Scarica manuale di educazione al genere e alla sessualità e più Sintesi del corso in PDF di Scienze Sociali solo su Docsity! Manuale di educazione al genere e alla sessualità Capitolo 1 COME SI DEFINISCE IL GENERE LE TEORIE CLASSICHE Il concetto di genere = nel corso del 1900 Il termine gender = descrive due categorie di un’entità sessuale e non come il suo equivalente termine italiano genere che, polisemicamente, si riferisce a diversi ambiti disciplinari (genere letterario, genere nelle scienze fisiche ecc.). 3 prevalenti prospettive di analisi della trasformazione delle differenze sessuali: prospettiva conflittualista la si può considerare alle origini di un pensiero scientifico sul processo di costruzione sociale dell’identità di genere. Infatti, già nel 600 si deve all’osservazione di pensatori quali Poullain de la Barre e un secolo dopo al marchese de Condorcet la rivoluzionaria affermazione secondo la quale l’opinione dell’inferiorità della donna era basata non era provato scientificamente, quindi, sul pregiudizio alimentato da una cultura prevalente maschile. Pregiudizi alimentati da leggi maschiliste, donne no diritti inalienabili. corso del 1900 = base della letteratura femminista e emancipazione femminile (suffragette). fu al centro delle riflessioni di molti studiosi sociali e, fra questi, anche di donne pioniere come Mary Wollstonecraft (1700, definita pre sociologa, critica dinamiche sociali che influenzano educazione maschi/femmine) e Harriet Martineau. corrente funzionalista, che guarda alle differenze biologiche e culturali fra uomini e donne come a loro attributi identitari. In particolare, ogni individuo, attraverso il percorso di socializzazione, apprende e interiorizza dal proprio contesto di riferimento quelle regole, valori e aspettative di ruolo che ne costruiranno l’identità di genere . Per i teorici del funzionalismo il margine di cambiamento sociale è limitato a quanto necessario per assicurare il perfetto funzionamento del sistema sociale, ossia il suo ordine, riproduzione e adattamento assicurati dalla divisione sociale dei ruoli, anche essa fondata sulle caratteristiche biologiche, anatomiche, fisiologiche maschili e femminili e sul loro valore sociale. fenomenologia e dall’etnometodologia, secondo la quale a determinare le differenze di genere sono i comportamenti che uomini e donne mettono in atto utilizzando le risorse a disposizione. punta sull’azione di ogni individuo servendosi del corpo, del linguaggio, della posizione sociale per produrre la propria identità di genere. Il livello di conformità o, al contrario, di rifiuto individuale dei modelli forniti dalle agenzie di socializzazione rende proprio gli individui i promotori delle identità entro un ordine di genere che definisce ciò che è maschile e ciò che è femminile con il fluire delle relazioni sociali. LE LETTURE FEMMINISTE Considerando quella femminile come la condizione tradizionalmente più svantaggiata rispetto al genere maschile, questa posizione critica verso la società è stata riconosciuta con il nome di femminismo. In esso confluiscono le proposte di studio, ideologiche e politiche di un complesso e articolato movimento sviluppatosi a partire dalle richieste per il riconoscimento del diritto di voto alle donne nella Francia della Rivoluzione francese. Si deve alla pensatrice e attivista Hubertine Auclert il primo riferimento al termine femminismo in un suo articolo per la sua rivista ´La Citoyenne nel 1881. In questo articolo Auclert, denunciate le asimmetrie fra la condizione di vita di uomini e di donne e le dinamiche di oppressione di genere, propose un modello sociale le cui leggi, norme e pratiche non assumessero il sesso biologico come fattore per modellare l’identità sociale e l’accesso ai diritti della persona. Nel tempo si sono distinti 4 modelli di femminismo: 1) Primo femminismo = 1830 (Primo Congresso per i diritti delle donne di Seneca Falls) - 1920 (19 emendamento della Costituzione per il diritto al voto). Europa e stati uniti, parità di diritti, filosofa Harriet Taylor pubblica “emancipazione delle donne” 1851, maschilismo è culturale non biologico. de Beauvoir con “il secondo sesso”, spiega le ragioni e come uscire dal patriarcato. Harriet Martineau idea pioneristica di una rivista di studi di genere. Anche Marx e Engels che nel modello di produzione capitalistica individuavano la possibilità di rivoluzionare i rapporti tra sessi, riconoscendo alle donne una funzione produttiva non solo riproduttiva. 2) Neofemminismo = Post guerre mondiali, sulla base delle differenze biologiche e culturali tra uomo e donna si richiede parità nell’accesso ai diritti. richiesta diritto aborto e tutela vittime di violenza. 3) Terzo = valorizzazione delle differenze fra le stesse donne (età, condizione economica e sociale). Forma molto più integrata nelle istituzioni politiche. Conquista di diritto aborto, divorzio, tutela lavoratrici madre e le azioni positive = il sesso più svantaggiato viene favorito rispetto all’altro anche in violazione delle norme sulla parità di genere, violazione giustificata. 4) Quarto = contemporaneità. 2 fattori - Cambiamento tecnologico, ridefinizione valori predominanti - Generazione z molto più fluidità sessuale GLI WOMEN’S STUDIES Anni 60 = con sviluppo del femminismo negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei, sono nati i corsi di women’s studies, basati sulle teorie, sulle metodologie e sulle pratiche femministe. Un approccio multidisciplinare, in ambito accademico, che voleva rispondere a quel vuoto di conoscenze che una cultura maschile e patriarcale aveva prodotto. Negli anni 90 lo storico Duby e la storica Perrot curavano la pubblicazione di un’importantissima opera storica che si può definire corale e considerare una pietra miliare in Italia e nel resto del mondo: Storia delle donne in Occidente, l’analisi delle false rappresentazioni delle donne su cui si basava la cultura dominante. Si scoprono storie e opere che non facevano parte dei canoni tradizionali, vengono esaminate tutte le tematiche che riguardano le donne come le questioni di potere, la divisione dei ruoli, la creazione e la cristallizzazione delle strutture sociali. Tra le prime storiche che si sono particolarmente impegnate in questo ambito ricordiamo Kelly e Smith, le quali opposero un secco rifiuto all’uso degli stessi strumenti e approcci di chi aveva agito l’esclusione dal punto di vista scientifico. I MEN’S STUDIES I men’s studies si occupano degli uomini e del loro agire sociale, nascono negli Stati Uniti. Proprio sulla scia di questi movimenti e degli studi femministi che molti uomini cominciarono a interrogarsi e a riflettere sulla loro esperienza sessuale, sul significato del loro essere uomini, avviando un’operazione di decostruzione dei modelli dominanti di virilità e di etero-patriarcato, costruendo al loro posto una domanda di libertà e di ridefinizione simbolica del maschile. Capitolo 2 SESSUALITÀ AL LIVELLO SOCIOLOGICO La sessualità costituisce un tema d’interesse per la teoria e la ricerca sociologica da qualche decennio. La dimensione sessuale permette di rispondere a un bisogno fondamentale per l’esistenza di una società, ovvero la condizione necessitante di entrare in relazione con l’altro. Tra le scienze sociali che si occupano della sessualità in termini non necessariamente connessi alla funzione riproduttiva, troviamo: L’antropologia ha inoltre consentito di evidenziare come il controllo delle pulsioni sessuali da parte dell’essere umano sia collegato al processo di istituzionalizzazione della società, nella misura in cui la sessualità, si distinguerebbe da quello animale, che è invece orientato al mero fine riproduttivo. La sessualità va canalizzata, direzionata in azioni legittimate socialmente, nella misura in cui, in assenza di queste, c’è il pericolo che l’eccesso pulsionale conduca a un’aggressività reciproca. La psicologia ha trattato a lungo di sessualità. Freud ha messo in rilievo la centralità assunta del controllo delle pulsioni sessuali come elemento che contribuisce al processo di civilizzazione. La sua distinzione fra Eros (piacere sessuale) e Thanatos (pulsione distruttiva) costituisce il processo attraverso il quale la psicologia perviene a spiegare l’istituzionalizzazione della vita e i meccanismi che portano alla creazione di una morale condivisa quale processo centrale per la formazione di una civiltà. La sociologia, sessualità come fatto sociale. La sociologia compie un ulteriore passo avanti: analizza l’affrancamento della sessualità dalla riproduzione e secolarizzazione dei valori, la progressiva tolleranza rispetto alle scelte nell’orientamento sessuale, la differenziazione fra sessualità e affettività, la pluralizzazione delle forme in cui gli individui autodefiniscono la propria identità sessuale. Per il Durkheim la sessualità doveva essere circoscritta all’interno di istituzioni specifiche che avevano il compito di predeterminare i comportamenti sessuali attesi di uomini e donne; tra queste istituzioni egli vedeva nel matrimonio quella più importante. La centralità assunta dall’ordine e la stabilità sociale nella sua teoria mettevano ai margini le persone la cui sessualità non è finalizzata alla riproduzione e quei legami non convenzionali. Influenzato dalla morale del tempo, anche Parsons vedeva nella famiglia un’istituzione fondamentale per la riproduzione sociale e culturale della società. L’attenzione ai processi di socializzazione, in particolare a quelli legati al genere, era centrata, nel porre in evidenza ruoli e compiti differenziati fra i membri della famiglia, lungo le linee rigide delle dicotomie e del dimorfismo sessuale. Nella sociologia di Parsons le donne sono naturalmente predestinate al compito della cura dei figli e della casa, che si specializza dunque nelle funzioni affettive a differenza degli uomini che si specializzano nella funzione intellettuale. Alla base di questa specializzazione dei ruoli sessuali c’è un sistema patriarcale che assegna alla donna una posizione sostanzialmente subalterna all’interno di un ordine di genere e sessuale al cui apice troviamo l’uomo. In questa prima fase del ragionamento sociologico sulla sessualità poca attenzione è posta alla condizione della donna, la cui sessualità è stata repressa, associata solo a un fatto procreativo, negandole ogni ambizione al piacere sessuale. La Scuola di Chicago, che tra gli anni Venti e Trenta del Novecento inaugurò la prospettiva ecologica e interazionista intorno alla figura di Robert Park, la corrente drammaturgica, il cui principale esponente fu Goffman, e in particolare l’approccio etnometodologico di Harold Garfinkel, getteranno le basi per una nuova ontologia della sessualità e una sua visione che porrà particolare enfasi sulle influenze poste dal contesto culturale, ovvero sull’immaginario che si crea, ricrea e si negozia intorno alla sessualità per tramite delle interazioni socio-sessuali, e in particolare attraverso il linguaggio. Nonostante possano riconoscersi molteplici differenze fra questi approcci, tutti hanno in comune una maggiore attenzione a individuare gli ambiti di senso all’interno dei quali