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PARAFRASI COMPLETA DEL CANZONIERE DI PETRARCA, Dispense di Letteratura Italiana

Scarica appunti di italiano e la parafrasi accurata, revisionata e completa di tutti i 366 componimenti del "Canzoniere" di Petrarca.

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 07/11/2019

giuliabernuzzi11
giuliabernuzzi11 🇮🇹

4.8

(107)

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Scarica PARAFRASI COMPLETA DEL CANZONIERE DI PETRARCA e più Dispense in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! PARAFRASI CANZONIERE Componimento 1: presso di voi che ascoltate in poesie staccate tra loro il suono di quei sospiri d’amore di cui nutrivo il mio animo, al tempo del mio primo traviamento giovanile, quando in parte ero un uomo diverso da quello che sono adesso: dei diversi stili con i quali io piango e mi esprimo fra le inutili speranze e l’inutile dolore, se c’è qualcuno che sappia per esperienza che cos’è l’amore, spero di trovare presso di lui compassione e perdono. Ma ora mi accorgo chiaramente di come per molto tempo sono stato oggetto di discorso per tutto il popolo per la qual cosa spesso mi vergogno di me stesso con me stesso; e la vergogna è il frutto del mio vaneggiare ed il pentimento ed il sapere con certezza che tutto ciò che riguarda la vita terrena è di breve durata. Componimento 2: per operare una sua elegante vendetta e punire in una sola volta mille offese, amore riprese l’arco di nascosto come colui che attende luogo e tempo per nuocere. Il mio coraggio era concentrato intorno al cuore per difendersi lì e negli occhi allorché discese il colpo mortale laggiù dove ogni freccia era solita spuntarsi. Perciò, sconvolta al primo assalto, non ebbe né il tempo né la forza necessari per prendere le armi al bisogno, né per ritirarmi con accortezza in quella rocca alta e dura da raggiungere per difendermi dal tormento dal quale oggi vorrebbe ma non può difendermi. Componimento 3: era il giorno in cui i raggi del sole si scoloriscono per il dolore del suo creatore quando io fui preso da amore e non pensai a difendermi perché i vostri begli occhi, oh mia signora, mi conquistarono. Non mi sembrava il momento di proteggermi contro i colpi d’amore: perciò andavo sicuro, senza timori: motivo per cui i miei tormenti cominciarono durante il dolore comune. Amore mi trovò del tutto disarmato e trovò aperta la via per il cuore attraverso gli occhi che sono diventati sorgente di lacrime: perciò, a mio parere, non fu onorevole per lui colpire con la freccia me quando ero in quello stato e a lei, che era armata, non mostrare nemmeno l’arco. Componimento 4: colui che mostrò un’infinita capacità di progettare e realizzare il suo ammirabile creato(=Dio), che creò i due emisferi terrestri e che creò Giove più tranquillo di Marte, incarnandosi per illuminare le carte che avevano tenuta nascosta la loro verità già per molti anni, tolse Giovanni e Pietro dalle reti e fece posto per loro nel regno dei cieli. Non fece dono di sé, nascendo, a Roma ma alla Giudea, gli piacque sempre molto esaltare la povertà sopra ogni condizione; ed ora ci ha regalato un sole proveniente da un piccolo borgo, tale da farci ringraziare la natura e quei luoghi dai quali nacque una donna così bella. Componimento 5: quando emetto la voce per chiamarvi, con il nome che amore mi scrisse nel cuore, lodando si inizia a sentire fuori dalle labbra il suono delle prime lettere del suo nome. La vostra condizione regale, che incontro subito dopo, raddoppia la forza di fronte all’alta impresa; ma la sillaba finale mi urla:- taci perché onorarla è un peso per spalle diverse dalle tue.