Scarica Manuale di Geografia - De Vecchis G. e Boria E. 2022 e più Dispense in PDF di Geografia solo su Docsity! GEOGRAFIA CAPITOLO 1 Definizione di Geografia: scienza che studia i processi di antropizzazione del pianeta, ovvero i rapporti che, nello spazio e nel tempo, associano tra loro esseri umani, comunità, popoli e culture. Relazione tra società e natura: essendo la superficie terrestre già disomogenea in natura, la superficie terrestre diviene ancora più composita per la molteplicità dell’azione trasformatrice, messa in atto da popolazioni, gruppi sociali e individui, ciascuno dei quali agisce con la propria specificità. È quindi importante orientare la disciplina verso finalità precise per interpretare sia l’agire territoriale degli esseri umani sia le politiche promosse dai governi. I primi saperi geografici: gli iniziali saperi geografici sono parte della filosofia del mondo antico. - Tra i pensatori presocratici, si ricorda Anassimandro che, secondo la tradizione è autore della prima interpretazione grafica delle regioni abitate della terra, concepita come un disco circondato dalle acque dell’oceano. Qualche secolo dopo Eratostene è il primo ad utilizzare il termine geografia, intitolando così una sua opera in 3 libri. Altri due importanti scritti dell’antichità classica riportano il termine geografia: L’opera di Strabone, che scrive che la geografia è materia da filosofo, e quella di Tolomeo che tratta le differenze tra geografia e corografia e raccogli lunghi elenchi di località fornendone le coordinate geografiche. Si devono a lui in gran parte le basi della cartografia scientifica. La geografia nel medioevo: nel medioevo il termine stesso scompare e i suoi saperi vengono diluiti nella cosmografia. Venne collocata fuori dal tempo e dalla realtà e spesso confusa con la fantasia e con la magia. La rivoluzione scientifica: sviluppo del pensiero umanistico; il metodo sperimentale costituisce l’aspetto centrale della rivoluzione scientifica del 600. I saperi geografici possono giovare delle informazioni sulle nuove terre scoperte. Kant: rappresenta lo spartiacque tra la geografia antica e quella moderna scientifica della quale può essere considerato un vero e proprio pioniere. La geografia è da lui intesa come propedeutica alla c conoscenza del mondo, in grado di insegnare a comprendere l’officina della natura. Scrive un’opera in 6 libri. Inoltre, prefigura la globalizzazione: il pianeta per la sua forma sferica avvicina gli uomini tra di loro. I padri della geografia moderna: Humboldt e Ritter, accumunati in genere per il loro sostegno ai principi di interdipendenza e di comparazione, importanti per lo studio delle relazioni tra ambiente fisico e azione antropologica. Determinismo ambientale: Darwin, dimostra l’evoluzione graduale e l’autodifferenziazione delle specie mediante l’azione congiunta di forze: ereditarie e ambientali. Ratzel va verso una concezione unitaria della geografia, intesa secondo gli schemi proposti da Darwin. Possibilismo geografico: posizione di non dipendenza assoluta dalle scelte dell’uomo nei confronti della natura. Secondo tale chiave di lettura, i rapporti tra società ed ambiente non sono univoci, poiché l’ambiente produce opportunità di scelta e non condizioni inderogabili. CAPITOLO 2 Mobilità e velocità: il tempo e lo spazio sono collegate ai concetti geografici di velocità e mobilità. La geografia non può prescindere dal tempo; un’analisi diacronica esamina il passato che aiuta a comprendere meglio il presente e che è importante seguire attraverso l’evoluzione nel futuro. Forma della terra: presentando un leggero schiacciamento ai due poli, si avvicina all’ellissoide di rotazione, il quale è ottenuto dalla rotazione di una semiellisse intorno al suo asse minore, che coincide con l’asse terrestre. È questo il solido geometrico preso di riferimento universale per le misure (ellissoide internazionale). Meridiani e paralleli Gli estremi della superficie terrestre si individuano in due punti: polo nord e polo sud. Il piano perpendicolare, passante per il centro della terra e quindi equidistante dai due poli, prende il nome di equatore. Questo rappresenta la circonferenza massima della terra e la divide in due emisferi: emisfero boreale e emisfero australe. I circoli massimi, tutti uguali tra loro, che congiungono i due poli e tagliano perpendicolarmente l’equatore, prendono il nome di meridiani. Le circonferenze che tagliando perpendicolarmente i meridiani prendono il nome di paralleli (così chiamati perché paralleli all’equatore). Meridiani e paralleli sono infiniti e consentono di localizzare qualsiasi località della superficie terrestre, poiché ogni punto del pianeta è determinato da un solo meridiano ed un solo parallelo. Latitudine e Longitudine Sul reticolato geografico si impostano le coordinate geografiche: latitudine e longitudine. Per misurare latitudine e longitudine si è resa indispensabile l'individuazione di un parallelo e di un meridiano zero da cui originare i calcoli. Per i paralleli la scelta è ricaduta chiaramente sull’equatore, unico circolo massimo. La decisione sui meridiani è stata più complessa, in quanto tutti eguali tra loro. Sì infine decise di adottare come meridiano zero quello passante per l'osservatorio astronomico di Greenwich. Latitudine: è la distanza angolare di un punto dall’equatore, misurata lungo un meridiano. Longitudine: distanza angolare di un punto dal meridiano di Greenwich, misurata lungo un parallelo. Altitudine: altezza rispetto al livello del mare. Le distanze angolari di latitudine e longitudine vengono misurate in gradi, primi e secondi generalmente sessagesimali. GPS: da alcuni decenni ha trovato larga diffusione il Global Positioning System, strumento che si avvale di una rete di satelliti in grado di leggere in continuazione tutta la superficie terrestre, restituendo una capacità di localizzazione e navigazione di grande precisione. Meridiane solari: misura del tempo utilizzata nel mondo antico. Il vocabolo meridiano che deriva dal latino meridies (mezzogiorno); attimo cronologico individuato dalla culminazione della traiettoria del sole. Qualora si dovesse considerare l’ora solare, ogni luogo – ad eccezione di quelli posti sullo stesso meridiano – avrebbe il proprio orario, poiché ogni meridiano ha il suo mezzogiorno. numeratore presenta sempre il numero 1 e al denominatore il numero per il quale si deve moltiplicare la distanza misurata sulla carta per ottenere la misura corrispondente nella realtà. Carte topografiche: a grande scala, raffigurano con accuratezza il rilievo, l’idrografia, la vegetazione… Carte corografiche: a scala media, rappresentano aree più estese, riuscendo ad offrire anche alcuni dettagli. Ogni carta geografica deve riportare in maniera ben visibile, il valore della scala, che è fondamentale perché senza questa informazione non si può avere idea delle dimensioni dello spazio riprodotto. Oltre a quella numerica, sulla carta geografica si trova la scala grafica, rappresentata da un segmento diviso in tante unità, ognuna equivalente a delle lunghezze della superficie reale. Oltre ad essere approssimata e ridotta, la carta grafica è anche simbolica. Quest’ultimo requisito si deve all’utilizzo di segni convenzionali che sono riportati e spiegati in una legenda presente in ogni carta geografica per agevolarne la lettura. I simboli possono essere di vario tipo (puntiformi, lineari, figurati). Orografia: di particolare importanza sono i simboli altimetrici che consentono di apprendere la tridimensionalità del territorio da una raffigurazione piana. Isoipse o curve di livello: linee che congiungono tutti i punti con uguale altitudine sul livello del mare. Isobate: curve di livello subacqueo Classificazione carte geografiche Atlante: raccolta di carte geografiche, normalmente a scala piccola o media, utilizzata per lo studio e la consultazione. Gli atlanti possono essere generali, speciali e tematici. Generali: Carte fisiche: prevalgono gli aspetti naturali del territorio Carte politiche: prevalgono gli aspetti antropici Fisico-politiche: entrambi gli aspetti sono rappresentati Speciali: realizzate per rispondere ad obiettivi specifici, come le carte nautiche o aeronautiche Tematiche: così chiamate perché dedicate ad un fatto o ad un tema specifico (climatiche, linguistiche, meteorologiche…). Indice toponomastico: elenca, in ordine alfabetico, tutti i nomi geografici riportati sulle carte geografiche. La prima cifra specifica la pagina nella quale si trova il toponimo; seguono un numero ed una lettera che rivelano il riquadro in cui ricercare il toponimo considerato. Ha lo scopo di facilitare la ricerca dei luoghi. Limiti della carta geografica: - Superficie curva del pianeta che non può essere riprodotta fedelmente in piano - Violazione al principio di riduzione: quello che vorrebbe gli oggetti riportati esattamente in proporzione alle loro misure reali - Forma degli oggetti: che varia con la scala - la carta rimanda all’universo di riferimento dell’ambiente culturale che l’ha prodotta Telerilevamento: insieme di tecniche e modalità attraverso cui è possibile acquisire o registrare ed interpretare informazioni riguardanti le proprietà di una superficie lontana dallo strumento di rilevamento. Di fondamentale importanza sono i satelliti artificiali, dotati di attrezzature capaci di captare e memorizzare impulsi magnetici e di fornire dallo spazio immagini della terra. Il confronto diretto tra la carta geografica e la foto aerea ha alcune somiglianza ma anche differenze, la prima dei quali riguarda la selettività degli elementi raffigurati; la carta geografica seleziona gli elementi da riprodurre in base a cosa bisogna sottoporre all’attenzione del lettore; la foto non discrimina gli oggetti, ma registra tutto ciò che è presente. Gis: sistemi informativi geografici, che permettono di gestire geodatabase, con l’obiettivo di realizzare cartografia digitale ed elaborati tridimensionali. - LITOSFERA Geologia: persegue l’obiettivo di ricostruire la storia della terra, iniziata oltre 4 miliardi e mezzo di anni fa; questo tempo è diviso dagli studiosi in tante diverse unità, le più lunghe delle quali sono costituite da quattro archi temporali, detti eoni: - Azoico (da 4.600 a 4.000 anni fa) - Archeozoico (da 4.000 a 2.500 milioni di anni fa - Proterozoico (da 2.500 a 541 milioni di anni fa); - Fanerozoico (da 541 milioni di anni fa a oggi). I tre eoni più antichi vengono riuniti nel "supereóne" Precambriano, lunghissimo arco temporale (I'85% di tutta la storia del Pianeta) che precede l'eóne Fanerozoico (o della manifestazione della vita), caratterizzato dal moltiplicarsi delle forme viventi. Quest'ultimo, il più corto dei quattro, è suddiviso nella scala dei tempi geologici in tre ere; questa complessa ripartizione si basa soprattutto sulle tracce impresse nelle rocce del Pianeta. Le tre ere sono: - Paleozoica - Mesozoica - Cenozoica (fino ad oggi) Il quaternario è il periodo finale dell’era cenozoica mentre l’Olocene, ultima epoca del quaternario, è associato all’inizio della fase del riscaldamento climatico. Antropocene: Oggi l'umanità vive nell'Olocene anche se nella comunità scientifica è aperto un dibattito, che fa seguito alla recente comparsa sulla scena internazionale del concetto di Antropocene. Secondo alcuni geologi questo termine dovrebbe definire la conclusione dell'Olocene e l'ingresso in una nuova epoca in cui l'ambiente risulta alterato per l'impatto antropico. Al