Scarica LETTERATURA LATINA – GIAN BIAGIO CONTE e più Appunti in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! LETTERATURA LATINA – GIAN BIAGIO CONTE LA STORIA DELLA LETTERATURA LATINA SI SVOLGE SU UN ARCO DI TEMPO LUNGO CIRCA 10 SECOLI, CON UNA DIVISIONE IN 3 PERIODI: DAL PUNTO DI VISTA STILISTICO PARLIAMO DI: PERIODO ARCAICO PERIODO CLASSICO PERIODO POST CLASSICO ALTRIMENTI FACENDO CONNESSIONI ALL’AMBITO STORICO PARLIAMO DI: PERIODO DELLA REPUBBLICA PERIODO DI TRANSIZIONE DA REPUBBLICA A IMPERO PERIODO DELL’IMPERO RICORDIAMO CHE LA LINGUA ADOTTATA DAI ROMANI È IL LATINO . IN UNA PRIMA FASE DEL LATINO SI AVVERTE ANCHE UNA FORTE REAZIONE ANTIETRUSCA NEL CONTESTO DEL LAZIO. AI PRIMORDI I ROMANI FURONO PARTICOLARMENTE SENSIBILI DI FRONTE LE IMPORTAZIONI LINGUISTICHE PERCHÉ: NON AVEVANO ANCORA ELABORATO UNA PROPRIA CULTURA LETTERARIA E SENTIVANO LA SUPERIORITÀ DELLE ALTRE CIVILTÀ. VI FU UNA FORTE INFLUENZA GRECA A PARTIRE DALL’INFLUSSO POPOLARE - CONTATTI CON I POPOLI ITALICI ELLENIZZATI ES OSCHI, IAPIGI E SI OSSERVÒ MOLTO LO SPETTACOLO POPOLARE PROVENIENTE DALLA MAGNA GRECIA E NON ANCORA LETTERARIO CHE ATTECCHÌ NEL LAZIO. L’INFLUENZA DEL GRECO NEL LATINO SI DEVE ANCHE PER VIA DEI SOLDATI – SERMO MILITARIS . NB: IL LATINO RISENTE ANCHE DEI RESIDUI DEI DIALETTI ITALICI . I PRIMI DOCUMENTI IN LINGUA LATINA : ISCRIZIONE DEL VASO DI DUENO FORSE DI 6 SEC A.C., RITROVATO A ROMA NEL 1880. ISCRIZIONE DEL LAPIS NIGER, TROVATO NEL FORO ROMANO NEL 1889 - SCRITTA DA SINISTRA A DESTRA E DA DESTRA A SINISTRA, SEPPURE VI SIANO LACUNE SEMBRA SI ESPRIMA UN DIVIETO DI ACCESSO. FIBULA PRAENESTINA, IN UN TOMBA DI PRENESTE, CON CARATTERI GRECI . ISCRIZIONE DELLA COPPA DI CIVITA CASTELLANA – 5-4 SEC A.C., DOVE VI È UN RICHIAMO ALLA LABILITÀ DELLA VITA UMANA. 4 SEC A.C. LA CISTA FICORONI, IN UN RECIPIENTE BRONZEO A PRENESTE. PARTE 1: ALTA E MEDIA REPUBBLICA 1. LE ORIGINI NON SI SA QUANDO SIA NATA LA PRODUZIONE ARTISTICA IN LINGUA LATINA, MA AL TEMPO DEI ROMANI ERANO TUTTI CONCORDI CHE LA DATA FOSSE IL 240 A.C., ANNO IN CUI LIVIO ANDRONICO FECE RAPPRESENTARE UN SUO TESTO SCENICO, PROBABILMENTE È UNA TRAGEDIA. PRIMA DI QUESTA DATA CI SONO VARI SECOLI DI “PREISTORIA LETTERARIA”. IN GRECIA ERA PRESENTE IL MITO DELLA POESIA OMERICA, MODELLO INSUPERABILE CHE STAVA DIETRO ALL'ORIGINE DELLA LETTERATURA GRECA. NESSUN TESTO LETTERARIO ROMANO DELLE ORIGINI PERÒ GODE DI UNA SIMILE IMPORTANZA. INIZIALMENTE, ALMENO DAL VII SECOLO, GLI ABITANTI DEL LAZIO SI AFFIDAVANO ALLA SCRITTURA PER REGISTRARE SEMPLICI MESSAGGI E QUINDI QUESTO STRUMENTO ERA LEGATO A MOMENTI DELLA VITA PRATICA. LE LINGUE IN CIRCOLAZIONE ERANO IL GRECO, L’OSCO E L’ETRUSCO. DI QUESTO PERIODO PERCIÒ ABBIAMO UNICAMENTE GRAFFITI E ISCRIZIONI, ALCUNE DELLE QUALI ERANO DI TIPO “STRUMENTALE” E QUESTO TESTIMONIA CHE COMUNQUE UNA CERTA CAPACITÀ DI SCRIVERE ERA DIFFUSA AL TEMPO ANCHE TRA PERSONE DI MEDIA CONDIZIONE. ANCHE SE MOLTO PROBABILMENTE ERA PIÙ DIFFUSA NEI CETI SUPERIORI ANCHE PERCHÉ ERA NECESSARIA PER LE FUNZIONI PUBBLICHE (CONSERVARE ORACOLI, FORMULE RELIGIOSE, FARE LE LISTE DEI MAGISTRATI, LEGGI, STATUTI, TRATTATI, GENEALOGIE ECC). IN QUESTO PERIODO PERÒ NON È ATTESTATA UNA VERA E PROPRIA CIRCOLAZIONE LIBRARIA. SONO CELEBRI I “LIBRI SIBYLLINI”, LIBRI IN GRECO DEI TEMPI DI TARQUINIO IL SUPERBO. NELLA ROMA MEDIO REPUBBLICANA (AI TEMPI DI LIVIO ANDRONICO DI PLAUTO) L'ALFABETIZZAZIONE SI PRESENTAVA GIÀ NOTEVOLMENTE DIFFUSA. FORME COMUNICATIVE NON LETTERARIE (O PRE-LETTERARIE) DA UN LATO ERA PRESENTE UN “FONDO ITALICO-ROMANO”, DALL’ALTRO L’INFLUSSO GRECO. GLI INFLUSSI GRECI INFATTI SONO PRESENTI A ROMA QUASI DA SEMPRE. PERSINO IL VERSO ROMANO PER ECCELLENZA, IL “SATURNIO”, POTREBBE AVERE ORIGINI ANTICHE LEGATE ALLA GRECITÀ. ➢ LEGGI E TRATTATI (USO DELLA SCRITTURA PER NECESSITÀ DI FARE REGISTRAZIONI UFFICIALI): O LEGES REGIAE (MONARCHIE DEI PRIMI SECOLI) O LEGGI DELLE XII TAVOLE (NEL 450) ➢ I FASTI (NEI CALENDARI VENIVANO DIVISI I GIORNI TRA “FASTI” E “NEFASTI” DAL PONTEFICE MASSIMO, A SECONDA CHE FOSSE VIETATO/PERMESSO DEDICARSI AGLI AFFARI PUBBLICI) E GLI ANNALES (IL PONTEFICE MASSIMO SCRIVEVA I NOMI DEI MAGISTRATI DELL'ANNO IN CORSO E GLI AVVENIMENTI PIÙ IMPORTANTI ACCADUTI IN QUELL’ANNO) ➢ I COMMENTARII (OPERE NON PROFESSIONALI PIÙ SIMILI AD APPUNTI, MEMORIE E OSSERVAZIONI COME QUELLE CHE FECE GIULIO CESARE SULLA GUERRA GALLICA) • NB: IN QUESTO PERIODO ERA MOLTO IMPORTANTE LA CONOSCENZA DELL’ORATORIA (ES. APPIO CLAUDIO CIECO), FONDAMENTALE PER IL “NEGOTIUM”, MENTRE LA LETTERATURA RIGUARDAVA “L’OTIUM”. ➢ I CARMINA: “CARMEN” (DA “CANO”, CANTARE) SIGNIFICA “POESIA”. IL MIO NON SEMBRA AMARE MOLTO IL TERMINE PER LA SUA GENERICITÀ E PER QUESTO DEFINIRE IL SUO LAVORO CON UNA PAROLA 240 A.C.: TRAGEDIA DI LIVIO ANDRONICO PREISTORIA LETTERARIA (NON COME IN GRECIA) VII SEC.: SCRITTURA STRUMENTALE GRECA, POEMA. AD ESEMPIO CICERONE DEFINÌ LE LEGGI DELLE XII TAVOLE UN CARMEN. UN CARMEN È TALE NON PER IL SUO CONTENUTO MA PER LA SUA FORMA. NELLA ROMA ARCAICA LA DIFFERENZA TRA PROSA E POESIA ERA MOLTO SOTTILE: LE STRUTTURE METRICHE ERANO DEBOLI E QUINDI UNA POESIA “DEBOLE” ERA SIMILE A UNA PROSA “FORTE”. ➢ POESIA SACRALE: TESTIMONIANZE DI CARMINA PIÙ ANTICHE HANNO CARATTERE RELIGIOSO E RITUALE (ES. IL CARMINA “SALIARE” E QUELLO “ARVALE”). ➢ POESIA POPOLARE: C'ERA UN VASTO PATRIMONIO CHE PERÒ ANNOI NON È GIUNTO DI CANTI DI LAVORO, CANZONI D'AMORE, NINNE-NANNE ECC HAI AGGIUNTA PERÒ AD ESEMPIO UNA PRODUZIONE COMICA (ES. I “FESCENNINI VERSUS”, PER FARE DIFFAMAZIONE PUBBLICA O I “CARMINA TRIMPHALIA”). ➢ CANTI EROICI: POESIE A FUNZIONE CELEBRATIVA, RACCONTI DI EROICHE IMPRESE CHE POTREBBERO AVER AVUTO INFLUENZA SULLO SVILUPPO DI UN'EPICA LATINA AUTOCTONA MA DI FATTO C'ERA POCA RILEVANZA DEI CANTI EROICI NELLA ROMA ARCAICA, DI CERTO INFERIORE ALL'INFLUENZA DELL'EPICA GRECA. (ES. CARMINA CONVIVALIA). LA QUESTIONE DEL SATURNIO IL SATURNIO È UN VERSO USATO PER LA VERSIONE DELL'ODISSEA DI LIVIO ANDRONICO E IL “BELLUM POETICUM” DI NEVIO. FORSE FU USATO ANCHE PER TESTI ANCORA PIÙ ANTICHI COME I COMPONIMENTI PER ELOGIARE I MEMBRI DELLA FAMIGLIA DEGLI SCIPIONI. IPOTIZZA CHE LA STESSA ETIMOLOGIA DEL VERSO ABBIA QUALCOSA DI INDIGENO, DI ITALICO COME IL DIO SATURNO. MA TUTTE LE ATTESTAZIONI CHE ABBIAMO CI PARLANO DI UN'EPOCA GIÀ IMBEVUTA DI CULTURA GRECA. LA SUA IRREGOLARITÀ FINÌ PER DECRETARNE LA SCOMPARSA. CI FURONO ANCHE ALTRE FORME METRICHE AUTONOME NON PRECISAMENTE LETTERARIE COME AD ESEMPIO IL “VERSUS QUADRATUS”. TUTTI QUESTI TIPI DI VERSO TROVANO PRECISE CORRISPONDENZE NEL SISTEMA DELLA METRICA GRECA CLASSICA, MA OGNUNO HA SUBITO SOTTILI E PROFONDI ADATTAMENTI (ESEMPIO: SENARIO GIAMBICO PLAUTINO, A CONFRONTO COL TRIMETRO GIAMBICO, È MOLTO PIÙ LIBERO E MOLTO PIÙ VINCOLATO INSIEME). LA STRUTTURA METRICA DELLA PALLIATA OFFRE NOTEVOLE IMPRESSIONE DI RICCHEZZA E MUSICALITÀ: L’AUTORE POTEVA ALTERNARE QUEI 3 GRANDI REGISTRI IN OGNI OPERA. GRANDI DIFFERENZE RISPETTO ALLA STRUTTURA FORMALE DEI MODELLI GRECI, CHE NON COMPRENDEVANO ARIE CANTATE E ALTERNAVA SOLTANTO I 2 REGISTRI DI RECITATO E RECITATIVO. DA UN PUNTO DI VISTA TECNICO, LA RISCRITTURA DEGLI ORIGINALI ATENIESI DIVENTAVA COSÌ UN’OPERAZIONE DI PASSAGGIO A NUOVI CODICI ESPRESSIVI; NASCEVANO ANCHE IMPULSI A CREARE NUOVE SITUAZIONI. COTURNATA: GIUNTA SOLO A FRAMMENTI. RISPETTO ALLA TRAGEDIA ATTICA DEL V SECOLO, IL PRINCIPALE MODELLO, L’ELEMENTO PIÙ IMPORTANTE DI DIFFERENZIAZIONE FU LA SOPPRESSIONE DEL CORO, CHE NEI MODELLI GRECI AVEVA LA FUNZIONE DI COMMENTO ALL’AZIONE DRAMMATICA: QUESTO COMPORTÒ PROFONDI MUTAMENTI. DA UNA PARTE I TRAGICI LATINI DOVETTERO RIASSORBIRE NELLE NUOVE PRESENTAZIONI SCENICHE ANCHE CIÒ CHE DELLE PARTI CORALI SEMBRAVA LORO INDISPENSABILE; DALL’ALTRA, LA SCOMPARSA DELLA LIRICA CORALE APRIVA NELLE TRAGEDIE UN VUOTO DI STILE E DI IMMAGINI. NELLE PARTI CORALI I TRAGICI GRECI AVEVANO FATTO CONFLUIRE LE LORO IMMAGINI PIÙ INTENSE, LE MAGGIORI FIGURE DI STILE: LA TRAGEDIA SI FONDAVA MOLTO SU QUESTO SCARTO. I TRAGICI LATINI OVVIARONO A QUESTO VUOTO ALZANDO TUTTO IL LIVELLO STILISTICO DEI LORO DRAMMI. LA TRAGEDIA LATINA È CARATTERIZZATA DA UNO STILE ELEVATO MA UNIFORME, CHE SI OPPONE NETTAMENTE ALLA LINGUA QUOTIDIANA; I TRAGICI LATINI SFRUTTARONO OGNI RISORSA DISPONIBILE (CALCHI DALLA LINGUA POETICA GRECA, PRESTITI DAL LINGUAGGIO POLITICO, RELIGIOSO E DEL DIRITTO), RIUSCENDO COSÌ A DOTARE LA TRAGEDIA DI UN SUO LINGUAGGIO IDENTIFICABILE. ANCHE NELLA SUA COMPOSIZIONE METRICA, LA TRAGEDIA ESPRIMEVA UNO SFORZO DI PRENDERE QUOTA RISPETTO ALLO STILE QUOTIDIANO E ALLA COMPOSIZIONE METRICA DI ALTRI GENERI LETTERARI. L’USO DEL ‘COLLOQUIALE’ SENARIO GIAMBICO APPARE IN MINORANZA, MENTRE HANNO MAGGIORE SPAZIO ALTRE SOLUZIONI PIÙ ELEVATE (ESEMPI: RECITATIVI IN SETTENARIO TROCAICO, VARI TIPI DI CANTICA).CERTE PECULIARITÀ DEL GENERE TRAGICO ROMANO –CRESCITA DEL PATHOS A SPESE DI UNA PIÙ RAZIONALE ANALISI PSICOLOGICA- SONO COLLEGATE A QUESTA TRANSCODIFICAZIONE: IL VERSO CHE, NEL SISTEMA TRAGICO GRECO, ERA VEICOLO DELLA COMUNICAZIONE RAZIONALE (DIBATTITO, ANALISI, SITUAZIONI, PIUTTOSTO CHE COMMENTO LIRICO O EFFUSIONE PATETICA), IL TRIMETRO GIAMBICO, VIENE ORA AD ESSERE PENALIZZATO NEL NUOVO SISTEMA. IL SENARIO SUBISCE UN FORTE ASSOTTIGLIAMENTO, AL PUNTO CHE NELLA TRADIZIONE LATINA DI ETÀ REPUBBLICANA DIVENTERÀ SEMPRE PIÙ IL TIPICO, PROSAICO E IRREGOLARE VERSO DEI COMICI. AL TERMINE DI UN LAVORIO COMPLESSO, LA CULTURA ROMANA SI TROVA IN POSSESSO DI UN SUO SISTEMA TEATRALE “ALLA GRECA”. CERTE SOLUZIONI RIMANEVANO PROVVISORIE ED AFFRETTATE; IL SISTEMA ATTICO TEATRALE DEL IV SECOLO SI BASAVA SU UNA NETTA DIVISIONE DI STILI. PER STACCARSI DAL “REALISMO” DEL LINGUAGGIO COMICO, LA TRAGEDIA GRECA, DESTINATA A CANTARE ILLUSTRI FIGURE DEL MITO, ATTINGEVA ALLE PROFONDE RISERVE DELLA LINGUA EPICA E LIRICA. IL NUOVO SISTEMA ROMANO NON AVEVA, INVECE, UN PASSATO LETTERARIO TANTO RICCO DA PERMETTERSI PROFONDE DISTINZIONI TRA GENERI DIVERSI E LIVELLI DI STILE: LA RICERCA IN QUESTO SENSO CONTINUERÀ PER 2 SECOLI ALMENO, FINO ALL’ETÀ AUGUSTEA. A FIANCO DEL GRANDE FENOMENO DEL TEATRO REGOLARE (PALLIATA, COTURNATA ECC) CONTINUÒ AD AVERE SUCCESSO UN GENERE POPOLARE, L’ATELLANA, INTUITIVAMENTE ACCOSTATO ALLA NOSTRA COMMEDIA D’ARTE. LA PENETRAZIONE DELL’ATELLANA A ROMA –IL NOME VIENE DA ATELLA, CAMPANIA- DOVETTE COMINCIARE PRIMA DELL’ISTITUZIONE DI UN TEATRO LETTERARIO E REGOLARE. SI PRESUME CHE QUESTI SPETTACOLI (PRELETTERARI) NON RICHIEDESSERO UNA VERA STRUTTURA PROFESSIONALE E SI BASASSERO PERCIÒ SU CANOVACCI RUDIMENTALI: UN INTRECCIO SCENICO CHE PREVEDEVA EQUIVOCI, INCIDENTI, BISTICCI, BATTUTE SALACI. LA CARATTERISTICA PIÙ IMPORTANTE È CHE I CANOVACCI COMPORTAVANO DELLE MASCHERE FISSE E RICORRENTI, COME BUCCO, IL FANFARONE O CHIACCHIERONE, O DOSSENNUS, IL GOBBO MALIZIOSO. A UNA DI QUESTE MASCHERE, MACCUS, SEMBRA ESSERE LEGATO IL SECONDO NOME DI PLAUTO. QUESTA CARATTERISTICA DELL’USO DI MASCHERE FISSE È DI NOTEVOLE IMPORTANZA PER CAPIRE CERTI ASPETTI DEL TEATRO DI PLAUTO, CHE SI DISCOSTANO DAI MODELLI GRECI LETTERARI. INFLUSSI DELL’ATELLANA SUL TEATRO REGOLARE E GRECIZZANTE SONO MOLTO VEROSIMILI: IL PUBBLICO DOVEVA ESSERE LO STESSO, ANCHE L’ATELLANA GIÀ ASSIMILAVA IN SÉ ELEMENTI DI TRADIZIONE CULTURALE GRECA E MAGNOGRECA. SONO INFLUSSI CHE POSSIAMO RICOSTRUIRE SOLO INDIRETTAMENTE, A PARTIRE DAL TEATRO LETTERARIO DI PLAUTO E CECILIO STAZIO. 3. LIVIO ANDRONICO DATE DI NASCITA E MORTE SONO IGNOTE. PARE GIUNSE A ROMA DA TARANTO NEL 272 A.C., ALLA FINE DELLA GUERRA TRA ROMA E TARANTO (PROBABILMENTE AL SEGUITO DI LIVIO SALINATORE: CIÒ SPIEGHEREBBE IL SUO NOME DATO CHE, ESSENDO GRECO, HA PRESO IL PRENOME DELL’UOMO DI CUI ERA LIBERTO); A ROMA FU GRAMMATICUS (INSEGNANTE DI GRECO E LATINO) E AUTORE DI TESTI SCENICI. DATE IMPORTANTI DELLA SUA VITA SONO IL o 240 A.C.= UNA SUA OPERA FU IL PRIMO TESTO DRAMMATICO RAPPRESENTATO A ROMA; o 207 A.C.= COMPOSE UN PARTENIO (CANTO DI FANCIULLE) IN ONORE DI GIUNONE: DOPO QUESTO SUCCESSO LA SUA ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE (COLLEGIUM SCRIBBARUM HISTRIONUMEQUE) VENNE INSEDIATA NEL TEMPIO DI MINERVA SULL’AVENTINO. QUESTO RICONOSCIMENTO È L’ULTIMA NOTIZIA CHE ABBIAMO SU DI LUI. QUESTE INFORMAZIONI BIOGRAFICHE CI ARRIVANO DA CICERONE (BRUTUS 72 SEG) E LIVIO (27, 37, 7). CICERONE TESTIMONIA UNA CONTROVERSIA SULLA SUA BIOGRAFIA: PARE CHE ACCIO, FILOLOGO DEL II SEC. A.C. FISSASSE AL 209 LA VENUTA DI ANDRONICO A ROMA (ANNO DELLA PRESA DI TARANTO DURANTE LA SECONDA GUERRA PUNICA), MA CIÒ SPOSTEREBBE IL CULMINE DELL’ATTIVITÀ DI LIVIO A INIZIO II SEC, ED È DIFFICILE AFFERMARE CHE SIA STATO UN CONTEMPORANEO DI PLAUTO ED ENNIO. IL DATO DI ACCIO È DA SCARTARE, E LA BIOGRAFIA DI ANDRONICO RIMANE CONTROVERSA, FATTA ECCEZIONE PER QUELLE DUE DATE CHE SEMBRANO IMMUNI DA OGNI CONTROVERSIA. DI LUI CI RIMANGONO UNA SESSANTINA DI FRAMMENTI (CITAZIONI DI GRAMMATICI O AUTORI REPUBBLICANI). CI RESTANO POI I TITOLI DI 8 TRAGEDIE, DI CUI o 5 LEGATE ALLA GUERRA DI TROIA: ACHILLES AEGISTHUS AIAX MASTIGÒPHORUS (AIACE CON LA FRUSTA) EQUOS TROIANOS (IL CAVALLO DI TROIA) HERMIONA o ALTRE 3 DI CUI POSSEDIAMO POCO PIÙ DI 20 FRAMMENTI PER UNA QUARANTINA DI VERSI: ANDRÒMEDA DÀNAE TÈREUS DEL PARTENIO PER GIUNONE NON È CONSERVATO NIENTE; MENTRE SONO CONSERVATE ALCUNE PALLIATE (CHE EBBERO PERÒ MINOR RISONANZA DELLE TRAGEDIE): CE NE RIMANGONO 6 FRAMMENTI DI UN SOLO VERSO E GLI STESSI TITOLI SONO DI TRADIZIONE INCERTA, UNO SOLO È QUASI SICURO: GLADIOLUS = SCIABOLETTA. A GIUDICARE DAI FRAMMENTI LA SUA OPERA PIÙ SIGNIFICATIVA È LA VERSIONE IN SATURNI DELL’ODISSEA DI OMERO (IL TITOLO FU PROBABILMENTE ODUSIA): CE NE SONO GIUNTI 36 FRAMMENTI PER UNA QUARANTINA DI VERSI, NON TUTTI COMPLETI. NASCITA DELLA TRADUZIONE POETICA GRANDI CLASSICI COME CICERONE, ORAZIO, VARRONE, INDICANO LIVIO L’INIZIATORE DELLA LETTERATURA LATINA; EBBE GRANDE PORTATA STORICA LA SUA IDEA DI TRADURRE IN LATINO E METRO ITALIANO (SATURNI) L’ODISSEA. INFATTI, SEBBENE LE TRADUZIONI GIÀ ESISTESSERO PER TESTI GIURIDICI O POLITICI FIN DAI TEMPI DEGLI EGIZI, NEMMENO UNA CULTURA RAFFINATA COME QUELLA GRECA NON RIUSCÌ A CONCEPIRE LA TRADUZIONE DA UN’ALTRA LINGUA DI UN TESTO LETTERARIO. L’IMPRESA DI LIVIO FU QUINDI NUOVA, E IMPORTANTE SIA DAL PUNTO DI VISTA LETTERARIO CHE CULTURALE: A PROPOSITO DI QUEST’ULTIMO ASPETTO, DICIAMO CHE SE PRIMA L’ODISSEA ERA LETTA DALLE ÈLITE ELLENIZZATE, ORA L’ODUSIA DIVENTA TESTO SCOLASTICO (ORAZIO AFFERMA CHE NON ERA FACILE PERÒ CAPIRE IL SUO LINGUAGGIO ARCAICO). OLTRE A DIVULGARE LA CULTURA GRECA A ROMA, ANDRONICO FA PROGREDIRE ANCHE LA CULTURA LETTERARIA IN LINGUA LATINA CONCEPENDO LA TRADUZIONE DELL’ODUSIA UN’OPERAZIONE ARTISTICA, QUINDI UN TESTO CHE DA UNA PARTE È FRUIBILE COME OPERA AUTONOMA, MA DALL’ALTRA SI SFORZI DI CONSERVARE CONTENUTI E QUALITÀ ARTISTICA DEL MODELLO, SEPPUR CON UN DIVERSO MEZZO ESPRESSIVO. EGLI INOLTRE, SENZA AVERE UNA TRADIZIONE EPICA ALLE SPALLE, CERCÒ ALTRE VIE PER DARE SOLENNITÀ AL SUO LINGUAGGIO, UTILIZZANDO AD ESEMPIO IN GENITIVO IN -AS CHE NON SOLO RISULTERANNO ARCAICHE AD ORAZIO, MA GIÀ ERANO ARCAICIZZANTI (VOLUTAMENTE) PER L’EPOCA DI ANDRONICO: COMINCIA COSÌ LA TENDENZA ARCAICIZZANTE DELLA POESIA LATINA, LA LINGUA SI STACCA DAL LINGUAGGIO QUOTIDIANO. LIVIO SI RIVOLGE ANCHE AL FORMULARIO RELIGIOSO, TRASFORMANDO AD ESEMPIO LA MUSA IN CAMENA, DIVINITÀ DELLE ACQUE, PUNTANDO SULL’ETIMOLOGIA DI CARMENA>CARMEN =POESIA. I FRAMMENTI DI ANDRONICO, SEPPUR SCARSI, MOSTRANO VOLONTÀ DI CHIAREZZA E ADERENZA ALL’ORIGINALE: LADDOVE CIÒ NON FOSSE POSSIBILE EGLI VARIA, AD ESEMPIO QUANDO OMERO PARLA DI UN UOMO PARI AGLI DEI, NOZIONE INACCETTABILE PER LA MENTALITÀ ROMANA. IN ALTRI CASI SEMBRA CHE INVECE MODIFICHI OMERO PER INTENZIONI ARTISTICHE, OVVIAMENTE EGLI È MOLTO LONTANO DA OMERO, PIÙ VICINO AI POETI ALESSANDRINI, PORTATORE DI UN SUO GUSTO, E TIPICA DELLA POESIA ROMANA ARCAICA È LA RICERCA DEL PATHOS (ESPRESSIVITÀ, TENSIONE DRAMMATICA), DIVERSAMENTE DA QUELLA GRECA: CIÒ È VISIBILE NELL’ODISSEA 14, 144, IN CUI LIVIO SOSTITUISCE UN’ESPRESSIONE COME “MI PRENDE IL RIMPIANTO” CON “NON TI HO SCORDATO”. LA CAPACITÀ DI DRAMMATIZZARE UN RACCONTO OMERICO CI PORTA A PENSARE ANCHE ALLE DOTI DI DRAMMATURGO DI LIVIO: NEL CAMPO TEATRALE I ROMANI SI SENTIVANO SEMPRE LIBERI NEL TRASFORMARE I MODELLI (MA NON ERANO TRADUTTORI): UNO DEI POCHI FRAMMENTI DI CUI ABBIAMO ANCHE L’ORIGINALE GRECO È AIAX MASTIGOPHORUS, IL CUI MODELLO È L’AIACE DI SOFOCLE. CONFRONTANDOLI VEDIAMO COME LA RICERCA DEL PATETICO SIA UNA COSTANTE NELLA POESIA LATINA ARCAICA. POSSIAMO PENSARE CHE TUTTE LE CARATTERISTICHE DELLA SCENA ROMANA DI ETÀ REPUBBLICANA FOSSERO GIÀ PATRIMONIO DI LIVIO, I MODELLI A CUI LUI SI INDIRIZZÒ FURONO SOFOCLE ED EURIPIDE (COME FARANNO ANCHE NEVIO, ENNIO, ACCIO E PACUVIO). NONOSTANTE TUTTO, LIVIO PASSÒ PRESTO DI MODA, NON SOLO ORAZIO E CICERONE TROVAVANO PRIMITIVA LA SUA ARTE, MA GIÀ ENNIO SEMBRA POLEMIZZARE CONTRO DI LUI. 5. PLAUTO LO STESSO NOME DEL POETA NELLA SUA FORMA COMPLETA E TRA I DATI INCERTI: GLI ANTICHI LO CITANO COME PLAUTUS, FORMA ROMANIZZATA DELL’UMBRO PLOTUS (SEMBRA FOSSE NATO A SÀRSINA). FINO ALL'OTTOCENTO FIGURA IL NOME COMPLETO M. ACCIUS PLAUTUS, FORMA SOSPETTA POICHÉ L'IDENTIFICAZIONE DI UNA PERSONA CON PRENOME, NOME GENTILIZIO E COGNOME (TRIA NOMINA) È USATA SOLO PER CHI HA CITTADINANZA ROMANA, CHE PLAUTO APPUNTO NON AVEVA. , DATO CHE FURONO CONDOTTE VERE EDIZIONI ISPIRATE AI CRITERI DELLA FILOLOGIA ALESSANDRINA IL PALINSESTO AMBROSIANO, UN SUO ANTICHISSIMO CODICE, TRAMANDA IL NOME DI TITUS MACCIUS PLAUTUS: MACCIUS NON È UN VERO GENTILIZIO (NON AVREBBE AVUTO SENSO NEMMENO CHE PLAUTO NE AVESSE UNO), MA ANZI SI TRATTA DI UN DERIVATO DI MACCUS, NOME DI UN PERSONAGGIO TIPICO DELLA FARSA POPOLARE ITALICA, L’ATELLANA (INFLUSSI DELL’ATELLANA SONO STATI NOTATI IN PLAUTO FIN DAI TEMPI DI ORAZIO). VARIE FONTI CI DICONO CHE ERA NATIVO DI SARSINA, DATO CONFERMATO DA UN BISTICCIO ALLUSIVO IN MOSTELLARIA (769-70), QUINDI NON ERA DI ORIGINE ROMANA, E NEMMENO APPARTENEVA A UN'AREA CULTURALE GRECIZZATA DIVERSAMENTE DA ENNIO O ANDRONICO. SI PUÒ AFFERMARE CON CERTEZZA CHE FOSSE UN CITTADINO LIBERO, NON SCHIAVO O LIBERTO (LA NOTIZIA CHE FOSSE SERVO IN UN MULINO È UN'INVENZIONE BIOGRAFICA BASATA SULL’ASSIMILAZIONE CON I SERVI BRICCONI DELLE SUE COMMEDIE). LA DATA DI MORTE È SICURA: 184 A.C., QUELLA DI NASCITA SI PUÒ DEDURRE DA UNA NOTIZIA DI CICERONE SECONDO CUI PLAUTO SCRIVE LA COMMEDIA PSEUDOLUS DA SENEX, E LA SENECTUS PER I ROMANI COMINCIA A 60 ANNI: QUINDI NASCITA TRA IL 255 E IL 250 A.C; INOLTRE LE NOTIZIE CHE PONGONO LA FIORITURA DI PLAUTO INTORNO AL 200 QUADRANO BENE CON QUESTE INDICAZIONI. PLAUTO FU AUTORE DI ENORME SUCCESSO, MOLTO PROLIFICO: SEMBRA CHE NEL II SEC. CIRCOLASSERO 130 COMMEDIE LEGATE AL SUO NOME, E NELLO STESSO PERIODO COMINCIÒ UN'ATTIVITÀ LEGATA A PLAUTO CHE POSSIAMO DEFINIRE EDITORIALE. GRAZIE A QUESTA ATTIVITÀ LE COMMEDIE FURONO DOTATE DI DIDASCALIE, I VERSI SCENICI FURONO IMPAGINATI DA COMPETENTI. LA FASE CRITICA NELLA TRASMISSIONE DELLA SUA OPERA È SEGNATA DALL’INTERVENTO DI VALLONE CHE NEL DE COMODIIS PLAUTINIS RITAGLIÒ NEL CORPUS COMMEDIE GENERALMENTE RITENUTE AUTENTICHE (21 NE SONO GIUNTE FINO A NOI); TALI OPERE ERANO ACCETTATE COME SICURAMENTE GENUINE MENTRE MOLTE ALTRE, CONSIDERATE FORSE PLAUTINE CONTINUARONO AD ESSERE RAPPRESENTATE A ROMA. NOI ABBIAMO SOLO TITOLI, BREVI FRAMMENTI E CITAZIONI INDIRETTE: NELLA TARDA ANTICHITÀ (TRA III E IV SEC. D.C.) ANDARONO PERDUTI MOLTI TESTI, MENTRE I 21 SI PERPETUANO NELLA TRADIZIONE FINO AL RECUPERO IN ETÀ UMANISTICA. SE ALCUNE COMMEDIE HANNO UNA DATA PIUTTOSTO CERTA, ALTRE HANNO SOLO ALLUSIONI STORICHE CHE PORTANO AD IPOTESI IMPRECISE SULLA DATA DI COMPOSIZIONE; TUTTAVIA, SEBBENE SIA DIFFICILE FARCI UN’IDEA SULL’EVOLUZIONE DELLA POETICA PLAUTINA, SI PUÒ SUPPORRE CHE LE COMMEDIE CON RITMI PIÙ RICERCATI/VARIEGATI SIANO PIÙ TARDE DI QUELLE CON TESSITURA RITMICA SEMPLICE. TIPOLOGIA DEGLI INTRECCI E DEI PERSONAGGI PER UNANIME RICONOSCIMENTO, LA GRANDE FORZA DI PLAUTO STA NEL COMICO CHE NASCE DALLE SINGOLE SITUAZIONI, PRESE A SÉ UNA DOPO L’ALTRA, E DALLA CREATIVITÀ VERBALE CHE OGNI NUOVA SITUAZIONE FA SPRIGIONARE. UNA COSTANTE, COME DATO DI FONDO, LA FORTISSIMA PREVEDIBILITÀ DEGLI INTRECCI E DEI “TIPI UMANI” INCARNATI DAI PERSONAGGI. PLAUTO DESIDERA PROPRIO QUESTA PREVEDIBILITÀ: NON VUOLE PORRE INTERROGATIVI PROBLEMATICI SUL CARATTERE DEI SUOI PERSONAGGI, NÉ HA PARTICOLARE INTERESSE PER L’ETICA O PER LA PSICOLOGIA; INOLTRE TENDE ANCHE AD USARE PROLOGHI ESPOSITIVI CHE FANNO VENIRE MENO L’EFFETTO SORPRESA. I PERSONAGGI SI POSSONO RIDURRE A UN NUMERO LIMITATO DI “TIPI”: IL SERVO ASTUTO, IL VECCHIO, IL GIOVANE AMATORE, IL LENONE, IL PARASSITA, IL SOLDATO VANTONE. QUESTI TIPI SONO INQUADRATI FIN DAI PROLOGHI E IL PUBBLICO HA COSÌ FIN DALL’INIZIO UNA TRACCIA SU CUI FAR SCORRERE LA PROPRIA COMPRENSIONE DEGLI EVENTI SCENICI. ANCORA PIÙ CARATTERIZZANTE IN PLAUTO È LA PREVEDIBILITÀ DEGLI INTRECCI. PRATICAMENTE TUTTE LE PIECES SI POSSONO RIDURRE A UNA LOTTA FRA DUE ANTAGONISTI PER IL POSSESSO DI “BENE”: GENERALMENTE UNA DONNA E/O UNA SOMMA DI DENARO NECESSARIA PER ACCAPARRARSELA. LA LOTTA SI DECIDE, NATURALMENTE, CON IL SUCCESSO DI UNA PARTE E IL DANNEGGIAMENTO DI UN’ALTRA. E’ BUONA NORMA CHE IL VINCITORE SIA IL GIOVANE, E CHE IL PERDENTE ABBIA IN SÉ LE GIUSTIFICAZIONI DELLA SCONFITTA (È UN VECCHIO, UN UOMO SPOSATO, UN RICCO TRAFFICANTE DI SCHIAVE...): COSÌ LA VITTORIA FINALE TROVA PIENA CORRISPONDENZA NEI CODICI CULTURALI CHE IL PUBBLICO GIÀ POSSIEDE, CONFERMANDONE LE ASPETTATIVE. ADOTTANDO QUESTO SCHEMA GENERATIVO DALLE CONVENZIONI DELLA COMMEDIA NUOVA, PLAUTO PUÒ PUNTARE IL SUO PREVALENTE INTERESSE SU CERTE PARTICOLARI FORME DI INTRECCIO. QUELLA DI GRAN LUNGA PREFERITA È QUELLA DEFINITA “COMMEDIA DEL SERVO”: L’AZIONE DI CONQUISTA DEL BENE MESSO IN GIOCO È RELEGATA DAL GIOVANE AD UN SERVO INGEGNOSO; PROGRESSIVAMENTE, PERÒ, I SUOI SERVI CRESCONO DI STATURA INTELLETTUALE E DI LIBERTÀ FANTASTICA: CREANO INGANNI E PERSINO LI TEORIZZANO. AL CENTRO DELL’AZIONE STA NELLE OPERE PIÙ MATURE UN VERO E PROPRIO DEMIURGO: UN ARTISTA DELLA FRODE, UN POETA CHE SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI SCENEGGIA LA VICENDA. LA COPPIA “GIOVANE-DESIDERANTE SERVO-RAGGIRATORE” È QUINDI LA PIÙ SOLIDA COSTANTE TEMATICA DEL TEATRO DI PLAUTO. PER COMPLETARE IL QUADRO, MANCA UN ELEMENTO: UNA FORZA ONNIPRESENTE, LA FORTUNA, LA TYCHE CHE È REGINA INCONTRASTATA DEL TEATRO ELLENISTICO. LA SUA PRESENZA HA UN GRANDE VALORE STABILIZZANTE. IL SERVO HA SPESSO BISOGNO DI UN’ANTAGONISTA ALLA SUA ALTEZZA; E LA TRAMA HA BISOGNO DI UNO SCATTO IRRAZIONALE, DI UN QUOZIENTE IMPREVEDIBILE. MA NON È SOLO QUESTO IL VALORE DELLA FORTUNA. ACCANTO A QUESTA COMMEDIA DEL SERVO, PLAUTO AFFERMA UN’ALTRA PREFERENZA: COMMEDIE CHE RUOTANO SU UN RICONOSCIMENTO, UN’IDENTITÀ NASCOSTA, MENTITA O PERDUTA E POI RIVELATA. SI PARLA DI “COMMEDIA DEGLI EQUIVOCI”: TUTTE HANNO IN COMUNE CONFUSIONI, ERRORI, E UNO SCATTO FURIOSO DELL’AGNIZIONE CONCLUSIVA, DEL RICONOSCIMENTO CHE SCIOGLIE LE DIFFICOLTÀ (SCHIAVE CHE TORNANO LIBERE; FIGLI ILLEGITTIMI CHE TORNANO LEGITTIMI ECC..). IN TUTTE QUESTE COMMEDIE C'È UNO SCHIAVO FURBO AL LAVORO (A VOLTE IMMORALE, MA SVOLTO PER UN FINE ACCETTABILE); EHI LO SCHIAVO OPERA SU UNA REALTÀ PREESISTENTE E IL SUO LAVORO SPORCO È QUELLO DI CONFONDERE E CAMBIARE CONNOTATI. IL CONTRASTO FRA MESSINSCENA E REALTÀ NON PUÒ DURARE PER SEMPRE, ANCHE SE È DIVERTENTE: E QUI ENTRA IN GIOCO LA FORTUNA, GRAZIE ALLA QUALE SCOPRIAMO CHE ESISTE UNA REALTÀ PER COSÌ DIRE AUTENTICA E SINCERA DELLA REALTÀ INIZIALE, QUELLA SU CUI LO SCHIAVO OPERAVA I SUOI TRUCCHI. I MODELLI GRECI LA GRANDEZZA DI PLAUTO STA ANCHE IN UN ALTRO ASPETTO: LA MAESTRIA RITMICA, I NUMERI INNUMERI (GLI INFINITI METRI) DI PLAUTO, SONO PARTE INTEGRANTE DELLA SUA ARTE. E’ QUESTO UN ASPETTO IN CUI PLAUTO SI DISTACCA NETTAMENTE DAI SUOI MODELLI GRECI: ANZI, PROPRIO LA PREDILEZIONE PER LE FORME “CANTATE” – ESTRANEE ALLA STRUTTURA DEL TEATRO MENANDREO – È PROPRIO UNO DEI FATTORI CHE REGOLANO IL VERTERE, LA RICREAZIONE IN LATINO DEI MODELLI GRECI; RISCRIVERE UN TESTO DALLA PROSA IN TRIMETRI GRECI IN FANTASIOSE ARMONIE DEI CANTICA È UN’OPERAZIONE DI ELEVATA AUTONOMIA ARTISTICA. RAPPORTO TRA PALLIATA E MODELLI GRECI: PLAUTO SI PREOCCUPA MOLTO POCO DI COMUNICARE IL NOME ED EVENTUALMENTE LA PATERNITÀ DELLA COMMEDIA GRECA SU CUI VIA VIA SI È ORIENTATO (A DIFFERENZA DI TERENZIO; ANCHE PERCHÉ IL PUBBLICO DI P. NON È ANCORA COSÌ ELLENIZZATO). I SUOI TITOLI NON SONO QUASI MAI TRADUZIONI DI TITOLI GRECI E ANCHE LO STESSO USO DEI NOMI DEGLI SCHIAVI COME TITOLO E MOLTO LONTANO DALLA PRASSI GRECA. SU ALCUNI MODELLI SIAMO BEN INFORMATI: MENEANDRO, PER CISTELLARIA, STICHUS, BACCHIDES DIFILO, PER RUDENS, CASINA, VIDULARIA DEMOFILIO, PER L’ASINARA (DI CUI RIPRENDE L’ONAGOS) MA PLAUTO NON HA NESSUNA PREFERENZA E A VOLTE ATTINGE AD AUTORI DI SECONDO PIANO; NE DERIVA UNA CONSEGUENZA: LO STILE È VARIO E POLIFONICO, MA VARIA PIUTTOSTO POCO DA COMMEDIA A COMMEDIA, E ACCOSTANDO LE VARIE SUE OPERE LA COERENZA DI STILE E MANIERA È PRONUNCIATA (COERENZA CHE, SE SI LASCIASSE CONDIZIONARE TROPPO DALLO STILE DEI MODELLI, NON AVREMMO). D’ALTRA PARTE , I TRATTI COSTANTI E DOMINANTI DELLO STILE PLAUTINO NON RIGUARDANO L’INTRECCIO DELLE SINGOLE COMMEDIE, MA LE ATTRAVERSANO TUTTE QUANTE: GIOCHI DI PAROLE, BISTICCI, METAFORE E SIMILITUDINI, BIZZARRI PARAGONI MITOLOGICI, ENIGMI, DOPPI SENSI... QUESTO COMPATTO REGISTRO DI STILE È SENZA DUBBIO UN’INIZIATIVA ORIGINALE DI PLAUTO. SEPPUR MENO PROFONDE, CI SONO TRASFORMAZIONI ANCHE PER LE LINEE GENERALI DELL’INTRECCIO, E A TAL PROPOSITO SONO SIGNIFICATIVE: LA RISTRUTTURAZIONE METRICA E LA CANCELLAZIONE DELLA DIVISIONE IN ATTI, POI LA COMPLETA TRASFORMAZIONE DEL SISTEMA ONOMASTICO. PLAUTO NON DÀ MAI A UN PERSONAGGIO IL NOME CHE L’ORIGINALE GLI ATTRIBUIVA, E INTRODUCE MOLTI NOMI CHE SULLA SCENA ATTICA NON ESISTEVANO. GUARDANDO AI RISULTATI, LA TRASFORMAZIONE DEI MODELLI DÀ QUASI UN’IMPRESSIONE DISTRUTTIVA. PLAUTO HA LAVORATO CON TENACIA PER ASSIMILARE E I SINGOLI MODELLI E TUTTO IL LORO CODICE FORMATIVO (CONVENZIONI, MODI DI PENSARE, ESPRESSIVITÀ). D’ALTRA PARTE HA LAVORATO A DISTRUGGERE MOLTE QUALITÀ DEI MODELLI SCELTI: COERENZA DRAMMATICA, SVILUPPO PSICOLOGICO, REALISMO LINGUISTICO, SERIETÀ DI ANALISI... TALI QUALITÀ DETERMINANO L’ORIGINALITÀ DELLA COMMEDIA NUOVA, MA IL PROBLEMA È CAPIRE PERCHÉ PLAUTO OPERÒ IN QUESTO SENSO. IL “LIRISMO COMICO” QUANDO, COME NEL CASO DI PLAUTO, I MODELLI SONO PERDUTI, L’INTERPRETAZIONE RESTA SOGGETTA A UN MOVIMENTO CIRCOLARE: DAL TESTO CI SI FA UN’IDEA DEL MODELLO, E SU QUESTA IDEA SI MISURA POI IL QUID ORIGINALE CHE PLAUTO HA ESPRESSO NELLA SUA TRASFORMAZIONE DELL’ORIGINALE. IL PUNTO PIÙ DELICATO DI QUESTA ANALISI È SEMPRE NELLA FORMAZIONE DI QUESTA “IDEA” DI MODELLO. PLAUTO TRASFORMA I MODELLI SECONDO TENDENZE COERENTI, ORIENTATE IN UN SENSO PRECISO: TENDE A TRASCURARE LA SEVERA COERENZA DELL’AZIONE DRAMMATICA E LE SFUMATURE DEL CARATTERE DEI PERSONAGGI, PREFERISCE COSTRUIRE UN ALTRO TIPO DI TEATRO, RINUNCIANDO A CERTI ASPETTI DEI MODELLI GRECI PER FOCALIZZARSI SU ALTRI (E PER QUESTO È SPESSO CRITICATO). PROPRIO SUL “DIFETTO” DELLA