- Così il vostro stesso nome insegna a lodarvi ed a riverirvi solamente chiamandovi, oh voi che siete degna di reverenza ed onore: se non che forse Apollo si sdegna che a parlare dei suoi rami sempre verdi si faccia avanti una presuntuosa lingua mortale. Componimento 6: il mio appetito sessuale è così sviato per inseguire costei che è volta in fuga(che fugge da me)e che vola di fronte al mio lento correre privo del peso e dell’impaccio dei lacci di Amore, al punto che quanto più richiamandolo lo dirigo sulla strada sicura, tanto meno mi ascolta: e non mi serve nemmeno spronarlo o tirarlo con la briglia poiché Amore lo rende riluttante per la sua natura. E dopo che si impadronisce del freno con la forza io rimango in suo potere e mi conduce mio malgrado alla morte dello spirito: tutto ciò solamente per giungere alla pianta di alloro da cui si coglie un frutto acerbo, che quando viene guastato affligge più che conforta i dolori degli altri. Componimento 8: libere ed in pace passavamo per questa vita caduca che ogni essere vivente desidera senza il sospetto di trovare lungo la via qualcosa che risultasse insidiosa per noi ai piedi delle colline dove nacque(prese per la prima volta la bella veste delle sembianze terrene) colei che spesso fa destare dal sonno in lacrime colui che ci invia da te. Ma nel misero stato in cui ci troviamo venendo dall’altra vita libera e serena ora che siamo vicine alla morte abbiamo un solo conforto: che sia fatta vendetta di colui che ci conduce qui il quale, schiavo della volontà altrui(Laura) sarà ridotto allo stremo e rimarrà legato con una catena più dura della nostra. Componimento 9: quando il pianeta che serve per distinguere le ore ritorna ad abitare con il Toro, cade dalle corna infiammate del toro un influsso che riveste il mondo di un fresco colore; e non solo adorna di fioretti quello che ci appare in superficie, intendo i fiumi e le colline, ma feconda l’umore del terreno all’interno dove non penetra mai la luce del sole, da cui il frutto che vi mando e simili si raccolgono: allo stesso modo Laura, che è pari ad un sole tra le altre donne, genera dentro di me muovendo i raggi dei begli occhi pensieri, atti e parole d’amore; ma comunque ella indirizzi o muova gli occhi non viene mai per me la primavera. Componimento 10: oh gloriosa colonna su cui si fondano la nostra speranza e l’illustre nome della stirpe romana che la collera di Giove con la sua tempesta non ha ancora deviato dalla retta via: qui non ci sono palazzi, teatri o logge ma al loro posto ci sono un abete, un faggio ed un pino tra la verde erba ed il monte che è vicino da cui si scende e si sale componendo poesie, innalzano il nostro intelletto dalla terra al cielo; e l’usignolo che si lamenta e piange dolcemente tutte le notti all’ombra, ci riempie il cuore di pensieri d’amore; ma solamente tu che, oh mio signore, sei separato da noi tronchi e rendi imperfetta questa felicità. Componimento 11: non vi vidi, oh mia signora, deporre il velo o di giorno o di sera da quando conoscete il grande desiderio che mi scaccia dal cuore ogni altra voglia. Mentre io tenevo nascosti i miei desideri d’amore che hanno ucciso la ragione con il loro desiderio vidi la benevolenza ornare il vostro volto; ma dopo che Amore vi fece accorgere dei miei sentimenti, i capelli biondi furono coperti dal velo, e lo sguardo amoroso fu rivolto all’interno. Quello che desideravo di più da voi mi è stato tolto: in questa maniera mi tratta il velo che per mia pena mortale al caldo e al freddo(in ogni tempo)nasconde la luce che mi riempie di dolcezza dai vostri occhi. Componimento 12: se la mia vita si può difendere tanto a lungo dall’aspro tormento e dagli affanni che veda per effetto della vecchiaia, oh mia signora, la luce dei vostri begli occhi spenta, ed i capelli d’oro diventare d’argento, ed abbandonare le ghirlande ed i vestiti di colore verde, ed scolorirsi il viso che nei miei mali mi rende pauroso e lento il lamentarmi: finalmente Amore mi darà tanto coraggio che io vi rivelerò le mie pene d’amore quali sono stati gli anni, i giorni e le ore; e se l’età avanzata(il tempo)è contrario ai desideri amorosi, almeno verrà qualche conforto al mio dolore da tardi sospiri. Componimento 13: quando Amore dimorando nel bel viso di costei viene insieme a lei fra le altre donne a poco a poco, quanto