Scarica Manuale di ricerca educativa- Trinchero R. - Franco Angeli e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Pedagogia Sperimentale solo su Docsity! MANUALE DI RICERCA EDUCATIVA 1. La logica della ricerca in educazione 1.1 Fare ricerca in educazione La ricerca è una riflessione sul fatto educativo condotta con un metodo scientifico. La ricerca educativa viene chiamata pedagogia sperimentale, scientifica, metodologia della ricerca pedagogica, educativa. L’attività di ricerca mira a far luce su una data situazione educativa, spazialmente, temporalmente e culturalmente situata, allo scopo di avere una comprensione approfondita della situazione considerata nella sua unicità e semplicità (ricerca idiografica), oppure di astrarre da quella situazione leggi e regole di portata più generale, applicabili anche a contesti e situazioni diverse da quelle in cui sono state prodotte (ricerca nomotetica). La ricerca con intenti idrografici ricorre alle tecniche di raccolta dei dati e sono dette qualitative; la ricerca con intenti nomotetici ricorre più spesso alle tecniche quantitative. L’attività di ricerca educativa è utile per far sì che chi è chiamato a prendere decisioni in ambito educativo abbia tutti gli elementi necessari per prendere decisioni informate, guidate da un’attività conoscitiva sistematica e controllata, quale è l’attività alla base della conoscenza scientifica. La conoscenza scientifica ci orienterebbe a raccogliere evidenza empirica (dati fattuali), analizzarla mediante tecniche opportune e dare un giudizio. L’acquisizione e la corretta interpretazione di dati empirici richiede una pluralità di competenze scientifiche, come la filosofia, la pedagogia, la psicologia, la sociologia, la logica e la statistica. La metodologia della ricerca pedagogica si colloca all’intersezione di tutte queste discipline. 1.2 Le cinque questioni della ricerca educativa La ricerca scientifica mira a produrre un sapere controllabile, ossia un sapere generato mediante procedure che il ricercatore deve rendere il più possibile chiare ed esplicite. Consente il controllo del lavoro da parte di altri ricercatori. Una ricerca che rispetti i canoni del metodo scientifico è una ricerca in cui tutti i singoli passaggi e le singole scelte sono criticabili. Una ricerca ben formulata è una ricerca che stimola il dibattito, che dà luogo ad un processo di creazione di un sapere scientifico. La ricerca scientifica deve confrontarsi con cinque questioni: 1. La questione ontologica: che studia la natura dell’essere, l’essere in quanto tale. Se il ricercatore crede nell’esistenza di una realtà oggettiva, si pone nel filone realista. Se il ricercatore ritiene che essa sia conoscibile in modo deterministico, allora avremo la posizione del realismo ingenuo. Se egli la ritiene conoscibile solo in modo imperfetto o probabilistico allora avremo la posizione del realismo critico. Se il ricercatore pensa che il problema dell’esistenza o meno di una realtà sia soltanto un riflesso della nostra attività mentale di costruzione di significato allora si pone nel filone interpretativista; 2. La questione epistemologica: si occupa della riflessione sulla conoscenza scientifica. Se il ricercatore adotta la prospettiva del realismo ingenuo, considererà come entità indipendenti l’indagatore e l’indagato, ossia il ricercatore e la realtà studiata. La realtà è un “oggetto”, e gli esiti della ricerca saranno sempre veri e indipendenti dal contesto in cui vengono prodotti. Obiettivo del ricercatore sarà pervenire ad identificare le leggi, generali e universali. Se il ricercatore adotta la posizione del realismo critico la tensione verso la ricerca di leggi generali e universali verrà attenuata, riconoscendo l’impossibilità di giungere ad una conoscenza deterministica della realtà studiata. Per il realista critico le teorie scientifiche possono potenzialmente sempre essere in errore, dato che queste appartengono al mondo dei concetti 1 formulati dalla mente umana. Se nel caso del realismo ingenuo la teoria che spiega un determinato fenomeno è unica, nel secondo caso la conoscenza di essa dipende dagli “occhiali” che indossiamo per guardarla, più teorie alternative possono spiegare lo stesso fatto. Nella prospettiva del realismo critico esistono regolarità tendenziali continuamente soggette al falsificazionismo, ossia alla confutazione e sostituzione di una teoria con una nuova. Se il ricercatore ritiene che non sia possibile separare la realtà dall’osservatore, allora la conoscenza della realtà stessa risente obbligatoriamente del relativismo (paradigma costruttivista): le realtà costruite variano nella forma e nel contenuto a seconda degli individui, dei gruppi, delle culture, dei contesti spaziotemporali in cui si svolge la ricerca. Interpretare l’evidenza empirica che emerge dal campo, allo scopo di comprendere i significati che gli attori che operano in quella data situazione attribuiscono agli eventi, li portano ad agire in un determinato modo. Il ricercatore è immerso nella realtà studiata. Indagatore e indagato sono legati interattivamente. Le generalizzazioni sono possibili a patto di limitarsi ad enunciati di possibilità e alla definizione di tipi ideali; 3. La questione metodologica: l’insieme delle riflessioni sul metodo e sulle tecniche utilizzate in una data disciplina, allo scopo di conoscere l’oggetto della disciplina stessa e non il metodo o le tecniche stesse. Se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva esista e sia conoscibile allora adotterà metodi sperimentali-manipolativi, puntando sull’osservazione distaccata del fenomeno. Se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva esista ma che sia solo imperfettamente conoscibile allora dichiarerà il suo quadro teorico e premesse di partenza, sulla base di queste formulerà un’ipotesi e solo dopo adotterà metodi sperimentali-manipolativi e osservazione distaccata in favore di un’ipotesi alternativa. Il ricercatore realista critico adotterà tutti i metodi possibili per raccogliere informazioni, non limitandosi ai metodi sperimentali manipolativi. Se il ricercatore ritiene c he una realtà oggettiva non esista, punterà ad avere empatia con i soggetti osservati e interpreterà la realtà sotto esame; 4. La questione tecnico-operativa: un procedimento volto a risolvere uno specifico problema di raccolta o di analisi dei dati. Se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva esista, allora cercherà di individuare i fattori che spiegano le regolarità empiriche osservate, astraendoli dal loro contesto e quantificandoli. Se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva esista ma non sia conoscibile allora cercherà ugualmente di individuare i fattori rilevanti e a ricorrere a tecniche qualitative in grado di fornirgli informazioni su fattori che rientrano nel sistema ma non sono trattabili matematicamente. Se il ricercatore ritiene che una realtà oggettiva non esista, non avrà senso ricostruire un sistema più o meno formalizzato, ma interpreterà le dinamiche della situazione studiando in modo approfondito i singoli soggetti; 5. La questione assiologica: studia le questioni del valore da attribuire a concetti, azioni end entità del mondo reale. Significa non basare la valutazione solo su criteri di razionalità tecnica, ma tenere conto che ogni intervento educativo ha come referente delle persone, il cui accrescimento ed emancipazione personale costituiscono i fini prioritari. Le scoperte ottenute dalla ricerca non hanno quindi mai lo status di leggi in senso proprio, ma sono costituite da enunciati con validità spazialmente e temporalmente situata. Esprimono regolarità tendenziali, ossia regolarità che si manifestano a parità di condizioni di partenza e a patto che non intervengano elementi inaspettati e non previsti ad alterare il comportamento del sistema. 1.3 Ricerca quantitativa e ricerca qualitativa: caratteristiche e concetti chiave • Si definisce tema della ricerca l’argomento generale all’interno del panorama scientifico della ricerca educativa, sul quale verte la ricerca in oggetto. 2 2. Strategie di ricerca educativa 2.1 Le strategie di ricerca in educazione Il primo requisito di una ricerca che possa definirsi scientifica è la controllabilità, criticabilità delle scelte e delle operazioni compiute dal ricercatore. Il processo di ricerca deve essere accuratamente descritto e documentato per garantire la massima trasparenza nel quadro teorico, le strategie adottate e nell'interpretazione dei risultati. Una documentazione accurata permette ad altri ricercatori di ripercorrere passo passo il percorso che ha portato alla definizione di un risultato. In quest'ottica che prende corpo il concetto di strategia di ricerca. Una strategia di ricerca prevede l'utilizzo combinato di più metodi e tecniche sulla base dello specifico problema conoscitivo in oggetto. Le strategie sono: la ricerca basata su matrice dati, la ricerca interpretativa, la ricerca per esperimento, la ricerca per azione e la ricerca basata sugli studi di caso. 2.1.1 La ricerca basata sulla matrice dei dati La ricerca basata sulla matrice dei dati è quella che può avvalersi di procedure formalizzate. Trae origine dei metodi quantitativi che conoscono una grande fortuna nei primi decenni del 900 con l'affermarsi dei metodi statistici, applicati alla misura dell'intelligenza, alla psicologia sperimentale. Elemento chiave di questo tipo di ricerca è la matrice dei dati, ossia una tabella rettangolare composta da tante righe quanti sono i referenti sotto esame e tante colonne quanti sono i fattori presi in considerazione per ciascun referente. Ciascuna riga corrisponde ad un caso e ciascuna colonna corrisponde ad una variabile e la matrice viene quindi detta anche matrice casi per variabili. All'incrocio di ciascuna riga e colonna è presente un dato, ossia il valore assunto da