COSTRUZIONE DEL PERSONAGGIO, POSSIAMO INDIVIDUARE INVECE UNA PREFERENZA DI PLAUTO PER QUELLO DEL SERVO, CREATORE DI INGANNI E RISOLUTORE DI SITUAZIONI; LA FIGURA, GIÀ TIPICA DEL TEATRO, PRENDE UNO SPAZIO ECCEZIONALE: È COLUI CHE GESTISCE LO SVILUPPO DELL’INTRECCIO, CHE INFLUENZA E COMMENTA CON IRONIA LA SCENA (È LA FONTE DEL COMICO); D’ALTRA PARTE, È UNA “FIGURA TIPICA” NON TROPPO INDIVIDUALIZZATA SUL PIANO PSICOLOGICO. LA POSIZIONE DEL SERVO CHE REGGE LA FILA DELL'INTRECCIO, NE FA SPESSO UN EQUIVALENTE DEL POETA DRAMMATICO, COME SE PLAUTO TROVASSE IN QUESTA FIGURA UNO SPAZIO DI RISPECCHIAMENTO, UN MODO PER GIOCARE CON SE STESSO (IL COSIDDETTO “METATEATRO”); NON A CASO IL SERVO GIOCA CON LE PAROLE, CREA IMMAGINI, DOPPI SENSI E METAFORE E PUR ESSENDO IL PERSONAGGIO SOCIALMENTE PIÙ DEBOLE SULLA SCENA E LA FIGURA CENTRALE E PUNTO DI ATTRAZIONE. E’ STATO NOTATO INFATTI CHE NON SOLO L'AUTORE AMPLIA LO SPAZIO DEL SERVITORE MA ASSIMILA ALTRI PERSONAGGI A QUESTO RUOLO: NELLE SUE OPERE PERSONAGGI CHE GODONO DI UNA CERTA RISPETTABILITÀ NEL TEATRO NUOVO (E IN TERENZIO) VENGONO ATTRATTI NELLA SFERA DI COMICITÀ TIPICA DELLO SCHIAVO. NEI SUOI MOMENTI MIGLIORI UTILIZZA DUNQUE GLI INTRECCI DEI SUOI MODELLI COME MATERIA, IN SÉ GIÀ DOTATA DI SIGNIFICATO, MA DISPONIBILE A SIGNIFICATI NUOVI ED IMPREVEDIBILI: AD ESEMPIO, CERTI INNAMORATI, SEGUENDO IL CANOVACCIO GRECO, SI DICHIARANO IL LORO AMORE, E MENTRE SVOLGONO QUESTO RUOLO “PREVISTO”, IMBASTISCONO VARIAZIONI SU SE STESSI, INTERPRETANO IL LORO RUOLO E INSIEME NE SONO I MATTATORI, E A VOLTE SEMBRANO SCOLLATI DA LORO STESSI. IL MIRACOLO DI PLAUTO STA NELL’EQUILIBRIO CON CUI QUESTO GIOCO (CHE POTREBBE, AL LIMITE, DISSOLVERE L’AZIONE DRAMMATICA) VIENE SVILUPPATO SENZA FRATTURE NETTE. IL COMICO ORIGINALE DI PLAUTO STA APPUNTO NEL CONTATTO FRA LA MATERIA DELL’INTRECCIO – CHE PRENDE DAI GRECI – E L’APRIRSI DI OCCASIONI IN CUI L’AZIONE SI FA LIBERO GIOCO CREATIVO, DIVENTA “LIRISMO COMICO”, SECONDO LA FORMULA DI M. BARCHIESI. LE STRUTTURE DEGLI INTRECCI E LA RICEZIONE DEL TEATRO PLAUTINO LA PREFERENZA PER UN CERTO SCHEMA DI INTRECCIO È COMUNQUE, DI PER SÉ, UN INDIZIO SIGNIFICATIVO. IL TRACCIATO A CUI SI PUÒ RICONDURRE LA MOLTEPLICITÀ DEI CANOVACCI È MONOTONO; QUASI SEMPRE LA MESSA IN GIOCO DI UN “BENE” (DONNA, DENARO..) SI TRAMUTA IN UNA FASE CRITICA DOVE POSSONO VACILLARE I VALORI SOCIALI E FAMILIARI DI RICONOSCIUTA IMPORTANZA: LIBERI TRATTATI COME SCHIAVI, PADRI CHE INSIDIANO DONNE DESIDERATE DAI FIGLI… LE COMMEDIE MINACCIANO UNA SOVVERSIONE DI CIÒ CHE IL PUBBLICO ACCETTA COME NORMALE E NATURALE. QUI POSSONO NASCERE CONFLITTI, IN CUI SI SCONTRANO VALORI E ASPETTATIVE LEGITTIME: AD ESEMPIO QUANDO UN FIGLIO TRAMA CONTRO L’AUTORITÀ PATERNA MENTRE, AL CONTEMPO, IL PADRE UTILIZZA IL SUO 7. ORATORIA E STORIOGRAFIA IN EPOCA ARCAICA ORATORIA: C'ERA UNO STRETTO LEGAME TRA ORATORIA E VITA POLITICA, E CHE CARATTERIZZÒ LA CLASSE DIRIGENTE E CHE QUINDI COMUNICÒ L'INTERPRETAZIONE DELLA STORIA DELL'ATTUALITÀ VISTA DAGLI OCCHI DI QUESTE FIGURE. IL SUO PERIODO DI MASSIMO SPLENDORE È TRA IL II E IL I SECOLO A.C., QUANDO A LIVELLO STORICO-POLITICO SI REGISTRANO LE VICENDE PIÙ IMPORTANTI DELLA RES PUBLICA. LA SUA DECADENZA INVECE RISALE CON L’AVVENTO DEL PRINCIPATO, CHE LIMITÒ LA LIBERTAS E QUINDI I DIBATTITI POLITICI. IN QUESTI ANNI FU PRODOTTA L’OPERA IN 4 LIBRI (AUTORE SCONOSCIUTO): “RETORICA AD HERENNIUM,”: SPIEGAVA LE 4 FASI PER UNA RETORICA EFFICIENTE: INVENTIO, DISPOSITIO, ELOCUTIO E MEMORIA. PRIMA CI DEVE ESSERE LA PARTE “DESTRUENS” E POI QUELLA “CONSTRUENS”. SONO ANCHE ELENCATI I GENERI DELL’ORATORIA: DELIBERATIVO, GIUDIZIARIO E DIMOSTRATIVO. TRA GLI ORATORI CONTEMPORANEI DI CATONE SPICCARONO ANCHE SCIPIONE L'AFRICANO MAGGIORE, QUINTO FABIO MASSIMO CUNTATOR, LUCIO EMILIO PAOLO. LA PRIMA SCUOLA DI RETORICA A ROMA FU QUELLA DI PLOZIO, POI CHIUSA NEL 92 PERCHÉ ERA APERTA A TUTTI E QUESTO CREA UN RISCHIO DI DARE ACCESSO AI DIBATTITI AI NON ARISTOCRATICI. STORIOGRAFIA: CATONE FU IL FAUTORE DELLA STORIOGRAFIA IN LINGUA LATINA IN EPOCA ARCAICA. INIZIALMENTE INFATTI LA STORIOGRAFIA FU SCRITTA INVECE IN GRECO PER SEGNARE UNA ROTTURA CON LA TRADIZIONE DELLA CRONACA PONTIFICALE E A INTRODURLO FU FABIO PITTORE PER RAGGIUNGERE OLTRE AI ROMANI COLTI ANCHE UN PUBBLICO NON LATINO. GENERI STORIOGRAFIA LATINA: ANNALISTICO MONOGRAFICO COMMENTARII QUINTO FABIO PITTORE APPARTENEVA ALLA GENS FABIA, SENATORE MAGISTRATO AVEVA COMBATTUTO CONTRO I GALLI INSUBRI E AVEVA LA PASSIONE ANTIQUARIA, TIPICA DELLA CLASSE DIRIGENTE MOLTO LEGATA ALLE TRADIZIONI. LUI SI OCCUPÒ DEL PIÙ GRANDE PROBLEMA POLITICO CONTEMPORANEO OVVERO LO SCONTRO TRA ROMA E CARTAGINE CON UNA POSIZIONE DECISAMENTE FILO-ROMANA, PER QUESTO POI POLIBIO NE CRITICO LA POCA OBIETTIVITÀ. 8. LETTERATURA E CULTURA NELL’ETA’ DELLE CONQUISTE CINCIO ALIMENTO FU UN ALTRO ANALISTA CHE PRESE PARTE ALLA SECONDA GUERRA PUNICA E COMPOSE IN GRECO UNA STORIA DI ROMA A PARTIRE DALLE SUE ORIGINI. DOPO LA FINE DELLA SECONDA GUERRA PUNICA, NEL 201, ROMA SI ERA LIBERATA DELL'UNICO AVVERSARIO CAPACE DI CONTENDERLE IL DOMINIO SUL MEDITERRANEO. DA QUESTO MOMENTO IN POI INIZIO UN LUNGO PERIODO DI ESPANSIONE CONTINUA A CUI SI AFFIANCÒ UNA DEGENERAZIONE DEI COSTUMI DI CUI SI LAMENTARONO I CONTEMPORANEI. CI FURONO INFATTI VARI MUTAMENTI SOCIALI DETTATI IN PARTICOLARE DALLA QUESTIONE AGRARIA OVVERO LA CRISI DEI PICCOLI PROPRIETARI TERRIERI TENUTI LONTANO DAI PROPRI POTERI PER MOLTI ANNI A CAUSA DELLE CAMPAGNE MILITARI E QUESTO PORTÒ A UNA FORTE INSTABILITÀ SOCIALE E ALLA RICERCA DI UNA RIDISTRIBUZIONE DELLE TERRE. IN QUESTO PERIODO SI DIFFUSE NOTEVOLMENTE IL MODELLO CULTURALE GRECO, MALVISTO PERÒ DEI TRADIZIONALISTI CHE LO INTERPRETARONO COME UNA CORRUZIONE DEI COSTUMI E UN ALLONTANAMENTO DAL MOS MAIORUM. DISTINSERO QUINDI IL PARTITO FILO-ELLENICO E IL PARTITO ANTI-ELLENICO: CATONE FU SEMPRE IN FAVORE DELLA RIAFFERMAZIONE DEL MOS MAIORUM NON PROMUOVENDO PERÒ UN RIPUDIO TOTALE DELLA CULTURA GRECA MA PIUTTOSTO UN'ATTENTISSIMA SELEZIONE DEGLI ASPETTI CHE ANDAVANO ABBRACCIATI. NEL TEATRO DI TERENZIO C'È UNA RIPROPOSTA DEGLI IDEALI ME NE ANDREI DI FILANTROPIA E QUINDI SI PROSPETTA COME FAVOREVOLE ALLA CULTURA GRECA, APPOGGIATO ANCHE DA SCIPIONE EMILIANO. IN QUESTO PERIODO INFATTI SI CREÒ UN VERO E PROPRIO CIRCOLO DI INTELLETTUALI ATTORNO A SCIPIONE EMILIANO DETTO “CIRCOLO DEGLI SCIPIONI”, FILELLENICO. 9. ENNIO QUINTO ENNIO NASCE NEL 239 A.C. A RUDIAE (PRESSO LECCE), AREA OCCUPATA DAI MESSAPI MA INTRISA DI CULTURA GRECA (SVETONIO LO DEFINISCE UN ITALO-GRECO ED ENNIO STESSO AMAVA DEFINIRSI TRILINGUE, POICHÉ CONOSCEVA LATINO, OSCO E GRECO). VEROSIMILMENTE, SI È FORMATO NELL’AMBIENTE CULTURALE DI TARANTO, E GIUNSE A ROMA IN MATURITÀ, QUASI 70 ANNI DOPO ANDRONICO, NEL 204; SECONDO LA TRADIZIONE FU CONDOTTO DA CATONE, IL QUALE PERÒ NEI DECENNI SUCCESSIVI FU SU POSIZIONI CULTURALI DIVERSE DA QUELLE DI ENNIO, E POLITICAMENTE OSTILE A CERTI SUOI MECENATI. A ROMA FA L’INSEGNANTE MA PRESTO SI AFFERMA COME AUTORE SCENICO (ENTRO IL 190, DATO CHE ALLUSIONI A LUI SONO FATTE ANCHE NELLE COMMEDIE TARDE DI PLAUTO) ANDANDO A SOSTITUIRE NEVIO E ANDRONICO; TRA 189 E 187 ACCOMPAGNA MARCO FULVIO NOBILIORE IN GRECIA POICHÉ HA IL COMPITO DI ILLUSTRARE LA SUA CAMPAGNA MILITARE, CULMINANTE NELLA BATTAGLI ADI AMBRACIA: AD ESSA, ENNIO DEDICA UNA PRAETEXTA. NEL PROSEGUO DELLA SUA VITA ENNIO SARÀ PROTETTO DALLA FAMIGLIA DI NOBILIORE E DALLA CASATA DEGLI SCIPIONI RICEVENDO ANCHE UNA RICOMPENSA PER I SUOI MERITI PUBBLICI, LA CONCESSIONE DELLA CITTADINANZA ROMANA; LE FONTI TUTTAVIA CI INFORMANO CHE IL POETA MANTENNE UN MODESTO TENORE DI VITA E NELL'ULTIMA PARTE SI DEDICÒ ALLA FATICA DEL POEMA EPICO CHE GLI HA DATO PERPETUA FAMA A ROMA: GLI ANNALES. MORÌ NEL 169 SENZA LASCIARE FIGLI, SOLO IL NIPOTE PACUVIO SARÀ SUO EREDE COME FIGURA GUIDA NELLA POESIA SCENICA ROMANA. PER GRAN PARTE DELLA STORIA LETTERARIA DI ROMA ENNIO È IL PIÙ IN VISTA DEI POETI ARCAICI E QUESTO SPIEGA IL PERCHÉ SU DI LUI ABBIAMO MOLTE PIÙ NOTIZIE CHE PER GLI ALTRI (ED È INTERESSANTE CHE PROBABILMENTE MOLTE NOTIZIE DI AUTORITÀ VI SIANO AUTOBIOGRAFICHE POICHÉ A DIFFERENZA DI NEVIO E ANDRONICO CHE NON OFFRIVANO NEI LORO TESTI NOTIZIE DEL GENERE, ENNIO NELLE SUE OPERE FACEVA SENTIRE UNA VOCE PERSONALE, AD ESEMPIO VANTANDOSI NEGLI ANNALES DI ESSERE CITTADINO ROMANO). INOLTRE È INTERESSANTE SAPERE CHE ESISTE ANCHE UNA TRADIZIONE FIGURATIVA COME STATUE E PITTURE, MA NELLA ROMA ARCAICA I RITRATTI DI UN POETA SONO UNA NOVITÀ ASSOLUTA CHE SEGNA UN MUTAMENTO DEL CLIMA CULTURALE RISPETTO ALL’ETÀ GUERRE PUNICHE. LA CRONOLOGIA DELLE OPERE È INCERTA, DEI SUOI TESTI ABBIAMO SOLO FRAMMENTI DI TRADIZIONE IN DIRETTA; SICURAMENTE COMINCIÒ MOLTO PRESTO E CONTINUÒ FINO AGLI ULTIMI ANNI A COMPORRE E RAPPRESENTARE TRAGEDIE, THYESTES FU L’ULTIMA, RAPPRESENTATA PROPRIO NEL 169. CI RESTANO UNA VENTINA DI TITOLI DI COTURNATE E MOLTE CITAZIONI BREVI, SOPRATTUTTO IN CICERONE (IN TUTTO 200 FRAMMENTI). E’ RIMASTA TRACCIA DI 2 PRAETEXTAE (AMBRACIA E LE SABINAE), DUPLICITÀ CHE RICHIAMA ALLE OPERE DI NEVIO CHE AFFIANCA COSE RECENTI (CLASTIDIUM) E PROIEZIONI DEGLI ALBORI DI ROMA (ROMULUS) NELLE PRAETEXTAE. IL SUO CAPOLAVORO SONO PERÒ GLI ANNALES POEMA EPICO IN ESAMETRI IN 18 LIBRI CHE NARRAVA LA STORIA DI ROMA, DI CUI RESTANO 437 FRAMMENTI PER UN TOTALE DI 600 VERSI. DELLE COMMEDIE CI RIMANGONO 2 TITOLI, INCERTI, E POCHISSIMI VERSI (CAPUNCOLA E PANCRATIASTES). POI SONO ATTESTATE MOLTE OPERE MINORI, TRA CUI: HEDYPHAGÈTICA (=IL MANGIAR BENE), OPERA GASTRONOMICA DIDASCALICA ISPIRATO A UN POEMETTO GRECO; SEMBRA SIA STATO COMPOSTO PRIMA DEGLI ANNALI, E IN QUESTO CASO SAREBBE IL PRIMO ESEMPIO DI ESAMETRI LATINI IN POESIA. SOTA, I CUI VERSI SONO DETTI “SOTADI”, CHIAMATI COSÌ DAL NOME DEL SUO INVENTORE SOTADE DI MANOREA; IN GENERE QUESTO TIPO DI VERSO ERA USATO PER OPERE DI CARATTERE PARODICO E OSCENO. SATURAE, IN QUATTRO (O 6) LIBRI, IN METRI DIVERSI, DI CUI RESTANO 18 FRAMMENTI CON 34 VERSI. SCIPIO, UN’OPERA IN ONORE DEL VINCITORE DI ZANA; POESIA CELEBRATIVA. ALCUNI TESTI DALLO SFONDO FILOSOFEGGIANTE: L’EUHÈMERUS, L’EPICHARMUS.. SICURA È ANCHE LA COMPOSIZIONE DI EPIGRAMMI IN DISTICI ELEGIACI, NE POSSEDIAMO 4: DUE DI AUTOCELEBRAZIONE, ALTRI DUE IN ONORE DI SCIPIONE AFRICANO (TALE GENERE SARÀ MOLTO IMPORTANTE A ROMA NEI SECOLI SUCCESSIVI). IL TEATRO ENNIO FU MOLTO FECONDO NELLA POESIA TEATRALE, FU L’ULTIMO POETA LATINO A PRATICARE SIA TRAGEDIE CHE COMMEDIE; TUTTAVIA LA SUA MEDIOCRITÀ COME POETA COMICO FU NOTATA ANCHE DAGLI ANTICHI, VOLCACIO SEDÌGITO LO PONE ALL’ULTIMO POSTO E SOLO IN OMAGGIO ALLA SUA ANTICHITÀ. I FRAMMENTI COMICI SONO COMUNQUE TROPPO POCHI PER VALUTARE OGGI. ENNIO FU ESSENZIALMENTE POETA TRAGICO: I SUOI VERSI AVEVANO FORTE TENSIONE STILISTICA E TENDENZA AL PATETICO; NON A CASO IL SUO MODELLO PREFERITO È EURIPIDE, APERTO A SITUAZIONI PASSIONALI E SCAVI PSICOLOGICI. DA EURIPIDE, ENNIO TRADUSSE (SECONDO L’AEMULATIO, QUINDI TRADUZIONE CON GRANDE LIBERTÀ) MOLTE TRAGEDIE DEL CICLO TROIANO: ALEXANDER, IPHIGENÌA, MEDEA EXUL.. MENTRE DA ESCHILO, PRIMO TRAGEDIOGRAFO ATENIESE, DERIVÒ LE EUMÈNIDES (L’ULTIMA, DOPO AGAMENNONE E COEFORE, DELLA TRILOGIA DELL’ORESTEA). DA SOFOCLE PROBABILMENTE DERIVÒ L’AIACE. ED È SICURO CHE IMITÒ ANCHE AUTORI MINORI. L’ENNIO TRAGICO DELLA TRADIZIONE È UN GRANDE VECCHIO VENERATO, MA LONTANO, ORAZIO PARLA DI QUEI VERSI TRAGICI CON FALSA AMMIRAZIONE (NON AMAVA MOLTO LA POESIA ARCAICA); LONTANO DALL’IMMAGINE CHE NE È STATA COSTRUITA, ENNIO DOVEVA ESSERE INVECE UN “MODERNO” NEL TEATRO, ATTENTO AI GUSTI DEL PUBBLICO, NON UN ACCADEMICO DELLA LETTERATURA. CON LA RIELABORAZIONE DEI MODELLI TRAGICI NON HA SOLO L’INTENZIONE DI COMPIACERE IL PUBBLICO COLTO, MA ANCHE PER PRODURRE EFFETTI SCENICI, PER RAFFORZARE GLI ELEMENTI DRAMMATICI; IL RAPPORTO CON I MODELLI NON È PURAMENTE EMULATIVO, NON CERCA IL CONFRONTO CON GLI ORIGINALI, MA IL PROGETTO STESSO DELLA TRADUZIONE (INTESA DA ENNIO COME AMPLIAMENTO E LIBERA CONTAMINAZIONE) È L’IMPEGNO DI UN TEATRO VIVO E CONTINUA LA TRADIZIONE DEL TEATRO GRECO. DAL IV SEC. OGNI RAPPRESENTAZIONE DI UN DRAMMA ANTICO NON RISPETTAVA UN TESTO DEFINITIVO, ERA UN RIFACIMENTO DI AUTORI CHE VOLEVANO MODIFICARLA: TRA QUESTI, ANCHE RAFFINATI POETI ALESSANDRINI, COME LICÒFRONE. GLI ORIGINALI PIÙ FAMOSI VENNERO QUINDI RISCRITTI, CONTAMINATI CON BRANI NUOVI O TRATTI DA ALTRE TRAGEDIE; LA STESSA NOZIONE DI “AUTENTICO” NON ESISTEVA, COSÌ ANCHE L’INTENSIFICAZIONE PATETICA CHE SEMBRA TIPICA DI ENNIO NON VA ATTRIBUITA AL PASSIONALE GUSTO LATINO; UNA RETORICA DELLA COMMOZIONE GRANDIOSA, SE SPESSO NON È NELLE PAROLE DELL’AUTORE GRECO, ENTRA NEL TESTO ENNIANO COME TRATTO DI UNA LANGUE DRAMMATICA GRECA, LANGUE CHE NOI RICONOSCIAMO SOPRATTUTTO IN ESPRESSIONI RIDONDANTI IN CUI C’È, PIÙ CHE CONTENUTO INFORMATIVO, UN’ESTERNAZIONE STILIZZATA DI SENTIMENTI. LA SCELTA (ALLA MANIERA ELLENICA) DI UN’ESPRESSIONE PATETICA ED ENFATICA CORRISPONDE ALL’ESIGENZA TEATRALE DI COINVOLGERE EMOTIVAMENTE IL PUBBLICO, CHE DOVEVA PARTECIPARE PER SYMPATHIAM AGLI EVENTI RAPPRESENTATI (È PROPRIO QUELLO CHE OSSERVA CICERONE CITANDO ALCUNI VERSI TRAGICI PRONUNCIATI DA UN FANTASMA). PER QUESTO IN ENNIO, NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ NELLA SCENA, POTEVA ANCORA APPARIRE IL CORO: A RICERCA DI UN’IDENTIFICAZIONE TRA PUBBLICO E PERSONAGGI, QUEL PROCESSO CHE HA NELL’ESSERE ANONIMO E COMUNE DEL CORO IL SUO TRAMITE PIÙ FORTE E CONVINCENTE. NASCE DI QUI L’EFFETTO PER CUI GLI SPETTATORI POSSONO VEDERE I QUELL’ASSEMBLEA LO SPECCHIO DI SE STESSI, E COSÌ RICONOSCERE L’IMMAGINE DI SÉ E DEI PROPRI CAPI NEI PERSONAGGI RAPPRESENTATI SULLA SCENA. LA STESSA FUNZIONE SCENICA ERA AFFIDATA ALLA FOLLA DI SOLDATI NEL RIFACIMENTO DELL’ACHILLE DI ARISTARCO (L’UNICA MESSA IN SCENA DI ENNIO CONSERVATA POICHÉ PLAUTO, NEL POENOLUS, CE NE CONSERVA UNA RIELABORAZIONE PARATRAGICA; QUI TROVIAMO UN FRAMMENTO DELLA PERFORMANCE: FACENDO RIVOLGERE UN PERSONAGGIO AL PUBBLICO, SI COGLI E UN PRINCIPIO DELLA POETICA TEATRALE ENNIANA, OSSIA L’IDENTIFICAZIONE DEL PUBBLICO. GLI ANNALES: STRUTTURA E COMPOSIZIONE GLI ANNALES SONO IL PIÙ FAMOSO TESTO EPICO ROMANO SINO ALL’ETÀ DI AUGUSTO, E UNA DELLE POCHISSIME OPERE POETICHE DI ETÀ MEDIO-REPUBBLICANA DI CUI POSSIAMO FARCI UN’IDEA, FRAMMENTARIA, MA RICCA E ARTICOLATA. UNA FUNZIONE CELEBRATIVA DOVEVA ESSERE FONDAMENTALE IN TUTTA L’OPERA DI ENNIO: AVEVA SCRITTO DUE OPERE PER CELEBRARE SCIPIONE AFRICANO, E LA PRETESTA AMBRACIA È DEDICATA ALLA CAMPAGNA CONTO GLI ETOLI DI NOBILIORE; PARTECIPANDO ALLA SUA IMPRESA, ENNIO SEMBRAVA RIPROPORRE A ROMA IL MODELLO DELLA “POESIA DI CORTE” ELLENICA. POESIA E PANEGIRICO SI ERANO DUNQUE SALDATI. CATONE PROTESTÒ CONTRO QUESTA INIZIATIVA, VISTA COME UN ATTO DI PROPAGANDA PERSONALE. COSÌ, SI LEGAVANO LETTERATURA E POTERE (DEL RESTO, ANCHE ANDRONICO E NEVIO, MENO DIRETTAMENTE, AVEVANO DEI “PROTETTORI”). ENNIO VEDEVA LA SUA POESIA COME CELEBRAZIONE DI GESTA EROICHE: SI RIFACEVA DA UN LATO AD OMERO, DALL’ALTRO ALLA RECENTE TRADIZIONE DELL’EPICA ELLENISTICA, DI ARGOMENTO STORICO E DI CONTENUTO CELEBRATIVO. NELLA PARTE TARDA DELLA SUA CARRIERA, ENNIO SI AVVICINÒ AL GRANDIOSO PROGETTO DI UNA CELEBRAZIONE DI TUTTA LA STORIA DI ROMA, SVOLTA IN UN UNICO POEMA EPICO. 10. CATONE, MARCO PORCIO MARCO PORCIO CATONE NACQUE NEL 234 A.C. A TUSCULUM (VICINO FRASCATI) DA UNA FAMIGLIA PLEBEA DI AGRICOLTORI BENESTANTI; COMBATTÉ NELLA GUERRA CONTRO ANNIBALE, E NEL 214 FU TRIBUNO MILITARE IN SICILIA. LUCIO VALERIO FLACCO LO AIUTÒ NELLA CARRIERA POLITICA E NEL 195 L’HOMO NOVUS CATONE FU CONSOLE INSIEME A FLACCO STESSO: NEL 184 È CENSORE ED ESERCITÒ LA CARICA PRESENTANDOSI COME CAMPIONE DELLE ANTICHE VIRTÙ ROMANE CONTRO LA DEGENERAZIONE DEI COSTUMI E IL DILAGARE DI TENDENZE INDIVIDUALISTICHE INFLUENZATE DALLA CULTURA ELLENISTICA (X ES: IN SPAGNA AGÌ CON SEVERITÀ CONTRO LE TRIBÙ, E SI OPPOSE ALLA REVOCA DELLA LEX OPPIA CHE LIMITAVA LE SPESE DELLE DONNE RICCHE). PARALLELAMENTE ALLA POLEMICA CONTRO IL LUSSO DEI PRIVATI, CATONE ESALTAVA LA RICCHEZZA E LA POTENZA DELLO STATO, CHE DOVEVA RISALTARE AGLI OCCHI DI TUTTI: PROMOSSE, PERCIÒ, UN PROGRAMMA DI EDILIZIA PUBBLICA. LA CENSURA DI CATONE RIMASE CELEBRE PER L’INTRANSIGENZA CON LA QUALE EGLI ESERCITÒ LA CARICA, DANDO SFOGO AL SUO RIGORE MORALISTICO. SI FECE PROMOTORE DELLA III GUERRA PUNICA (DOPO CHE LA SCONFITTA NELLA SECONDA GUERRA PUNICA L’AVEVA CONVINTO CHE LA SOPRAVVIVENZA DI ROMA ERA LEGATA ALLA DISTRUZIONE DELLA SUA ANTICA RIVALE), E AUSPICAVA AD UN EQUILIBRIO DI FORZE NEL MEDITERRANEO, OPPONENDOSI ALLA FINE DELL’INDIPENDENZA DI RODI E APPOGGIANDO INVECE L’INDIPENDENZA DELLA MACEDONIA. MORÌ NEL 149 A.C., NON ARRIVANDO A VEDERE LA DISTRUZIONE DELLA CITTÀ NEMICA. TRA LE FONTI CHE CI PARLANO DI LUI CITIAMO: o LA VITA DI CATONE DI PLUTARCO; o LA VITA DI CATONE DI CORNELIO NEPOTE; o IL CATO MAIOR DE SENECTUTE DI CICERONE; o ALCUNE SEZIONI DEI LIBRI DI TITO LIVIO. INVECE, A PROPOSITO DELLE OPERE: ORAZIONI: CICERONE CONOSCEVA PIÙ DI 150 ORAZIONI DI CATONE. POSSEDIAMO DIVERSI FRAMMENTI, E I TITOLI DI CIRCA 80. ORIGINES: UN’OPERA STORICA IN 7 LIBRI COMPOSTA IN VECCHIAIA; CI SONO ALCUNI FRAMMENTI. DE AGRI CULTURA (TRATTATO CONSERVATO): IL TESTO IN PROSA LATINA PIÙ ANTICO CHE CI SIA GIUNTO INTERO. ALCUNE OPERETTE INDIRIZZATE AL FIGLIO MARCO, TRA CUI UN DE MEDICINA, UN’OPERA DI RETORICA E UNA DI ARTE MILITARE (MA POTREBBERO ESSERE ANCHE SEZIONI DI UNA STESSA OPERA DESIGNATA CON PRAECEPTA AD FILIUM). CARMEN DE MORIBUS OPERA FORSE IN PROSA, ANCHE SE IL TERMINE CARMEN DESIGNA UNA PROSA RITMICA. APOPHTHEGMATA: RACCOLTA DI DETTI MEMORABILI O ANEDDOTI, CITATI ANCHE DA PLUTARCO O CICERONE. GLI INIZI DELLA STORIOGRAFIA SENATORIA CATONE SCRISSE LE ORIGINES IN VECCHIAIA, DANDO INIZIO ALLA STORIOGRAFIA IN LATINO; PER L’ANNALISTICA ROMANA IN LINGUA GRECA, COME QUELLA DI AULO POSTUMIO ALBINO, OSTENTAVA DISPREZZO. LA STORIOGRAFIA ROMANA ERA ELABORATA FIN DALL’INIZIO DA MEMBRI DELL’ÈLITE SENATORIA, MA NON DA PERSONAGGI POLITICAMENTE EMINENTI, QUINDI IL CASO DI CATONE, CIOÈ DI UN UOMO POLITICO DI PRIMO PIANO CHE SCRIVE STORIA, ERA DESTINATO A RESTARE UN CASO ISOLATO NELLA CULTURA LATINA. L’ELABORAZIONE AD OPERA DI MEMBRI DELLA CLASSE DIRIGENTE CONFERISCE ALLA NASCENTE STORIOGRAFIA ROMANA UN VIGOROSO IMPEGNO POLITICO: NELL’EPOCA DI CATONE AVEVANO LARGO SPAZIO LE PREOCCUPAZIONE PER LA DILAGANTE CORRUZIONE DEI COSTUMI, E LA RIEVOCAZIONE DI BATTAGLIE PERSONALMENTE CONDOTTE, IN NOME DELLA SALDEZZA DELLO STATO, CONTRO L’EMERGERE DI SINGOLI PERSONAGGI CON MARCATE TENDENZE AL “CULTO DELLA PERSONALITÀ”. PERCIÒ CATONE ACCOGLIEVA NEL SUO LIBRO LE PROPRIE POLEMICHE POLITICHE, E VI RIPORTAVA PROPRIE ORAZIONI, COME QUELLA CONTRO SULPICIO GALBA, TANTO CHE SI È ARRIVATO A SUPPORRE CHE FOSSE UNA SORTA DI AUTOCELEBRAZIONE, ANCHE A CAUSA DEL FATTO CHE PRIVILEGIAVA LA STORIA CONTEMPORANEA, A CUI DEDICA 3 LIBRI SU 7 DI UN’OPERA CHE SI RIFACEVA DALLE STESSE ORIGINI DI ROMA: I LIBRO: FONDAZIONE DI ROMA II E III LIBRO: FONDAZIONE DELLE CITTÀ ITALICHE IV E V LIBRO: RISPETTIVAMENTE PRIMA E SECONDA GUERRA PUNICA VI E VII LIBRO: AVVENIMENTI FINO ALLA PRETURA DI SERVIO SULPICIO GALBA (152 A.C.) TENTANDO DI SOFFOCARE IL CULTO CARISMATICO DELLE GRANDI PERSONALITÀ ELABORÒ UNA CONCEZIONE DELLA STORIA DI ROMA CHE INSISTEVA SULLA LENTA FORMAZIONE DELLO STATO E DELLE ISTITUZIONI ATTRAVERSO I SECOLI (CHE SARÀ RIPRESA DA CICERONE IN >DE REPUBLICA); LA CREAZIONE DELLO STATO ROMANO ERA VISTA COME L'OPERA COLLETTIVA DEL POPOLO STRETTO INTORNO ALLA CLASSE DIRIGENTE QUINDI CATONE NON FACEVA I NOMI DEI CONDOTTIERI (ANNIBALE AD ESEMPIO È CHIAMATO DICTATOR CARTHAGINESIUM), IN ROTTURA CON LE TENDENZE DELLA TRADIZIONE ANNALISTICA. TUTTAVIA A VOLTE PORTA NELLA LUCE DELLA STORIA I NOMI DI PERSONAGGI OSCURI O EROI DI RANGO PIÙ BASSO QUINDI CONSIDERATI MERITEVOLI DI ESSERE EMBLEMA DELL'EROISMO COLLETTIVO DEL POPOLO ROMANO, COME NEL CASO DELL’AMPIO SPAZIO DEDICATO A QUINTO CEDICIO. PER ALTRI VERSI, L’OPERA MOSTRA APERTURA DI ORIZZONTI: FORSE LA SUA PROVENIENZA EXTRAURBANA FECE SÌ CHE SI INTERESSASSE ALLA FONDAZIONE DELLE POPOLAZIONI ITALICHE E AL LORO CONTRIBUTO DATO ALLA GRANDEZZA DI ROMA. AD ESEMPIO, DEI SABINI, VANTA LA TENDENZA ALLA PARSIMONIA, DOVUTA ALLE ORIGINI SPARTANE; MA AVEVA ANCHE INTERESSE VERSO I POPOLI STRANIERI, VERSO COSTUMI AFRICANI O SPAGNOLI (CON I QUALI ERA ENTRATO IN CONTATTO DURANTE LA SUA ATTIVITÀ POLITICA). IL TRATTATO SULL’AGRICOLTURA IL DE AGRICULTURA NON HA ORNAMENTI LETTERARI O FILOSOFICI: CONSISTE SEMPLICEMENTE IN UNA SERIE DI CONCETTI SCHEMATICI. PER COMPRENDERE LE SUE INTENZIONI È IMPORTANTE IL PROEMIO, DOVE L’AUTORE INDICA NELL’AGRICOLTURA UN’ATTIVITÀ ACQUISITIVA PREFERIBILE AD ALTRE IN QUANTO ONESTA, SICURA, CHE FORMA BUONI CITTADINI E BUONI SOLDATI. IL TIPO DI PROPRIETÀ DESCRITTO DA CATONE RAPPRESENTA IL PASSAGGIO DALLA PICCOLA PROPRIETÀ FAMILIARE ALLE PIÙ VASTE TENUTE BASATE SULLO SFRUTTAMENTO DEGLI SCHIAVI: NELL'EPOCA DELL'ESPANSIONE DELLA SCHIAVITÙ AGRICOLA MOSTRA ALLA NOBILTÀ COME TROVARE UNA FONTE DI PROFITTO IN QUEL POSSESSO FONDIARIO CHE COSTITUISCE IL RETAGGIO TRADIZIONALE DEI GRUPPI DIRIGENTI SENZA BISOGNO DI RIVOLGERSI A FORME PIÙ DINAMICHE E PERICOLOSE DI INVESTIMENTO; RESTANDO ATTACCATA ALLA TERRA LA CLASSE DIRIGENTE RESTERÀ ATTACCATA ANCHE AI VALORI ETICI E POLITICI CHE COSTITUISCONO IL FONDAMENTO IDEOLOGICO DEL SUO POTERE. IL DE AGRI CULTURA È UNA PRECETTISTICA GENERALE DEL COMPORTAMENTO DEL PROPRIETARIO TERRIERO. LO STILE DELL’OPERA È SCARNO E CONCISO, MA CON MOLTE ESPRESSIONI DI SAGGEZZA POPOLARE; È INOLTRE PRESENTE UNA PATINA ARCAICIZZANTE (ALLITTERAZIONI, RIPETIZIONI..), MA È ERRONEO PENSARE DI ESSERE DI FRONTE AD UNA BONARIA CIVILTÀ AGRICOLA; ANZI, DA ALCUNI PASTI TRASPARE LA BRUTALITÀ DELLO SFRUTTAMENTO DEGLI SCHIAVI. INOLTRE NEL TRATTATO, L’ATTIVITÀ AGRICOLA È CONSIDERATA UN'IMPRESA SU VASTA SCALA, IN CUI IL PROPRIETARIO DEVE AVERE LA MENTALITÀ DEL PRODUTTORE E NON QUELLA DEL CONSUMATORE: SULLA BASE DI QUESTO SI COLGONO I TRATTI SALIENTI DELL'ETICA DI CATONE, QUINDI VIRTÙ COME PARSIMONIA, DISPREZZO PER LE RICCHEZZE E RESISTENZA ALLA SEDUZIONE DEI PIACERI MOSTRANO COME IL RIGORE CATONIANO NON SIA LA SAGGEZZA PRATICA DI UN CONTADINO INGENUO MA INVECE RAPPRESENTI IL RISVOLTO IDEOLOGICO DI UN'ESIGENZA PRAGMATICA (QUALE TRARRE DALL'AGRICOLTURA VANTAGGI ECONOMICI E A CRESCERE LA PRODUTTIVITÀ DEL LAVORO SCHIAVISTICO AD ESSA APPLICATO. LA BATTAGLIA POLITICO-CULTURALE DI CATONE SAPPIAMO, DAI FRAMMENTI, CHE LO STILE ORATORIO DI CATONE REA VIVACE, MOLTO MENO ARCAICIZZANTE RISPETTO A QUELLO USATO NEL TRATTATO SULL’AGRICOLTURA; UNA FAMOSA MASSIMA SEMBREREBBE SINTETIZZARE LE IDEE DI CATONE IN FATTO DI RETORICA: REM TENE, VERBA SEQUENTUR (“ABBI CHIARO IL CONTENUTO, E LE PAROLE VERRANNO DA SÉ”): UN OSTENTATO RIFIUTO DELL’ARS, DELLA TECHNE RETORICA DI MATRICE GRECA. QUESTO RIFIUTO DELL’ELABORAZIONE STILISTICA VA INTERPRETATO ALLA LUCE DELLA COSTANTE POLEMICA CONTRO LA PENETRAZIONE IN ROMA DEL COSTUME E DELLA CULTURA GRECA. IN REALTÀ, DIVERSAMENTE DA COME VUOLE LA TRADIZIONE CHE VEDE CATONE AVVICINARSI ALLE LETTERE GRECHE SOLO TARDI, LUI CONOSCEVA QUEL MONDO (COME POSSIAMO VEDERE ANCHE DA RIFERIMENTI A TECNICHE AGRICOLE GRECHE NEL TRATTATO, O ALLE INFLUENZE DI TIMEO NELLE ORIGINES, O NELLE ORAZIONI IN CUI LA TECNICA RETORICA GRECA ERA DISSIMULATA PER DARE IMPRESSIONE DI IMMEDIATEZZA). PERSONALMENTE IMPREGNATO DI CULTURA GRECA, CATONE NON COMBATTEVA TANTO QUELLE CULTURA IN SÉ, QUANTO CERTI SUOI ASPETTI “ILLUMINISTICI”, DI CRITICA DEI VALORI SOCIALI E DEI RAPPORTI TRADIZIONALI, LASCITO DELLA RIFLESSIONE SOFISTICA; ASPETTI POTENZIALMENTE CORROSIVI DELLE BASI ETICO-POLITICHE DELLA RES PUBBLICA E DEL REGIME ARISTOCRATICO: CON CIÒ SI SPIEGANO, FORSE, LE SUCCESSIVE ESPULSIONI DI FILOSOFI GRECI DA ROMA. INOLTRE, C’ERA IL PERICOLO CHE L’IMITAZIONE DEI COSTUMI ELLENIZZANTI POTESSE METTERE IN PERICOLO LA COESIONE DELL’ARISTOCRAZIA PORTANDO ALL’AFFERMAZIONE DI FIGURE “CARISMATICHE”. NELLA SUA OPERA LETTERARIA, PROBABILMENTE SI PROPOSE IL COMPITO DI ELABORARE UNA CULTURA CHE, MANTENENDO BEN SALDE LE RADICI ROMANE, SAPESSE ACCOGLIERE GLI APPORTI GRECI, SENZA TUTTAVIA FARNE APERTA PROPAGANDA. CATONE AVEVA COMBATTUTO SCIPIONE L'AFRICANO E FU IN BUONI RAPPORTI CON L'EMILIANO, ATTRAVERSO I CUI INTELLETTUALI LA CULTURA GRECA, PENETRATA A ROMA, SCORRERÀ ENTRO GLI ARGINI VOLUTI DALL’ARISTOCRAZIA ROMANA: LASCERÀ FILTRARE RAZIONALISMO IN MISURA SUPERIORE A QUELLA CHE CATONE AVREBBE SOPPORTATO, MA MANTENENDOSI ENTRO I LIMITI DELLA CONSERVAZIONE POLITICO-SOCIALE, PER APPRODARE A UNA NUOVA SINTESI DI MOS MAIORUM E SPINTE ILLUMINISTICHE CHE SARANNO ALLA BASE DELLA RIFLESSIONE ETICO-POLITICA DI CICERONE. LA FORTUNA DI CATONE CATONE IL CENSORE: L’APPELLATIVO LO IRRIGIDISCE E NE DENUNCIA LA TRASFORMAZIONE DA PERSONAGGIO A SIMBOLO, SIMBOLO DEL CUSTODE DELLA TRADIZIONE E DEL CONSERVATORISMO. E COME FIGURA CHE ASSOMMAVA IN SÉ LE VIRTÙ FONDAMENTALI DELLA ROMA DEL PASSATO (AUSTERITÀ, PARSIMONIA, VALORE MORALE), CICERONE LO IDEALIZZÒ SIA NEL DE RES PUBLICA, MA ANCHE, E SOPRATTUTTO, NEL FAMOSO DIALOGO CATO MAIOR DE SENECTUTE, MITIGANDONE LE ASPREZZE E I TRATTI INTRANSIGENTI DELLA SUA AVVERSIONE CONTRO LA NOBILTÀ FILO-ELLENICA. AVRÀ L’ONORE DI VARIE BIOGRAFIE, QUELLA DI CORNELIO NEPOTE, QUELLA DI PLUTARCO E QUELLA ANONIMA DEL DE VIRIS ILLUSTRIBUS. LIVIO NE APPREZZÒ LE DOTI , MA CRITICÒ L’INTRANSIGENZA. LA PIÙ ALTA VALUTAZIONE DELLE SUE QUALITÀ LETTERARIE SI EBBE CON GALLIO, E CON L’IMPERATORE ADRIANO (ENTRAMBI LO ANTEPONEVANO ALLO STESSO CICERONE). DOPO IL IV SEC. LA CONOSCENZA DIRETTA DELLE SUE OPERE COMINCIA A SCOMPARIRE, SOLTANTO IL DE AGRI CULTURA SOPRAVVIVERÀ INTEGRALMENTE IN VIRTÙ DELLA SUA TECNICITÀ E DELLA SUA FUNZIONE UTILITARISTICA. PUBBLICO PIÙ AVANZATO, ATTENTO A PROBLEMI DI GUSTO E DEI TECNICA: SENZ’ALTRO PIÙ RISTRETTO E SELEZIONATO. QUESTO USO DEI PROLOGHI AVVICINA TERENZIO ALLA FIGURA DI POETA-FILOLOGO (VICINO ANCHE A ENNIO, LUCILIO, ACCIO..) IL PRINCIPALE AVVERSARIO, CHE TERENZIO CITA DIRETTAMENTE, CI È NOTO COME POETA COMICO MINORE, LUSCIO DI LANUVIO. NEL PROLOGO DELL’ANDRIA, RIBATTE L’ACCUSA DI CONTAMINARE FABULAS (QUINDI ROVINARE I MODELLI GRECI CREANDO MESCOLANZE INOPPORTUNE), E SOTTOLINEA CHE ANCHE I RISPETTATI NEVIO, PLAUTO, ENNIO NON FECERO DIVERSAMENTE CON I LORO MODELLI GRECI. LE AFFERMAZIONI PROGRAMMATICHE DI TERENZIO SULL’USO DEI MODELLI (ADATTAMENTI, CONTAMINAZIONI…) SONO PER NOI DIFFICILI DA RISCONTRARE, PERCHÉ DEI SUOI ORIGINALI NON CI SONO PERVENUTI CHE SCARSI E CASUALI FRAMMENTI. CIÒ CHE SI RIESCE A DISTINGUERE, È CHE TERENZIO SE ATTIENE PIUTTOSTO FEDELMENTE ALLA LINEE DEGLI INTRECCI MENANDREI, SENZA MAI RINUNCIARE AD APPROFONDIRE GLI INTERESSI CHE PIÙ LO TOCCANO: CIOÈ, I CARATTERI ED I PROBLEMI DI UN’UMANITÀ “BORGHESE”. TEMI E FORTUNA DELLE COMMEDIE DI TERENZIO TERENZIO SACRIFICÒ, RISPETTO ALLA TRADIZIONE DELLA PALLIATA, LA RICCHEZZA DELL’INVENTIVA VERBALE E DELLE TROVATE COMICHE ESTEMPORANEE. LA PALLIATA LATINA ERA SEMPRE STATA, PER SUA NATURA, FORTEMENTE ANCORATA ALLE SITUAZIONI FAMILIARI: I SUOI TIPI FISSI ERANO IL GIOVANE INNAMORATO, E IL VECCHIO PADRE INGANNATO ; MA IN TERENZIO QUESTI RAPPORTI DIVENTANO VERAMENTE RAPPORTI UMANI, SENTITI CON MAGGIORE SERIETÀ PROBLEMATICA. QUESTO APPROFONDIMENTO RISENTE DI UNA SINCERA ADESIONE AL MODELLO DI MENANDRO, E DELLA CIRCOLAZIONE DI IDEALI “UMANISTICI” DI ORIGINE GRECA. A QUESTO SI DEVE L’APPARIZIONE DI UN CONCETTO-CHIAVE COME HUMANITAS – INFLUENZATO DAL GRECO PHILANTROPÌA – CHE È IN PIENA SINTONIA CON LA CULTURA DELL’ETÀ SCIPIONICA. NEL CONCETTO (“ RICONOSCERE E RISPETTARE L’UOMO IN OGNI UOMO” A. TRAINA) CONFLUISCONO VARI FILONI DI PENSIERI GRECI, MA TIPICAMENTE ROMANA È LA SINTESI, ISPIRATO DA PRAGMATISMO ATTIVO. NON È CERTAMENTE UN CASO CHE LA COMMEDIA TERENZIANA DI MAGGIOR SUCCESSO IMMEDIATO (L’EUNUCHUS) –SIA QUELLA IN CUI MENO SI AFFACCIANO TEMI PSICOLOGICI E UMANISTICI. SI TRATTA DEL PIÙ RIUSCITO TENTATIVO DI TERENZIO IN DIREZIONE DELLA COMICITÀ PLAUTINA: LA COMMEDIA INSCENA UN ROMANZESCA TRAVESTIMENTO (UN GIOVANE SI TRAVESTE DA EUNUCO PER AVERE IN CONSEGNA L’AMATA) E UN BURLESCO PERSONAGGIO DI SOLDATO FANFARONE. MA TERENZIO CONTINUÒ A TENER LA SCENA ANCHE DOPO LA SUA MORTE, ED EBBE SEMPRE IL FAVORE DEI CRITICI PIÙ COLTI E SENSIBILI, CHE APPREZZARONO LA PUREZZA DELLA LINGUA E LA RAFFINATEZZA DELLO STILE. CICERONE ATTRIBUISCE TERENZIO UN LINGUAGGIO SCELTO (LECTO SERMONE) INSIEME A URBANITÀ (COME LOQUENS) E A DOLCEZZA DEL DIRE (OMNIA DULIA DICENS). MODERAZIONE DEI SENTIMENTI, VALORI ETICI APPREZZATI ANCHE DAI CRISTIANI (S. AGOSTINO), PUREZZA DI LINGUA CHE FACEVANO DI TERENZIO UN MODELLO DI STILE: SONO LE CAUSE CHE INTRODUSSERO LE SUE COMMEDIE NELLA SCUOLA. NEL X SEC. LA MONACA ROSVITA COMPONE COMMEDIE IN PROSA RIMATA MODELLATE SU QUELLE DI TERENZIO: INTRECCI DI STORIE EDIFICANTI CON CRISTIANO LIETO FINE. SEMPRE NEL MEDIOEVO VENNERO FATTI DEI COMMENTI A TERENZIO, DANTE NE CITA ALCUNI VERSI MEDIATI DA CICERONE; NEL RINASCIMENTO VENGONO FATTI VOLGARIZZAMENTI E ADATTAMENTI POETICI DELLE OPERE TERENZIANE ANCHE DALL’ARIOSTO (PERDUTE) E MACHIAVELLI (L’ANDRIA, CONSERVATA). MOLIÈRE FU AMMIRATORE E IMITATORE DI TERENZIO E DAL ‘600 AD OGGI FURONO MOLTE LE TRADUZIONI DELLE COMMEDIE NELLE VARIE LINGUE EUROPEE: TALE GRANDE FORTUNA, DOVUTA AI CONTENUTI EDUCATIVI, HA PORTATO LA CRITICA MODERNA A SOTTOLINEARE IN TERENZIO UNA SORTA DI IMPEGNO ETICO-SOCIALE. 