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Massimo Recalcati - Il mistero delle cose - Emilio Vedova, Dispense di Storia dell'arte contemporanea

Riassunto del testo di Massimo Recalcati - Il mistero delle cose relativo all'artista Emilio Vedova. 5 documenti ordinati, parole del libro in uno schema leggibile e semplice da studiare.

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 20/12/2022

AuroraTuccio
AuroraTuccio 🇮🇹

29 documenti

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Scarica Massimo Recalcati - Il mistero delle cose - Emilio Vedova e più Dispense in PDF di Storia dell'arte contemporanea solo su Docsity! EMILIO VEDOVA Rompere il cerchio dell’Uno Il lavoro sul cerchio si impone come il tema più decisivo della poetica di Vedova. Il cerchio è una figura “ideologica” perché esprime la geometria ontologica dell’ordine, dell’equilibrio, del Cosmos (universo) che esclude lo scandalo del reale, della vita e della morte. Il cerchio è l’espressione della potenza conservativa del grande Altro, dell’universo come ordine garantito. Il cerchio è sempre abitato da un centro. È il centro a istituire il cerchio. Non può essere concepito se non da una metafisica dell’Uno come centro. Non casualmente, il cerchio è messo in valore da Leonardo Da Vinci nella rappresentazione umanistico-rinascimentale dell’uomo come centro dell’universo. Il valore “ideologico” che Vedova attribuisce al cerchio deriva da qui: il cerchio è l’immagine di una sintesi perfetta. Vedova oppone alla logica della metafisica del cerchio quella pulsionale del disco. Mentre il cerchio gode di una sua compatta identità, è fuori dallo spazio e dal tempo, i dischi vivono il tempo pulsatile dell’inconscio: appaiono e scompaiono, si muovono, rotolano, sono dentro e fuori. Rompere il cerchio è il programma più essenziale di Vedova. La caratura ideale dell’ordine del cerchio subisce un processo radicale di kenosis, di abbassamento, di erosione, di sovversione. Questa sovversione del cerchio si realizza come passaggio dal cerchio ai dischi. I dischi sono la sovversione del cerchio: Produrre l’inconscio è rompere il cerchio dell’Uno per generare la molteplicità dei dischi. Questo significa introdurre una discontinuità, una differenza irrecuperabile di ogni tipo di sintesi che la figura del cerchio rappresenta. La rottura del cerchio assume in Vedova più la dimensione del trauma che quella della velatura dell’inconscio. Il passaggio dall’ideologia del cerchio al reale del disco mostra come il centro non abbia più centro perché il disco si moltiplica, si dissemina, si diffonde, si sposta dalla parete, rotola verso un’incognita, direbbe Nietzsche. Il disco non è più, diversamente dal cerchio, sul lato dell’Uno ma del molteplice, è radicalmente non-tutto. L’idea, di matrice futurista, della simultaneità diventa in Vedova il modo per rompere l’ordine teologico e ideologico del Cosmos del cerchio. Rompere il cerchio è rompere anche il ciclo dell’eterno ritorno dall’eguale della ripetizione, è dare al tempo una profondità che interrompe il suo scorrimento inesorabile. Lo sciame pulsionale dei dischi Il passaggio dal cerchio ai dischi può essere sintetizzato in quattro motivi teorici ben definiti: 1. Dal Cosmos al Chaos. Se il cerchio definisce la potenza dell’Uno nella sua immobilità eterea, i dischi sono attraversati da energie pulsionali, gestualità, sismicità, scosse, esplosioni. Il lavoro di Vedova associa il disco alla pulsione nella misura in cui non esiste un corpo del cerchio – il cerchio per sua struttura è una figura astratta – ma solo un corpo del disco. 2. La bilateralità del disco. Il disco è dipinto da Vedova da ambo i lati. Questo significa sovvertire non solo il rapporto canonico, ma la differenziazione tradizionale fra il recto e il verso, tra l’immagine e il suo supporto. Il disco bilaterale di Vedova si ricongiunge idealmente elle operazioni che Piero Manzoni e Alberto Burri hanno realizzato valorizzando proprio il supporto