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lezioni biologia applicata ai beni culturali a.a. 2022/23, Appunti di Biologia Vegetale

appunti e dispense schematizzate delle lezioni di Biologia applicata ai beni culturali, III anno - LMCU in Conservazione e Restauro anno 2022/23.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 27/12/2022

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Scarica lezioni biologia applicata ai beni culturali a.a. 2022/23 e più Appunti in PDF di Biologia Vegetale solo su Docsity! LEZIONE 1 - BIODETERIORAMENTO DEI BENI CULTURALI Biodeterogeni: microorganismi o organismi che causano danni al materiale, organismi rinvenuti sui manufatti a prescindere dalla loro capacità di danneggiare il substrato. Biodeterioramento: qualsiasi cambiamento indesiderato nelle proprietà di un materiale causato dall’attività vitale degli organismi (Hueck, 1965). Dipende dalle caratteristiche intrinseche dei materiali: - biorecettività: attitudine di un materiale di essere colonizzato, in base a composizione chimica, stato di conservazione, rugosità e porosità (relazione ecologica materiale-organismi). primaria: suscettibilità alla colonizzazione senza necessariamente andare incontro a biodeterioramento. secondaria: azioni di organismi o altri fattori esogeni che causano una modifica alla struttura originaria. terziaria: caratteristiche del materiale vengono modificate dagli interventi umani (consolidamento, biocidi). Processi di biodeterioramento: - fisici: micro- o macro-decoesionamento del materiale dovuto ad azione meccanica degli organismi (alcuni scavano all’interno). - chimici: effetti di processi metabolici operati dagli organismi presenti, che inducono una trasformazione, degradazione, disgregazione del substrato. * Metabolismo Reazioni chimiche che avvengono nelle cellule e che causano la produzione di energia e substrati necessari alla vita, a cui partecipano gli enzimi (proteine, causano optimum di pH, temperatura, concentrazioni di ioni). - eterotrofo: si ingerisce sostanza organica già fatta, che viene scomposta con liberazione di energia. - autotrofo: energia deriva dal sole attraverso la fotosintesi clorofilliana, da CO2 viene costituito il glucosio (molecola organica), che rappresenta per noi una fonte di energia notevole (viene liberata con la digestione). Il metabolismo causa la cessione-assorbimento di materia e porta all’alterazione del substrato: dall’ambiente si sottraggono ioni, CO2, O2, sostanza organica decomposta, e si rilasciano CO2, sostanza organica, prodotti di scarto. Lo scambio avviene attraverso le proteine trasportatrici e la membrana plasmatica con sistemi di trasporto che causano consumo di energia. Modifiche del substrato: acidolisi (alterazione pH), alcalinolisi, complessolisi, scambio cationico, degradazione enzimatica (eterotrofi), produzione di pigmenti. Il deterioramento di una superficie dipende dal comportamento degli organismi: utilizzare la materia come cibo o superficie di appoggio/substrato. Gli organismi autotrofi possono crescere ovunque e colonizzano quasi ogni substrato (organico e inorganico), mentre gli eterotrofi prediligono la materia organica (o inorganica con deposito organico). Eterotrofi La struttura base è la cellula, ed è delimitata da una parete rigida posta esternamente rispetto alla membrana plasmatica. Batteri Fotoautotrofi ossigenici e anossigenici (luce) Chemioautotrofi (reazioni chimiche) Funghi Eterotrofi Vegetali o piante Fotoautotrofi ossigenici (produce O2) Il biodeterioramento dipende anche dalla capacità dei microorganismi di aderire al substrato: - procarioti, alghe: secrezione di sostanze polimeriche extracellulari EPS (carboidrati, proteine, lipidi, acidi umici) formazione di un biofilm (insieme di cellule tenute insieme da forze elettrostatiche, polisaccaridi con funzione protettiva