momento, tuttavia, le ricerche per l'inserimento dell'Antropocene nella Carta Cronostratigrafica Internazionale non sono state completate È inoltre aperto il confronto sulla sua datazione iniziale, che, mentre per alcuni ricercatori si identificherebbe con la Rivoluzione industriale tra Settecento e Ottocento e con il conseguente avvio delle emissioni di gas serra, per altri a metà del XX secolo in coincidenza con una serie di segnali conservati all'interno di strati di rocce. Storia geologica e giacimenti minerari: la storia geologica della terra assume rilievo perché spiega alcuni rivolti economici derivanti dal rapporto esistente tra età delle rocce e risorse minerarie. Le rocce molto antiche, infatti, possono con maggiore facilità contenere minerali di ferro, nichel, rame e metalli preziosi, diversamente dalle rocce più giovani che sono carenti di minerali. Questa condizione rende conto, ad esempio, della scarsità di giacimenti minerari presenti in Italia, la cui storia geologica risale ad appena 250 milioni di anni fa. Ciclo litogenico: nella formazione delle rocce si distinguono tre processi, che costituiscono un unico ciclo litogenico: magmario, sedimentario e metamorfico. - Le rocce magmatiche, prodottesi in seguito al raffreddamento e al consolidamento del magma, possono essere: intrusive, se il raffreddamento avviene dall’interno e con una lentezza estrema; effusive, se il raffreddamento, che accade in superficie, avviene in un tempo relativamente rapido. - Le rocce sedimentarie si originano in seguito alle trasformazioni che avvengono in tempi lunghissimi sulla superficie terrestre, grazie all’interazioni con atmosfera, biosfera e idrosfera. Hanno uno spessore molto ridotto, che rappresenta solo il 5% della crosta terrestre. Si possono suddividere in tre gruppi: clastiche, derivate da rocce preesistenti e prodotte dal deposito di detriti di varia dimensione; organogene, costituite dall’accumulo e dalla successiva cementazione di materiali derivati da organismi viventi; chimiche costituiscono il risultato di fenomeni di origine chimica (come il calcare, o il gesso). - Le rocce metamorfiche derivano da altre rocce, che spinte per cause tettoniche all’interno della crosta terrestre, si trasformano completamente per forti incrementi di temperatura o pressione. Possono essere: di contatto, quando le rocce vengono a contatto con il magma incandescente; regionale quando i movimenti della crosta terrestre fanno affondare masse rocciose di grande estensione, che vengono quindi sottoposte a elevate temperature e pressioni. Composizione interna della terra Durante l'eruzione esplosive si sviluppa sopra il vulcano una colonna di gas e ceneri che può risalire per decine di chilometri nell'atmosfera. In alcune condizioni, invece, la colonna collassa al suolo dando luogo allo scorrimento di miscele ad alta temperatura formate da gas e generi (flussi piroclastici) che rappresentano la più pericolosa fenomenologia vulcanica. Colate di fango: si verificano quando al materiale solido di origine piroclastica si aggiungono grandi quantitativi di acqua. Questa si incanala lungo i fianchi dell'edificio vulcanico, distruggendo quello che incontra nel suo percorso lungo fino a 100 km al catetere, con velocità variabile a seconda della pendenza del vulcano. Tipi di eruzioni - Hawaiane: caratteristiche delle isole delle Hawaii a scorrimento veloce ma tranquillo, con lave fluide povere di gas. - Islandesi: simili alle precedenti ma con lava che fuoriesce da lunghe fessure. - Stromboliane: lava più viscosa alternano a piccole esplosioni colate di lava ed esplosioni di maggiore violenza. - Vulcaniane: Fortemente esplosive con lava viscosa - Pliniane: Intensa attività esplosiva con emissione di grandi quantità di cenere e generazioni di flussi piroclastici; può collassare il cratere principale con la parte sommitale dell'edificio, formando un'ampia depressione, detta caldera. - Peleane: magmi molto viscosi che tendono a solidificare nel cammino ostruendolo. Un'ulteriore classificazione riguarda lo stato di attività dei vulcani che si distinguono in: attivi, estinti se l’ultima eruzione risale a oltre 10.000 anni fa, quiescenti da lungo tempo in fase di riposo, pur se hanno dato eruzione negli ultimi 10.000 anni. In Italia i vulcani attivi sono il Vesuvio, lo Stromboli, L'Etna e Vulcano in Sicilia. Tra quelli spenti si annoverano i Colli Euganei in Veneto, l'Amiata in Toscana. Distribuzione del fenomeno vulcanico: è collegata al movimento delle placche. Gli oltre 600 vulcani esistenti sulla terra seguono una distribuzione in allineamenti, per cui si possono distinguere: allineamenti lungo le dorsali oceaniche, allineamenti lungo i margini continentali, vulcanismo in aree isolate. Lungo i margini continentali si concentrano i grandi vulcani, che per oltre la metà si dispongono lungo i bordi dell'Oceano Pacifico, a costruire la cosiddetta cintura di fuoco. Vulcanismo secondario: si verificano anche eventi meno grandiosi dell'eruzione, quali le fumarole e le solfature, i soffioni e i geyser. Questi fenomeni di vulcanismo secondario costituiscono spesso motivo di grande attrazione turistica, come avviene per il parco nazionale statunitense di Yellowstone, Dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'umanità. Risorse e rischi dei vulcani Un turismo sanitario piuttosto diffuso anche in Italia, si avvale delle acque termali impiegate per la cura di numerose malattie. Molteplici, poi, sono gli usi nel settore energetico, lo sfruttamento del naturale calore interno della terra per la produzione di energia elettrica (geotermia) presenta grande interesse perché si tratta di un'energia pulita e rinnovabile. Le eruzioni producono a volte disastri spaventosi, come in Italia avviene per il Vesuvio. Il rischio vulcanico, essendo ben localizzato, consente di fare studi analitici per riconoscere e controllare alcuni fenomeni premonitori, pur se non è ancora possibile prevedere con certezza il momento preciso dell'eruzione. Tra le eruzioni più disastrose si ricorda quella di Tambora che provocò la morte di 90.000 persone. I terremoti ed il rischio sismico Terremoto: si avverte come uno scuotimento del terreno prodotto da onde sismiche che si propagano da un sito variabile da pochi chilometri di profondità fino a circa 700 (ipocentro), cui corrisponde sulla sua verticale in superficie una zona definita epicentro intorno alla quale si registrano le maggiori conseguenze negative. Solo un minimo numero di terremoti produce danni a persone e cose, poiché la maggior parte del diffusissimo fenomeno è molto debole, tanto da non essere neppure avvertita dall'uomo, ma solo registrata da specifici strumenti detti sismografi. Le cause risiedono nel l'istantanea liberazione di energia meccanica, quando le pressioni oltrepassano una soglia critica tale da produrre dapprima deformazioni e poi fratture con spostamenti dei margini. Al momento della liberazione di energia si attivano vari tipi di onde sismiche che si propagano a differente velocità. Scale sismiche La forza dei terremoti venne dapprima Misurata con la scala Mercalli, articolata sotto 12 °, che valuta gli effetti prodotti dalla scossa nel territorio a danno di persone e cose: da strumentale o impercettibile (1) a catastrofica (12). Un sisma della stessa forza manifesta però effetti diversi da un ambiente geografico ad un altro, tanto che l'utilizzo di questa scala risulta poco significativo in aree disabilitate. In seguito, è stata calcolata l'intensità dell'energia meccanica prodotta e registrata dai sismografi secondo una scala detta scala Richter e successivamente modificata. La magnitudo non ha limiti prestabiliti e non vi è quindi un valore teorico massico, ma finora la di tutto maggiore riscontrata è arrivata circa a 9.5. Numerosi terremoti sono dovuti a fenomeni prodotti dallo scontro tra placche, ad esempio in Cina, Giappone e Filippine, la zona pacifica flette sotto la spinta di quella euroasiatica. La presenza e la frequenza dei terremoti in Italia è documentata da approfonditi studi. L'Italia ha un rischio sismico medio alto a causa della sua posizione nella zona di convergenza tra la zolla africana ed euroasiatica che era sottopone a forti spinte compressive. La sismicità più elevata si concentra lungo la dorsale centro meridionale appenninica, in Calabria e Sicilia. Maremoti: provocati generalmente dai terremoti che possono avere l'ipocentro sotto un fondo oceanico. Lo spostamento di ingenti masse d'acqua produce onde superficiali tali da provocare considerevoli danni abbattendosi sulle coste come enormi muri d'acqua. Le onde, per la diminuzione della profondità delle acque, in prossimità dei litorali riducono la velocità ma rimanendo costante l'energia, si innalzano a seconda della morfologia della costa, fino a raggiungere un livello di decine di metri. Per specificare il fenomeno noto come maremoto, si utilizza in genere il termine giapponese tsunami. Uno tsunami può essere prodotto anche da altre cause naturali che si generano in un ambiente Marino: eruzioni vulcaniche, frane, esplosioni o cadute di grandi meteoriti in mare. Lo tsunami dell'undici marzo 2011 al largo della città di Fukushima a seguito di una scossa di 9 ° nella scala Richter, a 130 km nel pacifico, ne è stata testimonianza. Il rischio sismico: tra gli eventi naturali più pericolosi, produce danni enormi alle strutture sociali ed economiche. Gli effetti negativi dipendono anche dal momento in cui le scosse si verificano e dalla densità di popolazione residente nell'area. A differenza del vulcanismo, non sussistono risvolti positivi nell'attività sismica, che inoltre, presenta molte più difficoltà nella sua prevedibilità. L'individuazione delle zone è particolarmente importante perché consente di predisporre misure normative di varia natura. Per la protezione primeggia il Giappone, che presenta la miglior organizzazione antisismica del mondo. La degradazione meteorica e i movimenti franosi Termoclastismo: processo per cui le rocce, sottoposte a intermittenti dilatazioni e contrazioni, dovute allo sbalzo di temperatura, innestano un processo di lenta disgregazione. Crioclastismo: processo che porta alla disgregazione delle rocce per il susseguirsi di gelo e disgelo. Bioclastismo: disgregazione agevolata dall’azione degli esseri viventi. Franamento: costituisce la più pericolosa forma di denudazione dei versanti definibile come la discesa improvvisa di una quantità variabile di massa quale effetto prevalente della forza di gravità. Se ne possono distinguere quattro tipologie principali: - Di crollo, caduta libera di blocchi di roccia da una parete verticale. - Di scivolamento, scivolamento di materiali su un piano inclinato liscio. - Di colamento, movimento piuttosto lento favorito dalle acque d'infiltrazione. - Di ribaltamento, movimento di rotazione di materiali coerenti. In un processo franoso si distinguono tre parti principali: - Nicchia di distacco, l’incavo da dove il materiale è franato, staccandosi dal versante. - Pendio di frana, lungo il quale si è verificato lo spostamento del materiale. - La zona di accumulo, formata dai detriti caduti che si ammassano sul terreno Frane e attività antropica: interazione strettissima. - Pressione: sebbene non si avverta l'aria, esercita sulla superficie terrestre un peso, detto pressione, che è misurato con il barometro. A livello del mare, a 45 ° di latitudine e una temperatura di 0 °, il peso medio corrisponde a 760 mm della colonnina