Scarica Molto semplice e chiaro e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! IL RIFUGIO DI VALCHIUSA s- reale e sim- Î Î un nome À Come quello di Laura, Valchiusa è ne bolico allo stesso tempo: se Avignone incarna da “e la confusione, Valchiusa è il porto al e È rappresenta l'unità, la quiete, il ricordo, la chiusura Da, stessi. Nel sonetto Pien di quella ineffabile dolcezza ( do) zoniere 116, 9-14) compare per la prima volta la “valle chiu- sa”. Dovunque si volti, Petrarca non può non pensare al primo incontro con Laura: In una valle chiusa d'ogni ‘ntorno!, chè refrigerio de' sospir' miei lassi, giunsi sol cum Amor, pensoso e tardo. Iviè non donne, ma fontane e sassi, e l'imagine trovo di quel giorno" che 'l pensier mio figura5, ovunque io sguardo®. Valchiusa significa quindi per Petrarca molte cose: in quel nome cè il primo incontro con Laura ma anche il deside- rio di dedicarsi ai propri studi e alla propria anima. 1. d'ogni ‘ntorno: in ogni direzione. 2. ch'è ... lassi: che dà sollievo ai miei stanchi sospiri. 3. Ivi: 4. quel giorno: del primo incontro con Laura. 5. figura: concepisce, si Tappresenta. 6. sguardo: guardo. La poesia e la fama mese Da esere d'ora 7 questi anni (1336-1338), Pet, gliere le sue poesie italiane e a comporre il De viris i enciclopedia d e l'Africa, un poema in latino sul m imprese di Scipione l’Africano, il condottiero rom; si: è questa l’opera più tormentata di Petrarca, ottenere i più grandi Sag volta a Roma. Nel 1338 comincia 2. e: si 1340 Petrarca ric A Trionfi. Nel Roma l’offerta della coro L’incoronazione. poetica era una t Tia; c'erano state alcune incoronazio se Petrarca forse fonosceva questi D razione pronungiata a Roma afferm; essere il primo/ad aver avuto questo onore da Tomani. tra l’idea della laurea e il nome di Laura, fine scegliérà Fapprcegi eva megio le qijpre ape I GNE È Laura incorona Petrarca Un poeta lau In in una miniatura quattrocentesca (manoscritto conservato presso la Biblioteca Medicea Laurenziana, a Firenze). illustri”), una specie di Dalle origini alla fine del Trecento # 274 in Provenza). Nasce il rimo figlio, Giovanni. ] Agia? Comunquelsia; benché la Sua esisten,, sia incerta, l'amore per Laura Si INtreccia Drofa® damente con quello pe E i VOlgare; mai testo italiano di Petrarca è databile con Cette prima del 1327. In un certo senso, prima qj ita non esiste, per Petrarca, poesia d'amore,‘ Gli anni di Valchiusa Nel 1330, decide dii prendere la carriera ecclesiastica. La corte Papdk di Avignone era una delle più importanti Tn e tra le famiglie più in vista c'erano i Colonna, ® îrarca diventa cappellano del cardinale Giovani, fratello di Giacomo. Da questo momento, la Carrie. ra di Petrarca fu una continua ascesa, dal punto di Vista politico e letterario. In questi anni conoscej] musicista Ludwig van Kempen (1304-1361) e Lap di Pietro Stefano Tosetti (?-1363), chiamati rispet. tivamente Socrate e Lelio nelle lettere. Negli anni successivi scrive poesie volgari, studia la storia ela letteratura classica, visita la Germania, le Fiandre e la Francia settentrionale, spesso alla ricerca dei manoscritti degli amati autori antichi. Nel 1335 ot- tiene un canonicato a Lombez (in Francia, nell’at- tuale Midi-Pyrénées) e nel 1337 ac uista una casa a Valchiusa (Vaucluse, Oggi Fontaine-de-Vaucluse, Utile e Tarea comincia a racco- € e viris illustribus (“Sugli uomini egli uomini più importanti dell’antichità, e dî Virgilio, dedicato alle 0 che sconfisse i Cartagine- Opera dalla quale sperava di Nel 1337 si Teca per la prima Tadizione leggenda- ni nel Trecento e for- Tecedenti, ma nell’O- a a Chiare lettere di i tempi dei associazione Petrarca alla plica: Roma Non bisogna inoltre dimenticare r e sarà una scelta sj Pià terra » «era diven, EH. W Cola di Rienzo D, allora vivente» ( il Ilkins). al 1343 vive GI x sherardo si fa monaco e nasce n anni successivi Petrarca È'amba servizio dei Colo; che vedremo concreti IA Cretizzarsi i Ma ID in tre la corona poetica nell’anno 1341 in Cam- 5 1, sani Ma cos'era una corona poetica? Che ori- monia? rea Quando parliamo di “rinascita del pensiamo di solito alla lettura e all'imi- € dei latini. Ma chi sentiva i greci e i latini tafito vicini da voler scrivere come loro era lenso a far rivivere le loro tradizioni e a imitare chi romani avevano onorato i loro maggiori corona di alloro. Nel "corso del XIV secolo, uropa, risveg iandosi l'interesse per la cultu- pratica viene reintrodotta: vale a dire che i e imperatori conferiscono Una corona ittori più rinomati. Il primo di cui resti (forse il il padovano Albertino Mussato in latino del primo Trecento), incoronato el 1315. Il secondo è Petrarca, che riceve appun rona d'alloro”) a Roma. In realtà (se è vero trarca stesso racconta nelle sue lettere a ca Colonna), l'invito gli era giunto sia da ima. Petra! sia dal Senato di Ro do Petrarca, a Ove i to poeta, nel Lu ave non fosse tradita ritornare il papa affinché la a scritt 0 ben on poche cose, ma quando venni \e incorona- uomo fai Moso, il più $0, il più famoso cittadino privato nico della cattedrale noie) iù o meno stabilmente a P. SE i ‘arma (verrà nominato cano- ° n quell’ la una dista din no vari fatti importanti: il fratello solitaria (1346), il De otio relî asciatore a Napoli per = ola, la figlia Fr sarà più 0 religioso (1347) e io E le volgari. nna; il sentimento di inso! Negli eil papa, scrive il De vita Dal 1347 Petrarca non TAP sonetti ; l’anno dell’ascesa e del Canzoniere » T10a-c) è ormai troppo forte. Zola diventa padrone Tone clio catia di Cola di Rienzo (1313-1354). Quando ) si schiera apertamente dalla sua : parte e rompe EEEER an ; | POETICA (e siffr» vr) — Tum riosa, in questa breve, per quanto desiderata, orazione) — svolgerò gli altri argomenti il più brevemente possibile. Concluso il suo discorso, il senatore Orso dell’Anguillara lo aveva dichiarato poeta € storico laureatus (Petrarca aveva gia scritto parte del De viris illustribus), lo aveva nomina- to magister (‘‘maestro’, conferendogli à di insegnare all'università) e gli aveva dato la cittadinanza romana. Per chiudere la cerimonia, Petrarca aveva deposto {ina corona di alloro sull'altare della basilica di San Pietro. L'incoronazi poi le lauree «i moltiplicano, e cominciano è interessare non più soltanto | poeti ma ‘anche altre cate; rorie di intellettuali e scrittori e Poggio Bracciolini, incoronato a Firenze alla tà del Quattrocento in quanto storiografo della città), e mei soprattutto uegli intell o o av © ino svolto Un ruolo importante nella vita della loro città: è il ini Coluccio Salutati 1406), Leonardo Bru caso dei fiorenti o x È ni (1444) e Carlo Marsuppini (1453), che ‘vennero incoronati post mortem non Per il loro valore di poeti ma per il loro prestigio di umanisti e per i servizi resi alla patria. i rassi dell'incoronazione | secoli d’oro Quanto dura la p n a moderna (una prassi che, sia detto per inci- etica in et i c O si è poi ‘continuata nelle lauree honoris causa conferite so, dalle università non solo ad artisti ma a studiosi merite- oli)? € Possiamo localizzare la grande sta ione di questa EN i tra l'inco) i jazione i nell tre si rassì nell'arco dei È tino Mussato a Padova (1318) e quella postuma di di Alber 1 stuma di Torquato Tasso (1595), CON almeno. 108 incoronazion! oe: =te di italiani » (EP. Terlizzi). — iO Linko? storia iceve in dono dai Carraresi - i signorj dip, anni nel G67iceve in dono dai Cararesi - i sign VI Gli ultimi ad Arquà 5 dove andrà a vivere nel 1369 e rimarrà fino a ui un pezzo di terra ad Canzoniere inviata a Pandolfo Malatesta, ed è DS n di Boccaccio di cui decide di tradurre A 5 ia del 11 1373 è l’anno della cop * in cui Petrarca legge il Decamero: J'«opera più riuscita del Petrarca narratore, dit x = le questa n Bia DS «RI l’ultima novella: - a e Venezia è l'occasione per un cultima Trasione dibly iatica, liga Venezia un discorso di pace. Petrarca nh matica: tiene li ultimi tocchi di penna al Canzoniere: scrive canzone Conclusi tempo per dare gli ul erca di portare a termine i Trionfi: il Trionfo dell eternit va, dedicata alla Ve è dei primi mesi del/1374{ Muore nella notte tra il 18 e il 19 luglio. che ne riassume l'offerta; eccone la traduzione La crisi del modello antico Oggi siamo abi- — tuati a pensare che il sapere e le informazioni siano facilmente accessibili online e riteniamo normale che l'accesso alle biblioteche sia libero € gratuito solo perché siamo cittadini italiani o europei. m FB Le cose non sono andate sempre in questo modo. Nell'antichità = in Grecia e a Roma — esi- stevano già delle biblioteche pubbliche come le intendiamo oggi. Nel Medioevo questo tipo di istituzione scomparve del tutto: le biblioteche più importanti ‘appartenevano alle principali istituzioni religiose, ai sovrani e ad alcuni singoli privati collocati molto in alto nella scala sociale (grandi signori, ecclesiastici, medici e giuristi). Inoltre, dato che i Manoscritti, specialmente quelli delle opere di maggior prestigio, erano costosi, le biblioteche dei principali scrittori e intellettuali (quelle dei professori, universitari, ma anche quella di Dante Alighieri) contavano generalmente poche decine di volumi. Solo dopo la Rivoluzione francese vengono