Scarica Linguistica generale gatti 1 parte e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! LINGUISTICA- La comunicazione verbale Il termine comunicazione deriva dal latino “communicatio” Contiene il formativo “cum” (con, assieme a) e la radice “munus” (matrimonium, patrimonium- qualcosa che spetta/che tocca a te). I suoi significati fondamentali sono due: • Dono • Compito (incarico) Ma quale nesso esiste tra dono e compito? Davide compie 18 anni e suo padre gli regala una moto molto costosa: questo bene impone però al proprietario nuovi obblighi la cura dei documenti, l’assicurazione, il casco, la manutenzione. Lo stesso vale per i messaggi o i testi: il bene che passa da una mano all’altra in un atto comunicativo è il senso di quanto è detto, che comporta un cambiamento del destinatario. Il bene implica responsabilità (= stessa radice di risposta). • La responsabilità è il comportamento normale di chi riceve un bene. • La risposta è il comportamento normale di colui al quale è rivolta una domanda. Il verbo latino communico significava mettere in comune un bene di qualsiasi genere. Proposta, sentimento. Il significato di comunicare in italiano, come in altre lingue moderne, è quello di “mettere a disposizione di un altro” “far partecipare un altro di un bene che ho”. Momento di scambio. Quanto è scambiato nella comunicazione, non può essere un bene materiale, ma deve trattarsi di segni: non segni qualsiasi, ma che producono un senso. Un’antica immagine della comunicazione intesa come “scambio di beni e di segni insieme” si trova nella figura mitologica del dio Mercurio, veloce messaggero degli dei: è un dio dell’interpretazione dei messaggi, protettore del commercio e aiuta a interpretare lo scambio tra parole. Mercurius, merx, commercium, mercatus. Occorre a questo punto mettere a fuoco il nesso tra comunicazione e comunità tema della “comunità linguistica” . Saussure intende la comunità linguistica come la “massa parlante” di chi parla la medesima lingua; ciò presenta però alcuni limiti. Il sociolinguista Dell Hymes si pone in una prospettiva diversa da quella di Saussure poiché fa riferimento all’interazione comunicativa in cui persone reali comunicano effettivamente: egli arriva così a parlare di “comunità di discorso” e tende a spiegare la comunicazione in base ad un “codice d’interazione”. La struttura in cui si muovono i parlanti non è solo il codice linguistico. Mettendo al centro il testo in quanto interazione comunicativa tra persone, il significato dell’espressione “ comunità linguistica” va ad indicare non solo l’insieme di coloro che parlano una certa lingua, ma l’insieme di coloro che comunicano fra loro. Il nesso tra comunicazione e comunità è mediato dal concetto di cultura tre aspetti significativi per il funzionamento della comunicazione: • È l’insieme dell’informazione (non genetica) che passa attraverso le diverse generazioni. • È la “grammatica” di una comunità, configurazione di sistemi segnici mediante i quali una comunità interpreta e comunica l’esperienza. • È un insieme di conoscenze, credenze, principi e valori la cui condivisione condiziona l’appartenenza alla comunità. Lo “scambio dei beni” nell’interazione comunicativa è tanto maggiore quanto maggiore è la diversità tra chi interagisce: la diversità comporta un potenziale alto di arricchimento ma, allo stesso modo, comporta il rischio che la comunicazione non abbia successo perché diminuisce il “condiviso” che sta alla base dello scambio. Presiedono al successo della comunicazione due principi: • Solo se ci conosciamo la comunicazione, è possibile. • La comunicazione implica novità, quindi differenza fra la cultura del mittente e del destinatario. La comunicazione sta a fondamento della convivenza umana. “fare comunità” è il compito essenziale della comunicazione questo significa creare consenso, intesa e impegno comune. In genere se questo compito non è assolto la comunicazione, deve considerarsi fallita; è rilevante la qualità del consenso ottenuto e ciò si assicura costruendo il consenso, attraverso la pratica condivisa della ragione. Il pericolo però è che, attraverso la forma democratica, s’instauri l’irragionevolezza condivisa: questo pericolo era già stato colto dagli ateniesi (inventori della democrazia) poiché la democrazia, fondata sulla discussione assolutamente libera tra i cittadini, creava il consenso necessario per le scelte della comunità civile in merito al giusto e al conveniente. Il luogo della discussione era l’assemblea, in