di mercurio. Valori maggiori indicano alta pressione, minori, bassa pressione. Tale peso può cambiare in modo anche rapido durante la giornata ed è inoltre in stretta dipendenza dall'altitudine, perché lo spessore della colonna d'aria diminuisce con l'aumento della quota. La pressione è influenzata dalla temperatura e dall'umidità, l'aria calda e umida, più leggera tende a salire, mentre l'aria fresca e secca più pesante tende a scendere. La distribuzione della pressione si evidenzia sulle carte climatiche, con linee che uniscono tutti i punti con uguale pressione che prendono il nome di isobare. - Vento: le differenze tra aree di alta e bassa pressione generano gli spostamenti di masse d’aria, che costituiscono il vento. L'intensità di quest'ultimo elemento è direttamente proporzionale alla differenza di pressione tra due aree ed è tanto più forte quanto più vicine sono le aree di alta e bassa pressione. La direzione del vento si misura con l’anemoscopio. La velocità, valutata in chilometri orari, si rileva con l'anemometro. Infine, la forza del vento è misurata in base agli effetti prodotti sul moto ondoso, con la scala ideata dall'ammiraglio Beaufort, suddivisa in gradi da zero a 12. I cicloni tropicali, uragani o tifoni, come sono detti nell'Asia orientale, sono fenomeni atmosferici complessi, determinati dalle alte temperature sugli oceani nella fascia equatoriale, che creano centri di pressione minima; i venti superano spesso i 200 km all'ora, creando in poco tempo, da anni di enorme portata. Meno estesi ma ancora più spaventosi per la loro furia distruttiva, sono i Tornado, con venti che possono arrivare oltre 500 km/h. - Umidità: definibile come il peso del vapore acqueo in grammi in un dato volume d'aria. L'aria, tuttavia, può contenere solo una quantità definita di vapore acqueo - limite di saturazione o punto di rugiada - oltre la quale avviene la condensazione del vapore (il passaggio allo Stato gassoso allo stato liquido) oppure, quando il raffreddamento è veloce e le temperature sono molto basse, il brinamento (passaggio del vapore allo stato solido). La capacità dell’aria di contenere vapore è proporzionalmente maggiore con l'aumentare della temperatura. Questo significa che con il riscaldamento l'atmosfera trattiene più umidità e di conseguenza le precipitazioni potranno essere più consistenti e violente. Il rapporto tra quantità di vapore presente in un volume d'aria e il limite massimo che potrebbe esserci alla medesima temperatura è definito umidità relativa. Questa è calcolata in percentuale ed è misurata con l'igrometro. - Nubi: si formano quando il vapore acqueo diviene divisibile, ad esempio per l'abbattimento della temperatura, in microscopiche goccioline d'acqua. La percezione delle loro dimensioni è riscontrabile attraverso la nebbia che limita la visibilità. Da poche decine di centimetri, ha valore inferiore a 1 km. Se la riduzione della visibilità è compresa tra uno e 10 km sia in presenza di foschia. Le nubi si possono classificare innanzitutto in base alla loro altezza: basse, medie e alte. L'estensione in verticale dà luogo a formazioni a cumuli, mentre un andamento orizzontale caratterizza gli strati. I cirri, nuvole bianche, molto alte di forma irregolare, sono costituiti da sottili aghi di ghiaccio. - Precipitazioni: le quantità delle precipitazioni si calcolano in millimetri con il pluviometro, uno strumento a imbuto che in un recipiente raccoglie l'acqua, oppure la neve e la grandine, misurate una volta sciolte. La quantità di precipitazioni varia da luogo a luogo e la loro distribuzione geografica è rappresentata sulle carte da linee che uniscono i luoghi con uguale quantità di precipitazioni. Il regime pluviometrico indica la distribuzione giornaliera, mensile, stagionale e annua delle precipitazioni. Ma importante è la frequenza, ovvero il numero di giorni dell'anno con precipitazioni soprattutto l'intensità, ovvero la quantità di precipitazioni nell'unità di tempo. Fattori del tempo e del clima Tra i fattori climatici ricordiamo: - Latitudine: fondamentale perché influisce sulla temperatura, sia in funzione della quantità annua di radiazione sia per la differente inclinazione dei raggi del sole. - Altitudine: fa variare la temperatura perché l'atmosfera riceve il calore dalla superficie terrestre. - Distribuzione delle terre e dei mari: influisce sia sul l'umidità, danno un contributo diretto all'aumento di questa nell'atmosfera, sia sulla temperatura, che è fortemente influenzata dalle masse continentali e da quelle oceaniche. - Correnti marine: spostamenti lenti di masse d'acqua che risentono degli impulsi dei venti, delle differenze fisiche o chimiche delle acque e degli effetti della rotazione terrestre. Svolgono una funzione fondamentale nell'equilibrio termico del pianeta, trasportando caldo dalle basse alle alte altitudini e freddo in senso inverso. - Esposizione: rispetto ai punti cardinali influisce sulla temperatura e sulla ventilazione, oltre che sulla luce. - Vegetazione: determina un'azione migratrice grazie al vapore acqueo prodotto e al fogliame e ai rami che si frappongono i raggi solari. Tipi di clima Notevole diffusione ha conseguito la classifica proposta dal geografo Koppen, con 5 grandi classi climatiche contrassegnate dalle lettere maiuscole che procedono dall'equatore verso i poli. - TIPI A: tropicali umidi: collocati tra i tropici e con una temperatura media mai inferiore ai 18 °. Variano in maniera notevole per la quantità delle precipitazioni nell'anno. Nella fascia più vicina all'Equatore, insiste il clima equatoriale, contraddistinto da una temperatura media elevata e quasi uniforme per tutto l'anno e da una piovosità abbondante, Che favorisce lo sviluppo di una rigogliosa vegetazione: la foresta pluviale. Rientrano in questo clima i bacini dei fiumi Congo e Rio delle Amazzoni. Variante di questo clima è il monsonico con notevoli precipitazioni distribuite però in maniera non uniforme (India). Il clima della savana presenta minori precipitazioni e un diverso regime pluviometrico, segnando l'alternanza delle stagioni in base alla piovosità. Questo clima si trova soprattutto in Africa e in America Latina. - TIPI B (aridi): caratterizzati da precipitazioni rare e irregolari e da un'escursione termica pronunciata. Si distinguono in climi desertici e pre-desertici. Nei primi, l'evaporazione potenziale è maggiore delle piogge, per cui nelle aree interessate da questo clima non si originano fiumi a carattere permanente. Quando una falda acquifera è prossima alla superficie, si hanno le oasi ricche di vegetazioni e spesso sedi di insediamenti. Il clima arido a medie latitudini presenta un inverno freddo. I secondi sono diversi per un - maggior apporto idrico, comunque insufficiente per lo sviluppo di una copertura arborea. - TIPI C (mesotermici temperati): caratterizzati per il contrasto stagionale di temperatura nel corso dell'anno. Tre sono le principali tipologie: mediterraneo con estate asciutta, caratterizzato da inverni miti e scarsità di pioggia nei mesi estivi. Si trova, oltre che intorno al Mar Mediterraneo, in California, nel Cile centrale e nell'Australia meridionale. Il clima subtropicale umido si distingue dal precedente per maggiori precipitazioni e per una loro più uniforme distribuzione nell'anno. Interessa la Cina orientale, parte del Giappone, la zona centrale degli Stati Uniti, l'Uruguay, l'Argentina. Il clima temperato fresco ha inverni piuttosto miti, con temperature sotto lo zero; non sono molto frequenti le precipitazioni. Questo tipo si ritrova nell'Europa occidentale, nella costa nordamericana dell'Oceano Pacifico, nel Cile meridionale. - TIPI D (microtermici freddi): contraddistinti per un inverno lungo e gelido, mentre l'estate ricca di precipitazioni è relativamente calda. Due sono le manifestazioni climatiche principali, il freddo umido e il freddo con inverno asciutto. Quest'ultimo interessa aree estese come l'Europa orientale, il settore asiatico della Russia e la Cina settentrionale. - TIPO E (nivali): sono climi senza estate, con un freddo intensissimo che risente delle particolari condizioni dell’inclinazione del sole assente o quasi, d'inverno. le precipitazioni sono piuttosto scarse. Diffusi altitudini molto alte due sottotipi: la tundra e il gelo perenne. A queste tipologie vanno aggiunti i climi di alta montagna, assimilabili per vari aspetti a questi. Tuttavia, al contrario delle zone polari, nelle regioni montane a basse e medie latitudini non si registra l'alternanza di lunghi periodi di illuminazione e di oscurità. La temperatura, inoltre, varia quotidianamente con una marcata escursione termica giornaliera. Clima in Italia: spesso assegnata l'etichetta di clima Mediterraneo, ma ha in realtà una grande varietà climatica. Questo perché i fattori geografici agiscono in modo differenziato all'interno del suo territorio. In particolare, si distinguono la latitudine e l'altitudine. Ma interviene anche la vicinanza al mare. Anche la disposizione dei rilievi, che coprono quasi il 77% del territorio, svolge un ruolo significativo. Considerata generalmente un paese dal clima favorevole, anche se va sottolineato che la coincidenza dei mesi più caldi con quelli più secchi non rappresenta di certo una condizione. Inquinamenti dell’aria: sia lo smog, una nebbia scura di minutissime particelle derivanti dalla combustione, che ristagna nell'atmosfera. Sia le piogge acide, risultato dell'emissione di ossidi di zolfo e di azoto, che reagendo con l'acqua formano acido solforico e nitrico. La ricaduta a terra di questi composti chimici può verificarsi anche a distanze rilevanti dai luoghi di origine dei processi di combustione, con gravi danni per l'ambiente e la salute. Riscaldamento globale: la crisi climatica costituisce il problema di maggiore preoccupazione per l'umanità che dovrà sopportare effetti sempre più negativi. si sta avvicinando a un punto di svolta Avverso come esito di un impatto umano incontrollato. Il riscaldamento globale si accompagna alla acidificazione degli oceani, all'erosione del suolo e delle coste e alla salinizzazione dei terreni, ai processi di desertizzazione ed a un'eccessiva fusione dei ghiacci. A titolo esemplificativo, nel 2021 si sono segnalati riguardo alla situazione termica, un picco di 49,5 ° in Canada, una località dove la media della temperatura massima nello stesso mese non arriva a L'eccedenza scorre in superficie o nel sottosuolo. Il deflusso avviene generalmente in mare attraverso le foci dei fiumi: questa è la situazione delle regioni esoreiche. I territori endoreici hanno corsi d'acqua che, non trovando sbocco in mare, terminano il loro flusso in un lago chiuso o in un'area desertica o semi desertica. A scala planetaria il bilancio idrologico quindi è complessivamente positivo. Se il riferimento passa a livello regionale e locale, la situazione può cambiare in maniera notevole a seconda delle specifiche condizioni climatiche esistenti. Le regioni con climi desertici presentano deficit da acqua rilevanti anche per l'intero anno. Areiche sono tutte quelle aree prive di un'idrografia superficiale, la quale si può ristabilire temporaneamente soltanto nei casi delle rarissime precipitazioni. Queste maggiori aree si trovano nel Sahara, nel deserto arabico e in quello australiano. Risorse e vulnerabilità dell'Idrosfera - L'acqua è una risorsa per bere, per l'irrigazione, per la produzione di energia, per l'alimentazione e per l'estrazione di sali