create in Europa delle vere e proprie-biblioteche pubbliche e si afferma nuovamente il concetto di uno spazio nel quale tutti i cittadini hanno il diritto di recarsi per leggere e studiare. Î a La donazione di Petrarca ci alcuni tentativi di ricreare il model biblioteca e Petrarca fu anche da questo punto di vista un precursore. Quando nel 1362 decise di trasferirsi a Venezia, Francesco ebbe l'idea di do- nare i suoi libri alla Repubblica affinché costituis- sero il primo fondo di una futura-biblioteca pub-— blica. In cambio, avrebbe ottenuto una casa fino alla fine della sua vita. Si conserva sia la' lettera nella quale il poeta annuncia la sua decisione al cancelliere della Repubblica sia un documento furono però Ilo antico di italiana: = Francesco desidera nominare il beato Marco evangelista {la Repubblica di Venezia], se ciò — avrà il beneplacito di Cristo e di Marco stesso, erede di un numero.imprecisato di libri che ora egli possiede e che forse possiederà in futuro, a questa condizione: che i libri non Vengano ven- duti né in alcun modo dispersi, ma che siano conservati in un luogo scelto a questo scopo, lilettarsi di queste ciò berché Î suoi libri si- ano-molto numerosi e molto. preziosi, ma fa ciò nella speranza che questa gloriosa citt seguito aggiunga-dj i comprandoli co) do questo esem € amanti del di altre terre, lasci chiesa Sopraddetta; e € una grande e dell'antichità; re al prestigio di lettere, ignorare. (E.H. Wilkins, Vita del Petrarca) > — as La Repubblica accettò, ma il Progetto fall ché Petrarca decise di trasferirsi Prima e poi ad Arquà. Tuttavia, l'i ca pubblica era rivoluzion altri casi, la rivo, all'antico. di into altri libri, ni ‘Pubblici i fondi e che, seguen- Pio, altri privati cittadini, nobili e addirittura cittadini e de oro libri alla essa po; i ‘famosa biblioteca, ira € quanto ciò Potrebbe Aggiunge. di questo dominio, ‘nessun o anzi, ‘neppure un analfabeta può ì per a Padova bibliote. tabilisce a Nel 135394 Milano, press ' ha il ; Cles la famiglia si -Tnità e ad Avignone, sede incontra Laura, Î Î Î (2. La cultura di Petrarca Alle fonti dell’ispirazione iu Gue: hoc Il mondo antico Nell'opera di Petrarca possiamo individuare(f©)principali fonti di D) jepirazione. Prima di tutto ci sono i/classici latini] Neanche nei secoli più bui del Medioevo, quando la cultura scritta era rimasta confinata în pochi monasteri e în po- chissime corti sparse per l'Europa, i classici latini smisero di esercitare il loro fascino {e la loro influenza. Per tutto il Medioevo, il mito di inità imasto |‘. inalterato. Nel Trecento, questo processo si intensifica, e si cominciano a studiare i |» classici con un atteggiamento nuovo. In primo luogo si presta attenzione ai testi e ai |’ libriîimséepersé; Petrarca, come Boccaccio, fu infatti un grande scopritore di autori edi manoscritti antichi e riuscì a mettere insieme una biblioteca davvero 0 imponente il ‘per quei tempi, nella quale c'erano i manoscritti di Virgilio, Livio, Plinio, Cicerone, | ‘Agostino e molti altri. Fin dalla giovinezza, quando invece di studiare diritto divorava i | gli scrittori latini, Petrarca è stato infatti quello che oggi chiameremmo un daga (0 sta”, cioè un amante € UD: joso della lettera antica. Dalla cn, a bi ile Petarca eredita anche l’amore per l’ozio letterario (otium): una solitudine de cata " i libri ra dello spirito. Questa passione non lo abbandonerà | —’’prevalentemente ai libri e alla cw I È rit È O ee nso sarà questo il suo “mestiere”. Molte delle sue opere latine : cenone ico: il De viris illustribus (“Sugli uomini illustri”) e i | ’sonoinfatti di ‘argomento storico: il De vis Wustrious era smorandarum libri (“Libri sui fatti memorabili”) sono importanti raccol- m mei i i tto romana. In queste opere, Petrarca di essmpi tratti dalla storia antica, soprattutto romana. | go aa a È sua competenza storica e filologica, riscoprendo opere perdute mette in luce e bi all: ‘0 interpre ‘azione, sia il suo interesse morale e religioso: nel le contribuendo alla lor terpretazione, sla 1 v N dell'antichità pon cerca solo no zie sul passato o delle astratte regole di vita e opere dell'an Percorso 7 Francesco Petrarca E i nti concreti A ; ciò che più conta sono gli inse RO La i Shesip I di REM ni uomo. Petrarca lo spiegherà ben ne tm Po i 7 i i rso la egli Tea trarre perla vita di ogni uom ere virtuosi. Attrave Jett alto, i i prima di tutto a ess SOL n° vono insegnarci a della letteratura e dell queta ntelletty ale che N Petrarca iel'imanceime Secondo questa concezione, gel sua Sua si 1 alla base del i interessi del letterato e del poeta. Non solo i O n genere n sono al centro degli ini ranze, la sua individualità. La cenj l’uomo singolo, con le sue paure, le sue spei 3 Talità mi iorità istica fondamentale del y i di tà sono la caratteristica 1 to] uomo e l’attenzione all! interiori onde de Ri leggere gli autori antichi inaugurato da Petrarca e dai primi umanisti. D Il mondo cristiano La centralità dell’uomo ci porta direttamente alla seconda impor South tantissima fonte del pensiero di Petrarca: il{cristianesimo] Petrarca serie Tesina Uacdi una frattura tra il mondo classico e quello cristiano. Seil primo, in o i ; S INteregsaya all'uomo in quanto tale, per il cristianesimo l’uomo non è un fine in sé: deve tendere a Dio, non - Per questo motivo, il Medioevo cristiano aveva cercato dei modi per superare l’eredità classica, che appariva eccessivamente lontana dai nuovi bisogni e dalle nuove credenze, Questa eredità era tuttavia troppo Importante, Poiché solo gra. zie a essa l'Occidente ha conservato intatte le sue istituzioni più importanti, prima fra Il mondo nuovo La terza fonte di ispirazione è Ja letteratura volgare.\ poeti volgari, come sappiamo dopo aver Studiato Dante, avevano cantato princi, p: palmente d’amore. E anche Petrarca scrive Soprattutto del suo amore per Laura. Benché il suo stile sia estremamente selettivo e Ticercato, Petrarca è un intellettuale onnivoro, forti i i un lettore © come diremmo oggi, Conosce tutta Ja letteratura Volg: iù i d € più importante del suo 5 Pratiche d, SR R Into alla poesia d’amore troviamo componimen COR DE sia che parlano dell'attualità. Tuttavia, Ja presenza del mondo Moderno, che fa n ca UN poeta profondamente implicato nelle vicende del suo tempo, dive 'etrar- > Nta evi Soprattutto nelle lettere, = evidente Queste tre fonti di ispirazione - il mondo antico, il mondo cristi moderno - si intrecciano di continuo e confluiscono! nei temi più i pera di Petrarca, ‘ano e il mondo "MPOrtanti dell’o- alla fine del Trecento ——r _- ietà del suo Fattore i rai», è j] % la pi TRO in / (er o il loro colore”) Per]; Il giorno «ch'al sol si e tig de dea le cose. I Vangeli mu n il sole si oscurò (eterne) di Dio, il creatore Nan Fattore», renza «del suo 0. mo! la croce ll Si Ò fece buio su tuti ani io morì sulla croce il ‘ole si OSCUTÒ e SI a che quando Crist CUL fi igioniero da Amore La vio gii ioè fu fatto prigionie) Tceng reso, cioè fu fa lare per tutta Pup, a OO n o a una vicenda esemplare p “mani 1 singolo vie! personale de TIsto la passione re di Francesco è così assimilata alla passione di d’amo! D. ( Il Canzoniere come diario e autobiografia TE iari io: se ‘ante IC miere è anche una sorta di diario. Per fare un esempio ) AnNZo: h. a “inventa. i i della donna a i l’anniversario della morte ata na Ila poesia composta per 2 di E 3 Pet ssa dei idea e la sviluppa in componimenti che pecoro le ta peg atte per Laura. Infine, come anche altre opere di Petrarca, i Canzoniere È SL — forse quello per noi più importante - dell’autobiografia del poeta, bolo Si è ipotizzato che Petrarca abbia cercato di far @p la inventata. È Ossibile, ma è più proba il libro -a titto giorno per giorno ma come una storia ricostruita in » Petrarca può Sbagliarsi, i i episodi ire; ma è Tagionevole pensare che Ja pla sia verosimile e che soprattutto sia vero il suo senso: il] lungo e co dall’amore terreno all amore per Dio. dt. i senso in cui potremmo inten e si conta serie per ] cita di Cristo, Difficilmente Du ttur: Un certo m 0, sembra Precisato @ Di cosa parla Quando non parla d'a 77» Piangete, donne, Petrarca era un uomo i dna E TeTCa era | mm Profondamente Coinvolt ‘Amore: perla morte gimento restamma cia ‘anche di un poeta L ‘argomento, appu fat timori, le Speranze, le an sce connessi, Al centro di questa Prodi di solito, la città di Gerusalemme, @ insieme celeste, descritta fra mito e Petrarca riecheggi; del Canzoniere, dedicata a Giacomo Occasione della crociata progettata Di € i sonetti inviati ad altri poeti) I volgare, per Petrarca, non è la lingua dell’uso quo- diano ma Una lingua “Speciale” utilizzata esclusiva- mente per la poe; ia. Sla. Tuttavia, per Petrarca la lingua di — È 84 E maggior prestigio e}; na franco Contj ii il latino eh I ‘Offa. Infatti il lessi lorentino trascende ue IL suo è stato perciò detinitoda Gi ‘tano (che, come Sei Re ere, se a Ossia un tore RE a SARI Tisulta estremamente 5 ;i Stata una vera e n Soi empio a quello della Ce ello della Commedia "da le, Petrarca adopera irc : se Dante sllà “fabbrica” della lingua italiana), nità: . dalla tradizione IVES ERA (I UNO straordinario inventore di paro- | aria. Se i] lingua; soa Ini