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Marazzini - La Lingua Italiana. Storia, testi, strumenti, Schemi e mappe concettuali di Storia della lingua italiana

Ho riassunto ogni capitolo con molta scrupolosità annotando anche una piccola ricerca personale arricchendo il testo con note a fine pagina. Ogni paragrafo è annunciato dal proprio titolo, è stato un lavoro lungo, è durato un mese. In totale sono 90 pagine e racchiudono l'intero libro fino all'ultimo capitolo.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

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Scarica Marazzini - La Lingua Italiana. Storia, testi, strumenti e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia della lingua italiana solo su Docsity! Marazzini La lingua italiana L'ITALIANO E GLI STRUMENTI DEL LINGUISTA Cap 1 - Varietà dello spazio linguistico italiano 1 L'ITALIANO TRA LE LINGUE D'EUROPA L'italiano appartiene alla famiglia linguista indoeuropea1 lingue dell’Europa e dell’Asia meridionale (dal 500 anche di altri contieniti col colonialismo), ritenute geneticamente affini per una serie di corrispondenze linguistiche spiegabili ipotizzando un'antichissima d'origine comune dall'indoeuropeo-> non ne abbiamo documentazione diretta. Europa: indoeuropei sono i 3 gruppi linguistici maggioritari: 1. Romanzo 2 2. germanico3 3. slavo (Le lingue ugro-finniche4 non sono romanze). Lingue romanze (o neolatine5): italiano, portoghese, gallego6, spagnolo, catalano7, francese, provenzale8, rumeno, dalmatico9-(comune origine latina - grande somiglianza nel lessico ) 1.2 dove si parla italiano10 L'italiano oggi è parlato nella Repubblica italiana-> lingua ufficiale, Stato del Vaticano, Repubblica di San Marino, alcuni cantoni della Svizzera + aree di italofoni in Slovenia e Croazia11, a Nizza e nel Principato di Monaco, nel Corno d’Africa, a Rodi, a + ceto elevato di Malta + comunità di emigrati italiani in tutto il mondo12 . 1 la prima nel mondo per numero di parlanti - in questa famiglia rientrano quasi tutte le lingue d'Europa + alcune regioni dell'asia meridionale (da qui il nome indo+ europeo) 2 il termine indica la continuazione dal latino parlato anticamente a Roma e nell'impero romano. 3 comprende tra l'altro l'inglese e il tedesco 4 ungherese, finlandese, estone e lappone 5 perché derivate appunto dal latino (neo: nuovo) 6 lingua della Galizia, a nord del Portogallo 7 nel sud della Spagna 8 nel sud della Francia 9 lingua estinta - era parlata nell'ottocento sulla costa croata dell'Adriatico e sulle isole vicine - oggi si parla la lingua slava 10 C’è diffusione dell’italiano all’estero grazie al turismo + al suo prestigio e al suo fascino-> dipendono da dato quantitativo dei parlanti + storia + patrimonio culturale e artistico + forza economica e produttiva della nazione dove si parla 11 per l'antico dominio veneziano dell'Istria e della costa dalmata 12 (sebbene molti dei migranti conoscevamo il dialetto e non l'italiano) 1 1.3 alloglotti13 d'italia in Italia ci sono gruppi alloglotti di origine romanza e non romanza c’è distinzione tra: 1. penisole o propaggini: aree linguistiche più grandi, confinanti con l’Italia e estese in parte dentro i nostri confini ( tedescofoni in Alto Adige e francofoni in Valle D’Aosta) 2. isole linguistiche o colonie: comunità di alloglotti molto piccole e isolate La legge del 1999 sancisce la tutela delle minoranze linguistiche Molti alloglotti parlano lingue del ceppo romanzo: in Piemonte il provenzale14, in Calabria c’è una colonia valdese medievale—> tracce di un dialetto provenzale arcaico; il franco-provenzale in Valle D’Aosta e in due colonie della Puglia; nelle valli alpine dolomitiche il ladino-> chiamati friulano in Friuli e Carnia; il sardo il Sardegna, che come il ladino ha lo status di vera e propria lingua, con 4 verità + nell'isola di parla il catalano a Alghero e a sud-ovest un dialetto ligure per ragioni storiche. Gli alloglotti non romanzi parlano il tedesco soprattutto in Valle dell'Adige nel Südtirol-> è la lingua ufficiale; il greco in due isole greche nel Salento e in Calabria forse per la Magna Grecia forse per la dominazione bizantina; lo slavo nelle province di Udine, Gorizia e Trieste + nel Molise; l'albanese in numerose isole a causa dell'immigrazione; lingue africane nei nuovi gruppi etnolinguistici; c’è anche presenza antica di zingari. 1.4 i dialetti d'italia L'italiano per secoli è stato quasi esclusivamente un idioma letterario15. In origine l'italiano (ovvero il toscano letterario) era uno dei tanti dialetti della Penisola - La Lingua= è 1 dialetto che per cause storiche o abitudini culturali e sociali ha raggiunto uno status superiore nell'uso e nella coscienza degli utenti- - La lingua ( rispetto al dialetto ) ha: maggior diffusione, unifica un territorio più ampio, è insegnata a scuola ed è codificata da precise norme grammaticali. isoglosse ( linee che delimitano il confine di un dato fenomeno linguistico nello spazio geografico) La linea La Spezia – Rimini divide i dialetti settentrionali da quelli centro – meridionali la linea Roma – Ancona divide i dialetti centrali da quelli meridionali • In Italia ci sono 3 grandi aree dialettali delimitate fasci di Settentrionale (non il veneto-> caratteristiche proprie): scempiamento delle consonanti geminate16 (doppie)- es: spala x spalla - gata x gatta 13 alloglòtto agg. [dal gr. ἀλλόγλωττος «di lingua diversa», comp. di ἀλλο- «allo-» e γλῶττα «lingua»]. – Di lingua diversa da quella prevalente nel resto di una nazione 14 Lingua comprendente in senso lato i dialetti della Provenza 15 ad inizio 900 la maggior parte della popolazione erano parlanti dialettofoni 16 raddoppiamento di una consonante - la geminazione consonantica è distintiva: per esempio, cane /ˈkane/ [ˈkaːne] è in opposizione fonologica con canne /ˈkanne/ [ˈkanne]. Lo stesso latino, che sta all'origine dell'italiano e delle altre lingue romanze, aveva la geminazione consonantica distintiva. 2 1.7 l'italiano popolare La lingua non può essere considerata proprietà esclusiva di singoli individui o delle classi più colte-> nella speculazione linguistica del passato il popolo (sempre guardano alle masse di firenze- è stato considerato di nessun valore o anche dannoso). L'interesse per il popolo inteso in maniera moderna è nato nell'Ottocento con lo sviluppo delle scienze folcloriche e della dialettologia scientifica. Più recentemente: i linguisti hanno riscoperto il popolo studiando i semicolti-> popolo postunitario aveva una modesta lingua italiana piena di errori e elementi dialettali, influenzata da vari modelli alto. La scelta dello studio del popolo di vede nel pensiero marxista di Gramsci - con “Quaderni dal carcere” del 1935: aveva fatto 1 analisi dei fattori di livellamento dell'uso dell'italiano tra il popolo— individuando come poli di attrazione linguistica: scuola, radio, giornale, scrittori, teatro, cinema, riunioni pubbliche28 e i rapporti di conversazione tra ceti più colti e ceti meno colti Gramsci vuole cogliere il processo di formazione, di diffusione e di sviluppo di una lingua nazionale unitaria—> in questo processo le massi popolari sono protagoniste. La categoria di italiani popolare è fissata all'inizio degli anni Settanta per indicare la parlata degli incolti di aspirazione sopradialettale e unitaria oppure il tipo di italiani imperfettamente acquisito da chi ha per madrelingua il dialetto —> entrambe le definizioni fanno riferimento alla lingua parlata dal popolo vs Langeli: l'italiano popolare è un modo di scrivere29, non di parlare. Inizialmente i documenti di italiani popolare sono ricercati in uno spazio limitato: dalla fine dell'Ottocento in poi-> in seguito c’è estensione del campo di indagine superando il presupposto che prima dell'Unità alle classi subalterne fosse sconosciuto l'italiano sono stati ritrovati testi scritti tra Cinquecento e Settecento definiti scritti in italiano popolare: scritture di semicolti prodotte dal popolo a fini strettamente pratici e utilitaristici Questo italiano scorretto grammaticalmente è ortograficamente, saturo di dialettismi ma molto diverso dal mero dialetto - stato definito da Testa: italiano pidocchiale. Anche le masse popolari dunque, benché estranee alle grandi scelte culturali decisive per la storia dell'italiano, hanno partecipato indirettamente alla sua evoluzione-> almeno subendo le conseguenze dei grandi processi di trasformazione sociale. 1.8 testi antichi e moderni in italiano popolare il libretto dei conti di Maddalena pizzicarola in Trastevere è un codicetto di 144 carte in cui sono segnate le registrazioni dal 1523 al 153730 di debiti e crediti autografe relativi all'attività di una bottega di pizzicheria romana 28 in particolare quelle religiose 29 le ricerche degli anni 70 e 80 hanno avuto per oggetto quasi esclusivamente testi scritti (cartoline, racconti autobiografici e diari) 30 passando quindi per il sacco del 1527 che non viene però citato 5 Sono 102 scriventi, persone del ceto medio-basso legate da attività economiche comuni in uno stesso spazio geografico. Molte testimonianze di italiani popolare si ricavano anche da lettere familiari (scritte da emigrati, da soldati lontani da casa o da loro parenti) spesso c’è sforzo di avvicinarsi alla lingua italiana da parte di un dialettofono ad essa quasi estraneo ed estraneo o quasi al mondo della parola scritta—> lettera di un emigrato politico veneto che scrive dal 1936 dalla Francia ai parenti rimasti ad Adria—> da queste lettere vediamo anche i sentimenti e le preoccupazioni del popolo. Agli occhi del linguista non sono importanti solo le scritture letterarie, elevate, qualitativamente raffinate e grammaticalmente corrette ma per conoscere la complessità, la ricchezza e la variabilità della comunicazione linguistica deve ricorrere anche alle scritture umili legate alla quotidianità della vita e alle necessità pratiche—> su queste si interroga sui meccanismi di diffusione una semialfabetizzazione tra il popolo. 1.9 l'italiano standard o comune Il toscano è la parlata che più si avvicina alla lingua letteraria-> Firenze era vista come la città in cui si poteva imparare a conversare nella lingua migliore-> italiano e fiorentino non sono però la stessa cosa. La lingua italiana corretta e regolata di uso normale è detta standard o italiano normato - normale/ o italiano comune X Berruto: “standard “ è la lingua di tipo neutro, codificato dai grammatici in base a principi normativi largamente riconosciuti L’italiano a cui è attribuito prestigio da parte della comunità + è stabilmente diffuso a livello scritto vs poca diffusa ancora oggi è la pronuncia standard=priva di tratti marcati diatopicamente31 o diastraticamente32. Lo standard non garantisce l'assoluta omogeneità: nel parlato normale si sono infiltrati elementi substandard33. Sabatini ha elaborato la teoria dell’italiano dell'uso medio riferito all'italiano di oggi - comunemente parlato dalle persone colte nelle situazioni comunicative di media formalità—> accoglie alcuni elementi colloquiali respinti dalla norma grammaticale - Altri studiosi riferendosi a questo tipo d’italiano usano la parola neostandard - Cap2 Nozioni elementari di fonetica e grammatica storica 2.1 la trascrizione fonetica I sistemi di scrittura delle lingue naturali sono frutto dell'evoluzione storica della grafia—hanno ridondanze e complicazioni + no univocità del rapporto suoni-grafia, presente solo in un sistema grafico artificiale, identico per ogni lingua e ambisce all'univocità: IPA=International Phonetic Alphabet, nato nel 1886 e più volte perfezionato e ampliato. 31 nei vari luoghi 32 nelle varie classi sociali 33 elementi informali, regionali, usati anche dai parlanti corti 6 L'alfabeto fonetico nasce da una standardizzazione internazionale concordata ma non è di uso agevole per tutti gli utenti-> singole nazioni hanno elaborato sistemi diversi di notazione dei suoni a scopo scientifico. 2.2 fonetica e grafia dell'italiano La fonetica studia la natura fisica dei suoni delle lingue La lingua italiana: 7 vocali avendo “e- o” chiuse34 (accento acuto ”é-ó”) e aperte (accento grave ”è-ò”) distinzione con valore fonematico in quanto può distinguere due parole altrimenti identiche. Fonema: unità distintiva minima priva di significato vs morfema: portatore di significato. Classificazione delle vocali nel trapezio vocalico a seconda del luogo di articolazione nella cavità orale: Posizione della lingua nella pronuncia dei suoni: Vocale centrale (a), Vocali anteriori – o palatali35 (i, é, è) Vocali posteriori dette anche labiali arrotondate36 (u, ó, ò). •Tutte le vocali sono sonore37 e possono essere toniche38 (7) o atone (5). •Combinazioni di suoni vocalici39 sono i dittonghi40 ( ascendenti41 o discendenti42). •Prendono il nome di semiconsonanti o semivocali la “ I e la U” che entrano nei dittonghi e vengono pronunciate in maniera intermedia tra quella di una vocale e quella di una consonante. Definiamo "semiconsonanti" /j/ e /w/, foni che, pur essendo impostati nell'apparato fonatorio come le rispettive vocali /i/ e /u/, hanno una durata decisamente più breve, a tal punto da non poter essere articolati da soli, perché necessitano della vocale tonica o atona successiva. ( Es. di parole con le semiconsonanti /j/ - /w/ possono essere "iato", "piadina", "piovere", "mietere", "aiutare", "fiutare": se provate a pronunciare tutte queste parole, vi accorgerete senz'altro che il suono è diverso, per esempio, da quello che /u/ ha in /'fulmine/ e da quello che /i/ ha in /'fis'sare/; si ha, insomma, la sensazione di incompletezza: come se il suono in questione fosse intermedio tra una vocale e una consonante 34 bÓtte (o chiusa – recipiente) / bÒtte (o aperta – percosse ) 35 così chiamate perché la lingua è in posizione avanzata, vicino al palato. 36 così chiamate poiché nell'articolazione del suono le labbra sono protese in avanti 37 sono pronunciate facendo vibrare le corde vocali 38 quando portano l’accento 39 o semivocalici: j, w 40 Il dittongo (dal greco dìphthongos ‘suono doppio’) è un gruppo di due vocali consecutive all’interno di una stessa sillaba 41 Si dicono dittonghi ascendenti i gruppi in cui la i o la u si trovano in prima posizione: – ia, ie, io, iu - (es: fài - càusa) 42 Si dicono dittonghi discendenti i gruppi in cui la i o la u semivocali si trovano in seconda posizione: 7 ## Anafonesi fiorentina46: chiusura della ”e“ tonica in "i” - ”o“ tonica in ”u“ davanti a gl, gn, ng. Esempio: familia(m)> famiglia, fungu(m)> fungo ## Metafonesi (non in italiano47): consiste nella modificazione del timbro di una vocale x l’influenza di una vocale che segue-> i, u influenza la tonica che le precede aumentandone la chiusura se già chiusa. Esempio: nord Italia: digni (pl) ma degna (sing), sud Italia: fratiello ## Caduta della vocale atona in posizione mediana: già tipico del latino parlato in parole sdrucciole48. Esempio: dom(i)na(m)> donna – cal(i)dum > caldo ## Passaggio di /e /pretonica49 e postonica a / i/: mai non avviene se la e è in finale di parola e spesso non avviene, soprattutto per parole di origine straniera + a volte c’è chiusura della o protonica in u. Esempio: nepote(m)> nipote, occido> uccido, dominica(m)> domenica 2.3.2 Fenomeni del consonantismo ## Caduta delle consonanti finali: le tre consonanti molto frequenti in latino alla fine delle parole sono -t, -m (cadono presto nel latino parlato), -s-> produce diverse trasformazioni: palatalizzazione. Esempio: nos> noi ## Consonanti doppie: si conservano in italiano e nei dialetti meridionali spesso con assimilazione. Esempio: septe(m)> sette ## Assimilazione: un suono diventa simile a uno vicino-> A. regressiva50 (il secondo suono influisce sul primo - sempio: octo> otto, quando> quanno )o A. progressiva51 (il primo suono influisce sul secondo - es. quando > quanno / mundum >monno ) ## Dissimilazione52: due suoni simili situati vicino si differenziano. Esempio: venenu(m)> veleno ## Sonorizzazione delle occlusive sorde intervocaliche nell’Italia settentrionale le occlusive sorde intervocaliche /k/,/p/, /t/ passano alle corrispondenti sonore /g/, /b/, /d/ subendo una lenizione53 a volte anche a una caduta-> in parte presente in Toscana per influsso settentrionale. Esempio: urtica(m)> urtiga, ripa(m)> riva ## Spirantizzazione di /b/ intervocalica: passaggio da occlusiva labiale sonora latina in posizione intervocalica alla fricativa labio- dentale. Esempio: habere> avere 46 è un fenomeno tipico del fiorentino e di una parte della Toscana, assente altrove - l’anafonesi è passata all'italiano (prova inequivocabile della fiorentinità di base della nostra lingua. 47 si ritrova in alcune parlate di area toscana 48 parola sdrucciola (o proparossitona) è una parola con accento tonico sulla terzultima sillaba, come tàvolo, èsile, 49 che precede la sillaba accentata 50 è regressiva: quando il suono che precede diventa simile a quello che segue ( il secondo suono influisce sul primo) - è tipica del fiorentino e dell’italiano che conoscono solo questa assimilazione. 51 il suono che segue diventa simile a quello che precede (il primo suono influisce sul secondo) - tipica dei dialetti centro-meridionali 52 fenomeno opposto all'assimilazione 53 In fonetica, indebolimento della articolazione delle consonanti occlusive, che da sorde diventano sonore (di c in g : dal lat. locus l'italiano luogo) o da momentanee fricative (di b in v : dal lat. habebat l'it. aveva ). 