minerali: I noduli polimetallici di manganese, ferro, nichel, rame e cobalto presenti sui fondali marini. - L'incremento di anidride carbonica nell'atmosfera sta interferendo sugli equilibri degli ambienti marini, poiché gli oceani assorbono un quarto circa di quella presente nell'atmosfera, trasformandola in acido carbonico. Più anidride carbonica viene prodotta, più aumenta l'acidificazione degli oceani. Se questo fenomeno da una parte frena le conseguenze negative dell'effetto serra, dall'altra muta la composizione chimica delle acque dei mari, rendendole sempre più acide, con grave danno per le comunità di plancton e per altre forme di vita. - Gravissimi sono inoltre i disastri ambientali causati dallo sversamento in mare di petrolio che, avendo un peso specifico minore dell'acqua, forma dapprima una pellicola superficiale in grado di procurare danni sia alla macrofauna sia al plancton. Poi con la precipitazione in profondità ha effetti sugli organismi a stretto contatto con il fondo del mare. Mare Mari e oceani - Le distese maggiori che si aprono tra un continente e l'altro sono denominate oceani. Ai tre principali, pacifico, Atlantico, indiano, si possono aggiungere l'Antartico e il mare Glaciale Artico. In queste due ultime distese marine sono comprese le acque coperte dalle banchise: grandi lastre di ghiaccio salato, mobili e galleggianti che si espandono e si ritirano a seconda della stagione, ma sono in costante riduzione a causa del riscaldamento climatico. - Con il termine mare si intende un'area racchiusa per lunghi tratti da terre emerse. Salinità Si esprime calcolando i grammi di sale contenuti in un chilogrammo o in un litro di acqua. La media è pari a 35 grammi in 1 kg, ossia al 35%. Fra i numerosi tipi di sale prevale il cloruro di sodio, cioè il comune sale da cucina. Sono presenti anche cloruro di magnesio, solfato di magnesio, di calcio e di potassio. Il grado di salinità cambia da un mare all'altro, dipendendo da diversi fattori: l'intensità dell'evaporazione, la quantità delle precipitazioni, il disgelo dei ghiacciai. Per queste ragioni nei mari tropicali la salinità risulta maggiore rispetto ai mari freddi. Le variazioni di salinità si rappresentano mediante le isoaline: linee che uniscono tutti i punti con uguale valore di salinità. Temperatura Subisce variazioni derivanti dalla profondità, perché la radiazione solare agisce in particolare in superficie. Altro ruolo importante è svolto dalla latitudine. Le temperature maggiori si riscontrano nei mari tropicali, ma in alcuni mari quasi del tutto chiusi, come il Mar Rosso e il Golfo Persico, si possono raggiungere temperature fino a 35 °. Iceberg Sono blocchi di ghiaccio continentale con la parte sommersa circa 8 volte maggiore di quella emergente, che si staccano dalle lingue glaciali dell'Antartide o dalle isole artiche andando alla deriva. Costituiscono non solo un ostacolo per le navi Ma anche un pericolo. Possono infatti causare gravi incidenti. Il più noto dei quali, accaduto al transatlantico Titanic. I movimenti del mare Mari e oceani sono soggetti a continui movimenti che derivano da diverse cause interne alla stessa massa d'acqua o esterne, come le forze gravitazionali o il vento. Il moto più evidente è costituito dalle onde, provocate dalla pressione esercitate dal vento, che si presentano con una cresta e un cavo. La distanza fra cresta e fondo del cavo è l'altezza dell'onda, quella fra due creste o cavi successivi è la lunghezza d'onda, l'intervallo di tempo compreso fra il passaggio di due creste è il periodo. Rifrazione: direzione delle onde che avanzano parallelamente o quasi alla costa. Questo fenomeno assume particolare importanza su una costa articolata con promontori e baie, in quanto le onde rifratte convergono sui primi che vengono erosi per la concentrazione dell'energia Marina, mentre nelle baie le onde perdono energia, consentendo accumulo di materiali sabbiosi e ciottolosi. Marea In un giorno l'altezza del mare oscilla più volte per la marea: movimento ritmico periodico di innalzamento e di abbassamento. A livello massimo dell'acqua si ha l'alta marea a quello minimo, la bassa marea, mentre la loro differenza è detta ampiezza di marea. L'origine del fenomeno si deve all'attrazione gravitazionale della luna e, in misura minore, del sole. La bassa marea si verifica quando la luna si trova ad angolo retto con il meridiano stesso. La luna regola i tempi delle maree, il sole modifica in maniera sensibile le loro ampiezze, che raggiungono i valori più alti quando l'attrazione lunare si somma con quella solare al momento della congiunzione o dell'opposizione dei due corpi celesti. Correnti Marine Spostamenti di masse d'acqua che si muovono con direzione quasi costante, avendo caratteristiche di temperatura e salinità diverse da quelle delle acque circostanti. La loro messa in moto è conseguenza del rigonfiamento delle acque marine della fascia equatoriale dovuto alle che ne provocano l'espansione e quindi il deflusso verso latitudini più elevate. A questa situazione generale si aggiungono l'azione dei venti e la rotazione terrestre, quest'ultima riveste influenza primaria sulla direzione delle correnti che deviano verso destra nell'emisfero settentrionale e verso sinistra in quello meridionale. Morfologia costiera Le coste, zone di contatto tra parti emerse e sommerse della superficie terrestre, dove le acque marine esercitano una continua opera di trasformazione. Secondo una prima classificazione, possono essere diritte oppure articolate. Se il terreno scende al mare con un pendio ripido si ha una costa alta, In questo caso l'azione delle onde produce una lunga scanalatura, detta solco di battigia. Nelle zone di pianura a contatto con il mare, il fondo Marino scende con debole declivio, dando luogo ad una costa bassa. Fra i diversi tipi di costa segnaliamo: - La falesia: parete rocciosa a picco sul mare - La ria: insenatura lunga e stretta, spesso perpendicolare alla linea di costa. - Il vallone: Insenatura lunga e stretta ma parallela alla linea di costa - Il fiordo: Insenatura dovuta all'erosione dei ghiacciai, stretta molto ramificata e chiusa da coste a picco Le opere marittime, come moli e porti, hanno conseguenze immediate sul trasporto dei materiali detritici, così come l'eliminazione della vegetazione o la distruzione delle dune. Prelievi di materiali sabbiosi e ghiaiosi utilizzati per l'edilizia possono comportare effetti disastrosi sulla fascia costiera. Laguna: specchio più o meno ampio, di acqua salmastra, spesso cosparso di isole, tra la costa e il cordone sabbioso. Le comunicazioni tra la laguna e mare aperto avvengono attraverso stretti passaggi. Celebre è la laguna di Venezia. Diverse foci del fiume - Delta: porzione di terra in prossimità della foce, costruita con sedimenti rappresentati dall'azione combinata del fiume e del mare. Il termine deriva dalla forma triangolare del Delta del Nilo, simile all'omonima, lettera maiuscola dell'alfabeto greco. Queste voci si generano quando le ampiezze di marea risultano tanto modeste, che il movimento Marino non è in grado di disperdere in ampi spazi l’apporto detritico del fiume. (Po) - Estuario: quando al contrario l'ampiezza del mare è pronunciata e le foci appaiono come rientranze larghe e ad imbuto. Sono caratterizzanti delle coste degli oceani. Limnologia Scienza che studia le acque continentali non correnti, come laghi, stagni, paludi, ecc. Lago Costituito da una massa d'acqua dolce, che in qualche caso può essere salmastra o salata, raccolta in una concavità del terreno senza comunicazione diretta con il mare. Se la profondità è minima, la massa d'acqua prende il nome di stagno. Per palude si intende una depressione con uno strato ridottissimo di acque, spesso con abbondanza di vegetazione, in parte emersa. La Maremma è una piana acquitrinosa estesa in prossimità del mare, ricoperta di folta vegetazione. Il Mar Caspio con i suoi 371.000 km² di superficie, è il lago più esteso della terra, tanto vasto da essere chiamato mare. In Italia il lago più esteso è il Garda (370km2). L'acqua del lago proviene sia dalle precipitazioni, sia dal ruscellamento e dai corsi d'acqua che vi sboccano (immissari), sia da eventuali sorgenti presenti sul fondo o lungo le sponde. L'acqua che a mano a mano si aggiunge viene smaltita in parte per evaporazione, infiltrazione e in parte per mezzo di uno o più corsi d'acqua che escono dal lago (emissari). Diverse origini dei laghi - Tettonica – interessa i maggiori laghi mondiali, collocati in cavità determinati da grandi movimenti della crosta terrestre. (mar Morto) - Glaciale - depressione scavata da un ghiacciaio. Ne fanno parte i più grandi laghi italiani. Si sono formati dopo lo scioglimento dei ghiacci nel tratto terminale di una valle glaciale, sbarrata dall'accumulo di materiali depositati. - Vulcanica - hanno una caratteristica figura ellittica o subcircolare, occupano il cratere di un vulcano. Esempi sono i laghi di Bolsena e di Bracciano. - Sbarramento - si formano per detriti prodotti da un movimento franoso. È un esempio, il lago di scanno, in Abruzzo. - Carsici - Riempiono depressioni dovuti all'erosione carsica. - Costieri - In genere di forma allungata, sono spesso prodotti dalla deposizione di sedimenti che impediscono alle acque di riversarsi in mare. - Artificiali - Dove lo sbarramento è dovuto alla costruzione di una diga, a volte lunga, anche centinaia di chilometri che da origine ha un bacino destinato ad alimentare impianti idroelettrici all'irrigazione. E approvvigionamento idrico e alle attività turistiche sportive. Criosfera Sulla superficie terrestre è presente una quantità d'acqua allo stato solido, ovvero sotto forma di ghiaccio e di coltre nevosa, detta criosfera. In questa è compreso anche il suolo perennemente gelato riscontrabile nei climi nivali. Le nevi permanenti l’aumentare della quota e della latitudine determina il limite delle nevi permanenti. Questo limite è un'importante indicatore del cambiamento climatico, variabile in funzione delle temperature estive e della quantità delle precipitazioni. A scala locale la presenza della neve permanente è determinata anche da altri fattori morfologici, primo fra tutti l'esposizione. Ghiacci continentali e di montagna Quando il ghiaccio raggiunge uno spessore particolarmente consistente ed è quindi soggetto ad un lento scorrimento, espandendosi su superfici orizzontali o scivolando verso il basso per la forza di gravità si sviluppano i ghiacciai. Il ghiacciaio è una grande massa di ghiaccio naturale in movimento, distinguibile in due grandi categorie: - Continentali: calotte glaciali di forma convessa, possono estendersi su una superficie ampia. Sono presenti in Antartide. - Di montagna: presentano dimensioni diverse e occupano valli preesistenti. In un anno il ghiaccio può percorrere da qualche metro fino a oltre 1 km nei grandi ghiacciai montani. La parte più alta è la zona di alimentazione, dove la neve fresca si trasforma a poco a poco in ghiaccio. Se il fondo roccioso e irregolare si generano tensioni che producono fratture più o meno profonde, i crepacci. Quando i crepacci si incrociano si formano i seracchi sporgenti in altezza come blocchi. Esempi di ghiacciai in Italia sono il Gran Paradiso e la Marmolada. Modellamento glaciale L'attività dei ghiacciai si manifesta attraverso i processi di erosione, di trasporto e di deposito. Le due principali forme create dall'azione dei ghiacciai sono il circo, nella parte