ed espressioni già autorizzati 1 dining > della. Commedia di Dante pò-essere n 31: In ques e eno, Petrarca in i î î classicismo di Pet SESta ricerca di perfezi a | considerati an Così come cercava di restauga VON | volgarca] a perfetto dî stile e di cloguenza teri Iezione dei classici latini Ita- e ta, ap- ere p- oi imnà 1 a tro “n È stato per molti secoli il più importante modello di raccolta poetica per n ogni parte d'Europa. Nel Canzoniere, infatti, la struttura esterna (cioè il re fatto ue le poesie siano tutte raccolte in uno stesso libro) coincide con la storia interna SÌ, | ERI l’organizzazione delle poesie. Al contrario, quello che chiamiamo “canzoniere” di la ._ Dante è solo il nome che diamo all’insieme di tutte le sue poesie e non un libro che l’au- le |. tore stesso aveva avuto intenzione di lasciare ai posteri. Solo la Vita nova, nella quale Dante racconta in versi e in prosa la storia del suo innamoramento per Beatrice, della di morte di lei e di molto altro, è paragonabile al.Canzoniere. Petrarca si ispira certamente 6 alla Vita nova, rinunciando però alla prosa. Tuttavia, non sempre il Canzoniere è stato o letto come romanzo: nel Quattrocento.e nel Cinquecento è stato soprattutto consi a | derato le una “miniera” di forme e di espressioni da usare per la poesia amorosa. e n poesia (il lauro, Ja laurea poetica) trattati latini Percorso 7 Francesco pero RECON 7 breve i te) il contenuto ai entramve: reve (massimo 140 battu " aLent 3 PRETE nel testo le figure di parola e di posizione (allitterazioni, assonanze, anafore,.) i i i CI scegline due e illustrane gli effet (PE | 4 la apra di Laura è, per così dire, composta, frammentata: fai un elenco degli aggettivi usati per definire le sue diverse caratteristiche (ti aiuta l'Analisi del testo: capelli, occhi, viso, andatura...). Poi proponi un sinonimo per ciascuno degli aggettivi. INTERPRETARE . È ì 5. Alv.6 Petrarca scrive «non so se vero 0 falso»: forse la differenza fra realtà effettiva e realtà ricordata gli sta sfuggendo, anche per l'intensità del sentimento e del desiderio; forse Petrarca sa che il ricordo deforma il'reale; oppure confonde volontariamente sogno e realtà. Di’ la tua, formula un'ipotesi o argomenta una di quelle suggerite: che cosa intende sottolineare Petrarca con queste parole? =LL22 0220000000000 0020000000 d SIIT ANITA IAA Chiare, fresche e dolci acque: il paesaggio dell'anima | da >» Canzoniere 126 Thomas Stearns Eliot (1888-1965) è stato uno dei più importanti poeti e critici letterari inglesi del Novecento. Si deve a lui la definizione di un particolare procedimento stilisti- co che egli chiamò “correlativo oggettivo”. Secondo Eliot, l’unico modo per esprimere le emozioni in forma artistica consiste nel trovare un “correlativo oggettivo”: ossia un grup- po di oggetti, una situazione, una catena di eventi che sappia destare nel lettore una par- ticolare emozione (per esempio la città fredda, grigia e caotica descritta nel capolavoro di Eliot, La terra desolata: un “oggetto”, la città, che comunica a chi legge un'impressione di solitudine e desolazione). Nessuno aveva mai parlato di “correlativo oggettivo” prima di Eliot, ma questo naturalmente non significa che, mancando il nome, la cosa non esistesse gia. Nella canzone Chiare, fresche e dolci acque, che fa parte di un ciclo-di cinque canzoni che presentano temi e linguaggio affini, troviamo applicato un principio ‘molto simile a quello esposto da Eliot. Nella prima stanza, il poeta descrive una serie-di “oggetti” os: que, il ramo, l’erba, i fiori e i cielo) che poi in tutto il componimento rappresentano-in un te ica” il ricordo della d certo senso la “parola magica” che fa scattare il ricordo della donna amata. Le acque di cui parla Petrarca sono quelle del fiume Sorga: Petrarca si trova a Valchiusa, ‘Probabilmente nella prima metà degli anni Quaranta del Trecento (ha dunque circa trent'ann Dalle origini alla fine del Trecento 3 Il Canzoniere x tteraria era un'iniziativa Personale: pa icare un’opera lette i i Ai tempi di pura La alla scrittura di un blog su internet che alle Compla cosa di più simile, i s sa i i i ‘o e proprio. Petr; de ami i i di ne di un libro ver c : o dinamiche di stampa e di SE volgare e nel corso degli pri le racole ing DI 0 a comporre poesie in volgar " ite È i illu LI Ca I sa nn che talvolta furono inviati ad amici 0 a da x zonIEEA IO ‘opera scritta per pochi che diventa in seguito ui pera ni quindi uno, I frammenti dell'anima Il titolo originale del libro che chiamiamo Canzoniere èink ino: arium fragmenta (“Frammenti di cose [scritte] in volgare”). Le poesia dti lenta Rie 0 ma atta di “frammenti Cn anime fragmenta, “frammenti sp nl; ima?) LS ha quindi subito l'idea di una moltitudine di cose molto diverse tra DIO che, tuttavia sono state raccolte e organizzate dall'autore in un racconto unitario; da i storia della. more di Frangesco per Laura, che viene identificata con ‘una donna avi; uu orta sparsi” non.solo materialmente: la frammentarietà è anche il riflesso della confusione <a nmentarietà È anche il riflesso della confus Edomesm e della “dispersione” interiore del poeta. RI Com'è fatto il libro Il libro è composto da 6 poesie è diviso in due Ì, una che arriva fino al testo 263 e una che va dalla canzone 264 alla canzone 366 (tra le due parti, nell’au- tografo di Petrarca, ci sono alcune carte bianche, a segnare una cesura). Tradizional- mente, si considera che la prima parte sia formata dai testi “in vita di Laura”, e la seconda dai testi “in morte di Laura”. Ma in realtà j] timo testo: davvero “in morte” è IT sonetto 257, VIme Ter VISOTA canzone 264 è un testo. di pentimento (ma della mmorte di Laura non si parla ancora), e questo spiega probabilmente perché Petrarca la mise in apertura della seconda parte. del libro, In ogni caso, la morte della donna amata è l'evento cruciale attorno al quale il libro € l’idea stessa di amore per Petrar- ca) si organizza. La{prima parte 7 sostanzialmente un monumento all'amore er Laura; ]. econd: è una graduale rinuncia a quell'amore, segnata d, IO e proprio per lento. una dalla presenza sempre più ossessiva del pensiero della imenti da 1263 ura eh pi Sa Morte e conclusa da ur ra Viva. “conversione” de oeta all'amore per Dj la Vergine. Le Poesie sono 366 come storia | i giorni dell’anno, un particolare che merita attenzione: Petrarca non ha certàmente e per lei —|__ scritto una poesia al giorno, e il racconto del Canzoniere si prolunga Per molti anni Saga dal primo incontro con Laura fino a un epoca indeterminata che Nei fatti coincide » nel quasi con la morte dell’autore, poiché sappiamo che egli lavorò al Canzoniere fino ritto. agli ultimi giorni di vita. Ma il numero di poesie ci riporta ane nente religiosa che già sappiamo essere fondamentale in Petrarca: ei 366 gli aforismi del Llibre d ‘amic e amat di Raimondo Lullo (1232-131 ) che l’autore aveva scelto apposta affinché il lettore potesse Scegliere un î giorno per meditare sull’amore per Dio e sul peccato. Il Canzoniere è costituito per Ja maggior parte da sonetti (317), ma pe serve anche di altre forme metriche: soprattutto canzoni (29), assieme a se ballate (7) e madrigali (4). trarca si Dalle origini alla fine del Trecento coverta già de l’am, \Oros Qual fior cadea sal i nembo, qual su le trecce 9; T bi ch'oro forbito e e eran quel dì, a vederle. qual si posava in terra, qual, con un vago err; girando, parea dir: > © qual su l'on ‘ore Qui regna Amori Quante volte disv'io allor pien di spavento: Costei per fermo na Così carco d’oblio i divin portamento e 1 volto ele parole e?1 dolce riso [m'aveano,|e sì diviso da l’imagine vera, ch'i’ dicea sospirando: A anosn e amati 05 o poresti arditamente uscir del bosco e gir in fra la gente. ‘cque in paradiso. a sana neo ui come venn'io, o quando? sfolaion credendo esser in ciel, non là dovra. È cengia Da indi in qua mi piace nà ere ___65 questaerbasì,ch’altrove non ho pace. pid RI Se tu avessi ornamenti quant’haî voglia, de; DI 49. quel dì: torna ancora, costantemente, il ricordo del giorno del primo incontro. 50. su l’onde: cioè sulle onde delle fresche e dolci acque dell'incipit. 51, vago errore: leggiadro volteggio; ab- biamo già spiegato che il termine errore significava sia “sbaglio”, come oggi, sia “de- viazione” [> T1]. 55. per fermo: certamente. Per un istante il poeta si convince di essere in paradiso. 56. carco: caricato; dipende da maveano del v. 59. Il senso è che il volto, le parole e il dolce riso della donna gli avevano fatto dimenticare tutto il resto. 59. sì: a tal punto; diviso: separato. 60. imagine vera: è l'immagine reale della ‘donna, contrapposta al solo ricordo de- scritto nella strofa precedente. 