10 ## Palatalizzazione di /k/, /g/: tendenza manifestata abbastanza presto (dal III d.C.) a pronunciare le consonanti velari54 come palatali davanti a vocali palatali-> l'antica pronuncia latina55 si è conservata nel sardoche ha ad Esempio: Kentu ”cento” - nuke ”noce” ## Esiti di consonate + jod: rafforzamento di consonanti labiali e velari (facio > faccio); il nesso /tj/ dà -ts- -d3-; /dj/diventa affricata dentale sonora intensa o affricata palatale sonora intensa; /lj/dà la laterale palatale intensa; -nj- dà la nasale palatale intensa. Esempio: rabia(m)> rabbia, fortia(m)> forza, ratione(m)> ragione, radiu(m)> razzo/raggio, filiu(m)> figlio, iuniu(m)> giugno ## Esiti di consonante + L: diventano consonante + i in italiano. Esempio: flore(m)> fiore 3.3 Morfologia •Nel passaggio dal latino alle lingue romanze c’è la perdita delle consonanti finali e la perita dell’opposizione tra vocali brevi e lunghe-> il collasso del sistema delle declinazioni portò ad 1 semplificazione morfologica tramite l'uso di forme e costruzioni analitiche con l’uso di articoli e preposizioni. 2.3.1 Articoli e preposizioni •Gli articolari determinativi (il, lo, la, ecc.) derivano dal latino ILLU(M) / ILLA(M) -> ci fu 1mutamento di funzione e dal II sec. Divennero di uso + frequente. ILLU(M) > lo, il, el ILLA(M) > la56 (IL)Li >li ILLA(S) >le57 Dal numerale latino UNU(M) / UNA(M) deriva l’articolo indeterminativo un, uno, una. . Le preposizioni presero in toto le funzioni di specificazione affidate ai casi nel latino classico-> alcune si conservarono vs altre si formarono dalla combinazione di diversi elementi. 2.3.2 Sostantivi Le parole italiane derivano dall'accusativo delle parole latine con qualche eccezione58. Il genere neutro latino è sparito nel passaggio all'italiano lasciando solo qualche traccia nel plurale59. 54 velare In fonetica, articolazione (consonante, vocale, fonema ecc.) in cui il dorso della lingua tocca o fronteggia a distanza variabile il velo palatino. In italiano sono velari le consonanti k, ġ, ṅ (cioè n davanti a un’altra velare, per es., granchio ‹ġràṅkio›) 55 pronuncia delle occlusive velari latine 56 con anaforesi della prima sillaba e caduta della M finale 57 con palatizzazione della a in e prodotta dalla - S finale prima della caduta 58 uomo, moglie, re derivano da nominativi 59 i nomi neutri latini si sono trasformati maggiormente in maschili, ma alcuni neutri plurali mina sono diventati femminili singolari. 11 2.3.3 Verbi Il sistema verbale, nel passaggio dal latino all'italiano, subì modifiche sostanziali: - Ci fu la riduzione delle coniugazioni e si formarono i tempi composti e il passivo perifrastico60 - si introdusse il condizionale61 (dall’infinito del verbo + il perfetto di avere62) - si introdusse un nuovo futuro - nascita del passato prossimo dal perfetto 2.3.4 Sintassi Nel latino classico: - il verbo è63 alla fine della frase, dopo il complemento indiretto64 e il complemento oggetto (miles gladio hostem necat ) - il latino volgare preferì invece l’ordine diretto, soggetto – verbo – oggetto – complemento indiretto ( miles necat hostem gladio) e questo è anche l’ordine delle parole dell’italiano (il soldato uccide il nemico con la spada) Nel latino classico vi erano molti costrutti impliciti – la costruzione della frase era mediante: (accusativo65 e infinito - ”Dico amicum sincerum esse”) - il latino volgare66 introdusse la congiunzione subordinante quod/quia + verbo all‘indicativo (Dico quod illu(m) amicu(m) est sinceru(m), da cui l’italiano: Dico che il mio amico è sincero. Nel latino le congiunzioni subordinati ut, ne, cum, ecc. Cambiano in italiano, ne vengono introdotte di nuove con la combinazione di (preposizione67/avverbio + che: poiché, perché, dopo che). 2.3.5 Confronto del fiorentino e italiano standard L'italiano condivide con il fiorentino: 1. L'anafonesi (il fenomeno per cui una é tonica si trasforma in i davanti a: gn-, -gli- e -ng-, mentre una ó tonica si trasforma in u davanti -ng- 2. dittongamento spontaneo 3. passaggio di e atona protonica a i (nepote > nipote, decembre >dicembre) 4. passaggio di -ar-atono> a-er- nel futuro della prima coniugazione (amarò >amerò) e in altri casi di protonia68 5. assenza di metafonesi Differenze tra fiorentino e italiani standard: gorgia + tendenza alla monottongazione di -uò- 60 La perifrastica passiva latina si costruisce con gerundivo + esse, opportunamente coniugato - L’italiano non esprime dovere o obbligo con strutture passive ma attive (semplicemente dicendo “devo” o “sono obbligato a”), di conseguenza è necessario variare sensibilmente la struttura latina per tradurre la perifrastica passiva - 61 che in italiano non esisteva. 62 CANTARE + *HEBUI (forma latino - volgare di HABUI) - per sincope della sillaba centrale, *(H)E(BU)I >EI, abbiamo CANTAR(E) *EI > cantarei >canterei (con passaggio di /ar/pretonico a /er). 63 di norma 64 I complementi indiretti integrano la frase attraverso l'aggiunta di una locuzione prepositiva, una preposizione o un avverbio usato come tale 65 accusativo (acc.) è così chiamato, in latino, perché serve ad “indicare” (accuso, -as) - esprime il complemento oggetto 66 e poi l‘italiano 67 Le preposizioni sono parole che mettono in relazioni due parti della frase (es.del da di il, al da a il ) 68 Si definisce posizione protonica la posizione occupata, all’interno di una parola, da segmenti o sillabe che precedono la sillaba in cui ricorre un accento primario (detta posizione tonica; ➔ accento ) . È protonica, ad es., la posizione delle sillabe su- e -pe- nella parola superare, delle sillabe sa- e -ni- in sanità 12 VIII sec: regno dei franchi con insediamento di élite ai vertici del potere civile e militare formata da burgundi, bavari, alamanni ... XI e XII sec: influenza d'oltralpe colla diffusione della letteratura provenzale e francese Genesi di una lingua è fenomeno lungo e complesso- il latino mantiene per lungo tempo il dominio della cultura e della scrittura, poi cambiò per abitudini ormai invalse—> lungo lasso di tempo: lingua volgare usata ma non per scrivere—> no produzione documenti. Nello scrivere si usava il latino medievale-> diverso da latino classico e dal latino volgare, che comincia a farsi sentire nel latino medievale (lascia trapelare volgarismi). Ma per l’affermazione delle nuove parlate romanze è necessaria la loro affermazione mettendole per iscritto + doveva imporsi l'abitudine a farlo sistematicamente Vs XIII sec: vi è scelta motivata e sistematica da parte degli scrittori della nuova lingua - (una presenza occasionale del volgare ci fu già in precedenti documenti più modesti di uso pratico - caratterizzati da casualità nella realizzazione73 73 (per eventi accidentali) e nel ritrovamento. 15 4.3 i documenti più antichi Le più antiche testimonianze italiane del volgare sono perlopiù carte notarili, rogiti o verbali processuali + scritture esposte Uno dei problemi da risolvere negli antichi documenti dell'italiano è l’intenzionalità dello scrivente— ( la sua coscienza linguistica). 16 Nei Giuramenti di Strasburgo74 c’è evidente intenzionalità nell'uso del volgare vs Placito capuano (convenzionalmente atto di nascita della lingua italiana), c’è intenzionalità + è scritto per una piccola controversia giudiziaria di portata locale—> tono minore rispetto al primo documento della lingua francese. ## Indovinello veronese, scritto tra VIII e IX sec, non ci dà certezze se lo scrivente abbia adoperato un latino scorretto o volutamente abbia abbandonato il latino corretti adottando forme popolari—> coscienza linguistica? —CARTE NOTARILI: ## Placito capuano del 960 è considerato atto di nascita della nostra lingua75 - La sua importanza: c’è chiara e cosciente separazione tra latino e volgare-> cosciente distinzione tra i due codici linguistici impiegati con funzioni e scopri diversi nel testo + datazione certa e precisa. Questo Placito si colloca nella serie dei Placiti campani-> altre 3 carte notarili analoghe risalenti al 963, una di Sessa Aurunca e due di Teano con formule simili. I notai erano la categoria sociale con più frequente occasione di usare la scrittura-> continuo lavoro di trasncodificazione dalla lingua quotidiana alla formalizzazione giuridica del latino—> sono i primi a lasciare spazio al volgare ## Postilla amiatina presenta il volgare in forma di postilla, come testo aggiunto al rogito vero e proprio-> nel gennaio 1087 due coniugi donarono i loro beni all’abbazia di San Salvatore di Montamiata-> il notaio aggiunge alla fine del documento una postilla con un andamento ritmico-> è un commento scherzoso e canzonatorio riferito a fatti precedenti, a noi ignoti, che hanno originato la donazione. ## Carta osimana del 1151 è un altro atto notarile di area marchigiana, dove il volare affiora all'interno del vero e proprio testo latino nel quale Grimaldo, vescovo di Osimo, dona a Bernardo, abate di Chiaravalle di Fiastra, la chiesa di santa Maria in Selva presso Macerata. ## Carta fabrianese del 1186 è un atto originale con cui un nobile si accorda col monastero di San Vittore delle Chiuse per la ripartizione dei frutti di un loro consorzio ## Carta picena del 1193 è un rogito per una vendita di terre con una parte in volgare: terra ceduta è in realtà un pegno per garantire la restituzione di un prestito CARTE GIUDIZIARIE: 74 Il 14 febbraio dell'842 i due fratelli Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico si incontrarono a Strasburgo per giurarsi fedeltà reciproca, e per promettere che nessuno dei due avrebbe stretto patti di alleanza con Lotario I (imperatore e fratello maggiore di Carlo e Ludovico). Questo giuramento venne pronunciato nella cattedrale della città. Il testo di questo giuramento è giunto fino a noi grazie allo storico Nitardo che, all'interno della sua opera sui figli di Ludovico I il Pio, scritta in latino, trascrisse le formule dei giuramenti nelle lingue in cui vennero pronunciati: Carlo, di lingua proto-francese, giurò in alto-tedesco antico, mentre Ludovico, di lingua germanica, giurò nella lingua romanza del fratello. Questo avvenne affinché le truppe di entrambi i fratelli potessero comprendere i loro giuramenti. I rappresentanti dei due eserciti giurarono poi nelle rispettive lingue di non essere di nessun aiuto contro le truppe dell’altro fratello. 75 -> scoperto nel Settecento ma solo nel Novecento riconosciuta l’importanza 17 Questo graffito può essere fatto risalire a un periodo tra VI-VII sec e metà del IX-> segnalato agli studiosi nel 1903 in una cappella sotterranea: cripta dei santi Felice e Adautto. Secondo gli archeologi la cappella fu usata come luogo di culto fino al IX sec-> i corpi dei santi sono stati spostati dalla cappella—> luogo cadde in abbandono-> data ante quam + data post quam: l'iscrizione è incisa nello stucco della cornice di un affresco del VI-VII sec. Dal punto di vista linguistico, il tratto più notevole si riscontra a partire dall'osservazione della particolare grafia di abboce (‘ad alta voce): la seconda B, più piccola, fu aggiunta successivamente nello spazio rimasto libero. Tale calligrafia rende in modo fedele la pronuncia con betacismo (passaggio di V a B: lat. VOCE(M) > boce ), e il raddoppiamento fonosintattico (tipico della parlata romana, oltre che nello standard italiano). L’interpretazione rimanda a un ambiente religioso-> orazioni segrete della messa—> iscrizione fatta da un religioso per invitare i suoi colleghi a recitare a bassa voce il Canone della messa, secondo un uso documentato dal VIII sec e molto diffuso in età carolingia. Nel graffito coesistono caratteri capitali romani e lettere onciali76-> scrittura tipica della cultura romana cristiana, in uso nell'Occidente latino dal IV al VIII-IX sec. il placito capuano Sao ke kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte S(an)c(t)i Benedicti È un verbale notarile scritto su un foglio di pergamena relativa a una causa discussa di fronte al giudice capuano Arechisi tra l'abate di Montecassino e un certo Rodelgrumo di Aquino-> rivendicava il possesso di alcune terre vs abate: diritto di usucapione (30 anni di uso del terreno) del diritto longobardo— siamo nel ducato longobardo di Benevento. Davanti al giudice si presentano tre testimoni che citano una formula, dando ragione all'abate + giuramento di aver detto la verità sui Vangeli. La causa si chiude colla promessa di Rodelgrimo di non tornare sulla questione. Il verbale fu redatto dal notaio Atenolfo con una scelta inconsueta-> il latino era impiegato per la redazione di tutti i tipi di verbali all'epoca e le eventuali formule testimoniali pronunciate in volgare venivano tradotte in latino nella verbalizzazione vs Placito capuano: la verbalizzazione incluse le vere e proprie formule testimoniali volgari-> per 4 volte ripetute in modo identico—> frase già assoggettata a una certa formalizzazione. Questo documento ha grande importanza perché ha una datazione molto precisa- si trova sul documento stesso trattandosi di un verbale di una causa giudiziaria + la scelta del volgare spicca con evidenza contrapponendosi al resto del documento in latino—> sicura coscienza linguistica. L’adozione del volgare nasce da una scelta deliberata-( il volgare è usato nelle formule in cui compare il discorso diretto dai testimoni-> sappiamo che è parlato in quanto è una testimonianza a giudizio-> ma è davvero spontanea e naturale? Le dichiarazioni dei testimoni si ripetono identiche-> formula introdotta dal giudice Arechisi: vista la mancanza di documenti, la prova sia affidata alle 76 L'onciale fu la scrittura per eccellenza dei codici miniati 20 testimonianze orali-> da rendere nella forma stabilita + giuramento. La frase è ripetuta 4 volte: 1 volta da giudice + dai 3 testimoni. Emergono i caratteri di un vero idioma locale + latinismi-> problema: c’è filtraggio di questa lingua parlata tramite le abitudini grafiche latine? Nei Placiti campani (di Teano e Sessa Aurunca) del 963 si ritrovano formule simili—> sembra essere una codificazione giuridica o formalizzazione della lingua parlata ISCRIZIONE DI SAN CLEMENTE Falite derecto co lo palo Carvoncelle (Fatti dietro col palo, Carvoncello) Duritiam cordis vestris saxa traere meruistis (per la durezza del vostro cuore avete meritato di trascin. delle pietre) Albertel traite Gosmari Sisinium Fili dele pute trai(te) Questo dipinto narra una storia miracolosa: il patrizio Sisinnio ha ordinato ai servi di catturare Clemente-> i servi Albertello, Carboncello e Gosmari trascinano un pesante colonna—> miracolo. Il muro di sostegno dell'affresco risale al 1084-> data post quem + consacrazione della basilica nel 1128-> data ante quem-> sembra che sia stato dipinto negli anni immediatamente successivi alla costruzione del muro-> fine XI sec. Alcune didascalie sono in latino nobile vs altre in volgare romano plebeo-> sulla bocca dei personaggi con marcato espressionismo > plebeo —> turpiloquio. Il latino si trova nelle parti più elevate del testo per indicare l'intenzione di chi ha fatto dipingere l'affresco + per esprimere il giudizio morale sull'accaduto. Oggi non abbiamo più l'affresco ma delle copie fatte in tempi vicini alla sua scoperta. Problema: nesso tra le parole in volgare e i personaggi un scena, in quanto non è stabilito in modo chiaro dove debbano stare le parole rispetto a chi le pronuncia—> chi sta parlando? A chi? tutte le battute in volgare sono di Sisinnio-> anche i nomi dei servi sono parte della battuta Sisinnio pronuncia solo l'ultima battuta e il resto è detto dai servi-> dissenso su che servo dice cosa Cap.6 Il Duecento 6.1 IL LINGUAGGIO POETICO DAI PROVENZALI AI SICILIANO •Il volgare77 giunge a un livello più elevato e a una formalizzazione più complessa 77 con la sua adozione nella letteratura d'arte 21 •La prima scuola di cui abbiamo notizie certe e sistematiche fu la Scuola siciliana fiorita nella Magna curia78 di Federico II di Svevia79 all'inizio del XII sec. In Italia si erano già affermate alte due letterature romanze: ( la francese in lingua d'oÏl e la provenzale in lingua d'oc La LINGUA D'OC : era per eccellenza la lingua della poesia incentrata sulla tematica dell'amore - l'amore intellettualizzato espresso in forme raffinate e stilizzate - questo tipo di poesia si era sviluppata nelle corti dei feudatari di Provenza, Aquitania e Delfinato e poi si era espansa al di qua delle Alpi dove poeti provenzali furono ospitati in Italia settentrionale (presso i nobili Marchesi di Monferrato, i Malaspina, gli Estensi, i da Romano) I poeti italiani scrivono essi stessi in provenzale imitando i trovatori80. I siciliani imitano la poesia provenzale usando il volgare di Sicilia all’interno di un gioco di corte. L'adozione del siciliano non era dovuta a un gusto per la popolarità naturale — la scelta del siciliano ha valor formale81, infatti il volgare usato nella poesia è altamente formalizzato e raffinato. Grazie all'influenza della letteratura d’oc la nuova poesia nasce già matura (uso di provenzalismi: forme in –agio (coragio ‘cuore’) e -anza (speranza – dimoranza)-> a volte le forme provenzali (o francesizzanti) alternate con forme italiane. •Il corpus della poesia siciliana ci è giunto da codici scritti da copisti toscani (questi copisti intervennero82 sulla forma linguistica eliminando i tratti siciliani83)— - fin da subito circolano in forma toscanizzata -  per ricostruire la fisionomia originale della Magna curia di Federico II è fondamentale la testimonianza di Barbieri84, che ha trascritto85 alcuni versi di un codice "Il Libro siciliano”, (contenente alcuni testi siciliani e poi definitivamente perduto) —  C’è sicilianità vistosa: vocali finali -u, -i al posto di -o, -e toscane:” Alegru cori, plenu “ -u per la -o: muriri per morire -i per -e tonica: placiri per piacere/placere Si vede la sostituzione dei tratti siciliani con quelli toscani nelle rime imperfette presenti nei testi dei poeti siciliani-> preso/miso—> rima siciliana che avrà successo nel linguaggio letterario italiano. 