più elevata e la valle glaciale. Il primo è una cavità semicircolare, spesso con forma a ferro di cavallo. Il secondo è un lungo incavo con un fondo abbastanza ampio e piatto e pareti laterali assai ripide. La depressione provocata da un ghiacciaio, se dopo la sua scomparsa è riempita dall'acqua di un fiume, è detta criptodepressione. Durante l'azione di trasporto, il ghiacciaio non esercita azioni selettive, si comporta come un gigantesco nastro trasportatore che trascina insieme frammenti. Questo materiale detritico (morena) derivante dai versanti e dal Fondo e disomogeneo sia per provenienza, sia per natura della roccia che per dimensioni. Nella parte terminale del ghiacciaio sedimenta il materiale che non può più essere trasportato. Si forma perciò un cordone morenico frontale che ha una forma più o meno arcuata. Creste moreniche susseguenti danno origine ad un anfiteatro morenico. Ghiacciai di grosso spessore possono trasportare massi di enormi dimensioni, abbandonati a distanze di centinaia di chilometri dal luogo di provenienza: massi erratici. CAPITOLO 6 BIOSFERA Biosfera: è costituita dalla pellicola che ospita tutti gli esseri viventi, umani compresi, per i quali rappresenta l’unico habitat del pianeta. È una pellicola interamente accolta nelle tre alte sfere (atmosfera, idrosfera e litosfera). Gli esseri umani hanno creato una biosfera originale e fortemente trasformata, distruggendo ad esempio boschi e foreste a vantaggio di alcune piante coltivate per alimentazione. Planetary Boundaries: lo scenario sta subendo stress così forte da correre il pericolo di oltrepassare i limiti di equilibrio, che possono destabilizzare il geosistema: perdita della biodiversità, cambiamento climatico, acidificazione degli oceani, inquinamento chimico, consumo globale dell’acqua. Le relazioni tra il mondo inorganico e quello vivente sono molto strette ed in evoluzione. L’atmosfera esercita un ruolo decisivo nel funzionamento della biosfera, innanzitutto attraverso l’energia fornita dal sole che fa sviluppare i processi di fotosintesi clorofilliana. Pedosfera: è il sottilissimo strato superficiale presente in buona parte delle terre emerse. La sua evoluzione è dovuta ad una combinazione degli agenti atmosferici che alterano la roccia e degli organismi viventi che trasformano i detriti, e consente lo sviluppo della vegetazione spontanea. La parte solida è una combinazione di frammenti di rocce e materia organica animale e vegetale, a cui si aggiungono gas e liquidi generando una serie di reazioni che vanno a determinare le caratteristiche di ciascun suolo, più o meno idoneo allo sviluppo delle piante. Pedogenesi: processo che porta alla formazione del suolo e scaturisce da una serie di fattori: la disgregazione della roccia madre, le forme del terreno, il clima e gli organismi presenti. Il suolo può essere di diverso spessore, da pochi centimetri a decine di metri, con un profilo articolato in vari livelli detti orizzonti. Secondo uno schema molto semplificato se ne possono distinguere tre: - Humus : il più superficiale, ricco di sostante organiche - Orizzonte intermedio : povero di sostanze organiche - Base minerale : orizzonte più profondo. Desertificazione: processi di impoverimento e degradazione di un terreno che avvengono per molteplici ragioni, in particolare di natura antropica: sfruttamento delle risorse idriche, deforestazione, urbanizzazione frenetica. Vegetazione Naturale: può essere classificata in funzione di alcuni parametri, il primo dei quali considera la fisionomia: formazioni arboree (foreste) arbustive (brughiere) erbacee (praterie) desertiche (aventi vegetazione rada). Rispetto al clima varie sono le distinzioni: megaterme (necessità di temperature medie superiori ai 20 gradi), mesoterme (necessità di temperature medie tra i 15 ed i 20 gradi), microterme (necessità di temperature comprese tra gli 0 e i 15 gradi) echistoterme (temperature al di sotto dello zero). Regime pluviometrico: distribuzione delle precipitazioni nel corso dei mesi e la loro intensità Densità di popolazione: Indica il numero di abitanti per unità di superficie. La densità di popolazione è un rapporto aritmetico che si ottiene dividendo il numero degli abitanti per la superficie di un territorio. È un parametro che ha il merito di essere di semplice impiego e di porre in diretta relazione popolazione spazio. In Italia con una densità media di 199 abitanti per chilometro quadrato le differenze risultano piuttosto marcate: dal minimo della Valle d'Aosta al massimo della Campania (38 abitanti vs 423 abitanti). Esempio significativo dell’approssimazione di tale parametro è l’Egitto che fa registrare una popolazione di circa 100 milioni di abitanti, con una densità di 99 ab/km2. In realtà l’Egitto ha un’area densamente abitata che coincide con la valle ed il delta del Nilo, mentre la porzione di gran lunga maggioritaria del territorio è costituita dal deserto. In pratica il 98% della popolazione risiede in uno spazio corrispondente al 3% della superficie totale. Un parametro di densità più attendibile e calibrato è la densità fisiologica che rapporta la popolazione totale di un paese non all’intera superficie ma soltanto a quella coltivata. Tuttavia, i calcoli di questo parametro sono molto più complessi e presentano diverse criticità dovute alla diversa produttività delle terre coltivate. Indicatori demografici I principali parametri demografici riguardano la natalità e la mortalità, esprimibili in termini assoluti, come numero di nascite e di morti avvenute in un anno in una determinata area e in termini relativi con riferimento a 1000 abitanti. Indice di natalità: nati in un anno/abitanti totali x 1000 Indice mortalità: morti in un anno/abitanti totali x1000 La natalità dipende da una serie complessa di fattori, tra cui le condizioni sociali ed economiche, i comportamenti derivanti dalle tradizioni culturali e religiose, il ruolo della donna e le politiche adottate dallo stato il quale: può intervenire sia incentivando le nascite, attraverso assegni familiari, sia al contrario emanando provvedimenti di contrasto quali politiche di controllo delle nascite virgola in posizione al numero dei figli. La mortalità ha una differenza forte tra i valori massimi e quelli minimi. L'età costituisce il fattore che più di ogni altro ne influenza il valore; più questo è giovane più diminuisce l'indice, che risulta minimo quando a questa caratteristica demografica si associa una soddisfacente situazione igienico sanitaria e alimentare. Tasso di fecondità: numero medio di nati per donna di età compresa fra i 15 e i 50 anni = bambini nati vivi / numero di donne tra i 15 e i 50 x 1000 Speranza di vita: da non confondere con il tasso di mortalità è la speranza o aspettativa di vita, che indica la durata media della vita prevista alla nascita. Essa non solo rappresenta un indice demografico, ma rivela anche la situazione sociosanitaria della popolazione di un determinato paese. Ha un'elevata speranza di vita corrisponde spesso un tasso di mortalità medio alto: una popolazione che vive a lungo ha in genere una struttura invecchiata. In Italia, ad esempio, ad un tasso di mortalità relativamente alto corrisponde una speranza di vita molto alta: 82 anni. Mortalità infantile: bambini morti entro l’anno/tutti i bambini nati vivi x 1000 Indice di vecchiaia: popolazione over 65/popolazione 0-14 x 100 Indice di dipendenza: popolazione in età non attiva (0 14 e over 65) / popolazione dai 15 ai 64 x 100 => valori superiori al 50% indicano una situazione di squilibrio generazionale. Dipendenza giovani: popolazione 0 14 / popolazione 15 64 x 100 Dipendenza anziani: popolazione over 65 / popolazione 15 64 x 100 Indice mascolinità: nati vivi maschi / nate vive femmine x 100 la natalità maschile è quasi dovunque leggermente più elevata di quella femminile. Tuttavia, già dai primi anni di vita si riscontra una natalità maschile lievemente più alta, che in età adulta porta un sostanziale equilibrio tra i sessi. Procedendo con gli anni però la sex radio muta a favore delle donne, che sono più longeve in quasi tutti i paesi del mondo. Crescita naturale della popolazione: tasso natalità – tasso mortalità x 100 Tempo di raddoppio: 70: crescita naturale CAPITOLO 8 MIGRAZIONI Mobilità, ipermobilità e motilità Mobilità: offre diverse opportunità di spostamento per rispondere a esigenze di maggiore velocità, che transitano progressivamente verso un eccesso di mobilità (ipermobilità) Motilità: mutazione concettuale nel passaggio dal movimento fisico a quello virtuale. Limiti alle mobilità - Apartheid: vergognosa forma di segregazione praticata fino all'inizio degli anni 90 nella Repubblica Sudafricana a danno della popolazione nera, sottoposta a misure restrittive, molte delle quali legate alla mobilità, come l'utilizzo dei mezzi di trasporto. - sempre più frequenti sono inoltre le politiche di sicurezza, applicate soprattutto alle frontiere, con divieti di ingresso che pongono limiti forti alla libertà di movimento. Avvio del popolamento della terra Per un arco temporale lunghissimo, l’umanità ha condotto una vita da pedone, caratterizzata da spostamenti assai limitati per raggio spaziale. Rift Valley: inizio del cammino dei primi esseri umani; in quest’area si sarebbero elaborate strategie di sopravvivenza e si sarebbe diversificata l’umanità negli ultimi milioni di anni. Le prime popolazioni si spostarono alla ricerca di risorse alimentari oppure in seguito a mutamenti ambientali. La valle del Nilo fu una strada per arrivare in Europa o in Asia. Grazie all’attraversamento dello stretto di Bering fu popolato progressivamente il continente americano. Fenomeno migratorio: per migrazione si intende lo spostamento di una singola persona, di un gruppo o di un'intera popolazione dal luogo di origine per stabilirsi in un altro territorio. Se si parla di flussi in entrata si parla di immigrazione; se si parla di flussi in uscita si parla di emigrazione. indica i trasferimenti con cambio di residenza. Saldo migratorio: è determinato dal numero degli iscritti e quello dei cancellati; risulta positivo quando le immigrazioni sono più numerose delle emigrazioni, negativo nel caso contrario. Tasso di immigrazione: persone immigrate / abitanti tot x 1000 Tasso di emigrazione: persone emigrate / abitanti tot x 1000 L'Europa, con 87 milioni di migranti, è il continente più coinvolto nella mobilità umana, seguito da Nord America. Mentre in grandi paesi, come ad esempio La Cina e l'India, la percentuale di persone nate in un paese diverso è praticamente pari a zero. Determinismo ambientale e migrazioni: le migrazioni hanno sempre occupato un posto di particolare rilievo negli studi geografici; Ravenstein propose una teoria della migrazione umana nella quale stilava alcune leggi importanti: le donne sono più propense degli uomini a migrare all’interno del loro paese di nascita, ma meno a spostarsi all’estero; le persone sono disponibili a percorrere lunghe distanze per vivere in paesi densamente poco popolati; i flussi principali riguardano gli spostamenti dalle campagne alle città. Fattori di repulsione e attrazione: i primi, determinanti nella scelta di emigrare, derivano dalle condizioni di estrema povertà o di insicurezza, o ancora da situazioni climatiche o ambientali che rendono impossibile la sopravvivenza. Quelli di attrazione si impostano sul desiderio e sulle aspettative di una vita migliore. Migrazioni interne o internazionali: nelle prime il cittadino