importanti sentivano ormai come obbligo il mostrare la propria cultura, che non era più relegata in circoli esclusivi come quello degli Scipioni: politici quali Cicerone e Cesare furono uomini di vasta cultura. Ora l’immenso impero romano, almeno per quanto riguarda le classi colte, possedeva una lingua uniforme e comune, insegnata in scuole private che sorgevano sempre più numerose e alle quali accedevano, pagando un compenso al maestro, tutti coloro che non potevano permettersi un insegnante in casa. Roma diventò del resto una città sempre più cosmopolita, con l’arrivo massiccio di “provinciali”: per costoro una cultura ampia e una sicura conoscenza della lingua erano necessarie per raggiungere il successo nella capitale, perché erano una via per entrare in contatto con i potenti. Meno legata a regole fisse era la lingua poetica, che aveva caratteristiche ed esigenze diverse 40 rispetto alla prosa. La poesia era molto più libera nella morfologia e nella sintassi, conservava arcaismi e creava neologismi; la tradizione poetica stessa, fissata da Ennio nelle sue linee generali, era, per lo meno in parte, differente. L’eloquenza: asianesimo e atticismo Le accese lotte civili del sec. I a.C. contribuirono, ancor più che nell’età arcaica, a dare un peso rilevante all’eloquenza, politica e giudiziaria, nella vita pubblica romana: ogni personaggio politico era tenuto a pronunciare discorsi in pubblico. Cicerone nel Brutus ha tramandato i nomi e le caratteristiche di numerosi oratori, ma non è pervenuto praticamente nulla delle loro orazioni, perché la perfezione di quelle ciceroniane le ha cancellate dalla tradizione letteraria. Due scuole di ispirazione ellenistica, l’asiana e l’attica, si disputavano l’egemonia nel campo della retorica nella generazione che precede quella di dicerone. ■ L’asianesimo; detta così perché pare sia nata a Pergamo in Asia Minore fra la fine del IV sec e gli inizi del III sec. che ricercava pathos e musicalità. Cicerone ne distingue due tipi; 1) ricercava una sequenza ininterrotta di frasi sofisticate, giochi di parole e metafore. 2)sovrabbondanza di parole colorite. Dall’insieme di questi due tipi ne deriva lo stile asiano, elaborato dai retori greci Egesia di Magnesia ed Eschilo di Cnido nel sec. III a.C, in opposizione allo stile sobrio seguito dagli atticisti. La scuola asiana dava ampio spazio agli elementi patetici e sentimentali per meglio carpire l’attenzione e l’approvazione del pubblico, per suscitarne l’emozione e la commozione. Lo stile era ampolloso ed esuberante, cercava la musicalità delle frasi con assonanze e parallelismi; l’abbondanza di artifici e di regole retoriche distraevano in parte gli ascoltatori dal contenuto. Grande esponente dell’asianesimo fu Quinto Ortensio Ortalo, vissuto tra il 114 e il 50 a.C., tanto creativo e brillante da affascinare il giovane Cicerone che ne seguì l’indirizzo nelle sue prime orazioni, come egli stesso racconta nel Brutus. Soltanto in un secondo tempo Cicerone si allontanò dall’asianesimo per indirizzarsi, sotto l’influenza di Apollonio Molone di Rodi, verso lo stile mediano, detto appunto “rodio”. ■ L’atticismoAlla corrente asiana si contrapponeva quella dell’atticismo, così chiamato perché erano assunti come modelli di perfezione stilistica da imitare gli oratori ateniesi dei secoli V e IV a.C., Lisia, in special modo, che aveva svolto la sua attività in Attica. I seguaci dell’atticismo usavano uno stile scarno e severo, attento soprattutto a chiarire i concetti piuttosto che la forma, il che non escludeva però la cura dell’eleganza espositiva: essi si limitavano piuttosto alla scelta dei termini più appropriati perché il discorso fluisse naturale e i fatti fossero esposti in modo chiaro e semplice. La corrente atticista ebbe come rappresentanti, tra gli altri, Licinio Calvo, Marco Giunio Bruto e Giulio Cesare, e alla lunga essa si impose per il costante mutamento del gusto del pubblico. Il mimo I generi drammatici tradizionali della commedia e della tragedia, ancora rappresentati in età cesariana, finirono per decadere completamente perché non riscuotevano più il favore del pubblico che era venuto a cambiare i propri gusti. A riempire i teatri furono l’atellana e, soprattutto, il mimo, la rappresentazione drammatica che durò più a lungo a Roma. L’antico intrattenimento popolare di origine greca, per lungo tempo usato come intermezzo o come farsa terminale nelle azioni sceniche più ampie, ebbe un ritorno di successo e fu rappresentato da solo negli ultimi decenni del periodo repubblicano, quando Decimo Laberio e Publilio Siro gli diedero 41 dignità letteraria. Anche se in forma artistica il mimo mantenne la sua caratteristica originale: far ridere il pubblico senza richiedergli alcun sforzo mentale, con un contenuto generalmente piccante e licenzioso, legato alla vita quotidiana dei vari ceti sociali, con satira mordace e linguaggio spesso osceno. Gli attori non indossavano la maschera, erano a piedi nudi, o comunque senza calzari spe- ciali, e recitavano anche le donne. Probabilmente vi erano parti parlate e parti mimate, con accompagnamento di canti e musica. Entriamo quindi nel 1 secolo, denso di eventi tragici dal punto di vista storico e politico ma regala alla storia della letteratura latina i suoi più grandi autori, tra cui: CICERONE = oratore giudiziario Cicerone è il più grande esponente dell’oratoria romana , che conosciamo meglio grazie alle sue opere riconducibili a “generi” diversi ( orazioni, trattati politici, filosofici e retorici), ma anche attraverso l’epistolario. Con Virgilioe Lucrezio, la figura più rappresentativa della letteratura latina. La partecipazione alla vita pubblica e politica è integrata in lui dall’otium, cioè l’attività culturale e intellettuale, conciliando così la tradizione con l’innovazione. La lingua latina raggiunge con lui il più alto e ampio grado di espressione ed evoluzione, come testimonia il corpus della sua multiforme opera,che spazia dalle orazioni ai trattati filosofici, retorici e politici, alle oltre 800 lettere. Le sue opere hanno trasmesso non solo una conoscenza analitica dell’epoca in cui egli visse, come interprete tra i più significativi delle vicende politiche e culturali, ma anche della sua vita pubblica e privata. In questo senso è lo scrittore latino più completo. VITA: Nato ad Arpino, 3 gennaio 106 a.C. ad Arpino* - Morto a Formia 7 dicembre del 43. Fu un homo novus, cioè proveniente da una famiglia in cui nessun membro aveva mai ricoperto cariche pubbliche. [Arpino* = città natia di GAIO MAIO: figura politica che porterà l'opposizione di Silla. Scontro storico tra i due per le loro visioni politiche opposte: 1) MARIO: Homo novus 2) Lucio Cornelio Silla; faceva parte della gens Cornelia (aristocrazia) Polarizzano lo scontro all'inizio del I sec a.C; Silla riuscì a prevalere nello scontro e vinse instaurando una dittatura (“DICTATOR”) * che durò sei mesi.] * DITTATURA : una delle cariche della Res Pubblica, che durava solo 6 mesi. -Perchè sei mesi?: Poiché il dictator consisteva in una carica di pieni poteri in situazioni di disagio e nei momenti di bisogno di decisioni veloci. - Il sistema repubblicano si stava sfilacciando. - CARRIERA: 81 a.C.) Esordio nella Carriera Forense a 25 anni con una causa di diritto privato: LA SUA PRIMA ORAZIONE*= 42 Punizione dei congiurati che non vada moralità rigorosa; appoggia la oltre l'esilio. Pena di morte. orazione POLITICA (vs Catilina) ≠ orazioni Giudiziarie (vs Verre). In totale 4 orazioni contro Catilina: CATILINARIE 2 in senato 2 di fronte al popolo Fu il suo momento di maggior successo politico: “padre della patria” lo chiamò Catullo DIFESA MURENA: Cicerone i primi di Novembre si trova a dover difendere LUCIO LICINO MURENA (console designato all’anno successivo): accusato di broglio elettorale, in base alla legge : LEX TULLIA, che aveva fatto approvare Cicerone stesso nell’anno del suo consolato. Questa fu un'orazione importante “PRO MURENA” e si colloca in un momento decisivo della storia romana; Cicerone mostrò la sua versatilità esponendosi in tribunale per difendere l’amico con un'orazione sui toni dell’ironia e dello scherzo, per esser un’orazione contro una legge emanata da se stesso. 62 .C.) Catilina viene dichiarato OSTITS, nemico della patria, e muore sconfitto con i suoi seguaci in una battaglia a Pistoia nello stesso anno. nello stesso anno inizia la corrispondenza tra Cicerone e vari personaggi : EPISTULE AD FAMILIARES : 16 libri -CICERONE – CLODIO; • nel 62 a.C. a Roma scoppia uno scandalo legato a una festività religiosa, riservata alle donne: BONA DEA. CLODIO PULCRO era stato sorpreso in abiti femminili introdotto in casa di Cesare (dove si teneva la festa) per assistere a questi riti, segue scandalo e processo. Durante il processo Clodio sostiene di non esser lui la persona presente e poi fuggita dalla casa di Cesare, trovandosi un halibi. Ma venne smentito dalla testimonianza di Cicerone contro di lui, che affermava di averlo incontrato proprio quel giorno a Roma. Clodio fu comunque assolto, ricordandosi l’accusa ricevuta da Cicerone. Nasce in-amicizia tra i due che avrà delle conseguenze (* legge ad personam) negli anni a venire Dal 60 al 54) inizia la corrispondenza con il fratello QUINTO: EPISTULE AD QUINTUM FRATEM 60 a.C.) anno importante per Roma, politica/ storia, viene stipulato accordo tra 3 Privati cittadini che si accordano tra loro per controllare la vita politica di Roma: PRIMO TRIUMVIRATO 1) Nieo Pompeo Magno ; l’uomo politico piu importante di Roma 2) Marco Licinio Crasso - soprannominato DIVES= il ricco, console nel 70 - ; aveva i soldi per poter controllare le elezioni 3) Gaio Giulio Cesare; l’uomo politico emergente Questo triumvirato rappresenta un accordo (privato) per controllare le elezioni e spartirsi le cariche della Repubblica, controllando così la vita politica di Roma. 59 a.C) Pompeo, più vecchio di Giulio Cesare, sposa la figlia di Cesare: Giulia (Cosi l'accordo si saldò ancora di più.) 45 prime vittime dell’accordo :CICERONE. Cosa accade? 58 a.C) Clodio diventa TRIBUNO della Plebe; in qualità di ciò propone e fa approvare una legge: LEX CLODIA (legge Clodia) “chiunque avesse condannato a morte un cittadino romano senza consentire l’appello al popolo doveva essere esiliato”. Legge scritta per attaccare palesemente Cicerone che nel 63 mandò a morte dei cittadini romani (i congiurati + Catilina) per la congiura contro lo stato senza consentire appello al popolo. una legge ad personam * per vendicarsi dell’accusa del 62 a.C. Perciò nel 58 a.C, in virtù di questa legge, Cicerone venne esiliato prima a Tessalonica per 18 mesi e poi a Terazio. Nel mentre il clima politico stava cambiando, cosi come i consoli 57 a.C) Nel mentre il clima politico era cambiato, e un console in carica -amico di Cicerone- lo fece chiamare a Roma ; fu tanta l'acclamazione del popolo. Ma Clodio dopo l’esilio aveva reso pubblico il terreno dove si trovava la casa di Cicerone, rendendola non piu utilizzabile per aver depredato i suoi beni. Cicerone cosi una volta tornato a Roma richiede di acquisire la propria casa parlando a favore di essa = orazione a proprio vantaggio “PRE DOMUS SUA” : Cicerone chiede ad ottiene che la sua casa in parte distrutta venga ricostruita a spese dello Stato. 56 a.C.) DIFESA M.C. RUFO: Cicerone riprende l’attività di avvocato e tra le altre lo troviamo difendere MARCO CAELIO RUFO: con orazione (032) PRO M. CAELIO : Qui Rufo veniva accusato di aver organizzato l’assassinio di un capo delegazione da Alessandria, e di aver pagato un uomo che avvelenasse l’unica testimone = CLODIA (sorella di Clodio e sua ex amante) Cicerone usa una nota molto sarcastica per descrivere la figura dell’accusatrice davanti agli occhi dei giudici. La descrive inizialmente come non solo nobile, ma anche “nota è la sua nomea”, facendosi scappare un lapsus chiamando Clodio il “marito” e poi il “fratello”- un modo per alludere ai rapporti incestuosi tra i due fratelli. Una donna che cicerone alla fine del testo non si trattiene dal definire “amica di tutti”. Orazione del 56, a favore di SESTIO. Sestio= tribuno della plebe, che organizzò un’opposizione a Clodio con tanto di organizzazione di bande armate. Qui Cicerone esprime la sua visione della politica, e prende le difese della RES PUBLICA: Inizia descrivendo la crisi del sistema politico, dovuta anche a leggi come quella di Clodio; un sistema fondato sul potere delle famiglie nobili, mettendoli a paragone con un elenco di uomini onesti a prescindere dalla loro classe sociale. Ob: per aiutare lo stato c’è il bisogno di tutti, purchè siano onesti. Nel 56 a.C. , a Lucca si riuniscono i triumviri per rinnovare il loro accordo del 60, si spartiscono le province e le cariche per gli anni successivi. Cesare: Gallia, Pompeo: Spagna-Africa, Crasso: Siria. 46 Il rinnovo del triumvirato porta Cicerone ai margini della vita politica, per lui priorità di vita, e a cui aveva dedicato l’intera esistenza, pur essendo homo novus (= come Catone il Censore, che per cicerone è modello di vita). Dunque decide di riempire questo vuoto, OTIUM, con la SCRITTURA. nel 55) Cicerone pubblica la sua prima opera: DE ORATORE(= l’oratore ) è considerato il suo capolavoro nel campo della retorica. STRUTTURA: DIALOGO FILOSOFICO (forme di scrittura predilette da Cicerone). Dialogo strutturato in 3 libri , ambientato nel 91, al tempo dell’adolescenza di Cicerone -Ambientazione: why 91 a.C.? Siamo alla vigilia della guerra sociale, anno della morte di Crasso, Roma vs Mario e Silla dal 91-88 a.C. Ci troviamo nella villa di Tuscolo, dove è nato Catone, proprietà di LUCIO LICINIO CRASSO = Egli era il piu celebre oratore della sua epoca, che si trova a discutere con MARCO ANTONIO. -Trama: Dalla discussione tra i due oratori emerge il PROTOTIPO DI PERFETTO ORATORE. Lucio= sostiene la posizione di Cicerone “Nessuno potrà essere riconosciuto oratore perfetto se non avrà acquisito la conoscenza approfondita di tutti gli argomenti più importanti e di tutte le discipline”. Libro 1: Crasso sostiene la sua tesi= il perfetto oratore debba avere una preparazione solida sia in campo politico che in campo filosofico/culturale. Libro 2: Marco Antonio sostiene= un oratore deve solo avere il talento per la parola e conoscere le figure retoriche per poter parlare, attraverso un atteggiamento più istintivo. Libro 3: Risponde Crasso smentendo la tesi di M.A. aspetto importate: modalità con cui Cicerone espone le tesi dei due avversari = ATTRAVERSO UN DIALOGO ARGOMENTATO tra tesi contrapposte. Questo confronto tra diverse posizioni è un metodo che nasce nell’ambito della filosofia Accademica, della scuola Platonica. ( Modalità che apparteneva a Cicerone , essendo tecnica che si usa nei processi. ) il 20 gennaio del 52 a.C) avviene un evento importante nella storia di Roma e di Cicerone,. in uno scontro tra bande armate sulla via Appia muore Publio Clodio ucciso da Annio Milone. Processo tenuto in un clima infuocato, presenti i partigiani di Clodio, guardie armate per garantire ordine pubblico e complice un tracollo nervoso, Cicerone non riuscì a salvare il suo cliente dall’esilio. Il processo andò male per cicerone che non riuscì intimidito a recitare l’orazione, che però possiamo leggere perche destinata alla pubblicazione : PRO MILONE. l’accademia dava due indicazioni su come un uomo intellettuale, non potendo partecipare attivamente alla vita politica (caso di cicerone), potesse dedicarsi ai valori dell’etica e della politica. 