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Paniere domande aperte - Discipline demoetnoantropologiche - Prof. Pesce Mario, Panieri di Antropologia

Paniere domande aperte di Discipline Demoetnoantropologiche - Prof.: Pesce Mario - e-Campus

Tipologia: Panieri

2020/2021

In vendita dal 09/08/2021

Krymi
Krymi 🇮🇹

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Scarica Paniere domande aperte - Discipline demoetnoantropologiche - Prof. Pesce Mario e più Panieri in PDF di Antropologia solo su Docsity! Paniere domande aperte di: Discipline Demoetnoantropologiche Prof.: Pesce Mario L’antropologia è la scienza che studia i tipi e gli aspetti umani soprattutto dal punto di vista morfologico, fisiologico, psicologico; di conseguenza l'antropologo è un professionista che studia l’uomo dal punto di vista sociale, culturale (antropologia culturale) e fisico (antropologia fisica), osservando la sua evoluzione, le caratteristiche del suo comportamento, la mentalità dei diversi gruppi sociali e delle differenti comunità etniche. Il testo fa riferimento alle azioni quotidiane che fa un uomo appena svegliato fino al momento della colazione. Nel testo sono citate le provenienze di oggetti comuni come il letto, la sedia, i vari tessuti e perfino il cucchiaio. Questa precisione vuole sottolineare come le oggetti e usanze di culture e secoli diversi si siano unite, mischiate e trasformate fino ai giorni nostri. Vuole esserci una critica nei confronti del così detto “americano medio” che si crede in parte superiore e in parte co- inventore di tutti gli oggetti inventati, come se senza di lui (i suoi predecessori) non ci sarebbe stato tutto quanto. Ecco l'ideologia dell'americano come uomo invincibile ed essenziale. James Frazer è uno dei primi antropologi che si occuparono di elaborare approfondite analisi sugli usi, costumi e pratiche culturali e religioni delle culture delle popolazioni altre. Pensa il suo metodo di disamina antropologica come un tipo di analisi comparata. E’ anche Iui figlio dell’evoluzionismo e del periodo vittoriano e coloniale, ritiene i fenomeni religiosi, dei popoli primitivi, retaggio, attesta<ione e analogia con un tipo di mentalità primitiva nell'ambito della religione e del complesso sistema di operatività nel reale, chiamata magia. Utilizza un ampio corpus di ricerche e sistematizza la concezione che la religione e la magia sono autentiche: la magia compare in un momento precedente all'arrivo dell’uomo al concetto di religione. Cultura o civiltà, intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell'insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualunque altra capacità eabitudine acquisita dall'uomo in quanto membro di una società” (La cultura primitiva, 1871). Se la definizione classica di cultura privilegiava l’idea di erudizione, di acquisizione di un sapere “elevato”, espresso per lo più in forma scritta, da parte di un’élite, la definizione di Tylor estende la cultura a tutta l'umanità. La cultura consiste nell'insieme dei saperi, delle pratiche, delle abitudini che ogni uomo acquisisce in quanto membro di una particolare società. Tylor è un antropologo di piena età vittoriana, XV secolo, è giustificato il suo pensiero di superiorità bianca e inglese sulle altre popolazioni del mondo, definite da lui “bloccate”. Nel suo concetto si notano parole e concetti eminentemente occidentali, denotano da parte dello studioso inglese uno sguardo verso se stesso e la sua appartenenza e una giustificazione alla presunta superiorità. E’ uno dei massimi esponenti dell’antropologia che ha come dettami l'evoluzione delle specie di tipo unilaterale, qui il suo concetto di cultura è un tipo di categoria statica. Il suo testo più importante è “Primitive culture”. Il darwinismo sociale è una teoria nata negli anni 1870-80, secondo la quale ogni comunitàfunziona in base alle leggi naturali descritte da Charles Darwin nella sua teoria dell'evoluzione: anche nella soc. umana, cioè, i più capaci avrebbero la meglio sui meno capaci. Nella lotta per la sopravvivenza, vincerebbe anche qui il più forte, secondo il darwiniano Survival of the Fittest. Un'idea estesa anche di tempo più o meno lungo, scrivere appunti, fare interviste, ricostruire tutte le relazioni sociali e la vita dell'individuo nella sua routine quotidiana e una volta conclusa questafase tornare a alla base per elaborare opere aderenti allo schema della monografia etnografica. Un'altra idea che stava alla base del metodo indicato da Malinowski riguardava la missione dell'antropologia che doveva avere come compito precipuo quello di cercare di conservare il più possibile aspetti di culture tradizionali minacciate dalla civiltà incombente. Inoltre, ultimo ma non meno importante, è l'aspetto che riguarda la irripetibilità della ricerca sul campo, secondo Malinowski non si può ripetere una ricerca nello stesso luogo in quanto il rischio sarebbe quello di arrivare a conclusioni differenti. La ricerca di campo si svolge normalmente attraverso alcuni canali privilegiati e costanti: 1. La osservazione di azioni, eventi che si svolgono nella società locale; 2. La raccolta di occasionali verbalizzazioni, opinioni, affermazioni locali su temi di interesse per il ricercatore; 3. La interrogazione di testimoni privilegiati su temi circoscritti, attraverso le interviste tematizzate; 4. La raccolta di oggetti di uso comune, con la registrazione delle informazioni sui loro processi costruttivi e sui processi d'uso. 06. L'osservazione partecipante è un principio che si è soliti attribuire all'antropologo polacco Bronislaw Malinowski, teorizzato e sperimentato inizialmente attorno agli anni 20 del ‘900, e che critica duramente la tradizione antropologica figlia dell’800 e l'approccio antropologico evoluzionista. L'osservazione partecipante è di fondamentale importanza per la ricerca etnografica in quanto permette all’antropologo/etnografo di trascorrere un lungo periodo di tempo a contatto diretto e costante con la comunità studiata e di partecipare quindi alle attività quotidiane del gruppo oggetto di studio direttamente sul campo. L'osservazione partecipante permette in questo modo di conoscere e comprendere direttamente la comunità studiata attraverso la prospettiva emica, ovvero la cultura comprensibile solamente dal suo interno e non dall'osservazione esterna e distaccata. Inoltre l'osservazione partecipante è un metodo che permette all’etnografo di riportare all’interno dello studio e della ricerca non solamente il proprio punto di vista e le proprie considerazione, bensì rendere anche il punto di vista della cultura, della comunità o dei soggetti studiati E questo processo è possibile solamente attraverso la creazione di legami e relazioni tutt'altro che superficiale tra osservatore e intervistato, tra antropologo e oggetto della ricerca. Tuttavia, pur sottolineando l'estrema importanza della ricerca sul campo come punto centrale della pratica etnografica, è impensabile per l'antropologo attuare una completa immedesimazione all’interno del campo di ricerca. Attraverso la pratica dell’osservazione partecipante, quindi, cessa anche la separazione tra osservatore e oggetto osservato, poichè in questo modo i due soggetti interagiscono, instaurano una relazione, partendo entrambi dal legame che hanno con il proprio specifico universo culturale e di riconoscimento. Le tavole genealogiche sono forme concrete di una costruzione dell'indagine parentale e delle relazioni familiari. Una genealogia è, in senso stretto, una carta sinottica, riassuntiva ed esplicativa, di un certo insieme di relazioni parentali interconnesse. L'idea di comprendere una cultura attraverso le strutture sociali porta l'antropologo di origine polacca ad avvicinarsi, per alcune direttrici di ricerca, al pensiero di Sigmund Freud. Malinowski non è d'accordo con Freud sull'idea di parricidio originario ma attraverso le sue ricerche, che sviluppa nel testo: Sesso e Repressione Sessuale tra i Selvaggi, arriva alla conclusione che nelle società matrilineari le “pulsioni ostili” sono dirette dal padre allo zio materno e le pulsioni sessuali di tipo incestuoso son oindirizzate verso la sorella. Questo, per Malinowski, rappresenta in modo inequivocabile che il complesso di Edipo non era universale, quindi non una struttura fondante della cultura ma un prodotto della cultura stessa. È uno scambio simbolico di doni effettuato nell'arcipelago delle isole Trobriand, a est della Nuova Guinea, e studiato nel 1922 dall'antropologo Bronislaw Malinowski. Da oltre 