Scarica Paniere 2024 Aperte PSICOLOGIA GENERALE SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 27004) Docen e più Panieri in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) • Se il mio corpo si ferisce, è la mente a sentire il dolore • La mia volontà muove il mio corpo • La mente sembra essere cosciente del corpo e tramite esso percepisce oggetti nel mondo Nonostante ciò anche nell'esperienza quotidiana si vede una grande differenza tra fenomeni fisici e fenomeni psichici, ad esempio l'intenzionalità o la differenza tra leggi causali e leggi associative. L'interazionismo propone di superare questi problemi spiegando come e dove sia possibile che mente e LEZ 2 7. STRUTTURALISMO Wilhelm Wundt, fisiologo e docente di filosofia fondò il <Laboratorio di psicologia fisiologica= nel 1879 dando il via alla psicologia come scienza. L’oggetto della psicologia per Wundt era lo studio dell’esperienza diretta o immediata, chiamato il <contenuto di coscienza=. Questo approccio allo studio della mente venne chiamato strutturalismo, ovvero una disciplina sistematica e atomistica che considerava i fatti psichici come somma di elementi semplici. Gli strutturalisti utilizzavano il metodo introspettivo che consisteva nel rivolgere una serie di domande alla persona, che veniva sottoposta a uno stimolo, dove veniva chiesto di descrivere con parole proprie e dettagliare il più possibile quali fossero le sensazioni che gli provocava lo stimolo e cosa provava in quel preciso momento. 8. TEORIA MILLER, GALANTER E PRIDMAN Miller, Galanter e Pridman nel 1960 si definirono comportamentisti soggettivi e proposero il modello TOTE come modello che sta alla base di ogni comportamento. Questo modello ha quattro fasi: - Test {il piano proattivo di azione) - Operate (l’azione stessa) - Test (feedback e valutazione dell’azione) - Exit {fine dell’azione). Per fare un esempio pratico si potrebbe pensare al cucinare. Il Test si riferisce all’idea di cucinare, alla decisione dei piatti da preparare, alle tempistiche da rispettare e ai passaggi da effettuare. L’Operate è quando si passa all’azione e quindi si cucina rispettando quanto deciso nella pianificazione. Poi si passa al Test, quindi si verifica tramite i feedback quanto fatto, potrebbe essere assaggiando le pietanze o valutando se si sono rispettati i tempi. A questo punto, se va tutto bene, si passa alla fase Exit concludendo e si può sedere a tavola per mangiare. Se il Test non va a buon fine allora si ritorna alla fase Operate per procedere con le correzioni e gli aggiustamenti, per passare di nuovo al momento del Test e per poi finire con l’Exit. 9. GESTALT La nascita della Gestalt è da collocarsi all’inizio del Novecento in Europa. Franz Brentano con la Psicologia dell’atto (1874) è da considerarsi il precursore della psicologia della Gestalt. Esso distingue tra realtà fisica e realtà fenomenica: - Per realtà fisica si intende quella del mondo così come è, quindi il dato oggettivo. - Per realtà fenomenica si intende quella che appare al soggetto e che non coincide per forza con la realtà fisica. Anche se noi non ne siamo consapevoli. Il fondatore della Gestalt viene considerato Wertheimer noto, tra le altre cose, per la definizione del movimento apparente o stroboscopico. Prendiamo come esempio la visione di un cartone animato, in quel caso è formato da molti fotogrammi composti da disegni, ma la rapida successione di essi ce li fa vedere in movimento, facendo diventare i disegni animati. Questo avviene perchè un’organizzazione percettiva globale precedente all’analisi dei singoli elementi. 10. INTERAZIONISMO L'interazionismo deriva dal dualismo, proponendo una soluzione per i molti problemi di questa posizione. Il dualismo sostiene che esistano due sostanze fondamentali che non possono interagire causalmente l'una con l'altra. Esempi: . lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) corpo interagiscano. L'interazionismo concorda con il dualismo che vi siano due sostanze fondamentali, ma ammette un certo grado di influenza dell'uno sull'altro. Questo dà origine ad un secondo problema, quello della causazione mentale. Assumendo che nell'universo regni la causalità fisica di materia in movimento, come si può ammettere una causalità immateriale e non sottoposta alle leggi della fisica? Subito dopo Cartesio vi furono molti filosofi che tentarono di superare i problemi posti dal suo dualismo. Alcuni andarono in direzione dell'occasionalismo, altri tentarono varie forme di interazionismo. 11. COMPORTAMENTISMO E SCIENZA COGNITIVA Il comportamentismo nacque negli anni Venti del Novecento in contrapposizione all’attenzione ai processi interni e all’inconscio posta in quel periodo. Per il comportamentismo i contenuti della mente sono impossibili da osservare direttamente e da misurare obiettivamente. Con il termine scienze cognitive si definisce l'insieme di discipline che hanno come oggetto di studio scientifico e filosofico la cognizione di un sistema pensante, sia esso naturale o artificiale, e che pur operando in campi differenti coniugano i risultati delle loro ricerche al fine ultimo di giungere alla comprensione del funzionamento cognitivo. Ovvero di quell'insieme di facoltà mentali coinvolte nei processi di acquisizione, elaborazione, immagazzinamento e manipolazione delle informazioni {attenzione, percezione, apprendimento, memoria, pensiero ecc.). LEZ 3 2. TEORIA DELLA MENTE EMBODIED Con il contributo delle neuroscienze lo studio della psicologia ha fatto numerosi passi avanti per quanto riguarda il legame tra funzioni mentali e struttura cerebrale. Negli anni 2000 si è sviluppata la teoria dell’embodied cognition che vede la mente come incarnata nel corpo. Questa teoria sostiene che i processi cognitivi e comunicativi possono essere descritti solo se in-azione e in-interazione e non come componenti isolati e che la mente è situata in un ambiente sociale, emotivo e relazionale. Tre sono i punti fondamentali: 1. La mente è embodied, ossia incarnata. La mente è integrata nella struttura cerebrale. 2. Le componenti cognitive e comunicative sono relational mind, quindi sono descrivibili sono in-azione, meglio in-interazione (Siegel 2001). 3. L’attività della mente è situata in un ambiente fisico e sociale che influenza il comportamento e i pensieri. LEZ 4 8. PERSONALITA’ Il termine personalità oltretutto lo si dà per scontato senza però a volte chiedersi cosa indichi veramente e cosa significhi individuare la personalità di una persona. Infatti, fornire una definizione unitaria e universalmente accettata e condivisa è complesso. Gli studiosi della personalità hanno evidenziato aspetti differenti: - L’idea di coerenza e continuità che caratterizza una persona. La coerenza la si rileva nel tempo o nelle diverse situazioni. Ad esempio, ipotizziamo che Carlo veniva etichettato come un bambino che non parlava molto e dopo molti anni lo incontrate nuovamente e notate come anche da adulto Carlo continui a non parlare molto. Questo è un caso di coerenza nel tempo. Mentre il caso di coerenza nelle diverse situazioni è relativo al fatto che una persona è, ad esempio, socievole con gli amici e anche al lavoro. Quindi con questi due termini si indica l’idea che esistono delle caratteristiche che rimangono le stesse nonostante gli eventi di vita e la crescita. - L’idea di forza causale. Ossia che la causa di qualsiasi comportamento messo in atto da un individuo sia da ricercare internamente alla persona. Quindi la personalità è la causa dei diversi comportamenti delle persone. Infine, il termine personalità viene utilizzato per sintetizzare le numerose qualità che caratterizzano l’individuo. La personalità cattura e riassume le dimensioni fondamentali di una persona, coglie e definisce ciò che è rappresentativo e distintivo dell’individuo. Quindi il termine personalità viene impiegato per veicolare l’idea di coerenza e continuità nell’individuo, di forza causale interna e, infine di distintività. 9. PSICOLOGIA DELLA PERSONALITA’ lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) confermare l'ipotesi iniziale. I risultati significativi permettono ai ricercatori di sentirsi fiduciosi di aver confermato le loro ipotesi. 16. LOTS LOTS è un acronimo, suggerito da Cattell nel 1957 e successivamente elaborato da Block, per fornire un'ampia classificazione della fonte di dati per la valutazione della psicologia della personalità. Ogni origine dati ha i suoi vantaggi e svantaggi. La ricerca sulla personalità utilizza comunemente diverse fonti di dati in modo da rappresentare meglio lo schema delle proprie caratteristiche distintive. Dati L, si riferiscono ai dati sui risultati della vita, come età, istruzione, reddito, voti degli studenti a scuola, precedenti penali e di condanna O-data, si riferisce a dati osservativi, come la valutazione dell'osservatore da parte di amici e familiari I dati T, si riferiscono a misurazioni di test standardizzate e oggettive , come test con punteggio, risposta fisiologica, tempi di reazione {RT), test di associazione implicita {IAT) Dati S, si riferiscono a self- report , come questionari , test della personalità , interviste strutturate. LEZ 9 12. STRUTTURA NEURONE I neuroni o cellule nervose sono gli elementi base del sistema nervoso. Hanno un corpo cellulare che contiene il nucleo, all'interno del nucleo è presente il materiale ereditato, quello che determina il funzionamento di una cellula. Nella parte del nucleo ci sono i gruppi di fibre chiamate dendriti le quali possiamo immaginarle come dei rami di un albero e la loro funzione è quella di ricevere i messaggi dagli altri neuroni. Quindi ci sono i dendriti che ricevono i messaggi vicino al nucleo della cellula, al corpo della cellula, e poi all'estremità opposta, i neuroni hanno una lunga e sottile estensione a forma di tubicino chiamata assone. L’assone trasporta i messaggi destinati agli altri neuroni. L'assone è molto più lungo rispetto al corpo della cellula, solitamente è lungo diversi millimetri mentre in alcuni casi può arrivare anche fino al metro. Gli assoni poi terminano in una piccola protuberanza chiamato bottone sinaptico che è deputato all'invio dei messaggi agli altri neuroni. 13. NEUROTRASMETTITORI I neuroni non sono uniti fisicamente come possono essere uniti i rami di un albero o i fili in un sistema elettrico, si chiama sinapsi lo spazio tra due neuroni che è un vuoto in cui l'assone di un neurone trasmittente comunica con i dendriti del neurone ricevente usando messaggi di tipo chimico. Una volta che il messaggio nervoso arriva al bottone sinaptico rilascia un corriere chimico chiamato il neurotrasmettitore. I neurotrasmettitori sono sostanze chimiche che trasportano i messaggi attraverso la sinapsi a un dendrite di un neurone ricevente, si può immaginare con una barca che attraversa il fiume e porta le informazioni da una sponda all'altra. 14. FUNZIONE DEI NEUROTRASMETTITORI Ci sono diversi tipi di neurotrasmettitori e non tutti i neuroni riceventi sono in grado di fare uso del messaggio chimico trasportato da un particolare neurotrasmettitore, non basta semplicemente che l'informazione venga passata da una sponda all'altra ma il neurotrasmettitore si deve infilare precisamente in un'area del recettore. Il messaggio, una volta consegnato, è di due tipi eccitatorio o inibitorio. Il messaggio eccitatorio rende più probabile l’attivazione del neurone che riceve e di conseguenza lo spostamento del potenziale di azione lungo l'assone mentre i messaggi inibitori fanno l'opposto, forniscono l'informazione chimica che previene o diminuisce la probabilità di attivazione del neurone ricevente. 15. TIPI DI NEUROTRASMETTITORI Ci sono diversi tipi di neurotrasmettitori in quanto ci sono differenze in termini di potenza di concentrazione per indurre il neurone ad attivarsi. Gli effetti del neurotrasmettitore poi cambiano in funzione dell'area del sistema nervoso in cui esso è prodotto. Tra essi troviamo: l’acetilcolina (ACh) è distribuita in tutto il sistema nervoso ed è coinvolta in ogni nostro movimento in quanto trasmette lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) messaggi relativi ai muscoli scheletrici; il glutammato è un neurotrasmettitore eccitatorio che ha un ruolo nella memoria in quanto i ricordi sembrano essere prodotti da cambiamenti biochimici a livello di particolari sinapsi; l’acido gamma-amminobutirrico (GABA) è considerato l’inibitore primario del sistema nervoso. Il Valium e l’alcol permetto al GABA di agire in maniera più efficace; la dopamina è implicata nel movimento, nell’attenzione e nell’apprendimento; la serotonina è associata alla regolazione del sonno, della fame, dell’umore e del dolore e infine le endorfine vengono prodotte dal cervello e sono strutturalmente simili agli antidolorifici come la morfina. Sono importanti nell’affrontare il dolore e nel sollevare il morale. 16. FUNZIONE DEI NEURONI I neuroni seguono la legge del tutto o niente come un interruttore <On-off= o sono attivati o sono disattivati, non c'è una via di mezzo. Il neurone in stato di riposo ha una carica elettrica negativa di circa -70 millivolt, questo è dovuto al fatto che c'è una presenza maggiore di ioni negativi. Nell'assone l'interno è caratterizzato da cariche negative, quindi un polo negativo, mentre l'esterno da cariche positive, ma quando arriva un messaggio e deve essere trasportato la membrana cellulare si apre brevemente per permettere agli ioni caricati positivamente di entrare all'interno a una velocità di 100 milioni di ioni per secondo, di conseguenza la carica all'interno dell'assone si inverte e quindi diventa positiva. Quando la carica positiva raggiunge un livello critico noto come potenziale di azione allora viaggia lungo l'assone. Dopo che l'impulso è passato attraverso una sezione dell'assone gli ioni positivi vengono espulsi e la sua carica ritorna negativa mentre il potenziale di azione continua lungo il neurone. LEZ 10 14. SISTEMA NERVOSO AUTONOMO Il sistema autonomo si occupa delle parti del corpo che ci mantengono in vita nelle quali non attiviamo volontariamente un controllo su di essi un esempio sono il cuore, i vasi sanguigni, le ghiandole, i polmoni e gli altri organi che funzionano indipendentemente da quello che noi facciamo. Questi cambiamenti provengono dall'attivazione delle due parti del sistema autonomo: il sistema simpatico e il sistema parasimpatico. Il sistema simpatico agisce per preparare il corpo in situazioni di emergenza molto stressanti è quella risposta del <combatti o fuggi= che comporta un'attivazione del nostro corpo. Al contrario il sistema parasimpatico agisce per calmare il corpo dopo che la situazione di emergenza, ad esempio, è risolta o anche in momenti diversi della nostra vita. Il sistema parasimpatico è molto importante perché attivandolo si riesce a diminuire il livello di attivazione del corpo in un determinato momento e quindi di fronte allo stress. 15. MIDOLLO SPINALE E RIFLESSI Il midollo spinale controlla alcuni comportamenti semplici che non richiedono il coinvolgimento del cervello, questi comportamenti semplici sono chiamati riflessi e sono automatici; quindi, i riflessi sono risposte involontarie e automatiche agli stimoli in arrivo, ad esempio, quando si va dal neurologo e batte con il martelletto sul ginocchio provocando il movimento della gamba. Nei riflessi sono coinvolti tre tipi di neuroni: • i neuroni sensoriali o afferenti, • i neuroni motori o efferenti, • gli interneuroni. I neuroni sensoriali trasmettono le informazioni dalla periferia del corpo al sistema nervoso centrale. I neuroni motori, che sono quelli efferenti, portano l'informazione dal sistema nervoso ai muscoli e alle ghiandole. Gli interneuroni connettono i primi con i secondi, cioè i neuroni sensoriali e quelli motori, trasportando i messaggi che si scambiano. I riflessi si attivano ogni qualvolta abbiamo una reazione automatica, che poi non vuol dire che queste informazioni che riceviamo non arrivino al cervello, ma ci arrivano in un secondo momento. 16. SISTEMA NERVOSO PERIFERICO Il sistema nervoso periferico si dirama dal midollo spinale e dal cervello raggiungendo le estremità del corpo. Il sistema nervoso periferico è composto da lunghi assoni e dendriti, è costituito da due sistemi il lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) sistema sensoriale e il sistema motorio. Il sistema sensoriale riceve le informazioni dall'ambiente esterno e le trasporta fino al cervello mentre il sistema motorio controlla i movimenti automatici e quelli controllati ed è composto da sistema somatico e sistema autonomo. Il sistema somatico è specializzato nel controllo dei movimenti volontari, ad esempio, il movimento degli occhi, il voler camminare, il danzare inoltre è anche specializzato nella comunicazione di informazioni verso e dagli organi di senso. Il sistema autonomo si occupa delle parti del corpo che ci mantengono in vita nelle quali non attiviamo volontariamente un controllo su di essi un esempio sono il cuore, i vasi sanguigni, le ghiandole, i polmoni e gli altri organi che funzionano indipendentemente da quello che noi facciamo. 17. SISTEMA ENDOCRINO Il sistema endocrino è una rete di comunicazione chimica che invia i messaggi a tutto il corpo attraverso il flusso sanguigno quindi gli ormoni vengono rilasciati nel sangue che scorre nelle vene e arriva alle varie parti del corpo. Il compito del sistema endocrino è quello di secernere ormoni che sono appunto queste sostanze chimiche che circolano nel sangue. E’ collegato all'ipotalamo che fa parte del cervello, in quanto è il responsabile del funzionamento del sistema endocrino cervello che regola l'equilibrio all'interno del corpo per mantenere l'omeostasi attraverso l'ipotalamo. Un elemento principale è la ghiandola pituitaria o ipofisi che si trova vicino all’ipotalamo, è anche chiamata ghiandola maestra perché controlla il funzionamento del resto del sistema endocrino ma oltre a sorvegliare ha anche essa delle funzioni importanti come il fatto di secerne gli ormoni che controllano la crescita. 18. TECNICHE PER LA SCANSIONE DEL CERVELLO Per moltissimo tempo l'esame del cervello è stato possibile solo dopo la morte del soggetto quando si poteva aprire il cranio della persona e sezionare il cervello senza produrre danni. Il problema è che questo metodo dava informazioni esclusivamente sull'anatomia ma non sul funzionamento. Oggi le principali tecniche utilizzate sono: • Elettroencefalogramma (EEG) • Tomografia computerizzata (TC) • Risonanza magnetica (RM) • Tomografia a emissione di positroni (PET) • Stimolazione magnetica transcranica (TMS). -L'elettroencefalogramma registra l'attività elettrica nel cervello attraverso degli elettrodi che vengono posizionati sul cranio. - La tomografia computerizzata utilizza un computer per costruire un'immagine delle strutture del cervello, è molto utile per mostrare anomalie nella struttura del cervello come, ad esempio, le tumefazioni o gli ingrandimenti di alcune parti però non fornisce informazioni sull'attività celebrale. - La tomografia a emissione di positroni mostra l'attività biochimica all'interno del cervello. Impiega un liquido radioattivo che viene iniettato nel flusso sanguigno, in questo modo si può vedere quali siano le regioni più attive con un'immagine dettagliata del cervello al lavoro. È utile per diagnosticare problemi di memoria e la presenza di tumori cerebrali. - La stimolazione magnetica transcranica utilizza campi magnetici per comprendere il funzionamento del cervello. - La risonanza magnetica fornisce un'immagine dettagliata tridimensionale delle strutture e della attività celebrale grazie a un potente campo magnetico. LEZ 11 8. DESCRIZIONE DELLA CORTECCIA CEREBRALE La corteccia celebrale è la parte più recente del nostro cervello, è una massa di tessuto ondulato, in realtà ha uno spessore di un paio di millimetri ma se appiattita coprirebbe un'area di oltre mezzo metro quadrato. La forma irregolare della corteccia consente un alto livello di integrazione dei neuroni. La corteccia ha quattro sezioni principali chiamate lobi, se guardiamo il cervello di lato troviamo i lobi frontali che sono nella parte anteriore, i lobi parietali che sono subito dietro, i lobi temporali che si trovano nella parte centrale inferiore della corteccia, come se fossero sotto il lobo parietale, e infine i lobi occipitali che sono lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) ha un temperamento definito schizotimico e si delinea lungo la dimensione della sensibilità, che va da una forte sensibilità e socievolezza all'insensibilità e asocialità; Il tipo atletico al quale corrisponde il temperamento sintonico, dove prevale l'equilibrio tra euforia e depressione ma anche una certa resistenza al cambiamento; il tipo picnico ed è associato al temperamento ciclotimico, in cui prevale l’emotività con l'eccitamento da una parte o la depressione dall’altra. Successivamente aggiunge il tipo displasico che presenta anomalie di sviluppo o mescolanze di altri tipi. Sheldon propone un modello dimensionale tra le caratteristiche somatiche e il temperamento. Individua tre componenti strutturali primarie guardando un gran numero di fotografie di soggetti e sono: • Endomorfia • Mesomorfia • Ectomorifia. La diversa combinazione di queste tre componenti dà origine a un somatotipo. Nella componente endomorfa prevalgono caratteristiche come visceri e apparato digestivo sviluppati, strutture muscolari deboli, corpo molle tondo. Nella tipologia mesomorfa invece ci sono statura e muscolatura imponente, corpo forte, stabile, eretto. Infine, la costituzione ectomorfa si caratterizza per visceri e strutture somatiche poco sviluppati. 10. TEMPERAMENTO E PERSONALITA’ Il termine temperamento deriva dal latino temperamentum e ha il significato di moderazione, equilibrio e diviene il punto di riferimento degli studi di stampo biologico nell'età moderna e sta a indicare l'insieme delle caratteristiche biologiche innate dell'organismo. Possiamo dunque determinarlo perlopiù da variabili biologiche e si manifesta fin dalla prima infanzia con una forte componente ereditaria. La personalità invece, è frutto dell'interazione di diversi ordini di fattori, tra cui l'apprendimento e l'esperienza. 