Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La Scuola Siciliana: Origini e Caratteristiche della Poesia Cortese in Sicilia, Schemi e mappe concettuali di Italiano

La Scuola Siciliana, o Scuola poetica Siciliana, fu un movimento letterario sorto in Sicilia tra il 1220 e il 1266 presso la corte di Federico II di Svevia. Questo movimento rappresenta la prima produzione lirica in volgare italiano di cui abbiamo ampia testimonianza. I poeti siciliani si ispirarono alla lirica amorosa dei trovatori provenzali, basata sul concetto di amor cortese, ma si distinguevano da essa per alcuni aspetti specifici e innovativi. In questo documento verranno esplorate le origini, i caratteri e le caratteristiche di questa importante scuola poetica.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 09/11/2022

bif23
bif23 🇮🇹

18 documenti

1 / 16

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La Scuola Siciliana: Origini e Caratteristiche della Poesia Cortese in Sicilia e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! LA SCUOLA SICILIANA NB: crociata contro gli albigesi, ebbe luogo tra il 1209 e il 1229 contro i catari e fu bandita da papa Innocenzo III ● La scuola o tradizione trobadorica inizia nell'XI secolo in Occitania (regione culturalmente autonoma rispetto a quella del nord dove si parlava un'altra lingua, oil) e continua nei secoli XII e XIII. Successivamente, in seguito alla crociata contro gli Albigesi, i trobadori si spostarono in Italia settentrionale, in Sicilia alla corte di Federico II ● Grazie all'arrivo presso la corte siciliana di Federico II dei poeti trobadour provenzali, i poeti siciliani iniziarono a leggere ed a frequentare questi poeti e si accinsero a scrivere nella stessa maniera. LA CORTE DI FEDERICO Il * || potere era centralizzato nelle mani dell'imperatore e della sua corte dove risiedevano funzionari e burocrati quasi sempre giuristi * Presso la sua corte confluirono studiosi di varia origine e credo religioso, anche islamici, arabi e ebrei. Per suo impulso vennero tradotti in latino testi letterari, filosofici e scientifici greci e arabi. . n POS La Siza. La costruzione di questo "sollatium" (luogo di * Anche la cultura rispecchiò | gusti € 1 piacere) fu intrapresa negli ultimi anni di vita di re costumi della corte Guglielmo Il. Si pur datare dunque tra il 1165 ed il 1167 LA SCUOLA SICILIANA * Ebbe come autori i funzionari di corte (nobili, notai e giuristi). * Essi usavano per professione il latino, mentre il volgare diventava lingua di cultura per la composizione poetica. Era tuttavia un volgare letterario ,quindi non la lingua comunemente parlata dal popolo; caratterizzata da: - scelta attenta del lessico e delle espressioni - impiego di latinismi - ripresa di calchi e espressioni dei trovatori provenzali | poeti della scuola siciliana * | letterati di corte erano: notai, Jacopo da Lentini, giudici, Guido delle Colonne, consiglieri del re, Pier delle Vigne, nobili, Rinaldo d'Aquino. * Essi formavano intorno all'imperatore Federico Il, anche egli scrittore, un gruppo ristretto di poeti dilettanti. * | poeti della scuola “siciliana” recuperano solo un tema della poesia provenzale, l'amore cortese, ed evitano i temi politici. Gli elementi caratterizzanti l'amor cortese sono: ● Il culto della donna, vista dall'amante come un essere sublime, irraggiungibile. In certi casi anche divino. ● L'inferiorità dell'uomo rispetto alla donna amata: l'amante si sottomette completamente e obbedisce alle volontà della donna. Tale rapporto fra i due sessi è definito "servizio d'amore". L'amante presenta il suo omaggio alla donna e resta in umile adorazione di fronte a lei. Si tratta di un "amore-vassallaggio" in cui il rapporto tra l'uomo e la donna è simile a quello intercorrente tra il vassallo e il suo signore. ● L'amore inappagato: l'amante, cioè, non chiede nulla in cambio dei suoi servigi. Non si tratta però di amore spirituale, platonico, anzi si presenta con note sensuali. ● La gioia, o meglio una forma di ebbrezza ed esaltazione, di pienezza vitale, formata dall'amore impossibile, che però genera insieme anche sofferenza, tormento. ● L'amore adultero, che si svolge al di fuori del vincolo coniugale: addirittura, si teorizza che nel matrimonio non possa esistere veramente "amor fino". Il matrimonio, infatti, spesso era un contratto stipulato per ragioni dinastiche o economiche. Il carattere adultero dell'amore esige il segreto, che tuteli l'onore della donna: per questo il suo nome non viene mai pronunciato dai poeti. ● Il conflitto tra amore e religione, scaturito dalla concorrenza del culto della donna divinizzata con il culto di Dio; inoltre la Chiesa notoriamente condanna il peccato dell'adulterio. Struttura della canzone ● La canzone è un genere metrico formato da un numero variabile di strofe dette stanze, di solito 5, 6 o 7, più eventualmente una stanza più piccola, detta congedo/commiato, in cui il poeta si rivolge direttamente al lettore o al componimento stesso. Generalmente i versi che compongono la canzone sono endecasillabi misti a settenari Nato in Italia e poi diffusosi in tutta Europa, il sonetto (da "suono") deriva dalla stanza della canzone (fronte + sirma)e la tradizione attribuisce la sua invenzionea Jacopo da Lentini (ma la cosa è tutt'altro che sicura). Struttura: è formato da quattro strofe: due quartine e due terzine. | versi sono tutti endecasillabi. || sistema delle rime può variare: in genere, le due quartine possono avere rima alternata (ABAB) o incrociata (ABBA); le terzine presentano una maggiore varietà, Versi: endecasillabi, Argomento: amoroso Qual grazia, qual amore, o qual destino Mi darà penne in guisa di colomba, Ch'i' mi riposi, e levimi da terra? seconda terzina Io son sì stanco sotto il fascio antico A De le mie colpe e de l'usanza ria, A B Ch'i' temo forte di mancar la via, P 1 B E di cader in man del mio nemico. A na - 1 fronte Ben venne a dilivrarmi un grande amico A Per somma e ineffabil cortesia; seconda quartina B Poi volò fuor de la veduta mia, I B Si ch'a mirarlo invano m'affatico. A Ma la sua voce ancor qua giù rimbomba: E O voi che travagliate, ecco 'l cammino; prima terzina D [Venite a me, se 'l passo altri non serra». EF . sirma D C È