cui ciascuno aveva il diritto di manifestare il proprio parere la DEMOCRAZIA è la forma di organizzazione civile in cui l’unica forza ammessa è quella della parola; l’efficacia della parola è indispensabile per diventare un cittadino autorevole. È con la sofistica che la competenza di chi si occupava di comunicazione, diventò una vera e propria professione. Differenza tra comunicatore e comunicazionista: • Comunicatore: conduttore televisivo, il politico che sa trascinare dalla sua parte i cittadini (NON è detto che questi siano buoni comunicazionisti). • Comunicazionista: chi ha una consapevolezza sistematica degli strumenti della comunicazione e sa come usarli, affinché la comunicazione sia efficace. Nel buon comunicatore, la competenza comunicativa può essere quasi naturale, un’abilità che si appoggia su automatismi acquisiti (chi sa guidare la macchina, non sta pensando in ogni momento quali gesti deve compiere per eseguire una determinata manovra). Il comunicazionista, invece, conosce le ragioni e gli effetti di tali gesti e sa pertanto come intervenire là dove la comunicazione, s’inceppa. I grandi filosofi greci puntavano alla costruzione di un modello di comunicazione pubblica che voleva contemperare efficacia e ragionevolezza; si costituì il corpus dottrinale della retorica classica= primo importante modello di comunicazione pubblica. La democrazia ateniese, sviluppata intorno all’agorà, aveva favorito la nascita delle prime importanti forme di teoria della comunicazione. Per l’antico poeta romano Ennio, la comunicazione del sapere era un “donare luce” che arricchiva il destinatario senza impoverire il donatore; per noi moderni dopo che ho comunicato, il sapere splende meno. Il reperimento, l’elaborazione e la trasmissione del sapere costano come un qualsiasi altro bene molta comunicazione è dunque un commercio, presenta la volontà nelle sue manifestazioni, si deve comunque riconoscere, nei testi prodotti da un malato, il tentativo di esprimere un disagio profondo. L’ipotesi è, dunque, che l’uomo sia “un animale che ha inevitabilmente senso”. Distinzione tra notizia e informazione Se uno sconosciuto mi si avvicina e mi dice con tono confidenziale “mio cugino è farmacista” mi sta comunicando un’informazione che però a me non interessa; questo significa che un’informazione, per essere considerata notizia, deve essere pertinente con il destinatario e deve in qualche modo riguardarlo. Riesco a comunicare davvero quando il destinatario si rende conto del fatto che, quello che gli sto dicendo, ha senso per lui. Il comunicatore seleziona e comunica solo alcune delle informazioni che ritiene pertinenti per il destinatario. La comunicazione presuppone la partecipazione di almeno due soggetti: si ricorre alla comunicazione tutte le volte che il singolo soggetto non è in grado, da solo, di realizzare un proprio scopo e cerca di coinvolgere altri soggetti. Gli scenari sono due: • Se i due soggetti condividono lo scopo, si realizza un’attività di cooperazione ( due persone cooperano per soccorrere un ferito). • Se gli obiettivi dei due soggetti sono complementari, ciascuno dei due agisce perseguendo il proprio obiettivo, ma ricorre all’altro affidandosi a lui per la realizzazione del proprio obiettivo. Interazione. Gli atti comunicativi che i due soggetti si scambiano, consentono loro di coordinare le proprie azioni, mostrandosi reciprocamente il beneficio ottenuto dall’interazione (= agire secondo il desiderio dell’altro). Per realizzare il suo desiderio, il soggetto deve attivare una “catena di realizzazione” : deve disporre una serie di azioni orientate alla sua intenzione. Esempio: se Luigi, passeggiando per il centro, prova il desiderio di un caffè, la sua conoscenza del mondo gli suggerirà di entrare in un barordinare il caffèberlopassare alla cassa pagarlo. Si tratta di un’interazione comunicativa poiché diversi agenti (barista, Luigi, la cassiera) partecipano all’evento interattivo. È importante tenere conto delle soggettività coinvolte nell’evento comunicativo per capire la comunicazione stessa. Fattori della comunicazione verbale Semiosi: è il processo per cui un’espressione assume valore di segno ed è il fattore più tipico della verbalità. Esempio: quando il nostro sguardo si rivolge a una parete su cui è appesa la locandina de “Il Padrino”, possiamo renderci facilmente conto del fatto che lo sguardo, che rivolgiamo alla locandina è diverso rispetto allo sguardo che rivolgiamo al muro, il muro è lì con una precisa