2 indicazione da parte della scuola Platonica: 1) dedicarsi alla STORIA (abbiamo visto con catone) 2)dedicarsi alla TEORIA POLITICA. (La politica è l’arte di amministrare una poleis = in greco “città” , parte della filosofia) UN PROGETTO DI STATO: 47 giovasse alla massima gloria degli uomini illustri, aggiunsero alla tradizione nazionale e avita anche questa dottrina straniera derivata da Socrate. Perciò chi ha voluto ed è stato capace di entrambe le cose, cioè di istruirsi sia nelle tradizioni degli avi sia nella cultura teoretica, ritengo che abbia raggiunto tutto quanto occorre per acquistare gloria.] Vediamo come nel proemio del DE REPUBLICA III Cicerone cita 3 personaggi in dialogo ; GAIO LELIO , i suoi due generi (GAIO FANNIO E QUINTO SCEPOLA), LUCIO FURIO FILO (146 a.C console), MANILIO (149 a.C console) e RUTILIO RUFO. Cita questi 3 personaggi perchè aggiunsero alla tradizione del mos maiorum (nazionale), la dottrina straniera di Socrate = la filosofia. Inoltre questi oltre a dedicarsi alla vita politica si dedicavano anche alla filosofia. “Perciò chi è stato in grado di coltivare la politica e la filosofia ritengo che abbia raggiunto tutto ciò che occorre per acquistare gloria.” QUARTO LIBRO Rapporti che regolano i cittadini: legislazioni QUINTO LIBRO: Delineata la figura del perfetto uomo politico che regge lo Stato : il princeps Possiamo dire che esiste un filo connettore tra la figura dell’oratore e il de republica perfetto oratore perfetto uomo politico l’Emiliano (per Cicerone, e per questo protagonista del suo dialogo) SESTO LIBRO: conosciamo la parte conclusiva, “somnium scipionis” = il sogno di Scipione , in cui S. racconta ai suoi amici nel 129 a.C. un sogno fatto 20 anni prima (149 a.C.) ; (034) DE RE PUBLICA VI (SOMNIUM SCIPIONIS) [Quando giunsi in Africa come tribuno militare della quarta legione, come sapete, sotto il comando del console Manio Manilio, di nulla mi detti più premura che di incontrarmi col re Massinissa, intimo della nostra famiglia per giuste ragioni*. E come giunsi da lui, il vecchio abbracciatomi pianse e dopo un po‟ rivolse lo sguardo al cielo e disse: „ti ringrazio, o sommo Sole, e voi, altri Celesti, perché prima di partire da questa vita, posso vedere nel mio regno e in questa casa Publio Cornelio Scipione, al cui solo nome io mi rallegro*; così mai dalla mia mente sparì la memoria di quell‟uomo ottimo e invitto‟. Quindi io mi informai da lui del suo regno, lui da me del nostro stato, e quel giorno trascorse in una reciproca, lunga conversazione. Poi, intrattenuti con accoglienze regali, continuammo il discorso fino a notte alta, mentre il vecchio di null‟altro parlava che dell‟Africano e ricordava di lui non solo tutti i fatti, ma anche tutte le parole. Poi andati a dormire, mi avvinse un sonno più profondo del solito, sia per la stanchezza del viaggio, sia per la veglia prolungata fino a tarda notte. A questo punto – e credo per il motivo che ne avevamo parlato; succede infatti generalmente che i nostri pensieri e i nostri discorsi generino nel sonno qualcosa di simile a ciò che Ennio scrive di Omero, intorno al quale aveva l‟abitudine di parlare e pensare assai frequentemente da sveglio – mi apparve l‟Africano in quell‟aspetto che mi era più noto dai suoi ritratti che dalla sua diretta conoscenza; ed avendolo visto, mi impaurii certo, ma egli: „Fa‟ attenzione – mi disse – e, tralasciato ogni timore, consegna alla memoria, Scipione, quel che ti dirò(...) Ma, Africano, affinché tu sia più solerte a proteggere lo stato, sappi che per tutti quelli che 50 hanno difeso, aiutato, accresciuto la patria c‟è uno spazio celeste riservato, dove godono beati dell‟eternità] ANALISI: Siamo nel 149, anno dell’inizio della Terza Guerra Punica; L’Emiliano era tribuno militare e Manio Manilio era il console. Arrivato in Africa l’Emiliano cerca di incontrare Massimissa= re della Numidia, regione africa del nord “era intimo della nostra faglia per giuste ragioni” : amico della gens Cornelia, famiglia adottiva dell’Emiliano. “Giuste ragioni” = all’epoca della II G.P si era alleato con Scipione l’Africano, e quindi legato politicamente all’Africano. Emiliano prosegue, che quando giuste da lui ormai vecchio lo abracciò e pianse dicendo “ti ringrazio o sommo sole, perche prima di partire da questa vita posso vedere nel mio regno e in questa casa Publio Cornelio Scipione, al cui solo nome io mi rallegro.” Dopo la conversazione L’Emiliano racconta di aver fatto un sonno profondo e a un certo punto gli è apparso l’Africano. Di questa apparizione l’Emiliano da una spiegazione dicendo “credo perche ne avevamo parlato” = spiegazione del sogno RAZIONALE = si pensava che il sogno derivasse da momenti accaduti durante la giornata La teoria per cui i nostri sogni siano la trasposizione di ciò che abbiamo vissuto durante il giorno deriva dalla TEORIA ARISTOTELICA, ripresa in epoca moderna da FREUD. Si riporta come esempio il Sogno di Ennio (inizio Annales – vd p.20) per trattare del pitagorismo come realtà altra ≠ Cicerone accomuna il sogno di Omero al continuo parlar di lui. “Ma, Africano, affinché tu sia più solerte a proteggere lo stato, sappi che per tutti quelli che hanno difeso, aiutato, accresciuto la patria c’è uno spazio celeste riservato, dove godono beati dell’eternità” Questo è il messaggio che l’Africano da a suo nipote l’Emiliano coloro che si sono dedicati alla patria, hanno come ricompensa l’immortalità dell’anima = messaggio del de Repubblica. Cicerone difende la vita politica attiva in un’epoca in cui questo ideale va in crisi. Lo difende ribadendolo alla conclusione dell’opera attraverso un sogno ambientato sulla via lattea, in cui Emiliano e Africano scambiano parole significative. Dopo il De Re Publica, Cicerone completa il suo discorso sullo stato dedicandosi al ; DE LEGIBUS = le leggi Iniziato nel 52 a.C., se ne conservano i primi tre libri, oltre che frammenti del IV e del V.Come Platone aveva fatto seguire le Leggi alla sua Repubblica, così anche alla Repubblica ciceroniana segue questo dialogo tra Cicerone, il fratello Quinto e Pomponio Attico, ambientato sulle rive del Liri e nella villa di Cicerone ad Arpino. Libro I: origine divina della legge (basata su ragione innata degli uomini e non convenzione). Libro II: esposizione delle leggi che dovrebbero essere in vigore nel migliore degli stati→ tradizione legislativa romana. Libro III: leggi riguardo magistrati e loro competenze. Cicerone dimostra che le leggi sono insite nella società e che sono un misto di elementi sacri e profani, come i fondamenti della costituzione giuridica romana. Indica il complesso delle XII Tavole come il migliore fra le leggi di Roma. 51 Nel 51) cicerone si torva in Cilicia e l’anno successivo torna in Italia, ma sta per scoppiare la guerra civile. 49) Cesare marcia su Roma e in questa situazione Cicerone si schiera con Pompeo , avversario di Cesare. 49 ottobre) Cicerone torna a brindisi 48) anno della battaglia tra Cesare vs Pompeo: cesare vincitore a Farsalo. 47) cicerone reintegrato da Cesare nell’ordine senatorio in un clima in cui è impossibilitato ad agire politicamente cicerone si dedica alla composizione di opere Dal punto di vista della filosofia: Cicerone di solito nei manuali di letteratura viene etichettato come Eclettico, ovvero un autore che non aderisce a nessuna scuola filosofica e prende un po a tutte le scuole tranne una. Eclettismo= preferibile identificare cicerone come un seguace dell’accademia con indirizzo PROBABILISTICO = dottrina secondo la quale pur non potendo avere una conoscenza oggettivamente certa si puo però distinguere tra le conoscenze piu probabili da quelle meno probabili. “Probabile” = interpretare etimologicamente, in latino = ciò che è approvabile. Indirizzo probabilistico = filone accademico - per ottenere conoscenza certe, vanno viste tutte e prendere quelle piu probabili, persuasive. Cicerone verifica le conoscenze e selezione quelle che a lui appaiono quello piu probabili, ovvero approvabili. 46) composizione di 2 opere RETORICHE 1) ORATOR = è dedicato a Marco Bruto ed è una ripresa dei temi del De oratore, a cui si aggiunge la trattazione, più tecnica, della prosa ritmica. Disegna il ritratto dell’oratore ideale, indicandone 3 fini ai quali deve indirizzarsi ; 1) probare = prospettare la tesi con argomenti validi - stile umile 2)delectare = produrre con parole una piacevole pressione estetica – stile medio 3) flectere = muovere le emozioni attraverso il pathos – stile elevato 2) BRUTUS= scritto nel 46 e dedicato a Marco Giunio Bruto, (futuro Cesaricida). È un dialogo tra Cicerone stesso, Pomponio Attico e Marco Bruto, nato per rispondere ai suoi sostenitori che lo rimproveravano di non aver preso sufficientemente le distanze dall’asianesimo. Cicerone prende quindi una posizione in questo dialogo, trattando dell’eloquenza romana dalle origini fino a Ortensio Ortalo e Cicerone stesso, rievocando le tappe della sua carriera oratoria ; dal ripudio dell’asianesimo giovanile, al raggiungimento della piena maturità dopo la questura in Sicilia. Tratta di oratoria enfatizzando la rottura degli schemi tradizionali negli asiani e degli atticisti; vengono decisamente criticati gli atticisti per il carattere troppo freddo e intellettualistico della loro eloquenza. - Di minore importanza sono le Partitiones oratoriae, di data incerta, trattatello di retorica greca per il figlio Marco; il De optimo genere oratorum, introduzione alla traduzione latina delle due celebri orazioni di Demostene ed Eschine, tenute al processo per la corona, del 330 a.C.; i Topica, composti per un amico nel 44, illustrano i luoghi comuni (tópoi, in greco) cui può ricorrere l’oratore nel reperire gli argo- menti. - 3 orazioni per pompeiani importanti; Cicerone esalta la figura di Cesare, in particolare riconoscendogli il possesso di una qualità esemplare= la Clemenza : capacità di perdonare i suoi nemici = coloro che avevano appoggiato Pompeo - Orazioni chiamate anche Cesariane. Nel 45) opere FILOSOFICHE: 52 III libro: conflitto tra utile e onesto Per la stesura : segue la traccia di un’opera greca di Panezio di Rodi → filosofo stoico, scrive due libri spiegando cosa sia l’utile e cosa sia onesto. Cicerone riprende i libri di Panezio addolcendone il rigorismo morlae, rendendolo cosi praticabile per la corte colta e raffinata a lui contemporanea. Aggiunge un terzo libro, trattando del conflitto tra i due ed elogiando l’onesto, in cui le tradizionali virtù cardinali stoiche (giustizia, sapienza fortezza, temperanza) venivano reinterpretata in modo da essere viste come organico sviluppo di questi istinti fondamentali. DOPO LA MORTE DI CESARE 15 Marzo 44 a.C. - (036) PHILIPPICA XIV, 14 [Sapete, infatti, che in questi giorni si è diffusa con particolare insistenza la voce che io nel giorno delle Parilie, cioè oggi, mi sarei recato nel foro con i fasci. Un’accusa simile è stata lanciata, immagino, contro qualche furfante o un bandito o un Catilina, non già contro chi si è adoperato per evitare una simile sciagura al nostro stato. E come io, proprio io che ho tolto di mezzo, rovesciato, abbattuto Catilina che macchinava un colpo di stato del genere, potrei diventare di punto in bianco un Catilina?] Due nuovi protagonisti a sfondo storico; 1) GAIO OTTAVIO : primo erede Figlio della sorella minore di Cesare, viene adottato da C. come scritto nel testamento, diventando cosi testamento GAIO GIULIO CESARE OTTAVIANO dopo l’adozione ed erede di conseguenza. 2) MARCO ANTONIO: secondo erede Il generale più importante di Cesare Dopo l’uccisione di Cesare, Cicerone tornò ad essere un uomo politico di primo piano. I pericoli per la repubblica erano finiti. Il più stretto collaboratore di Cesare, Antonio, mirava infatti ad assumerne il ruolo, mentre sulla scena politica romana si affacciava anche il giovane Ottaviano, erede di Cesare, con un esercito ai propri comandi. La manovra politica di Cicerone tendeva a staccare Ottaviano da Antonio. Per indurre il senato a dichiarare guerra ad Antonio e a dichiararlo nemico pubblico , Cicerone pronunciò contro di lui, a partire dall’estate del 44, le 14 orazioni filippiche (tot. Forse 18, 14 a noi rimaste). Perché “Filippiche”? viene intesa in modo ironico e attribuita dallo stesso Cicerone alle sue orazioni, in una lettera a Bruto con lo scopo di omaggiare il grande oratore greco Demostene, suo grande modello, non solo dal punto di vista oratorio, ma anche morale e patriottico. Difatti, come l'oratore greco si scagliò contro Filippo II di Macedonia, facendosi promotore della difesa e della libertà dello Stato, Cicerone, schierandosi contro Antonio, si prefisse di raggiungere nelle Cesarine e nelle Filippiche l'eloquenza demostenica sotto il profilo retorico e oratorio. [2] Questo perché Demostene rappresentava per Cicerone il modello ideale dell'oratore politico che si è formato attraverso lo studio dei testi filosofici Ma per i toni di indignata denuncia, si distingue soprattutto la seconda Filippica (l’unica che non venne effettivamente pronunciata, ma solo fatta circolare privatamente nella redazione scritta): un’orazione che spira odio, dove Antonio, con una violenza satirica pari solo a quella di certi passaggi viene presentato come un tiranno, un ladro di denaro pubblico, un un ubriacone <che vomita in tutto il tribunale pezzi di cibo fetidi di vino>. La manovra politica di Cicerone era destinata al fallimento. Con un brusco volta faccia, Ottaviano si sottrasse alla tutela del senato, e strinse un accordo con Antonio e Lepido (un altro capo cesariano) → il secondo Triumvirato. Antonio pretese ed ottenne la testa di Cicerone, che venne raggiunto dai sicari presso Formia, dopo che aveva interrotto un tentativo di fuga, ai primi di dicembre del 43. 