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Paniere 2024 Aperte PSICOLOGIA CLINICA SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 27004) Docent, Panieri di Psicologia Dinamica

Paniere 2024 Aperte PSICOLOGIA CLINICA SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 27004) Docente Manzoni Gian Mauro Risposte APERTE Ecampus

Tipologia: Panieri

2023/2024

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Scarica Paniere 2024 Aperte PSICOLOGIA CLINICA SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 27004) Docent e più Panieri in PDF di Psicologia Dinamica solo su Docsity! Quali sono le attività professionali caratteristiche dello Psicologo Clinico? a) Diagnosi delle caratteristiche di personalità e assessment delle caratteristiche personali, delle risorse psicosociali, dei bisogni e delle aspettative nelle diverse fasi d’età, mediante strumenti quantitativi (inventari, test) e qualitativi (osservazione diretta in situazione, colloqui clinici, intervista narrativa, focus group, ecc.). b) Scelta o costruzione, adattamento e standardizzazione, somministrazione e interpretazione di strumenti di indagine psicologica funzionali alla sintesi psicodiagnostica (test, inventari e questionari su abilità cognitive, interessi, motivazioni, personalità, atteggiamenti, interazioni di gruppo e sociali, sindromi patologiche, idoneità psicologica a specifici compiti e condizioni, ecc c) Assessment del grado di adattamento di un individuo al gruppo o alle comunità di cui fa parte, analisi delle eventuali dinamiche conflittuali interpersonali (di coppia, genitoriali, ecc.) e consulenza per la negoziazione e mediazione di tali conflitti. d) Assessment delle caratteristiche genitoriali per l’idoneità all’adozione e affidamento. e) Assessment del grado di imputabilità/responsabilità individuale (interdizioni, inabilitazioni, incapacità testamentaria, f) Assessment delle situazione di maltrattamento e abuso dei minori e proposte di intervento g) Valutazione dell'entità dell'handicap e delle capacità residue dal punto di vista neuropsicologico, psicologico e psicosociale. h) Realizzazione di piani di trattamento calibrati sulla domanda dell’utente (frequenza, intensità durata), monitoraggio della loro attuazione ed eventuale correzione o integrazione. i) Interventi di psicoterapia, di riabilitazione comportamentale, di rieducazione funzionale e integrazione sociale volti a ripristinare il benessere bio psico- sociale dell'individuo nelle diverse fasi del suo ciclo di vita (bambini, adolescenti, adulti, anziani), anche nel contesto della famiglia, dei gruppi sociali e delle comunità. j) Progettazione e realizzazione di interventi diretti a sostenere la relazione genitorefiglio, a ridurre il carico familiare, a sviluppare reti di sostegno e di aiuto con particolare riguardo alle differenti situazioni di disabilità e disagio. k) Counseling individuale e di gruppo relativo a problemi emozionali, di progettazione di obiettivi e piani di azione, di decisione su alternative scolastico- professionali, di gestione di difficoltà relazionali con i familiari, di comportamenti a rischio e di uso di sostanze psicoattive, ecc. l) Interventi di sostegno e counseling per minori che hanno vissuto esperienze traumatiche per facilitare una rapida ripresa delle routines e abitudini quotidiane (scuola, gioco e tempo libero, ecc.). m)Counseling individuale e di gruppo per facilitare la gestione efficace di situazioni stressanti, per prevenire effetti avversi a lungo termine e per un migliore adattamento e qualità di vita. n) Counseling individuale e di gruppo per la correzione di condotte insalubri e per accrescere la compliance ai trattamenti terapeutici, soprattutto in presenza di malattie croniche. o) Counseling e sostegno psicologico ai pazienti ospedalizzati, ai loro famigliari ed agli operatori di tali strutture, con specifico riguardo ai percorsi diagnostico-terapeutici per pazienti in particolari condizioni critiche acute e croniche. p) Attività di empowerment degli utenti portatori di peculiari situazioni di fragilità, vulnerabilità o cronicità e per una migliore autogestione post-ricovero ospedaliero. q) Valutazione dell’efficacia e dell’appropriatezza dei metodi adottati negli interventi psicoterapeutici e di riabilitazione. r) Progettazione, realizzazione e valutazione di interventi individuali e di gruppo per la riabilitazione psicosociale e di abilità cognitive e motorie (in bambini, adolescenti, adulti, anziani) e per l’inserimento della persona disabile nell'ambiente sociale e lavorativo. s) Progettazione, realizzazione e valutazione di interventi sulla tossicodipendenza, alcoldipendenza ed altre forme di dipendenza (gioco d’azzardo, sesso, lavoro, ecc.), nonché interventi di potenziamento della rete sociale di sostegno (partner, genitori, figli, ecc.) t) Progettazione, realizzazione e valutazione di strumenti, interventi e programmi per la prevenzione e promozione della salute, per la modifica dei comportamenti a rischio, con specifico riguardo ai contesti educativi, familiari, di comunità residenziali, associativi e lavorativi. u) Pianificazione, conduzione o supervisione di ricerche cliniche nei vari ambiti di intervento e per differenti tipi di pazienti (bambini, adolescenti, adulti, anziani) e di programmi di ricerca-azione nell’ambito della comunità. v) Consulenza nella progettazione di strutture per disabili e per l'accessibilità ai disabili di tutte le strutture di uso comune. w) Supervisione individuale e di gruppo rivolti ai vari operatori della salute per potenziare le competenze comunicative e il funzionamento delle équipe anche nella prospettiva di prevenire il burn-out. y) Attività di sperimentazione e didattica nell'ambito delle specifiche competenze caratterizzanti il settore e ai sensi della L.56/1989. z) Formazione degli operatori socio-sanitari su emergenze nell’area medico-chirurgica ad elevata complessità, appropriatezza nella personalizzazione delle cure, comunicazione interpersonale e istituzionale, integrazione e lavoro in team, gestione dei conflitti interprofessionali. Quali sono le differenze tra uno Psicologo e un Dottore in Scienze e Tecniche psicologiche? Per diventare Psicologo in Italia è necessario laurearsi in Psicologia (Laurea Specialistica 3+2), sostenere un Esame di Stato a seguito di un tirocinio post-laurea di un anno (6 + 6 mesi) e iscriversi all'Albo professionale di una regione o Provincia italiana. N.B. Senza l'iscrizione all'Albo - Sez. A - non si è Psicologi, ma soltanto dottori in Psicologia. L'iscrizione all’Albo è la condizione necessaria per poter lavorare ed esercitare l'attività di Psicologo (Sez. A) o di Dottore in Tecniche psicologiche (Sez. B). Il D.P.R. 328/2001 ha modificato l’Ordinamento della professione istituendo nell’Albo due diverse sezioni: Sezione A– Psicologo con laurea specialistica in Psicologia (5 anni) Sezione B– Dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro o Dottore in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità con laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche (3 anni) Quali sono gli ambiti di applicazione della Psicologia in Italia? Tra i molteplici ambiti di applicazione della psicologia si possono indicare gli ospedali, i consultori, le scuole, il tribunale, i servizi per l’infanzia e l’adolescenza, le Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 PANIERI VERIFICATI ECAMPUS SARA MICHELETTI 2024 . comunità terapeutiche, le residenze per anziani. Nuovi settori sono quelli della psicologia penitenziaria, transculturale, della neuropsicologia, della psicologia dell’emergenza, del traffico, dello sport e del benessere in senso lato. Secondo la Legge italiana, quali sono le attività comprese nella professione di Psicologo? Lo psicologo è un professionista che opera per favorire il benessere delle persone, dei gruppi, degli organismi sociali e della comunità, in totale rispetto del codice deontologico. Si occupa di psicopatologia, ma non solo. Altre importanti aree di intervento riguardano una molteplicità di situazioni, personali e relazionali, che possono essere fonte di sofferenza e di disagio. L’attività dello psicologo ha l’obiettivo di favorire il cambiamento, potenziare le risorse e accompagnare gli individui, le coppie, le famiglie, le organizzazioni (es. scuola, azienda, ecc.) in particolari momenti critici o di difficoltà. Descriva di che cosa si occupa lo Psicologo in Italia, quali sono i suoi ambiti di applicazione e gli obiettivi della sua attività. L'art. 1 della Legge 56/89 definisce: "La professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito." Per diventare Psicologo in Italia è necessario laurearsi in Psicologia (Laurea Specialistica 3+2), sostenere un Esame di Stato a seguito di un tirocinio post-laurea di un anno (6 + 6 mesi) e iscriversi all'Albo professionale di una regione o Provincia italiana. L'iscrizione all’Albo è la condizione necessaria per poter lavorare ed esercitare l'attività di Psicologo (Sez. A) o di Dottore in Tecniche psicologiche (Sez. B). Lo psicologo è un professionista che opera per favorire il benessere delle persone, dei gruppi, degli organismi sociali e della comunità, in totale rispetto del codice deontologico. Lo psicologo si occupa di psicopatologia, ma anche di altre aree di intervento che possono essere fonte di sofferenza e disagio. L’attività dello psicologo ha l’obiettivo di favorire il cambiamento, potenziare le risorse e accompagnare gli individui, le coppie, le famiglie, le organizzazioni (es. scuola, azienda,ecc.) in particolari momenti critici o di difficoltà. Tra i molteplici ambiti di applicazione della psicologia si possono indicare gli ospedali, i consultori, le scuole, il tribunale, i servizi per l’infanzia e l’adolescenza, le comunità terapeutiche, le residenze per anziani. Nuovi settori sono quelli della psicologia penitenziaria, transculturale, della neuropsicologia, della psicologia dell’emergenza, del traffico, dello sport e del benessere in senso lato. Quali sono le caratteristiche essenziali del disturbo mentale previste dal DSM-IV-TR e dal DSM-5? La definizione di disturbo menatale contenuta nella quarta edizione del Manuale Statistico e diagnostico dei disturbi mentali (DSM-IV-TR), nonché la definizione proposta nella quinta edizione del DSM (DSM-5), include nel concetto di disturbo mentale un certo numero di caratteristiche essenziali: • il disturbo è proprio dell’individuo; • esso causa stress (disagio, sofferenza) o disabilità; • non è una reazione culturalmente attesa nei confronti di un evento (ad esempio, la morte di una persona cara); • non è primariamente il risultato di devianza sociale o conflitto con la società. Il malessere caratterizza molti dei disturbi mentali: le persone afflitte da disturbi d’ansia o da depressione ne soffrono grandemente. Non tutti i disturbi mentali però sono caratterizzati dalla sofferenza e dal malessere. Inoltre, non tutti i tipi di malessere sono riconducibili ad un disturbo mentale; non lo sono per esempio il malessere prodotto dalla sensazione di fame dovuta ad un digiuno per motivi religiosi o quello provocato dai dolori del parto Definisci il disturbo mentale. Secondo gli elementi richiesti dal DSM-5 un disturbo mentale è una sindrome caratterizzata da un’alterazione clinicamente significativa nella sfera cognitiva, della regolazione delle emozioni o del comportamento di un individuo, che riflette una disfunzione nei processi psicologici, biologici o evolutivi che sottendono il funzionamento mentale. I disturbi mentali sono solitamente associati ad un livello di significativo disagio o disabilità in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. Inoltre, include nel concetto di disturbo mentale un certo numero di caratteristiche essenziali: •il disturbo è proprio dell’individuo; •esso causa stress (disagio, sofferenza) o disabilità; •non è una reazione culturalmente attesa nei confronti di un evento (ad esempio, la morte di una persona cara); •non è primariamente il risultato di devianza sociale o conflitto con la società. N.B. Nessuna di queste caratteristiche è sufficiente da sola a definire il concetto di disturbo mentale, benché ognuna sia importante Quale è secondo Renzo Carli la teoria della tecnica in psicologia clinica? Secondo Renzo Carli (1993), la teoria della tecnica in psicologia clinica è l’analisi della domanda. Egli definisce la psicologia clinica come la teoria della tecnica riabilitativa e psicoterapeutica, in opposizione alle tecniche senza teoria e alle teorie senza tecniche. a) tecniche senza teoria: si basano sul modello medico; si presume che esistano deviazioni diagnosticabili in base a criteri nosografico; hanno come obiettivo la modificazione del comportamento e presentano una loro efficacia b) teorie senza tecnica: sono le teorie psicogenetiche in cui ciascuna ha un suo nucleo peculiare (conflitti inconsci, comunicazione problematica, Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 Secondo Karl Tomm, i punti deboli della diagnosi nosografico-descrittiva sono: un’enfasi eccessiva sull'aspetto sintomatico ed una scarsa attenzione per le esperienze del paziente e per il suo contesto interpersonale; la prospettiva del DSM tende a sottolineare tratti permanenti e non stati di transizione; il disturbo viene collocato nell’individuo e ciò crea una sorta di etichettamento che potrebbe essere patologizzante; l'utilità del DSM nella progettazione di programmi terapeutici specifici è scarsa. Inoltre, viene rilevato che la nosografia scientifica richiede continue revisioni, è quindi un modello riduttivo ed impreciso Esponga le principali novità introdotte nel DSM-5 descrivendone almeno due. Nel manuale DSM 5, per la prima volta il numero - a differenza dei precedenti manuali - non è un numero romano, ma un numero arabo. Nel DSM-5 vengono aumentati i riferimenti a dati oggettivi o strumentali su cui basare la diagnosi; ciò al fine di superare una delle critiche operative mosse al DSM IV che riguardava la precisione delle definizioni. Nel DSM-5 viene introdotto il concetto, ad esempio, di spettro autistico o spettro ossessivo; concetto che rende possibile accomunare patologie distinte che hanno profonde somiglianze. Il DSM-5 si propone ancora come a-teorico, non si basa cioè su nessun tipo di approccio teorico. Esso amplia il numero delle patologie, abbassando In molti casi il numero dei sintomi richiesti per giungere alla diagnosi con il rischio di ampliare a tal punto la diagnosi che si potrebbe creare la situazione in cui non ci sarà più una persona sana. Un'altra novità è l'apparente eliminazione del sistema multi assiale. Nell'introduzione del DSM 5 si afferma che il ricorso formale al sistema multiassiale non è più necessario; in particolare viene consigliato di integrare nella diagnosi gli assi 1,2 e 3, di approfondire a parte gli aspetti inerenti l’asse 4, di non approfondire particolarmente l’asse 5, la cui definizione risulta imprecisa. Quali sono le caratteristiche comuni proprie del DSM, a partire dalla sua terza edizione e ad eccezione dell'ultima, la 5? Il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali chiamato DSM è una classificazione categoriale e suddivide i disturbi mentali in base a un set di criteri con caratteristiche descrittive. Sebbene ogni DSM abbia una sua peculiarità, si possono rilevare nelle varie edizioni, a partire dal DSM III e ad eccezione dell'ultima (la quinta), delle caratteristiche comuni così sintetizzabili: approccio a-teoretico (il DSM non è fondato su teorie in quanto questo sarebbe un ostacolo all'uso del manuale da parte di operatori con differenti orientamenti), sistema multi assiale (i DSM si articolano su 5 assi: i primi tre sono categoriali, gli ultimi due sono dimensionali), disturbi psichici come entità discrete (le sindromi psichiatriche vengono considerate come entità discrete ben separate), criteri di inclusione ed esclusione (è necessaria una definizione chiara