Scarica PARAFASI DUELLO ETTORE E AIACE DA VV 206 -254 e più Versioni in PDF di Italiano solo su Docsity! PARAFASI ETTORE E AIACE DA VV 206 -254 206 -210 Così dicevano e Aiace si armava di bronzo splendente. E dopo che ebbe indossato l’intera armatura si mosse allora, così come avanza Ares possente nell’andare alla guerra in mezzo agli uomini, quando il Cronide li spinge insieme a combattere nel furore di uno scontro. 211-215 Così balzò avanti il poderoso Aiace, baluardo degli Achei, con un sorriso sul volto sicuro; camminava a gran passi, in basso con i piedi e misurando la lancia dalla lunga ombra. Allora gli Argivi lo guardavano e gioivano, mentre i Troiani vennero invasi tutti da un forte tremore. 216-223 Anche ad Ettore batteva il cuore in petto: ma ormai non poteva più avere paura né tornare indietro in mezzo ai suoi: era stato lui a sfidare a duello. Aiace gli andò vicino, portando uno scudo simile a una torre: uno scudo bronzeo, con sette strati di pelle di bue, fatto da Tichio, il migliore dei tagliatori di cuoio, che aveva la sua casa in Ile; aveva fabbricato questo scudo prezioso con sette pelli di robusti tori: vi stese sopra del bronzo ed era l’ottavo strato. Davanti al petto lo portava Aiace Telamonio. 224-232 Davanti al petto lo portava Aiace Telamonio si fermò vicino a Ettore e parlò minaccioso: “Ettore, ora vedrai da te stesso che guerrieri valorosi ci sono tra i Danai, oltre ad Achille massacratore, cuor di leone. Ora lui se ne sta presso le navi concave, in collera con Agamennone pastore di popoli. Ma siamo in molti qui, capaci di misurarci con te. Su, cominciamo la lotta e la battaglia!”. 233-243 E a lui allora rispose il robusto Ettore dall’elmo ondeggiante: “Aiace Telamonio, discendente di Zeus, signore di popoli, non cercare di intimidirmi come un ragazzetto debole o una donnicciola, che non s’intende di imprese di guerra. Io, credimi, conosco bene le battaglie e le stragi. So muovere (ora a destra, ora a sinistra) la pelledi bue, che mi consente di combattere con lo scudo; so irrompere con il carro in mezzo alla furia dei cavalli veloci; so anche, nella lotta a piede fermo, fare la danza di Ares feroce. Ma non intendo colpirti a tradimento, valoroso come sei, ma a viso aperto, se ci riesco”. 244- 254 Così disse e, palleggiando l’asta dalla lunga ombra, la scagliò: colpì Aiace nel tremendo scudo dalle sette pelli di bue sulla copertura di bronzo (che era l’ottavo strato). La punta della lancia penetrò il bronzo tagliente e sei strati di cuoio, ma al settimo si arrestò. Subito dopo fu il divino Aiace a scagliare la sua arma dalla lunga ombra e colpì il figlio di Priamo sullo scudo rotondo, ben bilanciato. La lancia pesante trapassò lo scudo luccicante e si conficcò nella corazza ben cesellata; trapassando il fianco, la lancia lacerò la tunica. Ma Ettore si scansava, e riuscì a schivare il nero destino.