55 La testa e le mani gli vengono mozzate e portate a Roma, messe sulla tribuna dei rostri, per far vedere a tutti che cosa sarebbe successo a chi fosse andato contro Antonio. Delle sue opere poetiche, ha tradotto in latino dal greco: 1) I FENOMENI DI ARATO, astronomia, la sua opera si chiama ARATEA. 2) Ha scritto un poemetto dedicato a MARIO, intitolato MARIUS. 3) un poema, DE CONSOLATO SUO, ovvero un poema sul suo consolato. Cicerone da alcuni poeti romani non era apprezzato; loro adottavano una poetica che non incontravano il favore di Cicerone, questi si chiamarono NEOTEROI, parola greca che equivale a POETE NOVI. Novus ha un significato negativo a Roma, questi poeti “moderni” erano disprezzati. Tutti questi si rifacevano al modello poetico ALESSANDRINO. POETICA CALLIMACHEA O ALESSANDRINA: Dopo le tre guerre mitridatiche (88-63 a.C.) di Silla, Lucullo e Pompeo, aumentò decisamente la penetrazione della cultura ellenistica nel mondo latino e vediamo come nel III secolo a.c, fiorisce Alessandria d’Egitto sotto la dinastia dei Tolomei (egiziani) . Essi fautori della cultura; possedevano la biblioteca più grande e famosa del mondo antico. Troviamo l’emergere di figure come Fileta, maestro di Tolomeo II. Un poeta amante di parole di uso non comune nelle sue poesia, difficili da comprendere e per questo colme di fama e prestigio. Ad arricchire ancor di più la sua poetica era la mitologia ; una poesia colta per uomini colti. Oltre Fileta molti sono i poeti greci provenienti dalla corte dei Tolomei, in particolare Callimaco, più grande esponente. La nuova sensibilità Agli alessandrini si ispirò un gruppo di autori, i poëtae novi (poeti nuovi), che Cicerone chiamò con polemico disprezzo neóteroi, termine greco che significa letteralmente “più giovani”, per le loro tendenze innovatrici. Legati da un’amicizia rafforzata dall’origine comune (provenivano quasi tutti dalla Gallia Cisalpina) e da una uniformità di intenti e di vita, essi costituirono un cenacolo esclusivo, una èlite fortemente culturalizzata volutamente isolata dal pubblico più vasto. - RIUFIUTANO : 1) rifiuto della tradizione nazionale 2) rifiuto dall’impegno civile → si riflette con il diffondersi dell’epicureismo, con una differenza importante: per gli epicurei, il cui fine è l’atarassia, il piacere senza turbamenti, l’eros è una malattia insidiosa, da fuggire come fonte di angoscia e di dolore , mentre per i neoteroi (soprattutto per Catullo) l’amore è un sentimento centrale della vita, il fulcro. 3) Si allontanarono anche dalla poesia -SI DEDICANO A : 1) liriche brevi, decisamente personali, di argomento in genere erotico, autobiografico o mitologico ed eziologico 2) elaborazione in forma raffinata e impreziosite da notazioni dotte. → un atteggiamento più aperto verso la cultura greca che aveva trovato espressione soprattutto nella cerchia degli Scipioni. 3) Tono leggero, dimensioni brevi destinate ad uso privato 4) Espressione dei sentimenti personali 5) Una poesia frutto dell’otium 56 Vediamo la cultura latina divisa in due: da una parte il crescente disinteresse per la vita attiva al servizio dello stato, del civis romano, dall’altro l’affermarsi del gusto dell’otium ; tutto mostra la crisi dei valori del mos maiorum. GENERI: Gli epilli, gli epigrammi, le elegie e i giambi, che mostrano una forte sperimentazione linguistica e sono scritti con un tono delicato, leggero, ironico, satirico. CALLIMACO: Predilezione per le forme brevi di poesia (BREVITAS) Di Callimaco ci resta il verso “Odio il poema ciclico”; polemizzando l’epos omerico per la sciatteria e la prolissità del lungo poema, elogiando uno stile ispirato alla brevità → cosi Catullo e i neòteroi irridono gli stanchi imitatori di Ennio, i pomposi cultori dell’epica tradizionale, celebrativa delle delle glorie nazionali, estranea ormai al gusto attuale sia per la trascuratezza formale che per i contenuti antiquati. La poesia deve toccare nuovi orizzonti; per questo sorge un nuovo genere letterario = l'EPILIO L’EPOS = trattare l’epica con poemetti “LABOR LIMAE” (lavoro di limatura) raffinatezza stilistica che prevede la cura di ricercatezza del punto di vista mitografico: Ricerca di parole rare; non è una poesia per tutti ma per un'elite Callimaco muore nel 240 a.C; quando nasce la Letteratura Latina. Il primo nome dei POETI NUOVI è: Catullo è il più grande e geniale dei neóteroi e in assoluto uno dei maggiori poeti latini. Egli pone al centro della sua poesia se stesso e i propri sentimenti, pronto a cantare con versi eterni le gioie e le delusioni d’amore, ma anche a lanciare pesanti invettive contro gli avversari. Tralascia la celebrazione dei valori collettivi, puntando all’individuale. Le sue liriche sono lo specchio fedele degli ideali di vita e delle nuove tendenze artistiche della generazione letteraria dei “poeti nuovi”. VITA: Nascita a Verona 83 a.C (Gallia Cisalpina); Viene a Roma come molti giovani provinciali di famiglie ricche perchè seguisse il corso normale di un figlio di ottima famiglia. Fece una scelta di vita diversa scegliendo, come gli altri poeti nuovi, di procedere con una rottura nei confronti della tradizione romana. È l’esponente principale del NEOTERISMO = corrente che nasce nel 1 sec. a.C. , prosegue il modello della poesia Alessandrina a Roma. I poeti novi possono definirsi un circolo di amici; poeti che tendono al rifiuto della vita politica (≠ tradizione romana) L'amicizia tra loro si esplica condividendo la passione per la poesia. Catullo è il primo che si associa alla poesia amorosa in: Poesia, Amicizia; Amore. I CARMI BREVI: CATULLO 57 TETI. Durante il banchetto delle loro nozze viene descritto il momento dei doni nuziali. Tra questi vi è una coperta per il loro letto di nozze su cui è ricamato il mito di Arianna. Ella è colei che aiutò Teseo ad uscire dal labirinto a Creta – minotauro. Arianna accoglie lo straniero e lo aiuta perchè innamorata, e con un filo rosso riesce a portare Teseo in salvo, ma l’eroe l’abbandonerà sull’isola di Nasso. → la storia di un’eroina che si innamora di un eroe straniero e viene poi abbandonata→ ricorda il mito di MEDEA E GIASONE, diverso il finale (Medea: uccide i figli per vendicarsi dell’abbandono ≠ Arianna : vien salvata da Dioniso) Importante perchè la Storia che viene raccontata descrivendo il mito nuziale Descrizione dell’oggetto → tecnica dell’EKPHRASIS uno dei tratti caratteristici della poesia alessanria, introdotto nel bellum penicum di Nevio sul frontone del tempio di Zeus ad Agrigento (vd. Pag. 20) • 66 → è la traduzione della Chioma di Berenice del poeta Callimaco. Narra come la regina Berenice offra in voto agli dèi una ciocca dei suoi capelli per salvare il marito Tolomeo, partito per la guerra e tornato sano e salvo; il ricciolo viene quindi trasformato dagli dèi in una costellazione celeste. •Il 67→ dialogo tra un viandante e una porta (una porta, si) che racconta le vicende piccanti e scandalose della famiglia che abita in quella casa; PARACLAUSITHYRON = poesia davanti alla porta chiusa •Carme 68→ associa elementi autobiografici, come l’amore per Lesbia, la gratitudine per un amico e il dolore straziante per la morte del fratello, al mito di Protesilào e Laodamìa, il cui amore finisce tristemente. Il PRIMO CARME può essere definito come “ELEGIA” perchè ha tutte le caratteristiche per esserlo: (* vd. Orazio) IL METRO: distico elegiaco (038) Carme n 5: [Viviamo, mia Lesbia, e amiamo e le chiacchiere dei vecchi troppo severi consideriamole tutte soltanto moneta senza valore.I giorni possono tramontare e risorgere: noi, una volta tramontata la nostra breve vita, siamo costretti a dormire una notte eterna. Dammi mille baci, e poi cento, poi altri mille, poi ancora cento, poi mille di seguito, e poi cento. Poi, quando ne avremo raggiunto molte migliaia, le rimescoleremo, per non sapere quanti sono, o perché nessun maligno possa gettarci il malocchio, sapendo quanti sono i baci.] Uno dei carmi che racconta un momento dell’amore di Catullo ANALISI: Viviamus mea Lesbia, atque amemus Viviamo, mia Lesbia, e amiamo Ai poli della frase troviamo Viviamo ed Amiamo → la vita è amore e l’amore è vita Tra i due verbi, quasi abbracciata, è racchiuso il nome dell’amata Lesbia → la sua amata e al tempo stesso la sua vita LESBIA: è un CRIPTONIMO = Pratica di questi poeti di nascondere la vera identità dell’amata con un altro nome La caratteristica del Criptonimo è che deve lo stesso numero di sillabe del nome originale. Apuleio ci rivela che la reale identità sia CLODIA moglie di Q. Cecilio Metello e sorella del tribuno della plebe P. Clodio Pulcro, una dama del gran mondo, affascinante, elegante e coltissima, ma di vita e costumi spregiudicati, 60 che passava da un amante all’altro, e che Cicerone bollò con espressioni di sarcasmo nella sua orazione Pro Caelio, motivo per cui non poteva rivelare la sua identità negli scritti. Per lei bruciò la sua breve esistenza e divenne il primo poeta d’amore della letteratura latina, e anche il primo poeta romantico. Why Lesbia? In ricordo della poetessa Saffo, nata nell’isola di Lesbo, di cui avremo modo di approfondire nel carme 51. SAFFO= greca, vissuta nel 630 a.C – VII sec a.C); fu una delle prime poetesse poetessa che ha cantato come nessuno l’amore, quindi la scelta di Cautelo di Chiamare Lesbia la sua amata, sta nel fatto che lui e la sua amata leggevano insieme le poesie di Saffo, è stata la prima a cantare l’amore in modo passionale. Catullo invita Lesbia ad amarsi e non dar peso alle chiacchiere dei vecchi troppo seri. Perche bisogna vivere? “I giorni possono tramontare e risorgere, invece noi siamo costrutti a a dormire una notte eterna” I giorni= “soles” in latino Senso ciclico della natura messo in contrapposizione alla vita lineare dell’uomo. Questo sentimento genera molta poesia. Qui ne vediamo un’esempio. “Noi quando moriamo dobbiamo dormire una notte eterna” segue l’invito a baciarsi, perche nessuno possa gettare sopra il loro amore un malocchio. Apuleio ci rivela che dietro “Lesbia” Catullo aveva celato il nome di CLODIA. Questo può essere una spia che ci dia chiarezza sulla reale intenzione di Catullo quando scrive il Carme 49. EPIGRAMMI (039) CARME 49 [O tu, eloquentissimo tra i discendenti di Romolo, quanti ne esistono e ne sono esistiti, Marco Tullio, e a quanti ne esisteranno negli anni in futuro, ti rivolge grandissimi ringraziamenti Catullo, il peggior poeta fra tutti tanto, quanto tu il miglior avvocato di tutti.] ANALISI: Dedicato a Cicerone Conoscendo l’identità di Lesbia, possiamo interpretare il poema in maniera sarcastica. -“Tra i discendenti di Romolo”: non era nato a Roma, non era discepolo di roma = sarcastico non encomiastico. -“Il peggior poeta fra tutti tanto - Quanto tu il miglior avvocato di tutti” = Rende al negativo l'esaltazione di tutti; Cicerone difese anche chi non se lo meritava (= una definizione che Cicerone dava di Clodia.) RAPPORTO CATULLO- LESBIA : Può essere riportato alla sua origine con il: (040) CARME 51 <3 [Quello mi sembra pari a un dio, quello –se è possibile –mi sembra superi gli dèi, che sedendo di fronte a te, senza posa ti guarda e ti ascolta, mentre dolcemente sorridi. Questo a me infelice strappa tutti i sensi: infatti, non appena ti vedo, Lesbia, non ho più voce 61 per dire parole. La lingua è torpida, sottile nelle membra una fiamma si insinua, di suono interno ronzano le orecchie, di duplice notte sono coperti i miei occhi. Descrizione fisica dell’innamoramento come una malattia L’inattività* ti rovina, Catullo! *otium Nell’inattività troppo esulti e ti ecciti: l’inattività già in passato re e felici città ha mandato in rovina] Il carme 51 è la traduzione di una delle poesie più belle della letteratura mondiale. L'originale della poesia è della poetessa Saffo, ed essendo una traduzione mantiene la stessa struttura metrica; STROFA SAFFICA : - 4 strofe, ogni strofa: 3 versi endecasillabi + 1 -Questa tipologia di strofa la troviamo solo in 2 carmi 1) Carme 11: fine dell'amore per Lesbia 2) Carme 51: inizio dell'amore -Non c'è una sequenza cronologica, perchè troviamo prima la fine dell'amore e non l'inizio?: Perchè non è stato Catullo a ordinare in tre sezioni l'opera ANALISI: -Catullo riprende la poesia di Saffo proiettandola nella sua situazione; si descrive mentre osserva Lesbia parlare con un altro uomo paragonandolo a un Dio , e può parlare con lei perchè definito superiore agli dei. (In questo caso traspare l'obiettivo di tutte le filosofie ellenistiche ovvero quello di eguagliare l'uomo alle divinità; rendersi uguali a loro) -Catullo descrive il suo stato d'animo mentre vede Lesbia sorridere nel parlare con quest'uomo: “A me infelice strappa tutti i sensi” = descrizione fisica del sentimento d'amore. NB = Per la prima volta l'INNAMORAMENTO è descritto come i sintomi di una malattia. Saffo rappresentò l'amore come malattia: “Brividi, sintomo di svenimento, la lingua che si intorpidisce” - Ultima strofa, Saffo: “La cosa più bella sulla terra è quella che si ama” ≠ da Catullo Parola “inattività” è espressa in latino con la parola otium → parola chiave nella cultura romana, che intende il tempo libero dalla politica. Vediamo con l’ultima frase “L’amore è il sentimento di un’anima senza occupazioni”, un ribaltamento di valori fondamentali per lo stato, rendendosi conto che l’otium lo sta portando alla rovina. Visione dell’amore personale: Catullo traduce in termini nuovi rispetto alla tradizione. L’amore è foedus (“patto”), fondato sulla pietas (“sentimento religioso”) e sulla fides (“lealtà, fedeltà alla parola data). L’innamorato è legato alla donna amata dallo stesso vincolo di affetti che lega un padre ai suoi figli; il tradimento di questo vincolo porta il poeta ad amare più eroticamente, ma a voler meno bene in senso affettivo. L'espressione più alta delle emozioni e realtà interiore di questo “patto” vissuto per Lesbia si rappresenta con un distico: (041) CARME 85 62 Alessandro magno muore → caduta della struttura politica→ crisi sociale→ in Grecia nascono correnti filosofiche con l’esigenza di confortare l’uomo in un momento difficile Anticipiamo che la dottrina di Epicuro si basa su DEMOCRITO → idea che il mondo (=la natura) è composto di ATOMI = in greco significa INDIVISIBILE . Sono quindi particelle indivisibili di numero infinito che si distinguono tra loro per forma e grandezza e unendosi formano i corpi compresi i MONDI → plurale perché per l’epicureismo esistono infiniti mondi che formano l’universo→ atomismo → mondo composto di atomi NB: La particolarità della dottrina Epicurea risiedeva nel fatto che, come per lo stoicismo, le parole dettate da Epicuro erano considerate come qualcosa di quasi divino ed