Scarica parafrasi Adone di Marino e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! CANTO 1 – PARAFRASI 1 Io ti chiamo, santa madre di Amore, figlia di Giove, per la quale la più dolce e calma sfera si gira e si muove, bella dea d’Amantuta e di Citera; chiamo te, la cui stella, dalla quale proviene ogni grazia, è annunciatrice della notte e del giorno; chiamo te, il cui chiaro e ispiratore raggio rischiara il cielo e fa innamorare. 2 Solo tu puoi far godere gli altri, sulla terra, di uno stato d’ozio pacifico e sereno. Giano, calmato, ha chiuso per te il tempio, la Rabbia, addolcita, frena la sua ira; dato che Marte spesso è solito stare nel tuo seno e combatte con gioia le armi felici e dilettevoli, e il letto viene chiuso. 3 Tu raccontami i casi fortunati e la gloria alta del tuo amato giovinetto; come visse prima, quale destino lo uccise e tinse l’erba del suo sangue. Insegnami a raccontare i dolori dolcemente acerbi del tuo cuore ferito, le dolci lamentele e il dolce pianto; e tu inculcami il canto dei tuoi cigni. 4 Ma mentre io tento, dea benigna, di costruire un racconto che superi gli anni, iniziando a dire dell’ardore che ti accese gli affanni prima così grati e poi così gravi, Amore, con dolcezze pari quasi alle offese mi alzi leggero a tanta altezza e con la sua fiamma, se ne sono degno, infiammi il cuore, illumini l’ingegno. 5 E te, o Luigi, che superi in bellezza e di splendore lo stesso Adone e, seguendo nonostante la giovane età, le tracce del defunto padre, quasi lo raggiungi, per il quale Vulcano si affatica nella sua fucina, al quale Parigi deve cogliere palme e scolpire statue, rivolgo a preghiera affinché mi ascolti e intrecci il mio alloro con il tuo giglio. 6 Se io mi spingo a raggiungere la tua grandezza con la penna, che da sola non ce la fa, lo faccio affinché mi dia il soffio necessario e le ali per completare la gran opera. Senza tali aiuti, il fragile intelletto, che non pareggi l’altezza dei tuoi onori, ha paura della così abbagliante luce del sole che scioglie l’audace e temeraria cera. 7 Ma quando quel coraggio che ora anticipa gli anni, facendo vibrare al vento lo stendardo paterno per combattere la superbia e la forza del crudele sultano che regna l’Asia, vinta col tuo valore la vanità degli altri sovrani prima che la maturità sia raggiunta, allora, tu con la spada al fianco e io con la cetra al collo, l’uno sarà Marte e l’altro Apollo. 8 Così Minerva, alla quale era caro l’alloro, come la Parca che fila e spezza il filo della gloria dei poeti, possa filare la vita alle mie fatiche con il filo di diamante e fuso d’oro, e conceda con la fama a questo mio modesto lavoro di vivere tra le opere più note come renderò possibile che, col rumore delle armi, si ascoltino anche le mie poesie con i tuoi metalli. 9 La donna che ha preso il nome dal mare dove nacque Venere che descrivo nelle pagine, quella che simile a lei partorì un nuovo Cupido da un nuovo Marte, quella che ha un volto tanto deciso quanto colui che fu forte e coraggioso, forse mi ascolterà né si sdegnerà che uno scrittore lascivo racconti fatti amorosi. 10 Il Parnaso spesso nasconde e non rivela ai semplici lettori i misteri, ma sotto mentite spoglie nasconde la verità come nel rozzo Sileno si nascondevano le statue della divinità. Perciò dal velo che io sto tessendo con morbidi, falsi e vani versi, tragga il lettore tale reale interpretazione: il piacere smodato può trasformarsi in dolore. CANTO 3 - PARAFRASI 154 155 156 Rosa, sorriso di Amore (Amor – sta per Dio dell’amore), creatura (fattura) del Cielo[1], rosa divenuta rossa (vermiglia – in origine era bianca) per il mio sangue, decoro (pregio) del mondo e ornamento (fregio) della natura, vergine figlia della terra e del sole, delizia e preoccupazione di ogni ninfa e [di ogni] pastore, orgoglio della famiglia profumata [dei fiori], tu detieni il primato della bellezza (tu tien d'ogni beltà le palme prime –metafora allude al ramo di palma che nel mondo antico veniva assegnato al vincitore), signora (donna – dal latino domina) eccelsa tra i fiori comuni (sopra il vulgo de' fior = regina dei fiori – espressione di origine classica). 157 Siedi sullo stelo (sponda) dove sei nata (nativa) come una superba (altera) imperatrice su di un bel trono. Un vorticare (Turba) di brezze dolci (vezzosa) e piacevoli (lusinghiera) ti fanno la corte e ti accarezzano e una schiera armata di guardie pungenti (guardie pungenti armata schiera= spine – metafora - perifrasi militare per indicare le spine che difendono la rosa) ti difende e ti circonda da ogni parte. E tu porti una corona d’oro (d'or la corona = gli stami) e il manto porporino (ostro il manto = i petali), orgogliosa (fastosa) della tua regalità (regio vanto). 158 Rosso dei giardini, ornamento (pompa) dei prati, germoglio (gemma) di primavera, luce di aprile (occhio d'aprile – intende la parte più splendente di aprile così come l’occhio è la parte più luminosa del viso), di te le Grazie e gli Amoretti alati fanno ghirlande per i capelli (chioma), gioielli (monile) per il seno. Tu, quando un’ape gentile (leggiadra) o un venticello (zeffiro) leggero tornano a [suggere da te] gli alimenti consueti (alimenti usati = nettare), offri loro da bere gocce (licori) di rugiada (rugiadosi) e di nettare (cristallini) in un calice rosso (tazza di rubini = calice rosso come il rubino). 159 Non si inorgoglisca (superbisca) il sole ambizioso di trionfare fra le stelle minori, perché tu mostri (scopri) le tue grazie (pompe) superbe e belle anche (ancor) fra i ligustri e le viole. Con le tue bellezze incomparabili (uniche e sole) tu sei lo splendore di questi luoghi terreni (di queste piagge), il sole (egli) [lo è] di quelli [del cielo], egli nella sua orbita (cerchio suo) è la rosa del cielo, tu, sul tuo stelo, [sei] il sole della terra (metafora). 160 E giustamente (ben) i vostri desideri (voglie) saranno similari (conformi), tu sarai amante del sole, e il sole [lo] sarà (fia) di te. egli (ei), al suo sorgere (nel suo levante), vestirà l’aurora del colore (insegne) dei tuoi petali (spoglie). Tu distenderai (spiegherai) nei [tuoi] petali (crini) e nelle [tue] foglie la sua veste (livrea) dorata e luminosa (fiammeggiante); e per somigliargli (ritrarlo) e imitarlo completamente (a pieno), porterai sempre un piccolo sole (picciol sole = il pistillo) dentro di te (in seno).