2000 mila anni esistein questo arcipelago un rituale basato sullo scambio di monili fatti di conchiglie. Da isola a isola, lungo una circonferenza di parecchie centinaia di chilometri, si osserva una continua circolazionedi collane di conchiglie rosse in senso orario e di braccialetti di conchiglie bianche in senso antiorario. Coloro che possiedono questi monili possono organizzare una spedizione di canoe a un'isola vicina, per portarli in dono agli ospiti, i quali con cerimonie particolari ne doneranno in cambio del tipo diverso. Per un certo periodo, il braccialetto o la collana rimarrà presso il nuovo possessore, che potrà ammirarla e esibirla, fino a quando con una nuova spedizione rituale la trasferirà su un'isola successiva dell'anello, e così via. Un giorno lontano, compiuto un intero giro, il monile comparirà di nuovo nell'isola da dove era partito. Attraverso il Kula si mantengono i rapporti fra popolazioni distanti, confermando un’appartenenza culturale comune. C'è poi anche un altro aspetto “economico” importante: la cerimonia amichevole e disinteressata crea condizioni di fiducia reciproca per il commercio vero e proprio di altri beni non cerimoniali. Nei due o tre giorni in cuiuna spedizione è ospite su un’atra isola, si barattano infatti generi alimentari, vasellame, canoe e altri beni nella produzione dei quali sono specializzati gli abitanti di isole diverse. Franz Boas è considerato il caposcuola dell’antropologia americana. Egli aveva origini tedesche, studiò in Germania e si avvicinò alle scienze umane solo dopo aver partecipato ad una spedizione in Canada. A fine Ottocento si trasferì negli Stati Uniti dove studiò principalmente i Pueblòs, gli indiani della costa Nord- Ovest. Boas operò in merito alle lingue dei nativi, delle quali ne parlava molte, e raccolse e poi pubblicò le regole grammaticali, di circa una decina di popolazioni. Boas è il rappresentante del Metodo induttivo. Le sue ricerche erano ispirate a quelle delle scienze naturali attraverso tre punti fondamentali: - Osservazione diretta di fatti concreti ; - Raccolta e analisi dei dati; - Elaborazione di teorie e leggi. Boas studiò le società degli di individui dell'America Nord-ovest, sotto i vari aspetti, egli infatti identificò nel Potlach, una cerimonia tipica, significali sia economici che sociali. Secondo Boas ogni cultura ha caratteristiche proprie che non possono essere sintetizzate nei vari stati evolutivi. Questa visione è detta particolarismo culturale, un punto di vista secondo cui ogni cultura deve essere considerata singolarmente e studiata in base all'ambiente nel quale si sviluppa, e alle esigenze da affrontare. Da questa concezione, definita particolarista culturale, subentra il “Relativismo culturale”. Il concetto di potlatch consiste in una serie di rituali dal chiaro significato religioso nei quali un personaggio di prestigio offre doni in abbondanza ai membri del suo gruppo, distribuendo i beni secondo un criterio di proporzionalità commisurato al rango sociale. La pratica di distribuzione e consegna dei doni avviene secondo un cerimoniale ben preciso, trasmesso di generazione in generazione, e spesso il complesso rituale consiste nel momento in cui vengono tramandatiracconti tradizionali. La cerimonia si svolge presso il villaggio della persona di maggior prestigio, che invita presso di sé anche i membri degli altri villaggi, generando così un complesso meccanismo di reciproco riconoscimento di prerogative e prestigio, tale da determinare un'articolata consuetudine la cui violazione sarebbe interpretata come offesa. Il potlatch è anche una occasione di consumo catartico, finalizzato all'affermazione del prestigio personale, e può giungere a forme particolarmente esasperate come la distruzione di propri beni di fronte agli occhi degli altri capi villaggio, in modo da riaffermare prestigio e potere sugli altri. Il meccanismo connesso con il potlatch è quello che possiamo definire un meccanismo psicologico, che stabilisceil principio della reciprocità obbligatoria e vincolante: chi riceve un dono deve restituire un altro dono, se non vuole restare “dominato” da colui che per primo ha generato il circuito di donazione. Donare corrisponde, infatti, a dare una parte di sé che deve per questo essere restituita. Gli studi sul potlatch, così come formulati nel Saggio sul dono di Mauss, hanno influenzato a fondo molte generazioni di antropologi, tra i quali ricordiamo Radcliffe-Brown, Malinowski, Evans-Pritchard. Il termine potlatch deriva dalla lingua di una popolazione nativa dell’America settentrionale. Il meccanismo della reciprocità studiato da Mauss nel 1923-24 è stato alla base delle ricerchedi Claude Lévi-Strauss sulle strutture elementari della parentela e di Karl Polanyi per lo studio degli scambi commerciali. Analizzato in termini più generali, infatti, il meccanismo ha rapporto conun circuito di reciprocità entro il quale lo scambio di doni costituisce un momento essenziale, fino a poter essere definito prerequisito di ogni pratica di scambio. Ma ogni rapporto di ospitalità si fondava, prima di tutto, su uno scambio di doni che coinvolgeva sia colui che veniva ospitato sia colui che forniva ospitalità. Da questa breve disamina si può evidenziare la natura “sociale” del rapporto di scambio di doni, da cui ha origine poi un rapporto di tipo “economico” che risulta però essere sempre dipendente dal primo. Si possono riscontrare forti analogie culturali, sia nel tempo che nello spazio, legate alla pratica del consumo spropositato al fine di rinsaldare il prestigio personale. Tuttora sono ancora riscontrabili simili pratiche; non è chiaro però se sia solo un retaggio culturale o mantengano in sé ancora il valore sociale. Il particolarismo storico fu concepito dall'antropologo tedesco Franz Boas, deciso oppositore dell'evoluzionismo. Secondo questo autore ogni cultura ha una sua storia unica e una sua ben definita durata; per comprendere a fondo una civiltà è dunque indispensabile ricostruirne l'iter storico e particolare. AI particolarismo è collegata anche la convinzione che non esistano forme più o meno elevate di cultura. Boas studiò le società degli di individui dell’America Nord-ovest, sotto i vari aspetti, egli infatti identificò nel Potlach, una cerimonia tipica, significali sia economici che sociali. Secondo Boas ogni cultura ha caratteristiche proprie che non possono essere sintetizzate nei vari stati evolutivi. Questa visione è detta particolarismo culturale, un punto di vista secondo cui ogni cultura deve essere considerata singolarmente e studiata in base all'ambiente nel quale si sviluppa, e alle esigenze da affrontare. Da questa concezione, definita particolarista culturale, subentra il “Relativismo culturale”. Il rito attualizza la realtà perché se gli esseri umani vogliono che il mondo continui a esistere e gli uomini a vivere c'è bisogno di un “dispositivo cultuale” (sinonimo di rito) per permetta al mondo e alle donne e agli uomini di continuare la loro esistenza. Il Trickster è un figura interessante nelle storie sacre, studiato anche da Sigmund Freud e Karl Gustav Jung. Il Trickster è un “creatore per gioco”, un “briccone”, un “turlupinatore” a volte “turlupinato”, un Truffatore che alcune volte viene truffato, uno che può indicarti la via o fartela perdere, fortemente ambivalente, né buono né cattivo; nella cultura musulmana è rappresentato con quella figura attestata nel Corano chiamata Jinn (oppure Dijin, Jin, Jinh) ovvero un essere tragli Angeli e gli Uomini, creati “da un fuoco di vento bruciante” (Corano, 15:26). Il mito, o storia sacra per utilizzare una definizione culturalmente corretta, fonda la realtà ovvero il mondo come lo conosciamo è formato in un certo modo perché una divinità, una entità extra- umana, un essere supremo, un signore o una signora degli animali, un dio unico ha creato un tipodi realtà o ha creato l'essere umano o ha dato vita agli animali con cui gli esseri umani si cibano. Mito e rito sono due elementi che spesso ritroviamo nella cultura di vari popoli e che, anche se ‘apparentemente non sembrano avere niente in comune, in realtà si caratterizzano per il fatto di essere il vissuto delle persone, i loro modelli di comportamento, le loro pratiche rituali, i loro valori che non possono essere ridotti a forme stereotipate di pratiche comportamentali o modelli cognitivi. Capire tutto questo per un antropologo, significa non solo viverle ma “scriverle e descriverle in un testo. Geertz afferma che la cultura va analizzata con nuovi