funzione ( riparare dal freddo, sostenere il soffitto), mentre il poster non serve a tener su il soffitto! Il suo compito rimanda a tutt’altro, rimanda a un messaggio funzione semiotica. Gli eventi semiotici sono reali e fisici (le parole che diciamo sono costituite materialmente da movimenti dell’apparato fonatorio, onde sonore) questi eventi fisici non si esauriscono in se stessi: sono stimoli a cui è associato un significato. Il segno è una realtà complessa che unisce qualcosa di fisico, percepibile con i sensi, che rimanda a qualcosa di non-fisico (il valore linguistico) Tutto ciò che rinvia ad altro da sé. È l’unione tra significato e significante. Significante: immagine acustica= strategia di manifestazione. La faccia fonetica del segno non consiste tanto nella sua realizzazione materiale, quanto in un modello di realizzazione che ci consente di riconoscere il segno e di riprodurlo. è un supporto materiale unico ed irripetibile. Significato: concetto. Non vi è nessuna connessione reale/naturale tra significante e significato: l’unica connessione per cui questa connessione sussiste è la convenzione tra i parlanti la connessione è arbitraria ma non soggettiva È solo grazie a una larga condivisione della lingua italiana che ci capiamo. La semiosi è il fenomeno per cui un evento è portatore di contenuto/significato/senso perché, grazie a una convenzione quell’evento fisico è, da me e i miei interlocutori, collegato a un contenuto/significato/senso. Un qualsiasi evento può essere considerato come fatto in sé per l’implicazione che uno ne trae (se tutti i posti in biblioteca sono occupati, ne traggo l’implicazione che devo andare a cercare un’aula libera per studiare) oppure può essere un evento convenzionale che ha un valore semiotico (la segnaletica stradale, i semafori, i segnali luminosi). Esempio: Andrea ascolta canzone di Celine Dion e alla fine osserva “Gran bella voce! Peccato però che il testo non sia niente di eccezionale” Fa riferimento a due aspetti dell’evento “canzone”, valutato dapprima come evento fisico, e in seconda battuta come evento semiotico. Il segno è delimitato da una cornice che sta ad indicare in confine tra oggetto semiotico e non; la cornice indica un ambito di realtà entro la quale opera la semiosi: l’evento in essa contenuto è un evento semiotico che va interpretato confine tra l’evento semiotico e tutti gli altri eventi. L’incapacità di riconoscere la cornice è un sintomo di follia giacché rappresenta l’incapacità della ragione di cogliere il particolare rapporto che rimanda dall’oggetto semiotico al senso. Linguistica l’oggetto di cui questa scienza si occupa sono i messaggi verbali, i quali costituiscono il linguaggio verbale. Non vi è nessuna connessione reale, naturale ed esistenziale tra la strategia di manifestazione della lingua italiana e il valore che vi è connesso; per questo motivo questa connessione sussiste, è la convenzione tra i parlanti, valida solo all’interno del sistema linguistico, sistema convenuto/istituito. La connessione è arbitraria (dal latino arbitrium= volontà di decidere) ma non soggettiva: è solo grazie a una larga condivisione della lingua italiana che ci capiamo condividendo la stessa lingua ci possiamo capire. La strategia di manifestazione (il suono che sentiamo o l’inchiostro che vediamo quando leggiamo) è un supporto materiale unico e irripetibile il segno linguistico è l’unione tra la strategia di manifestazione (significante) e il valore linguistico (significato). L’oggetto linguistico è tale all’interno di un preciso sistema linguistico la parola albero è tale “dentro all’italiano”; in tedesco non significa nulla. Il segno nasce strutturalmente sociale: è adottato da una comunità di parlanti non da una società astratta, una comunità, quindi, concreta in cui ciascuno impara a parlare. Esempio: Federico di Svevia vuole fare un esperimento allo scopo di stabilire quale fosse la “lingua originale” tolse dei bambini appena nati alle madri e li affidò alle nutrici, a cui era stato ordinato di accudirli in tutto ma senza mai parlare: i bambini dapprima s’intristivano, e poi morivano. Questo fa capire che il linguaggio è una dimensione essenziale nella vita di un uomo insegnare a un bambino i nomi delle cose è mettergli in mano la realtà. (dimensione affettiva rilevante). La dimensione glottodidattica ha segnalato che passare a un’altra lingua significa passare ad altri affetti: l’idea di comunità linguistica è, infatti, intesa come concreta comunità di parlanti che