12. UNA CONCLUSIONE D’INSIEME SULLA PALLIATA: PLAUTO, TERENZIO E LA COMMEDIA NUOVA DALLA TRAGEDIA TARDO-EURIPIDEA ALLA COMMEDIA DEI SENTIMENTI SAPPIAMO POCO DELLA NÈA GRECA (LA COMMEDIA NUOVA DI FILÈMONE, DÌFILO E MENEANDRO), MA SAPPIAMO CHE AD ESSA GUARDANO GLI AUTORI DELLA COMMEDIA LATINA RIPRENDENDO TRAME TIPI E SITUAZIONI. POETI BILINGUI E RIFACITORI, I COMICI ROMANI NE DIVENTANO COPIE PREZIOSE: QUINDI È LEGITTIMO STUDIARE LA COMMEDIA NUOVA COME UN INSIEME DI TESTI GRECI E LATINI, DEFINENDOLA BILINGUE E CERCANDO NEI TRATTI DI UN LINGUAGGIO DRAMMATICO COMUNE. LA COMMEDIA NUOVA HA I SUOI INCUNABOLI IN ESPERIMENTI DRAMMATICI DELL'ULTIMO EURIPIDE (ELENA, IFIGENIA TAURICA, IONE), DRAMMI A LIETO FINE DOVE RICORRONO GLI ELEMENTI COMICI DELL'INTRIGO, DEL RICONOSCIMENTO E DELLA PERIPEZIA: DI QUESTA ORIGINE LA COMMEDIA DI TERENZIO (E DI MENEANDRO) MOSTRA CONSAPEVOLEZZA. LA STESSA PARODIA TRAGICA (FREQUENTE PER LE COMMEDIE) RIVELA ESIGENZE ESPRESSIVE DIVERSE, QUASI IL DESIDERIO DI UN REGISTRO PIÙ ALTO CHE LA SITUAZIONE RICHIEDEREBBE. IL CONTATTO CON LA TRAGEDIA CHE LA PARODIA DI ARISTOFANE RICERCAVA, ERA OCCASIONE DI FARSA O PROTESTA DI UN AUTORE; ORA, NELLA COMMEDIA NUOVA, LA PARODIA TRADISCE UN'ASPIRAZIONE PATETICA CHE IL GENERE COMICO TEMEVA COME TROPPO IMPEGNATIVA E LA RICERCA DI UN TONO DIVERSO DA QUELLO UMILE. IL DISCORSO PARATRAGICO ESISTE NELLA COMMEDIA NUOVA NON SOLO COME OCCASIONE DI RISO, MA ANCHE COME ASPIRAZIONE AD UN TONO SUBLIME CHE I LIMITI DEL GENERE NON AMMETTONO. VEDREMO CHE ALLA PAPATRAGEDIA, PREFERITA DALLA COMMEDIA ANTICA, QUELLA NUOVA PREFERIRÀ LA PARODIA DI SÉ STESSA, DELLE CONVINZIONI CHE LA COSTRUISCONO COME DISCORSO COMICO. LA COMMEDIA PENSOSA DI MENEANDRO SEMBRA AVVICINARSI ALLA RETORICA DELLA TRAGEDIA NON PER CONDIVIDERNE GLI ESPEDIENTI DELLA TRAMA O I MECCANISMI A SORPRESA, QUANTO PER LA RICERCA DELL’ASPETTO PSICAGOGICO, PERCHÉ CERCA UNO SPETTATORE CHE VOGLIA RICONOSCERSI NEI PERSONAGGI: A QUESTO TEATRO SI ADATTA ALLA REGOLA ARISTOTELICA CHE VUOLE L'EROE TRAGICO NÉ TROPPO BUONO NÉ TROPPO CATTIVO POICHÉ CON ESSO, LO SPETTATORE, POSSA PROVARE UNA FORMA CATARTICA DI IDENTIFICAZIONE. QUESTO TEATRO COMICO CONTINUA L'IDEA MODERNA DELLA TRAGEDIA DI UN'ILLUSIONE SCENICA COERENTE, LA RAPPRESENTAZIONE DRAMMATICA CHIEDE LA PARTECIPAZIONE EMOTIVA DELLO SPETTATORE, COSICCHÉ GLI ATTORI SMETTANO DI ESSERE INTERPRETI DI PARTI TEATRALI E DIVENTINO PERSONE VERE, COME SE LA RAPPRESENTAZIONE DELLA VITA FOSSE LA VITA STESSA; CIÒ CHE VIENE RAPPRESENTATO È UN EVENTO REALE VEROSIMILMENTE POSSIBILE, IMITAZIONE DI VITA E MESSA IN FORMA DI UN IDEALE MORALE. CONVENZIONALITÀ E FINZIONE TEATRALE ARISTOFANE, FILOLOGO ALESSANDRINO, AMMIRAVA MENANDRO PER LA SUA REALISTICA MIMESI. I PERSONAGGI SONO I PRIMI AD ESSERE CONSAPEVOLI DI UN TEATRO CHE SI VUOLE REALISTICO MA CHE SA DI ESSERE FATTO SU CONVENZIONI; I PIÙ INTERESSANTI SONO I PERSONAGGI MINORI, CARATTERI FISSI E CARATTERISTI, CHE SPESSO PARLANO DI SÉ ALLUDENDO ALLA PROPRIA CONVENZIONALITÀ E ALLA RIPETITIVITÀ DELLE SITUAZIONI CHE LI IMPEGNANO: EHI NON È L'ATTORE CHE PARLA AL PUBBLICO E MOSTRA LA FATTURA DEL PROPRIO RUOLO CONVENZIONALE, MA È IL PERSONAGGIO STESSO CHE DIVENTA COSCIENTE DELLA PROPRIA VITA DI FINZIONE CHE LO VUOLE SEMPRE UGUALE A SE STESSO E LO LEGA AD UN RUOLO CHE IL PUBBLICO SI ASPETTA DI RITROVARE. IN QUESTO MODO, SONO I PERSONAGGI STESSI GLI INTERLOCUTORI, I CUSTODI DELLE CONVENZIONI CHE FANNO IL TEATRO STESSO DELLA NÈA. A VOLTE I MECCANISMI DELL’INVENZIONE COMICA SFRUTTANO QUESTA CONSAPEVOLEZZA METATEATRALE DEI PERSONAGGI (COME AVVIENE NELL’ANDRIA DI TERENZIO: SIMONE SOSPETTA CHE IL SERVO MANOVRI PER COSTRINGERLO A DARE IN SPOSA AL FIGLIO UNA GIOVANE DI INCERTA CONDIZIONE SOCIALE, E RICONOSCE NELLA TRAMA DEL SERVO STESSO ALCUNI TIPICI ESPEDIENTI DELLA RECITA È UN LINGUAGGIO SCENICO AL QUALE IL PUBBLICO È ESERCITATO CHE RIMANDA AD AZIONI CHE SI SVOLGONO IN INTERNI. SIMONE, CHE CONOSCE LE CONVENZIONI DELLA REALTÀ TEATRALE FINISCE A CONFONDERE L'INGANNO DELLA RAPPRESENTAZIONE SCENICA CON L'INGANNO CHE, A SUO DIRE, IL SERVO STAVA TRAMANDO ALLE SUE SPALLE). CONSAPEVOLEZZA DELLE CONVENZIONI E METATEATRO QUINDI LA COMMEDIA NUOVA È UN GIOCO SOTTILE CHE COMPLICA IL REALISMO PSICOLOGICO DEI DRAMMI: I FATTI NON SEMBRANO PIÙ NATURALI E DIVENTA SOSPETTO IL LORO PRETENDERE DI ESSERE VERI SOLO PERCHÉ STILIZZATI IN MODO DI ESSERE VEROSIMILI. CONSIDERIAMO DA UNA PARTE LA TRAGEDIA E DALL'ALTRA LA COMMEDIA PLAUTINA: NELLA PRIMA CI SONO MITICHE E TERRIBILI VERITÀ, NELLA SECONDA OSTENTATA FINZIONE IN CUI L'ILLUSIONE TEATRALE SI RIVOLGE AL PUBBLICO. TRA QUESTI DUE MONDI OPPOSTI LA COMMEDIA NUOVA SI MUOVE CON CAUTELA, TIENE UNA VIA CHE STA IN MEZZO TRA INTENZIONE DEL REALISMO PSICOLOGICO E COSCIENZA DELLA PROPRIA CONVENZIONALITÀ (MOSTRATA PERÒ SOLO CON GESTI E PAROLE CHE CHIEDONO DI ESSERE INTERPRETATI CON CURA DA CHI LI OSSERVA). L'EFFETTO METATEATRALE DELLA COMMEDIA NUOVA NON VA OLTRE L'AUTOIRONIA DEI PERSONAGGI, I QUALI SANNO ANCHE DI ESSERE CONVENZIONALI MA VOGLIONO ANCORA CREDERE ALL'ILLUSIONE SCENICA. LO STESSO APPELLO AL PUBBLICO (TIPICO DI PLAUTO) NELLA COMMEDIA NUOVA È DELEGATO A SPAZI DI PAROLA IN DIRETTA, MOMENTI IN CUI IL DIBATTITO CHE UNISCE O OPPONE I PERSONAGGI VIENE INTERROTTO DA UNA BATTUTA QUASI INAPPROPRIATA RIVOLTA AD UN INTERLOCUTORE ESTERNO. FORSE È PROPRIO IL TEATRO PLAUTINO A RENDERE EVIDENTI PER CONTRASTO I CARATTERI SOTTILI DELLA COMMEDIA NUOVA. NEL TEATRO DI MENANDRO E TERENZIO, NON SONO GLI ATTORI A PARLARE DEL PROPRIO RUOLO RIVOLGENDOSI AL PUBBLICO MA SONO I PERSONAGGI CHE, SENZA USCIRE DALLA COERENZA DELLA FINZIONE, SI MOSTRANO PER QUELLO CHE SONO: RIPETITIVITÀ E MASCHERE DA IMPIEGARE IN RUOLI GIÀ DEFINITI (A VOLTE SEMBRANO ADDIRITTURA LAMENTARSI DELLA LORO CONDIZIONE). MA LA COMMEDIA PLAUTINA, SE È FATTA PER IL PREVALERE DELLA PERFORMANCE E DELLA FARSA SUL TESTO DRAMMATICO, PER L'ATTORE CHE INTERPRETA IL SUO RUOLO CON CONSAPEVOLEZZA MENTRE SI RIVOLGE ALLO SPETTATORE DELLA PLATEA, NON DOBBIAMO PENSARE CHE ESSA NE SAPPIA PIÙ DEGLI ALTRI COMICI SULLA FINZIONE DEL FARE TEATRO. PROPRIO PERCHÉ PLAUTO SICURA MENO DELL'ILLUSIONE DRAMMATICA, PUÒ FARE DELL'INTERVENTO METATEATRALE UNA RISORSA FISSA DEL COMICO (SI TRATTA DI UN APROSDÒKETON, DI UN’USCITA ALL’IMPROVVISO DALLA FINZIONE SCENICA E DALLE ABITUALI CONVENZIONI DRAMMATICHE). CONSAPEVOLE CHE QUEL TEATRO REALISTICO È FATTO DI “TIPI”, PLAUTO SI PERMETTE DI ESSERE IPERCONVENZIONALE: INFATTI CARICA I TRATTI STEREOTIPI DELLE TRAME E DELLE MASCHERE COMICHE, IL SERVO ASTUTO, IL SOLDATO MILLANTATORE, IL PADRE SOSPETTOSO.. TUTTI QUESTI CARATTERI DELLA COMMEDIA NUOVA POSSONO RIPRESENTARSI SULLA SCENA NELLA LORO FORMA PURA PERCHÉ ALTERNANO IL RUOLO DELLA PARTE CON UNA FUNZIONE DI CONSAPEVOLEZZA CHE LI RENDE SUPERIORE ALLA MASCHERA (OLTRE CHE PERSONAGGI LEGATI NEL LORO RUOLI POSSONO ESSERE ANCHE PROLOGO, EPILOGO, COMMENTO O INTERVENTO DELL'AUTORE NELL'AZIONE CHE SI VA FACENDO: NASCE COSÌ LA FIGURA DEL SERVO-POETA). 14. LO SVILUPPO DELLA POESIA EPICA: DA ENNIO A VIRGILIO LA PRODUZIONE EPICA DALL'ETÀ DEGLI SCIPIONI A QUELLA DI CESARE CI APPARE DOMINATA DA ENNIO: L'INFLUENZA DEGLI ANNALES FU IMMEDIATA. POCO DOPO DI LUI, QUALCUNO RIDUSSE IN ESAMETRI L'ODISSEA DI LIVIO ANDRONICO DATO CHE IL SATURNIO, DOPO L'AFFERMAZIONE DI ENNIO E LE POLEMICHE CON I PREDECESSORI, È SUPERATO. ACCIO INTITOLA ANNALES UN SUO POEMA IN ESAMETRI IL CUI ARGOMENTO CI È OSCURO; ANCHE AULO FURIO ANZIATE (PRIMA METÀ DEL I SEC.) INTITOLA COSÌ UN’OPERA CHE CANTAVA LE GUERRE DI ROMA CONTRO I CIMBRI; E CONTRO GLI ANNALES DI UN CERTO VOLUSIO POLEMIZZERÀ CATULLO. CHIARAMENTE QUESTO TITOLO INDICAVA UN TIPO DI EPICA STORICA CHE CELEBRAVA AVVENIMENTI MILITARI: L'ESTENSIONE DEL RACCONTO SARÀ STATA SPESSO MINORE DI QUELLA DI ENNIO LIMITE STA A SINGOLI PERIODI O CAMPAGNE MILITARI. A QUESTA TENDENZA SI RICOLLEGA GIÀ IL BELLUM HISTRICUM (TITOLO DI INFLUSSO NEVIANO) DI UN CERTO HOSTIUS, CHE SEMBREREBBE CONTEMPORANEO DI ACCIO. IL GENERE CONTINUERÀ AD ESSERE PRATICATO SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITÀ; POEMI STORICI SARANNO COMPOSTI DA: CICERONE: DE CONSULATO SUO, AUTO-CELEBRAZIONE EPICA) FURIO BIBACULO (GESTA DI CESARE IN GALLIA?) VARRONE ATACINO (AUTORE ANCHE DI UN BELLUM SEQUANICUM) SEGUENDO IL FILO DELLE ATTESTAZIONI IN DIRETTE POTREMMO RICOSTRUIRE UNA CONTINUITÀ DI POEMI EPICI A TEMA STORICO CHE VA DA ENNIO A LUCANO: VOI QUESTO GENERE EPICO-CELEBRATIVO CI È NOTO ATTRAVERSO POLEMICHE E PARODIE DATO CHE GLI ESPONENTI DELLE NUOVE SCUOLE POETICHE CONSIDERANO QUESTO GENERE COME UNA SOPRAVVIVENZA STATICA E POLVEROSA. TUTTAVIA L'EPICA STORICA NON CONTINUERÀ A RIPROPORRE LA VECCHIA FORMULA ENNIANA SENZA MAI RINNOVARSI: UN POETA COME VARRONE ATACINO È RAFFINATO E VICINO ALLA CERCHIA NEOTERICA, E IMBEVUTA DI MODELLI ALESSANDRINI; CERTAMENTE AVRÀ PORTATO ALL’EPOS STORICO ANCHE NUOVE ESIGENZE DI GUSTO E MAGGIORE CURA FORMALE. D’ALTRA PARTE, IL GENERE CONTINUÒ A VIVERE (E SOPRAVVISSE ANCHE ALL’ENEIDE), PERCHÉ SOSTENUTO DA PRECISE ESIGENZE. MOLTI ROMANI PENSAVANO CHE LA POESIA FOSSE SOLO CELEBRAZIONE DI AZIONI EROICHE INVERSI, E MOLTI PROTETTORI AVRANNO INCORAGGIATO QUESTI ESERCIZI, CHE FILTRAVANO IN STILE OMERICO-ENNIANO LE PIÙ RECENTI IMPRESE DI GENERALI E LEADER POLITICI. CON UN COMPLESSO PASSAGGIO, L’EPOS STORICO SI ADATTERÀ ALLE IMPRESE DEGLI IMPERATORI, DALLA BATTAGLIA DI AZIO ALLE GESTA DI DOMIZIANO (ESALTATE DA STAZIO). EHI NEL FRATTEMPO LO STILE SI ADEGUAVA AI MODELLI LETTERARI DOMINANTI DI VOLTA IN VOLTA, DA ENNIO, A VIRGILIO, FINO A STAZIO: E LA POESIA EPICA STORICA CONTINUA AD ESSERE IL MIGLIOR LEGAME TRA LETTERATURA E POTERE. 15. LUCILIO LA DATA DI MORTE, 102 A.C., È SICURA; PER QUELLA DI NASCITA CI SONO DEI PROBLEMI. S. GIROLAMO, FONTE PRINCIPALE, CI DICE CHE MORÌ A 36 ANNI, , MA È DIFFICILE DA ACCETTARE PERCHÉ IN QUESTO CASO, QUANDO LAVORAVA NEL QUARTIER GENERALE DI SCIPIONE EMILIANO NELL’ASSEDIO DI NUMANZIA, AVREBBE AVUTO SOLO 15 ANNI. PROBABILMENTE, LO SBAGLIO DI S. GIROLAMO È DOVUTO ALLA - QUASI- OMONIMIA DI DUE CONSOLI SALITI AL POTERE RISPETTIVAMENTE NEL 148 E NEL 180: IN TAL CASO LUCILIO SAREBBE QUASI COETANEO DI TERENZIO. ALTRI SOSTENGONO UNA DATA INTERMEDIA: 168, CHE SEMBRA LA PIÙ VEROSIMILE. VENIVA DA UNA DISTINTA FAMIGLIA DI SUESSA ARUNCA (NORD CAMPANIA); È IL PRIMO LETTERATO DI BUONA FAMIGLIA CHE CONDUCE UNA VITA DA SCRITTORE, VOLONTARIAMENTE APPARTATA DALLA VITA POLITICA E DALLE CARICHE PUBBLICHE. LA SUA BIOGRAFIA GIOVANILE È LEGATA AL CIRCOLO SCIPIONICO. SIAMO INVECE MAL INFORMATI SUL PERIODO PIÙ TRADO DELLA SUA VITA. DI LUI SAPPIAMO GRAZIE A MOLTE CITAZIONI DI GRAMMATICI, STUDIOSI DI METRICA E COMMENTATORI TARDI, AD ESEMPIO NONIO MARCELLO (GRAMMATICO DI IV SEC D.C.). COSPICUE CITAZIONI IN ORAZIO. FU MOLTO LETTO IN ETÀ IMPERIALE. DICIAMO INFINE CHE LA SOPRAVVIVENZA DI NUMEROSI FRAMMENTI SI SPIEGA CON L’ABBONDANTE USO DI PAROLE RARE E DIFFICILI NELLA SUA OPERA, CHE OFFRÌ MOLTO MATERIALE AI GRAMMATICI NEL PERIODO TRA II E V SECOLO D.C. TRA LE OPERE RICORDIAMO 30 LIBRI DI SATIRE DI CUI ABBIAMO FRAMMENTI (BREVISSIMI) PER CIRCA 1300 VERSI. L’EDIZIONE DI LUCILIO CIRCOLANTE NEL I SEC. A.C. (ATTRIBUITA A VALERIO CATONE) COMPRENDEVA: o I LIBRI 1-21: IN ESAMETRI DATTILICI o I LIBRI 22-25: IN DISTICI ELEGIACI o I LIBRI 26-30 IN METRI GIAMBICI E TROCAICI L’ORDINE ERA DATO DA UN CRITERIO METRICO E NON COINCIDEVA CON QUELLO CRONOLOGICO DI COMPOSIZIONE. SI PRESUME CHE LUCILIO PUBBLICASSE UNA PRIMA COLLEZIONE DI 5 LIBRI VERSO IL 130 A.C. (LIBRI 26-30?) CHE NOI CONOSCIAMO ATTRAVERSO I GRAMMATICI: IN TAL CASO SI ORIENTÒ PROGRESSIVAMENTE VERSO L'ESAMETRO, CHE DA ORAZIO IN POI SARÀ L’UNICO PER LA SATIRA. I LIBRI POTEVANO CONSISTERE DI COMPOSIZIONI UNICHE O ANCHE BREVI UNITÀ POETICHE; COMUNQUE NON SAPPIAMO SE IL TITOLO SATURAE RISALGA A LUCILIO STESSO MA ORAZIO USA “SATURA” PER INDICARE IL GENERE INTRODOTTO DA LUCILIO. NEI FRAMMENTI CHE CI RESTANO LUCILIO CHIAMA LE SUE OPERE POEMATA O SERMONES (LUDUS AC SERMONES), E SI È SUPPOSTO CHE IL TITOLO ORIGINARIO DELL’OPERA FOSSE, CON NOME GRECO, SCHÈDIA (=IMPROVVISAZIONI). LUCILIO E LA SATIRA LUCILIO SI COLLOCA NELLO SPAZIO CULTURALE DI TERENZIO, MA I GRANDI PERSONAGGI DEL PARTITO SCIPIONICO (LELIO, SCIPIONE EMILIANO) SARANNO NELLA MATURITÀ I PROTETTORI DI LUCILIO; LA SUA POSIZIONE SOCIALE PERÒ È DIVERSA DA QUELLA DI TERENZIO COSÌ COME ANCHE IL PROTETTORATO DELL'AMBIENTE SCIPIONICO: L’INDIPENDENZA DI GIUDIZIO E LA VERVE POLEMICA BEN SI ADATTANO ALL’IMMAGINE DI EQUES COLTO E BENESTANTE CHE NON VIVE DEL PROPRIO LAVORO LETTERARIO, LA SUA APPARTENENZA ALL’ARISTOCRAZIA PROVINCIALE E IL SUO INSERIMENTO NELL’AMBIENTE SCIPIONICO GLI CONSENTIVANO ANCHE DI ATTACCARE ALCUNI DEGLI UOMINI PIÙ IN VISTA DELLA ROMA CONTEMPORANEA. L’ORIGINE DELLA SATURA (SATIRA) SONO INCERTE GIÀ PER I DOTTI LATINI; LA CONNESSIONE DEL TERMINE CON IL GRECO SATYROS (SATIRO) È ANTICA, MA FALSA! LA SATIRA IN ORIGINE NON HA A CHE FARE NEMMENO CON IL TEATRO COMICO GRECO IN CUI I SATIRI SONO IMPORTANTI. INVECE. È SICURO CHE SATURA LANX INDICASSE NELLA ROMA ARCAICA, UN PIATTO MESSO DI PRIMIZIE OFFERTE AGLI DEI (DA QUI ANCHE LA LEX PER SATURAM QUANDO SI RIUNIVANO STRALCI DI VARI ARGOMENTI IN UN UNICO PROVVEDIMENTO LEGISLATIVO). FONDANDOSI SU QUESTE AFFERMAZIONI, È PROBABILE CHE IL VALORE DI “MESCOLANZA” E “VARIETÀ” FOSSE QUELLO ORIGINARIO, E CHE LO SI PERCEPISSE ANCHE NELL’IMPIEGO LETTERARIO DEL TERMINE. IL NOME NON È DUNQUE GRECO (COME NON LO È ATELLANA; MENTRE MOLTI ALTRI, A ROMA, HANNO NOME GRECO). QUINTILIANO CONTRAPPONE LA SATIRA AD ALTRI GENERI, LO DEFINISCE “INTEGRALMENTE ROMANO”: I TENTATIVI DEI POETI SATIRICI DI CREARSI UNA GENEALOGIA RETROSPETTIVA IN GRECIA (ANCHE CHIAMANDO IN CAUSA LA MORDACITÀ DELLA COMMEDIA ATENIESE DI V SEC.) NON INCIDONO SU QUESTO DATO DI FONDO; PER QUANTI APPORTI CULTURALI GRECI LA SATIRA ABBIA ACCOLTO, L'IMPULSO ORIGINARIO E SPECIFICAMENTE ROMANO (LA STESSA STRUTTURA APERTA DEL GENERE INCORAGGIAVA INNESTI/MESCOLANZE). QUESTO IMPULSO PUÒ ESSERE LETTO COME RICERCA DI UN GENERE LETTERARIO DISPONIBILE AD ESPRIMERE UNA VOCE PERSONALE DEL POETA: GIÀ CON ENNIO LA PRODUZIONE LATINA CI APPARE ARTICOLATA MA NESSUNO DEI GENERI CANONICI DI POESIA (EPICA, TRAGEIA, COMMEDIA) PREVEDE UNO SPAZIO DI ESPRESSIONE DIRETTA. INTANTO L'ESEMPIO DEGLI ALESSANDRINI AVEVA MOSTRATO COME SI POTESSE IDEARE UNA POESIA FUORI DAI CANONI EPICI: CALLIMACO RIMESCOLA L'ASSETTO TRADIZIONALE DEI GENERI LETTERARI PARLANDO DI POESIA, TRADIZIONI POPOLARI, SCENE DI VITA QUOTIDIANA, E INSIEME CERCA UNA FORMA POETICA RAFFINATA IL CANONE ESTETICO DELLA VARIETÀ (POIKILÌA) ESCLUDEVA L’UNIFORMITÀ DELL’EPICA NARRATIVA. VARIETÀ, IMPULSO REALISTICO E VOCE PERSONALE SI POSSONO TROVARE ANCHE NEI FRAMMENTI DELLA SATIRA ENNIANA; SI TRATTEREBBE DI 4 O 6 LIBRI; SONO VARI ANCHE GLI ARGOMENTI RICOSTRUIBILI, COME FAVOLETTA DI UN CONTADINO E UN’ALLODOLA, O RITRATTI SATIRICI DI PARASSITI, MA ANCHE ACCENNI DI AUTORITRATTO E INTERVENTI IN PRIMA PERSONA DEL POETA: ANCHE PER QUESTO ENNIO HA IMPORTANZA NELLO SVILUPPO DI UN’AUTOCOSCIENZA DEL POETA. NON SAPPIAMO SE GIÀ LA SATIRA CONTENESSE SPUNTI DI POLEMICA O VERI E PROPRI ATTACCHI A PERSONAGGI; SIAMO INCLINI PIUTTOSTO A CERCARE IN NEVIO QUESTA DIMENSIONE AGGRESSIVA DELLA SATIRA. COMUNQUE, QUESTA FORMA DI POESIA VARIA E PERSONALE SI OFFRÌ A LUCILIO COME MEZZO DA PERFEZIONARE: LA SUA IMPORTANZA STA INFATTI NELL’ESSERSI CONCENTRATO SOLO IN QUESTO GENERE. LO SVILUPPO DELLA SATIRA PORTA ANCHE ALLA CRESCITA DI UN NUOVO PUBBLICO INTERESSATO ALLA POESIA SCRITTA E DESIDEROSO DI UNA LETTERATURA PIÙ ADERENTE ALLA CONTEMPORANEITÀ. NON POSSIAMO RICOSTRUIRE 30 LIBRI SULLA BASE DI ALCUNI FRAMMENTI; PE QUANTO SAPPIAMO AFFRONTÒ MOLTI ARGOMENTI, AD ESEMPIO IL I LIBRO CONTENEVA LA CONCILIUM DEORUM (AMPIA COMPOSIZIONE); ATTRAVERSO UNA TIPICA SCENA DELL’EPOS PRENDEVA DI MIRA LENTULO LUPO, CHE GLI DÈI FANNO MORIRE PER INDIGESTIONE. LA MESCOLANZA DI PARODIA LETTERARIA E CONTENUTO LIBELLISTICO C RICORDA UN’OPERA DI SENECA: MA D’ALTRONDE LA PARODIA, ESSENDO COSTRUITA A SPESE DI ALTRI TESTI, COMPORTA IMPLICAZIONI CRITICO-LETTERARIE. INFATTI NEL MOMENTO IN CUI IL POETA FA SÌ CHE GLI DEI SI COMPORTASSERO SECONDO IL PROTOCOLLO DURANTE IL CONCILIO, LA SCENEGGIATURA DEL CONCILIUM DEORUM SI RIVELAVA UN TOPOS COMUNE DELLA POESIA DI ALTA INTONAZIONE (CONVENZIONE STILIZZATA DELLA POESIA EPICA). E CONTRO LA CONCEZIONE DELLA LETTERATURA COME VUOTA CONVENZIONALITÀ VOLEVA REAGIRE CON IRONIA LA POETICA REALISTICA DI LUCILIO. IL III LIBRO NARRAVA UN VIAGGIO IN SICILIA; IN PIÙ DI UNA SATIRA SI FORNIVANO PRECETTI CULINARI. ANCHE NEL XXX LIBRO SI DESCRIVE UN BANCHETTO. PIÙ IN GENERALE, ACCENNI ALLA GASTRONOMIA CONNESSI CON IL TEMA POLEMICO DEL LUSSO RICORRONO IN PIÙ LIBRI, IN PARTICOLARE NEL XX SI NARRA DEL BANCHETTO ORGANIZZATO DA UN ANTENATO DI NASIDIENO E TRIMALCIONE. IL LIBRO XVI PARE FOSSE DEDICATO ALLA DONNA AMATA, QUINDI LUCILIO È ANCHE ANTESIGNANO DELLA POESIA PERSONALE D’AMORE. SONO POI ATTESTATE DISQUISIZIONI SU PROBLEMI LETTERARI (DI RETORICA, POETICA, ANALISI CRITICO-LETTERARIE). IN QUESTO SENSO LUCILIO RICORDA LA CULTURA RETORICO-GRAMMATICALE DI ACCIO, DEL QUALE PERÒ DERIDE IL GUSTO ENFATICO E DECLAMATORIO. NON SAPPIAMO QUANTO LE SATIRE LUCILIANE FOSSERO LEGATE DA UN PROGRAMMA UNITARIO, ED È PERICOLOSO CONSIDERARE IL POETA COME UNA SORTA DI RIFORMATORE; ANCHE IL SUO IMPEGNO POLITICO PUÒ ESSERE STATO OSCILLANTE, MA IL SUO RAPPORTO CON IL GRUPPO SCIPIONICO È EVIDENTE NELLA PRIMA SATIRA. È EVIDENTE L'ESISTENZA DI UN PROGRAMMA LETTERARIO UNITARIO, LA SUA POESIA RIFIUTA UN UNICO LIVELLO DI STILE E SI APRE IN TUTTE LE DIREZIONI AMALGAMANDO IL LINGUAGGIO ELEVATO DELL'EPICA (RIVISSUTO COME PARODIA) E I LINGUAGGI SPECIALIZZATI CHE ERANO FINORA ESCLUSI DALLA POESIA LATINA. IN QUESTA PROSPETTIVA LUCILIO È VICINO AL REALISMO MODERNO (RELATIVO ALLA POESIA LATINA, OVVIAMENTE) E TENDE PERSINO A SIMULARE L’IMPROVVISAZIONE. LA CRITICA DEL POETA BATTE SU ASPETTI DELLA VITA QUOTIDIANA, RIPRESI NELLA LORO CONCRETEZZA FISICA E LINGUISTICA, E RIVISSUTI IN CHIAVE FILOSOFICA. NON MANCA UN IMPEGNO EDUCATIVO, LEGATO AD ANTICONFORMISMO E CRITICA SOCIALE. LA DISARMONIA DELLO STILE DI LUCILIO È UNA SCELTA RIVOLTA AD UN PRECISO PROGRAMMA ESPRESSIVO CHE FONDE INSIEME VITA E ARTE. COME VOCE DEL GENERE SATIRICO, RESTERÀ UN MODELLO PER TUTTI I LATINI, DA VARRONE IN POI, GRAZIE SOPRATTUTTO ALLA SUA CAPACITÀ DI PRESA SUL REALE POSTA SU UNO SFONDO ARCAICO. TUTTAVIA, ORAZIO LO CRITICHERÀ. PARTE 2: LA TARDA REPUBBLICA 1. IL PERIODO CESARIANO (78-44 A.C.) DOPO LA MORTE DI SILLA E DI CESARE LA GRANDE SVOLTA POLITICA ARRIVERÀ CON OTTAVIANO AUGUSTO. PRIMA DI QUESTA CI SARANNO NUMEROSE PERSONALITÀ IMPORTANTI CHE CARATTERIZZERANNO IL PERIODO CESARIANO: CICERONE (LA CUI MORTE SEGNERÀ LA FINE DI UN’EPOCA), I POETI NEOTERICI, LA CRESCITA DELL'ANTIQUARIA, DELLA LINGUISTICA, DELLE BIOGRAFIE, L'ELABORAZIONE DI UN AUTONOMO PENSIERO FILOSOFICO E POLITICO NON LEGATO SOLO AD AUTORI DI LINGUA GRECA ECC. NELLO STUDIO DELLA CULTURA LATINA, L’ULTIMO PERIODO DELLA REPUBBLICA VEDE PROLIFERARE FENOMENI DIVERSI: GRANDI DIBATTITI TEORICI, POLITICI E IDEOLOGICI, TESTIMONIATI DALL’OPERA DI CICERONE; LA MASSIMA FIORITURA DELL’ORATORIA GIUDIZIARIA E POLITICA; IL FORMIDABILE IMPULSO DEL PENSIERO FILOSOFICO ROMANO(CICERONE, MA ANCHE PITAGORISMO DI NIGIDIO FIGULO, DIFFUSIONE DELL’EPICUREISMO); CRESCITA DELL’ANTIQUARIA, DELLA LINGUISTICA, DELLA BIOGRAFIA E DI ALTRE FORME DI DIVULGAZIONE CULTURALE (VARRONE, ATTICO, NIGIDIO FIGULO, CORNELIO NEPOTE). NESSUN’ALTRA GENERAZIONE NELLA STORIA DI ROMA CONOSCE UNO SVILUPPO CULTURALE ALTRETTANTO VARIO E COMPLESSO; TRA I VARI GENERI E FILONI LETTERARI RIMASE INOMBRA SOLO IL TEATRO. ALLA STORIOGRAFIA –GENERE PER ECCELLENZA RETROSPETTIVO E RITARDATARIO- VA COLLOCATA NELLE TEMPERIE CULTURALE DELL’ETÀ DI CESARE L’OPERA DI SALLUSTIO, CHE, PUR SCRIVENDO NEGLI ANNI SUCCESSIVI ALLA MORTE DI CESARE, PUNTA TUTTO SULLA RIFLESSIONE STORICA SULLA FASE APPENA CONCLUSA; LA LUNGA LOTTA POLITICA INTRODOTTA DA MARIO E SILLA CULMINATA NELL’UCCISIONE DI CESARE. GUARDANDO AL PERIODO CESARIANO IL FENOMENO CHE COLPISCE DI PIÙ È L’IMPORTANZA ASSUNTA DAL PENSIERO FILOSOFICO- POLITICO. QUESTA NUOVA CENTRALITÀ SIGNIFICA ANCHE AUTONOMIA: I GRANDI PENSATORI DI QUESTO PERIODO NON SONO PIÙ SOLO AUTORI DI LINGUA GRECA, CICERONE, VARRONE E NIGIDIO FIGULO PRETENDONO UN LORO SPAZIO AUTONOMO ACCANTO AI FILOSOFI GRECI. LA CULTURA ROMANA INTERPRETA E INTERROGA I GRANDI TESTI DEL PENSIERO GRECO CON IMMEDIATO RIFERIMENTO AI BISOGNI DEL PRESENTE: SI DIBATTE SUL RUOLO DELLA RELIGIONE, NON SOLO NEI CULTI PRIVATI, MA SOPRATTUTTO NELLA VITA DELLO STATO E NELLE SCELTE POLITICHE; SI TEORIZZA QUALE SIA LA MIGLIORE COSTITUZIONE, SI ANALIZZA IN TERMINI ETICI IL COMPORTAMENTO SOCIALE DEGLI UOMINI. LA CULTURA SI INTERROGA POI SU SÉ STESSA, CERCANDO DI FONDARE IL PROPRIO RUOLO NELLA VITA PUBBLICA E NELLA FORMAZIONE DELLA CLASSE DIRIGENTE. TALVOLTA SI DELINEA UN RAPPORTO ANCORA PIÙ STRETTO, UN INTRECCIO IMMEDIATO FRA ORIENTAMENTI IDEALI E AZIONE POLITICA. CIÒ CHE CARATTERIZZA QUESTO PERIODO NON È UNA PARTICOLARE COERENZA TRA AZIONE POLITICA E ISPIRAZIONE IDEOLOGICA. VARI ELEMENTI CARATTERIZZANTI SONO, INVECE, L’INTENSA CIRCOLAZIONE DI IDEE E DI IDEALI AMATRICE FILOSOFICA E, INSIEME, LA FORTE AUTONOMIA CHE GLI INTELLETTUALI COMINCIANO A PRETENDERE NEL QUADRO DELLA VITA SOCIALE. NON SI TRATTA PIÙ DI PRECETTORI O CONSIGLIERI AL SERVIZIO DI QUALCHE ARISTOCRATICO ILLUMINATO. CICERONE ILLUSTRA IN TUTTA LA SUA PARABOLA PERSONALE L’ASPIRAZIONE DEGLI INTELLETTUALI A FARSI PARTE ATTIVA NELLA SOCIETÀ E NELLO STATO; ANCHE QUANDO SONO PERDENTI, QUESTI INTELLETTUALI RIVENDICANO SEMPRE PIÙ UNA LORO ORGOGLIOSA AUTONOMIA E UNA LEGITTIMAZIONE DEL LORO LAVORO. AUTONOMIA È LA PAROLA D’ORDINE DEI GRANDI POETI DI QUEST’EPOCA. LA POESIA DI CATULLO E DI LUCREZIO, TRASCURANDO PER UN ATTIMO LE ENORMI DIFFERENZE TRA I DUE, SI VUOLE ANZITUTTO AUTONOMA DAI MODELLI GRECI. NUTRITA DI CULTURA GRECA, QUESTA POESIA SI DICHIARA CIONONOSTANTE “NUOVA” E QUINDI FRUTTO DELIBERA EMULAZIONE, A DIRETTO CONTATTO LE ESIGENZE DELLA VITA CONTEMPORANEA, INSOMMA “MODERNA”. LUCREZIO E CATULLO SONO NATURALMENTE PIÙ CHE AUTONOMI RISPETTO ALLA TRADIZIONE LETTERARIA ARCAICA. DIFFERENZA DEI LETTERATI ARCAICI, INFATTI, NON HANNO E NON ESIBISCONO VERI PATRONI: SOLO LUCILIO, TRA I PREDECESSORI, SOMIGLIA UN PO’ A LORO. LA DIMENSIONE PIÙ VERA DELLA POESIA D’ETÀ CESARIANA È IL “CIRCOLO” INTELLETTUALE, IL CENACOLO UNITO DA AFFINITÀ DI GUSTO, POETICA, IDEOLOGIA. LA PUREZZA DEGLI ORIENTAMENTI TIENE PERÒ CATULLO E LUCREZIO LONTANI DAI CENTRI DEL POTERE. RISPETTO A QUESTO QUADRO, LA GRANDE NOVITÀ DELLA SUCCESSIVA ETÀ AUGUSTEA SARÀ NEL RENDERE PIÙ CENTRALE LA FIGURA DEL POETA A SPESE DI QUELLA DELL’INTELLETTUALE. VIRGILIO E ORAZIO SONO RADICATI AL CENTRO DI UN ASSETTO CULTURALE CHE È ANCHE IDEOLOGIA E SISTEMA DI POTERE; NON TROVERÀ EREDI, INVECE, IL PROGETTO DI CICERONE, LA RIVENDICAZIONE DI UNA FUNZIONE AUTONOMA DEGLI INTELLETTUALI. 