contro essicamento, radiazioni ed erosione e immagazzinano carbonio) da cui poi si sviluppa la patina con l’arrivo di nuovi organismi. → processo continuo dinamico, complesso dipende da tipo di organismo, superficie, condizioni ambientali, espressione di geni specifici. - funghi: struttura filamentosa che aderisce tramite le ife. - muschi, licheni, piante superiori: strutture specializzate come rizine, rizoidi o radici. Le cellule dividendosi formano microcolonie in cui gli ammassi di esopolimeri sono separati da zone senza crescita – microambienti con gradienti di pH, O2, nutrienti, C organico. specie pioniere: autotrofe, più propense a colonizzare per prime, favorendo poi la biocenosi (comunità biologica da varie specie che vivono insieme in un ecosistema). Ecologia del biodeterioramento = studia le relazioni tra gli organismi e l’ambiente. Fattori ecologici: fattori chimici, fisici e biologici dell’ambiente che possono influire sulla vita di un organismo. Legge di Liebig: in condizioni di equilibrio stazionario le sostanze essenziali diventano limitanti se la loro quantità è prossima al minimo – la crescita di un organismo dipende dal fattore presente in quantità minore rispetto alle loro esigenze. Ciò vuol dire che eliminando sostanze essenziali è possibile impedire la colonizzazione sui beni culturali (UR, N, T, luce). Legge di Shelford: gli organismi hanno anche un massimo ecologico ovvero il limite di tolleranza, il cui valore massimo può rappresentare una criticità. L’acqua è uno dei principali fattori che condiziona la velocità di colonizzazione di una superficie. - legata chimicamente: forti legami covalenti. - libera multistrato: deboli legami idrofilici o H sulla superficie. - condensata libera: vapore condensato funge da solvente – favorisce la crescita degli organismi biologici. Le patine nere e verdastre si dispongono in funzione della percolazione di acqua o di pioggia battente. La luce rappresenta la fonte primaria di energia degli organismi fotosintetici –condiziona i fenomeni metabolici degli eterotrofi (sviluppo, riproduzione, ecc). La luce del sole comprende diverse lunghezze d’onda. Parametri che condizionano crescita e sviluppo: - qualità: espressa dalla lunghezza d’onda ed è correlata al livello energetico dei fotoni. gli organismi in funzione del corredo di pigmenti possono avere un assorbimento preferenziale nelle bande del visibile (appaiono con il colore che non viene assorbito). - quantità: intensità della luce, parametro quantitativo che esprime la densità del flusso di fotoni incidenti in unità di tempo e di spazio (μmol x m-2 x s-1). per gli organismi fotosintetici si prende in considerazione la PAR (Photosynthetically Active Radiation) = misura dell’energia disponibile per la fotosintesi (400-700 nm). - durata: dell’illuminazione, influenza la presenza e l’attività degli organismi in relazione alla fotosintesi e ai fenomeni di fotoperiodismo (fenomeni legati all’alternanza luce/buio). Gli organismi si dividono in: - eliofili: necessitano di elevato irraggiamento. - sciafili: prediligono valori più bassi. Negli ambienti ipogei crescono organismi pionieri come alghe e cianobatteri sciafili - qualità, intensità e durata dell’illuminazione influenzano la proliferazione. La temperatura condiziona l’attività metabolica influenzando la cinetica delle reazioni chimiche – in ambienti freschi e umidi il minimo aumento accelera l’insediamento e la crescita di microorganismi. La temperatura influenza l’umidità relativa con correlazione inversa. * Caratteristiche chimiche del substrato: disponibilità di nutrimenti Alcuni elementi chimici sono presenti in maggiori quantità (macronutrienti): - C, H, O2, N, S, P con funzioni strutturali. - Mg, Ca, K con funzioni fondamentali nei processi metabolici. a cui si affiancano i micronutrienti: - Cl, Fe, Bo, Mn, Mo, Cu