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Lucio Anneo Seneca: vita e opere, Appunti di Latino

La vita e le opere di Lucio Anneo Seneca, autore della letteratura latina. Si parla della sua storia, delle opere principali e dei dialoghi di ambito filosofico. Si approfondiscono le opere di impianto consolatorio, come la Consolatio ad Marciam e la Consolatio ad Helviam Matrem. Viene inoltre analizzato il De brevitate vitae, in cui Seneca sostiene che la vita è lunga se si sa farne buon uso. Si parla anche della morte di Seneca e della sua produzione letteraria.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 03/10/2022

elena31415926
elena31415926 🇮🇹

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Scarica Lucio Anneo Seneca: vita e opere e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! LUCIO ANNEO SENECA Autore Della Letteratura latina, si dedica a vari generi letterari è poliedrico, ai dialoghi di ambito filosofico, epigrammi, tragedie, consolazioni di origini greche. La sua storia si intreccia con la storia romana. Per origine proviene dalla Spagna, dalla provincia iberica. Nasce a Cordova in Spagna. Appartenente a una famiglia ricca equestre, Suo padre era un intellettuale, Lucio Anneo Seneca detto retore. Nel momento in cui inizia ad intraprendere la sua attività oratoria saliva al trono Caligola, che lo condannó a morte o per essere coinvolto in intrighi politici o perché non amava la sua produzione oratoria. Svetonio testimonia che Caligola non amava la sua oratoria. Seneca viene salvato da una donna, un'amica, probabilmente agrippina. Alla morte di Caligola, Per motivi a noi ignoti l'imperatore Claudio lo manda in esilio in Corsica per 8 anni (dal 41 al 49) nei quali cerco in tutti i modi di ottenere dal princeps la possibilità di tornare a Roma. Il suo modo unico e migliore era l'arte di scrivere. Tentò di ingraziarsi Claudio con l'elogio cortigiano contenuto nel consolatio ad polybium, dedicato ad un potente liberto del princeps. Nel 48 messalina venne uccisa e il suo posto venne preso da Agrippina che sposò Claudio e così ottenne il perdono Seneca, suo amico. Il fine era renderlo precettore di Nerone, figlio di Agrippina nel primo matrimonio. A questo periodo va ascritta la composizione del De brevitate vitae. Alla morte di Claudio nel 54 d.C., Seneca si vendicò di lui componendo una beffarda satira menippea, li Ludus de morte Claudii, noto anche come Apokolokyntosis, ossia Apoteosi della zucca. Seneca riteneva Nerone come il migliore dei princeps, credeva che potesse essere un buon imperatore. Scrive tutte le tragedie in questo periodo. Quando muore agrippina Seneca capisce che era arrivato il momento di allontanarsi dalla vita pubblica. Tale morte significa la fine dell'illusione di un governo improntato ad una autocrazia illuminata. Seneca decise tuttavia di restare almeno sino alla morte di Afranio Burro. Il posto del prefetto del pretorio fu preso da Tigellino, uomo senza scrupoli e allora Seneca decise di ritirarsi a vita privata. In questi anni approfondisce la propria cultura e conoscenza e si dedica scrivendo a nuovi generi letterari. Una fonte successiva rappresentata da Tacito in quegli anni si accompagna anche ad un ostentato distacco dalla vita pubblica anche per evitare i sospetti di Nerone. exitus virorum illustrium, venivano chiamate le morti degli uomini illustri/famosi e venivano pubblicati, la morte di Seneca fu celebre. Tacito nel principato di Nerone racconta la morte di Seneca. Ogni precauzione si rivelò vana perché nel 65 d.C venne scoperta la congiura ordita da Pisone contro il princeps. Nel corso della dura repressione, nella quale morì anche il poeta Lucano, nipote di Seneca, egli venne costretto al suicidio, come raccontato in un celebre passo da Tacito negli Annales Lo strumento del dialogo. Un gruppetto di testi Senecani di argomenti filosofici è pervenuto sotto il titolo di DIALOGI. Sono 10 opere per un totale di 12 libri, a differenza di Platone o Cicerone l'autore parla sempre in prima persona, avendo come unico interlocutore il dedicatario (fittizio talvolta in quanto talora è presentato