immutabile. STRUTTURA: costituito da 6 libri, organizzati a gruppi di 2, in 3 DIADI (=coppia) , 3 coppie di libri (2x2x2) E' importante ricordarlo perchè dentro è presente una struttura concepita passando dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande: LIBRI: Prima diade= 1-2: tratta della FISICA , parte della filosofia che studia la natura Seconda D. = 3-4: PSICOLOGIA, parte della filo che studia l’anima + ANTROPOLOGIA , dell’uomo Terza D. = 5-6: COSMOLOGIA, parte della filo che si occupa del mondo Nel particolare: • Il primo libro: LA TEORIA ATOMICA. Si apre con un ampio proemio costituito da un solenne inno a Venere, forza generatrice della natura, dea dell’amore, del piacere e della fecondità, infonde l’ispirazione al poeta. L’invocazione alla divinità è un modo convenzionale di introdurre un poema, non contrasta con le convinzioni del poeta: gli dei, pur se esistono, non si curano delle vicende degli uomini. Dopo la dedica a Memmio segue un commosso elogio a Epicuro, che per primo si elevò contro la religione e rivelò la verità agli uomini, entrando nei segreti della natura. Il sacrificio di Ifienia, immolata dal padre Agamennone in Aulide, dimostra che la religione fa compiere agli uomini i gesti più infami e malvagi. Per porre riparo ai timori dell’oltretomba, agli interrogativi sull’anima ( se essa finisca nelle tenebre o trasmigri in altri esseri) risponde che sono tutte creazioni di poeti per distruggere la felicità degli uomini. Lucrezio enuncia quindi il principio fondamentale delle teorie atomiche: “mai nessuna cosa nasce dal nulla per virtù divina” e nulla si riduce al nulla, solo si trasforma. La vita è composta da un insieme di corpi primi, gli atomi, corporei, indivisibili e indistruttibili; quando si muore essi si disgregano e si muovono nel vuoto di un universo infinito. Materia e vuoto costituiscono dunque la natura. False sono le teorie dei presocratici, di Eraclito, di Empedocle e di Anassagora. •Il secondo libro: IL CLINAMEN Un’ introduzione esalta la serenità imperturbabile del filosofo immune dall’ambizione e dal desiderio di ricchezza per i quali è infelice la maggior parte degli uomini. Lucrezio tratta quindi delle qualità degli atomi, che sono in continuo, velocissimo movimento in un vuoto senza ostacoli. Gli atomi si muovono dall’alto al basso e, grazie al clinamen, (cioè all’inclinazione rispetto alla verticale), rimbalzano, si incontrano e si aggregano: la diversità delle loro forme e la molteplicità delle combinazioni generano la varietà delle cose. Il libro si chiude con l’immagine di grande vigore poetico, che tutti i mondi sono soggetti al ciclo di nascita e di morte. •Il terzo libro: L’ANIMA UMANA Dopo un solenne elogio di Epicuro, il poeta espone la dottrina dell’anima umana. Lucrezio con incalzanti ragionamenti dimostra la sua mortalità. Essa si distingue in anima, che è il principio vitale sparso in tutto il corpo, e animus, cioè la mente razionale che ha sede nel petto; essi sono materiali, perché composti da atomi, sia pure sottilissimi e velocissimi. L’anima e il corpo sono uniti e non possono esistere separatamente: insieme nascono, crescono e muoiono. Quando muore il corpo muore anche l’anima: è quindi assurdo aver paura della 65 morte e l’oltretomba è una grande fantasia. •Il quarto libro: I SIMULACRA Descrive il meccanismo delle varie funzioni del corpo, dei sensi, dei desideri, delle idee. Le sensazioni sono provocate da gruppi di atomi sottilissimi (simulacra) che si staccano dai diversi oggetti ed entrano nel corpo, dando origine ai 5 sensi. Le diversità che si riscontrano nei sensi sono dovute alle varie forme dei simulacra e alla differenza dei corpi riceventi. Simulacra sottilissimi, vaganti per l’aria, sono all’origine non solo delle idee stesse, ma anche dei sogni, delle illusioni e delle cose inesistenti. Dopo aver spiegato che anche il bisogno di mangiare e di bere e la passione amorosa dipendono dagli atomi, il libro termina con la condanna dell’amore fisico. •Il quinto libro: LA COSMOLOGIA E LA VITA SULLA TERRA Il poeta estende la sua visione a tutto l’universo: questo non fu creato dagli dei; il mondo non è eterno, è mortale e in esso non vi è posto per gli dei. Dal caos iniziale è avvenuta la creazione dei corpi celesti e della terra. Gli atomi si sono combinati secondo il peso e la forma: al centro la terra, l’aria nella zona superiore e, ancora più in alto, l’etere. Sono assurde le teorie di coloro che sostengono che gli astri, che sono divinità, e il mondo, che è sede degli dei, siano eterni: come hanno avuto un inizio così essi avranno una fine. Egli espone poi il sorgere e l’evoluzione della vita sulla terra. •Il sesto libro: GEOFISICA E METEOROLOGIA Dopo l’elogio ad Atene che ha accolto Epicuro, il poeta descrive la formazione materialistica dei fenomeni metereologici, come le nuvole, le piogge, gli arcobaleni e, in particolare i tuoni, il fulmine e i lampi che sono attribuiti dall’umanità ignorante e superstiziosa alle divinità. Lucrezio tratta infine dei fenomeni terrestri, come l’origine dei terremoti o delle inondazioni stagionali del Nilo. Il poema termina con la descrizione della peste di Atene durante la guerra del Peloponneso (431-404 a.C.): un tetro quadro di morte e di umana miseria che con- trasta con la visione epicurea della vita serena e con quello della primavera e della nascita nell’iniziale invocazione a Venere. Noi leggeremo come esempio degli elogi quello iniziale del primo libro il (043) lo leggeremo alla fine DE RERUM NATURA (044) I Libro 62-79 ANALISI: -“Mentre l‟umanità vergognosamente giaceva sulla terra davanti agli occhi oppressa sotto il grave peso della superstizione*(..)” Epicuro è stato uno dei primi a studiare la Natura; andò al di là di tutto esplicitando le origini degli esseri viventi. Vediamo che il termine latino “religio” = religione, viene indicato in senso negativo come la superstizione * , che schiacciò l’umanità con i suoi falsi concetti. -Lucrezio esalta Epicuro, citandolo nel v.66 ,“per la prima volta un uomo greco osò sollevarle contro gli occhi mortali”, e citato più volte in quando è stato il primo a spiegare i fenomeni della natura secondo modalità scientifica. -Il merito di Epicuro; egli ha definito cosa e non possa nascere, spiega come nascano le cose, come i corpi si creino in quanto aggregazione degli atomi. I copi hanno una loro durata fino a quando gli atomi sono aggregati tra loro, quando poi si dissolvono il corpo cessa di esistere, e gli atomi rifluiscono insieme agli altri atomi per dar vita a nuova vita e nuovi corpi. → Dottrina razionalistica della natura, che serve ad Epicuro per salvare gli uomini prigionieri degli errori che li fanno vivere non serenamente. 66 -L’obiettivo delle filosofie ellenistiche è quello di rendere l’uomo felice, così l’uomo deve uguagliarsi alla divinità. Concetto espresso nell’ultimo verso→ “la vittoria ci eguaglia al cielo” → HOMOIOSIS THEO= rassomiglianza alla divinità (vd. Catullo = “mi pare che sia simile a un dio” disse di fronte a Lesbia, contesto diverso ma quello il concetto, l’uomo paragonato al dio) (045) I libro 80-101 [A tal proposito il mio timore è che tu pensi forse che ti stai addentrando in argomenti di un‟empia dottrina → religione e ti avvii sulla strada del sacrilegio. Al contrario più spesso quella superstizione fu proprio lei a generare empi e orrendi misfatti. Come in Aulide orribilmente contaminarono l‟ara della vergine Trivia → Diana col sangue di Ifigenia i condottieri scelti dei Greci, il fior fiore degli eroi. Quando a lei, ugualmente da entrambe le parti delle gote, fu sceso il velo attorno ai virginali capelli, e scorse il padre starsene mesto davanti all‟altare, e i sacerdoti, vicino a lui, nascondere il ferro e i cittadini alla vista sua spargere lacrime, muta per il terrore toccava terra, prostrata ai ginocchi: né le poteva, infelice, in quel frangente, giovare, che al re per prima ella avesse donato il nome di padre: che sollevata dalle mani degli uomini all‟altare tutta tremante fu condotta, non già perché –compiuto il rito solenne – la potesse seguire il chiaro Imeneo, ma pura impuramente, proprio nel dì delle nozze, dolente vittima cadesse per la mano del padre, onde si desse alla flotta fausta e felice partenza. A sì grande misfatto poté indurre la superstizione] ANALISI: Lucrezio qui racconta il mito di Efigenia in Aulide: porto della Beozia da cui partivano le navi per la spedizione di Troia (navi dei Greci) Mito originato perchè la moglie Elena di Mausolo fu portata via da Paride e quindi la spedizione doveva partire per andarla a riprendere. MITO DI IFIGENIA IN AULIDE; Elena, ancora giovane, fu violata e da questo atto ebbe una figlia = IFIGENIA. Il parto non fu sofferente grazie alla dea Artemide, e per esserle riconoscente Elena costruì un santuario per lei. In seguito affidò la neonata a Clitemnestra (moglie di Agamennone) che la adottò come Figlia. Un giorno Agamennone scatenò l’ira di Artemide – le motivazioni sono molte, Pare che l’ira della dea fosse dovuta ad un atto di “hybris”: Agamennone si sarebbe vantato di saper usare l’arco meglio della stessa dea della caccia. Artemide offesa dal sacrilegio, scatenò forti veni che respinsero per alcuni giorni le navi greche sulle coste dell’Aulide, impedendo loro di salpare per Troia. L’oracolo di Delfi venne consultato, e disse che la la flotta non sarebbe salpata se Agamennone non avesse sacrificato alla dea irata la più bella tra le sue figlie. Agamennone si rifiutò e questo portò le truppe ad escogitare un piano; fingere un matrimonio tra Ulisse ed Ifigenia, così da farla portare sul luogo del sacrificio per far partire la flotta verso Troia. Ifigenia arrivata sul luogo con un velo attorno ai capelli “scorse il padre starsene mesto(=triste) davanti all‟altare”, comprende il sacrificio. A quel punto “muta per il terrore toccava terra, prostrata ai ginocchi” = cade a terra, e viene sollevata dagli uomini vicino a lei, 67 C) PIACERI NON NATURALI E NON NECESSARI (essere potenti, ricchi, famosi..) Questi ultimi desideri devono essere eliminati, sono i più nocivi per la felicità dell'uomo poiché turbano la serenità dell'uomo stesso, sconsiglia per questo la VITA POLITICA. L'obiettivo di Epicuro = l'uomo deve perseguire il Piacere; questa chiave di lettura della filosofia epicurea viene distorta e sfruttata dalle filosofie avversarie definendola una filosofia di pancia che persegue in modo assoluto i vizi (sesso, bere..) Per Epicuro invece il piacere è l'assenza di dolore sia nel corpo che nella mente (ATARASSIA, imperturbabilità) (047) III libro, 136-167 Il terzo libro si occupava della psicologia; concetto di anima. [Dico che l‟animo e l‟anima sono connessi in un modo indissolubile e formano un tutto organico in loro,ma che il pensiero, a cui diamo il nome di animo e mente,ne è come il capo e comanda nel corpo intero. Si tiene fisso nel mezzo del petto e qui difatti il timore,qui svolazza la paura, qui circola tutt‟intorno la gioia: qui sta pertanto la mente e l‟animo. L‟altra parte dell‟anima, sparsa per l‟organismo, obbedisce e muove al cenno e alla spinta che dà la mente. La mente può ragionar da sé sola, per sé, per sé può gioire,senza che l‟anima e il corpo provino nessuna impressione.Ed a quel modo che quando,sotto l‟assillo di un male,ci duole la testa o un occhio, non si patisce nel resto del corpo, l‟animo anch‟esso talvolta soffre o si colma di gioia senza che l‟altra parte dell‟anima, nelle membra e negli arti, si turbi per nuovo stimolo. Quando però la mente è sconvolta da più gagliarda paura, vediamo che ne partecipa l‟anima intera nel corpo:gronda il sudore, il pallore spunta su tutte le membra,si paralizza la lingua ed esce a stento la voce,si velan gli occhi, gli orecchi ronzano, gli arti vacillano:e qualche volta si vedono, per il terrore dell‟animo,cadere gli uomini; è facile da qui capire che l‟anima è connessa con l‟animo al punto che quando questi la investe con grande forza a sua volta essa urta il corpo e lo scuote.E ciò dimostra che l‟animo e l‟anima hanno natura corporea: quando essa scrolla visibilmente le membra,muta il colore, risveglia di soprassalto dal sonno,sconvolge l‟uomo e lo regola, cose che senza un contatto–si sa –non possono succedere, né v‟è d‟altronde contatto quando non v‟è la materia, non dovremmo dunque ammettere che animo e anima constano di una natura corporea?] ANALISI TETSO: Il terzo libro si apre con un elogio ad Epicuro che Lucrezio chiama Pater, ponendo una distinzione tra ANIMO E ANIMA : 1) ANIMO e 2) ANIMA E' sparsa per l'organismo Si tiene fisso nel mezzo del petto; qui si trova -Cos'è?: SOFFIO VITALE; l'energia il timore, paura, gioia. Vitale che abbiamo sparsa nelle Qui troviamo la mente dell'anima; nostre membra; ciò che ci fa muovere Nel mondo antico due correnti mediche ; obbedisce e al cenno che proviene detenevano due posizioni diverse riguardo dalla mente: l'anima obbedisce ai la collocazione della mente: comandi della mente; EPICURO: Mente nel cuore; Quindi, la mente può ragionare da sé Richiamare al nostro cuore = “CORD” = , può gioire senza che l'anima e il corpo cuore) provino nessuna impressione. (In inglese “a memoria” = by heart) L’animus (=animo) → è situato nel petto e rappresenta la mente e comanda il corpo L’anima→ è sparsa in tutto l’organismo e obbedisce alla spinta dell’animus 70 Tra anima e animus vi è una connessione indissolubile poichè questi formano un tutto organico: infatti, quando l’animo è sconvolto da una forte emozione, partecipa anche l’anima, e questo spiega il sudore, la mancanza di voce e il ronzio nelle orecchie*: l’animus investe l’anima con grande forza, questa a sua volta urta il corpo e lo scuote. L’animus e l’anima sono costituiti da atomi, una natura corporea, che al sopraggiungere della morte si disgregano e vanno a formare altri corpi, per questo motivo egli afferma che non ha senso temere la morte, poiché – come egli stesso afferma- quando noi siamo la morte non c’è, e quando la morte c’è noi non siamo qui. *ANIMO TURBATO ESTREMO = Corpo in agitazione totale Sintomi: 1) Occhi velati 2) Arti vacillanti 3) Voce che esce a stento “(..)Quando però la mente è sconvolta da più gagliarda paura, vediamo che ne partecipa l‟anima intera nel corpo:gronda il sudore, il pallore spunta su tutte le membra,si paralizza la lingua ed esce a stento la voce,si velan gli occhi, gli orecchi ronzano, gli arti vacillano:e qualche volta si vedono, per il terrore dell‟animo,cadere gli uomini; è facile da qui capire che l‟anima è connessa con l‟animo al punto che quando questi la investe con grande forza a sua volta essa urta il corpo e lo scuote.” In questi versi di Lucrezio si riprendono Catullo e Saffo con i sintomi d'amore come malattia; Lucrezio riprese gli stessi concetti per rappresentare i turbamenti dell'anima dati dall'animo. Per questo l'anima e l'animo hanno natura corporea. Perchè l'anima è mossa dagli impulsi della mente; se non fosse fisica e corporea non si muoverebbe. (048) III libro, 830-851: Nel testo 048 si esplica proprio questo concetto della morte; La morte è un nulla, non ci riguarda dato che la Natura dell'anima è mortale. “ANIMA MORTALE → corporeità, → ANIMA -Perchè “anima mortale”?: Perchè se corporea a questo punto anche lei è costituita da atomi e al momento della fine del suo ciclo da mortale, raggiungendo la morte, anche i suoi atomi si disgregherebbero e l'anima non esisterebbe più. (Questo è il concetto opposto al pensiero dell'anima pitagorico in cui si credeva nella REINCARNAZIONE.) 