ed esplicita dei criteri di inclusione ed esclusione; infatti di ogni disturbo sono considerate le caratteristiche essenziali, le manifestazioni associate, l'età di insorgenza, il decorso, le complicanze, i fattori predisponenti, la distribuzione tra sessi, la familiarità, la diagnosi differenziale), attendibilità e validità diagnostica (obiettivo del DSM è quello di ottenere una validità ed attendibilità diagnostica superiore a quella dei sistemi precedenti. Entrambe sono necessarie in quanto una diagnosi che non ha una intrinseca validità non è utile sul piano operativo, ma anche una diagnosi valida e non attendibile ha un'utilità limitata). Descriva le principali differenze tra il DSM-IV-TR ed il DSM-5 nella concettualizzazione dei disturbi di personalità. L'esigenza di una nuova classificazione è derivata dalla constatazione che ogni paziente con disturbo di personalità presenta altri concomitanti disturbi di Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 personalità. La diagnosi non è precisa ed offre eccessivi spazi di sovrapposizione. Nel DSM IV-TR molti disturbi dell'asse I si presentano con sintomi molto simili a quelli che caratterizzano disturbi dell’asse II. Data l'imprecisione delle definizioni dei disturbi di personalità, si arriva ad un eccesso di diagnosi di disturbo NAS (non altrimenti specificato) di personalità. Il nuovo sistema si basa sull'analisi del funzionamento della personalità e sulla messa in luce di tratti patologici di personalità. Col nuovo sistema si possono identificare disturbi di personalità antisociale, borderline, evitante, narcisistico, ossessivo-compulsivo e schizotipico. Il nuovo sistema prevede, inoltre, modalità per effettuare diagnosi di disturbi di personalità basandosi sulla presenza di specifici tratti patologici o di combinazione di essi. Quali sono i criteri diagnostici previsti dal DSM-5 per la schizofrenia? Per la schizofrenia occorre la presenza di almeno due dei seguenti sintomi:deliri, allucinazioni, disorganizzazione del linguaggio (deragliamenti ed incoerenza);comportamento grossolanamente disorganizzato; sintomi negativi (diminuita espressione emotiva o mancanza di capacità volitive). Quali sono i principali cambiamenti che il DSM-5, rispetto al DMS-IV, propone nell'ambito dei disturbi dell'umore? Nel DSM 5 i disturbi depressivi sono separati da quelli Bipolari e costituiscono una categoria autonoma, non più incorporata all'interno dei disturbi dell'umore. Oltre all’alterazione dell'umore si prende in esame anche l'alterazione del livello di energia, per cui nel disturbo bipolare viene descritto uno stato misto in cui coesistono maniacalità e depressione maggiore. Sono state identificate nuove categorie diagnostiche (disturbo da disregolazione dell'umore dirompente, disturbo disforico premestruale, disturbo depressivo persistente, in passato denominato distimia) e revisionate categorie già presenti nel DSM IV (disturbo depressivo maggiore). Le modifiche effettuate mirano alla migliore definizione diagnostica di sintomi e quadri clinici controversi e alle conseguenti indicazioni terapeutiche. Descriva i principali cambiamenti organizzativi operati dal DMS-IV al DSM-5. nnanzitutto è stato sovvertito l'ordine tradizionale di esposizione dei disturbi; viene dato uno spazio maggiore agli strumenti di valutazione dei diversi quadri patologici a motivo del fatto che gli aspetti inerenti le neuroscienze, la diagnostica per immagine del cervello, l'epidemiologia e la genetica hanno avuto una profonda evoluzione negli ultimi 15 anni e non possono essere ignorate. Esse sono, invece, diventate fondamentali nella struttura del DSM 5. Il DSM-5 è stato ampiamente testato in ambito clinico prima di giungere alla sua versione definitiva; ne è derivata la revisione dell'accorpamento di molte psicopatologie e la formulazione del concetto di spettro. Disturbi un tempo appartenenti a classi assolutamente diverse sono stati accorpati; ad esempio, il disturbo ossessivo-compulsivo prima incluso tra i disturbi d'ansia e la dismorfofobia prima incluso tra i disturbi somatoformi hanno tali punti da essere ora presentati sotto l'unica categoria di disturbo ossessivo-compulsivo e patologie correlate. Tale raggruppamento ora include anche il disturbo da accumulo e il disturbo da escoriazione della pelle (entrambi nuovi), oltre alla tricotillomania che prima era inclusa tra i disturbi da discontrollo degli impulsi. Le diverse patologie mentali e i loro criteri diagnostici sono ora descritti in modo Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 chiaro; viene fornita una serie di informazioni anche quantitative; vengono analizzati i fattori di rischio, le caratteristiche associate, le indicazioni provenienti dalla ricerca, i diversi modi di manifestarsi dei singoli disturbi. E’ stato abolito il raggruppamento prima definito disturbi che insorgono generalmente nell'infanzia e adolescenza; gran parte delle sindromi in esso contenute sono confluite nel raggruppamento disturbi del neuro sviluppo. Gli estensori del DSM-5 hanno, infatti, ritenuto che i disturbi dovessero essere accomunati per comunanza di sintomi e non per età di insorgenza. Il ritardo mentale viene ora definito disabilità intellettiva. I cambiamenti proposti dal DSM 5 sarebbero stati anche maggiori rispetto a quelli che poi sono stati realmente effettuati; la componente accademica degli estensori era favorevole a maggiori cambiamenti, ma quella clinica ha spinto per una maggiore continuità rispetto ai criteri in uso. Una tipica soluzione di compromesso è stata proporre due diversi sistemi di classificazione e concettualizzazione dei disturbi di personalità Come il DSM-5 considera i «disturbi che insorgono generalmente nell'infanzia e adolescenza»?Il DSM-5 sostiene la continuità tra psicopatologia dello sviluppo e dell'adulto con riferimento al fatto che un disturbo presente nello sviluppo non può non lasciare traccia nell'adulto e viceversa. A differenza delle precedenti edizioni ogni capitolo affronta i diversi disordini sottolineandone la caratteristica evolutiva e le condizioni evidenti nell'infanzia non sono più descritte separatamente ma integrate in tutto il manuale. La modificazione dell'organizzazione dei capitoli riflette l'approccio basato sull'arco di vita con i disturbi maggiormente diagnosticati nelle prime fasi della vita presentati all'inizio del manuale (ad esempio, lo spettro delle psicopatologie dello sviluppo neurologico e lo spettro dei disturbi schizofrenici e di problemi correlati); seguono poi le descrizioni di psicopatologie che si osservano nell'adolescenza e nella prima fase adulta (ad esempio, i disturbi depressivi e disturbi d'ansia) e finisce con le diagnosi relative all'età adulta e alla vecchiaia, i disturbi neuro cognitivi. Pertanto, il raggruppamento prima definito disturbi che insorgono generalmente nell'età dell'infanzia e adolescenza è stato abolito e gran parte delle sindromi in esso contenute sono confluite nel raggruppamento disturbi del neuro sviluppo. Inoltre nel testo i paragrafi “sviluppo e decorso” forniscono una descrizione di come le manifestazioni dei disturbi possono variare nell'arco di vita in modo complementare. La continuità tra psicopatologia dello sviluppo e dell'adulto evidenzia inoltre che per un disturbo che compare nell'adulto è sempre possibile rinvenire una storia evolutiva che ne anticipa alcuni elementi. Descriva alcune delle criticità associate alla validità diagnostica del DSM. Le diagnosi hanno validità quando permettono di formulare previsioni accurate sulle relazioni che intercorrono fra osservazioni diverse. Il DSM specifica che devono essere presenti compromissione funzionale (disabilità) o profondo malessere per soddisfare i criteri per una diagnosi. Ne deriva che le diagnosi sono correlate a compromissioni funzionali come problemi coniugali o assenteismo sul lavoro. Oltre a cogliere le più comuni difficoltà incontrate da persone con una certa diagnosi, è auspicabile che quella diagnosi permetta di prevedere che cos'è che si debba attendere in futuro, il probabile decorso del disturbo e la risposta a trattamenti differenti. E’ opportuno, inoltre, che la diagnosi sia in relazione con le possibili cause del disturbo. Pertanto, una diagnosi con forte validità dovrebbe essere in grado di prevedere uno spettro molto ampio di informazioni. Alcune sindromi psicopatologiche del DSM hanno una effettiva validità di costrutto, nel senso che permettono, a partire da alcune osservazioni, di prevedere con sicurezza una certo numero di informazioni aggiuntive, come ad esempio la risposta ad un certo trattamento, il decorso dei sintomi, il funzionamento sociale e l’eziologia. Tuttavia Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 sul sintomo ed il sintomo rimanda solo a se stesso oppure ad altri sintomi. Quali sono gli attuali macro-paradigmi della psicopatologia? Gli attuali macro paradigmi della psicopatologia sono almeno tre: il paradigma genetico, il paradigma delle neuroscienze ed il paradigma cognitivo comportamentale. In tutti e tre agiscono fattori comuni, in particolare le emozioni, il contesto socio-culturale e relazionale, ma nessuno dei paradigmi è in grado di spiegare da solo la psicopatologia. Un modello integrato appare dunque la soluzione migliore. Infatti, nel momento in cui il clinico adotta un sistema diagnostico, adotta anche una prospettiva e questa permette di osservare, dinanzi al medesimo oggetto, aspetti diversi in funzione delle categorie concettuali utilizzate. Questo rende ogni prospettiva incompleta. Esponga le differenze tra l'approccio nosografico-descrittivo e quello esplicativo-interpretativo. Mettendo a confronto i due diversi sistemi diagnostici, l'approccio nosografico- descrittivo e quello esplicativo-interpretativo, si notano le seguenti differenze: nell'approccio nosografico, l'attenzione è al sintomo; il sintomo rimanda solo a se stesso oppure ad altri sintomi. Il fermarsi al sintomo non permette di avere un quadro globale e si perdono una serie di informazioni che si rivelano molto utili per conoscere il paziente; l'approccio interpretativo considera il sintomo, ma esso è un segno che rimanda ad altri segni. Esso si comprende proprio grazie ai segni; l'intento è quello di leggere dentro al sintomo e dietro al sintomo. Attraverso i segni si cerca cioè di comprendere il segno patologico, inserendolo nel contesto dei segni non patologici che appartengono al soggetto. Ci possono essere elementi della relazione, segni che non sono sintomatici e quindi non rientrano in alcun elenco proposto dal DSM, ma non per questo vanno trascurati. Sì pensi, ad esempio, all'eloquio. L'attenzione al diverso tipo di eloquio come segno può fornire importanti indicazioni per la diagnosi, la presa in carico ed il trattamento. Descriva le caratteristiche principali dell'approccio interpretativo-esplicativo. Quando si adotta un sistema diagnostico di tipo interpretativo-esplicativo, si applica una specifica teoria del comportamento (psicogenetica, sociogenetica o organo genetica) che viene successivamente declinata in una tecnica terapeutica. Questo approccio ritiene fondamentale comprendere la causa e la genesi di un fenomeno patologico in quanto sono proprio questi elementi che consentono di definire il fenomeno stesso. La teoria eziologica (causale) consente, quindi, di gerarchizzare i sintomi, individuarne le cause e intervenire sul fenomeno. Ogni sistema diagnostico interpretativo-esplicativo adotta una propria matrice e prospettiva psicopatologica, per loro natura incomplete. Per il clinico è, pertanto, opportuno riflettere: sul fatto che vi possono essere concause a generare taluni fenomeni psicopatologici; sulla necessità di avere più chiavi di lettura; sul fatto che la spiegazione di un fenomeno non è nella testa del clinico, ma nel fenomeno stesso. infatti i sintomi, i comportamenti, i vissuti del paziente non vanno portati dentro gli schemi della teoria di riferimento, ma si devono creare le condizioni perché dai fatti stessi emerga la teoria che riesce a spiegarli nel modo più chiaro ed utile. Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 Nel sistema diagnostico interpretativo vi è una attenzione al sintomo e non solo. Per il sistema diagnostico interpretativo si tratta di leggere dentro per riuscire a costruire un'interpretazione eziologica nell'incontro con il paziente. Vi sono, infatti, comportamenti che, pur non essendo sintomi, permettono di fare delle inferenze. Prestare ad esempio attenzione ai dati di natura relazionale vuol dire guardare a segni che sono importanti tanto quanto i sintomi. Rispetto ai segni e ai sintomi si può osservare che entrambi concorrono alla formulazione della diagnosi; anche senza sintomi e solo con i segni si può formulare una diagnosi; tutti i sintomi sono segni, ma non tutti i segni sono sintomi; i sintomi sono segnali forti in virtù della loro natura patologica, mentre i segni possono essere segnali deboli. Perché si giunga a un sistema interpretativo integrato, sono necessari alcuni presupposti: le teorie biologiche, psicologiche e sociali del disturbo mentale devono riconoscere la parzialità del loro punto di vista; sono necessari tutti questi punti di vista diversi, che devono collaborare fra loro. Tutte le interpretazioni si completano l'una con l'altra, decadono o permangono in relazione alla raccolta degli elementi clinici durante il lavoro diagnostico, contribuendo così alla diagnosi funzionale del disturbo del paziente. Descrivi almeno tre delle principali differenze tra il DSM e il PDM. Alcune delle principali differenze tra i due sistemi diagnostici sono le seguenti: • il DSM ha un impianto categoriale per cui gli individui sono assegnati alla rubrica diagnostica appropriata; il PDM invece utilizza categorie ampie ma mantiene un approccio dimensionale su tutti gli assi; inoltre si richiede di specificare su quale livello di funzionamento si collochi il soggetto: sano, nevrotico o borderline. • Nel DSM il ragionamento è categoriale, dal singolare al generale, e si basa su principi statistici. Si passa dal caso singolo alla classe e si considera ciò che il paziente condivide con tutti gli altri che sono diagnosticati in una particolare categoria nosografica, descritta da una lista di alcune affermazioni. Invece la logica che sostiene una diagnosi dimensionale «punta alla definizione, la più articolata e precisa possibile, della singolarità dell'individuo. Questa diagnosi non può dirsi a-teoretica, deve anzi essere molto carica della teoria che, sviluppata al meglio, informa la dimensione scelta per un'osservazione del paziente più approfondita e una sua comprensione ricca di significato, per definirne un profilo unico e lasciar spazio alle sue risorse (fondamentali per i trattamenti psicologici), al suo funzionamento mentale, alla sua organizzazione di personalità. Questa diagnosi permette di impostare il trattamento psicoterapeutico». • il DSM si presenta come una tassonomia di patologie o di disturbi psichici, invece il PDM si configura come una tassonomia di persone, quindi vi è interesse a capire il funzionamento del singolo individuo; • Il DSM propone cluster di sintomi ed evita l'attribuzione di significato in quanto l'obiettivo è di rimanere a-teoretico. Il PDM invece si colloca nella cornice della psicoanalisi e quindi da significati ai fenomeni osservati e descritti dopo averli identificati e formulati Quali sono le 3 macro-dimensioni, definite Assi, che articolano la diagnosi dimensionale del PDM? Il Manuale diagnostico psicodinamico (PDM) Il PDM è un manuale che permette di giungere alla formulazione di una diagnosi. Questa è concepita in senso dimensionale, oltre che categoriale; pertanto si ha un’attenzione al paziente nella sua singolarità, nella sua soggettività e ci si propone di individuare sia la psicoterapia più adeguata per lui sia le sue risorse. La Diagnosi Dimensionale del PDM si articola su tre macro- dimensioni, definite Assi, che sono: 1. le configurazioni di personalità sane e disturbate (Asse P): Nel PDM «la personalità è ciò che si è e non ciò che si ha» ed è definita «un insieme di pattern relativamente stabili di pensare, sentire, comportarsi e mettersi in relazione con gli altri». La personalità si valuta secondo due prospettive: 15 configurazioni e disturbi di personalità e 3 livelli di organizzazione di personalità. 