l’esperienza sessuale è concretamente vissuta e a collegare aspetti di natura psichica a quegli aspetti di natura culturale che forniscono orientamenti utili per l’esplicitazione delle pratiche sessuali. Esprimendo la necessità di denaturalizzare la sessualità, questi autori si pongono come obiettivo scientifico (e per certi versi politico) di mettere in evidenza quei fattori che conducono a trasformare una persona da essere sessuato (in quanto nato con una determinata conformazione fisico-anatomica) in un essere sessualizzato all’interno di una specifica cultura. COSTRUZIONE SOCIALE DELL’IDENTITÀ SESSUALE l’identità in generale non qualcosa di dato e immutabile, al di là del contesto. Ma processo di scoperta di sé. In altri termini, l’identità sessuale non può essere considerata solo un dato anagrafico, ma anzi è un concetto multidimensionale che integra fattori biologici, psicologici, sociologici e culturali. Tuttavia = divisione culturale in due sessi. Esigenze di ordine sociale. PERÒ Infanzia comportarsi in base al loro sesso biologico Per la costruzione del futuro ruolo di genere, comportamenti che ciascuna società, cultura e periodo storico prescrivono come maschili o femminili. Già acquisito durante l’infanzia (3-7) diverse fasi per il processo di costruzione dell’identità sessuale. - Già tra il primo e il secondo anno, bambini e bambine sono incoraggiati da chi li accudisce ad assumere i comportamenti considerati maggiormente in linea con il ruolo sessuale. - Entro i 3 anni bambini e bambine generalmente si riconoscono come maschi o femmine. - Il processo di apprendimento del ruolo di genere si consolida tra i 3 e 7 anni, periodo durante il quale bambini e bambine hanno la facoltà di comprendere compiutamente ciò che viene considerato tipicamente maschile e femminile. Disforia. disagio derivante proprio dall’incongruenza tra la propria identità sessuale e il sesso assegnato alla nascita. I soggetti che si discostano del tutto o in parte dalla cultura mainstream sono a rischio stigmatizzazione, dal momento che non aderiscono ai cosiddetti stereotipi di genere, ossia i processi di astrazione e di definizione della realtà che collegano un gruppo di caratteristiche a una categoria. SOCIALIZZAZIONE ALLA SESSUALITÀ IN FAMIGLIA I processi di socializzazione alla sessualità sono modelli di comportamenti trasferiti attraverso le principali istituzioni di riferimento, secondo una direzione di tipo verticale (gli adulti verso i giovani) sia orizzontale (fra pari). In merito ai processi di socializzazione questi vanno specificati: il mutato clima culturale e sociale, rispetto al passato e le specificità che ognuna di esse reca con sé e che necessitano dunque di riflessioni non sovrapponibili. Negli ultimi decenni, va inoltre affermandosi nella famiglia contemporanea una visione puerocentrica: se in passato i figli sacrificavano sé stessi per gli obiettivi più ampi della famiglia, al contrario oggi è la famiglia a conformarsi alle esigenze dei più giovani. Molteplici sono gli studi che hanno messo in evidenza il ruolo della famiglia nei processi di socializzazione al genere e alla sessualità. La sessualità alla nascita costituisce l’aspetto a partire dal quale i bambini vengono indirizzati verso una visione del genere e sessuale di tipo binario. Rispetto ai modelli tradizionali, i nuovi quadri familiari emersi a partire dal 1900 sono caratterizzati da una maggiore vicinanza emotiva e comunicazionale tra genitori e figli. La sessualità diventa così un affare intimo connesso all’identità personale più che a determinanti di carattere sociale, che continuano pur sempre a esercitare la loro influenza. Tali aspetti sono stati per esempio messi in evidenza da quei sociologi che hanno preso in esame il vissuto sessuale degli adolescenti. La sessualità costituisce un aspetto centrale della vita degli adolescenti non solo dal punto di vista corporeo, ma anche per fattori educativi, psicologici, sociali e culturali. Il comportamento sessuale degli adolescenti in ogni caso è regolato anche dalla cultura e dai valori familiari. La disapprovazione genitoriale su determinati comportamenti e le norme trasmesse ai figli sono state messe in relazione all’età, più grande, in cui gli adolescenti debuttano sessualmente (maggiori restrizioni in particolare verso le figlie femmine). Famiglia presente = sessualità più sicura e vissuta meglio per il figlio (educazione sessuale) non è tanto la struttura familiare in quanto tale a influenzare positivamente i giovani, ma che a giocare un ruolo fondamentale in questo senso sono variabili processuali quali: il contesto, il rapporto e le interazioni madre-figli, il controllo genitoriale e il precoce debutto sessuale delle figlie di famiglie disgregate, monoparentali. Simon e Furman Studi sui genitori separati, propensione ad affrontare tema sessualità ma effetto negativamente nel rapporto genitori-figli, soprattutto laddove si verifica una perdita di autorevolezza da parte dei genitori, con un conseguente aumento dell’influenza del gruppo dei pari. SOCIALIZZAZIONE ALLA SESSUALITÀ TRA PARI Il tema della sessualità è affrontato dai ragazzi nell’ambito del gruppo dei pari (ovvero un frame di riferimento per i processi di identificazione, all’interno del quale i giovani acquisiscono norme, valori e riferimenti per l’agire). I pari sono il contesto entro il quale i ragazzi raccolgono informazioni, si scambiano esperienze, sciolgono dubbi, costruiscono le basi rudimentali per la costruzione dei copioni sessuali. Scuola e famiglia = relazioni verticali (tradizione) Amici = relazioni orizzontali (libertà) Rispetto al genere, la socializzazione alla sessualità fra pari risente della differenziazione fra maschi e femmine. Per i maschi: - passaggio all’età adulta - riferimenti per scambiarsi informazioni e consigli - palcoscenico per esibire la propria esperienza se ne parla anche per confermare la propria eterosessualità, Rinaldi collega questa particolare fase al possibile sviluppo di condotte omotransfobiche. Socializzazione verticale istituzioni, famiglia, scuola S. orizzontale pari, classe sociale e media (crescita di importanza) S. longitudinale momenti della socializzazione adulta o risocializzazione le relazioni familiari La famiglia viene considerato come un piccolo gruppo, ma in cui sono fondanti i rapporti tra le generazioni. Il confronto tra le due generazioni genitori figli, può mettere in luce differenze anche marcate. I genitori di oggi hanno probabilmente attese diverse da quelle che avevano i loro genitori e così i figli. Come avviene la trasmissione delle differenze di genere Nella famiglia la relazione con il padre e la madre assume un’importanza fondamentale nella definizione dell’appartenenza di genere, in quanto essi costituiscono per il figlio e la figlia le prime esperienze di relazione con il maschile e il femminile. Da queste premesse, s’intuisce come la famiglia rappresenti un luogo e un tempo in cui si sperimenta la relazione tra generi e generazioni e sia di conseguenza un ambito di studio privilegiato per analizzare il rapporto tra i generi, perché assume un’importanza fondamentale all’interno del processo di costruzione dell’identità di genere, in quanto è la prima realtà con il quale il figlio/a entrano in contatto. la socializzazione a scuola Un ulteriore contesto educativo e socializzativo è la scuola o in generale l’insieme delle istituzioni formative. I percorsi formativi costituiscono un ambito relazionale importante che interviene nello sviluppo del soggetto anche dal punto di vista delle differenze di genere. Nella scuola italiana vi è la mancanza di diffenziazione, si deve risolvere attraverso un apprezzamento della diversità di genere. Un secondo aspetto è costituito dal fatto che nell’assolvere la funzione socializzante, la scuola tramette i valori propri della cultura in cui si trova immersa. Ancora oggi, per quel che riguarda i ruoli sessuali, il modello donna si occupa famiglia e uomo lavoro. generi e generazioni in dialogo Nella società contemporanea la rappresentazione del maschile e femminile è profondamente mutata rispetto alle generazioni precedenti. Due tendenze nei processi di socializzazione delle nuove generazioni: - sostiene la necessità di una maggiore omogeneizzazione dei comportamenti - pone l’accento sull’importanza della differenziazione e del mantenimento delle diversità tra i generi. Nella società attuale assistiamo all’omogeneizzazione dei percorsi di crescita secondo il genere, perdendo o eliminando l’importanza della dimensione biologica di appartenenza. Dall’altra parte le istanze che stressano la distinzione in modi e tempi diversi si legano all’idea che vi siano dei percorsi differenziati anche all’interno dell’ambito maschile/femminile. Infine, tutto ciò si origina nelle esperienze socializzative che ciascun soggetto vive e sperimenta. La realizzazione dell’identità di genere/sessuata è conseguentemente un percorso relazionale, in cui la relazione si stabilisce sul coinvolgimento responsabile di diversi attori appartenenti a generazioni diverse con diversi background culturali. Il processo di realizzazione dell’identità di genere/sessuata è un percorso relazionale (tra attori sociali di diverse generazioni). Due fasi: 1) caratterizzata dall’iniziale riconoscimento della propria appartenenza biologica a uno dei due sessi. 2) In un secondo momento, si presenta la fase della ricerca, in cui il soggetto cerca di definire la propria identità di genere anche in base agli stimoli culturali ricevuti dal contesto. L’identità di genere si differenzia nel tempo e in base ai contesti in cui si realizza, poiché il processo è sia individuale sia sociale. Nel rapporto tra generazioni un tema importante è quello della differenza oppure disuguaglianza di genere. Tale aspetto risulta fondamentale in una società sempre più multiculturale in cui i contesti socializzativi sono caratterizzati da prospettive culturali differenti e a volte concorrenti. Il rapporto tra le generazioni è oggi più complesso e apre spazi di rinegoziazione sul che cosa significa essere donna e uomo rispetto al modo in cui lo intendono le generazioni precedenti. SPAZI DI SOCIALITÀ NELL’INFANZIA Secondo la sociologia dell’infanzia = i bambini hanno un ruolo attivo nei processi di socializzazione. tra i bambini e gli adulti vige una relazione di possesso, ma anche di cura e di potere; la società forma e educa i bambini conferendogli uno status sociale inferiore rispetto agli adulti. Questa prospettiva adultocentrica ha oscurato l’interesse nei confronti dell’infanzia, che diventa un oggetto di studio relativamente recente. La nuova sociologia dell’infanzia offre, inoltre, al bambino un nuovo teatro in cui diventano soggetti attivi, socialmente competenti e in grado di partecipare all’interazione sociale. A contribuire allo sviluppo di questo paradigma è principalmente la convenzione sui diritti del fanciullo approvata dall’Onu nel 1989: un documento epoca che ha dato la spinta a produrre una serie di studi sull’infanzia. La sociologia dell’infanzia, ancora, ridefinisce i modelli teorici sulla socializzazione: quello deterministico, in