1) “Cartagine” = parla della Seconda Guerra Punica; in cui i cartaginesi iniziarono a invadere l'occidente per combattere Roma. Questo fu un vero e proprio incubo per generazioni di Romani; inoltre, questa allusione a Cartagine nel verso 833 vuole sottolineare un'enfatica imitazione dello stile Enniano sentendosi come un sacerdote portatore di una verità misteriosa. Quindi si propone come POETA VATE e vuole presentare la sua opera come un prodotto originale allo stesso livello di Ennio e Omero. (049) IV libro, 1-25 intro: Si apre con l'esaltazione di Atene e di Epicuro, che ha reso liberi gli uomini con le sue teorie. Poi Lucrezio cerca di dare una spiegazione scientifica ai fenomeni naturali celesti (fulmini, tuoni, nubi, trombe marine) e terrestri (vulcani, terremoti, epidemie) perché vuole liberare gli uomini da ogni timore, soprattutto dal timore degli dèi. Lucrezio infatti critica gli uomini che, spinti dalla paura di questi fenomeni, ne danno un'interpretazione sbagliata, ritenendoli espressione di volontà divina. L'autore fornisce spiegazioni sulle molteplici cause di ogni 71 fenomeno naturale traendo anche esempi dall'esperienza quotidiana: ad esempio nei vv. 165-170 per spiegare come il lampo si veda prima di udire il tuono afferma che se vediamo da lontano abbattere un tronco accade che scorgeremo il gesto prima di sentire il colpo. La peste di Atene : Segue poi una descrizione delle epidemie causate da elementi nocivi nell'aria, nelle messi e nei cibi; in particolare l'autore descrive la peste di Atene (430-429 a.C.), come una forma di morbo e una esalazione che porta la morte. Dopo aver indicato la provenienza del morbo dalle estreme regioni dell'Egitto, Lucrezio passa in rassegna i sintomi con molta accuratezza, ponendo anche l'attenzione sulle ripercussioni sul corpo: i malati avevano il capo bruciante, gli occhi iniettati di sangue, l'alito emanava un “orribile lezzo”, le forze venivano meno e avevano un singhiozzo frequente; oltre al dolore erano tormentati da un senso di angoscia e piangevano con incessanti lamenti, erano continuamente arsi e per cercare ristoro giungevano a gettarsi nei pozzi. Lucrezio vuole dimostrare che la peste non è espressione dell'ira divina ma è un fatto naturale; tant'è vero che il morbo colpisce indifferentemente tutti, sia i timorosi, che si sono tenuti lontani dagli ammalati, sia coloro che invece hanno recato soccorso. Per rafforzare questo concetto, delle cause naturali piuttosto che divine della peste, rappresenta l'immagine dei santuari degli dèi pieni di cadaveri. Come molti studiosi hanno affermato, Lucrezio segue il racconto della peste di Tucidide, ma dimostra maggiore partecipazione emotiva e approfondimento psicologico. Poesia; Analisi: 1)“M'inoltro per le regioni sacre...che mai non furono, prima d'ora, calcate da piede d'uomo”: Lucrezio si inoltra con la sua opera in una strada mai percorsa da nessuno La poesia didascalica nessuno la praticò; 2) Mi giova appressare vergini fonti ed attingervi: la fonte (ispirazione poetica) è stata bevuta solo da Lucrezio 3) “mi giova cogliere fiori nuovi, per tessere al mio capo l‟insigne corona di cui le Muse non cinsero tempie mortali finora”: E' il primo poeta che si può mettere in testa una corona di fiori mai colti da qualcun altro; per togliere dall'anima degli uomini le superstizioni Lucrezio scrive un canto poetico limpido su un argomento difficile: 4) “come i medici aspergono, quando si accingono a dare il tetro assenzio ai fanciulli, l‟orlo di tutto il bicchiere con intorno il liquido del dolce e biondo miele, onde presa sin dalle labbra s‟inganni l‟incauta età puerile e dell‟assenzio l‟amara bevanda intanto trangugi, né la s‟inganni a suo danno, anzi riacquisti con questo e la salute e il vigore: così mi sono prefisso anch‟io, poiché tal dottrina suole apparire troppa arida ai più fra quelli che a fondo non l‟han trattata, ed il volgo torce, aborrendola, il viso, mi son prefisso di esporti nella soave loquela del canto pierio il sistema nostro e, direi, di soffonderlo del dolce miele poetico, se ti potessi per caso nei miei versi in tal modo tenere l‟animo avvinto fin che l‟essenza del cosmo intero a pieno non comprendi e ne percepisci l‟utilità: Questo concetto di aver scritto un canto poetico limpido su argomento difficile è riproiettato nell'immagine dei medici che, per dare una medicina amara che cura il corpo, per renderla più gradevole al gusto dei bambini ricoprono il bordo del bicchiere con miele e zucchero. Lucrezio, da MEDICO DELL'ANIMA, fa la stessa cosa; è consapevole che sta proponendo una dottrina amara e difficile da comprendere infatti, per fare ciò ha scelto di utilizzare la POESIA, più gradevole rispetto alla prosa. 72 Bretagna, sconfitti in battaglie terrestri e navali condotte da Tito Labieno, sono decimati e venduti come schiavi; gli aquitani, alleati dei veneti, vengono sottomessi da Publio Crasso. L’ultima campagna termina a inverno già iniziato con la sottomissione dei mòrini e dei mènapi, stanziati nelle odierne Fiandre. Libro IV (55). Sono raccontate le spedizioni contro i germani e contro i britanni. Cesare interviene al nord su richiesta dei mènapi il cui territorio era stato invaso dalle orde germaniche degli usipeti e dei tencteri. Annientati presso Aquisgrana, Cesare, per fare un’azione dimostrativa, insegue i superstiti attraversando il Reno su un ponte costruito in soli dieci giorni e devasta il territorio dei sicambri. È introdotta una breve digressione sui costumi dei germani e sulla loro tribù più potente e bellicosa, i suebi.Tornato in Gallia Cesare allestisce una spedizione oltre la Manica contro i britanni, che avevano aiutato i galli, ma senza molto successo per lo scarso numero di soldati impiegati e per una tempesta che distrugge parte delle navi. Dopo un mese è costretto al ritorno in Gallia. Libro V (54). Tratta della seconda spedizione in Britannia. Nell’inverno Cesare fa costruire una nuova flotta e in primavera riattraversa la Manica con 800 navi, 5 legioni e 2000 cavalieri; penetra nell’interno dell’isola e scon- figge ripetutamente le tribù guidate da Cassivellauno, spingendole a nord del Tamigi. Inizia la rivolta delle tribù della Gallia del nordest, che assediano le legioni romane sparse nei vari insedia- menti invernali. Gli eburioni, guidati da Ambiorìge, annientano 15 coorti ro- mane. Libro VI (53). Tratta delle operazioni militari contro Ambiorìge e gli alleati trèviri e menapi. Con 10 legioni, Cesare inizia la campagna contro gli insorti sconfiggendo i trèviri, i senoni, i menapi e altre tribù. Attraversa il Reno per intimidire i suebi che aiutavano gli insorti. Nella narrazione introduce un nuovo e più ampio excursus sugli usi, costumi e ordinamenti dei galli e dei germani. Con assalti continui stermina quindi gli eburoni, senza riuscire a catturare Ambiorìge. Libro VII (52). Narra la grande insurrezione generale dei galli guidata da Vercingetorige, re degli arverni La situa- zione dei romani, sparsi nei vari accampamenti, si fa critica. Cesare accorre dalla Cisalpina in pieno inverno, distrugge Cenabum (Orléans) e Avaricum (Bourges), assedia senza successo Gargovia, capitale degli arverni. Gli edui aderiscono alla rivolta e Cesare, ricongiuntosi con difficoltà con le legioni del luogotenente Labieno, si ritira verso la Provenza. Vercingetorige, cercando di impedirgli la ritirata, si lascia coinvolgere in una battaglia campale e, sconfitto, si rinchiude in Alesia (Alise-Sainte Reine, in Borgogna) che viene da Cesare assediata e cinta da poderose fortificazioni e alla fine presa per carestia. Vercingetorige viene catturato. (050) COMMENTARII DE BELLO GALLICO 1,1 [La Gallia nel suo complesso è divisa in tre parti, di cui una l‟abitano i Belgi, un‟altra gli Aquitani, la terza quelli che nella loro lingua si chiamano Celti, nella nostra Galli. Tutte queste popolazioni differiscono tra loro per lingua, istituzioni, leggi. Il fiume Garonna divide i Galli dagli Aquitani, la Marna e la Senna dai Belgi. Di tutte queste popolazioni i più valorosi sono i Belgi, perché sono i più distanti dall‟elegante civiltà della provincia e i commercianti raramente si recano da loro e importano quei prodotti che servano a indebolire gli animi, e sono i più vicini ai Germani, che abitano oltre il Reno, con i quali sono costantemente in guerra. E per questa ragione anche gli Elvezi precedono per valore il resto dei Galli, poiché quasi ogni giorno si trovano a combattere contro i Germani, o quando li tengono lontani dal loro territorio o quando a loro volta portano la guerra nel territorio di quelli. Tra queste la parte che – si è detto – occupano i Galli inizia dal fiume Rodano, è delimitata dal fiume Garonna, dall‟Oceano, dal territorio dei Belgi, tocca anche dalla parte di Sequani e degli Elvezi il fiume Reno, è esposta verso nord. I Belgi iniziano dall‟estremo territorio della Gallia, si estendono fino alla parte inferiore del fiume Reno, sono orientati a nordest. L‟Aquitania si estende dal fiume Garonna ai monti Pirenei e a quella parte dell‟Oceano che bagna la Spagna; è orientata a nord-ovest.] Giulio Cesare andando in Provenza definì i Galli come i combattenti più valorosi perchè sono distanti dalla 75 Provenza, loro provincia, e perchè sono sempre in guerra con i Germani. (051) COMMENTARII DE BELLO GALLICO 7,87-89 [Cesare dapprima manda il giovane Bruto con delle coorti, poi con altri il legato Gaio Fabio; infine egli personalmente, dal momento che il combattimento era più violento, conduce al soccorso dei reparti freschi. Ristabilita la situazione e respinti i nemici si dirige alla posizione dove aveva mandato Labieno; fa uscire quattro coorti dal fortilizio più vicino, ordina che parte dei cavalieri lo segua, parte giri intorno alle fortificazioni esterne e attacchi il nemico alle spalle. Labieno, visto che né i terrapieni né le fosse potevano arrestare la violenta pressione dei nemici, radunate trentanove coorti che il caso gli offriva ritirate dai vicini presidi, comunica con dei messi a Cesare quale operazione ritiene di dover eseguire. Cesare si affretta per trovarsi sul luogo del combattimento. 88. Riconosciuto al suo arrivo dal colore del mantello, che per abitudine portava come un‟insegna nei combattimenti, visti gli squadroni di cavalleria e le coorti, cui aveva ordinato di seguirlo, poiché dalle alture si scorgevano bene le posizioni romane site sul pendio e nella valle, i nemici attaccano battaglia. Levato il grido da entrambe le parti, un altro grido risponde dalla palizzata e da tutte le fortificazioni. I nostri, lasciate le aste, combattono con le spade. Repentinamente appare alle spalle la cavalleria; altre coorti si avvicinano. I nemici volgono in fuga; i cavalieri affrontano i fuggiaschi: avvenne una grande strage. Viene ucciso Sedullo, comandante e capo dei Lemovici; l‟arverno Vercassivellauno viene catturato vivo dopo la fuga; vengono portate a Cesare settantaquattro insegne militari; di così gran moltitudine pochi si ritirano salvi dal campo. Dalla città scorsero la strage e la fuga dei compagni: disperando della salvezza ritirano le truppe dalle fortificazioni. Giunta questa notizia i Galli del campo esterno si danno subito alla fuga. Che se i soldati non fossero stati sfiniti per i continui interventi e per la fatica di un giorno intero, tutte le truppe nemiche avrebbero potuto essere distrutte. Verso mezzanotte la cavalleria, inviata all‟inseguimento, raggiunse la retroguardia nemica: un gran numero di nemici fu preso e ucciso, i rimanenti si disperdono nella fuga verso i loro paesi. 89. Il giorno dopo Vercingetorige, convocato il consiglio, dichiarò che egli aveva intrapreso questa guerra non per sua utilità, ma per la libertà comune e, poiché bisognava cedere alla sorte, egli si metteva a loro disposizione per l‟una o l‟altra delle due cose: sia che volessero dare soddisfazione ai Romani con la sua morte sia che preferissero consegnarlo vivo. Si mandano a trattare di queste cose degli ambasciatori a Cesare. Egli comanda di consegnare le armi, di presentare i capi. Prende posto sulla linea fortificata davanti al campo: là vengono presentati i capi, Vercingetorige è consegnato, le armi vengono gettate. Lasciati da parte gli Edui e gli Arverni, per tentar di recuperare per mezzo loro le due nazioni all‟alleanza con Roma, distribuì i rimanenti prigionieri a tutto l‟esercito uno per ogni soldato a titolo di preda.] ANALISI: Qui Cesare parla di se in terza persona, vuole cercare di far apparire il testo in maniera più obiettiva. Decimo Giunio Bruto è (fratello di uno dei congiurati che lo uccideranno). Racconta della battaglia di Alesia, fine della Guerra Gallica in cui ci sarà una strage di nemici e tutto il territorio gallico sarà annesso a Roma. Gusto per l’etnografia, descrizione dei popoli di quei luoghi, discorsi diretti, elementi che contribuiscono a rendere il commentario un genere letterario “COMMENTARII DE BELLO CIVILI” = la guerra civile 76 TRE LIBRI che trattano gli avvenimenti degli anni 49-48 a.C. Trattano dal passaggio del Rubicone all’inizio della guerra alessandrina e alla morte di Pompeo. Il titolo dell’opera era probabilmente G. Iulii Caesaris commentarii rerum gestarum, completato dal sottotitolo belli civilis. guerra civile a Roma; scoppiata quando inizia lo scontro tra CESARE E POMPEO: secondo Pompeo – Cesare deve dismettere ogni sua carica e tornare a Roma senza alcuna carica e diventare solo un cittadino comune. Cesare rifiuta, scoppia la guerra. Torna a Roma, Pompeo si organizza e fugge per evitare lo scontro, viaggia verso Oriente, Cesare lo insegue e si arriva allo scontro decisivo nel 48 nella battaglia di Farsalo con Cesare vincitore. Pompeo fugge, arriva fino in Egitto e viene tradito e ucciso da un traditore. Quando Cesare