metodi, distaccandosi dalle scienze quantitative che intendono trovare delle leggi o dei modelli, che devono andare nella direzione di comprendere il significato profondo dei fatti sociali attraverso l'interpretazione. Le persone, portatori di tratti culturali, si esprimono, e quindi la cultura si esprime, per simboli, che gli individui utilizzano nello vita quotidiana. Sono proprio i simboli, e i valori che si attribuiscono ad essi, che determinano la visione del mondo di un gruppo e il suo modo di organizzare la vita ditutti i gironi. Naturalmente l'interpretazione è un processo delicato e complesso. Può risultare, anche, lungo e tortuoso. Geertz ritiene che per interpretare una cultura, partendo dai suoi simboli, bisogna prima di tutto isolare gli elementi fondamentali di una certa cultura, poi, come secondostep, si comprendono e si delineano le relazioni tra loro, interne ed esterne, poi, in ultimo, si passa ad una generalizzazione del sistema culturale, delimitando i tratti principali che lo delimitanoprendendo come punti di raccordi i simboli più importanti di tale cultura. A questo punto i simboli prendono significato dalla loro funzione, o rappresentazione, che hanno all'interno delle cornici di comportamento. Lamberto Loria (1855-1913) è stato il fondatore del Museo delle Tradizioni Popolari di Roma, oggi Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e fu uno dei primi demologi italiani (da demo tradizione e logia discorso, dissertazione, quindi studio delle tradizioni popolari poi anche comunemente chiamato Folklore). Nato in Alessandria d'Egitto da genitori italiani ha viaggiato per ricerca e studio in Turkestan, nelle Isole Trobriand (Papua Nuova Guinea), in. Lapponia e in Eritrea. In questi paesi raccolse molto materiale etnografico. Diversi oggetti della cultura materiali dei posti visitati che diventeranno il patrimonio dell'attuale Museo Etnografico Pigorini di Roma, uno dei più importanti e completi musei di antropologia del mondo, del Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze e del Museo Archeologia e Etnologia di Modena. Nel 1911 organizza, per il cinquantenario dell'Unità d'Italia, si ricordi che la dichiarazione dell'Unità d'Italia è del 1861 e non alla presa di Roma del 1870, una esposizione universale dove a fianco ai padiglioni delle nazioni che aderirono: Stati Uniti, Serbia, Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Russia, Ungheria, Spagna e Giappone, fu organizzata la mostra di Etnografia Italiana. Gli oggetti portati per la mostra, per lo più abiti tradizionali che lo stesso Loria dirà essere pieni Di toppe, con buchi e rattoppi, saranno sostituiti da copie fedeli all'originale che rappresentano “l'Identità Italiana”. La mostra viveva sull'ambivalenza di sue concetti: quello della “finzione” e quello della “autenticità”. La “politica della raccolta” e la ricostruzione degli abiti tradizionali permisero a Lamberto Loria di mettere in scena una mostra che dimostrava come la costruzione dell'identitàera possibile attraverso. La presenza in senso antropologico, nella definizione di de Martino è intesa come la capacità di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie per rispondere in modo adeguato ad una determinata situazione storica, partecipandovi attivamente attraverso l'iniziativa personale e andandovi oltre attraverso l'azione. La presenza significa dunque esserci come persone dotate di senso, in un contesto dotato di senso. Il rito aiuta l'uomo a sopportare una sortadi "crisi della presenza" che esso avverte di fronte alla natura, sentendo minacciata la propria stessa vita. | comportamenti stereotipati dei riti offrono rassicuranti modelli da seguire, costruendo quella che viene in seguito definita come "tradizione". Il suo pensiero è caratterizzato dal costante richiamo alla filosofia di Benedetto Croce (1856-1952) dal quale ereditò l'indirizzo storicista. Egli pensa che non sia possibile ridurre l'esperienza umana ad un'indagine di tipo "scientifico": mentre le scienze sono 'pseudo-conoscenze" destinate ad avere semplici applicazioni pratiche ed utilitaristiche, la vera conoscenza è solo ed esclusivamente storica, intendendo per "storia" una conquista di livelli di autoconsapevolezza sempre maggiori. De Martino difende lo storicismo crociano fino all'ultimo, sviluppandolo e integrandolo con altri aspetti: estende la filosofia crociana oltre il suo ambito tradizionale, ad esempio alla religione e all'etnologia ed è molto critico nei confronti del "naturalismo" dell'antropologia francese e britannica. Ciò che più rimprovera a questi due indirizzi è l'incapacità di rendere l'idea delladimensione storica dei fenomeni culturali tipici dei popoli primitivi: essi forniscono sì semplici descrizioni dei propri oggetti, ma non di quegli elementi che permettono una loro piena comprensione. De Martino pur seguendo Croce nella sua metodologia, se ne allontana per il progetto che intende realizzare: riguardo al problema della presunta o meno realtà dei poterimagici, egli presto si rende conto che una realtà storica come quella del mondo magico non può essere compresa "dall'esterno e dall'alto" ma soltanto "dall'interno". Appare allora centrale, al finedi comprendere l'universo magico, l'analisi della costruzione della realtà magica, la quale ruota intorno al concetto di presenza: questa, intesa come "esserci nel mondo", è uno stato che l'uomosi sforza di costituire per sfuggire all'idea insopportabile del non-esserci; si parla di crisi della presenza ed il riscatto dalla crisi è attuato attraverso il rituale magico-religioso che permette così il suo superamento. L’antropologico concepisce l’organizzazione della vita sociale come un insieme di sistemi a carattere linguistico, basati su livelli di attuazione dei processi di scambio. Per lui il compito della sociologia è quello di indagare i codici sulla base di quelli si costruiscono delle norme sociali, come ad esempio l'utilizzo di una lingua comune a partire da fonti naturali. Il campo nel quale Lévi- Strauss ha dato la più brillante dimostrazione del suo modo di concepire l’analisi antropologica è sicuramente quello dei rapporti di parentela. Sulla base di pochi principi contrassegnati da una notevole coerenza interna egli presenta infatti un'interpretazione originale e rivelatrice di usi sociali di varie forme, che hanno trovato conferma in altre ricerche etnografiche compiute nel mondo da vari studiosi. La necessità di costituire sulla base dello scambio matrimoniale la trama essenziale del tessuto che da forma alla società rappresenta, secondo Lévi-Strauss, il principio fondamentale grazie al quale è possibile comprendere il funzionamento di parecchi tipi di sistema di parentela. Tali sistemi possono essere infatti interpretati come i risultati di diversi modi di combinare insieme alcuni ben definiti modelli elementari destinati a regolare la comunicazione fra i vari gruppi. L'atomo di parentela viene definito dall'antropologo Claude Levi-Strauss come l'insieme dei legami di "affinità" (cioè i vincoli conseguenti al matrimonio),dei legami naturali di "filiazione" (tra genitori e figli) e di "consanguineità" (tra fratelli). Questo concetto viene coniato da Levi-Strauss nella sua opera "Le strutture elementari della parentela" (1949) quando definisce la distinzione tra uomini e animali. La famiglia è uno dei principali argomenti di interesse per la maggior parte delle scienze sociali, che se ne occupano sotto diversi punti di vista. Questo percorso di lettura offre alcuni esempi di studio della famiglia da parte dell’antropologia, della storia, della demografia e della sociologia. Il primo brano, Famiglia e società, è tratto da uno scritto del celebre antropologo francese Claude Lévi-Strauss, che critica la tesi secondo cui la famiglia coniugale sarebbe elemento costitutivo di ogni società. Contrariamente a questa concezione, essa sarebbe per Lévi-Strauss il frutto di un processo storico. Unico requisito «naturale» della famiglia umana è la regola dell’esogamia, il fatto che essa nasce dall'unione tra persone che originariamente appartengono a famiglie diverse. Marvin Harris fu un antropologo statunitense e principale esponente del materialismo culturale, corrente di pensiero secondo cui ogni cultura si sviluppa e può essere comparata con altrediverse culture sulla base di tre strutture o principi: tecnologico, sociale e ideologico. Le pratiche socioculturali, quindi, conseguono da queste tre strutture, strutture determinanti nell'evoluzione della cultura che agiscono come