cui i bambini hanno un ruolo passivo e quello costruttivista, in cui sono visto come agenti attivi. I bambini si appropriano della cultura dell’adulto, reinterpretano e ne riproduco i significati traducendola nello spazio, con l’obbietto di riorganizzare i mondi sociali che gli adulti creano. Durante le attività ludiche, a scuola o al nido, i più piccoli si confrontano con gli stereotipi e le aspettative sociali, in un contesto in cui gli spazi sono ben organizzati e differenziati, non neutri rispetto al genere. Importanza dello spazio Lo spazio rappresenta un elemento fondamentale nella vita quotidiana del bambino. Sono separati da quelli degli adulti e vengono pensati per proteggere e prendersi cura di loro. Questi spazi che riguardano gli asili nido, le scuole materne, le aeree di gioco, delineano dei confini bene precisi e sottomettono i più piccoli a un controllo vigile e attento dell’adulto. Questi spazi permettono di confrontarsi con tutta una serie di ruoli imposti dagli adulti promuovendo la separazione di spazi femminili e maschili, conferendo allo spazio-gioco il ruolo di riproduttore degli stereotipi di genere attraverso spazzi sessuati. Questo ha ripercussioni sulla formazione di un’identità di genere. La sociologia dell’infanzia suggerisce che gli ambienti scolastici dovrebbero essere quanto più neutri possibile rispetto alle dimensioni di genere e migliorare i propri percorsi di educazione sul genere. Il gioco infantile La correlazione tra differenze di genere e gioco infantile è oggetto di molte indagini. Nel mondo del gioco il bambino costruisce la propria identità, conosce il mondo e fa emergere il proprio sé (è uno strumento indispensabile per l’identità di genere). È evidente come bambini e bambine giochini in maniere diversa, l’interesse a cose che sono particolarmente associate al loro sesso, permettono al bambino di percepire il genere maschio e femmina, di riprodurlo e di perpetuarlo addirittura. Si ritiene, infine, che le bambine e i bambini scelgano proprio di giocare a cose diverse e in modi diversi e di farlo con compagni del loro stesso sesso. Kilvington e Wood ritengono come nei giochi all’aperto la segregazione di generi sia molto meno netta rispetto a cui contesti scolastici. I bambini, infatti, amano anche e soprattutto con elementi della natura che non sono associabili a nessun genere. Favorire un’educazione outdoor non solo consentirà di creare ambienti fisici e sociali più inclusi in cui possono assimilare insegnamenti d giustizia ed equità sociale ma permetterà ai più piccoli di giocare con la fantasia in un gioco meno condizionato socialmente. Infanzia e libertà al genere filone di studi recente che celebra, sin dall’infanzia, il diritto all’autodeterminazione del genere. Sono molti i genitori che riconoscono e considerano la propria bambina o il proprio bambino gender creative. Tale concetto è stato introdotto dalla psicologa Ehrensaft per sostenere un modello che consideri una gamma più vasta di genere. In questo modo, i bambini hanno diritto di definire la loro identità di genere e gli adulti hanno responsabilità di ascoltare quest’ultimi, nonché il dovere morale di sostenere tale libertà. Le questioni legate alla fluidità di genere dei bambini investono non soltanto il bambino in quanto tale ma, anche, tutta la famiglia, gli educatori. LA COSTRUZIONE EDUCATIVA DEL GENERE: IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI Nel processo di interiorizzazione dei ruoli di genere, vengono costruite le categorie socioculturali del femminile del maschile, insieme ai cosiddetti stereotipi di genere. L’idea di una società indifferente neutra rispetto al femminile e al maschile socialmente intesi può essere letta come un camuffamento del maschile. Significa pensare che solo il maschile rappresenti il riferimento neutrale e come tale le azioni educative e sociali possano essere indirizzate all’assimilazione del femminile al modello di riferimento maschile. Dalla lingua, ai comportamenti, l’uniformità di genere esiste nei riferimenti ai modelli e ai ruoli proposti dagli uomini: diventare uguali agli uomini. Il divario tra ciò che accade nei luoghi di formazione (nidi, scuole e università) e fuori (famiglia, social media) rende ancora più difficile ridurre la complessità dei contesti educativi odierni. La femminilizzazione dei luoghi dell’educazione In generale è possibile affermare che i luoghi di lavoro dedicati alla cura e alla formazione vedono la prevalenza di figure professionali femminili. Una differenziazione marcata dallo stereotipo prevalente per il quale le donne sono più portate a svolgere lavori di cura rispetto agli uomini. Le donne, inoltre, non riescano ancora a essere presenti nelle posizioni lavorative apicali. Per trovare una minore presenza del femminile, basta occuparci dei livelli più elevati: all’università le docenti universitarie e le ricercatrici sono il 35% del totale. Si rafforza lo stereotipo negli studenti: più il contenuto culturale della scuola si eleva e si specializza, più esso è affidato a maschi. Motivo: considerare la scienza oggettiva e immune dalle influenze culturali. Ma l’essere umano è al tempo stesso essere fisico, psicologico e sociale. BENESSERE E CONCILIAZIONE VITA-LAVORO: IL “GENDER GAP” I percorsi esistenziali delle donne subiscono tuttora discriminazioni, a partire dall’invisibilità delle peculiari differenze, all’interno dei protocolli medici e di ricerca. In altri termini, il genere è una dimensione cruciale della vita personale e quindi un fattore trasversale di lettura sulle condizioni di salute e della sua percezione, che risulta, decisamente peggiore rispetto a quella degli uomini. Parlando di salute, la lente più appropriata con cui dobbiamo analizzare tale fenomeno è quella delle ricorrenti asimmetrie (gender gap), in diversi ambiti: familiare, lavoro, produzione scientifica, partecipazione politica. Ruolo domestico impegnativo costituisce lo svantaggio che incide, come dimensione significativa, sulla qualità della vita. IL LAVORO DI CURA Molto spesso, alle donne viene chiesto di essere impiegate in attività domestiche e di cura. ricalcano la divisione di ruoli che storicamente è determinato in ogni società, sul piano globale, e a cui nessuna cultura si è sottratta. Esempio: la donna immigrata, che svolge un lavoro di cura, inclusione più alta di altre mansioni. Ambrosini riconosce tre profili professionali di lavoro domestico assistenziale: - assistenza a domicilio di anziani con problemi di autosufficienza; - collaboratrice familiare al servizio di famiglie abbienti; - l’impiego di colf a ore la condizione di svolgere lavori pericolosi, malpagati e irregolari, espone le donne a un maggior rischio di avere incidenti, trascurare e/o a danneggiare la propria salute. Esempio il caso della sindrome italiana = disagio/disturbo che colpisce le badanti immigrate che tornano nel loro Paese dopo anni di lavoro come assistenti familiari nel nostro. (lavoratori stranieri come braccia da lavoro e non come persone). LA RIPRODUZIONE UMANA 1960 = studi antropologici e sociologici sulla riproduzione umana Temi ricerca principali: - la medicalizzazione della nascita e del corpo riproduttivo - le tecnologie della riproduzione assistita - la costruzione sociale del corpo Nel secolo appena trascorso avviene poi un passaggio decisivo che riguarda la possibilità di intervenire nel processo riproduttivo. La procreazione medicalmente assistita (PMA) si inserisce nella tematica più ampia delle tecnologie riproduttive, determinando così il completo controllo biomedico della riproduzione; dal concepimento, alla contraccezione, alla gravidanza, al parto. Medicalizzazione del corpo e della riproduzione Le differenze di genere non riguardano solo gli stati di salute ma anche gli approcci di cura e dei servizi sanitari. Sul tema dell’infertilità/sterilità e delle sue cause è necessaria un’analisi che prenda in considerazione anche i disagi relazionali e psicologici dei singoli e delle coppie. Le tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA/TRA) si focalizzano principalmente sul corpo delle donne. La partecipazione maschile alla riproduzione passa così in secondo piano. Questa enfasi del corpo femminile materno ha specifiche ripercussioni sociali e culturali sui rapporti tra i generi, sulla genitorialità e sulle diverse percezioni e pratiche della maternità e della paternità: pratiche sociali e pratiche mediche di PMA sembrano convogliare nella riproduzione di stereotipi genitoriali e di genere che non vanno nella direzione della parità e dell’uguaglianza, In realtà la PMA non cura l’infertilità ma contribuisce alla produzione dei bambini. Il corpo costituisce un sistema di segni in cui la società legge la propria appartenenza e quello femminile è luogo d’espressione privilegiato del patrimonio simbolico del gruppo. Tamar Pitch interpreta infatti il corpo femminile come “la natura su cui la cultura (maschile) doveva esercitare il suo dominio. In questo senso, in quanto più naturale dei corpi maschili rappresenta ancora una minaccia e un pericolo e non è un caso che il corpo femminile sia più medicalizzato di quello maschile”. La riproduzione umana e i cambiamenti sociali e familiari La procreazione assistita si colloca in un contesto socioculturale di grandi cambiamenti che non riguardano solo le mutate percezioni e approcci alla salute e alla cura, ma gli stessi rapporti tra i generi e le generazioni, i diversi modi di stare in coppia e fare famiglia. Dal punto di vista sociale e relazionale, l’attuale fase storica è caratterizzata da una forte tensione tra tradizione e cambiamento, che vede ridisegnati i confini delle identità di genere in rapporto alle trasformazioni dei corsi di vita, alle diverse modalità di fare famiglia. Secondo i dati ISTAT più recenti si evidenzia il basso tasso di fertilità dell’Italia; un aumento costante dell’età al matrimonio e alla ricerca figli. I genitori single e le coppie sposate sono raddoppiati, crescono le famiglie omogenitoriali e le persone singole e le coppie omosessuali che si rivolgono alle cliniche estere per realizzare i loro desiderio di genitorialità. A questo si aggiunge una condizione di genere che è ancora significatamene ineguale, per esempio: il tasso di occupazione maschile in Italia nel 2019 è stato del 73,4% rispetto al tasso di occupazione femminile che è solo del 53,8%. La condizione svantaggiata delle donne sul mercato del lavoro è altresì aggravata dallo squilibrio della distribuzione dei carichi del lavoro domestico. infertilità sociale = difficoltà/impossibilità di mettere al mondo dei bambini a causa delle condizioni economico-sociale e del sistema di welfare che genere sostegni non sufficienti per le famiglie. INFERTILITÁ E PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA Il problema della sterilità ha sempre riguardato l’umanità, come tutte le questioni alla procreazione. Prima = riguardava soprattutto il corpo femminile ritenuto l’unico responsabile del non avere figli. (spazio sociale delle donne è sempre stato mediato dalla medicina fatta da uomini) Nel 1927, la Enciclica Casti Connubi = aborto illegale. periodo degli