11. RAPPORTO TRA MENTE E CORPO Ci sono due principali correnti: il biologismo forte e biologismo debole. Il biologismo forte è la posizione secondo cui esiste una connessione diretta tra attività mentale e comportamento manifesto con specifici sistemi biologici. Il biologismo debole, invece, è una posizione secondo cui esiste un legame tra la dimensione psicologica e quella biologica ma essendo dimensioni molto complesse non c'è per forza un legame causa-effetto, un rapporto uno a uno. Mente e corpo, quindi, presentano delle peculiarità e anche delle specificità che li contraddistinguono perché se da una parte c'è una caratteristica comportamentale deve anche esistere un relativo sistema biologico nel corpo che contribuisce a determinare questa caratteristica. LEZ 14 7. GENETICA COMPORTAMENTALE La genetica comportamentale si occupa di verificare in che misura il corredo genetico contribuisca a determinare specifiche caratteristiche comportamentali includendo anche la personalità. Ci sono due differenti metodi di ricerca principali lo studio sui gemelli e lo studio sulle adozioni. Gli studi sui gemelli fanno ricorso a due situazioni naturali: • I gemelli separati alla nascita che quindi hanno lo stesso corredo genetico ma vengono cresciuti in ambienti diversi. • I fratelli adottivi, e quindi fratelli che vivono nello stesso ambiente ma hanno corredi genetici totalmente diversi. Lo studio dei gemelli monozigoti è molto utile perché da un punto di vista genetico sono identici e di conseguenza qualsiasi differenza osservabile deve essere necessariamente riconducibile a effetti di tipo ambientale e anche il confronto tra gemelli monozigoti e dizigoti può aiutare a trovare il peso dei geni e dell'ambiente. Nell'altra modalità di studio, quella sulle adozioni, ad esempio, si va a vedere il grado di somiglianza che i bambini adottati hanno con i genitori adottivi, questo è un indice del peso dei fattori ambientali. Da questi studi si arriva a calcolare il coefficiente di ereditabilità che viene definito come la proporzione di varianza fenotipica osservata in un gruppo di individui che può essere spiegata dalle differenze genetiche tra gli individui. 8. TEORIA DELLA SENSIBILITA’ AL RINFORZO DI GRAY La teoria della sensibilità al rinforzo di Gray si basa sull'ipotesi dell'esistenza di differenti tipologie temperamentali basate sui sistemi neurocomportamentali. Questi sistemi possono essere definiti lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) disposizioni motivazionali ed emotive stabili che determinano sia la reattività individuale a specifiche classi di stimoli sia gli schemi di comportamento adottati, soprattutto quelli relativi alle tendenze all'approccio o all’evitamento degli stimoli stessi. La teoria della sensibilità al rinforzo di Gray afferma che esistono due distinti sistemi cerebrali con specifiche funzioni: • Il sistema di attivazione comportamentale chiamato BAS. • Il sistema di inibizione comportamentale chiamato BIS. Il BAS è deputato alla regolazione dei comportamenti tesi ad avvicinare l'individuo agli stimoli; quindi, è connesso a una sensibilità verso i segnali di ricompensa e può indurre impulsività e ricerca di sensazioni. Il BAS può essere visto come un acceleratore. Il secondo sistema, invece il BIS, trattiene dal rispondere alle sollecitazioni degli stimoli e dal perseguire i propri fini, una conseguenza è la sensibilità ai segnali di punizione e una paura dei possibili danni, delle possibili conseguenze che potrebbero derivare dalla propria attività, delle proprie azioni. Il BIS può essere visto come un freno. Secondo Gray impulsività e ansia sono le due dimensioni fondamentali della personalità da cui derivano tutti gli altri tratti di personalità. 9. COSA SONO I GENI Il genoma è la serie completa di geni che ciascun organismo possiede, il genoma umano è composto dai 35.000 ai 40.000 geni che sono collocati su 23 coppie di cromosomi. Ogni individuo eredita una serie di 23 cromosomi da ciascun genitore e l'incontro tra ovulo e spermatozoo dà luogo alla ricostruzione delle 23 coppie di cromosomi. I geni sono composti da molecole di DNA che sono informazioni necessarie a guidare l'intero sviluppo biologico dell'individuo. La maggior parte dei geni sono identici per tutti gli individui, mentre, un numero più limitato di geni varia da persona a persona. LEZ 15 4. MODELLO TRIDIMENSIONALE DELLA PERSONALITA’ Un ulteriore contributo allo studio dei meccanismi cerebrali coinvolti nel determinare la personalità è rappresentato dal modello tridimensionale della personalità di Cloninger e si basa sull'idea che le differenze temperamentali siano legate a differenze nel funzionamento biochimico individuale, quindi nel funzionamento dei neurotrasmettitori. Questo modello è costituito da tre dimensioni temperamentali: • La prima dimensione è la ricerca della novità che esprime la tendenza a reagire intensamente a stimoli nuovi e a mettere in atto comportamenti esplorativi e cercare l’eccitazione; • La seconda dimensione temperamentale è rappresentata dall’evitamento del danno e si ipotizza essere associata a una regolazione disfunzionale della serotonina con la conseguenza di avere una tendenza a evitare delle situazioni dalle quali potrebbero derivare delle punizioni; • La terza dimensione temperamentale è denominata dipendenza dalla ricompensa si caratterizza per una tendenza a perpetuare comportamenti associati ad approvazione sociale con un impegno continuo e costante per ottenere una ricompensa o un rinforzo positivo. 5. DIFFERENZE INDIVIDUALI NEI RITMI CIRCADIANI Sono state trovate anche delle differenze individuali nei ritmi circadiani, ovvero due tipologie di persone i tipi diurni e i tipi notturni. I tipi diurni o chiamati anche mattutini o allodole e i tipi notturni chiamati serotonini o gufi. Il ritmo circadiano dura all'incirca 24-25 ore però ci sono delle persone che hanno il ciclo più lungo rispetto alla media, quindi sulle 26 ore, e altri più breve. Chi ha un ritmo circadiano più lungo, ad esempio di 26 ore, farà più fatica ad alzarsi alla mattina presto perché gli mancheranno ancora delle ore di sonno mentre invece chi ha un ritmo circadiano più corto, ad esempio 22 ore, non avrà problemi ad alzarsi presto al mattino perché il suo giorno biologico è già concluso. Di conseguenza chi ha un ritmo circadiano più lungo rientra nei tipi notturni; Mentre i tipi diurni sono quelle persone che hanno un ritmo più breve e quindi che si alzano presto la mattina senza problemi. LEZ 17 17. DETEZIONE DEL SEGNALE lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) La teoria della detezione del segnale considera l’influenza della presa di decisione sulla rilevazione dell'esistenza o meno dello stimolo da parte del soggetto. Per esempio, supponiamo di partecipare un esperimento. Siamo seduti in una stanza tranquilla di fronte a una piccola luce di avvertimento. Il ricercatore ci dice che quando la luce lampeggia, potremmo sentire un debole suono subito dopo. Il nostro compito è dire sì oppure no dopo ciascuna luce di avvertimento, a seconda che abbiamo sentito il suono o meno. All'inizio il compito è piuttosto semplice, alcuni flash sono seguiti da suoni chiaramente udibili, altri dal silenzio. Siamo sicuri dei sì e dei no. Ma andando avanti nell'esperimento, il suono si fa sempre più debole, fino a che non è così flebile che non siamo più sicuri di come rispondere. La luce si accende. Cosa dovremmo dire? Abbiamo davvero sentito un suono oppure l'abbiamo solo immaginato? A questo punto entra in gioco il bias della risposta ossia la tendenza a dire sì oppure no quando non siamo sicuri di aver individuato lo stimolo. 18. BIAS DI CONFERMA Il bias della risposta o conferma è la tendenza a dire sì oppure no quando non siamo sicuri di aver individuato lo stimolo. Il bias di risposta di una persona può influenzare seriamente la soglia di detezione. Una persona che per bias tende a evitare Falsi Allarmi FA potrebbe sembrare avere una soglia più alta rispetto ad un’altra persona che non vuole farsi sfuggire nessun suono. 19. COS’E’ LA NUOVA PSICOFISICA Le leggi di Weber e di Fechner sono da considerarsi le leggi che fanno parte della psicofisica classica, successivamente ci furono delle critiche e quindi nacque la nuova psicofisica. Le critiche sono nate dal presupposto che i soggetti non si comportano come semplici rilevatori ma sono attivi e di conseguenza sono su tre punti: 1. I soggetti valutano e stimano lo stimolo. 2. I soggetti adattano la sensazione all'ambiente. 3. I soggetti decidono se rilevare o meno la differenza percepita. 20. LEGGI DI WEBER E FECHNER Nel 1830 il fisiologo Weber, studiando la sensibilità tattile, scoprì che l'incremento di stimolazione richiesto per avere una differenza appena percepibile {JND), quindi una soglia differenziale, è proporzionale all'intensità dello stimolo standard {Ss). La legge di Weber afferma che una differenza appena percepibile è una proporzione costante rispetto all'intensità di uno stimolo iniziale o stimolo standard. Più grande è uno stimolo maggiore sarà l'incremento necessario affinché il suo accrescimento sia rilevabile. La proporzione è K=ΔI/I dove K indica la costante e ΔI è l’incremento della stimolazione. Secondo la legge di Fechner la grandezza della sensazione evocata da uno stimolo è proporzionale al numero della differenza appena percepibile {JND) sopra la soglia assoluta. Prendiamo come esempio gli incrementi uguali. Se si aumento l'intensità di uno stimolo sempre della stessa grandezza più si procede con l’aumento più appariranno piccoli rispetto a uno sfondo di grandi dimensioni. La proporzione è S=K log{I) dove S è l’intensità della sensazione, K è la costante di Weber e log(I) è il logaritmo dell’intensità dello stimolo. 21. SOGLIE ASSOLUTE E DIFFERENZIALI La soglia assoluta è la minore intensità di uno stimolo necessario affinché questo sia percepibile. La soglia indica il confine tra gli stimoli che riusciamo a cogliere detti valori sovraliminari e gli stimoli che pur essendo presenti non riusciamo a cogliere i valori infraliminari, inoltre si distingue tra soglia assoluta iniziale quindi limite inferiore e soglia assoluta terminale ossia il limite superiore sopra il quale non percepiamo più nulla, oppure la percezione diventa dolorosa. Le soglie differenziali fanno riferimento alle differenze di intensità tra stimoli, la soglia differenziale è la minima quantità di cambiamento dell'intensità di uno stimolo detto stimolo standard {Ss) necessaria per recepire la differenza rispetto a uno stimolo di confronto {SC). La soglia differenziale viene anche chiamata differenza appena percepibile {JND). La differenza tra le intensità dei due stimoli, quindi dello stimolo di confronto meno lo stimolo standard {SC-Ss) viene indicata come differenza di intensità (ΔI). Se la soglia assoluta indica quando noi percepiamo uno stimolo, la soglia differenziale indica la differenza di intensità tra stimoli. lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) influenza diverse zone della membrana basilare. La parte della membrana più vicina alla finestra ovale è più sensibile a suoni ad alta frequenza, mentre la parte di membrana più vicina al limite più interno della coclea è più sensibile ai suoni a bassa frequenza. Ma in realtà i suoni attivano una moltitudine di neuroni non sempre identificabili in una precisa zona della membrana e di conseguenza è nata la teoria della discriminazione in frequenza che sostiene che è l’intera superficie della membrana a fungere da microfono. 27. PERCEZIONE DEI COLORI E TEORIE Con gli occhi riusciamo a vedere 7 milioni di colori differenti, a meno che non siamo affetti da daltonismo. I soggetti daltonici, infatti, non riescono a vedere tutti i colori, nella forma più diffusa tutto ciò che è rosso o verde risulta giallo. Per comprendere come sia possibile dobbiamo far riferimento a due teorie che spiegano i meccanismi che stanno alla base della visione del colore. La teoria tricromatica della visione di Helmholtz afferma che esistono tre tipi di coni nella retina e ogni tipologia risponde a una specifica lunghezza d’onda, una ai colori blu-viola, una al verde e l’ultima al giallo-rosso e la percezione del colore dipende dall’intensità dell’attivazione di queste tre tipologie di coni. La spiegazione del perché i colori risultano diversi nell’immagine residua la possiamo trovare nella teoria dei processi opponenti di colore di Hering che sostiene che le cellule ricettive sono legate a coppie e lavorano in opposizione e gli accoppiamenti sarebbero giallo-blu, rosso-verde e bianco-nero. 28. STRUTTURA DELL’OCCHIO (VEDI N.19) 29. COS’E’ L’UDITO E COME FUNZIONA L’udito può essere definito come il processo attraverso cui le onde sonore sono tradotte in forme comprensibili e significanti. L’orecchio è responsabile oltre che dell’udito anche del senso di movimento e dell’equilibrio. (VEDI LA N.26) LEZ 19 4. TIPOLOGIE DI INTEGRAZIONE Possiamo sperimentare varie tipologie di integrazione tra i sensi ovvero multisensorialità, polisensorialità e sinestesie. Nella multisensorialità i sensi non lavorano in canali distinti e separati, ma per percepire il mondo circostante ci rifacciamo alle informazioni provenienti dai diversi canali sensoriali. I processi percettivi non sono definibili in funzione degli organi di senso coinvolti ma in funzione delle attività esplorative che consentono di compiere. La funzione di un sistema interrelato è quella di guidare meglio l’azione. Nella polisensorialità si distinguono i tratti sensoriali: • Vista e udito vanno di pari passo. È fondamentale guardare una persona quando sta parlando in quanto per la comprensione utilizziamo anche le informazioni provenienti dalla bocca che si muove e non solo dai suoni che emette; • Tatto e vista, per quanto riguarda questi due sensi si è visto che l’attenzione visiva è in grado di migliorare la nostra sensibilità tattile; • Vista e gusto. È risaputo che l’aspetto del cibo che dobbiamo mangiare influisce sulla sua appetibilità. Si sperimenta una sinestesia quando una stimolazione pertinente a una data modalità sensoriale, per esempio un suono, produce risposte non solo nello specifico canale sensoriale sollecitato, dando quindi luogo alla congruente sensazione uditiva, ma anche in un sistema diverso, per esempio in quello visivo evocando anche la percezione di un colore, una forma ecc. Quindi ogni volta che veniamo esposti a una stimolazione di un canale sensoriale si attiva un altro canale sensoriale integrando la percezione. 5. COS’E’ LA SINESTESIA Si sperimenta una sinestesia quando una stimolazione pertinente a una data modalità sensoriale, per esempio un suono, produce risposte non solo nello specifico canale sensoriale sollecitato, dando quindi lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) luogo alla congruente sensazione uditiva, ma anche in un sistema diverso, per esempio in quello visivo evocando anche la percezione di un colore, una forma ecc. Quindi ogni volta che veniamo esposti a una stimolazione di un canale sensoriale si attiva un altro canale sensoriale integrando la percezione. Ci sono due principali teorie: • La teoria psicolinguistica di Osgood, Marks e Dogana. • La teoria neurologica da Cytowic. La teoria psicolinguistica considera le sinestesie come un fenomeno di natura cognitiva, sarebbero un’integrazione tra il processo percettivo e quello cognitivo. Le sinestesie avvengono quando danno luogo a risposte emotive comuni. Nello sviluppo della teoria neurologica sono stati studiati i meccanismi che sottostanno alle sinestesie tramite TAC, RMN e PET e si è visto che, stimolando elettricamente la zona limbica, si producevano sinestesie. LEZ 20 15. COSTANZE PERCETTIVE La costanza percettiva è un fenomeno per cui gli oggetti fisici vengono percepiti come invariabili e dotati di stabilità nonostante lo stimolo prossimale cambi continuamente anche in funzione dei cambiamenti dell'ambiente fisico. Le costanze percettive sono delle falsificazioni dell'ipotesi della costanza che invece presuppone un rapporto costante tra stimolo e percetto. Le costanze percettive intervengono per correggere vari tipi di indeterminazione dello stimolo. Questo comporta il fatto che si può cadere in errore e si possono creare delle illusioni errate. 16. ORGANIZZAZIONE PERCETTIVA SECONDO GESTALT Ci sono una serie di principi che focalizzano l’attenzione su come organizziamo le informazioni in un’unità percettiva di senso compiuto, questi principi sono chiamati leggi dell’organizzazione e furono proposte dagli psicologi della Gestalt. Infatti, sono dette leggi gestaltiche in quanto il tutto è più della somma delle singole parti. Sono stati individuati principi da Wertheimer nel 1923 validi per stimoli visivi e auditivi e sono: Il principio di Vicinanza o Prossimità: a parità di altre condizioni si unificano gli elementi vicini; Il principio di Somiglianza: a parità di altre condizioni si unificano elementi simili; Il principio di Chiusura: le linee che delimitano una regione chiusa tendono a unificarsi; Il principio della Continuità o buona continuazione: a parità di altre condizioni si unificano le linee caratterizzate da continuità di orientamento spaziale; Il principio della Semplicità o Pregnanza: a parità di altre condizioni vengono privilegiati insiemi di stimoli caratterizzati da semplicità, simmetria, regolarità. 17. COS’E’ LA PERCEZIONE La percezione è diversa dalla sensazione in quanto è prevista un'elaborazione degli stimoli. Con il termine elaborazione si indica il fatto che le sensazioni raccolte dagli organi sensoriali sono inviate al cervello dove vengono codificate, organizzate, riconosciute e interpretate. Distinguiamo realtà fisica e realtà percettiva. La realtà fisica è il mondo così com'è, la realtà percettiva invece è il mondo come noi lo percepiamo. Secondo il realismo ingenuo ci sarebbe una completa coincidenza tra il mondo così com'è, la realtà fisica, e il mondo come lo percepiamo. In realtà ci sono numerose evidenze che non è proprio così che funzioniamo. 18. COSTANZA DI GRANDEZZA Secondo la legge dell'angolo visivo elaborata da Euclide la grandezza dell'immagine retinica è inversamente proporzionale alla distanza dell'oggetto dall'occhio. Nonostante questa legge sia valida noi consideriamo gli oggetti lontani come aventi la stessa grandezza di quanto sono vicini. Questa relazione tra la distanza e la grandezza viene espressa dalla legge di Emmert, secondo la quale, rimanendo costante l'angolo ottico a distanze maggiori corrispondono grandezze maggiori. Gli oggetti vengono percepiti nella loro dimensione considerando i punti di riferimento presenti nello spazio percettivo che vengono tradotti in una scala costante della distanza. 19. ESPERIMENTO DI HOLWAY E BORING lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) In un esperimento condotto da Holway e Boring, nel 1941, è stato indagato quando e in quali condizioni predomina la costanza percettiva e quando invece predomina l'immagine retinica secondo la legge di Euclide. Ai soggetti veniva chiesto di confrontare, a diverse distanze, la grandezza di un disco di confronto con quella di un disco campione in quattro condizioni differenti: la normale visione binoculare, la visione monoculare, la visione monoculare con pupilla artificiale quindi attraverso un piccolo foro dove non si può utilizzare lo zoom di accomodazione del cristallino, e la visione monoculare con pupilla artificiale è un tunnel di riduzione che consisteva in tendaggi neri sulle pareti per eliminare gli indizi di contesto. I risultati hanno posto in evidenza che in alcune condizioni, ossia nella normale visione binoculare e nella visione monoculare, noi utilizziamo la costanza di grandezza mentre in assenza di accomodazione e di riferimenti di contesto in visione monoculare, quindi nelle altre due condizioni, domina la legge di Euclide. LEZ 21 8. TOP DOWN E TEORIE Nell’elaborazione top-down la percezione è guidata da un alto livello di conoscenza, da esperienza, aspettativa e motivazione. In questo caso giocano un ruolo chiave le aspettative rispetto a uno stimolo e anche il contesto in cui è inserito influisce sull’interpretazione di esso. Ma questo tipo di elaborazione non sarebbe sufficiente per percepire la realtà nel suo complesso. La scuola della Gestalt afferma che la percezione è un processo primario e immediato come risultante dell’organizzazione interna delle forze, in questo caso la percezione è principalmente top-down. Contributo fondamentale è stato quello di Gibson secondo cui la percezione consiste nella capacità di cogliere le informazioni già presenti nello stimolo medesimo. Grazie alle affordance percepiamo un ordine intrinseco grazie a una precisa distribuzione spaziale e temporale di disponibilità. Secondo Marr la percezione avviene grazie a due schemi: lo schema grezzo originario e lo schema a due dimensioni e mezzo. Lo schema grezzo originario è formato da linee, punti e barre sulla base della luminosità dell’immagine ordinati in maniera gerarchica. Lo schema a due dimensioni e mezzo completa la prima rilevazione traducendo le informazioni in rilevazioni della profondità. Questo schema funziona secondo le leggi previste dalla Gestalt. 9. INDIZI MONOCULARI Si parla di accomodazione quando si registra lo sforzo associato alla curvatura del cristallino e la sfocatura dell’immagine per capire che un oggetto si trova a una distanza diversa dalla superficie a fuoco senza però discriminare se l’oggetto è più lontano o più vicino. Densità microstrutturale: è il fenomeno del gradiente di densità della microstruttura delle superfici sulla retina. Prospettiva di movimento: si riferisce all’informazione che ci arriva dovuta alle trasformazioni ottiche conseguenti allo spostamento del punto di vista. Infine, gli indizi pittorici sono relativi alle proprietà proiettive delle immagini statiche. 10. INDIZI BINOCULARI Gli occhi sono posti a 6 cm circa di distanza e questo comporta il fatto che le immagini delle due retine sono leggermente diverse, questo fenomeno è la disparità binoculare. Il cervello poi integra le due immagini in una visione singola detta fusione binoculare. Ma le differenze che arrivano dalle due immagini danno informazioni circa la profondità. L’esempio classico della differenza tra le due immagini retiniche è provando a guardare un oggetto con un occhio solo e poi provare a cambiare occhio con il quale si guarda, sembrerà che l’oggetto si sia spostato quando in realtà è la nostra visuale che è cambiata e non l’oggetto esterno. Più un oggetto è vicino maggiore sarà la disparità, di conseguenza, possiamo capire quanto un oggetto è distante in base alle differenze delle due immagini. Questa operazione viene fatta nella corteccia visiva primaria e vengono attivate numerose cellule nel sistema sia ventrale sia dorsale che rispondono a specifiche distanze dall’osservatore. 11. PERCEZIONE DEL MOVIMENTO Il movimento di un oggetto lungo la retina è tipicamente percepito in relazione a uno sfondo immobile di riferimento. Il movimento viene sempre rapportato a un sistema di riferimento. Per percepire il lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) Le fasi del sonno sono 4 non-REM e una fase REM. La fase 1 è il passaggio dallo stato di veglia al sonno, è caratterizzata da onde cerebrali relativamente veloci e di ampiezza ridotta. La fase 2 corrisponde a circa la metà del sonno totale nei primi vent’anni di vita delle persone. Le onde cerebrali sono più lente e con un andamento regolare. Ma ci sono improvvisi picchi di onde particolarmente alti chiamati fusi. Nella fase 3 il cervello procede più lentamente con picchi e flessi più accentuati rispetto alla fase 2. Nella fase 4 l’andamento delle onde risulta ancora più lento e più regolare, in questa fase è molto difficile svegliare la persona in quanto si è poco sensibili alle stimolazioni esterne. La fase REM in questa fase il battito cardiaco aumenta diventando irregolare, la pressione si alza e i maschi hanno erezioni. Questa fase si chiama REM {Rapid Eye Movement) per i movimenti oculari veloci che facciamo. 