78 ambiente colto e raffinato - siamo lontani da ogni esperienza popolare 79 Il Regno di Federico aveva come centro la Corte di Sicilia (spesso ci viene confermato da Dante nel suo De vulgari eloquentia 80 Poeta lirico in lingua d'oc dei sec. XI - XIII, legato prevalentemente ad ambienti di corte, non di rado nobili e principi. i trovatori furono tipica espressione della civiltà cortese quale fiorì nel Sud della Francia, diramandosi poi in tutta l'Europa occidentale nei sec. XI - XIII. I trovatori componevano essi stessi versi e musica delle loro liriche, che cantavano prevalentemente l'amore, inteso, secondo schemi ispirati agli ideali della vita feudale (differenza dei giullari, che si limitavano a recitare testi altrui). 81 la corte federiciana era un ambiente internazionale con molti poeti non siciliani 82 non trascrivendo pertanto la forma originale, ma cambiandola 83 che stridevano alle loro orecchie - essendosi perduta quasi subito coscienza di questo intervento, la forma Toscanini usata fu presa per quella originale 84 autore del Cinquecento 85 i versi furono da lui trascritti durante il lavoro per un libro che non concluse mai - intitolato L'arte del rimanere 22 - è composto durante l'esilio (prima della Commedia) - interrotto al libro II. È il primo trattato sulla lingua e sulla poesia volgare - - rimane sconosciuto fino al Cinquecento—> riscoperto da Trissino98- - Il trattato fini x essere 1dei testi fondamentali nel dibattito linguistico del Rinascimento 99 Dante è cosciente della novità del tema scelto - presenta una grande eccezionalità nell'impianto e nello sviluppo delle argomentazioni: Parte dalle origini prime: l’unico dotato di linguaggio è l'uomo, diversificandosi così dagli animali bruti e dagli angeli. C’è racconto biblico della torre di Babele ( da qui inizia la storia delle lingue naturali-> caratterizzate dal mutare nel tempo e nello spazio vs grammatica delle lingue letterarie, creata dai dotti - Per Dante la grammatica delle lingue letterarie (come quella del greco e del latino) è una creazione artificiale creata dai dotti per frenare la continua mutevolezza e garantire la stabilità Dante per definire i caratteri del volgare letterario segue la diversificazione geografica delle lingue naturali— concentrandosi poi su spazi via via + ristretti e > sull’ Europa (indagata nei ≠ modi di dire si ) Sempre procedendo dal generale al particolare e avendo come obiettivo: una trattazione approfondita dell’area italiana diversificata al suo interno in quantità di parlate locali. Dante le esamina alla ricerca del volgare migliore che definisce illustre100 (le varie parlate sono condannate - tra queste c'è il piemontese, il friulano il sardo il romanesco il marchigiano - e tra le condanne più severe c'è quella per il toscano e il fiorentino) per Dante i volgari migliori risultano: il siciliano e il bolognese (nella loro forma più alta fatta presso la Corte di Federico II e Guinizelli101)  Il discorso si sposta dalla lingua alla letteratura: Dante sta cercando una lingua ideale - priva di tratti locali e popolari, selezionata e formalizzata ad un livello alto  La nobilitazione del volgare avviene tramite la letteratura (ecco xkè la condanna del toscano102). Il De vulgari eloquentia, da libro di linguistica, si trasforma in un trattato di teoria letteraria—> esame della tradizione poetica volgare. 98 letterato protagonista del dibattito sulla ”questione della lingua” 99 si sollevarono dubbi sull’autenticità. 100 anche aulico curiale, cardinale 101 Guido Guinizzelli[4] (Bologna, 1235 – Monselice, 1276), è stato un poeta e giudice italiano. Poeta di grande novità rispetto alla precedente Scuola siciliana e a quella toscana [5] , è considerato l'iniziatore e l'inventore del Dolce stil novo Lo Stil Novo influenzò parte della poesia italiana fino a Francesco Petrarca: divenne guida, infatti, di una profonda ricerca verso un'espressione raffinata e "nobile" dei propri pensieri, staccando la lingua dal volgare municipale, e portando in tal modo la tradizione letteraria italiana verso l'ideale di un poetare ricercato e aulico Lo Stilnovo fu un movimento poetico italiano sviluppatosi tra il 1250 e il 1310, inizialmente a Bologna grazie al suo iniziatore, considerato Guido Guinizzelli (morto nel 1276), ma poi spostatosi a Firenze dove si sviluppò maggiormente. 102 condanna poeti come Guittone d'Arezzo - caratterizzati da uno stile secondo lui rozzo e plebeo diverso da quello dei siciliani e degli stilnovisti 25 6.4 LA FORMAZIONE DELLA PROSA Rispetto alla qualità dello sviluppo della poesia la prosa103 duecentesca è in ritardo Il prodotto migliore è il Novellino: ha vistosa semplicità sintattica. A quest’epoca il latino detiene ancora il primato nel campo della prosa (sia come strumento di comunicazione scritta e di cultura104) a volte latino assume forme domestiche con tracce di un espressivo parlato in lingua volgare. C’è doppia influenza tra volgare e latino: volgarizzamenti (genere di traduzioni, rifacimenti e imitazioni > dei classici in cui si realizza una scrittura di alto valore sperimentale) La prosa volgare quindi nasce nutrita da quella cultura latina che sta cercando di soppiantare. C’è invece minor influenza del francese (l'influenza francese105 sull'italiano si vede dal grande numero di prestiti lessicali). Nel Duecento al latino e al francese non si contrappone un unico tipo di volgare-> predomina una sostanziale varietà-> superata gradualmente alla fine del Medioevo. Abbiamo testi in prosa di aspetto fortemente settentrionale: centro di cultura importante è Bologna: (Guido Faba scrive: la Gemma purpurea106 + i Parlamenta et epistole-in un bolognese illustre, fortemente latinizzato e dove vi è l’eliminazione della maggior parte dei tratti dialettali).  In questo secolo non esiste una prosa modello in grado di imporsi su quella delle altre regioni - di fatto però il ruolo della Toscana si stava delineando Tuttavia anche i centri diversi da Firenze anno un notevole rilievo: ad Arezzo frate Ristoro è autore dell'unico libro di scienza dell'epoca che tenti la via del volgare (Composizione del mondo – 1282) Inoltre a fianco alla prossima letteraria c'è anche una produzione per interessi pratici, quotidiani, economici: ad es. le scritture mercantili (conti di spese amministrative comunali107) Cap7 Documenti letterari dalle Origini al Duecento 7.1 VERSI IN VOLGARE ITALIANI SCRITTI DA UNO STRANIERO: RAMBALDO DI VAQUEIRAS (XII sec) Il primo autore in versi italiano non è italiano ed è precedente al XIII sec: Rambaldo di Vaqueiras108 è un provenzale che soggiorna alla corte del Marchese di Monferrato, (odierno in Piemonte). Egli impegna in contesti plurilingui un notevole sperimentalismo-> scrive: 103 Prosa: l'espressione per mezzo di parole non legate a schemi metrici (in questo senso contrapposta a poesia, o anche a verso ), caratteristica del linguaggio abituale di comunicazione e informazione 104 documenti giuridici, giudiziari, amministrativi, contabili, scritture filosofiche, mediche, religiose 105 usato da alcuni scrittori italiani: Ristichello di Pisa, Martino da Canal, Brunetto Latini nel Tresor 106 trattato di retorica con alcune forme in volgare 107 trattato di pace fra Pisani e l'emiro di Tunisi del 1264-> titoletti dei vari capitoli passano dal latino poi al volgare + testo è tutto in volgare—> si accenna a opera di traduzione ufficiale dall'arabo. 108 la sua opera ha influenzato Petrarca 26 contrasto bilingue precedente al 1194 in cui un giullare provenzale fa profferte d'amore a una donna che lo respinge con un genovese ricco di provenzalismi e italianismi. Il giullare dichiara esplicitamente di non capire la lingua—> le differenze di linguaggio sono usate come espediente d'arte discorso plurilingue precedente al 1202 in cui si trovano 5 idiomi, una strofa per ciascuno + un verso per ciascuno nell’ultima strofa: (provenzale, italiano, francese, guascone, galego-portoghese) La sua opera non è un autentico e genuino specchio del parlato in quanto non ha origini italiane + subisce l’influenza delle altre lingue che conosce + potrebbe aver inventato liberamente forme linguistiche che gli parevano simili a quelle italiane. Il suo esperimento è notevole, e dimostra familiarità con l'Italia settentrionale (oltre che una propensione allo sperimentalismo). Però non si tratta ancora di un impiego reale e sistematico del volgare nostrano nella letteratura. 7.2 LE PRIME RACCOLTE POETICHE E IL PROBLEMA DELLA LINGUA DEI SICILIANI La nostra poesia più antica risale prevalentemente al Duecento (in cui troviamo vere e proprie scuole con impiego sistematico del volgare nella lirica d'amore). • La maggior parte di questa produzione di poesia in volgare del XIII c’è tramandata da “il Canzoniere Vaticano latino 3793, - il Laurenziano Rediano 9,- il Palatino 418 - - Canzoniere Vaticano latino 3793109: è il più importante per ragioni quantitative110, è un codice fiorentino scritto da 2 copisti non professionisti111 con scrittura (proto)mercantesca112 in uso nell'ambiente della borghesia mercantile e finanziaria Fiorentina113 - (probabilmente qualcuno sentì il bisogno di allestire - per uso personale - una raccolta ampia della poesia in lingua volgare del tempo-> la raccolta è ordinata in base alla forma metrica oltre che alla cronologia + con grande rigore + no figure per ornarlo - il Laurenziano Rediano114 9 -> codice toscano contenente soprattutto l'opera di Guittone d'Arezzo (poesia +lettere in prosa) e un supporto per lo studio dei componimenti della Scuola siciliana di Federico II- i testi sono ordinati per forma metriche—> ripartizione tra canzoni e sonetti. È scritto da mano pisana e continuato da due mani fiorentine - la scrittura è gotica115 - Palatino 418(Banco Rari 217): codice di provenienza Pistoiese, tra i tre è il meno esteso, ma e quello esteticamente più bello (è miniato) -prodotto di lusso ed è anche il più antico tra i tre – ritroviamo uno speciale tributo a Guittone + largo spazio ai siciliani - è consultabile online in digitale (presso la Biblioteca Nazionale di Firenze). 109 conservato nella biblioteca apostolica vaticana - ti chiama latino non perché sia scritto in lingua Latina ma perché la scrittura è in caratteri latini (cioè non greci o altro) 110 se mancasse questo codice la produzione poetica del 200 risulterebbe dimezzata 111 di cui non conosciamo il nome 112 usata nell'ambiente della borghesia mercantile e finanziaria di Firenze 113 il codice va riportato quindi alla classe sociale dei mercanti 114 si chiama ”Rediano” perché fu di proprietà di Francesco Redi (scienziato e scrittore del 600 ) - ” Laurenziano” perché conservato alla biblioteca laurenziana di Firenze - si stima risalga all'ultimo decennio del 200 115 a differenza del Codice Vaticano latino scritto in caratteri latini 27 7.3 GUIDO FABA: LA PRIMA PROSA Il più antico autore italiano in prosa è Guido Faba-> prima metà del XIII sec: scrisse > in latino - accanto alle opere latine, ne produsse altre in cui le tecniche della retorica122 erano applicate anche alla lingua volgare (con prontuari123 e esemplificazione pronte per l'uso) Insegna retorica a Bologna—> scrive opere in volgare in forma di prontuari e esemplificazioni con le tecniche della retorica.  Nella Gemma purpurea si trovano suggerimenti per scrive lettere in latino e in volgare—con formule epistolari124 in volgare sul tema dell'amore + formule di complimento, preghiera, amicizia raccomandazione (secondo un repertorio consueto al genere retorico e all'epistolografia125). Usa il volgare illustre126 ( pur con forti settentrionalismi e elementi dialettali)  L'altra sua opera sono i Parlamenta et epistole con modelli di discorsi e di lettere ( sono discorsi realistici e adatti alla vita pratica + giochi retorici) - uno è una lettera rivota al padre con una richiesta di denaro di un giovane che è andato a Bologna a studiare filosofia. Il giovane si esprime in forma elegante, consona ai dettami della retorica-> è una lettera fittizia. Il titolo è in latino ma il testo in volgare: settentrionalismi: amisi per amici, vegna per vigna, sci per si latinismi: delectevole, gratioso, flore, unde, phylosophyia IN SINTESI: E’ la prima prosa italiana e viene da una città del Settentrione: Bologna (famosa come centro di cultura e di studi ) ci sono tratti settentrionali e locali - l'autore mira a un risultato di prosa formalmente elaborata, sforzandosi di staccarsi dalla parlata strettamente locale—> la sua è una lingua illustre (non popolare). 7.4 LA PRIMA PROSA NARRATIVA TOSCANA: IL NOVELLINO Il Novellino è molto importante per la prosa dell'italiano antico: è il primo testo narrativo con intento d'arte Il genere è la novella127 - è in lingua fiorentina - è precocemente stata riconosciuta una buona qualità letteraria - 122 retorica L’arte del parlare e dello scrivere in modo ornato ed efficace - Il vero iniziatore della prosa d’arte retoricheggiante fu Guido Faba con la Gemma purpurea, e con i Parlamenta et epistole (1242-43) in cui sottopose la lingua parlata alle norme della scrittura aulica latina, dando avvio allo svolgersi di un tipo di prosa artistica volgare, modellata sul latino classico e retoricamente ornatissima, che trovò in Guittone d’Arezzo il suo primo artefice. 123Prontuario: Manuale contenente i dati o le nozioni più importanti relativamente a una disciplina, ordinati in modo da renderne agevole la ricerca e la consultazione. 124 Lo stile epistolare, cioè l'insieme di regole (stilistiche, grafiche, pragmatiche) con cui si scrivono le lettere, è frutto di un processo di codificazione sedimentato attraverso i secoli 125 epistolografìa s. f. [comp. di epistola e -grafia]. – L’arte di scrivere lettere (spec. di carattere ufficiale o diplomatico o per esercitazione retorica), considerata come un genere letterario: l’e. fu molto in auge nel Cinquecento 126 nutrito di latinismi, ben distinto dalla comune parlata dialettale del tempo nel suo uso quotidiano: infatti per esempio le vocali finali nella parlata dialettale settentrionale sarebbero cadute. 30 quest'opera era vista come modello del bel parlare=prosa elegante e pura. Il testo è anonimo • problema filologico legato alla stampa cinquecentesca: - nel 1523 fu realizzata 1 copia manoscritta per Pietro Bembo - molto simile al - testo della princeps, stampato nel 1525 a Bologna (differenze di questi due testi che si rifanno a un originale perduto vs altri testimoni-> più antichi ma meno affidabili). Nell’introduzione abbiamo la spiegazione del contenuto128 del libro (cortesie, bei motti, atti di valore, di generosità, amori + descrizione la teoria del parlare fiorito e elegante, visto come cosa preziosa perché in esso parla il cuore e ha il potere di rallegrare gli uomini in maniera onesta e cortese vs certe novelle: linguaggio realistico e vivace. In sostanza, questa è la prima prosa novellistica italiana, e viene da Firenze, la città che stabilirà un duraturo primato nella novella (grazie a Boccaccio). Cap 8 Il Trecento 8.1DANTE E IL SUCCESSO DEL TOSCANO Dante ha una grande importanza linguistica- - Nel De vulgari eloquentia abbiamo visto delle tesi profonde ed acute - nella Vita nuova e nel Convivio abbiamo visto l'importanza del suo apporto nello sviluppo della prima prosa - eccezionalità assoluta della Commedia: scritta in una lingua diversa da quella teorizzata nel DVE e con stile con risorse più ampie della poesia lirica stilnovista. Laa una grande ricchezza tematica e letteraria—> favorì la promozione del volgare mostrando le possibilità illimitate della nuova lingua. La Commedia è terminata in esilio129—> si collega linguisticamente a Firenze + all’Italia settentrionale: è connubio tra nord e centro che si espande grazie anche alle produzioni di Petrarca 127 novella Breve narrazione, per lo più in prosa, di un fatto, sia esso storico, reale, o del tutto immaginario. Oltre che per la brevità, la n. si caratterizza in origine per lo stretto legame con la narrazione orale e per la tendenza a una rappresentazione vivida e concreta 128 temi che ripercorreranno poi anche le novelle di Boccaccio 129 Dante in esilio ha vissuto per vent'anni. Bandito da Firenze per la sua attività politica tra i Guelfi Bianchi, quando presero il potere i Neri, nell'autunno del 1301, egli fu condannato al pagamento di una multa e alla requisizione dei beni. Non essendosi presentato, la condanna divenne a morte. 31 (il Canzoniere) e Boccaccio (il Decameron) che con la Commedia di Dante formarono una triade celebrata come: le Tre Corone).  