coinvolti in funzioni di regolazione. Autotrofo – trasforma CO2 atmosferica in zuccheri = organicazione del carbonio. è responsabile dell’attacco a materiali inorganici - si sviluppa su monumenti esterni. Ha poche esigente nutrizionali (sostanze inorganiche, anche inquinanti) ed ecologiche (CO2 e H2O). FOTOSINTESI CHEMIOSINTESI ORGANISMI Alghe e piante verdi Alcuni batteri FONTE DI CARBONIO CO2 CO2 FONTE DI ENERGIA Luce ox di sostanze inorganiche DONATORE DI ELETTRONI H2O Sostanze inorganiche - fotoautotrofo (dalla luce) fotosintesi ossigenica o anossigenica (senza O2). - chemioautotrofo (composti inorganici ridotti S, NH2, NO2). chemiosintesi: organicano il carbonio e ricavano energia dall’ossidazione di vari composto inorganici, rilasciano acidi. tipi di batteri: nitrificanti: ciclo biogenetico dell’azoto, ossidano l’ammoniaca NH4 a nitriti, oppure nitriti a nitrati. solfobatteri/solfo-ossidanti: fonti energetiche sono composti inorganici dello S che viene ossidato a S2 o H2SO4. sono i più osservati sui monumenti, si trovano in posti umidi (sensibili all’essicamento). ↙ Sono pericolosi per metalli e lapidei perché provocano acidolisi. produzione di acidi inorganici forti con azione corrosiva, formano sali +/- solubili CaCO3 + H2SO4 → CaSO4 + H2CO3 ferrobatteri: sfruttano l’energia dell’ossidazione del ferro provocando la formazione di idrossido di Fe. Metodi di contrasto della crescita 1. controllo indiretto (condizioni ambientali). 2. pulitura per eliminare il materiale organico substrato nutritivo, le spore. 3. rimozione meccanica. 4. rimozione fisica (UV, raggi gamma, raggi X). 5. uso di agenti chimici (biocidi) ma possono alterare la pietra causando discolorazione, RED/OX, formazione di sali con cristallizzazione ed esfoliazione, tossici per l’operatore. Bio-restauro Utilizzo di microorganismi come agenti di restauro – in caso di composizione complessa con depositi di solfato, Sali di nitrato, possono essere usate strategie combinate. LEZIONE 3 – CIANOBATTERI E ALGHE Entrambi compiono la fotosintesi ossigenica e occupano gli stessi ambienti, ma diversi perché procarioti (cianobatteri) ed eucarioti (alghe). Fotosintesi ossigenica Gli organismi utilizzano l’energia fisica della luce che viene convertita in energia chimica (legame tra molecole). 6CO2 + 6H2O + hn → C6H12O6 + 6O2 gli elettroni che riducono CO2 sono donati da H2O (si scinde e libera O2). Possiedono pigmenti che raccolgono l’energia solare e la trasformano – 3 famiglie: 1. clorofille a,b,c grazie ai doppi legami (n° determina lunghezza d’onda di assorbimento). 2. carotenoidi 3. ficobiliproteine (in alcune alghe) I pigmenti partecipano al processo di fotosintesi – si trovano nel cloroplasto, nel citoplasma e nella parete cellulare. 1. Clorofille pigmento principale della fotosintesi, presente in tutti gli organismi con fotosintesi ossigenica. Le clorofille sono liposubili e verdi (picchi nel blu e nel rosso), si degradano velocemente (se c’è organismo è vivo). Rimettono parte della luce assorbita come fluorescenza (rosso scuro). 2. Carotenoidi catene lineari, con 40 atomi di C, liposolubili – assorbimento tra 450-480 nm (blu, verde). 2 classi: - caroteni privi di ossigeno (β-carotene) - xantofille contenenti ossigeno. accumulati in condizioni di stress (luce elevata) – le cellule assumono colorazione rossa. 