conserva gli stessi diritti civili e politici ed in norma può esprimersi nella stessa lingua, nelle seconde entrano in gioco tanti altri fattori. Migrazioni permanenti o temporanee: le prime sono di lungo periodo, fino al trasferimento definitivo. Nelle seconde il movimento può essere ciclico o periodico. Il movimento periodico comporta una maggiore permanenza lontano dall’abituale residenza. Quello ciclico, si svolge spesso in un’area a breve raggio e per una durata temporale definita, in genere quotidiana (pendolarismo). Quando questo movimento prevede l’attraversamento della frontiera è detto frontaliero. e conflitti (ad esempio un territorio conteso per mandrie troppo grandi e campi coltivati in estensione). I nomadi improntano la vita sulla pastorizia e sulla mobilità, spostandosi di continuo alla ricerca di pascoli idonei. Nel trascorrere dei secoli il nomadismo si è sempre ridotto per la rarefazione vegetale di aree desertiche, montuose e semiaride, riducendosi a pochissimi individui. Riferimento essenziale dell’insediamento nomade è caratterizzato dalla tenda. La Mongolia, ad esempio, presenta tradizioni e radici antichissime legate al nomadismo; tuttavia, nell’ultimo secolo gran parte della popolazione è passata ad una vita semi/sedentaria. In Italia in un passato piuttosto recente, larga diffusione hanno avuto migrazioni stagionali di bestiame come la transumanza degli ovini (da Abruzzo e Molise verso la puglia) e l’alpeggio bovino per i pascoli estivi di montagna. Si trattava di pratiche di seminomadismo. La città: Sono agglomerati di popolazione e fabbricati, con concentrazioni misurabili con il parametro della densità, che rapportando la superficie considerata alla popolazione e all’edificazione, offre una prima indicazione sul modo di vivere dei residenti. Secondo le Nazioni Unite le città occupano attualmente il 2-3% delle terre emerse, ma esercitano una attrazione fortissima, tanto da ospitare il 56% della popolazione mondiale. Città e campagna: dallo studio dell'abitazione prende vita la geografia dell'insediamento. Quest'ultimo può classificarsi come sparso è accentrato. - il primo, vabbè caratteristico della società rurale, ah presenta una popolazione distribuita nella campagna in case isolate; - il secondo indica la popolazione residente in case raggruppate in centri abitati. Inurbamento: forte flessione della popolazione rurale a vantaggio delle città Da città nucleare a città estesa: Il cambiamento più rilevante nell’evoluzione del fenomeno urbano è stato il passaggio dalla città nucleare, con l’edificato distinto dalla campagna circostante, ad un vero e proprio sistema urbano detto città estesa. Altra espressione diffusa per definire l’ampliamento di una città sulle aree rurali limitrofe è sprawl urbano. Il processo estensivo che tende a saturare ogni spazio disponibile può evolversi in modi diversi; i più tradizionali sono l’agglomerazione (Tokyo, New York, Città del Messico) in seguito alla dilatazione di una grande città nei territori circostanti o per conurbazione (regione della Ruhr) quale risultato della dilatazione di due o più centri in concomitante ampliamento. Megalopoli e megacittà - il primo usato per indicare il continuum urbano esteso lungo la fascia atlantica degli Stati Uniti tra le città di Boston, New York, Philadelphia, Baltimora e Washinton, talmente interconnesse da costituire un’unica super metropoli situata su 700km di lunghezza. - Megacittà è invece una singola città, ma di dimensioni notevoli, da superare i 10 milioni di abitanti. Funzioni delle città: - Industriale - Mineraria - Se è sede centrale di banche e istituti assicurativi finanziaria - Politica o amministrativa - Culturali - Religiose - Turistiche Esempi di mobilità urbana Gentrification: è un fenomeno che coinvolge gruppi sociali con reddito molto alto che, ristrutturano abitazioni in aree povere e in degrado, mutandone le caratteristiche originarie e provocando l’allontanamento dei residenti a basso reddito, impossibilitati a sostenere costi superiori. Amenity migration: riguarda lo spostamento di persone che, da aeree urbane ad alta concentrazione demografica, si dirigono verso zone periferiche o centri abitati di dimensioni ridotte, perché attratte da una qualità di vita migliore, con meno inquinamento. Aree urbane protette Gated community: aree residenziali recintate, sorvegliate di giorno e di notte da guardie e telecamere, accessibili solo ai residenti o ad eventuali ospiti. Si sta diffondendo sempre di più a causa delle disuguaglianze sociali ed economiche; tali comunità si presentano come uno spazio economico e sociale protetto e quasi autosufficiente grazie a tutti i servizi presenti. Tuttavia questo modello pone diversi problemi: spazio pubblico, proprietà e bene comune, diritto di cittadinanza, funzioni amministrative. Città di fronte a forze esogene e forze endogene Nelle città le relazioni con l’ambiente risultano fortissime, sia quelle endogene che quelle esogene. - Endogene: terremoti, tsunami, vulcani - Esogene: cicloni tropicali, eventi meteorologici particolarmente intensi Città con forte rischio sismico: Los Angeles, San Francisco, Città del Messico, Tokio Città con forte rischio idrogeologico: Rio De Janeiro, in Italia Genova. Waterfront: fasce di territorio a contatto con le acque: Chicago, Toronto, Sydney, Barcellona Il peso delle città sull’ambiente Ecosistema urbano: la città non può essere considerata separatamente dalla natura; essa sopravvive e si sviluppa soltanto grazie ai continui cambiamenti di energia e di materia con l’ambiente esterno. Il pianeta può costituire lo spazio esterno della città, che in teoria non incontrerebbe più limiti alla sua ricerca, potendo rifornirsi di cibo e di tutto il materiale necessario, acquisendolo da ogni parte del mondo. In tale prospettiva la città può essere assimilata ad un ecosistema. Per non gravare in maniera insostenibile sulla natura occorre sviluppare nuovi modi di governare le città, procedendo lungo percorsi di sostenibilità ambientale, che: pongano attenzione ai vari climi naturali, limitano gli sprechi, limitino i consumi di energia, razionalizzano il traffico automobilistico, contengano il consumo del suolo. Un ruolo importante può essere svolto dall'aumento degli spazi verdi, da conseguire sia moltiplicando parchi e giardini, sia albergando i viali, sia coprente di piante ogni superficie possibile. Smart city: città intelligente, area urbana che utilizza tecnologie digitali avanzate per ottimizzare infrastrutture e servizi per salvaguardare la natura. CAPITOLO 10 Dimensione verticale ed orizzontale dei fenomeni geografici - Verticale: viene detta anche ecologica, fa riferimento al legame tra la cultura e la natura di un luogo, producendo una combinazione locale unica. - Orizzontale: riguarda gli scambi culturali tra luoghi ed esalta il carattere della geografia di essere una scienza delle differenze Territorialità: innata attitudine alla valorizzazione e allo sfruttamento dell’ambiente di vita da parte dei gruppi umani Territorializzazione: è la risposta che ogni gruppo umano ha escogitato per soddisfare l’esigenza di organizzare la propria esistenza in un determinato spazio che abita; questa risposta muta con il tempo portando a processi di deterritorializzazione e alla sua sostituzione con un altro modello detta riterritorializzazione. Manifestazioni della territorialità: Il rapporto tra comunità e territorio si realizza attraverso 3 attività di tipo: - Intellettuale – pensare un preciso territorio - Materiale – lasciare tracce sul territorio - Relazionale – ricevere sollecitazioni dal territorio Territorialità come causa della pluralità culturale Se da una parte il principio di territorialità accomuna tutti i popoli poiché prospetta la stessa necessità di fare i conti con uno spazio di vita, dall'altro esso è anche la radice della varietà tra le culture in quanto personalizza i sentieri evolutivi poiché richiede riadattare le strategie territoriali alle sfide poste da ambienti diversi. Effetti della migrazione di massa Possono essere 4: - Distruzione completa della cultura locale - Sostituzione della cultura locale con quella degli invasori - Fusione delle due culture - Coesistenza di due culture distinte e separate sul medesimo territorio animale non viene allevato e si allevano piuttosto capre e pecore che, però, contribuiscono più di altre alla distruzione della vegetazione spontanea. GEOPOLITICA Il rapporto fra geografia e politica fa riferimento sia a una dimensione verticale sia a un orizzontale. La prima è relativa alle connessioni fra l'attività umana e i modi nei quali essa si manifesta nei singoli spazi. Quella orizzontale riguarda le proiezioni di un potere all'esterno del proprio spazio ordinario. Dal punto di vista politico il territorio non è isotropo, cioè uguale in tutte le sue parti, ma differenziato. La relazione tra il territorio e la vita politica è biunivoca: la realtà politica influenza i luoghi e i luoghi costituiscono una componente attiva della politica. Interdipendenza tra caratteri geografici e vicende politiche C'è un'interazione permanente tra quadri geografici e dinamica sociale. Ciò significa che ogni soggetto politico deve confrontarsi con un mondo esterno, esso. L'azione di un attore politico non si confronta solo con quella dei suoi avversari, ma deve contemplare anche lo spazio geografico. Condizionamenti del fattore geografico sulla dinamica politica 1- La dotazione di risorse naturali - Terre coltivabili, disponibilità d'acqua, idrocarburi, minerali, sono tutte potenziali ricchezze assegnati dalla natura a un paese che potrà valorizzarle per il bene dei propri cittadini. Un facile esempio è quello dell'Arabia Saudita, che se non disponesse di petrolio avrebbe un peso politico ben inferiore a quello che ha. 2- La posizione relativa - È mutevole nel tempo. Si può fare il caso di un paese che risente dell'instabilità della regione, in cui si colloca come il Libano, dove il quadro politico è fortemente condizionato dalle turbolenze del Medio Oriente. 