quella specifica variabile per quello specifico caso. Le matrice dei dati vengono caricate sul calcolatore mediante i programmi chiamati fogli elettronici se le matrici hanno un numero limitato di casi e variabili, o database se il numero di casi e di variabili è più grande. Per le matrici caricate sul calcolatore ogni riga viene detta record e l'intera matrice è contenuta in un file, ossia un archivio computerizzato. I dati vengono raccolti somministrando i soggetti un questionario auto compilato, ossia un elenco strutturato di domande volte a rilevare dati personali, comportamenti, opinioni e atteggiamenti dei soggetti intervistati. Se hai compilato da un intervistatore si parla di intervista completamente strutturata. Ogni domanda del questionario da origine a una o più variabili a seconda di quante risposte può dare il soggetto a ciascuna domanda, detta item. I valori caricati come dati sono codici riportati sul questionario stesso e sono parte della definizione operativa, la quale definisce le regole di passaggio. Per semplicità di caricamento è opportuno utilizzare i codici numerici e questi devono essere più brevi possibili. Altri strumenti di raccolta dati sono le prove oggettive di profitto, volte a rilevare il possesso da parte dei soggetti di determinate conoscenze e abilità; i test psicoattitudinali volti a rilevare attitudini del soggetto; le checklist, le scale di valutazione, i sistemi di codifica, volti a rilevare la presenza o assenza di determinati caratteri. L'analisi dei dati viene fatta attraverso tecniche statistiche di elaborazione dei dati quantitativi, che si dividono in tecniche monovariate se lo scopo e descrivere l'andamento dei fattori nel campione desiderato; bivariate se lo scopo è individuare relazioni tra fattori all'interno del campione. La ricerca basata sulla matrice di dati discende da una visione ontologica di tipo realista e persegue generalmente finalità nomotetiche, puntando all'identificazione di relazione tra fattori. La ricerca basata sulla matrice dei dati viene chiamata ricerca standard, per la sua caratteristica di avere fasi e procedure altamente formalizzati. Il suo alto grado di formalizzazione la rende più semplice di altri tipi di ricerca. 5 2.1.2 La ricerca interpretativa La ricerca deve puntare a comprendere i fatti umani più che a spiegarli sulla base di un'interazione di fattori. Il processo di comprensione è possibile proprio perché il ricercatore condivide la stessa natura dei soggetti che studia. Questa strategia di ricerca viene denominata ricerca interpretativa, qualitativa, umanistica. I suoi punti peculiari sono lo studio del fatto educativo mediante tecniche basate sull'empatia e sull'intuizione induttiva e generalizzante, la focalizzazione sugli effetti globali che i fattori hanno sul soggetto, rilevabile mediante tecniche di raccolta dei dati quali l'intervista, il colloquio, l'osservazione e l'analisi dei documenti. L'intervista è uno scambio verbale tra due o più persone nella quale un esperto cerca di raccogliere informazioni su dati personali, comportamenti, opinioni e atteggiamenti di un soggetto su un particolare tema. L'intervista è sempre una relazione partecipata ossia è sempre presente un'attività di stimolo risposta, la domanda dell'intervistatore è uno stimolo per sollecitare una risposta da parte dell’intervistato. L'intervista con basso grado di strutturazione prevede una scaletta di intervista non rigida ma che fornisce solo un elenco degli argomenti da toccare. L'intervista può coinvolgere più di due persone: si parla di intervista di gruppo e possono essere effettuate con tecniche più complesse quali il focus group, il brainstorming e la tecnica Delphi. Nella dinamica del colloquio la motivazione dell'intervistatore e dell'intervistato è intrinseca. L’intervistato ha un interesse specifico a stabilire l'interazione e l'intervistatore desidera aiutare l'intervistato che ha quindi a sua volta una motivazione intrinseca ad entrare in relazione. Un altro dei modi e l'osservazione, utile quando si vogliono studiare dei fenomeni all'interno del contesto in cui avvengono. L'osservazione è finalizzata all'esplorazione di un determinato fenomeno e consiste nella descrizione il più possibile fedele e completa delle caratteristiche di un particolare evento, comportamento o situazione e delle condizioni in cui si verifica. L'osservazione scientifica viene definita sistematica per distinguerla dall'attività di osservazione che ciascuno di noi compie nella vita quotidiana. Osservare sistematicamente significa osservare con obiettivi ben precisi, a volte sapendo già quali elementi interessa cogliere nella realtà sotto esame, all'interno del contesto dell'ambiente in cui tali comportamenti hanno luogo, nella logica di uno studio spazialmente, temporalmente e culturalmente situato. L'osservazione e quindi prevede due momenti: la selezione dell’informazione osservata; la riorganizzazione dell'informazione selezionata in un quadro interpretativo internamente coerente. L'osservazione può essere diretta o indiretta, a seconda che venga condotta direttamente sul campo dall'osservatore oppure avvenga su materiale video registrato, condotta in un ambiente naturale oppure in un ambiente artificiale. L'osservazione e l'ambiente artificiale viene condotta in condizioni controllate dove i soggetti vengono posti in una situazione per loro non naturale allo scopo di osservare il loro comportamento in quella situazione. L'osservazione può essere poi strutturata, se si avvale di strumenti strutturati di raccolta classificazione delle informazioni oppure a basso grado di strutturazione, laddove l'osservatore anno da semplicemente ciò che accade, senza utilizzare strumenti strutturati. L'osservazione strutturata è in genere guidata da ipotesi, quella non strutturata prevede un osservatore libero nel momento della selezione dei fatti da osservare e anche nel momento dell'interpretazione. L'osservazione strutturata mira la qualità scientifica del dato mentre quella non strutturata mira la qualità umanistica del dato. L'osservazione completamente strutturata genera una matrice dei dati alla quale possono essere applicate le tecniche statistiche pensate per la ricerca standard. La ricerca interpretativa utilizza perlopiù l'osservazione non strutturata, di tipo etnografico. Il ruolo dell'osservatore può essere partecipante o non partecipante. Per quanto riguarda l'analisi dei documenti, questi possono essere primari (resoconti di soggetti che hanno vissuto in prima persona la realtà sotto esame) oppure secondari (resoconti dei soggetti che non erano coinvolti in prima persona nella realtà sotto esame ma hanno steso un 6 resoconto di quanto è successo). I documenti se differenziano in base agli scopi per cui sono stati creati. Avremo quindi commenti personali, stampa, quotidiani, riviste e fascicoli. L'analisi dei documenti può essere strutturata o non strutturata. Nell'analisi dei documenti non strutturata il ricercatore isola nei documenti tutti i segmenti di testo utili al controllo delle ipotesi di partenza e li riporta in una tabella. Al termine di questa operazione compara le posizioni delle diverse fonti e trae un bilancio. Nell'analisi dei documenti strutturata il ricercatore si serve di griglie di criteri, per classificare le informazioni presenti nei documenti all'interno di una tipologia predefinita, checklist per controllare la presenza o meno di date informazioni o affermazioni, scale di valutazione per rilevare il grado o l'intensità di determinate affermazioni. Se la raccolta dei dati avviene attraverso strumenti che generano dati strutturati, le tecniche di analisi dei dati utilizzate sono le tecniche statistiche e le strategie di ricerca è quella basata sulla matrice dei dati. Se la raccolta dei dati avviene attraverso strumenti che generano dati a basso grado di strutturazione, l'analisi dei dati avviene attraverso tecniche pensate per l'analisi di dati testuali che caratterizzano l'analisi dei dati della ricerca interpretativa. 2.1.3 La ricerca per esperimento La ricerca per esperimento spiega le variazioni di un solo fattore dipendente da un insieme di altri fattori, denominato fattore indipendente e studiando le variazioni del fattore dipendente sulla base delle variazioni del fattore indipendente. La manipolazione da parte del ricercatore del fattore indipendente è quello che viene chiamato lo stimolo sperimentale, ossia la variazione di un fattore di ingresso di un sistema allo scopo di provocare modificazioni sul fattore che rappresenta il prodotto del sistema stesso. Il fattore indipendente viene chiamato fattore sperimentale. Nella sperimentazione si cerca di controllare al massimo l'effetto di tutti i fattori. L'ontologia di fondo è quella realista. La sperimentazione punta alla spiegazione è rappresenta lo strumento più adeguato per giungere ad identificare i fattori che danno conto del funzionamento di un dato sistema.la sperimentazione viene in genere condotta in un ambiente controllato. Lo schema base di come mettere in atto un esperimento può essere definito dall'applicazione di un fattore sperimentale su un gruppo sperimentale. Tuttavia questo schema sperimentale non garantisce rilevazioni affidabili. Bisogna confrontarlo con un gruppo equivalente al primo sul quale lo stimolo sperimentare non viene applicato, detto gruppo di controllo. Se i due gruppi sono equivalenti, per tutti i possibili fattori che possono incidere sul fattore indipendente, le differenze tra il miglioramento del gruppo sperimentale e il miglioramento del gruppo di controllo saranno da attribuirsi alla presenza dello stimolo sperimentale e si potrà dire in modo proprio che lo stimolo sperimentale è causa di tali miglioramenti. Il proporre ai due gruppi una prova iniziale può essere una possibile fonte di invalidità dei risultati. Le prove iniziali