Il suo successo del toscano è stato determinato da questi autori? - Possiamo dire che Firenze aveva una società vivace e opulenta130 - Inoltre Firenze ha 1 posizione mediana tra le parlate italiane131 + è abbastanza simile al latino - Tuttavia senza la letteratura il successo non sarebbe stato altrettanto veloce e determinante132 - 8.2 VARIETÀ LINGUISTICA DELLA COMMEDIA X Migliorini: Dante è il padre del nostro idioma nazionale - questa verità di giudizio è riferita soprattutto alla Commedia • una lingua capace di produrre un simile poema universale e di per sé matura - quando Dante inizia a scrivere la Commedia il 60 % del nostro vocabolario di base era già costituito + alla fine del Trecento il 90 %. - in che modo Dante poté incrementare il patrimonio linguistico italiano? Nella Commedia vi è grande presenza di latinismi 133 di varia provenienza (letteratura classica, Sacre Scritture, filosofia tomistica, scienza medievale ) latino delle scritture, latinismo scientifico - Il plurilinguismo dantesco è una delle categorie utilizzate per definire la lingua poetica di Dante (esempio: uso di cenit= zenit dall’arabo) la Commedia si caratterizza per la disponibilità ad accogliere elementi di provenienza di sparata - alcuni termini sono forestieri e plebei livello basso con linguaggio violentemente realistico e turpiloquio-> raffi, runcigli livello più alto-> sublime teologico Benché nella Commedia siano presenti latinismi, presenti latinismi provenzalismi134 il poema nel suo complesso si presenta come opera fiorentina135 - questa sostanziale fiorentinità che sembra contraddire le tesi del De vulgari eloquentia non significa una selezione rigida di forme locali o provinciali (poiché Dante si sente libero di evitarle quando lo ritiene opportuno) Le due fazioni (g. Bianchi e g. neri) lottavano per l'egemonia politica, e quindi economica, in città. A livello della situazione extracittadina, seppur entrambe sostenitrici del papa, erano opposte per carattere politico, ideologico ed economico. I guelfi bianchi, favorevoli alla signoria, erano un gruppo di famiglie aperte alle forze popolari, perseguivano l'indipendenza politica ed erano fautori di una politica di maggior autonomia nei confronti del pontefice. 130 che intrecciava rapporti mercantili con il resto d'Italia 131 pertanto era adatto a penetrare sia al Nord sia al sud 132 anche per la situazione politica dell'Italia - priva di unità amministrativa (non ’Stato’ e nemmeno ’ nazione’ 133 Nel canto VI del Paradiso c’è lungo discorso di Giustiniano con molti termini costruiti sul latino: ## rifacendosi ai classici - citazioni dotte: cirro negletto=capigliatura arruffata / labi=scorri /tolle= prende su di sé / lito rubro è il mar rosso (già nell’Eneide) ## rifacendosi alle Scritture: baiulo= portatore dell'aquila imperiale ## neologismi: colubro= serpente ## latinismi scientifici fuori dall’uso originale o no: tetragono ai colpi di sventura - emisperio= emisfero 134 persino interi passi in latino o provenzale 135 la più vistosamente Fiorentina tra quelle scritte da Dante 32 l'affricata dentale è resa dalla ç e dalla z: scioccheça, mezano ## abbreviazioni delle nasali ## il sistema dei segni di interpunzione è più ricco rispetto al Canzoniere  Boccaccio è anche autore di uno dei testi più antichi in volgare napoletano-( si tratta di 1 Epistola napoletana del 1339 all'amico fiorentino Francesco de' Bardi)  uno dei primi esempi di letteratura dialettale riflessa, (ovvero cosciente – ‘volontariamente' distinta dal codice della lingua letteraria.  È uno scritto in tono scherzoso- - divertimento occasionale, nato nel suo soggiorno napoletano.  La lingua è napoletana marcata in senso comico, ricostruita come poteva fare un non napoletano che volesse imitare a orecchio il parlato vivo del tempo.  Questa lettera è importante perché mostra un uso volontario di un volgare diverso dal proprio, identificato nelle sue caratteristiche fonetiche, lessicali e sintattiche.  Oltre alle Tre Corone in seguito furono collocati autori minori di un secolo reputato aureo- ( realizzava un miracoloso connubio tra scrittori e popolo) Ebbero grande fama due scrittori religiosi-> Domenico Cavalca e Iacopo Passavanti + famosa è la cronaca fiorentina di Giovanni Villani e Dino Compagni (pisano)—> tutti questi autori influirono sul successo del volgare toscano, favorendone la diffusione e promuovendolo al rango di modello. 8.5 VOLGARIZZAMENTI E SCRITTURE PRATICHE I volgarizzamenti sono molto importanti per la formazione della prosa italiana - questo tipo di libera traduzione continuò anche nel Trecento- a volte anche veri rifacimenti del testo originale. Alcuni sono: E un volgarizzamento da una precedente redazione Latina la Cronica contenente la Vita di Cola di Rienzo del 1360 (collocato tra i capolavori del quattordicesimo secolo per la sua forza narrativa). la lingua, non è quella del toscano ma l’antico romanesco, con intento divulgativo. per il filologo Billanovich l'autore sarebbe Bartolomeo di Iacovo da Valmontone. Altri volgarizzamenti sono fatti nelle varie lingue locali. La prosa, più della poesia, mantiene in certi casi l'impronta della zona geografica vs omologazione toscana. Durante il Trecento avviene però un complesso passaggio verso la lingua, in un intreccio sempre più fitto di scambi. Cap 9 Le Tre Corone fondamento della “linea toscana 9.1 L'EDIZIONE CRITICA E IL PROBLEMA DELLA COMMEDIA DI DANTE •Questione filologica sulla Commedia: 35 - Non ci è giunto il manoscritto originale + nessun autografo di Dante - abbiamo diverse edizioni dell'opera con vistose diversità 147 nella forma linguistica 148 - + adattamento del testo da parte dei copisti alle proprie abitudini linguistiche - Abbiamo all’incirca 800 manoscritti Considerato il numero talmente elevato possiamo affermare che non è fattibile un'edizione critica: ossia quella che risponde al metodo preciso messo appunto da Karl Lachman nel XIX sec. (Lachmann inauguro una tecnica basata sulla classificazione sistematica dei codici, che si traduce nella forma grafica di uno stemma - lo stemma chiarisce i rapporti di derivazione di appartenenza dei manoscritti, detti ‘ testimoni’149 ) ogni edizione critica, oltre all'albero sistematico, contiene un apparato in cui sono indicate le varianti del testo che l'editore ha respinto e non utilizzato. o Il filologo Giorgio Petrocchi ha condotto la propria dizione selezionando i codici più antichi - che trasmettevano il testo ‘ secondo l'antica vulgata’150 - nello stemma dei codici a cui aggiunto vediamo rapporti di dipendenza e contaminazioni in cui spiccano i codici toscani e di codici emiliano- romagnoli. o Petrocchi ha scelto il primo ramo toscano Nell'apparato che esaminiamo nella fig 9.2 possiamo vedere forme non toscane (ma settentrionalismi presenti in alcuni codici - ricordiamo infatti che la Commedia si è diffusa dall’Italia settentrionale dove Dante era in esilio151. 147 abbiamo 600 codici manoscritti con errori 148 accese discussioni su come ricostruire al meglio il testo - Non si può usare il metodo Lachaman dello stemma codicum con facilità sulla Commedia 149 la novità del metodo sta nel fatto che Lachmann si basava sulla considerazione sistematica degli errori introdotti via via nel testo - mentre le parti giuste restano stabili, gli errori che sono diversi e si introducono via via, rivelano i rapporti tra i codici o tra le famiglie dei codici. 150 Ricordiamo che un manoscritto più recente però può sempre conservare una forma del testo più corretta dei testi più antichi - la scelta di Petrocchi ha il vantaggio di diminuire drasticamente il numero dei codici da confrontare 151 molti lettori antichi la hanno fruita in una veste leggermente settentrionalizzata + senza punteggiatura, apostrofi e accenti-> non usati ai tempi di Dante. 36 Fig 9.2 8.2 IL “CANZONIERE” DI PETRARCA E LA FILOLOGIA D'AUTORE Col Canzoniere abbiamo una stabile codificazione della forma poetica che conquista di una raffinata eleganza e di un'eccezionale musicalità - si impone una linea di sostanziale continuità della poesia dallo Stilonovo e Dante, passando per Petrarca e petrarchismo, fino a Tasso, Leopardi,...  Abbiamo la bella copia del Canzoniere152-(che esprime la volontà finale del poeta + manoscritti degli abbozzi dove esaminare le correzioni di pugno dello scrittore (è pertanto possibile ricostruire il processo creativo + fare filologia d'autore153). Consideriamo il sonetto 30 del codice Vaticano latino 3196 – detto ‘ codice degli abbozzi’ di pugno di Petrarca. il testo, dunque, non è ancora nella forma finale, ma siamo già ad una tappa avanzata nell'elaborazione del poeta: Fig. 9.3 Notiamo delle correzioni d'autore presenti nel manoscritto (in questo passO: intero inserito su integro, cancellato con un tratto di penna). La correzione potrebbe essere l'espulsione di un latinismo. 152 a differenza della Commedia 153 La filologia d’autore si distingue dalla filologia della copia perché prende in esame varianti introdotte dall’autore stesso sul manoscritto - L’oggetto di studio è quindi costituito da un lato dallo studio dell’elaborazione di un testo di cui ci è giunto l’autografo, dall’altro dall’esame delle diverse redazioni, manoscritte o a stampa, di un’opera. 37 - una frase interrogativa in friulano - Infine, nel cap. XII, citazioni dai poeti siciliani159 - che Dante ammira160161 Nel XII cap si concentra sulla politica: sdegno di Dante vs principi italiani contemporanei, indegni del conforto coi grandi Federico II e Manfredi. Dante ricorre anche all'uso di diversi termini latini non della tradizione classica – ossia un latino moderno dei suoi tempi. 9.5 LA CRONICA DELL'ANONIMO ROMANO: UN CAPOLAVORO NON TOSCANO Lo storico della lingua non si deve concentrare esclusivamente sul volgare della Toscana (che acquisto un ruolo egemone nel XIVsecolo) - Ad esempio la cronica in antico romanesco è tra le più interessanti riscoperte extra toscane compiute dalla filologia dalla critica. La cronaca non è solo un documento - ha un alto valore letterario, capolavoro artistico di forza espressiva raggiunta da una lingua quasi vergine  qui possiamo ascoltare un volgare locale non troppo distante dal parlato - Con alle spalle poca tradizione letteraria * ricordiamo il giudizio negativo espresso da Dante a proposito del volgare di Roma  un tempo ritenuta di autore anonimo, nel 1995 il filologo Billanovich ne dimostrò come autore il nobile laziale Bartolomeo di Iacovo da Valmontone.  La Cronica fu scritta Intorno al 1357- 58 e racconta avvenimenti avvenuti tra il 1325 e il 57.  grande spazio via per il personaggio Cola di Rienzo162 - tanto che il testo fu conosciuto come Vita di cola di Rienzo - Anche se ne è solo una parte di questa antica cronaca. 159 Le citazioni dei poeti siciliani sono di Guido delle Colonne - essendo citazioni di celebri componimenti, Dante non sente neanche la necessità di citare l'autore - per lui rappresentano il modello linguistico migliore 160 mentre prende le distanze da ogni forma di parlato rustico e montanino e ridicolizza il volgare della Sardegna. 161 mentre prende invece le distanze da ogni forma di parlato rustico e montanino e ridicolizza il volgare della Sardegna 162 di cui si narrano vita morte 40 Cap.10 Il Quattrocento 10.1 L'UMANESIMO LATINO Petrarca, iniziatore dell'Umanesimo x la parte più solida del suo messaggio letterario si affida al latino, non al volgare (si ispirava a Cicerone, Livio, Seneca, Virgilio, Orazio) misurando consapevolmente la differenza tra quei modelli e il latino medievale corrente ai suoi tempi. Petrarca vi ho dunque un processo determinante per gli sviluppi della lingua: ossia il confronto con il latino degli autori ‘canonici’ però la svolta umanista che incominciò con Petrarca ebbe come conseguenza una crisi del volgare - che non arresto l'uso, ma lo scredito agli occhi dei dotti163 - ci volle tempo perché si affermasse il principio della parità potenziale delle lingue antiche e di quelle moderne.  una disponibilità si manifestò particolarmente a Firenze - (nell'ambiente Della Corte di Lorenzo) - Ma l'atteggiamento più comune fu di disprezzo per il volgare164  il latino era preferito in quanto lingua più nobile – ed il volgare risultava accettabile solo nelle scritture pratiche e d'affari - mai nella scrittura d'arte. 10.2 LE DISCUSSIONI DEGLI UMANISTI SULLA NASCITA DEL VOLGARE Gli umanisti della prima metà del 400 erano particolarmente interessati alla situazione linguistica al tempo dell'antica Roma – ponendosi pertanto anche la domanda dell' origine dell'italiano. due furono le interpretazioni sull'origine: 1. secondo Biondo Flavio165 il mutamento della lingua Latina derivava da una Corruzione - contaminazione con la barbarie – attribuendo un grande peso alla componente germanica (questa fu la tesi 166più accreditata nel Rinascimento) 2. secondo Leonardo Bruni nella Roma antica non si parlava un latino omogeneo - erano presenti due diversi livelli di lingua (1’ alto’ letterario - l'altro ‘ basso’ popolare, da quest'ultimo poi si sarebbe sviluppato l'italiano ) 10.3 UNA NUOVA FIDUCIA NEL VOLGARE: LEON BATTISTA ALBERTI E LA PRIMA GRAMMATICA Lo sviluppo del volgare quale lingua di cultura si deve alla figura di Leon Battista Alberti (intellettuale di indiscusso prestigio) il quale manifesto piena fiducia nell'italiano e per il suo utilizzo non solo in poesia, ma anche nella prosa scientifica e nei trattati. L’ Alberti elaboro un programma di promozione della nuova lingua - definibile come Umanesimo volgare. 163 nell'uso pratico ricordiamo che il volgare continuava a farsi strada 164 atteggiamento ancora comune nella seconda metà del XV secolo 165 grande studioso delle antichità romane 166 umanista fiorentino 41 Il volgare aveva il merito di essere la lingua di tutti167, Ma occorreva mirare a una sua promozione a livello alto, da affidare ai dotti. il latino indicava dunque al volgare la strada da percorrere All’Alberti è attribuita alla realizzazione della prima grammatica della lingua italiana (anche prima grammatica di una lingua volgare moderna) - scritta intorno al 1440 - è sostanzialmente una grammatica della lingua Toscana - tramandata da un unico codice apografo168 - redatto da Bembo - conosciuto anche con il nome di Grammatichetta vaticana (poiché è conservato nella biblioteca vaticana) la Grammatichetta vaticana - nonostante il suo eccezionale primato rispetto alle altre lingue europee - non ebbe influenza - non circolò e non fu data alle stampe. la caratteristica è l'attenzione prestata all'uso toscano del suo tempo. 10.4 L'UMANESIMO VOLGARE Nella Firenze di Lorenzo il magnifico si ebbe una forte promozione della lingua Toscana - anticipata da Leon Battista Alberti.  protagonisti della svolta in favore del toscano furono: - Lorenzo de medici - Cristoforo Landino (maestro di Lorenzo) - Angelo poliziano (segretario privato di Lorenzo) Landino, alle iniziative, si impegnò nella traduzione in volgare della Naturalis historia di Plinio (Testo particolarmente difficile per la grande quantità di tecnicismi legati al contenuto scientifico enciclopedico dell' opera) - dimostrando che la lingua Toscana era ormai matura per trattare ogni argomento. Lorenzo invio a Federico (figlio del re di Napoli) una raccolta antologica di poesie (“raccolta aragonese”) - E andava dai predanteschi fino allo stesso Lorenzo de’ Medici. Con Lorenzo il magnifico e con la sua esaltazione del fiorentino come ‘lingua comune’ a tutta l'Italia - Abbiamo la prima promozione del volgare e rivendicazione delle sue possibilità. probabilmente questo è il frutto di un preciso intervento culturale e letterario non disgiunto da un disegno politico. Lorenzo e il suo entourage- assumono il volgare a soggetto di un esercizio letterario colto, In ambiente d’élite, da parte gli autori che sono in grado di gustare appieno le bellezze della letteratura classica. accanto alla prosa scientifica, alla trattatistica, ed al linguaggio della lirica seria, s’ inserisce anche lo stile comico: 167 pertanto come il latino era una lingua universalmente compresa 168 apografo: non originale - copia di un altro 42 - Regolarizzazione maggiore della scrittura (L'editoria del Rinascimento favorire la diffusione della norma Di Pietro Bembo). La stampa è invenzione di Gutenberg (Il primo libro composto a caratteri mobili fu la Bibbia - uscì in Germania prima del 1456). i primi tipografi attivi in Italia furono tedeschi, ma l'arte tipografica fu appresa e si concentrò nelle città - in particolare a Venezia che divenne capitale della stampa italiana e produsse da sola la metà degli incunaboli178 italiani. •questi primi libri (quattrocenteschi) sono in genere stampati con una eccezionale qualità di carta e di caratteri - una tipografia matura, prende a modello il libro manoscritto imitandolo nella forma. • A Venezia furono attivi stampatori di rilievo, primo fra tutti Aldo manuzio. Venezia mantenne il primato nel 500 e nel 600 (a metà 500 produce il 70% dei titoli italiani). - ricordiamo che per tutto il 400 i libri in volgare furono una minoranza. il primo libro volgare italiano non è un grande classico - ma un testo popolare devoto che fa riferimento a un'edizione dei Fioretti di San Francesco (1469 - pubblicato a Roma) bisogna però tener presente anche il Parsons fragment - libro di preghiere mutilo - che potrebbe risalire al 1462 - opera con vistosi dialettismi settentrionali (stampato in Italia)  tra il 1470 – 72 uscirono le prime edizioni a stampa degli autori massimi della letteratura volgare (il canzoniere di Petrarca - il Decameron - la Commedia ) - la prima edizione a stampa viene chiamata principes179. 10.8 MACARONICO E POLIFILESCO: MISCELA A BASE DI LATINO Nel corso della 400 nel corso del 400 e nel 500 gli esperimenti di mistilinguismo tra latino e volgare furono frequenti - e portarono a un livello d'arte quella che era in fondo una pratica comune.  In questi esperimenti letterari la contaminazione è però volontaria e studiata. Esistono due forme di contaminazione colta tra volgare e latino: il macaronico e il polifilesco. - (Si tratta di esperimenti propri del periodo umanistico).  