2. i profili individuali del funzionamento mentale (Asse M): Questo asse orienta il clinico nella valutazione del profilo del funzionamento mentale del paziente, sulla base di nove funzioni di base, come ad es: (capacità di attenzione e apprendimento, capacità di relazioni e intimità, livello di sicurezza, rispetto di sé, senso morale). 3. i pattern sintomatici e l'esperienza soggettiva che di essi fanno i pazienti (Asse S) : L'asse S (che riporta anche le classi del primo Asse del DSM-IV-TR ) vengono formulate delle ipotesi per guidare l'indagine sull'esperienza soggettiva, sempre considerata come unica e peculiare, che il paziente, con la sua storia individuale e irripetibile, ha del sintomo. La cornice per la valutazione dell'esperienza soggettiva connessa alla sintomatologia è costituita dai seguenti termini: gli stati affettivi del paziente, i suoi pattern cognitivi, gli stati somatici e infine i pattern relazionali». Descriva il Questionario sul Funzionamento Mentale (QFM). l QFM-27 è un questionario clinical-report costituito da 27 item. Obiettivo del QFM-27 è facilitare la valutazione del paziente sull'Asse M e formulare ipotesi cliniche sui livelli di organizzazione di personalità del pazienta. Le 9 categorie dell'Asse M vengono riformulate in tre affermazioni: • funzione come una risorsa; • la capacità di base come una risorsa condizionata da conflitti; • la situazione in cui la capacità non si è completamente sviluppata, quindi è deficitaria e non sostiene del tutto il funzionamento mentale. Quali sono i tre livelli di organizzazione di personalità previsti dal Manuale€ Diagnostico Psicodinamico (PDM)? Nel PDM «la personalità è ciò che si è e non ciò che si ha» ed è definita «un insieme di pattern relativamente stabili di pensare, sentire, comportarsi e mettersi in relazione con gli altri». La personalità si valuta secondo due prospettive: 1) La prima prospettiva presenta quindici configurazioni e disturbi di personalità, ed è costruita su categorie da usare come prototipi modello 2) La seconda prospettiva ipotizza tre livelli di organizzazione di personalità tre livelli di organizzazione in relazione ai quali interpretare la gravità dei disturbi, essi sono: I --Personalità «sana» dove vi è assenza di disturbo; II-- Personalità di livello «nevrotica», in cui vi è una certa rigidità che si può evidenziare, ad esempio, nell'uso ristretto di una particolare tipologia di meccanismi di difesa, oppure da funzionamenti disturbati in alcune aree specifiche (rabbia, sessualità, ecc.). III -- Personalità di livello «borderline» caratterizzata da «difficoltà relazionali ricorrenti, incapacità di provare un'intimità profonda e autentica nelle relazioni, sensazioni intense di angoscia e grave depressione, alta vulnerabilità a condotte di dipendenza di vario tipo». Descriva i tipi di configurazioni e di disturbi di personalità previsti dal Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM). Nel PDM «la personalità è ciò che si è e non ciò che si ha» ed è definita «un insieme di pattern relativamente stabili di pensare, sentire, comportarsi e mettersi in relazione con gli altri». La personalità si valuta secondo due prospettive: 1) La prima Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 prospettiva presenta quindici tipi di configurazioni e di disturbi di personalità, per alcuni si individuano anche i sottotipi individuati mediante le ricerche con la SWAP-200 e la pratica clinica. Alcune configurazioni sono: • i disturbi schizoidi di personalità; • i disturbi paranoidi di personalità; • i disturbi psicopatici (antisociali) di personalità, con i due sottotipi passivo/parassitario e aggressivo; • disturbi masochistici di personalità, con i due sottotipi masochista morale e masochista relazionale; • disturbi somatizzanti di personalità; • disturbi fobici (evitanti) di personalità, con il sottotipo disturbi controfobici di personalità; Nella psicopatologia della personalità, il PDM inserisce, rispetto al DSM, le personalità depressive, masochistiche, sadiche e ansiose; inoltre introduce in modo innovativo le personalità dissociative e somatizzanti; non considera però quelle schizotipiche e, soprattutto, non tratta il borderline come un semplice disturbo ma come un range di organizzazione della personalità (il concetto di borderline rimanda agli studi di Kernberg e non si riferisce a una sindrome nosografica ma a un livello di organizzazione della personalità). Esponga la concettualizzazione dei disturbi di personalità presente nel Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM). Nel PDM «la personalità è ciò che si è e non ciò che si ha» ed è definita «un insieme di pattern relativamente stabili di pensare, sentire, comportarsi e mettersi in relazione con gli altri». La personalità si valuta secondo due prospettive: 1) La prima prospettiva presenta quindici configurazioni e disturbi di personalità, ed è costruita su categorie da usare come prototipi modello 2) La seconda prospettiva ipotizza tre livelli di organizzazione di personalità caratteristiche positive e negative di sé e degli altri in immagini coese. 2.La proiezione è un meccanismo che permette di rifiutare aspetti del sé consciamente non graditi; essi vengono così proiettati all’esterno, sugli altri. In questo modo l’individuo non riconosce come propri desideri e sentimenti ritenuti intollerabili. 3. Con il diniego, gli elementi della realtà interna o esterna, sentiti come consciamente inaccettabili, vengono allontanati dalla propria consapevolezza. Questi elementi non sono riconosciuti da chi ricorre al diniego ma sono visibili agli altri. 4.Con l’identificazione proiettiva si attribuiscono ad altri parti rifiutate del sé. Questo aspetto è comune alla proiezione ma, al contrario della proiezione, ciò che viene espulso dal sé non è completamente disconosciuto, ma viene assunto come reazione giustificata a quanto è stato proiettato nell’altro. 5.Con l’identificazione il soggetto assimila aspetti che appartengono ad altre persone e che vengono considerati desiderabili e accettabili. Egli attiva un cambiamento parziale o totale del sé assumendo tali individualità altre come modelli di riferimento. Quali sono le principali differenze tra DSM e PDM? il DSM si presenta come una tassonomia di patologie o di disturbi psichici, invece il PDM si configura come una tassonomia di persone, quindi vi è interesse a capire il funzionamento del singolo individuo; il DSM ha un impianto categoriale per cui gli individui sono assegnati alla rubrica diagnostica appropriata; il PDM invece utilizza categorie ampie ma mantiene un approccio dimensionale su tutti gli assi; inoltre si richiede di specificare su quale livello di funzionamento si collochi il soggetto: sano, nevrotico o borderline. Il DSM propone cluster di sintomi ed evita l'attribuzione di significato in quanto l'obiettivo è di rimanere a-teoretico. Il PDM invece si colloca nella cornice della psicoanalisi e quindi da significati ai fenomeni osservati e descritti dopo averli identificati e formulati. RIspetto alla valutazione diagnostica si osserva che essa è sostenuta da un ragionamento clinico ma a questo sono sottese logiche diverse Quante e quali sono le categorie diagnostiche elaborate nel PDM? Le categorie diagnostiche elaborate nel manuale sono tredici: 1. disturbi dell'adattamento; 2. disturbi d'ansia (traumi psichici e disturbi post traumatici da stress, fobie, doc); 3. disturbi dissociativi; 4. disturbi dell'umore (disturbi depressivi e disturbi bipolari); 5. disturbi somatoformi (di somatizzazione); 6. disturbi dell'alimentazione; 7. disturbi psicogeni del sonno; 8. disturbi sessuali e dell'identità di genere; 9. disturbi fittizi; 10. disturbi del controllo degli impulsi; 11. disturbi da uso/ dipendenza da sostanze; 12. disturbi psicotici; 13. disturbi mentali basati su una condizione medica generale Cosa s'intende per "epigenetica"? è la modifica da parte dell'ambiente dell'espressione o funzione genica. Quello che succede è che viene ereditata una sorta di "impronta" molecolare sul genotipo che determina il grado di attivazione dei geni, la cui sequenza, però, rimane identica. Questa impronta molecolare consta di modificazioni covalenti della cromatina, sia a livello del DNA che delle proteine, ed è pertanto duratura, ma può essere reversibile. Quali sono le strutture cerebrali maggiormente implicate in varie forme di psicopatologia? Strutture maggiormente coinvolte nelle psicopatologie sono la dopamina e la serotonina che sono coinvolte soprattutto per quanto riguarda la depressione, la mania e la schizofrenia. la noradrenalina che è un trasmettitore che a attraverso il sistema nervoso empatico agisce e partecipa alla produzione di alta attivazione fisiologica può essere coinvolta quindi in disturbi d'ansia e di stress. Il gaba invece inibisce la trasmissione degli impulsi nervosi nelle aree cerebrali più grandi e può essere coinvolta nei disturbi d'ansia. A patologia una selva dall'eccesso oppure dalla mancanza di un particolare trasmettitore ma questa visione era semplicistica, Ricerche successive hanno quindi rivelato Che Neurotrasmettitori attraversano delle reazioni metaboliche che iniziano con un amino Acido. Ogni reazione è catalizzata da un enzima specifico, l'eccesso alla carenza di questo trasmettitore possono creare un errore metabolico Nelle varie fasi della sintesi Nel paradigma cognitivo-comportamentale cosa si intende per "modellamento"?Il modellamento e il processo secondo cui Apprendiamo attraverso l'osservazione e limitazione degli altri. Questa tecnica fu utilizzata negli anni Sessanta per far superare ad alcuni bambini la paura dei cani. dopo aver osservato il modello quindi una persona che senza paura si avvicinava ad un cane piccola i bambini chi temevano il cane si mostravano più aperti ad avvicinarsi e a toccarlo. Qual è la differenza tra stato emotivo e tono dell'umore? La differenza tra lo stato emotivo e il tono dell'umore é che:lo stato emotivo e le emozioni in sé e quindi è di breve durata mentre il tono dell'umore e uno stato emozionale che dura più a lungo Cosa si intende per disturbi dissociativi? Ne descriva almeno due. I Disturbi Dissociativi sono caratterizzati da una mancata integrazione tra coscienza, pensieri, identità, memoria, rappresentazione corporea e comportamento. Persone di tutte le età, razze, etnie e classi socio-economiche possono sperimentare un Disturbo Dissociativo. Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID): incertezza o confusione rispetto alla propria personalità, difficoltà a rappresentarsi e inoltre a definire la propria identità sessuale;  Disturbo di Depersonalizzazione (è una sensazione di distacco da se stessi o un guardare a se stessi come farebbe un’altra persona. La persona può comunque non percepire o percepire solo alcune parti del proprio corpo o Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 Invece parliamo di domanda di cambiamento quando i meccanismi di scissione implicano un'integrazione del see ed è una relazione con lo psicologo, l'acquisizione di modelli di relazione più funzionali per adattarsi. in questo caso la richiesta a un'assunzione di responsabilità Per cui si dovrà avere un cambiamento di sede legato e un maggiore coinvolgimento di sé Nella parte attiva Entro la prospettiva dell'analisi della domanda, cosa si intende per "domanda di trasformazione"?A domanda di trasformazione e quella domanda che si basa sulla scissione apparentemente la richiesta ha bisogno di un azione singola dello psicologo mai realtà c'è bisogno di una relazione fusionale. Le richieste riguarderanno delle parti di si viste come non funzionanti e ci sarà quindi una difficoltà a unificare queste parti che sono uscisse dal resto del sei. Vi è l'impossibilità di percepire se stesso come soggetto della committenza ci sarà quindi un assenza di richiesta i un intervento Richiesto da persone esterne. in questo caso va cambiato non di soggetto ma gli altri che sono colpevoli dello star male del soggetto oppure le parti di sé ritenute come minacciose ad esempio testa o corpo dovranno essere trasformate Entro la prospettiva dell'analisi della domanda, cosa si intende per "domanda di mutamento preordinato"? Quando vi è un diniego di realtà intrapsichiche non accettabili allora parliamo di domanda di mutamento preordinato in cui prevale l'aspetto manipolativo è una motivazione perversa. Le parti negate dal si sono proiettate su una rappresentazione dell'oggetto e la conseguenza è quindi la dispersione dell'identità. v'è una perdita delle parti proiettate del see e della capacità di relazionarsi con gli altri quindi la richiesta si fonderà su una delega condizionata e le domande di Intervento riguarderanno gli altri Che sono ritenuti responsabili della condizione di disagio della persona stessa. Entro la prospettiva dell'analisi della domanda, cosa si intende per "domanda di cambiamento"?Quando i meccanismi di scissione sono meno rigidi allora parliamo di domanda di cambiamento dove si implica un'integrazione del see è un'interazione stabile quello psicologo, acquisendo anche nuovi modelli di relazione che sono più funzionali sul piano ad attivo. questa richiesta presenta una maggiore una minore assunzione di responsabilità rispetto all'esplorazione psicologica quindi si avranno un cambiamento di se delegato è un cambiamento di sé assunto Definisca e descriva il processo psicodiagnostico. Processo psicodiagnostico è il percorso Fatto dal paziente Affiancato dal clinico Per trovare le giuste informazioni sul problema, su se stesso e sulla relazione con lo psicologo. Gli scopi di tale processo sono: Dare significato hai disturbi individuare le strategie che il clinico dovrà usare per modificare o eliminare le cause che provocano sofferenza e rilevare l'entità e l'ampiezza dei disturbi lamentati.Durante tale processo il clinico deve capire e ascoltare il paziente cercando di capire cosa Intende dire, deve quindi cercare di capire attraverso il paziente quale sia il disturbo che questo sta cercando di esporgli, decidere se è la persona adatta a risolvere questo problema, individuare informazioni significative anche quelle sotto intese , stabilire se il disturbo erreway mente anche il problema Principale del Paziente. E in fine può formulare quindi una diagnosi che modifichi confermi o cambi l'autodiagnosi del paziente. Ci sono varie modalità per raccogliere delle informazioni che servono a raccogliere dati differenti che però non possono essere considerati oggettivi perché l'osservazione è sempre selettiva. Questi dati dipendono dalla competenza del clinico, dall'adeguatezza dello strumento dal paziente stesso eporta no ad un ragionamento clinico. Il ragionamento clinico e la trasformazione dei giudizi e inconsci delle sensazioni e delle conoscenze in un qualcosa di più esplicito è implica delle competenze cognitive e inoltra implica riconoscere che le strategie cognitive non siano asettiche ma risentano di fattori emotivi Quali sono gli errori che uno psicologo clinico può commettere nel corso del processo diagnostico? il clinico può ricadere in certi errori dovuti o al modo in cui raccoglie le trasformazioni al mondo la diagnosi al modo in cui interpreta ciò che gli viene detto può cadere in errore anche indotto dai sintomi del paziente. Può cadere in errori che riguardano gli aspetti emotivi e quindi parliamo di teoria calda i errore che è che riguardano gli aspetti cognitivi e relazionali e parliamo quindi di teoria fredda entrambi sono importanti e nessuno esclude l'altra Che vi sono