realizzano scambi comunicativi effettivi utilizzando una lingua. Nazionalismo “paura di tradire la propria lingua”: quando un popolo comincia a vedere nelle altre lingue, una minaccia per la propria identità pone le premesse per sviluppare un atteggiamento di difesa che degenera in ostilità verso lo straniero= xenofobia. Nessun segno è tale da solo: un oggetto può diventare segno se entra in alternativa con altri segni che dicono significati alternativi. I segni non sono mai isolati, rappresentano sempre un insieme di significati possibili in rapporto di esclusione l’uno con l’altro: i sistemi di segni sono basati sull’opposizione. I sistemi semiotici possono essere linguistici (messaggi infiniti) o non-linguistici (messaggi finiti): • Sistema non-linguistico (segnaletica): prevede un determinato numero di posizioni, ciascuna delle quali corrisponde a un messaggio prestabilito e vi è un rapporto di corrispondenza biunivoca tra segni e messaggi segnaletica stradale, l’alfabeto Morse.. • Sistema linguistico (sistema segnico): non prevede corrispondenze biunivoche ma si basa su corrispondenze semiotiche. Tali corrispondenze non sono rigide ed esclusive giacché il sistema ha la funzione di fornire ai parlanti una serie di strumenti espressivi per costruire messaggi. Le lingue si chiamano “storico-naturali” perché subiscono un’evoluzione storica e, allo stesso tempo, sono un elemento “naturale” della vita e della crescita di una persona e di una comunità la capacità di parlare è una delle dimensioni più originarie della vita e del rapporto di ciascuno con gli altri e con il mondo che lo circonda. Deissi Esempio: se analizziamo l’enunciato “Adesso esco” alle 20.30 di sabato scorso e “Adesso torno a casa” pronunciato dalla stessa persona ma alle 23.30, ci rendiamo conto che il contenuto della parola adesso è cambiato la parola adesso non ha un contenuto definito e autonomo, ha bisogno di agganciarsi al contesto per “riempirsi” di un significato concreto. Io, questo, adesso.. sono deittici: si tratta di parole che presentano la caratteristica di assumere significato in rapporto al contesto in cui sono utilizzate, il loro significato effettivo corrisponde a un fattore dell’esperienza a cui rimandano. Hanno la precisa funzione di stabilire dei collegamenti tra il discorso e la realtà in cui esso si svolge. La deissi funziona nell’incontro del linguaggio con l’esperienza: i deittici hanno al loro interno una parte linguistica e una esperienziale per la parte linguistica è necessario conoscere la lingua per capire i deittici, ma la conoscenza non basta perché occorre interpretare il deittico in rapporto alla situazione concreta in cui è usato. Una parola come adesso non rimanda solo all’esperienza ma è un’istruzione che indica come ci collochiamo rispetto al tempo. La deissi funziona grazie all’interazione linguaggio/realtà: è un momento del linguaggio in cui chi parla e chi ascolta si servono delle “cose che ci sono intorno” per produrre il senso. Ostensione Se si osserva la comunicazione in diversi contesti, ci si accorge che nei discorsi ci sono una gran quantità di cose vere, ma che non si dicono si dice solo quello che è pertinente, non viene detto ciò che è scontato e già presente nella situazione= il contesto interviene nella comunicazione con il suo semplice “essere lì”. “ma non ha freddo?” la mia domanda ha senso perché fa riferimento alla situazione, ma della situazione non si è detto nulla. La realtà entra Il gatto sta giocando con il gomitolo un insieme di suoni ci rimanda a un senso; questo testo è formulato in una particolare lingua (italiano) e solo chi la conosce è in grado di ricostruirne il senso. Ma il testo rimanda a una situazione, più precisamente un’attività (sta giocando con il gomitolo) che è attribuita a un essere (il gatto), dando origine a un’asserzione che evoca una scena e ne afferma l’esistenza. • Oggetto formale: è il punto di vista proprio particolare di ciascuna scienza ogni disciplina favorisce un certo aspetto dell’oggetto reale, prescindendo da tutti gli altri punti di vista possibili. È dunque l’insieme delle risposte che l’oggetto reale dà a un insieme particolare di domande, tipiche di una disciplina particolare. Quando una scienza pretende di essere “la scienza in grado di spiegare in modo esauriente la totalità di un oggetto” =riduzionismo si dimentica che l’oggetto reale è molto più complesso di quanto una singola scienza sia in grado di dire. Con dato intendiamo quello che ci risulta dall’esperienza; nel