Con il termine macaronico si designa un linguaggio (ed un genere poetico) comico - caratterizzato dalla latinizzazione parodica di parole del volgare - oppure dalla deformazione dialettale di parole latine. il risultato può sembrare un latino pieno di ‘errori’ - ma non si tratta di imperizia (l'autore macaronico è un ottimo latinista che gioca con l'idioma dei classici) 178 incunabolo è un termine tecnico utilizzato per il libro quattrocentesco - appartenente al primo periodo dell'arte tipografica appena nata- 179 edizione principe 45  l'iniziatore del genere maccheronico fu Tifi Odasi (autore di Macaronea), ma con Teofilo Folengo si raggiunsero alti livelli artistici - - fu autore del celebre poema Baldus180  Il polifesco detto anche pedantesco - non ha alcun intento comico - a differenza del maccheronico. Prova di questo linguaggio si ha nel Hypnerotomachia Poliphili - Un'opera scritta in volgare - che sopporta l'estrema dose di latinizzazione possibile. il volgare che viene combinato con il latino non è il dialetto locale, ma il toscano letterario, boccaccesco, un patina settentrionale illustre181. 10.9 FORTUNA DEL TOSCANO LETTERARIO Il volgare toscano acquistò un prestigio crescente sin dalla seconda metà del 300 (a partire dalla diffusione, fuori dalla Toscana, dei capolavori di Dante, Petrarca e Boccaccio). Gli inventari delle biblioteche delle famiglie signorili della pianura padana mostrano una buona penetrazione delle Tre Corone182, accanto ad una diffusione notevole della letteratura romanzesca francese (che occupava uno spazio di grande rilievo nel settore del “piacevole intrattenimento”. Il pubblico ideale, di rango ovviamente signorile, è in quest'epoca: bilingue o persino trilingue (Legge libri italiani, francesi, latini). La letteratura e la lingua volgare trovano spazio anche nelle corti minori dell'Italia padana:  A Ferrara, verso gli Estensi, operava Matteo Maria Boiardo (1441-94), E scelse limitazione petrarchesca negli Amorum libri, dov'è la Toscana izzazione è più forte rispetto all'emiliano illustre dell'Orlando innamorato.  Il linguaggio della sua poesia lirica volgare Suggerisce un volontario allontanamento dal proprio terreno linguistico per una assimilazione libraria del toscano -  Nell’ 'Orlando innamorato - Di cui non possediamo nessun originale, abbiamo un manoscritto + due stampe183 (quest’ultime presentano un colorito più dialettale, mentre il manoscritto è > toscanizzato) Cap 11 Documenti di cultura umanistica 11.1 LA GRAMMATICHETTA VATICANA DI LEON BATTISTA ALBERTI La Grammatichetta Vaticana è la prima grammatica della lingua italiana trasmessaci Da un codice conservato nella biblioteca apostolica vaticana di Roma. il nome è dovuto alle piccole dimensioni (16 carte in tutto) - e dal luogo di conservazione nell'unica copia superstite, la Biblioteca Vaticana - Oggi l'autore è riconosciuto in Leon Battista Alberti. si suppone composta tra il 1434 e il 38 180 pubblicata nel 1517 con lo pseudonimo di Merlin Cocai - opera che narra le avventure di Baldus, un eroe fittizio 181 si parte dunque da un volgare già nobile e si cerca di avvicinarlo quanto più possibile al latino. 182 discorso diverso avviene per la regione eccentrica e francesizzata Del Piemonte. 183 non edizioni principes - sappiamo che i contemporanei lessero il poema nella forma che si riscontra nelle stampe - più vicina al ’padano illustre’ 46 prendendo spunto dalle dispute umanistiche sulla nascita e sulla dignità del volgare, l’Alberti voleva dimostrare che anche la lingua volgare, come il latino, era governata da regole. il volgare descritto e il fiorentino dell'uso vivo. - L'uso dell’apostrofo in Que’ è dell’editore moderno. - Numerose sono le grafie latineggianti usate dall'Alberti e riconoscibili nei nessi –ct-, -pt-, -ti- (docti – apte – corruptela) - È rispettata sempre l'eclissi del nome personale atono a inizio frase o dopo la congiunzione (Sonci, declinansi, Ma ecci-differentia, et dicessi). Questa norma grammaticale dell'italiano antico e oggi indicata col nome di legge Tobler – Mussafia184. La grammatica italiana è nata dal confronto colla tradizione latina (c’è una riflessione sui tre generi latini che diventano due in italiano, detti masculino e feminino—> si vede influenza latina + molti tecnicismi sono prime attestazioni in italiano: articholo, coniunctione, subienctivo=congiuntivo. Cap 11.2 UNA LETTERA DI FERDINANDO D'ARAGONA, RE DI NAPOLI, AL FIGLIO Quale documento della lingua epistolare di tipo cortigiano e cavalleresco - riportiamo una lettera del 1463 in cui Ferdinando d'Aragona re di Napoli raccomanda a uno dei suoi figli di proseguire gli studi e di far avere al più presto al celebre letterato Antonio da Bologna, detto il Panormita185 il compenso per il suo lavoro di precettore. Ricordiamo che nonostante fosse un momento difficile per la stabilità del Regno186 - il re Ferdinando trova il tempo per occuparsi della formazione culturale del figlio (questo ci restituisce un'idea del ruolo preminente della cultura in una Corte del 400). i più famosi umanisti del Regno erano: il Palomita Pontano (entrambi da Corte quando Ferdinando salì al trono) Il latino influenza le scritture pubbliche e private con latinismi + inserimenti del latino nel testo volgare (in apertuta Dux in chiusura datum ) e influisce anche a livello grafico (conservazione delle h etimologiche habiate - e dei nessi -ct-, -ti- e consonante. latinismi lessicali sono: intermictate ‘ interrompiate’ - litere ‘ letteratura’ omnino ‘ in tutto’. 11.3 MISCELA LETTERARIA DI VOLGARE E LATINO: UN ESEMPIO DI POLIFILESCO Il polifilesco è un esperimento erudito di lingua artificiale con lo scopo artistico - creata fondendo volgare letterario e latino 184 dai nomi dei due studiosi che individuarono il fenomeno 185 Il Panormita era nato a Palermo - il suo vero nome era Antonio Beccadelli. volse una funzione importante nella diffusione della cultura umanistica del Mezzogiorno 186 messa in pericolo dai sostenitori degli angioini 47 Ercole Strozzi193 (Umanista convinto della superiorità del latino) Carlo Bembo194 (che afferma la necessità di basarsi su modelli scritti di tipo classicista). Nelle prose viene svolta un'analisi storico linguistica secondo la quale il volgare sarebbe nato dalla contaminazione del latino ad opera degli invasori barbari - il volgare di cui parla Bembo è il toscano letterario trecentesco (dei grandi autori, di Petrarca e di Boccaccio). la lingua non si acquisisce dunque dal popolo, secondo Bembo, ma dalla frequentazione di modelli scritti, i grandi trecentisti. Il vero significato culturale delle prose si riconduce a alla presa di distanza dalla lingua Fiorentina viva e popolare a una matrice classicista - I 'intento di Bembo era coniugare la modernità della scelta del volgare con un totale distacco dall'effimero: requisito necessario per la nobilitazione del volgare era dunque un totale rifiuto della popolarità195 - da questo punto di vista il Canzoniere di Petrarca non presentava difetti, per la sua forte selezione linguistico- lessicale. Bembo era convinto che la storia linguistica italiana avesse raggiunto la vetta qualitativa insuperata nel 300, con le 3 Corone. 12.3 ALTRE TOERIE: “CORTIGIANI” E “ITALIANI” La teoria cortigiana viene sostenuta dal Castiglione - è proprio il suo avversario Bembo a parlarcene nel suo Prose della volgar lingua - secondo questa teoria il volgare migliore è quello usato nelle corti italiane e specialmente in quella di Roma. nel 500 Roma era una città cosmopolita - si realizzava la circolazione di genti diverse che favoriva il diffondersi di una lingua di conversazione superregionale di qualità alta, di base toscana, ma disponibile ad apporti diversi. il fascino della Corte di Roma, come centro elaboratore della lingua, aveva tirato anche Mario Equicola, Che nel suo De natura de amore dichiarava Di aver usato una lingua definibile come ‘commune’ . identico aggettivo era usato per definire la propria scelta linguistica da Castiglione nel Corteggiano uscito nel 1528. I fautori della lingua cortigiana la teoria arcaizzante di Bembo aveva vantaggio di offrire modelli molto più precisi. La teoria del letterato vicentino Giovanna Giorgio Trissino - Nel 1529 diede alle stampe il trattato dantesco, non nella forma Latina originale, bensì nella traduzione italiana. Trissino pubblicò il Castellano - un dialogo un cui sosteneva che la lingua poetica di Petrarca era composta di vocaboli provenienti da ogni parte d'Italia, e non era quindi definibile come Fiorentina, bensì come italiana. 193 umanista e poeta latino 194 fratello dell'autore - È rivolto ad un'ideale di lingua aulica - rifiuta la teoria della lingua cortigiana - poiché non è sostenuta da una uniforme e consolidata tradizione letteraria) 195 ecco perché bembo non accettava integralmente il modello della commedia di Dante, (di cui non apprezzava le discese verso lo stile basse realistico) 50 la tesi di Trissino Negava dunque la fiorentinità della lingua letteraria il faceva appello alle pagine in cui Dante aveva condannato la lingua fiorentina - Contestandone ogni primato letterario. la teoria di Trissino, tuttavia, si sviluppava guardando al passato (non alle corti italiane) in funzione della riscoperta e riproposta del De vulgari eloquentia. 12.4 LA CULTURA TOSCANA DI FRONTE A TRISSINO E BEMBO Alla cultura Toscana non piacque la riproposta del De vulgari eloquentia messo in circolazione da Trissino - tra le reazioni fiorentine di fronte alle sue idee196 vi è il Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua attribuito a Niccolò Machiavelli. Ben presto si sviluppò una polemica sulla autenticità del De vulgari eloquentia – Tra i letterati fiorentini Benedetto Varchi affermò che il trattato conteneva cose che Dante non avrebbe mai potuto scrivere - viceversa il trattato divenne comodo riferimento per gli avversari delle teorie linguistiche fiorentiniste. la cultura fiorentina, pur respingendo la posizione di Bembo, Non trovo il modo di contrapporsi ad essa in maniera convincente. la situazione cambiò quando uscì l ‘Hercolano di Benedetto Varchi (1570 ) - Causa di trascorsi politici antimedicei, era rientrato a Firenze197 - ebbe il merito di introdurre il bembismo nella città toscana che era sostanzialmente e si intimamente avversa a Bembo - Ma la rivalutazione di Bembo condotta da Varchi non fu affatto fedele - si trattò di una vera e propria riscoperta e rivalutazione del parlato nel quadro di una teoria generale della lingua ispirata alla filosofia naturale e non più alla Bibbia (come quella di Dante) - ciò servì a rimettere in gioco il fiorentino vivo. in sostanza - pur molto concedendo all'ideale della lingua scritta teorizzata da Bembo - Varchi affianca a questo modello la lingua parlata di Firenze (molte pagine dell’ Hercolano contengono liste di espressioni proverbiali fiorentine, allo scopo di esemplificare la ricchezza e varietà di questa lingua parlata – l' Hercolano sanciva il principio secondo il quale esisteva un'autorità popolare198 da affiancare a quella dei grandi scrittori. questi principi permisero a Firenze di esercitare di nuovo un controllo sulla lingua. 12.5 LA STABILIZZAZIONE DELLA NORMA LINGUISTICA Nel 500 si ebbero dunque le prime grammatiche e i primi vocabolari. la prima grammatica della lingua italiana, data alle stampe fu di Giovan Francesco Fortunio, e nel 1515 stampo Regole grammaticali della volgar lingua. Intorno alla metà del 500 furono disponibili diverse altre grammatiche che lo stavano la lingua teorizzata da Bembo - ma avevano uno scopo eminentemente pratico, senza proporsi obiettivi teorici. nel 1550 uscirono ad esempio le Osservazioni della volgar lingua di Ludovico Dolce. 196 di Trissino 197 dopo il perdono accordatogli da Cosimo de medici (1543) 198 seppur non proprio del ’popolazzo’ 51 Si segnala l'assenza di opere prodotta dall'editoria di Firenze (la quale non fu in grado di tenere il passo con il capoluogo lagunare, anche perché In Toscana si sentiva senz'altro molto meno il bisogno di consultare strumenti normativi di questo genere). A Firenze si ebbe solamente la grammatica di Gian Bullari uscita nel 1552. Fin dalla prima metà del 500, si diffusero i primi lessici (antenati dei vocabolari). il più noto vocabolario della prima metà del 500 è La fabrica del mondo (1548) di Francesco Alunno di Ferrara, Mentre il primo vocabolario italiano potrebbe essere indicato in Le tre fontane del Liburnio. La grammatica di Bembo influenza l'esito di un grande capolavoro quale l'Orlando furioso, perché Ariosto corresse la terza e definitiva edizione del poema seguendo proprio le indicazioni delle prose. Delle tre edizioni dell'Orlando furioso, rispettivamente del 1516, 1521 e 1532 (la prima risente ancora del padano illustre). 12.6 IL RUOLO DELLE ACCADEMIE Per Benedetto varchi fu decisiva l'esperienza dell'Accademia padovana degli infiammati (qui aveva conosciuto le idee linguistiche di Bembo). Le accademie, come quella degli infiammati, svolsero nel 501 funzione di primo piano, in quanto in esse si organizzarono gli intellettuali e vennero dibattuti i principali problemi culturali sul tappeto - vennero affrontate molte questioni linguistiche di attualità: basti pensare all'accademia fiorentina che divenne un organismo ufficiale - ma la più famosa Accademia italiana che si occupa o di lingua fu quella della Crusca. nel 1583 con l'ingresso di Lionardo salviati, cominciarono ad affermarsi seri interessi filologici - in particolare l'attenzione filologica nei confronti del testo del Decameron. quando salviati entro nella crusca, aveva già terminato il suo lavoro per ripulire il Decameron. 12.7 LA VARIETÀ DELLA PROSA L'architettura fu uno dei settori in cui l'italiano si impose decisamente - fra le traduzioni determinanti per la stabilizzazione del lessico tecnico la più importante fu quella del maestro latino dell'architettura Vitruvio. la trattatistica architettonica raggiunse nella seconda metà del 500 una perfezione terminologica notevole. anche la trattatistica d'arte raggiunse notevoli livelli - dal 1550 al 1568 uscirono le vite di Vasari. Senza dubbio le traduzioni dei classici costituiscono un capitolo fondamentale per i progressi nei vari campi disciplinari e per il suo arricchimento lessicale. Nel campo delle scienze naturali si continua a tradurre la Storia naturale di Plinio. non solo attraverso le traduzioni si rivelò la maturità della prosa italiana - nel 1532 fu stampato a Roma il trattato De principatibus di Machiavelli. (il principe è uno splendido esempio di prosa). 52 Cap 13 Fiorentino di Bembo e fiorentino di Machiavelli 13.1 LE PROSE DELLA VOLGAR LINGUA DI PIETRO BEMBO Le Prose della volgar lingua di Pietro Bembo uscirono a stampa nel 1525 a Venezia. il testo rimase quasi il medesimo nelle edizioni apparse nel 1538 e nel 1549. Le edizioni moderne, in particolare quella di Dionisotti, hanno preso sempre come base l'edizione del 1549 (chi è quella postuma perché bembo morì nel 1547). - Si può dunque esplorare il lavoro compiuto da Bembo nel passaggio dalla stesura finale alla pubblicazione della propria opera. le prose della volgar lingua sono articolate in tre libri - solo l'ultimo è una vera trattazione grammaticale. - nel primo libro Bembo afferma come la lingua solo mantenendosi lontana dall'uso popolare può assurgere ai migliori risultati qualitativi - il classicismo integrale. - Del secondo libro delle prose espresso il giudizio sulla lingua e sullo stile di Dante (Bembo ammirava Dante, ma non ne coglieva in toto la lingua - ritenuta a volte realistiche plebea). il brano di critica a Dante si apre con l'osservazione che a volte si è costretti a usare parole (“voci”) non “nobili”, ma “vili “, “dure”, “dispettose”. - Bembo pensa che parole come (“stregghia” striglia, “signorso” il suo signore, “biscazzaa” dal verbo biscazzare - Gettare denari nella bisca) pensa si siano da evitare - e fa notare che Petrarca non ha mai compiuto scelte del genere. - Nella conclusione si nota il riferimento a Petrarca che non si è mai abbandonato alle parole basse e realistiche, “rozze e disonorate”202 - accennando al ” mutare e rimutare” di Petrarca lascia capire di avere avuto tra le mani gli autografi con le correzioni di Petrarca stesso. 13.2 IL DANTE E IL PETRARCA ALDINI Pietro Bembo fu il grande regolarizzatore della lingua letteraria italiana. 202 disonorevoli 55 il punto di partenza di Bembo fu l'approfondita conoscenza dei grandi autori del 300: Dante, Petrarca, Boccaccio, curandone personalmente il testo: iniziò dunque con l'attività di filologo (che fu preliminare a quella di grammatico e di teorico). per verificare quanto fossero vive nei primi anni del 1500 le discussioni linguistiche, basta leggere la prefazione posta dallo stampatore Aldo Manuzio al Petrarca stampato tramite Aldo Manuzio del 1501, libro a cui non era stato apposto il titolo di canzoniere (come si usa oggi) ma quello di le cose volgari. Aldo esordisce spiegando che l'edizione è correttissima, più di tutte le precedenti, essendo stata realizzata da bembo sulla base di un manoscritto dello stesso Petrarca - tuttavia osserva manuzio, c'è chi è pronto a polemizzare contro il titolo “ Cose volgari ” perché preferisce “ Cose vulgari ” - Come si vede, le dispute attorno a particolarità linguistiche nell'uso dell'italiano cominciavano a farsi vivaci.  per verificare la distanza che separa il Petrarca aldino di Bembo dai precedenti, procederemo a un confronto con: - la princeps del canzoniere petrarchesco (cioè la stampa quattrocentesca di da Spira), uno dei più antichi libri in volgare pubblicati nel nostro paese. 