19. TIPI DI ATTENZIONE E TEORIE L’attenzione è quell’insieme di processi che consentono all’organismo di selezionare una parte dell’informazione ambientale, è il risultato dell’interazione di sistemi neurali multipli. L’attenzione non è solo di un tipo, ma ce ne sono diverse tipologie: - Attenzione divisa: consiste nell’effettuare due o più compiti simultaneamente; - Attenzione focalizzata: determina prestazioni ottimali, consente di essere precisi e veloci; - Attenzione distribuita: permette di cogliere un maggior numero di elementi ma comporta una maggiore lentezza; - Attenzione selettiva: consente di concentrare la propria attenzione solo su alcune informazioni selezionandole rispetto alle altre; - Attenzione sostenuta: si può mantenere per un prolungato periodo di tempo uno stato di vigilanza su eventi particolari con capacità di selezione e controllo. Due sono le teorie che la distinguono: la teoria del filtro precoce di Broadbent assume che l’attenzione agisca con un filtro periferico facendo sì che tutta l’informazione non rilevante venga tralasciata. Ma questa teoria non si è rilevata veritiera fino in fondo in quanto possiamo prestare attenzione anche a informazioni non rilevanti, per questo è stata introdotta la teoria del filtro attenuato di Treisman che afferma che la mancanza di attenzione non blocca completamente i messaggi in ingresso ma, più semplicemente, li attenua. 20. COS’E’ L’ATTENZIONE L’attenzione è quell’insieme di processi che consentono all’organismo di selezionare una parte dell’informazione ambientale, è il risultato dell’interazione di sistemi neurali multipli. La possiamo pensare come a un fascio di luce che illumina una porzione di una stanza buia che in quel momento ci interessa. L’attenzione non bisogna confonderla con la concentrazione, essa è infatti una forma di attenzione selettiva, una focalizzazione delle risorse attentive su un limitato numero di informazioni per un periodo di tempo prolungato. Ci sono vari tipi di attenzione: attenzione selettiva, attenzione sostenuta, attenzione distribuita, attenzione focalizzata e attenzione divisa. LEZ 23 5. SOSTANZE STIMOLANTI Le sostanze stimolanti hanno effetto sul sistema nervoso centrale determinando un aumento del battito cardiaco, della pressione arteriosa e della tensione muscolare. La caffeina presente nel caffè, nel tè e nel cioccolato ne è un esempio. La caffeina produce un aumento dell’attenzione, una riduzione dei tempi di reazione e un miglioramento dell’umore dovuto all’imitazione dell’adenosina. Ma troppa può causare nervosismo e insonnia. La nicotina è un altro stimolante molto comune. La dipendenza è data dall’effetto tranquillante, e crea una fortissima dipendenza, può essere paragonata alla dipendenza da cocaina. La cocaina viene assorbita in tempi brevi e produce effetti quasi immediatamente, si prova una sensazione di benessere, un aumento della fiducia e dello stato di vigilanza. Le anfetamine stimolano il sistema nervoso centrale, producono sensazioni di energia e attivazione, loquacità, innalzamento della fiducia e un tono dell’umore alto. Aumentano la concentrazione e riducono la sensazione di affaticamento. 6. SOSTANZE DEPRESSIVE Contrariamente a quelle stimolanti le sostanze depressive consistono nell’inibizione del sistema nervoso centrale attraverso il rallentamento della capacità dei neuroni di trasmettere informazioni. L’alcol è la lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) sostanza più diffusa e più usata in assoluto. Se ne fa spesso abuso, e ci sono grandi differenze tra maschi e femmine nell’assunzione e negli effetti. I barbiturici vengono prescritti dai medici per favorire il sonno o ridurre lo stress. Il Roipnol o droga dello stupro, quando mischiata all’alcol, impedisce alle vittime di resistere alle violenze sessuali arrivando anche a non ricordare la violenza subita. 7. COS’E’ LA MEDITAZIONE La meditazione è una tecnica acquisita che mira alla focalizzazione dell’attenzione, cosa che a sua volta porta a uno stato di coscienza alterato. Consiste nella ripetizione continua di un mantra che può essere un suono, una parola, una sillaba è per intenderci il famoso Ohm. Gli effetti della meditazione sono uno stato di rilassamento diffuso, possibili nuove intuizioni su sé stessi o sui problemi di quel periodo. Ma nel lungo periodo ci sono effetti benefici anche a livello biologico. Durante la meditazione, ma anche durante il training autogeno, si ha una diminuzione del consumo di ossigeno, un rallentamento del battito cardiaco e della pressione sanguigna e una possibile modificazione delle onde cerebrali. 8. COSA SONO GLI ALLUCINOGENI Gli allucinogeni sono sostanze capaci di produrre allucinazioni o di cambiare i processi percettivi. La marijuana è il più diffuso e agisce grazie al suo principio attivo il tetraidrocannabinolo, il famoso THC, che si trova nella cannabis. Gli effetti solitamente sono quelli di euforia e generale benessere. L’MDMA o ecstasy e l’LSD influenzano il funzionamento del neurotrasmettitore serotonina nel cervello. Sotto gli effetti dell’ecstasy si riferiscono sensazioni di pace e quiete, le persone si sentono maggiormente empatiche, più rilassate e piene di energia. 9. SOSTANZE CHE ALTERANO LA COSCIENZA Le sostanze psicoattive producono alterazioni dello stato di coscienza, influenzano le emozioni, le percezioni e il comportamento delle persone. Alcune di queste sostanze inducono dipendenza determinando un bisogno biologico o psicologico e la mancata assunzione genera un gran malessere nelle persone, quello che definiamo come astinenza. La dipendenza biologica consiste nel fatto che l’organismo si abitua a funzionare con una certa sostanza e che fatica a funzionare senza. Mentre la dipendenza psicologica avviene quando le persone credono di aver bisogno di una sostanza per contrastare lo stress nella vita quotidiana. 10. EFFETTI DELLA MEDITAZIONE Gli effetti della meditazione sono uno stato di rilassamento diffuso, possibili nuove intuizioni su sé stessi o sui problemi di quel periodo. Ma nel lungo periodo ci sono effetti benefici anche a livello biologico. Durante la meditazione, ma anche durante il training autogeno, si ha una diminuzione del consumo di ossigeno, un rallentamento del battito cardiaco e della pressione sanguigna e una possibile modificazione delle onde cerebrali. È facilmente comprensibile come, a lungo termine, la meditazione può essere un importante alleato contro le malattie cardiache. 11. PER COSA PUO’ ESSERE UTILIZZATA L’IPNOSI L’origine dell’ipnosi la si può far risalire al XVIII secolo grazie a Franz Mesmer che affermò che una sorta di magnetismo animale poteva essere usato per influenzare le persone e per curare le malattie. E’ una tecnica ancora contornata da un alone di incertezza e dubbio che fa incuriosire alcune persone mentre ne fa allontanare altre. L’ipnosi è uno stato di simil-trance caratterizzato da una predisposizione a suggerimenti esterni. Dall’esterno sembra che queste persone stiano dormendo ma in realtà sono molto concentrate sui suggerimenti dell’ipnotizzatore. L’ipnosi viene usata da molte scuole di psicoterapia come tecnica e da psicologi in diversi ambiti e ha effetti positivi, vediamo alcuni esempi: - Controllo del dolore. Grazie all’ipnosi si può aiutare i pazienti con dolori cronici a ridurre la percezione e a farlo sparire. - Diminuire il fumo. Sotto ipnosi si è riusciti a far smettere di fumare le persone che volevano farlo associando il sapore e l’odore delle sigarette a qualcosa di sgradevole. - Cura di disturbi psicologici. Può essere usata per aumentare il rilassamento, ridurre l’ansia, incrementare la percezione di successo e modificare pensieri controproducenti. - Collaborazione nell’applicazione della legge. È un argomento molto controverso, le lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) persone sotto ipnosi riescono a ricordare maggiormente e con più lucidità, è anche vero che potrebbero verificarsi falsi ricordi e spesso i ricordi sono incompleti. - Miglioramento della prestazione atletica. L’ipnosi, oltre che essere usata per ridurre lo stress percepito, può essere usata per incrementare la capacità di concentrazione nello sport. 12. COS’E’ L’IPNOSI L’ipnosi è uno stato di simil-trance caratterizzato da una predisposizione a suggerimenti esterni. Dall’esterno sembra che queste persone stiano dormendo ma in realtà sono molto concentrate sui suggerimenti dell’ipnotizzatore. Le persone non perdono del tutto la loro volontà, contrariamente a quanto a volte si crede, non commetterebbero comportamenti antisociali o autodistruttivi e non si riesce ad avere un controllo completo sulla persona ipnotizzata. LEZ 25 20. MODELLI ASSOCIATIVI DI MEMORIA La memoria viene vista in termini di associazioni tra differenti informazioni. Secondo i modelli associativi di memoria, la memoria è costituita da rappresentazioni mentali di gruppi di informazioni interconnesse. Di conseguenza, l’attivazione di una memoria specifica, come può essere il diario di scuola, induce l’attivazione di memorie correlate come possono essere i ricordi dei compagni di scuola, il ricordo della casa dove si viveva, il colore del diario, ecc. Questo è il processo noto come diffusione dell’attivazione. Questi modelli possono spiegare il priming, che si ha quando l’esposizione a una parola o a un concetto (detto prime) facilita la rievocazione di informazioni correlate. 21. MODULI DI MEMORIA A LUNGO TERMINE Anche la memoria a lungo termine viene oggi considerata come formata da diversi moduli ciascuno dei quali ha caratteristiche specifiche ed è correlato con un sistema mnestico distinto nell’encefalo. Una prima grande distinzione da fare è tra la memoria dichiarativa e la memoria procedurale. La memoria procedurale {detta anche memoria non dichiarativa) è la memoria per le abilità e le abitudini; La memoria dichiarativa è la memoria per le informazioni fattuali, nomi, volti, date e fatti; La memoria semantica è la memoria per le conoscenze e i fatti generali riguardo al mondo; La memoria episodica invece è la memoria dei particolari biografici della nostra vita. È composta da ciò che abbiamo fatto e dalle nostre esperienze. 22. TEORIA DEI 3 SISTEMI DI SHIFFRIN E ATKINSON Secondo la teoria dei tre sistemi di memoria di Atkinson e Shiffrin esistono differenti sistemi o stadi di memoria che le informazioni devono attraversare affinché siano ricordate. È un modello lineare, dove le informazioni devono passare per forza in ogni sistema altrimenti non si riesce poi a ricordarle. La teoria afferma che ci sono tre distinti magazzini di memoria: • La memoria sensoriale. • La memoria a breve termine. • La memoria a lungo termine. La memoria sensoriale è il magazzino iniziale, temporaneo, che immagazzina le informazioni solo per qualche secondo e sono una replica esatta dello stimolo. La memoria a breve termine conserva le informazioni per 15-25 secondi e le immagazzina in base al loro significato. Nella memoria a lungo termine le informazioni vengono immagazzinate in modo relativamente permanente anche se può essere difficile recuperarle. 23. COS’E’ LA MEMORIA La memoria può essere definita come il processo con cui codifichiamo, immagazziniamo e recuperiamo le informazioni. La codifica designa il processo con cui le informazioni vengono registrate inizialmente in una forma utilizzabile per essere conservate; L’immagazzinamento è il mantenimento delle informazioni nel sistema mnestico; Il recupero è quel processo per cui si localizzano le informazioni immagazzinate nella memoria e vengono richiamate alla coscienza. 24. MEMORIA A LUNGO TERMINE lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) memoria disturbano la rievocazione di altre informazioni. Infine, c’è l’oblio dipendente dai cue che avviene quando i cue di recupero sono insufficienti per risvegliare le informazioni presenti in memoria. LEZ 27 9. IMMAGINI MENTALI E TEORIE DI RIFERIMENTO Le immagini mentali sono rappresentazioni all'interno della mente in cui l'oggetto o l'evento viene riprodotto. È la capacità di sentire una musica nella nostra testa o di rivivere un odore o un sapore. Tutte le attività sensoriali producono immagini mentali corrispondenti. Tra le molte teorie che cercano di spiegare le immagini mentali vedremo la teoria del doppio codice di Paivio e la teoria di Kosslyn. Allan Paivio ipotizza che esistono due diversi sottoinsiemi di codifica delle informazioni provenienti dal mondo esterno una codifica verbale e una codifica non verbale/immaginativa. Ciascuno di questi sottoinsiemi codifica, organizza, immagazzina e recupera informazioni di tipo diverso. Sono differenziati da un punto di vista strutturale e da un punto di vista funzionale. Stephen Kosslyn ha elaborato il modello analogico- computazionale basato sull’analogia con programmi grafici. L'informazione conservata in formato digitale nella memoria a lungo termine viene dispiegata a mappa su uno schermo il visual buffer formato da pixel nella memoria a breve termine e questa è la rappresentazione di superficie. La rappresentazione superficiale funziona come uno spazio fisico per cui l'immagine mentale è una mappa che specifica una configurazione di punti nello spazio. 10. TEORIA DELLE CONDIZIONI NECESSARIE E SUFFICIENTI RELATIVA ALLA CATEGORIZZAZIONE I filosofi si sono interessati dei concetti soprattutto attraverso la logica. Secondo la teoria delle condizioni necessarie e sufficienti, che si ispira alla logica, il concetto può essere esaurientemente descritto da un insieme di tratti definitori, cioè l'insieme delle Caratteristiche Necessarie e Sufficienti {CNS). Tali tratti costituiscono un inventario limitato di termini primitivi che vengono combinati mediante operatori di congiunzione {e), di disgiunzione {o), di negazione {non) dando origine a diversi concetti. 11. COSA SONO I CONCETTI E LE LORO FUNZIONI I concetti sono categorie di oggetti, eventi o persone con caratteristiche comuni tra loro, grazie ad essi possiamo organizzare fenomeni complessi in forme più semplici e facilmente utilizzabili. 1. Una prima funzione è quella di semplificare il flusso percettivo. Riconoscere una configurazione {pattern) percettiva come esemplare di una categoria conosciuta ci consente di stabilire una continuità tra l’esperienza presente e quella passata e di orientare l’azione futura. 2. Hanno una funzione inferenziale per cui assegniamo a un oggetto molte delle caratteristiche del concetto a cui appartiene, incluse quelle che non sono direttamente percepite. Riusciamo a classificare nuovi oggetti sulla base delle esperienze passate. 3. Orientano il nostro comportamento aiutandoci a comprendere e pensare meglio il mondo complesso in cui viviamo. 12. PANORAMICA TEORIE RELATIVE ALLA CATEGORIZZAZIONE Il processo di categorizzazione seleziona e organizza il flusso dell'esperienza in modo da gestire e ridurne l'enorme variabilità. Riguarda il modo in cui gli individui selezionano il continuum dell'esperienza in unità discrete in funzione di somiglianze e differenze, costruiscono categorie e danno senso all'esperienza. Eleonor Rosch formula una concezione tassonomica e probabilistica che supera la nozione di concetto proponendo quella meno stabile di categorie. L'organizzazione in categorie si basa su due principi psicologici tra loro complementari che sono l'economia cognitiva e la struttura del mondo percepito. L'economia cognitiva si riferisce ai processi di comprensione della realtà meno gravosi e più funzionali, per cui è essenziale semplificare la realtà categorizzandola. La struttura del mondo percepito si riferisce al fatto che gli oggetti e in particolare i loro attributi vengono percepiti come dotati di una struttura correlazionale. 13. TEORIA DELLA TASSONOMIA E PROTOTIPI DI ROSCH lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) Eleonor Rosch formula una concezione tassonomica e probabilistica che supera la nozione di concetto proponendo quella meno stabile di categorie. L'organizzazione in categorie si basa su due principi psicologici tra loro complementari che sono l'economia cognitiva e la struttura del mondo percepito. L'economia cognitiva si riferisce ai processi di comprensione della realtà meno gravosi e più funzionali, per cui è essenziale semplificare la realtà categorizzandola. La struttura del mondo percepito si riferisce al fatto che gli oggetti e in particolare i loro attributi vengono percepiti come dotati di una struttura correlazionale. I sistemi categoriali li possiamo pensare con due dimensioni una orizzontale e una verticale. La dimensione orizzontale riguarda la strutturazione interna delle categorie. Le categorie sono organizzate attorno a un prototipo che è l'esemplare che rappresenta la tendenza centrale della distribuzione delle caratteristiche di una data categoria. Le dimensioni verticale si riferisce al livello di inclusione della categoria e ha una strutturazione intercategoriale. Si struttura su tre livelli gerarchici: • il livello di base i cui membri condividono il maggior numero di attributi distintivi del prototipo. • Il livello subordinato dove i membri hanno le caratteristiche del livello di base ma si differenziano per alcuni attributi più specifici. • Il livello superordinato dove i membri condividono soltanto pochi attributi gli uni degli altri. Questo livello corrisponde al concetto di classe e vengono privilegiati gli aspetti funzionali rispetto a quelli percettivi. 14. TEORIA EMBODIED DELLA SIMULAZIONE SITUATA La teoria della simulazione situata è l'abilità di costruire rappresentazioni che si adattino agli obiettivi delle azioni situate, cioè repertori d'azione che è opportuno eseguire in determinate situazioni. Barsalou vede il sistema concettuale come un simulatore in grado di costruire un insieme virtualmente infinito di simulazioni specifiche. Le informazioni che il sistema concettuale usa sono molto varie e provengono dai sistemi di elaborazione coinvolti nel percepire o nell'usare oggetti di quella categoria. I concetti derivano da pattern di parziale riattivazione neurale di sistemi sensoriali e motori che sono attivi durante la percezione. 15. COS’E’ LA CONOSCENZA DICHIARATIVA E DA COSA E’ FORMATA La conoscenza dichiarativa è la mappatura della realtà e dell'insieme delle esperienze fatte da un soggetto nel corso della sua vita. Comprende anche la conoscenza situazionale, ossia le conoscenze relative al contesto attuale e alle nuove informazioni che vengono elaborate nella memoria di lavoro. Ha una funzione referenziale e predicativa, ci permette di denotare e predicare qualcosa riguardo a un oggetto e di porre queste informazioni in relazione tra loro. Le conoscenze dichiarative possono essere rappresentazioni proposizionali ma anche immagini mentali. La conoscenza proposizionale è relativa ai fatti e si può formare anche solo dopo un'esperienza. Al suo interno sono presenti la conoscenza episodica e la conoscenza semantica. La conoscenza episodica è relativa alle proposizioni di esperienze o episodi accaduti nel passato, dove sono presenti le coordinate spazio-temporali. La conoscenza semantica riguarda proposizioni in cui le coordinate spazio-temporali non sono più considerate, sono conoscenze più generiche. 16. DIVERSI FORMATI DI PENSIERO Il pensiero può assumere formati diversi di rappresentazione: La conoscenza dichiarativa è la mappatura della realtà e dell'insieme delle esperienze fatte da un soggetto nel corso della sua vita, formata a sua volta da conoscenza proposizionale e immagini mentali; il pensiero narrativo e il pensiero procedurale. 17. TEORIA DEL DOPPIO CODICE DI PALVIO Allan Paivio ipotizza che esistono due diversi sottoinsiemi di codifica delle informazioni provenienti dal mondo esterno una codifica verbale e una codifica non verbale/immaginativa. Ciascuno di questi sottoinsiemi codifica, organizza, immagazzina e recupera informazioni di tipo diverso. Sono differenziati da un punto di vista strutturale e da un punto di vista funzionale. La struttura di una rappresentazione si riferisce al formato in cui le informazioni vengono immagazzinate e custodite nella memoria a lungo termine mentre gli aspetti funzionali si riferiscono ai processi di codifica e di recupero, alle attività di organizzazione ed elaborazione delle informazioni e ai processi di trasformazione e manipolazione di queste nella memoria a breve termine. Le modalità di codifica sono diverse per i due sottoinsiemi ci sono le unità definite logogeni per la codifica verbale e nella codifica non verbale abbiamo gli immageni. I logogeni lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) sono di tipo sequenziale mentre l’immagene corrisponde a oggetti naturali, parti solistiche di oggetti e raggruppamenti naturali di oggetti, operano in simultanea. 18. TEORIA DI KOSSLYN Stephen Kosslyn ha elaborato il modello analogico-computazionale. Basato sull’analogia con programmi grafici. L'informazione conservata in formato digitale nella memoria a lungo termine, rappresentazione profonda, viene dispiegata a mappa su uno schermo il visual buffer formato da pixel nella memoria a breve termine e questa è la rappresentazione di superficie. La rappresentazione superficiale funziona come uno spazio fisico per cui l'immagine mentale è una mappa che specifica una configurazione di punti nello spazio. L'immagine è definita anche da una struttura profonda costituita da informazioni con cui essa viene elaborata: le informazioni sono di due tipi analogiche e proposizionali. Le informazioni analogiche si riferiscono a una rappresentazione figurale di un oggetto o di un evento e sono codificate in formato analogico. I dati proposizionali invece sono codificati in formato proposizionale e riguardano descrizioni dell'oggetto, di parti di esso e delle loro relazioni. 19. COS’E’ IL PENSIERO Il pensiero è l'attività della mente, un processo che si esplica nella formazione delle idee, dei concetti, della coscienza, dell'immaginazione, dei desideri, della critica, del giudizio, e di ogni raffigurazione del mondo; può essere sia conscio che inconscio. In psicologia, il pensiero è considerato una delle più alte funzioni cognitive della mente; dell'analisi dei processi del pensiero si occupa la psicologia cognitiva. In particolare, la psicologia del pensiero si è occupata di studiare e descrivere le forme e le modalità di pensiero e ragionamento tipiche degli esseri umani, spesso in contrapposizione con la logica, che invece studia e definisce le leggi farmali del ragionamento. LEZ 28 6. PENSIERO PROCEDURALE Il pensiero procedurale è relativo al come fare, è un'acquisizione di solito lenta e che richiede esperienza ed esercizio. Questa conoscenza guida il nostro operare sul mondo in quanto concerne l'uso funzionale degli oggetti e l'acquisizione di procedure di azione efficaci. Le conoscenze delle azioni necessarie perché sia possibile raggiunge un obiettivo prestabilito sono le procedure d'azione che vengono unite a un'abilità di pensiero in grado di gestirla, il management. Schank e Abelson usano la parola script per intendere la particolare forma di conoscenza schematica degli eventi in cui una sequenza di azioni viene eseguita seguendo una successione spazio-temporale e causale. Un esempio di script può essere aprire la porta. Aggiungono anche strutture di conoscenza denominate plans e goals. 