3. Ficobiliproteine pigmenti solubili in acqua, presenti solo in cianobatteri e taxa algali. presentano un gruppo cromoforo con struttura aperta, legato cov alla parte proteica della molecola. assorbimento tra 450-670 nm (ficoeritrina rossa o ficocianina blu). Cyanobacteria Biodeteriogeni, primi organismi a crescere perché usano elementi presenti nell’aria + patina mucillaginosa trattiene acqua e li protegge. → patine e pellicole di vario colore e consistenza sui materiali lapidei, conseguenza? ritenzione idrica per cicli gelo-disgelo, facilitazione all’insediamento di funghi e macrorganismi, mobilizzazione di ioni calcio, distacco di scaglie, dissoluzione del substrato. I più presenti sono Gleocapsa, Phormidium, Chroococcus, Microleus, Lyngbya, Nostoc, Oscillatoria, Scytonema, Myxosarcina. Dove: presenti in acqua dolce e marina, ambiente terrestre, acque termali. Struttura cellule singole o riunite in colonie (filamentose), ma non hanno flagelli. La parete cellulare ha la composizione dei batteri GRAM- – all’esterno è presente un glicocalice (strato mucillaginoso, riveste e trattiene insieme le cellule, forma aggregati coloniali e protegge da trattamenti con biocidi). Fotosintesi Membrane che derivano dal ripiegamento della membrana plasmatica. pigmenti fotosintetici: clorofilla a e ficobiliproteine (ficocianina soprattutto – alghe azzurre). + azoto-fissazione: utilizzano N2 atmosferico per formare molecole organiche, ma metabolismo inibito da O2. I cianobatteri filamentosi la effettuano negli eterocisti (cellule specifiche). Riproduzione e Spore Riproduzione solo per mitosi – nei filamentosi si formano gli ormogoni (corti filamenti che si separano dalla colonia madre). Possono formare spore dette acineti – permettono la sopravvivenza in condizioni ambientali avverse e la dispersione. Tipologia di danno danno chimico: acidolisi per rilascio di acidi organici durante i processi metabolici (azione corrosiva su metalli) scambio cationico biofilm con natura anionica, facilita l’idratazione, ma assorbimento di cationi di Ca. corrosione rilascio di ossigeno con la fotosintesi. precipitazione CaCO3 attività fotosintetica consuma CO2 e sposta la reazione dei carbonati. muschi, cianobatteri, alghe, formazione di depositi calcarei sulla superficie. danno estetico: produzione di pigmenti che formano patite colorate. nere (degradazione della clorofilla) verdi (clorofille) gialle, arancioni, brune (carotenoidi, degradazione della clorofilla) arancio, rosa, rosse (carotenoidi, antociani, flavonoidi). patine colorate scure alterano il comportamento termale della superficie (stress fisico). danno fisico: capacità di trattenere l’acqua nelle guaine cellulari, cicli gelo-disgelo – fratturazioni e distacco di scaglie. alghe endolitiche sono le più dannose – dissoluzione del substrato formano microcavità. disponibilità acqua all’interfaccia tra litobionte e roccia mobilizzazione di metaboliti e ioni minerali. Metodi di studio – Campionamento Alterazioni con alghe e cianobatteri, modalità di campionamento dipendono dalla patina: se lo strato superficiale è polverulento: 1. polvere si preleva con pennello o bisturi. 2. si tampona la superficie della patina con garza imbevuta di acqua e si raccoglie con il bisturi nella provetta sterile. Si fissa con 3% di formalina. 3. si raccoglie la patina con nastro adesivo trasparente. se incrostazione aderente: - asportazione con bisturi di un frammento di crosta con/senza substrato. se alghe interne alle fessure: - campionamento con bisturi o tampone sterile, asportando quanto affiora in superficie. Metodi di studio – Colture monospecifiche Per identificazione delle alghe, microalghe in terreni liquidi – senza flagelli in terreni solidi con agar. Da coltura mista si isolano le singole specie. Metodi di studio – Caratterizzazione tecniche semplici di studio consistono nell’osservazione al microscopio (SEM, laser confocale) e la messa in coltura. tecniche avanzate di biologia molecolare evidenziano la grande varietà di organismi, ma non quali stanno attivamente crescendo e interagendo con il substrato. metaboliti identificati con analisi chimiche specifiche o spettroscopia FTIR (confronto con pattern metabolici noti). Prevenzione - Mantenimento di un’atmosfera controllata con scarsa CO2 e scarsa umidità. - illuminazione con luce gialla o verde. - in ambienti