arriva gli viene offerta la testa di Pompeo in una cesta, quando la vede, piange e uccide chi lo uccise il suo nemico. Tendenze politiche: Cesare colpisce la classe dirigente che rappresenta come corrotti. Novità rispetto al ‘de bello gallica’: usa l’arma della satira contro i suoi avversari, tra cui Catone, per sminuire le parole che uscivano dalla sua bocca come la giustizia, la libertà o l’onestà, affermando che questi valori derivano da un sentimento di rancore personale o avidità di guadagno. Rassicurazione: la propaganda aristocratica dipingeva Cesare come uomo rivoluzionario, continuatore dei Gracchi o di Catilina. Vuole invece mostrarsi come colui che si è mantenuto rispettante delle leggi rispetto ai suoi nemici. Destinatario: strato medio e ben pensante dell’opinione pubblica romana e italica, che vede nei pompeiani i difensori della costituzione repubblicana e della legalità, e teme invece sovvertimenti sociali. Pax e clementia: concetto di pace, rispetto alla guerra che veniva espressa solo per via del rifiuto di trattative serie da parte dei pompeiani. La clemenza di cesare è verso i vinti, contrapposta alla crudeltà degli avversari. Ob: rassicurare la popolazione ed elevare la fedeltà e il valore dei propri soldati Figura di cesare: si presenta come colui che muove le sue azioni nel solco delle leggi, un politico moderato. LIBRI: Libro I. Nei primi capitoli viene esposta la situazione politica di Roma; segue il passaggio del Rubicone, la conquista d’Italia, la fuga di Pompeo. Vengono trat- tati poi l’assedio di Marsiglia, la guerra in Spagna con la vittoria sui legati di Pompeo, Afranio e Petreio a Ilerda (oggi Lerida). Libro II. Si narra la fine dell’assedio di Marsiglia, la resa delle ultime legioni pompeiane comandate da Varrone. Segue la sconfitta e la morte del luogote- nente di Cesare, Curione, nella campagna militare in Africa contro i pompeiani e il loro alleato Giuba di Numidia. Libro III. Si raccontano la guerra di Cesare contro Pompeo, in Epiro e in Tessaglia, la battaglia di Farsalo, l’inseguimento di Pompeo in Egitto, il suo assassinio da parte di Tolomeo, l’intervento di Cesare che rimette sul trono Cleopatra e l’inizio della guerra alessandrina. (052) COMMENTARII DE BELLO CIVILI 1, 6-7 [Nei giorni seguenti il Senato si riunisce fuori di Roma. Pompeo ripete ciò che aveva già fatto conoscere per bocca di Scipione; loda il coraggio e la fermezza del Senato ed enumera le proprie forze; dice di avere dieci legioni pronte e inoltre di sapere per certo che i soldati di Cesare sono pieni di risentimento contro il loro comandante e che è impossibile indurli a difenderlo o almeno a seguirlo. Sulle altre faccende si apre la discussione: si facciano le leve in tutta Italia; si mandi il propretore Fausto Silla in Mauritania; si finanzi Pompeo col denaro del pubblico erario. Si discute anche la proposta che riguarda il re Giuba, che cioè sia dichiarato alleato e amico; Marcello dice che per il momento egli non lo permetterà; e in quanto a Fausto oppone il suo veto il tribuno delle plebe Filippo. Sulle altre questioni si emettono senatoconsulti; si danno le province a cittadini privati: due consolari e il resto 77 1) La guerra contro Giugurta 2) Congiura di Catilina Nell’introduzione delle opere su Catilina e Giugurta Sallustio sostiene che la conoscenza della storia è fondamentale per un uomo politico; per questo egli si è messo a scrivere opere storiche, quando ha lasciato la vita attiva a causa della corruzione che aveva messo in crisi la società e le istituzioni repubblicane. Giustifica così con ragioni di ordine etico il suo ritiro dalla politica per dedicarsi all’otium dello scrittore 1)Historiae → narrazione continua 2) Congiura di Catilina e nella Guerra giugurtina → genere monografico. La caratteristica principale della monografia è quella di mettere a fuoco un singolo problema, che emerge da uno sfondo storico organico. È proprio questo che fa Sallustio: le sue due monografie ritagliano, nel percorso storico della repubblica romana, due episodi per lui densi di significato, uno vicino nel tempo e uno un po’ più lontano, indagati nella loro circoscritta autonomia e assunti come paradigmatici. La Guerra giugurtina riguardava un episodio della fine del sec. II, una guerra protrattasi per ben 6 anni per incompetenza e corruzione. Entrambi gli avvenimenti sono assunti da Sallustio come meritevoli di indagine, in quanto sintomatici di quella degenerazione del costume politico esplosa, durante la vita dell’autore, nell’ultima grave crisi sociale e istituzionale della repubblica. Per Sallustio le premesse di tali crisi erano da ricercarsi nella vittoria definitiva su Cartagine; la distruzione della città punica aveva eliminato un pericoloso nemico esterno, la cui esistenza aveva agito da collante per la comunità. Dalla definitiva sconfitta di un nemico così temuto era iniziata la decadenza di Roma per la caduta della tensione morale, in particolare dell’aristocrazia, che si era accompagnata all’eclisse dei valori del mos maiorum. E Sallustio, un “democratico”, assegna una parte di rilievo nel processo di decadenza al dittatore aristocratico Silla 1- LA GUERRA CONTRO GIUGURTA; è una monografia , in 114 capitoli, che come ARGOMENTO: la guerra contro Giugurta (111-105), re dei Numidi(111-106 a.C.). Scritta negli anni 41- 40, presenta complessità e articolazione maggiori rispetto alla Congiura di Catilina. Inizia con una introduzione di carattere morale che segue il ritratto di Giugurta: un uomo coraggioso ma senza scrupoli, che sarebbe prono ad assassinare i parenti e corrompere i senatori romani o il coonsole africano, per ottenere una pace favorevole. Qui viene affrontato il tema dell’incapacità della nobilitas corrotta, a difendere lo stato, e insiste sulla prima resistenza vittoriosa dei populares. La narrazione è continuamente interrotta da varie digressioni: discorsi, lettere, ritratti di personaggi, descrizioni geografiche e racconti mitici. Questi excursus precisano il carattere dei protagonisti e definiscono le idee politiche e i criteri seguiti dall’autore. A questo proposito grande rilievo hanno i discorsi di Memmio, il tribuno che aveva condotto a Roma Giugurta perché testimoniasse contro i senatori corrotti, e di Mario, nei quali si ha un violento attacco all’aristocrazia che, prolungava una guerra redditizia per le tasche dei senatori dissanguando le casse dello Stato e il popolo. In contrapposizione, Sallustio esalta i democratici “uomini nuovi”, e il trionfo di Mario, il migliore dei populares, rappresenta per lo storico l’inizio di una possibile nuova era. La guerra in Africa e la lotta dei partiti a Roma si intersecano e formano un quadro del momento storico. Come Catilina, anche Giugurta è un personaggio negativo, ma non è statico come Catilina che rimane sempre uguale a se stesso: Giugurta è figura più complessa, la cui personalità si delinea e si sviluppa via via nel corso dell’opera. 80 (053) BELLUM IUGURTHINUM *le parentesi in grassetto sono note aggiuntive di analisi al testo [Tra le varie attività che si esercitano con l‟ingegno, la più utile di gran lunga è la rievocazione degli avvenimenti passati: molti già ne hanno decantato i pregi, perciò ritengo sia meglio che non mi dilunghi su questo argomento, anche perché qualcuno potrebbe pensare che con l‟elogio di ciò che forma oggetto dei miei interessi io intenda esaltare me stesso. Inoltre ho stabilito di vivere lontano dalla vita pubblica; quanto a coloro che definiscono oziosa una fatica nobile e utile come questa, per conto mio sono quelli che considerano attività altamente utile ingraziarsi la plebe e sollecitarne i favori a furia di banchetti; ma se considerassero quali personalità non riuscirono a raggiungere le cariche ai tempi in cui ne fui investito io e di quale livello fossero gli individui che ebbero accesso al Senato in seguito si convincerebbero che ho avuto ragione a mutare i miei propositi e non fu per ignavia; ché, anzi, verrà maggior profitto alla Repubblica dal mio disimpegno che dall‟affaccendarsi di tanti altri. Spesso ho infatti udito narrare che Quinto Massimo, Publio Scipione e altri personaggi insigni della nostra città solevano dire che nulla accendeva l‟animo loro alla virtù quanto la vista dei ritratti degli avi. Non era la cera né le effigi a provocare quella emozione, ma la memoria delle imprese; essa alimentava in petto a quei magnanimi una fiamma che non si estingueva se non quando con i propri meriti avevano eguagliato la fama di quelli. Ma, con i costumi vigenti,(si ritorno all’attualità) c‟è forse qualcuno che aspiri a superare i suoi avi nell‟austerità, nel lavoro piuttosto che nelle ricchezze e gli sperperi? (critica feroce della degenerazione morale della politica) Persino gli uomini nuovi (tra cui lui) che solevano esser migliori dei nobili per le doti dell‟animo (=OMINES NOVI coloro che venivano da famiglie che non avevano ricoperto cariche, una volta che facevano il corsus honorum erano per merito e non per appoggi della loro faiglia erano per questo nobili, bravi per il loro lavoro e non per la prestigia familiare) oggi cercano di procurarsi cariche e comandi non con la buona condotta, ma per vie traverse, con mezzi disonesti (homines novi anche loro adesso si erano procurati le cariche con mezzi disonesti) come se la pretura, il consolato e cariche del genere fossero illustri e insigni per se stesse e non ritenute tali per i meriti di quelli che le rivestono. (critica alla politica che varca i millenni, potrebbe essere attuale nel 21 secolo: è piu importante la carica piuttosto chi la copre) Ma invero troppo mi sono allontanato dall‟argomento: il fatto è che il modo di vivere dei miei concittadini mi offende e mi disgusta. Torno dunque al mio proposito.] (=proposito è quello di scrivere di storia, come abbiamo visto, perche in questo modo ritiene che puo contribuire ad animare i sentimenti dei suoi concittadini nel momento in ui la politica ha un aposizione grave. Ob: MORALE, come Catone) [5] [Intendo scrivere la guerra condotta dal popolo romano contro Giugurta re dei Numidi, (Numidia, quella stessa regione da cui veniva Massimissa) primo perché fu aspra e accanita e di alterne vicende, (motivo per cui vuole raccontarae queste guerre)poi perché allora per la prima volta si contrastò la boria dei nobili; (anticipiamo che la guerra vs Giugurta vede l’esaltazione di Gaio Mario : colui che poi avrà lo scontro poi con Silla ) questa opposizione fu causa della sovversione di tutte le leggi divine e umane e pervenne a tale grado di accanimento che solo la guerra e la devastazione dell‟Italia pose fine alle guerre civili. (opposizione tra i nobili, rapp da Pompeo, e i “populares”, partito di cesare) Ma prima di dare inizio a questo racconto, mi rifarò indietro per rammentare alcuni avvenimenti precedenti, che renderanno più chiaro ed evidente ciò che avvenne. Nella seconda guerra punica, nel corso della quale Annibale, alla testa dei Cartaginesi, aveva logorato le forze dell’Italia coma mai da quando il nome di Roma era salito alla sua grandezza, il re dei Numidi, Massinissa, per essersi distinto in molti e gloriosi fatti d‟arme, fu ammesso alla nostra amicizia da Publio Scipione, poi, per le sue gesta soprannominato l’Africano. Sconfitti i Cartaginesi (a Zama nel 202) e catturato Siface, che possedeva in Africa un vasto e potente impero, il popolo romano concesse in dono al re (Massimissa) tutte le città e i territori che aveva conquistati con il suo braccio. 81 L‟amicizia di Massinissa restò ferma e fedele ai Romani; ma con la sua vita finì anche il suo impero. In seguito, essendo morti per malattia Mastanabale e Gulussa, suoi fratelli, il figlio di Massinissa, Micipsa, restò solo sul trono. Egli (Micipsa) aveva due figli, Adebale e Iempsale e allevò in casa con lo stesso affetto Giugurta, figlio di suo fratello Mastanabale: perché era nato da una concubina, Massinissa l‟aveva lasciato in disparte. [6] [Giunto all‟adolescenza, Giugurta, gagliardo, attraente e soprattutto di intelligenza vivace, non si lasciò andare all‟inerzia, al lusso, ma – come usano laggiù – cavalcava, lanciava il giavellotto, faceva gare di corsa con i coetanei; era il più bravo di tutti, eppure tutti gli volevano bene. La maggior parte del tempo la trascorreva a caccia ed era sempre il primo o tra i primi a colpire il leone e altre fiere; faceva moltissimo e parlava pochissimo di sé. Sulle prime, Micipsa gioiva all‟idea che i meriti di Giugurta avrebbero dato lustro al suo regno; poi, considerando la propria età e quella dei teneri figli, si rese conto che il giovane si faceva di giorno in giorno più forte. Ne provò un vivo turbamento; rifletté a lungo tra sé: lo sgomentava la natura umana, avida di comandare e decisa a soddisfare quell‟intimo desiderio, e poi la sua età, quella dei figli, tutti elementi atti a traviare con la prospettiva di successo anche l‟uomo più alieno da ambizione. Constatava, infine, l‟immensa popolarità di Giugurta tra i Numidi: se con l‟insidia avesse fatto scomparire un tal uomo, c‟era da temere che sarebbe scoppiata una rivolta o una guerra.] Quando Micipsa muore, giugurta sottrae il regno ai leggittimi discendenti, roma cerca di mettere sul trono i leggittimi pretendenti, ne nasce una guerra vs Giugurta che dura dal 111 al 105, cosi tanto solo perche i nobili che vengono inviati come generali per fare questa guerrra si lasciano in molti casi corrompere da Giugurta. Quindi la guerra ha una svolta positiva solo quando nelle guere viene eletto Gaio Mario, homo novus.] 2- CONGIURA DI CATILINA; La Congiura di Catilina è il primo lavoro storico di Sallustio, una breve monografia in 62 capitoli, scritta tra il 43 e il 42, che narra le vicende della rivolta di Catilina contro le istituzioni repubblicane per impossessarsi del potere che non era riuscito a conseguire legalmente. La congiura è scoperta soprattutto per l’azione di Cicerone; muore lo stesso Catilina. TEMA e ANALISI della monografia: illumina il punto più acuto della crisi Romana. Prima parte: indagine delle cause morali – storiche – piscologiche – storiche della congiura, presentando un quadro della società romana decadente e corrotta. Segue quindi il ritratto psicologico di Sempronia, Cesare, Catone e, soprattutto il protagonista, Catilina --> uomo aristocratico corrotto, sullo sfondo di una decadenza dei costumi romani e l’accrescersi della potenza dell’impero sulla base dello sperperare di lusso e ricchezze. Cosa accade? La nobilitas, sotto i timori di un possibile complotto, decide di affidare il consolato ad Antonio e a Cicerone (homo novus) Catilina viene sconfitto nelle elezioni consolari, dopo aver cercato di radunare un esercito insieme a Manlio, e compie alcuni attentati nella vita di Cicerone, che vanno a vuoto. Cicerone ottiene dal senato i poteri per soffocare la ribellione; l’8 novembre del 63 accusa apertamente Catilina in senato (I Catilinaria). Così Catilina fugge da Roma, e raggiunge Manlio ed il suo esercito; il senato dichiara entrambi nemici pubblici. A questo punto Sallustio interrompe la narrazione ed introduce un excursus sui motivi della degenerazione della vita politica e sulle condizioni che hanno favorito l’attività di Catilina. 