2. LA POESIA NEOTERICA PER INDICARE LE TENDENZE INNOVATRICI E IL MODERNO GUSTO POETICO DI I SEC. A.C., CICERONE PARLA DI POETAE NOVI (O NEÒTEROI, ALLA GRECA); IL SUO FASTIDIO PER QUESTI POETI MODERNI CON UN’ALTRA DEFINIZIONE, DATA DAL RIFIUTO DELLA TRADIZIONE NAZIONALE, QUELLA DI CANTORES EUPHORIONIS, DAL NOME DI EUFORIONE DI CALCIDE, EMBLEMA DELLA POETICA ALESSANDRINA PER LA DENSITÀ E RICERCATEZZA DEI SUOI VERSI. IL PROCESSO DI RINNOVAMENTO PROMOSSO DAI POETAE NOVI FA PARTE DELLA GENERALE ELLENIZZAZIONE DEI COSTUMI, COME CONSEGUENZA DELLE GRANDI CONQUISTE DI II SEC. A.C CHE AVEVANO MESSO I ROMANI DI FRONTE A FORME DI VITA PIÙ RAFFINATE; QUESTO FENOMENO DI CIVILIZZAZIONE INFLUENZA ANCHE LA LETTERATURA, VEDIAMO UN INDEBOLIMENTO PROGRESSIVO DEI VALORI E DELLE FORME DELLA TRADIZIONE (DI GENERI MORALMENTE IMPEGNATI COME EPICA E TEATRO). QUESTE ISTANZE DI RINNOVAMENTO (ETICO ED ESTETICO), AVEVANO TROVATO ESPRESSIONE SOPRATTUTTO NELLA CERCHIA SCIPIONICA, E SUL PIANO LETTERARIO SI ERANO FATTE AVVERTIRE NELL'ELABORAZIONE DI NUOVE FORME POETICHE (X ES: LUCILIO). L’ATTENZIONE ALLA CULTURA GRECA SI MANIFESTA ANCHE CON L’INTRODUZIONE DI UN NUOVO TIPO DI POESIA, BREVE E DI TONO LIEVE, DESTINATA AL CONSUMO PERSONALE E ALL’ESPOSIZIONE DI SENTIMENTI PERSONALI, A CARATTERE LUDICO (COME CAPIAMO GIÀ DAL NOME): PÀIGNIA (ALLA GRECA, “SCHERZI), O NUGAE (=BAGATELLE, ALLA LATINA). LA NASCITA DI QUESTA POESIA NUGATORIA NELLA CERCHIA DI LUTAZIO CÀTULO È UN PRELUDIO DELLA RIVOLUZIONE NEOTERICA: ESSA È INFATTI FRUTTO DELL’OTIUM, DELLO SPAZIO SOTTRATTO AGLI IMPEGNI CIVILI E DEDICATO A LETTURA E CONVERSAZIONE DOTTA; TALE RIVENDICAZIONE DELLE ESIGENZE INDIVIDUALI, ACCANTO AGLI OBBLIGHI, SI MANIFESTA ANCHE NELL’INTERESSE VERSO SENTIMENTI PRIVATI COME L’AMORE, E SOPRATTUTTO LA RICERCA DI ELABORAZIONE FORMALE (LESSICO, METRICA..) RIVELA UN GUSTO EDUCATO DAL CONTATTO CON LA CULTURA E LA POESIA ALESSANDRINA. NONOSTANTE LA CONTINUITÀ TRA POESIA NUGATORIA E NEOTERICA, SICURAMENTE QUEST’ULTIMA INTRODUCE UN MAGGIORE SCARTO RISPETTO ALLA TRADIZIONE LETTERARIA LATINA: LO SPERIMENTALISMO ARTIFICIOSO PRATICATO SUI MODELLI GRECI DAI LETTERATI DELLA CERCHIA DI LUTAZIO, LASCIANO IL POSTO A UN TIPO DI POESIA CHE METTE L’OTIUM AL CENTRO DELL’ESISTENZA (COME ACCADRÀ IN CATULLO). VEDIAMO QUINDI CHE LA POESIA NEOTERICA SEGNA SIA IL CRESCENTE DISINTERESSE PER LA VITA ATTIVA SPESA AL SERVIZIO DELLO STATO, PER I VALORI DELLA TRADIZIONE E PER IL RUOLO DEL CIVIS ROMANO; D’ALTRA PARTE, VEDIAMO IL GUSTO PER IL “TEMPO LIBERO” DA DEDICARE A PIACERI E LETTERATURA. LA RIVOLUZIONE DEL GUSTO LETTERARIO, COME VEDIAMO, È ACCOMPAGNATA DA UNA PIÙ GENERALE RIVOLTA DI CARATTERE EPICO, E MOSTRA LA CRISI DEI VALORI DEL MOS MAIORUM. VEDIAMO UNA CONVERGENZA TRA LE TENDENZE DEI NEOTERICI E L’EPICUREISMO SONO EVIDENTI, MA VA NOTATA UN’IMPORTANTE DIFFERENZA: PER GLI EPICUREI, IL CUI FINE È L’ATARASSIA, L’EROS È UNA MALATTIA DA FUGGIRE; PER I NEÒTEROI (E SOPRATTUTTO PER CATULLO) L’AMORE È IL SENTIMENTO “FULCRO” DELLA VITA, E DIVENTA QUINDI ARGOMENTO CENTRALE DELLE POESIE DEI POETI NUOVI, DANDO IL VIA ANCHE AD UN NUOVO “STILE DI VITA”. L'AFFINITÀ DI GUSTO CHE ACCOMUNA I VARI POETI SI TRADUCE ANCHE IN INCONTRI E LETTURE COMUNI, CIOÈ IN UN'ATTIVITÀ CRITICO FILOLOGICA CHE ACCOMPAGNA LA PRATICA POETICA VERA E PROPRIA; COSÌ COME CALLIMACO POLEMIZZAVA CONTRO GLI EPIGONI DELL’EPOS OMERICO IRRIDENDO LA PROLISSITÀ DEL POEMA, COSÌ CATULLO E I NEÒTEROI IRRIDONO GLI STANCHI IMITATORI DI ENNIO, CULTORI DELL’EPICA TRADIZIONALE, CELEBRATIVA DELLE GLORIE NAZIONALI, ESTRANEA AL GUSTO ATTUALE. SARANNO ALTRI I GENERI PRIVILEGIATI DALLA POETICA CALLIMACHEA: SARÀ PRIVILEGIATA LA BREVITAS E IL LABOR LIMAE (LAVORO DI CESELLO), QUINDI SARANNO PRATICATI I GENERI DELL’EPIGRAMMA O L’EPILLIO (POEMA MITOLOGICO IN MINIATURA). I PRINCIPI ISPIRATORI DELLA POETICA DELLA SCUOLA CALLIMACHEA DANNO LUOGO ALL’ELABORAZIONE DI UN NUOVO LINGUAGGIO POETICO, E SEGNANO UNA SVOLTA DECISIVA NEL GUSTO LETTERARIO A ROMA. IL NEOTERISMO SARÀ, D’ORA IN POI, UNA BARRIERA DI MODERNITÀ CHE PROIETTA NEL PASSATO LA LETTERATURA PRECEDENTE. I POETI PRENEOTERICI: LUTAZIO CÀTULO E IL SUO CIRCOLO NEL TEMPO CHE VA DAI GRACCHI A SILLA, SI INDIVIDUA, TRA LE FIGURE PIÙ IMPORTANTI, QUELLA DI LUTAZIO CÀTULO; NASCE INTORNO AL 150 A.C., DA FAMIGLIA NOBILE, FU CONSOLE MA, IN SEGUITO ALLA PERSECUZIONE MARIANA, SI SUICIDÒ (87 A.C.). OLTRE CHE AUTORE DI OPERE A CARATTERE STORICO E/O AUTOBIOGRAFICO, FU ORATORE DI DIZIONE RAFFINATA (CICERONE LO CELEBRA NEL DE ORATORE); DI AMPIA CULTURA, APERTO ALLA FILOSOFIA, INTRODUSSE NELLA POESIA EPIGRAMMI DI STAMPO GRECO, ADATTANDOLI DAI MODELLI ELLENISTICI. ATTORNO A LUI SI RACCOLSE UN GRUPPO DI LETTERATI ACCUMUNATI DAL NUOVO GUSTO PER LA POESIA LEGGERA, D’INTRATTENIMENTO: IL CIRCOLO DI LUTAZIO CÀTULO. PROBABILMENTE NON ERA UN VERO CIRCOLO, CON COERENZA DI ATTEGGIAMENTO E ORGANICITÀ DI FUNZIONI: AD ACCUMUNARE I COMPONENTI ERA UNA COMUNANZA DI GUSTI LETTERARI. VALERIO EDITUO, PORCIO LICINO, VOLCACIO SEDIGITO APPARTENNERO AL CIRCOLO (PROBABILMENTE) E SPERIMENTARONO LA NUOVA FORMA POETICA; DI VALERIO CI RESTANO 2 EPIGRAMMI D’AMORE, UNO DI PORCIO. VOLCACIO SCRIVE IL CANONE DEI MIGLIORI COMMEDIOGRAFI LATINI, DI CUI RESTA UN FRAMMENTO: DE POETIS. LEVIO: HA INTRODOTTO A ROMA IL GENERE GRECO DEI “CARMINA FIGURATA”, POESIA RICERCATA. MAZIO: SI CIMENTA NEI MIMIAMBI, NUOVO GENERE A ROMA, DESTINATI ALLA SOLA LETTURA. SUEIO: HA INTRODOTTO A ROMA IL GENERE DELL’IDILLIO. I POETI NEOTERICI LA POESIA DI LEVIO SEGNA UN PROGRESSO RISPETTO ALLA PRIMA POESIA NUGATORIA, ANCORA LEGATA AI MODELLI ELLENISTICI; EGLI ELABORA I SUOI MODELLI PRIVILEGIANDO I SOGGETTI EROICO-MITOLOGICI E SPERIMENTA NUOVA POSSIBILITÀ ESPRESSIVE. PER QUESTO, POSSIAMO CONSIDERARE LEVIO COME UN ANELLO INTERMEDIO, PRECURSORE DELLA POESIA NEOTERICA VERA E PROPRIA, DATO CHE LA SUA POESIA SEGNA UN PROGRESSO RISPETTO ALLA PRIMA POESIA NEOTERICA E FECE DA TRAMITE VERSO UNA NUOVA SERIE DI AUTORI. TRA I POETI NEOTERICI CITIAMO: VALERIO CATONE (NASCE A INIZIO I SEC. A.C.)ERA UN GRAMMATICO E MAESTRO DI POESIA E SI DEDICÒ OLTRE AI LAVORI FILOLOGICI ANCHE A OPERE POETICHE; RINNOVA A ROMA LA TRADIZIONE DEI CRITICI-FILOLOGI ALESSANDRINI. COMPOSE EPILLI APPREZZATI DAI CONTEMPORANEI COME DIANA E LYDIA, DI CARATTERE ALESSANDRINEGGIANTE. FURIO BIBACULO È RICORDATO DA TACITO PER AVER SCRITTO ASPRI EPIGRAMMI CONTRO AUGUSTO (E A NOI NE RESTANO 2, IRONICI, SU VALERIO CATONE, SUO AMICO), E DUE POEMI EPICO-STORICI (PRAGMATIA BELLI GALLICI E L’ETIOPIDE). VARRONE ATACINO CONTINUÒ LA POESIA DI STAMPO ENNIANO CON L’OPERA BELLUM SEQUANCIUM SULLA CAMPAGNA DI CESARE CONTRO ARIOVISTO; MA ADERÌ ALLA NUOVA POETICA CON LEUCADIA, DAL NOME DELLA DONNA AMATA; EGLI INOLTRE SCRISSE POESIA EROTICA, DIDASCALICA, SATIRE E IL POEMA EPICO ARGONAUTAE, ISPIRATO ALLE ARGONAUTICHE DI APOLLONIO RODIO PROSEGUENDO LA TRADIZIONE DEI POETI-TRADUTTORI CINNA: SU DI LUI, PARTENIO DI NICEA ESERCITA FORTE INFLUENZA, MA A ROMA ADERIRÀ AL NEOTERISMO; AUTORE MOLTO VICINO ALLO STILE DI CATULLO (LABOR LIMAE E BREVITAS: L’ADESIONE A TALI PRINCIPI TRASPARE ANCHE NELL’EPIGRAMMA DI DEDICA CHE ACCOMPAGNA IL POEMA ARATO). LICINIO CALVO, NASCE A ROMA DA ILLUSTRE FAMIGLIA PLEBEA (ERA FIGLIO DI LICINIO MACRO), FU UN FAMOSO ORATORE E SEGUACE DELL’ATTICISMO, CHE, PERSEGUENDO UN IDEALE DI ASCIUTTA NITIDEZZA, BEN SI ADATTAVA ALLO STILE NEOTERICO. OLTRE A EPIGRAMMI E INVETTIVA POLITICA, SCRISSE EPITALAMI E ALTRI COMPONIMENTI. 4. LUCREZIO LA NOTIZIA BIOGRAFICA PIÙ AMPIA SU LUCREZIO COMPARE NELLA TRADUZIONE DEL CHRONICON DI EUSEBIO FATTA DA GIROLAMO, CHE INSERÌ ANCHE NOTIZIE SU VARI SCRITTORI LATINI TRATTE DALL'OPERA DI SVETONIO: SI RACCONTA CHE TITO LUCREZIO, DOPO AVER SCRITTO ALCUNI LIBRI NEGLI INTERVALLI DI LUCIDITÀ CHE GLI LASCIAVA LA FOLLIA INDOTTA DA UN FILTRO D'AMORE, SI UCCISE CON LE SUE MANI A 43 ANNI. NON È FACILE DATARE QUESTA NOTIZIA MA POSSIAMO AFFERMARE CON CERTEZZA SOLO CHE IL POETA NACQUE NEGLI ANNI 90 E MORÌ VERSO LA METÀ DEGLI ANNI 50. PROBABILMENTE L'INFORMAZIONE SULLA FOLLIA DI LUCREZIO VA RESPINTA, NON È RICORDATA NEMMENO DA LATTANZIO CHE NON AVREBBE MAI MANCATO DI ACCENNARE AD UN ELEMENTO COSÌ IMPORTANTE: TALE ACCUSA NASCE PROBABILMENTE IN AMBIENTE CRISTIANO DI IV SECOLO, AL FINE DI SCREDITARE LA POLEMICA ANTIRELIGIOSA DI LUCREZIO. NON POSSIAMO IPOTIZZARE NULLA SULLA SUA PROVENIENZA, POTREMMO PENSARE CHE FOSSE CAMPANO DATO CHE A NAPOLI C'ERA UNA FIORENTE SCUOLA EPICUREA E LA VENUS FISICA VENERATA A POMPEI HA TRATTI SIMILI A QUELLA A CUI LUCREZIO DEDICA IL PROEMIO DELL'OPERA; QUESTA IPOTESI, COSÌ COME QUELLA CHE LO VEDE NATO A ROMA, SONO PRIVE DI BASI CONVINCENTI. NEMMENO LA CLASSE SOCIALE E DETERMINATA, DAL TONO DELLE PAROLE CHE RIVOLGE ALL'ARISTOCRATICO MEMMO NON È POSSIBILE CAPIRE SE EGLI SI COLLOCASSE SULLO STESSO LIVELLO O NON FOSSE UN LIBERTO; QUALCHE ELEMENTO IN PIÙ SU QUESTO ARGOMENTO È PRESENTE NELLA VITA BORGIANA, UNA BIOGRAFIA DI GEROLAMO BORGIA SCOPERTA NEL 1894 IN CUI SI SOSTIENE CHE IL POETA VIVESSE IN STRETTA INTIMITÀ CON CICERONE E ATTICO M. BRUTO, C. CASSIO, QUINDI CON LE PERSONALITÀ DI MAGGIOR RILIEVO DELLA PRIMA METÀ DEL I SEC. A.C. IL POEMA IN ESAMETRI DE RERUM NATURA, IN 6 LIBRI, MANCA FORSE DI ULTIMA REVISIONE. E DEDICATO ALL'ARISTOCRATICO MEMMIO, DA IDENTIFICARE CON GAIO MEMMIO, AMICO E PATRONO DI CATULLO E CINNA; GIROLAMO NELLA SUA OPERA ASSERISCE CHE IL DE RERUM NATURA, DOPO LA MORTE DEL POETA, VENNE RIVISTO E PUBBLICATO DA CICERONE. IL TESTO È CONSERVATO INTEGRALMENTE DA DUE CODICI DEL IX SEC. (OBLUNGUS,O; QUADRATUM, Q); ALCUNE PARTI SI LEGGONO ANCHE IN SCHEDAE (FOGLI DI CODICE) CONSERVATE A VIENNA E COPENAGHEN. UN CERTO NUMERO DI CODICI UMANISTICI RIPRODUCE IL TESTO TRATTO DAL CODICE CHE POGGIO BRACCIOLINI RISCOPRÌ NEL 1418. LA PRIMA EDIZIONE A STAMPA FU ESEGUITA NEL 1473 DA FERNANDO DA BRESCIA. LUCREZIO E L’EPICUREISMO ROMANO LA VIA SCELTA DALLA CLASSE DIRIGENTE ROMANA NEI CONFRONTI DELLA CULTURA GRECA ERA STATA QUELLA DI UN FILTRAGGIO ATTENTO: FU LA VIA BATTUTA DALL’ÉLITE SCIPIONICA E POI DA CICERONE. PROPRIO QUEST’ULTIMO ERIGERÀ IN MURO INSORMONTABILE NEI CONFRONTI DELL’EPICUREISMO; VISTO COME DISSOLUTORE DELLA MORALE TRADIZIONALE SOPRATTUTTO PERCHÉ, PREDICANDO IL PIACERE COME SOMMO BENE E SUGGERENDO LA RICERCA DELLA TRANQUILLITÀ, TENDE A DISTOGLIERE I CITTADINI DALL’IMPEGNO POLITICO IN DIFESA DELLE ISTITUZIONI. NON MINORI PERICOLI PRESENTAVA LA POSIZIONE EPICUREA SULLE DIVINITÀ: NEGANDO IL LORO INTERVENTO NEGLI AFFARI UMANI, TENDEVA A CREARE IMPICCI A UNA CLASSE DIRIGENTE CHE USAVA LA RELIGIONE UFFICIALE COME STRUMENTO DI POTERE. NEL I SECOLO L’EPICUREISMO ERA RIUSCITO A EFFETTUARE UNA DISCRETA DIFFUSIONE NEGLI STRATI ELEVATI DELLA SOCIETÀ ROMANA: UN PERSONAGGIO DI RANGO CONSOLARE COME CALPURNIO PISONE CESONINO SI PRESENTAVA COME PROTETTORE DEI FILOSOFI EPICUREI. MENO SAPPIAMO DELLA PENETRAZIONE DELLE DOTTRINE EPICUREE NELLE CLASSI INFERIORI. IN EFFETTI, LO STESSO EPICUREO RACCOMANDAVA L’ESTREMA CHIAREZZA E SEMPLICITÀ DELL’ESPRESSIONE: SENZA CEDERE AD ANTISTORICHE FORZATURE IN SENSO “DEMOCRATICO”, VA RICORDATO CHE L’UNIVERSALISMO DEL MESSAGGIO EPICUREO, CHE INTENDEVA RIVOLGERSI A PERSONE DI OGNI RANGO SOCIALE, E ANCHE – COSA INAUDITA NELL’ANTICHITÀ – ALLE DONNE. LUCREZIO PER DIVULGARE LA DOTTRINA EPICUREA IN ROMA SCELSE LA FORMA DEL POEMA DIDASCALICO. NELLA SUA SCELTA FU PROBABILMENTE GUIDATO DAL DESIDERIO DI RAGGIUNGERE GLI STRATI SUPERIORI DELLA SOCIETÀ CON UN MESSAGGIO CHE NON AVESSE NULLA DA INVIDIARE ALLA “BELLA FORMA” DI CUI TALORA SI AMMANTAVANO LE ALTRE FILOSOFIE. QUASI ALL’INIZIO DEL POEMA, LUCREZIO AFFERMA CHE SUO PROPOSITO È “COSPARGERE COL MIELE DELLE MUSE” UNA DOTTRINA APPARENTEMENTE AMARA. L’ECCEZIONALITÀ DELLA FORMA POETICA, CHE FACEVA DELLA SUA OPERA UN UNICUM NELLA LETTERATURA EPICUREA, SPINGEVA CICERONE A NON TENERE CONTO DI LUCREZIO ( PREFERIVA RIFARSI DIRETTAMENTE ALLA FONTI GRECHE DELL’EPICUREISMO), MA IL MOTIVO DETERMINANTE DI TALE SILENZIO SI DOVRÀ RICONOSCERE NELLA VOLONTÀ DI NON CONCEDERE SPAZIO E CREDIBILITÀ DI INTERLOCUTORE A CHI AVEVA SCRITTO UN’OPERA CON FORTI VALENZE DISGREGATRICI PER LA SOCIETÀ ARISTOCRATICA CUI CICERONE SI RIVOLGEVA. IL POEMA DIDASCALICO IL TITOLO DEL POEMA LUCREZIANO, DE RERUM NATURA, TRADUCE FEDELMENTE QUELLO DELL’OPERA PIÙ IMPORTANTE DI EPICURO, IL PERDUTO PERÌ PHYSEOS. LA DATA DI COMPOSIZIONE NON È SICURA. E’ ARTICOLATO IN 3 GRUPPI DI 2 LIBRI (DIADI): a) NEL I LIBRO, DOPO L’OUVERTURE CON L’INNO A VENERE, PERSONIFICAZIONE DELLA FORZA GENERATRICE DELLA NATURA, SONO ESPOSTI I PRINCIPI DELLA FISICA EPICUREA: GLI ATOMI (PARTI MINIME DELLA MATERIA, INDISTRUTTIBILI, IMMUTABILI) MOVENDOSI NEL VUOTO INFINITO SI AGGREGANO MODI DIVERSI E DANNO ORIGINE A TUTTE LE REALTÀ ESISTENTI; SUCCESSIVAMENTE AVVIENE LA DISGREGAZIONE. NASCITA E MORTE SONO COSTITUITE DA QUESTO PROCESSO DI CONTINUA AGGREGAZIONE E DISGREGAZIONE. b) NEL II LIBRO È ILLUSTRATA LA TEORIA DEL CLINAMEN: NEL MOTO DEGLI ATOMI INTERVIENE UNA “INCLINAZIONE” MINIMA CHE PERMETTE UNA GRANDE VARIETÀ DI AGGREGAZIONI (E RENDE RAGIONE DELLA LIBERTÀ DEL VOLERE UMANO). I MONDI POSSIBILI SONO MOLTI, E SONO OGGETTI AL CICLO DELLA VITA E DELLA MORTE. IL LIBRO III E IV COSTITUISCONO UNA SECONDA COPPIA, CHE ESPONE L’ANTROPOLOGIA EPICUREA. c) IL LIBRO III SPIEGA COME IL CORPO E L’ANIMA SIANO ENTRAMBI COSTITUITI DA ATOMI AGGREGATI, MA DI FORMA DIVERSA; L’ANIMA NON PUÒ PERCIÒ SOTTRARSI AL PROCESSO DI DISGREGAZIONE, DI CONSEGUENZA ESSA MUORE CON IL CORPO E NON C’È DA ATTENDERSI UN DESTINO ULTRATERRENO DI PREMIO O DI PUNIZIONE. d) IL LIBRO IV PRENDE IN ESAME IL PROCEDIMENTO DELLA CONOSCENZA, TRATTANDO LA TEORIA DEI SIMULACRA: UNA SPECIE DI MEMBRANE, COMPOSTE DAGLI ATOMI, CHE SI STACCANO DAI CORPI DI CUI MANTENGONO LA FORMA E ARRIVANO AGLI ORGANI DI SENSO. LA TESTIMONIANZA DEI SENSI È SEMPRE VERITIERA, E L’ERRORE PUÒ DERIVARE SOLO DA UNA SUA ERRATA INTERPRETAZIONE. POI LUCREZIO INTRODUCE UNA CELEBRE DIGRESSIONE SULLA PASSIONE D’AMORE E IN VERSI CARICHI DI SARCASMO INDICA LA CAUSA DI QUESTA PASSIONE NELLA ATTRAZIONE FISICA. LA TERZA COPPIA HA PER OGGETTO LA COSMOLOGIA: e) IL LIBRO V DIMOSTRA LA MORTALITÀ DEL NOSTRO MONDO – UNO DEGLI INNUMEREVOLI MONDI ESISTENTI - ; VIENE QUINDI TRATTATO IL PROBLEMA DEL MOTO DEGLI ASTRI E DELLE SUE CAUSE: UNA SEZIONE FAMOSA TRATTA DELLE ORIGINI FERINE DELL’UMANITÀ. f) IL LIBRO VI SI SFORZA DI FORNIRE SPIEGAZIONI NATURALI DI FENOMENI FISICI, QUALI FULMINI E TERREMOTI, ESTROMETTENDONE LA VOLONTÀ DIVINA. CON LA NARRAZIONE DELLA PESTA DI ATENE DEL 430 L’OPERA SI CONCLUDE BRUSCAMENTE. LUCREZIO POTREBBE AVER VOLUTO CONTRAPPORRE L’OUVERTURE E IL FINALE COME UNA SORTA DI “TRIONFO DELLA VITA” E DI “TRIONFO DELLA MORTE”, PER MOSTRARE COME NON ESISTA ALCUNA CONCILIAZIONE DEL CONTRASTO ETERNO DI QUESTE DUE POTENZE. PRIMA DEL DE RERUM NATURA LA LETTERATURA LATINA NON AVEVA MAI PRODOTTO OPERE DI POESIA DIDASCALICA DI GRANDE IMPEGNO. LA TRADIZIONE LATINA NON OFFRIVA DUNQUE ESEMPI DI POESIA DIDASCALICA DI GRANDE RESPIRO; D’ALTRA PARTE, LUCREZIO AMBISCE A DESCRIVERE, MA SOPRATTUTTO A SPIEGARE, OGNI ASPETTO IMPORTANTE DELLA VITA DEL MONDO E DELL’UOMO, E DI CONVINCERE IL LETTORE DELLA VALIDITÀ DELLA DOTTRINA EPICUREA. LA TRADIZIONE ELLENISTICA, CHE RIVIVE NELLE GEORGICHE DI VIRGILIO, RICERCA INVECE UNA SUA ISPIRAZIONE IN ARGOMENTI TECNICI E IN GRAN PARTE SPROVVISTI DI IMPLICAZIONI FILOSOFICHE. LA CONSAPEVOLEZZA DELL’IMPORTANZA DELLA MATERIA DETERMINA IL TIPO DI RAPPORTO CHE LUCREZIO INSTAURA CON IL LETTORE-DISCEPOLO, IL QUALE VIENE ESORTATO, AFFINCHÉ SEGUA CON DILIGENZA IL PERCORSO FORMATIVO CHE L’AUTORE PROPONE. L’ETHOS DEL GENERE DIDATTICO ELLENISTICO ERA STATO UN ETHOS PURAMENTE ENCOMIASTICO: RENDEVA LODE ALLE COSE. AL CONTRARIO, IN LUCREZIO, NON EST MIRANDUM E NEC MIRUM SONO LE FORMULE CHE SPESSO ARTICOLANO L’ARGOMENTAZIONE: NON C’È DA MERAVIGLIARSI DAVANTI A QUESTO O A QUEL FENOMENO PERCHÉ ESSO È CONNESSO NECESSARIAMENTE CON QUESTA O QUELLA REGOLA OGGETTIVA, E NON PUÒ TRARRE STUPORE CHE ABBIA CAPITO I PRINCIPI DELLE COSE. ALLA “RETORICA DEL MIRABILE”, LUCREZIO SOSTITUISCE LA “RETORICA DEL NECESSARIO”; E COSÌ NECESSET EST SARÀ UN’ALTRA FORMULA USATA DI FREQUENTE NELLE ARGOMENTAZIONE LUCREZIANE. IL DESTINATARIO, FATTO DIRETTAMENTE RESPONSABILE, CON LE SUE REAZIONI ALL’INSEGNAMENTO, DIVENTA CONSAPEVOLE DELLA PROPRIA GRANDEZZA INTELLETTUALE: È QUESTA LA RADICE DEL SUBLIME LUCREZIANO. IL SUBLIME DIVENTA NON SOLO UNA FORMA STILISTICA CHE RISPECCHIA UNA FORMA DI INTERPRETAZIONE DEL MONDO; MA , ANCHE, UNA FORMA DI PERCEZIONE DELLE COSE. IL SUBLIME COINVOLGENDO IL LETTORE, GLI SUGGERISCE UN BISOGNO MORALE. IL SUBLIME FUNZIONA COME UN INVITO ALL’AZIONE: ATTRAVERSO LA RAPPRESENTAZIONE DEL SUBLIME IL POETA ESPRIME CON ANSIA UN’ESORTAZIONE AL LETTORE: CHE SCELGA PER SÉ, UN MODELLO DI VITA, ANCHE FORTE. NEL PROGETTO DIDASCALICO LUCREZIANO IL GENERE STESSO DIVENTA UNA FORMA PROBLEMATICA: IL TESTO PREVEDE UN LETTORE ANTAGONISTICO CAPACE DI FARE DI SE STESSO E DELLE PROPRIE REAZIONI EMOTIVE UN CONTENUTO DEL POEMA. LA NUOVA FORMA, CHE IL GENERE DIDASCALICO ASSUME IN LUCREZIO, TROVA IL SUO NECESSARIO CORRISPETTIVO NELLA CREAZIONE DI UN DESTINATARIO CHE SAPPIA ADEGUARSI ALLA FORZA SUBLIME DI UN’ESPERIENZA SCONVOLGENTE. FORMA SUBLIME DEL TESTO E FORMA SUBLIME DEL DESTINATARIO (L’IMMAGINE CHE IL TESTO SI FA DEL SUO LETTORE IDEALE) SONO I SEGNI DELLA TRASFORMAZIONE CHE IL GENERE DIDASCALICO HA DOVUTO ACCETTARE QUANDO HA SCELTO DI FARSI MEZZO PER COMUNICARE UN ITER MORALE. QUEL CHE NEL GENERE DIDASCALICO TRADIZIONALE È UNA CORNICE – RAPPORTO DOCENTE-ALLIEVO – DIVENTA NEL DE RERUM NATURA UN CENTRO DI TENSIONE E UN TEMA PROBLEMATICO. LA TRADUZIONE DEL GENERE IN DISCORSO DIDASCALICO È CONTINUAMENTE INSEGUITA DAL DUBBIO DELLA PROPRIA IRREALIZZABILITÀ. DA QUESTO DISCENDONO ALCUNE CARATTERISTICHE DEL POEMA, PRIMA FRA TUTTE LA RIGOROSA STRUTTURA ARGOMENTATIVI. TRA I PROCEDIMENTI ADOTTATI IL SILLOGISMO, STRUMENTO PRINCIPE DELL’ARGOMENTAZIONE FILOSOFICA; L’ANALOGIA, GRAZIE ALLA QUALE SI TENDE A RICONDURRE AL NOTO, AL VISIBILE, CIÒ CHE È TROPPO LONTANO E PICCOLO PER ESSERE OSSERVATO DIRETTAMENTE. IL LIBRO CHE PIÙ DI OGNI ALTRO TESTIMONIA LA PERIZIA ARGOMENTATIVI DI LUCREZIO È IL III, DEDICATO ALLA CONFUTAZIONE DEL TIMORE DELLA MORTE. LA PARTE CENTRALE DIVISA IN DUE SEZIONI: PRIMA SI DIMOSTRA CHE L’ANIMA È MATERIALE, COMPOSTA DI ATOMI E VUOTO (VV. 94-416); SI AFFRONTA POI IL PROBLEMA-CHIAVE: SE MATERIALE, L’ANIMA DEV’ESSERE ANCHE MORTALE, COME TUTTI CORPI (VV. 417-829). IN QUESTI 400 VERSI LUCREZIO PROPONE BEN 29 DIVERSE PROVE PER SOSTENERE IL SUO ASSUNTO: IL LORO ACCUMULARSI, IL DISPIEGO DI STRUMENTI RETORICI, CREANO UN INSIEME DI INNEGABILE FORZA PERSUASIVA. MA LUCREZIO SI RENDE CONTO CHE QUESTO NON È SUFFICIENTE A DISTOGLIERE L’UOMO DAL DOLORE DI DOVERE ABBANDONARE LA VITA. PER CONVINCERLO DÀ LA PAROLA, NEL FINALE (VV. 830-1094) ALLA NATURA STESSA, CHE SI RIVOLGE DIRETTAMENTE ALL’UOMO: SE LA VITA TRASCORSE È STATA COLME DI GIOIE QUESTI PUÒ STARSENE COME UN CONVITATO SAZIO DOPO UN BANCHETTO; SE, AL CONTRARIO, È STATA SEGNATA DA DOLORI E TRISTEZZE, PERCHÉ DESIDERARE CHE ESSA PROSEGUA? SOLO GLI STOLTI VOGLIONO CONTINUARE A VIVERE, ANCHE SE NULLA NUOVO LI PUÒ ATTENDERE. STUDIO DELLA NATURA E SERENITÀ DELL’UOMO LUCREZIO SI RIVOLGE AL LETTORE INVITANDOLO A RIFLETTERE SU QUANTO CRUDELE E VERAMENTE EMPIA FOSSE LA RELIGIO TRADIZIONALE. LA RELIGIONE È IN GRADO DI OPPRIMERE SOTTO IL SUO PESO LA VITA DEGLI UOMINI, TURBARE OGNI LORO GIOIA LA POVERTÀ DELLA LINGUA NON SI ESTENDEVA PERÒ AL DI FUORI DEL LESSICO STRETTAMENTE TECNICO: LUCREZIO SFRUTTA UNA GRAN MOLE DI VOCABOLI POETICI DELLA TRADIZIONE ARCAICA (SOPRATTUTTO ENNIANA): TRAE LE PIÙ CARATTERISTICHE FORME DELL’ESPRESSIONE: UN INTENSISSIMO USO DI ALLITTERAZIONI, DI ASSONANZE, DI COSTRUTTI ARCAICI PROPRI DEL GUSTO ESPRESSIVO-PATETICO DEI PIÙ ANTICHI POETI DI ROMA. IN CAMPO GRAMMATICALE I DUE FENOMENI PIÙ VISTOSI SONO IL GRAN NUMERO DI INFINITI PASSIVI IN –IER (PIÙ ARCAICO DI –I), ED IL PREVALERE DELLA DESINENZA BISILLABICA –AI BEL GENITIVO SINGOLARE DELLA PRIMA DECLINAZIONE (ANZICHÉ –AE), ESCLUSA ORMAI AI TEMPI DI LUCREZIO DALLA LINGUA D’USO. L’ESAMETRO LUCREZIANO SI DIFFERENZIA NETTAMENTE DA QUELLO ARCAICO DI ENNIO, RISPETTO AL QUALE PREDILIGE L’INCIPIT DATTILICO CHE SARÀ USUALE NELLA POESIA AUGUSTEA. UN SEGNO DI SCARSA CAPACITÀ DI SFRUTTAMENTO DELLA POSSIBILITÀ ESPRESSIVE DELL’ORDINE DELLE PAROLE È STATO SPESSO VISTO NELLA TENDENZA A COMPORRE IL VERSO IN DUE PARTI QUASI SEMPRE EQUIVALENTI, O A RICERCARE UN ORDINE CHIASTICO ( DEL TIPO AB-BA) ,MOLTO DIFFUSI IN VIRGILIO ED OVIDIO. MA CERTAMENTE IL TRATTO DISTINTIVO DELLO STILE LUCREZIANO VI INDIVIDUATO NELLA CONCRETEZZA DELL’ESPRESSIONE. EVIDENZA E VIVACITÀ DESCRITTIVA, VISIBILITÀ E PERCETTIBILITÀ DEGLI OGGETTI INTORNO A CUI SI RAGIONA, “CORPORALITÀ” DELL’IMMAGINARIO: EFFETTI OBBLIGATI DA UNA MANCANZA DI UN LINGUAGGIO ASTRATTO GIÀ PRONTO. MA LE IMMAGINI COSÌ EVOCATE PER SPIEGARE PENSIERI ED IDEE, NON RESTANO SOLO MEZZI ATTI AD ILLUSTRARE L’ARGOMENTAZIONE ASTRATTA: DIVENTANO IL RISVOLTO EMOZIONALE DI UN DISCORSO INTELLETTUALE CHE SCEGLIE DI FARSI SOPRATTUTTO DESCRIZIONE DI GRANDE EFFICACIA. ANCHE SE I LIVELLI DI STILE SONO MOLTO DIVERSI, IL REGISTRO CHE LI UNIFICA È UNO SOLO E CONTINUO: È IL REGISTRO DELL’ENTHUSIASMÒS POETICO AL SERVIZIO DI UNA MISSIONE DIDATTICA VISSUTA CON ARDORE ECCEZIONALE. FORTUNA DI LUCREZIO E‟ SICURAMENTE STRANA LA COMPLETA ASSENZA DEL POETA DALLE OPERE FILOSOFICHE DI CICERONE, DOVE PURE LA CONFUTAZIONE DELL’EPICUREISMO HA LARGA PARTE: FORSE VOLONTÀ DI IGNORARE IL DE RERUM NATURA E SMINUIRNE COSÌ IL VALORE? GLI AUTORI CRISTIANI LEGGONO LUCREZIO E NE CRITICANO APERTAMENTE LE POSIZIONI. NEL 1418 POGGIO BRACCIOLINI SCOPRE IN ALSAZIA UN MANOSCRITTO NEL DE RERUM NATURA E LO INVIA A FIRENZE PERCHÉ SIA COPIATO: È L’INIZIO DELLA RINNOVATA FORTUNA DELL’OPERA IN EPOCA MODERNA; PRIMA EDIZIONE A STAMPA A BRESCIA 1473. NEL 500 COMPAIONO LE PRIME “CONFUTAZIONI DI LUCREZIO”, OPERE CHE RIPRENDONO DA VICINO LA LINGUA E LO STILE LATINO DELL’AUTORE PER PROPUGNARE PERÒ TESI OPPOSTE. LA PRIMA TRADUZIONE ITALIANA DELL’OPERA È DI ALESSANDRO MANZONI, PUBBLICATA A LONDRA NEL 1717 DOPO IL DIVIETO RICEVUTO IN PATRIA. NON CERTA UNA LETTURA INTEGRALE DI LUCREZIO DA PARTE DI GIACOMO LEOPARDI, MA CITAZIONI DIRETTE ( I VV. 111-114 DELLA GINESTRA: “NOBIL NATURA È QUELLA/ CHE A SOLEVAR S‟ARDISCE/ GLI OCCHI MORTALI AL COMUN FATO”, RIPRENDONO FORSE I, 65-66 GRAIUS HOMO MORTALI TOLLERE CONTRA/ EST OCULO AUSUS PRIMUSQUE OBSISTERE CONTRA). NEL 1850 L’EDIZIONE CRITICA DEL DE RERUM NATURA DI KARL LACHMANN, BANCO DI PROVA DEL MODERNO METODO FILOLOGICO. 5. CICERONE MARCO TULLIO CICERONE NASCE AD ARPINO NEL 106 A. C. DA AGIATA FAMIGLIA EQUESTRE; COMPIE OTTIMI STUDI DI RETORICA E FILOSOFIA A ROMA. NELL’89 PRESTA SERVIZIO MILITARE NELLA GUERRA SOCIALE, AGLI ORDINI DI POMPEO STRABONE, PADRE DEL GRANDE. NEL 81 DEBUTTA COME AVVOCATO. NEL 69 È EDILE; NEL 66 PRETORE; NEL 70 SOSTIENE TRIONFALMENTE L’ACCUSA DEI SICILIANI CONTRO L’EX GOVERNATORE VERRE, E CONQUISTA LA FAMA DI ORATORE PRINCIPE. NEL 63 È CONSOLE, E REPRIME LA CONGIURA DI CATILINA. DOPO LA FORMAZIONE DEL I TRIUMVIRATO, IL SUO ASTRO INIZIA A DECLINARE; NEL 58 DEVE RECARSI IN ESILIO, CON L’ACCUSA DI AVERE MANDATO A MORTE SENZA PROCESSO I COMPLICI DI CATILINA. ALLO SCOPPIO DELLA GUERRA CIVILE, NEL 49, ADERISCE CON LENTEZZA ALLA CAUSA DI POMPEO; DOPO LA SUA SCONFITTA , OTTIENE IL PERDONO DI CESARE. NEL 44, DOPO L’UCCISIONE DI CESARE, TORNA ALLA VITA POLITICA; INIZIA LA LOTTA CONTRO ANTONIO (FILIPPICHE). DOPO IL VOLTAFACCIA DI OTTAVIANO, CHE, ABBANDONA LA CAUSA DEL SENATO, E STRINGE IN TRIUMVIRATO ANTONIO E LEPIDO, IL NOME DI CICERONE FINISCE NELLA LISTE DI PROSCRIZIONE. VIENE UCCISO DAI SICARI DI ANTONIO NEL DICEMBRE DEL 43. PER LA CONOSCENZA DELLA VITA E DELLE OPERE, LE FONTI PRINCIPALI SONO RAPPRESENTATE DALLE SUE STESSE OPERE, SOPRATTUTTO L’EPISTOLARIO, DAL BRUTUS, DA DIVERSE ORAZIONI. IMPORTANTE ANCHE LA BIOGRAFIA SCRITTA DA PLUTARCO. TRA LE OPERE CITIAMO MOLTE ORAZIONI, X ES: DE IMPERIO CN. POMPEI O PRO LEGE MANILIA (66); CATILINARIE (63); PRO MILONE (52); PHILIPPICAE (44-43) ECC… OPERE RETORICHE, X ES: DE ORATORE (55); BRUTUS (46); ORATOR(46)… OPERE POLITICHE, X ES: DE RE PUBLICA (54-51); DE LEGIBUS (52-?) OPERE FILOSOFICHE, X ES: ACADEMICA (45); CATO MAIOR DE SENECTUTE (44)… EPISTOLARIO: AD FAMILIARES, 16 LIBRI AD ATTICUM, 16 LIBRI AD QUINTUM FRATREM, 27 LETTERE AD MARCUM BRUTUM, 2 LIBRI DI CONTROVERSA AUTENTICITÀ OPERE POETICHE (SOLO FRAMMENTI): JUVENILIA; ARATEA; LIMON…. OPERE IN PROSA PERDUTE: CONSOLATIUS (45); HORTENSIUS (45)…. TRADUZIONI: DEL TIMEO DI PLATONE (CONSERVATA IN PARTE) DEL PROTAGORA DI PLATONE DELL’ECONOMICO DI SENOFONTE (SCARSI FRAMMENTI) TRADIZIONE E INNOVAZIONE NELLA CULTURA ROMANA CICERONE È PROTAGONISTA E TESTIMONE DELLA CRISI CHE PORTA AL TRAMONTO DELLA REPUBBLICA; EGLI ELABORA UN PROGETTO NEL VANO TENTATIVO DI PORVI RIMEDIO. LA SUA RIMANE UN'OTTICA DI PARTE, LEGATA LA PROGETTO DI EGEMONIA DI UN BLOCCO SOCIALE (SOSTANZIALMENTE I CETI POSSIDENTI): UN’OTTICA CHE, PER RENDERSI ACCETTA, DEVE SAPER PROFITTARE ANCHE DEGLI ARTIFICI CHE POSSONO OFFRIRE LE TECNICHE DI COMUNICAZIONE. CICERONE METTE A FRUTTO TALI ARTIFICI NELLE ORAZIONI E LI TEORIZZA NEI TRATTATI RETORICI: RICOLLOCATA NEL PROPRIO TEMPO LA SUA ARS DICENDI SI SPOGLIA DEI TRATTI DI VANA AMPOLLOSITÀ DI CUI L'HA RIVESTITA IL CICERONIANESIMO SCOLASTICO, PER RIVELARSI UNA TECNICA PRODUTTIVA E SAPIENTE, FUNZIONALE AL DOMINIO DELL’UDITORIO E ALLA REGÌA DELLE SUE PASSIONI. PROCEDENDO NEGLI ANNI HA PROGRESSIVAMENTE SENTITO SEMPRE PIÙ FORTE LA NECESSITÀ DI RIFLETTERE, RIFACENDOSI AL PENSIERO ELLENISTICO SUI FONDAMENTI DELLA POLITICA E DELLA MORALE. IL FINE DELLE SUE OPERE FILOSOFICHE È LO STESSO CHE ISPIRA ALCUNE DELLE ORAZIONI PIÙ SIGNIFICATIVE: DARE UNA SOLIDA BASE IDEALE, ETICA, POLITICA AD UNA CLASSE DOMINANTE IL CUI BISOGNO DI ORDINE NON SI TRADUCA IN OTTUSE CHIUSURE, IL CUI RISPETTO PER IL MOS MAIORUM NON IMPEDISCA L’ASSORBIMENTO DELLA CULTURA GRECA; UNA CLASSE DOMINANTE CHE L’ASSOLVIMENTO DEI DOVERI VERSO LO STATO NON RENDA INSENSIBILE AI PIACERI DI UN OTIUM NUTRITO DI ARTI E LETTERATURA, NÉ, IN GENERALE, DI QUELLO STILE DI VITA GARBATAMENTE RAFFINATO CHE SI RIASSUME NEL TERMINE HUMANITAS. L’EGEMONIA DELLA PAROLA: CARRIERA POLITICA E PRATICA ORATORIA L’ATTIVITÀ ORATORIA DI CICERONE SI INTRECCIA INDISSOLUBILMENTE CON LE VICENDE POLITICHE DI ROMA NELL’ULTIMO CINQUANTENNIO DELLA REPUBBLICA. EGLI, AVEVA GIÀ ALL'ATTIVO ALCUNE CAUSE QUANDO, NELL'80, ASSUNSE LA DIFESA IN UN PROCESSO CHE EBBE VASTA risonanzail PADRE DI SESTO ROSCIO ERA STATO UCCISO SU MANDATO DI PARENTI IN COMBUTTA CON CRISOGINO, FAVORITO DI SILLA, CHE AVEVA FATTO INSERIRE IL NOME DELL’UCCISO NELLE LISTE DI PROSCRIZIONE PER ACQUISIRNE I BENI. LA DIFESA NON DOVEVA TACERE LE RESPONSABILITÀ DI CRISOGONO, REGISTA DELLA FACCENDA, MA PER PRUDENZA SI INVITÒ CICERONE A CERCARE DI COINVOLGERE IL MENO POSSIBILE SILLA, DETENTORE DI POTERI ASSOLUTI (CICERONE SI FACEVA PORTAVOCE DELLA NOBILTÀ CHE, PUR APPREZZANDO L'OPERATO DEL DITTATORE NELLA REPRESSIONE DELLA PARTE POPOLARE, SI DOLEVA DI AVER DOVUTO PAGARE CIÒ CON LA DELEGA DEL POTERE NELLE MANI DI UN SOLO UOMO. IN OCCASIONE DI QUESTO PROCESSO SCRIVE L’ORAZIONE PRO ROSCIO AMERINO: LO STILE ORATORIO NON È ANCORA QUELLO DEL CICERONE MATURO, È LEGATO AGLI SCHEMI DELL’ASIANESIMO (ALLORA IN VOGA), LE FRASI SONO VELOCI E CON CADENZA VIVACE, PIENE DI NEOLOGISMI E METAFORE; NEGLI ANNI SUCCESSIVI L'AUTORE SI DARÀ DA FARE PER LIMARE IL PROPRIO STILE. INVECE, LA CAPACITÀ RITRATTISTICA DI DIPINGERE PERSONAGGI E AMBIENTI È GIÀ PIENAMENTE CICERONIANA. DOPO IL SUCCESSO DELLA DIFESA DI ROSCIO, CICERONE SI ALLONTANA DA ROMA, STUDIÒ IN GRECIA E ASIA PER UN PAIO DI ANNI. RIENTRATO A ROMA DOPO LA MORTE DI SILLA, RICOPRÌ LA QUESTURA IN SICILIA NEL 75. SI CONQUISTÒ FAMA DI GOVERNATORE ONESTO E SCRUPOLOSO, TANTO CHE, NEL 70, I SICILIANI GLI PROPOSERO DI SOSTENERE L’ACCUSA NEL PROCESSO DA ESSI INTENTATO CONTRO L’EX GOVERNATORE VERRE, IL QUALE AVEVA SFRUTTATO LA PROVINCIA CON INCREDIBILE RAPACITÀ. CICERONE RACCOLSE IN BREVE TEMPO LE PROVE, ANTICIPO I TEMPI DEL PROCESSO E DOPO SOLO POCHI GIORNI DAL DIBATTIMENTO (NEL QUALE CICERONE NON ESIBÌ PER INTERO LA MASSA DI TESTIMONIANZE RACCOLTE), VERRE SCHIACCIATO DALLE ACCUSE FUGGÌ DALL’ITALIA E VENNE CONDANNATO IN CONTUMACIA. SUCCESSIVAMENTE CICERONE PUBBLICÒ VIRGOLA IN FORMA DI ORAZIONE ACCUSATORIA, LA COSIDDETTA ACTIO SECUNDA IN VERREM, IN 5 LIBRI, IMPORTANTE DOCUMENTO ANCHE PER CONOSCERE I METODI DI CUI SI SERVIVA L'AMMINISTRAZIONE ROMANA NELLE PROVINCE; GLI ARISTOCRATICI AVEVANO BISOGNO DI MOLTO DENARO PER FINANZIARE LE FORME DI LIBERALITÀ (CIOÈ CORRUZIONE DEI SINGOLI) PER PROMUOVERE LA LORO CARRIERA E AVEVANO BISOGNO DI INCREMENTARE CONSUMI E USI PRIVATI PER REGGERE IL PASSO CON I NUOVI STANDARD POSTI A PARTIRE DALL'ETÀ DELLE CONQUISTE. LA VITTORIA AL PROCESSO FU ANCHE UNA VITTORIA IN CAMPO LETTERARIO, TANTO CHE IL MANIERISMO DI ORTENSIO (DIFENSORE DI VERRE) PARVE STUCCHEVOLE DI FRONTE ALLA NATURALEZZA CON CUI CICERONE PADRONEGGIAVA LA LINGUA. LO STILE DELLE NEL 49, ALLO SCOPPIO DELLA GUERRA CIVILE, CICERONE ADERÌ SENZA ENTUSIASMO ALLA CAUSA DI POMPEO CONSAPEVOLE CHE IL SENATO SAREBBE RISULTATO INDEBOLITO INDIPENDENTEMENTE DALL'ESITO. DOPO LA VITTORIA DI CESARE CICERONE NE OTTENNE IL PERDONO E PER RENDERE IL REGIME MENO AUTORITARIO CERCO FORME DI COLLABORAZIONE E DIFENDENDO LE CAUSE DI ALCUNI POMPEIANI PENTITI: LE COSIDDETTE ORAZIONI CESARIANE (X ES: PRO LIGARIO, PRO LEGE DEIOTARO…) SI COLLOCANO TRA 45 E 46. NONOSTANTE LA CAUSA FOSSE NOBILE, A CICERONE MANCO LA MISURA DELLA VERA DIGNITÀ POICHÉ TALI ORAZIONI ABBONDANO DI ELOGI A CESARE, LA CUI SINCERITÀ È DIFFICILE DA AMMETTERE; TUTTAVIA, LA PRO MARCELLO SI SFORZA ANCHE DI ADDITARE A CESARE UN PROGRAMMA POLITICO DI RIFORMA DELLO STATO NEL RISPETTO DELLE FORME REPUBBLICANE. DOPO L'UCCISIONE DI CESARE, CICERONE TORNÒ UOMO POLITICO DI PRIMO PIANO ANCHE SE I PERICOLI PER LA REPUBBLICA NON ERANO FINITI, DATO CHE ANTONIO MIRAVA AD ASSUMERE IL RUOLO DI CESARE E SULLA SCENA POLITICA SI AFFACCIAVA OTTAVIANO, EREDE DI CESARE STESSO. LA MANOVRA POLITICA DI CICERONE MIRAVA A STACCARE OTTAVIANO E ANTONIO, E A RIPORTARE IL PRIMO SOTTO LE ALI PROTETTRICI DEL SENATO. PER INDURRE QUEST’ORGANO A DICHIARARE GUERRA AD ANTONIO, IL POETA PRONUNCIÒ CONTRO DI LUI LE ORAZIONI FILIPPICHE (A PARTIRE DAL 44): FORSE ERANO 18, MA NE RESTANO 14. PER LA VEEMENZA DELL'ATTACCO E I TONI DI DENUNCIA SI DISTINGUE SOPRATTUTTO LA SECONDA, L’UNICA NON PRONUNCIATA EFFETTIVAMENTE, MA CIRCOLANTE SCRITTA, DOVE ANTONIO VIENE PRESENTATO COME UN TIRANNO INSOLUTO, UN LADRO DI DENARO PUBBLICO È UN UBRIACONE. COMUNQUE LA MANOVRA POLITICA DI CICERONE ERA DESTINATA AL FALLIMENTO, OTTAVIANO SI SOTTRASSE ALLA TUTELA DEL SENATO STRINGENDO UN ACCORDO CON ANTONIO E LEPIDO (SECONDO TRIUMVIRATO): I 3 DIVENNERO PADRONI DI ROMA. ANTONIO OTTENNE LA TESTA DI CICERONE, IL CUI NOME FU INSERITO NELLE LISTE DI PROSCRIZIONE: VENNE RAGGIUNTO DAI SICARI ALL’INIZIO DI DICEMBRE DEL 43. NONOSTANTE LE OSCILLAZIONI, LA CARRIERA POLITICA DI CICERONE SEGUE UN FILO COERENTE: L’HOMO NOVUS SI ACCOSTÒ ALLA NOBILITAS NEL CONTESTO DI UN GENERALE RIAVVICINAMENTO TRA SENATO E CETO EQUESTRE, ED ANCHE IN SEGUITO RIMASE FEDELI AGLI IDEALI DEL SENATO; L’AVVICINAMENTO AL TRIUMVIRATO FU UNA RISPOSTA AL BISOGNO DI UN GOVERNO AUTOREVOLE. IL PROGETTO DI CONCORDIA DEI CETI ABBIENTI (CONCORDIA ORDINUM, E POI CONSENSUS OMNIUM BONORUM) FU UN TENTATIVO DI SUPERARE LA LOTTA DI GRUPPI E FAZIONI CHE DOMINAVA LA SCENA POLITICA ROMANA. IL PROGETTO FALLÌ PER VARI MOTIVI: MANCARONO A CICERONE LE CONDIZIONI PER CREARSI SEGUITO CLIENTELARE O MILITARE; SOTTOVALUTÒ IL PESO CHE AVREBBERO AVUTO GLI ESERCITI PERSONALI NELLA RISOLUZIONE DELLA CRISI; SI FECE TROPPE ILLUSIONI SUI BONI: AL TEMPO DELLA GUERRA CIVILE I CETI POSSIDENTI RITENNERO CHE LE LORO ESIGENZE FOSSERO GARANTITE MEGLIO DALLA POLITICA DI CESARE, E DOPO LA MORTE DI CICERONE DIEDERO CONSENSO ALLA DOMINAZIONE DI AUGUSTO CHE SEGNÒ DEFINITIVAMENTE LA MORTE DELLE ISTITUZIONI REPUBBLICANE. L’EGEMONIA DELLA PAROLA: LE OPERE RETORICHE QUASI TUTTE LE OPERE RETORICHE SONO DATATE A PARTIRE DAL 55, UN PAIO D’ANNI DOPO IL RITORNO DALL’ESILIO. CICERONE ERA SPINTO DAL BISOGNO DI DARE UNA SISTEMAZIONE TEORICA A UNA SERIE DI CONOSCENZE ED ESPERIENZE E SOPRATTUTTO UNA RISPOSTA CULTURALE E POLITICA ALLA PROFONDA CRISI DEI SUOI TEMPI. IN QUEST’OTTICA VA INQUADRATA LA RIFLESSIONE SULLA FORMAZIONE DELL’ORATORE, IL CUI POTERE DI TRASCINARE LE FOLLE IMPLICAVA UN’ENORME RESPONSABILITÀ SOCIALE. IL PROBLEMA DELLA FORMAZIONE DELL’ORATORIO ERA DIBATTUTO DA TEMPO IN GRECIA. IL DE INVENTORE IN GIOVENTÙ CICERONE AVEVA INIZIATO A SCRIVERE UN TRATTATELLO DI RETORICA DAL TITOLO “DE INVENTORE”. PARTICOLARE INTERESSE PRESENTA IL PROEMIO IN CUI IL GIOVANE AVVOCATO SI PRONUNCIA IN FAVORE DI UNA SINTESI DI ELOQUENTIA E SAPIENTIA (CULTURA FILOSOFICA), QUEST’ULTIMA NECESSARIA ALLA FORMAZIONE DELLA COSCIENZA MORALE DELL’ORATORE. MOLTI ANNI DOPO CICERONE TORNERÀ SULLA QUESTIONE NEL DE ORATORE. L’OPERA VENNE COMPOSTA NEL 55 DURANTE UN PERIODO DI RITIRO DALLA SCENA POLITICA, MENTRE ROMA ERA SCONVOLTA DALLE BANDE DI CLODIO E MILONE. L’OPERA, AMBIENTATA NEL 91 (PRECEDE DI POCO GLI ANNI DELLA GUERRA SOCIALE E I CONFLITTI CIVILI TRA MARIO E SILLA), È SCRITTA IN FORMA DI DIALOGO: VI PRENDONO PARTE ALCUNI FRA I PIÙ INSIGNI ORATORI DELL’EPOCA, FRA I QUALI SPICCANO MARCO ANTONIO E LUCIO LICINIO CRASSO. CONTENUTO DEI TRE LIBRI: a) LIBRO 1. CRASSO SOSTIENE CHE ALL’ORATORE SIA NECESSARIA UNA VASTA FORMAZIONE CULTURALE. ANTONIO GLI CONTRAPPONE L’IDEALE DI UN ORATORE PIÙ ISTINTIVO E AUTODIDATTA, LA CUI ARTE SI FONDI SULLA FIDUCIA NELLE PROPRIE DOTI NATURALI, SULLA PRATICA DEL FORO E SULLA DIMESTICHEZZA CON L’ESEMPIO DEGLI ORATORI PRECEDENTI. b) LIBRO 2. CICERONE PASSA ALLA TRATTAZIONE DI QUESTIONI PIÙ ANALITICHE: ANTONIO ESPONE PROBLEMI CONCERNENTI INVENTIO, DISPOSITIO E MEMORIA. COMPARE ANCHE STRABONE, PERSONAGGIO SPIRITOSO E CAUSTICO AL QUALE È ASSEGNATA UNA LUNGA E PIACEVOLE DIGRESSIONE SULLE ARGUZIE E I MOTTI DI SPIRITO. c) LIBRO 3. CRASSO DISCUTE LE QUESTIONI RELATIVE ALLA ELOCUTIO E ALLA PRONUNCIATIO, CIOÈ IN GENERE ALL’ACTIO DELL’ORATORE, SOTTOLINEANDO ANCHE LA NECESSITÀ DI UNA VASTA CULTURA GENERALE E DELLA FORMAZIONE FILOSOFICA. IL MODELLO FORMALE A CUI CICERONE SI ISPIRA NEL DE ORATORE È IL MODELLO PLATONICO. ADOTTANDO LA FORMA DIALOGICA CICERONE HA SAPUTO CREARE UN’OPERA VIVA E INTERESSANTE CHE PER QUANTO BASATA SU UN’OTTIMA CONOSCENZA DELLA LETTERATURA SPECIALISTICA GRECA, SI NUTRE DELL’ESPERIENZA ROMANA E CONSERVA UNO STRETTISSIMO RAPPORTO CON LA PRATICA FORENSE. IN PRIMO PIANO RESTA PERÒ IL PROBLEMA DELLA FORMAZIONE DELL’ORATORE: IL TALENTO, LA TECNICA DELLA PAROLA E DEL GESTO, LA CONOSCENZA DELLE REGOLE RETORICHE NON POSSONO RITENERSI SUFFICIENTI: È INDISPENSABILE UNA VASTA FORMAZIONE CULTURALE. È LA POSIZIONE DI CRASSO CHE LEGA STRETTAMENTE LA FORMAZIONE CULTURALE DELL’ORATORE ALLA SUA AFFIDABILITÀ ETICO- POLITICA. LA VERSATILITÀ DELL’ORATORE, LA SUA CAPACITÀ DI SOSTENERE I PRO E I CONTRA SU QUALSIASI ARGOMENTO RIUSCENDO A TRASCINARE E A CONVINCERE IL PROPRIO UDITORIO, POSSONO COSTITUIRE UN PERICOLO QUALORA NON VENGANO CONTROBILANCIATE DAL CORRETTIVO DI VIRTÙ CHE LE MANTENGANO ANCORATE AL SISTEMA DI VALORI TRADIZIONALI, IN CUI LA GENTE PER BENE SI RICONOSCE. CRASSO INSISTE PERCHÈ PROBITAS E PRUDENTIA SIANO SALDAMENTE RADICATE NELL’ANIMO DI CHI DOVRÀ APPRENDERE L’ARTE DELLA PAROLA: CONSEGNARLA A CHI MANCASSE DI QUESTE VIRTÙ EQUIVARREBBE A METTERE DELLE ARMI NELLE MANI DI FORSENNATI. LA FORMAZIONE DELL’ORATORE VIENE IN TAL MODO A COINCIDERE CON QUELLA DELL’UOMO POLITICO DELLA CLASSE DIRIGENTE: UN UOMO DI CULTURA NON SPECIALISTICA, MA DI VASTA CULTURA GENERALE, CAPACE DI PADRONEGGIARE L’ARTE DELLA PAROLA E DI PERSUADERE I PROPRI ASCOLTATORI. EGLI DOVRÀ SERVIRSI ELLA SUA ABILITÀ NON PER BLANDIRE IL POPOLO CON PROPOSTE DEMAGOGICHE, MA PER PIEGARLO ALLA VOLONTÀ DEI BONI. L’ORATOR NELL’ORATOR CICERONE RIPRENDE LE TEMATICHE DEL DE ORATORE IN UN TRATTATO PIÙ ESILE, AGGIUNGENDO UNA SEZIONE SUI CARATTERI DEL TRATTATO DELLA PROSA RITMICA, DISEGNANDO IL RITRATTO DELL’ORATORE IDEALE, CICERONE SOTTOLINEA I TRE FINI AI QUALI LA SUA ARTE DEVE INDIRIZZARSI: PROBARE (PROSPETTARE LA TESI CON ARGOMENTI VALIDI), DELECTARE (PRODURRE CON LE PAROLE UNA PIACEVOLE IMPRESSIONE ESTETICA), FLECTERE (MUOVERE LE EMOZIONI ATTRAVERSO IL PATHOS). AI TRE FINI CORRISPONDONO I TRE REGISTRI STILISTICI CHE L’ORATORE DOVRÀ SAPER ALTERNARE: UMILE, MEDIO ED ELEVATO PATETICO. STORIA DELL’ELOQUENZA E POLEMICHE DI STILE: IL BRUTUS RIVENDICAZIONE DELLA CAPACITÀ DI MUOVERE GLI AFFETTI COME COMPITO DELL’ORATORE NASCEVA DALLA POLEMICA NEI CONFRONTI DELLA TENDENZA ATTICISTA, I CUI SOSTENITORI RIMPROVERAVANO A CICERONE DI NON AVERE PRESO SUFFICIENTEMENTE LE DISTANZE DALL’ASIANESIMO: LE ACCUSE SI RIFERIVANO ALLE RIDONDANZE DEL SUO STILE ORATORIO, AL FREQUENTE USO DI FIGURE, ALL’ACCENTUAZIONE DELL’ELEMENTO RITMICO, ALL’ABUSO DI FACEZIE. GLI AVVERSARI DI CICERONE PRIVILEGIAVANO INVECE UNO STILE SEMPLICE, ASCIUTTO E SCARNO. SUL CONTRASTO CICERONE PRESE POSIZIONE NEL DIALOGO BRUTUS, DEDICATO A MARCO BRUTO (COME L’ORATOR), UNO DEI PRINCIPALI RAPPRESENTANTI DELLE TENDENZE ATTICISTE. NEL BRUTUS, CICERONE DISEGNA UNA STORIA DELL’ELOQUENZA GRECA E ROMANA DIMOSTRANDO DOTI DI STORICO DELLA CULTURA E DI FINE CRITICO LETTERARIO. DATO IL CARATTERE FONDAMENTALMENTE AUTO-APOLOGETICO DELL’OPERA, SI COMPRENDE COME LA STORIA DELL’ELOQUENZA CULMINI IN UNA RIEVOCAZIONE DELLE TAPPE DELLA CARRIERA ORATORIA DELLO STESSO CICERONE, DAL RIPUDIO DELL’ASIANESIMO GIOVANILE AL RAGGIUNGIMENTO DELLA PIENA MATURITÀ DOPO LA QUESTURA IN SICILIA. L’OTTICA CON CUI CICERONE GUARDA AL PASSATO DELL’ORATORIA È QUELLA DI UNA ROTTURA DEGLI SCHEMI TRADIZIONALI CHE CONTRAPPONEVANO I GENERI DI STILE CUI ASIANI E ATTICISTI ERANO TECNICAMENTE ATTACCATI. QUESTA ROTTURA RISPECCHIA UNA PRATICA DI FONDO DELL’ORATORIA CICERONIANA: LE VARIE ESIGENZE, LE DIVERSE SITUAZIONI RICHIEDONO IL RICORSO ALL’ALTERNANZA DI REGISTRI DIVERSI; IL SUCCESSO DELL’ORATORE DI FRONTE ALL’UDITORIO È IL CRITERIO FONDAMENTALE IN BASE AL QUALE VALUTARE LA SUA RIUSCITA STILISTICA. GLI ATTICISTI SONO CRITICATI PER IL CARATTERE TROPPO FREDDO E INTELLETTUALISTICO DELLA LORO ELOQUENZA CHE DI RADO RIESCE AD ESSERE EFFICACE. LA GRANDE ORATORIA SENZA SCHEMI TROVA IL SUO MODELLO IN DEMOSTENE. - IL DE OPTIMO GENERE ORATORUM CONTEMPORANEA AL BRUTUS È UN’ALTRA BREVE OPERA RETORICA, IL DE OPTIMO GENERE ORATORUM. ESSA DOVEVA COSTITUIRE L’INTRODUZIONE ALLA VERSIONE LATINA DI DUE CELEBRI ORAZIONI CONTRAPPOSTE: SULLA CORONA, DI DEMOSTENE E CONTRO CTESIFONTE, DI ESCHINE. NELL’OPERA SI SOSTIENE L’ECCELLENZA DEI DUE ORATORI E SI RIBADISCE LA SUPERIORITÀ DI DEMOSTENE, IN CUI VIENE RICONOSCIUTO IL PERFETTO MODELLO DELL’ELOQUENZA ATTICA. I TOPICA NEL 44 CICERONE COMPONE L’ULTIMA DELLE SUE OPERE DI TEORIA RETORICA, I TOPICA, ISPIRATI A UN’OMONIMA OPERA DI ARISTOTELE. I TOPICA PARLANO DEI TOPI, CIOÈ DEI LUOGHI COMUNI AI QUALI PUÒ FAR RICORSO L’ORATORE NELLA RICERCA DEGLI ARGOMENTI DA SVILUPPARE NEL DISCORSO. I TOPOI NON SONO UTILIZZABILI SOLO NELL’ORATORIA: SE NE POSSONO SERVIRE ANCHE IL FILOSOFO, LO STORICO, IL GIURISTA E PERSINO IL POETA. IL TURBOLENTO PERIODO DI LOTTE POLITICHE CHE VIVE LA REPUBBLICA NEI SUOI ULTIMI DECENNI DI VITA TROVA IN CICERONE UN PROTAGONISTA DI PRIMO PIANO, IMPEGNATO NELLA DIFESA E NEL CONSOLIDAMENTO NELLE FONDAMENTA DELLO STATO ROMANO. IN QUESTO AMBITO SI COLLOCA LA RIFLESSIONE TEORICA SULLO STATO CHE CICERONE RIVERSA NELLE SUE OPERE DI CARATTERE PIÙ STRETTAMENTE POLITICO, IL DE REPUBLICA E IL DE LEGIBUS. POSSIBILITÀ DI UNA CONOSCENZA PROBABILE. A PROBLEMI DI CARATTERE GNOSEOLOGICO ERANO DEDICATI GLI ACADEMICA, OPERA CHE EBBE UNA DOPPIA REDAZIONE: ACADEMICA PRIORA E ACADEMICA POSTERIORA. CI RESTANO IL LIBRO II DELLA PRIMA REDAZIONE (LUCULLUS) E IL LIBRO I DELLA SECONDA (IL VARRO) IN CUI VARRONE ESPONE LE SUE TEORIE AVENDO COME INTERLOCUTORI ATTICO E CICERONE. NEL LIBRO II LUCULLO RIMPROVERA A CICERONE DI DISTRUGGERE LA STESSA POSSIBILITÀ DELLA CONOSCENZA RIFIUTANDOSI DI AMMETTERE L’ESISTENZA DI CRITERI SICURI DELLE NOSTRE PERCEZIONI: SE TUTTO È OPINABILE NON VI SARÀ NÉ CERTEZZA NÉ VERITÀ. CICERONE REPLICA CHE ANCHE UN DUBBIO GENERALIZZATO NON COMPORTA L’INESISTENZA DI UNA VERITÀ. SISTEMI ETICI A CONFRONTO: IL DE FINIBUS E LE TUSCOLANE IL PROBLEMA DEL SOMMO BENE E DEL SOMMO MALE È OGGETTO DI TRATTAZIONE NEL DE FINIBUS BONORUM ET MALORUM. L’OPERA DEDICATA A BRUTO È DIVISA IN CINQUE LIBRI COMPRENDENTI TRE DIALOGHI. a) NEL PRIMO DIALOGO (LIBRI I-II) È ESPOSTA LA TEORIA DEGLI EPICUREI, CUI SEGUE LA CONFUTAZIONE DI CICERONE. b) NEL SECONDO DIALOGO (LIBRI III-IV) S METTE A CONFRONTO LA TEORIA STOICA CON QUELLE ACCADEMICA E PERIPATETICA. c) NEL TERZO DIALOGO (LIBRO V) È ESPOSTA LA TEORIA ECLETTICA DI ANTIOCO DI ASCALONA, MAESTRO DI CICERONE E VARRONE, LA PIÙ VICINA AL PENSIERO DELL’AUTORE. IL CONFRONTO TRA I DIVERSI SISTEMI FILOSOFICI TROVA NEL DE FINIBUS UNO SVILUPPO ESTESO. DOPO AVER CONFUTATO LE TESI EPICUREE CATONE IL GIOVANE SI ASSUME NEL LIBRO III LA DIFESA DELLO STOICISMO TRADIZIONALE, NEI CONFRONTI DEL QUALE LA POSIZIONE CICERONIANA FU SEMPRE DI SOSTANZIALE PERPLESSITÀ. CICERONE RICONOSCEVA CHE LO STOICISMO FORNIVA LA BASE MORALE PIÙ SOLIDA ALL’IMPEGNO DEI CITTADINI VERSO LA COLLETTIVITÀ, MA DAGLI STOICI SI SENTIVA LONTANO PER CULTURA E PER GUSTI: IL LORO REGIME ETICO GLI APPARIVA ANACRONISTICO. NELLA NUOVA TEMPERIE SOCIO-CULTURALE L’ECLETTICISMO CICERONIANO PUNTA A UNA CONCILIAZIONE TRA IL RIGORE E LA SOLIDITÀ DELLE POSIZIONI STOICHE E L’APERTURA AL PIACERE MODERATO DELLA FILOSOFIA PERIPATETICA. IN QUEST’OTTICA IL SOMMO BENE VIENE IDENTIFICATO CON IL BENE DELL’ANIMA, CHE COINCIDE CON LA VIRTÙ. - IL QUADRO COSTRUITO NEL DE FINIBUS CERCA UN’APPLICAZIONE PRATICA NELLE TUSCULANAE DISPUTATIONES: QUI LA VIRTÙ DOVRÀ PROVARE LA SUA CAPACITÀ DI SOSTENERE E ORIENTARE L’ANIMA NEL CONCRETO RAPPORTO CON I TURBAMENTI ALIMENTATI DALLA REALTÀ. L’OPERA DEDICATA A BRUTO È DIVISA IN CINQUE LIBRI SOTTO FORMA DI UN DIALOGO TRA CICERONE E UN INTERLOCUTORE SCONOSCIUTO. LA DISCUSSIONE È AMBIENTATA NELLA VILLA DI CICERONE TUSCOLO. NEI SINGOLI LIBRI SONO TRATTATI I TEMI DELLA MORTE, DEL DOLORE, DELLA TRISTEZZA, DEI TURBAMENTI DELL’ANIMO E DELLA VIRTÙ COME GARANZIA DELLA FELICITÀ: SIAMO DI FRONTE A UNA GRANDE SUMMA DELL’ETICA ANTICA, A UN VASTO TRATTATO SUL TEMA DELLA FELICITÀ. I VARI LIBRI COSTITUISCONO UNA TRATTAZIONE ORGANICA CHE SI PRESENTA COME UNA TERAPIA PER LIBERARE L’ANIMO DALLE SUE AFFLIZIONI. QUI CICERONE CERCA UNA RISPOSTA ANCHE AI SUOI PERSONALI INTERROGATIVI E UNA SOLUZIONE AI SUOI DUBBI. QUEST’OPERA È MOLTO VICINA ALLO STOICISMO RIGOROSO. LE TUSCULANAE HANNO ANCHE UN INTENTO DIVULGATIVO: NELLE INTRODUZIONI AI SINGOLI LIBRI CICERONE INDICA LA NECESSITÀ CHE I ROMANI ACQUISISCANO UN’AMPIA E ADEGUATA CULTURA FILOSOFICA E LA USINO PER ORIENTARSI NELLA VITA PRATICA; NON RINUNCIA INOLTRE AD ACCENNARE ALLA STORIA DELL’INTRODUZIONE DELLA FILOSOFIA A ROMA E ALLO SVILUPPO DEL PENSIERO FILOSOFICO FINO A SOCRATE. STATO E RELIGIONE: DE NATURA DEORUM, DE DIVINATIONE E DE FATO DI ARGOMENTI RELIGIOSI TRATTANO TRE DIALOGHI: IL DE NATURA DEORUM, IN TRE LIBRI DEDICATI A BRUTO IL DE DIVINATIONE, IN DUE LIBRI IL DE FATO, GIUNTOCI INCOMPLETO SI TRATTA DI UNA SORTA DI TRILOGIA TEOLOGICA: È L’AUTORE STESSO A PRESENTARE LE ULTIME DUE OPERE COME PROSECUZIONE E COMPLETAMENTO DELLA PRIMA . QUESTO GRUPPO DI TESTI MOSTRA NEL SUO INSIEME UNA RIFLESSIONE DI AMPIO RESPIRO SU TEMI DI CARATTERE RELIGIOSO E TEOLOGICO CHE IMPLICANO ANCHE RISVOLTI ETICO-POLITICI. I PROBLEMI TEOLOGICI INTERESSANO L’AUTORE SOPRATTUTTO PER I LORO RIFLESSI SULLA CONCRETA VITA DELLO STATO. CICERONE CONSIDERA INFATTI LA RELIGIONE UNA COMPONENTE FONDAMENTALE NELL’ASSETTO ISTITUZIONALE DELLO STATO ROMANO. - IL DE NATURA DEORUM È UN DIALOGO CHE SI IMMAGINA SVOLTO TRA GAIO VELLEIO, LUCIO BALBO E AURELIO COTTA. NEL LIBRO I, VELLEIO ESPONE LA TESI EPICUREA DELL’INDIFFERENZA DEGLI DÈI RISPETTO ALLE COSE UMANE; NEL LIBRO II BALBO PRENDE IN ESAME LA TESI STOICA DEL PANTEISMO PROVVIDENZIALE; NEL LIBRO III COTTA CRITICA LA TESI EPICUREA E SEMBRA SCHIERARSI IN FAVORE DELLO SCETTICISMO ACCADEMICO. CICERONE ALLA FINE DELL’OPERA SEMBRA MANIFESTARE UNA PREFERENZA PER LA TESI STOICA DI BALBO, CHE DICE DI RITENERE PIÙ VEROSIMILE. - PIÙ INTERESSANTE PERCHÉ DIRETTAMENTE LEGATO ALLA NATURA ROMANA È IL DE DIVINATIONE, UN DIALOGO IN DUE LIBRI FRA CICERONE E IL FRATELLO QUINTO SULL’ARTE DIVINATORIA. NELL’OPERA L’AUTORE SI MOSTRA ESITANTE FRA LA DENUNCIA DELLA FALSITÀ DELLA RELIGIONE TRADIZIONALE E LA NECESSITÀ DEL SUO MANTENIMENTO AL FINE DI CONSERVARE IL DOMINIO SUI CETI SOCIALI INFERIORI FACILMENTE STRUMENTALIZZABILI PER VIA DELLA LORO CREDULITÀ. - IL DE FATO DISCUTE LA DOTTRINA STOICA DEL FATO, INTESO COME DESTINO INEVITABILE, PRESTABILITO DAL LOGOS DIVINO CHE ORDINA IL MONDO. IL DISCORSO COINVOLGE LA QUESTIONE DELLA LIBERTÀ DELL’UOMO E DELLA SUA RESPONSABILITÀ RISPETTO ALLE AZIONI CHE COMPIE. CICERONE CERCA DI CONFUTARE LE TESI STOICHE E DI DIMOSTRARE LA POSSIBILITÀ PER GLI INDIVIDUI DI FARE SCELTE LIBERE E CONSAPEVOLI. PRIMA E DOPO LA MORTE DI CESARE: SULLA VECCHIEZZA E SULL’AMICIZIA UN POSTO A PARTE TRA LE OPERE FILOSOFICHE DI CICERONE OCCUPANO DUE BREVI DIALOGHI DEDICATI AD ATTICO, IL CATO MAIOR SIVE DE SENECTUTE E IL LAELIUS SIVE DE AMICITIA. IN ESSI CICERONE METTE IN SCENA CELEBRI PERSONAGGI DELLA STORIA ROMANA. AL CATO MAIOR CICERONE LAVORA NEL 44, POCO PRIMA DELL’UCCISIONE DI CESARE: NEL PERSONAGGIO DI CATONE IL CENSORE, CICERONE TRASFIGURA L’AMAREZZA PER UNA VECCHIAIA CHE È TEMIBILE SOPRATTUTTO PER LA PERDITA DELLA POSSIBILITÀ DI INTERVENTO POLITICO. IL DIALOGO È AMBIENTATO NEL 150, UN ANNO PRIMA DELLA MORTE DI CATONE. CICERONE SI RIFUGIA IN UN PASSATO IDEALE ED ELUDE LA PROPRIA INATTIVITÀ VESTENDO I PANNI DELL’ANTICO CENSORE. CICERONE TRACCIA UN RITRATTO DI CATONE CHE SI DISTACCA DALLA REALTÀ STORICAMENTE ACCETTABILE. IL PERSONAGGIO APPARE COME ADDOLCITO E AMMANSITO, COME SE AVESSE CEDUTO IL POSTO A UN RAFFINATO CULTORE DELLA HUMANITAS E DELLA SOCIEVOLEZZA CHE ARRIVA PERSINO AD ANTEPORRE IL BELLO ALL’UTILE. NELLA VECCHIAIA DEL PERSONAGGIO CICERONIANO SI ARMONIZZANO IN MANIERA PERFETTA IL GUSTO PER L’OTIUM E LA TENACIA DELL’IMPEGNO POLITICO. - DIVERSA, PIÙ COMBATTIVA, È L’ATMOSFERA CHE SI APRE NEL LAELIUS, LA CUI STESURA, ALL’INDOMANI DELL’UCCISIONE DI CESARE, SEGNA IL RIENTRO DI CICERONE SULLA SCENA POLITICA. IL DIALOGO È AMBIENTATO NEL 129, POCHI GIORNI DOPO LA MISTERIOSA MORTE DI SCIPIONE EMILIANO NEL CORSO DELLE AGITAZIONI GRACCANE. RIEVOCANDO LA FIGURA DELL’AMICO SCOMPARSO, LELIO HA MODO DI INTRATTENERE I PROPRI INTERLOCUTORI SULLA NATURA E SUL VALORE DELL’AMICIZIA. AMICITIA PER I ROMANI ERA SOPRATTUTTO LA CREAZIONE DI LEGAMI PERSONALI A SCOPO DI SOSTEGNO POLITICO. IL DIALOGO MUOVE TUTTAVIA SULLA TRACCIA DELLE SCUOLE FILOSOFICHE GRECHE, ALLA RICERCA DEI FONDAMENTI ETICI DELLA SOCIETÀ NEL RAPPORTO CHE LEGA FRA LORO LE VOLONTÀ DEGLI AMICI. LA NOVITÀ DELL’IMPOSTAZIONE CICERONIANA CONSISTE NELLO SFORZO DI ALLARGARE LA BASE SOCIALE DELLE AMICIZIE AL DI LÀ DELLA CERCHIA RISTRETTA DELLA NOBILITAS: A FONDAMENTO DELL’AMICIZIA SONO POSTI VALORI COME VIRTUS E PROBITAS. CICERONE SCRIVE PER I BONI, LA GENTE PER BENE ALLA CUI CENTRALITÀ POLITICO-SOCIALE HA AFFIDATO DA TEMPO LE SORTI DEL SUO PROGRAMMA DI RIGENERAZIONE DELLO STATO. LA FIDUCIA IN UN RINNOVATO SISTEMA DI VALORI DEVE SERVIRE A CEMENTARE LA COESIONE DEI BONI. MA L’AMICIZIA AUSPICATA DA LAELIUS NON È SOLO POLITICA: SI AVVERTE UN DISPERATO BISOGNO DI RAPPORTI STRETTI E SINCERI CHE CICERONE POTÉ TROVARE SOLO IN ATTICO. NEL DIALOGO L’AMICITIA RIVELA ALCUNE AMBIGUITÀ NEL MOSTRARSI INSIEME COME IDEALE DI UNA VITA ALLIETATA DA AFFETTI FRATERNI E COME PROPOSTA DI FORME PIÙ O MENO VELATE DI CONVIVENZA FRA I SOSTENITORI DELL’ORDINE SOCIALE. IL DE OFFICIS: UNA MORALE PER LA CLASSE DIRIGENTE CICERONE INIZIÒ LA STESURA DEL DE OFFICIS (SUI DOVERI) NEL 44. L’OPERA EBBE UN’ELABORAZIONE RAPIDISSIMA, CONTEMPORANEA ALLA COMPOSIZIONE DI ALCUNE DELLE FILIPPICHE. AFFERMA DI RIVOLGERSI IN PRIMO LUOGO AI GIOVANI: CIÒ CONFERMA LA FUNZIONE PEDAGOGICA CHE EGLI ATTRIBUISCE AL SUO LAVORO FILOSOFICO. IL COMPITO CHE CICERONE SI ASSUNSE FU QUELLO DI MOSTRARE COME IN TEMPI PROFONDAMENTE MUTATI L’ASSOLVIMENTI DEI DOVERI VERSO LO STATO NON FOSSE POSSIBILE SENZA AVER ASSORBITO E MEDITATO LA RIFLESSIONE FILOSOFICA DEI GRECI. IL TITOLO E LA DEFINIZIONE STOICA DI KATHEKON NEL DE OFFICIS CICERONE SCEGLIE LA FORMA DEL TRATTATO. IL DE OFFICIS È INFATTI UN TRATTATO DI ETICA DEDICATO AL FIGLIO MARCO, ALLORA STUDENTE DI FILOSOFIA AD ATENE. IL TERMINE OFFICIS È LA TRADUZIONE DEL GRECO KATHEKON (CIÒ CHE SI CONVIENE), TERMINE CON CUI SI DEFINISCE CIÒ CHE È GIUSTO E RAZIONALE: ESSO FA PERTANTO RIFERIMENTO ALLA DISCUSSIONE SUI DOVERI LEGATI ALL’ESERCIZIO DELLA VIRTÙ E ALLE AZIONI OPPORTUNE DA COMPIERE. L’OPERA CICERONIANA INTENDE INFATTI FORNIRE UNA DETTAGLIATA PRECETTISTICA SUI COMPORTAMENTI DA TENERE IN DETERMINATE CIRCOSTANZE. IL DE OFFICIS SI COMPONE DI TRE LIBRI: NEL PRIMO SI DISCUTE DELL’HONESTUM (CIÒ CHE È MORALE E GIUSTO) NEL SECONDO DELL’UTILE NEL TERZO DEL CONFLITTO TRA HONESTUM E UTILE. IL FINE DEL RAGIONAMENTO CICERONIANO CONSISTE NEL DIMOSTRARE COME TRA HONESTUM E UTILE NON CI SIA CONTRADDIZIONE, MA IDENTITÀ: IL SECONDO È INFATTI RITENUTO CONSEGUENZA DIRETTA DEL PRIMO. IL SISTEMA DELLE VIRTÙ LA DOTTRINA DI PANEZIO A CUI CICERONE SI RIFÀ SI DISTINGUEVA PER UN GIUDIZIO POSITIVO SUGLI ISTINTI CHE NON DEVONO ESSERE REPRESSI DALLA RAGIONE, MA PIUTTOSTO CORRETTI E DISCIPLINATI. PANEZIO REINTERPRETAVA LE VIRTÙ CARDINALI STOICHE DI GIUSTIZIA, SAPIENZA, FORTEZZA E TEMPERANZA COME L’ORGANICO SVILUPPO DI QUESTI ISTINTI FONDAMENTALI. BASANDOSI SULLA DOTTRINA PANEZIANA CICERONE AFFERMA CHE L’HONESTUM SI COMPONE DI QUATTRO ELEMENTI COLLEGATI TRA LORO CHE CONSISTONO NELLA RICERCA DELLA VERITÀ, NELLA PROTEZIONE DELLA SOCIETÀ, NEL DESIDERIO L’EPISTOLARIO PER LA CONOSCENZA DELLA PERSONALITÀ DI CICERONE ABBIAMO UNA COSPICUA QUANTITÀ DI LETTERE CHE EGLI SCRISSE AD AMICI E CONOSCENTI. L’EPISTOLARIO SI COMPONE DI CIRCA 900 O DIVISE IN QUATTRO GRANDI RAGGRUPPAMENTI: o 16 LIBRI AD FAMILIARES o 16 AD ATTICUM o 3 AD QUINTUM FRATREM o 2 AD MARCUM BRUTUM IL RICCO EPISTOLARIO CICERONIANO COMPRENDE TESTI DI VARIO GENERE ED ESTENSIONE. LA VARIETÀ DEI CONTENUTI E DEI DESTINATARI SI RISPECCHIA IN QUELLA DEI TONI. SI TRATTA DI LETTERE VERE, PERCIÒ CI MOSTRANO UN CICERONE NON UFFICIALE CHE NELLE CONFIDENZE PRIVATE RIVELA APERTAMENTE I RETROSCENA A VOLTE POCO EDIFICANTI DELLA SUA AZIONE POLITICA, I SUOI DUBBI, LE ESITAZIONI E LE INCERTEZZE. FORTUNA DI CICERONE GIÀ I CONTEMPORANEI SI DIVISERO FA ESTIMATORI E DETRATTORI DI CICERONE: FRA I SECONDI VANNO RICORDATI ASINIO POLLIONE E , SOPRATTUTTO PER I GUSTI STILISTICI, SALLUSTIO. PER IL MEDIOEVO CRISTIANO CICERONE È UNO DEI MASSIMI MEDIATORI DELLE IDEE E DEI VALORI DELLA CIVILTÀ ANTICA, MAESTRO DI FILOSOFIA E DI ARTE RETORICA. DANTE NE RICORDA SOPRATTUTTO LE OPERE FILOSOFICHE. COL PRIMO UMANESIMO, L’INTERESSE – SPESSO CRITICO – PER LA FIGURA UMANA E STORICA VA AD AGGIUNGERSI ALL’AMMIRAZIONE PER LO SCRITTORE. IN PERSONAGGI COME PETRARCA (CHE SCOPRIRÀ PARTE DELL’EPISTOLARIO), LA RIFLESSIONE SULL’ESPERIENZA CICERONIANA ALIMENTA ANCHE LA TENSIONE SEMPRE VIVA FRA VITA ATTIVA E VITA CONTEMPLATIVA, IMPEGNO POLITICO E RITIRO NEGLI STUDI FILOSOFICI. L’UMANESIMO E IL RINASCIMENTO CONOSCONO UNA LUNGA POLEMICA DI STILE FRA CICERONIANI E ANTI-CICERONIANI (FRA QUEST’ULTIMA SI ANNOVERANO INTELLETTUALI COME POLIZIANO ED ERASMO). IL CICERONIANESIMO FANATICO MORÌ ABBASTANZA PRESTO, DOPO AVER TROVATO UN AUTOREVOLE CAMPIONE IN PIETRO BEMBO; LA SUCCESSIVA CULTURA EUROPEA EREDITERÀ L’IDEA DEL PRIMATO DELL’ELOQUENZA E DELLA RETORICA, IL CULTO E LIMITAZIONE DEI CLASSICI: ANCHE DI QUI LE DIFFICOLTÀ DELLA FORMAZIONE DI UNA VERA PROSA STORICA E SCIENTIFICA. NELL’EPOCA MODERNA EGLI HA CONTRIBUITA SOPRATTUTTO AD ALIMENTARE IL MODERATISMO POLITICO: L’ODIO PER LA TIRANNIA UNITO AL DISPREZZO PER IL VOLGO, IL CULTO DELLA LIBERTÀ UNITO AL RIFIUTO DELL’EGUAGLIANZA E AL DISPREZZO PER LA DEMOCRAZIA. 6. FILOLOGIA, BIOGRAFIA E ANTIQUARIA ALLA FINE DELLA REPUBBLICA NELLA TARDA REPUBBLICA LA RICERCA ANTIQUARIA DIVENTA UNA DISCIPLINA DI GRANDISSIMO INTERESSE: ATTENZIONE AI RITI, AI COSTUMI E ALLE ISTITUZIONI DEL PASSATO SONO TUTTI SINTOMI DI UN NOSTALGICO RIMPIANTO, CHE AVVIENE QUANDO I VALORI DEL MOS MAIORUM ATTRAVERSANO UN MOMENTO DI CRISI. GLI STUDI FILOLOGICI CONOSCONO UN PERIODO DI GRANDE FIORITURA GRAZIE A DIVERSI FATTORI, COME MODIFICAZIONE DEI COSTUMI E LA CONSEGUENTE CRISI GENERALE DEI VALORI, CHE INDUCONO UN DESIDERIO DI CONFRONTO CON IL PASSATO, SIA CON LA TRADIZIONE ROMANA CHE CON I COSTUMI STRANIERI. PREDOMINA LA VENERAZIONE DEL PASSATO NAZIONALE, TANTO DA IMPEDIRE UNO SVILUPPO STORIOGRAFICO IN SENSO CRITICO; D’ALTRA PARTE, NEL CASO DI VARRONE (IL PIÙ IMPORTANTE FILOLOGO DEL PERIODO) IL CULTO PER L’ANTICHITÀ NON SIGNIFICA DISCONOSCIMENTO DEGLI APPORTI STRANIERI DI CUI SI È NUTRITA LA CIVILTÀ ROMANA. ALTRI AUTORI IMPORTANTI DEL PERIODO SONO TITO POMPONIO ATTICO E NEPOTE. 