aborti clandestini, che terminerà solo dopo più di 50 anni, con la legalizzazione dell’aborto, grazie alla Legge 194 del 1978. Stigma della sterilità = caratterizzazione negativa del soggetto nel caso si tratti di donne infertili o sterili. Esclusione sociale, o autoesclusione per figli altrui Riproduce immagini negative delle persone senza figli, alimenta sofferenza e promuove ricerca a tutti i costi di fare figli. La PMA offre soluzioni Infertilità maschile: associata a impotenza. spesso le donne si sottopongono ai trattamenti medici al posto del proprio partner sterile. La procreazione medicalmente assistita. Processo di medicalizzazione e del controllo medico della riproduzione. Intersecata a riflessioni politiche, sociali, morali. Complesso iter della legge italiana sulla PMA (L. 40/2004): - l’art. 1, indirettamente attribuisce personalità giuridica all’embrione e limita la capacità decisionale della donna e della coppia valorizzando, così, il corpo femminile non nella sua funzione di maternage, ma in quella biologica di contenitore dell’embrione/feto. La prospettiva di genere è sicuramente il filo rosso che ci permette di analizzare la PMA e le sue implicazioni sociali e culturali. Pratiche di PMA sono focalizzate sul corpo delle donne e sui loro organi riproduttivi. Sessualità e la figura maschile è rimossa, il contributo maschile alla riproduzione appare irrilevante. La PMA focalizza l’attenzione sulla disperazione delle donne sterili e gli aspetti biologici della infertilità/sterilità. Ma è innanzitutto un’esperienza culturale e sociale La biologia conducendo tutto a un dato genetico e ponendo in secondo piano gli altri fattori causali. social egg freezing La Frozen embryo replacement (sostituzione di ovociti congelati) è una tecnica in cui gli ovociti in crioconservazione, dopo lo scongelamento vengono fecondati in vitro e trasferiti nell’utero. Questa tecnica offre alle donne la possibilità di avere figli più avanti nel tempo. Negli ultimi anni ha attirato un’attenzione pubblica considerevole e viene talvolta definita congelamento sociale degli ovociti. La tecnica del Social egg freezing si sta sviluppando anche in Italia e sembrerebbe così voler offrire una chance riproduttiva al ritardo concezionale delle donne italiane. Anche questa tecnica riproduttiva è rivolta esclusivamente alle donne e alla loro fertilità; non è altrettanto contemplato il ritardo concezionale degli uomini nonostante molti studi ormoni dimostrino che anche la fertilità maschile comincia a declinare a partire dai 35 anni di età. QUESTIONE DI SALUTE E DI GENERE DEI MIGRANTI L’International Organization for Migration (IOM): definizione il genere connesso ai ruoli e alle relazioni socialmente costruiti, ai tratti della personalità, agli atteggiamenti, ai comportamenti, ai valori, al potere relativo e all’influenza che la società attribuisce alle persone in base al sesso loro assegnato. definizione di salute: stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solamente un’assenza di malattia. Con questa prospettiva si riconosce anche che la salute è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano. Sarà utile fornire anche la definizione di migrante proposta dall’ONU: Il migrante è una persona che si è spostata in un Paese diverso da quello di residenza abituale e che vive in quel Paese da più di un anno. (sottintende una scelta) Secondo i dati ISTAT, è avvenuta una sorta di femminilizzazione della migrazione, ovvero la crescente rilevanza della presenza delle donne, sia a livello globale sia nazionale, significa analizzare il cambiamento demografico e il ruolo significativo dei sistemi sociali. Questo modello ha dato luogo a un fenomeno che gli studiosi hanno definito delle “famiglie transnazionali”. I figli che crescono in Paesi diversi rispetto ai genitori generano un fenomeno complesso, dove alla sicurezza economica corrispondono relazioni affettive dislocate, sensi di colpa, ansia e disagio psico-emotivo. I determinanti sociali della salute dei migranti RAPPRESENTANZA E RAPPRESENTATIVITÀ POLITICA Individuo = portatore di diritti inalienabili in qualità di essere umano, e come oggetto politico deliberante in quanto cittadino avente la facoltà di esprimere direttamente il proprio volere e le proprie preferenze rappresentative. Idea moderna di rappresentanza politica si evolve nel tempo, fino alla rivendicazione per il suffragio universale e della democrazia realmente paritaria (equa presenza delle donne in tutti gli ambiti rappresentativi). La tragica morte di Olympe de Gouges nel 1793, ghigliottinata dai giacobini vincitori sui girondini e vessata da chi riteneva che fosse una donna dalla fervida immaginazione perché credeva nei diritti delle donne, segna l’inizio di battaglie per il sovvertimento dell’ordine patriarcale nel suo insieme: dalle istituzioni, alle strutture di dominio, fino alle mentalità oppressive che governano la vita quotidiana, la politica e la società. rivoluzione ancora in corso. Secondo dopo guerra = diritti umani e di cittadinanza delle donne si sono articolati, convenzioni internazionali che affermano il principio di uguaglianza, seppur nella tutela delle differenze. Poi diventano lotte di genere, dai diritti sessuali, violenza di genere, sessuale e domestica. Nel testo sull’idea di rappresentanza, Hanna F. Pitkin ritiene che la rappresentanza politica sia una prassi volta a rafforzare le voci, i punti di vista, gli interessi e i bisogni dei cittadini. Per questo, l’autrice distingue quattro diversi tipi di rappresentanza politica: - Formalistica: è costituita da accordi istituzionali che determinano la rappresentanza; - Simbolica: si riferisce al significato che un rappresentante ha verso i propri lettori - Descrittiva: riguarda un rappresentante eletto, inteso come colui che dovrebbe rappresentare gli interessi del gruppo a cui appartiene. - Sostanziale: è l’azione che un rappresentante compie per conto e nell’interesse della persona che rappresenta gli elettori. Per il movimento delle donne queste quattro concezioni devono interagire, anche se sono spesso cause di conflitti rispetto agli interessi in gioco, ovvero se questi sono particolari e riguardano solo le donne. DIRITTO Per riflettere sulle tematiche sottese al rapporto fra genere e diritto occorre, innanzitutto, richiamare le disposizioni costituzionali che al primo fanno riferimento. Nella Costituzione vi è un espresso riferimento al sesso, oltre che alle generiche “condizioni personali”, all’art. 3, comma primo. Articolo 3 = Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Articolo 29 = sancisce l’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi Articolo 37 = parità di diritti e parità di retribuzione fra uomini e donne Articolo 51 = Repubblica promuova le pari opportunità fra uomini e donne in relazione alla possibilità di accesso ai pubblici uffici Articolo 117 = le leggi regionali rimuovano ogni ostacolo che impedisce la piena parità e promuovano la parità di accesso alle cariche elettive storiche pronunce della Corte costituzionale - Rapporto genere diritto Matrimonio omosessuale: non riconosce la possibilità di estendere direttamente la disciplina del matrimonio eterosessuale alle unioni omosessuali, però specifica copertura costituzionale alla coppia omosessuale, alla luce dell’art. 2 (diritti inviolabili) DDL Zan MERCATO DEL LAVORO anni 70 = più donne nel mercato lavoro (Europa), grazie dall’aumento dei livelli di istruzione delle donne. Comunque tassi di occupazione più bassi, gender gap varia per paesi. Diseguaglianze genere dovute a fenomeni di segregazione orizzontale e verticale. Verticale: meccanismo di glass ceiling, barriera invisibile che impedisce alle donne di arrivare ai gradini più alti di una professione. Spiegato con teoria della svalutazione di England con la quale si sostiene che i compiti e le attività tradizionalmente femminili sono sottovalutati proprio perché svolti generalmente da donne. Allo stesso tempo aumenta continuità presenza donne ne lavoro, non bloccate da impegni domestici Fine anni 80 = politiche di trasformazione del welfare state a di flex-security che portano a una diversa strutturazione del mercato del lavoro, con un reingresso delle donne nel mercato del lavoro. La differenza tra i tassi di occupazione delle donne e degli uomini aumenta con il numero dei figli. Studi relazione donne, uomini e famiglia, lavoro. Nascita primo figlio è costituisce un turning point attorno cui gli individui ridefiniscono priorità. Esempio padri prendono meno il congedo di paternità e interrompere lavoro. Idea diffusa che padre è secondario nella crescita del neonato, e visto come colui che mantiene economicamente famiglia. POLITICHE SOCIALI Per affrontare l’argomento delle gendered social politicies (GSP) dobbiamo capire cos’è una politica sociale. Politica sociale = azioni dei governi che possiamo suddividere nelle aree di previdenza, mirate a prevenire i rischi di esclusione sociale, a contrastare le disuguaglianze e ad assicurare il benessere dei cittadini, in risposta ai bisogni fondamentali dell’esistenza quali il lavoro, la casa, la salute, l’istruzione, la giustizia. Importante caposaldo “Insurance and Allied Services” = rapporto del 1942, Lord Beveridge, per il governo del Regno Unito, detto Beveridge Report evidenzia i principali problemi sociali: malattia, povertà, squallore, ozio, ignoranza. responsabilità governi. In Italia legge 328 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali che promuove inoltre il ruolo delle azioni civiche nella governance delle politiche sociali GPS = tengono in considerazione il genere (come fattore di rischio e di bisogni), senza che ciò diventi fonte di diseguaglianza, influenza del femminismo anni 60 La Strategia per la parità di genere 2020-2025 dell’UE indica i seguenti obiettivi: - Porre fine alla violenza di genere - Combattere gli stereotipi sessisti - Colmare il divario di genere nel mercato del lavoro - Raggiungere la parità della partecipazione ai diversi settori economici - Affrontare il problema del divario retributivo e pensionistico - Colmare il divario - Conseguire l’equilibrio di genere nel processo decisionale e nella politica. Ostacoli alla parità di genere GSP è incompiuta, riparare guasti prodotti sul piano economico ma non riescono ad incidere sulla struttura patriarcale, che è la fonte delle diseguaglianze di genere. SCIENZA Statistiche dicono che uguaglianza di genere negli ambiti accademici ancora non raggiunta Il report della Commissione Europea (She Figures) per monitorare la presenza di donne e uomini nella ricerca e nell’innovazione, mostrano, come in Europa le donne costituiscano circa il 46% del personale ricercatore, ma solo il 26% occupano il ruolo di full professor. Glass Door Index (GDI) =concepito per rilevare la distanza dalla parità di genere nella transizione dalla fase di precariato alla fase di incardinamento nei ruoli a tempo indeterminato, permette di quantificare le differenze di genere nella fase di reclutamento. Dati mostrano che sono necessarie politiche di intervento strutturale per sostenere i processi di trasformazione verso l’equità Merton = cambiamento di prospettiva nello studio della scienza (scienza come istituzione sociale) Il tema della neutralità della scienza è stato fortemente dibattuto nell’ambito dei gender and feminist studies che hanno analizzato la relazione tra genere e istituzioni scientifiche da diverse prospettive. Il concetto di genere nella scienza. Nel rivendicare l’accesso alle donne ai processi di costruzione di conoscenza scientifica, alcune studiose della scienza e femministe hanno imputato la disuguaglianza di genere nella scienza colpa del rapporto di subordinazione con il potere e hanno evidenziato gli stereotipi di mascolinità materializzati nei dispositivi socio-tecnici. Già definito da Cockburn il monopolio maschile sulla tecnologia, enfatizzando il suo ruolo attivo nella riproduzione della divisione di genere del lavoro e nella marginalizzazione delle donne, in ruoli loro assegnati dalla cultura patriarcale. RELIGIONI L’approccio di genere negli studi sulla religione si è imposto solo di recente, a fronte di evidenti specificità femminili e maschili. Inoltre, la sua applicazione ha riguardato soprattutto i contesti occidentali. Partendo da queste premesse, rifletteremo sui seguenti argomenti: a) Complessa relazione tra genere e religione; le differenze di genere nell’impegno religioso (più forte tra le donne) b) La discriminazione a danno delle donne c) mutamenti relazione tra mondo femminile e religione. 