7. EURISTICHE E TIPOLOGIE Le euristiche sono scorciatoie cognitive che possono essere contrapposte all'algoritmo. Un algoritmo è una sequenza di regole che, se applicato correttamente, conduce alla soluzione di un problema. È un procedimento che consente di ottenere un risultato atteso eseguendo una serie di operazioni in un dato ordine o un elenco di istruzioni per arrivare a un certo risultato. Quelle più usate sono: 1. Analisi dei mezzi e dei fini. Questa euristica consiste in ripetuti esami delle differenze tra obiettivo desiderato e situazioni reali; 2. Il procedimento al contrario. In questo caso ci si concentra sull'obiettivo piuttosto che sul punto di partenza del problema; 3. L’euristica della rappresentatività. Usa la somiglianza tra oggetti o eventi per fare stime di probabilità; 4. Fallacia del giocatore d'azzardo. nel valutare una serie casuale le persone agiscono come se attribuissero agli ultimi esiti una probabilità di ripresentarsi minore rispetto agli esiti meno recenti; 5. L'euristica della disponibilità. Consiste nel prevedere la probabilità di un evento sulla base della facilità con cui l'evento riesce a essere ricordato. 8. RAGIONAMENTO DEDUTTIVO E STRATEGIE DA USARE lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) Inizialmente gli psicologi pensavano che fosse possibile individuare un unico fattore di abilità mentale alla base dell'intelligenza. Lo psicologo Spearman nel 1927 ipotizza l'esistenza di un unico e generico fattore sottostante alle diverse abilità mentali, chiamato g o fattore g, il fattore generale di intelligenza. Successivamente Thurstone {1938) mise in discussione l'ipotesi dell'esistenza di un'intelligenza generale e identificò diversi fattori chiamati attitudini intellettive primarie che utilizzò per costruire il suo test, il Primary Mental Ability {PMA). . Le abilità individuate sono sette: l'abilità numerica, la visualizzazione spaziale, la memoria, il ragionamento, la fluidità verbale, la comprensione verbale e la velocità di percezione. 22. TEORIA DELL’INTELLIGENZA DI GUILFORD Secondo Gullford le capacità mentali sono ordinate secondo tre assi: le operazioni, i contenuti e i prodotti. Le operazioni sono le attività intellettive di base che la mente compie con le informazioni che riceve dai sistemi percettivi e sensoriali. Secondo l'autore, ne esistono cinque tipi: • cognizione; • memoria; • produzione convergente; • produzione divergente; • valutazione. I contenuti riguardano la natura delle informazioni elaborate dalla mente. Si distinguono in: • figurale; • simbolico; • semantico; • comportamentale. I prodotti corrispondono alla forma che assume l'informazione quando viene elaborata dalla mente, cioè quando si applica un'operazione a un contenuto. Guilford evidenzia sei tipi di prodotti: • unità: singoli elementi di informazione; • classi: elementi raggruppati sulla base di proprietà comuni; • relazioni: rapporti tra le unità; • sistemi: insiemi complessi di informazioni organizzate tra di loro; • trasformazioni: cambiamenti di informazioni o delle loro funzioni; • implicazioni: estrapolazioni di informazioni sotto forma di predizioni, inferenze e previsioni probabilistiche Secondo questo approccio, l'intelligenza può quindi essere rappresentata, in forma tridimensionale, da un parallelepipedo i cui lati corrispondono ai tre assi {operazioni, contenuti e prodotti). Nel parallelepipedo ci sono 120 cubetti, ciascuno corrispondente a un fattore, cioè a una combinazione di un'operazione, di un contenuto e di un prodotto. 23. INTELLIGENZA FLUIDA E CRISTALLIZZATA Negli anni 60 sono stati distinti due tipi di intelligenza quella fluida e quella cristallizzata. L'intelligenza fluida riflette le capacità di elaborazione delle informazioni, il ragionamento, la memoria; riflette per lo più un tipo di intelligenza generale. L'intelligenza cristallizzata invece è l'accumulo di informazioni, abilità e strategie che le persone apprendono attraverso l'esperienza e che si applicano nelle situazioni di risoluzione dei problemi. Essa riflette la cultura nella quale una persona cresce. 24. QUANTI TIPI DI INTELLIGENZA SONO STATE STUDIATE Esistono 8 diversi tipi di intelligenza ognuna relativamente indipendente dagli altri: • Intelligenza musicale: abilità nei compiti che coinvolgono la musica. • Intelligenza corporeo cinestetica: abilità nell'usare l'intero corpo o alcune parti di esso per la soluzione di problemi o nella costruzione di prodotti o immagini, può essere esemplificata da ballerini, atleti, attori e chirurghi. • Intelligenza logico matematica: abilità nel problem solving e nel pensiero scientifico. • Intelligenza linguistica: abilità nella produzione e nell'uso del linguaggio. • Intelligenza spaziale: abilità che coinvolgono la configurazione spaziale, come quella usata dai pittori e dagli architetti. • Intelligenza interpersonale: abilità nell'interazione con gli altri, quali la sensibilità alle emozioni, al temperamento, alle motivazioni e intenzioni altrui. • Intelligenza intrapersonale: abilità nella conoscenza di se stessi nell'esplorare i propri sentimenti e le proprie emozioni. • Intelligenza naturalistica: abilità nell'identificare e classificare esemplari presenti in natura. 25. TEORIA CHC E LA SUA EVOLUZIONE Prende il nome da Cattel e Horn. Tale modello propone una bipartizione delle abilità intellettive generali, cioè una specificazione del concetto di intelligenza generale. Horn introduce 8-9 ampie abilità che vanno ad affiancare l'intelligenza fluida {Gf) e quella cristallizzata {Gc). Nel 1993 Carroll ha proposto la teoria dei tre strati, una teoria gerarchica in cui il III strato, quello superiore, coinciderebbe con il fattore g. Il II strato sarebbe composto da 8 ampie abilità che sono: intelligenza fluida, intelligenza cristallizzata, visualizzazione, memoria, velocità di elaborazione, recupero della memoria, percezione uditiva, fattori di sintesi di Gf e Gc; lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) e un I strato che sarebbe costituito da molti fattori specifici. Il modello di Carroll e il modello CH hanno molte similitudini, di conseguenza c'è stata una fusione delle due teorie dando vita alla teoria CHC che ha riscosso notevoli pareri positivi e che consente di misurare l'intelligenza attraverso test psicometrici. 26. COS’E L’INTELLIGENZA EMOTIVA L’Intelligenza emotiva è un’insieme di abilità che determinano un'accurata decisione, valutazione, espressione e regolazione delle emozioni proprie e altrui. Goleman nel 1995 afferma che l'intelligenza emotiva regola l'abilità di stare bene con gli altri, fornisce una comprensione di cosa gli altri sentono e sperimentano e ci permette di rispondere adeguatamente alle loro esigenze. È alla base dell'empatia, dell'autocoscienza e dell'abilità in campo sociale. Mayer e Salovey nel 2004 descrivono quattro componenti dell'intelligenza emotiva: • La capacità di riconoscere, valutare ed esprimere con accuratezza le emozioni proprie e altrui; • La capacità di accedere e generare emozioni in quanto facilitatori del pensiero; • La capacità di comprendere e analizzare le proprie emozioni; • La capacità di regolare le emozioni. 27. COS’E L’INTELLIGENZA PRATICA Sternberg afferma che l'intelligenza pratica sia la più utile ed è legata a un successo generale nella vita. Le misurazioni tradizionali dell'intelligenza sono basate sul modello accademico ma il successo professionale richiede un tipo di intelligenza diverso. Infatti, il successo accademico è basato su conoscenze di informazioni specifiche, acquisite tramite l’ascolto e la lettura mentre l’intelligenza pratica è acquisita tramite l'osservazione del comportamento altrui. Individui con grande intelligenza pratica riescono ad apprendere norme e principi generali e applicarli in modo appropriato. 28. INTELLIGENZE MULTIPLE DI GARDNER Esistono 8 diversi tipi di intelligenza ognuna relativamente indipendente dagli altri: • Intelligenza musicale: abilità nei compiti che coinvolgono la musica. • Intelligenza corporeo cinestetica: abilità nell'usare l'intero corpo o alcune parti di esso per la soluzione di problemi o nella costruzione di prodotti o immagini, può essere esemplificata da ballerini, atleti, attori e chirurghi. • Intelligenza logico matematica: abilità nel problem solving e nel pensiero scientifico. • Intelligenza linguistica: abilità nella produzione e nell'uso del linguaggio. • Intelligenza spaziale: abilità che coinvolgono la configurazione spaziale, come quella usata dai pittori e dagli architetti. • Intelligenza interpersonale: abilità nell'interazione con gli altri, quali la sensibilità alle emozioni, al temperamento, alle motivazioni e intenzioni altrui. • Intelligenza intrapersonale: abilità nella conoscenza di se stessi nell'esplorare i propri sentimenti e le proprie emozioni. • Intelligenza naturalistica: abilità nell'identificare e classificare esemplari presenti in natura. Successivamente ha introdotto anche l'intelligenza esistenziale che consiste nell’identificare e pensare alle questioni fondamentali dell'esistenza umana. LEZ 31 13. TEST ELABORATO DA BINET Con Binet nacque il primo test di intelligenza ufficiale con lo scopo di identificare gli studenti meno dotati nel sistema scolastico parigino per poter offrire un aiuto supplementare. Per Binet le prove del test dovevano produrre delle differenze di risultato in base ai bambini. Una buona prova doveva avere tre caratteristiche: • Essere risolvibile per molti bambini di una certa età ma non per tutti. • Essere risolvibile per un numero proporzionalmente minore di bambini più piccoli. • Essere risolvibile per un numero proporzionalmente maggiore di bambini più grandi. Introdusse prove che riguardavano la conoscenza pratica, il pensiero e il giudizio, fondate sul principio di corrispondenza tra queste prove e le prestazioni scolastiche. Ai bambini furono assegnati dei risultati legati alla loro età mentale che sarebbe l'età media di individui che raggiungono una particolare prestazione in un test. Il problema era che i risultati, assegnando un'età mentale, non erano paragonabili tra diverse età. 14. SCALA DI INTELLIGENZA STANFORD-BINET lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) Il test di Binet fu adattato agli studenti statunitensi da Terman della Standford University che ideò la scala di intelligenza Stanford-Binet. Conservò il concetto di età mentale ma ad esso aggiunse un indice di intelligenza formulato dallo psicologo tedesco William Stern, il quoziente di intelligenza anche conosciuto come QI. Il QI è un indice che tiene conto del rapporto tra età mentale e età cronologica di un individuo. e viene utilizzata la seguente formula: QI= MA/CA *100 Dove MA sta per età mentale e CA per l'età cronologica. Di conseguenza un ventenne che risponde come un diciottenne avrà il QI di: {18/20)*100=111; mentre un bambino di 5 anni che risponde come uno di 7 avrà un QI di: {7/5)*100=140. La scala di intelligenza Stanford-Binet è arrivata alla quinta edizione e consiste in una serie di voci che variano di natura a seconda dell'età della persona esaminata. 15. DUE TEST DI INTELLIGENZA A SCELTA 1 David Wechsler ha ideato la WAIS-IV, il test di QI più utilizzato negli Stati Uniti, e la versione per bambini che si chiama WISC-V. Entrambe sono formate da un quoziente intellettivo totale {QIT) che deriva dal calcolo di quattro differenti indici: • Indice di comprensione verbale (ICV): comprende tre subtest fondamentali (Somiglianze, Vocabolario e Informazione) e un subtest supplementare (Comprensione). • Indice di ragionamento percettivo {IRP): comprende tre subtest fondamentali {Disegno con i cubi, Ragionamento con le matrici e puzzle) e due subtest supplementari {Confronto di pesi e Completamento di figure). • Indice di memoria di lavoro (IML): comprende due subtest fondamentali {Memoria di cifre e Ragionamento aritmetico) e un subtest supplementare (Riordinamento di lettere e numeri). • Indice di velocità di elaborazione {IVE): comprende due subtest fondamentali {Ricerca di simboli e Cifrario) e un subtest supplementare {Cancellazione). 2 Il test di Binet fu adattato agli studenti statunitensi da Terman della Standford University che ideò la scala di intelligenza Stanford-Binet. Conservò il concetto di età mentale ma ad esso aggiunse un indice di intelligenza formulato dallo psicologo tedesco William Stern, il quoziente di intelligenza anche conosciuto come QI. Il QI è un indice che tiene conto del rapporto tra età mentale e età cronologica di un individuo. e viene utilizzata la seguente formula: QI= MA/CA *100 Dove MA sta per età mentale e CA per l'età cronologica. Di conseguenza un ventenne che risponde come un diciottenne avrà il QI di: {18/20)*100=111; mentre un bambino di 5 anni che risponde come uno di 7 avrà un QI di: {7/5)*100=140. 16. CAUSE DELLA DISABILITA’ INTELLETTIVA La disabilità intellettiva é un disturbo caratterizzato da significative limitazioni, sia del funzionamento intellettivo sia del comportamento di adattamento che coinvolge abilità concettuali, sociali e pratiche. Nella disabilità intellettiva lieve si ottengono punteggi tra i 55 e i 69 in test di QI che vanno accompagnati da un punteggio di adattamento corrispondente, queste persone sono circa il 90% della totalità di chi soffre di disabilità intellettiva. In queste persone lo sviluppo risulta più lento rispetto ai coetanei ma comunque sono in grado di condurre una vita indipendente e di avere e mantenere un lavoro. Poi abbiamo la disabilità moderata dove si ottengono tra i 40 e i 54 punti in test di QI, queste persone hanno deficit che si presentano piuttosto presto, presentano capacità linguistiche e motorie minori rispetto ai coetanei ma talvolta riescono comunque a svolgere lavori semplici anche se hanno bisogno di una supervisione nel corso di tutta la vita. La disabilità grave che è tra i 25 e i 39 punti in test di QI e la disabilità intellettiva estrema che al di sotto di 25 punti. Questi individui solitamente non hanno la possibilità di vivere in modo indipendente e risulta necessaria un'assistenza specifica per tutta la vita. 17, COS’E LA DISABILITA’ INTELLETTIVA L'American Association on Intellectual and Developmental Disabilities definisce la disabilità intellettiva come un disturbo caratterizzato da significative limitazioni, sia del funzionamento intellettivo sia del comportamento di adattamento che coinvolge abilità concettuali, sociali e pratiche. Oltre ad esserci una variabilità individuale nella disabilità bisogna anche definire le diverse gravità di questa disabilità perché in base ad essa ci saranno delle conseguenze diverse. lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) 9. DIFFERENZA TRA RINFORZO E PUNIZIONE Il rinforzo è il processo con cui uno stimolo aumenta la probabilità che un comportamento precedente venga ripetuto. La punizione è uno stimolo che diminuisce la probabilità che un comportamento precedente si ripeta. Riassumendo: • Il rinforzo aumenta la frequenza del comportamento che lo precede; La punizione diminuisce la frequenza del comportamento che la precede. 10. LEGGE DELL’EFFETTO THORNDIKE L'esperimento da cui parte Edward Lee Thorndike nel 1932 è il seguente: ha messo un gatto affamato in una gabbia chiusa e del cibo fuori di essa, nella gabbia è presente una tavoletta che calpestata libera il chiavistello della porta della gabbia. Inizialmente il gatto finisce per calpestare la tavoletta per caso e, aprendo la porta, il gatto può uscire e mangiare quello che c'è fuori. Dopo alcune prove, il gatto finisce con il calpestare deliberatamente la tavoletta non appena viene posto nella gabbia. Il gatto, di conseguenza, ha appreso che la pressione esercitata sulla tavoletta è associata alla conseguenza di ottenere il cibo fuori dalla gabbia. Thorndike riassume questa relazione formulando la legge dell'effetto: le risposte che causano conseguenze soddisfacenti hanno una maggior probabilità di venire ripetute. 11. SI DESCRIVA IL CONDIZIONAMENTO OPERANTE Il condizionamento operante è una forma di apprendimento in cui una risposta volontaria viene rinforzata o indebolita a seconda che le sue conseguenze siano favorevoli o sfavorevoli. Quando si dice che una risposta è stata rinforzata si intende che è stata aumentata la probabilità che ricorra regolarmente mentre quando si dice che una risposta è stata indebolita si intende che è stata diminuita la probabilità che ricorra. Il condizionamento operante si applica alle risposte volontarie che un organismo emette deliberatamente per ottenere un risultato. Si chiama operante perché l'organismo opera sul proprio ambiente per ottenere un risultato al contrario del condizionamento classico. 12. PERCHE’ I PROGRAMMI DI RINFORZO INTERMITTENTI PRODUCONO UN APPRENDIMENTO DI MAGGIOR DURATA RISPETTO AI PROGRAMMI DI RINFORZO CONTINUO? Il programma di rinforzo continuo potrebbe essere il distributore automatico di cibo mentre il programma di rinforzo intermittente possiamo pensarlo come una slot machine. Sappiamo che nel distributore automatico ogni volta che inseriamo la quantità di soldi corretta possiamo avere una merendina e sappiamo anche che in una slot machine dovremmo inserire del denaro per ottenere qualcosa in cambio ma questo non avviene sempre e quindi non possiamo sapere ogni quanto riceveremo il premio. Ipotizziamo adesso che il distributore e la slot machine si rompano e quindi che non emettano nessun rinforzatore. Se siamo al distributore automatico probabilmente dopo la seconda volta che cerchiamo di prendere del cibo e non ci riusciamo abbandoneremo il nostro comportamento e non inseriamo più soldi. Nel caso della slot machine invece noi non ci accorgeremmo che la macchina si è rotta e andremo avanti per un tempo più prolungato a inserire soldi per cercare di ottenere la ricompensa finché poi o finiscono i soldi o ci arrendiamo. LEZ 35 5. APPRENDIMENTO LATENTE Nell'apprendimento latente, un nuovo comportamento viene appreso, ma non viene manifestato finché non viene fornito qualche incentivo per presentarlo {Tolman e Honzik, 1930). In questo caso l'apprendimento avviene senza rinforzo. Gli psicologi hanno esaminato il comportamento dei ratti in un labirinto. A un gruppo, il gruppo di controllo, è stato consentito di vagare nel labirinto una volta al giorno per 17 giorni senza ricevere mai una ricompensa, i ratti commettevano molti errori e impiegavano molto tempo per raggiungere la fine del labirinto. Un secondo gruppo di ratti riceveva sempre del cibo alla fine del labirinto, in questo caso i ratti apprendevano a correre velocemente e ad andare direttamente alla lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) mangiatoia commettendo pochi errori. Un terzo gruppo di ratti partiva dalla stessa situazione da cui partivano i ratti non ricompensati, ma solo nei primi 10 giorni. L'undicesimo giorno veniva introdotta una manipolazione sperimentale critica: i ratti ricevevano cibo quando raggiungevano l'uscita del labirinto. Risulta chiaro come i ratti non ricompensati avessero appreso comunque la disposizione del labirinto ma non avevano motivo di arrivare in fondo in tempi brevi. Questi ratti sembravano sviluppare una mappa cognitiva del labirinto. Questo tipo di apprendimento dimostra che ci sono determinate modificazioni di processi mentali inosservabili durante l'apprendimento. 6. APPRENDIMENTO PER OSSERVAZIONE Albert Bandura e i suoi collaboratori parlano di apprendimento osservativo. Questo apprendimento viene definito come l'apprendimento attraverso l'osservazione del comportamento di un’altra persona detta modello {Bandura 2004;2009). In un esperimento hanno mostrato la capacità dei modelli di stimolare l'apprendimento. Bandura fa una distinzione tra modellamento e imitazione: l’imitazione è un'azione passiva che implica una fedele riproduzione di pattern di comportamento; il modellamento è un apprendimento attivo dove la persona si costruisce una rappresentazione mentale interna del comportamento che ha osservato e fa riferimento a tale rappresentazione mentale per agire in seguito. Secondo Bandura l'apprendimento osservativo avviene ed è regolato da quattro funzioni: 1. Prestare attenzione al modello. 2. Ritenzione. 3. Riproduzione. 4. I processi motivazionali. 7. LA CULTURA INFLUENZA IL MODO IN CUI APPRENDIAMO? La cultura ha un ruolo importante nel modo in cui vediamo il mondo, influenza il modo in cui pensiamo e determina addirittura il modo in cui agiamo. Una persona nata in una determinata cultura può sviluppare una mentalità molto diversa rispetto a qualcuno nato in una cultura diversa. 8. COS’E L’E-LEARNING? E-learning tradotto letteralmente significa apprendimento elettronico, indica una forma di apprendimento per via elettronica, l'acquisizione di conoscenze e la formazione di competenze attraverso la tecnologia, l'uso del computer e di Internet. Il termine è stato esteso anche all'area di intersezione delle azioni educative con i moderni mezzi informatici. Inoltre, il significato del termine non è univoco: alcuni definiscono l’e-learning come processo didattico via Internet; altri sostengono che l’e-learning non sia limitato solo all'uso di Internet ma che include anche materiale audio e videocassette, la trasmissione satellitare e la tv interattiva; altri ancora ritengono che non basti studiare solo le tecnologie utilizzate nel processo di apprendimento ma che bisogna anche considerare il livello di interattività. 9. APPRENDIMENTO VICARIO EMOTIVO Nei contesti sociali i processi di apprendimento vicario coinvolgono due individui: uno che sperimenta qualcosa direttamente e l'altro che lo sta sperimentando direttamente. Un tipo di esperienza vicaria è l’attivazione emotiva vicaria o empatia che si verifica quando osserviamo qualcuno che sta provando un’emozione intensa e sperimentiamo la stessa emozione (di solito meno intensamente). L’attivazione emotiva vicaria crea le condizioni affinché, attraverso un processo definito apprendimento vicario affettivo, si verifichi l’apprendimento di una reazione emotiva mediante l’osservazione della reazione emotiva altrui. 