meccanismi regolatori del sistema. Marvin Harris ha ereditato il concetto di materialismo culturale a partire dai fondamenti teorici economici dettati da Karl Heinrich Marx e Friedrich Engels concentrandosi però su pratiche come la produzione e la riproduzione, le cui strategie determinerebbero la struttura politica di un gruppo e quindi influenzerebbero poi il modo di pensare e concepire idee per soddisfare specifici bisogni. Marvin Harris, in definitiva, considerava le diverse culture come sistemi che si sono sviluppati, caratterizzati e organizzati in risposta al loro modo di rispondere alle disponibilità delle risorse disponibili, nella perenne ricerca di un possibile equilibrio. A seguito di questo perenne adattamento le diverse culture avrebbero assunto la loro forma peculiare. Il termine “transessualità” indica la condizione chi, pur essendo nato/a con un sesso anatomicamente certo, si considera appartenente all’altro sesso e aspira ad assumerne le caratteristiche fisiche tramite terapie ormonali e interventi chirurgici. L'identità di genere non va confusa con l’orientamento sessuale: la prima, infatti, si riferisce esclusivamente alla percezione disé che ha la persona, mentre il secondo si riferisce all’attrazione verso uno, l’altro o entrambi i sessi. Il termine transgender include invece tutte quelle persone che hanno un'identità di genere diversa rispetto al proprio sesso biologico e in generale chi non riesce a identificarsi nel classico binarismo “maschile” e “femminile”. Il fenomeno delle persone transgender rientra nella problematica del genere. Per natura si pensava solo a due generi definiti. La realtà psicologica e sociale ha presentato anche altre ipotesi. Dagli anni settanta tutto ciò che si presentava in maniera definita con carattere di assolutezza è stato posto sotto il processo di decostruzione per comprendere come si erano costituite le differenze di genere intese come maniera assoluta. L'analisi ha condotto alla convinzione che il genere è una costruzione culturale. Il transgender rientra in questa decostruzione. | trans non appartengono ad un genere definito, maschio o femmina, quindi la loro presenza è un elemento di disturbo nel gruppo sociale: la discriminazione è totale. L’individuo trans è portatore di uno stigma sociale che la società gli attribuisce in relazione alle categorizzazioni che gli vengono assegnate dai membri della società che si definiscono normali. Il processo di marginalizzazione determinato dal non essere riconosciuti se non in termini negativi diviene più preoccupante a causa dell'assenza, nel paese di approdo, di legami di gruppo. Il loro essere ai margini della società già nel paese di origine porta una discriminazione, nel paesedi approdo, dal gruppo di appartenenza. Così l'individuo trans si trova in completa solitudine. Escluso dal gruppo di appartenenza ed escluso da quello di approdo si ritrova in una situazione di doppia esclusione. L'identità di genere non va confusa con l'orientamento sessuale: la prima, infatti, si riferisce esclusivamente alla percezione di sé che ha la persona, mentre il secondo si riferisce all’attrazione verso uno, l’altro o entrambi i sessi. Il termine transgender include invece tutte quelle persone che hanno un'identità di genere diversa rispetto al proprio sesso biologico e in generale chi non riescea identificarsi nel classico binarismo “maschile” e “femminile”. Il fenomeno delle persone transgender rientra nella problematica del genere. Per natura si pensava solo a due generi definiti. La realtà psicologica e sociale ha presentato anche altre ipotesi. Arjun Appadurai nasce a Bombay il 4 febbraio del 1949. È un antropologo di origine indiana (India), di religione musulmana, ha studiato in Inghilterra e attualmente vive e insegna all'Università di New York. E uno dei massimi esponenti, degli studi Post-Coloniali. Lui, e molti altri, sono nati nel momento del passaggio dal giogo coloniale all'indipendenza, 1947 per l'India, anno simbolo della decolonizzazione, e 1974 per il Bangladesh. Per questo il loro punto di vista, sempre attento a dar voce a chi di solito non può parlare perché escluso o nel dare una possibilità economica alle più escluse dell'India: le donne vedove rappresenta la vera innovazione 05. La forma di etnografia multisituata può portare a quelle che Marcus chiama Ansie Metodologiche: limiti dell’etnografia (studia la formazione che si produce in varie località e con una prospettiva macro), limiti e ridimensionamento del lavoro sul campo (è un’ipotesi fittizia), perdita del subalterno (perdita dell'idea del Buon selvaggio). George E. Marcus è un antropologo americano di formazione filosofica e storica. | suoi studi sul campo e la sua teorizzazione di nuove forme metodologiche hanno permesso all'antropologia americana, e a quella mondiale, di fare passi avanti dopo un periodo di stasi dovuto da una riflessione profonda sulla disciplina negli anni '70 e ’80. Marcus indirizza le sue ricerche etnografiche, fin dagli anni '80, su due direttrici di ricerca nel sistema globale e della politica economica capitalista: una ricerca su un solo sito, o campo, direttaa far emergere i metodi di resistenza e adattamento dei soggetti studiati elaborando analisi che facessero emergere i “ritratti sociali degli individui. Il nucleo di tale analisi è nella comprensione e sviluppo di forme culturali nuove che si distaccano e si contrappongono alle forme di subalternità coloniale presenti ancora in diversi paesi del mondo. La seconda direttrice prende in esame nonun solo campo o luogo e mette in relazioni “oggetti, identità, significati culturali in uno spazio-tempo più ampio.” E una etnografia mobile (Etnografia Multisituata) che mette in relazioni vari siti e vari campi per sviluppare associazioni e collegamenti tra di loro e alle trasformazioni delle produzioni culturali. Proprio perché i campi di studio non sono così delineati permettono un tipo di ricerca che tocca varie forme e sistemi. Ciò significa avere dei “discontinui e multisituati oggetti di studio”. La novità metodologica dell'etnografia contemporanea è l'accento che poniamo sull'Etica, l'impegno e l'Attivismo. 05. Per arene disciplinari possiamo identificare gli studi e le correnti teoriche non riconducibili direttamente all’antropologia ma che per diverse ragioni concettuali possono essere di interesse etnografico. Tre sono gli ambiti in cui antropologo americano ritiene che le ricerche multi-situate abbiano la possibilità di dialogare con diversi metodi e con altri ambiti disciplinari. e Lo studio dei media, le ricerche sulla televisione e sul cinema ed in particolare sulla loro produzione e sulla ricezione di tale produzione rappresentano un tipo di studi sui media. e Lo studio culturale e sociale della scienza e della tecnologia, il lavoro dell’antropologo va a investigare i campi diversi della tecnologia le questioni biomediche o le biotecnologie e i trapianti. e nuovi studi dello sviluppo, ripensare lo sviluppo significa comprendere i movimenti socialie capire i vecchi modelli di sviluppo per come attivarne di nuovi. La ricerca multi-situata e disegnata intorno a: catene, percorsi, filoni, congiunzioni, giustapposizioni di luoghi particolari. L’etnografia multi-situate rappresentano i loro oggetti di studio per mezzo di diverse tecniche o modalità. Le tecniche sono un avere propria costruzione dell'oggetto di studioper mezzo di “movimento” con il fine di seguire un certo fenomeno culturale complesso. Le tecniche sono: -Seguire la gente, rappresenta il modo per partecipare ai riti quotidiani sentire discussioni seguire rotte migratorie, osservarli nella preparazione; -Seguire la cosa, significa seguire la circolazione di un certo tipo di oggetto materiale. -Seguire la metafora, significa seguire i segni, i simboli e le metafore, seguire le forme metaforichee simboliche di discorsi o modi di pensare, un esempio può essere comprendere i modi di dire; -Seguire la trama la storia o l’allegoria, E un tipo di ricerca che segue la cosiddetta ‘memoria sociale“ delle persone delle comunità; -Seguire la vita o biografia, Significa seguire la vita o biografia di una persona raccogliendo storiedi vita, il suo vissuto e narrazioni; -Seguire il conflitto, E un tipo di modalità che si utilizza principalmente perché sono di tipo medicoo questioni giuridiche. La questione, di rilevanza internazionale, della destituzione di resti umani e delle culture che ne fanno richiesta è entrata prepotentemente nel dibattito scientifico italiano dopo l'istanza