1) Donne e uomini partecipano con differenti gradi di intensità alla vita e cultura religiose. Per alcuni, la religione si può interpretare come uno strumento compensativo per far fronte alla marginalità economica e sociale; pertanto, acquista maggior significato negli strati più vulnerabili della popolazione. Per altri la socializzazione al ruolo di caregiver, riservata alle donne, le porta a curarsi maggiormente di figli, anziani, persone malate, avvicinandole alla sofferenza e alla religione come strumento di consolazione e conforto. Il numero più elevato di uomini che partecipano alla preghiera settimanale rispetto alle donne è dovuto a norme religiose che danno la priorità alla partecipazione maschile, impedendo ad esempio alle donne l’accesso alla moschea o relegandole in spazi marginali. In casi meno frequenti, la categoria della violenza di prossimità può collimare con un approccio gender simmetry = donne e uomini sarebbero vittimizzati all’interno della relazione di coppia. Gli uomini userebbero prevalentemente la forza fisica, mentre le donne agirebbero soprattutto violenze di tipo psicologico ed emotivo. METODOLOGIE E TECNICHE PER LO STUDIO DELLA VIOLENZA Il dibattito scientifico sul fenomeno della violenza è molto articolato e ricco di differenti approcci teorici. Da una parte viene presa in considerazione lo studio della violenza contro le donne, dall’altra parte lo studio della violenza agita dalle donne in contesti di criminalità organizzata (violenza esercitata dalla donna nelle organizzazioni criminali). Esistono diverse forme di violenza contro le donne che possono essere esercitate in differenti contesti relazionali e in differenti contesti d’azione, sia pubblici si privati. Con la Convenzione di Instabul del 2011, queste forme di violenza sono state riconosciute come violazione di diritti umani fondamentali ed espressione di discriminazione. A livello europeo, l’indagine della European Union Agency for fundamental Rights sulla violenza contro le donne rappresenta in assoluto il primo tentativo di armonizzazione del processo di rivelazione di questo fenomeno. Condotta nel 2012 ha portato alla stima di alcuni dati di prevalenza comparabili tra i paesi dell’unione. In Italia, l’indagine campionaria ISTAT sicurezza delle donne, lanciata per la prima volta nel 2006, ripetuta nel 2014 e riproposta nel 2022, è considerata una buona prassi dal punto di vista metodologico (coniuga le tecniche d’intervista telefonica e quelle face to face). Nella nuova indagine in corso di definizione si sta cercando di rilevare anche le mutilazioni genitali femminili. È stato avviato uno studio per la realizzazione di un sistema informativo statistico integrato sulla violenza di genere, basato su un sistema di fonti: 1) indagini campionarie 2) archivi amministrativi = è stato effettuato un intenso lavoro di analisi, per individuare vantaggi e svantaggi del loro utilizzo allo studio. 3) dataset dei centri antiviolenza = operatrici dei numeri di pubblica utilità, relativi alle donne che cercano un primo contatto nella richiesta di aiuto (numeri non chiari per motivi di privacy) Diversamente è possibile indagare la violenza contro le donne attraverso la raccolta di dati primari. - studi di tipo mixed-methods, nei quali si intrecciano e combinano approcci quantitativi e qualitativi volti a integrare l’informazione strettamente statistica con la comprensione profonda dei processi generativi della violenza, attraverso la ricostruzione del vissuto esperienziale delle vittime. - ricorso all’approccio biografico, alla raccolta di storie di vita così come all’utilizzo sempre più frequente d’interviste a testimoni privilegiati. - free listing , adatto a favorire l’emersione di aspetti del fenomeno della violenza. Col free listing si chiede alle partecipanti a un focus group di indicare su un foglio bianco le risposte alle domande poste. - community mapping , per minori o persone di culture differenti, disegni realizzati dalle rispondenti per rappresentare situazioni contestuali in cui possono realizzarsi fatti o comportamenti violenti. - body mapping e la photovoicer sono due tecniche che consentono sempre attraverso le immagini, veicolate dal disegno nel primo caso, e dalla fotografia nel secondo, di comprendere in che modo i minori vedono il proprio corpo e le sue funzioni, ovvero di rappresentare la loro vita quotidiana per mettere in luce maltrattamenti esercitate da figure adulte. Per quanto riguarda la violenza agita dalle donne, è necessario porsi innanzitutto il problema della definizione concettuale di violenza. In generale, è possibile distinguere due diversi aspetti dell’azione femminile che definiscono altrettante differenti immagini della donna: • classici stereotipi di genere che la vedono moglie, madre, figlia dedita alle attività educative e di cura; • L’altra, trova spazio in un mondo prevalentemente maschile. Più di recente è emerso un rinnovato ruolo della donna che la vede partecipe attivamente al comportamento criminale. Non di rado la donna svolge mansioni tipicamente maschili in caso di detenzione o latitanza del padre o marito, come ad esempio la riscossione dei proventi estorsivi presso i commercianti locali o il coordinamento e l’organizzazione delle attività illecite. Inoltre, come l’esperienza investigativa ha più volte confermato, non mancarono casi di personalità femminile che assumono veri e propri ruoli direttivi all’interno della cosca. Le fonti e gli strumenti di raccolta d’informazioni: è un fenomeno per sua natura caratterizzato da segretezza. È possibile tratte informazione da documenti personali, da documenti istituzionali o da fonti dirette. Le tecniche di text mining = strumenti utili per l’analisi delle tracce delle interviste e del testo tratto da fonti documentali, è un processo di trasformazione di testo non strutturato in un formato strutturato per identificare modelli significativi. Un percorso di ricerca alternativo prevede l’adozione dell’approccio di rete per indagare i fenomeni criminali di natura associativa, utilizzando le informazioni contenute negli atti giudiziari per costruire le reti di relazioni che si definiscono nelle organizzazioni criminali. A tal proposito, informazioni particolarmente interessanti possono derivare dallo studio della posizione dei soggetti all’interno di una rete. Per individuare ruoli e posizioni strategiche all’interno di una rete si analizza la centralità dei singoli nodi, distinguendo i soggetti importanti dai soggetti marginali. In una recente ricerca sulle cosche è emerso sia la presenza di alcune donne popolari o strategicamente posizionate all’interno della rete, sia la presenza di diverse donne che godono di un potere relazionale indiretto, acquisito grazie alla vicinanza a mariti e figli importanti dal punto di vista gerarchico. Indagare la posizione delle donne nelle reti criminali, permette di far emergere sia l’esercizi di un ruolo attivo sia di un ruolo silente nel contesto criminale. MODELLI DI RICONOSCIMENTO DELLA VIOLENZA La vittimologia = branca della criminologia, la ricerca indirizza la propria attenzione verso la vittima del reato. un atto criminale non può essere disgiunto dal suo autore (rilievo fra vittima e autore di reato). L’attenzione alla vittima e alla sua individuazione come attore all’interno della dinamica s’incentra nella necessità di attuare un percorso di sostegno per l’uscita dal ruolo di vittima. Dunque, è possibile affermare che la vittima di reato può avere un carattere ambivalente: - una persona che soffre a livello fisico, emotivo, le conseguenze d un’azione criminosa - una persona che escogita il modo per ottenere benefici e privilegi di varia natura. Vittimizzazione primaria = conseguenze subite dalla vittima nel momento della violenza Secondaria = avvengono dopo la fase di violenza, da autorità o persone a lei vicine vittimizzazione secondaria nella violenza di genere e le sue ripercussioni socioculturali. Se parliamo di violenza di genere, le vittime sono maggiormente donne, che rischiano di divenire vittime una seconda volta nel momento in cui, dopo aver denunciato, vengono giudicate secondo il metro socioculturale che ne caratterizza il contesto di vita. Sappiamo, che le vittime di violenza di genere sono spesso scoraggiate a presentare denuncia per evitare reazioni ancora più violenti da parte del carnefice. Per comprendere pienamente il fenomeno e come si può giungere alla vittimizzazione secondaria introduciamo come esempio l’intervento della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo in merito ad un caso di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza. L’Italia è stata condannata dalla CEDU a risarcire sia perché durante il procedimento le autorità nazionali non hanno protetto la vittima dalla vittimizzazione secondaria sia per le considerazioni poste in merito a come si sono svolti i fatti e al luogo in cui è avvenuto il reato. Negli studi sulla relazione tra vittima e l’esecutore del reato sono state individuate condizioni che possono rendere un soggetto maggiormente a rischio nell’assumere il ruolo di vittima. Sono stati individuati dei fattori precipitanti e fattori predisponenti che possono avere una caratteristica generica o specifica. - Fattori precipitanti = azioni che contribuiscono all’atto violento - Fattori predisponenti = caratteristiche preesistenti nella vittima (sono bio-fisiologici, psicologici, economico sociali) Questi studi hanno portato alla distinzione più ampia tra vittime attive o passive, rispetto all’avere partecipato al processo di vittimizzazione con comportamenti di adesione o meno al rapporto con il carnefice. Diversi sono stati gli studi incentrati sulla ricerca dei soggetti a maggior o minor rischio di vittimizzazione a causa della propria condizione personologica e in base alla condizione della propria vita quotidiana. non vi sia un’equa distribuzione nella popolazione del rischio di vittimizzazione proprio a causa dei fattori favorenti. Ci sono vari modelli teorici. 