56 le due stampe, il Petrarca e il Dante del 1501 e 1502, sono la base dell'esperienza linguistica che poi bembo sviluppo nelle prose. Aldo manuzio è il più famoso editore del 500 - è interessante osservare le caratteristiche linguistiche originali proprie dei versi di Petrarca. la poesia di Petrarca sta alla base del linguaggio poetico italiano, come repertorio di forme che sono durate secoli e secoli. ♦ proponiamo ora un raffronto tra: - la princeps della commedia di Dante e - e la stampa di Aldo Manuzio del 1502 curata da Bembo (Venezia 1502) 57 Cap.14 Il Seicento 14.1 IL VOCABOLARIO DEGLI ACCADEMICI DELLA CRUSCA L'Accademia della Crusca ebbe un'importanza eccezionale, perché realizzo quello che è a tutti gli effetti il primo grande vocabolario italiano, e al tempo stesso il primo grande dizionario monolingue europeo. a partire dal 1591 gli accademici discussero sul modo di fare il vocabolario. Al momento della realizzazione del vocabolario, Salviati era già morto. E’ interessante osservare come dopo di lui non ci fosse nell'accademia una figura di spicco che potesse raccoglierne l'eredità. Il vocabolario degli accademici della crusca uscì dunque nel 1612. Gli accademici, in sostanza, fornirono il tesoro della lingua del Trecento, esteso al di là dei confini segnati dall'opera delle Tre Corone, che pure ne erano la base, arrivando a integrare con l'uso moderno. le parole del fiorentino vivo erano documentate di preferenza attraverso gli autori antichi. il vocabolario largheggia nel presentare i termini e forme dialettali fiorentine e toscane. nonostante il dissenso che si manifestò immediatamente, il vocabolario assunse un prestigio sovraregionale e internazionale. L'Accademia trasse una nuova forza, le go definitivamente la propria autorità alla lingua, si accollò un compito di aggiornamento e di revisione che durò per secoli.  la seconda edizione uscì nel 1623 - fu analoga alla prima per impianto, ma con aggiunte e correzioni.  la terza edizione, del 1691 (stampata e Firenze e non più a Venezia), si presenta diversa sin dall'aspetto esterno: si tratta di tre tomi al posto di uno, facendo un salto quantitativo notevole. Le novità si devono anche al binomio Redi-Megaloti-> letterato- scienziati di primo piano—> cura al linguaggio scientifico, includendo Galileo 14.2 L'OPPOSIZIONE ALLA CRUSCA Il primo avversario dell'accademia di Firenze fu Paolo Beni - autore di un' Anticrusca (1612) in cui venivano contrapposti al canone di Salviati gli scrittori del 500 e in particolare il Tasso - il grande escluso dagli spogli del vocabolario. Critico nei confronti della crusca fu anche il modenese Alessandro Tassoni - temi fondamentali della sua riflessione sono l'improponibilità dell'arcaismo linguistico e il pregio della modernità- Tra coloro che non furono favorevoli all'accademia di Firenze un posto particolare spetta Daniello Bartoli – gesuita, scrittore molto noto per la sua elegante prosa, autore di una celebre opera grammaticale Il torto e il diritto del non si può - dove vuole mettere a fuoco la questione centrale: il grammatico deve usare con cautela il suo diritto di condanna e di veto. proprio nel 600 la lingua italiana acquisì meriti nel campo della scienza - in cui fino ad allora non aveva affermato tutte le sue potenzialità. 60 14.3 IL LINGUAGGIO DELLA SCIENZA La prosa del 600 deve molto allo sviluppo del linguaggio scientifico, prima di tutto per merito di Galileo. Galileo aveva scritto in italiano - scegliere l'italiano voleva dire dar fiducia a priori al volgare - perché il latino funzionava benissimo come strumento di comunicazione internazionale. probabilmente è quindi riconoscibile un intento divulgativo, anche se non è l'unica spiegazione - a Galileo non mancò mai la fierezza della propria lingua Toscana- egli scelse coscientemente il toscano, anche se all'inizio aveva adoperato il latino (nel Sidereus nuncius 1610). Galileo pur scegliendo il volgare, non si collocò mai al livello basso o popolare – seppe raggiungere un tono elegante e “medio”, perfettamente accoppiata alla chiarezza terminologica e sintattica. Il suo è un parlato vivace e brioso, sempre elegante, ottenuto mediante l'uso di elementi colloquiali calati in un impasto non vistosamente o fastidiosamente dotto. Migliorini ha osservato come Galileo più che alla coniazione di vocaboli nuovi, si affidasse alla tecnificazione di termini già in uso, ed evitasse di utilizzare il greco e il latino, preferendo invece parole semplici e italiane204. Osserva sempre il Migliorini che quando troviamo un'invenzione galileiana designata con un nome dotto, possiamo asserire con quasi assoluta certezza che il nome fu foggiato da altri (il barometro inizialmente si chiamava tubo di Torricelli - dalle esperienze condotte dall'allievo di Galileo) Il grecismi si affermarono sin dal XVII sec. e ancora oggi costituiscono un patrimonio ingente. il gusto di Galileo, dunque, fu in certo modo contrario a quella che sarebbe stata poi la tendenza del linguaggio scientifico moderno. 14.4 IL MELODRAMMA Si può passare con più disinvoltura da Galileo al melodramma se si rammenta che Vincenzo, il padre di Galileo, musicista ebbe parte nella Fiorentina camerata dei Bardi205, dalla quale discende il melodramma, la cui caratteristica è l'unione della parola e dell'azione scenica alla musica. Ci sono buoni motivi per accordare al melodramma uno spazio speciale tra le altre forme di teatro e di poesia. Il rapporto tra poesia e musica non era certo una novità cinquecentesca, trattandosi di fenomeno documentato fin dal medioevo (sappiamo che molte poesie di Dante erano destinate a essere cantate). il rapporto tra la musica e la poesia era considerato stretto: anche un teorico come il fiorentino Vincenzo Galilei cita componimenti di Petrarca tra gli esempi di testi musicali e musicabili. 204 pur senza respingere gli eventuali tecnicismi greci e latini già esistenti e affermati, come, sesquialtero, transonoro, apogeo, parallasse, linee, stereometriche, linee tetragoniche. 205 Per Camerata de' Bardi - o Camerata Fiorentina o, più semplicemente Camerata - si intende quel gruppo di nobili che nel XVI secolo si incontravano per discutere - in maniera del tutto informale ma con passione ed impegno - di musica, letteratura, scienza ed arti. È nota per aver elaborato gli stilemi che avrebbero portato alla nascita del melodramma o recitar cantando. In realtà, in campo musicale, le discussioni della camerata fiorentina riguardarono in via generica il potere che aveva avuto la musica antica di muovere gli affetti dell'animo. Prende il nome dal conte Giovanni Bardi, nella cui abitazione di Firenze, Palazzo Bardi in Via de' Benci, si tenevano le riunioni. L'intendimento della Camerata era principalmente quello di riportare ai fasti di un tempo lo stile drammatico degli antichi greci. Lo sviluppo della tematica portò, in campo musicale, alla elaborazione di uno stile recitativo in grado di cadenzare la parlata corrente ed il canto. 61 La nascita del melodramma venne più tardi, nel 1600, con la rappresentazione dell’Euridice, in occasione delle nozze di Maria de medici. il melodramma si caratterizza come un tipo di spettacolo d'élite, in quanto forma di divertimento che richiede scenografie e allestimenti complessi e dispendiosi (questo ci aiuta a delimitare la sua influenza linguistica nella giusta dimensione, quella di Corte). 14.5 IL LINGUAGGIO POETICO Il 600 è un secolo rivoluzionario - con Marino e il marinismo, a partire dall'inizio del 600, le innovazioni si fanno ancora più accentuate che nel Tasso. Nel settore del lessico agiscono spinte innovative che allargano considerevolmente la possibilità di scelta. la poesia barocca: - estende il repertorio dei temi e delle situazioni che possono essere assunte come oggetto di poesia - Il rinnovamento tematico comporta un rinnovamento lessicale. - si considerano i riferimenti botanici (proprio Marino pone accanto alla rosa206 una serie di piante diverse207 ) - estensione verso il regno degli insetti i poeti barocchi arrivarono a utilizzare gli stessi strumenti della scienza, sfruttando le più aggiornate ricerche zoologiche per attingere nuovo lessico. Un consistente filone della poesia barocca che fa capo a Marino utilizza dunque il lessico scientifico. con il Marino, comunque, non siamo all'interno della poesia di genere didascalico. il suo è un poema, ma anomalo. la presenza del lessico scientifico nella poesia di Marino conferma dunque la tendenza al rinnovamento (nell’Adone entra all'attualità: entra il cannocchiale, usato per guardare la luna, ed entrano le lodi di Galileo). il rinnovamento del lessico si allarga parallelamente alle situazioni della poesia, che vanno mutando ed essendosi al di là del ristretto catalogo petrarchesco. 14.5 LA LETTERATURA DIALETTALE E LA TOSCANITÀ RUSTICA E POPOLARE 206 fiore barocco per eccellenza 207 Non erano ignote alla tradizione poetica precedente ma ora vengono citate in forma ben più esibita 62 Tassoni si mostra proclive alla volgarità in una scrittura che era intesa a rimanere assolutamente privata—> si capiscono i disinvolti commenti presenti negli ambienti anticruscanti-> anche gli intellettuali migliori del secolo. Tassoni propone una interessante revisione dei principi lessicografici all'insegna della modernità vs scelta degli Accademici —> interesse per gli scrittori di storia toscana del Cinquecento. Cap 16 Il Settecento 16.1 L'ITALIANI E IL FRANCESE NEL QUADRO EUROPEO all'inizio del 700, le lingue europee di cultura che detenevano un solido prestigio internazionale erano poche, e in testa a tutte stava ormai il francese.210 il latino manteneva ancora una solidissima posizione a livello internazionale. La lingua di comunicazione elegante da usare con i viaggiatori stranieri nei territori di lingua tedesca era il francese, ma anche. anche a Parigi l'italiano era abbastanza conosciuto ma certo chi si trasferiva a Parigi, come Goldoni, necessariamente perfezionava211 il proprio francese. Era pacifico che il francese dopo l'età di re Sole, e poi con l'illuminismo e la rivoluzione del 1789, aveva assunto una posizione che lo rendeva in qualche modo erede dell'antico universalismo latino. scrivere in francese non significava solo essere alla moda, ma anche essere intesi dappertutto senza bisogno di traduzione - un'opera fondamentale per la cultura del 700 come l'Encyclopédie di Diderot e d'Alambert ebbe due ristampe in Italia212 - coronate da uguale successo di vendita - entrambe furono in francese non in traduzione italiana213 (ma la lingua originale non fu affatto di ostacolo alla diffusione). la penetrazione del francese avveniva attraverso un'infinita di canali (la diffusione della lingua, della moda e della cultura di Francia aveva conseguenze vistose). un luogo comune voleva anche il francese fosse la lingua della carezza - l'italiano la lingua della passione emotiva, della poesia e della musicalità. quale luogo comune poteva essere utilizzato in chiave negativa, per screditare la nostra lingua. Siamo di fronte a uno dei temi più dibattuti del 700 che riguardano il cosiddetto ordine naturale della frase214 - al livello della più alta cultura si dibatteva 210 lo spagnolo era in fase calante, il portoghese nel 700 non aveva ormai nessun rilievo, l'inglese ad inizio dell'Ottocento conto poco all'estero nonostante fosse lingua di una grande potenza coloniale, la stagione del tedesco non era ancora venuta. 211 (perfezionava perché un italiano colto del 700 che non volesse speculare nel bel mondo doveva parlare un po di francese, come oggi deve sapere un po' di inglese) 212 (Lucca 1758- 1771 / Livorno 1770- 79) 213 la traduzione sarebbe stata probabilmente un'impresa al di sopra delle forze e degli editori nostrani. 214 L'ORDINE NATURALE DEGLI ELEMENTI DELLA FRASE veniva identificato (da molti, anche se non da tutti gli studiosi) nella sequenza: soggetto- verbo complemento caratteristica appunto della lineare sintassi francese reputata specchio del pensiero. 65 sulla questione dell'ordine naturale delle parole nella frase - ma intanto tutta l'Europa prendeva atto della forza del francese. 16.2 FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO Dopo la pubblicazione della quarta edizione del vocabolario della crusca (1729- 1738) mi manifestarono reazioni polemiche nei confronti dell'autoritarismo arcaizzante nella tradizione letteraria italiana. è celebre la Rinuncia avanti notaio al Vocabolario della Crusca scritta da Alessandro Verri a nome dei redattori della rivista milanese “il Caffè” - questo intervento mostra una grande insofferenza nei confronti dell'autoritarismo fiorentino - si denuncia lo spazio eccessivo che le questioni retoriche e formali ( “le parole”) hanno avuto nella cultura italiana. Verri ci aiuta a capire meglio il senso di sazietà per le polemiche linguistiche. La posizione che esprime gli ideali dell’illuminismo nei confronti di una tradizione conservatrice, avvertita ormai come peso insopportabile, è espressa da Melchiorre Cesarotti nel Saggio sulla filosofia delle lingue215. a differenza degli illuministi radicali del “Caffè” non invocava la libertà da ogni regola. Riconosce il valore dell'uso, quando esso accomuna scrittori e popolo. Gli scrittori sono liberi di introdurre termini nuovi o di ampliare il senso dei vecchi. Un'altra possibile fonte di parole possono essere i dialetti - a suo parere, forestierismi e neologismi, una volta entrati nell'italiano, possono legittimamente produrre nuovi traslati e derivazioni. il genio della lingua inteso come carattere originario tipico di un idioma e di un popolo216 era utilizzato dagli avversari dei forestierismi per dimostrare l'estraneità e l'improponibilità del termine esotico. Cesarotti, per contro, propone un duplice concetto di genio, grammaticale e retorico. questa bipartizione distingue meglio ciò che deve essere difeso da ciò che invece può liberamente mutare. - la struttura grammaticale delle lingue (IL GENIO GRAMMATICALE) non deve essere alterato - il lessico che dipende (GENIO RETORICO) riguarda l'espressività. in questo settore tutto è alterabile - se affronta il tema del rinnovamento della lessicografia. la quarta parte del saggio sulla filosofia delle lingue esamina la situazione italiana e propone soluzioni alle polemiche sulla questione della lingua. l'italiano per contro, era ed è tuttora caratterizzato da una grande libertà nella posizione degli elementi del periodo (può anticipare il complemento, spostare il verbo in fondo alla frase, come accade in tanti esempi dello stile di Boccaccio). 215 Prima edizione 1785 con titolo saggio sopra la lingua italiana 216 Fatto come effetto di condizionamenti esterni quali il clima, il governo, l'economia, ecc) 66 poiché “la lingua è della nazione” - Egli proponeva di istituire un “consiglio italico” che avrebbe rinnovato i criteri lessicografici- e la sede avrebbe dovuto essere Firenze. il patrimonio lessicale così ottenuto sarebbe stato confrontato con quello presente nei vocabolari di altre nazioni - affrontando quindi il tema del forestierismo, confronto avrebbe portato a riscontrare una carenza nel lessico italiano, oppure, al legittimare il forestierismo tecnico già entrato nell'uso. compito finale e supremo del consiglio era la compilazione di un vocabolario. 16.3 RIFORME SCOLASTICHE E DIVULGAZIONE Vi è un nesso tra ideali di divulgazione culturale, (svecchiamento e rinnovamento del pensiero) e il diffondersi nel Settecento di un'attenzione per le condizioni del popolo. E' questo il secolo in cui l'italiano entra per davvero nella scuola, in forma ufficiale, in alcuni stati italiani, seppure ancora in modo timido e in posizione marginale. Nel 700 sono le organizzazioni statali a darsi da fare per far sì che l'insegnamento superiore non sia svolto solo in funzione della lingua latina. Una simile svolta è determinata da una sensibilità nuova per i temi della divulgazione e della diffusione della cultura nei ceti medi. In prima fila non erano solo i letterati, ma un'ampia categoria di intellettuali. La situazione in Italiana rimase complessivamente assai difficile per la mancanza di uno stato unitario nazionale - la situazione delle riforme scolastiche italiane e dunque in realtà disuguale, diversa da Stato a Stato. la polemica contro il latino, accusato di essere il freno di questo progresso, non era stata altrettanto vivace prima del 700. alla fine del XVIII secolo furono avviate riforme nella scuola del Lombardo- Veneto grazie alla politica scolastica di Maria Teresa d'Austria. Dalla riforma austriaca nacque anche l'idea di una scuola comunale, con il compito di insegnare a leggere e scrivere. Questa scuola fu istituita a partire dall'ottocento. 