10. FUNZIONI DI APPRENDIMENTO OSSERVATIVO SECONDO BANDURA Albert Bandura e i suoi collaboratori parlano di apprendimento osservativo. Questo apprendimento viene definito come l'apprendimento attraverso l'osservazione del comportamento di un’altra persona detta modello. In un esperimento hanno mostrato la capacità dei modelli di stimolare l'apprendimento. Alcuni bambini guardavano un film che mostrava un adulto che colpiva violentemente una bambola gonfiabile alta 1,5 m, usata come punching ball. Successivamente ai bambini era stata offerta l'opportunità di giocare con la bambola e, come previsto, la maggior parte di essi ha presentato lo stesso tipo di comportamento, imitando in alcuni casi in modo quasi identico il comportamento aggressivo. Secondo Bandura lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) l'apprendimento osservativo avviene ed è regolato da quattro funzioni: 1. Prestare attenzione al modello. Se la persona non presta attenzione ai giusti aspetti del comportamento non riuscirà a ricordarlo. 2. Ritenzione. Ricordare il comportamento che è stato osservato. Il comportamento deve essere rappresentato in memoria. 3. Riproduzione. È necessario tradurre quello che è stato osservato e rappresentato nella propria memoria nelle appropriate modalità di azione. 4. I processi motivazionali. La motivazione influisce sull'uso che si fa della conoscenza e delle capacità apprese dai modelli. 11. L’ESPRIMENTO DI BANDURA SULL’APPRENDIMENTO OSSERVATIVO In un esperimento hanno mostrato la capacità dei modelli di stimolare l'apprendimento. Alcuni bambini guardavano un film che mostrava un adulto che colpiva violentemente una bambola gonfiabile alta 1,5 m, usata come punching ball. Successivamente ai bambini era stata offerta l'opportunità di giocare con la bambola e, come previsto, la maggior parte di essi ha presentato lo stesso tipo di comportamento, imitando in alcuni casi in modo quasi identico il comportamento aggressivo. Fortunatamente non vengono appresi solo i comportamenti negativi ma, ad esempio, bambini che hanno paura dei cani sono stati esposti a un modello che giocava con un cane e dopo l'esposizione era più probabile che i bambini si avvicinassero a un cane che non conoscevano. 12. DUE TIPOLOGIE DI APPRENDIMENTO 1 Nell'apprendimento latente, un nuovo comportamento viene appreso, ma non viene manifestato finché non viene fornito qualche incentivo per presentarlo {Tolman e Honzik, 1930). In questo caso l'apprendimento avviene senza rinforzo. Questo tipo di apprendimento dimostra che ci sono determinate modificazioni di processi mentali inosservabili durante l'apprendimento. 2 L’apprendimento osservativo viene definito come l'apprendimento attraverso l'osservazione del comportamento di un’altra persona detta modello. Bandura fa una distinzione tra modellamento e imitazione: l’imitazione è un'azione passiva che implica una fedele riproduzione di pattern di comportamento; il modellamento è un apprendimento attivo dove la persona si costruisce una rappresentazione mentale interna del comportamento che ha osservato e fa riferimento a tale rappresentazione mentale per agire in seguito. 13. TECNICA DELLA MODIFICAZIONE DEL COMPORTAMENTO La modificazione del comportamento è una tecnica formalizzata per aumentare la frequenza dei comportamenti desiderati e diminuire quella dei comportamenti indesiderati. Queste tecniche si sono dimostrate utili in un'ampia varietà di situazioni, ad esempio, persone con disabilità intellettiva di grado elevato hanno appreso i rudimenti del linguaggio; si è riusciti ad aiutare le persone a dimagrire, a smettere di fumare e a comportarsi in modo più sicuro. In linea generale ci sono una serie di passi fondamentali, simili nei diversi programmi di modificazione del comportamento: • Identificare le mete e i comportamenti obiettivo (target). • Progettare un sistema di registrazione dei dati e registrare i dati preliminari. • Scegliere una strategia di modificazione del comportamento. • Attuare il programma. • Compilare i resoconti accurati dopo che il programma è stato attuato. • Valutare e modificare il programma in corso. 14. ESPERIMENTO RELATIVO ALL’APPRENDIMENTO LATENTE Gli psicologi hanno esaminato il comportamento dei ratti in un labirinto. A un gruppo, il gruppo di controllo, è stato consentito di vagare nel labirinto una volta al giorno per 17 giorni senza ricevere mai una ricompensa, i ratti commettevano molti errori e impiegavano molto tempo per raggiungere la fine del labirinto. Un secondo gruppo di ratti riceveva sempre del cibo alla fine del labirinto, in questo caso i ratti apprendevano a correre velocemente e ad andare direttamente alla mangiatoia commettendo pochi errori. Un terzo gruppo di ratti partiva dalla stessa situazione da cui partivano i ratti non ricompensati, ma solo nei primi 10 giorni. L'undicesimo giorno veniva introdotta una manipolazione sperimentale critica: i ratti ricevevano cibo quando raggiungevano l'uscita del labirinto. Risulta chiaro come i ratti non ricompensati avessero appreso comunque la disposizione del labirinto ma non avevano motivo di arrivare in fondo in tempi brevi. Questi ratti sembravano sviluppare una mappa cognitiva del labirinto, ossia una lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) fisiopatologiche come irritabilità e sbalzi d'umore. Andando verso gli estremi si arriva a quadri patologici come le meteoropatie. LEZ 38 8. TEORIA COGNITIVO-SOCIALE DI BANDURA La prospettiva cognitivo-sociale sostiene che il comportamento rappresenta il risultato della reciproca interazione tra i fattori individuali e i fattori situazionali. Le cause del comportamento sono da identificabili nelle modalità con cui le persone sviluppano le proprie competenze individuali interagendo con il proprio ambiente sociale e culturale. La teoria cognitivo-sociale di Bandura si struttura su diversi concetti. Come prima cosa si parlerà del determinismo triadico reciproco, per passare poi ad esplorare il nucleo fondante della personalità e l’autoefficacia percepita con le sue applicazioni. Bandura propone il modello del determinismo triadico reciproco che è un principio secondo cui la persona, il comportamento e l’ambiente operano in interazione reciproca. 9. COSA AFFERMA ROTTER IN RELAZIONE ALLA PROSPETTIVA COGNITIVO-SOCIALE DELLA PERSONALITA’ Rotter si concentra sul ruolo delle variabili soggettive nella regolazione delle condotte individuali. Afferma che il significato che il soggetto attribuisce a una situazione o a uno stimolo sia collegato alla probabilità che attui un determinato comportamento anche in futuro. Parla di due variabili soggettive: le aspettative rispetto ai risultati del comportamento che dipendono dall’esperienza pregressa, e il valore di rinforzo a essi attribuito. Le differenze individuali si spiegano in base alla diversità dei sistemi di aspettative e in base al valore attribuito ai rinforzi. 10. PRINCIPALI CONTRIBUTI STORICI DELLA PROSPETTIVA COGNITIVO-SOCIALE La prospettiva cognitivo-sociale ha le sue basi storiche nel complesso movimento di teorie psicologiche che fa capo al comportamentismo. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta nel movimento comportamentista si affermano posizioni che mirano a recuperare il ruolo della soggettività e ad esplorare altre forme di apprendimento. I contribuiti significativi che segnano questa fase del movimento sono quelli di John Dollard e Neal E. Miller, Julian Rotter e Albert Bandura. Dollar e Miller mettono in evidenza il legame tra personalità e ambiente sociale. Rotter si concentra sul ruolo delle variabili soggettive nella regolazione delle condotte individuali. La proposta di Bandura è la più significativa nel panorama delle teorie dell’apprendimento sociale perché è quella che promuove, all’interno del movimento, la svolta in una direzione cognitivo-sociale. Un ruolo importante riveste poi il contributo di Walter Mischel {1973) il quale propone di studiare l'interazione tra sfera cognitiva e sfera emotiva nel processo di elaborazione degli stimoli da parte del soggetto in specifiche situazioni. 11. COSA AFFERMANO DOLLAR E MILLER Dollar e Miller mettono in evidenza il legame tra personalità e ambiente sociale. Considerano la personalità come un insieme di abitudini. Nel processo di apprendimento entrano in gioco quattro variabili importanti: • la pulsione, che è uno stimolo interno e che si possono distinguere in primarie, presenti fin dalla nascita, e in secondarie, che sono le elaborazioni delle prime; • lo spunto, che è lo stimolo che guida la risposta della persona, • la risposta, che può essere innata o appresa. • il rinforzo. Ma la cosa importante è che introducono il meccanismo dell’imitazione, affermando che la struttura della personalità si sviluppa osservando e imitando i modelli sociali di riferimento. 12. NUCLEO FONDANTE DELLA PERSONALITA’ SECONDO BANDURA Bandura, rispetto al determinismo triadico reciproco, si è occupato di analizzare le variabili interne della persona individuando cinque meccanismi cognitivi che sono il nucleo fondante della personalità. Sono: 1. Capacità di simbolizzazione. È la capacità della persona, di cui il linguaggio è la massima espressione, di lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) rappresentare simbolicamente la conoscenza per comprendere, ragionare e gestire il proprio ambiente. 2. Capacità vicaria. È la capacità della persona di acquisire conoscenze e capacità attraverso l’osservazione di modelli. 3. Capacità di previsione. È la capacità della persona di anticipare mentalmente situazioni future. 4. Capacità di autoregolazione. Consiste nella capacità della persona di porsi obiettivi e di controllare il proprio comportamento in funzione del raggiungimento di tali obiettivi. 5. Capacità di autoriflessione. È la capacità della persona di riflettere in modo cosciente su se stessa. Viene anche definita attività metacognitiva e comporta dei cambiamenti di prospettiva internamente alla persona stessa. 13. CAPACITA’ DI AUTOREGOLAZIONE SECONDO BANDURA Capacità di autoregolazione. Consiste nella capacità della persona di porsi obiettivi e di controllare il proprio comportamento in funzione del raggiungimento di tali obiettivi. Si effettua una valutazione della propria prestazione in relazione a standard interni. Secondo Bandura le persone hanno la capacità di auto- dirigersi e ciò consente loro di controllare i propri pensieri, azioni ed emozioni sulla base delle conseguenze che questi ultimi comportano. Bisogna tenere in considerazione la possibilità che la persona sia in grado di influenzare e motivare il proprio comportamento attraverso l'esercizio di processi di autoregolazione. 14. COSA INTENDE BANDURA PER AGENTIVITA’ UMANA? Il punto cardine della teoria di Bandura è il concetto di agentività umana, ossia la capacità della persona di contribuire in qualità di agente causale al proprio sviluppo, ovvero la capacità di autodeterminazione. Per Bandura i soggetti contribuiscono in larga parte a motivare e guidare il proprio comportamento. 15. COSA SOSTIENE BANDURA IN MERITO A EVENTI FORTUITI E CASUALI? Il determinismo triadico reciproco propone l'idea di una concatenazione di cause ed effetti. In realtà non tutto è prevedibile e Bandura, di conseguenza, affronta il tema degli eventi fortuiti e casuali che spesso esercitano una grande influenza sul corso della vita delle persone. Spesso gli incontri imprevisti giocano un ruolo fondamentale nell'indirizzare le vite delle persone sia dal punto di vista lavorativo sia privato. Sebbene il caso non possa essere previsto, una volta verificatosi, le condizioni che esso ha creato entrano a far parte della concatenazione di causa-effetto, al pari degli altri fattori. Il caso favorisce le persone che sono intraprendenti, proattive, curiose, impegnate a esplorare nuove attività. Le persone danno modo agli eventi fortuiti di accadere ed essere dalla loro parte. Proprio perché esiste il caso per Bandura è ancora più evidente la necessità che la persona coltivi e sviluppi le proprie risorse personali in modo tale da riuscire a esercitare un qualche controllo sulla propria vita. 16. COS’E’ IL DETERMINISMO TRIADICO RECIPROCO DI BANDURA Bandura propone il modello del determinismo triadico reciproco che è un principio secondo cui la persona, il comportamento e l’ambiente operano in interazione reciproca. Il determinismo triadico reciproco intende fornire una risposta differente alla questione relativa ai rapporti di causa-effetto nello studio della personalità. Rispetto alle precedenti posizioni teoriche, Bandura non solo prende in considerazione l’influenza dei tre ordini di fattori, bensì stabilisce tra loro un legame di tipo bidirezionale, in cui essi si determinano reciprocamente, ovvero sono causa l’uno dell’altro. LEZ 39 3. SISTEMA COGNITIVO-AFFETTIVO DI MISCHEL E SHODA Mischel e Shoda {1995) propongono un modello chiamato sistema di elaborazione cognitivo-affettivo in quanto riconoscono che l'emozione gioca un ruolo chiave nella maggior parte dell'esperienza cognitiva. Affermano che le persone sviluppano delle organizzazioni di informazioni relative alla natura delle situazioni, le altre persone e se stesse. Sono schemi complessi con una qualità condizionale del tipo se&allora. lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) 4. COS’E’ L’AUTOEFFICACIA PERCEPITA? L’autoefficacia percepita si riferisce alle credenze e alle aspettative relative alla propria capacità di organizzare e portare a termine con successo l'azione richiesta in situazioni e compiti futuri, ovvero alle convinzioni e aspettative circa le proprie prestazioni. L'autoefficacia percepita è una valutazione cognitiva, potremmo dire che corrisponde a un sistema di credenze che regola il comportamento orientato a uno scopo specifico. Gli individui ritengono di essere effettivamente capaci di fare ciò che concretamente decidono di fare e le modalità con cui effettivamente portano a termine l'attività intrapresa. 5. APPLICAZIONE DELL’AUTOEFFICACIA PERCEPITA L'autoefficacia regola il funzionamento del sé e influisce sull'azione attraverso quattro processi fondamentali: cognitivi, decisionali, motivazionali e affettivi. Da un punto di vista cognitivo e decisionale le persone con elevata autoefficacia hanno maggiori probabilità di stabilire per se stessi compiti e obiettivi impegnativi e ambiziosi perché ritengono di possedere specifiche attitudini. Da un punto di vista motivazionale e affettivo, le persone con elevato senso di autoefficacia si impegnano a fondo perseguendo l'obiettivo con costanza e determinazione e sono in grado di gestire le emozioni connesse al compito. 6. QUATTRO FONTI DELL’AUTOEFFICACIA SECONDO BANDURA Bandura individua quattro possibili fonti dell'autoefficacia, ossia come si formano e come si possono sviluppare le aspettative relative alla propria capacità di azione: • L'esperienza personale e diretta di un successo in passato è molto influente, in quanto contribuisce a rinforzare e a irrobustire la fiducia nelle proprie capacità. • Le esperienze vicarie. Il vedere altre persone simili a noi riuscire a portare a termine un compito con successo contribuisce a sviluppare in noi una certa fiducia rispetto alla possibilità di farcela. • La persuasione verbale. Se le persone vengono incoraggiate e rassicuratevi rispetto alle proprie capacità di riuscita si verifica un'intensificazione degli sforzi e un aumento della perseveranza per il raggiungimento dell'obiettivo. • Gli stati fisiologici e affettivi. Sulla base del proprio livello di stress e del proprio umore le persone traggono conclusioni relative alle proprie possibilità di successo. Si vive il proprio stato emotivo come un indicatore, un segnale che preannuncia il fallimento o il successo in un compito 7. STUDIO TRAMITE TECNICA DELL’ANCORAGGIO Alcuni studi hanno impiegato la tecnica dell'ancoraggio per indagare il legame tra autoefficacia e prestazione al compito. L'ancoraggio è un processo di pensiero che si verifica quando le persone, nell'emettere un giudizio sulla base di informazioni incerte e ambigue, utilizzano dei punti di riferimento ai quali ancorare tale giudizio. Gli autori hanno rilevato che il giudizio di autoefficacia risultava influenzato dal precedente ancoraggio e che la prestazione effettiva al compito era stata influenzata dal livello di autoefficacia riportato. 8. RELAZIONE TRA AUTOEFFICACIA E SALUTE Le persone con convinzioni positive di autoefficacia tendono a mettere in atto comportamenti che favoriscono la promozione della salute. Si è visto che c’è una connessione diretta tra forte autoefficacia personale e la tendenza a smettere di fumare, a tenere sotto controllo il proprio peso e a fare esercizio fisico con regolarità. Si è visto che non è sufficiente aumentare nelle persone il livello di informazioni di conoscenza in relazione alla promozione di abitudini e comportamenti funzionali per la propria salute. Le campagne di salute dovrebbero riuscire nell'intento di rinforzare la percezione dell'autoefficacia personale attraverso messaggi ideati appositamente. Un altro filone di ricerca ha messo in connessione le convinzioni di autoefficacia al funzionamento fisiologico e si è visto che c'è una correlazione tra alti livelli di autoefficacia percepita e un buon livello di funzionamento del sistema immunitario. LEZ 41 9. TEORIA DEGLI ATTI LINGUISTICI lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) 21. APPROCCIO PSICOLOGICO DELLO STUDIO DELLA COMUNICAZIONE All'interno dell'approccio psicologico dove la comunicazione viene vista innanzitutto come interazione si possono distinguere tre aree di indagine: 1. Le analisi del comportamento non verbale. 2. L'influenza della comunicazione sulla strutturazione del Sé. 3. La pertinentizzazione e l'acquisizione del mondo dei significati nel bambino attraverso l'interazione con gli adulti di riferimento. L'approccio integrazionista vede la comunicazione come un'occasione di collaborazione mediante una gestione comportamentale coordinata della co-presenza. Si concentra sullo studio l'organizzazione del comportamento comunicativo. La scuola di Palo Alto considera il processo comunicativo come un fenomeno che comprende i soggetti stessi contribuendo alla definizione e strutturazione del loro Sé. La teoria generale dei sistemi di Bertalanffy ha fatto un parallelismo tra il concetto di funzione in matematica e il concetto di relazione in psicologia. Attraverso l'esperienza e la crescita il bambino diviene capace di condividere con l'adulto un oggetto di attenzione, di sincronizzare e sintonizzare i propri comportamenti con quelli dell'adulto, di apprendere l'alternanza dei turni e la possibilità di manifestare le proprie intenzioni e di ricevere risposte coerenti con i propri comportamenti. 22. COS’E’ LA WE-INTENTION? L'intenzione comunicativa si qualifica come un'azione condivisa e ha come condizione necessaria il fatto che ci sia un qualche grado di collaborazione tra gli agenti. Searle considera l'intenzione comunicativa chiamata We-Intention come un fenomeno elementare, una predisposizione dell'uomo a cooperare con gli altri esseri umani, una nota distintiva che fa dell'uomo un essere sociale e comunicante. LEZ 43 8. TEORIA DI CHIMSKY RELATIVA AL LINGUAGGIO Chomsky afferma che gli esseri umani nascono con una capacità linguistica innata che emerge con lo sviluppo. Tutte le lingue del mondo condividono una struttura comune chiamata grammatica universale. Per Chomsky esiste una creatività, governata da regole, per la quale vengono continuamente generate nuove frasi e la capacità linguistica non si compone solamente di un insieme di parole, espressioni e frasi apprese mediante l'esperienza. Chomsky fa una distinzione tra competence, ossia la conoscenza implicita della lingua e performance, ovvero l'abilità nell'effettiva produzione di frasi. L'esecuzione dipende dalla competenza linguistica e da fattori cognitivi come la memoria, la capacità attentiva e la comprensione della situazione in cui ci si trova. Inoltre, fa una distinzione tra struttura profonda di una frase, che sarebbe il livello semantico, e la struttura superficiale, che sarebbe il livello sintattico. 9. GLI ANIMALI USANO IL LINGUAGGIO? Gli animali hanno un certo arsenale linguistico, ma non si manifesta mai sotto forma di parola. Queste creature possono sibilare, miagolare o ululare, ma non sono in grado di parlare con parole e frasi. Bisogna dire che nei suoni che gli abitanti della natura emettono quando comunicano, c'è molta espressione. Anche il linguaggio dei movimenti del corpo, delle posture e degli odori è molto significativo per i rappresentanti della fauna. 10. TEORIA DELLA RELATIVITA’ LINGUISTICA Il linguista Benjamin Lee Whorf osservò che gli eschimesi hanno un vocabolario più esteso per descrivere la neve rispetto ad altre culture e questo gli ha permesso di affermare che dato che la neve è un elemento molto importante nella vita degli eschimesi allora la loro lingua dispone di un vocabolario particolarmente elaborato per descriverla. Questa scoperta portò all'ipotesi della relatività linguistica ossia la teoria per cui la lingua modella e può anche influire sul modo in cui le persone di una data cultura percepiscono e comprendono il mondo. Il linguaggio fornisce le categorie usate per costruire la propria comprensione delle persone e degli eventi esterni; il linguaggio modella e produce il pensiero. lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) 11. DUE TEORIE RELATIVE ALL’ACQUISIZIONE DEL LINGUAGGIO Gli psicologi si sono chiesti se l'acquisizione del linguaggio fosse una questione di apprendimento o un qualcosa di innato andando a creare due spiegazioni principali. Il primo approccio è quello relativo alla teoria dell'apprendimento che sostiene che l'acquisizione della lingua segue principi di rafforzamento e condizionamento scoperti dagli psicologi che studiano l'apprendimento. Secondo questa prospettiva si impara a parlare attraverso l'approvazione che si riceve e il modellamento. In contrapposizione a tale teoria Chomsky afferma che gli esseri umani nascono con una capacità linguistica innata che emerge con lo sviluppo. Tutte le lingue del mondo condividono una struttura comune chiamata grammatica universale. 12. NEI BAMBINI FINO AI 12 MESI, QUALI SONO LE FASI DELLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO? I quattro stadi di sviluppo del linguaggio nei bambini sono: 1. Lo stadio fonatorio: va dalla nascita fino ai due mesi di età ed è caratterizzato dalla produzione di suoni quasi vocali, pianto riflesso e suoni vegetativi. 2. Lo stadio primitivo fonatorio va dal secondo al quarto mese. 3. Lo stadio di espansione va dal quarto all'ottavo mese. Si compone di una serie più lunga di sillabe, suoni vocalici e consonantici prolungati. 4. Lo stadio canonico va dai cinque ai dodici mesi. È il culmine del processo della buona formazione sillabica. A un anno di età i bambini imparano forme linguistiche più complesse, producono combinazioni di due parole. 