1) sistematico- lineare = anni 80, criminologo Emilio Viano. In questo modello l’attenzione è posta sull’analisi della relazione interpersonale tra l’aggressore e la vittima. non è possibile l’analisi delle singole parti senza tenere al cento il tipo di legame esistente. Questo approccio, ponendo al centro la relazione, da significato allo stesso ruolo della vittima, che essa svolga un ruolo attivo o passivo rispetto al reato specifico. La dimensione relazionale è fondamentale, in quanto i soggetti non sono singoli indipendenti dal contesto e dalla relazione con il modello circostante e con gli altri soggetti della scena. 2) Circolare = che nasce dall’esperienza dei Centri Antiviolenza Italiani intorno al 2013. Il lavoro svolto grazie all’esperienza sul campo dei CAV ha permesso un riconoscimento del processo di vittimizzazione capace di superare l’idea che la vittima per poter chiedere aiuto avrebbe dovuto prima sviluppare la consapevolezza dell’essere vittima. Il percorso d’uscita dal ruolo di vittima è un percorso complesso che non sempre riesce a restituire serenità e dignità alla stessa. Questo percorso può essere facilitato soltanto dall’intervento di figure professionali specializzate. Dagli studi di Viano il processo di uscita dalla condizione di vittima viene suddiviso in 4 fasi: • Riconoscere il danno subito; • Riconoscersi nella condizione di vittima; • Decidere come intraprendere il percorso; • Ricevere l’aiuto per uscire dal processo di vittimizzazione. Alla luce di questa analisi si ritiene fondamentale il ruolo di tutela inalienabile dei diritti delle vittime, tanto da riconoscere il ruolo di salvaguardia del CEDAW (Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di Gli studi sul genere in media si intrecciano con i femminismi. Legame con il post-femminismo = tendenza culturale (sensibilità, Rosalind Gill) rivolta all’analisi dei prodotti mediali della contemporaneità. caratteristiche: - Femminilità come proprietà del corpo = corpo deve essere attraente, non solo per uomini - Sessualizzazione della cultura contemporanea = diffusione sessualità attraverso i media - Da oggetto sessuale a soggetto di desiderio sessuale - Individualismo, scelta ed empowement = piacere a sé stesse prima che a gli altri, autodeterminazione - Autosorveglianza e disciplina = controllare corpo e coltivare femminilità - Paradigma del makeover = cambiamento corpo e ambiti vita - Riaffermazione della differenza sessuale - Ironia e intelligenza = usata per nascondere discorsi sessisti - Femminismo e antifemminismo = post-femminismo è a metà tra i due La televisione all’inizio era pedagogica (insegnava) donna in tv coincide con la presentatrice televisiva (“signorina buonasera”). Inizia, inoltre, l'era delle vallette che fanno da spalla al conduttore principale del programma. Anni 70 emergere questione dei diritti delle donne, l'introduzione del divorzio e aborto, In quel periodo si segnalano trasmissioni come processo per stupro. Anni 80 cambiamento strutturale. cosiddetta neotelevisione (reti private), radicale cambiamento dei linguaggi e dei codici comunicativi. Diffusione fenomeno politico culturale detto berlusconismo = tendenza legata alla personalità dell'ex imprenditore edile Silvio Berlusconi. impero imprenditoriale basato sul possesso delle televisioni, formula basata su sesso-potere-denaro, parola d'ordine libertà. Sfida di ascolti tra tv pubblica (rai) vs privata. Tornando alle rappresentazioni di genere, un programma come drive in di Antonio Ricci, rappresenta molto bene la nuova filosofia delle tv berlusconiane. Vediamo qui comparire le ragazze fast food, donne formose che si offrono allo sguardo del politico e che propongono uno stereotipo di donna passiva e compiacente nei confronti degli uomini. In quegli stessi anni arrivano anche le veline, sono una mora e una bionda, non parlano, sorridono, mettono in scena soltanto balletti, e sono un modello agognato e desiderato da molte bambine adolescenti. anni 90 la situazione non migliora, quanto a modelli di rappresentazione della donna. Soltanto per fare un esempio, un programma come “non è la rai” era caratterizzato dalla massiccia presenza di ragazze molto giovani, intende a esibirsi in balletti e canzoni. Soltanto qualche anno dopo “uomini e donne” di Maria De Filippi promuove un preciso concetto di femminilità e maschilità. Entrambi possono corteggiare ma stereotipo estetico. I MEDIA DIGITALI La trasformazione digitale = tv assume forme nuove. Vengono rinnovati i contenuti seguendo le dinamiche di mercato, si modificano le strategie industriali e cambiano le pratiche spettatoriali, poiché si assiste a un mutamento dei luoghi e degli stili di fruizione. Nell'età della convergenza occorre pensare il medium televisivo come sistema. La cultura convergente è il paradigma che permette di comprendere la nascita dei moderni prodotti culturali e viene declinato in diversi significati: la convergenza tra consumatori e produttori, tra vecchi e nuovi media, tra linguaggi, da convergenza economica e culturale. La convergenza favorisce la creazione di prodotti transmediali e lo sviluppo di un fandom culturale: gli eroi della Marvel non sono più solo al cinema, ma diventano prodotti di merchandising, dall'abbigliamento ai costumi dei bambini. In questo nuovo contesto, in cui sono facilitati contatto e condivisione, le aziende progettano i loro prodotti incorporando in essi gli aspetti collaborativi e partecipativi, coinvolgendo i consumatori all'interno delle campagne di marketing e comunicazione. Netflix = esempio interessante di azienda televisiva che include nel suo modello di business l'interesse per le questioni di genere. L’azienda ha puntato su idee che intercettassero i bisogni di espressione di comunità specifiche di spettatori che a loro volta hanno usato il passaparola, attivando forme di pubblicità gratuita per l'azienda. Ciò ha fatto sollevare in alcuni casi sospetti di pinkwashing, cioè l'accusa di aver sfruttato la visibilità fornita dal movimento LGBT+ o femminista, ma Netflix si è difesa affermando di avere sempre abbracciato una politica inclusiva e rispettosa di ogni differenza. Nel confezionamento di questi prodotti si pone grande attenzione alla rappresentazione dei corpi, alle scene erotiche, all'evoluzione dei personaggi attraverso prove nella vita reale. Le saghe familiari sono da sempre il luogo di rappresentazione di modalità di vita che non riproducono le norme tradizionali. Il family drama è il genere ideale per mettere in scena i coming out, poiché all'interno della famiglia si vive l'accettazione o la repulsione di orientamenti e generi non conformi (modern family). Rapprentazioni uomini assetati di potere e tossico: Gomorra, Narcos. Bechdel notò che fino a Jane Austen i personaggi femminili avevano subito una rappresentazione stereotipata. Da quel disegno è nato il test che ha offerto la possibilità di misurare la rappresentazione delle donne in una fiction. • Nel film appaiono almeno due personaggi femminili? • Questi personaggi interagiscono tra loro? • Nell'interagire, parlano di qualcosa che non riguardi un uomo? Gli studi recenti sull'industria dei media hanno mostrato che i film che superano il test di Bechdel hanno prestazioni finanziarie migliori di quelli che ricevono un punteggio basso. LE/GLI INFLUENCER I social si caratterizzano per la straordinaria possibilità da parte dei pubblici di partecipare, creare, ma anche e soprattutto condividere, nella logica dello sharing dei contenuti (Facebook o Instagram). = corpo come protagonista. E parlando di social e selfie non possiamo non citare gli influencer, che mostrano la doppia funzione del sistema mediale: quella di far sì che i soggetti possono essere contemporaneamente soggetto e oggetto (ne sono dominati) dei media. Le/gli influencer rappresentano una categoria riconoscibile dei social media e in particolare di Instagram: la loro fortuna dipende in gran parte dal numero di follower che li segue, proprio perché nel tempo riescono a costruirsi un'affidabilità e autorevolezza orizzontale. La loro fortuna economica è anche legata al ruolo di testimonial di famosi brand internazionali che vengono regolarmente sponsorizzati. Ci si domanda se davvero i social media ci oggettivino o se siamo noi a scegliere di essere oggettivati tanto da non essere più oggetti. Pensiamo al caso di Chiara Ferragni, anche la sua vita è costantemente scandita dalla presenza dei social che documentano la sua vita familiare, con foto dedicate, oltre alla sua persona, alla sua casa, ai suoi bambini, al suo cane. Su di lei è stato anche girato il documentario Unposted uscito nel 2019 e un docu-reality TheFerragnez. Influencer e dibattito pubblico = concerto del 1 maggio 2021, quando Fedez ha attaccato in diretta tv un senatore della Lega che aveva osteggiato il Ddl Zan. MEDIA E VIOLENZA Il modo in cui i media rappresentano la violenza di genere è un tema che suscita spesso dibattuti. fenomeno del femminicidio = omicidio di una donna in quanto donna, agito da parte di un uomo. Difficoltà nel dare una corretta informazione sul fenomeno del femminicidio. analizza la rappresentazione del femminicidio attraverso lo studio di diversi ambiti: la cronaca giornalista, il punto di vista dei professionisti dell’informazione, i discorsi dei tribunali e delle sentenze. Come i media narrano donne uccide. Evidenze della ricerca: • Il tasso costante di questo tipo di omicidio e il suo frequente contesto domestico fanno pensare che non vi siano tante cause sociali alla base del suo verificarsi, quanto cause individuali • L'ambiente domestico si conferma come quello più pericoloso • Le motivazioni sono riconducibili alla gelosia, all'abbandono e alle liti. Il coltello è l'arma più utilizzata. Dalle parole degli intervistati si rileva come i media siano fattori determinanti per favorire il consolidamento del tema all' interno dell'opinione pubblica. La violenza di genere e il femminicidio sono diventate oggetto di numerose trasmissioni televisivi. (amore criminale, chi l’ha visto, presa diretta) Certamente non mancarono le criticità anche relativamente a queste rappresentazioni uno dei nodi riguarda proprio l'uso del termine femminicidio sul quale non si rintraccia tra i professionisti una posizione condivisa. (necessario o ingiustificato) In conclusione, i media giocano un ruolo ambivalente nella definizione del femminicidio: da un lato costruiscono una rappresentazione che necessita di essere problematizzata, ma dall'altro hanno il merito di porre la questione al centro del discorso pubblico come questione culturale. CYBERBULLISMO OMOFOBICO La digitalizzazione dell'informazione e i social media nei giovani hanno rivoluzionato il contesto nel quale si diffondono le prepotenze e i discorsi di odio. bullismo = il fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto di gruppo. In Italia ricerche iniziano anni 90. cyberbullismo = atto aggressivo realizzato tramite l'ausilio di mezzi di comunicazione elettronici (individuale o di gruppo), ripetitivo e duraturo nel tempo contro chi non può difendersi. Esempio: revenge porn Accanto all'invio di messaggi tramite telefono cellulare, messaggi scritti, e-mail, chat e blog, vi sono almeno altre tre modalità possibili attraverso la rete: - la comunicazione visiva , attraverso la condivisione e l'invio di video o foto compromettenti - l'esclusione intenzionale di qualcuno da un gruppo online - l'impersonificazione , ovvero la possibilità di prendere o rivelare informazioni personali sfruttando l'anonimato. Elementi più preoccupanti, l'anonimato del molestatore e, quindi, la difficile identificazione di chi compie atti violenti. Bullo non si caratterizza più per una prevaricazione fisica ma, semmai, per il possesso di skill tecnologiche. Da questo punto di vista, nell’ultimo decennio l’Unione Europea ha messo in campo politiche, orientamenti e strategie per fronteggiare la discriminazione fondata sul genere e sull’orientamento sessuale. Sono diversi i Paesi in Europa che hanno adottato il matrimonio gay o forme di riconoscimento giuridico a ridosso dell’istituto matrimoniale. Sebbene la normativa dell’UE non obblighi a consentire o a riconoscere le relazioni o i matrimoni tra persone dello stesso sesso, essa ha consentito alla giurisprudenza di obbligare i suoi Stati a trattare le coppie gay allo stesso modo di etero. Il tema della cittadinanza sessuale si estende anche alle persone LGBT+. Nonostante le questioni relative alla cittadinanza sessuale riguardino molte categorie sociali e diverse questioni quali il consenso alle attività sessuali, i diritti dei minori di essere liberi da abusi sessuali, le violenze sessuali e contro le donne, i diritti de* sex worker ecc., le discussioni sulla cittadinanza sessuale LGBT+ forniscono una prospettiva critica per molti temi chiave, a partire dal dibattito universalismo-particolarismo. In questo discorso si innesta la prospettiva queer, che si traduce in un dispositivo strategico di identificazione e di rinnovamento delle istanze omosessuali, attraverso obiettivi politici condivisi e azioni militanti comuni, con l’obiettivo principale di superare i condizionamenti imposti dell’essenzializzazione delle sessualità e dell’eteronormatività. La mobilitazione omosessuale supera temporaneamente le valenze espressive e ruvide della protesta urbana per dedicarsi a riscrivere i diritti di cittadinanza su un piano pi˘ squisitamente politico e giuridico. Una richiesta di integrazione e di legittimazione dei propri diritti a cui contribuiscono da una parte i trend internazionali – ad esempio la politica antidiscriminatoria dell’Unione Europea – e dall’altra anche le forme più contemporanee di mobilitazione mediatica, come i social network, che non provengono dalla tradizione dei movimenti sociali degli anni Settanta e Ottanta e che dunque costituiscono una cornice alternativa al movimento e una nuova rivendicazione di cittadinanza egualitaria. Da questo punto di vista, l’Europa costruisce gradualmente la propria unione anche sul concetto di cittadinanza delle minoranze sessuali. I principi del documento di Copenaghen dei primi anni 90, che assumono tra i principali criteri per l’adesione il rispetto dei diritti umani e la tutela delle minoranze come valori condivisi, non menzionano esplicitamente la discriminazione delle sessualità o degli orientamenti sessuali come motivo di sanzione. Bisogna ricordare che anche negli Stati che forniscono il riconoscimento sociale e legale delle relazioni omosessuali esistono ancora disparità rispetto ai diritti concessi ai cittadini eterosessuali: diritti alla genitorialità, ai sistemi procreativi medicalmente assistiti, al matrimonio, all’adozione. Nella battaglia di rivendicazione identitaria anche in Europa, ruolo organizzazioni internazionali per i diritti umani come Human Rights Watch e Amnesty International, che lavorano insieme alle istituzioni europee per contrastare il fenomeno discriminatorio. Le città arcobaleno Il passaggio alla contemporaneità ha mutato il diritto alla città. Rispetto a ciò che la teoria sociologica ci ha raccontato sulla nascita della città gay come punto di non ritorno per l’autodeterminazione e il riconoscimento sociale di gay e lesbiche, oggi il quadro è mutato. La narrativa standard delle persone omosessuali che fuggono dalla campagna per andare a cercare iconici gayborhood urbani, è oggi più complessa perché è cambiata la città. L’abitare in certi distretti semiperiferici delle grandi città americane negli anni 50, per esempio, ha gettato le basi per la diffusione delle comunità omosessuali nel mondo e ha marcato la differenza rispetto alla città mainstream, basata sul modello funzionale dell’abitante breadwinner, bianco, eterosessuale, lontano da chi è omosessuale. L’epoca contemporanea registra la presenza di individui e di comunità sempre più interterritoriali e intersezionali. La questione è come queste nuove forme di mobilità contemporanee influenza il processo di incorporazione dei luoghi che tradizionalmente aveva visto gli stili di vita omosessuali svilupparsi in maniera territorialmente circoscritta. Questa forma di distretto post-gay è probabilmente più vicino alla configurazione che assume oggi in Italia la comunità omosessuale. Gli internazionali distretti gay (decorazioni visibili), si contrappone l’Italia = urbanità LGBT+ poco pronunciata. si affiancano azioni estemporanee che raramente hanno un radicamento territoriale di lunga durata: progetti, iniziative politiche, culturali o sportive, flash mob, Gay Pride, pagine social ecc. Manca, in Italia, un progetto politico unitario di riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali. Agli omosessuali italiani viene negata la possibilità di posizionamento nello spazio pubblico urbano. Questo freno alla diffusione di distretti gay ha contribuito all’affievolimento del processo di omonormalizzazione urbana, con le sue derive neoliberiste e gentrificatorie che hanno invece preso piede in alcune delle grandi capitali gay-friendly del mondo occidentale. C’è da aggiungere che l’avvento e la crescente diffusione di Internet e dei social media anche in Italia ha in parte eroso la necessità delle persone omosessuali di territorializzarsi, aprendo la strada alla disidentificazione e alla multiplessità delle relazioni omofile. I quartieri gay non sono più aspetti determinanti nell’esplorazione dell’identità sessuale né tantomeno vengono pi˘ associati in maniera così esclusiva, almeno dai nativi digitali, alla vita arcobaleno. In estrema sintesi il rapporto contemporaneo tra città e mobilità territoriale degli omosessuali è tutt’altro che lineare e unidirezionale e investe invece specifiche costruzioni soggettive e culturali. L’obiettivo di queste città italiane è stato quello di fornire alle cittadine e ai cittadini omosessuali la garanzia di uguaglianza, mentre il contenuto materiale dei diritti e la loro applicazione si Ë diversificata in base a necessità, dispositivi normativi, aree geografiche. La capacità di queste amministrazioni di progettare e realizzare azioni arcobaleno, efficaci e concertate con le realtà associative dei territori e con gli altri livelli di governance urbana appare ora cruciale nel rendere effettiva l’uguaglianza sociale così tenacemente rivendicata nella storia dell’Italia omosessuale. A partire dall’esplosione dei Gay Pride fino ad arrivare alla diffusione dei registri delle unioni civili, le città arcobaleno di tutta Italia hanno promosso i diritti LGBT+ attraverso una gamma di dispositivi talvolta reali, talvolta simbolici, comuni a molte aree metropolitane e non del mondo occidentale. ETERONORMATIVITÀ E OMOFOBIA eteronormatività = ambito scienze sociali, anni 90, da Warner (opere della teoria queer). Si fa riferimento a un sistema ideologico-culturale che non solo presuppone una subordinazione naturale delle donne agli uomini, ma che considera anche esclusivamente le relazioni etero come la norma da seguire. (in natura solo due sessi/generi) L’assunzione di tale principio ha forti conseguenze sul piano empirico: tutte le persone devono essere eterosessuali, e le relazioni ordinate gerarchicamente sulla base dei principi eterosessisti. Infatti, ancora oggi in molti Paesi del mondo godono di legittimità sociale e giuridica soltanto le identità e le relazioni sociali che si muovono entro il perimetro dell’eteronormatività. Conseguenza Omofobia = termine di George Weinberg, l’intolleranza e l’odio nei confronti delle persone omosessuali da parte della società eterosessista. (bifobia e transfobia) Nonostante il suffisso –fobia richiami il concetto di paura, l’omofobia non si caratterizza per essere un timore irrazionale. Al contrario, essa si fonda su un pregiudizio consapevole. Ricerca termini alternativi: omonegatività. Si dimostra come chiusura nei confronti dell’omosessualità, nei casi più gravi, violenza fisica o verbale. In un discorso pubblico del 1998, l’autrice, attivista e leader dei diritti civili Coretta Scott King ha definito l’omofobia come una forma di fanatismo che, al pari del razzismo e dell’antisemitismo, disumanizza un ampio gruppo di persone, negando la loro dignità e personalità. Altre teorie sviluppate nell’ambito della psicoanalisi descrivono inoltre l’omofobia come una risposta agli impulsi omosessuali che un individuo può provare. Omofobia interiorizzata = all’interno della stessa comunità omosessuale. Vivono con disagio la propria identità sessuale o che avvertono il bisogno di conformarsi alle aspettative culturali imposte dall’eteronormatività. soggetto sente che il proprio orientamento sessuale è in contrasto con la propria immagine idealizzata di sé, depressione clinica. Omofobia sociale = la paura di essere identificati come omosessuali omofobia istituzionalizzata = forme di disparità di trattamento tra soggetti sulla base dell’orientamento sessuale che sono condotte dalle istituzioni. ambito della religione: molte confessioni contengono insegnamenti antiomosessuali. La maggior parte delle organizzazioni internazionali per i diritti umani lotta da anni per l’abolizione delle leggi che considerano le relazioni omosessuali un crimine. Dal 1994, il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha anche stabilito che questo tipo di leggi viola il diritto alla privacy. OMOFOBIA NEL MONDO Nel mondo contemporaneo, le pene a cui le persone omosessuali sono sottoposte cambiano da Paese a Paese. In cinque Stati dell’Africa e dell’Asia l’omosessualità è punita con l’esecuzione capitale. I comportamenti omosessuali sono puniti in 10 Stati e prevedono una reclusione che può andare da un minimo di 14 anni fino all’ergastolo. In altri 55 Paesi del mondo, le persone omosessuali possono essere condannate fino a 14 anni di carcere. Anche la metà dei Paesi asiatici ancora criminalizza l’omosessualità e una parte di quelli che non lo fanno compromettono comunque la libertà di espressione delle minoranze sessuali e di genere. Sviluppo di studi che si focalizzano sui motivi che hanno prodotto nei contesti delle ex colonie il clima di