16.4 LA LINGUA DELLA CONVERSAZIONE L'interesse manifestato dai riformatori del 700 non produsse risultati immediati. il toscano era pur sempre riservato alle situazioni ufficiali. lo spazio della comunicazione familiare era occupato dai dialetti. quando i dialetti non bastavano, si doveva ricorrere a una lingua che il Foscolo chiama un linguaggio mercantile e itinerario usato da coloro i quali, come i mercanti, erano abituati a muoversi nelle varie regioni italiane. la lingua italiana come afferma Giuseppe Baretti, si prestava poco alla conversazione naturale, perché era scritta ma poco parlata - 67 i redattori del caffè si battevano contro tutte le forme di passatismo e di fiorentinismo219. Di fondamentale importanza nelle discussioni sulla “questione della lingua” e l'articolo di Alessandro Verri intitolato “Rinunzia avanti notaio degli autori del presente foglio periodico al vocabolario della Crusca“ (1764) pubblicato sulle pagine del “Caffè” - Si trattava di un pamphlet220 dal tono sarcastico nel quale non solo veniva respinta l'autorità della lingua Toscana e dell'accademia di Firenze, ma veniva anche messo da parte, informa molto esibita e provocatoria, ogni ideale di ricerca stilistica. - il testo si presenta diviso in brevi paragrafi numerati. - l'autore fa appello alla libertà espressiva, all'importanza dei contenuti, alla facoltà di introdurre forestierismi nel lessico, al naturale processo di arricchimento proprio di tutte le lingue. Il titolo dell'articolo, nella prima stampa, era Rinunzia avanti nodaro (..) non notaio, come invece l'autore si premurò subito di far correggere nell’errata corrige221 - la forma nodaro è vistosamente settentrionale - la forma notaio è toscana222. Verri scrisse molti altri articoli, tra i quali l'ironico Saggio di legislazione223 sul pedantismo - nel quale espose le sue idee sul modo migliore di scrivere libri - nel saggio vengono condannati i modelli formali tradizionali, dominati dalla smania retorica per la sovrabbondanza. 17.2 CESAROTTI, DAL SAGGIO SULLA FILOSOFIA DELLA LINGUE Nel Saggio sulla filosofia delle lingue di Melchiorre Cesarotti, pubblicato con diverso titolo nel 1785, poi riedito nel 1800, possiamo trovare tutte le migliori idee sulla lingua elaborate dall'illuminismo. Gli argomenti qui sostenuti mostrano la maturità del pensiero illuminista in campo linguistico224 - Cesarotti Ha saputo applicare utilmente questi principi all'annosa discussione attorno alla cosiddetta ”questione della lingua” La strutturazione del testo mostra modernità: - caratterizzato dalla fitta numerazione dei paragrafi225 - l'argomentazione a priva di ornamenti retorici oziosi ed evita le divagazioni lo stile argomentativo di Cesarotti risulta chiaro, fittamente articolato, già indirizzato verso il modello moderno di scrittura saggistica. Leggiamo: - la costruzione logica degli italiani e francesi rende la lingua più precisa e meno animata 219 quindi erano avversi in particolare alla Crusca, simbolo di questa posizione conservatrice 220 Pamphlet: Opuscolo, libretto; part., scritto di carattere polemico o satirico, libello 221 Con questo termine s'intitola l'elenco degli errori rimasti in un libro dopo la stampa, o delle variazioni che un autore apporta al testo a stampa ultimata. 222 come suggeriscono il suffisso ”aio” ( anziché ”aro” - e la consonante sorda ”t” in posizione intervocalica (invece della sonora ”d”) 223 il termine legislazione presente nel titolo ha indubbiamente una venatura di ironia 224 non si tratta di idee elaborate per la prima volta in Italia, poiché le stesse tesi sono rintracciabili in altri autori europei 225 in modo da individuare con chiarezza il contenuto di ciascuno di essi - questa struttura era stata già impiegata in alcuni articoli del ”Caffè ”. 70 - Le inversioni dei latini interessano il sentimento ma turbano l'intelligenza, se però niuna lingua è perfetta, ognuna non per tanto può migliorarsi, come si vedrà. Il Tema della costruzione logica (a cui fa riferimento nel paragr. 5) era tra quelli più dibattuti nel 700. Molti studiosi ritenevano che la “costruzione logica” corrispondesse al presunto ordine naturale (Sog – Verbo- Complem.), A sua volta corrispondente all'ordine logico della ragione. una lingua come il latino, caratterizzata dalle inversioni, Non rispettava quest'ordine, come del resto non lo rispettava l'italiano letterario e classico: per questo alcuni ritenevano latino italiano lingue meno “razionali” del francese. si trattava certo di un pregiudizio logistico, ma che incontrava un certo consenso. Un altro tema tipicamente illuminista e la fiducia nel miglioramento delle lingue. Un elemento innovativo e “democratico” della teoria di Cesarotti è quello che vede nella lingua la necessità di un consenso della maggioranza. il pensiero di Cesarotti, in sostanza, e ancora oggi largamente condivisibile - eppure idee così evolute, pubblicate da un letterato di fama, furono accantonate di lì a pochi anni. la prima metà dell'Ottocento si caratterizza infatti per il clamoroso e inaspettato successo del Purismo - un movimento assolutamente avverso ai principi filosofici di Cesarotti. 17.3 IL FRANCESE E GLI APPUNTI DI LINGUA DI ALFIERI Nel 700 il francese divenne la lingua più importante d'Europa. tramontata la funzione del latino come lingua di scambio internazionale, il francese raggiunse una posizione paragonabile a quella che ha oggi l'inglese. il suo successo si fondava sul prestigio culturale e politico della Francia, la patria dell'illuminismo. Quando Alfieri per la prima volta un suo diario personale, inizio a scriverlo in francese, non in italiano. quando Alfieri si preoccupò di migliorare il proprio italiano, raccolse appunti in cui le forme toscane erano affiancate a quelle francesi e a quelle piemontesi. nel Marazzini vengono proposte (p 277) alcune righe del vero diario che lo scrittore tenne nel periodo giovanile, un testo che risponde in misura maggiore alla verità quotidiana dell'autore. In questo diario, Il testo del 1775 è in francese, la lingua a cui Alfieri ricorreva nel modo più naturale. Però, nel 1777, ecco il passaggio improvviso all'italiano, dopo un lungo silenzio - vi sono di mezzo due anni che rendono conto anche del cambiamento di lingua e delle fatiche che esso comporta. 17.4 GOLDONI VENEZIANO, ITALIANO E FRANCESE Alfieri incominciò il suo diario in francese per poi passare all'italiano in forza della passione per la letteratura e della volontà di confrontarsi con gli scrittori classici. Goldoni segui il cammino inverso. dopo avere conquistato una solida fama in Italia con le sue commedie in dialetto Veneto e in italiano, si trasferì a Parigi. Nella capitale francese scrisse anche un 71 paio di commedie nella lingua d'oltralpe. In francese sono le sue memorie: il francese di Goldoni è stato studiato da Folena - e ne ha mostrato la natura colloquiale e disinvolta. Goldoni non è l'unico scrittore che faccia ricorso alla lingua d'oltralpe per narrare la propria vita, anche il celebre Casanova fece altrettanto. Goldoni scrisse molte splendide commedie in veneziano, talora anche allargando il campo a varietà non strettamente cittadine226. Però non uso sempre il dialetto: anche per ragioni pratiche, dovendo preparare spettacoli per un pubblico differente da quello veneto, adatto sovente la lingua italiana. Qui le difficoltà crescevano. Infatti mentre il dialetto Veneto poteva essere modellato sul reale uso dei vari ceti sociali, del popolo, dei borghesi, dei nobili, dando l'immagine di una realtà linguistica verisimile, l'italiano della conversazione restava incerto, rischiava di suonare innaturale e artificioso. Goldoni cerca dunque di utilizzare in scena una sorta di ” lingua media”, la quale tuttavia suscitò le critiche di alcuni censori, che la ritenevano sciatta: Baretti accuso addirittura Goldoni di scrivere male. Le difficoltà linguistiche nel rapporto tra lingua e dialetto sono spesso un impaccio, ma a volte possono essere sfruttate in maniera vantaggiosa. si veda questo breve passo, tratto dalla commedia goldoniana il Campiello – nello scrivere quest'opera, l’autore Dovette affrontare il consueto problema di comunicazione con il pubblico non veneziano - Lo prova il fatto che Goldoni stesso, nella prefazione all'edizione a stampa della commedia, senti la necessità di spiegare il significato del titolo. Goldoni in questo dialoghetto mostra di essere consapevole delle difficoltà di comunicazione linguistica che realmente affliggevano gli italiani del suo tempo e ne trae occasione di divertimento, unendo al difetto di pronuncia di Gasparina gli elementi regionali, usati a fini comici - Il teatro, dunque ricava dal parlato piacevolezza e realismo. Cap 18 - L'Ottocento 18.1 PURISMO E CLASSICISMO All'inizio dell'Ottocento si sviluppò un movimento che va sotto il nome di Purismo, caratterizzato dall'intolleranza verso ogni innovazione e da una marcata esterofobia - questo movimento ebbe come conseguenza un forte antimodernismo e il culto dell'epoca d'oro della lingua italiana (identificata nel passato - nel 300 - che offriva salde basi a teorie puriste227. Capofila del Purismo italiano è il veronese padre Antonio Cesari - autore della Dissertazione sopra lo stato presente della lingua italiana (vero manifesto del conservatorismo purista. Il canone della perfezione linguistica del 300 veniva esteso ben al di là delle opere degli autori, massimi o minori che fossero. Cesari compilo un dizionario - la cosiddetta crusca veronese - realizzata a Verona e da non confondere con le edizioni fiorentine del vocabolario. molte figure si muovono nell'ambito del movimento del purismo, da queste ricordiamo Basilio Puoti (ebbe una concezione purista meno rigida di quella di Cesari e fu anche più disponibile verso gli autori del 500) Carlo Botta e Luigi Angeloni. 226 usando ad esempio la parlata Popolare di Chioggia 227 sorprende di questo movimento ad inizio 800 la fortuna di questa tendenza nonostante la sua inattualità. 72 18.3 LA STAGIONE D'ORO DELLA LESSICOGRAFIA L'ottocento è stato il secolo dei dizionari - il dibattito lessicografico prese le mosse dalla crusca soprattutto in riferimento alla rivisitazione extratoscana del vocabolario degli accademici, la cosiddetta crusca veronese La crusca veronese fu realizzata nel 1806- 1811 da padre Antonio Cesari di Verona, capofila del Purismo: Cesari aveva riproposto un'edizione arricchita del vocabolario della crusca - con una serie di giunte non soltanto negli scritti dei grandi autori, ma anche nei minori e minimi, poco colti e semipopolari. Tra il 1833 e il 1842 fu pubblicato il vocabolario della lingua italiana di Giuseppe Manuzzi, purista come Cesari. anche altri dizionari della prima metà dell'Ottocento sono sostanzialmente riproposte della crusca, seppure con varie aggiunte e correzioni: concepiti come tentativo di sommare a quanto già stava nella crusca una ricca serie di giunte - (Però senza che si ripensasse in maniera nuova e originale la struttura stessa dell'opera lessicografica). nel 1829 e il 1840 la società tipografica napoletana Tramater diede alle stampe il Vocabolario universale italiano, la cui base era ancora la crusca; L'opera aveva però un taglio tendenzialmente enciclopedico e dedicava attenzione particolare alle voci tecniche, di scienze, lettere, arti e mestieri. Nessun vocabolario dell'Ottocento si avvicina lontanamente alla qualità del Dizionario di Niccolò Tommaseo - e si preoccupò di illustrare attraverso il proprio dizionario le idee morali, civili e letterarie - Tra i punti di forza di questo nuovo vocabolario vi era oltre alla mole e all'abbondanza di lemmi, la strutturazione delle voci - Si partiva dal significato più comune ed universale ordinando gerarchicamente diversi significati237 di una parola e privilegiando l'uso moderno, pur documentando anche l'uso del passato238. coniugando il criterio della sincronia (uso moderno) con quello della diacronia riuscì il primo vero vocabolario storico della nostra lingua. l'Ottocento fu anche il secolo d'oro della lessicografia dialettale239 - l'interesse romantico per il popolo e per la cultura popolare, a cui seguì la curiosità della lingua per il dialetto - considerato non più “italiano corrotto”, ma una parlata con la sua dignità, i suoi documenti, la sua storia parallela a quella della lingua nazionale. 18.4 EFFETTI LINGUISTICI DELL’UNITÀ POLITICA Al momento dell'unità politica italiana, nel 1861, non si può certo dire che il nostro paese avesse già raggiunto una corrispondente unità culturale e linguistica - mancava quasi completamente una lingua comune della conversazione. il numero degli italofoni (di coloro che erano in grado di parlare italiano) era allora incredibilmente basso -De Mauro240 è partito dalla constatazione che al momento della Fondazione del Regno d'Italia quasi l'ottanta per 100 degli abitanti era ufficialmente analfabeta. 237 individuati da numeri progressivi 238 attraverso esempi attenti agli scrittori delle varie epoche - dunque il criterio dell'uso moderno veniva temperato dalla documentazione dell‘uso antico 239 per lessicologia dialettale intendiamo lo studio scientifico del sistema lessicale di un dialetto o di un insieme di dialetti 240 Tullio De Mauro è stato un linguista, lessicografo, accademico e saggista italiano, ministro della pubblica istruzione dal 2000 al 2001 nel governo Amato II. 75 Con la formazione dell'Italia unita, per la prima volta la scuola elementare divenne gratuita e obbligatoria, secondo l'ordinamento previsto per lo stato sabaudo241 dalla legge Casati del 1859, che fu estesa al territorio che via via entrava a fare parte dello Stato nazionale. la legge Coppino del 1877 rese effettivo l'obbligo della frequenza, almeno per il primo biennio, ponendo gli inadempienti. la scuola incise profondamente sulla realtà italiana - anche se esistevano condizioni di grave disagio, e in certi casi i maestri usavano il dialetto per tenere lezione, essendo incapaci di far meglio, o essendo essi stessi gravemente impacciati nell'uso della lingua. Nella scuola erano presenti insegnanti puristi, insegnanti manzoniani e insegnanti classicisti. tra coloro che si occuparono di scuola, vi fu anche Giosuè Carducci242, che fu sempre avverso a ogni atteggiamento manzoniano filofiorentino. egli progettò un percorso diverso da quello dei puristi e da quello dei manzoniani - basato su di un sentimento “classico” della lingua letteraria. le cause che hanno portato all’unificazione linguistica italiana possono essere riassunte in: 1. azione unificante della burocrazia e dell'esercito 2. azione della stampa periodica e quotidiana 3. effetti di fenomeni demografici (quali l'emigrazione) 4. aggregazione243 attorno a poli urbani 18.5 LE TEORIE DI ASCOLI Nel 1873 le idee e le proposte manzoniane furono contestate da Grazialdo Isaia Ascoli244 - La polemica prese forma in un intervento pubblicato come Proemio245 nel primo fascicolo dell' ”Archivio glottologico italiano”. 241 Della Casa Savoia (o Casa Sabauda), la dinastia che ha regnato in Italia dalla costituzione del Regno d’Italia (1861) fino all’istituzione della Repubblica (1946); 242 dall’enciclopedia Treccani: Circa la riflessione linguistica, le sue considerazioni sull’unificazione e sulla modernizzazione linguistica dell’Italia (ricavabili soprattutto da scritti sparsi come l’articolo Mosche cocchiere, 1896, o la recensione al primo volume del Dizionario della lingua italiana di Tommaseo e Bellini, 1861) apparvero già ai contemporanei affini a quelle di ➔ Graziadio Isaia Ascoli, e ad esse complementari per la particolare attenzione al versante della lingua letteraria (così Ugo Angelo Canello, che nel 1880 connetteva il ➔ classicismo antipurista di Carducci con quello ottocentesco di ➔ Cesarotti, ➔ Monti e Perticari); Carducci - Poeta italiano (Val di Castello, nella Versilia, 1835 - Bologna 1907) - San Martino - Il testo autografo riporta il titolo Autunno con la data “8 dicembre 1883: finito ore 3 pomeridiane”. — La nebbia a gl’irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar; 243 aggregazione dovuta alla nascita di una moderna industrializzazione 244 fondatore della linguistica e della dialettologia italiana. 245 proemio: Parte introduttiva di un poema, di un trattato, di un'orazione, di un discorso; il termine presuppone un notevole impegno letterario e stilistico. 76 Ascoli escludeva che si potesse disinvoltamente identificare l'italiano nel fiorentino vivente e affermava che era inutile quanto dannoso aspirare a un'assoluta unità della lingua, così come non si dovevano combattere certe forme linguistiche di altre regioni. L'unificazione linguistica non poteva essere basata su un unico e rigido modello - il linguaggio non poteva essere considerato semplicisticamente come una “nuova manica da infilare”. L'unità della lingua sarebbe stata una conquista reale e duratura solo quando lo scambio culturale nella società italiana si fosse fatto vivo - è importante notare come Ascoli abbia compreso che la lingua non è isolata dal contesto sociale ma è una conseguenza di fattori extra linguistici. Ascoli più che a Firenze guardava semmai a Roma - neocapitale del Regno. 18.6 IL LINGUAGGIO GIORNALISTICO Nell'ottocento il linguaggio giornalistico acquista un'importanza superiore a quella che aveva avuto in precedenza per raggiungere un pubblico nuovo necessitavano dunque di un linguaggio più semplice rispetto a quello della tradizione letteraria la prosa dei giornali cominciò a trovare la sua strada, modernizzando - dal 1850 il giornalismo diventò fenomeno di massa - le edicole furono il punto di vendita della stampa periodica. il giornale ottocentesco, come quello di oggi, è linguisticamente composto da parti diverse: la lingua della cronaca è differente da quella degli articoli politici o letterari. compare inoltre la pubblicità- in forma di annunzi che spesso contengono termini nuovi o parole regionali246. 18.7 LA PROSA LETTERARIA L’ottocento è l'epoca in cui si fonda la moderna letteratura narrativa – con 2 svolte legate a nomi di grande prestigio “Manzoni e Verga!. Manzoni e bel merito di rinnovare il linguaggio del genere romanzo - ma anche della saggistica, avvicinando lo scritto al parlato. la prosa letteraria della prima metà dell'Ottocento era ancora sostanzialmente condizionata da due diversi modelli legati al passato, quello puristico e quello classicistico. i puristi247 limitavano la letteratura antica e scrivevano alla maniera di Boccaccio. i classicisti non amavano248 gli arcaismi medievali di sapore cruscante. La prosa di autori come Vincenzo Monti e Leopardi rappresenta alcuni dei migliori risultati a cui giunse il classicismo - si tratta non a caso di autori che non ebbero alcuna simpatia per i puristi e anzi scrissero pagine importanti contro le teorie di costoro. 