caso della comunicazione verbale ci troviamo davanti a un dato, costituito dall’insieme delle interazioni comunicative verbali e dall’insieme di testi verbali che in esse vengono scambiati, in cui eventi fisici attivano eventi mentali, che a loro volta condizionano i comportamenti individuali e sociali. La ragione assume i dati come indizi: il “dato” immediato dell’iceberg è la parte che emerge dall’acqua, quella che si vede questo dato può essere considerato ingenuamente come il tutto! Il dato è valutato più correttamente quando è assunto come indizio, dal quale si può ricostruire il fatto nella sua interezza. La scienza si incarica di costruire questo modello razionale fra dato e fatto elaborando dei modelli, i quali interpretano l’oggetto reale nei suoi tratti, secondo le categorie il modello deve rispettare il dato, deve tener conto di tutti i dati disponibili che devono diventare conseguenza logica del modello; se dal modello derivano dati contraddittori rispetto ai dati a disposizione, l’ipotesi su cui si fonda il modello non è accettabile. La comunicazione verbale costruisce un modello per spiegare la corrispondenza tra l’evento che chiamiamo senso e l’evento materiale (oggetto) che veicola il senso. Distinzione tra scienze descrittive (raccolgono e classificano dati) e scienze empirico-deduttive (formulano ipotesi da cui i dati sono deducibili). Le scienze formali (deduttive) sono le discipline matematiche che non hanno bisogno di verifica empirica (ipotesi/prove) poiché questo tipo di scienze devono soltanto rispettare i requisiti di coerenza e semplicità; le scienze empiriche invece, si distinguono in rapporto con il tipo di correlazione che esse hanno con i dati in: • Descrittive: si limitano a raccogliere, ordinare e classificare i dati. • Ipotetico-deduttive: puntano anche a formulare ipotesi da cui i dati siano deducibili. Le scienze esplicative invece, giungono alla formulazione di ipotesi che spiegano i dati: quando si costruisce un’ipotesi si trova il significato del particolare dentro la totalità solo il fatto nel suo insieme dà la ragione del dato e consente di capirlo davvero, perché quel che si vede rimanda a quel che non si vede. Ogni volta che i parlanti pronunciano una certa parola, vi associano un determinato concetto: nella mente di ciascuno dei parlanti, c’è una correlazione permanente tra suoni e concetti la presenza nella mente dei suoni è virtuale. La lingua pertanto non è un dato, perché non si riscontra come osservabile ed esistente in qualche luogo, ma è solo ipotizzabile nella mente dei parlanti. Che cos’è la lingua? È un sistema segnico di cui s’ipotizza l’esistenza nella mente dei parlanti per spiegare il comportamento linguistico di una comunità di parlanti, che eseguendo certi suoni costruiscono dei messaggi. la lingua è astratta ed è la correlazione tra ipotesi di suoni e ipotesi di pensieri. La parola metodo viene dal greco methodos (meta-hodos) che indica “la strada da seguire”, “il percorso per acquisire il sapere” comporta due fasi, la scoperta e la verifica. • La fase di scoperta è il momento in cui lo studioso intravede l’ipotesi che potrebbe spiegare i suoi dati; a questo livello, il metodo consiste nella capacità di cogliere i particolari, valorizzando anche le differenze. In questa fase intervengono l’esperienza e la formazione. • Il livello di verifica è il momento in cui il sapere è messo alla prova: l’ipotesi formulata va giustificata. Si tratta di percorrere il cammino inverso rispetto alla tappa precedente: dalla teoria si ritorna al dato se l’ipotesi è corretta il dato deve conseguire alla teoria. L’ipotesi implica il dato, ma la verità del dato non comporta in assoluto la verità della teoria: tutti i mammiferi partoriscono i piccoli vivi, allora la gatta partorisce i gattini vivi è falso che l’ornitorinco partorisca i piccoli vivi (fa le uova), allora è falso che tutti i mammiferi partoriscano i piccoli vivi è vero che la gatta partorisce piccoli vivi, ma questo non implica che tutti i mammiferi partoriscano piccoli vivi. Per quanto siano numerosi i dati che verificano l’ipotesi, non si potrà mai escludere il presentarsi di un dato che la falsifichi; le prove hanno sempre un carattere di provvisorietà valgono “fino a prova contraria”. Una teoria scientifica non potrà mai essere né totalmente verificata e né totalmente falsificata. Livelli di Astrazione (processo di formazione di concetti partendo dall’esperienza) Tre diversi livelli: • Generalizzazione: attiva il