61. ch'i’: che io, al punto che io; dicea: di- cevo. ‘64. Da indi in qua: da quel momento in poi. 65. sì, ch(e): così tanto, al punto che. 66-68. Se tu ... gente: gli ultimi tre versi 45. coverta: coperta; nembo: nube. 46. Qual: la formula qual... qual... che lega iversi seguenti era frequente per introdur- re unelencazione; cadea: cadeva; lembo: 48. forbito: ben levigato. Laura è para- gonata a un oro più che perfetto e alle perle, che erano anchesse, come oggi, d'altronde, simbolo di pregio e di per- costituiscono il congedo; ornamenti: da intendere come quelli della retorica; pore- sti: potresti; gir: gire cioè “andare” (comu- sull'orlo della veste. fezione. lo ITERLOCUTRICE Mezzo seco! cu Cino da Pisto- rca, Dante, Guido Cavalcanti e i introdotto nuovi interlocutori nelle loro poi * i amanti raffinati, le donne che per cnelesà imo conoscono l'amore; avevano; ne cas = i loro sentimenti. Nel o ta * lomeno contrario: non aaa i .engono al pu o, Sd ia sulle cose. Petrarca n proiezione CET ore e le altre parti del pensieT: giochi = e parla con loro; ma vena letto, nai i le stelle a testimoni fumi, le stelle a testimon del proprio. dolore. ne in italiano antico). > UN CONFRONTO La strategia retorica per cui i sen- timenti sono proiettati sulla natura, benché abbia ap- punto le sue radici in Petrarca, ‘diventerà poi tipica dei ppeti.romantici. Ecco per esempio un brano dal Prelu- de (III, 127-132) del poeta inglese William Wordsworth (1770-1850): «A ogni forma naturale, a rocce, frutti, fiori, e persino alle pietre sparse per strada, attribuivo una vita morale: li vedevo sentire o li associavo a un sentimento; la grande massa ‘posava in un'anima vivificante, e tutto ciò che vedevo spirava intimo significato. ‘come ® TRE PIANI TEMPORALI CHE SI paint 7 i tto nell'introduzione, la canzone oi da n è stata scritta a Valchiusa, forse nei primi ann i uale Pe- Quaranta del Trecento, forse in un momento nel gi È n 1 iù trarca si apprestava a partire dalla Francia per rientrare Ti ilad: i ivo, Italia (ma alcuni interpreti fa datano al decennio successivo, x n di i “Vedendovi un testo commemorativo, scritto nel ricordo di Laura morta). Nella canzone s'incrociano tre piani tempo- gal. IlGrimoè il passato: il poeta ha visto la a bagnarsi nelle acque del fiume descrive, nella splendida | 2 ) prima stanza, quell'apparizione miracolosa. Il Condopia- Î no temporale è il presente: il poeta pronuncia Îe sue «pa- | role estreme» (v. 5) e contempla l'acqua del fiume, Verba | ei fiori che sono stati testimoni del passaggio di Laura. Il | (GO) il futuro, perché Petrarca immagina che Laura un | giorno potrebbe passare di lì'e cercarlo: troppo tardi, perché lui sarebbe ormai morto er amore, Ebbene, il poeta chiede di essere sepolto lì, accanto a quel fiume, sopra quell'erba, VB. all'uomo che l'amava, € con le sue preghiere gli diminuisca le pene del purgatorio (v.37:38). D LAURA COME BEATRICE È Uesta una delle poe- sie di Petrarca più vicine allo spirito e allo stile “dolce Laboratorio » COMPRENDERE dei testi stilnovisti. In particolare la quarta Stan Za, (ana dei fiori che cadono sulla donna e del ta d'Amore ricorda certe poesie di Cino da Pistoia ed dI e (e SNA DE Rai i Uk do Cavalcanti, ma anche la figura di Beatrice cos, Dante la introduce nel paradiso terrestre in p, XXX, 28-32: e Ur80tor € così dentro una nuvola di fiori che da le mani angeliche saliva e ricadeva in giù dentro e di fori, sovra candido vel cinta d'uliva donna mapparve [...]. E l'idea che Laura venga dal paradiso si avvicina molto alla eatrice della Vita nova, in articolare alla canzone Dorne ci e Percos ,T2] Ma cOme i è der aaco” questi precedenti Petrarca Întroduce un elemento che in ESSI È quasi assente, e cioè una scena, un ambiente nati rale che partecipa al miracolo dell ‘apparizione dell'amata, anzi che campeggia in primo piano sin dal principio della 1 Riassumiil contenuto di ciascuna strofa. » ANALIZZARE Paesaggio! 2 Uni e degli altri, 3 Neltestosi alternano Petrarca fa Questa scelta? In che modo Petrarca l'aspetto? E le Caratteristiche spi Il poeta (0 “io lirico”) rifleti Morte. Spiega in breve il sen: 6 Trale figure retoriche Prese, Indica quelle che ti Paiono » CONTESTUALIZZARE ritratto 4 io e destino innovazione e ‘al'già letto e studiato t io) ! esti tradizione nello Stilnovo e hell; Poesi; canzone? bellezza 8 La descrizione della bellez; SL che si IMpone aj Poeti lirici ancora attuale? Ti Vengonoi Paragonabile a aria. Il Paesaggio presenta Caratteri sia realistici sj tempi verbali al presente, descrive Laura? Riesci, rituali? € sul proprio destino, j di questa riflessione, al passato, al futuro: individuali. Perché dopo aver letto il testo, a immaginarne N particolare sul rapporto fra la vita e la nti i i 1 1 In questa Poesia, le metafore hanno Un rilievo particolare. Pil importanti e spiegane il significato, ento. Ti pare un modello di bellez ei = 7 2 i lio illegittimo di un agi ; aUte fiorentino di nome Boccaccio di Cheli- no i I Boccaccino) e di una donna rimasta Nota, Giovanni Boccaccio_nasce tra il giu- gno e il luglio del i : 1313 in Toscana, è dubbio se > Lt, 0 a Certaldo }ome sembrerebbe are la sua firma autografa: Giovanni di Boccaccio da Ci i ertald. ino: drtaldto) © (in latino: Johannes de viene presto Meg od - nosciuto dal padre, che era Socio della compagnia dei Bardi, e può così trascorrere l'infanzia a Firenze, studiando con il maestro Giovanni Mazzuoli da Stra- Una veduta rappresentante dei Bardi presso gli na Reza pale è nominate ittà di Bike Città campana comincia a fare prat Ngioini di Na oli, Giovanni lo segue e nella vpi CIELO Ss pratica nel mestiere di mercante entrando an i secolo. ! nobili e con gli intellettuali legati alla corte di re | too da dere io i e di re Roberto/{Napol\era europee, e.la corte angioina era un dinamico poté scoprire sia la letteratura cortese e caval- alcentro,lcono centro culturale nel quale Boccaccio delVesuvio. leresca, i ja i i O in francese, sia i classici latini. A Napoli, negli anni Trenta del È i Insegnava diritto Cino da Pistoia: attraverso di lui Boccaccio potrebbe T conosciuto anche i lirici italiani del Duecento. Boccaccio cresceva quindi al e a questa domanda leggiamo la descrizione dei Bardi ha dato uno studioso di storia agnie mercantili-finanziarie più potenti a se non addirittura la più potente e la fine del Duecento e i primi del Trecento va tra i 100 e i 120 impiegati e tra i suoi vano i più brillanti e ricchi personaggi principi, re e cardinali. Giovanni Villani, te che di queste cose si intendeva, era e i Peruzzi (un'altra compagnia fio ria potenza) fossero “le due colonne q nessuno passò mai per | dei Bardi, già no vita, crebbe U fallimento n Co Li babile ChE 1. fallimento ... corona inglese: la banca dei Bardi aveva infatti ingentissimo prestito al re inglese Edoardo II che, in itieri a meno. Comunque SI4 erogato Un pan SEE contro i francesi, non lo restituì mai: rocinto di entrare in gi I, l o . I derati una delle glorie n di qui il fallimento dei prestatori. “Due banchieri intenti al loro lavoro in un particolare la testa di delle Storie di san Matteo affrescate da Niccolò Gerini, tevole mentre la nel XV secolo, nella Cappella Migliorati della chiesa lteriormente Nei di San Francesco a Prato. el 1346, dovuto o della corona descritto da Vittòre Bra dei mercatanti, (cioè dq Come era già Nea, uno dei imi i lei mer dei massimi studiosi di Boccaccio, come «l'epopea canti) del Trecento. o: accaduto a dici, ma ben pre Petrarca, Boccaccio viene indirizzato agli studi giuri- Sto si acc ot; pi Un brano delle G 8€ che la sua vera vocazione sono quelli umanistici. In S ‘enealogi, n scrittura (Genealogie var CR Tacconta di come scoprì la sua passione per la agani XV, 10): - x (evo conosciuto; e con grande avidità la perseguii e con speciale diletto vidi e lessi i br i i libri dei poeti e, come potei, tentai di comprenderli. E, £ mentre ancora non sapevo cor quali e quanti piedi! procedesse il verso, fui chiamato poeta quasi da tutti quelli che mi conoscevano, nonostante la mia forte opposizione; e in effetti non sono ancora poeta. | mirabile a dirsi, 1. piedi: nella metrica classica, le unità ritmiche minime del verso, ciascuna composta di due o più sillabe. ‘A Napoli, negli anni Trenta del Trecento, Boccaccio scrive le sue prime opere lettera- rie: Caccia di Diana, Filostrato, Filocolo e alcune poesie latine. Firenze e la peste Nel 1340, a causa della crisi finanziaria dei Bardi, Giovanni fa ritorno a Firenze. Il rientro è traumatico. Dovendo rinunciare agli svaghi della ricca ‘corte napoletana, Boccaccio si concentra sulla letteratura. Tra il 1340 e il 1346 scrive Incarichi diplomatici Copia manoscritta per il Comune di Firenze. n del begmeni Studio di Dante î tane tello in laude E Certaldo — Genealogie - [Prima OE INARA E degli dèi pagani | versione del i Continua È ospite Decameron | |llavoro sul di Petrarca Decameron a Padova A Certaldo 1370 1373 1375 1351 1352 Papa Bonifacio VIII indice il Giubileo J'Amorosa visione, l’Elegia di Madonna | metta, il Ninfale fiesolano € una par x 6] lè Rime. i Nel 1348 la - : A questa tragedia, che cost la tit ap padre e a vari amici, Boccaccio Siispit p . ; Ir comporre il ron Una prima VEISIOHe era pronta all’inizio degli anni Cinquanta, mi Boccaccio continuò a lavorarci Draticameyy, per tutta la vita. Ecco come egli descrive peste all’inizio dell’opera: Dico adunque che già erano gli anni della fruttifera incarnazione del Figliuolo di Dio al numero pervenuti di milletrecentoquarantotto, quando nella egregia città di Fiorenza, oltre a ogn'altra italica bellissima, pervenne la mortifera pe- stilenza: la quale, per operazion de’ corpi superiori o per le nostre inique opere! da giusta ira di Dio a nostra correzione