3- La posizione assoluta - Permanente nell'arco di vita dell'organizzazione politica. L'Islanda non può avere una produzione agricola differenziata utile a garantire ai suoi cittadini una dieta equilibrata. È dunque costretta a contare sulle importazioni. Mutevolezza del quadro geografico Si potrebbe obiettare che i condizionamenti dell'ambiente geografico non sono eterni, ma possono variare. Ad esempio, per scelte generali di politica economica e ambientale. Lo dimostra l’Arabia Saudita. È stata la scoperta del petrolio che le ha dato il peso che oggi li veste. Ma se questa risorsa dovesse perdere il ruolo di primaria fonte energetica a seguito della transazione ecologica, ecco che la domanda calerebbe e con essa il peso politico dell’Arabia. Immaginario geografico Lo spazio è anche prodotto cognitivo astratto e impalpabile, regolato da dispositivi simbolici e discorsivi. Una buona espressione riferita agli spazi immateriali è quella di immaginario geografico con cui si intende una visione e interpretazione collettiva in dotazione a ogni comunità umana e il modo in cui essa concepisce la propria e altrui collocazione nel mondo. Le storie nazionali hanno prodotto auto-rappresentazioni in cui un popolo tende a concepirsi per la sua prossimità a un ingombrante vicino (Ad esempio i baltici, rispetto ai russi) e altre in cui ci percepisce chiaramente come centrale (ad esempio l'organizzazione cinese, dove la Cina assume la denominazione d'impero di mezzo). I grandi ambienti della scena politica Si possono individuare diversi ambienti dove si distende il politico. Ognuno di loro esercita un condizionamento diverso sull’agire umano attraverso le sue specifiche proprietà. Questi sono: - La terra - Il mare - L'aria nella sua doppia realtà di spazio atmosferico e cosmico. - Spazio cibernetico, il più recente, cioè la dimensione della rete Internet, composto non solo dalla realtà virtuale dei siti web e dei social, ma anche da altri elementi quali infrastrutture, codici e protocolli. Lo spazio cibernetico si propone come una nuova e originale dimensione di produzione del potere e dal luogo a specifiche strategie e forme di conflittualità quali azioni cibernetiche (la distruzione di elementi nella rete dell'avversario) e informazionali (manipolazione e influenza via rete). Lo Stato In geografia, lo Stato è un ente spaziale, cioè sovrano su uno spazio ed intenzionato a sfruttarlo, controllarlo e difenderlo. Lo Stato oggi è la forma più evoluta e importante. Ha tre elementi fondamentali: Il territorio, la presenza di una popolazione residente permanente e il riconoscimento internazionale della propria sovranità su un territorio delimitato da confini precisi. Alcuni considerano l'esistenza di organizzazioni politiche che, nonostante abbiano le sembianze proprie di uno Stato, in realtà non godono nel pieno esercizio delle loro facoltà dichiarate. Esse, in pratica, non esercitano un'autorità completa ed esclusiva sul loro territorio. È un esempio, gli Stati falliti quali la Somalia o anche di Stati a sovranità limitata, come si è visto durante la guerra fredda. Classificazione morfologica degli Stati Una caratteristica morfologica degli Stati è la forma. Questa può essere: Circolare come la Romania, allungata come il Cile, frammentata come l'Indonesia che è divisa in migliaia di isole. Tra le definizioni collegate alla forma troviamo quella di Stato polimerico, ovvero Stato composto da territori di consistente estensione, separati tra loro. Si possono considerare tali gli Stati Uniti per effetto dell'Alaska, separato dal nucleo principale a causa della presenza del Canada. Altre definizioni sul tema della forma sono quelle di enclave ed exclave. Con il primo si intendono quelle unità amministrative interamente circondate da un'altra, come ad esempio lo Stato di San Marino. Con le seconde si intendono invece quei territori che appartengono a un soggetto politico, ma non confinano con i suoi territori, ad esempio Gibilterra, nel sud della Spagna, che è sotto la sovranità della Gran Bretagna. Imperi e città stato Il concetto di Stato nasce in Europa, ma le prime realtà politiche sorsero al di fuori di essa. In Mesopotamia, Egitto, Cina. In Africa occidentale con gli imperi del Ghana e del Mali. In America con gli Aztechi, Inca e Maya. Tuttavia, non si trattava di Stati ma imperi. Queste due forme organizzative, infatti, differiscono in quanto a principi costruttivi. Gli imperi presentano due caratteristiche fondamentali. La prima è che il potere è legittimato alla derivazione divina. La seconda è che gli imperi possono incorporare popoli diversi, a differenza degli Stati che puntano a riunire i componenti della medesima nazione. Dopo gli imperi e prima degli Stati, è apparsa un'altra forma di organizzazione politica: La città- Stato. Questa costituisce un'entità autonoma e sovrana, strutturata su un territorio di ridottissima estensione. Fu questa l'organizzazione tipica della Grecia classica. Retaggi di città Stato sopravvivono ancora oggi. Esempi sono San Marino e il Vaticano. Stato moderno Ad oggi l'organizzazione politica più nota è avanzata e lo Stato moderno. Si tratta di una forma specifica di ordinamento politico sorta in Europa e poi diffusa per effetto delle conquiste coloniali in tutto il mondo. Si fonda su un esteso apparato amministrativo e sull'unità del comando, concentrato originariamente nelle mani del monarca e poi nelle istituzioni repubblicane, quando viene sancita definitivamente la divisione tra il potere spirituale e quello temporale. Durante il suo sviluppo, lo Stato moderno ha acquisito un carattere nazionale, nel senso che il collante tra i suoi membri è rappresentato dal condividere una conoscenza e un orgoglio basati sul senso di appartenenza alla stessa nazione. Tuttavia, è importante ricordare che. Stati esclusivamente composti da una sola nazionalità, sono puramente teorici. Nella realtà gli Stati multinazionali sono la regola. La conoscenza molto approssimativa dei territori che si andavano a spartire ha condotto all'apparizione dei confini cosiddetti geometrici, cioè perfettamente lineari. Esempi ne sono l'Australia o l'Alaska. Il criterio geometrico è invece assente in Europa, dove i confini sono il risultato di lunghi processi storici che non hanno potuto fare a meno di considerare la morfologia del terreno. Si parla in questo caso di confini naturali, riferiti cioè a quella divisione tra due giurisdizioni individuata seguendo un elemento naturale che può essere una catena montuosa o un corso d'acqua. Non si deve tuttavia pensare che il confine naturale sia segnato in modo inequivocabile. Anche questo, infatti, può dare luogo a controversie. Cile e Argentina, ad esempio, non hanno mai ben definito alcuni tratti del loro confine. Gli stessi fiumi possono risultare problematici nella loro delimitazione confinaria: Il fiume che separa gli Stati Uniti dal Messico, chiamato Rio Grande dei Primi e Rio bravo dei secondi, presenta variazioni stagionali del corso che ne rendono complicata la delimitazione. In fondo tutti i confini sono artificiali in quanto decisi dall'uomo, anche quelli apparentemente stabiliti dalla natura. Il confine politico migliore sarebbe quello naturale, in quanto acquisterebbe così anche un significato spirituale, poiché segnato dalla natura e voluto dal destino. Funzioni del confine Se confrontato con il concetto di frontiera, il termine confine acquista un'eccezione di tipo repulsivo non attrattivo, fondamentalmente ancora percepito come elemento di difesa da militarizzare e presidiare. - Funzione difensiva - Oltrepassarlo rappresenta un atto ostile. Da qui la costruzione di possenti strutture difensive del passato, di cui rimangono ancora oggi quali la muraglia cinese e il Vallo di Adriano. - Funzione commerciale - Attraverso la presenza del confine, l'autorità può effettuare un controllo e una migliore regolamentazione del mercato interno. - Funzione fiscale - Il confine permette l'istituzione di regimi tariffari specifici e l'adozione di misure speciali quali barriere e dazi doganali. Questo aspetto occorre evidenziare la tendenza recente alla defunzionalizzazione dei confini, cioè a renderli meno impermeabili e rigidi rispetto al passato. - Funzione identitaria - Il territorio è entrato a far parte dell'identità collettiva in quanto. L'elemento posseduto in forma esclusiva da ogni nazione. Questo ha generato l'illusione che i confini potessero servire e separare non solo gli Stati, ma anche le culture. Identità nazionale Trova nel territorio un proprio riferimento simbolico primario: Gli italiani si identificano con il loro stivale, i francesi con il loro esagono e in generale ogni comunità sviluppa un particolare senso di attaccamento ad un territorio. Il passaggio di confine Il confine implica sempre una relazione. Se esso è pacifico, noteremo un ambiente denso di infrastrutture funzionali al suo attraversamento, come ad esempio strade e valichi caratterizzati da transito rapido e forme interrotte di cooperazione transfrontaliera. Questo è l'ambiente tipico dei confini dell'Unione europea. Se invece questo rapporto è di tipo conflittuale, il confine ce lo comunicherà mostrandoci espressioni di controllo o esplicita militarizzazione. Vi è poi una terza opzione. È il caso di un confine in cui i due lati presentano situazioni differenti, come per quello che separa il Messico dagli Stati Uniti. Se sono in Messico sarà per me arduo entrare negli Stati Uniti, ma se mi trovo già qui oltrepassarlo in direzione inversa non presenterà problemi. Frontiera E l'intera regione di confine, l'area dove si riverberano gli effetti del confine, la fascia ibrida dove si mescolano elementi. Ha natura mobile e fluida non richiama la chiusura, ma l'apertura agli scambi e alla conquista. La frontiera non marca un passaggio netto tra due sovranità, ma è uno spazio di confronto sia nella sua declinazione pacifica di incontro sia in quella conflittuale di scontro. Il passaggio di frontiera spicca per la sua eterogeneità. Proprio per il suo carattere di spazio di transizione, non ha un canone da rispettare. È uno spazio libero, fluido, tendenzialmente autorganizzato, restio all'istituzionalizzazione. Le fasce giuridiche del mare Assistiamo oggi a fenomeni di cosiddetta territorializzazione del mare, innescati dalla caccia alle sue risorse che lo sottopongono a forme nuove di occupazione, risultanti nell'attribuzione di ampie fasce al controllo sovrano. Il diritto internazionale marittimo ha fissato un sistema di spazi in successione su cui gli è stati esercitino prerogative proprie: - Acque interne - Fiumi, laghi, lagune ed estuari, dove essi godono di sovranità assoluta. - Acque territoriali - Fino a 12 miglia dalla linea di base. Caratterizzate dalla sovranità assoluta, ma anche dall'obbligo di concedere il libero transito. - Fascia contigua - Fino a 24 miglia dove uno Stato può esercitare il diritto di ispezione e far valere le proprie leggi in materia doganale e sanitaria. - Zona economica esclusiva - Entro le 200 miglia, le cui risorse vengono considerate di pertinenza di un unico Stato che ne ha il pieno diritto di esplorazione e sfruttamento. - Mare aperto - Libero da ogni forma di appropriazione. Prospettive future sui confini Per le previsioni sul futuro dei confini fornite dalla prospettiva cosmopolitica, sono molto diverse, in parte addirittura contraddittorie. C'è chi sottolinea che i processi di globalizzazione condurranno al loro superamento - Prospettiva globalista. C'è chi invece sottolinea la diversificazione dei confini, funzionale a una gestione variegata dai diversi fenomeni che li coinvolgono – Cosmopolitismo plurale. Chi nel nome della libertà e della democrazia perpetua il dominio dell'Occidente al fine di difendersi da minacce quali l'immigrazione e il terrorismo. - Prospettiva critica. Geografia Elettorale La geografia si occupa delle competizioni elettorali. In quanto esse sono la manifestazione democratica di una contesa tra soggetti politici portatori di interessi diversi e possono essere analizzate attraverso la chiave spaziale. I temi di studio sono dunque: - La distribuzione delle scelte di voto - Interpretazione della distribuzione degli esiti elettorali per trarre indicazioni utili alla comprensione della società o quantomeno della scena politica. Ad esempio, un irregolare distribuzione del voto può evidenziare diseguaglianze o aspirazioni differenti. Tale variabilità potrebbe pericolosamente ridurre la compattezza interna del paese. Un caso molto studiato è quello italiano, che con le sue profonde differenze di voto fra le diverse aree mostra diseguaglianze culturali ed economiche. - Gli effetti di vicinato - Si tratta di evidenze geografiche circa l'andamento regolare delle tendenze di voto in una certa area. Anche in questo caso è stata molto indagata l'Italia con le sue storiche contrapposizioni tra aree omogenee designate