classico procedimento induttivo quando attiviamo una regola e la generalizziamo a tutti i dati simili, basandoci sull’esperienza. Dal momento in cui dato e teoria presentano le stesse proprietà, si passa da molti a tutti: la teoria che abbiamo visto valida per molti va a rappresentare tutte le entità con le stesse proprietà. • Concetto non osservabile: per spiegare questa teoria si ipotizza la nozione di valore il valore non è un dato osservabile, ma è un concetto introdotto ipotizzando una spiegazione per i dati osservabili. • Entità non osservabili: è formulato da indizi Luigi spegne la luce, esce di casa e chiude la porta; dopo alcune ore trova la luce accesa e la porta aperta sulla base di questi indizi, ipotizza che magari un ladro sia entrato nell’abitazione. La logica è intesa come scienza riguardante i processi del ragionamento e non del linguaggio: il ragionamento e il dire sono nettamente separati. Parole come linguaggio e ragione corrispondono in greco a una sola parolalogos. Tre diverse accezioni: • Discorso/linguaggio/parola • Ragione • Calcolo (uso speciale e tipico della ragione) Nelle lingue, le parole non significano sempre le stesse cose: si devono distinguere espressioni omonime e polisemiche. Fiera intesa come mercato locale periodico e fiera intesa come belva, sono due parole omonime (=due parole distinte il cui significante è identico). Ben diverso è il caso di capo che in diversi usi presenta significati diversi ma evidentemente imparentati (testa, inizio, dirigente), in questo caso si parla di polisemia. Tra calcolo e ragione vi è un altro tipo di polisemia, poiché il calcolo è un uso particolare della ragione: ma la nostra ipotesi è che ci sia una polisemia anche tra ragione e discorso/ linguaggio/parola. Cominciamo con il paragonare la ragione ai sensi (intesi come organi percettori). Ognuno di questi sensi svolge una funzione molto rilevante per il nostro rapporto con la realtà, ci rapporta con un aspetto preciso. Analogamente possiamo parlare della ragione come “dell’organo” che rapporta l’uomo con l’insieme dell’esperienza e della realtà: questo rapporto è molto connesso con il linguaggio, poiché è luogo e condizione del rapporto di ciascun uomo con gli altri uomini e il mondo. La ragione è “l’organo del tutto” ed è proprio l’organo che apre quel che c’è nella sua totalità (i dati sono indizi e la loro funzione è di indicare il tutto). La funzione fondamentale della ragione è la capacità di dirigersi spontaneamente verso un fine; rende l’uomo responsabile di quello che c’è proprio poiché egli è un essere consapevole della propria posizione all’interno della realtà. Ogni atto di comunicazione è considerato come necessariamente “articolato” in se stesso, complesso, nato da una composizione. Il logos inteso come discorso, Platone già osservava che non era fatto solo della successione degli elementi: ci vuole un legame inferenziale, cioè una ragione che tenga insieme gli elementi che compongono un testo. Paragona il testo al corpo umano, affermando che il discorso è costituito da una testa, un tronco e delle estremità. Composizionalità il linguaggio umano non presenta solo singole espressioni linguistiche dotate di significante e significato, ma anche da strutture composte ottenute dall’unione di più strutture linguistiche che vengono a formare un senso unitario e nuovo, un senso che non coincide con la semplice sommatoria delle strutture. La lingua ci permette di costruire un numero in pratica infinito di messaggi, da un numero finito di elementi di base creatività linguistica. Platone distingue nomi e verbi; i verbi sono segni che si riferiscono alle azioni (camminare, correre, dormire) mentre i nomi sono segni che indicano chi compie tali azioni (cervo, Luigi, un amico). Il discorso ha senso solo tutto intero e ha senso proprio perché è costituito di parti che sono fatte per stare l’una con l’altra; solo se uniamo (in greco sympléko= intrecciare) verbi e nomi otteniamo un testo sensato, produrre senso significa mettere insieme due elementi di cui uno dice un modo d’essere(verbi) e l’altro un essere che può essere in quel modo (nomi). Il linguaggio ha due aspetti rilevanti: è attraverso la lingua che l’esperienza si articola giacché la lingua fornisce la rete categoriale mediante la quale caratterizziamo i diversi aspetti dell’esperienza, ed è attraverso la composizionalità del linguaggio che l’essere umano rappresenta fatti che nell’esperienza si possono riscontrare. La composizionalità è gestita mediante