le prove finali devono infatti rilevare le stesse competenze per poter essere confrontabili. Uno dei fattori di mancata validità di questo piano sperimentale e l'effetto maturazione. L'applicazione del fattore sperimentale avviene ad uno stadio diverso dalla loro maturazione e questo fa sì che si abbiano risultati migliori nella prova finale. Laddove un controllo totale non sia possibile si può parlare di disegni di ricerca quasi sperimentali. Un disegno quasi sperimentale è uno schema di ricerca in cui il ricercatore non può controllare l'introduzione dello stimolo sperimentale o i fattori di disturbo e deve limitarsi a studiare comparativamente situazioni già predeterminate. L'analisi dei dati avviene attraverso tecniche statistiche per i dati strutturati, caricabile su una matrice dei dati. La tecnica è l'analisi della varianza, che consente di rilevare se esistono differenze significative tra i risultati ottenuti ad un test a parte di due o più gruppi di soggetti. I dati 7 descrittivi ed esplicativi perseguono l'hai già citate funzioni di descrizione spiegazione di una data realtà educativa. Le tecniche di raccolta dati utilizzate negli studi di caso sono molteplici e hanno natura qualitativa e quantitativa, con una prevalenza delle prime. Gli studi di caso tendono a rilevare i dati con particolare attenzione alla ricostruzione storica degli eventi e allo studio approfondito del contesto ecologico in cui tali eventi si verificano. La validità degli asserti prodotti dagli studi di caso viene confermata mediante processi di triangolazione e operano secondo quattro forme: 1. Triangolazione dei dati: il ricercatore rileva dati relativi agli stessi fattori in tempi, contesti e situazioni differenti, se portano le stesse conclusioni allora sono dei dati validi; 2. Triangolazione di metodo: quando più metodi di indagine e più tecniche di raccolta dei dati vengono utilizzate, si dati raccolti portano le stesse conclusioni i metodi e le tecniche utilizzate si possono considerare validi; 3. Triangolazione dei ricercatori: più ricercatori studiano gli stessi fenomeni, utilizzando gli stessi metodi, alle stesse e tecniche, se i ricercatori giungono alle stesse conclusioni allora il processo di ricerca associato al singolo ricercatore si può considerare valido; 4. Triangolazione della teoria: ossia ricercatori con quadri teorici e punti di vista diversi esaminano gli stessi fenomeni, se le conclusioni a cui giungono sono le stesse allora il quadro teorico del ricercatore si può considerare valido. È necessario costruire un archivio specifico, il database, condiviso con gli altri ricercatori che operano sugli stessi dati in cui devono trovare posto tutti i dati i materiali raccolti e le annotazioni, descrizioni e interpretazioni che di essi ha dato il ricercatore. Il database così raccolto dovrebbe essere reso pubblicamente disponibile a fine ricerca per consentire ulteriori controlli delle procedure. L'analisi dei dati consiste nell'esaminare il materiale empirico raccolto, costruire tabelle e schemi riassuntivi. In questa fase il ricercatore si serve della sua esperienza e della letteratura sull’argomento. I metodi di analisi ed interpretazione maggiormente utilizzati sono: - Il metodo pattern-matching: il ricercatore compare il modello che emerge dai dati con quello che gli ha teoricamente predetto sulla base dell'evidenza empirica raccolta nello studio dei casi precedenti; - Il metodo explanation-building: partendo dall'analisi di un primo caso, costruisce una teoria esplicativa che viene rifinita studiando via via un certo numero di casi, mediante il confronto con i dati; - L’ analisi di serie temporali: vengono costruiti i modelli di evoluzione temporale dei fattori sotto esame e se ne controlla la capacità di previsione confrontandoli via via con l'evidenza empirica raccolta. Il rapporto di ricerca dello studio di caso può essere fatto esaminare a soggetti ritenuti informatori chiave per ottenere da loro un feedback e un ulteriore valutazione delle proprie interpretazioni. 2.2 Le fasi della ricerca in educazione Ogni ricerca riguarda uno specifico tema inerente alla ricerca educativa. La prima fase della ricerca consiste nell'individuazione del tema su cui verterà la ricerca. Qualsiasi ricerca parte poi da uno specifico problema conoscitivo. La seconda fase sarà individuare il rendere esplicito il problema al cuore la ricerca intende rispondere. Il ricercatore si pone poi un obiettivo legato al tema e al problema conoscitivo in oggetto. Queste tre fasi sono comuni a tutte le strategie di ricerca. Nella ricerca azione il problema conoscitivo è legato ad un problema concreto che si manifesta nella pratica educativa in un determinato contesto. Nel corso della ricerca azione il problema di ricerca può cambiare. Anche nella ricerca basata sugli studi di caso il problema conoscitivo di partenza può 10 evolvere sulla base dell'evidenza empirica acquisita durante la ricerca stessa e della sua teorizzazione. Ogni ricerca fa poi riferimento ad un quadro teorico ben definito. Nelle ricerche che perseguono finalità confermativa, il quadro teorico è la base di partenza per la formulazione delle ipotesi. Nelle ricerche che perseguono finalità esplorative, il quadro teorico guida semplicemente il ricercatore attraverso il processo di raccolta ed interpretazione del dato empirico. Nella ricerca standard e nella ricerca per esperimento il quadro teorico e in genere definito a priori e non cambia. Nella ricerca interpretativa e nella ricerca azione la raccolta di evidenza empirica può mettere in discussione e ristrutturare il quadro teorico del ricercatore. Nella ricerca basata sugli studi di caso la continua ricostruzione del quadro teorico sulla base di quanto emerge nel corso della ricerca è uno dei punti fermi della strategia di ricerca. Il quadro teorico e l'esperienza del ricercatore portano a formulare delle ipotesi che i dati empirici dovranno confermare o confutare. Le ipotesi non confutate dall'evidenza empirica si diranno ipotesi compatibili con i dati e corroborate da essi. L'ipotesi è una legittima aspettativa su ciò che la realtà sotto esame manifesterà al ricercatore che si accinge ad osservarla e negli studi confermativa rappresenta il raccordo tra la teoria e l'evidenza empirica raccolta sul campo. Nella ricerca standard e nella ricerca per esperimento le ipotesi devono essere quanto più possibile rese esplicite prima della raccolta dei dati. Nella ricerca interpretativa, il ricercatore può partire da ipotesi esplicite. Nella ricerca azione le ipotesi possono essere implicito o esplicito e, e sono comunque legati al problema che dà origine alla ricerca e alle possibili strategie di soluzione. Nella ricerca basata sugli studi di caso le ipotesi vengono costruite e rimodellate ma mano che il ricercatore acquisisce nuova evidenza empirica. Le ipotesi coinvolgono determinati fattori oggetto di rilevazione empirica. Una volta definiti i fattori da rilevare empiricamente è necessario dare di essi una definizione operativa. Nella ricerca standard nella ricerca per esperimento, la definizione operativa comprende tutte le regole e le operazioni da compiere per associare a ciascun fattore una corrispondente variabile nella matrice dei dati. La ricerca interpretativa comprende regole di rilevazione. Nella ricerca azione, le definizioni operative dei fattori coinvolti inglobano, oltre che le regole per la rilevazione, anche quelle per la successiva modificazione dei fattori stessi, in vista del raggiungimento dei risultati voluti. Nella ricerca basata sugli studi di caso, la continua ridefinizione di fattori e ipotesi legata al processo fa sì che cambino anche le definizioni operative, man mano che viene raccolta nuova evidenza empirica. Costruita una definizione operativa per ciascuno dei fattori coinvolti nelle ipotesi, è necessario individuare un campione, ossia un insieme ristretto di soggetti oggetti su cui verrà condotta la rilevazione empirica. Nel caso di ricerca standard o di ricerca per esperimento, al campione individuato potrà corrispondere una popolazione di riferimento, al quale i risultati dell'indagine potranno essere estesi, se il campione possiede il requisito della rappresentatività. Nel caso della ricerca interpretativa si parlerà di trasferibilità, ossia condizioni che, se soddisfatti, consentono di trasferire i risultati della ricerca ad altri contesti. Nella ricerca azione è sempre preferibile coinvolgere tutti i soggetti e limitarsi a campionare solo nelle indagini esplorative di partenza. Nella ricerca basata sugli studi di caso il campionamento è un campionamento ragionato, operato in modo da massimizzare la quantità di informazione ottenibile dai casi scelti. Stabiliti i soggetti il ricercatore individuerà delle tecniche di rilevazione dei dati, che prevedranno l'utilizzo di opportuni strumenti. Una volta raccolti i dati, il ricercatore individuerà opportune tecniche di elaborazione dei dati che consentano di sintetizzare l'informazione ottenuta, di controllare le ipotesi di partenza, di offrire risposte operative agli interrogativi che guidano l'indagine. Nella prospettiva della ricerca standard e le tecniche di analisi dei dati mirano a descrivere i fattori che intervengono nella realtà educativa 11 sotto esame, a spiegare i valori assunti da determinati fattori sulla base di altri, a prevedere i valori che assumeranno determinati fattori. Nella ricerca interpretativa le tecniche di analisi dei dati sono a volte a facilitare il processo di comprensione delle azioni dei soggetti. Le tecniche vengono utilizzate in modo combinato nella ricerca per esperimento, nella ricerca azione e negli studi di caso. Non è comunque ha detto che giungere ad un quadro coerente e unitario sia sempre possibile. L'analisi dei dati secondo prospettive molteplici potrebbe portare a risultati contrastanti o addirittura contraddittori. Sei ricercatore ha lavorato nella prospettiva della ricerca standard, della ricerca interpretativa o della ricerca per esperimento, potrà a questo punto stilare un rapporto di ricerca e mettere così l'esperienza acquisita a disposizione dell'intera comunità scientifica. Se il ricercatore opera nel quadro della ricerca azione ha a questo punto tutti gli elementi per assumere decisioni operative sulla base dei risultati. Sì il ricercatore opera nel quadro della ricerca basata sullo studio di caso potrà decidere se stilare un rapporto di ricerca e fermarsi a questo livello o se ricominciare l'intero processo di ricerca su altri casi, avvalendosi della conoscenza fin qui acquisita. 