mandata sopra i mortali, alquanti anni davanti nelle parti orientali? incominciata, quelle d'inumerabile? quantità de viventi avendo private, senza ristare d'un luogo in uno altro continuandosi, verso l'Occidente miserabilmente s’era ampliata. I terribili effetti della peste nera raffigurati in una miniatura veneta del XIV secolo. io 1. per ... opere: a causa del movimento degli 2. nelle parti orientali: si Sapeva già allora che astri o per le nostre azioni peccaminose. Nel Me- la peste aveva avuto inizio in Oriente. dioevo era convinzione comune che le stelle con- 3. inumerabile: innumerevole, incalcoiabile. tribuissero a determinare il destino degli uomini. La venerazione per Dante Tra il 1350 e il 1360 Giovanni svolge importanti missio- Di diplomatiche per conto del Comune di Firenze: tocca a lui, per esempio, conse- gnare alla figlia-di Dante un risarcimento in denaro per l'esilio del padre. Boccaccio, come vedremo, dedicò moltissime energie al culto di Dante; trascrisse Varie copie manoscritte delle sue opere (in particolare la Vita nova, la Commedia e le Rime) e Compose ue importani IssImi lavori critici: il Trattatello in laude di Dante [> Ti]e le Esposizioni [> T2], una serie di lezioni sui primi canti della Commedia, che lesse in TOI pubblico a Firenze e che lasciò incompiute, IO incompi 4135 L'incontro con Petrarca Boccaccio ammirava moltissimo le opere di Petrarca. Di Î 9po averlo letto per parecchi anni, lo incontrò per la prima volta a Firenze nel 1350, quindi fu suo ospite a Padova nel 1351. 1 due letterati diventano amici, e per il resto della loro Vita si scambiano lettere in latino e manoscritti di opere antiche e moderne: sappiamo per esempio che Boccaccio inviò a Petrarca una copia della Commedia di Dante. Giovanni ricorda l’incontro con Petrarca in una lettera (Epistole X, 4-5; riportiamo la traduzione del testo latino): si d Credo che tu ti licordi, ottimo maestro mio, come ancora non sia passato il terzo è anno da che venni a te în Padova ambasciatore del nostro senato, ed esposta la commissione, mi trattenni da te alquanti giorni, da noi quasi tutti passati a uno %{esso modo: tu ti dedicavi ai sacri studi, io, cupido dec io, ve he facevo copie. Volgendo poi il giorno al tramonto, ci die dell fatiche e ce ne andavamo nel tuo giardinetto già ornato di fro. s giovane primavera. (€ Tutte queste es cose, per i È MN libertà dai nostri Sei {e altre, insieme con il resto d'Italia e con la divina n % le nazioni straniere lari con grandissima loro infamia furono trascurate, e dal = € 0 da turpi macchie imbrattate, sono diventate sozze. Ebbene, il riscatto — ar eee nie Boccaccio = può venire dalla letteratura, cioè dal recupe- STA € Classica così com'era stato realizzato da Dante e da Petrarca. lun ruolo di Primi eaetlturale che ha in mente Boccaccio l'opera di Dante ha È pubbliche sulla Compa Nel 1373, a Firenze, Boccaccio tenne una serie di lezioni pupbacne sulla Commedia, note come Esposizioni: nasceva allora il genere delle lectu- «_ rae Dantis (“letture di Dante”) che tuttora si svolgono în varie città d’Italia, spesso con È ronde SIOCESSE di pubblico. Malato, Boccaccio dovette interrompere queste letture. [ orà il 21 di e sulla sua tomba fece incidere un epitaffio in latino che sin- | tetizza perfettamente la sua devozione per la letteratura (Autoepitaffio, in Carmina X): | Sotto questa pietra giacciono le ceneri e le ossa di Giovanni: lo spirito, confortato dai meriti conseguiti nelle fatiche della vita mortale, siede davanti a Dio: padre gli fu Boccaccio, patria Certaldo, amore l’alma poesia. x sia Nell'ultima frase, che in latino suona «Studium fuit alma poésis», il termine alma enefica”, mentre studium indica sia “studio, applicazione” sia la poesia fu per lui, insomma, sia una disciplina da apprendere, di predecessori in volgare, sia una passione, significa “vitale, b “amore, passione”: | leggendo gli autori classici e i suol gran i n ‘una vocazione naturale. NANA Trascorte »/ | e intraprende. primi studi; vi farà ritorno nel-1340 a causa del tracollo finanziario-dei Bardi; qui incontra perta%> prima volta Petrarca, nel 1350: — dpicBagu >: 1 latino e volgare ‘ore per Dante e Petr ” Nn ‘arca A di : î pe Tuere fino agli ultimi giorni dic A differenza di Petrarca, che pur lavorando al Canzo- $ di quelle volgari Eoccactio) 0 sere i = eneSL Ò i pi PENE Lane L pe Qua italiana. Per comi SI Sottovalutò mai l’importanza della letteratura in lin- n biblioteche es a renza tra i due, basta dare uno sguardo alle loro è > - ‘€trarca possedeva pochissimi libri in vol: dichiarò persino ; : imi libri in volgare e dii I di non aver mai letto per intero né la Commedia né il Decameron; Boccaccio fu î i classici latini: x n Re te. Petrarca studiò Tiss ani Boccaccio studio £ amò invece soprattutto i classici del suo tempo, e. agob: oNdamentali biografie di Dante è di Petrarca e le importanti Esposizioni Sopra la Comedìa, purtroppo limitate alla prima metà dell'Inferno. ista delle opere in voli GU Boccaccio poeta e studioso Com'era successo a Petrarca e com'era previsto dal- la prassi educativa dell’e 7 poca, fin dagli anni giovanili Boccaccio affianca allo stu- dio della lingua e dell ica (soprattutto Tatina, ma nella maturità si cimenterà anche con il greco) degli esercizi di composizione poetica. A Napoli, Boccaccio familiarizza con la lette e con i poeti italiani. Da allora, l'impegno letterario, in volgare e in latino, si accompagnerà sempre all'impegno nello studio, vale a dire che Boccaccio sarà sem i i istorie si erudito (conviene tenerlo presente, per evitare di farsi un'immagine troppo disim- pegnata e “leggera” dell’autore del Decameron). I temi e i generi A che cosa serve la letteratura? Nella sua opera, Boccaccio mette in pratica il con- siglio del poeta latino Orazio (65 a.C.-8 a.C.) il quale aveva sostenuto che «il fine dei A giovare o di gilettare, e di dire a un tempo cgsg piacevoli e utilialla vita», poiché «raggiunge l'approvazione di tutti chi saprà unire l’utile al dilettevole, di- vertendo e istruendo al tempo stesso'il lettore». Questa concezione viene esposta ne s Proemio del Decameron, dove Boccaccio spiega che i suoi lettori « ] e utile consiglio potranno pigliare, in quanto potranno cognoscere quello che sia da fuggire e che sia similmente da seguitare». Diletto e utile consiglio: la letteratura | serve a dare piacere, ma non è buona letteratura quella che non insegna qualcosa. ‘dell0pe re giovaniîy l'amore-passione Omnia vincit amor (“l’amore | su tutto”) aveva scritto Virgilio. Questa sentenza può essere considerata il ere giovanili di Boccaccio: Isa ilostratoe il Eilocolo) ospettiva morale e religiosa, cioè a sublimarsi in amore per Dio (in mmedia, in Petrarca nel Canzoniere e nei Trionfi), l'amore narrato È x A - e e O ”] mpre terreno, anche quando è fonte di perfezione € di elevazione ANA uma Nasce a Certaldo 10 iovanni Boccacci Gi e i Roberto d'Angiò diventa re di Napoli. La sede papale Viene spostata f ad Avignone LImPeratOre Arrigo yj | suo tempo ©, da borghese, Pattecip), tterario de meriti intellettuali. Lui stesso lo { i v dai ri : si Sia nel 1363, una delle sue poche in Volga iti let centro del mondo politico vr quel mondo soprattutto Hera con un certo orgoglio, in lt 2): inan istole XIII, 2): cre. re e non in latino (Episi n mei; e: on10 vivuto?, ca li ir ni ” i, ico!, i i ali ; E ( @iSe tu nolisat ami» in nobili giovani meco foitare sî vergogni È vii] nutricato?, a Napoli ed ine CP rsa mia né di me vi TETBOgNAVANI: quantunque nobili, d’entrare ii on di bestia, ed assai dilicatamen,, ine di en ine d'uomo ere Vena na fe viviamo; vedevano ancora la casa e la mMasserizigi si ) i fiore vivere, sì come not fi pi . È i Vin ; do la misura della possibilità mia, Di ap oro ol a (i i) meco nella vecchiezza cresciuti, in degi 7 questi, e ; 5. d’entrare ... vergognavano: non si Vergogna. t.ami vano di... 2. vivuto: vissuto. juto” 6. masserizia: le suppellettili, gli arredi che i di i “cresciuto”. e si 3. nutricato: nutrito, nel senso di “cre: TRE ienti: vevano la mia x È i, 4. meco ... convenienti: che a 7. in... venuti: sono diventati importanti, stessa eta. i tratta di Francesco Nelli. Negli anni napoletani, Boccaccio conobbe probabilmente la donna che designò con il nome di Fiammetta, e che mise al centro di quasi tutte le sue opere giovanil, introducendola come personaggio nel'Filocolo, nella Comedìa delle ninfe fiorentine, nell’Amorosa visione e, soprattutto, nella lettera-confessione che è l’Elegia di ma- donna Fiammetta. Dietro al nome di Fiammetta si cela forse Maria dei conti d’Aquino, sposa di un gentiluomo di corte e, secondo una le enda alimentata dallo stesso Boccaccio, fi- ia naturale del re Roberto d'Angiò. Ma potrebbe anche non trattarsi di una dor santo del 1331, nella chiesa di San Lorenzo a Napoli). Se le opere giovanili sono segnate da una fortissima attrazione per la civiltà aristo | » anche la conoscenza diretta del mondo dei mercanti si rivelerà + DM RG | Caccia di Diana. Crisi della Compagnia è nominato dei Bardi lappresentante della OTT Compagnia dei Bardi toria a Napoli. a Firenze Giovanni, Quattordicenne, | Segue il padre dellenin a Napoli fiorenti 0 a Firenze rossi Comedi A Firenze