la sintassi, che definisce le combinazioni ammesse e non. Nasce da qui l’idea delle grammatiche generative, che seguono due orientamenti: • Orientamento concatenativo, che porta alla costruzione di un sistema di regole sintattiche arbitrarieporta alla costruzione di un modello di lingua come generatore di frasi (=sistema di procedimenti per combinare i segni in modo da ottenere frasi). Si ottiene un discorso ben fatto grazie alla pura applicazione di regole combinatorie. • Orientamento categoriale, che punta a motivare semanticamente le regole sintattiche. ■ Lingua secondo il filone greco-romano: Platone contrappone due spiegazioni possibili del linguaggio quello visto come una convenzione e il linguaggio posto per natura (tentativo di spiegare la giustezza del nome). Aristotele attua una prima enumerazione delle parti del discorso nome, verbo, articolo, caso, enunciato. ■ Medioevo con Dante che analizza la natura del segno e la sua corrispondenza con la natura dell’uomo, il quale ha un che da comunicare, ma non può comunicarlo direttamente perché è anche un essere corporeo e la conoscenza che ha della realtà (mondo esterno) può avvenire solo attraverso il corpo. Il segno linguistico avrà dunque due versanti da una parte il segno avrà un aspetto materiale per consentire la comunicazione tra gli esseri umani, dall’altra avrà nel significato un aspetto spirituale. Un contributo che il Medioevo ha dato alla linguistica sono le ricerche che riguardano due ambiti: sintassi e semantica. L’idea sostanziale è che in tutte le lingue vi sia un’unica struttura. • La linguistica ufficiale nasce con il volume di Bopp nel 1814, durante il periodo romantico la domanda che ci si pone è: come si è costituito un dato? Attraverso quali tappe è passato? È sotto questi quesiti che nasce la linguistica con la consapevolezza di essere una materia individuale, scienza che segue metodi propri per formulare teorie. ■ Linguistica storico-comparativa: attraverso il confronto fra varie lingue documentate, si cercherà di ricostruire frammenti di lingue dalle quali le lingue documentate sono derivate. STRUTTURALISMO Le origini della linguistica strutturale sono fatte risalire alle prime formulazioni effettuate da Ferdinand de Saussure. se si vuole scoprire come funziona una lingua, ci si deve porre su un piano sincronico, descrivendo degli stati di lingua. • Saussure per le origini della lingua tenta di recuperare la grammatica tradizionale. • Si basa sulla lingua russa (de Courtenay e Kruszewski) : differenzia la sincronia dalla diacronia, preferendo la prima, vi è una necessità di formulare ipotesi sul funzionamento della lingua, bisogna capire l’importanza del suono nel linguaggio, in altre parole la traccia psichica che è lasciata nella nostra mente, collegabile ad un’unità-concetto. Il suono, infatti, deve essere necessariamente collegato al concetto poiché da solo non basta per il funzionamento della lingua. il linguaggio è costituito da suoni, la sede primaria del linguaggio che è anzitutto lingua parlata e solo secondariamente lingua scritta; tuttavia il suono come fatto fisico concreto, è pronunciato e udito, ma non basta a far funzionare la lingua. Il suono /b/ funziona in quanto suono linguistico soltanto perché è inteso come manifestazione di un’unità che deve vivere in permanenza in sede psichica l’infinità ripetibilità dei suoni consente il funzionamento della lingua solo se è posta in corrispondenza con determinati valori. De Courtenay sostiene che il semplice suono non è di per sé linguistico in quanto non può svolgere alcuna funzione; diventa linguisticamente pertinente quando è in corrispondenza con una costante che ha una sua vita psichica permanente a livello mentale. Un altro aspetto del meccanismo della lingua per i due studiosi russi è l’associazione per somiglianza, cioè molte parole hanno parti in comune che aiutano la nostra memoria a memorizzarle più velocemente; un altro aspetto è l’associazione per continuità (=rapporti che legano termini di un testo), in altre parole capiamo nel testo di un messaggio quale termine manca per completarlo. una cosa è contigua quando in una certa linea si trova prima o dopo l’altra, senza che vi sia interposta nessun altra cosa. Proprio su questi due principi, similarità e contiguità, si fonda la teoria strutturale. Quando si studiano i fatti di lingua, per il soggetto parlante la loro successione nel tempo è inesistente: per poter comprendere deve fare nella sua mente tabula rasa, sopprimendo