82 Sallustio prende come modello di metodo lo storico greco Tucidide, ma si distingue da lui sia perché ricerca le cause dei processi storici e delle azioni dei singoli in motivi di ordine etico, sia per la visione cupamente pessimistica degli avvenimenti, che lo induce a digressioni “archeologiche” sul bel tempo passato. Ma, come Tucidide mette a fuoco le cause degli avvenimenti e l’analisi psicologica dei protagonisti. Lo stile sallustiano presenta una sintassi libera, in cui compaiono asimmetrie, antitesi, grecismi, termini dotti e antichi. È uno stile vigoroso e appassionato, austero e maestoso, che ha il modello nel Catone delle Origines. Incisivi e vibranti sono i discorsi: splendidi, nella Congiura di Catilina, quelli contrapposti di Cesare e Catone: il primo contrario, in nome della legalità, all’immediata condanna a morte dei congiurati, il secondo favorevole a essa in nome del rigore morale. Intensi e psicologicamente penetranti so- no poi i ritratti dei protagonisti, tra cui celeberrimo è quel- lo di Catilina. Con Sallustio chiudiamo la Fase Cesariana della letteratura latina ed entrare, nell’Età Augustea che vede come figura dominante Gaio Giulio Cesare Ottaviano. INTRODUZIONE DELL'ETA' AUGUSTEA (Virgilio, Orazio, L’elegia d’amore di Tibullo e Properzio, Ovidio, Livio) Il ritorno della pace, dopo il lungo periodo di guerre civili, è aperta dall’operazione politica di distensione di Augusto → periodo di maggiore splendore della civiltà romana. Tutti i personaggi più importanti di Roma partecipano in prima persona alla vita culturale, a partire dallo stesso Augusto, oratore e scrittore. La letteratura trova perciò le condizioni più favorevoli per il suo sviluppo. I collaboratori del principe si occupano di un progetto politico-culturale; fondere i tempi nuovi con il recupero delle tradizioni passate. L’accentramento del potere nelle mani di un solo uomo ha come risultato la decadenza dell’oratoria politica che si riduce al campo giudiziario. I più grandi scrittori dell’epoca si esprimono in piena autonomia, anche se condividono nel complesso le linee generali del disegno di Augusto. Virgilio la lezione della poesia greca,da Omero agli alessandrini, si fonde con il recupero della tradizione e la coscienza della grandezza di Roma,in una visione incentrata su una profonda sensibilità religiosa che si interroga sul significato della vita dell’uomo e del suo destino. Senso della misura, ironia, indulgenza umana si esprimono con assoluta perfezione formale in Orazio, la cui lirica riflette brillantemente la nuova età. Sorge e fiorisce anche l’elegia, genere già in uso nel mondo ellenistico, ma profondamente rinnovato e originale nei contenuti, specie nell’erotismo languido di Tibullo e in quello appassionato di Properzio.I versi di Ovidio sono ispirati da una gamma amplissimadi contenuti, dalle galanterie amorose e senza inibizioni alle fantasie caleidoscopiche del mito. Livio, il massimo prosatore dell’età augustea, seguendo il genere annalistico, ripercorre nella sua opera vastissima tuttala storia di Roma, ricercando le premesse della grandezza del presente nella venerabile maestà del passato. SFONDO STORICO LA POLITICA DI AUGUSTO : La battaglia di Azio (31 a.C.), con la sconfitta di Antonio, conclude la lunga fase delle guerre civili e consegna nelle mani di Ottaviano tutto l’impero romano. Il regime di Augusto (sostanzialmente monarchico), rappresenta 85 un fatto nuovo per i romani → Ottaviano vuole ottenerne il consenso presentandosi come il restauratore della pace e dell’ordine, + come colui che fa risorgere le libertà repubblicane e ripristina i vecchi morali tradizionali ormai degenerati grazie al ritorno al mos maiorum. È insomma un innovatore che vuole apparire conservatore. LA CULTURA E L’ARTE: L’età di Augusto abbraccia la produzione letteraria dal 43 a.C., data della morte di Cicerone e della nascita del secondo triumvirato (con Ottaviano, Antonio e Lepido), al 17 d.C., anno della morte di Ovidio e di Livio (Augusto era già morto nel 14 d.C.). Per realizzare il processo di riassetto e sviluppo dello Stato romano, Augusto si circonda di validissimi collaboratori, che sono anche amanti delle lettere. A Cilnio Mecenate e a Valerio Messalla affida la promozione delle arti e della cultura; Roma è abbellita con costruzioni come l’Ara Pacis, il Pantheon, il Foro di Augusto; statue del princeps e di altri importanti personaggi decorano la capitale e tutte le città dell’impero. Nel 39 a.C. Asinio Pollione fonda la prima biblioteca pubblica, cui segue, nel 28 e nel 23 a.C., l’inaugurazione di altre due, una annessa al tempio di Apollo Palatino, l’altra nel portico di Ottavia Augusto, anch’egli autore del Monumentum Ancyranum, un elenco delle sue imprese di pace e di guerra, si avvale di validissimi collaboratori cui affida la protezione delle arti e delle lettere e, implicitamente, il compito di avvicinare gli intellettuali al nuovo regime. In questo senso sono determinanti i circoli letterari di Mecenate (Arezzo ca 70 - Roma 8 a.C), il maggior collaboratore di Augusto, del quale entrano a far parte i maggiori poeti dell’età augustea (Virgilio, Orazio, Properzio); di Messalla Corvino (64 a.C. - 8 d.C.), che accoglie, fra gli altri, Tibullo, il giovane Ovidio, Ligdamo e la poetessa Sulpicia; di Asinio Pollione (Roma 76 a.C. - 4 d.C.), al quale si devono la prima biblioteca pubblica di Roma e l’intro- duzione delle recitationes, pubbliche letture di poesie. Nel volgere di pochi anni si ha una serie irripetibile di capolavori, in cui la poesia è la dominatrice assoluta. Terminata la stagione drammatica, anche l’eloquenza decade. Sono di moda le declamationes e le recitationes. CRONOLOGIA: Età più importante della storia della letteratura latina perchè in quest'epoca nacquero i POETI (non prosatori) della letteratura latina. 42 a.C): Battaglia di Filippi in cui vengono uccisi e sconfitti i Cesaricidi (Antonio e Ottaviano sconfiggono chi uccise Cesare: Bruto e i suoi seguaci) Antonio e Ottaviano devono ricompensare i veterani coinvolti in questa vittoria perciò iniziarono ad assegnarli delle TERRE; Iniziò il fenomeno dell'esproprio delle terre che vennero tolte ai legittimi proprietari. Per via di questa spartizione nasce un attrito tra OTTAVIANO e LUCIO (fratello di Antonio); Lucio cavalca il malcontento degli italici che persero le loro terre. Questo attrito si risolse con la Guerra di Perugia (40 a.C) con la sconfitta del fratello di Antonio. 40 a.C) Anno anche della Pace di Brindisi suggellata con il matrimonio di Ottavia (sorella minore di Ottaviano). 38 a.C) Il triumvirato viene conservato per altri 5 anni; Lepido viene escluso per aver tentato di appropriarsi della Sicilia. Rimangono così: Antonio con l'Oriente (Egitto + Cleopatra) e Ottaviano con l'Occidente. Nasce uno scontro tra i due fratelli, tra Oriente e Occidente: tra due esponenti politici notevolmente acclamati. -Ottaviano riesce a portare il Senato dalla sua parte proclamando Cleopatra nemica pubblico = sfida diretta per Antonio 31 a.C) 86 Scontro decisivo; guerra civile ad Azio (Albania); battaglia navale con vincitore Ottaviano 30 a.C) L'Egitto, regione governata da Cleopatra e Antonio, viene dichiarata provincia di Roma; provincia particolare perchè è di pertinenza diretta di Ottaviano (non viene assegnato da un pretore/console) e assegna l'incarico di governatore a un prefetto: CORNELIO GALLO (primo prefetto d'Egitto) 29 a.C) Celebra il trionfo di Azio 27 a.C) Gli viene decretato il titolo di “AUGUSTO”= venerabile e prestigioso per aver messo fine alle guerra civile. 26 a.C) Cornelio Gallo si suicida dopo esser caduto in disgrazia con Agusto 23 a.C) Periodo del Principato: Ad Augusto gli viene assegnato il VETO per bloccare le decisione del Senato che non gradiva. Da qui possiamo definirlo un “IMPERATORE” e questo periodo è chiamato “PRINCIPATO” Augusto da questo momento in poi sarà Imperatore fino al 14 d.C, anno della sua morte. Lascia come testamento il “RES GESTE”; un'opera letteraria che racconta le sue gesta. Questa è l'epoca più importante per la letteratura latina. VIRGILIO Virgilio è uno dei più grandi poeti dell’antichità classica e tra i maggiori di ogni tempo, e fu l’interprete più significativo dell’età di Augusto. Dante lo definì “Maestro di color che sanno” e il suo grande poema, l’Eneide, rigenera la poesia epica e professa miti di cui la cultura occidentale si è a lungo nutrita VITA: Nasce ad Andes (vicino Mantova) il 15 ottobre del 70 a.C – Brindisi, 22 settembre del 19 a.C -58 a.C.) Studiò inizialmente a Cremona, nel periodo successivo al triumvirato, -fino al 44 a.C. Studiò a Milano e a Roma., anno in cui in cui fece ritorno ad Andes dove divenne amico di Asinio Pollone. -Nel 42) Si trasferisce a Napoli, dove si dedicò alla poesia e agli studi filosofici, abbandonando l’arte oratoria, e fu discepolo del maestro epicureo Sirone. - 42/39) produzione letteraria → Bucoliche PREMESSA STORICA; Le bucoliche furono composte in anni drammatici per la società romana, quelli successivi allo scontro di Filippi, durante i quali si cercò inesorabilmente di trovare un accordo che gettasse le basi per una pace duratura. Gli accordi spesso provocarono diverse violazioni del diritto come → la scelta, da parte dei triumviri, di confiscare grandi appezzamenti di terra dell’area padana da distribuire ai veterani di guerra come ricompensa dopo la battaglia contro Bruto e Crassio. Fu comunque un’esperienza dolorosa per Virgilio, della quale si trovano tracce nelle Bucoliche. ALLA CORTE DI MECENATE 87 [Melibeo: Titiro, tu, che stai sdraiato sotto il riparo di un ampio faggio, componi una canzone silvestre con l‟umile flauto; (= figura del poeta pastore) noi lasciamo i territori della patria e i suoi dolci campi; noi fuggiamo dalla patria;(=tema che troviamo anche dell’Ecloga 9,dialogo tra i contadini Licida e Meri) tu, Titiro, sereno nell‟ombra fai risuonare i boschi del nome della bella Amarilli. (= amata del pastore, nome già presente in Teocrito) Titiro: O Melibeo, un dio ci donò questa pace. E infatti lui sarà sempre un dio per me, spesso un giovane agnello dei nostri ovili bagnerà la sua ara votiva. Egli ha permesso che le mie greggi pascolassero e che io suonassi a piacimento l‟agreste zampogna.] PROTAGONISTI: Melibeo e Titiro 1) MELIBEO : è un piccolo proprietario terriero che ha un suo gregge di capre e un terra, che è costretto a lasciare ai veterani di Ottaviano e Antonio: Qui si delinea il fatto che i pastori vivono nell'opera vicende reali della loro realtà. 2) TITIRO: è un ex schiavo, e risponde a Melibeo che la pace che lui può godere, poiché può rimanere nella sua terra e non essere vittima dell'esproprio, la deve a una divinità*; per cui sacrificherà un agnello. 3) DIVINITA’ : probabilmente Ottaviano Augusto Noi sappiamo grazie ai commentatori antichi che TITIRO = VIRGILIO Why? Questo inizio della bucolica fa riferimento ad un episodio reale: esempio della storia che entra nella poesia Bucolica. Virgilio era di Mantova, zona sottoposta all'esproprio e il poeta riuscì in un primo momento, grazie all'aiuto di un uomo potente (il “Dio” = ovvero Ottaviano), di salvare la propria terra. (056) BUCOLICA 4, 1-25 [O Muse di Sicilia, eleviamo un po‟ la materia del canto! Non a tutti piacciono arbusti e le basse tamerici; se cantiamo i boschi, siano degni di un console. L‟ultima epoca della profezia di Cuma è giunta; nasce da capo il gran ciclo dei secoli. La Vergine ormai torna, i regni di Saturno tornano, già una nuova stirpe scende dall‟alto dei cieli. Tu, casta Lucina, sii propizia al nascituro, per cui per la prima voltà finirà il periodo delle guerre e si alzerà l‟età dell‟oro; già il tuo Apollo è sul trono. Sotto il tuo consolato, o Pollione, del resto, inizierà quest‟età gloriosa e lo scorrere dei mesi felici; mentre sei al potere, il vano ricordo delle nostre colpe libererà le terre dalla paura eterna. Quello sarà come un dio, e vedrà eroi mescolati agli dei, e lui stesso sarà visto in mezzo a loro, e governerà un mondo pacificato con le virtù dei padri. Ma per te, fanciullo, la terra non coltivata darà come primi piccoli regali le edere flessibili e la baccara e la colocasia mischiata all‟acanto ridente; per te farà sbocciare fiori vezzosi come culla. Le caprette porteranno mammelle stracolme di latte, e le mandrie non temeranno i vigorosi leoni; e la serpe morirà e morirà anche l‟erba ingannevole e velenosa; ovunque spunterà l‟amomo assiro.] La quarta Ecloga è diversa dalle altre Why? 90 Perché ha un tono profetico e soprattutto nulla a che fare col mondo pastorale. Virgilio annuncia l'avvento di un nuovo ciclo cosmico, che riporterà nel mondo la mitica età dell'oro. L'inizio dell'era coincide con la nascita di un “puer" prodigioso, che durante la sua vita realizzerà una rinnovata età di pace, fertilità e felicità. L'ecloga mostra una spiccata aspirazione al cambiamento, a quel rinnovamento totale di un mondo avvertito come vecchio, concezione che andava serpeggiando nella società romana del tempo. Il puer potrebbe essere il figlio di Asinio Pollone, un figlio di Ottaviano (Giulia), il simbolo di una generazione aurea o il Messia (Bambino Gesù, nell’interpretazione medievale). Analisi: 1) “O Muse di Sicilia” : Teocrito, poeta greco nacque nel 315 a.C a Siracusa. 