3. La costruzione del quadro teorico 3.1 Temi, problemi, obiettivi, contesti di ricerca Il primo passo di qualunque ricerca empirica in educazione è l'individuazione ed esplicitazione del tema della ricerca e del problema conoscitivo di cui la ricerca si occuperà. Qualsiasi ricerca empirica nasce da un bisogno conoscitivo che la ricerca scientifica non ha ancora adeguatamente soddisfatto. Ognuno dei problemi fa riferimento ad uno specifico tema di ricerca, all'interno del quale il nostro problema di ricerca trova collocazione. Il tema racchiude e circoscrive il problema all'interno di un determinato ambito disciplinare. Le più vicine alla ricerca educativa sono la psicologia e la sociologia dell’educazione. Individuato un problema in uno specifico ambito educativo questo diverrà il contesto della ricerca. È necessario porsi due questioni. La prima è quella della rilevanza del problema, la seconda questione riguarda la corretta formulazione del problema in relazione agli specifici obiettivi conoscitivi o di azione. L'approccio giusto alla formazione del problema è interessarsi di ciò che non si è in grado di vedere di quella specifica situazione rispetto a ciò che tutti possono vedere. Uscire dal quadro concettuale corrente per guardare la situazione dall'esterno. L'esame della situazione dall'esterno può portare ad una ridefinizione del problema conoscitivo e quindi ad aprire nuove strategie di soluzione. Nella formulazione del problema il ricercatore deve adottare una duplice prospettiva: saper guardare la realtà che si accinge a studiare dall'interno e quella dall'esterno. Una formulazione del problema che aspiri ad essere realmente rilevante deve comunque tenere conto di entrambe le prospettive. Dal problema discendono gli obiettivi della ricerca e a ciascun obiettivo corrispondono una o più strategie di ricerca. 3.2 Dalle risorse bibliografiche al quadro teorico Una volta identificato il problema di ricerca è il tema che l'ora chiude, il passo successivo è quello di costruire il quadro teorico, formulato prima della raccolta e dell'interpretazione dei dati. È necessario distinguere tra quadro teorico della ricerca e background teorico del ricercatore. Il primo è l'insieme di paradigmi, teorie e modelli che il ricercatore adotta come riferimenti espliciti per la specifica ricerca in oggetto. Il secondo è un insieme più vasto di conoscenze che appartiene al 12 i risultati ottenuti; l’esportabilità dei risultati; i collegamenti con i lavori di altri autori. Tutte queste informazioni devono essere sintetizzate nell’abstract. 3.2.6 Costruire ed esplicitare il quadro teorico Il quadro teorico della ricerca devi ricaricare i criteri di qualità che hanno portato a scegliere i materiali di riferimento, ossia: autorevolezza delle fonti, autorevolezza dei riferimenti teorici, scientificità dell'esposizione, chiarezza dell’esposizione. La prima cosa da fare e definire accuratamente i concetti che rientrano nel nostro problema conoscitivo. Identificati i concetti coinvolti, sarà possibile costruire uno schema delle relazioni che li legano e questo può essere fatto in vari modi, con la costruzione di classificazioni e tipologie, di spazi degli attributi, di mappe concettuali. 3.2.6.1 Costruzione di classificazioni e tipologie Si definisce classificazione l'operazione concettuale che consiste nel formare delle classi in cui raggruppare dei soggetti, sulla base degli stati assunti da una sola delle loro proprietà. Si definisce tipologia una modalità di classificazione di soggetti sulla base di due o più delle loro proprietà. Si definisce tipo una specifica combinazione di stati assunti da ciascun soggetto sulle proprietà considerate. La costruzione di una classificazione o tipologia parte dalla riflessione su casi concreti e può avvenire sulla base della risposta ad una serie di domande. A seconda delle risposte date a ciascuna domanda ciascun soggetto potrà essere inserito all'interno di una categoria. 3.2.6.2 Costruzione di spazi degli attributi Lo spazio degli attributi è quello lo spazio in cui è possibile rappresentare più soggetti sulla base degli stati assunti dalle loro specifiche proprietà the the anche attributi. La costruzione di spazi di attributi mira a rendere esplicite tutte le combinazioni possibili degli Stati assunti da due o più proprietà, sottoforma di uno spazio congiunto, in cui ciascun soggetto potrà essere collocato. Il primo passo nella costruzione di uno spazio degli attributi è quello di identificare tutte le proprietà rilevanti mediante le quali collocare i soggetti, che diventeranno le dimensioni dello spazio di attributi. Si definisce varietà logica il numero di tipi teorici ottenibili sulla base dello spazio di attributi.la varietà logica è data dal numero delle combinazioni logicamente possibili. La varietà logica di tipo riscontrati effettivamente all'interno del campione sul quale si svolge la ricerca viene detta varietà empirica. Possiamo mediante un procedimento chiamato ricostruzione, analizzare le classificazioni e tipologie proposte da vari autori, identificando per ciascuna di esse le dimensioni che sono alla base di tale classificazione o tipologia, e da assemblare un quadro unico di dimensioni rilevanti, il quale definirà lo spazio di attributi complessivo. 3.2.6.3 Costruzione di tassonomie Si definisce tassonomia un'organizzazione gerarchica di concetti, volta ad illustrarne in modo grafico le relazioni di gerarchia che sussistono tra di essi. In una tassonomia la gerarchia riguarda l’inclusività dei concetti: un concetto che si trova più in alto nella gerarchia include quelli che si trovano più in basso di lui nel suo ramo. Nella tassonomia i referenti che condividono un ramo della classificazione hanno le stesse priorità. 3.2.6.4 Costruzione di mappe concettuali Le mappe concettuali sono rappresentazioni schematiche della conoscenza. Con i concetti si possono formare proposizioni, ossia affermazioni dotate di valore di verità, che possono essere vere 15 o false. Una proposizione semplice, non ulteriormente scomponibili in altre proposizioni, viene detta proposizione elementare o atomica. Gli asserti sono proposizioni elementari che nascono mettendo in relazione due o più concetti tra di loro. Una conoscenza rappresenta un insieme di asserti riguardarti un dato ambito dell’esperienza. La mappa concettuale riproduce in forma grafica gli asserti concernenti un dato flusso di esperienza, evidenziando i concetti coinvolti e le relazioni che li legano. Sono sempre riferite ad un dato contesto, spazialmente, temporalmente, culturalmente situato. La mappa aiuta a rendere esplicite le teorie implicite del ricercatore. È possibile rappresentare su un'unica mappa concettuale posizione di più autori sullo stesso tema o problema. La rappresentazione visuale delle mappe concettuali e quella del grafo orientato, ossia un insieme di nodi, rappresentanti i concetti, collegati da archi nominati e orientati, rappresentanti le relazioni. L'aspetto visivo è un elemento importante nelle mappe concettuali, quindi la grafica utilizzata per la rappresentazione e la disposizione spaziale di nodi e archi assumono una certa rilevanza. Mediante l'utilizzo di simboli grafici quali ovali, rettangoli, caselle di testo. Ci sono due grosse categorie principali: le mappe concettuali gerarchiche e quelle non gerarchiche. Quelle gerarchiche hanno un concetto centrale dal quale partono le relazioni con gli altri concetti. La gerarchia con cui i concetti vengono presentati a un suo preciso significato. La gerarchia tra i concetti può essere organizzata secondo diversi criteri: l'importanza relativa, i sotto concetti che sono man mano meno importanti; la generalità, partendo da un concetto chiave molto generico è possibile definire tassonomie con concetti via via più specifici; astrazione, da un concetto astratto è possibile passare a concetti progressivamente più concreti. Le mamme possono essere lette secondo una duplice struttura: una struttura verticale, dov'è il concetto chiave viene rappresentato in cima e la gerarchia procede dall'alto verso il basso; una struttura orizzontale, costituita dai diversi livelli gerarchici e da legami trasversali. Le mappe concettuali non gerarchiche o a rete si sviluppano come rete concettuale in cui ogni concetto è legato agli altri e il concetto chiave centrale può essere presente o non presente. 3.2.6.5 Alcuni consigli operativi Dopo aver letto il contributo di ciascun singolo autore, una possibile strategia per rappresentare un quadro teorico potrà essere: 1) Individuare i concetti che egli utilizza nella sua argomentazione e definirli in modo rigoroso; 2) Una volta individuati i concetti, individuare le dimensioni o fattori più generali lungo i quali collocare i concetti utilizzati dagli autori esaminati e ricostruire lo spazio degli attributi complessivo sulla base dei contributi di tutti gli autori; 3) Laddove la costruzione di spazi di attributi non sia possibile, bisogna individuare le relazioni gerarchiche che legano concetti ad altri concetti; 4) Individuare le possibili relazioni gerarchiche, passare all'individuazione delle relazioni non gerarchiche tra concetti, rappresentabili in una mappa concettuale gerarchica o non gerarchica. 