di riconsegna avanzata dal governo australiano di alcuni resti umani conservati in un museo di Firenze. il primo punto, che emerge dal discorso fatto da G fisici, e che i resti scheletrici sono parte integrante di una “testimonianza culturale“ che ormai, patrimonio del Comune. Il problema, delle indicazioni del documento, è l'intenzione degli antropologi fisici, di portare allora appello su un campo interdisciplinare coinvolgendo anche antropologi culturali e particolari coloro che si occupano delle collezioni etnografiche italiane nei musei. L’idea che vorrebbero far passare è che se si inizia restituire i resti alle culture altre che ne fanno richiesta si effettuerà uno svuotamentodei musei etnografici e antropologici con grave danno per le generazioni future. Ma questa richiesta non ho ancora avuto risposta dalla comunità scientifica. D'altra parte, alcuni antropologi sono dell'avviso che tali resti umani, come degli oggetti rituali, di proprietà delle culture che ne fanno richiesta e che ne possono fare l'uso che ritengono più adatto. La questione della restituzione prevede alcuni aspetti che devono essere collegati ad un rapporto di pacificazione con le popolazioni che ritengano di essere state depredate dal ‘colonialismo bianco“. La proposta di pacificazione potrebbe passare per una restituzione simbolica della collezione. Restrizione simbolica che contempla una modalità che vede coinvolte le comunità che richiedono la riconsegna dei resti scheletrici, le istituzioni museali ed estate poi vengono fatte richieste. Patrimonio comune significa rendere accessibile condiviso un “tessuto che permette l'interazione sociale, che si attiva nelle nuove generazioni con la conoscenza dei tratti culturali altri presentinelle collezioni museali di etnografici. Si sono individuati quattro aspetti che possono essere ricondotti al servizio sociale. Il primo parte dal concetto di conoscenza, in quanto permette l'acquisizione di saperi che possono rendere migliore il lavoro dell'assistente sociale. Il secondo parte dalle considerazioni fatte da Tullio Tentori nell'articolo apparso sulla Rivista del servizio sociale nel 1962; Tentori continua sostenendo che l’aiuto dell’antropologia al servizio sociale comprende anche il superamento di stereotipi culturali, la comprensione dei valori. Il terzo aspetto riguarda, da parte degli assistenti sociali, il cosiddetto aumento delle competenze culturali. Il termine è stato proposto da diversi autori per sottolineare la necessità di accrescere le conoscenze antropologiche relative alle diverse rappresentazioni della persona, del legame sociale e della morte relativa alle società altre. L’ultimo aspetto è l'intervento dell’antropologia, di cui si può parlare quando le conoscenze di questa disciplina vengono utilizzate per “un problema” o rispondere ai bisogni di una comunità. A questo fine si può elaborare e pianificare una strategia d'intervento che s’ispira a un modello concettuale antropologico, a una conoscenza etnografica di una comunità, a un’identificazione degli obiettivi e ad una pianificazione del processo di intervento. L'antropologia, o meglio lo studio dell'uomo e dell'emersione dei fatti sociali e dei simboli che l'uomo assegna agli eventi, dipende da una etica che le fornisce l'apparato epistemologico che gli permette di attivarsi. Attivazione o comprensione che dipende da un'etica consapevole. | sistemi simbolici si muovono in apparati strutturali, una tra tutte le forme religiose, che storicizzate vengono interpretate dagli esseri umani attraverso i simboli e i riti. Cambiando il sistema simbolico si cambi l'idea di uomo, anthropos, e l'interpretazione del suo vivere ed agire si instaura in una diversa tipologia di etica. Etica che vede l'uomo, tout court, al centro della vita come protagonista attento al proprio vissuto ma, anche, attento ai cambiamenti che avvengono in un'ottica multiculturale e comunicativa. Multiculturale nel senso di comprensione dei cambiamenti globali futuri di eventi storici; comunicativa nel senso di capacità di relazione tra gli individui e tra individuie gruppi. La diaspora si riferisce a una popolazione che condivide il proprio patrimonio culturale e i propri tratti culturali in modo comune con altri suoi membri in diverse parti del mondo. La prima fase dell'uso classico del termine principalmente limitato allo studio dell'esperienza ebraica. Escludendo alcuni riferimenti casuali precedenti, il significato classico stato sistematicamente esteso. Retrospettivamente e senza consenso completo, i palestinesi sono stati successivamente aggiuntia questo gruppo. Nella seconda fase, dagli anni 80 in poi, William Safran, sosteneva che la diaspora si potesse spiegare come una “struttura metaforica“, che disegna un qualcosa di metaforico che si rivolge a diversi simboli, riti, visioni del mondo. Un altro punto sollevato il termine ora disegnato per la vasta gamma di popoli diversi che hanno applicato il termine a sé stessi. Nella terza fase, mentre gli anni 90, è stata contrassegnata da una marcata critica sociale ai teorici della seconda fase. | teorici della terza fase sono stati influenzati dalle tinture post-moderne cercando di deostruire di scomporre i due principali elementi costruttivi, la patria e la comunità etnica religiosa. Alla fine del secolo scorso è iniziata l'attuale fase di consolidamento, le critiche sociali sono state viste come un modo per mettere in pericolo e di svuotare la nozione di di aspra e di limitare il suo potere analitico e descrittivo. La fase di consolidamento è contrassegnata da una riaffermazione dell'idea di diaspora, che include i suoi elementi fondamentali, le caratteristiche comuni e tipi ideali. William Safran ha fatto fare un grande passo avanti nello studio e nel concetto di Diaspora teorizzando un elenco delle principali caratteristiche delle diaspore. Il concetto di diaspora può essere applicato quando i membri di una "comunità di minoranze espatriate" condividono diverse delle seguenti caratteristiche: - lorooiloro antenati sono stati dispersi da un "centro" originale a due o più regionistraniere; - mantengono una memoria, una visione o un mito collettivo sulla loro originale patria compresa la sua posizione, storia e risultati; - credono di non essere - e forse non potranno mai essere - pienamente accettati nelle loro società ospitanti e quindi rimangono parzialmente separati; - la loro casa ancestrale è idealizzata e si ritiene che, quando le condizioni saranno favorevoli o loro o i loro discendenti (le generazioni successive alla migrazione o alla diaspora ndr) dovrebbero tornare; - credonoche tutti i membri della diaspora dovrebbero impegnarsi al mantenimento o al ripristino della patria originale e della sua sicurezza e prosperità; - continuano in vari modi a relazionarsi con quella patria e la loro coscienza etno-sociale e la solidarietà è un modo importante e ben definito dall'esistenza di tale relazione. Robin Cohen ho delineato cinque tipi di diaspora moderna: - Vittime di Diaspora: Ebrei, africani, armeni. Molto si è discusso sull’includere anche irlandesi e palestinesi. Molti gruppi di rifugiati contemporanei sono vittime della diaspora, ma deve passare del tempo per vedere se tornano nelle loro terre d'origine o si assimilano nelle terre ospitanti, si creolizzano 0 si mobilitano come diasporici. - Diaspora Lavorativa: Indiani con contratto di lavoro. C'è un dibattito anche su: cinese e giapponese; Turchi, italiani, nordafricani. Molti altri potrebbero essere inclusi. Un'altra espressione sinonimo è "diaspora proletaria". - Diaspora dovuta all'imperialismo o alla conquista coloniale: russi, potenze coloniali diverse dalla Gran Bretagna. Altre espressioni sinonimi sono "colono" o diaspore "coloniali". - . Diaspora per Commercio: Libanese, cinese e si discute anche di: veneziani, indiani uomini Quello che dicevano e sostenevano i vecchi manuale di psichiatria sul Nordafricano erano forme di colonialismo medico. Te le volte questa sindrome era considerata come forma di pigrizia, un modo per non lavorare e cercare di sottrarsi a quelli che sono pesanti. Il dolore vedendo l’africano è giudicato in consistente sostiene fa quello che dicevano e sostenevano i vecchi manuale di psichiatria sul nord africano erano forme di colonialismo Hijo. Te le volte questa sindrome era considerata come forma di pigrizia, un modo per non lavorare e cercare di sottrarsi a quelli che sono pesanti. Il dolore vedendo l'africano è giudicato inconsistente sostiene Fanon. E ancora tutte le sue