aperti con clima costante – manutenzione del verde circostante per limitare la presenza di ombra (presenza di umidità). Rimozione Pulire l’opera, evitare la ricolonizzazione – tecniche combinate a base di metodi meccanici, fisici, chimici. biocidi: ammonio quaternario, acqua ossigenata, ammoniaca, oli essenziali. approcci: ablazione con laser, raggi UV, copertura per eliminare la luce, inibitori di pigmenti. LEZIONE 4 – I FUNGHI caratteristiche: eterotrofi, pareti non contengono cellulosa, non hanno plastidi, nuclei aploidi con basso contenuto di DNA, non possiedono veri tessuti, vie biochimiche diverse, es. ergosterolo. morfologia: filamentosa (filamenti composti di file di cellule ife, più ife formano il micelio). lievitoide (organismi unicellulari che si riproducono per gemmazione). dimorfica (passano da una forma all’altra). pareti: si compongono principalmente di chitina (polimero di aminozuccheri organizzato in fibrille). Crescita e Nutrizione Le ife hanno crescita apicale e possono formare ramificazioni. I funghi sono eterotrofi assorbitivi: secernano enzimi digestivi nell’apice ifale e assumono molecole da organismi morti (saprotrofi) o vivi (parassiti o simbionti) costituiti da molecole più complesse che vengono degradate. ampie capacità degradative (cellulosa, lignina, composti artificiali) ↙ Producono sostante peculiari (polichetidi, terpeni), sostanze pigmentate, antibiotici e composti velenosi/cancerogeni. Rilasciano acidi organici, es. produzione di acido citrico – funghi xerofili producono acido malico. Metabolismo ed ecofisiologia estrema capacità di adattamento alle condizioni ambientali grazie alle vie metaboliche peculiari: - anaerobiosi carenza di ossigeno – passaggio da metabolismo respiratorio a fermentativo. - psicrofili resistono a T ≤ 0°C. - termofili T ≥ 50°C, grazie ad enzimi specifici. - xerofili condizioni di estrema disidratazione. Riproduzione asessuale un nuovo micelio si forma per frammentazione (moltiplicazione vegetativa) o tramite spore: - sporangiospore sono prodotte in strutture chiuse (sporangi), protette da apice ifale rigonfio. - conidiospore si formano per: o frammentazione di un’ifa in segmenti. o formazione di corte catene, simile a gemmazione. Riproduzione sessuale Le ife che si formano dalla germinazione di spore si accrescono e moltiplicano per via vegetativa. La riproduzione sessuale viene indotta da stimoli ambientali – diversificata nei vari phyla e avviene in strutture chiamate sporofori o corpi fruttiferi. Tipologie di alterazione danni dovuti a: - rilascio di pigmenti - dissoluzione di materiale organico - azione chimica – rilascio di acidi organici con azione chelante. Tipi di funghi nel biodeterioramento: - funghi neri a crescita meristematica MCF 25 generi simili, 4 ordini di Ascomycota. crescono tramite crescita meristematica: ingrossamento delle cellule, ispessimento della parete per deposizione di melanina, formazione di conidi interni protetti e più resistenti. Localizzata in tessuti specifici (es. radici, gruppi di cellule che si dividono). producono pigmento melaninico nero: le melanine conferiscono resistenza agli agenti fisici (UV, gamma, X) e limitano la formazione di radicali liberi. L’eccessiva esposizione alla luce crea specie reattive dell’ossigeno (e- + O2) = stress ossidativo. organismi più dannosi nei confronti della pietra anche su superfici esposte a irraggiamento solare, penuria d’acqua. la crescita di ife provoca danno meccanico, ma no registrato danno chimico (produzione acidi). - basidiomiceti meno coinvolti nel biodeterioramento, ma attacco a travi lignee (rizomorfe), stucchi e affreschi. - funghi anamorfici tutti i funghi di cui non è nota la riproduzione sessuale, ma solo asessuale tramite conidi – Penicillium, Aspergillus. degrado di dipinti murali e manufatti lapidei per la produzione di acidi