in questo modo il passato. Ciò significa eliminare la diacronia. Saussure distingue una linguistica esterna da una interna: entro quest’ultima il linguaggio si articola in due momenti ben distinti la lingua intesa come sistema di segni, e la parole intesa come esecuzione/uso di questo sistema di segni. La lingua può essere studiata indipendentemente dalla parole; così le lingue morte, che pur non sono parlate (non hanno quindi una parole) possono essere studiate nel loro meccanismo. In rapporto alla langue e alla parole ci si può chiedere quale sia la loro funzione: • Langue: ha un aspetto sociale poiché è identica in tutti gli individui di un determinato gruppo, caratterizzato proprio dall’avere la stessa lingua, reciproca comprensione. È il prodotto che si registra passivamente. • Parole: è più vicina all’individualità, i singoli parlanti sono gli esecutori della parole e sono coloro ai quali va fatta risalire la responsabilità dei discorsi. È una atto individuale di volontà e intelligenza. Segno= significato+ significante immagine acustica= traccia psichica di questo suono. Quali sono i caratteri fondamentali del segno linguistico? • Arbitrarietà: non c’è nessuna ragione reale per cui il significato di bue sia legato al suono /bue/ poiché può essere legato anche al suono /boef/. Potrebbe apparire come un aspetto negativo poiché “assente di motivazioni”, ma ha invece un’azione positiva sulla stabilità della lingua. La scelta del significante non è però sempre arbitraria: • Onomatopee: sono le imitazioni convenzionali di certi rumori, che hanno subito poi evoluzioni nel tempo. • Esclamazioni: alcuni pensano che siano dettate dalla natura e che in loro il rapporto significato-significante sia necessario e fisso, mentre altri pensano che cambiano in modo arbitrario a seconda della lingua. • Linearità: il segno si presenta lineare poiché nella lingua scritta, specialmente, c’è un prima e un poi che si trasferisce nella successione (destra a sinistra, sinistra a destra). ordine temporale. L’ordine delle parole è rilevante e nelle diverse lingue ha sempre la funzione di esprimere determinati momenti del significato oppure rapporti relativi alla strategia con cui il parlante espone i propri contenuti. Entità: coincide nella lingua con il segno inteso come unione di significante e significato. Unità: segmenti fonici più o meno diversi che rappresentano la stessa cosa; non ha solo una natura fonica ma anche funzionale. la parola “guerra” la si può pronunciare con un tono assolutamente neutro con una qualsiasi parola, oppure si può dire “Oh che guerra” con tono inorridito. • Sistema delle Differenze: l’identità delle unità linguistiche è costituita soltanto dalle loro differenze. Ciascun segno è costituito dal significante e dal significato i quali costituiscono un’entità linguistica solo se uniti ogni segno è se stesso in quanto inserito nel sistema linguistico in cui funziona. Ciascun elemento del significante è tale in quanto si oppone a tutti gli altri elementi dal punto di vista strutturale nel meccanismo della lingua, è importante che /b/ si pronunci /b/ soltanto se si differenzia da tutti gli altri fonemi della lingua italiana. Questo vale anche sul piano del significato: ciò che costituisce un certo significato è il non identificarsi con gli altri significati. Il valore linguistico nasce da una parte dal fatto che il segno è unione inscindibile di significato e significante, e dall’altra che ciascun segno non è se stesso se non è visto nella solidarietà di tutto il sistema segnico ciascun segno è se stesso in quanto si oppone agli altri segni. La natura del segno è essenzialmente oppositiva il segno è se stesso non per le qualità positive che possiede, ma per il non essere gli altri segni. In italiano distinguiamo “legno” “legna” “legname” e “bosco”, mentre il francese identifica quest’ area semantica con il termine complessivo di “bois”. Il fatto che ciascuna lingua distribuisce a modo suo i significati sulle parole, è interpretato da Saussure come prova del fatto che l’articolazione del significato si modella sull’articolazione del significante. Filosofi e linguisti sono sempre stati concordi nel riconoscere che, senza il soccorso dei segni, noi saremmo incapaci di distinguere due idee in modo chiaro e costante. La sintassi è l’aspetto più razionale ed ordinato, poiché in esso opera maggiormente la regola ciò che importa per il meccanismo della lingua è il modo in cui gli elementi possono o non possono connettersi in un testo.