UGUCHA Napoletano Muore Dante, esule a Rave 3 Dna Scoppia la Guerra dei Cent'anni Muore a Buonconvento , Vicino a Sian= igiano. I Suoi Scrityj iovanili è un_poe liano storie già diffugg ccio delle opere n traducono in itali e €; in partico, Il Bocca spesso le corti europee e, in par LCOlara Il pubblico Ilora di moda nell = tine e del Decame, s sv francese che andava ui delle opere fioren G fra! ui Ja letteratura porn LETO i rdinario successo 0) in quella angioina di Napoli. Fo di novelle «BRE o staorari a AME NE ALESE ie di quel uu TED di rivoli e nella Vita nova Dant a esempio nel TOR volgare dani e orata, e quasi mai conoscey VAEPE LO SE: oi ccio siano scritte darvarone che all’epoca erano in ei opere di Bocca! Tun sl ile che Te La re che le donne ra - il latino. È però eni è più ragionevole ce volgari ST pubblico esclusivamente Tn pubblico che si avvicina 0 9 i un certo tipi sentino per lui un per il puro piacere che trova nella È, ‘ano te e Petrarca Boccaccio fu un grande Scrittore, m) Lo studioso. eredità; igente. Più di qualsiasi suo contemporaneo, cOmpres» anche un lettore mo Tan: di Dante e di Petrarca: e non si limitò a questo ma — come f, èbi la gi dezza ti ‘arebb, - = trascrisse e commentò le loro opere e ne stese la Diogra Rao SE I tre conoscenze su Dante e Petrarca sarebbero molto più fia. Senza di lui, le Do esempio, non sapremmo che Beatrice — @ donna amala _limitate: per fare iS a alla famiglia dei Portinari. Ma il ruolo di Boccaccio è stato di Se ni anni Cinquanta e Sessanta del Trecento copiò infatti più Sole opere dì Dante e Petrarca e contribuì a fissare un E è in gran parte valido ancora oggi. Il caso più interessante è que 1 Lavalcanti (un autore a lui partico armente caro, come testimonia Ta nove] da del Decameron che lo vede Protagonista; » T14). Si tratta quindi di un'antologia ac- CoMmpagnata da una Tiflessione sto: rica è critica, proprio come quella che state ST? ando. Boccaccio Don si limita infatti a riunire i testi'che in base al suo giudizio i dica ai Tettori del futuro Quali sono le opere più importanti della letteratura italiana. 3 Le opere minori, # tra ° è Napoli e Firenze ci e Nelle sere della giovinezza, che traggono ispirazione SIG stologia e dalla storia antica, sj individuare alcuni nti: il contrasto tra castità eg ia > Sl Possono individua Ila splen ì otismo, gli amori impossibili e tragici» a di) li n =2 VIIAVA Nei suoi anni napoletani Boccaccio scrive to, un poema in ottave suddiviso in nove c; Storia della distruzione di Troia di Guido di inzo di Troia di Benoît de Sainte-Mau anche il Filostra- anti, ispirato alla [lelle Colonne, 0 al Nana h , i In tn poema In ottave ogni strofa comprende ndecasillabi, sei dei Quali a rima alternata (ABABAB), ra l'amore disperato e tragico di Troilo, fi Troia, per la prigioniera greca Criseida, che all ; Alcun di Gi i d) o un i n tro amante, mentre Troilo Viene Sane Piace vi n o Ne. chill IQRVR E prattu cetra italiana. Di origini inceri a fortuna già nei cantari popol tto nel Cinquecento, mentre gli ultimi i i re gli ultimi due sono a rima baciata (CC). Eccone un re. Boccaccio nar- i i ar- esempio (è la prima ottava del Filostrato, vv. 1-8): glio di Priamo re di ucciso in battaglia da ne' lor principii! pietosi invocare, altri d'Apollo chiamano? il valore; io di Parnaso le Muse pregare solea ne' miei bisogni, ma Amore novellamente m'ha fatto mutare il mio costume antico e usitato, po' fui di te, madonna, innamorato, c OEDPAO5PAHDD te, esso ebbe straordina- lari del Trecento e poi so- quando divenne il metro dei tutto itbrincinia neaco È 4 ù i di alto CASO EROE sli principii: inizi, cioè gli esordi delle opere poetiche. 2. chiamano: nel senso di “invocare”. conto lungo in prosa, tore collauda lo stile Il Filocolo è un roma il Filocolo, importante soprattutto perché è qui che lo scrit- Narrativo che alcuni anni più tardi adopererà nel Decameron. nzo in prosa-ispirato alla vicenda dei due giovani innamorati Florio e Biancofiore, già narrata in francese alla fine del XII secolo e poi ripresa in varie lingue. Benché non'Sia ambientata nel mondo classico, la vicenda del roman- zo si colloca in un’età molto antica. Si tratta della storia di un amore contrastato, che ha però un lieto fine. I protagonisti sono il figlio di un re pagano, Florio, e la figlia di due romani cristiani, Biancofiore, educati insieme fin da piccoli e insieme destinati ad'affrontare molte avventure. Alla fine, Florio si converte al cristianesi- mo e l’amore trionfa. Il magistero di Dante Forse Boccaccio legge Dante già a Napoli; quel che è certo è che quando,si stabilisce a Firenze, nei primi anni Quaranta del Trecento, le opere di Dante diventano i suoi modelli, e Dante il suo maestro. L'influenza dantesca è particolarmente evidente in due delle opere che Boccaccio scrive nel corso degli anni Quaranta: ® la Comedìa delle ninfe fiorentine (nota anche solo come Comedìa), scritta tra il 1341 e il 1342, è un prosimetro, cioè un’opera composta di versi e prosa come la Vita nova di Dante; è ambientata sui colli fiorentini e narra l’incontro tra il pastore Ameto e alcune ninfe devote a Venere; e l’Amorosa visione (1342-1343) è un poema in terzine. (il metro della Commedia di Dante) nel quale il poeta, rispettando uno schema già presente nel Roman de la Rose, e che Dante aveva rielaborato in maniera originale, racconta un sogno alle- gorico: una nobile donna lo conduce in un castello nel quale sono dipinti i trionfi della Sapienza, della Gloria, dell’Avarizia, dell’Amore e della Fortuna. i Î i iù i i iva di questo anzo psicologico Ma l’opera più importante e innovativa di ques eo 3 i te l’Elegia di madonna Fiammetta (1343-1344). Il racconto, chiaramente autobiografico, ha Ia forma di una Jettera sciita a tutte le HFros Percorso 8 Giovanni Boccaccio A donne innamorate fa Fiammetta, ina fanciu. fa napoletana abbandonata dall amante Panfi. lo partito per Firenze. Boccaccio dimostra qui ga dei i un'attenzione non diver sa da quella che ispirerà di hi ‘a POCO alcune delle pagine del Decameron. L'impressione di modernità che viene da questo racconto, aff; dato eccezionalmente alla voce di una donna che descrive i propri stati d'animo, va tutta. Via corretta osservando che Boccaccio riprep. de un preciso mi io. La struttura dell’Elegia è infatti la stessa di un’opera che ebbe grande fortuna nel Medioevo, le Eroidi di Ovidio, nella quale alcune eroine del mito, da Arianna a Didone, raccontano le proprie sven. ture in forma di lettera. Come capita spesso, Boccaccio contamina ricordi personali (è ov. viamente lui il Panfilo che abbandona Fiammetta a Napoli) con motivi presi dalla ne, letteratura latina. ento d nl Le origini di Firenze Infine, nel Ninfale fiesolano (1344-1346), Boccaccio usa nuova- del De mente l'ottava per narrare la storia del pastore Africo, innamorato della ninfa Mensola, Tousclaris, alla quale la dea Diana ha imposto la castità. Africo riesce a possedere la ninfa con Fina delle, — l'inganno, ma, poiché essa continua a rifiutarlo, decide-di suicidarsi. Il bambino che E oe Mensola darà alla luce si chiamerà Pruneo e diventerà siniscalco del re Atlante, mitico narrata nell'opera . fondatore di Fiesole, le cui origini erano ritenute strettamente legate a quelle di Firenze. di Boccaccio. | Si parla per questo di un poema “eziologico”: Boccaccio racconta infatti un mito attra- pa e poi verso il quale cerca di spiegare l’origine ignota di alcuni dati o fatti reali (mito eziologico: dal greco antico aitàa, “causa”), in questo caso i nomi dei torrenti Mensola e Africo, che scorrono nei pressi di Firenze, Casta a latino Le Rime Parallelamente alle 6pere maggiori, Boccaccio Scrisse fin dalla giovinez- za varie poesie in volgare. Ne sono rimaste parecchie decine, nelle quali il poeta adopera quasi tutte le/forme, i generi e gli stili della poesia lirica del Duecento £ del Trecento: si va da sonetti che imitano gli stilnovisti maggiori (soprattutto a 1 4 Le opere latine e della maturità dpi Un sapere enciclopedì ; pedico Boccaccio Scrisse ; ri E A i molte o Ja m98 8107 parte delle sue lettere; in latino scrive RR irztino Ne A probabilmente che si tratta di un otto» (cognomen in latino signific. egli un cavalli: ‘cio era un Vora ‘a “soprannome” ere della corte ). Fedele compagno di Lancillotto, di re Artù, e lo aiutò a conquistare i è probabile che ; manzi francesi e conosceva la storia canto V dell’Inferro Pala caso lo spunto sia venuto da Dante. Nel ce lettore di ro; S ancesta era nato al , T23], Dante spiega che il tragico amore tra Paolo che Dante fa pro i ja di illotto e Ginevra; ed è qui libro € chio Scrisse», in alla sua eroina un verso diventato celebre: «Galeotto fu.il Tuolo chéi » Intendendo che il libro aveva avuto tra i di ti lo sti e il vero Galeotti lue amanti lo stesso Rotonda. Assegnando al Dean sr tra_i protagonisti dei romanzi della Tavola CI i Galeotto, Boccaccio vuole dire [_ ; = ibro scritto per favorire Va tra li 1 ragazzi della brigata ” 2 imore tra le ragazze e IRE RR I ped eg “reggimi nti FER ER e ni ss “\Re/Regina Argomento I Pampinea. » Tema libero I Filomena » Storie a lieto fine I Neifile » Su chi con industria/ingegno conquista o ritrova quello che desidera IV Filostrato —» Amoriinfelici ; i Vv Fiammetta » Amori infelici che finiscono bene ‘ Elissa » Storie in cui un “motto” o una risposta pronta salvano i protagonisti ® Dioneo » Beffe delle donne:nei confronti degli uomini Lauretta » Beffe di tutti nei confronti di tutti | Emilia » Tema libero | Panfilo » Su chi agisce nobilmente in amore o in altri casi della vita * Con “reggimenti” si intendono i nomi dei “re” e delle “regine” di ciascuna giornata. La composizione e l'autografo Boccaccio scrive il suo capolavoro dopo il 1348, l’anno in 1 cui sono ambientate le vicende narrate nella cornice. Nel 1860 il libro era certamente pubblicato; cioè divulgato in forma manoscritta, ma è probabile che fosse concluso già verso il 1353 e che Boccaccio avesse scritto alcune novelle prima di definire la struttura complessiva. Si sa inoltre che una parte di esse era già stata diffusa prima che Boccaccio portasse a conclusione l’opera: nell’introduzione alla quarta giornata Boccaccio replica, infatti, alle critiche di alcuni lettori. In ogni caso, lo scrittore continuò a lavorare al Deca- meron fino agli ultimi anni della sua vita: solo attorno al 1370 copiò l'ultima versione dell’opera [> Come è fatta la letteratura — Boccaccio copista]. La realtà e la finzione La narrativa medievale racconta per lo più storie inverosimi- li. I romanzi della Tavola rotonda, le avventure di Tristano e Isotta, il sogno allegorico — “el Roman de la Rose, il viaggio ultraterreno di Dante, i Trionfi di Petrarca e i vari romanzi e poemi dello stesso Boccaccio del periodo napoletano o di quello fiorentino ‘narrano storie fantastiche, benché in esse siano presenti anche elementi realistici e benché, in alcuni casi, esse siano ‘ambientate in scenari costruiti secondo i criteri del verosimile. I personaggi le storie e le ambientazioni delle novelle del Decameron, trapne qualche eccezione {> T10], sono invece quasi sempre estremamente realistici. Percorso 8 Giovanni Boccaccio La novella di Chichibio elagruinuna miniatura del XIV secolo. N siamo ovviamente sapere se si trattasse di storie vere (e anzi nella ma Op on pos: rte dei casi sono di certo inventate), ma in ogni caso potrebbero essere vere. In a afferma di aver trascritto solo storie che ha letto o ascoltato, ed da nOltre inche su questo principio che si fonda il “realismo” del Decameron. Boccaccio ha un Tuolo e VI To] f La lingua del Decameron La lingua del Decameron di Boccaccio è difficile. Leggiamone un brano, e cerchiamo di capire in cosa consiste questa difficoltà (Introduzione alla IV giornata): Carissime donne, sì per le parole de’ savi uo- ‘mini udite e sì per le cose da me molte volte e vedute e lette, estimava io che lo ‘mpetuo- so vento e ardente della ‘nvidia non dovesse percuotere se non lalte torri o le più levate cime degli alberi: ma io mi truovo della mia estimazione ingannato. Per ciò che fuggendo io e sempre essendomi di fuggire ingegnato il fiero impeto di questo rabbioso spirito, non so- lamente pe' piani ma ancora per le profondis- sime valli mi sono ingegnato d'andare; il che assai manifesto può apparire a chi le presenti novellette riguarda, le quali non solamente in fiorentin volgare e in prosa scritte per me sono € senza titolo, ma ancora in istilo umilissimo e rimesso quanto il più si possono. LINK @? LINGUA Carissime donne, io ritenevo (estimava io), sia per le parole che ho ascoltato dai saggi sia per ciò che ho molte volte visto e letto, che il vento impetuoso aci fa dovesse abbattersi solo sul- torri o sulle cime svettanti degli alberi: ma pro di essermi. ingannato nel Valutare, Per ‘questa or l'intento di fuggire e di sfuggire alla for- U Questo spirito pieno di rabbia dia), ho cercato (mi sono ingegnato) di tenermi in pianura e nelle valli più basse; la qualcosa sembrerà chiarissima (manifesto può apparire) a chi legge queste novelle, che ho scritto — senza dar loro un titolo — non solo in volgare fiorentino e in prosa, ma pure nello stile più umile e dimesso possibile Le principali Nei due periodi citati, si osservi- no per esempio la seconda frase principale («mi sono ingegnato», evidenziata nel testo) collo- cata dopo le due subordinate implicite coor- dinate («fuggendo io» e «sempre essendomi + ingegnato»), e il verbo della prima principale («estimava io») collocato alla fine, dopo i due complementi coordinati (« per le parole» e «per le cose»), ciascuno dei quali è seguito da una subordinata implicita («udite» e «da me molte volte e vedute e lette »). Le subordinate Le subordinate implicite, cioè con un tempo di modo non finito (gerundio: «fuggendo», «essendomi ingegnato»; partici- pio passato: «udite», «vedute e lette»), sono uno degli elementi più Caratteristici della prosa di Boccaccio, che le Usa soprattutto anteponen- dole al verbo della frase reggente. In generale, occorre osservare che il periodo è basato su una solida struttura ipotattica (o subordinante), che cioè lega gli elementi tra loro in un sistema di importantissimi O nella stori po Il Deca ‘oria della letteratura (non solo italiana) proprio perché solo ‘are storie che si mei 7 — HicndhE ton diventa Possibile raccont; EVO] otalmente inventate). . n scritte e ri eee (Ealistiche (anche se ti Temi e storie Non è " possibile i i 8 ovelle. Si possono È descrivere compiutamente il contenuto delle cento erò indicare alcun: 78» Lisabetta da n. 1 ” i temi principali: |’ a Messina muore per gno, la beffa. Ci sono innanzitutto legtoried Li P: l’amore, la fortuna, Vinge amore amori felici e infelici [» T8,T9]. Ci song - ore, elle quali Boccaccio racconta »Amareo ._——to soprattutto a mostrare ° poi ifacconti “morali”nei quali è interessa- mangiare: Il dilemma di Federigo 12» Il fornaio Cisti del libro: la novella di tra di » T16]; ma è ; mea Fare {» T16]; ma è questo anche il tema } attraver: ja pi 7 qs O eu so una storia piacevole e divertente, i vizi o le virtù ersonaggi (esemplari di = I iiimelivtima iplari di queste due opposte modalità sono rispettivamente ser Ciappelletto [b T6] e quella di Griselda ovella di Nastagio degli Onesti [> T10]). Ci della i ile novella di An- a a ersonaggio, un po” 0 e Ino per astuzia, Tesca a scampare a una situazione particolarmente difficile; in quella © uido Cavalcanti [> T14] la narrazione vi isolta dall’ingegno del per- sonaggio principale. Infine, ci sono le molte govelle di beffà) nelle quali, come nei racconti di Calandrino [> T15], la macchina narrativa provoca il riso essenzialmente grazie all’involontaria comicità del protagonista. — sono poi i temi importantissimi d dreuccio da Peru concatenazione logica, assegnando a ognuno una funzione diversa. Nella struttura subordi- nante assumono grande importanza i nessi con- nettivi («Per ciò che» nel brano citato, ma anche «con ciò sia cosa che», «come che», «nel men- tre che» ecc.): i nessi connettivi e le subordinate implicite saranno molto imitate dagli autori che, soprattutto nel Cinquecento, subiranno il fasci- no del modello linguistico trecentesco. caratteristica della prosa di Boccaccio è l'ordine “artificiale”, delle parole nella frase. Abbiamo già notato lo spostamento del verbo alla fine del- frase, sia reggente («per le parole .. estimava .)sîa subordinata: «le cose da me molte vol ute e lette», non “le cose viste e lette da le sarebbe più naturale in italiano; «a esenti novellette riguarda», non “a chi queste novelle”; «le quali ... in fiorentin in prosa scritte per Me sono”, non le ino scritte da me in volgare fiorentino È Anche la posizione dei due aggettivi in «lo ‘mpetuoso vento © ardente» ‘naturale: oggi diremmo piuttosto tuoso e ardente”, tenendo unita altro che adottare alcuni*tratti tipici del latino (il verbo in fondo alla frase) e alcune figure della tradizione retorica ereditata dal mondo classi- co: in questo caso l’iperbato, cioè la separazione di un gruppo unitario di parole, qui «impetuoso e ardente», per interposizione di un altro ele- mento, qui «vento». Un modello da seguire Resta da dire che la lingua letteraria del Trecento ha avuto un ruolo fondamentale nella storia della lingua italiana: le opere dei suoi tre autori massimi, Dante, Petrarca e Boccaccio, furono subito riconosciute come ec- cellenti, sia per quello che dicevano sia per come o dicevano; di conseguenza la loro lingua e il loro stile furono adottati come modello per la scrittu- ra. Già verso la fine del XIV secolo il toscano — e il fiorentino in particolare — raggiunse un tale pre- stigio letterario da indurre gli autori non toscani, che quindi parlavano varietà linguistiche diverse, a cercare di imitarlo. In modi che vedremo in se- guito, è proprio sul toscano del Trecento che fu stabilita la norma dell'italiano, în un lungo pro- cesso di normalizzazione prima (nel Cinquecen- to-Seicento) e di diffusione poi (a partire dall'uni- tà d'Italia, nel1861); di fatto,una.sola.tra le diverse varietà linguistiche della penisola si impose sulle IO Metro: trentatré segmenti; di lunghezza 1. Altissimu: altissimo; la desinenza in-u “i come quelle prodotte in Gesù dai} i Christus (“un altro Cristo”). Morji 0 vicino ad Assisi, a 44 anni. DI u È i Te, lo creature: Il Gant fo attraverso le sue opere ti in volgare attribuiti a Francesco, è certamente il testo noto come Cari i tes d è : a Do