impersonalmente) dell’opera, sono veri e propri monologhi. I dialoghi pervenuti più importanti sono quelli di impianto consolatorio. La più Antica e la consolatio ad marciam scritta prima dell'esilio. Seneca si propone di consolare marcia, figlia di cremuzio cordo, e aveva perso un figlio per cui soffriva già da 3 anni. Seneca riprende tutto il repertorio topico degli argomenti dei filosofi per consolare il lutto e dicendo che la morte non è un male ma un passaggio alla vita migliore. Consolatio ad helviam matrem nel momento si cui lui si trova in esilio e sua madre soffre per la sua condanna e lontananza. Scrive la topica consolatoria elaborata dalla filosofia e le scuole filosofiche in relazione e alle situazioni di esilio proponendosi di dimostrare che esso non è un male. Ha portato le sue argomentazioni, si tratta di un semplice mutamento di luogo che non toglie il bene all'uomo, non toglie virtù. Poi segue una serie di temi personali. Elvia (sua madre) è stata esportata a prendere esempio dalle donne coraggiose e nobili a cercare conforto nello studio e nell'affetto della famiglia e a pensare che il figlio anche se lontano da casa stava bene dedito allo studio e alla filosofia. Una delle opere migliore per il tono improntato ad affettuosa intimità ma anche alla nobile dignità. Vuole trasmettere la sua sicurezza e emerge il tratto di lui che vive nella contemplazione della verità e trova la forza nel vivere. Consolatio ad Polybium uno dei preferiti, un liberto, dell'imperatore Claudio. Scrive in occasione della morte di suo fratello. Voleva consolare quest'uomo per ottenere l'intercessione a tornare a Roma, un pretesto per porgere a Claudio una vera e propria supplica. Si capisce che non è estremamente genuino poiché esagera nella descrizione di polibio. È una vera e propria supplica. L’elemento encomiastico assume un rilievo preponderante. Infatti tratta comunque di polibio e il fratello ma soprattutto di Claudio di cui esalta le imprese militari. Attraverso la prosopopea gli fa rievocare i gravi lutti e le sofferenze della dinastia Giulio Claudia. I dialoghi trattati sono molteplici ma i più importanti sono il de ira, de brevitate vitae, de otio De brevitate vitae Risale al 49, anno del ritorno dall’esilio ed è dedicato all’amico Paolino. Sostiene che gli uomini hanno torto a lamentarsi riguardo la brevità del tempo assegnato dalla natura perché La vita, se sai farne buon uso, è lunga. La maggior parte delle persone spreca il tempo e la vita con opere frivole, sono gli occupati contrapposti ai sapienti che sanno come sfruttare al meglio il tempo. Gli errores su cui Seneca si concentra riguardano la qualità della vita dell’uomo, che irrazionalmente vede la realtà come caotica. Il compito del filosofo è ricomporla e darle una forma razionale. Seneca non vuole proporre ai suoi interlocutori e lettori una filosofia astratta, ma guarda alla vita reale cercando di aiutare gli uomini ad adottare un’arte di vivere capace di smascherare i falsi valori e concedere una filosofia come strumento terapeutico che può curare l’uomo. La paura della morte è frutto della inconsapevolezza o della dimenticanza della condizione imposta all’uomo sin dalla nascita; la morte non è una punizione ma una lex naturae. Il tempo concesso appare breve per chi è schiavo di inutili occupazioni che distolgono dalla comprensione di ciò che è davvero importante. Le Epistulae morales ad Lucilium. Sono riconosciute come il capolavoro di Seneca: sono una raccolta di lettere di argomento etico indirizzate all’amico Lucilio Iuniore, composte tra il 62 il 65 d.C. Esse infatti contengono, nella forma più ampia e compiuta, l’espressione del pensiero filosofico di Seneca. Sono infatti componimenti di tono colloquiale, intimo e discorsivo, dotati di grande immediatezza. L’obiettivo è il progresso morale; -La vita è davvero breve? Seneca si rivolge a persone che avevano vissuto e si sentivano preda del tempo come Paolino, che erano impiegate in lavori impegnativi e passavano il tempo libero dedicandosi all’ozio. Il tempo a disposizione degli individui non è di breve durata ma è reso tale dagli