azioni saranno giudicate a partire dagli a priori ovvero che è nordafricano è che finge. Un'altra forma di palese razzismo nel dare del tuo amato in classe con lei che si utilizza per le persone accidentali e europee. Fanon sostiene che Sì si continua a non considerare le variabili culturali, religiose, geografiche, linguistica, di genere sessuale e dei nostri pazienti, noi vogliamo come psichiatri come scienziati ma soprattutto come uomini. A questo punto saremo noi a creare una terapia ad hoc. Vent'anni dopo la morte di Fanon sarà la base del pensiero di Franco Basaglia ovvero cercare di umanizzare la terapia e di dare dignità ai pazienti. Dobbiamo considerare anche qual è la sua idea di terapia e quali siano le difficoltà metodologiche. A questo punto il servizio per persone che hanno bisogno di un supporto psichiatrico ma soprattutto del supporto psichiatrico di tipo etnico, deve essere pensato e lavorato in modalità assolutamente personali e identificative del gruppo etnico di appartenenza. Fanon sottolinea come la psicoterapia di gruppo si riveli difficile per imusulmani, oppure quando i successi rapidi si trasformano i miei successi nella terapia psichiatrica. Questi sono dati anche e soprattutto da personale infermieristico o medico non formato delle questioni etniche. Sostiene che è necessario un atteggiamento rivoluzionario perché bisogna superare i pregiudizi occidentali e comprendere in profondità la cultura del paziente. A questo punto l’idea di un day-hospital è ottimale. Alcune malattie o dissociazioni sono frutto dello shock culturale dello scontro con la cultura bianca occidentale e a questo punto bisogna sviluppare un tipo di terapia che rimette insieme la tradizione e la modernità. Un musulmano nordafricano non riconosce la giustizia occidentaleperché riconoscerla significherebbe approcciare un tipo di cultura non sua a questo punto la divisione tra gruppi e totali. Anche idea della lingua il significato che è una lingua è una cultura importante, sostiene che l'imposizione coloniale di una lingua, è una forma di colonialismo. Lo sviluppo del pensiero pedagogico di Paul Freire è stato influenzato da diverse questioni storiche, sociali, culturali e biografiche. Una parte fondamentale del pensiero di Freire e il suo profondo rapporto con il cristianesimo; l'essere umano non può essere neutrale e la sua neutralità significa già prendere una posizione, questa neutralità viene messa in discussione da Freire e da quella che viene chiamata la teologia della liberazione. Proprio ne Il pedagogo degli oppressi, l’autore ha un fondamentale rapporto con il cristianesimo e quindi con l’amore universale e questioni che accomuna l’individui. L’appartenenza di fatto ha un pensiero critico che hanno come esempio principale è quella della the scolarizzazione o autogestione, e propongono quindi forme di educazione sperimentale, completamente diverso orientamento dogmatico della pedagogia brasiliana degli anni 40°-60°. L'opera a metà luce degli anni 70 nel momento di cambiamento del pensiero mondiale dovuto a diversi fattori culturali, sociali ed economici. In tutta l’America latina si sviluppò un tipo di pensiero chiamato teologia della liberazione, pensiero che viene osteggiata dalla Santa sede e principalmente da Papa Giovanni Paolo Il che nega la possibilità di accumulare Cristo come rivoluzionario e al cardinale Joseph Ratzinger che ritiene incompatibile la teoria marxista e la teologia della liberazione come dottrina sociale della Chiesa. Nella realtà il Sudamerica vive una condizione di povertà e subalternità politica a regimi militari o a democraziedi cartone che non permettono quello chepossiamo definire il centro dell'unità. La rivendicazione della democrazia fondamentale per trasformare il sistema. La teologia della liberazione prende in considerazione la salvezza dell'essere umano dal punto di vista cristiano e della sua dignità attraverso la rivendicazione della democrazia. La democrazia è fondamentale per la trasformazione di un sistema sociale ed economico e per l'eliminazione della povertà, dell’ingiustizia, per accedere ai servizi essenziali e soprattutto per l’istruzione.a questo punto la teologia della liberazione pensa la salvezza dell’uomo ma soprattutto a considerare la povertà non come peccato sociale a tutte le tatore come contraddizioni del disegno divino. Gli oppressi sono dunque oppressi dagli uomini e solo gli uomini si possono liberare da questo giogo. Questa è anche per Freire una rivoluzione sociale che deve essere improntata principalmente sull'amore per il prossimo e quindi alla carità, solidarietà, creazione di reti di relazioni per la trasformazione dell’individuo e per indirizzarlo verso una vita migliore. Per i teologi della liberazione il motore di cambiamento della vita sociale culturale ed economica del paese e l’uomo solidale e creativo; c'è bisogno di un'educazione diffusa perché ognuno possa sviluppare la creatività a vantaggio di se stesso e per tutto il Brasile, tutto questo non sarà permesso dal golpe militare del 1974 che porterà anche Paolo Freire a fuggire prima in Ecuador e poi in Cile. Sia per il pedagogista brasiliano che per i teologi della liberazione la cittadinanza parte dalla fertilizzazione e quindi dall'educazione diffusa che diventa una pratica di libertà. Possiamo quindi parlare di un'educazione per la libertà. Questo permette un risveglio spirituale razionale dell'essere umano, il pedagogista sostiene che la “coscientizzazione“ degli oppressi e quindi la loro formazione come soggetti, protagonisti consapevoli, porta l'educazione personale ad una forma superiore di coscienza democratica e a far morire quella persona come persone a farlo nascere come uomo libero. Questo pensiero politico ha delle forme differenti di influenza in tutto il Sudamerica, mutato dalla teologia della liberazione del pensiero socialista presente nel continente. Paulo Freire è senza dubbio una figura di spicco nel pensiero pedagogico, non sololatino-americano ma mondiale. Il brasiliano è l'espressione e il modello di un educatore impegnato nei confronti dei poveri. La sua eredità accademica di pedagogia critica ha influenzato numerose organizzazioni sociali in tutto il mondo. La sua vita e il suo lavoro lo rendono un leader nella lotta per la liberazione degli umili, dei settori emarginati della popolazione che sono culturalmente messi a tacere in molte parti del mondo. Influiscono molto nella sua determinazione a combattere la fame le sue esperienze personali durante le prime fasi della sua vita. Inizialmente esercita la suaprofessione nei sindacati, in particolare nell’ambito del diritto del lavoro. Successivamente, viene assunto come tecnico dai Servizi sociali dell'industria, dove si relaziona con i giovani attivisti cattolici e divulga le sue prime originali esperienze pedagogiche, nonché matura la sua posizione sull'istruzione primaria obbligatoria nel nord-est del paese. Il suo lavoro come coordinatore del progetto di educazione degli adulti a Recife lo ha portato allo sviluppo di progetti di alfabetizzazione critica e alla riconcettualizzazione delle basi della pedagogia. Una componente centrale di questi progetti erano i circoli culturali che Freire considerava una “nuova istituzione di cultura popolare”. Questi circoli stabiliscono una forma radicale di pedagogia che nega le forme passive caratteristiche della scuola tradizionale. Gli studenti diventano partecipanti al gruppo e, in quel ruolo, prendono parte alla generazione di contenuti di studio. La metodologia di Freire è determinata dalla relazione dialettica tra epistemologia, teoria e tecniche. Si basa sul fatto che la pratica sociale è la base della conoscenza, anche dalla pratica sociale si costituisce la metodologia, un'unità dialettica che consente di ritornare alla stessa pratica e trasformarla. La metodologia è determinata dal contesto di lotta in cui si trova la pratica educativa specifica. Il quadro di riferimento è definito dallo storico e non può essere rigido o universale, ma devenecessariamente essere costruito dagli uomini, come soggetti cognitivi, in grado di trasformare la realtà. L’uso del dialogo come metodo che consente la comunicazione tra gli studenti, e tra loro e l’educatore, è identificato come una relazione allo stesso livello orizzontale, al contrario dell’anti- dialogo come metodo di insegnamento tradizionale. L'idea di educazione di come la pedagogia sia sviluppata in Brasile nel tempo dell’epoca colonialeè una questione importante che va sviluppata attraverso