13. FASI DELLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO I quattro stadi di sviluppo del linguaggio nei bambini sono: 1. Lo stadio fonatorio: va dalla nascita fino ai due mesi di età ed è caratterizzato dalla produzione di suoni quasi vocali, pianto riflesso e suoni vegetativi. 2. Lo stadio primitivo fonatorio va dal secondo al quarto mese. 3. Lo stadio di espansione va dal quarto all'ottavo mese. Si compone di una serie più lunga di sillabe, suoni vocalici e consonantici prolungati. 4. Lo stadio canonico va dai cinque ai dodici mesi. 14. BASI NEUROLOGICHE DEL LINGUAGGIO Sono state individuate diverse aree relative al linguaggio partendo principalmente da pazienti con lesioni cerebrali. Nel 1861 il medico francese Paul Broca esamino un paziente che aveva conservato la capacità di comprensione verbale e di motilità della lingua e del volto ma sapeva pronunciare solo la stringa Tan. La lesione era nella parte inferoposteriore del lobo frontale sinistro, oggi chiamata area di Broca. Il neurologo tedesco Wernicke scopri che alcuni pazienti erano incapaci di comprendere il linguaggio verbale ma conservavano la capacità di parlare fluentemente, questi pazienti avevano una lesione alla parte posteriore della corteccia temporale sinistra {area di Wernicke). Questi due lesioni provocano dei disturbi specifici del linguaggio chiamate afasie. 15. COMPONENTI DEL LINGUAGGIO VERBALE Il linguaggio verbale è un'importante capacità cognitiva, indispensabile per comunicare con gli altri. È intimamente legato al modo in cui pensiamo e comprendiamo il mondo. Le componenti sono: 1. La fonologia è lo studio delle unità fondamentali più piccole del linguaggio che influiscono sul significato e sul modo in cui utilizziamo questi suoni per formare le parole. I fonemi sono le unità base del suono linguistico in una specifica lingua. 2. La grammatica raccoglie le regole finite necessarie alla corretta costruzione di frasi, sintagmi e parole. 3. La sintassi regola l'ordine delle parole e stabilisce le regole delle loro combinazioni. 4. La morfologia studia le più piccole parti di significato contenute nelle parole {morfemi) e le regole che portano alla formazione delle parole. 5. La semantica studia i significati di parole e frasi. Di come utilizzare le parole per esprimere le sfumature più sottili. 6. La pragmatica studia le parole all'interno del loro contesto di utilizzo, una stessa frase può assumere significati pragmatici diversi in funzione del contesto in cui è inserita. 16. PASSAGGIO DELL’INTENZIONE COMUNICATIVA ALL’ARTICOLAZIONE DELLA PAROLA SECONDO LEVELT lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) Levelt ha descritto questo percorso individuando tre livelli: • La concettualizzazione dove viene specificata la rappresentazione semantica di ciò che si intende dire o di una singola parola. • La formulazione traduce la struttura semantica in una struttura linguistica con informazioni relative ai lemmi attraverso la codifica grammaticale, la funzione grammaticale e la sintassi. Poi la forma lessicale dei lemmi viene sottoposta alla codifica fonologica per codificare le informazioni sia morfologiche sia fonologiche {i lessemi). • L'articolazione rappresenta l'esecuzione della proposizione per mezzo della muscolatura dell'apparato respiratorio e degli altri organi deputati alla formazione. LEZ 44 11. SI DECRIVA L’APTICA L’aptica si focalizza sul contatto corporeo tra individui. Il contatto è tra i bisogni fondamentali dell'essere umano e su di esso si fonda il bisogno di attaccamento. Toccare l'altro può assumere significati positivi di vicinanza, di supporto, di accudimento o l'esistenza di un rapporto affettivo. D’altra parte, non sempre è positivo in quanto, come per la prossemica, può essere percepito e vissuto come un'invasione del proprio spazio intimo. In una relazione di dominanza o di potere avviene che chi occupa una posizione di maggiore potere si ritiene più libero di toccare l'altro. 12. A COSA SERVE LA COMUNICAZIONE NON VERBALE? La comunicazione non verbale è presente da molto più tempo rispetto alla comunicazione verbale. Il linguaggio, infatti, si è instaurato sulla comunicazione non verbale. La comunicazione non verbale, afferma Anolli, interviene nella manifestazione delle emozioni e dell'intimità, dei rapporti di potere, nei fenomeni della persuasione e della seduzione, nella creazione dell'immagine di sé, nella gestione della conversazione. Alla comunicazione non verbale è affidata la componente relazionale della comunicazione. 13. QUALI SONO I SISTEMI DELLA COMUNICAZIONE? I sistemi di comunicazione si dividono principalmente in sistema vocale e sistema non vocale. Il sistema vocale è composto dal sistema vocale verbale, che consiste nel linguaggio visto nelle lezioni precedenti, e dal sistema vocale non verbale composto da aspetti paralinguistici ed extralinguistici. La sintesi degli aspetti verbali e vocali non verbali costituisce l'atto fonopoietico. È caratterizzato dal fatto che a fronte dell'impiego di una modesta quantità di energia fisica, ci consente di trasmettere i segnali a distanza e di ricevere un feedback completo da parte dell'interlocutore. Il sistema vocale influenza grandemente qualsiasi enunciato, ad esempio, la parola esci assume significati diversi tra loro a seconda del modo in cui è detta. Poi abbiamo il sistema non verbale, ossia cinesico che è composto da: mimica facciale, sguardo, gesti, prossemica e aptica. 14. DA CHE COSA E’ COMPOSTO IL SISTEMA VOCALE? Il sistema vocale è composto dal sistema vocale verbale, che consiste nel linguaggio visto nelle lezioni precedenti, e dal sistema vocale non verbale composto da aspetti paralinguistici ed extralinguistici. La sintesi degli aspetti verbali e vocali non verbali costituisce l'atto fonopoietico. È caratterizzato dal fatto che a fronte dell'impiego di una modesta quantità di energia fisica, ci consente di trasmettere i segnali a distanza e di ricevere un feedback completo da parte dell'interlocutore. 15. DA CHE COSA E’ COMPOSTO IL SISTEMA NON VOCALE? Il sistema non vocale è quella parte della comunicazione che comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che non riguardano il livello puramente semantico del messaggio, ossia il significato letterale delle parole che compongono il messaggio stesso, ma che riguardano il linguaggio del corpo, ossia la comunicazione non parlata tra persone. Inoltre importantissimi sono i tanti codici della cultura comune i quali ci aiutano a capire i vari messaggi che le parole, i toni e i movimenti del corpo, esprimono solo parzialmente. lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) si trova. Il modello di Hull viene superato e viene introdotto il concetto di incentivo. L'incentivo è il valore di ricompensa dell'oggetto, in questo caso entrano in gioco anche fattori ambientali relativi alla motivazione ovvero fattori esterni all'individuo. Secondo questa teoria la motivazione scaturisce dal desiderio di raggiungere obiettivi di valore esterni a noi, gli incentivi. In realtà le due teorie, di Hull e quella dell'incentivo, sono da considerarsi due facce della stessa medaglia in quanto da sole non spiegano tutti i comportamenti mentre insieme riescono a dare una spiegazione più completa relativa alla motivazione. 8. TEORIA DELL’INCENTIVO L'incentivo è il valore di ricompensa dell'oggetto, in questo caso entrano in gioco anche fattori ambientali relativi alla motivazione ovvero fattori esterni all'individuo. Secondo questa teoria la motivazione scaturisce dal desiderio di raggiungere obiettivi di valore esterni a noi, gli incentivi. In questo caso le proprietà desiderabili di stimoli ambientali costituiscono i motori della motivazione. 9. PSICOLOGIA DEGLI ISTINTI DI MCDOUGALL Gli istinti rappresentano i motori di ogni condotta e vi si rintracciano tre componenti: • Cognitiva: il riconoscere qualcosa e prestarvi attenzione privilegiata. • Affettiva: ogni istinto è caratterizzato da una specifica emozione. • Conativa: l’impulso ad agire verso/via dall’oggetto. Questo approccio ha alcuni limiti, esso non spiega le attività umane più complesse; i criteri di identificazione degli istinti sono troppo arbitrari e non offrono spiegazioni valide sul perché dei comportamenti. 10. CHE COSA SONO GLI ISTINTI? Gli istinti sono pattern o modelli di comportamento innati, integrati nel sistema nervoso e biologicamente determinati. L’individuo appartenente a una certa specie è dotato di un certo numero di risposte innate, pronte a essere impiegate. C'è un'associazione tra stimoli ambientali e tendenza al comportamento che è pre-esistente all'apprendimento, le persone e gli animali nascono pre-programmate, ovvero dotati di schemi di azione su base genetica. Gli istinti ci forniscono l'energia che incanala il comportamento in direzioni appropriate. 11. DIFFERENZE E SIMILITUDINI TRA ISTINTI E PULSIONI Le pulsioni primarie e gli istinti sono concepiti come innati, ossia presenti nell'organismo fin dalla nascita. Sia la teoria della riduzione delle pulsioni sia le teorie degli istinti affidano primariamente a fattori interni la spinta e la motivazione ad agire. A differenza degli istinti, le pulsioni possono essere soggette a variazioni tra individui e alle influenze dell'ambiente. Le teorie della riduzione delle pulsioni assegnano un ruolo centrale all'apprendimento secondo i meccanismi del condizionamento classico e operante che sono alla base delle connessioni tra pulsioni, abitudini e incentivi. 12. COS’E’ LA MOTIVAZIONE? L'obiettivo principale di chi studia la motivazione è quello di scoprire mete, desideri, scopi, ciò che muove il comportamento, lo direziona e lo rende possibile. Le teorie sulla motivazione cercano di spiegare il perché di un comportamento indagando i processi che spingono l'individuo ad agire in certi modi piuttosto che altri. La motivazione può essere definita come l'insieme dei processi di attivazione, di orientamento del comportamento e dell'azione verso un oggetto-meta, ovvero verso la realizzazione di un determinato scopo. La motivazione include aspetti biologici, cognitivi e sociali e ciò ha portato a una molteplicità e di approcci teorici. LEZ 46 10. MODELLO DELLA MOTIVAZIONE DI ATKINSON Atkinson introdusse il concetto di tendenza a evitare l’insuccesso e le conseguenze affettive spiacevoli ad esso collegate. Questi individui avrebbero una curva motivazionale diversa da quelli che hanno la tendenza al successo; infatti, i compiti di media difficoltà saranno quelli maggiormente evitati perché in essi lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) potrebbero fallire. Prediligeranno invece mete e compiti molto facili o paradossalmente compiti molto difficili perché in questo caso l'insuccesso sarebbe giustificato dalla difficoltà stessa del compito. 11. CHI SONO I SENSATION SEEKING? Zuckerman nel 1979 ha individuato le persone cosiddette Sensation seeking o ricercatori di sensazioni. La ricerca di sensazioni consiste nel bisogno di stimolazioni nuove, varie e complesse, unito alla disponibilità a correre rischi fisici e sociali per provarle. La ricerca di sensazioni si strutturerà in quattro diverse componenti: • La ricerca di brivido e di avventura attraverso la ricerca di attività rischiose nello sport, nel tempo libero, per provare sensazioni forti. • La ricerca di esperienze, ossia la tendenza a provare nuove esperienze. • Disinibizione. • Suscettibilità alla noia, ovvero la tendenza a evitare attività e compiti ripetitivi. 12. COSA AFFERMANO LE TEORIE DELL’AROUSAL RIGUARDO LA MOTIVAZIONE? Queste teorie cercano di spiegare i comportamenti il cui obiettivo è quello di mantenere o incrementare l’attivazione. Sostengono che ciascun individuo cerchi di mantenere un livello ottimale di stimolazione di attività. Se i livelli aumentano troppo la tendenza è quella di un bilanciamento e di una riduzione dell'attivazione. Ma aggiungono anche un altro pezzo ossia che, se i livelli di stimolazione attività diventano troppo bassi, l'organismo cercherà di innalzarli andando in cerca di altri stimoli. 13. COS’E’ LA FLOW EXPERIENCE Csikszentmihalyi nel 1975 teorizza l'esperienza di flow che è una particolare esperienza di totale assorbimento nell'esecuzione di quello che si sta facendo e nello scorrere fluido di una certa attività estremamente piacevole per l'individuo. Definisce il flow come <lo stato in cui le persone sono così coinvolte in un’attività che nient’altro sembra avere importanza; l’esperienza stessa è così divertente che le persone lo faranno anche a grandi costi, per il puro piacere di farlo=. 14. DIFFERENZA TRA MOTIVAZIONE INTRINSECA ED ESTRINSECA Deci e Ryan nel 1985 introducono la distinzione tra motivazione intrinseca ed estrinseca. La motivazione intrinseca porta a intraprendere un'attività per il proprio piacere piuttosto che per un qualsiasi riconoscimento concreto e tangibile; la motivazione estrinseca ha come obiettivi denaro, voti o altre ricompense concrete. Si dice che un comportamento è intrinsecamente motivato quando avviene in virtù di se stesso; invece è estrinsecamente motivato quando il suo movente è posto all'esterno dell'attività vera e propria. 15. PRINCIPALI TEORIE SOCIO-COGNITIVE DELLA MOTIVAZIONE Secondo l'approccio cognitivista la motivazione è il prodotto di pensieri, di valutazioni, di aspettative e di scopi dell'individuo. Viene posta l’attenzione sui sistemi di elaborazione di informazione attraverso i quali l'individuo valuta l'ambiente e attribuisce valore agli eventi o agli oggetti. Inoltre, siamo capaci di anticipare, valutare e perseguire in maniera flessibile scopi, mete, fini. Ogni condotta è influenzata da piani e intenzioni consapevoli. La teoria dell'utilità soggettivamente attesa afferma che le scelte che ogni individuo compie possono essere scomposte in probabilità e preferenze. La teoria dell'attribuzione causali afferma che ciascun individuo formula ipotesi e giudizi relativi ai fattori causali degli eventi. Tali ipotesi riguardano: • La localizzazione delle cause o locus of control di un evento, che possono essere interne o esterne all'individuo. • La stabilità temporale del fattore causale individuato, che può essere stabile o variabile. • La sua controllabilità. 16. TEORIA DELLA ATTRIBUZIONI CAUSALI Weiner nel 1972 afferma che ciascun individuo formula ipotesi e giudizi relativi ai fattori causali degli eventi. Tali ipotesi riguardano: • La localizzazione delle cause o locus of control di un evento, che possono essere interne o esterne all'individuo. • La stabilità temporale del fattore causale individuato, che può essere stabile o variabile. • La sua controllabilità. Le attribuzioni causali influiscono direttamente lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) sull’individuazione di obiettivi, sull'impegno e l'energia profusi per raggiungerli, sul valore ad essi attribuito e sulle reazioni emotive conseguenti al successo o all’insuccesso. Dalla stabilità temporale dipendono le stime di probabilità che determinano le aspettative; Dalla localizzazione della causa dipendono invece le ripercussioni sul successo in termini di reazioni emotive e di autostima e autovalutazione. Sono stati individuati degli stili attribuzionali, ovvero la tendenza negli individui a preferire in maniera costante alcuni fattori causali per spiegare i propri successi e insuccessi. LEZ 47 1. QUALI SONO I DISTURBI ALIMENTARI? I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile. I principali disturbi dell’alimentazione sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata {o binge eating disorder, BED); i manuali diagnostici, inoltre, descrivono anche altri disturbi correlati, come i disturbi della nutrizione {feeding disorders) e i disturbi alimentari sottosoglia, categoria utilizzata per descrivere quei pazienti che pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena. 2. IL RUOLO DELL’IPOTALAMO NELLA REGOLAZIONE DELLA FAME A generare lo stimolo della fame e la percezione della sazietà contribuiscono numerosi meccanismi nervosi e ormonali che si attivano, sia a livello del sistema nervoso centrale, che in organi e tessuti periferici e che sono strettamente correlati fra loro. Il <centro della fame= è costituito da un nucleo di neuroni localizzati nella parte laterale dell’ipotalamo e il <centro della sazietà= risiede in un’area, di un nucleo denominato <ventromediale=, sempre dell’ipotalamo. Sono i messaggi che provengono da quest’ultima area che riducono l’appetito, producendo il senso di sazietà. Sul bilancio fra fame e sazietà influisce la liberazione, da parte di altre parti del cervello, di mediatori come dopamina, noradrenalina e serotonina. Fra di essi, la serotonina, in particolare, contribuisce allo sviluppo del senso di sazietà. 3. IL MODELLO TARGET DELLA MOTIVAZIONE La motivazione rappresenterebbe la spinta iniziale verso la pratica sportiva ma anche la componente fondamentale grazie alla quale l’individuo persisterebbe nella pratica sportiva. Uno strumento molto utile per agire sul contesto, ampliando la motivazione, viene proposto dall’applicazione del modello TARGET. Il madella TARGET, utilizza l’acronimo dei vocaboli inglesi Task, Autharity, Recagnitian, Grauping, Evalutatian e Time, per proporre le caratteristiche strutturali più efficaci mirate ad agire sui processi motivazionali dello sportivo. Attraverso tale applicazione, l’allenatore potrà promuovere nei suoi allievi la percezione di un clima orientato sulla competenza, volto ad accrescere le esperienze sportive maggiormente gratificanti nei giovani in modo tale da riuscire a mantenere alta la motivazione alla pratica sportiva nel tempo. 4. ORIENTAMENTO MOTIVAZIONALE E CLIMA MOTIVAZIONALE Per quanto riguarda la teoria dell’orientamento motivazionale è stata elaborata da Nicholls {1984; 1992), Dweck {1986) e Ames {1992) ed è diventata una delle più popolari teorizzazioni in ambito sportivo. Questa teoria, prende in considerazione oltre le caratteristiche individuali e il clima motivazionale che è presente nei vari contesti dove dimostrare competenza risulta importante {Bortoli & Robazza, 2004). Secondo Bortoli e Robazza (2004), un clima orientato sul compito favorisce l’impegno e si correla a risposte affettive funzionali, come per esempio il divertimento e la soddisfazione, invece, un clima orientato sulla prestazione solitamente produce un impegno limitato e risposte poco funzionali. Per clima motivazionale si intende il modo in cui l'allenatore struttura l'ambiente di apprendimento sportivo, ovvero la sua capacità di mobilizzare pensieri, emozioni e comportamenti positivi o negativi nei suoi giovani allievi, utilizzando il lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) 6. IL MERO EFFETTO DELLE EMOZIONI Alcuni teorici sostengono che è possibile sperimentare un'emozione senza la presenza di elementi cognitivi. A questo proposito Zajonc propose il primato dell'emozione sulla cognizione sostenendo che il tentativo di comprendere l'emozione avvenga solo successivamente. Sostiene che le emozioni possono attivarsi senza che ci sia il riconoscimento dello stimolo e con numerosi esperimenti ha dimostrato l'esistenza del mero effetto espositivo ossia un meccanismo alla base della nostra capacità di provare emozioni. Ha dimostrato che l'esposizione a stimoli era sufficiente a creare delle preferenze nei soggetti e che queste preferenze non avevano bisogno di arrivare alla coscienza. 7. COSA AFFERMANO LE TEORIE DELL’APPRAISAL Negli anni Ottanta si sono sviluppate le teorie cognitive secondo cui le emozioni dipendono dal modo in cui gli individui interpretano e valutano situazioni, eventi e stimoli provenienti dal proprio ambiente fisico e sociale. Data l'importanza attribuita alla valutazione {appraisal) che ogni soggetto compie degli eventi queste teorie furono denominati teorie dell’appraisal. Con il termine appraisal ci si riferisce a un atto diretto e immediato che integra la percezione e del quale si diviene consapevoli soltanto a processo concluso e non implica atti di riflessione o autoconsapevolezza. 8. L’ESPERIMENTO DI SCHACHTER E SINGER Schachter e Singer, negli anni Sessanta del Novecento, formularono la teoria bifattoriale secondo cui le emozioni sono determinate: • Dall'attivazione fisiologica (arousal) diffusa e aspecifica dell'organismo. • Da due atti cognitivi distinti: il riconoscimento di tale attivazione e la sua attribuzione causale ed etichettamento sulla base degli indizi presenti nell'ambiente. Ai partecipanti dell'esperimento fu comunicato che avrebbero ricevuto un'iniezione di vitamina. In realtà fu somministrata loro epinefrina che consiste in un farmaco che aumenta il livello di attivazione fisiologica, causando accelerazione della respirazione del battito cardiaco, tremore, arrossamento del viso. Queste sono tutte reazioni tipiche delle forti emozioni. Nell'esperimento vennero costituiti tre gruppi in funzione dell'informazione ricevuta circa il proprio stato di attivazione. Al primo gruppo diedero la spiegazione adeguata, informando i soggetti dei sintomi che l'iniezione avrebbe prodotto; un secondo gruppo riceveva una spiegazione scorretta circa i sintomi che avrebbero avuto; al terzo gruppo non veniva fornita alcuna spiegazione, questa è la condizione di arousal non spiegato; infine fu aggiunto un quarto gruppo, il gruppo placebo dove veniva somministrata una sostanza inerte. Il comportamento dei partecipanti veniva osservato tramite uno specchio unidirezionale. E inoltre veniva chiesto loro di compilare, al termine dell'esperimento, un questionario di autovalutazione circa il proprio stato emotivo. I risultati suggeriscono che quando l'individuo possiede un'informazione adeguata circa la causa del proprio stato di attivazione non ha bisogno di cercare ulteriori spiegazioni. LEZ 51 13. TEORIE EVOLUZIONISTE DELLE EMOZIONI Darwin nel 1872 nel suo libro L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali si interroga circa il significato evolutivo delle espressioni facciali e sul loro ruolo nell'evoluzione della specie sostenendo che tali espressioni hanno un carattere innato e universale e riflettono uno stato di motivazione o una disposizione all'azione che potrà essere utile o meno alla sopravvivenza dell'organismo. Le espressioni emotive sarebbero importanti mezzi di segnalazione di stati interni essenziali in situazioni di emergenza. L'assunto delle teorie evoluzioniste afferma che le emozioni si configurano come unità discrete, distinte, regolate da meccanismi innati su base genetica e dunque universali. Questa tesi si riferisce alle emozioni di base come la collera, la paura, il disgusto, la sorpresa, la gioia e la tristezza anche se autori diversi hanno individuato un numero variabile di emozioni primarie. Queste emozioni avrebbero un ruolo adattativo nell'evoluzione e nella sopravvivenza. Mentre le emozioni secondarie o miste derivano dalla combinazione delle diverse emozioni di base e dipenderebbero maggiormente dalla cultura e dall'apprendimento. lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) 14. COSA AFFERMA LEDOUX NEL SUO LIBRO <CERVELLO EMOTIVO=? LeDoux nel suo libro Cervello emotivo afferma che esiste un doppio circuito che collega l'amigdala ad altre strutture nervose ed è responsabile del processamento dell'informazione emotiva. Questo circuito ha una prima via, il circuito subcorticale, lungo la quale le informazioni passano direttamente dalle regioni talamiche all'amigdala. accanto ad essa esiste un'altra via, il circuito corticale, dove le informazioni provenienti dalla periferia, dopo aver raggiunto il talamo, passano da questo alla corteccia e dalla corteccia nuovamente all'amigdala. La prima via è quella più veloce, è deputata alla valutazione rapida e immediata delle caratteristiche dello stimolo, il talamo fornisce all'amigdala una rappresentazione rozza e imprecisa di quest'ultimo in un tempo breve. Il secondo circuito è deputato a una successiva e più accurata valutazione delle risposte più appropriate da emettere. Questo doppio circuito porta ad affermare che nel sistema limbico affluiscono tutti i segnali sensoriali provenienti dall'esterno e dall'interno del corpo, e ne scaturiscono le esperienze emozionali. 