comunque delle differenze in base all'esperienza un clinico meno esperto tende a usare meno dati rispetto a quelli raccolti a raccogliere tanti dati ma non tanto per aumentare la precisione ma per assicurarsi è a confondere la propria competenza con il potere effettivo esplicativo della giuria che adottato Definisca e descriva il metodo clinico. Solitamente il paziente che si rivolge al clinico vive questa richiesta con sentimenti di paura vergogna ma anche di ansia e preoccupazione perché dubita della capacità del medico clinico a interpretare ciò che è sta cercando di esprimere. il paziente quindi deve sapere che il medico è guidato da un metodo clinico che si caratterizza da: L'attenzione al paziente più che alla malattia, Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 l'attenzione al come funziona il paziente, Uso di varie tecniche per conoscere il paziente e il suo funzionamento, l'attenzione alla dimensione emotiva e alla relazione che si sta ora tra psicologo e paziente. il metodo clinico stabilisce le condizioni in base a cui è possibile comprendere che modelli è meglio applicare su quel tipo di paziente. Quali sono gli aspetti implicati nella formulazione di una diagnosi funzionale?gli aspetti della diagnosi funzionale sono: la restituzione ovvero la comunicazione al paziente di una nuova chiave di lettura del proprio modo di essere in cui questo però si riconosca e si senta compreso. E la presa in carico del paziente da parte dello psicologo clinico stesso oppure di un altro psicoterapeuta Definisca e descriva l'alleanza diagnosticaL'alleanza diagnostica e il legame emotivo che si instaura tra il clinico e il paziente durante la consultazione diagnostica. questi trovano 1 o progetti comuni di lavoro, il paziente infatti non si affida passivamente al clinico ma entrambi hanno un ruolo attivo in base alle loro competenze e devono essere entrambi consapevoli di condividere Ciò che pensano rispetto al proprio ruolo. Se non ci fosse questa alleanza il paziente vedrebbe la raccolta come delle informazioni come un intervento predatorio quindi lo vivrebbe come qualcosa che va contro di lui. Alleanza non nasce spontaneamente, la sua formazione dipende da interventi specifici che sono messi in atto dal clinico ed è anche condizionata dal paziente dalla patologia e dalle precedenti esperienze cliniche. un colloquio senza altre alleanze offre delle informazioni poco utili Definisca e descriva il colloquio clinico. Il colloquio clinico Insieme a interviste e test psicometrici scale attitudinali e test proiettivo è uno degli strumenti più importanti di lavoro dello psicologo clinico. questo si differenzia dagli altri a causa dei parametri legati al setting, all'interazione con il soggetto e al suo compito prefissato.wiens Lo definisce come un processo interattivo che ha luogo tra due persone che però non è come una conversazione è ma alla sua come interazione ha in fine un obiettivo da raggiungere gia'stabilito. Sullivan Ne parla invece come una situazione dinamica in cui il clinico è direttamente coinvolto e ne fa par te così da influenzare ed essere influenzato. fine è quello di chiarire come far vivere meglio una persona quella che poi prese in esame qual è il modo di vivere molesto ehm che prova o che ha bisogno di chiarire. Descriva le finalità del colloquio clinico Lo psicologo clinico durante la conversazione Deve ricavare informazioni rispetto a creare la prima è quella del funzionamento emotivo infatti distinguiamo tra sentimenti emozioni umore. Il tono dell'umore Si percepisce dalla conversazione dal comportamento che possono siamo incidere manchino. i sentimenti e le emozioni sono espresse dal paziente durante il colloquio e sono collegati a vari elementi come la patologia la malattia la real relazione con il clinico Abbiamo il funzionamento mentale: Il livello di coscienza consapevolezza orientamento attenzione concentrazione memoria concettualizzazioni estrazione ECC Quand'è il colloquio emerge un disturbo di pensiero devono comparire degli indici analoghi già nel test Infine la modalità di interazione del paziente infatti durante il colloquio si possono notare si è il modo in cui il paziente si relaziona con quanto racconta sia il modo in cui si relaziona con la situazione con il clinico Veramente c'è da considerare che questa relazione può essere intrattenuta o solo quel clinico o con tutti o può essere differente tra clinico gli altri Quali sono i parametri che differenziano il colloquio clinico da altri strumenti? si differenzia dagli altri a causa dei parametri legati al setting, all'interazione con il soggetto e al suo compito prefissato.wiens Lo definisce come un processo interattivo che ha luogo tra due persone che però non è come una conversazione è ma alla sua come interazione ha in fine un obiettivo da raggiungere gia'stabilito. Sullivan Ne parla invece come una situazione dinamica in cui il clinico è direttamente coinvolto e ne fa par te così da influenzare ed essere influenzato. fine è quello di chiarire come far vivere meglio una persona quella che poi prese in esame qual è il modo di vivere molesto ehm che prova o che ha bisogno di chiarire. Descriva le caratteristiche della conduzione di un colloquio clinico. [18:37, 3/5/2021] Ilia👑👑: I sono alcune variabili che determinano la modalità di conduzione del colloquio come ad esempio la gravità della situazione clinica del paziente. Questa caratteristica non può scindere dalla conduzione del colloquio ehi è rilevata in base alla frequenza e l'intensità e la durata di vari episodi patologici che si differenziano in acuti e cronicigli acuti si dividono in crisi psicologiche e crisi psichiatriche il paziente con crisi psicologiche a uno stato di sofferenza acuto che però sopporta ma non sa affrontare ma non vi è alcuna destrutturazione e il paziente con crisi psichiatrica oltre a vivere estrema sofferenza per le molte capacità è via e destrutturazione. Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 L'effetto del clinico sul colloquio Infatti anche le relazioni emotive del clinico possono influire ed essere raggruppate in 2 categorie reazioni al paziente comune generalizzate che si possono paragonare a un contagio emotivo ad 7 paziente allegro se il clinico è allegro e triste se il clinico e triste oppure reazioni al paziente specifiche il clinico risponde la patologia del paziente in base alla personalità formazione d'esperienza La formazione di chi conduce il colloquio. Primo impatto sia il clinico che il paziente vivono una situazione di ansia, il clinico pensa di essere incapace il paziente si chiede se il cui unico sarà in grado di capire il suo problema è soprattutto di risolverlo. entrambi gestiscono l'ansia attraverso operazioni a misure di sicurezza e anche meccanismi di difesa per gestire questo disagio indotto dal colloquio e la gestione determinata dalla personalità del chimico La mente un clinico con più esperienza riuscirà a gestire meglio l'ansia rispetto a quello con meno esperienza Quali sono i parametri che definiscono il colloquio clinico Il colloquio clinico prevede una certa ciclicità, ovvero ogni incontro, sia esso il primo o quelli successivi, prevede diverse fasi che si ripetono: accoglienza (ciò che Semi chiama “preliminari”), motivazione (“inizio e riconoscimento”), lavoro (“fase libera”), chiusura e separazione (“valutazioni della fase libera e conclusione”). Il colloquio clinico è, tra tutti i colloqui possibili (di orientamento, di selezione, di valutazione, di affidamento, di adozione, penale, etc..), quello che porta in sé il maggior numero di variabili. Molto importanti e da tenere presenti nel colloquio clinico sono:  spazio;  tempo;  linguaggio verbale;  linguaggio non verbale;  motivazione del colloquio. Le variabili legate allo spazio e al tempo sono più facilmente controllabili da chi conduce il colloquio: arredamento della stanza, durata del colloquio, etc. Ciò che invece dipende da una maggiore esperienza del terapeuta, o comunque del professionista che conduce il colloquio stesso, sono le altre variabili elencate. Quali sono i comportamenti comunicativi dello psicologo clinico? Colloquio clinico: lo psicologo concede all’intervistato ampia libertà di decidere i contenuti e l’ordine con cui sono esposti, considerando tutte le modalità dello scambio comunicativo una forma di conoscenza dell’altro. In alcuni momenti il colloquio clinico può assumere le caratteristiche del colloquio orientato. In un colloquio psicologico, quali sono le funzioni cognitive valutabili? Nel colloquo psicologico è necessario ricavare informazioni rispetto a: 1. il funzionamento emotivo Osservando la conversazione e il comportamento lo psicologo rileva il tono dell’umore in base al tipo, labilità e adeguatezza. Di norma conversazione e comportamento coincidono nell’espressione dell’umore ma a in alcuni casi il paziente lo maschera mostrandosi sorridente quando in realtà è depresso. Il funzionamento emotivo è valutato anche in base ai sentimenti e le emozioni espressi dal paziente durante il colloquio clinico. 2. Il funzionamento mentale Durante il colloquio psicologico è possibile valutare le seguenti funzioni cognitive: ■ livello di coscienza e consapevolezza ■ orientamento ■ attenzione e concentrazione ■ memoria ■ comprensione ■ concettualizzazione e astrazione ■ capacità di giudizio ■ astrazione 3. le modalità di interazione del paziente: durante il colloquio è possibile osservare come il paziente si relazione con quanto racconta e con lo pisoclogo stesso. SI è osservato come il paziente durante il colloquio metta in atto alcune “misure di sicurezza” per cui ad esempio si mostra aggressivo per nascondere l’umiliazione che sente rispetto al fatto di trovarsi in tale situazione. Descriva le diverse tipologie di domande che può porre uno psicologo clinico. I comportamenti sono sostanzialmente due categorie: • domandare • affermare Domandare è tipico del colloquio diagnostico, mentre affermare è un comportamento tipico del colloquio terapeutico. In ogni caso anche nel colloquio diagnositco ci possono essere casi in cui lo psicologo utilizza alcune affermazioni purchè ben calibrate e finalizzate ad uno specifico obiettivo da conseguire Per quanto riguarda le domande esse possono essere di diverso tipo. Vi sono domande aperte o chiuse; le prime permettono al paziente di esprimere liberamente in contenuti che esse evocano, mentre le seconde permettono risposte di tipo dicotomico come si/no, vero/falso. Per quanto riguarda i contenuti esse possono riguradare fatti, emozioni, episodi relazionali. Infine, le domande possono essere classificate in correlate o non correlate a seconda che abbiano o meno attinenza con quanto sta emergendo in un particolare punto del colloquio. Quali sono gli elementi che uno psicologo può valutare durante un colloquio clinico? Si riferiscono a diversi dati personali: età, sesso, livello socioeconomico e livello culturale (x es se è basso può influenzare la possibilità di reciproca comprensione linguistica da parte del soggetto e della condutture), professione, caratteristiche di personalità; contesto geo-socio-culturale di origine; capacità della persona di rilevare la propria eventuale sofferenza: valore soggettivo attribuito al sintomo, capacità di coping, volontà di negare la malattia) che possono essere più o meno rilevanti ai fini 5 dei diversi tipi di colloquio o condizionarne la dinamica relazionale tramite l’attivazione di specifiche misure di sicurezza. In quali casi lo psicologo ha bisogno di utilizzare altre fonti di informazione oltre al paziente? Per altre fonti di informazione si intende tutto ciò che è riconducibile al paziente ma non coincide con esso. Altre fonti sono per esempio i familiari, gli amici, le cartelle cliniche pregresse, etc. Vi sono due motivi che possono indurrelo psicologo da utilizzare Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 menti. TIPOLOGIE Le dimensioni che caratterizzano il setting come contenitore materiale sono il tempo e lo spazio. Queste dimensioni devono essere tali da consentire espressione e comprensione. Il tempo infatti deve essere sufficiente per permettere: a) all’utente di presentare la sua domanda in tutte le componenti (emotive e cognitive) e b) allo psicologo di elaborare un processo di pensiero sulla domanda stessa. Non basta però definire spazio e tempo, è necessario anche che lo psicologo chiarisca le sue modalità gestionali dello spazio e del tempo al fine di garantire all’intervento stabilità e continuità. La costanza degli incontri, la puntualità, la definizione dei tempi in cui si prevede di sviluppare l’intervento e la protezione da intrusioni esterne devono essere garantite nel tempo, altrimenti si invaliderebbe la funzione del setting. Il setting come contenitore relazionale richiama due aspetti: processo di intervento (il contratto tra psicologo e utente: causa o finalità, oggetto e forma), e modello relazione dello psicologo in risposta alla domanda dell’utente. Il setting rappresenta uno spazio privilegiato in cui confluiscono, si sviluppano e si esprimono i processi mentali dell’utente e dello psicologo coinvolti nel lavoro psicologico-clinico. Il setting mentale non è un contenitore indifferente ai contenuti, non accoglie qualsiasi cosa ma è attivo e selettivo rispetto agli elementi presenti in quella porzione spazio-temporale. Secondo Grasso, quali sono le prospettive che permettono di inquadrare il concetto di "setting"Prospettiva minimalista: Il setting ha una funzione strumentale per avviare un intervento che si immagina asettico e neutrale. L’interesse dello psicologo si concentra sulle capacità del frame-cornice di instaurare le condizioni di isolamento della relazione. La concezione minimalista del setting è in sintonia con un modello di conoscenza positivistico, in cui l’oggetto di conoscenza ha qualità oggettive e indipendenti dall’osservatore e dal contesto, quindi è possibile e utile separarlo dalla situazione e dal rapporto con chi lo studia. Prospettiva complessa: Se nell’approccio minimalista l’intento è quello di semplificare la realtà, in questo secondo se ne considera la complessità. Il setting si configura come realtà composita intesa come cornice, come insieme delle azioni utili per attivare i dispositivi relazionali e, infine, come territorio regolamentato da norme il cui fine è definire il modo in cui si deve entrare in relazione. Nella prospettiva complessa si abbandona l’ottica positivistica e si riconosce che la realtà è sempre fusa con le interpretazioni che ne danno le teorie elaborate dall’uomo per comprenderla. L’oggetto di studio non è l’individuo isolato ma le sue dinamiche relazionali e contestuali. Quali sono le differenze tra il colloquio e l'intervista? 