intolleranza maggiore nei confronti degli omosessuali. Dovuto al retaggio coloniale e nelle diseguaglianze sociali ed economiche che si riproducono a livello globale fra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo. Lo studio di Khaled El-Rouayheb, che nel rintracciare i motivi della supposta incompatibilità fra omosessualità e mondo arabo-musulmano, prima c’era tolleranza verso le diversità, si perde per effetto delle politiche di dominazione coloniale. Uguale lo ì studio Joseph Massad, che sviluppa un’analisi della letteratura e della poesia nel mondo arabo-musulmano, dei romanzi e dei trattati di medicina. L’analisi di Massad sull’evoluzione delle identità sessuali e politiche nel mondo arabo-musulmano si rivela critica nei confronti di quella che egli definisce ´lobby internazionale gay’. A partire dagli anni 80, «l’international gay» avrebbe attuato un’incitazione al categorizzare e distinguere le identità sessuali che fino a quel momento erano state abbastanza sfumate nei Paesi arabi. Per questo studioso l’attuale clima di odio nei confronti degli omosessuali in questi Paesi è visto come l’effetto della riproduzione su scala globale della causa degli omosessuali occidentali. Il clima di ostilità di questi Paesi verso l’omosessualità è un retaggio coloniale, risalente a un’eccessiva preoccupazione tra i Paesi europei per le questioni eugenetiche, tra le quali quelle della contaminazione tra le razze e del contagio delle malattie. Ciò porta ad una maggiore complessità del loro posizionamento sociale e della loro auto-rappresentazione identitaria, al punto da costruire una nuova immagine della propria maschilità o inventarsene una totalmente nuova, diversa sia da quella performata nel Paese di provenienza, sia da quella assunta dai propri connazionali nel contesto di migrazione. Sessualità lesbica: Il lesbismo no legittimazione culturale regole di genere centrate pene come centro della sessualità, il sesso lesbico semplicemente non è riconosciuto. Una recente ricerca condotta da Masullo e Ferrara ha preso in esame le identità sessuali non eteronormative di donne migranti che vivono in Italia, con l’obiettivo di porre in evidenza le strategie identitarie che queste mettono in campo di fronte a situazioni per le quali possono essere discriminate per la loro identità di genere e il loro orientamento sessuale. La ricerca ha sfruttato teoricamente alcune intuizioni della teoria postcoloniale intersezionale e queer, all’interno della corrente di ricerca qui definita della queer migration studies. Tali studi, nel prendere in esame la condizione delle persone omosessuali, pongono al centro dei loro interessi la gestione di un’identità doppiamente stigmatizzata che vivono le migranti LBTQ nei contesti di migrazione, facendo leva su un concetto del SÈ posto oltre le logiche binarie: bianco/nero, maschio/femmina, omosessualità/eterosessualità. Katie Acosta, per esempio, riprendendo il concetto di mestiza, descrive l’esperienza vissuta dalle emigranti lesbiche di origine latina negli Stati Uniti e di come sperimentino ogni giorno la condizione dell’essere mestiza, del muoversi sui confini delle loro diverse appartenenze. I confini sono da queste donne costantemente infranti e rielaborati, in alcuni casi reinventati, con l’obiettivo di vivere liberamente il proprio orientamento sessuale. Il peso delle discriminazioni che queste donne sperimentano dentro la società statunitense e dentro le comunità etniche di appartenenza le conducono a costruire delle comunità immaginarie entro le quali si sentono loro stesse, offrendo supporto e aiuto a coloro che vivono la loro stessa condizione, di donne migranti e omosessuali. » quanto succede alle donne migranti le cui storie sono prese in esame dalla ricerca di Masullo e Ferrara. Dalle interviste emerge l’opera di ricomposizione del sé che le donne migranti lesbiche, bisessuali e queer applicano nel tentativo di gestire i differenti lati della loro identità, evidenziando come la gestione di questi tratti sia strettamente collegata ai diversi ambiti nei quali si relazionano e al valore che questi ambiti assumono per la loro persona. Capitolo 9 FUTURO INTERSEZIONALITÀ Termine intersectionality = 1989 dalla giurista nordamericana Kimberle Crenshaw. La sovrapposizione fra diverse identità sociali da cui derivavano subordinazioni, oppressioni e discriminazioni. (l'intersezione che in geometria si ottiene nel punto in cui più rette si intersecano) L’approccio intersezionale nasce negli anni 70/80 Stati uniti = attivismo femminismo nero critica movimenti emancipatori tradizionali, escluso sia dai movimenti di emancipazione nera che sostenevano di parlare per tutte le persone nere, sia dai movimenti femministi bianchi della classe media che sostenevano di parlare per tutte le donne L’approccio teorico intersezionale sottolinea l'importanza di ogni elemento caratteristico di una persona e delle possibili discriminazioni. L'approccio intersezionale può restituire: • ricondurre a un più generale sistema di oppressione che si manifesta in forme differenti; • Le profonde dinamiche alla base delle rappresentazioni sociali di tratti dell'identità individuale su cui si fonda un processo di discriminazione (il genere, la sessualità, la classe) Parlare di intersezionalità significa riferirsi a: • Come si determinano le categorie sociali che classificano gli individui; • Quale sia il processo di interazione di queste categorie sociali Studi orientati all'analisi delle interconnessioni: - Weber sul concetto di ceto, cui giunse connettendo fra loro le categorie di classe, stato e appartenenza politica; - Bourdieu che proponeva l'approccio metodologico delle multiple correspondence analysis per scomporre in categorie dominanti identità e fenomeni sociali. - Crenshaw , la prima definizione di intersezionalità, prendendo in considerazione la posizione sociale delle donne nere e intersecando fra loro già solo le due categorie del genere e della razza. Ufficializzazione nuovo paradigma e ha portato in superficie il lavoro di diverse altre studiose nere e femministe. Critiche: Barbara Foley secondo la quale una categoria classificatoria come la classe è di per sé onnicomprensiva di tutti i processi di oppressione e discriminazione. Le altre categorie considerate dall'analisi intersezionale non sarebbero, in realtà, se non altro che rappresentazioni identitarie. Schemi intersezionali. Secondo le teorie elaborate dall'approccio intersezionale, la discriminazione sociale avviene secondo tre dinamiche: • Concomitante: due o più fattori si uniscono a determinare una condizione di esclusione/ oppressione. • Additiva: relativa a specifici ambiti sociali nei quali agiscono due o più fattori di discriminazione cumulandosi fra loro. • Composta: i fattori di discriminazione si aggiungono l'uno all'altro, ma si rafforzano anche reciprocamente nei diversi ambiti sociali nei quali insistono LE NUOVE FRONTIERE METODOLOGICHE DEI GENDER STUDIES Negli ultimi anni, a un ampliamento degli studi di genere è andato accompagnandosi lo sviluppo di nuove metodologie per lo studio di molti fenomeni sociali. A tal proposito, trovano spazio le indagini standard di tipo survey, accanto alla conduzione di focus group, interviste cognitive e testimoni privilegiati. gender studies: raccolta dell'informazione sull'identità di genere e sull'orientamento sessuale. Dibattito ancora poco sviluppato. Si deve superare visione binaria, esclude individui. Utilizzo big data per raccolta dati, Welles Caratteristiche per definire l'identità di genere e l'orientamento sessuale di una persona. Per quanto concerne l'identità di genere si evidenziano essenzialmente tre modalità: - l'approccio a due passi = una domanda sul sesso alla nascita e sull’autodichiarazione dell'identità di genere al momento dell'intervista - l'approccio a item singolo = soggetto intervistato scelga un termine a suo piacimento che meglio descriva la sua identità di genere - la valutazione dell'espressione del genere = domande volte a valutare i modi in cui il genere è espresso Anche per la rilevazione dell'orientamento sessuale sono stati sperimentati metodi diversi. Si tratta di procedure in base all'autodeterminazione dell'orientamento sessuale da parte del soggetto rispondente; al suo comportamento sessuale; all’attrazione sessuale. Per quanto concerne le persone intersex, negli ultimi anni l'attenzione sulle questioni metodologiche relative alla loro individuazione e visibilità nella ricerca è indubbiamente cresciuta. INDAGARE OLTRE LA DICOTOMIA DI GENERE Le scienze sociali segnalano da tempo oramai che il genere è fluido. La fluidità di genere è la capacità di diventare liberamente e consapevolmente uno o pi˘ di un numero illimitato di generi, per qualsiasi periodo di tempo in maniera autodeterminata. La differenza sessuale e la dicotomia (divisione in 2) di genere servono a legittimare l'organizzazione biopolitica delle società e a perpetuare i rapporti di potere. Quando un corpo ha un aspetto ambiguo, si farà di tutto, per inserirlo nella normalità del modello della doppia differenza sessuale, impedendo così a quel corpo di destabilizzare l'organizzazione della società. Un esempio, i bagni pubblici per trans. Browne definisce questa condizione la questione del bagno, scrivendo che le donne trans e tutte coloro che appaiono mascoline sperimentano regolarmente molestie e difficoltà in tali luoghi. Attivisti e accademici sostengono da tempo l'introduzione di bagni gender neutral. SOSTENIBILITÀ E SOCIETÀ TRANSCULTURALE Sostenibilità Il genere è entrato nelle leggende politiche delle istituzioni organizzazioni mondiali e internazionali ormai da qualche decennio. I principi proposti dalla terza ondata del femminismo sull’empowerment per premiare le diversità sociali e sul mainstreaming sono stati decisivi, ma un ruolo degno di nota lo si deve all’eccezione estesa di sviluppo sostenibile, il paradigma per orientare valori, azioni e obiettivi della società globale. Soprattutto le Nazioni Unite si sono fatte promotrici di questo nuovo modello di sviluppo. Dichiarazione del Millennio: 2000, tutti gli Stati membri devono raggiungere entro il 2015 i seguenti risultati: - Sradicare povertà e fame nel mondo - Rendere universale l’istruzione primaria - Promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne - Ridurre la mortalità infantile - Ridurre la mortalità materna - Combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie - Garantire la sostenibilità ambientale - Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo. Si trattava di obiettivi che sono stati in larga parte disattesi entro la scadenza prevista, ma che hanno fissato l’attenzione internazionale di decisori politici e opinione pubblica. Agenda ONU 2030: per lo sviluppo sostenibile, 17 obbiettivi Dalla lettura di dati scientifici, si traggono evidenza che confermano una duplice incidenza del fattore di genere rispetto allo sviluppo sostenibile, sebbene quella prevalente sia la prima e non solo dei numeri: 1) genere come minaccia, fonte di discriminazione, fattore invisibile per lo sviluppo 2) Genere come opportunità, fattore strategico e indicatore di sviluppo.