dai colori rosso e bianco per indicare rispettivamente una forza presenza di partiti comunisti e democristiani. - Disegno delle circoscrizioni elettorali - necessarie ad assicurare una giusta rappresentanza e regolarmente revisionate per tener conto dei cambiamenti demografici. È indicatore del buon funzionamento di una democrazia rappresentativa. Teoricamente, infatti, i collegi elettorali dovrebbero assicurare l'esito più fedele possibile del voto, dovrebbero cioè produrre una rappresentanza che rifletta realmente la volontà del corpo elettorale. GEOGRAFIA POLITICA E GEOPOLITICA Geografia politica: studio delle differenze e delle somiglianze tra i caratteri politici dei territori, con particolare riferimento a quelli in natura ufficiale e istituzionale. Geopolitica: Si differenzia dalla geografia politica per molti aspetti: - La geografia politica muove da un problema per giungere a un dato. La geopolitica va da una condizione a un'analisi. l'economia, occorre dunque anche evidenziare gli effetti nefasti sull'ambiente locale, non solo nei suoi tratti naturali, ma anche in quelli culturali. - Economia degli ambienti rurali pianeggianti - A seguito della sedentarizzazione degli agricoltori, la trasformazione dei paesaggi naturali subì cambiamenti irreversibili. Porzioni inizialmente ridotte e poi sempre più estese delle regioni del pianeta si trasformarono in campi per le coltivazioni. Questo processo è proseguito ininterrottamente fino a oggi. L'agricoltura moderna è stata in grado di alleggerire il vincolo imposto dalla stagionalità, dato che, grazie ai processi nella conservazione dei cibi, essi sono ormai disponibili in ogni momento dell'anno. Tuttavia, tali successi sono stati raggiungi ricorrendo all'uso massiccio di concimi chimici, diserbanti e pesticidi. Questi agenti artificiali mettono a repentaglio l'equilibrio naturale perché, nel tempo, penetrano il sottosuolo minacciando le falde acquifere. L'agricoltura biologica che recupera sostanze e processi naturali elevando la qualità dei cibi, è una risposta consapevole a questi problemi, a cui guarda con crescente interesse sia il mondo dei produttori che quello dei consumatori. Un altro settore che ha visto analoghe trasformazioni e quello dell'allevamento, ormai concentrato prevalentemente nelle pianure. L'allevamento montano residuo da antichissime pratiche tradizionali quali era il peggio è la transumanza, non occupa che una quota marginalissimo della produzione. La sua porzione maggioritaria si deve a grandi aziende che operano in stalle enormi, in grado di ospitare anche migliaia di capi di bestiame. Tra le attività economiche che interessano le pianure, via lo sfruttamento dei corsi d'acqua per l'estrazione di materiali da costruzioni quale ghiaia, sabbia e argilla. Le cave fluviali costituiscono una risorsa facile da sfruttare a buon mercato. - L'economia degli ambienti periurbani - La prima rivoluzione industriale ha modificato profondamente l'organizzazione economica del territorio. Al contrario della precedente configurazione del mondo del lavoro, composta da artigiani, l'avvento dell'industria avviò un processo di progressiva concentrazione dei lavoratori nel medesimo luogo, nei centri di estrazione mineraria che venivano ora affiancati dalle sedi della produzione industriale. Questo fenomeno produsse la rapidissima crescita demografica dei primi centri industriali. Con la seconda rivoluzione industriale vi fu l'avvento di nuove fonti di rifornimento energetico, su tutte il petrolio, a provocare la nascita e la diffusione di nuove industrie. - L'economia degli ambienti urbani - Distinguiamo tra città preindustriali, industriali e postindustriali. Le prime sono caratterizzate da edifici bassi, mura difensive, strade strette e irregolari. L'origine delle seconde è riscontrabile in quei centri ubicati presso giacimenti di materie prime a cui devono la loro vitalità economica. Infine, le città post-industriali sono quelle che oggi appaiono pienamente calate nel nuovo contesto del terziario avanzato, concentrando attività di comando, decisione, pianificazione, orientamento politico e culturale. Massime protagoniste di questa categoria sono le città globali con cui ci si riferisce a centri, che insieme compongono un network mondiale e ospitano importanti sedi di istituzioni politiche, aziende multinazionali, industrie, alta tecnologia, borse, valori e prestigiose istituzioni culturali. Inurbamento: Processo secondo il quale un enorme flusso di popolazione è andata a stabilirsi alle campagne alle città. - L'economia degli ambienti marini - Le attività economiche che si sviluppano in alto mare sono essenzialmente legate all'industria ittica, ai giacimenti minerari offshore e ai trasporti. La pesca è ancora oggi centrale nella vita economica e nelle abitudini alimentari dei popoli, quali i giapponesi, i norvegesi e gli islandesi. Più della pesca il settore dell'economia del mare che cresce a ritmi elevatissimi è quello delle esplorazioni minerarie. I nuovi giacimenti di petrolio e gas che vengono messi in produzione sono più in mare che sulla terraferma. Le riserve accertate negli oceani, di cobalto, zinco, manganese, oro, ferro ammontano a miliardi di miliardi di dollari di valore. - Il litorale è una zona di contatto fra terra e acqua. Per questo suo carattere ibrido si presta a forme di valorizzazione che usano sia la componente terrestre sia quella marittima. Industria del sale, acquacoltura costiera e turismo balneare sono tre esempi di settori che si avvalgono le risorse di entrambe le componenti. Altrettanto collegata sia la componente marittima sia a quella terrestre e l'infrastruttura più tipica dei tratti costieri, cioè il porto. Esso funge da luogo di interazione tra il mare aperto, via di comunicazione a basso prezzo e ambiente, ricco di risorse naturali, e l'entroterra che genera la domanda di scambi e risorse. Rotterdam è il porto più grande d'Europa. I porti più visibili nel paesaggio sono quelli connessi alle attività dell'industria. In anni recenti lo sviluppo del settore dello svago ha incrementato le attività legate alla nautica da diporto, moltiplicando i porti turistici, mentre quello degli scambi commerciali ha fatto sorgere enormi strutture portuali, realizzate per accogliere imbarcazioni di grande tonnellaggio. - L'economia dello spazio atmosferico ed extra atmosferico - Oltre al tradizionale uso militare a fini informativi e scientifico per l'esplorazione di altri pianeti e l'osservazione dei fenomeni terrestri, lo spazio attira anche per altri motivi. Vi sono utilizzi di tipo commerciale legati a servizi, qual è la connessione dati e la geolocalizzazione con relativa corsa a occupare l'orbita geostazionaria che è la più ambita per i satelliti dedicati alle telecomunicazioni. Particolarmente attrattiva è la possibile estrazione di minerali dal suolo lunare e dagli asteroidi. - L'economia degli ambienti sotterranei - Le risorse naturali si distinguono in rinnovabili e non rinnovabili. Le prime sono quelle non inquinanti che il sistema naturale è in grado di rigenerare in tempi rapidi. Le seconde sono invece quelle che non si riproducono, se non in tempi lunghissimi. Della prima categoria fanno parte l'acqua, il vento e la luce solare. Della seconda, invece, i minerali, il carbone e il petrolio. Diverso è il significato di riserva; Per riserva si intende quella frazione della risorsa che risulta effettivamente sfruttabile alle condizioni economiche e tecnologiche del momento. Il bene comune è una risorsa non sottoposta a una proprietà o a un controllo esclusivo, ma alla condivisa nel nome dell'interesse collettivo. Sono esempi di beni comuni di natura geografici lo spazio extra atmosferico e gli oceani. Un altro esempio è l'Antartide che grazie al Trattato antartico è riservato esclusivamente alla ricerca scientifica, è vietato attività commerciali e militari. Tra le risorse naturali risultano di rilevante importanza quelle minerarie. Da un punto di vista geografico, le risorse minerarie presentano due caratteristiche fondamentali: Non sono rinnovabili e sono precisamente localizzate in un punto del sottosuolo. è implicito che queste risorse siano destinate a esaurirsi. Alcune risorse minerarie sono usate per produrre energia. Queste prendono il nome di risorse energetiche fossili e le principali sono il carbone, il petrolio e il gas naturale. La loro distribuzione è molto concentrata, si pensi che oltre il 60% delle riserve si trova nel Medio Oriente. In cima alla graduatoria, come detto, c'è il Petrolio. Nonostante le critiche dovute ai danni arrecati all'ambiente, la produzione di petrolio si è mantenuta molto elevata. Grazie alla scoperta di nuove tecnologie per l'estrazione E alla scoperta del cosiddetto petrolio di scisto, estratto da rocce permeabile a seguito della loro frantumazione. Il carbone è tra le fonti fossili quella che possiede il contenuto calorico maggiore. Esso è rispetto ad altre fonti energetiche, meno adatto a essere trasportato e gran parte dell'energia che produce viene consumata in un raggio di poche decine di chilometri dal luogo dell'estrazione. Il gas naturale è quella tra le fonti energetiche fossili con più elevata densità energetica. Presente inoltre ulteriori vantaggi che ne stanno decretando il successo rispetto ad altre fonti. Esso ha infatti un minore impatto sul clima ed economia da estrarre e dunque consente a prezzi relativamente bassi al consumatore. La distribuzione sulla terra delle risorse energetiche fossili non è ripartita equamente. Vi sono cioè regioni più ricche e altre più povere. Questa disparità ha due effetti concreti. Il primo è che le risorse naturali sono una rendita economica diretta, e una fonte di potenza per lo Stato o la comunità che ne dispone in esclusiva. Il secondo è che esse rappresentano un fattore di competizione perché il loro accaparramento genera contrasti e conflittualità tra soggetti politici, istituzionali e non. Se quindi affermata l'idea di virare su fonti energetiche pulite e rinnovabili, imboccando la strada della transizione energetica che punta a valorizzare l'uso di energia alternative. In generale, tutti sembrano persuasi dalla necessità di indirizzare il futuro verso le fonti rinnovabili e non inquinanti, quale il calore terrestre, il vento, il mare, i corsi d'acqua, i prodotti organici di scarto, il sole, le maree. Tuttavia, il processo di abbandono dei combustibili fossili, denominato decarbonizzazione, richiede tempi lunghi sia per l'attuale resa energetica più modesta dell'energie alternative, sia per le necessità di potenziamento le relative infrastrutture. Le teorie della localizzazione Il modello di localizzazione agricola di Tunen Egli studiò le logiche alla base dello sfruttamento degli spazi agricoli, di cui osservo una distribuzione ad anelli attorno ai centri abitati: Nelle immediate vicinanze si collocavano certe colture, mentre altre venivano destinate a spazi più lontani. Individuò come concetto fondamentale la distanza in quanto determinante per la rendita di posizione del terreno, il cui valore dipenderebbe in sostanzialmente dalla sua lontananza dal mercato cittadino. Ne discendeva che più un terreno è vicino al mercato e più vale. La teoria appare oggi decisamente superata, principalmente per due ragioni: - La prima è che sul totale dei costi di impresa, quelli relativi al trasporto sono scesi proporzionalmente molto, mentre altri fattori, quali il costo della manodopera incidono maggiormente.