7. VARRONE MARCO TERENZIO VARRONE NASCE NEL 116 A.C., FU ALLIEVO DI ELIO STILONE E ANTIOCO DI ASCALONA; COMBATTÉ NELLA CAMPAGNA DI DALMAZIA E FU TRIBUNO DELLA PLEBE. NEL 46 CESARE GLI AFFIDÒ L’INCARICO DI UNA GRANDE BIBLIOTECA. MORÌ IN ETÀ MOLTO AVANZATA, NEL 27 A.C. LE FONTI PRINCIPALI SONO LO STESSO VARRONE E I SUOI CONTEMPORANEI (CESARE, CICERONE..), OLTRE CHE S. GIROLAMO. SAPPIAMO CHE GLI INTERESSI FILOLOGICI E ANTIQUARI INTERESSARONO SEMPRE VARRONE; LA COMPOSIZIONE DELLE SUE OPERE ANTIQUARIE AVVIENE NEL MOMENTO IN CUI CICERONE STENDE LE SUE OPERE FILOSOFICHE/RETORICHE, QUINDI PARE PLAUSIBILE CHE SI PROPONESSE IL COMPITO DI FORNIRE UNA RISPOSTA INTELLETTUALE ALLA DECADENZA DEI COSTUMI DI ROMA. VEDE LA DECADENZA DI ROMA DELL’ULTIMO SECOLO E GUARDA ALL’ESPANSIONE DEI COSTUMI COME UNA PERICOLOSA CORRUZIONE, MA È COMUNQUE FORTE IN LUI L’ATTACCAMENTO ALLE TRADIZIONI ROMANE (PASSATISMO), ANCOR PIÙ CHE IN CICERONE. A DIFFERENZA DI CICERONE PERÒ, VARRONE È RESTIO AD AMMETTERE L’IMPORTANZA DEGLI APPORTI STRANIERI (GRECI, ITALICI..) ALLA FORMAZIONE DELLA CIVILTÀ ROMANA; PROBABILMENTE, SEGUENDO LA LINEA DEL GRECO POSIDONIO DI APAMEA, SOTTOLINEAVA LA FUNZIONE DI “AMALGAMA” CULTURALE SVOLTA DA ROMA, E QUINDI LA SUPERIORITÀ DEI ROMANI NELL’ASSIMILARE IL MEGLIO DALLE CIVILTÀ STRANIERE CON CUI ENTRARONO IN CONTATTO. VARRONE AFFIANCÒ GLI STUDI DI STORIA A QUELLI DI FILOLOGIA: ALL’EPOCA NON ESISTEVA NEMMENO UN MARCATTO CONFINE TRA LE 2 DISCIPLINE. SI OCCUPÒ DEL TEATRO ARCAICO, IN PARTICOLARE DI PLAUTO (NELLE QUESTIONI PLAUTINE, UNA SORTA DI COMMENTO LINGUISTICO-FORMALE, E NEL DE COMOEDIIS PLAUTINIS IN CUI AFFRONTA IL PROBLEMA DELLA NUMEROSITÀ DELLE COMMEDIE DI PLAUTO, 130). ALTRE OPERE DEDICATE AL TEATRO TRATTERANNO I TEMI DELLE MASCHERE E DEGLI ATTORI. LE FONTI CI PARLANO DI CIRCA 600 OPERE SCRITTE DA LUI, TRA QUELLE CONSERVATE RICORDIAMO: DE RE RUSTICA (RERUM RUSTICARUM LIBRI): TRE LIBRI DALLA FORMA DIALOGICA, SCRITTI NEL 37 (IN CUI INTERVENGONO LO STESSO AUTORE E TITO POMPONIO ATTICO). IL PRIMO LIBRO TRATTA DELL’AGRICOLTURA ED È DEDICATO ALLA MOGLIE FUNDANIA; IL SECONDO PARLA DELL’ALLEVAMENTO; IL TERZO RIGUARDA L’ALLEVAMENTO DI ANIMALI DA CORTILE, DI API E PESCI. È ISPIRATA AL TRATTATI SULL’AGRICOLTURA DI CATONE, ANCHE A LIVELLO DI CONCEZIONI DI FONDO: INTERESSE ALLO SFRUTTAMENTO INTENSIVO DEI SERVI; VARRONE HA PERÒ IN MENTE LATIFONDI PIÙ VASTI E SFRUTTATI ATTRAVERSO MANODOPERA SERVILE; LA VILLA VARRONIANA DÀ SPAZIO A PRODUZIONI ELEGANTI (COME UCCELLIERE E PISCINE). VARRONE UNISCE UTILITÀ E PIACERE (UTILITAS E VOLUPTAS DELL’AGRICOLTURA: CONVERGENZA CHE ESPRIME L’AUTOCONSAPEVOLEZZA DI UN CETO PROPRIETARIO APERTO ALLA DINAMICA ECONOMICA E COMMERCIALE). TENDE PIUTTOSTO A DARE UNA VISIONE ESTETIZZANTE DELLA VITA AGRICOLA, NON UNA FUNZIONE PRATICA; QUESTO INFLUISCE SULLO STILE, CHE PIUTTOSTO È ARTEFATTO E RICCO DI DIGRESSIONI. IL VERO INTENTO DELL’OPERA È DARE UN RITRATTO DI SÉ AL SIGNOROTTO DI CAMPAGNA, DESIDEROSO DI VEDER REALIZZATO UN MODELLO DI VITA COMODO, PIUTTOSTO CHE IMPARARE LE TECNICHE DI AGRICOLTURA E ALLEVAMENTO; L’OPERA ESTETIZZA LA VITA AGRICOLA. DE LINGUA LATINA: SI OCCUPA DI STORIA DELLA LINGUA LATINA; SI CONCENTRA SUI PROBLEMI DI ETIMOLOGIA (RITIENE CHE I NOMI DELLE COSE NON SIANO ARBITRARI, MA IL SIGNIFICANTE ASSOMIGLIA GIÀ AL SUO SIGNIFICATO) E SINTASSI. IN PARTICOLARE DÀ FORTE RILIEVO ALL’ASSIMILAZIONE DEGLI ELEMENTI STRANIERI E CONCILIA LE TESI ESPOSTE DA ANALOGISTI (VOLEVANO REGOLARITÀ RAZIONALE DELLA LINGUA) E ANOMALISTI (ACCETTAVANO L’IRREGOLARITÀ DELL’USO DELLA LINGUA), APRENDOSI ALLA POSSIBILITÀ DI INNOVAZIONI, SEMPRE CONSERVANDO LA TRADIZIONE PURISTICA (TENTA QUINDI UNA LINEA INTERMEDIA TRA I DUE, FONDATA SULL’IDEA DI COMPLEMENTARIETÀ TRA ANALOGIA E ANOMALIE). DEI LIBRI CHE CI RESTANO (V-X), 3 SONO DEDICATI ALL’ETIMOLOGIA, TRE ALLA QUESTIONE DELL’ANALOGIA E DELL’ANOMALIA. SPESSO COMUNQUE LE SUE ETIMOLOGIE SONO PIUTTOSTO BIZZARRE. TRA QUELLE DI CUI POSSEDIAMO SOLO FRAMMENTI RICORDIAMO IL SATURAE MENIPPEAE: IL NOME MOSTRA COME VARRONE SI ISPIRASSE AL FILOSOFO GRECO MENIPPO, CHE AVEVA COMPOSTO APPUNTO SATIRE. IN PARTICOLARE NELL’OPERA LATINA NOTIAMO UN CONTENUTO DAL VALORE FANTASTICO-ALLEGORICO, IN FORMA DI PROSIMETRO (PROSA+VERSI), DI CIRCA 150 LIBRI; I TITOLI SONO GRECI (MARCIPOR, SEXAGESIS). TROVIAMO IL TEMA DELLA TRISTEZZA DEI TEMPI E DELLA DECADENZA DEI COSTUMI, UNA SATIRA NEI CONFRONTI DEI CONTEMPORANEI. GLI ARGOMENTI ERANO SICURAMENTE MOLTO VARI, SPAZIANDO DALLA MITOLOGIA ALL’ATTUALITÀ ROMANA, E ALLA VARIETÀ DI SOGGETTI CORRISPONDEVA VARIETÀ DI TONI E DI STILE: SARANNO DI ISPIRAZIONE PER SENECA E PER PETRONIO, MA I MODELLI A CUI SI ISPIRA SONO LE SATURAE DI ENNIO E LUCILIO (A QUEST’ULTIMO RIMANDANO ANALOGIE FORMALI, LINGUISTICHE E LESSICALI). MOLTO FORTE È ANCHE L’INFLUSSO DELLA COMMEDIA, MOLTI FRAMMENTI RIPRENDONO LA STRUTTURA DEI PROLOGHI PLAUTINIE DI PLAUTO POTREBBERO ESSERE MOLTI NOMI E ESPRESSIONI. TRA LE OPERE IN PROSA, IN CUI SI TOCCANO MOLTI AMBITI, RICORDIAMO: o STORIA, GEOGRAFIA, ANTIQUARIA ANTIQUITATES; SECONDO CICERONE FURONO UNA RIVELAZIONE; IN QUEST’OPERA È PRESENTE IL PATRIMONIO MITICO, RITUALE E ISTITUZIONALE DELLA CIVILTÀ LATINA. È UN’OPERA NOTA PER FRAMMENTI (PERVENUTI DAI CRISTIANI, CHE LO CITAVANO, PER LA SUA RELIGIONE PAGANA, IN DIFESA DELLA CIVILTÀ CRISTIANA). PER VARRONE LA RELIGIONE È SOLO UNA CREAZIONE DELL’UOMO, CHE DEVE RIMANERE FEDELE ALLA TEOLOGICA FAVOLOSA. PER QUANTO RIGUARDA INVECE LA STORIA DI ROMA, L’AUTORE RITIENE CHE LA CITTÀ ABBIA ACQUISITO IL RUOLO DI POTENZA PERCHÉ HA SAPUTO AMALGAMARE APPORTI CULTURALI DELLE DIVERSE CIVILTÀ CHE HA ACCOLTO (SOPRATTUTTO DA QUELLA ETRUSCA); SI CONCENTRA SULLE ISTITUZIONI E SULLE TRADIZIONI. LO SCHEMA ARCHITETTONICO DELL’OPERA CI È NOTO GRAZIE AD AGOSTINO; DOVEVA ESSERE DIVISO IN DUE PARTI: RES HUMANAE DIVISO IN 4 ESADI (GRUPPI DI SEI LIBRI): SI FISSANO ALCUNI PUNTI SULLE ORIGINI DI ROMA, AD ESEMPIO L’ANNO DI FONDAZIONE (754 A.C.); MOLTO ESALTATE DAI CONTEMPORANEI. RES DIVINAE DIVISO IN 5 TRIADI (GRUPPI DI TRE LIBRI): DISTINGUEVA TRA TEOLOGIA FAVOLOSA (LEGATA ALLA MITOLOGIA); TEOLOGIA NATURALE (TEORIE FILOSOFICHE SULLA NATURA); TEOLOGIA CIVILE (CONCEPISCE LA DIVINITÀ PER UN ORDINE POLITICO). DE VITA POPULI ROMANI È LA STORIA COLLETTIVA DEL POPOLO ROMANO. E IN QUESTA STORIA GLI UNICI CHE HANNO IL DIRITTO DELLA MEMORIA DEI POSTERI SONO I “MAGNI VIRI” CHE SI SONO DISTINTI COME EROI SINGOLI DELLA STORIA ROMANA. DE FAMILIIS TROIANIS L’INTENTO FONDAMENTALE DI QUESTO CONFRONTO FOSSE SUGGERIRE LA SUPERIORITÀ DEI ROMANI IN OGNI CAMPO, MA QUEL HE RIMANE DELL’OPERA NON PARE CORROTTO DA PREGIUDIZI NAZIONALISTICI: TRA TUTTI GLI SCRITTORI LATINI, AD ESEMPIO, EGLI È QUELLO CHE MEGLIO RAPPRESENTA LA FIGURA DI ANNIBALE, IL NEMICO PIÙ TERRIBILE DI ROMA. IL PROGETTO DI NEPOTE È SINTOMATICO DI UN’EPOCA IN CUI I ROMANI INIZIANO AD INTERROGARSI SUI CARATTERI ORIGINALI DELLA LORO CIVILTÀ, E APRIRSI ALL’APPREZZAMENTO DEI VALORI DI TRADIZIONI DIVERSE= ADDIRITTURA, DI UNA MODERATA FORMA DI RELATIVISMO CULTURALE POSSIAMO PARLARE A PROPOSITO DELLA BREVE PRAEFATIO CHE PREMETTE AL LIBRO SUI GENERALI STRANIERI. EGLI SPECIFICA CHE I CONCETTI DI “MORALMENTE TURPE” E “MORALMENTE ONOREVOLE” SONO DIVERSI TRA GRECI E ROMANI, LA DISTINZIONE DIPENDE DAI MAIORUM INSTITUTIA (TRADIZIONI NAZIONALI). ALLA BIOGRAFIA DI EPAMINONDA VIENE PREMESSO L'AVVERTIMENTO DI NON GIUDICARE I COSTUMI DI ALTRI POPOLI SULLA MISURA DEI PROPRI: È UN RELATIVISMO PIUTTOSTO BANALE CHE NON SI PROPONE DI CORRODERE LE BASI IDEOLOGICHE DELLA SOCIETÀ ROMANA: LA DIVERSITÀ TRA LE TRADIZIONI NAZIONALI DEI POPOLI SERVE A DARE RAGIONE DI COSTUMANZE DIVERGENTI E NON A PROPAGANDARE UN'ADESIONE AGLI USI STRANIERI. IL RELATIVISMO DELLA PREFAZIONE NON È QUASI PER NIENTE OPERANTE NELLE BIOGRAFIE, DOVE SPESSO I PERSONAGGI SONO GIUDICATI CON “METRI ASSOLUTI”, IDENTICI PER GRECIA E ROMA, COME: PIETAS ABSTINENTIA DILIGENTIA PRUDENTIA …. CORNELIO RESTA PERÒ UNO SCRITTORE MEDIOCRE, NONOSTANTE LA NOVITÀ DEL SUO PROGETTO, LA QUALITÀ DELL’ESECUZIONE NON PUÒ DIRSI AL PARI DEL PROGETTO: IL SUO MERITO MAGGIORE È QUELLO DI AVER INFLUENZATO LE VITE PARALLELE DI PLUTARCO. PER AMPIEZZA DI ORIZZONTI INTELLETTUALI, NEPOTE NON POTEVA COMPETERE CON VARRONE O CICERONE; E PUÒ DARSI CHE SI RIVOLGESSE AD UN PUBBLICO CULTURALMENTE MENO ELEVATO: A SUPPORLO HANNO PORTATO LA RELATIVA SEMPLICITÀ DELLO STILE, E IL CARATTERE SBRIGATIVO E SOMMARIO DI BIOGRAFIE. D’ALTRONDE, EGLI STESSO AVEVA COSCIENZA CHE LA SUA OPERA NON ERA DESTINATA AGLI STORICI, MA A PERSONAGGI DI LIVELLO CULTURALE COMUNE, DESTINATARI BISOGNOSI DI UN’ESPOSIZIONE SEMPLIFICATA, E PIÙ ATTRATTI DA CURIOSITÀ ANEDDOTICHE CHE NON INTERESSATI ALL’ACCURATEZZA DELL’INFORMAZIONE O A GIUDIZI CRITICI E MEDITATI. 9. CESARE CAIO GIULIO CESARE NASCE NEL 100 A ROMA E, IN QUANTO IMPARENTATO A MARIO E CINNA, VENNE PERSEGUITATO DAI SILLANI IN GIOVENTÙ; UNA VOLTA MORTO SILLA PERÒ, NEL 78 A.C., TORNA DALL’ASIA A ROMA, E INIZIERÀ A RICOPRIRE IMPORTANTI CARICHE (FU QUESTORE, EDILE, PONTEFICE MASSIMO, PRETORE…) ARRIVANDO, NEL 60, A STIPULARE IL PATTO SEGRETO DEL PRIMO TRIUMVIRATO CON POMPEO E CRASSO, IN VISTA DELLA SPARTIZIONE DEL POTERE. L’ANNO SUCCESSIVO, OTTENNE IL PROCONSOLATO IN GALLIA E ILLIRIA, E CON LA “SCUSA” DI SCONFINAMENTI NEL SUO TERRITORIO, INTRAPRESE UN’OPERA DI SOTTOMISSIONE DELLE POPOLAZIONI CELTICHE (PRESENTANDO L’OPERAZIONE COME DIFENSIVA). LA CONQUISTA DELLE GALLIE SI PROTRASSE PER 7 ANNI, IN CUI CESARE EBBE MOLTI SUCCESSI PERSONALI, MA ANCHE MOLTI NEMICI: FU INFATTI OSTACOLATO CON CAVILLI GIURIDICI DA COLORO CHE CERCAVANO DI IMPEDIRGLI IL PASSAGGIO AL SECONDO CONSOLATO, COSÌ CESARE IN BASE L'ITALIA DANDO INIZIO ALLA GUERRA CIVILE (GENNAIO 49): NEGLI ANNI SEGUENTI SCONFISSE L'ESERCITO SENATORIO GUIDATO DA POMPEO E ANCHE DEI FOCOLARI DI RESISTENZA POMPEIANA IN AFRICA. DIVENUTO PADRONE ASSOLUTO DI ROMA, AVEVA RICOPERTO NEL FRATTEMPO LA DITTATURA E IL CONSOLATO A PARTIRE DAL 49, MA 5 ANNI DOPO SARÀ ASSASSINATO DA UN GRUPPO DI ARISTOCRATICI DI FEDE REPUBBLICANA, PREOCCUPATI PER LE TENDENZE AUTOCRATICHE CHE CESARE STAVA DIMOSTRANDO: LA SUA MORTE È FISSATA AL 15 MARZO 44. LE FONTI PRINCIPALI SONO LE OPERE AUTENTICHE E SPURIE DELLO STESSO CESARE, MA ANCHE LA VITA DI CESARE DI SVETONIO E QUELLA DI PLUTARCO, NONCHÉ ORAZIONI E LETTERE DI CICERONE. TRA LE OPERE CONSERVATE RICORDIAMO: COMMENTARII DE BELLO GALLICO: IN 7 LIBRI (+1 COMPOSTO, FORSE PER COMPLETARE IL TUTTO, DAL SUO LUOGOTENENTE AULO IRZIO) SULLA CAMPAGNA IN GALLIA COMMENTARII DE BELLO CIVILI: IN 3 LIBRI UN EPIGRAMMA IN VERSI SU TERENZIO SONO INVECE ANDATE PERDUTE DIVERSE ORAZIONI, TRA CUI L'ELOGIO FUNEBRE DEL LA ZIA GIULIA IN CUI SI AFFERMAVA LA DISCENDENZA DELLA GENS IULIA DA ENEA; MA ANCHE UN TRATTATO SUI PROBLEMI DI LINGUA E STILE, VARI COMPONIMENTI GIOVANILI EUN POEMA SULLA SPEDIZIONE IN SPAGNA DEL 45. INFINE, TRA LE OPERE SPURIE CITIAMO L'OTTAVO LIBRO DEL DE BELLO GALLICO, E LE ULTIME TRE OPERE DEL CORPUS CAESARIANUM (RESOCONTI DEGLI ULTIMI AVVENIMENTI DELLA GUERRA CIVILE, COMPOSTI DA IGNOTI UFFICIALI DI CESARE). IL COMMENTARIUS COME GENERE STORIOGRAFICO IL TERMINE COMMENTARIUS INDICAVA UN TIPO DI NARRAZIONE A METÀ FRA LA RACCOLTA DEI MATERIALI GREZZI (APPUNTI PERSONALI E RAPPORTI AL SENATO) E LA LORO ELABORAZIONE NELLA FORMA ARTISTICA, TIPICA DELLA VERA STORIOGRAFIA. GIÀ SCAURO O SILLA AVEVANO COMPOSTO DEI COMMENTARI, COSÌ COME CICERONE SUL PROPRIO CONSOLATO, NELL'INTENTO DI OFFRIRE A QUALCHE STORICO IL MATERIALE DA ORGANIZZARE IN UNA NARRAZIONE PROPRIAMENTE STORICA. ANCHE CESARE INTENDEVA INSERIRSI IN QUESTA TRADIZIONE, CICERONE E IRZIO PARLANO DEI COMMENTARII DI CESARE COME DI OPERE COMPOSTE PER OFFRIRE AD ALTRI STORICI IL MATERIALE SU CUI IMPIANTARE LA PROPRIA NARRAZIONE: TUTTAVIA, ENTRAMBI SOTTOLINEAVANO CHE NESSUNO AVREBBE OSATO PROVARE A RISCRIVERE CIÒ CHE CESARE AVEVA DETTO CON TANTA SEMPLICITÀ. FORSE, L'ATTEGGIAMENTO DI CESARE CELAVA UNA CIVETTERIA: SOTTO LA VESTE DIMESSA, IL COMMENTARIUS ANDAVA PROBABILMENTE AVVICINANDOSI ALLA HISTORIA, COME DIMOSTRANO LA DRAMMATIZZAZIONE DI ALCUNE SCENE O IL RICORSO AI DISCORSI DIRETTI; CESARE UTILIZZA COMUNQUE SOBRIETÀ NEL CONFERIRE AL PROPRIO RACCONTO EFFICACIA DRAMMATICA, EVITANDO EFFETTI GROSSOLANI E FRONZOLI RETORICI (IN QUESTA DIREZIONE VA ANCHE L'USO DELLA TERZA PERSONA CHE DISTACCA IL PROTAGONISTA DALLE EMOZIONALITÀ DELL'EGO E LO PONE COME PERSONAGGIO AUTONOMO DELLA STORIA). LE CAMPAGNE IN GALLIA NELLA NARRAZIONE DI CESARE L’OPERA COMUNEMENTE NOTA COME DE BELLO GALLICO (NOME ORIGINALE: C. IULII CAESARIS COMMENTARII RERUM GESTARUM: IL SOTTOTITOLO CON RIFERIMENTO ALLA GALLIA È STATO, FORSE, AGGIUNTO IN SEGUITO PER DISTINGUERLA DALL’ALTRA OPERA). SUI TEMPI DELLA COMPOSIZIONE C'È DISACCORDO, SECONDO ALCUNI SAREBBE STATO SCRITTO DI GETTO NELL'INVERNO DEL 52/51, MENTRE SECONDO ALTRI FU UNA COMPOSIZIONE ANNO PER ANNO, NEI PERIODI IN CUI ERANO SOSPESE LE OPERAZIONI MILITARI: QUESTA SECONDA IPOTESI È AVVALORATA DA ALCUNE CONTRADDIZIONI INTERNE, DIFFICILMENTE SPIEGABILI SE SI AMMETTESSE UNA REDAZIONE AVVENUTA IN BREVE TEMPO; INOLTRE QUEST'IPOTESI SEMBRA DARE RAGIONE DELLA SENSIBILE EVOLUZIONE STILISTICA RISCONTRATA, CHE SEMBRA PROCEDERE DALLO STILE SCARNO DEI COMMENTARII VERI E PROPRI, IN DIREZIONE DI CONCESSIONI PROGRESSIVAMENTE MAGGIORI AD ALCUNI ORIENTAMENTI TIPICI DELLA HISTORIA (AD ESEMPIO, NELLA SECONDA PARTE ABBIAMO L'USO DEL DISCORSO DIRETTO, MAGGIOR VARIETÀ DI SINONIMI E UN AMPLIAMENTO DEL PATRIMONIO LESSICALE). NON È COMUNQUE FACILE SBARAZZARSI DELLA TESTIMONIANZA DI IRZIO CHE, NELLA PREFAZIONE AL LIBRO VIII, CI PARLA DELLA RAPIDITÀ CON CUI CESARE COMPONE I SUOI COMMENTARI; SEMBRA VEROSIMILE CHE CESARE ABBIA REDATTO SEPARATAMENTE, IN FORMA ABBOZZATA, I RESOCONTI DELLE VARIE CAMPAGNE, E IN UN SECONDO MOMENTO LI ABBIA RIORDINATI. I SETTE LIBRI DELL’OPERA COPRONO IL PERIODO TRA IL 58 E IL 52, IN CUI CESARE SOTTOMISE LA GALLIA: LA CONQUISTA SI SVOLSE A FASI ALTERNE, REGISTRANDO ANCHE SCACCHI CHE IL RACCONTO DI CESARE GIUSTIFICA, MA NON NASCONDE. I. È RELATIVO AGLI AVVENIMENTI DEL 58, TRATTA DELLA CAMPAGNA CONTRO GLI ELVEZI CHE, CON LE LORO MIGRAZIONI, AVEVANO OFFERTO A CESARE IL PRETESTO PER IMBARCARSI NELLA GUERRA. II. RIVOLTA DELLE TRIBÙ GALLICHE III. CAMPAGNA CONTRO LE POPOLAZIONI SULLA COSTA ATLANTICA IV. REGISTRA LE OPERAZIONI CONTRO LE INFILTRAZIONI DEI POPOLI GERMANICI CHE AVEVANO PASSATO IL RENO E CONTRO I CAPI GALLICI RIBELLI AMBIORIGE E INDUZIOMARO. C’È ANCHE UN RESOCONTO DELLA SPEDIZIONE CONTRO I BRITANNI, TEMA TRATTATO ANCHE NEL LIBRO SUCCESSIVO. V. I BRITANNI SONO ACCUSATI DI FORNIRE AIUTI AI GALLI RIBELLI, LE POPOLAZIONI DELLA GALLIA BELGICA OPPONGONO ENERGICA RESISTENZA, STRONCATA DA CESARE SOLO CON UNA CAMPAGNA DI STERMINIO (NARRATA ANCHE NEL VI). VI. SOFFOCATA LA RIVOLTA, NEL 52 ESPLODE L'INSURREZIONE GENERALE GUIDATA DAL RE DEGLI ARVERNI, VERCINGETORIGE. VII. DOPO UNA NUOVA CAMPAGNA DI DEVASTAZIONE DA PARTE DEI ROMANI, LA RESISTENZAGALLI.CA TERMINA CON L'ESPUGNAZIONE DI ALESÌA, DOVE VERCINGETORIGE VIENE CATTURATO. LA NARRAZIONE DELLA GUERRA CIVILE IL DE BELLO CIVILI È DIVISO IN 3 LIBRI, I PRIMI DUE NARRANTI GLI EVENTI DEL 48, IL TERZO QUELLI DEL 49. I TEMPI DI COMPOSIZIONE SONO ANCOR PIÙ INCERTI DI QUELLI DELL’OPERA PRECEDENTE, SI DUBITA ADDIRITTURA SE SIA STATO PUBBLICATO DA CESARE O DA QUALCUNO DOPO LA SUA MORTE, IPOTESI CHE SI FA FORZA DEL FATTO CHE L'OPERA APPARE INCOMPIUTA LASCIANDO IN SOSPESO L'ESITO DELLA GUERRA DI ALESSANDRIA. NELL'OPERA AFFIORANO LE TENDENZE POLITICHE DI CESARE CHE COLPISCE LA VECCHIA CLASSE DIRIGENTE, RAPPRESENTATA COME UNA CONSORTERIA DI CORROTTI;SI RICORRE ALL'ARMA DI UNA SATIRA SOBRIA, NOVITÀ RISPETTO AL DE BELLO GALLICO, PER SVELARE LE BASSE AMBIZIONI E GLI INTRIGHI DEI SUOI AVVERSARI (PER ES: CATONE). LA RAPPRESENTAZIONE SATIRICA CULMINA NEL CAMPO POMPEIANO PRIMA DELLA BATTAGLIA DI FARSÀLO, IN CUI GLI AVVERSARI, SICURI DELLA DISFATTA DI CESARE, STABILISCONO PENE DA INFLIGGERE E BENI DI COLORO CHE STANNO PER PROSCRIVERE. 10. SALLUSTIO GAIO SALLUSTIO CRISPO NASCE NELLA SABINA (L’AQUILA ODIERNA) NELL’86 A.C. DA FAMIGLIA FACOLTOSA CHE NON AVEVA MAI DATO MAGISTRATI ALLO STATO (QUINDI È UN HOMO NOVUS COME CATONE IL CENSORE, SUO ESEMPIO IDEOLOGICO E LETTERARIO). PROBABILMENTE STUDIO A ROMA, DOVE I SUOI INTERESSI COMINCIARONO A GRAVITARE VERSO LA POLITICA (SEMBRA FU QUESTORE INTORNO AL 55); INIZIALMENTE SI LEGA AI POPULARES, CONDUSSE UNA CAMPAGNA ACCANITA CONTRO MILONE (UCCISORE DI CLODIO) E CONTRO CICERONE CHE LO APPOGGIAVA, MA POCO DOPO DOVETTE SUBIRE LA VENDETTA DGLI ARISTOCRATICI: FU ESPULSO DAL SENATO NEL 50, DUE ANNI DOPO ESSERE DIVENTATO TRIBUNO DELLA PLEBE. DOPO LO SCOPPIO DELLA GUERRA CIVILE FU DALLA PARTE DI CESARE E RIAMMESSO AL SENATO, CON UNA CARRIERA IN RAPIDA ASCESA; SCONFITTI I POMPEIANI IN AFRICA, CESARE LO NOMINÒ GOVERNATORE DELLA PROVINCIA DI AFRICA NOVA, OSSIA LA GRAN PARTE DEL REGNO DI NUMIDIA. SALLUSTIO PERÒ DETTE PROVA DI MAL GOVERNO E RAPACITÀ, VENNE ACCUSATO DI MALVERSAZIONE E, PER EVITAGLI LA CONDANNA, CESARE GLI CONSIGLIÒ DI RITIRARSI PER SEMPRE DALLA VITA POLITICA: DA QUESTO MOMENTO IN POI SI DEDICÒ ALLA STORIOGRAFIA, FINO ALLA MORTE, AVVENUTA TRA IL 35 E IL 34. PER LA DATA DI NASCITA CI SI BASA SULLA CRONACA DI GIROLAMO MENTRE PER LE ALTRE VICENDE SI FA RICORSO A CENNI SPARSI IN VARIE FONTI STORIOGRAFICHE ED ERUDITE (X ES: DIONE CASSIO); PER IL RITIRO DELLA VITA POLITICA È IMPORTANTE LA TESTIMONIANZA DI SALLUSTIO STESSO IN BELLUM CATILINAE. SCRIVE DUE BIOGRAFIE STORICHE: BELLUM CATILINAE E BELLUM IUGURTHINUM. UNO PER A DI PIÙ VASTO RESPIRO FU INIZIATA NEL 39 È RIMASTA INCOMPIUTA AL LIBRO V: LE HISTORIAE: COPRIVA IL PERIODO TRA 78 E 67, QUINDI DALLA MORTE DI SILLA ALLA FINE DELLA GUERRA DI POMPEO CONTRO I PIRATI; DI ESSA RESTANO MOLTI FRAMMENTI ANCHE DI GRANDI DIMENSIONI VIRGOLA E BUONA PARTE DEL PROEMIO. SEMBRA IMPROBABILE INVECE LA COMPOSIZIONE DI EMPEDOCLEA, IN CUI CONFLUIVANO DOTTRINE EMPEDOCLEE E PITAGORICHE: PROBABILMENTE PARLIAMO DI UN OMONIMO, FORSE GNEO SALLUSTIO, AMICO DI CICERONE. *OPERE SPURIE: DUE EPISTOLAE AD CAESAREM E L’INVECTIVA IN CICERONEM. LA MONOGRAFIA STORICA COME GENERE LETTERARIO AD AMBEDUE LE MONOGRAFIE SALLUSTIO ANTEPONE PROEMI DI UNA CERTA ESTENSIONE CHE RISPONDONO ALL’ESIGENZA PROFONDA DI DARE CONTO DELLA PROPRIA ATTIVITÀ INTELLETTUALE DI FRONTE AD UN PUBBLICO COME QUELLO ROMANO, FEDELE ALLA TRADIZIONE PER CUI FARE STORIA È COMPITO PIÙ IMPORTANTE CHE SCRIVERNE: SI ERA INFATTI RITIRATO DALLA VITA POLITICA PROPRIO PER DEDICARSI ALLA COMPOSIZIONE DI OPERE STORICHE. PER SALLUSTIO IL RUOLO DELLA STORIOGRAFIA È “INFERIORE” A QUELLO DELLA POLITICA, A CUI ESSA RESTA STRETTAMENTE LEGATA, E LA SUA MAGGIORE FUNZIONE È INDIVIDUATA NEL CONTRIBUTO ALLA FORMAZIONE DELL’UOMO POLITICO. SALLUSTIO – E IN CIÒ È EVIDENTE IL CONTRASTO FRA LA PAGINA SCRITTA E QUANTO SAPPIAMO DELLA SUA VITA – DENUNCIA L’AVIDITÀ DI RICCHEZZA E DI POTERE COME I MALI CHE AVVELENANO LA VITA POLITICA ROMANA: NEI POCHI CENNI AUTOBIOGRAFICI PRESENTI CI SPIEGANO L’ABBANDONO DELLA VITA POLITICA CON LA CRISI CHE HA CORROTTO LA SOCIETÀ. LA COSA PIÙ IMPORTANTE È CHE LA STESSA STORIOGRAFIA SALLUSTIANA TENDE A CONFIGURARSI COME INDAGINE SULLA CRISI. INFINE, L’IMPOSTAZIONE MONOGRAFICA SERVIVA IN MANIERA ECCELLENTE A METTERE A FUOCO UN SINGOLO PROBLEMA STORICO SULLO SFONDO DI UNA VISIONE ORGANICA DELLA STORIA DI ROMA. COSÌ IL BELLUM CATILINAE ILLUMINA IL PUNTO PIÙ ACUTO DELLA CRISI, IL DELINEARSI DI UN PERICOLO SOVVERSIVO DI TIPO FINORA IGNOTO ALLO STATO ROMANO; IL BELLUM IUGURTHINUM AFFRONTA DIRETTAMENTE, ATTRAVERSO UNA VICENDA PARADIGMATICA, IL NODO COSTITUITO DALL’INCAPACITÀ DELLA NOBILITAS CORROTTA A DIFENDERE LO STATO. LA SCELTA DELLA MONOGRAFIA DELL’IMPIANTO MONOGRAFICO RISENTIVA DELL’ESIGENZA DI OPERE BREVI DI RAFFINATURA STILISTICA ACUITASI POST ESPERIENZA NEOTERICA PORTÒ SALLUSTIO AD ELABORARE UN NUOVO STILE STORIOGRAFICO. LA CONGIURA DI CATILINA E IL TIMORE DEI CETI SUBALTERNI: BELLUM CATILINAE COMPOSTA INTORNO AGLI ANNI 40 VEDE COME ARGOMENTO CATILINA – IL MOMENTO IN CUI SORGE LA POSSIBILITÀ PER QUESTO DI COALIZZARE UNA SORTA DI BLOCCO SOCIALE AVVERSO AL REGIME SENATORIO COMPOSTO DAI CETI POVERI DI ALCUNE ZONE DI ITALIA, IL PROLETARIATO URBANO E I MEMBRI INDEBITATI DELL’ARISTOCRAZIA, MA CATILINA VIENE REPRESSO DA CICERONE CONSOLE NEL 63. DOPO IL PROEMIO, SALLUSTIO INCOMINCIA CON UN RITRATTO DI QUESTO ARISTOCRATICO CORROTTO CATILINA, SULLO SFONDO DELLA DECADENZA DEI COSTUMI ROMANI DOVUTI ANCHE ALLA CRESCITA DELLA POTENZA DELL’IMPERO E IL DILAGARE DEL LUSSO E DELLE RICCHEZZE. CATILINA NEI SUOI INTENTI SI AIUTA DI FIGURE COME MANLIO, E RADUNA A FIESOLE UN ESERCITO DI DISPERATI E DI GENTE MISERA, MA VIENE SCONFITTO ALLE ELEZIONI CONSOLARI E COMPIE ATTENTATI VERSO CICERONE VANI. NEL 63 CICERONE OTTIENE PIENI POTERI DAL SENATO PER SOFFOCARE LA RIBELLIONE E NEL 63 ACCUSA CATILINA IN SENATO ,CHE FUGGE DA ROMA E RAGGIUNGE MANLIO, I DUE SARANNO DEFINITI DAL SENATO NEMICI PUBBLICI. SALLUSTIO INTRODUCE UN EXCURSUS SUI MOTIVI DELLA DEGENERAZIONE DELLA VITA POLITICA E SULLE CONDIZIONI CHE HANNO FAVORITO L’ATTIVITÀ DI CATILINA; POI, DOPO QUESTO, RIPRENDE LA NARRAZIONE SU CICERONE CHE È RIUSCITO AD OTTENERE PROVE DEL COMPLOTTO E L’INCARCERAZIONE DI CATILINA E I SUOI AIUTANTI CHE SARANNO CONDANNATI A MORTE PER SCELTA DEL SENATO . IN REALTÀ SI PORTA UN PARALLELISMO TRA CESARE E CATONE IL GIOVANE, CHE SONO DUE PERSONAGGI DALLE VIRTÙ OPPOSTE E COMPLEMENTARI: CATONE: L’UNICA COSA DA FARE È LA PENA DI MORTE, PERSONAGGGIO CARATTERIZZATO DA INTEGRITAS, SEVERITAS , INNOCENTIA CESARE: PENA PIÙ MITE , CARATTERIZZATO DA LIBERALITÀ, MUNIFICENZA , MISERICORDIA SALLUSTIO VUOLE AFFERMARE CHE ENTRAMBI ERANO POSITIVI PER LO STATO ROMANO E CON VIRTÙ COMPLEMENTARI, LI INDICA COME I PIÙ GRANDI ROMANI DELL’EPOCA MA NON LO FA PER DENIGRARE CICERONE – IL CICERONE DI SALLUSTIO È PERÒ RIDIMENSIONATO RISPETTO L’AUTO PRODIGO CHE SI FA CICERONE STESSO: QUI CICERONE NON È IL POLITICO CHE DOMINA GLI EVENTI GRAZIE ALLA SUA RATIO MA UN MAGISTRATO CHE FA IL SUO DOVERE SEPPUR NON È UN EROE E SUPERA INQUIETUDINI E DEBOLEZZE. CATILINA È UN PERSONAGGIO CHE EMERGE DALLE TINTE FORTI E CONTRASTANTI, CON INDOMABILE ENERGIA, MA DEPRAVATO. ALLA FINE I COMPLICI DI CATILINA SONO GIUSTIZIATI, CATILINA PROVA A RIFUGIARSI NELLA GALLIA TRANSALPINA, A PISTOIA VI SARÀ UN COMBATTIMENTO DOVE TROVA LA MORTE. IL FENOMENO CATILINARIO SUSCITÒ NELLE CLASSI DIRIGENTI . SALLUSTIO NELL’AVVENTO DI CATILINA UNO DEI SINTOMI DELLA MALATTIA DELLA SOCIETÀ ROMANA ALLA QUALE LO STORICO HA DEDICATO QUASI ALL’INIZIO DEL RACCONTO UN EXCURSUS , CHE VIENE DETTO, PER FARE UN RIFERIMENTO A TUCIDIDE, L’ARCHEOLOGIA ,IN CUI SI NARRA LA STORIA DELL’ASCESA E DELLA DECADENZA DI ROMA. QUI IL PUNTO DI SVOLTA STA NELLA DISTRUZIONE DI CARTAGINE – CHE PORTA A VENIR MENO DEL TIMORE VERSO I NEMICI ESTERNI CHE MANTENEVANO IN PASSATO COMPATTA LA COLLETTIVITÀ CITTADINA- DA QUI PER SALLUSTIO INIZIA IL DETERIORAMENTO DELLA MORALITÀ DI ROMA. IN QUESTO PROCESSO DI DEGENERAZIONE, SALLUSTIO DÀ UN RUOLO DI RILIEVO AL DITTATORE ARISTOCRATICO SILLA AL CUI ESEMPIO SI ISPIRANO GLI INDIVIDUI DELLA RISMA DI CATILINA. LO STORICO INSISTE SULL’ORRORE DELLE PROSCRIZIONI SILLIANE IN CUI CATILINA SI ERA DISTINTO DALL’INIZIO . UN SECONDO EXCURSUS COLLOCATO AL CENTRO DELL’OPERA DENUNCIA LA DEGENERAZIONE DELLA VITA POLITICA ROMANA NEL PERIODO CHE VA DALLA DOMINAZIONE DI SILLA FINO ALLA GUERRA CIVILE TRA CESARE E POMPEO E CHE COINVOLGE LE DUE PARTI IN LOTTA: POPULARES: UN GRUPPO CHE CERCA DI AIZZARE L’EMOTIVITÀ DELLA PLEBE FACENDO QUESTA PROMESSE PER SALIRE DI GRADO NELLE PROPRIE AMBIZIONI FAUTORI DEL SENATO: ARISTOCRATICI CHE VOGLIONO AMPLIARE I PROPRI PRIVILEGI. PER SALLUSTIO BISOGNA ABOLIRE TALE CONFLITTUALITÀ PER METTERE I CETI POSSIDENTI AL RIPARO DA QUEL PERICOLO . LA CONDANNA DEL REGIME DEI PARTITI È COERENTE CON LE ASPETTATIVE CHE SALLUSTIO RIPONE IN CESARE, INFATTI LO STORICO SI ASPETTAVA CHE CESARE METTESSE IN ATTO UNA POLITICA ATTENUATIVA NON DIVERSA DA QUELLA IN CUI CICERONE SI RIPROMETTEVA DAL SUI PRINCEPS: UN REGIME AUTORITARIO CHE PONESSE FINE ALLA CRISI DELLO STATO RISTABILENDO L’ORDINE DELLA RES PUBLICA E RINSALDANDO LA CONCORDIA FRA I CETI POSSIDENTI, RESTITUENDO PRESTIGIO E DIGNITÀ AD UN SENATO AMPLIATO CON NUOVI UOMINI PROVENIENTI DALL’ÉLITE DI TUTTA ITALIA. SALLUSTIO PERÒ SARÀ DISGUSTATO DA CIÒ CHE EFFETTIVAMENTE FECE LO STESSO CESARE : IMMISSIONE NEL SENATO DI PERSONAGGI DI DIVERSI RANGHI MILITARI . CIÒ SPIEGA LA DEFORMAZIONE DEL PERSONAGGIO DI CESARE NEL BELLUM CATILINAE: CESARE È PURIFICATO DA OGNI CONTATTO E LEGAME CON I CATILINARI E EVITA COSÌ LA CONDANNA ESPLICITA DELLA SUA POLITICA COME CAPO DEI POPULARES,SALLUSTIO FA PRONUNCIARE A CESARE UN DISCORSO CHE PER SCONSIGLIARE LA CONDANNA A MORTE FA APPELLO ALLE CONSIDERAZIONI LEGALITARIE – FORSE È UN DISCORSO FALSIFICATO CHE EGLI INSERISCE. IL BELLUM IUGURTHINUM: SALLUSTIO E L’OPPOSIZIONE ANTINOBILIARE OPERA DEGLI ANNI 40, COME IL BELLUM CATILINAE. ALL’INIZIO DELLA MONOGRAFIA SALLUSTIO SPIEGA CHE LA GUERRA CONTRO GIUGURTA SVOLTASI TRA 11-115 FU LA PRIMA OCCASIONE IN CUI SI ANDÒ CONTRO L’INSOLENZA DELLA NOBILTÀ . QUESTA MONOGRAFIA METTE INFATTI IN LUCE LE RESPONSABILITÀ DELLA CLASSE DIRIGENTE ARISTOCRATICA. GIUGURTA SI IMPADRONISCE COL CRIMINE DEL REGNO DI NUMIDIA , CORROMPENDO COL DENARO GLI ESPONENTI DELL’ARISTOCRAZIA ROMANA INVITATI A COMBATTERLO IN AFRICA, CONCLUDENDO PERÒ UNA PACE VANTAGGIOSA. METELLO INVIATO IN AFRICA OTTENNE SUCCESSI CHE PERÒ NON FURONO DECISIVI. MARIO LUOGOTENENTE DI METELLO, DOPO INSISTENZE RIESCE A OTTENERE DA QUESTO IL PERMESSO DI RECARSI A ROMA PER DIVENIRE CONSOLE NEL 107 E RICEVE L’INCARICO DI PORTARE A TERMINE LA GUERRA IN AFRICA . MARIO ARRUOLA ALL’ESERCITO I CAPITE CENSI OSSIA PROLETARI NON SOGGETTI A TASSAZIONE, E SI RIPRENDE LA GUERRA IN AFRICA, CHE SI CONCLUDE QUANDO IL RE DI MAURITANIA BOCCO, TRADISCE GIUGURTA CON CUI SI ERA ALLEATO PRIMA, E LO CONSEGNA AI ROMANI. NELLA NARRAZIONE DI SALLUSTIO LA GUERRA CONTRO L’USURPATORE VIENE POSTO NELLO SFONDO DELLA DEGENERAZIONE DELLA VITA POLITICA : L’OPPOSIZIONE ANTINOBILIARE, CUI SALLUSTIO SI RIALLACCIA RIVENDICAVA CONTRO LA NOBILTÀ CORROTTA, IL MERITO DELLA POLITICA DI ESPANSIONE, DELLA DIFESA DEL PRESTIGIO DI ROMA. EXURSUS: ANCHE IN QUESTA MONOGRAFIA NE INSERISCE UNO CHE INDICA NEL REGIME DEI PARTITI LA CAUSA DELLA DILACERAZIONE E DELLA ROVINA DELLA RES PUBLICA. IL BERSAGLIO DI QUESTA MONOGRAFIA È LA NOBILTÀ E CONDANNA LA POLITICA DEI GRACCHI SOLAMENTE NEI SUOI ECCESSI. PARTE 3: L’ETÀ DI AUGUSTO 1. 