15. COSA AFFERMA LA TEORIA DEL MARCATORE SOMATICO DI DAMASIO? L'amigdala è un'importante struttura di innesco di risposte somatiche a seguito della percezione di induttori primari, essa associa le caratteristiche dello stimolo con gli stati corporei attivati dallo stimolo stesso. Le modificazioni degli stati corporei sono effettuati dall'ipotalamo che attiva i cambiamenti viscerali. Successivamente i segnali vengono trasmessi al cervello dove viene prodotta una rappresentazione che associa stabilmente l'informazione percettiva allo stato corporeo. In questo modo si spiega come successive esperienze dello stesso evento o di un evento simile, o anche il pensiero e il ricordo di tale esperienza, produrranno la riattivazione di questa rappresentazione e degli stati somatici a essa associati. Pensieri e ricordi relativi a stimoli primari costituiscono induttori secondari che vengono controllati dalla corteccia prefrontale ventromediale. Questa associazione tra stati somatici e situazioni costituisce ciò che Damasio chiama marcatore somatico, ovvero l'uso di stati somatici per marcare e valutare l'informazione percettiva proveniente dall'esterno. 16. STIMULUS EVALUATION CHECKS DI SCHERER Scherer nel 1984 ha proposto un sistema di valutazione delle circostanti attivanti costituito da cinque controlli di valutazione dello stimolo, chiamato Stimulus Evaluation Checks, SECs. È un sistema sequenziale e gerarchico che prevede una differenziazione progressiva dello stato emotivo. I cinque controlli sono: 1. Novità: sollecita una risposta di orientamento. 2. Piacevolezza o spiacevolezza intrinseca: l'individuo valuta la valenza edonica dello stimolo come fonte di piacere o di disagio. 3. Pertinenza rispetto agli scopi e bisogni del soggetto: l'individuo valuta se lo stimolo o l'evento facilita o ostacola il raggiungimento di uno scopo. 4. Coping o capacità di far fronte allo stimolo: è la valutazione delle proprie capacità di far fronte all’antecedente emotivo e alle sue conseguenze. 5. Compatibilità con le norme sociali e l'immagine di sé: in quest'ultima valutazione lo stimolo viene confrontato con standard interni ed esterni. 17. VALUTAZIONE COGNITIVA DELL’ANTECEDENTE EMOTIVO Esiste un accordo diffuso tra i ricercatori sul ruolo dell’appraisal nell'innescare e generare una risposta emotiva. Lazarus nel 2006 afferma che l'inizio dell'esperienza emotiva avviene con un processo di valutazione cognitiva attraverso cui gli eventi esterni sono trasformati in qualcosa di rilevante e significativo per l'individuo, è il significato attribuito agli eventi a dare forma alle emozioni. Individua tre stadi all'interno del processo di valutazione: • La valutazione primaria si riferisce al grado di rilevanza e pertinenza. • La valutazione secondaria corrisponde alla valutazione circa e proprio capacità di fronteggiare {coping), controllare e gestire l'evento. • Il coping inteso come la modalità attraverso cui la persona realmente cerca di far fronte alla situazione. 18. COS’E’ IL CORE EFFECT? lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) Russel sostiene la necessità di ricercare unità o elementi primitivi, come dei mattoni attraverso cui sia possibile ricostruire tutti i diversi fenomeni affettivi. Identifica due dimensioni: piacevolezza/spiacevolezza e attivazione/deattivazione. Inoltre, definisce il core affect come uno stato neurofisiologico accessibile alla coscienza, come una sensazione semplice e non riflessiva, costituita da un insieme integrato e misto di valenza edonica {piacere-dispiacere) e attivazione {apatia-energia). Si tratta di uno stato affettivo di base, privo di un oggetto specifico che successivamente viene direzionato verso un oggetto e prende poi forma di un'emozione. 19. PER QUANTO RIGUARDA L’ATTIVAZIONE FISIOLOGICA DELLE EMOZIONI, CI SONO CORRELAI FISIOLOGICI SPECIFICI O C’E’ UN’ATTIVAZIONE INDIFFERENZIATA? Nelle varie teorie è stato sostenuto che le risposte fisiologiche siano indifferenziate mentre altre teorie sostenevano invece che esistevano delle attivazioni specifiche per ogni emozione. Il risultato della ricerca contemporanea suggerisce che l'unità sarebbe oggi poco sostenibile a favore di molteplici pattern specifici di attivazione all'interno del sistema nervoso autonomo. Il dibattito contrappone l'ipotesi di specificità dei correlati fisiologici all’ipotesi secondo cui la risposta fisiologica consiste in un'attivazione aspecifica nella quale è possibile distinguere i gradi di intensità mentre la qualità dell'emozione viene determinata da processi di tipo cognitivo. Da un lato si sostiene che le modificazioni fisiologiche siano come una mobilitazione di risorse per preparare all'azione necessaria da compiere, dall'altro l'attenzione si sposta sulle modificazioni dinamiche nei sistemi di risposta in funzione di pattern di appraisal. 20. L’IOWA GAMBLING TASK Le risposte somatiche sono normalmente associate alla rappresentazione anticipata dei possibili risultati di una scelta, questo si è visto anche grazie ai risultati della ricerca attraverso L’Iowa Gambling Task (IGT). Vengono presentati quattro mazzi di carte e scegliendo una carta il soggetto può vincere o perdere una certa somma di denaro. Il soggetto non sa che due mazzi sono vantaggiosi ovvero che all'interno ci sono le carte che fanno vincere somme modeste ma fanno anche perdere somme modeste, mentre gli altri due mazzi sono svantaggiosi ovvero le carte fanno vincere somme ingenti ma il più delle volte fanno perdere cifre molto alte. Il compito termina alla scelta della centesima carta e i risultati indicano che gli individui normali scelgono un numero maggiore di carte dai due mazzi vantaggiosi, inoltre si verifica un’arousal autonomico anticipatorio {aumento della conduttanza cutanea) più alto nel caso in cui il soggetto si appresti a scegliere da uno dei mazzi svantaggiosi, l’arousal agirebbe come allarme inconscio che segnala all'individuo il carattere svantaggioso della scelta prima che venga effettuata. Invece nel caso di individui con lesioni localizzate a livello dell'amigdala della corteccia prefrontale ventromediale questo arousal non si verifica e questi individui continuano a scegliere le carte da mazzi svantaggiosi. 21. QUALI SONO SECONDO SCHERER LE COMPONENTI DEL PROCESSO EMOTIVO? Scherer definisce l'emozione come un episodio di modificazioni interconnesse e sincronizzate negli stati di tutti dei cinque sub-sistemi di risposta dell'organismo in seguito alla valutazione di uno stimolo interno o esterno come rilevante per gli scopi dell'organismo medesimo. Le componenti del fenomeno emotivo corrispondono a diversi sistemi di risposta e il processo emotivo è visto come delle modificazioni coordinate nel tempo dei vari sistemi. I cinque sistemi identificati da Scherer sono: 1. L’appraisal, sssia la valutazione cognitiva della rilevanza di oggetti ed eventi. 2. L’arousal, che regola gli stati del corpo. 3. La componente motivazionale, che prepara l'organismo ad agire in modo adattivo sull'ambiente. 4. La componente espressivo-motoria, che comprende i sistemi di espressione considerando la funzione comunicativa di reazioni e intenzioni. 5. La componente esperienziale o subjective feeling, che corrisponde all'esperienza soggettiva interna così come percepita dal soggetto. LEZ 52 lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) benessere psicologico, incentrato sul tema dell'autorealizzazione intesa come attualizzazione delle potenzialità individuali e della costruzione di significati. 13. QUANDO UN INDIVIDUO SI DICE RESILIENTE? La resilienza è definita come la capacità di resistere, superare e prosperare effettivamente dopo una profonda avversità. Gli individui resilienti sono accomodanti e gentili, hanno buona vita sociale, sono tipicamente indipendenti e hanno una sensazione di controllo sul proprio destino, anche se ha inferto loro un colpo devastante. Essi operano con quanto hanno a disposizione sfruttando al meglio qualsiasi situazione in cui vengono a trovarsi. 14. COME PUO’ ESSERE DEFINITO LO STRESS E CHE EFFETTI PRODUCE Lo stress è stato definito come una risposta e relativamente aspecifica dell'organismo a qualsiasi stimolo interno o esterno di intensità e durata tale da minacciare la sopravvivenza e l'integrità fisica dell'organismo, o di evocare meccanismi di adattamento atti a ristabilire l'omeostasi. Oggi si definisce stress l'intero processo di reazione allo stress {SRP= Stress Reaction Process) caratterizzato dalla continua interazione e relazione tra gli stressori e la valutazione cognitiva ed emotiva che si occupa di capire se qualcosa è minaccioso e/o affrontabile. Se l'individuo è in grado di opporsi allo SRP allora la reazione allo stress e controllabile SRPc; in caso contrario è incontrollabile SRPi. L'essere sottoposti a SRPi comporta una situazione altamente destabilizzante e implica il rischio di scompenso, ben documentabile nelle patologie stress-indotte: psicosi, cardiopatia coronarica, infarto del miocardio, ulcera gastro-intestinale. 15. PSICOLOGIA POSITIVA Viene visto il concetto di benessere soggettivo come esperienza psicologica positiva e non come assenza di sintomi. Ci si focalizza sulle risorse e sulle potenzialità dell’individuo privilegiando interventi finalizzati alla mobilizzazione delle abilità e risorse della persona, anziché alla riduzione o compensazione delle sue limitazioni. Si sposta in questo modo l’attenzione dal riparare quello che non funziona al costruire qualità positive per potenziare le capacità personali di resistenza e di adattamento. Ci sono due prospettive di base sulla differente visione della felicità. La prima è la prospettiva edonica che analizza la dimensione del piacere, inteso come benessere personale e legato a sensazioni e a emozioni positive. La seconda è la prospettiva eudaimonica che privilegia l’analisi dei fattori che favoriscono lo sviluppo e la realizzazione delle potenzialità individuali e dell’autentica natura umana in armonia con la realtà fisica e sociale cui si appartiene. 16. COS’E’ LA FELICITA’ E SECONDO QUALI PROSPETTIVE E’ STATA STUDIATA La felicità viene accostata al concetto di benessere generato dal rispetto e dalla realizzazione della propria natura, un processo di realizzazione personale. Vengono enfatizzate le capacità umane di perseguire obiettivi significativi e la mobilizzazione delle risorse e delle competenze. Ci sono due prospettive di base sulla differente visione della felicità. La prima è la prospettiva edonica che analizza la dimensione del piacere, inteso come benessere personale e legato a sensazioni e a emozioni positive. La seconda è la prospettiva eudaimonica che privilegia l’analisi dei fattori che favoriscono lo sviluppo e la realizzazione delle potenzialità individuali e dell’autentica natura umana in armonia con la realtà fisica e sociale cui si appartiene. 17. STRATEGIE DI COPING E CARATTERISTICHE Coping deriva dal verbo inglese to cope ossia <far fronte, farcela, tirare avanti= e viene usato per indicare l'insieme dei pensieri e dei comportamenti utilizzati per far fronte a situazioni e/o eventi valutati come stressanti. Ci sono molte tipologie differenti di strategie, ad esempio, l'evitamento è associato maggiormente a un esito negativo o patologico per la salute, mentre altre strategie come la ricerca di supporto sociale o di focus sul problema hanno maggiori probabilità di esito positivo. Le strategie di coping vengono considerate come forme più dirette e potenzialmente più positive per affrontare lo stress. Lazarus lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) afferma che ci sono sostanzialmente due tipologie di coping: il coping primario e il coping secondario. Il coping primario riguarda l'evento ed è inteso come la capacità di fronteggiarlo, è la risultante della prima fase di valutazione dove si considera la dimensione edonica e la rilevanza per il soggetto. Il coping secondario riguarda la risposta e cerca di fronteggiare e regolare la reazione emotiva. In ogni caso il coping risulta un processo di valutazioni a più fasi su cui influiscono diversi fattori. 18. IMPOTENZA APPRESA E RELAZIONE CON LO STRESS Seligman già nel 1975 parlava di <Stress e impotenza appresa= proprio per descrivere quella situazione in cui, persone o animali sperimentano un evento che non sono in grado di controllare e quindi sviluppano l’aspettativa di una mancanza di controllo in situazioni analoghe. Oggi è possibile parlare di <frustrazione=: essa viene definita come reazione a quelle situazioni in cui viene a trovarsi una persona quando è ostacolata, temporaneamente o in modo permanente, rispetto alla possibilità di soddisfare i suoi bisogni. 19. COS’E’ IL COPING? Coping deriva dal verbo inglese to cope ossia <far fronte, farcela, tirare avanti= e viene usato per indicare l'insieme dei pensieri e dei comportamenti utilizzati per far fronte a situazioni e/o eventi valutati come stressanti. Il processo di coping ha inizio con la valutazione {appraisal) da parte dell'individuo che importanti obiettivi o mete sono perduti o minacciati. Questa valutazione è seguita da emozioni negative, spesso molto intense, di conseguenza uno dei primi compiti dei meccanismi di coping è quello di de- intensificare tali reazioni emotive negative. Il coping viene definito come un processo multicomponenziale, che attiva aspetti sia cognitivi sia neurofisiologici, connesso alla capacità di far fronte a situazioni dalla forte valenza emotiva, mediante la valutazione della rilevanza che lo stimolo elicitante ha per il soggetto, delle possibilità che quest'ultimo ha di fronteggiarlo, e la preparazione psicofisiologica dell'organismo a entrare in azione. Quindi un coping dall'esito positivo costituisce uno dei principali indizi di benessere percepito dalle persone. 20. COSA SONO GLI STRESSORI E CHE TIPOLOGIE SONO STATE INDIVIDUATE? Gli agenti stressanti {stressors) sono degli eventi che sono in grado di provocare nella persona che li vive stati di stress. Possono essere eventi piacevoli o spiacevoli anche se gli eventi negativi hanno conseguenze più dannose di eventi positivi. Ci sono tre classi generali di eventi stressanti: • Gli stressori cataclismici sono stressori di elevata intensità che insorgono all'improvviso influenzando tipicamente molte persone. • Gli stressori personali comprendono eventi importanti della vita, come la morte di un genitore o di un coniuge, la perdita del lavoro, un importante fallimento personale o anche lo sposarsi. Producono una reazione rilevante immediata che presto si affievolisce. Alcune vittime di grandi catastrofi e di stressori personali di grado elevato sono soggette al disturbo post-traumatico da stress {PTSD) esso ha effetti di lunga durata e possono comprendere il rivivere l'evento traumatico in vividi flashback o incubi. • Gli stressori ambientali dette anche fatiche quotidiane sono ad esempio lo stare in una lunga fila davanti a uno sportello bancario, il restare bloccati nel traffico, sono irritazioni secondarie della vita che tutti noi affrontiamo tantissime volte. Lez 55 10. DIFFERENZA TRA EUSTRESS E DISTRESS Selye nel 1974 fa una differenziazione tra stress patologico e non, i concetti di eustress e distress coincidono rispettivamente con la dimensione controllabile e con quella incontrollabile dello stress. La nostra reazione immediata allo stress è neurofisiologica causando un aumento degli ormoni dello stress. Nel breve periodo queste reazioni possono essere adattative perché attivano la reazione di emergenza in cui l'organismo si prepara. Questa attivazione prepara a far fronte in modo efficace alla situazione stressante, questa prima risposta è definita eustress. Ma l'esposizione continua determina una diminuzione lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) del livello complessivo di funzionamento biologico dell'organismo in quanto gli ormoni dello stress continuano a essere prodotti. Nel tempo comporta il deterioramento dei tessuti somatici come i vasi sanguigni e il cuore, causando un deterioramento anche del sistema immunitario. Questa seconda forma è quella che è stata definita distress. 11. SINDROME GENERALE DI ADATTAMENTO Secondo Selye lo stress si configura come un processo costituito da tre fasi: • La prima fase chiamata fase di allarme e mobilitazione si attua quando il soggetto diventa consapevole della presenza di uno stressore. • La seconda fase è la fase di resistenza dove la persona si prepara a combattere lo stressore. • La terza fase è la fase di esaurimento e avviene se la resistenza risulta inadeguata. 12. COSA STUDIA LA PSICONEUROIMMUNOLOGIA? La psiconeuroimmunologia {PNI) riguarda un'area di studio in espansione relativa alle interazioni tra fattori psichici quali stress e ansia, il sistema nervoso centrale e il sistema immunitario, modulate dal sistema neuroendocrino. Si è scoperto l'esistenza di un'associazione tra lo stato emotivo di un individuo e il successo del sistema immunitario nel combattere le malattie. La lunga parola indica come psiche, sistema immunitario e sistema endocrino siano regolati dal sistema nervoso centrale. 13. IN CHE MODO GLI ASPETTI PSICOLOGICI POSSONO INFLUIRE SUL CANCRO? La diagnosi di cancro è spesso considerata come il ricevere una sentenza di morte. In realtà non sempre è così anche se rimane comunque la seconda causa principale di morte dopo la coronaropatia. La causa di questa malattia non è stata ancora compresa bene ma si sa che alcune cellule dell'organismo si alterano e si moltiplicano rapidamente in modo incontrollato. Ci sono dati che indicano che le reazioni emotive dei pazienti cancerosi alla propria malattia hanno un effetto critico sul suo decorso. Alcune ricerche contraddicono l'ipotesi che il decorso del cancro sia influenzato dagli atteggiamenti e dalle emozioni dei pazienti. Nonostante i dati contrastanti gli psicologi della salute ritengono che le emozioni dei pazienti possano determinare almeno in parte il decorso della malattia. 14. QUALI SONO I PATTERN ADATTATIVI EFFICACI PER AFFRONTARE LO STRESS SECONDO LA RICERCA? Il pattern di comportamento di tipo A comprende individui che sono molto competitivi, hanno una sensazione di urgenza di tempo, sono aggressivi, sono determinati e sono ostili. Per contro gli individui che presentano il pattern di comportamento di tipo B sono più cooperativi, meno competitivi, non aggressivi. L'ostilità e l'ira a quanto pare sono i fattori chiave nel legame tra coronaropatia e pattern di comportamento di tipo A. È stato trovato anche il tipo D, caratterizzato da distress, o sofferenza, anch'esso correlato con la coronaropatia. L'insicurezza, l'ansia e l'atteggiamento negativo presentati dagli individui di tipo D li mette a rischio di attacchi cardiaci ripetuti. 15. LEGAME TRA STRESS E CORONAROPATIA Il pattern di comportamento di tipo A comprende individui che sono molto competitivi, hanno una sensazione di urgenza di tempo, sono aggressivi, sono determinati e sono ostili. Per contro gli individui che presentano il pattern di comportamento di tipo B sono più cooperativi, meno competitivi, non aggressivi. Gli studi dimostrano che gli uomini che presentano il pattern di tipo A sviluppano la coronaropatia con una frequenza doppia e sono soggetti ad attacchi cardiaci significativamente più letali rispetto a quelli che sono stati classificati come dotati del pattern di tipo B. L'ostilità e l'ira a quanto pare sono i fattori chiave nel legame tra coronaropatia e pattern di comportamento di tipo A. Non tutti gli individui sono destinati a sviluppare una coronaropatia, infatti, non è stata stabilita una sicura associazione tra comportamenti di tipo A e coronaropatia nel caso delle donne. Inoltre, intervengono svariati fattori che concorrono all'insorgenza delle coronaropatie. lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) modo freddo, analitico ed emotivamente distaccato; Lo spostamento consiste nel dislocare un impulso da un bersaglio ritenuto minaccioso a un altro considerato meno minaccioso; La sublimazione consente agli impulsi di essere espressi attraverso la loro trasformazione in una forma accettabile. 12. FREUD PARLA DI ANGOSCIA, CHE INTENDE? CHE TIPOLOGIE INDIVIDUA? Freud considera l'angoscia come un segnale di allarme per l’Io indicando che qualcosa di negativo sta per accadere, di conseguenza ha anche un valore positivo. Distingue tre tipi di angoscia: • l'angoscia reale si manifesta a partire da un pericolo nel mondo; • L’angoscia nevrotica è la paura inconscia che gli impulsi dell'Es vadano fuori controllo e facciano fare qualcosa per cui si potrebbe essere puniti; • L'angoscia morale è la paura che le persone provano quando hanno violato il loro codice morale. 13. COSA SONO I LAPSUS? E CHE ESPERIMENTO E’ STATO FATTO SU DI ESSI E SULL’ANSIA? La dimenticanza è un tentativo di tenere lontano qualche cosa dalla coscienza. Così vuoti di memoria, lapsus, slittamenti del linguaggio, incidenti, denominati complessivamente atti mancati, forniscono indizi sui veri desideri di una persona. Ci sono prove empiriche del fatto che i lapsus verbali siano associati all'ansia anche se queste prove non sono in grado di stabilire se l'ansia sia inconscia. Ai soggetti venivano mostrate delle coppie di parole che era facile leggere erroneamente producendo dei lapsus specifici. In alcuni casi veniva indotta ansia relativa al fatto di poter ricevere una scossa elettrica mentre in un altro caso la sessione era gestita da una sperimentatrice provocante, in modo da suscitare ansia su questioni sessuali. Quando i partecipanti si aspettavano di ricevere scosse elettriche, commettevano più lapsus collegati alle scosse; Quando i partecipanti erano esposti a sperimentatrici vestite in modo provocatorio, producevano più lapsus connessi al sesso. 