16 4. Dalle ipotesi alle definizioni operative 4.1 Dal problema alle ipotesi L’ipotesi è un asserto sulla realtà sotto esame, formulato dal ricercatore, che riguarda lo stato assunto da un fattore che lega due o più fattori o che compara i valori assunti da due o più fattori in gruppi diversi, relativo ad un contesto spazialmente, temporalmente e culturalmente situato, formulato in modo tale da essere empiricamente controllabile. Le ipotesi possono essere rese in forma esplicita o implicita. Il primo requisito da rispettare è che l'ipotesi per essere empiricamente controllabile venga enunciata in forma assertiva, l'enunciato corrispondente all'ipotesi deve essere vero o falso, deve quindi avere un valore di verità. Lo stabilire il valore di verità di un'affermazione ed è legato al riscontro di essa con un'evidenza empirica, ossia un insieme di dati raccolti sul campo. La definizione delle operazioni da mettere in atto per rilevare empiricamente un qualsiasi concetto caratterizzato da un grado più o meno alto di astrazione, e la cosiddetta definizione operativa, costituita da quell'insieme di regole e procedure esplicite che consentono di passare da un fattore astratto ad una serie di comportamenti osservabili che costituiscono gli indicatori. Tra indicatore e concetto indicato esiste una relazione semantica detta rapporto di indicazione. Il processo che si mette in atto nel passaggio da fattori astratti ha fattori empiricamente rilevabili si chiama operazionalizzazione. Ogni strategia prevede procedure di operazionalizzazione diverse, legati agli specifici scopi che la strategia si prefigge. Nella ricerca standard la rilevazione dei dati ha come scopo ultimo la quantificazione del dato empirico. In questo approccio la definizione operativa contiene tutte le regole che consentono il passaggio da un fattore, astratto o meno, a una variabile, ossia un'entità simbolica formalizzata secondo un linguaggio matematico che costituisce una colonna della matrice dei dati. A seconda del numero di fattori considerati nelle ipotesi, queste possono essere monovariate e si esprimono asserti che coinvolgono un solo fattore rilevabile, bivariate e se esprimono certi che coinvolgono due fattori e multivariate si esprimono asserti che coinvolgono più fattori. Le ipotesi bivariate e multivariate possono essere: relazionali, ossia che esprimono l'esistenza di una relazione tra due o più fattori; di cauzione, ossia che esprimono relazioni causa effetto tra due o più fattori; comparative, ossia che esprimono uguaglianze e differenze di un unico fattore in due o più gruppi. Le ipotesi bivariate e multivariate possono poi esprimere relazioni unidirezionali, se è una variabile ad influire sull'altra ma non viceversa, oppure relazioni bidirezionali se le due variabili si influenzano a vicenda e queste possono essere simmetriche (se le variabili si influenzano nella stessa misura) o asimmetriche (se una influenza all'altra e l'altra influenza luna ma in misura minore). Nelle ipotesi bivariate e multivariate può essere poi specificato il segno della relazione tra fattori, che può essere relazione positiva o relazione negativa. Le ipotesi bivariate e unidirezionali possono poi esprimere una relazione causale tra due fattori. Le relazioni bivariate bidirezionali simmetriche sono reciproche e riguardano una semplice associazione. Quando esiste un rapporto causale tra due fattori in cui il primo cresce provocando la crescita del secondo, la quale a sua volta provoca una crescita del primo si parla di retroazione positiva. Se al crescere del primo cresce il secondo, ma al crescere del secondo il primo diminuisce, si parla di retroazione negativa. Quando una relazione caratterizzata dalla retroazione si instaura tra tre o più fattori sia una relazione circolare. Nelle ipotesi e quasi sempre possibile stabilire una variabile indipendente, ossia una variabile le cui variazioni non dipendono dalle altre variabili coinvolte nell’ipotesi, e una variabile dipendente, ossia una variabile le cui variazioni dipendono dalla prima e non sono necessariamente legati ad un rapporto di causazione. Porsi i problemi giusti porta a formulare ipotesi non sono 17 relazioni tra gli indicatori del costrutto sotto esame e altri volti a rilevare costrutti diversi da questo (validità discriminante), se l'evidenza empirica dimostra che i fattori che il quadro teorico prevede siano in relazione sono effettivamente relazione tra di loro (validità fattoriale). Per quanto riguarda la validità dell'analisi dei dati è possibile distinguere: validità relativa alle conclusioni statistiche; validità relativa all'interpretazione dei dati. Nell’impostazione costruttivista la validità assume tre forme: A) Validità come artefatto: per evitare problemi di mancata validità delle informazioni raccolte sul campo, il ricercatore deve adottare un atteggiamento critico nei confronti di tutte le informazioni raccolte. È indispensabile che gli specifichi lo scopo, il contenuto dello studio e le premesse teoriche dalle quali partire in modo che altri ricercatori possono intraprendere l'operazione di controllo; B) Validità come comunicazione: il ricercatore deve argomentare minuziosamente, esaustivamente, correttamente ed efficacemente l'iter della ricerca, i suoi scopi, il contesto in cui si svolge, le scelte fatte nelle varie operazioni di ricerca e i criteri adottati; C) Validità pragmatica: l'osservatore deve farsi parte del contesto sociale e della cultura che intende comprendere e rappresentare, e rispecchiarsi in essa. In questo approccio la validità interna va intesa come credibilità ossia fiducia che i soggetti studiati ripongono nella plausibilità dei risultati della ricerca. I risultati dello studio devono essere condivisibili da parte di chi ha vissuto quell'esperienza e devono essere utili a far acquisire loro consapevolezza sulla propria realtà quotidiana.il ricercatore può tenere questo risultato mediante il coinvolgimento prolungato sul campo, l'osservazione continua, la triangolazione di fonti, metodi, teorie, il peer debriefing, ossia l'analisi critica dell'operato del ricercatore condotta da un suo pari imparziale, l'analisi dei casi negativi, l'utilizzo di materiali provvisti di adeguatezza referenziale, la revisione del rapporto di ricerca da parte dei membri del gruppo studiato. Con il termine validità esterna si intende la possibilità di estendere i risultati della ricerca a contesti diversi da quelli nei quali sono stati i prodotti. Fa riferimento alla generalizzabilità dei risultati. Nell'approccio costruttivista la validità esterna assume i caratteri della trasferibilità dei risultati della ricerca ad altri contesti. Con il termine attendibilità si definisce la proprietà di un procedimento di ricerca di giungere agli stessi risultati in presenza delle medesime condizioni iniziali. L'attendibilità si esprime nella costanza dei risultati della rilevazione e dell'analisi, quando queste siano compiute da persone diverse, con strumenti diversi, in condizioni situazioni diverse, ma a parità degli elementi che costituiscono l'oggetto di rilevazione. Il concetto di attendibilità è strettamente legato al concetto di validità. Sei una procedura di rilevazione non è valida, non ha senso chiedersi se sia attendibile. Nell'approccio realista l'attendibilità indica il grado di congruenza tra due o più variabili della matrice dei dati. Si utilizza il termine affidabilità per indicare la capacità della definizione operativa di trasformare fedelmente gli stati di una proprietà in dati di una matrice. In questo approccio i controlli di attendibilità possono essere effettuati con i seguenti metodi: - Test-retest: si propone lo strumento di rilevazione per due volte, a distanza ravvicinata, gli stessi soggetti.se lo strumento è attendibile i risultati da esso forniti devono essere identici; - Split-half: lo strumento di rilevazione che a due batterie equivalenti. Se i risultati delle due batterie di indicatori sono congruenti la rilevazione è attendibile; - Parallel form: vengono costruite due o più forme equivalenti dello strumento di rilevazione e vengono somministrati ad un gruppo di soggetti nella stessa occasione o in momenti diversi. Se lo strumento è attendibile le varie forme devono dare gli stessi risultati. L'attendibilità di una ricerca è data dalla coerenza e consistenza delle scelte del ricercatore con i problemi concreti che incontra sul campo. Il ricercatore costruttivista si preoccupa della conformità tra quanto è esperibile sul campo e quanto viene narrato nella sua descrizione. Con il termine 20 sensibilità si intende la proprietà di una procedura di rilevazione di cogliere i cambiamenti nella realtà osservata. Nell'approccio realista, la sensibilità fa riferimento soprattutto alla sensibilità degli strumenti di rilevazione. Nell'approccio costruttivista la sensibilità è una sensibilità intesa come ricettività e fa riferimento alla capacità del ricercatore di cogliere gli elementi essenziali, e le loro piccole variazioni, utili per comprendere le azioni dei soggetti sotto esame. 