43 A.C-17 D.C.: CARATTERI DI UN PERIODO VA DALLA MORTE DI CICERONE (43 A.C.) ALLA MORTE DI OVIDIO (17 A.C.). IL TEMA DOMINANTE È QUELLO DELLA GRANDE PAURA: GLI ESERCITI DEI CESARICIDI HANNO SPARSO SANGUE IN TUTTO IL PAESE. I POETI IN QUESTO PERIODO TROVANO PROTEZIONE E SOSTEGNO IN MECENATE E IN OTTAVIANO (DAL 31 IN POI). IN QUESTO PERIODO VENGONO PRODOTTI I CLASSICI DELLA CULTURA ROMANA PER MANO DI VIRGILIO, ORAZIO, PROPERZIO, TIBULLO E OVIDIO. SI DIFFONDE L’IDEA DI UN POETA-VATE, ISPIRATORE E VOCE DELLA SUA COMUNITÀ. MECENATE CREÒ UN SUO CIRCOLO DOVE OSPITÒ ALCUNI TRA I PIÙ GRANDI POETI E COMPOSE LUI STESSO LE RES GESTAE, OPERA DI PROPAGANDA IN ONORE DI AUGUSTO. DAGLI INIZI DI VIRGILIO ALLA FINE DI OVIDIO PARLIAMO DI POESIA AUGUSTEA. LA PERIODIZZAZIONE CHE ADOTTIAMO È INTERESSANTE PER LA CRONOLOGIA LETTERARIA: 43-44 A.C. MUOIONO CESARE E CICERONE, FIGURE GUIDA DELLA POLITICA E DELLA CULTURA NELL’ETÀ TARDO-REPUBBLICANA. DAL 42 VIRGILIO GIÀ LAVORA ALLE BUCOLICHE: DA QUESTO MOMENTO IN POI LE FIGURE DOMINANTI DELLA NUOVA POESIA HANNO PRECISI E DOCUMENTATI RAPPORTI CON AUGUSTO E IL SUO ENTOURAGE. FONDAMENTALI DUNQUE IN QUESTO PERIODO LETTERARIO SARANNO LE FIGURE DI VIRGILIO E ORAZIO CHE TRACCIANO UNA LINEA CHE ARRIVERÀ FINO A OVIDIO, CHE MUORE SOLO 3 ANNI DOPO AUGUSTO; ANZI NELLO STESSO PERIODO SCOMPARE ANCHE TITO LIVIO, STORICO PRINCIPALE DEL PERIODO AUGUSTEO. N.B: DEL TERMINE POESIA AUGUSTEA NON DOBBIAMO FARNE UN USO MECCANICO, INFATTI USCENDO DAL CAMPO DELLA POESIA I CONTI POTREBBERO NON TORNARE: I GENERI LETTERARI HANNO UNO SVILUPPO DI MODO E TEMPO MOLTO DIVERSI, INFATTI SE PENSIAMO ALL’OPERA STORICA DI SALLUSTIO CHE CADE DOPO LA MORTE DI CESARE ( DUNQUE NEL PERIODO DELL’ETÀ CHE DEFINIAMO AUGUSTEA) È ORIENTATA IN SENSO RETROSPETTIVO , OSSIA SULLE VICENDE PRECEDENTI DALLA TARDA REPUBBLICA ALL’ASCESA DI CESARE E QUI I NUOVI PROBLEMI DELL’ETÀ AUGUSTEA NON GIOCANO ALCUN RUOLO! SALLUSTIO INFATTI VIENE COLLOCATO NEL CONTESTO DELLA LETTERATURA DI ETÀ CESARIANA. VI SONO POI AUTORI DI CUI SPESSO ABBIAMO SOLO FRAMMENTI O TESTIMONIANZE INDIRETTE, AD ESEMPIO CORNELIO GALLO, VARIO RUFO, ASINIO POLLIONE, CHE MOSTRANO CONTINUITÀ CON IL PASSATO, ALTRI SONO FIGURE DI TRANSIZIONE (ES. GALLO È UN POETA TARDO NEOTERICO MA ANCHE ANTICIPATORE DELL’ELEGIA AUGUSTEA). ABBIAMO DETTO CHE I POETI DELL’ETÀ AUGUSTEA FANNO PARTE DELL’ENTOURAGE AUGUSTIANO: ORAZIO E VIRGILIO INFATTI GIÀ NEL 39-8 SONO AMICI CON MECENATE , CHE FA PARTE DELL’AMBIENTE POLITICO DI AUGUSTO : ENTRAMBI SONO GIÀ POETI DI GRANDE ISPIRAZIONE PER LE BUCOLICHE E GLI EPODI , TESTI CHE RISENTONO PROFONDAMENTE DELLA CRISI GENERALE IN CUI È PRECIPITATA LA SOCIETÀ ITALICA – CRISI CHE SARÀ POI IL TERRENO CHE PERMETTERÀ LO SVILUPPO DEL PARTITO DI OTTAVIANO! PERIODO DELLA MORTE DI CESARE E LA BATTAGLIA DI AZIO 31. A.C LA GRANDE PAURA LA GRANDE PAURA È UN TEMA DOMINANTE IN QUESTO PERIODO; L’ANGOSCIA NON TOCCA SOLO IL TERRITORIO DI ROMA MA ANCHE DELLE SUE PROVINCE. SONO ANNI IN CUI VI È STATA LA GUERRA CIVILE CHE HA COLPITO ANCHE GLI AGRICOLTORI , ANNI IN CUI SI SONO SUSSEGUITE BATTAGLIE SANGUINOSE IN TUTTO IL PAESE; LE CICATRICI DELLA GRANDE PAURA VISSUTA NEL 43-40 A.C RESTANO DOLENTI NELLA LETTERATURA AUGUSTA, LETTERATURA SPESSO LODATA PER IL CALMO EQUILIBRIO E L’ATTENUAZIONE DEI CONTRASTI, CONTRASTI CHE INVECE RIMANGONO LÀ DOVE SI AVVERTE LA MEMORIA DELLE GUERRE CIVILI: AD ESEMPIO, LE GEORGICHE VIRGILIANE PUBBLICATE DOPO IL 30 SONO IMMERSE IN UN CLIMA DI PACIFICAZIONE GENERALE MA INSERISCE UN MOMENTO SULLE GUERRE CIVILI ALLA FINE DEL PRIMO LIBRO CHE ILLUSTRA IL CLIMA POST MORTE DI CESARE – OVVIAMENTE VIRGILIO CREDE NELLA MISSIONE DI OTTAVIANO AUGUSTO, MA NON VUOLE CHE SI DIMENTICHI IL PASSATO! IL RICORDO DELLA GUERRA CIVILE CHE COMPARE COME ESPERIENZA DIRETTA AD ESEMPIO NELLE BUCOLICHE E NEGLI EPODI, È CONDIZIONANTE IN TUTTA LA LETTERATURA AUGUSTEA E HA UNA FUNZIONE COMPLESSA. MOLTI POETI, COME LO STESSO VIRGILIO E ORAZIO, FURONO VITTIME DELLA CRISI: ERANO FIGLI DI PICCOLI PROPRIETARI CHE PERSERO TUTTO SPESSO NELLE DISCORDIE , MA QUESTI POETI TROVERANNO NEL COETANEO AUGUSTO PROTEZIONE E SOSTEGNO, IN QUANTO EGLI PERMETTE SICURAMENTE LORO UNA CARRIERA POETICA TRANQUILLA, MA SI PRESENTA ANCHE COME PROMESSA DI UN ORDINE E DI UNA RICOSTRUZIONE NAZIONALE CHE SI POTRÀ REALIZZARE DOPO LA BATTAGLIA DI AZIO DEL 31 A.C. : DOPO AZIO CAMBIA LA FIGURA DI OTTAVIANO CHE CESSA DI ESSERE UN AGITATORE POLITICO: I SUOI POTERI APRIRANNO LE PORTE AD UNA NUOVA STAGIONE POLITICA CHE GUARDA ALLA RESTAURAZIONE DI TRADIZIONI E GETTA LE BASI PER IL PRINCIPATO STABILE, COMANDATO DA UN SOLO UOMO – I POETI HANNO SPERANZA E FIDUCIA IN AUGUSTO CHE POSSA RIPORTARE LA PACE E METTERE FINE ALLE GUERRE CIVILI !SI APRE DOPO AZIO UN PERIODO DI CONCORDIA E RICOSTRUZIONE ! NB: AUGUSTO E MECENATE NON ESERCITAVANO UN VERO E PROPRIO CONTROLLO SULLA LETTERATURA MA ERANO I GRANDI POETI ROMANI CHE GIÀ ERANO LEGATI A QUESTI, ANCHE PER I LORO INTERESSI PERSONALI DI PICCOLI PROPRIETARI ITALICI, PARLIAMO DUNQUE DI GENTE CHE NON HA IL RIMPIANTO PER LA RES PUBLICA ARISTOCRATICA DI CICERONE. IDEOLOGIA AUGUSTEA: È UNA COOPERAZIONE POLITICO CULTURALE IN CUI I POETI HANNO UN RUOLO ATTIVO E INDIVIDUALE , NON SI TRATTA DEL FRUTTO DI PROPAGANDA CHE HA MANOVRATO DIRETTAMENTE LE PENNE DEI LETTERATI! LA NUOVA IDEOLOGIA PRODUCE OPERE DI EQUILIBRIO CLASSICO (PENSIAMO ALLE ODI ORAZIANE O OPERE VIRGILIANE MA NON È UNA FORMAZIONE STABILE, OSSIA PUÒ AVERE ANCHE CONTRADDIZIONI, COME VEDIAMO NELLE CONTRADDIZIONI NELLA PERSONA DI ENEA. QUESTO PERCHÉ? PERCHÉ UNA CONTRADDIZIONE GIÀ SI POTEVA VEDERE IN AUGUSTO, CHE PRIMA DI ESSERE UOMO DI PACE FU ANCHE UN DISTRUTTORE. IL RICORDO DELLE GUERRE CIVILI SARÀ CANCELLATO DALLA PROPAGANDA AUGUSTEA: LE RES GESTAE OSSIA IL TESTAMENTO POLITICO DI AUGUSTO DOVE SI DÀ L’INTERPRETAZIONE UFFICIALE E AUTORIZZATA DEI FATTI CHE MOTIVANO LE VARIE AZIONI SUSSEGUITE IN QUESTI ANNI. GLI AUTORI PRINCIPALI DELLA PRODUZIONE AUGUSTEA : VIRGILIO (CHE GUARDA AL GRECO OMERO) ORAZIO (CHE GUARDA AL GRECO ALCEO) PROPERZIO (CHE GUARDA AL GRECO CALLIMACO) TIBULLO TITO LIVIO PER LA STORIOGRAFIA SONO TUTTI AUTORI CHE CREANO CAPOLAVORI CON LA VOLONTÀ DI COMPETERE CON LA GRECIA CLASSICA: GLI AUTORI SCELGONO DEI MODELLI ILLUSTRI GRECI A CUI GUARDARE, MODELLI CHE VENGONO DICHIARATI E IMITATI, MA UN’IMITAZIONE CHE RISPETTO MAGARI ALL’IMITAZIONE DI ACCIO, NELL’ETÀ AUGUSTEA, È PIÙ LIBERA E COMPLESSA: QUESTI POETI ANNUNCIANO CHE VOGLIONO RIFARE OMERO, ALCEO, CALLIMACO, DI VOLER PRODURRE NELLE MUTATE CONDIZIONI STORICHE, LINGUISTICHE, CULTURALI, QUALCOSA CHE STIA SULLO STESSO PIANO DEL MODELLO , MA UN EQUIVALENTE ROMANO CHE SIA INSIEME TRASFORMAZIONE DEL MODELLO MA ANCHE CONTINUAZIONE, MA CHE SI PONGA POI COME RIFERIMENTO E GUIDA PER I PROSSIMI. LA MATURA CONSAPEVOLEZZA LETTERARIA PORTA ALLO SVILUPPO DI UN SISTEMA DEI GENERI E IN UN QUARANTENNIO CIRCA GLI AUTORI RIUSCIRANNO A MATURARE UN CORPUS DI OPERE PARAGONABILE A QUELLO DELLA LETTERATURA GRECA, MOSSI DA UN COMUNE IMPEGNO DI PIANIFICAZIONE CULTURALE. IN ETÀ AUGUSTEA L’ATTENZIONE PER LA STRUTTURA DIVENTERÀ UNO DEI SUOI POETA VATE: ORAZIO E VIRGILIO POETA COME ISPIRATORE E VOCE DELLA SUA COMUNITÀ. TRATTI CARATTERISTICI, UNO STRUMENTO DI SIGNIFICAZIONE AGGIUNTIVO CON CUI I POETI MODERNI MOSTRANO DI ASSUMERSI PIENA RESPONSABILITÀ VERSO LA FORMA LETTERARIA ADOTTATA. I POETI GRECI DI ETÀ ELLENISTICA (CALLIMACO, TEOCRITO) AVEVANO UN SISTEMA LETTERARIO ARTICOLATO E DEFINITO CON LE PROPRIE DIFFERENZIAZIONI E DUNQUE IL GENERE LETTERARIO AVEVA UN PUNTO DI RIFERIMENTO PRECISO. I POETI DI ETÀ AUGUSTEA PROCEDONO SULLA STRADA GIÀ COMINCIATA DAI NEOTERICI MA CON MAGGIOR AMBIZIONE E A PARTIRE DA CORNELIO GALLO E VIRGILIO SI IMPEGNERANNO IN UNA PROGETTUALITÀ PIÙ VASTA, OSSIA DEFINIRANNO I TRATTI FORTI PERTINENTI AL GENERE PRESCELTO: DAL PUNTO DI VISTA ESPRESSIVO (STRUTTURA METRICA E COMPOSITIVA, STILE, REGISTRO); E DAL PUNTO DI VISTA CONTENUTISTICO E TEMATICO. VEDREMO DUNQUE: IL GENERE DELLA POESIA BUCOLICA: QUESTO SI CONFIGURA COME UN GENERE DOTATO DI SENSO E FORMA AUTONOMI DOVE OGNI ELEMENTO RISPECCHIA IL MONDO PASTORALE E IL SUO IMMAGINARIO: DAI PERSONAGGI AL PAESAGGIO, DALLE AZIONI DEI PROTAGONISTI AI LORO DESIDERI. AD ESEMPIO, SI PARLA DI EGLOGHE SE SI PARLA NEL LINGUAGGIO DEL MONDO PASTORALE. IL GENERE DELLA POESIA ELEGIACA: L’ELEGIA ROMANA È FRUTTO DI UN PROCESSO DI SELEZIONE E SI CONFIGURA CON GALLO, TIBULLO E PROPERZIO ED È INCENTRATA SULLA POESIA D’AMORE E SUL FATTO CHE L’AMORE E LA PASSIONE DIVENGONO LA RAGIONE ESCLUSIVA DELLA PROPRIA ESISTENZA E DELLA PROPRIA POESIA. HA DEI TRATTI COME IL SERVITIUM AMORIS (SOTTOMISSIONE POETA AI CAPRICCI DELLA DOMINA RAFFINATA E FRIVOLA) E LA SCELTA DEL POETA DI UNA VITA DEGRADANTE DOVE EGLI RIFIUTA OGNI RICONOSCIMENTO O SUCCESSO SOCIALE, DUNQUE UNA POESIA CHE OSCILLA TRA GIOIE E SOFFERENZE. LO SVILUPPO DELLA DIMENSIONE PRIVATA È UN FENOMENO SALIENTE DELLA SOCIETÀ ROMANA NEL TRAPASSO TRA REPUBBLICA E PRINCIPATO- SVILUPPO CHE SPIEGA APPUNTO LO SLANCIO DEL GENERE ELEGIACO: UNA POESIA CHE PRESUPPONE UN MODELLO DI VITA TUTTO RIPIEGATO SUL PRIVATO ESTRANEO AI DOVERI E ALLA PARTECIPAZIONE POLITICA. MA IL POETA PUÒ RIVOLGERSI A AUGUSTO CON GRATITUDINE – COME COLUI CHE GARANTISCE LA PACE E REGGE CON SICUREZZA LO STATO: QUESTO PERCHÉ GRAZIE A CHI SI OCCUPA DI COSE SERIE, L’AMORE PUÒ PER QUESTI POETI FINALMENTE DIVENIRE COSA SERIA. QUESTI POETI RESPINGONO ESALTAZIONE EPICA DEL VALORE NAZIONALE E DELLA MISSIONE CIVILIZZATRICE DI ROMA, MA FANNO OMAGGIO AL PRINCIPE DI UNA FORMA POETICA ANCHE CONTRADDITTORIA: LA RECUSATIO (SI SCUSANO DI NON POTER CANTARE I TEMI EPICI, TALVOLTA NE OFFRONO UN BREVE SAGGIO SENZA SMENTIRE PERÒ LA PROPRIA ESCLUSIVA VOCAZIONE). L’ULTIMA FASE DEL REGNO DI AUGUSTO QUESTA FASE FU TEMPESTOSA E ANCHE IL CLIMA LETTERARIO FU DIVERSO. DOPO VIRGILIO LA POESIA SI DIVIDE: -CELEBRATIVA (EPISODI POCO FELICI DEL IV LIBRO DELLE ODI ORAZIANE) -APOLITICA E DISIMPEGNATA VIENE A MANCARE DOPO LA MORTE DI ORAZIO CHE ERA STATO PRECEDUTO DA MECENATE, UN TRAMITE TRA L’AMBIENTE DEL PRINCIPE E IL MONDO DELLA RICERCA LETTERARIA. L’ULTIMO POETA OVIDIO SARÀ UN ‘SORRIDENTE DISTRUTTORE’: I GENERI CHE PRATICA DALL’ELEGIA ALL’EPICA, FINIRANNO PER TRASFORMARE LA LORO IDENTITÀ TRADIZIONALE: - L’ELEGIA D’AMORE NON SI BASERÀ PIÙ SULL’AMORE COME SCELTA DI VITA MA SI ADATTA CON VIRTUOSISMO ALLA VITA DELLA SOCIETÀ GALANTE - OVIDIO VUOLE FORNIRE DIGNITÀ LETTERARIA A UNA CULTURA MODERNIZZANTE, CANTANDO PIACERI, SPETTACOLI , LUSSI, ED ESALTANDO IL PRINCIPE CHE HA RESO CIÒ POSSIBILE. L’INCONTRO DI VIRGILIO CON QUESTO GENERE FU FELICE, IL GIOVANE POETA RILEGGEVA ATTRAVERSO TEOCRITO IL MONDO RURALE IN CUI ERA CRESCIUTO, E ANCHE UNA SORTA DI TENDENZA AUTORIFLESSIVA LO SPINGEVA VERSO L’AUTORE ELLENISTICO. I PASTORI- POETI DEGLI IDILLI SI PRESENTAVANO COME POSSIBILITÀ DI APPROFONDIRE UNA VOCAZIONE LETTERARIA; IMITARE TEOCRITO SIGNIFICA UNA SORTA DI SIMBIOSI SENZA PRECEDENTI NELLA LETTERATURA. VIRGILIO NON SI LIMITÒ A CONOSCERE A FONDO IL CORPUS TEOCRITEO, MA IMPARÒ I CODICI DI QUESTO GENERE LETTERARIO, QUINDI IL RISULTATO NON SI PUÒ TRADURRE IN UN SEMPLICE PROCESSO IMITATIVO NON ESISTE UNA SINGOLA EGLOGA CHE STIA IN RAPPORTO “UNO A UNO” CON UN SINGOLO IDILLIO. LA PRESENZA DI TEOCRITO È STATA RISOLTA IN UNA TRAMA DI COMPLESSI RAPPORTI CHE LA NUOVA OPERA STA DI PARI PASSO AL MODELLO, COSÌ LE BUCOLICHE, NEOTERICHE PER STILIZZAZIONE E CULTO DELLA POESIA, SONO DAVVERO IL PRIMO TESTO DELLA LETTERATURA AUGUSTEA. IL LIBRO DELLE EGLOGHE: IL TITOLO BUCOLICA (=CANTO DEI BOVARI) RACCHIUDE IL TRATTO FONDAMENTALE DEL GENERE, CHE RIEVOCA L’AMBIENTE PASTORALE; AL SINGOLARE, SI PREFERISCE IL TERMINE EGLOGA (=POEMETTO SCELTO). IMMAGINI/TEMI PASTORALI OVVIAMENTE NON ERANO DEL TUTTO ASSENTI NELLA POESIA LATINA, MA L’ORIGINALITÀ DI VIRGILIO STA NELLA SCELTA DI DEDICARE A QUESTO GENERE UN LIBRO INTERO, SOSTENUTO DA UNA MEDITATA ARCHITETTURA COMPOSITIVA (NESSUN ALTRO LIBRO PRECEDENTE HA UNA COSÌ STUDIATA COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA E UNITARIETÀ. IL PIANO DELL’OPERA È IL SEGUENTE: I. DIALOGO TRA I DUE PASTORI TITIRO E MELIBEO, CHE HANNO DESTINI CONTRASTANTI: IL PRIMO GODRÀ LA SUA VITA TRANQUILLA A ROMA, IL SECONDO VAGHERÀ LONTANO, SPOSSESSATO. II. LAMENTO D’AMORE DEL PASTORE CORIDONE CHE SI STRUGGE PER IL GIOVINETTO ALESSI. III. TENZONE POETICA TRA 2 PASTORI, SVOLTA IN CAMPI ALTERNATI (FORMA: AMEBÈA, A BOTTA E RISPOSTA). IV. CANTO PROFETICO PER LA NASCITA DI UN FANCIULLO CHE VEDRÀ L’AVVENTO DI UNA NUOVA E FELICE STAGIONE COSMICA. V. LAMENTO PER LA MORTE DI DAFNI, EROE PASTORALE DIVINIZZATO; È DIVISO TRA 2 PASTORI, MENALCA E MOPSO. VI. IL VECCHIO SILENO, CATTURATO DA 2 GIOVANI, CANTA UN CATALOGO DI SCENE MITICHE E NATURALISTICHE, SU CUI CAMPEGGIA LA CONSACRAZIONE POETICA DELL’ELEGIACO CORNELIO GALLO. L’EGLOGA È PRECEDUTA DA UNA DICHIARAZIONE POETICA CHE SERVE A INTRODURRE LA SECONDA METÀ DEL LIBER (ALLA MANIERA ALESSANDRINA). VII. MELIBEO RACCONTA UNA GARA TRA 2 POETI, I PASTORI ARCADI TIRSI E CORIDONE. VIII. DEDICATA AD ASINIO POLLONE, È UNA GARA DI CANTO DIVISA IN 2 STORIE DI AMORE INFELICE: IL LAMENTO DI DAMONE CHE SCEGLIERÀ LA MORTE; E LE PRATICHE MAGICHE DI UNA DONNA INNAMORATA. IX. DIALOGO TRA DUE PASTORI-POETI, CON RICHIAMI ALLA REALTÀ DELLA CAMPAGNA MANTOVANA E ALLE ESPROPRIAZIONI SEGUITE ALLE GUERRE CIVILI. X. CONFORTO DEL POETA BUCOLICO VIRGILIO ALLE SOFFERENZE D’AMORE DEL POETA ELEGIACO CORNELIO GALLO. I CRITERI DI ORDINAMENTO DELLE POESIE SONO DISCUSSI, IL NUMERO DI 10 POTREBBE RISALIRE A UNA RACCOLTA DI DIECI IDILLI TEOCRITEI USATA DA VIRGILIO; SICURA È L’ESISTENZA DI PARALLELISMI TRA I SINGOLI CARMI. AL PRIMO POSTO C’È UN OMAGGIO AD OTTAVIANO, ALL’ULTIMO UN’EGLOGA DEDICATA A GALLO; I POSTI CENTRALI (V-VI) SONO DEDICATI ALLA SCOMPARSA DI GIULIO CESARE). ALCUNE EGLOGHE SONO CONCEPITE A COPPIE E MESSE DISTANTI PER AMORE DI VARIETÀ, COME AD ESEMPIO I E IX (RIFERIMENTI ALLA GUERRA CIVILE IN ITALIA), OPPURE III E VII (TENZONI POETICHE). LA CRITICA HA COMUNQUE PROPOSTO MOLTE SIMMETRIE, ALCUNE ANCHE TROPPO “ASTRATTE”. I CONFINI DEL GENERE BUCOLICO: IL CARATTERE MISCELLANEO DELLA RACCOLTA DI TEOCRITO AVEVA CONSACRATO MOLTI TEMI, MA CONTENEVA ANCHE “DISTACCHI” DAL MONDO PASTORALE E APERTURE VERSO LA CITTÀ O POESIE CELEBRATIVE LEGATE AD OCCASIONI STORICHE O PROTETTORI. VIRGILIO SFRUTTA QUESTE APERTURE, ALCUNI SPUNTI GLI PERMETTONO DI AMBIENTARE LE EGLOGHE NEL PAESAGGIO ITALICO, MA D’ALTRO CANTO CI SONO ACCENNI AL PAESAGGIO IDEALE DELL’ARCADIA (GRANDE APPORTO ALLA TRADIZIONE PASTORALE EUROPEA). CI SONO SPUNTI AUTOBIOGRAFICI: IL DRAMMA DEI PASTORI ESULI NELLE EGLOGHE I E IX CONTIENE IL NUCLEO DELL’ESPERIENZA PERSONALE POICHÉ SECONDO LA TRADIZIONE, NEL MOMENTO DELLE CONFISCHE (NEL 42) ANCHE VIRGILIO STESSO ERA STATO COLPITO (MA POI REINTEGRATO): INTORNO A QUESTO NUCLEO SI ERA POI SVILUPPATA UNA SORTA DI ROMANZO ALLEGORICO, A PARTIRE DALL’IDENTIFICAZIONE DI TITIRO CON VIRGILIO, LA CRITICA HA VISTO NELLE FIGURE DEL MONDO PASTORALE MOLTE ALLUSIONI STORICHE. SICURA È LA PRESENZA IMPLICITA DI OTTAVIANO NELLA PRIMA EGLOGA, COSÌ COM’È CHIARA L’ESISTENZA DI UN CONCRETO RIFERIMENTO STORICO NELLA QUARTA. EGLOGA IV L’ESORDIO ANNUNCIA CHE IL POETA SI SOLLEVA SOPRA LA SFERA PASTORALE, PER NARRARE UN GRANDE EVENTO. MA CHI È IL PUER CHE CON IL SUO AVVENTO RIPORTA L’ETÀ DELL’ORO SUL MONDO IN CRISI? L’EGLOGA SI INSERISCE NELLE ASPETTATIVE DI RIGENERAZIONE TIPICHE DELL’ETÀ DI CRISI TRA FILIPPI E AZIO, ED HA UN PARALLELO NELL’EPODO XVI DI ORAZIO. DICIAMO CHE LA POESIA IN ONORE DI NASCITE (E NOZZE) HA UNA GRANDE TRADIZIONE, SONO PRESENTI DOTTRINE MESSIANICHE E INFLUSSI FILOSOFICI. SECONDO MOLTI PERÒ, QUESTO GIOVANE SALVATORE DEL MONDO DEVE AVERE UN RIFERIMENTO PROSSIMO: L’EGLOGA È DEDICATA CHIARAMENTE AL CONSOLATO DI ASINIO POLLONE, NEL 40 A.C., QUINDI L’IPOTESI “MIGLIORE” È CHE IL BAMBINO FOSSE ATTESO IN QUELL’ANNO, MA CHE DI FATTO NON ARRIVÒ MAI (IN QUEL MOMENTO INFATTI, ANTONIO SPOSA LA SORELLA DI OTTAVIANO, FORSE C’ERA L’ATTESA DI UN FIGLIO MASCHIO, CHE PERÒ NON ARRIVERÀ MAI). ALTRE 2 POESIE PERMETTONO A VIRGILIO DI ALLARGARE GLI ORIZZONTI DEL CANTO BUCOLICO: LA VI E LA X. EGLOGA VI È FORSE LA PIÙ ALESSANDRINA DI VIRGILIO: LE RIVELAZIONI DI SILENO SPAZIANO TRA IMMAGINI MITOLOGICHE E COSMOLOGICHE, AL CENTRO C’È UN OMAGGIO A CORNELIO GALLO IN CUI IL QUADRO BUCOLICO SI PIEGA AD ACCOGLIERE SIMBOLOGIE ALESSANDRINE. EGLOGA X RITORNA GALLO COME POETA D’AMORE. QUESTO È UN COMPONIMENTO BUCOLICO (NON POTREBBE ESSERE ALTRIMENTI, DATO CHE È IN CHIUSURA DEL LIBRO); TIPICAMENTE BUCOLICO È IL PAESAGGIO DELL’ARCADIA, COSÌ COME L’IDEA CHE LA POESIA POSSA CURARE LE PENE D’AMORE AVVICINANDO L’UOMO ALLA NATURA. QUI VIRGILIO ALLARGA L’ORIZZONTE: GALLO È RAPPRESENTATO COME INCARNAZIONE DEL CANTO ELEGIACO, CHE È (COME PER PROPERZIO E TIBULLO) UNA SCELTA DI VITA. IL POETA ELEGIACO, PROVATO DALL'AMORE INFELICE CHE È SUA SCELTA DI VITA, CERCA RIFUGIO NELLA POESIA BUCOLICA DELL'AMICO E IL CONFRONTO DI QUESTI DUE MONDI PERMETTE A VIRGILIO DI RENDERE OMAGGIO A UN GRANDE AMICO MA ANCHE DI PRECISARE LA PROPRIA DIMENSIONE POETICA. NEL COMPLESSO, LE BUCOLICHE RIVELANO LA MATURITÀ POETICA DELL'AUTORE E IL MATURARE DELLE SUE SCELTE DI VITA; LA POESIA È VISSUTA COME RIFUGIO CONTRO I DRAMMI DELL'ESISTENZA, LA VITA RITIRATA DEI PASTORI ACCOGLIE TONALITÀ EPICUREE: LE PASSIONI SONO PRESENTI CON INTENSITÀ, MA LA POESIA È UN MODO DI SUPERARLE ATTRAVERSO L'ARMONIA. A FIANCO DEL POETA CI SONO FIGURE DI GRANDI PROTETTORI CHE RENDONO POSSIBILE LA SUA VITA DI OTIUM POETICO COME POLLIONE E, IMPLICITAMENTE, OTTAVIANO. INVECE DELLA FIGURA DI MECENATE, ISPIRATORE DELLE GEORGICHE, NON C'È TRACCIA. LA POESIA ELEGIACA VUOLE CHE IL POETA SPERIMENTI LE PENE D'AMORE MA NEL GENERE BUCOLICO IL CANTO D'AMORE E CONSOLAZIONE E RICONCILIAZIONE CON LA NATURA LO SCENARIO RIASSORBE E MEDIA IL CONTRASTO DI MODELLI. DALLE BUCOLICHE ALLE GEORGICHE (38-26 A.C.) NEL 38 A.C. LE BUCOLICHE SONO ORMAI COMPLETE E VIRGILIO HA UN NUOVO PROTETTORE: MECENATE, CHE NON CHIEDE AI GIOVANI LETTERATI DI TALENTO UNA PARTECIPAZIONE DIRETTA ALLE FORTUNE DEL PARTITO DI OTTAVIANO; LA SUA INFLUENZA È EVIDENTE IN UNA NUOVA GENERAZIONE DI OPERE POETICHE, COME NELLE GEORGICHE DI VIRGILIO. LA COMPOSIZIONE DI QUEST'OPERA DURÒ 10 ANNI, UNA SPINTA IMPORTANTE FU FORSE LA DIFFUSIONE DELL'OPERA DI VARRONE SULL'AGRICOLTURA: TALE LUNGA DURATA NON STUPISCE PERCHÉ SECONDO I BIOGRAFI, VIRGILIO LAVORAVA CON ACCANIMENTO SU OGNI PARTICOLARE E D'ALTRA PARTE LE GEORGICHE PRESUPPONGONO UNA STRAORDINARIA RICCHEZZA DI LETTURE (POESIA GRECA, POESIA ROMANA MA ANCHE FONTI TECNICHE IN PROSA E TRATTATI FILOSOFICI). IL LUNGO PROCESSO COMPOSITIVO È DENUNCIATO ANCHE DALLA SCALATURA DELLE ALLUSIONI STORICHE DELL'OPERA: LA FINE DEL PRIMO LIBRO EVOCA UN’ITALIA IN PREDA ALLE GUERRE CIVILI IN CUI L'ASCESA DI OTTAVIANO È SOLO UNA SPERANZA; INVECE IN MOLTI ALTRI LUOGHI IL POEMA MOSTRA GIÀ OTTAVIANO TRIONFATORE DELL'UNIVERSO PACIFICATO (NON È UNA DISCREPANZA, VIRGILIO HO VOLUTO INGLOBARE, INSIEME ALLA VITTORIA DEL NUOVO ORDINE, ANCHE LE LACERAZIONI CHE LO HANNO PREPARATO). SECONDO UNA NOTIZIA ANTICA, VIRGILIO AVREBBE ALTERATO IL TESTO DEL POEMA SOPPRIMENDO UNA PARTE E SOSTITUENDOLA CON LA STORIA DI ARISTEO A CAUSA DELL'IMPROVVISO SUICIDIO DI CORNELIO GALLO (NEL 26): PERÒ CI SONO DELLE OBIEZIONI, SE L'OPERA COMINCIÒ A CIRCOLARE NEL 29 È STRANO CHE QUESTI VERSI SIANO SCOMPARSI SENZA LASCIARE TRACCIA; INOLTRE, È DIFFICILE PENSARE CHE L’EPILLIO DI ARISTEO E ORFEO SIA DAVVERO UN'AGGIUNTA DI SECONDA MANO. INFATTI, SE LA NOTIZIA DEL RIFACIMENTO PONE GRAVI PROBLEMI, CIÒ CHE INVECE È SICURO E CHE LA DIGRESSIONE NARRATIVA SU ARISTEO NON HA NULLA DI IMPROVVISATO, NON SOLO PERCHÉ È UN ESEMPIO DI GRANDE POESIA, MA SOPRATTUTTO PERCHÉ ROBUSTI FILI LA COLLEGANO ALLA TRAMA DELL'OPERA E ALLA STRUTTURAZIONE DIDASCALICA DEL CONTESTO. LE GEORGICHE LE GEORGICHE COME POEMA DIDASCALICO: IL TITOLO GEORGICA PROMETTEVA AL LETTORE COLTO QUALCOSA DI PIÙ LIMITATO RISPETTO ALLE REALI AMBIZIONI DELL'OPERA. COME ACCADE PER L'OPERA PRECEDENTE, VIRGILIO SI AGGANCIA ALLA POESIA GRECA ELLENISTICA, OPERE COME QUELLE DI ERATOSTENE, ARATO E NICANDRO CONTENGONO UN MESSAGGIO DI INSEGNAMENTO E INFORMAZIONE, SPECIALIZZATO E RIDOTTO NELLE SUE ASPIRAZIONI: QUESTI POETI ELLENISTICI USANO COME FALSARIGA TRATTATI SCIENTIFICI IN PROSA, CHI FOSSE INTERESSATO AI SOLI CONTENUTI TEORICI POTEVA RIVOLGERSI DIRETTAMENTE A QUESTE FONTI TECNICHE, QUINDI CAPIAMO CHE QUESTI POETI NON VOGLIONO INSEGNARE A UN DESTINATARIO METTENDO AL SERVIZIO DI GRANDI CONTENUTI LA PROPRIA ARTE; LA STESSA FIGURA DEL DESTINATARIO È PIÙ CHE ALTRO UNA SOPRAVVIVENZA FORMALE. ORMAI, ALLO SFORZO DI ARGOMENTARE E PERSUADERE, MOLTO SENTITO NELLA POESIA GRECA ARCAICA, SUBENTRA LA PASSIONE DI DESCRIVERE. ANCHE QUESTA PASSIONE È RELATIVA, LA RAFFINATEZZA DELLA RICERCA FORMALE E IL VIRTUOSISMO DEI VERSI SBILANCIANO L’OPERA SUL VERSANTE DELLA FORMA. SI PREFERISCONO TEMI FREDDI (CARMI SULLA GEOGRAFIA ASTRONOMICA, SULLE FASI LUNARI..), O TECNICI E MINUTI (IL VELENO DEI SERPENTI, TIPI DI CACCIA…); ARATO, CANTORE DEI FENOMENI CELESTI, HA INFORMAZIONI POCO PROFONDE SULL'ASTRONOMIA MA ADOPERA CON SOTTIGLIEZZA LA LINGUA POETICA, IL SUO STILE HA RICHIAMI OMERICI E L'UNITÀ DELL'OPERA È GARANTITA DAL CONTROLLO DELLO STILE E DALLA SPECIALIZZAZIONE MONOGRAFICA DELL'ARGOMENTO, PIÙ CHE DALL'IMPOSTAZIONE DIDATTICA: IL RIGORE FORMALE DI QUESTA POESIA È UNA LEZIONE PER VIRGILIO. LA TRADIZIONE DELLA POESIA DIDASCALICA SI ERA SPEZZATA IN AMBITO ROMANO SOTTO L'IMPULSO DI LUCREZIO, NELLA SUA EPOCA LA P. DIDASCALICA ARATEA AVEVA TROVATO INTERPRETI GIOVANI COME CICERONE O VARRONE ATACINO; LUCREZIO SE NE ERA STACCATO, RITROVANDO PER ALTRA VIA IL FILONE DELLA GRANDE POESIA DIDASCALICA (ESIODO, PARMENIDE…), VEICOLO DI ESPRESSIONE PER UN MESSAGGIO INDIVIDUALE RIVOLTO A LARGA COMUNITÀ È ORIENTATO A SCOPI DI TRASFORMAZIONE DELLA VITA E RIFONDAZIONE DELLA SALVEZZA. TUTTA LA COSTRUZIONE NARRATIVA È CHIUSA NELL'IMPIANTO DEL POEMA DIDASCALICO, VIRGILIO INVITA IL LETTORE A RINTRACCIARE CONTINUITÀ. ALCUNI TEMI DEL POEMA SI RITROVANO SOTTO MUTATA VERSTE, IN FORMA NARRATIVA PUNTO LA FIGURA DI ORFEO FONDE LE POSSIBILITÀ DELL'UOMO, CHE COL SUO CANTO ARRIVA A DOMINARE LA NATURA, E IL SUO SCACCO, QUINDI L'IMPOSSIBILITÀ A VINCERE LA LEGGE NATURALE DELLA MORTE. L'ALTRO EROE, ARISTEO, INDICA UNA DIVERSA STRADA: LA PAZIENTE LOTTA CONTRO LA NATURA È SOSTENUTA DA OBBEDIENZA AI PRECETTI DIVINI E CONDUCE ALLA RIGENERAZIONI DELLE API. COSÌ LA DIGRESSIONE NARRATIVA ILLUMINA LA SOSTANZA DEL MESSAGGIO DIDASCALICO E A SUA VOLTA NE VIENE ILLUMINATA. DALLE GEORGICHE ALL’ENEIDE IN QUESTO PERIODO ERA FORTE L'ASPETTATIVA DI UN NUOVO EPOS, IL POETA ORA ACCETTA DI AFFRONTARE QUESTO PESO CON UNA NUOVA SENSIBILITÀ. L'ESPERIENZA DELLE GEORGICHE PERMETTE A VIRGILIO DI PENSARE IN GRANDE, IL POEMA SI MISURA CON UN AMPIO CONCENTRATO DI TEMI. ALLO STESSO TEMPO L'AUTORE APPROFONDISCE LA NATURA DEL SUO STILE, QUANDO DESCRIVE IMMERGE OGGETTI E PERSONAGGI NELLA SUA PARTECIPAZIONE SOGGETTIVA. L’ENEIDE OMERO E AUGUSTO (I): LA NUOVA EPICA NON SI PROPONEVA DI CONTINUARE ENNIO MA DI SOSTITUIRLO, QUINDI ERA INEVITABILE UN DIRETTO CONFRONTO CON OMERO. SECONDO I GRAMMATICI ANTICHI L'INTENZIONE DELL’ENEIDE SAREBBE SIA IMITARE IL POETA GRECO (IN 12, ANZICHÉ 48 LIBRI), CHE LODARE AUGUSTO PARTENDO DAI SUOI ANTENATI. I PRIMI SEI LIBRI DELL’ENEIDE RACCONTANO IL VIAGGIO DI ENEA DA CARTAGINE ALLE SPONDE DEL LAZIO, CON L'INIZIO DEL SETTIMO LIBRO I TROIANI SONO GIUNTI ALLA FOCE DEL TEVERE E COMINCIA LA NARRAZIONE DI UNA GUERRA CHE SI CONCLUDERÀ ALLA FINE DEL DODICESIMO LIBRO: SI USA PARLARE DI UNA METÀ ODISSIACA DELL’ENEIDE (LIBRI I-VI) E DI UNA METÀ ILIADICA (VII-XII): CIÒ NON SIGNIFICA CHE MANCANO INFLUSSI DELL'ODISSEA SULLA PARTE FINALE O DELL'ILIADE SU QUELLE INIZIALE, MA SE GUARDIAMO ALLE GRANDI LINEE DEL PROGETTO, LA SCELTA DI FONDO È CHIARA: SE L'ILIADE NARRA LE VICENDE CHE PORTANO ALLA DISTRUZIONE DI UNA CITTÀ E L'ODISSEA IL RITORNO A CASA DI UNO DEGLI ISTRUTTORI, VEDIAMO CHE IN VIRGILIO QUESTE DUE FABULAE SI RIPRESENTANO IN MANIERA ROVESCIATA, PRIMA I VIAGGI E POI LA GUERRA. QUESTO COMPORTA ANCHE UN'INVERSIONE DI CONTENUTI, IL VIAGGIO DI ENEA NON È UN RITORNO A CASA, MA UN VIAGGIO VERSO L'IGNOTO, E LA GUERRA DI ENEA NON SERVE A DISTRUGGERE UNA CITTÀ MA COSTRUIRNE UNA NUOVA: TALE COMPLESSA TRASFORMAZIONE DEI MODELLI OMERICI NON HA PRECEDENTI NELLA POESIA ANTICA. POSSIAMO DISTINGUERE DIVERSI LIVELLI NEL RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE: L’ENEIDE INNANZITUTTO È UNA PARTICOLARE CONTAMINAZIONE DEI DUE POEMI OMERICI MA VI È ANCHE UNA CONTINUAZIONE DI OMERO DATO CHE LE IMPRESE DI ENEA FANNO SEGUITO ALL'ILIADE (IL II LIBRO DI VIRGILIO RACCONTA L'ULTIMA NOTTE DI TROIA, CHE NELL'ILIADE VENIVA SOLO INTRAVISTA) E SI ALLACCIANO ALL'ODISSEA (NEL III LIBRO, ENEA SEGUE IN PARTE LE TRACCE DELLE AVVENTURE DI ULISSE): IN QUESTO SENSO, VIRGILIO RIPRENDE L'ESPERIENZA DELL’EPOS CICLICO, LA CATENA DI NARRAZIONI EPICHE CHE INTEGRAVANO LA POESIA DI OMERO IN UNA SORTA DI CONTINUUM. IN TERZO LUOGO L’ENEIDE RACCHIUDE UNA SORTA DI RIPETIZIONE DI OMERO: PER ESEMPIO LA GUERRA NEL LAZIO È VISTA COME UNA RIPETIZIONE DELLA GUERRA DI TROIA, MA NON È UN RISPECCHIAMENTO PASSIVO, NELL'OPERA DEL GRECO I TROIANI SONO VICINI ALLA SCONFITTA, MA ALLA FINE NELL'OPERA LATINA ENEA UCCIDE IL CAPO AVVERSARIO, COME ACHILLE UCCIDE ETTORE: NELL’ENEIDE QUINDI I TROIANI SONO VINCITORI, E LA RIPETIZIONE È UNA SORTA DI SUPERAMENTO DI OMERO POICHÉ LA GUERRA, ATTRAVERSANDO LOTTI E SOFFERENZE, PORTERÀ ALLA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA UNITÀ. VEDIAMO CHE ENEA RIASSUME IN SÉ L'IMMAGINE DI ACHILLE VINCITORE E QUELLA DI ULISSA CHE DOPO TANTE PROVE CONQUISTA LA PATRIA. QUESTO CI RIPORTA ALL'INTENZIONE DI VIRGILIO DI LODARE AUGUSTO PARTENDO DAI SUOI ANTENATI, IL POEMA SI DISTACCA DAL PRESENTE AUGUSTEO PER UNA DISTANZA SIDERALE: GLI ANTICHI PONEVANO CIRCA QUATTRO SECOLI TRA LA DISTRUZIONE DI TROIA E LA FONDAZIONE DI ROMA, GLI EVENTI DELL’ENEIDE SONO TRATTATI COME STORICI MA NON È NEPPURE STORIA ROMANA, CI SI TROVA IMMERSI IN UN MONDO OMERICO, A UNA DISTANZA LEGGENDARIA DI PIÙ DI UN MILLENNIO DAL PRESENTE. QUESTO SPOSTAMENTO PERMETTE A VIRGILIO DI GUARDARE IL MONDO DI AUGUSTO DA LONTANO, L’ENEIDE È ATTRAVERSATA DA SCORCI PROFETICI CHE CONFERISCONO ALLA STORIA UN ORIENTAMENTO AUGUSTEO, MA NON PER QUESTO CESSA DI ESSERE OMERICA. SONO OMERICHE LE TECNICHE NARRATIVE CHE PERMETTONO DI GUARDARE DA LONTANO LA ROMA DI AUGUSTO, AD ESEMPIO: NELL'ILIADE ZEUS PROFETIZZA IL DESTINO DEGLI EROI E DELLA DISTRUZIONE DI TROIA, NELL’ENEIDE GIOVE GUARDA NON SOLO IL DESTINO DI ENEA MA ANCHE LA FUTURA GRANDEZZA DI AUGUSTO CHE RIPORTERÀ L'ETÀ DELL'ORO; NELL'ODISSEA, ULISSE SCENDE VERSO L'ADE OTTENENDO UNO SCORCIO SUL SUO DESTINO, NELL’ENEIDE, INVECE ENEA IMPARA DAL REGNO DEI MORTI IL SUO FUTURO E I GRANDI MOMENTI DELLA STORIA DI ROMA SI SPERIMENTA UN DIFFICILE EQUILIBRIO TRA TRADIZIONE DELLE POST EROICO E IL BISOGNO DI UN EPICA STORICO-CELEBRATIVA. LA LEGGENDA DI ENEA: IL MOMENTO DI SINTESI FRA DIMENSIONE OMERICA DIMENSIONE AUGUSTEA FU DATO A VIRGILIO DA UNA VECCHIA LEGGENDA: TRA LE STORIE CONOSCIUTE DALL'ITALIA ANTICA, IN UN PROCESSO ESTESO TRA IV E II SEC. A.C., ACQUISTA PESO LA LEGGENDA DI ENEA, PERSONAGGIO CHE IN OMERO ERA IMPORTANTE MA NON PRINCIPALE; DI QUESTO PERSONAGGIO DIVENNE CELEBRE LA FUGA DA TROIA IN FIAMME CON IL PADRE ANCHISE SULLE SPALLE E BEN PRESTO SI STABILÌ UN COLLEGAMENTO CON IL LAZIO ANTICO. NON SEMBRA CHE ENEA SIA MAI STATO CONSIDERATO IL FONDATORE DI ROMA NÉ CHE AVESSE UN PARTICOLARE CULTO NELLA ROMA ARCAICA, MA TRA II E I SEC. LA SUA FIGURA ACQUISTO FORTUNA FRA I ROMANI, PER RAGIONI POLITICHE. INNANZITUTTO IL MITO DELL'ORIGINE TROIANA DEI ROMANI NE TRAEVA SOSTEGNO IL PIÙ NOBILE EROE TROIANO SCAMPATO ALLA CATASTROFE SAREBBE STATO CONNESSO A ROMOLO E QUESTO PERMETTEVA ALLA CULTURA ROMANA DI RIVENDICARE UNA SORTA DI AUTONOMA PARITÀ CON I GRECI. I TROIANI ERANO CONSACRATI DAL MITO OMERICO COME GRANDI ANTAGONISTI DEI GRECI E DA ROMA SAREBBE NATA LA LORO RIVINCITA; INOLTRE, ROMA STESSA LEGITTIMAVA IL SUO NUOVO POTERE ATTRAVERSO UNO SFONDO STORICO. IL SECONDO FATTORE DELLA POPOLARITÀ DI ENEA DIPENDE DA UNA CIRCOSTANZA DI POLITICA INTERNA, ATTRAVERSO LA FIGURA DI SUO FIGLIO ASCANIO/IULIO, LA GENS IULIA, UNA NOBILE CASATA ROMANA, RIVENDICAVA PER SÉ NOBILI ORIGINI E UN ESPONENTE DI QUESTO CLAN, GIULIO CESARE, E PIÙ TARDI SUO FIGLIO ADOTTIVO OTTAVIANO AUGUSTO, SI TROVARONO A GOVERNARE L'IMPERO MONDIALE DI ROMA, ANDANDO A SALDARE IL CERCHIO TRA VIRGILIO, AUGUSTO E L'EPOCA EROICA. L’ENEIDE SVOLGE LA LEGGENDA DI ENEA DALL'ULTIMO GIORNO DI TROIA FINO ALLA VITTORIA E ALLA FUSIONE DI TROIANI E LATINI IN UN UNICO POPOLO. IL PIANO DELL’OPERA È IL SEGUENTE: I. GIUNONE NON DIMENTICA IL SUO ODIO PER IL POPOLO TROIANO, QUINDI PROVOCA UNA TEMPESTA CHE DECIMA LE NAVI DI ENEA E LO COSTRINGE AD APPRODARE A CARTAGINE, LADDOVE TROVA BUONA ACCOGLIENZA DALLA REGINA CHE GLI CHIEDE DI NARRARE LA FINE DI TROIA. II. RACCONTO DI ENEA: NELLA DISTRUZIONE DELLA CITTÀ L'EROE TROVA LA FORZA DI FUGGIRE CON PADRE E FIGLI, MA GLI È STRAPPATA LA MOGLIE. III. RACCONTO DI ENEA: PARTITI DALLA TROADE, I TROIANI SI RENDONO CONTO CHE UNA NUOVA PATRIA LI ASPETTA IN OCCIDENTE; IL RACCONTO SI CHIUDE DOPO VARIE PERIPEZIE, CON LA MORTE DI ANCHISE. IV. LA TRAGICA STORIA DELL'AMORE DI DIDONE, REGINA DI CARTAGINE: ESSA SI UCCIDE DOPO ESSERE ABBANDONATA DA ENEA CHE DEVE SEGUIRE IL CORSO VOLUTO DAL FATO; LA DONNA MALEDICE ENEA E PROFETIZZA ETERNO ODIO TRA CARTAGINE E DISCENDENTI DEI TROIANI. V. I TROIANI FANNO TAPPA IN SICILIA, IL LIBRO È OCCUPATO DAI GIOCHI FUNEBRI IN ONORE DI ANCHISE. VI. GIUNTO IN CAMPANIA, ENEA CONSULTA LA SIBILLA E GUADAGNA L'ACCESSO NEL MONDO DEI MORTI DOVE INCONTRA UNA PARTE DEL SUO PASSATO, TRA CUI IL PADRE CHE GLI SCHIUDE IL FUTURO. VII. FORTIFICATO DALLA VISIONE E DAGLI AVVERTIMENTI DEL PADRE ENEA SBARCA ALLA FOCE DEL TEVERE, INSTAURA UN PATTO CON IL RE LATINO. CONTRO TALE PATTO, GIUNONE LANCIA IL DEMONE DELLA DISCORDIA ALLETTO: LA MOGLIE DI LATINO E UN PRINCIPE PROMESSO SPOSO ALLA LORO FIGLIA (TURNO), FOMENTANO LA GUERRA, COSÌ SI ROMPE IL PATTO CON ENEA E VA IN FUMO IL MATRIMONIO DINASTICO TRA ENEA E LA FIGLIA DI LATINO (LAVINIA). UNA COALIZIONE DI POPOLI ITALICI MARCIA SUL CAMPO TROIANO: LAVINIA, NUOVA ELENA, È AL CENTRO DELLA DISCORDIA. VIII. ENEA PER CONSIGLIO