06. Definisca e descriva l'intervista. L’intervista è: «una forma di conversazione nella quale due persone (e di recente più di due) si impegnano in una interazione verbale e non verbale nell’intento di raggiungere una meta precedentemente definita». Per Lis, l’intervista è: «uno strumento che ha lo scopo di conoscere opinioni, atteggiamenti, percezioni, esperienze e caratteristiche della personalità, ponendo al soggetto delle domande, stabilite fin dall’inizio e disposte in un ordine ben determinato a seconda delle risposte che richiedono» Le interviste si possono classificare in: Strutturate; Semi-strutturate; non strutturate Descriva caratteristiche e funzioni del colloquio clinico e dell'intervista.QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA L'INTERVISTA STRUTTURATA E IL COLLOQUIO CLINICO? La modalità intervista richiede l’uso di domande mirate e con gradi diversi di strutturazione dell’incontro, al fine di verificare le ipotesi dell’intervistatore e acquisire tipi diversi di informazioni che servono a orientare il comportamento del soggetto e/o le scelte dell’intervistatore. La modalità colloquio intende esplorare il problema dal punto di vista del soggetto, il motivo per cui è venuto, cosa si aspetta, l’idea che ha di sé, il tipo di interazione, il cambiamento che si attende. Nell’intervista però il ruolo dell’intervistatore e dell’intervistato sono prescritti da uno schema precostituito (questionari, scalette, guide) e questo riduce la libertà espressiva dei soggetti, mentre nel colloquio si ha più ampia flessibilità. Inoltre, mentre nel colloquio si favorisce un processo di scambio tra due soggetti, per cui al termine del colloquio entrambi sanno qualcosa di nuovo sull’oggetto della propria ricerca, nell’intervista non si ha interesse per quello che l’intervistato acquisisce. Grasso e coll. (2004) sottolineano la «finalità meramente conoscitiva dell’intervista». L’aspetto conoscitivo sarebbe comune al colloquio e all’intervista, ma in quest’ultima non vi è implicazione trasformativa. Descriva l'Adult Attachment Interview. L'adult attachment interview è un'intervista semistrutturata, Che si svolge in 1 ora di tempo e il cui scopo è classificare lo stile di attaccamento nei soggetti superiori ai 16 anni. È composta da 18 domande aperte che cercano di elaborare l'esperienza vissuta dal soggetto con le principali figure di attaccamento. Viene chiesto al ragazzo di ripensare a situazioni difficili dove era fondamentale la protezione e la cura dei genitori, ponendo soprattutto attenzione a esperienze negative vissute nell'infanzia (ad esempio una separazione un rifiuto o lutti). le risposte sono registrate e video- registrate e poi trascritte. La codifica cerca di capire i legami che stabiliscono i ragazzi al giorno d'oggi. La fine di questa classificazione è l'assegnazione ad una categoria principale e le tre principali categorie sono attaccamento distanziate, sicuro, preoccupato, Con lutti o traumi non risolti o inclassificabile Quali sono le differenze tra un'intervista strutturata e un'intervista semi-strutturata Il colloquio semi- strutturato, a sua volta, è caratterizzato da un certo grado di strutturazione, un compromesso tra un’intervista strutturata e un’intervista libera. Si definisce tale proprio perché l’intervistatore individua a monte le aree da esplorare, ma lascia libero l’intervistato di procedere secondo l’ordine e le modalità che preferisce (De Carlo, 2002). Al suo interno si coniugano pianificazione e flessibilità, in cui si alternano momenti di domande Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 prefissate a momenti dipendenti dai singoli interlocutori; da qui si può evincere il suo maggior utilizzo rispetto ad altre tipologie, in quanto oltre a rendere possibile una valutazione dell’intervistato, dà a questi la possibilità di interagire attivamente ponendo domande, quindi di chiarire le sue aspettative in merito alla futura mansione lavorativa (Argentero, 2001). Infine, un colloquio strutturato consiste nel rivolgere domande standardizzate e strutturate a tutti i candidati, attenuando la possibilità che l’intervistatore si discosti dallo schema prefissato; il risultato, dunque, è quello di ingabbiare sia selezionatore che candidato all’interno di una griglia di intervista. Ciò rende più facile raggruppare, valutare e analizzare le risposte dei soggetti aumentandone l’attendibilità, in quanto è possibile ottenere gli stessi risultati se l’intervista si ripete. In genere viene indicata per svolgere ricerche mirate, per esempio quando s’intende cercare venditori di specifiche tipologie di beni strumentali Cosa vuol dire usare i test psicologici in funzione di una diagnosi? Usare i test psicologici in funzione di una psicodiagnosi vuol dire: avvalersi di singoli dati ricavati dal test (i punteggi) che includono però anche contenuto, aspetti formali, osservazioni del comportamento al reattivo, etc. integrare tutti i dati; inserire l’uso dei test nell’ambito di più colloqui di tipo valutativo o conoscitivo; effettuare un’intersezione tra quanto si sa dai dati e quanto si vive nella relazione con il soggetto. Che cos'è un test psicologico? I test psicologici nascono come strumento di studio della psicologia differenziale tra gli individui e diventano utili anche alla psicologia clinica individuale. «Un test psicologico consiste essenzialmente in una misurazione obiettiva e standardizzata di un campione di comportamento». La standardizzazione costituisce l’essenza del test e con essa si intende che tutti i procedimenti utilizzati sono definiti in precedenze in modo tale che: a) ogni soggetto venga sottoposto con modalità che rimangono costanti alle stesse domande, alle stesse prove e alle stesse situazioni stimolo; b) le istruzioni siano uguali per tutti i soggetti; c) per l’attribuzione del punteggio e la sua valutazione sia applicato uniformemente un unico metodo. In psicologia clinica risulta che: A. il test è utile a condizione che venga usato correttamente e inserito in modo coerente nel processo diagnostico o clinico; B. il test è uno degli strumenti che lo psicologo ha a disposizione ma è opportuno integrarlo con altri (es. colloquio, osservazione); C. il risultato di un test è una constatazione. D. i test non costituiscono la via breve per fare diagnosi; E. la somministrazione dei test richiede preparazione e competenza. Entro l'ambito della psicologia clinica, come nasce l'utilizzo dei test? I test psicologici nascono quindi come strumento di studio della psicologia differenziale tra gli individui e diventano utili anche alla psicologia clinica individuale. Nella prima metà del novecento vi è una grande diffusione di test, intesi soprattutto come strumenti applicati in tre ambiti: esercito, scuola e industria. Essi diventano così strumenti della psicologia di comunità. Al test individuale inteso come strumento per conoscere l’individuo si sostituisce il test attitudinale il cui obiettivo è collocare, nel modo migliore, l’individuo nell’organizzazione. Alla fine del secolo scorso l’istruzione, divenuta obbligatoria, pone la necessità di modificare le classi, distinte in ordinarie e speciali. Questo induce Binet e Simon a ricercare gli indici obiettivi di ritardo mentale e a costruire la prima scala metrica dell’intelligenza. Quali sono i criteri che permettono di differenziare i test? I criteri che permettono di differenziare i test sono molteplici. Alcuni di essi sono: 1. Campi di applicazione: a. Valutazione delle abilità cognitive attraverso i test di intelligenza; b. Valutazione delle strutture e dinamiche di personalità attraverso i test oggettivi e proiettivi di personalità; c. Valutazione delle funzioni neuropsicologiche di base attraverso i test neuropsicologici. 2. Caratteristiche esterne: test carta e matita, test strumentali, etc. 3. Tipo di somministrazione: test individuali, test collettivi 4. Contenuto: tipica (attitudine) o massima (profitto) performance Si illustrino alcuni criteri di classificazione dei test 1. Test di intelligenza: valutano capacità umane da cui si può inferire il livello di intelligenza di una persona (capacità di affrontare e risolvere compiti verbali o di tipo numerico o manuale). Di particolare interesse sono i test derivati da specifiche teorie sul funzionamento intellettivo. 2. Test di sviluppo: sono test che si rivolgono a soggetti in età evolutiva e si propongono di rilevare e misurare lo svilupparsi di alcune funzioni e abilità (es. la percezione, la socializzazione). In base ai soggetti a cui si rivolgono si suddividono in tre categorie: test per bambini molto piccoli, test per l’età prescolare e test per l’età scolare. I test di sviluppo si possono differenziare anche in: a) multi-funzione, cioè i quei test che indagano sullo sviluppo contemporaneo di varie aree del comportamento (un esempio è il test di Stanford-Binet) b) monofunzione, quelli cioè che si interessano ad una singola funzione. 3. I metodi proiettivi: con il termine «metodi proiettivi», coniato da Frank nel 1939, si intendono quelle tecniche che permettono di giungere ad un’indagine della personalità dal punto di vista della psicologia proiettiva (intorno a queste tecniche e al termine proiettivo si è aperto un ampio dibattito. La questione verrà discussione nella lezione in cui si presenterà il test di Rorschach). Questi metodi si caratterizzano per la presentazione di stimoli poco Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 strutturati o ambigui. Il compito del soggetto consiste nello strutturare o interpretare gli stimoli proposti, rivelando così la sua personalità. Come definisce Lang l'alleanza diagnostica? La diagnosi testologica pone una serie di interrogativi e questioni che sono state sintetizzate in sei punti: 1. Approccio psicometrico vs approccio clinico : Per anni vi è stata contrapposizione tra l’approccio psicometrico, basato sulla rilevazione della misura in cui un individuo differisce da altri, e quello clinico, favorevole ad un atteggiamento interpretativo con attenzione all’individuo. 2. Testing o valutazione psicologica : La valutazione psicologica è intesa come un problema cognitivo e i test costituiscono uno degli strumenti più efficaci per raccogliere i dati. 3. Quando e perché somministrare i test: La somministrazione dei test viene vista da Lang (2005) come un momento di un processo diagnostico. È buona norma che l’invio a chi somministra i test venga fatto in cieco, cioè senza fornire elementi particolari, che potrebbero influenzare l’operatore. I test servono sia al clinico sia al paziente. 4. Criteri di scelta dello strumento: In genere, in ambito clinico, la batteria di test psicologici che lo psicologo utilizza include: un test per la misurazione del livello mentale (WAIS, WISC…,) e uno Nella stesura di una relazione diagnostica, a quali elementi occorre prestare attenzione? Nella stesura di una relazione, raccomandano di prestare attenzione: FORATO GENRALE: Dati di identificazione: Nome, età, data di nascita, indirizzo, n. tel, luogo, data di esame e nome dell’esaminatore. Quesito di invio: Perché questa persona è stata inviata per un esame diagnostico? Chi l’ha inviata? Storia socio-familiare e contesto attuale: informazioni relative ai rapporti familiari, alla salute, al lavoro e al sistema sociale; Osservazioni comportamentali. Si fornisce una relazione sul comportamento verbale e non verbale del paziente sia durante l’esame che prima e dopo l’esecuzione dei compiti specifici. Test somministrati. Risultati dei test. Conclusioni: basandosi sulle informazioni fornite in precedenza: raggiunge una formulazione diagnostica, fa delle raccomandazioni relative al trattamento e fornisce delle impressioni prognostiche. Sintesi Breve messa a punto degli aspetti principali del referto. E' consigliabile accennare in questa sede a tutti i punti salienti. Cosa sono e in cosa si differenziano l'alleanza diagnostica e l'alleanza terapeutica? L’alleanza diagnostica è un rapporto emotivo particolare che si instaura tra clinico e paziente nel corso della consultazione diagnostica. Richiede la capacità per entrambe le parti di trovare uno o più oggetti comuni di lavoro. Non si chiede infatti al paziente di affidarsi passivamente e acriticamente al clinico ma, al contrario, si presuppone che entrambi abbiamo un proprio ruolo e proprie competenze che siano disposti a condividere rispetto al compito stabilito. L’obiettivo delle due alleanze è differente; nell’alleanza diagnostica l’obiettivo è a breve termine e circoscritto, mentre in quella terapeutica è spesso a lungo termine e ampio. Per Lang (2005), se non si riesce a creare tra il clinico e il paziente un clima che favorisca la collaborazione, è probabile che i dati raccolti siano imprecisi e scarsi. Quindi, test psicologici che non forniscono dati o ne forniscono pochi possono essere indice di una mancata alleanza diagnostica. Cosa si intende per "non test factors"? Durante la somministrazione di un test psicologico compaiono molte variabili che sono estranee al compito ma non al risultato. In letteratura, queste variabili vengono dette non-test factors. I non-test factors sono: «tutti quegli elementi che, nel corso della diagnosi testologica, possono interferire con il risultato e che NON sono causati dalle caratteristiche specifiche dello strumento utilizzato». Non-test factors sono: i comportamenti osservati del paziente; la relazione che ha con il clinico; il livello di alleanza che struttura; come reagisce al test e al materiale stimolo. Per raggruppare questi fattori esistono alcune griglie che si possono differenziare in due gruppi: 1. Griglie per il ragionamento clinico. Alcune griglie permettono di verificare se le procedure attuate durante la somministrazione e/o correzione del protocollo sono corrette. Sono griglie usate soprattutto con test cognitivi. Altre griglie hanno lo scopo di evitare che il clinico ometta dei passaggi nel ragionamento clinico e giunga così a una valutazione scorretta. 2. Griglie per valutare le condizioni nelle quali avviene il test. Si tratta di griglie che guidano il clinico ad osservare i comportamenti del paziente che sono rilevanti ai fini di una valutazione affidabile e utilizzabile, clinicamente, dei risultati prodotti. Descriva gli obiettivi della diagnosi testologica Lang (2005) afferma che l’uso dei test in psicologia clinica serve a valutare quantitativamente e qualitativamente le condizioni momentanee o durevoli del funzionamento psichico (sia normale che patologico) e ad evidenziare tratti personologici, che perdurano e sono predittivi di comportamenti e/o sintomi futuri. I test forniscono dati utili per la diagnosi e per l’indicazioneo la controindicazione ai diversi trattamenti. Nella diagnosi testologica gli elementi da considerare sono molti; infatti, oltre alla valutazione psicometrica, si hanno il contenuto delle risposte, le verbalizzazioni del paziente, gli aspetti formali, le osservazioni del clinico sul comportamento del paziente al reattivo e le reazioni del clinico al paziente. Secondo Lis (1993), la scelta, in ambito clinico, del tipo di test può dipendere da quattro variabili: • la finalità della consultazione • il tipo di disturbo • l’età dei soggetti • l’indirizzo teorico di riferimento dello psicologo Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 Vi sono delle differenze econo l'edizione precedente: miglioramento nella valutazione del ragionamento fluido, della memoria di lavoro attendibilità maggiore è maggiore validità, sono stati rinnovati gli item per superare i limiti di cultura sesso provenienza; è stato migliorato il linguaggio per le risposte ed è più semplice Questa scala è composta da 15 sub testo di cui 10 principali è 5 supplementari abbiamo: il disegno con i cubi Misura la capacità di analizzare e sintetizzare stimoli visivi astratti cogliendone relazioni spaziali Somiglianze Stima del ragionamento verbale e del livello di formazione di concetti coinvolgendo anche lo sviluppo del linguaggio la conoscenza lessicale la comprensione Uditiva e così via Moria di cifre misura della memoria uditiva a brevetermine di quella di lavoro e della capacità di attenzione e di concentrazione Concetti per immagini misura il ragionamento categoriale astratto il ragionamento induttivo l'informazione generale Cifrario misura la velocità di elaborazione della memoria a breve termine della capacità di apprendimento della percezione visiva Vicavolario misura la conoscenza Lessicale Ordinamento di lettere e numeri Ragionamento con matrici Comprensione Cerca di simboli I sub testo supplementari sono divisi in completamento di figure, cancellazione, informazione, ragionamento aritmetico, ragionamento con le parole Descriva il test "Matrici Progressive". E soggetto al posto di fronte a Varii Them il cui compito è rispondere se in alternativa esatta su 68 risposte possibili. le figure di ogni tempo rappresentano vari informazioni di cui bisogna fondamentalmente comprendere la logica: o dal basso verso l alto o da sinistra verso destra e così via. questo testo utilizzato per definire il grado di osservazione o anche la chiarezza di pensiero di un soggetto. Sono state create 3 differenti