14. PSICOPATOLOGIA DELLA VITA QUOTIDIANA Data l’importanza dei processi inconsci nella teoria psicoanalitica, diventa fondamentale essere in grado di accedere ai desideri, impulsi e sentimenti che sono al di fuori della consapevolezza. Un modo in cui tali impulsi si rivelano sono gli errori che commettiamo. Freud si riferisce a questi eventi con il termine psicopatologia della vita quotidiana e ritiene che questi, lungi dall’essere casuali, derivino da impulsi nell’inconscio che emergono in una forma distorta, come errori. 15. SI DESCCRIVANO TRE MECCANISMI DI DIFESA E SI FACCIA UN ESEMPIO PER OGNUNO 1. Negazione: la negazione è il rifiuto di credere che un evento abbia avuto luogo o che esista una certa situazione. Nel lungo periodo crea problemi poiché assorbe l'energia che potrebbe essere usata in altri modi. Quando le risorse sono carenti il comportamento diventa meno flessibile e accomodante. 2. Proiezione: nella proiezione si riduce l'angoscia attribuendo le nostre stesse qualità inaccettabili a qualcun altro. Si proiettano tratti, impulsi, desideri o anche obiettivi su un'altra persona. La proiezione serve a due scopi: aiuta a realizzare alcuni desideri e il desiderio emerge in modo tale che L’Ego e il Super Io non lo riconoscano come appartenente a noi, in questo modo la minaccia viene schivata. 3. Repressione e rimozione: la repressione è un meccanismo di difesa basilare dove una certa quota di energia disponibile per l'Io viene usata per mantenere fuori dalla coscienza gli impulsi inaccettabili. Se fatta in maniera consapevole si chiama soppressione, mentre se è frutto di un processo inconscio viene detta rimozione. La minaccia può arrivare da cose che ci riguardano e che reputiamo dei fallimenti ma anche dai conflitti con gli standard del nostro Super Io. Si possono nascondere in parte dei ricordi stressanti evitando così di recuperarli, mentre se si riescono a ricordare si avrà avuto una repressione parziale. 16. COSA VUOL DIRE PULSIONI PER FREUD ECHE TIPOLOGIE INDIVIDUA lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) Per Freud le pulsioni sono processi biologici che operano attraverso l’Es e sono sistemi complessi di energia. Una pulsione ha due elementi collegati: il bisogno biologico e la sua rappresentazione psicologica. Freud sosteneva che tutte le pulsioni formassero due classi: 1. Eros: la pulsione di vita o sessuale, cioè un insieme di pulsioni che riguardano la sopravvivenza, la riproduzione e il piacere; conosciuta comunemente come libido. 2. Thanatos: la pulsione di morte. Considerando che la vita conduce naturalmente alla morte, Freud ritiene che le persone desiderino ritornare all’inesistenza. LEZ 59 7. SVILUPPO PSICOSESSUALE SECONDO FREUD Freud concepisce lo sviluppo della personalità come un movimento attraverso una serie di stadi, ciascuno dei quali è associato ad una zona erogena: una parte del corpo che, in un determinato periodo dello sviluppo, è il centro dell’energia sessuale. Il bambino vive in modo conflittuale tali stadi e se il conflitto non viene risolto adeguatamente, troppa energia rimane investita in permanenza in quello stadio avvenendo la fissazione. La fissazione può verificarsi per due motivi: perché una persona è riluttante a lasciare uno stadio e a procedere oppure perché una persona sperimenta in uno stadio una profonda frustrazione dei suoi bisogni e non può passare oltre finché quei bisogni non sono stati soddisfatti. 8. CARATTERISTICHE DELLA TERAPIA SECONDO FREUD Freud ritiene che l’inconscio detenga i segreti delle difficoltà esistenziali che le persone possono patire. Solo scavando nell’inconscio queste difficoltà possono essere identificate e risolte. I problemi hanno molte possibili origini, un’origine sono le esperienze infantili. L'individuo infatti entra nelle fasi successive dello sviluppo psicosessuale con i segni, le tracce, di quelle precedenti. Un'altra fonte di problemi è una forte repressione o rimozione delle pulsioni di base. Una terza fonte di problemi sono i traumi sepolti avvenuti nella prima infanzia, anche se possono verificarsi in ogni momento della vita. Dopo aver provato inizialmente l'ipnosi Freud adottò una procedura definita delle associazioni libere in cui la persona deve dire ad alta voce tutto ciò che le viene in mente. Lo scopo della psicoterapia è quello di scoprire i conflitti e di far scaricare l'energia ad essi associata. L'obiettivo della psicologia psicoanalitica è l'insight che non è la comprensione intellettuale ma la ri-esperienza della realtà emotiva dei conflitti repressi, delle memorie o delle pulsioni che erano inconsce. Affinché una rielaborazione cognitiva sia utile deve avvenire nel contesto di una catarsi emotiva con una liberazione di energia repressa. 9. FASE ANALE SECONDO FREUD La fase anale inizia a 18 mesi e continua fino al terzo anno di età. Durante questo periodo l’ano è la zona erogena chiave e il piacere deriva dalla defecazione. L'evento centrale è l'apprendimento del controllo degli sfinteri. Per la prima volta vengono sistematicamente imposti dei vincoli esterni sulla soddisfazione delle spinte interne. Ci sono due orientamenti tipici della famiglia: • Uno consiste nel sollecitare il bambino a fare i suoi bisogni nel tempo e nello spazio desiderati e nel lodarlo per il successo. • Nel secondo approccio, che è quello più severo, l'enfasi è posta sulla punizione, derisione e vergogna per il fallimento. Se il bambino adotta un modello attivo di ribellione si sviluppa una serie di tratti anali espulsivi con la tendenza a essere disordinati, crudeli, distruttivi e apertamente ostili. Se il bambino prova a trattenere feci e urine sviluppa una serie di tratti anali ritentivi caratterizzati da uno stile rigido e ossessivo. 10. FASE FALLICA SECONDO FREUD La fase fallica inizia durante il terzo anno e continua fino al quinto anno di età. Durante tale periodo l’interesse si sposta sugli organi genitali. Questo è anche il momento in cui può verificarsi il complesso di Edipo, ossia quando il bambino maschio sposta la libido verso la mamma. Ci sono due cambiamenti: l'amore per la mamma si trasforma in un desiderio di possesso e i suoi sentimenti per il padre si spostano verso l'ostilità e l'odio. Prendono il sopravvento la gelosia e la competitività verso il padre. Inoltre, subentra l'angoscia da castrazione che porta il bambino a reprimere il suo desiderio verso la madre determinando l'identificazione del bambino con il padre. La fissazione durante questa fase può portare gli uomini ad lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) ambire ai grandi numeri per dimostrare che non sono stati castrati oppure possono optare per carriere di grande successo. 11. COMPLESSO DI EDIPO La fase fallica inizia durante il terzo anno e continua fino al quinto anno di età. Durante tale periodo l’interesse si sposta sugli organi genitali. Questo è anche il momento in cui può verificarsi il complesso di Edipo, ossia quando il bambino maschio sposta la libido verso la mamma. Ci sono due cambiamenti: l'amore per la mamma si trasforma in un desiderio di possesso e i suoi sentimenti per il padre si spostano verso l'ostilità e l'odio. Prendono il sopravvento la gelosia e la competitività verso il padre. Inoltre, subentra l'angoscia da castrazione che porta il bambino a reprimere il suo desiderio verso la madre determinando l'identificazione del bambino con il padre. 12. IL PENSIERO DI JUNG Jung ha caro il concetto di totalità psichica che applica all’individuo e in quanto totalità sono presenti sempre anche gli opposti di quello che si potrebbe vedere. Per quanto riguarda la coscienza afferma che esistono quattro funzioni fondamentali, congenite: il pensiero, l’intuizione, il sentimento e la sensazione. Le quattro funzioni le possiamo pensare come una l’opposto dell’altra che vanno a formare due assi: pensiero- sentimento e sensazione-percezione. Il pensare è quella funzione che cerca di arrivare alla comprensione del mondo e all’adattamento mediante attività pensanti, mediante coscienza razionale con nessi concettuali e deduzioni logiche. 13. SECONDO FREUD QUALI SONO LE ORIGINI DEI PROBLEMI DELLE PERSONE I problemi hanno molte possibili origini, un’origine sono le esperienze infantili. L'individuo infatti entra nelle fasi successive dello sviluppo psicosessuale con i segni, le tracce, di quelle precedenti. Un'altra fonte di problemi è una forte repressione o rimozione delle pulsioni di base. Se è presente un Super io eccessivamente punitivo o un ambiente troppo rigido la persona farà in modo che le pulsioni siano da nascondere e la personalità risulterà distorta e disfunzionale. Una terza fonte di problemi sono i traumi sepolti avvenuti nella prima infanzia, anche se possono verificarsi in ogni momento della vita. 14. FASE ORALE SECONDO FREUD La fase orale si colloca dalla nascita fino ai 18 mesi: durante questo periodo la maggior parte delle interazioni del bambino con il mondo si verificano attraverso la bocca e le labbra e la gratificazione è concentrata in quest’area. La fase orale è suddivisa in due sotto-stadi: • La fase orale incorporativa che dura fino ai sei mesi. In questa fase il bambino è indifeso e dipendente; • La fase orale sadica che inizia con la dentizione. 15. CONFRONTO TRA LA TEORIA DI FREUD E QUELLA DI JUNG Se Freud collocava la teoria e la pratica psicoanalitica in una visione del mondo scientifica, non religiosa e non mistica, Jung desiderava che la psicoanalisi si diffondesse tra le nazioni e rilanciasse il senso intellettuale del simbolico e del mitico. Per Jung, la psicoanalisi avrebbe dovuto parlare il <linguaggio universale= del mistico e dell’arcaico, enfatizzando la mitologia e gli aspetti dell’anima nella forma della filosofia religiosa. LEZ 60 7. PRINCIPALI DIFFERENZE TRA LE TEORIE DEI TRATTI La prospettiva dei tratti ritiene che le caratteristiche distintive della persona, i tratti, siano delle generiche disposizioni interiori verso particolari comportamenti che si mantengono relativamente stabili nel corso del tempo e costanti nelle diverse situazioni. Su alcuni punti fondamentali le teorie dei tratti assumono lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) L’approccio di Allport è di tipo idiografico: la personalità, sebbene abbia una sua organizzazione che garantisce coerenza e continuità, si modifica costantemente. Allport definisce la personalità come <un'organizzazione dinamica entro l'individuo di quei sistemi psicofisici che ne determinano l'adattamento unico al suo ambiente.= In questa definizione i sistemi psicofisici corrispondono ai tratti. Allport sostiene che uno specifico tratto determini un insieme di potenziali risposte comportamentali a una data situazione, tuttavia è la natura della situazione stessa a determinare quale, tra i comportamenti possibili, viene effettivamente messa in atto. Il tratto, di conseguenza, definisce i confini dei comportamenti possibili di un individuo, la situazione determina il comportamento che viene realmente attuato. Si distinguono: 1. Tratti comuni: quelli che sono in grado di fornire un’approssimazione della personalità, ma non riescono a cogliere l’unicità dell’individuo. 2. Tratti individuali: tendenze disposizionali attraverso cui è possibile cogliere e definire la specificità della personalità individuale. Successivamente sostituisce il termine tratti individuali con disposizioni personali per sottolineare il carattere unico e idiografico delle tendenze disposizionali che stanno alla base della personalità. Non tutte le disposizioni personali hanno lo stesso impatto e la medesima influenza, di conseguenza Allport differenzia tre tipi di tratti: 1. Tratti cardinali. Influenzano qualsiasi comportamento dell'individuo, sono riscontrabili in un numero esiguo di persone, 2. Tratti centrali. Tutti gli individui possiedono tra i cinque e i dieci tratti centrali, 3. Disposizioni secondarie. Identificano alcuni tratti meno generalizzati rispetto ai precedenti, sono simili per certi versi alle abitudini anche se più generali. LEZ 62 5. BIG FIVE Partendo dai tratti di natura sociale come l’amicalità e l'estroversione, diverse ricerche suggeriscono che entrambe sono legate alle situazioni sociali. L’amicalità è connessa al mantenere relazioni positive con gli altri, l'estroversione invece risulta essere una caratteristica dell'attenzione sociale. La coscienziosità ha ricevuto attenzione negli ultimi anni ed è associata a comportamenti sessuali meno pericolosi, le persone sono meno propense al tradimento e sono connesse a una genitorialità più responsiva e sensibile e all'uso della negoziazione come strategia di risoluzione del conflitto. L'apertura all'esperienza predice un maggior impegno per superare le sfide e gli ostacoli della vita e una minore propensione verso la stigmatizzazione degli altri. Il nevroticismo è correlato con una varietà di emozioni negative in differenti ambiti. A livello interpersonale è associato a interazioni coniugali più difficoltose e meno soddisfacenti e a un elevato livello di ansia in relazione alla sessualità. 6. AMICALITA’ ED ESTROVERSIONE SECONDO IL MODELLO DEL BIG FIVE L’estroversione è il fattore di personalità che definisce la quantità e l’intensità dell’interazione interpersonale. Rappresenta la tendenza a essere assertivi, orientati alle emozioni positive, spontanei, alla ricerca di sensazioni forti. L’amicalità o gradevolezza, è il fattore di personalità che definisce la qualità dell’orientamento interpersonale. Si riferisce alla capacità di stabilire legami con gli altri e alla tendenza a essere altruisti, empatici, fiduciosi, pronti ad aiutare e a offrire supporto emotivo e a evitare ostilità e conflitto. 7. RIGUARDO L’ESTROVERSIONE SI METTANO A CONFRONTO LE TEORIE DEI TRATTI CHE SI OCCUPANO DI QUESTI FATTORI L’estroversione è il fattore di personalità che definisce la quantità e l’intensità dell’interazione interpersonale. Rappresenta la tendenza a essere assertivi, orientati alle emozioni positive, spontanei, alla ricerca di sensazioni forti. Per altri studiosi invece è in relazione alla tendenza a essere spontanei, dominanti, energici e con uno spiccato senso di socialità. Partendo dai tratti di natura sociale come l’amicalità e l'estroversione, diverse ricerche suggeriscono che entrambe sono legate alle situazioni sociali. L’amicalità è connessa al mantenere relazioni positive con gli altri, l'estroversione invece risulta essere una caratteristica dell'attenzione sociale, nell’avere un certo impatto sul proprio ambiente sociale. L’amicalità e lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) l'estroversione correlano in modo coerente con i valori personali e gli obiettivi di vita. L'estroversione è associata alla ricerca del successo mentre l’amicalità alla benevolenza. L'estroversione si associa al desiderio di fare carriera e a uno stile di vita eccitante mentre l’amicalità è connessa al desiderio di benessere sociale e a relazioni familiari armoniose. 8. SI SCELGANO DUE TEORIE DEI TRATTI E SI METTANO A CONFRONTO L'apertura all'esperienza predice un maggior impegno per superare le sfide e gli ostacoli della vita e una minore propensione verso la stigmatizzazione degli altri. La tendenza a essere aperti alle novità induce a voler sperimentare cibi non familiari e a voler intraprendere nuove attività, inoltre si traduce anche in una maggiore apertura verso relazioni extraconiugali. La coscienziosità ha ricevuto attenzione negli ultimi anni ed è associata a comportamenti sessuali meno pericolosi, le persone sono meno propense al tradimento e sono connesse a una genitorialità più responsiva e sensibile e all'uso della negoziazione come strategia di risoluzione del conflitto. La coscienziosità è associata al desiderio di fare carriera e in adolescenza predice un successo in ambito accademico ed è collegata anche a un maggiore livello di religiosità in età adulta. 9. RIGUARDO IL NEVROTICISMO SI METTANO A CONFRONTO LE TEORIE DEI TRATTI CHE SI OCCUPANO DI QUESTI FATTORI Il nevroticismo o instabilità emotiva, è il fattore di personalità che definisce l’adattamento rispetto all’instabilità emotiva e allo stress. È l'esperienza soggettiva di emozioni negative quali ansia, preoccupazione, insicurezza e vulnerabilità allo stress. Il nevroticismo è correlato con una varietà di emozioni negative in differenti ambiti. A livello interpersonale è associato a interazioni coniugali più difficoltose e meno soddisfacenti e a un elevato livello di ansia in relazione alla sessualità. 10. I TRATTI SI MANTENGONO STABILI NEL CORSO DELLA VITA? McCrae e Costa hanno condotto osservazioni sistematiche su una vasta popolazione in diverse fasce d'età. I risultati indicano che i fattori sono mantenuti stabili nel tempo e sono pressoché inalterati. Questo non deve far pensare che ciascun individuo rimane sempre uguale a se stesso nel corso della vita per almeno due ragioni: il primo è un cambiamento individuale, ossia la persona cambia e matura all'interno della sua vita; la seconda invece è un cambiamento normativo, quindi fa riferimento alle modificazioni della personalità a livello di popolazione. La coerenza dei tratti nel corso del tempo non implica che le loro specifiche manifestazioni ed espressioni rimangano identiche. Ma include sia elementi di continuità sia di cambiamento, la continuità caratterizza le tendenze disposizionali mentre il cambiamento si verifica in relazione alle manifestazioni comportamentali che sono espressione dei tratti. 11. I BIG FIVE SONO UNIVERSALI? Si è visto che i Cinque Fattori possono superare i confini linguistici e culturali ma nonostante le numerose conferme della validità del modello la questione della validità transculturale è abbastanza controversa. Le ricerche sostengono che i fattori di estroversione, amicalità e coscienziosità si mantengono stabili in tutte le culture. Il fattore apertura invece ha diverse accezioni in base alla cultura di riferimento per alcune culture, si fa riferimento a dimensioni dell'intelletto e dell'immaginazione, mentre in altre culture prevale la non convenzionalità e la tendenza alla ribellione. Tutte le persone possiedono i tratti ma quello che varia è il livello di ogni tratto individuale. I fattori sono paragonabili a delle parti del corpo le cui dimensioni possono variare da persona a persona, ma questa posizione non è sostenuta da evidenze empiriche. Se è lecito affermare che i Cinque Fattori riassumano le differenze individuali a livello di popolazione non è altrettanto ovvio che i Big Five si adattino a descrivere efficacemente il singolo individuo. 12. MODELLO DEI 5 FATTORI Uno dei maggiori problemi delle teorie dei tratti è lo scarso consenso circa il numero e la natura dei tratti fondamentali utilizzabili per descrivere la personalità. Il modello di organizzazione dei tratti che viene definito <dei Cinque Fattori= o <dei Big Five= rappresenta la risposta a tale esigenza. Nel corso degli anni 80 Goldberg, McCrae e Costa elaborarono questo modello. Per la precisione sono due gli ambiti di studio, il lOMoARcPSD|9106640 Scaricato da Marco Speziale (
[email protected]) primo ambito è legato agli studi psicolessicali incentrati sul fatto che i tratti fondamentali corrispondano ai termini che le persone utilizzano abitualmente nel linguaggio di tutti i giorni per descrivere la personalità. Il secondo ambito riguarda gli studi sulla composizione fattoriale dei principali questionari di personalità. In quanto si è visto che nei questionari erano sempre presenti 5 fattori di personalità. Il modello dei Cinque Fattori è un modello della personalità la cui struttura è costituita da cinque fattori di base: estroversione, nevroticismo, amicalità, coscienziosità e apertura all’esperienza. LEZ 65 3. PANORAMICA DELLA STORIA DELLA PROSPETTIVA COGNITIVA DELLA PERSONALITA’ George Kelly è uno dei primi autori a delineare una teoria che ponga attenzione all’individuo nella sua totalità nell’ambito di uno studio <cognitivo= sulla personalità, con predominante focalizzazione sull’indagine dei processi di interpretazione della realtà. Kelly ha una visione delle persone come scienziati impliciti, ossia il modo migliore per capire la personalità è quello di considerare le persone come degli scienziati. Le persone generano una serie di rappresentazioni mentali e le utilizzano per dare un senso alla realtà, di conseguenza, gli individui conoscono il mondo attraverso schemi cognitivi. In particolare, una delle variabili che viene studiata attraverso ricerche empiriche in relazione alla personalità è la percezione. In tale direzione si muove un movimento noto come New Look on Perception: sviluppatosi tra la fine della Seconda Guerra mondiale e gli inizi degli anni Cinquanta, indaga la percezione come processo strettamente legato ai bisogni, alle motivazioni e alle aspettative del soggetto percipiente. 4. COSA SONO I COSTRUTTORI PER KELLY? George Kelly rifiuta ogni tipo di etichetta alle sue formulazioni teoriche. Ritiene che il termine cognitivo sia troppo restrittivo per la sua teoria che, sebbene focalizzata ad analizzare la personalità attraverso i processi di pensiero dell’individuo, non esclude l’importanza delle componenti affettive nelle modalità di percepire e interpretare gli eventi. Per Kelly ogni persona costruisce il proprio mondo e lo fa attraverso rappresentazioni o schemi che definisce costrutti mentali: gli schemi che l’individuo crea per conoscere e dare significato agli eventi della realtà. Le persone utilizzano categorie universali sulle cose del mondo e anche sugli eventi che sono del tutto personali; infatti, ognuno dà un suo significato agli eventi. Senza i costrutti tutto sembrerebbe caotico e senza senso. Inoltre, aiutano a prevedere e controllare gli eventi in cui l’individuo si trova coinvolto. 5. TEORIA DEI COSTRUTTI PERSONALI Per Kelly ogni persona costruisce il proprio mondo e lo fa attraverso rappresentazioni o schemi che definisce costrutti mentali: gli schemi che l’individuo crea per conoscere e dare significato agli eventi della realtà. Le persone utilizzano categorie universali sulle cose del mondo e anche sugli eventi che sono del tutto personali; infatti, ognuno dà un suo significato agli eventi. Senza i costrutti tutto sembrerebbe caotico e senza senso. Inoltre, aiutano a prevedere e controllare gli eventi in cui l’individuo si trova coinvolto. La posizione di Kelly viene definita come un alternativismo costruttivo ossia il principio secondo cui l’uomo è portato a interpretare la realtà facendo ipotesi che sottopone a verifica per accertarne l’efficacia, può re- interpretare gli eventi utilizzando alternative maggiormente in grado di spiegarli e anticiparli. Ognuno è libero di costruire la realtà nel modo in cui desidera. LEZ 66 19. COSA AFFERMA IL POSTULATO FONDAMENTALE DI KELLY? Secondo Kelly, il principio di base su cui poggiano tutti gli altri principi è chiamato postulato fondamentale a cui seguono undici corollari. Esso afferma: <I processi di una persona sono psicologicamente canalizzati in funzione dei modi attraverso i quali essa anticipa gli eventi=. Persona= individuo nella sua totalità. Processi=