246 puntualmente censurate dai puristi 247 coerenti con le idee linguistiche del padre Cesari. 248 si ispiravano alla grande tradizione del Rinascimento 77 19.3 UNA CORREZIONE MANZONIANA CON FIGURA L’edizione della quarantana contiene i disegni dell'illustratore Gonin-> lavora in stretta collaborazione con Manzoni—> illustrazioni a volte sono didascalie del testo: Menico fa rimbalzarere sassi piatti sulla superficie dell'acqua= RIMBALZELLO- vero toscanismo256 - La parola rimbalzello non risultava di facile comprensione per un comune lettore non toscano—> disegno di Gonin era molto utile per comprendere questo toscanismo ancora privo di attestazioni letterarie-> poi si ritroverà nel Nova Vocabolario di Giorgini-Broglio257. Oggi la parola rimabalzello è diventata la denominazione ufficiale italiana del gioco. 19.4 I QUESITI DI MANZONI A EMILIA LUTI Nell'estate del 1839 Manzoni incominciò ad avvalersi anche dell'aiuto dell'istitutrice Fiorentina Emilia Luti. nel 1841 la donna passò un anno in casa Manzoni facendo la consulente linguistica. alla fine del 1842 (o all'inizio del 1843) quando uscì la quarantana, Manzoni ne mando un'esemplare alla luti con la seguente dedica “madamigella Emilia luti Gradisca questi Cenci da lei risciacquati in Arno258, che le offre con affettuosa riconoscenza l'autore”. In appendice al epistolario di Manzoni si leggono alcuni interessanti scambi epistolari dello scrittore con la sua consulente linguistica - a pagina 310 del marazzini vediamo due disegni delle scale inviati da Emilia luti a Manzoni dove vengono chiarite le differenze da la scala a Pioli è quella “a mano”. il caso mostra la consueta ansia di precisione linguistica e terminologica che lo scrittore - forse fini per dar troppa fiducia a una personale convinzione della sua informatrice, infatti e curioso il fatto che il dizionario che si attiene al fiorentino contemporaneo259 non distingue affatto tra i due tipi di scale. 19.5 LA RELAZIONE DEL 1868 Nel gennaio 1868, il ministro della pubblica istruzione Emilio broglio nominò una commissione col compito di studiare proporre metodi per diffondere la “” in tutta la nazione e procedere così, dopo l'unificazione politica, all’ unificazione linguistica del Regno. per diffondere il fiorentino, Manzoni proponeva questo modello di unificazione linguistica: - una capillare politica linguistica messa in atto nella scuola - un la realizzazione di un vocabolario (compilato sull'uso vivente di Firenze) - la redazione di maneggevoli dizionari bilingue - che fornissero hai parlanti dei vari dialetti il corrispondente toscano dei loro vocaboli - l'obbligo di esporre insegne pubbliche e avvisi cittadini il fiorentino Dalla relazione del 1868, intitolata dell'unità della lingua e dei mezzi di diffonderla, leggiamo il passo in cui Manzoni riflette sui concetti di “lingua” e “dialetto”, sostenendo che non si può parlare di 256 la parola viene introdotta dallo scrittore-narratore in prima persona 257 di cui parleremo in S. 19.6 258 l'espressione dei cenci risciacquati in Arno divenne celebre 259 il Giorgini - Broglio 80 dialetti se non in opposizione a una lingua comune. tale lingua non esisteva ancora nell'Italia ottocentesca. gli italiani parlavano infatti idiomi particolari tra loro diversi e poco conoscevano la lingua comune di base fiorentina. “Dialetto” e “lingua” a parere di Manzoni hanno uguale natura e soddisfano tutte le funzioni della comunicazione - la lingua però è dotata di maggiore estensione e omogeneità: in origine non è altro che un idioma particolare, il quale, una volta diffusosi per meriti letterari e politici, diventa strumento ufficiale di una nazione. 19.6 DUE DIZIONARI DELL'OTTOCENTO: IL GIORGINI-BROGLIO E IL TOMMASEO-BELLINI Manzoni morì quando la stampa era stata avviata da poco, non lavoro quindi direttamente al vocabolario italiano che aveva proposto di compilare. il Novo dizionario della lingua italiana secondo l'uso di Firenze fu curato da Giovan Battista Giorgini260 e dal ministro della pubblica istruzione Emilio Broglio261. nel dizionario vi è una esibita fiorentinità del repertorio (esibita fin dalla prima parola del titolo “novo”) il GIORGINI- BROGLIO SI CARATTERIZZA per una profonda carica innovativa, determinata in primo luogo dall'orientamento sincronico volto a raccogliere una lingua viva, con esempi tratti dall'uso, non da attestazioni di scrittori e da testi reputati “canonici”. il modello al quale Manzoni si era ispirato era il dizionario francese dell'accademia262. La più grande impresa lessicografica portata a compimento nel XIX secolo fu tuttavia un'altra, ideata dall'editore torinese Pomba è affidata a Niccolò Tommaseo - il nuovo grande dizionario diretto da Tommaseo fu pubblicato tra il 1861 e il 1879. Fu il più grande, ricco è importante dizionario della lingua italiana ma realizzato ed ebbe notevole successo editoriale fu il primo ad abbandonare l'antico impianto della crusca, rinnovando la struttura delle voci articolate con una precisa gerarchia, dalle accezioni più comuni e diffuse del termine a quelle più arcaiche, come del resto si richiede a un dizionario storico - attualità e storia della parola, dunque, entrambe documentate. la voce “comunismo” è inoltre bollata da due croci - che indicano le parole “da evitare”. l'introduzione di un simbolo con tale valenza è un altro elemento forte di soggettività, nuovo e particolare in campo lessicografico. 260 genero del Manzoni 261 lo stesso che aveva commissionato la relazione del 1868 sull'unità della lingua 262 che a sua volta non sceglieva gli esempi da citazioni letterarie, ma riportava parole e frasi del “buon uso” parigino. 81 19.7 IL PROEMIO ALL'”ARCHIVIO GLOTTOLOGICO ITALIANO” DI ASCOLI Il linguista Graziadio allora Isaia Ascoli, nel 1873, nel Proemio al primo fascicolo dell'”Archivio glottodidattica italiano”, Intervenne sulla questione della lingua, sostenendo posizioni avverse ai manzoniani. egli riteneva che l'italiano non potesse essere identificato nel fiorentino moderno, una lingua ormai diversa da quella che, attraverso i grandi scrittori del passato, si era imposta in tutta la penisola nell'uso letterario. reputava inoltre sbagliato e infruttuoso imporre rigidi modelli ed era favorevole ad accogliere forme linguistiche tratte dalle parlate di regioni diverse dalla Toscana. Nel Proemio Ascoli giudicò inapplicabile il modello centralistico francese e latino, al quale si era ispirato Manzoni nella Relazione del 1868. la lingua francese e, nell'antichità, quella Latina si erano infatti imposte come lingue nazionali grazie alla presenza di un solo grande centro culturale, politico e amministrativo263. la situazione dell'Italia era diversa: l'unità politica era stata raggiunta solo da pochi anni, e non vi era ancora un vero ” centro” capace di assumere le funzioni di capitale politica e linguistica264. l'individuazione delle cause sociali che ostacolavano l'unità linguistica italiana, identificate appunto nella scarsa diffusione della cultura. Ascoli obiettava che la discesa verso il parlato non doveva toccare la comunicazione di carattere elevato, necessaria in alcuni ambiti, come quello della scienza o della politica. Ascoli critica la familiarità dello stile ispirato all'eccessiva colloquialità, messa in atto dai seguaci di Manzoni, più che da Manzoni stesso. il suo stile è elevato, talora scostante. particolarmente acuta e poi l'osservazione secondo la quale in Italia mancava un gruppo sociale intermedio che si collocasse fra i pochissimi dotti e le masse ignoranti. Vi era dunque un'élite culturale isolata dal popolo, e non vi era una “borghesia egemone”. Ascoli proponeva di operare sul tessuto culturale della nazione, in modo che l'italiano diventasse una necessità, non un'impostazione calata dall'alto. la lingua, infatti, non esiste di per sé, isolata dal contesto sociale ma è la conseguenza di fattori extra linguistici. Cap.20 Il Novecento e l'inizio del nuovo millennio 20.1 NUOVE TENDENZE NOVECENTESCHE: L'ITALIANO DELLE MASSE POPOLARI nel 900 si sono realizzati mutamenti considerevoli nell'uso linguistico, soprattutto se si considera l'esito del processo dal punto di vista sociale - dove si rendono visibili le inevitabili conseguenze dell'unificazione politica. I riflessi linguistici possono essere verificati in molti settori: nella scuola, nell'organizzazione della cultura, nell’ editoria, nella burocrazia, nella vita politica. 263 rispettivamente Parigi e Roma 264 Ascoli sperava che tale centro potesse essere Roma, la neo capitale. 82 20.5 DAL “NEOITALIANO” DI PASOLINI ALLA LINGUA STANDARD I cambiamenti della lingua italiana, negli anni del grande sviluppo economico del dopoguerra, furono avvertiti assai bene da uno scrittore sensibile come Pasolini, a cui si deve un clamoroso intervento nella questione della lingua - in cui elaborò un'analisi socio linguistica della situazione dell'italiano. Nel discorso Pasolini annunciava che era nato “l'italiano come lingua nazionale” il senso che per la prima volta una borghesia egemone era in grado di imporre in maniera omogenea i suoi modelli alle classi subalterne - Delinea alcune caratteristiche che sarebbero poi state proprie del nuovo italiano: 1. Semplificazione sintattica274 2. la drastica diminuzione dei latinismi 3. la prevalenza dell'influenza della tecnica rispetto a quella della letteratura (quindi una minor letterarietà della lingua stessa) Pasolini nel suo intervento del 1964 utilizzava come riferimento il rapporto con la lingua media: considerata come termine di confronto negativo - come equivalente di mediocrità espressiva di anti stile. Pasolini sembrava privilegiare gli esperimenti di plurilinguismo. 20.6 VERSO L'UNIFICAZIONE: MASS MEDIA E DIALETTI Pasolini, abbiamo visto, prospettava una rivoluzione nella storia dell'italiano. era forse troppo annunciare la nascita di un “nuovo italiano tecnologico”. negli anni 60 e 70, proseguendo una tradizione nata con le lotte operaie del primo 900, anche la fabbrica ha svolto una funzione di scuola, promuovendo e integrando nella realtà cittadina e industriale masse di origine contadina. la radio italiana nacque nel 1924. La televisione ha iniziato a trasmettere in maniera regolare nel gennaio 1954. La tv, dunque, è fenomeno del dopoguerra. De Mauro ne ha messo in evidenza gli effetti, decisivi per l'unificazione linguistica del paese, legati alla Rai, che allora deteneva il monopolio dell'etere. 20.7 L'ITALIANO DI USO “MEDIO” E LA “LINGUA SELVAGGIA” L'italiano dell'uso medio è una categoria definita da Sabatini sulla base di fenomeni grammaticali, ricorrenti nell'italiano odierno come è parlato a livello non formale. Accoglie fenomeni del parlato-> alcuni presenti da tempo nello scritto, ma generalmente tenuti a freno dalla norma grammaticale-> tenta di respingerli e emarginarli. Questo italiano, anche definito standard o normale= secondo la 274 con la caduta di forme idiomatiche e metaforiche, non usate da torinesi e milanesi, i veri padroni della nuova lingua (secondo lui torinesi e milanesi erano però pensi ad un certo grigiore espressivo). 85 norma, è un italiano ufficiale e astratto vs italiano dell'uso medio è una realtà diffusa. Tratti caratteristici per Sabatini: lui, lei, loro usati come soggetto gli per le, loro diffusione di ‘sto, ‘sta a me mi costrutti preposizionali col partitivo: con degli amici dislocazioni a destra o sinistra anacoluti che polivalente cosa per che cosa imperfetto per il congiuntivo e condizionale nel periodo ipotetico dell’irrealtà Ci sono punti di contatto con l'italiano popolare ma queste caratteristiche interessano anche i parlanti istruiti e di tutta la nazione. Questo italiano è sostanzialmente unitario a livello morfosintattico e lessicale - Sabatini lo ha definito italiano unitario medio. È essenzialmente parlato vs a volte viene scritto-> testi che non vanno oltre a un livello medio-basso di formalità. Altri studiosi lo definiscono > stesso concetto di Sabatini. Nel 1962 è stata introdotta la scuola media unica, con obbligo scolastico fino ai 14 anni-> importante sul cammino di un'omologazione di tutti gli italiani. Questa va a sostituire il doppio canale di formazione: netta alternativa tra scuola media vs avviamento professionale. La scuola per la sua forte incidenza sociale è diventata dagli anni Sessanta l'obbiettivo privilegiato degli interventi di coloro che vedevano nelle forme tradizionali di insegnamento della lingua una forma di repressione sociale-> don Milani. Mise a nudo le condizioni di vera indigenza linguistica dei ragazzi delle classi povere + propose una serie di interventi per adattare la scuola e l’insegnamento alle presunte necessità dei suoi allievi + mise in discussione l'esistenza e la legittima di qualunque normalinguistica, di qualunque forma alta di comunicazione= trabocchetto repressivo si danni degli umili sulla base della supposta equivalenza tra lingua corretta e classe borghese. Gramsci: la cultura è una sola e compito della classe operaia è impossessarsi di quella cultura e di quello lingua per farle proprie e per volgerle a fini rivoluzionari-> tramite una dura selezione delle élite operaie. Ci sono molti attacchi alla pedagogia linguistica corrente—> c’è una revisione dei metodi e degli obbiettivi di insegnamento, accusati di aver tramandato un italiano puristico/scolastico. Alcuni docenti si sono buttati sulla sponda opposta: si sono limitati a prendere atto del modo di esprimersi e del modo personale di una ogni alunno formatosi negli ambienti extra- scolastici-> no arricchimento. Alcuni ritengono che una diffusione di idee del genere abbia danneggiato l’insegnamento e l’efficienza della scuola. Oggi c’è grande incertezza sul concetto di norma + critica scientifica alle categorie tradizionali della grammatica è stata talora intesa come un invito all'abolizione della grammatica. Oggi si riscontrano carenze linguistiche di base non solo negli 86 studenti della scuola dell'obbligo, ma anche in allievi molto avanzati nel percorso di studi—> Bruni: italiano selvaggio. 20.8 L'ITALIANO DEL NUOVO MILLENNIO L'italiano del Novecento ha conquistato la dimensione del parlato comune ed è diventato lingua dello Stato nazionale + idioma usato da burocrazia, per la leggi, per gli usi pratici elevati e bassi e comuni. Il rapporto italiano - dialetto si può vedere grazie ai dati ISTAT: nel 2002 oltre il 70 percento degli italiani parlava prevalentemente in italiano cogli estranei + quasi il 50 percento in italiano con parenti e amici vs la percentuale di chi usa prevalentemente il dialetto in famiglia non raggiunge il 20 percento e cogli estranei il 7 percento. Nel 1951 invece solo il 18,5 percento degli italiani usava abitualmente e esclusivamente l’italiano—> ha avuto una forte espansione vs fonetica diffusa è quella regionale. Nell'uso parlato sono presenti molti elementi, non entrati nella tradizione della lingua classica e elevata-> caratteri dell'italiano moderno per D’Achille e Lorenzetti: dimostrativi usati in funzione di articoli, rafforzarti da avverbi per assumere forte valore deittico: questo libro qui non c’è più opposizione questo vs codesto molti verbi sono regolarizzati o semplificati nelle forme irregolari: soddisfava per soddisfaceva frequente uso dell'indicativo per il futuro-> indebolito generalmente: vengo domani imperfetto ha grande vitalità a scapito del passato remoto, congiuntivo e condizionale nel periodo ipotetico indicativo spesso scalza il congiuntivo nelle dipendenti completive e nelle interrogative indirette grande uso della dislocazione a sinistra indebolimento della distinzione gli vs loro, usati come pronomi plurali soggetto uso di ce, ci insieme a avere per indicare possesso: c’è l’hai? riprese o ridondante pronominali Di solito si presuppone che l’italiano contemporaneo si avvii verso una forma di semplificazione: avere acquiesce un certo vantaggio su essere + i verbi nuovi si creano solo della prima e terza coniugazione. Lo sviluppo dell'italiano contemporaneo ha reso poco attuale la commessa e ricca articolazione dell'italiano tradizionale ma non ha sempre reso il meccanismo più semplice= univoco e razionale perché le forme sopravvissute hanno ricevuto ruoli per tradizione di altri tempi e modi. I mutamenti investono soprattuto l’oralità e spesso c’è confronto tra oralità di oggi vs scrittura del passato o vs norma grammaticale intesa in astratto—> risultati non pienamente validi, ma la tendenza indicata è giusta. A volte tendenze già rilevate nella lingua del passato sembrano ora crescere-> crisi o debolezza del futuro indicativo + molte caratteristiche dell'italiano novecentesco esistono in realtà da secoli ma sono state censurate dai grammatici del passato—> queste forme sono state confinate alla marginalità. Oggi emergono in maniera più evidente con un uso generalizzato della lingua da parte di fasce meno colte della popolazione. L'italiano, quanto alle sue strutture fondamentali, mostra una considerevole tenuta anche dopo la trasformazione in lingua popolare largamente parlata-> i fenomeni come il tema sospeso appartengono a una normale libertà del parlato o dello scritto che gli si avvicina. Problema: nel 87