4.4 Dagli indicatori alle variabili: i livelli di scala Trasformare i fattori e i loro indicatori in variabili coinvolge tre mondi: quello dei referenti, delle entità reali, delle cose, degli oggetti e dei soggetti; quello della conoscenza personale e dei pensieri; quello della conoscenza condivisa, dei segni e dei simboli, delle entità matematiche. I soggetti o gli oggetti sono entità appartenenti al mondo uno, i fattori le proprietà degli oggetti o soggetti sono entità appartenenti al mondo due, le variabili sono entità appartenenti al mondo tre. La definizione operativa può essere considerata quell'insieme di regole che consente il passaggio da una proprietà dell'oggetto soggetto considerato ad una variabile, trasformando gli stati della suddetta proprietà in altrettante modalità dalla corrispondente variabile. L'operazione di assegnazione di una modalità della variabile a ciascun caso sulla matrice dei dati viene chiamata rilevazione. Nelle scienze umane, la rilevazione e la quantificazione di una proprietà possono avvenire a vari gradi o livelli, denominati livelli di misurazione o livelli di scala. La determinazione del livello di scala di una variabile viene effettuata sulla base delle operazioni concettuali che è possibile compiere sui soggetti ai quali quella determinata proprietà è riferita. Maggiore è il risultato di operazioni possibili e più il livello di scala ottenuto è alto. Nei casi in cui possiamo semplicemente controllare se i soggetti osservati possiedono o meno una determinata proprietà, possiamo dire che abbiamo operato una classificazione dei soggetti. La classificazione viene formando categorie dotate di autonomia semantica, la quale indica la caratteristica di ciascuna categoria di assumere significato come categoria a sé stante. Le variabili generate da un'operazione di classificazione vengono dette variabili nominali ho categoriali non ordinate e il livello di scala corrispondente è la scala nominale. Nel caso in cui la classificazione avvenga in due sole categorie la variabile si dice dicotomica. Nei casi in cui possiamo ordinare i soggetti in base alla maggiore o minore presenza di una data caratteristica, le variabili generate vengono dette variabili ordinali o categoriali ordinate e il livello di scala corrispondente è la scala ordinale. Nei casi in cui è possibile quantificare la proprietà in oggetto, siamo in presenza di variabili quantitative. Le variabili che non ammettono tale operazione vengono dette e qualitative. La quantificazione di una proprietà avviene in due modi: se la proprietà ha stati discreti, ciascuno definito mediante un numero intero cardinale, la quantificazione assume la forma di un conteggio; se la proprietà anziché avere stati discreti ha stati continui, rappresentabili su un segmento da un numero potenzialmente infinito, allora è possibile calcolare la distanza tra due stati, ossia operare una quantificazione della distanza tra: della scala. Le variabili generate definendo operativamente una proprietà quantificabile vengono dette variabili cardinali. Le variabili cardinali discrete vengono dette variabili enumerate. Se l'operazione di quantificazione non ammette un punto di zero assoluto (in cui la proprietà in questione è oggettivamente assente) ma solo un punto di zero arbitrario (scelto soggettivamente da chi definisce la scala) la variabile si dice variabile cardinale ad intervalli è il livello di scala corrispondente è la scala ad intervalli. Se è possibile definire un punto di zero assoluto per la scala, le variabili ho tenute definendo operativamente tale proprietà vengono dette variabili cardinali di rapporti e il livello di scala corrispondente è la scala di rapporti. Quando la proprietà può essere trasferita da un soggetto ad un altro, la variabile ottenuta dalla sua operazionalizzazione viene detta variabile cardinale di quantità e il livello di scala corrispondente è la scala di rapporti di quantità. 21 5. La rilevazione dei dati 5.1 La scelta dei soggetti della ricerca: popolazione e campione Una volta costruito il quadro di ipotesi e definiti operativamente i fattori da rilevare, è possibile pianificare l'operazione di rilevazione dei dati, definendo strategie e strumenti da utilizzare. La prima operazione consiste nella definizione di una popolazione di riferimento e nella scelta del campione sul quale effettuare la rilevazione. Si definisce unità di raccolta il tipo di referenze su cui si raccolgono informazioni. La strategia di coinvolgere tutti i soggetti della popolazione nella ricerca e quella sempre preferibile dato che non introduce inevitabili fonti di errore dovute all'operazione di campionamento. Il campionamento si rende necessario nei casi in cui: i fondi e i tempi per condurre la ricerca non consentono di intervistare tutti i soggetti; la popolazione è troppo ampia; la composizione della popolazione varia frequentemente; è difficile reperire tutti i soggetti della popolazione. L'operazione di campionamento consiste nell'estrarre dalla popolazione un certo numero di casi, in modo da ottenere un insieme più piccolo di soggetti che riproduce esattamente la popolazione. Un campione che rispetti questi requisiti si dice campione rappresentativo e i risultati ottenuti a partire da esso sono generalizzabili all'intera popolazione. La numerosità campionaria ottimale dipende dall'eterogeneità della popolazione di partenza: se la popolazione è formata da soggetti che presentano tutti lo stesso stato sulla proprietà sotto esame, basterà includere nel campione un solo soggetto è questo sarà pienamente rappresentativo della popolazione di partenza. E necessario tenere conto che maggiore è il livello di fiducia, ossia il grado di certezza che vogliamo avere nella generalizzazione dei risultati, maggiore sarà la numerosità campione da considerare. Nel condurre il processo di campionamento è possibile basarsi su due strategie. La prima è la necessità di evitare distorsioni sistematiche nel campione, l'unico buon sistema è affidarsi ad un'astrazione del campione che non introduca alcun tipo di distorsione nota. Questa estrazione è l'estrazione casuale. Da questa strategia discendono i campioni probabilistici, ossia i campioni nei quali ciascun soggetto della popolazione ha la stessa probabilità degli altri di essere estratto e di far parte del campione. Alcuni esempi sono: - Campione casuale semplice: si ottiene elencando tutti i soggetti della popolazione in una lista ed estraendo i soggetti con un generatore di numeri casuali; - Campione sistematico: consiste nell'estrarre un soggetto ogni tot presenti nella lista di campionamento; - Campione stratificato: dividere la popolazione in strati quanto più possibile omogenei tra di loro ed estrarre un campione casuale da ogni strato; - Campione a grappoli: adatto per popolazioni molto grandi. Si individuano nella popolazione gruppi naturali e quanto più omogenei con altri gruppi loro simili. Estraendo in maniera casuale uno o più grappoli, si avrà quindi un campione che riprodurrà gran parte dell'eterogeneità della popolazione di partenza. Può essere combinato con la tecnica del campione a study dove si scelgono dell'unità primaria di campionamento e dopo nell'ambito di queste unità primarie si scelgono delle unità secondarie e così via fino a giungere all'unità di rilevazione considerate. La seconda strategia di campionamento parte dal presupposto che ottenere un campione realmente casuale è un'operazione difficile e costosa, la quale non garantisce la certezza assoluta di ottenere un campione rappresentativo. La soluzione è quella di un campionamento non probabilistico, dettato da esigenze pratiche di economicità e di rapidità. Esempi di campioni non probabilistici sono: - Campione accidentale: quando il ricercatore sceglie come rispondenti alla sua indagine le prime persone che capitano; 22 sull'esaustività delle alternative di risposta è sempre prudente prevedere una categoria di risposta "altro". Queste domande sono dette semiaperte; - Domande filtro e domande condizionate: sulla base della risposta inviano a sezioni particolari del questionario o devono essere prese in considerazione solo da rispondenti con determinate caratteristiche; - Domande di ordinamento e di confronto: sono domande che chiedono al rispondente di esprimere giudizi di ordinamento tra gruppi di stimoli oppure giudizi di preferenza o collocazione di stimoli rispetto a uno stimolo.danno origine a variabili categoriali ordinate. Una domanda che dà origine ad un ordinamento è la scala di Guttman. In questa scala le affermazioni sono calibrate in modo che chi risponde in modo negativo a un item in basso alla scala, si coerente, deve rispondere in modo negativo anche agli item più in alto; - Domande di grado di accordo e domande di posizionamento: chiedono al rispondente il suo grado di accordo o disaccordo verso le affermazioni riportate, oppure di posizionarsi su un continuum con estremi semanticamente definiti. Danno origine a variabili categoriali ordinate o quasi cardinali a seconda che la scala utilizzata sia discreta o continua; - Domande di appercezione tematica: sono basate su uno stimolo che può consistere in una storiella o una figura in cui vi sono elementi volutamente ambigui, interpretabili in modi diversi da chi manifesta atteggiamenti e opinioni diverse. Sono volti a rilevare atteggiamenti e opinioni. Le domande possono avere tre tipi di formulazione: dirette (quando chiedono al rispondente in modo diretto di esplicitare un suo dato personale, comportamento, opinione), indirette (intendono rilevare un'opinione o un atteggiamento per mezzo di un comportamento, o un atteggiamento per mezzo di un'opinione) e proiettive (quando intendono rilevare un'opinione o un atteggiamento proiettandolo su un'altra persona). 