il concetto di colonialismo e naturalmente di periodo coloniale e di quale tipo di collocazione in Brasile viene sviluppato nel tempo. Nell’epoca coloniale l'educazione era completamente nelle mani dei gesuiti, nelle varie missioni organizzavano e basavano il loro insegnamento sulla ferrea disciplina, sull'evangelizzazione degli indios, e sulla protezione Dallo schiavismo europeo. Posizione che porterà in seguito alla caccia dei gesuiti dal Sudamerica e alla soppressione della compagnia di Gesù. A metà del 500 la conquista dell’America si sviluppa con l’interesse della corona unito di Portogallo e Spagna. Il ruolo di primo piano che i gesuiti hanno sulla formazione degli uomini e delle donne è sviluppata da persone diverse missioni. L'arrivo di padre Manuel de Nobrega diede avvio alla formazione discuole elementari, secondarie e diversi seminari. Sarà il marchese di Pombal che determinerà la cacciata dell'ordine dal Brasile e svilupperà una forma di interesse statale sull'educazione dei cittadini della colonia. Naturalmente e ci sarà l'Elite e cittadini normali quali indios e schiavi. Tale diverse bolle e encicliche papali gli indios erano considerati come bambini ovvero essere il cristianesimo; le missioni infatti erano luoghi dove gli indios potevano vivere quindi si decise di costruire missioni lontane dalla città. La moneta sociale data dall’istruzione era però ad appannaggio dei soli coloni bianchi e non alfabetismo era una condizione molto diffusa. Erano principalmente le donne e i mulatti ad essere esclusi. Nel 1759 i gesuiti vengono cacciati da tutte le colonie portoghesi. L'educazione passa allo Stato. Il portoghese viene inserito come lingua ufficiale dell'educazione. | vari passaggi da corona unita fra Spagna e Portogallo, poi solo portoghese per poi, passare a un tipo di impero e alla fine la liberazione del Brasile 1889 con l'istallazione della Repubblica, rappresenta un modo adeguato per rappresentare i problemi dell'educazione deicittadini brasiliani nel tempo. La pedagogia degli oppressi, il testo fra i più importanti di Paolo Freire è un’opera piuttosto eterogenea e complessa ed esce nel 1970. Quello che l’autore vuole sviluppare nel suo metodo pedagogico è la “coscientizzazione” dell'individuo che ha come scopo finale la presa di coscienza per coinvolgere il soggetto in un’azione che lo trasformerà. E una pedagogia politica perché il soggetto è portato a sviluppare una coscienza non soltanto sociale ma anche sulla questione della Polis. Quello che si vuole sviluppare nel soggetto è una forma di curiosità, che significa fare domande e soprattutto continuare a rimanere curioso per tutta la durata della sua vita. Freire considera la curiosità come un momento altamente pedagogico e un sentimento che permette a quella persona di sviluppare emozioni che lo porteranno a razionalizzare quella che è la sua presa di coscienza. L'educazione è così concepita come una forma di umanizzazione e soprattutto una forma dialogica ovvero improntata sul dialogo. | punti fondamentali dell'educazione dialogica sono appunto la curiosità, il confronto fra quello che è il mondo reale e il mondo delle letture delle idee delle persone, lo sviluppo di un criterio di verità improntato alla solidarietà. La solidarietà permette l'inclusione sempre dell'altro Quindi la pedagogia degli oppressi e anche una pedagogia che esprime un mezzo di rifiuto di quella che è la forma pedagogica brasiliana dell’epoca che Paolo Freire chiama educazione bancaria. Lui utilizza la metafora della banca e del conto in banca, per indicare come la pedagogia brasiliana sia in realtà, all'epoca del pedagogista, una forma burocratizzata di operazioni di deposito di informazioni, come un deposito bancario e dove l'allievo non fa altro che avere un tipo di educazione strutturata in senso gerarchico e unidirezionale. Nonc'è confronto in questo tipo di pedagogia, non c'è dialogo in questo tipo di pedagogia, e si reificanoi meccanismi della società ovvero una società antidemocratica. A questo punto la riforma pedagogica con il metodo di Freire permette una presa di coscienza dell'individuo adulto “produttore di cultura”. Quindi la pedagogia degli oppressi e anche a pedagogia che esprime un mezzo di rifiuto di quella che è la forma pedagogica brasiliana del libro che Paulo Freire chiama educazione bancaria. Lui utilizza la metafora della banca per indicare come la pedagogia brasiliana sia in realtà una forma di burocrazia di operazioni di deposito di informazioni, dove l'allievo non fa altro che avere un tipo di educazione è strutturato in senso gerarchico e unidirezionale. Non c’è confronto in questo tipo di pedagogia, non c'è dialogo e si reificano i meccanismi della società. A questo punto la riforma pedagogica con il metodo 06. Quali sono i malintesi dell'etnopsichiatria secondo Roberto Benedice Successivamente, si accumulano ricerche, pregne di giudizi razziali, volte a creare l'uomomussulmano: Porot nella sua Scuola di Algeri descrive questa popolazione come primitiva, abraccetto con Vaughan che parla della loro psicologia come lacunosa, in difetto (0 in eccesso) masempre e comunque psicopatologia. Infine, Carothers mescola riferimenti di anatomo-patologiacon considerazioni linguistiche e info antropologiche sulla cultura africana (embrione crea cutediversa, allora anche corteccia cerebrale è diversa). Nasce quindi etnopsichiatria che inferiorizza lacultura dei colonizzati per due scopi: dare una buona ragione per esercitare il dominio coloniale epermettere di interpretare insubordinazione in termini psicologi o antropologici. Fanon condannaquesta etnopsichiatria, accusando la psichiatria di razzismo scientifico e di complicità nel progetto coloniale. Contemporaneamente e all'opposto, nascono anche dei diversi tipi di etnopsichiatria che considerano il ruolo fondamentale delle variabili sociali e culturali nelle strategie diagnostiche o terapeutiche. Field documentò la presenza di depressione (precedentemente consideratacondizione impossibile per le popolazioni africane) e Nathan si focalizzò sulla “ragione etnica” dellacura suggerendo che il mondo culturale da cui proviene il paziente è l'unico dove troverebbe risposta efficace. Quindi anche in questo caso la nozione di cultura veniva intrappolata dalcontesto coloniale. Subentra quindi la necessità di affiancare alle osservazioni cliniche metodi piùrigorosi. Concludendo, non è possibile in psichiatria mettere da parte il contesto geografico, culturale, storico e sociale e l'antropologia deve proporre un disegno dinamico delle trasformazioniintrodotte dalla colonizzazione: una nuova forma di etnopsichiatria, dinamica e critica, con uncomplesso orizzonte di variabili. Fanon vuole considerare TUTTI i profili dell'assistenzapsichiatrica, vuole sforzarsi di interrogare i diversi ambiti della cura (anche istituzionali), i vincolieconomici e sociali, il tutto senza scordare di guardare in modo nuovo le medicine popolari eintegrare le rappresentazioni della follia delle culture stesse. L'etnopsichiatria è un ramo critico della psichiatria che si occupa di studiare e di classificare i disturbi e le sindromi psichiatriche tenendo conto sia dello specifico contesto culturale in cui si manifestano, sia del gruppo etnico di provenienza o di appartenenza del paziente. In particolare, essa è la disciplina che mette in risalto la specificità di certi disturbi strettamente collegati all'ambiente culturale di insorgenza e non riducibili a categorie psichiatriche universalmente riconosciute o condivise. Tale approccio scientifico è considerabile una forma di etnoscienza nel momento in cui tenta di comprendere il punto di vista emico delle popolazioni rispetto alle condizioni psichiatriche prese in esame. Lo psichiatra Frantz Fanon, nel 1952 scrisse un saggio sulla alienazione del colonizzato, descritta, per la prima volta, da un ambito interno. Notiamo che queste due figure sono vissute in due paesi del cosiddetto Terzo Mondo e ambedue rapidamente svilupparono una teoria della liberazione dall'’oppressione, Freire in campo educativo, Fanon in campo psicologico. Per Freire la libertà consisteva nella conoscenza e l'istruzione mentre per Fanon ci incentrava tutto sull’uguaglianza e la non discriminazione. Notiamo che queste due figure sono vissute in due paesi del cosiddetto Terzo Mondo e ambedue rapidamente svilupparono una teoria della liberazione dall'’oppressione, Freire in campo educativo, Fanon in campo psicologico. Ambedue saranno militanti impegnati e schierati con i diseredati, i