organici chelanti – solubilizzazione dei minerali con Fe, Si, Mg, estera corrosione e decomposizione. dematiacee hanno micelio pigmentato per presenza di melanine nella parete cellulare. aspergillus sui metalli: trasforma il rame con formazione di crosta di ossalato e deposizione di cuprite. Trattamenti inibitori della crescita/biocidi: - acetato di calcio - timolo: fungicida più utilizzato, naturale, estrato da Thymus vulgaris, per conservazione della carta. moderata tossicità, assorbimento per inalazione. - nistatina: si lega all’ergosterolo e determina formazione di pori nella membrana. rimozione del colore: - acqua ossigenata: melanine insolubili in acqua e solventi organici. inibitori di pigmenti. MATERIALE LAPIDEO VETRO METALLI Macchie, esfoliazione, pitting Opacizzazione, macchie nere Patine, croste LEZIONE 5 – PIANTE TERRESTRI Caratteristiche delle cellule - parete primaria di cellulosa – sostegno e forma. Cellulosa composta da catene di β-glucosio in file parallele. - pareti secondarie dalla deposizione di strati all’interno della primaria, di lignina – compattezza e idrofobicità. - cloroplasti con forma ellissoidale, 20-80 per cellula – contengono pigmenti fotosintetici. le piante terrestri si sono evolute da alghe verdi ca. 420 mln anni fa. si dividono in: piante non vascolari primitive - non hanno tessuti lignificati, piccole dimensioni. organizzazione semplice, corpo detto tallo senza veri e propri tessuti per trasporto di linfa e acqua (radici di ancoraggio). no rivestimenti impermeabili, fortemente legati all’acqua. briofite: anthocerotophyta, Hepatophyta, Bryophita (muschi). forma: fusticino/cauloide (porzione allungata) con filloidi (foglie, diagnostiche) e rizoidi (filamenti basali). filloidi solo strato di cellule, assorbono acqua dalla parte inferiore permeabile. rizoidi funzione di ancoraggio, funghi o cianobatteri simbionti per nutrienti. riproduzione: filamento incolore nella parte alta, sessuale, formazione di spore per meiosi. crescita: acrocarpi (eretti, sporofito sull’apice, formano cuscinetti e tappeti). pleurocarpi (andamento strisciante, ramificazioni laterali, formano feltri e tessuti). ecologia: distribuzione cosmopolita (no ambiente marino). vivono in superfici impervie (piccoli, senza radici, semplici) e sono pionieri. azione pedogenetica (accumulare particellato atmosferico, accelerare trasformazione roccia in suolo). bioindicatori di inquinamento assorbono dall’atmosfera. attività fotosintetica anche con bassi valori di intensità luminosa (sottili e allungati, chiari). sopportano temperature estreme. epatiche in luoghi umidi, muschi sopportano siccità (organismi poichiloidrici). Alterazioni dovute alle piante Muschi ed epatiche sono colonizzatori dei materiali lapidei – azione biodeteriogena per la penetrazione nel substrato delle strutture rizoidali (cicli gelo/disgelo, ambiente aperto, calcari o tufi). Muschi favoriscono la formazione di rocce sedimentarie organogene carbonatiche spugnose – utilizzo della CO2 con la fotosintesi causa precipitazione di CaCO3, e le porzioni inferiori dei talli vengono inglobate nel calcare. Ca(HCO3)2 ↔ CaCO3 + H2O + CO2 MATERIALE LAPIDEO VETRO Talli verdi-grigi, macchie verdastre nd piante vascolari hanno radici, fusto e foglie, altezze elevate per i tessuti lignificati. Alterazioni dovute alle piante La colonizzazione avviene successivamente a quella dei pionieri, attraverso stadi evoluti e complessi. Il degrado è: chimico (apici radicali, acido carbonico – acidità e azione chelante degli essudati). meccanico (pressione esercitata dalle radici). Tessuti Gli organi comunicano tra loro grazie a 2 tessuti vascolari: acqua e nutrienti inorganici e prodotti organici da fotosintesi. Si dividono in: piante senza semi (crittogame vascolari, fecondazione dipende dall’acqua, dispersione spore). piante con semi (spermatofite, fecondazione indipendente dall’acqua, organi riproduttivi in alto). Totipotenza delle piante le cellule vegetali sono plastiche: si sdifferenziano e dividono producendo cellule diverse dalla cellula di partenza. Permettono la rigenerazione di parti mancanti (fenomeni di ricrescita, rende possibile la riproduzione vegetativa). Crescita organismi a crescita continua o indefinita, possiedono zone di riproduzione di nuovi tessuti = regioni meristematiche. - crescita primaria: a livello delle parti apicali, determina crescita in altezza per allungamento di fusti e radici. piante erbacee. - crescita secondaria: formazione di nuove cellule causa crescita in spessore di fusto e radici. piante legnose (solo). Struttura fusto organo eretto sostiene e porta in alto la pianta. esistono anche fusti orizzontali (stoloni, rizomi). fusti sotterranei con funzione di riserva e accumulo di amido (bulbi e tuberi). proteggono le gemme dal freddo. radice a fittone (radice principale e radici laterali più piccole – tipiche di dicotiledoni, crescono in profondità) fascicolato (radici della stessa dimensione – in superficie, pericolose per un manufatto). scambio cationico attraverso l’apparato radicale, scambio di ioni H+ con cationi metallici in soluzione. rete di particelle colloidali con meccanismo di contatto e scambio – diminuzione del pH (4-6). Esempi di crittogame vascolari molte si sono estinte (oggi quasi tutte erbacee), 4 divisioni: - Psilophyta - Lycophyta - Equisetophyta - Pteridophyta: prevalentemente erbacee e perenni. radici e fusto, foglie ben sviluppate in pennate, con germogli a ricciolo. habitat tipico sono boschi umidi e ombrosi. MATERIALE LAPIDEO VETRO Fratturazioni, collassamenti, distacco di materiale nd Piante a seme: gimnosperme (ovulo nudo senza fiori, tutte legnose) - si sono sviluppate prima. coniferophyta: più note e diversificate, arboree o arbustive. foglie e legno secondario hanno canali resiniferi. gusti hanno ramificazione monopodiale con tronco principale e rami più corti. foglie aghiformi e strutture riproduttive a cono (fittone verticale e radici fascicolate orizzontali). angiosperme (ovuli chiusi nell’ovario e veri fiori). monocotiledoni erbacee e dicotiledoni erbacee e legnose. classificazione si basa su fiore I(petali sepali) stami (maschile) pistillo (femminile, ovario). posizione dell’ovario. foglie forma della lamina forma di base e apice margine nervature IP indice di pericolosità 1996 analisi della pericolosità delle piante. individuare: capacità di arrecare danni ai manufatti, potenzialità di propagarsi e sopraffare le altre specie, difficoltà di essere eliminate tramite diserbo manuale o chimico. 3 parametri: forma biologica invasività e vigore (capacità di propagazione vegetativa e tipo di crescita: reptanti striscianti al suolo. pollonifere polloni nuovi rami e radici.) apparato radicale. IP < 3 specie poco pericolose IP 4-6 specie mediamente pericolose IP > 7 specie molto pericolose. Le forme biologiche sistema Raunkiaer classificazione basata su adattamento degli organismi vegetali – strategia di sopravvivenza. analisi floristica del territorio, diversa specie e posizione geografica mostra diversi adattamenti. distinzione tra: piante annnue, bienni, trienni. portamento erbaceo, arbustivo, lianoso, arboreo. posizione delle gemme per nuovi tessuti. Fanerofite: portano le gemme oltre 30cm dal terreno. Camefite: portano le gemme tra 2-30cm, piante perenni e legnose alla base. Emicriptofite: gemme svernanti al suolo, erbacee, biennali o perenni (primule). Terofite: gemme svernanti, erbacee annuali, poco pericolose se si diserbano i semi. Geofite: gemme in posizione sotterranea (bulbi, tuberi, rizomi), erbacee perenni. MONOCOTILEDONI DICOTILEDONI NERVATURA DELLE FOGLIE Parallela Reticolata ANATOMIA DEL FIORE 3 petali, multipli di 3 5 o 4 petali o multipli