DIVINO RISALE IL TEVERE E TROVA L'APPOGGIO DI EVANDRO, RE DI UNA PICCOLA NAZIONE DI ARCADI; INSIEME A SUO FIGLIO PALLANTE, ENEA TROVA UN POTENTE ALLEATO NELLA COALIZIONE ETRUSCA. L'AIUTO DIVINO AD ENEA SI COMPLETA NEL DONO DI UN'ARMATURA VULCANICA: LO SCUDO È ISTORIATO CON IL FUTURO DI ROMA (PARALLELISMO CON LO SCUDO DI ACHILLE??) IX. IL CAMPO TROIANO SI TROVA IN UNA SITUAZIONE CRITICA CON L'ASSENZA DI ENEA. X. ENEA IRROMPE SULLA SCENA E SPOSTA LA BILANCIA DELLA GUERRA, PALLANTE VIENE UCCISO DA TURNO, E IN CAMBIO ENEA UCCIDE IL FORTE ALLEATO DI TURNO. XI. DOPO LA PRIMA VITTORIA, ENEA PIANGE PALLANTE. LE SUE OFFERTE DI PACE NON HANNO SUCCESSO, IN UNA GRANDE BATTAGLIA EQUESTRE CADE UN EROE LATINO: LA VERGINE GUERRIERA CAMILLA. XII. PROVATO DAGLI INSUCCESSI, TURNO ACCETTA UN DUELLO CON ENEA, UNA NINFA SPINTA DA GIUNONE FA CADERE ANCHE QUESTO PATTO. LA BATTAGLIA RIPRENDE, QUANDO ORMAI È CERTA LA VITTORIA DEI TROIANI, GIUNONE SI RICONCILIA CON GIOVE E OTTIENE CHE NEL NUOVO POPOLO NON RESTI PIÙ LA TRACCIA DEL NOME TROIANO. ENEA SCONFIGGE TURNO, NON SA SE RISPARMIARGLI LA VITA MA SCORGENDO SU DI LUI IL BALTEO DEL GIOVANE PALLANTE, IN UNO SLANCIO DI INDIGNAZIONE LO UCCIDE. DA CIÒ CHE SAPPIAMO SULLE FONTI STORICHE ANTIQUARIE USATE DA VIRGILIO, È CHIARO CHE IL POETA HA RISTRUTTURATO I DATI TRADIZIONALI SULLA VENUTA DI ENEA. LE NOTIZIE SU UNA GUERRA CON I LATINI SEGUITA DA UN'ALLEANZA, SONO STATE RIFUSE IN UN'UNICA SEQUENZA DI GUERRA, RAPPRESENTATA DA VIRGILIO COME SCONTRO FRA TROIANI E LATINI, QUESTI ULTIMI COALIZZATI CON I POPOLI ITALICI, MENTRE I PRIMI CON GLI ETRUSCHI. NELLO SFORZO DI CREARE UNA VERA EPICA NAZIONALE ROMANA, VIRGILIO MUOVE NELLO SPAZIO DELLE ORIGINI TUTTE LE FORZE DA CUI NASCERÀ L'ITALIA MODERNA: NESSUN POPOLO È RADICALMENTE ESCLUSO DA UN CONTRIBUTO POSITIVO ALLA GENESI DI ROMA. VEDIAMO QUINDI CHE L’ENEIDE È UN'OPERA DI DENSO SIGNIFICATO STORICO E POLITICO MA NON È UN POEMA STORICO: IL TAGLIO DEI CONTENUTI È DETTATO DA UNA SELEZIONE DRAMMATURGICA DEL MATERIALE CHE RICORDA PIÙ OMERO CHE ENNIO NONOSTANTE IL TITOLO, L'OPERA NON TRACCIA NEMMENO UN COMPLESSIVO QUADRO DELLA BIOGRAFIA DI ENEA, IL PROTAGONISTA VIENE LASCIATO ANCOR PRIMA CHE POSSA ASSAPORARE IL SUO TRIONFO E NON È CHIARO NEMMENO SE VIVRÀ ANCORA LUNGO, E IL SUO FUTURO DI EROE DIVINIZZATO VIENE SOLO INTRAVISTO. IL NUOVO STILE EPICO: LA NUOVA E GRANDE QUALITÀ DELLO STILE EPICO VIRGILIANO STA NEL CONCILIARE LIBERTÀ ED ORDINE. VIRGILIO LAVORA SULL’ESAMETRO PORTANDOLO AL MASSIMO DI REGOLARITÀ E FLESSIBILITÀ. LA RICERCA NEOTERICA AVEVA PORTATO RESTRIZIONI NELL'USARE DELLE CESURE, NELL'ALTERNANZA DI DATTILI È NEL RAPPORTO FRA SINTASSI E METRO: IN QUESTO SENSO, IL CARME 64 DI CATULLO È UN CASO ESTREMO, IN CUI TROVIAMO UN'ESTREMA REAZIONE ALL'ANARCHIA RITMICO- 3. ORAZIO QUINTO ORAZIO FLACCO NASCE NEL 65 A VENOSA, IN CUI POSSEDEVA UNA PICCOLA PROPRIETÀ; LA SUA FAMIGLIA ERA MODESTA, ERA FIGLIO DI UN LIBERTO, SI TRASFERÌ A ROMA PER FARE L'ESATTORE NELLE VENDITE ALL'ASTA. RICEVETTE COMUNQUE LA MIGLIORE EDUCAZIONE E FREQUENTÒ LA SCUOLA DI UN GRAMMATICO. ANDÒ IN GRECIA PER PERFEZIONARE I SUOI STUDI E LE SUE CONOSCENZE FILOSOFICHE. SI ARRUOLÒ NELL'ARMATA REPUBBLICANA DI BRUTO E DOPO FILIPPO INTERRUPPE LA SUA CARRIERA MILITARE. FECE LO SCRIBA QUAESTORIS PER GUADAGNARSI DA VIVERE. MECENATE LO AMMISE NEL SUO CIRCOLO E GLI DONÒ UN PODERE NELLA CAMPAGNA SABINA CHE GLI DIEDE TRANQUILLITÀ ECONOMICA. CON AUGUSTO CI FU UNA RELAZIONE ABBASTANZA STRETTA, MA SENZA SERVILISMO. NELL'8 A.C. MECENATE MORÌ E POCHI MESI DOPO MORÌ ANCHE ORAZIO. FONTE PRINCIPALE È ORAZIO STESSO, LE CUI OPERE SONO DISSEMINATE DI NOTIZIE AUTOBIOGRAFICHE E ALLUSIONI ALLA CONTEMPORANEITÀ; ALCUNI MANOSCRITTI ORAZIANI RIPORTANO UNA VITA HORATI DEDOTTA DAL DE VIRIS ILLUSTRIBUS DI SVETONIO, CHE IN GENERE SI PREMETTE ALLE MODERNE EDIZIONI CRITICHE DEL POETA. OPERE: EPÒDI: 17 COMPONIMENTI SCRITTI TRA IL 41 E IL 30, E PUBBLICATI INSIEME AL II LIBRO DELLE SATIRE. L’EPODO È UN VERSO BREVE CHE SEGUE A UN VERSO PIÙ LUNGO, FORMANDO CON ESSO UN DISTICO. ORAZIO LI CHIAMA IAMBI, FACENDO RIFERIMENTO AL RITMO PREVALENTE NELL’OPERA E ALLUDENDO AL TONO “AGGRESSIVO” ATTRIBUITO DA SEMPRE AL POESIA GIAMBICA GRECA.. LA RACCOLTA È ORDINATA SECONDO IL CRITERIO METRICO INVALSO A PARTIRE DALL'ETÀ ALESSANDRINA, ED È CARATTERIZZATA DA MOLTI ARGOMENTI. OLTRE AL PROEMIO INDIRIZZATO A MECENATE POSSIAMO DISTINGUERE VARI GRUPPI (CARMI DI INVETTIVA, EPODI EROTICI, EPODI CIVILI..) SATIRE: 2 LIBRI, UN PRIMO LIBRO (DI 10 COMPONIMENTI DEDICATO A MECENATE PUBBLICATO NEL 35 A.C.) E UN SECONDO (NEL 30 A.C., PUBBLICATO INSIEME AGLI EPÒDI). IN TOTALE LE SATIRE COMPRENDONO PIÙ DI 2000 VERSI. GLI ARGOMENTI SONO VARI E ALCUNI RIGUARDANO IL SUO RAPPORTO CON MECENATE. ODI: UNA RACCOLTA DI TRE LIBRI CON 88 CARMI, PUBBLICATA NEL 23 A.C., DOPO CHE ORAZIO CI AVEVA LAVORATO PER 7 ANNI. EHI LO SPUNTO PER LA DISPOSIZIONE DEI COMPONIMENTI ALL'INTERNO DELLA RACCOLTA VIENE DALLE EDIZIONI ALESSANDRINE DEI LIRICI GRECI IN CUI I LIBRI POETICI ERANO ORGANIZZATI ARTISTICAMENTE E ORDINATI IN UNA STRUTTURA ARCHITETTONICA SIGNIFICATIVA: LE ODI DI APERTURA E CHIUSURA SONO INDIRIZZATE A PERSONAGGI DI RIGUARDO E TRATTANO SPESSO QUESTIONI DI POETICA; TUTTAVIA, IL CRITERIO DI ORGANIZZAZIONE DEL LIBRO SEMBRA ESSERE QUELLO DELLA VARIATIO: SIA DAL PUNTO DI VISTA METRICO CHE DAL PUNTO DI VISTA DEI TONI E DEI CONTENUTI. A DIFFERENZA DELLA LIRICA MODERNA, LE ODI DI ORAZIO RARAMENTE DANNO VOCE A INTROSPEZIONI, QUASI SEMPRE HANNO IMPOSTAZIONE DIALOGICA E SONO RIVOLTE AD UN “TU” CHE PUÒ ESSERE UN PERSONAGGIO REALE, IMMAGINARIO, UNA MUSA, UN DIO, UNA COLLETTIVITÀ O PERFINO UN OGGETTO INANIMATO. EPISTOLE: RACCOLTE IN LIBRI. L'EPISTOLA PROEMIALE DEL PRIMO LIBRO È DEDICATA A MECENATE ED È UNA SPECIE DI PRESENTAZIONE DELLA NUOVA FORMA LETTERARIA, LE ALTRE A MOLTI ALTRI PERSONAGGI. IL SECONDO LIBRO (FORSE POSTUMO?) PRESENTA DUE LUNGHE EPISTOLE A CARATTERE LETTERARIO: UNA AD AUGUSTO (IN CUI CRITICA L'AMMIRAZIONE PER I POETI ARCAICI E ESAMINA LO SVILUPPO DELLA LETTERATURA ROMANA) E UNA A GIULIO FLORO (PIÙ PERSONALE, È UNA SPECIE DI CONGEDO DALLA POESIA CON UN QUADRO DELLA VITA QUOTIDIANA DEL LETTERATO ROMANO È UNA RIFLESSIONE SULLA RICERCA DELLA SAGGEZZA FILOSOFICA). IN QUESTO LIBRO MOLTI FANNO RIENTRARE L'EPISTOLA AI PISONI DETTA “ARS POETICA”, UN TRATTATO IN 476 ESAMETRI CHE ESPONE LE TEORIE PERIPATETICHE SULLA POESIA, SOPRATTUTTO DRAMMATICA. GLI EPODI COME POESIA DELL’ECCESSO LA PRODUZIONE GIAMBICA DI ORAZIO SEMBRA LEGATA ALLA FASE GIOVANILE DELLA SUA ATTIVITÀ POETICA. VIVEVA UNA SITUAZIONE DI POVERTÀ E PER QUESTO SONO PRESENTI ASPREZZE POLEMICHE, TONI CARICHI E UN LINGUAGGIO POETICO VIOLENTO: CIÒ RENDE L’OPERA UN CASO ISOLATO NELLA PRODUZIONE ORAZIANA, E CI DÀ UN’IMMAGINE DEL POETA DIVERSA DALLO STEREOTIPO A CUI È DA SEMPRE COLLEGATO ORAZIO. MOLTI INTERPRETI O GRAZIANI ESITANO A METTERE IN COLLEGAMENTO IMMEDIATO GLI EPODI E L'ESPERIENZA AUTOBIOGRAFICA: BISOGNA INFATTI VALUTARE QUALI TRA I TRATTI DI QUESTA POESIA RISALGANO ALL'IMITAZIONE DEI MODELLI, LETTERARIETÀ DICHIARATA CHE CARATTERIZZA LA POETICA ORAZIANA (NELL’EPISTOLA 1, 19, 23 SEGG RIVENDICA L'ABILITÀ VERSIFICATORIA E IL MERITO DI AVER TRASFERITO IN POESIA LATINA I METRI DI ARCHILOCO, MA NE RIVENDICA ANCHE LA SUA ORIGINALITÀ: AFFERMA DI AVER MUTUATO DA ARCHILOCO I METRI E L'ISPIRAZIONE AGGRESSIVA, MA NON I CONTENUTI. FAMOSO ESEMPIO È L'EPODO 10 IN CUI ORAZIO AUGURA A MEVIO DI FARE NAUFRAGIO SENZA PERÒ SPECIFICARE CHI SIA COSTUI E PERCHÉ GLI AUGURI UNA COSA SIMILE, ELIMINANDO IL CARATTERE PERSONALE DELL'INVETTIVA TIPICO DI ARCHILOCO, A VOLTE CON STILE GIOCOSO. NON C’È DUBBIO CHE LO STILE DI ARCHILOCO SEMBRASSE IL PIÙ ADATTO, AD ORAZIO, PER ESPRIMERE ANSIE, PASSIONI, PAURE DI TUTTA UNA GENERAZIONE. ANCHE PER INFLUSSO DEI GIAMBI DI CALLIMACO, ALTRO IMPORTANTE MODELLO, ORAZIO SENTIVA COME NECESSARIA AD UNA RACCOLTA GIAMBICA, LA VARIETÀ. LAVORÒ CONTEMPORANEAMENTE ALLE SATIRE E AGLI EPÒDI E REALIZZÒ ANCHE EPÒDI EROTICI E POESIE D’AMORE (CHE SVOLGONO SITUAZIONI DELLA LIRICA EROTICA ELLENISTICA E NE RIPRODUCONO IL LINGUAGGIO PATETICO), MENTRE LA TRADIZIONE DELL’IDILLIO RUSTICO SI RISENTE NELL’ELOGIO DELLA CAMPAGNA NELL’EPODO 2. LE SATIRE SECONDO QUINTILIANO QUESTO ERA UN GENERE TUTTO ROMANO (“SATURA TOTA NOSTRA EST”) E ANCHE ORAZIO INDICA IN LUCILIO L'INVENTORE DI QUESTO GENERE, MENTRE NON NOMINA ENNIO AL RIGUARDO. A LUCILIO RISALIVA LA SCELTA DELL'ESAMETRO COME FORMA METRICA DELLA SATIRA E FU LUI A PRATICARE QUESTO GENERE COME STRUMENTO DI AGGRESSIONE PERSONALE E CRITICA MORDACE, E TALE AGGRESSIVITÀ PAREVA AD ORAZIO UN ELEMENTO TANTO CARATTERISTICO CHE METTEVA LUCILIO IN COLLEGAMENTO CON I POETI DELLA COMMEDIA GRECA ANTICA: SECONDO QUESTO TRATTO, LUCILIO ORGANIZZAVA LA RAPPRESENTAZIONE DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA, LA SUA SATIRA RIGUARDAVA LA SUA VITA PERSONALE, LA CONTEMPORANEITÀ E ASPETTI AUTOBIOGRAFICI. ORAZIO CONSIDERAVA LA SUA SATIRA LUCILIANA PERCHÉ DA LUI EREDITAVA I DUE SEGNI DISTINTIVI DELL'AGGRESSIVITÀ E DELL’AUTOBIOGRAFIA. IN ORAZIO L'ATTACCO PERSONALE È SEMPRE COLLEGATO CON UNA INTENZIONE DI RICERCA MORALE CHE NON SI TRADUCE PERÒ IN PROSELITISMO, NON CERCA MAI INFATTI DI CONVERTIRE GLI ALTRI A UN MODELLO PREFABBRICATO DI VIRTÙ, PIUTTOSTO DI INDIVIDUARE UNA STRADA PER POCHI ATTRAVERSO LE STORTURE DI UNA SOCIETÀ IN CRISI: IN QUESTO SENSO LA SATIRA ORAZIANA È COLLEGATA AL CIRCOLO DI POETI E UOMINI POLITICI RACCOLTI INTORNO A MECENATE. MENTRE LUCILIO ATTACCAVA I CITTADINI EMINENTI, ORAZIO, IN QUANTO FIGLIO DI UN LIBERTO, SI CONCENTRÒ CONTRO UN PICCOLO MONDO DI IRREGOLARI (CORTIGIANE, PARASSITI, IMBROGLIONI, FILOSOFI DI STRADA ECC), EHI QUINDI LA SUA MORALE HA RADICI NELL'EDUCAZIONE E NEL BUON SENSO TRADIZIONALE: OBIETTIVI FONDAMENTALI DELLA RICERCA ORAZIANA SONO L’AUTARKEIA (AUTOSUFFICIENZA INTERIORE) E LA METRIOTES (LA MODERAZIONE). NESSUNO DI QUESTI CONCETTI APPARTIENE A UNA SPECIFICA SETTA. L'UNICA FILOSOFIA CHE PUÒ AVER INFLUITO LE SATIRE DI ORAZIO È L’EPICUREISMO: LA SATIRA 1,2 IN PARTICOLARE, CONTRO L’ADULTERIO E LE SUE FOLLIE. NELLE SATIRE HANNO RILIEVO I RAPPORTI DI AMICIZIA, MA ANCHE L'AFFINITÀ INTELLETTUALE, L'INDULGENZA, LA COMUNANZA DI VITA E LA COMPATTEZZA NEI CONFRONTI DELL'ESTERNO: EHI TUTTO CIÒ RISENTE DELLE TEORIE EPICUREE, E RICHIAMA IL VALORE CHE LA PHILÌA AVEVA IN EPICURO E NEI SUOI SEGUACI. EHM LA RICERCA MORALE NON CARATTERIZZA SOLO LE SATIRE “DIATRIBICHE” (IN CUI SONO SVILUPPATE DELLE DISCUSSIONI), MA ANCHE QUELLE IN CUI IL POETA RAPPRESENTA UNA SCENA O DESCRIVE UNA SITUAZIONE: IN QUESTI CASI L'INTERESSE MORALE NON È SEPARABILE DALLA RAPPRESENTAZIONE STESSA, MA È LA LENTE ATTRAVERSO CUI IL POETA OSSERVA FATTI E PERSONAGGI. L’OPERA, COME GIÀ DETTO, È DIVISA IN 2 LIBRI: o PRIMO LIBRO: BASATO SUL CONFRONTO FRA UN MODELLO POSITIVO (L’OBIETTIVO DELLA RICERCA MORALE DEL POETA) E TANTI ALTRI NEGATIVI (I TIPI DELLA SOCIETÀ ROMANA BERSAGLIO DI AGGRESSIONE COMICA). IN QUESTO PRIMO LIBRO, LA COINCIDENZA TRA POETA E “VOCE SATIRICA” AVEVA ASSICURATO UN PUNTO DI RIFERIMENTO MORALE. TALE ASSETTO È PERÒ PRECARIO, DATO CHE NEL SECONDO LIBRO ABBIAMO MUTAMENTI SOSTANZIALI (VEDIAMO UN BRUSCO REGRESSO DELLA COMPONENTE AUTOBIOGRAFICA, E NELLE SATIRE ARGOMENTATIVE PREVALE IL DIALOGO). o SECONDO LIBRO: IL MORALISTA SI ARRENDE E NON RITIENE PIÙ LA SATIRA COME LUOGO DI RICERCA MORALE SODDISFACENTE E TROVA COME SOLUZIONE L'ISOLAMENTO PER FUGGIRE DALLE CONTRADDIZIONI DELLA VITA DI ROMA. TUTTI GLI INTERLOCUTORI SONO DEPOSITARI DI UNA LORO VERITÀ, ANCHE SE TALI VERITÀ NON SONO EQUIVALENTI E PARECCHI DISCORSI SI CONFUTANO DA SOLI CON IRONIA. L’EQUILIBRIO TRA AUTÀRKEIA E METRIÒTES CHE ASSICURAVA UN BUON PUNTO DI OSSERVAZIONE PER IL REALE È ANDATO PERDUTO; IL POETA NON RAPPRESENTA PIÙ LA PROPRIA CAPACITÀ DI VIVERE FRA LA GENTE SENZA PERDERE LA PROPRIA IDENTITÀ MORALE, MA PERMETTE AI SUOI INTERLOCUTORI DI DENUNCIARE LE DEBOLEZZE E LE INCOERENZE DELLE SUE SCELTE. LA SATIRA PER ORAZIO NON È VERA POESIA PERCHÉ IL POETA È TALE SE HA UN'ISPIRAZIONE DIVINA E UNA VOCE CAPACE DI SUONI SUBLIMI. LA SATIRA È DUNQUE LETTERATURA PIÙ VICINA ALLA PROSA, DISTINTA DA QUESTA SOLO PER IL VINCOLO DEL METRO. IL LINGUAGGIO DELLA CONVERSAZIONE COLTA E QUELLO ADEGUATO AD ESPRIMERE LE CONFIDENZE DI UN UOMO DI MONDO ELEGANTE. ORAZIO MIRA AD UNA LINGUA DISCIPLINATA E SEMPLICE. PER LUI CI VUOLE BREVITÀ; UN TONO AUSTERO, MA ANCHE SPESSO GIOCOSO; UNO STILE DA ORATORE, MA ANCHE DI POETA E DI UOMO DI MONDO. LA MOBILITÀ E LA VARIETÀ CARATTERIZZANO IL SUO STILE CHE SI MODELLA DI VOLTA IN VOLTA A SECONDA DEL CONTENUTO; A CIÒ SI AGGIUNGE UNA “NEGLIGENZA PROSASTICA” (RIPETIZIONI, COSTRUZIONI LIBERE, INCISI..); PER QUANTO RIGUARDA L’ANDAMENTO COMPLESSIVO DELL’ARGOMENTAZIONE, ORAZIO IMPARA DALL’ELOQUENZA DELLA DIATRIBA: LA CONFERENZA CEDE AL DIALOGO, COINVOLGE GLI INTERLOCUTORI, INTRODUCE SCENE DRAMMATICHE, ESEMPI DELLA STORIA, PARODIE O ANEDDOTI. LE ODI SONO LEGATE ALLA TRADIZIONE GRECA, IN PARTICOLARE AD ALCEO. ORAZIO È ORGOGLIOSO DI AVERNE DIVULGATO PER PRIMO I MODI (ERA COSA COMUNE NELLA POESIA AUGUSTEA USARE QUESTE RIVENDICAZIONI SEGUENDO IL MOTIVO DEL PRIMUS EGO): TALI DICHIARAZIONI RIMANDANO A UN RAPPORTO DI IMITATIO CHE SIGNIFICA SOPRATTUTTO OBBEDIENZA ALLA LEX OPERIS, OSSIA ALLE REGOLE CHE ORGANIZZANO IL GENERE LETTERARIO IN CUI IL POETA OPERA; L’IMITAZIONE INTESA DA UN POETA LATINO IMPLICA QUINDI LA MESSA IN OPERA DELLE POSSIBILITÀ ESPRESSIVE OFFERTE DALLE DIVERSE FORME DI MEMORIA POETICA. IL SUO CANTO È LEGATO ALLA SFERA PRIVATA: L'AMORE, L'AMICIZIA, IL CONVITO. INVOCANDO LA CETRA EOLICA, SIMBOLO DELLA LIRICA ALLA MANIERA DI ALCEO, ORAZIO INDICA LA MOLTEPLICITÀ DI SUGGESTIONI CHE GLI VENGONO DAL MODELLO; NEL RICHIAMARSI AD ALCEO COMUNQUE, RISPETTA ANCHE L'ESIGENZA DEL CLASSICISMO AUGUSTEO. LE DIFFERENZE TRA ALCEO E ORAZIO: I VERSI DEL GRECO ERANO ESPRESSIONE DEGLI AMORI E DEGLI ODI DI UN ARISTOCRATICO DI LESBO, IMPEGNATO NELLE LOTTE POLITICHE DELLA SUA CITTÀ; IN ORAZIO INVECE L'INTERESSE È SÌ PER LA RES PUBBLICA MA COME INTELLETTUALE CHE VIVE DISTANTE DAI POTENTI SIGNORI DI ROMA. SAFFO HA LASCIATO UNA TRACCIA MINORE NELLA POESIA DI ORAZIO, INSIEME ANCHE AD ANACREONTE E PINDARO. ALLE APORIE (=DIFFICOLTÀ) DELLA RICERCA MORALE ORAZIANA SI COLLEGA LO SPAZIO ACCORDATO AL TEMA DIATRIBICO DELL’INSODDISFAZIONE SI SÈ, GIÀ SVOLTO DA LUCREZIO: L’INQUIETUDINE È RAPPRESENTATA COME UN MALE DEL SECOLO DA CUI IL POETA NON SI SENTE AL RIPARO, E NEMMENO I PROPOSITI DI SAGGEZZA SEMBRANO CAPACI DI ASSICURARGLI LA GUARIGIONE. ALLA ESIBITA DEBOLEZZA DELLA PROPRIA POSIZIONE ETICO-FILOSOFICA FA RISCONTRO UN’ACCRESCIUTA IMPOSTAZIONE DIDASCALICA DEL DISCORSO ORAZIANO; LA FORMA EPISTOLARE STESSA CORRISPONDE ALLA POSIZIONE DI UN INTELLETTUALE EMINENTE E RISPETTATO, PUNTO DI RIFERIMENTO DELL’ÉLITE SOCIALE AUGUSTEA. NELLO SPAZIO “A DUE” DELLA LETTERA IL POETA SI PUÒ APRIRE A CONFESSIONI, INSEGNAMENTI.. QUESTO ASPETTO DI DIDASCALICO È ACCENTUATO NEL II LIBRO DELLE EPISTOLE E SOPRATTUTTO NELL’ARS POETICA POICHÉ LA SOCIETÀ AUGUSTEA È ATTENTA AI PROBLEMI LETTERARI E CULTURALI, E PRINCIPLAE INTERLOCUTORE DI QUESTI DISCORSI DI CRITICA LETTERARIA È PROPRIO AUGUSTO, CHE VEDEVA CON FAVORE UNA PRODUZIONE LETTERARIA NAZIONALE: ALLA RICHIESTA DI UN POEMA EPICO-STORICO AVEVA RISPOSTO L’ENEIDE, MA RESTAVA APERTA LA QUESTIONE DEL TEATRO LATINO- LA QUESTIONE DEL TEATRO È CENTRALE NELLE EPISTOLE DI ORAZIO, NELL’EPISTOLA AD AUGUSTO (1,2) POLEMIZZA CONTRO IL FAVORE NEI CONFRONTI DEI POETI DEL TEATRO ARCAICO ROMANO, E IN UNA SPECIE DI “DISPUTA” TRA ANTICHI E MODERNI, ORAZIO SI SCHIERA DALLA PARTE DEI SECONDI IN NOME DEL PRINCIPIO CALLIMACHEO DELL’ARTE COLTA E RAFFINATA, RESISTENDO ALLE PREFERENZE DI AUGUSTO (RACCOMANDANDO ALL’IMPERATORE ATTENZIONE VERSO LA POESIA DA LETTURA, L’UNICA CHE, SECONDO LUI, PUÒ RAGGIUNGERE I LIVELLI RICHIESTI DAL PRESTIGIO DI ROMA). L’ARS POETICA SEMBRA ORIENTARE L’ANALISI DI ARTE E POESIA SUI PROBLEMI DELLA LETTERATURA DRAMMATICA (CIÒ IN RAPPORTO CON IL POSTO PRIVILEGIATO CHE IL DRAMMA AVEVA NELLE TRATTAZIONI DI ASCENDENZA PARIPATETICA A CUI ORAZIO SI CONNETTE. NON BISOGNA PENSARE ALLA RICEZIONE PASSIVA DI UNA FONTE GRECA, DOPO LE RESISTENZE ESPRESSE NELL’EPISTOLA AD AUGUSTO, ORAZIO ACCETTA DI OFFRIRE, CON L’ARS POETICA, UNA CONTRIBUTO TEORICO ALLA QUESTIONE TEATRALE. PREDICA UN'ARTE RAFFINATA E PAZIENTE, E SI RACCOMANDA DI PERFEZIONARE I PROPRI LAVORI CON IL LABOR LIMAE. CON QUESTE RIFLESSIONI HA INOLTRE L’OCCASIONE DI DISEGNARE PREZIOSI TRACCIATI DI STORIA, LETTERATURA E CULTURA, SIA ROMANA CHE GRECA, E APRIRE SQUARCI SULLA VITA QUOTIDIANA DEL LETTERATO ROMANO E DEI CIRCOLI DI ROMA (X ES: EPISTOLA A FLORO, DI INTONAZIONE PIÙ PERSONALE). ORAZIO FU APPREZZATO GIÀ DAI CONTEMPORANEI E DA OTTAVIANO. LA FORTUNA NONOSTANTE QUALCHE INCOMPRENSIONE GIÀ I CONTEMPORANEI RICONOBBERO IN ORAZIO UN GRANDE DELLA LETTERATURA ROMANA: LA SUA FORTUNA COMINCIA PRESTO E CONOSCE POCHE CADUTE. GIÀ NELLA PRIMA ETÀ IMPERIALE ENTRÒ TRA I TESTI CHE SI REGGEVANO A SCUOLA, DIFFUSIONE OVVIAMENTE ACCOMPAGNATA DA UN'INTENSA ATTIVITÀ DI COMMENTATORI A PARTIRE DALL'EDIZIONE DI MARCO VALERIO PROBO (ETÀ DI NERONE): QUESTO LAVORO ESEGETICO ATTORNO AL TESTO DI ORAZIO NON È ANDATO PERSO, SONO GIUNTI FINO A NOI IL COMMENTARIO DI POMPONIO PORFIRIONE (IL PIÙ ANTICO E IMPORTANTE) E IL COSIDDETTO PSEUDO-ACRONE. NEL MEDIOEVO ORAZIO FU BEN CONOSCIUTO A PARTIRE DALL'ETÀ CAROLINGIA, CON UN RUOLO CERTAMENTE PIÙ MODESTO DI QUELLO DI VIRGILIO: ERA APPREZZATO POICHÉ DA LUI VENIVANO ESTRATTE MASSIME DI SAGGEZZA PER I FLORILEGI E SOPRATTUTTO SI LEGGEVANO EPISTOLE E SATIRE, MA LA FORTUNA MEDIEVALE DEL SERMO ORAZIANO È CONSACRATO NELLA DIVINA COMMEDIA. EHI ORAZIO LIRICO, GIÀ IMITATO DA PETRARCA VENNE ESALTATO NEL RINASCIMENTO CON PUNTE SIGNIFICATIVE NEI POETI DELLA PLÈIADE E DELLE ANACREONTEE: DIVENTAVA COSÌ MODELLO DELLA LETTERATURA DI STAMPO CLASSICISTA ANCHE PERCHÉ L'AUTORE DELL'ARS POETICA RESTAVA UN PUNTO DI RIFERIMENTO NELLE DISCUSSIONI DI POETICA LETTERATURA DAGLI UMANISTI IN POI. COME ALTRI POETI CLASSICI ORAZIO IN ETÀ ROMANTICA SUBÌ UNA DECISIVA SVALUTAZIONE MA RESTÒ SEMPRE CARO AI POETI DI FORMAZIONE CLASSICA COME LEOPARDI, E CARDUCCI CHE INAUGURERÀ UNA NUOVA FIORITURA ORAZIANA. 4. L’ELEGIA: TIBULLO E PROPERZIO IL PERIODO DI MASSIMA FIORITURA DELL’ELEGIA A ROMA, IN PARTICOLARE COME POESIA D'AMORE, E LA SECONDA METÀ DEL I SECOLO A.C. CON IL TERMINE ELEGIA NELL'ANTICA LETTERATURA GRECA SI INDICAVA UN COMPONIMENTO POETICO IN DISTICO ELEGIACO (COMPOSTO DA UN ESAMETRO E UN PENTAMETRO DATTILICO). IN GRECIA ERA UN GENERE MOLTO VERSATILE: USATO IN VARI TEMI E OCCASIONI. CI SONO ALCUNE INCERTEZZE SULL'ORIGINE DELL'ELEGIA LATINA: POTREBBE VENIRE DA QUELLA ELLENISTICA OPPURE COME AMPLIAMENTO E SVILUPPO DELL'EPIGRAMMA GRECO. L'ELEGIA LATINA HA UN ELEMENTO CARATTERISTICO: IL SOGGETTIVISMO CHI È UN SUO MARCHIO DISTINTIVO. SONO PRESENTI ELEMENTI AUTOBIOGRAFICI E SI TENDE A NARRARE GLI EVENTI SECONDO MODALITÀ RICORRENTI E CONVENZIONALI. A ROMA FU PERLOPIÙ POESIA D'AMORE: È LUI A RIEMPIRE L'ESISTENZA E A DARLE SENSO. LA VITA DEL POETA È TUTTA DEDITA ALL'AMORE E SI CONFIGURA COME UN SERVITIUM, COME SCHIAVITÙ VERSO LA DOMINA, CAPRICCIOSA E INFEDELE. LA RELAZIONE CON LEI E QUINDI FATTA DI RARE GIOIE E DI MOLTE SOFFERENZE E QUESTO PORTA IL POETA A PROIETTARE LA PROPRIA VICENDA NEL MONDO DEL MITO PROIETTANDOSI IN UN UNIVERSO IDEALE. SEPPUR I POETI RIFIUTASSERO IL MOS MAIORUM, NE CERCANO LEGGI SIMILI NELL’AMORE COME IL VALORE DELLA FIDES, PUNTUALMENTE VIOLATO DALLA DONNA. LA POESIA ASSOLVE UNA FUNZIONE PRATICA: DIVENTA MEZZO DI CORTEGGIAMENTO. SI VEDE QUI QUALE ENORME DEBITO ABBIA QUESTA POESIA NEI CONFRONTI DI CATULLO E DEI NEOTEROI. CON IL LORO STILE GLI ELEGIACI CONDIVIDONO LA RIVOLUZIONE DEL GUSTO LETTERARIO, LA RAFFINATEZZA FORMALE, IL GUSTO DELL’OTIUM, L’IMPORTANZA DEGLI AFFETTI PRIVATI COME ANCHE OGGETTO DI POESIA. SI TRATTA DI UN GENERE POETICO IN ANTITESI AL POEMA EPICO: GLI ELEGIACI ALLE ARMI OPPONGONO L’AMORE ED ESALTANO IL RITIRO NEL PRIVATO TUTTI INTENTI A CELEBRARE NELLA LORO POESIA L’AMORE PER UNA SOLA DONNA SENTITA COME CENTRO E SCOPO DELL’ESISTENZA. QUESTA DONNA È DETTA DOMINA, CIOÈ SIGNORA O PADRONA: SI TRATTA DI SOLITO DI UNA DONNA PROBLEMATICA, NON FACILE DA OTTENERE PERCHÉ RICCA DI SPASIMANTI E NON FACILE DA MANTENERE FEDELE: SI TRATTA DI UN AMORE IRREGOLARE CHE RENDE IL POETA COME UN SERVUS AMORIS. PER LA SUA DONNA IL POETA RINUNCIA ALLA SUA VITA RISPETTABILE SCEGLIENDO UN ESISTENZA CONDOTTA AI MARGINI DELLA SOCIETÀ DEFINITA DAGLI STESSI ELEGIACI NEQUITIA CIOÈ UNA VITA DI INETTITUDINE E DI DISSOLUTEZZA. NON SI TRATTA PERÒ DI POETI IN RIVOLTA: I VALORI DEL MOS MAIORUM SONO UN PUNTO DI RIFERIMENTO POLEMICO MA NON VENGONO MAI ABBANDONATI O SUPERATI. SI TRATTA PER LO PIÙ DI UNA SORTA DI EVASIONE INTESA COME UNA FUGA E UN RECUPERO DELLA LIBERTÀ INDIVIDUALE. TRATTI TIPICI DELL’ELEGIACO SONO POI IL RIFIUTO DEL CARRIERISMO E DEL DENARO: LA PAUPERTAS È INTESA COME DESIDERIO DI VITA MISURATA E LONTANA DAGLI AFFARI DELLO STATO. AL DI LÀ INFINE DELLE IDEALIZZAZIONI LA VITA RITIRATA DI QUESTI POETI È SOPRATTUTTO VITA DI OTIUM LETTERARIO. TIBULLO, PROPERZIO E OVIDIO PARLANDO D’AMORE NELL’AMBITO DELL’ELEGIA. IL LETTORE HA L’IMPRESSIONE DI AVERE A CHE FARE CON STORIE REALI E SOFFERTE MA NON DEVE DIMENTICARE CHE SI TRATTA DI UN ESPERIENZA LETTERARIA. QUESTI POETI HANNO COMUNICATO CHE L’AMORE PUÒ ESSERE UN’ESPERIENZA TOTALIZZANTE, ED HANNO CREATO QUELLE SCENE CHE, PUR VARIATE DI TEMPO E DI AUTORE, SONO INEVITABILMENTEPRESENTI IN OGNI STORIA D’AMORE. QUESTI POETI DICHIARANO DI RIFARSI AI POETI GRECI CALLIMACO E FILETA, MA QUESTO VALE PER LA FORMA. PER I CONTENUTI NON SI RIFANNO ALL’ELEGIA ELLENISTICA A CUI OPPONGONO UN FORTE SOGGETTIVISMO. UN PRECEDENTE IMPORTANTE PER IL GENERE E I LORO POETI È STATO CATULLO E IN MANIERA MINORE LA POESIA NEOTERICA. CATULLO È IL PRIMO AD INIZIARE UN TIPO DI POESIA AUTOBIOGRAFICA CELEBRANDO IL SUO AMORE PER LESBIA. IL PRIMO VERO ELEGIACO È STATO CORNELIO GALLO, MA LA SUA OPERA È ANDATA PERDUTA. SI SA CHE LA SUA VICENDA AMOROSA AVEVA IL CRUCIO DELL’INFERIORITÀ DI RANGO DELLA DONNA AMATA. SI DEVE COMUNQUE PENSARE A QUESTA FIGURA COME AD UN IMPORTANTE ANELLO DI CONGIUNZIONE TRA LA CERCHIA NEOTERICA E L’AFFERMAZIONE DELL’ELEGIA. TIBULLO ALBIO TIBULLO È NATO NEL 55 A.C. NEL LAZIO DA FAMIGLIA DI CETO EQUESTRE; CON BUONA APPROSSIMAZIONE FISSIAMO LA SUA MORTE POCO DOPO QUELLA DI VIRGILIO (19 O 18 A.C.). IL PUNTO CENTRALE DELLA SUA BIOGRAFIA È IL RAPPORTO DI AMICIZIA E PROTEZIONE CON MESSALLA CORVINO, NOBILE UOMO POLITICO REPUBBLICANO CHE CONSERVÒ IL PROPRIO PRESTIGIO ANCHE IN ETÀ AUGUSTEA. FRA LE SUE OPERE ANNOVERIAMO LA RACCOLTA DI ELEGIE NOTA COME “CORPUS TIBULLIANUM”, IN 3 LIBRI (DI CUI SOLO UNA PARTE ATTRIBUITI A LUI). IL PRIMO LIBRO È DOMINATO DALLA FIGURA DI DELIA A CUI SONO DEDICATE 5 ELEGIE SU 10 CHE LO COMPONGONO: LA DESCRIVONO COME UNA DONNA VOLUBILE, CAPRICCIOSA, AMANTE DEL LUSSO, E UNA RELAZIONE TORMENTATA DAI TRADIMENTI. NEL SECONDO LIBRO, 3 DELLE 6 ELEGIE SONO DEDICATE A NÈMESI, CORTIGIANA AVIDA E SPREGIUDICATA. TRA LE SUE ELEGIE È STATO TROVATO UN LUNGO CARME, IL “PANEGIRICO DI MESSALLA”, IN CUI FA UN ELOGIO DI UN IMPORTANTE UOMO POLITICO, SUO PROTETTORE. I DUE CODICI PIÙ IMPORTANTI DI TIBULLO (AMBROSIANO E VATICANO, DEL XIV SEC.) CI HANNO TRASMESSO UNA RACCOLTA DI COMPONIMENTI POETICI DI CUI SOLO UNA PARTE SONO ATTRIBUIBILI AL POETA: QUESTA PARTE È APPUNTO IL COSIDDETTO CORPUS TIBULLIANUM, DIVISO IN TRE LIBRI NEI CODICI (MA GLI UMANISTI DIVISERO IL III IN DUE, QUINDI OGGI PARLIAMO DI 4 LIBRI). I PRIMI 6 COMPONIMENTI DEL III LIBRO, INDIRIZZATI ALLA DONNA NÈERA, SONO OPERA DI UN POETA CHE SI CHIAMA LIDAGMO, PSEUDONIMO GRECO SOTTO AL QUALE SI CREDEVA SI CELASSE LO STESSO TIBULLO: FU IL DOTTO VOSS A RENDERSI CONTO CHE LIDARNO FISSA LA SUA NASCITA NEL 43 A.C., HANNO IN CUI PERÒ TIBULLO NON PUÒ ESSERE NATO DATO CHE, IN QUESTO CASO, AL MOMENTO DELLA SPEDIZIONE IN ORIENTE CON MESSALLA AVREBBE AVUTO SOLO 13 ANNI. MA CHI È ALLORA QUESTO POETA? SONO STATE FATTE MOLTE IPOTESI MA LA PIÙ OVVIA È QUELLA CHE IDENTIFICA IN LÌDAGMO IL GIOVANE OVIDIO, EHI CHE AVREBBE POI RIPRESO NEI TRISTIA UN VERSO GIÀ UTILIZZATO IN PRECEDENZA. COMUNQUE IL PROBLEMA DELL'IDENTIFICAZIONE RESTA APERTO, PROBABILMENTE SARÀ STATO UN POETA DELLA CERCHIA DI MESSALLA; I SUOI COMPONIMENTI RUOTANO ATTORNO ALLA DOLOROSA SEPARAZIONE DALLA DONNA AMATA ED ELABORANO MOTIVI RICORRENTI DELLA POESIA ELEGIACA. ALLE 6 ELEGIE DI LÌDAGMO FANNO SEGUITO, NEI CODICI DEL CORPUS TIBULLIANUM, UN LUNGO CARME DI 211 ESAMETRI, IL PANEGYRICUS MESSALLAE, E UN GRUPPO DI 13 COMPONIMENTI (CHE COSTITUISCONO L’ATTUALE IV LIBRO): IL PANEGIRICO, COMPOSTO NON DOPO IL 31, COSTITUISCE L’ELOGIO AD UN UOMO POLITICO, DI CUI CELEBRA LE VIRTÙ E RIPERCORRE LA CARRIERA. DEGLI ALTRI 13 COMPONIMENTI, I PRIMI 5 SONO ATTRIBUITI A TIBULLO. TIBULLO È NOTO COME POETA DEI CAMPI, DELLA SERENA VITA AGRESTE, EPPURE NON MANCA NEMMENO IN LUI LA VITA CITTADINA CHE FA DA SFONDO AGLI AMORI E AGLI INTRIGHI, I TRADIMENTI E GLI INCONTRI FURTIVI. LA POESIA ELEGIACA SERVE A COSTRUIRSI UN MONDO IDEALE, UNO SPAZIO DI EVASIONE PER IL POETA COME RIFUGIO DALLE AMAREZZE DI UN'ESISTENZA TORMENTATA E DALLE DELUSIONI DI UNA RELAZIONE MAI APPAGANTE. IL LUI IL MONDO DEL MITO È ASSENTE PERCHÉ LA SUA FUNZIONE VIENE SVOLTA DAL MONDO AGRESTE, SPAZIO DI IDILLICA FELICITÀ E DI VITA SEMPLICE E SERENA CHE DIVENTA PERÒ POI IL LUOGO DEL RIMPIANTO E DEL DESIDERIO, DESCRITTO COME SCENARIO PERDUTO DI UNA REMOTA E FELICE ETÀ DELL'ORO ORMAI PASSATA. UN TEMA MOLTO IMPORTANTE PER LUI È L'ANTIMILITARISMO, IL RIFIUTO DELLA GUERRA E L'ESALTAZIONE DELLA PACE. IN TIBULLO SONO PRESENTI MOLTI DEI TRATTI DISTINTIVI DELLA POESIA ELLENISTICA. IL SUO STILE RIVELA UNA SCRITTURA ATTENTISSIMA DOVE LA SEMPLICITÀ È IL RISULTATO LABORIOSO DI UNA SCELTA ARTISTICA ANCHE SE SEMBRA FRUTTO DI IMMEDIATEZZA E DI UN LAVORO APPARENTEMENTE SPONTANEO: DIETRO I TRATTI DELL’IDILLIO BUCOLICO DI INFLUENZA VIRGILIANA, LA CAMPAGNA DI TIBULLO RIVELA IL SUO CARATTERE ITALICO; NELL’ADESIONE AI VALORI TRADIZIONALI, IL POETA RAPPRESENTA LA CONTRADDIZIONE DELL’ELEGIA. RIESCE A CREARE INTENSITÀ CON VOCE MISURATA E DELICATEZZA, DEFINITO “TERSO ED ELEGANTE” DA QUINTILIANO. MENTRE PROPERZIO GUARDA A MODELLI COME CALLIMACO E FILETA COME MAESTRI DELL’ELEGIA, TIBULLO NON INCLINA A SIMILI DICHIARAZIONI DI POETICA: TUTTAVIA QUESTO NON SIGNIFICA CHE NON GLI FOSSE FAMILIARE L'OPERA DEI POETI ALESSANDRINI, ANZI NELLA SUA OPERA TROVIAMO MOLTI TRATTI DISTINTIVI DELLA POESIA ELLENISTICA, E NONOSTANTE MANCHINO TRACCE DELLA SOTTILE ERUDIZIONE ESIBITA DAGLI ALESSANDRINI E SIA ASSENTE L'EVOCAZIONE DI MITI PREZIOSI, SENZA DUBBIO TIBULLO VA ETICHETTATO COME POETA DOCTUS. IL SUO STILE È REGOLARE, LA SCRITTURA ATTENTISSIMA E LA SEMPLICITÀ È IL RISULTATO EHI LABORIOSO DI UNA SCELTA ARTISTICA. L'ESPRESSIONE LIMPIDA SEMBRA FRUTTO DI IMMEDIATEZZA, LO SFORZO DEL COMPORRE RESTA NASCOSTO SOTTO LA SUPERFICIE DI UNA SCRITTURA APPARENTEMENTE SPONTANEA. IL RITMO HA UNA CERTA CANTABILITÀ, UNA CADENZA REGOLARE CHE SPESSO ACQUISTA LA RISONANZA DI UNA RIMA.