5.3 Rilevazione mediante intervista e colloquio L’intervista È uno scambio verbale tra due o più persone, nel quale gli esperti cercano ponendo domande di raccogliere informazioni su dati personali, comportamenti, opinioni, di uno o più soggetti su un particolare tema. L'intervista è sempre una relazione partecipata. Gli schemi principale di intervista sono l’intervista “uno a uno”, l'intervista di gruppo, in cui l'intervistatore pone le domande a più di un soggetto e più di un soggetto risponde, e l'intervista in gruppo, in cui l'intervistatore pone le domande ad una persona per volta. I gruppi possono essere naturali oppure gruppi costruiti appositamente per la situazione di intervista. I due vantaggi principali del condurre interviste in gruppo sono il risparmio di tempo e il beneficiare dell'instaurarsi di dinamiche di gruppo. Gli obiettivi dell'intervista possono essere ottenere informazioni dal gruppo su un determinato tema, in questo caso la funzione del gruppo è strumentale, oppure capire il funzionamento del gruppo in sé e in questo caso la funzione del gruppo è centrale, oppure ancora favorire la presa di coscienza del gruppo o l'apertura di un determinato tema e in questo caso si parla di intervista motivazionale. L'intervista può avvenire in ambiente artificiale o in ambiente naturale e la situazione può essere formale o informale. Quando l'intervista si svolge in un contesto di interazione informale si parla di intervista sul campo non strutturata. Se l'intervista si svolge in un contesto di interazione pre organizzato si parla di intervista sul campo strutturata. Nel colloquio l'accento viene posto sui processi, ossia sull'incontro interpersonale, sul clima comunicativo che si crea, sull'atteggiamento di accettazione empatica, in un rapporto tra intervistatore e intervistato che si avvicina a quello terapeuta cliente. In entrambe le interazioni il fine rimane comunque la raccolta di informazioni. Il colloquio mira a gettare luce sugli atteggiamenti del soggetto e sugli aspetti profondi della personalità che li generano. 25 Nel caso dell'intervista, l'intervistatore e l'intervistato non hanno motivazione intrinseca all'interazione, ma estrinseca, non esiste un desiderio, un bisogno di mettersi in relazione dettato da istanze interne. Nel caso del colloquio è intrinseca. L'intervista può avere poi diversi gradi di strutturazione. Il grado di strutturazione minimo corrisponde all'intervista libera o non direttiva, in cui è prefissato solo il tema. Il massimo grado di strutturazione si ha nell'intervista completamente strutturata, in cui l'intervistatore pone le domande di un questionario e lo compila sulla base delle risposte dell’intervistato. Nell'intervista strutturata e semistrutturata la scaletta deve seguire alcuni criteri: - La sequenza delle domande deve andare dal generale al particolare; - La scaletta deve essere internamente coerente; - La scaletta deve contenere le cosiddette domande sonda, ossia le domande che aiutano l'intervistatore a sollecitare un parere nei casi dove l'intervistato è reticente o non ha sul momento un'opinione strutturata; - I criteri per la formulazione delle domande sono gli stessi già visti per la formulazione delle domande del questionario. 5.4.1 La conduzione dell’intervista Principio basilare per la conduzione dell'intervista è la disponibilità all'ascolto da parte dell'intervistatore. Questo elemento assume importanza ancora maggiore nel caso di interviste ai bambini. In questo giocano un ruolo importante le doti innate dell'intervistatore, la sua capacità di ascoltare, di ispirare fiducia, di colpire l'attenzione. Per acquisire una disposizione all'ascolto l'intervistatore deve mettere in atto un processo che Rogers chiama accettazione positiva incondizionata, ossia una citazione dell'intervistato nella sua unica e il ripetibile originalità. Se si attribuiscono all'intervistato delle caratteristiche che sono invece peculiari ad un altro intervistato, avviene una distorsione detta effetto stereotipia, dato che questo ci impedirebbe di cogliere la specificità della sua vicenda. L'intervistatore deve essere poi pronto ad affrontare e gestire situazioni di diffidenza e sospetto. La correttezza professionale vuole che l'intervistato venga sempre messo al corrente in anticipo degli scopi dell'indagine e che l’intervistatore prendere tutte le precauzioni possibili perché le informazioni fornite vengano utilizzate divulgate in forma rigorosamente anonima. Il linguaggio da utilizzare è quello più comprensibile e il significato che l'intervistato è da ai termini utilizzati nell'intervista deve essere lo stesso che dà a tali termini l’intervistato. Per l'attenzione da prestare anche agli aspetti non verbali del comportamento, l'applicazione della tecnica dell'intervista viene spesso accompagnata dall'applicazione contemporanea della tecnica dell'osservazione. L'intervistatore secondo Chirban può giungere ad una migliore comprensione dell'intervistato sulla base di cinque fattori: autoconsapevolezza, autenticità (sapere riconoscere i propri valori, credenze e convinzioni), capacità di entrare in sintonia, attenzione alle proprie caratteristiche personali, capacità di stabilire una relazione con l’intervistato. Un intervistatore deve: - Mettere l'intervistato a proprio agio, un luogo tranquillo, un ambiente sereno e non disturbato. L’intervista dovrebbe durare massimo 45-60 minuti oppure dividere l'intervista in più sessioni. Prima di iniziare l'intervista è importante stabilire un clima cordiale ed è opportuno parlare molto lentamente, mantenere un atteggiamento sereno e rilassato; - Ascoltare l'intervistato con interesse genuino, ossia far sentire l'intervistato il proprio calore e la propria disponibilità effettiva; - Aiutare l'intervistato a esprimere ciò che sente e pensa, saper tacere il più possibile, supportando il silenzio con elementi comunicativi non verbali positivi, cenni di assenso del capo e sorrisi; 26 - Assumere un atteggiamento non valutativo anche quando l'intervistato dichiara comportamenti immorali; - Cercare di immedesimarsi nell'intervistato attraverso la tecnica dell’empatia; - Non fare propri i problemi dell’intervistato; - Capire che l'intervistato che fa un favore all'intervistatore e non viceversa, chiedere quindi solo ciò che realmente serve; - Non cercare di affermare se stesso e i propri punti di vista; - Non portare le proprie frustrazioni nell’intervista; - Far sapere in anticipo all'intervistato come verranno utilizzate le informazioni da lui fornite; - Assumere una curiosità non morbosa, non cercare di estorcere informazioni ad ogni costo; - Chiedersi quali sono le aspettative che egli ripone nell’intervista; - Capire come l'intervistato vive quello che sta dicendo; - Superare le situazioni in cui l'intervistato si blocca o non gradisce parlare di un certo argomento e trarne informazioni; - Gestire le dinamiche di gruppo. È necessario poi tenere presente che l'intervistato può opporre delle difese verso l'intervista, come ad esempio: l'evasione (non parlare o eludere le domande parlando del più del meno), seduzione (dire cose che sai che lo possono favorire o danneggiate per fare dell'intervistatore un suo amico), l'aggressione (mostrarsi annoiato e non collaborativo). Poi esistono anche le difese di gruppo: l'accoppiamento o la formazione di sottogruppi (dialogo costante tra due o più intervistati con la complicità degli altri membri del gruppo), la fuga (il gruppo parla lungo di argomenti poco inerenti con l'intervista), la confusione di ruolo (l'intervistato cerca di assumere il ruolo dell’intervistatore), l'attacco e fuga (situazione in cui un intervistato aggredisce verbalmente un altro e poi si ritira). 5.4.2 Tipi di intervista faccia a faccia I tipi di intervista faccia a faccia maggiormente utilizzati sono, oltre alle interviste strutturate semistrutturate, l'intervista non direttiva, il colloquio clinico Piagetiano, la riflessione parlata, l'intervista biografica e l'intervista ermeneutica. 5.4.2.1 Intervista non direttiva Nasce con Carl Rogers, con finalità di colloquio psicoterapeutico. Lo scopo di rilevare informazioni sui dati personali, comportamenti, opinioni, atteggiamenti. L'intervistatore specifica il tema e poi lascia l'intervistato libero di parlare sul tema in oggetto e di effettuare libere associazioni su di esso, narrando le sue esperienze e processioni personali. Induce l'intervistato ad esprimere nel modo più completo possibile le sue opinioni e atteggiamenti sul tema. L'obiettivo dell'intervistatore deve essere guidare l'intervistato il ricordo spontaneo e alla libera espressione di quanto egli sente sul tema. 5.4.2.2 Colloquio clinico piagetiano Il colloquio clinico costituisce una particolare modalità di integrazione tra osservazione, colloquio e procedura sperimentale, applicato all'intervista di bambini, allo scopo di sondare la loro visione percezione di oggetti e concetti del mondo reale. Il colloquio prevede quattro fasi: 1. La definizione dello scopo: riguarda il cogliere il pensiero del bambino e comprendere l'interazione bambino ambiente; 2. La fase di stimolo: vengono proposti al bambino situazioni che gli permettono di eseguire operazioni concrete; 27 A seconda del ruolo che assume l'osservatore, si parla di osservazione partecipante o non partecipante. L'osservazione partecipante consiste nella raccolta di informazioni da parte di un ricercatore, che osserva e registra quanto avviene in una comunità più o meno ampia, con la quale interagisce e nella quale si inserisce allo scopo di studiare sistemi simbolici. L'osservazione partecipante utilizza come tecnica principale la redazione di resoconti etnografici. Il metodo etnografico si utilizza quando si vuole studiare dal di dentro i meccanismi che regolano le interazioni tra gli appartenenti ad una comunità, secondo un approccio denominato micro etnografia. In questo caso il ricercatore deve farsi accettare come membro della comunità. Quando questo accade si parla di partecipazione osservante. Nell'osservazione non partecipante, l'osservazione è esterno alla realtà studiata. L'osservazione può essere poi palese o non palese, a seconda che l'osservatore dichiari o meno i propri intenti ai soggetti studiati. Il primo modello è sempre preferibile. Tutte le operazioni di osservazione prevedono l'interpretazione del materiale raccolto. Tale interpretazione risente inevitabilmente del background esperienziale del ricercatore e del quadro teorico che guida la ricerca. Gli elementi principali oggetto di rilevazione sono: i comportamenti verbali e non verbali, le situazioni e gli eventi chiave, i dettagli che caratterizzano le diverse situazioni, le strutture e le funzioni che operano all'interno del gruppo, le linee di tendenza generale nei comportamenti, le relazioni e le successioni temporali. 