poveri, gli oppressi, cioè con i «dannati della terra». Pure nelle differenze di percorsi vi sono diversi punti di contatto; Freire studia filosofia e pratica la pedagogia critica nel suo paese, il Brasile, poi in molti paesi dell’America latina, mentre Fanon studia medicina, arriva alla psichiatria mediata dalla riflessione filosofica e dall'impegno politico, facendolo nel contesto coloniale dell’Algeria ancora occupata dai francesi. Ambedue si concentrano sui meccanismi dell'oppressione e sull’alienazione degli oppressi dipendenti in modo ambiguo e contraddittorio dai loro oppressori. Freire nelladialettica educativa tra educatore e educando e Fanon nella dialettica tra medico e paziente vedono il nocciolo del processo di alienazione; che sia nella relazione educativa o nella relazione terapeutica quello che tentano di evidenziare è proprio il meccanismo della dominazione, solo possibile se in qualche modo l'oppresso finisce per identificarsi con chi lo disumanizza, e anche la possibile emancipazione dalla struttura di dominio. Riprendendo quasi testualmente le analisi di Fanon, il pedagogista brasiliano parla della dualità esistenziale degli oppressi che accolgonodentro di loro l'oppressore e che, in questo modo, sono insieme sé stessi e un altro. Frantz Fanon studiando la sofferenza psichica sottolinea come la relazione trasformata in rapporto di dominio diventa il fattore preponderante della costruzione del complesso d’inferiorità e della dipendenza anche emozionale dell’oppresso dall’oppressore, del malato dallo psichiatra. L’analisi che fa Franz Fanon a riguardo è una critica riguardo. Viene detto che l'individuo malato non sembra sempre che approfitti della sua condizione di malato, per liberarsi da responsabilità di comportamento e altro. Viene poi interpellata la madre del malato che nonostante la condizione del figlio non gli attribuisce compe e nonostante tutto rimane dalla sua parte. Viene poi definito che il malato mentale non è responsabile delle sue azioni in quanto il gene della follia lo ha intaccato. Viene poi nominata la “malattia-genio”, in questo caso si tratta di una malattia acciedentale, puù o meno duratura; al momento della guarigione il soggetto riprenderà il suo posto nella società. Si conclude col fatto che nel Magreb esiste una così definita “assistenza psichiatrica” che però cura in modo parziale il soggetto, senza una “resa” soddisfacente, dall'altro lato l'uomo viene trattato come tale, e non come malato; c'è il rispetto del folle in quanto uomo. In aleune regioni questa condizione viene vista come intervento divino e che la famiglia cerca di struttare a suo guadagno. Un altro aspetto importante di quella che è la questione dialogica nel lavoro di Fanon è quella in relazione a un tipo di test per immagini, il TAT, che sulle donne musulmane, a Blida per la precisione, non dava gli stessi risultati che dava con le donne occidentali. Quello che emerge nel lavoro intellettuale sul tipo di test psichiatrico è che il solo utilizzo del lavoro quantitativo psichiatrico non ha valore se non supportato da questioni antropologiche e fenomenologiche. Il metodo del test non funziona con i pazienti musulmani e principalmente con le donne musulmane perché la vita immaginaria non può essere isolata da quella reale. Quindi nel dialogo tra psichiatrae paziente le figure che vengono mostrate nel test devono essere coerenti con la vita sociale e quotidiana delle donne. L’accusa che si fa alle donne musulmane di non avere fantasia e assolutamente falsa nella misura in cui esse non possono immaginare i tratti culturali che loro non conoscono. Se il test è tarato per donne occidentali le immagini che vengono visualizzate sono riconosciute culturalmente dalle donne occidentali ma non dalle donne musulmane che sottol’aspetto religioso hanno anche le questioni e le esigenze molto precise della prospettiva di significato date dal Corano. Ancora la vita immaginaria non può essere isolata da quella reale, dal mondo concreto. Il mondo oggettivo può nutrire contestualmente e permettere di legittimare e fondare l'immaginario. In questo senso l'immaginazione e l'immaginario sono possibili solo nella misura in cui il reale ci appartiene e quindi nelle figure che non appartengono al nostro mondo culturale queste rimangono aliene e non possono essere rappresentate nella narrazione, neldialogo. A questo punto Fanon sottolinea che il modo culturalmente competente di lavorare con le persone di altre culture deve essere sviluppato attraverso una conoscenza di quella cultura e di conseguenza con parole, simbolo e significati propri a quella cultura e immediatamente riconoscibile. Riguardo alla sindrome sono esposte delle tesi poi spiegate nel dettaglio: e Tesil:che il comportamento del nordafricano provoca spesso nel personale un atteggiamento di diffidenza verso la realtà della sua malattia; e Tesi Il: che l'atteggiamento del personale medico è spesso aprioristico. Il nordafricano nonsi presenta con un contenuto comune alla propria razza, ma su un contenuto costruito dall’europeo. In altri termini il nordafricano, sin dalla prima comparsa, entra spontaneamente in un quadro preesistente. e Tesilll: chela volontà migliori, le intenzioni più pure, devono essere chiarite. — Della necessità di effettuare una diagnosi situazionale Lo psichiatra Porot in esame è quella che la malattia mentale degli uomini musulmani dando indicazione profondi su quello che è una concezione razzistica che è ancora presente negli anni 30 e 40 dello scorso secolo. Sostiene che la questione della malattia mentale musulmana è sviluppata da un concetto di immaturità dell'individuo formate da un tipo di primitivismo psichiatrico che è una condizione sociale giunta perché l'individuo non riesce ad evolversi. La critica che Fanon fa a questo punto di vista è prima di tutto sulla radice scientifica di tale pensiero e sulla concezione di pigrizia mentale che riporta il pensiero psichiatrico scientifico a forma di razzismo biologico in angue all’inizio del secolo. Un altro aspetto importante di quella èla questione dialogica nel lavoro di Fanon è quella in relazione a un tipo di test per immagini sulle donne musulmane, non dava gli stessi risultati che dava con le donne occidentali. Quello che emerge nel lavoro intellettuale sul tipo di test psichiatrico e che il sorriso del lavoro quantitativo psichiatrico non ha valore se non supportato da questioni antropologiche e fenomenologiche. Il metodo del test non funziona con pazienti musulmani e donne musulmane. Quindi nel dialogo tra psichiatra e paziente le figure che vengono mostrate nel testo devono essere coerenti con la vita sociale e quotidiana delle donne. Se il test è tarato per danni accidentali le immagini che venga visualizzati e sono riconosciute culturalmente dalle donne occidentali che sotto. L'aspetto religioso hanno anche le questioni di esigenze molto precise. Ancora la vita immaginaria non può essere isolata da quella reale, del mondo concreto. L’immaginazione l'immaginario sono possibile solo nella misura in cui il reale ci appartiene quindi nelle figure che non appartengono al nostro mondo culturale queste rimangono aliene e non possono essere presentate nella narrazione. Quindi la pedagogia degli oppressi e anche a pedagogia che esprime un mezzo di rifiuto di quella che è la forma pedagogica brasiliana del libro che Paulo Freire chiama educazione bancaria. Lui utilizza la metafora della banca per indicare come la pedagogia brasiliana sia in realtà una forma di burocrazia di operazioni di deposito di informazioni, dove l'allievo non fa altro che avere un tipo di educazione è strutturato in senso gerarchico e unidirezionale. Non c'è confronto in questo tipo di pedagogia, non c'è dialogo e si reificano i meccanismi della società. A questo punto la riforma pedagogica con il metodo Freire permette una presa di coscienza dell'individuo adulto “produttoredi cultura“. Un altro punto fondamentale è la convinzione che i saperi tradizionali chiamati anche superstizione, sono partito cattivo e il bagaglio culturale di una persona e sono soprattutto è fonte di dialogo tra maestri. L'educazione è qualcosa che deve essere fatta con le persone e non sulle persone. In definitiva il pedagogista brasiliano mette in discussione quello che è l’autoritarismo e la educazione tradizionale, inserisce la possibilità di insegnare alle persone a fare domande, modalità per rendere dinamica la relazione tra docente e discendente. Per Freire, infine la sua pedagogia è un atto politico.