versioni: quella standard Formata da cinque serie di dodici item ciascuna. il primo Item è più semplice e poi andando avanti diventa più difficile sono figure bendy segnate i semplici La matrice avanzate creata Per una popolazione di soggetti con un'intelligenza superiore alla media sono più complesse e si differenziano perché sono divise in solo 2 serie la prima serie composta da 12 tem una sorta di training per permettere a chi risponde di entrare nell'ottica del testo e nel modo in cui affrontarlo la seconda parte composta da 36 di tm anche si in ordine crescente di difficoltà La matrice colorate Che stata creata per i bambini o anche per gli anziani è composta da 3 serie di 12 problemi il cui obiettivo è misurare i processi cognitivi comuni nei bambini di 11 anni o minori di 11 anni in totale sono 36 temo che permettono di misurare come si sviluppano le funzioni cognitive nei primi anni di vita Descriva la Wechsler Adult Intelligence Scale-Revised (WAIS-R). Nacque così la wechsler adult intelligente scale Rivolta soltanto ad adolescenti e adulti quindi dai 16 anni in poi. a vari cambiamenti rispetto alla prima scala. le prove verbali sono proposte in modo più moderno e se è cambiata anche la disposizione degli item, Sono organizzati secondo un ordine di difficoltà crescente Descriva il "Minnesota Multiphasic Personality Inventory - Revised Form" (MMPI-RF). L'MMPI- 2-RF È la versione è psicometrico delle MMPI- 2. è composto da 51 scale contro 138 item dicotomici. il testo è più breve ma migliore dal. di vista psicometrico. Le scale sono: di validità, sovraordinate, cliniche ristrutturate, somatico cognitive, interpersonali, di internalizzazione, di esternalizzazione, di interessi, PSY- 5 Descriva lo "Psychological Treatment Inventory" (PTI). nasce per adattarsi a più finalità di ricerca e applicative, in particolare alla 6ª mento e alla pianificazione del trattamento piccola alla valutazione Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 dell'esito del trattamento psicologico. è uno strumento selfreport ed etero somministrato che si fonda su la convinzione che la personalità e di sui disturbi possono essere studiati e compresi da più punti di vista. È stato costruito in base a questi criteri: le proprietà psicrometrica adeguate la facilità d'uso e la natura interdisciplinare. Durante la costruzione di questo strumento è stata considerata anche interazione di variabili biologiche e psicologiche e sociali attraverso domini che si raggruppano in macroaree. Quindi è uno strumento che permette a clinici di seguire i clienti durante il percorso terapeutico attraverso un amore valutazione che integra gli aspetti automatici che dettero valutativi fornendo così più oggettività per quanto riguarda la valutazione. Descriva il "Millon Clinical Multiaxial Inventory-III" (MCMI-III). il Millon Clinical Multiaxial Inventory - III rappresenta un nuovo e valido strumento di valutazione psicologica dell'adulto, da poter utilizzare, in alternativa o in aggiunta, ai questionari psicopatologici di personalita' gia' in uso. Negli Stati Uniti, viene ampiamente utilizzato per valutare le condizioni cliniche e i disturbi di personalita' nei pazienti psichiatrici. Sin dalla sua prima edizione (1977, USA), questo test, rivisto due volte, e' diventato uno degli strumenti diagnostici piu' frequentemente utilizzati nella valutazione dei disturbi di personalita' e delle maggiori sindromi cliniche. Le ragioni principali della popolarita' di questo strumento sono legate alla sua attendibilita' e alle spiccate qualita' pratiche:  e' semplice e breve: consiste di 175 items con risposte dicotomiche (vero/falso);  misura 14 pattern di personalita' e 10 sindromi cliniche;  si utilizza con gli adulti da 18 anni di eta' in su;  ha lo scopo di misurare tratti di personalita' e l'eventuale presenza di psicopatologia;  presenta un sistema di misurazione direttamente correlato al DSM-IV e, soprattutto per quanto riguarda i disturbi di personalita', fa esplicito riferimento a una teoria della personalita';  puo' essere utilizzato per prendere decisioni cliniche o per l'identificazione di individui che manifestano un particolare disturbo o una particolare caratteristica psicologica. Attualmente, il Millon Clinical Multiaxial Inventory - III conta piu' di 700 studi empirici, basati su ricerche, e decine di testi specialistici dedicati. Solo il Rorschach e l'MMPI-2 hanno prodotto piu' ricerche negli ultimi cinque anni. Descriva il "Minnesota Multiphasic Personality Inventory - Adolescent" (MMPI-A). Il mmp i a masse per aiutare gli adolescenti di età compresa tra i 14 e i 17 anni a superare le difficoltà applicative e interpretative delle m m p i. questo quindi consente di ottenere risultati migliori per gli adolescenti. Sono i temi più specifici e più rapide da somministrare per via atteggiamento meno difensivo da parte degli adolescenti rispetto a la valutazione attraverso un colloquio clinico, vi sono più in gamba di scale disponibili maggiore facilità di lettura. Descriva il "Minnesota Multiphasic Personality Inventory-2" (MMPI-2) Il MMPI2 È usatoo in vari ambiti applicativi psicologo, psichiatria,ma anche nella psicologia del lavoro,nell'orientamento. Il test appare molto semplice e facilmente comprensibile infatti e anche somministrato molto semplicemente ma è necessario avere competenze psicometrico e conoscenze dei disturbi di personalità per poter essere interpretato al meglio. permette infatti di ottenere dei profili specifici dei rispondenti. Sono 567 item risposta dicotomica o vero o falso. E somministrabile a persone di età maggiore di 18 anni sia individualmente che al gruppo il tempo di somministrazione circa un ora si soggetti un piano molto meno ho molto di più a allora questa variabile deve essere considerata come una variabile molto importante. il numero massimo di tempo a omessi e diventi altrimenti si perde la validità del testo; 30 omissioni nei primi 370 item rendono il testo non valido . gridiamo sono posizionati nella prima parte del libretto mentre per le scale relative al contenuto e supplementari bisogna somministra dell'intero testo.All'interno delle scale cliniche riconosciamo 3 macroaree: quella nevrotica per quella sociopatica, quella psicopatica. questo test è utilizzato nei contesti di selezione dove è necessario un profumo un profilo di personalità che per metta di escludere psicopatologie come ad esempio in posizione l'esercito Descriva le "favole della Düss". Sono dieci piccole storie che il soggetto deve completare. abbiamo un protagonista che si trovano in una certa situazione che riporta a uno di vari stati dello sviluppo psicosessuale. si usano personaggi umani ed animali. le varie stimolazioni proposte attraverso ristori prova con al soggetto delle reazioni che possono essere normali o indice di un complesso. Le favole sono lette in forma diretta i si chiede i bambini di indovinare il seguito. Prima la favola dell'uccellino per vedere l'attaccamento del bambino nei confronti dei genitori e la di pendenza essi; seconda favola dell'anniversario di matrimonio per rivelare uno shock o la gelosia nei confronti dell'unione dei genitori punti perché la 3ª favola della aniello per parlare dello svezzamento e della relazione con fratelli e sorelle; 4ª favola del funerale per indagare sulla crescita Sul desiderio di Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 morte sul autopunizione; quinta favola della paura per indagare angoscia e autopunizione punti perché la sesta favola dell'elefante per il complesso di castrazione ; settima favola dell'oggetto costruito per indagare il carattere ossessivo e ostinato; ottava favola della passeggiata col babbo con la mamma per mettere in evidenza il complesso di edipo; non ha favola della notizia per conoscere desideri i timori del bambino; decima il brutto sogno come controllo a tutte le favole precedenti Esponga la classificazione delle tecniche proiettive. Le tecniche produttive si classificano in: strutturali vero test basati sull'interpretazione di macchie; tematiche basati sul racconto di storie; grafiche basate sul disegno Cosa si intende per "proiezione"? Parola apri virgolette proiettivo chiudi virgolette fa riferimento la dinamica di produzione delle risposte. La proiezione e l'attribuzione del processo mentale che la persona attribuisce ad un oggetto ma è una parte della sua personalità. quindi quella predizione emergono immagini che sono del proprio io ma che sono attribuite a stimoli esterni Esponga le caratteristiche dei test proiettivi descrivendone almeno uno. Quali sono le caratteristiche dei test proiettivi? Le caratteristiche del testo proiettivi sono: che pongono degli stimoli nostro otturati e il compito quello di interpretare questi stimoli, i simboli proiettili devono avere delle caratteristiche sono essere in grado di suscitare più interpretazioni in persone diverse, lo stimolo deve descrivere una situazione specifica e sollecitare gli stati motivazionali significativi, lo stimolo non deve essere familiare . Ma bisogna considerare che queste prove possono essere influenzate da fattori non solo protettivi ma anche di tipo situazionale casuale. Esponga gli ambiti di applicazione del test di Rorschach. AMBITO CLINICO In questo ambito è possibile distinguere due differenti tipi di applicazione del Test  Clinico-psichiatrico: In questo contesto il Test permette di effettuare delle diagnosi differenziali tra disturbi nevrotici, disturbi della personalità, quadri psicotici o di compromissione organica, consente inoltre una prognosi generale e terapeutica.  Clinico-psicologico: Oltre alla diagnosi differenziale ed alle indicazioni prognostiche, il Test valuta i diversi aspetti della personalità, le capacità reattive o i fattori di inibizione, individua le aree di conflitto, verifica la stabilità emotiva, l’adattamento sociale, il controllo affettivo. Emerge così la descrizione di un profilo di personalità dettagliato e complet  AMBITO EVOLUTIVO  Il Test permette di valutare in un’ottica preventiva tanto le possibilità di uno sviluppo armonico della personalità, quanto la natura dei conflitti che innescano difficoltà educative, dell’apprendimento, del comportamento.  AMBITO GIURIDICO-FORENSE  In ambito forense il Test di Rorschach è uno dei test più utilizzati. In campo penale serve a stabilire la capacità di intendere e di volere, l’attendibilità di una testimonianza, la compatibilità con il regime carcerario. In campo civile e medico legale permette la valutazione del danno esistenziale, del mobbing, del cambio di sesso, del risarcimento danno.  AMBITO SCIENTIFICO  Nel contesto relativo alla ricerca scientifica il Test trova la sua applicazione con lo scopo di indagine di tipo sociologico considerando in particolare l’influenza delle pressioni ambientali sulla evoluzione del carattere.  AMBITO DELLA PSICOLOGIA DEL LAVORO  Il Rorschach è uno strumento che permette una valutazione attitudinale completa, sia in relazione alle abilità cognitive che relazionali, consentendo di combinare al meglio le esigenze imprenditoriali con le doti attitudinali. Questo può valere soprattutto per posizioni di medio-alto profilo, nei confronti delle quali l’azienda deve investire sia in termini di formazione che nel passaggio di deleghe e responsabilità Descriva le caratteristiche dell'interpretazione del test di Rorschach. Prima tale interpretazione bisogna trasformare i dati raccolti brindisi da riportare nel sommario strutturale. questo sommario è costituito da 3 parti di punti la parte superiore in cui si riassumono i dati della filatura; la parte inferiore dove si presentano 7 cluster principali che sono le dimensioni della personalità la 3ª parte che riporta indici psicopatologici. Perché nessun mario ha molte informazioni allora bisogna interpretare tutti i cluster ma seguendo un ordine specifico i cercare la chiave di ingresso. vi sono dodici chiavi di ingresso Che sono raggruppate in 3 categorie a la presenza psicopatologica disorganizzazione piccola stili di personalità, variabili terziaria. l'identificazione quella chiave di ingresso dall'ordine con quella lizard vari cluster Descriva come avviene la somministrazione del test delle macchie di Rorschach. ll test può essere suddiviso nelle seguenti 6 fasi: 1. Somministrazione: lo specialista mostra al paziente, una alla volta, le 10 tavole; quindi lo invita ad illustrare tutto ciò che la macchia di inchiostro gli suggerisce, attribuendo un suo personale significato alle tavole. A tal proposito ricordiamo che uno studio empirico ha individuato 13 risposte comuni, ovvero che sono state ripetute dai pazienti in maniera ricorrente; Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 soggetto SCALE SECONDARIE si somministrano in un secondo momento e si scelgono sulla base dei risultati delle scale primarie, del colloquio clinico e di eventuali altre tecniche utilizzate. Quali sono secondo Trotti e Bellotti le caratteristiche che dovrebbe avere il counselor? Il consuellor dovrebbe avere un ruolo istituzionalizzato, una formazione psicologica specialistica, possdere competenze psicologiche, mantenersi sempre aggiornato, avere esperienza nel consuellin in generale, E lavorare in modo integrato cioè in collaborazione con vari professionisti. Le attività tipiche di questo consuelo ing consentono al paziente di confidare i propri problemi scaricandoli ad un ascoltatore che possa comprenderli, discutere quindi le proprie emozioni cercare un appoggio attraverso l'ascoltatore e parlare di problemi attuali con una persona che ti dà una mano senza esprimere un giudizio. Quali sono, secondo Sanavio e Cornoldi, le finalità della psicoterapia • far fronte ad una situazione di emergenza, difficoltà psicologiche transitorie, un momento di crisi (lutto, divorzio..) • far fronte a una psicopatologia in atto e alla sintomatologia che vi è connessa (disturbo di panico, anoressia..) • prevenire le ricadute dopo che il paziente ha risolto la situazione acuta (abuso di alcool, depressione..) • promuovere la crescita personale mediante il cambiamento di aspetti strutturali della persona, indipendentemente dalla presenza di sintomatologia clinica Qual è, per Adriana Lis, il ruolo del paziente nella psicoan nella psicoanalisi il paziente è un attore libero totalmente di muoversi nella scena, nella psicoterapia invece psicanalitica di un regista che mette delle condizioni che in parte creano un limite alla libertà del paziente di recitare se stesso. Hanno quindi un obiettivo comune al trattamento analitico ma tecniche diverse perché utilizzano deviazioni e cambiamenti tecnici. Qual è l'obiettivo delle psicoterapie dinamiche brevi? L'obiettivo delle psito quel psicoterapie brevi è modificare parzialmente Una struttura della persona attraverso l'investigazione è un lavoro che è focalizzato sulle conflittualità base. si prevedono cambiamenti strutturali ma circoscritti alle aree in esame. Uno dei fattori che caratterizzano queste psicoterapie brevi è il focalizzarsi solo su alcuni problemi ovvero il focus. Il focus può essere costituito o da un sintomo o da una difficoltà o da una situazione attuale di vita su cui il paziente ha bisogno di lavorare, ha bisogno di un aiuto. è anche un momento di preparazione di motivazione ad un intervento a medio a lungotermine. Come possono essere ragruppati i fattori terapeutici della psicoterapia psicoanalitica? Nelle psicoterapia psicodinamiche abbiamo: durata fango orologio con te, setting le sedute sono regolari sia per frequenza che per orario; atteggiamento del terapeuta che attivo; transfert in cui alcuni orientamenti teorici sono privilegiati fin dall'inizio e privilegiano all'interpretazione del transfert; Controtransfert Rappresenta deve essere capace di provare sentimenti relazione a quelli espressi dal paziente; finalità gli obiettivi infatti possono variare Quando è vantaggioso l'intervento di sostegno Per Adriana Lis, l'intervento di sostegno può essere vantaggioso