5.5.1 Tipi di osservazione Ci sono differenti tipi di osservazione: • Autoosservazione: I ruoli dell'osservatore e dell'osservato sono ricoperti da un'unica persona, la quale decide di vivere una data esperienza e di registrare i propri comportamenti e le proprie sensazioni. Implica una riflessione sulla propria esperienza, mediante l'utilizzo degli stessi strumenti critici e metodologici che si utilizzerebbero per riflettere sulle esperienze degli altri; • Osservazione esperienziale: passa attraverso la registrazione di eventi, comportamenti, interviste libere e colloqui informali, analisi di documenti.è finalizzata a produrre descrizioni che assumono l'aspetto di una narrazione. È importante il saper coinvolgere i soggetti nell'indagine, rendendoli consapevoli degli obiettivi della ricerca e cercando in modo esplicito la loro collaborazione; • Osservazione sistematica: si avvale di griglie e altri strumenti, i quali danno un alto grado di strutturazione alle informazioni raccolte; • Osservazione etologica: utilizzata per lo studio del comportamento degli esseri viventi, in particolar modo del mondo animale. Obiettivo finale di tale rilevazione e costruire un etogramma, ossia un repertorio di modelli di comportamento proprie del soggetto o dei soggetti osservati; • Osservazione soggettiva: caratterizzata dall'attenzione dell'osservatore non solo verso la situazione osservata, ma soprattutto verso le sue reazioni soggettive a tale situazione. Prevede il coinvolgimento emotivo dell'osservatore nella situazione osservata; • Osservazione clinico-sperimentale: approfondita e prolungata nel tempo, effettuata su singoli soggetti o gruppi, allo scopo di mettere in luce i processi sottostanti ai comportamenti osservati. Si serve di strumenti strutturati di raccolta dei dati e può prevedere l'introduzione di uno stimolo nella particolare situazione osservata, allo scopo di studiare le reazioni del soggetto dei soggetti.l'ambiente in cui si svolge può essere naturale o artificiale. 5.5.2 Strumenti per la strutturazione dei dati di osservazione Gli strumenti per la strutturazione dei dati di osservazione sono utili per registrare e sintetizzare le informazioni raccolte. A livello di strutturazione più basso vi è il diario e le schede per la registrazione di specimen (resoconti dei comportamenti dei soggetti in determinati contesti), al 30 livello intermedio vi sono il giornale di bordo, le griglie di osservazione, al livello più alto ci sono le checklist, le scale di valutazione, i sistemi di codifica interattivi. - All’interno del diario l'osservatore descrive tutte le informazioni che gli ritiene rilevanti per gli scopi della ricerca. Produce dati non strutturati, fa riferimento ad una determinata sequenza temporale.il diario deve contenere tutti gli elementi utili per la riflessione a posteriori sull'esperienza e per la descrizione comprensione della realtà studiata. - Il giornale di bordo accompagna all'annotazione di comportamenti ed eventuali accaduti, commenti ed interpretazioni dell’osservatore. - Il modulo per la registrazione di specimen È una scheda, la quale consente la compilazione di una descrizione dettagliata del comportamento di un dato soggetto, in una situazione specifica. È uno specimen la risposta di un soggetto ad un particolare stimolo, il suo comportamento in una data situazione che si verifica in determinato contesto, il suo modo di presentarsi di agire in determinate condizioni. - Le griglie di osservazione sono guide che forniscono indicazioni sui comportamenti da osservare, corredate da uno spazio in cui l'osservatore può notare liberamente tutto ciò che riguarda quel dato comportamento. - Le liste di controllo sono elenchi di comportamenti attesi, la cui presenza o meno viene rilevata per un singolo soggetto, in una sessione definita. - Le scale di valutazione consentono di rilevare l'intensità o la frequenza di un comportamento, oppure di esprimere il giudizio dell'osservatore su intenzioni opinioni o atteggiamenti dei soggetti osservati. - I sistemi di codifica interattivi consentono la classificazione di comportamenti secondo categorie predefinite, indicate da codici rapidamente annotabili su un foglio di codifica. - Gli episodi aneddotici consentono la registrazione di episodi significativi ad eventi chiave, le quali prevedono l'esplicitazione del contesto in cui gli episodi sono avvenuti, la descrizione degli episodi e dei soggetti protagonisti. Tali schede vengono poi sentite usate in schede riassuntive. Caratteristiche che gli strumenti di osservazione devono rispettare sono: la validità, l'attendibilità (osservatori diversi che si trovano ad osservare la medesima situazione con gli stessi strumenti devono portare gli stessi esiti di rilevazione) e la pertinenza (i dati raccolti devono essere coerenti con gli obiettivi conoscitivi prefissati). 5.5.3 Criteri per la conduzione dell’osservazione La conduzione dell'osservazione prevede che l'osservatore colga nella situazione osservata i comportamenti rilevanti per la ricerca, li registri e li interpreti mettendo in relazione con altri. I criteri che l'osservatore deve seguire sono riassumibili nei seguenti: • Curare in modo specifico la registrazione dell'informazione: annotare accuratamente i fatti e comportamenti verbali e non verbali che ritiene significativi per gli scopi dell'indagine. Il ricorso a mezzi audiovisivi, può essere un buon ausilio. • Non perdere mai di vista le finalità dell'osservazione: tenere presente come il fine ultimo sia il servirsi dei comportamenti rilevati per indagare le possibili cause che li determinano. • Non dimenticare l'annotazione delle informazioni contestuali e temporali. • Distinguere i fatti dalle interpretazioni: le interpretazioni devono essere annotate separatamente. • Adottare prospettive diverse nell'osservare la situazione. • Assumere un atteggiamento avalutativo: l'osservatore deve sforzarsi è sospendere il suo giudizio valutativo per tutta la durata della sessione di osservazione. • Tenere sotto controllo il proprio coinvolgimento emotivo. 31 • Tenere sotto controllo le proprie aspettative: un possibile effetto delle aspettative dell'osservatore è il cosiddetto effetto pigmalione, ossia le aspettative che un osservatore assume un soggetto influenzano i comportamenti del soggetto stesso, che tenderà ad adeguarsi all'aspettative che l'osservatore ha su di lui. • Tenere sotto controllo gli effetti alone: quando la caratteristica di un tratto del soggetto influenza la rilevazione di altri tratti. • Non limitarsi all'osservazione di comportamenti. • Minimizzare i fenomeni di reattività dei soggetti: la presenza dell'osservatore può indurre i soggetti ad alterare il proprio comportamento in funzione della consapevolezza di sentirsi osservate. Un possibile rimedio e ricorrere a osservatori già familiari ai soggetti in quel particolare contesto. • Tenere conto di possibili fattori di disturbo. • Compiere sessioni di osservazione solo se si è in buone condizioni psicofisiche. 6. L’analisi dei dati e l’interpretazione dei risultati 6.1 L’analisi dei dati, controllo delle ipotesi, interpretazione dei risultati Dopo aver raccolto i materiali empirici il ricercatore deve analizzarli ed interpretarli. L'analisi dei dati è un processo di argomentazione logica applicabile a tutte le strategie di ricerca. Tale argomentazione logica si serve delle operazioni concettuali della: descrizione, interpretazione, spiegazione, comprensione, comparazione. La sintesi prodotta sarà documentata nel rapporto di ricerca, che illustrerà le conoscenze a cui si è giunti con lo studio empirico in questione. Se la ricerca è guidata da ipotesi, il primo passo sarà sottoporre a controllo sulla base di quanto rilevato sul campo. Un'ipotesi si dice compatibile con i dati empirici se non viene smentita da questi ultimi. Un'ipotesi compatibile con i dati non si dice verificata ma tutt'al più corroborata dei dati stessi. Per ciascuna ipotesi controllata si potrà ottenere una conferma se l'ipotesi risulta compatibile con i dati, un falsificatore se l'ipotesi risulta confutata dei dati.ma anche una condizione di non conferma e di non falsificazione se la tecnica di analisi ci dice che non esiste una relazione tra le due variabili. Nell'ottica realista critica, la presenza di falsificatori può essere tollerata entro certi limiti. Il quadro conoscitivo risultante dall'analisi deve derivare da un'operazione di interpretazione di tutte le fonti di evidenza empirica e ci permette di giungere ad una piena consapevolezza di fenomeni oggetto di studio. L'interpretazione deve puntare alla descrizione dei concetti, delle loro interrelazioni e della loro evoluzione. La fedeltà è una delle caratteristiche basilari ma deve essere unita alla parsimonia, ossia all'utilizzo di un numero di fattori quanto più possibile limitato per descrivere le dinamiche del sistema. L'interpretazione dei risultati viene fatta cercando analogie, regolarità e teorie riassuntive che diano conto della struttura che emerge dai dati al fine di poterli rendere in maniera sintetica ed efficace. È possibile adottare alcune strategie, quali: rilevare le strutture, i temi e le immagini che si ripetono regolarmente nella base empirica; non scartare i risultati che contraddicono l'intuizione senza aver preso in considerazione la possibilità di rivedere l'intuizione stessa; raggruppare i casi studiati in categorie; raggruppare i casi sulla base delle loro similitudini; notare tratti comuni a persone, situazioni e eventi; etichettare con termini linguistici i fattori comuni e le loro relazioni; considerare ipotesi e spiegazioni alternative per i dati. 32