2) Teocrito è il primo ad aver creato la poesia bucolica Le differenze tra la poesia bucolica di Teocrito e Virgilio si basano sull'ambientazione: A) Teocrito = Idilli che descrivono la Sicilia; terra di luce, sole B) Virgilio = Bucoliche che descrivono Mantova; terra di ombra, pianura padana 3) “Sotto il tuo consolato, o Pollione” : componimento dedicato al console del 40 a.C: Asinio Pollione che lo aiutò con l'esproprio 4) “la profezia di Cuma è giunta” : Fa riferimento a Cuma → dove era presente il tempio di Apollo, con Sibilla = sacerdotessa di Apollo profeta. La profezia della Sibilla cumana dice che sarebbe finita l’età del ferro (età delle guerre) secondo il mito dell’età: ogni fase dell’umanità corrisponde a un diverso metallo : oro- argento e ferro in modo ciclico 5) “Momento di rinascita” → si ricollega al mito della VERGINE ASTREA: Figlia di Zeus e Teti; Dea della Giustizia. Astrea scese sulla terra nell’età dell’oro, diffondendo bontà e giustizia. Ma disgustata dalla degenerazione morale del genere umano, si rifugiò nelle campagne (dove i valori venivano ancora conservati) ma, Astrea anche quando la campagna iniziò il suo ciclo di declino e l'uomo iniziò a macchiarsi di colpe, decise di allontanarsi dalla Terra diventando una costellazione (Vergine) 6) Astrea torna successivamente sulla Terra e con essa porta il regno di “SATURNO” -SATURNO = identificato come il Dio che governa nell'età nell'oro, età paradisiaca della Terra in cui la Natura produce da sola. 7) “Tu casta LUCINA” : Lucina = dea della luce “di chi viene alla luce” e che presiede le partorienti (Dea Diana o Giunone); 8) si parla di un “nascituro”; un bambino che sta per nascere e che porterà di nuovo l'età dell'oro. 9) La nascita di questo “QUER”; avviene mentre Pollione è console. POLLIONE: A lui è dedicata la terza, quarta e ottava bucolica; uomo politico ma anche letterato, che appoggia Virgilio all'inizio della sua carriera. Nel 39 a.C fondò la prima biblioteca pubblica; fu un celebre oratore e avversario e denigratore di Cicerone. Fu un tragediografo e poeta, amico di Virgilio che lo appoggerà sempre. 10) “sei al potere, il vano ricordo delle nostre colpe libererà le terre dalla paura eterna.” : Virgilio si riferisce alla pace di Brindisi del 40 a.C., il momento in cui Antonio e Ottaviano si ricongiungono, e Antonio sposa Ottavia. 11) “Sarà come un Dio” : il nascituro sarà un eroe, come un Dio, arriverà e ristabilirà la pace garantendo un mondo dove governa Saturno e la pace. 91 12) “Ma per te, fanciullo, la terra non coltivata darà come primi piccoli regali le edere flessibili e la baccara e la colocasia mischiata all’acanto ridente” per te la terra farà sbocciare fiori vezzosi come culla 13) “Le caprette porteranno mammelle stracolme di latte, e le mandrie non temeranno i vigorosi leoni; e la serpe morirà e morirà anche l’erba ingannevole e velenosa; ovunque spunterà l’amomo assiro”; A questo bambino la terra regalerà tutto; perchè nell'età dell'oro non servirà coltivare perchè si riprodurrà automaticamente regalando erbe e fiori vezzosi. 14) (Toni simili all'inno a Venere di Lucrezio) -Perchè è un testo importante? : Poesia che contiene riferimenti sia a livello storico ma è importante per ricercare l'identità di questo bambino: -WHO? Varie ipotesi ci riconducono al: 1) Figlio di Agamennone 2) Figlio di Ottaviano 3) Figlio di Antonio e Ottavia = questo bambino potrebbe essere il protagonista di questi veri perchè simboleggia la pace tra i due. 4) Le parole qui pronunciate da Virgilio a proposito della nascita di un fanciullo che riporterà la pace del mondo sono state lette anche in chiave cristiana ; Virgilio abbia potuto profetizzare la nascita del Cristo. Virgilio per questo motivo fu venerato cosi tanto dagli autori cristiani (pur essendo pagano) Dopo le bucoliche si dedica alle : “GEORGICHE” (37 a.C – 30 a.C) Parola dal greco che significa “agricoltore”, dedicate a Mecenate che ne fu l’ispiratore e suggeritore. Opera che appartiene al genere della POESIA DIDASCALICA → genere utilizzato anche da Lucrezio nel “De Rerum Natura” ma con argomento filosofico e non agricolo. MODELLO della poesia didascalica per Virgilio è ESIODO (con la sua opera “LE OPERE E I GIORNI”); tratta lo stesso argomento di Virgilio. Per quest'ultimo Esiodo è un modello diretto e affronta l'emulazione; quando i latini scrivono opere riprendendole da opere greche. STRUTTURA: diviso in 4 libri Ogni libro tratta un’attività specifica del contadino, divise in 2 coppie. Prima coppia; COLTIVAZIONE 1)COLTIVAZIONE DEI CAMPI: seminatura, scelta del terreno, aratura All'interno c'è una DIGRESSIONE sull'origine del lavoro e delle fatiche dell'uomo; si parla della fine dell'età dell'oro e degli uomini costretti a lavorare per produrre. Il lavoro dei campi qui viene nobilitata come virtù positiva e non viene visto in lato dispregiativo. 2)COLTIVAZIONE DELLE PIANTE: La più importante è la vite; all'interno di questo libro troviamo un'altra digressione chiamata “LAUDES CALIAE” ovvero “Lodi dell'Italia”: Elogia la terra e la fertilità della terra italica; In quello stesso periodo di Virgilio; VARRONE REATINO (colui che gestì l'ordine e la pubblicazione delle opere di Plauto) scrisse un'opera dal titolo “DE RUSTICA” che parla appunto di agricoltura. All'interno di quest'opera sono contenute delle lodi all'Italia; probabilmente dietro a tutte queste esaltazione della terra italica ci sarebbe potuto essere una richiesta esplicita di propaganda da parte di Ottaviano finalizzata allo scontro con l'Oriente. Seconda coppia; ALLEVAMENTO 3)ALLEVAMENTO DEL BESTIAME: Digressione = racconto di una peste che distrusse un bestiame nella regione del Norico (tra Austria, Slovenia e Ungheria) Argomento simile; rivaleggia con la descrizione di Lucrezio della peste ad Atene con cui concluse la sua ultima 92 Tra gli agricoltori la GIUSTIZIA (La Vergine Astrea) lasciò impressa le orme, prima di abbandonare la Terra si spostò in campagna (rispetto dei valori più mantenuto a lungo): Riferimento anche a CATONE; moralità seria della Sabina. (059) GEORGICA 4,485-527 : [E già ritraendo i passi era sfuggito a tutti i pericoli, e la resa Euridice giungeva alle aure superne, seguendolo alle spalle (Proserpina aveva posto una tale condizione) quando un‟improvvisa follia colse l‟incauto amante, imperdonabile invero, se i Mani sapessero perdonare: si fermò, e proprio sulla soglia della luce, ahi immemore, vinto nell‟animo, si volse a guardare la sua diletta Euridice. Tutta la fatica dispersa, e infranti i patti del crudele tiranno, tre volte si udì un fragore dagli stagni dell‟Averno. Ed ella “Chi ha perduto me, sventurata, e te Orfeo? Quale grande follia? Ecco i crudeli fati mi richiamano indietro e il sonno mi chiude gli occhi vacillanti. Ora addio. Vado circondata da un‟immensa notte, tendendo a te, ahi non più tua, le deboli mani” Disse e subito sparve, via dagli occhi, come tenue fumo misto ai venti, né più lo vide che invano cercava di afferrare l‟ombra e molto voleva dire; né il nocchiero dell‟Orco permise che egli attraversasse di nuovo l‟ostacolo della palude. Che fare? E dove andare, perduta due volte la sposa? Con quale pianto commuovere i Mani, quali numi invocare? Ella certo navigava ormai fredda sulla barca stigia. Raccontano che per sette mesi continui egli pianse, solo con se stesso, sotto un‟aerea rupe presso l‟onda dello Strimone deserto, e narrava la sua storia nei gelidi antri, addolcendo le tigri e facendo muovere le querce con il canto: come all‟ombra di un pioppo un afflitto usignolo lamenta i piccoli perduti, che un crudele aratore spiandoli sottrasse implumi dal nido: piange nella notte e immobile su un ramo rinnova il canto, e per ampio spazio riempie i luoghi di mesti lamenti. Nessun amore o nessun connubio piegò l‟animo di Orfeo. Percorreva solitario i ghiacci iperborei e il nevoso Tanai, le lande non mai prive delle brine rifee, gemendo la rapita Euridice e l‟inutile dono di Dite. Spregiate dalla sua fedeltà le donne dei Ciconi, fra riti divini e notturne orge di Bacco, fatto a brani il giovane lo sparsero per i vasti campi. E ancora mentre l‟eagrio Ebro volgeva tra i gorghi il capo staccato dal collo, bianco come il marmo, la voce da sola con la gelida lingua “Euridice, ahi sventurata Euridice” invocava, mentre la vita fuggiva: Euridice echeggiavano le rive da tutta la corrente del fiume.] Quarto libro:; Protagonista: ARISTEO, coltivatore di api. Le sue api stanno morendo tutte e seguendo il consiglio della madre ninfa si rivolge al Dio Marino: Le sue api stanno morendo perchè deve pagare la colpa di aver ucciso EURIDICE. -WHY?: Aristeo rincorse Euridice che cadendo, calpesta una serpe e muore. Euridice era la sposa di Orfeo; Questa parte del libro che parla di Euridice ed Orfeo è un piccolo EPOS (poema epico) -EPILLIO= nome della letteratura alessandrina; questo epillio chiude il quarto libro delle georgiche. MITO DI ORFEO ED EURIDICE: Orfeo è il primo poeta; rappresenta la poesia. Disperato dalla morte della sposa pensa di scendere negli Inferi e chiedere alle divinità di questo mondo la sua sposa. 95 Orfeo può scendere in questa dimensione perchè è un semidio e con il suo canto riesce a commuovere Ade e Proserpina (sua moglie) e sorprendentemente ottiene che sua moglie possa tornare sulla Terra in vita. Questo dono viene sottoposto a una condizione: Euridice potrà tornare a guardare la luce soo se Orfeo non si girerà a guardarla nel tragitto da fare. Analisi 1) “I MANI” : Anime dei defunti del mondo romano 2) “Stagni del Lago Averno” ; lago d'origine; vicino ai Flegrei vicino all'Averno i romani collocavano uno degli ingressi agli Inferi. 3) “Orco” : Caronte 4) “Strimone” : deserto tra Tracia e? La forza della poesia per la perdita di Euridice riesce a “placare le tigri e piegare le querce” Orfeo da questo momento in poi non si innamorò più: 5) “Nessun amore o nessun connubio piegò l‟animo di Orfeo. Percorreva solitario i ghiacci iperborei e il nevoso Tanai, le lande non mai prive delle brine rifee, gemendo la rapita Euridice e l‟inutile dono di Dite”: Infatti da questo suo dolore iniziò a percorrere i ghiacciai iperborei (i più lontani), il nevoso Tanai e le lande estreme (nord orientale europeo) delle brine rifee. 6) “DITE” = Ade 7)” Spregiate dalla sua fedeltà le donne dei Ciconi, fra riti divini e notturne orge di Bacco, fatto a brani il giovane lo sparsero per i vasti campi.”: Orfeo non volle avere più nessun'altra donna e le donne di Ciconi (popolo della Tracia) durante le orge di Bacco lo fecero a pezzi: 8)“E ancora mentre l‟eagrio Ebro volgeva tra i gorghi il capo staccato dal collo, bianco come il marmo, la voce da sola con la gelida lingua “Euridice, ahi sventurata Euridice” invocava, mentre la vita fuggiva: Euridice echeggiavano le rive da tutta la corrente del fiume.”: 9)Il corpo di Orfeo vicino al fiume “EBRO” (fiume della Tracia, EAGRIO = AGRO = Re di Tracia) è bianco come il marmo con il capo staccato dal collo ma trova ancora la forza di invocare Euridice. DOPO LE GEORGICHE ; Virgilio dopo le Georgiche viene individuato da Mecenate come colui in grado di scrivere il poema desiderato da Ottaviano per esaltare la figura del Princeps. EPICA; era il genere più elevato, che Virgilio rifiutava di praticare. Dal senso si rifiuto nasce un componimento con il nome “RECUSATIO”, in cui il poeta si dichiara non all'altezza di praticare i generi alti. (Nell'ecogla sesta delle bucoliche abbiamo un RECUSATIO di Virgilio.) Ma Mecenate impone a Virgilio di affrontare il genere più arduo della letteratura. Virgilio si mette subito a lavoro dopo le georgiche e ci lavorerà su dal 29 al 19 a.C, fino alla sua morte. Il poema non è compiuto; poiché morì durante l'elaborazione del poema. Questo capolavoro della letteratura latina e mondiale si chiama: ENEIDE L'Eneide è un poema epico dall'argomento MITOLOGICO (non storico) e il titolo spiega che il protagonista è 96 ENEA: (060) AENEIS 1, 1-7 [Canto le armi e l‟uomo che per primo dalle terre di Troia raggiunse esule l‟Italia per volere del fato ( destino) e le sponde lavinie, molto per forza di dei travagliato in terra e in mare, e per la memore ira della crudele Giunone, e molto avendo sofferto in guerra, pur di fondare la città e introdurre nel Lazio i Penati, di dove la stirpe latina e i padri albani e le mura dell‟alta Roma] ANALISI: • “Arma” : la prima parola del primo verso indica il contenuto del poema, come da tradizione Omerica. ARMA VIRUMQUE: Arma = guerra + Virum = uomo ( come l'inizio dell'Odusia) Poema che parla di guerra e di un uomo; che da Troia raggiunge esule l'Italia •“Lavinie” : Lavinia = figlia del Re latino (che regna sul Latium; viene promessa sposa a Enea che la sposerà.) •“Giunone” : Come Ulisse soffrì molto in mare e in terra per colpa di Giunone, Hera (moglie e sorella di Zeus) è invece avversa ai Troiani favorendo gli Achei, Greci. Per questo ha un occhio negativo verso Enea; non vuole che arrivi salvo nel Latium; meta dettata dal Destino. •“pur di fondare la città e introdurre nel Lazio i Penati, di dove la stirpe latina e i padri albani e le mura dell‟alta Roma”: Perchè sa Giunone che nel Lazio fonderà la città di Lavinio e introducendo gli spiriti della famiglia e dello Stato (I PENATI) portati da Troia da Enea; simbolo di legame tra Roma e Troia. Stirpe dei troiani unita con quella romana, e la stirpe degli Albani (Albalonga fondata dal figlio di Enea) fino ad arrivare a Roma. -Un poema che Mecenate chiese per esaltare Ottaviano, si chiama “Eneide”? -Dov'è l'esaltazione del Princeps?: Non è dedicato personalmente a Ottaviano ma alla sua famiglia perchè il figlio di Enea, Ascanio arrivato nel Lazio inizia a chiamarsi “IULIO” → Da qui nasce la famiglia-gens IULIA; Ottaviano deriva da questa stirpe perchè fu adottato da GAIO GIULIO CESARE. Poema epico, mitologico che esalta il popolo romano; gli “ENEIDI” ovvero i discendenti di Enea. Raffigurato come profugo sofferente che combattè per la fondazione della città; viene rappresentato subito come una delle virtù più importanti della cultura romana -”LA PIETAS” di Enea ovvero il suo senso di rispetto verso patria e famiglia viene simboleggiato dall'immagine di Bernini di Enea che tiene sulle spalle il padre ANCHISE (zoppo) e il figlio ASCANIO: LA LEGGENDA: Quasi certamente sollecitato da Augusto a comporre il poema, Virgilio intuì che seguire lo svolgimento dei fatti anno per anno, secondo il metodo di Ennio, o concentrare la materia epica su un solo episodio, secondo quello di Nevio, avrebbe potuto portarlo a comporre semplicemente un panegirico di Augusto, perché doveva necessariamente evita- re l’esaltazione di un secolo di guerre civili. Per questo Virgilio si stacca dal presente, risale alla leggendaria caduta di Troia, alla quale fa risalire la ancor lontana fondazione di Roma, ma dominante e certa nelle profezie. La guerra di Troia è pertanto narrata per giustificare un unico esito voluto dagli dei: Roma. Virgilio innova decisamente il poema epico: Omero aveva composto un poema tutto mitologico, in Ennio il mito è solo un antefatto alle vicende storiche, in Nevio è una digressione: Virgilio ambienta il suo poema in un’età mitica e introduce la storia come digressione, sotto l’aspetto di visione profetica. La leggenda di Enea già era sorta nel IV secolo ed era divenuta dalla fine del sec. II in poi di attualità per la conquista dell’universo greco del Mediterraneo, che 97