in alcuni casi: • quando il soggetto vive una situazione conflittuale tipica dell'età, ad esempio l'adolescenza • in situazioni di realtà che acquistano significato per l'intensità e l'importanza con cui vengono vissute In questi due casi ci si riferisce a persone con una struttura di personalità abbastanza adeguata ma che è indebolita dalla problematica, dalla fase del ciclo di vita. Quante e quali sono le tecniche a matrice operante? Ne descriva una in particolare. Gli obiettivi sono favorire l'apprendimento di nuovi comportamenti adattivi, potenziare comportamenti già presenti ma poco frequenti, ridurre o eliminare condotte disadattive. Queste tecniche sono usate soprattutto in ambito educativo e per le disabilità. a) SHAPING si sviluppa un nuovo comportamento attraverso il rinforzo delle risposte che si avvicinano alla desiderata b) PROMPTING si usa un aiuto per favorire l'inizio di una risposta c) FADING gli aiuti forniti inizialmente si tolgono per autonomizzare il comportamento d) CHAINING si stabilisce una sequenza di comportamenti che avvengono in ordine fisso e) ESTINZIONE si interrompono i rinforzi che mantengono attivo un comportamento disadattivo Cosa include operativamente il rilassamento muscolare progressivo? il rilassamento muscolare prograssivo è definito come uno stato psico-fisico nel quale l’individuo si sente sollevato dalla tensione: raggiungere questo stato significa poter controllare il livello di eccitazione, in modo da poter ristabilire il proprio equilibrio. queste tecniche non vanno enfatizzate, però si riconosce che possono essere utili per alleviare alcune difficoltà che si possono riscontrare a seguito di un determinato stato emozione. in questa tecnica si procede con l’alutmento graduale e la contrazione sistematica di alcuni gruppi muscolari specifici, in cui l’obiettivo è quello di arrivare a una consapevolezza della differenza rispetto alle relative sfumature di tensione del muscolo. operativamente include: a) il rilassamento Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 generale. ha come obiettivo quello di far prendere contatto con il corpo. si agisce su vari segmenti (ad es. muscoli oculari, muscoli facciali) e regioni (ad es. addominale) con alternanza di tensione e rilassamento muscolare. b) il rilassamento differenziale. si rilassano solo alcuni muscoli; vale sempre il principio del contrarre e rilassare. In quale situazione si può applicare lo shaping Una situazione in cui si applica lo shaping può essere la seguente: in una classe un bambino mostra delle difficoltà a parlare volontariamente con gli altri ed è molto timoroso nelle relazioni. L'insegnante può adottare lo shaping per costruire gradualmente una serie di comportamenti di partecipazione abbastanza complessi e che i bambino, al momento, non è in grado di attuare. L'insegnante può iniziare aiutando la partecipazione del bambino rivolgendogli una domanda molto semplice, che gli richiede un livello di capacità già stabilmente posseduto. Una volta consolidato e reso frequente questo primo livello di partecipazione, l'insegnante richiede una seconda approssimazione alla meta, ad esempio rivolge una domanda non più solo a lui, ma associa anche un altro alunno e così via. Quali sono i presupposti che deve possedere il paziente per la buona riuscita del Rilassamento Muscolare Progressivo? il rilassamento muscolare prograssivo è definito come uno stato psico-fisico nel quale l’individuo si sente sollevato dalla tensione: raggiungere questo stato significa poter controllare il livello di eccitazione, in modo da poter ristabilire il proprio equilibrio. queste tecniche non vanno enfatizzate, però si riconosce che possono essere utili per alleviare alcune difficoltà che si possono riscontrare a seguito di un determinato stato di emozione. in questa tecnica si procede con la contrazione sistematica di alcuni gruppi muscolari specifici, in cui l’obiettivo è quello di arrivare a una consapevolezza della differenza rispetto alle relative sfumature di tensione del muscolo. questa come tutte le tecniche di rilassamento si apprende con la guida di un terapeuta. il rmp è infatti complesso e richiede lunghi periodi di tempo per l'apprendimento; non sono inoltre da sottovalutare la motivazione e la pratica regolare di quanto appreso durante la seduta. caratteristiche del paziente: la buona riuscita del rilassamento è connessa anche ad alcuni presupposti che il paziente deve possedere quali: riuscire a mantenere un’attenzione focalizzata e continua ai muscoli del proprio corpo e alla voce del terapeuta; riuscire ad indurre un incremento di tensione in gruppi di muscoli distinti; riuscire ad allentare la tensione e permettere che si abbia il rilassamento. Descriva la procedura del Training Autogeno nello sport come proposta da Venek e Cratty. è un metodo di auto-distensione da concentrazione psichica che consente di modificare situazioni psichiche e somatiche (schultz, 1975). si indica l’apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione psichica passiva. essi sono concatenati e portano, progressivamente, a spontanee modificazioni psicofisiche. la procedura: adozione di una posizione confortevole (preferibilmente supina); concentrazione sulla respirazione profonda; tensione e rilassamento dei muscoli (simile al rmp); concentrazione su sensazioni di rilassamento e pesantezza. sviluppo di sensazioni di calore che gradualmente avvolgono i diversi settori del corpo; visualizzazione di sé stesso durante una gara con conseguenti contrazioni della muscolatura, modificazione della respirazione (più superficiale e veloce) e raggiungimento di un livello adeguato di attivazione. per apprendere a regolare lo stato di attivazione, spesso è utile alternare, durante la seduta di ta, fasi di rilassamento e fasi di tensione Descriva la differenza tra sofferenza normale e patologica nell'ambito del modello cognitivo della psicopatologia. La sofferenza normale: Non tutta la sofferenza psichica è patologica; al contrario, nella vita quotidiana, è sempre presente una certa dose di sofferenza. Questo dolore psichico indica che è stato compromesso il raggiungimento di uno scopo. Gli autori notano come la nostra cultura abbia espulso la sofferenza e si sia diffusa la convinzione che essa è sinonimo di patologia; diventa quindi imperante il principio secondo cui l’umano sano dovrebbe essere sempre felice. La sofferenza psichica è quindi un utile segnale per il sistema che può fondamentalmente agire in due modi per ridurre la sofferenza e quindi colmare l’interruzione tra situazione attuale e situazione desiderata: modificare e migliorare le strategie di perseguimento dello scopo, oppure rinunciare allo scopo diminuendo il suo valore e quindi l’importanza del suo raggiungimento. La sofferenza patologica: non è funzionale all’adattamento ma condivide con quella normale le emozioni sgradevoli. la differenza si ha considerando l’andamento del processo nel tempo: un sistema che funziona utilizza il segnale costituito dalle emozioni negative per cambiare. L’essenza della patologia risiederebbe quindi nell’impossibilità del sistema di cambiare. Nella prospettiva cognitivista si stabilisce che ci si trova di fronte a un fenomeno patologico quando un comportamento è coatto, ripetuto nel tempo e senza alternative. Nell'ambito del cognitivismo clinico, descriva la strategia della pittura creativa. Si è visto che la pittura creativa a contenuto definito o libero può essere un utile strategia. Caso: Hellen, durante i primi due anni di permanenza al centro, dipinse una serie di autoritratti in cui il contorno della figura appariva appena abbozzato. L’autoritratto mostrava una chiazza di colore (un accenno ai capelli biondi) e due righe che simboleggiavano gli arti inferiori. Con il procedere del percorso terapeutico, gli autoritratti assunsero progressivamente delle caratteristiche di maggiore Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 normalità fino a permettere la precisa identificazione di una ragazza all’incirca dell’età della paziente (26 anni). L’analisi dell’autoritratto rivelò che la paziente da bambina portava i capelli raccolti in due trecce molto lunghe di cui i familiari si erano spesso dichiarati molto orgogliosi. La paziente riferì che all’età di dodici anni, spinta da una compagna di scuola, si era fatta tagliare le trecce e che poi, temendo la disapprovazione dei genitori, aveva avuto molta paura a rincasare. A casa tuttavia nessuno dei familiari sembrò notare il taglio di capelli. Soltanto al terzo giorno, a colazione, il fratello più piccolo aveva dichiarato a voce alta il fatto. Hellen riferì che la madre non aveva reagito in alcun modo ma aveva semplicemente ribadito: «Oh. Hellen hai tagliato i capelli? Non lo avevo notato». Questi comportamenti avevano favorito nella paziente uno schema centrale di sé come «invisibile, che nessuno nota» Nell'ambito del cognitivismo clinico, descriva la strategia della pittura creativa Si è visto che la pittura creativa a contenuto definito o libero può essere un utile strategia. Caso: Hellen, durante i primi due anni di permanenza al centro, dipinse una serie di autoritratti in cui il contorno della figura appariva appena abbozzato. L’autoritratto mostrava una chiazza di colore (un accenno ai capelli biondi) e due righe che simboleggiavano gli arti inferiori. Con il procedere del percorso terapeutico, gli autoritratti assunsero progressivamente delle caratteristiche di maggiore normalità fino a permettere la precisa identificazione di una ragazza all’incirca dell’età della paziente (26 anni). L’analisi dell’autoritratto rivelò che la paziente da bambina portava i capelli raccolti in due trecce molto lunghe di cui i familiari si erano spesso dichiarati molto orgogliosi. La paziente riferì che all’età di dodici anni, spinta da una compagna di scuola, si era fatta tagliare le trecce e che poi, temendo la disapprovazione dei genitori, aveva avuto molta paura a rincasare. A casa tuttavia nessuno dei familiari sembrò notare il taglio di capelli. Soltanto al terzo giorno, a colazione, il fratello più piccolo aveva dichiarato a voce alta il fatto. Hellen riferì che la madre non aveva reagito in alcun modo ma aveva semplicemente ribadito: «Oh. Hellen hai tagliato i capelli? Non lo avevo notato». Questi comportamenti avevano favorito nella paziente uno schema centrale di sé come «invisibile, che nessuno nota» Definisci il concetto di sistema. Definisci il concetto di sistema. Un sistema viene definito come un insieme di parti interconnesse in relazione dinamica fra loro, e viene studiato nei suoi processi di comunicazione; esso costituisce qualcosa di più della somma delle sue parti, acquisendo proprietà emergenti che non sono spiegabili da quelle dei singoli componenti. il concetto stesso di sistema, applicato alle relazioni umane, marca la distanza dell’approccio sistemico-cibernetico rispetto a formulazioni più improntate all’individualismo. Il sistema è visto sempre nella sua globalità, e i cambiamenti di ciascuna parte di esso (ciascun individuo) sono considerati sempre nell’interazione con tutti gli altri. Una tale visione olistica è ampliata dalla considerazione che ogni sistema esiste entro un contesto cui è inscindibilmente connesso; così, se ogni persona è concepibile solo all’interno della famiglia, ogni famiglia è a sua volta parte di contesti sempre più allargati (micro e macro-sociali, culturali etc.) che devono essere tenuti in considerazione. Pertanto, a partire da questa prospettiva teorica, è evidente che il comportamento del bambino influenza il comportamento dei genitori che, a loro volta, lo influenzano. Le ricerche empiriche hanno messo in luce alcune porzioni di questa catena di influenze. Per esempio, è stato studiato come la qualità del matrimonio sia connessa allo sviluppo del bambino, con l’ipotesi che una buona qualità del rapporto sia associata a una soddisfacente relazione genitori- bambino, e che a sua volta ancora ciò sia collegato a un buon sviluppo del bambino. Quali sono i principi secondo i quali funziona la famiglia? La famiglia è luogo in cui si sviluppano le interazioni ed essa possiede le proprietà di tutti i sistemi viventi per cui funziona seguendo tre principi: la famiglia è un sistema. 1. Totalità. La famiglia è un gruppo e non un aggregato di persone. L’individuo viene visto non tanto come soggetto con le sue qualità intrapsichiche quanto come soggetto che è dentro ad una rete interattiva. 2. Equifinalità. Elemento portante del sistema familiare sono i parametri organizzativi che lo caratterizzano nelle fasi della sua evoluzione e questo indipendentemente dalle condizioni di partenza. Questo costituirebbe il principio di equifinalità, secondo cui le modificazioni di un sistema non dipendono dalle condizioni di partenza ma da regole organizzative, dalla natura del processo. Il principio di equifinalità o di multifinalità di Von Bertalanffy prevede che condizioni di partenza differenti possano condurre a effetti finali analoghi, così come condizioni iniziali analoghe possono portare a effetti finali differenti. Riconoscere che, nei sistemi aperti, il comportamento equifinale è indipendente dalle condizioni iniziali vuol dire affermare che, per studiare il legame tra psicopatologia e famiglia, non cerco cause interne all’individuo ma ricerco parametri organizzativi e ridondanze nel presente. 3. Autoregolazione. Costituisce un processo che permette l’equilibrio tra trasformazione e omeostasi. Quando il processo di autoregolazione subisce una perturbazione, abbiamo un sistema che funziona con modelli rigidi e ripetitivi. L’irrigidimento dei parametri organizzativi è un aspetto tipico dei comportamenti patologici. Nel caso della famiglia si altera l’interscambio tra interno-esterno che, mediante la retroazione positiva e negativa, permette alla famiglia di autoregolarsi. Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 di testi, programma che Pennabaker ha applicato ai brani raccolti nel corso di sei ricerche. Il LWIC è un programma computerizzato di analisi del testo che effettua un conteggio delle parole collegate alle emozioni e ai processi cognitivi. Il programma è in grado di calcolare la frequenza di parole appartenenti ad una delle seguenti categorie: emozioni negative, emozioni positive, parole che indicano una relazione di causa (causal words) e parole che indicano un insight (insight words). Sono emersi tre fattori linguistici che appaiono predittivi degli effetti benefici della scrittura a lungo termine: il primo riguarda le emozioni positive: più gli individui nominano parole che esprimono emozioni positive, migliore risulta la salute successivamente all’esperienza. il secondo fattore è la presenza di un numero moderato di emozioni negative; il terzo fattore, ritenuto dall’autore il più importante, è l’aumento della frequenza di parole che indicano relazioni di causalità e parole di insight nel corso dei giorni di scrittura. Esse starebbero ad indicare un aumento dell’applicazione della cognizione nella comprensione di sé: la persona tende ad incrementare il grado di organizzazione delle proprie descrizioni e a descrivere storie dotate di coerenza sempre maggiore, man mano che l’esperienza prosegue. Per quale motivo il racconto è ritenuto uno strumento fondamentale? Il lavoro svolto da Bruner ci insegna che il racconto è un modo per conoscere la realtà e dare un ordine al mondo e alla propria storia. Tutti, dal bambino all’adulto, costruiscono storie in presenza di eventi che vanno al di là del quotidiano. Pertanto, il racconto serve per ordinare, rendere comprensibili, comunicabili e anche per ricordare meglio determinati eventi che non rientrano in schemi noti. Per questo gli avvenimenti più drammatici e inaccettabili trovano una spiegazione acquisendo persino un senso. Molte persone ricorrono al racconto della propria malattia, o al racconto della morte, poiché sono gli avvenimenti che sconvolgono di più la vita; la malattia rappresenta una grave interruzione, poiché dpo la diagnosi niente sarà più come prima, verranno sconvolti tutti i piani (nell’ambito del lavoro, familiare, affettivo); viene messa a dura prova la fiducia e le certezze che si hanno sul futuro; viene vissuta come un’ingiustizia, che ingiustamente ci ha colpiti. Pertanto, in questa situazione, narrare è un potente strumento per ritrovare la coerenza in noi stessi e in quello che accade. Narrando, cerchiamo di dare un ordine, di dare un senso alla vita sconvolta dalla malattia, di ridisegnare un’identità. Ecco perché il racconto è ritenuto fondamentale. Inoltre, dal punto di vista degli altri, è fondamentale per mettere a fuoco alcuni aspetti di cui non riusciamo a renderci conto; gli altri infatti fungono da spetto e ci permettono di costruire un racconto socialmente condiviso, nel quale i significati che attribuiamo alle nostre vicende sono frutto di una elaborazione personale, ma trovano anche una validazione sociale. A partire dai lavori pionieristici di Bruner, cosa insegnano gli studi sulla narrazione? Studi sulla narrazione insegnano per racconto è un modo per conoscere la realtà e dare ordine al mondo e la propria storia. il bambino e l'adulto costruiscono storie soprattutto a causa di eventi non canonici. Raccontare aiutare in delle comprensibili comunicabili e a ordinare così da ricordare meglio gli eventi che non rientrano più negli schemi minuti; così anche gli avvenimenti più insoliti drammatici in accettabili possono trovare una spiegazione e acquisiscono un senso. La razione aiuta quindi a trovare la coerenza in mostrassi en tutto ciò che ci accade. attraverso il racconto cerchiamo l'ordine cerchiamo di ridare quindi un senso ha una vita sconvolta ad esempio dalla Malattia. Ciò però non può venire soltanto in modo interiore perché il. di vista degli altri è indispensabile per mettere a fuoco alcuni aspetti di cui magari non riusciamo a renderci conto. gli altri quindi sono daiuto perché ci offrono un diverso. di vista e ci permette quindi di costruire un racconto socialmente condiviso. così la nostra storie da evento personale diventa un evento sociale. L'EMDR è stato applicato con esiti positivi a quale disturbo? Dopo averlo individuato, descrivilo brevementeNell'ambito della psicoterapia cognitivista si è sviluppata, in questo ultimo decennio, una nuova tecnica denominata «Desensibilizzazione sistematica mediante movimenti oculari», più nota come EMDR (acronimo derivato da Eye Movement Desensitization and Reprocessing). L'EMDR consiste nell'induzione, da parte del terapeuta, di rapidi movimenti oculari bilaterali. Questi sono connessi, mediante un’immagine associata ad una cognizione, ad un evento traumatico che si è immagazzinato in memoria, e sono quindi capaci di innescare un meccanismo fisiologico che permette al cervello di rielaborare l'esperienza positivamente. Si ha quindi una ristrutturazione cognitiva ed emotiva legata all'immagine negativa dell'evento traumatico. L'EMDR si basa su alcuni principi base: A.Il target. Un'efficace elaborazione con l’EMDR dipende dall’efficace individuazione di un target. Se vengono usati target (o componenti) sbagliati gli effetti terapeutici positivi saranno probabilmente minimi. Per la vittima di abusi sessuali i target adeguati comprendono ricordi della prima infanzia, eventi recenti che innescano il disagio attuale, ed eventi anticipati mentalmente che includono comportamenti futuri adeguati. Quando si tratta un caso relativamente poco complesso, per esempio un soggetto affetto da PTSD che ha subito un trauma relativamente recente, come una calamità naturale, può essere necessario focalizzarsi solo sul semplice ricordo dell’evento. B.Il terapeuta dovrebbe chiedere al paziente di richiamare l’evento e quindi focalizzarsi su un’immagine che rappresenta l’intero evento o la sua parte più disturbante. La nitidezza dell’immagine è irrilevante. In realtà è piuttosto comune che il paziente abbia solo Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 un’immagine sfocata o una visione frammentata dell’evento. L’obiettivo è semplicemente quello di stabilire un collegamento tra la coscienza ed il luogo nel quale l’informazione è immagazzinata nel cervello. C. La cognizione negativa. Al paziente viene chiesto d’identificare un’affermazione che esprima la convinzione negativa sottostante o l’autovalutazione disadattiva all’immagine. Questa affermazione viene chiamata «cognizione negativa». Sebbene il termine cognizione sia stato spesso usato per definire tutte le rappresentazioni consce dell’esperienza, nell’EMDR lo si usa per indicare una convinzione o una valutazione. Perciò, la cognizione non rappresenta solo una descrizione ma l’interpretazione attuale che il paziente ha di se stesso. In quanto interpretazione, la cognizione negativa risponde alla domanda: «quali sono le mie convinzioni autosvalutative su me stesso in rapporto a questo evento?». Le cognizioni svalutative comprendono affermazioni del tipo: «sono cattivo/non valgo/sono incapace di avere successo». L’identificazione della cognizione negativa aiuta il paziente a riconoscere maggiormente la propria irrazionalità, stabilisce una linea di base, aiuta a stimolare l’informazione disfunzionale che necessita di rielaborazione. D.La cognizione positiva. Una volta che il paziente e il terapeuta hanno identificato la cognizione negativa associata al target, la fase successiva è l’identificazione della cognizione positiva desiderata e la sua classificazione sulla Scala VOC (Validity of Cognition Scale) (Shapiro 1989). La scala VOC è in sette punti, dove uno significa «completamente falso» e sette «completamente vero». La classificazione VOC dovrebbe essere basata su quanto vera e credibile venga sentita da parte del paziente la cognizione positiva, non sulla sua verità oggettiva. Lo scopo di identificare una cognizione positiva desiderata è di stabilire un punto di arrivo per la terapia, stimolare le reti neurali alternative adeguate e offrire al terapeuta e al paziente una linea di base attraverso la quale valutare i progressi. L’intento terapeutico è di aiutare il paziente a ridefinire positivamente se stesso; infatti le sedute vengono protratte fino a che il punteggio non raggiunge un valore elevato Cosa sono la meditazione vipassana e la meditazione Samatha? Descrivile. La meditazione samantha Evita anche di concentrazione, la consegna è focalizzare l'attenzione su un solo oggetto operò ad esempio il respiro o comunque una parte del corpo e tutte le volte che ci si rende conto che l'attenzione si sta rivolgendo un altro oggetto mentale cui si riporta all'oggetto prestabilito. Questa diventa un antidoto alla tipica, abituale proliferazione mentale di dee dee sensazioni di emozioni e favorisce quindi la palma interiore che la stabilità mentale. Meditazione vipassana e correlata alla prima grazie la stabilità stabilizzazione mentale dovuta alla concentrazione, la consapevolezza ne fissa su un oggetto ma vigile e attenta il suo campo tuoi pensieri sensazioni emozioni ponte, il mediatore adotta una posizione neutrale nei confronti di ciò che va ciò che viene nel suo flusso di coscienza. Bisogna trovare una posizione comoda che permetta di mantenere una certa immobilità o per un lasso di tempo di essere consapevole del flusso delle spiro e delle sensazioni cinestetica quelle catene ispirazione all'ispirazione. inizialmente la mente si distrae il compito è mantenere il fox e riportare lamentele sensazione del respiro. Descrivi quali sono le componenti delle risposte emozionali nelle arti-terapie. E risposte emozionali hanno indicatori verbali e non verbali. del percola i primi permettono la riflessione e la consapevolezza gli altri l'espressione diretta. le componenti delle risposte emozionali sono: cognitiva piccola fisiologica, espressivo motoria, motivazionale piccola soggettiva. Descrivi una tecnica che viene utilizzata nella fototerapia? Una tali tecniche di fototerapia è la fotografia scattata creata dal paziente ovvero le fotografie che il paziente ne ha trovato ha scattato ho recuperato da riviste, Internet e così via; gli autoritratti operò le foto che il paziente ha fatti se stesso; in cui il cliente è stato ritratto da altre persone quindi fotografie che sono state scattate da altre persone dove il cliente ripreso o in posa Descrivi cosa si intende per Realtà Virtuale ImmersivaLa realtà virtuale immersiva genera un immersione sensoriale nell'ambiente 3D generato dal computer. questo è possibile grazie a un casco che consente di visualizzare la realtà virtuale e a vari sensori di posizione.Per la realtà virtuale immersiva bisogna avere un computer e un software dedicato; un dispositivo di visualizzazione; più sensori di posizione Descrivi la terapia online (E-Therapy) La terapia online è l'erogazione a distanza di un trattamento strutturato chi attraverso le tecniche Dico terapeutiche ad atte a quel setting e cerca di curare un disturbo psicopatologico specifico. L'approccio utilizzato è di tipo cognitivo comportamentale Descrivi le modalità di consulenza psicologica agli anziani. La popolazione anziana può beneficiare in modo significativo di un supporto psicologico a distanza tramite la video-conferenza. Il supporto agli anziani può tornare utile per prevenire complicanze che possono derivare da problemi di salute mentale. Per molti il costo e la complessità degli spostamenti necessari per usufruire delle cure possono risultare particolarmente stressanti, scoraggiando l’utente a chiedere Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480 aiuto. In tal senso, l'accesso ad un supporto online a “domicilio” tramite videoconferenza con semplici impostazioni su telefoni cellulari o computer è uno strumento che migliora l'accessibilità alle cure, soprattutto per coloro che hanno limitazioni di mobilità o di trasporto. Oggi è infatti possibile collegare ospedali, cliniche sanitarie, case di cura e strutture di salute mentale a specialisti lontani tramite video-conferenze supportate da connessioni sicure. I deficit sensoriali spesso frequenti negli anziani, in particolar modo visivi e uditivi, possono però pregiudicare le loro capacità di interagire con successo nel corso della consulenza a distanza. Il paziente dovrebbe essere dotato di un’ottima larghezza di banda e di un monitor di grandi dimensioni, con buone caratteristiche audio e con un video ad alta risoluzione per assicurarsi che vi sia un’immagine ampia e chiara. Un ulteriore problema può presentarsi negli anziani con demenza dove l'interazione con il fornitore del servizio può essere percepito come non reale(un’allucinazione). Qualsiasi approccio tramite videoconferenza dovrebbe quindi includere tutti gli aspetti pertinenti di una completa valutazione diagnostica. Descrivi la consulenza psicologica a distanzaLa consulenza psicologica a distanza trova una vasta diffusione in diversi paesi avanzati. In Italia, questa pratica sta iniziando a svilupparsi. L’Ordine degli Psicologi della Lombardia (OPL) ha deciso di produrre un documento che, sia un riferimento pragmatico per le best practices dello psicologo che eroga prestazioni a distanza. È necessario: -Uso appropriato della tecnologia: La formazione personale, la competenza tecnologica e la supervisione clinica sono elementi rilevanti se ci si muove in questo settore per lo psicologo che intende offrire consultazioni a distanza. Anche l’utenza deve possedere delle conoscenze adeguate, dal punto di vista tecnologico, sufficienti almeno ad attivare e gestire la comunicazione a distanza. Consenso informato e privacy à è necessario che il paziente sottoscriva un consenso informato, con modalità in accordo alla normativa vigente, all’interno del quale siano presenti informazioni in merito alla tecnologia utilizzata per i colloqui e all’eventuale modalità di archiviazione dei dati. Codice in materia di protezione dei dati personali àIl D.lgs. n. 196/2003 prevede la tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali. Il setting -> La privacy, intesa come la capacità di mantenere riservata l’interazione audio/video tra lo psicologo ed il paziente, è considerata necessaria. Per questo motivo, le stanze utilizzate dallo psicologo e dall’utente per le sessioni di consulenza a distanza dovrebbero essere sicure, adeguatamente illuminate e attrezzate con posti a sedere comodi. La relazione psicologo- utente/paziente -> Un buon rapporto offre al paziente la possibilità di raccontare la propria storia passata e presente, l'esperienza cognitiva ed emozionale, e i propri sintomi. La consulenza a distanza sembrerebbe interferire minimamente con la costruzione dell’alleanza terapeutica, in particolare si è mostrata adatta per alcuni tipi di patologie in quanto fa in modo che si crei quella giusta "distanza" che permette al paziente di sentirsi più sicuro e con il pieno controllo della relazione terapeutica. Individuazione dell’idoneità alla consultazione online àè cura dello psicologo valutare, caso per caso, l’idoneità del soggetto per questo tipo di consultazione, tenendo presente anche elementi teorici, tecnici e contestuali. Cosa si intende per Medicina Comportamentale? La medicina comportamentale «è il campo di studio interdisciplinare che si occupa dello sviluppo e dell’integrazione delle scienze e delle tecniche biomediche e comportamentali rilevanti per la salute e la malattia, nonché dell’applicazione di queste conoscenze e di queste tecniche alle attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione». es: il caso dell’insonnia primaria e come viene affrontata in medicina comportamentale. L’insonnia è un’esperienza comune; perché raggiunga una soglia clinica deve persistere per oltre un mese e deve causare disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti. Si parla di insonnia primaria nel caso in cui il disturbo non sia dovuto ad altri disturbi (il caso più frequente è dato dai disturbi d’ansia e dai disturbi dell’umore), né agli effetti di sostanze d’abuso o di farmaci. Gli interventi cognitivi e comportamentali per l’insonnia possono essere raccolti concettualmente in tre gruppi: 1. Il primo raccoglie gli interventi che mirano in maniera diretta a diminuire il livello di attivazione psicofisiologica del soggetto nelle fasi di addormentamento. 2. Il secondo gruppo raccoglie interventi che mirano invece a modificare pattern comportamentali, abitudini e risposte condizionate che frequentemente si creano attorno al sonno e al suo ambiente. 3. Il terzo gruppo include invece un’ampia gamma di interventi che si focalizzano su convinzioni, pensieri, abitudini mentali, apprensioni, paure, etc. che il soggetto insonne può coltivare circa il sonno e la sua mancanza. La preoccupazione per il fatto di non dormire può creare un circolo vizioso. L'intervento psicologico in ospedale si integra con altri tipi di interventi. Descrivili brevementeL’intervento psicologico in ospedale si integra con quello medico e si estende non solo alla cura ma anche alla prevenzione e alla riabilitazione. A. Prevenzione : Nella prevenzione, lo psicologo lavora in particolare sulla motivazione del paziente di adottare stili di vita sani. Spesso ci si scontra con una mancata aderenza alle prescrizioni, una questione che ha una ricaduta grave sulla salute ma anche notevoli valenze psicologiche. Il termine aderenza viene preferito in psicologia a quello di compliance in quanto indica non solo la disponibilità del paziente ad assumere i farmaci prescritti ma anche il suo coinvolgimento attivo e collaborativo alla pianificazione e attuazione del trattamento, elaborando un consenso basato sull’accordo (Majani, 2001). - la non-aderenza passiva (o non intenzionale); vi sono delle effettive difficoltà ad osservare le prescrizioni, ad esempio deficit mnestici o di attenzione o disabilità; - la non-aderenza attiva (o intenzionale); è una scelta Downloaded by sara micheletti ([email protected]) lOMoARcPSD|17932480