Cantico di frate Sole). Si tratta di una preghiera nella quale Dio viene loda le sue opere: Francesco constata cioè la bellezza del creato, e da questa belle le su ao i a pen in cose ed esperienze diverse (il Sole, la Luna, le stelle, l'acqua, ma anche la moi sini o o duce la magnificenza del Creatore. Ù rome “Cantico” è stato. attribuito al testo nel corso dei secoli, ma non è detto che risali n “Cantico GAS - all'autore. È comunque un nome che ha una doppia giustificazione, tematica e formale Daun.lato; il testo di Francesco s'ispira al Cantico dei tre fanciulli nella fornace, che si leg nel libro biblico di DanieleZHtall'altro, il testo di Francesco — come altri “cantici” biblici (p esempio il Cantico dei Cantici) — sta a metà tra la prosa e la poesia, vale a dire che, sen; avere una struttura metrica riconoscibile che lo identifichi chiaramente come “poesia” l =D resenta al suo interno alcuni tratti formali (assonanze, consonanze, simmetrie, paralle- p: - ) La: Solanz ni50Ma pate lismi) che si trovano invece, di solito, all'interno di testi poetici e non in prosa. Insom dobbiamo immaginare che un componimento come questo venisse letto ad alta voce salmodiato, cantato, anche con l’accompagnamento di strumenti musicali. {lpiù celebre! co delle creature Altissimu, onnipotente, bon Signore, È tue so’le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo, se konfano, et nullu omo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole; lo qual'è iorno; et allumini noi eo lui. —_— 5« cum: è la proposizione latina con, e può Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: .. significare, appunto, “con, insieme a”, op- issi significatione. recisi Cote de te; Altiss too? oe E 1 feta 6. messor: messere; cioè “mio sire”, secon- Eaudato:si’, mi-Signore, per sora luna e le stelle: dola fonetica dei dialetti umbri. ì »-in-celu-l’ài formate clarite et‘pretiose et belle. è 7. lo qual'è ... lui: che è luce del giorno, Is 3 e tu illumini noi attraverso di lui (con un | anacoluto, perché il verbo è è retto da lo qual, mentre allumini è retto da tu sottii diseguale, con molte assonanze (1-2 Signo- — (quie in nullualv. 4 e in bellu alv.8) è un rno: giorno (con i semivocale, tut- re: benedictione), consonanze (32-33 ren- tratto caratterizzante del dialetto umbro to tipico dei dialetti meridionali). gratiate : umilitate) e un paio di rime (10-11 2. tue so”: spettano a Te. 8. radiante: raggiante; splendente. stelle : belle, 12-14 vento : sustentamento). 3. se konfano: si confanno; si addicono. Si tratta, più che di poesia, di una prosa 4. nullu ... mentovare: nessuno è degno ritmica Hestinata a essere musicata e:sal--..di menzionare il tuo ifome; ène: è; con Sole si deducono; cioè, lo splendore e modiata (così com'era normale fare con gli epitesi (cioè “aggiunta”). sillabica, tipica. magnificenza di Dio. inni latinî). 9. porta significatione: simboleggia; pare “la di te. Dallo splendore e dal calore di dei dialetti umbri. 11. clarite: splendenti. è io nucleo aci esco ri scritti esco eratura cana RN i 3 ta - i ti del Duecento, un es i mi i Vent dl yecento Un testo che, benché ab- be i posto di assolute niet efinirsi “poetica”, merita di occupare Una Poesia cristian acri e ] 3 a È difficile immaginare Oggi quanto a preghiera fossero importanti i testi = er gli uomini lai Maggioranza, erano mini e le donne d 9 Atti i i i . Molti di loro, la larga Tutti, però, a letteratura né con la musica. tavano le ; " Tutti partecipavano alle feste religiose. Tutti ascol- Prediche, che erano tenute in volgare (mentre la messa era in latino). Tutti partecipav. imi i ig dl Ip ano a battesimi, matrimoni, funerali. Perciò, le occasioni Tegate alla fede no quelle in cui le persone n ormali potevano accedere a una forma d’espressione non puramente comunicativa m, x 2 a artistica, a testi pensati per una fruizione, per così dire, disinteressata. La musica i EE INUSIC sé - : I era quella sacra, la Rittura raffigurava soggetti religiosi, intellettuali con i quali si entrava più spesso in contatto erano preti e frati: da loro, Soprattutto, si imparava la propria visione del mondo. Non è sorprendente, allora, che buona parte della poesia medievale sia poesia religiosa, e che anche molte delle prime poesie in volgare siano preghiere, o testi ispirati alla Bibbia o alle vite dei santi. 0) Francesco d’Assisi e il francescanesimo Un uomo diventato presto leggenda Quando parliamo di Francesco d’Assisi non parliamo in prima istanza di uno scrittore, ma lele pot ia i bellansiciimadellemssitara e della spiritualitàmaecidentale (oltre che, dal 1939, de santo patrono d’Italiay. E parlarne è difficile perché nel suo caso, più che nel caso di qualsiasi altro uomo del Medioevo, dati storici ed elementi leggendari s’intrecciano in maniera spesso inestricabile, e formano - al di là dell'immagine un po oleografi- ca del “poverello” - un ritratto complesso, che si presta a interpretazioni disparate. Un nuovo ordine religioso Francesco nacque ad Assisi nel 1181 0 nel 1182 in una famiglia di mercanti. Tra SiOvinezzazgolata, ed è probabile che sarebbe diventato un mercante come il padre, 0 un soldato, se, attorno ai venticinque & (forse nel 1206) non avesse, deciso di prendere invece ld'Strada della rel ione. Non entrò in seminario, non diventò sacerdote, ma si sposo nni ezze redicare Di è rima nelle str ell’U. poi, nel corso degli anni Dieci uecento, in altre regioni d’Ital ia, n ‘almazia e addirittura in rica settentrionale e in Terra Santa, tra i musulmani. Attorno a lui, attratti dalla sua fama di santità, si Tadunarono prima pochi, poi moltissimi seguaci (si pensa che nel 1220 i “francescani”, che non erano ancora un ordine religioso, fossero più di un migliaio). Per ox ranizzare questo gruppo di laici, Francesco scrisse una {prima ( i che la comunità doveva osservare, ion ille i. che venne appro aa, dana pasena i 1° 1210; quindi i ‘a, nota come Regola Bollata (cioè “sigillata”), che venne confermata da papa Onorio III nel 1223 (da qui in poi si può parlare di un vero Percorso 2 La poesia italiana delle origini — si i e malattie Francesco passò = $- —ù QMS AI Tati che si prendeva p + tramandata dai biografi, rice en cano). fe ine franee5" vo, INS È " jo ordine 2" igpar la 1eg8 uelle prodotte in Gesù daj roprio 0" muri - condo 12- i, come g a Sa ce I e sui di Christus (“un altro Cristo”), Jutl o ai (AE 4 Tar, Poco. Lo è le ferite Za acrarono see vicino ad Assisi, a 44 anni. © | So E CETO ero della Porziunend. ji del vi di 1226 nel ottobre ‘assisi Francesco hs ico delle creature: Ga i LI attraverso le sue opere O i testi in volgare attribuiti a Francesco, è certamente il.testo noto come il più celebre, trai n di frate Sole). Si tratta di una preghiera nella quale Dio viene lo code Pe, Francesco constata cioè la bellezza del creato, e da questa belle si n in cose ed esperienze diverse (il Sole, la Luna, le stelle, l'acqua, ma anche lam - deduce la magnificenza del Creatore, ll nome “Cantico? è stato attribuito al testo nel corso dei secoli, ma non è detto che risal all'autore. ice nor ce 4) Daunlato,iltesto di Francesco s'ispira al Cantico dei tre ‘fanciulli nella fornace, che si nel.libro biblico di Danieleg}all'altro, il testo di Francesco — come altri “cantici” biblici ‘esempio il Cantico del Caritici) = sta a metà tra la pros e la poesia, vale a dire che, se avere Una struttura metrica riconoscibile che lo identifichi chiaramente come “po presenta al suo interno alcuni tratti formali (assonanze, consonanze, simmetrie, e lismi) che si trovano invece, di solito, all'interno di testi poetici e non in prosa. Insommi dobbiamo immaginare che un componimento come questo venisse letto ad alta voce salmodiato, cantato, anche con l'accompagnamento di strumenti musicali. Altissimu, onnipotente, bon Signore, x tue sole laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo, se konfano; et nullu omo ène dignu te mentovare. 5. Laudato sie, mi” Signore; cum tucte le tue creature, Spetialmente messor lo frate sole, lo qual'è iorno; et allumini: noi per lui. —_— 8:eum: è la proposizione latina con, e pu Et ellu è bellu e radiante curti grande splendore: ... significare, appunto, “con, insieme 2° op S5E + + ure “così come”. si Di [ de te, Altissimo, Dona significatione. 6 mmessor: messere; cioè “mio sire”, se to Laudato sì; »Signore, per sora luna e le stelle: do la fonetica dei dialetti umbri. -in-celu l’ài-formate clarite et‘pretiose et belle. è -7. lo qual'è ... lui: che è luce del gio BO SMD e tu illumini noi attraverso di lui (con 1 anacoluto, hé il Metro: trentatré segmenti di lunghezza 1. Altissimur altissimo; la desinenza in -u qual, mentre allumini è retto da tu so diseguale, con molte assonanze (1-2 Signo- — (quie in nullualv. 4 e in bellualv.8) è un teso); iorno: giorno (con i semivocal re : benedictione), consonanze (32-33 ren- tratto caratterizzante del dialetto umbro to tipico dei dial gratiate : umilitate) eun paio dirime (10-11 2. tue so”: spettanoa te, Sa 8. radian stelle è belle, 1214 ST i. si confanno; si addicono. 9. portasi; Si tratta, più dl e di poesia, di una prosa 1 è degno — la di ritmica %estinata a essere musicata e sal---. di I modiata (così com'era normale fare con gli inni latini). |