più ciascuna è meno bella di lei tanto cresce il desiderio che mi fa innamorare. Io benedico il luogo, il tempo e l’ora in cui i miei occhi guardarono così in alto e dico:” anima, devi ringraziare molto il momento in cui fosti degnata di un così grande onore. Da lei ti deriva il pensiero amoroso che mentre lo segui ti avvicina al sommo bene facendoti apprezzare poco quello che ogni uomo desidera; da lei ti viene l’animosa attitudine ad atti virtuosi che ti guida verso il cielo passando per il sentiero favorevole, al punto che io già vado fiero della speranza(di conseguire il sommo bene). Componimento 14: miei occhi stanchi, mentre io vi rivolgo nel bel viso di colei che vi ha spenti, si prego di stare in guardia in quanto già vi minaccia Amore e quindi io sospiro(per questa minaccia). La morte sola può chiudere il cammino amoroso che conduce i miei pensieri amorosi al dolce porto che è la loro salvezza; ma un minore ostacolo può celarvi la vostra luce(il volto di Laura)perché siete formati meno perfetti e di minore potenza. Perciò, dolenti, prima che giungano le ore del pianto, che sono già così vicine, prendete ora un breve conforto al lungo martirio. Componimento 15: io mi volto indietro ad ogni passo con il corpo stanco che porto a fatica, ed allora mi conforto un po’ grazie alla vostra aria che mi permette di proseguire dicendo:” ohimè stanco!” Dopodiché ripensando al dolce bene che io lascio, al lungo cammino che mi aspetta e a quanto la mia vita sia breve, fermo i piedi sbigottito e pallido ed abbasso gli occhi verso terra lacrimando. Alle volte mi assale durante i tristi pianti un dubbio: come possono queste membra vivere lontano dal loro spirito? Ma mi risponde allora Amore: non ti ricordi che questo è un privilegio di coloro che amano che sono liberati dalle proprietà umane? Componimento 16: il vecchietto dai capelli bianchi parte dal dolce luogo dove ha trascroso la sua vita e dalla famiglia sbigottita che vede partire il caro padre; di lì trascinando l’invecchiato corpo per gli ultimi giorni della sua vita, quanto più gli riesce, si dà forza con la buona volontà, fiaccato dagli anni e spossato dal cammino; e giunge a Roma, seguendo il desiderio, per vedere l’immagine di colui che spera ancora di vedere languenti; le vive voci mi erano vietate; quindi io gridai con la carta e l’inchiostro: io non appartengo più a me, no. Se io muoio il danno è vostro. Credevo di rendermi in questo modo da indegno di fronte ai suoi occhi a degno di perdono, e questa speranza mi aveva reso ardito: ma se talvolta l’umiltà placa il disdegno altre volte lo infiamma; ed io conobbi questa cosa in seguito, quando passai un lungo periodo circondato dalle tenebre: poiché di fronte a quelle preghiere la mia luce(=Laura)era sparita. Ed io non ritrovando intorno l’ombra di lei e nemmeno l’orma dei suoi piedi, un giorno mi gettai stanco sull’erba come un viandante che si getta a dormire per la via. Lì accusando il raggio fuggitivo allentai il freno alle lacrime tristi e le lasciai cadere come parve loro; la neve non scomparve mai così in fretta sotto il sole come io mi sentì sciogliermi completamente e diventare una fontana ai piedi di un faggio. Molto a lungo tenni bagnato quel viaggio. Chi ha mai sentito di un uomo vivo che è diventato una fonte? E parlo di cose ben conosciute. L’anima che è resa gentile da Dio, poiché da nessun altro può venire tale grazia, possiede uno stato simile a quello del suo creatore: perciò non è mai sazia di perdonare chi con il cuore e l’apparenza umile chiede perdono dopo quante si voglia offese. E se contro la sua natura tollera di farsi molto pregare, si specchia in Lui, e lo fa solo affinché il peccare risulti più spaventoso: poiché non si pente bene di un peccato chi è pronto a commetterne un altro. Dopo che la mia signora mossa da compassione si degnò di guardarmi, riconobbe e vide che la pena era uguale al peccato, benigna mi restituì al primo stato(=alla condizione umana). Ma al mondo non c’è nulla di cui un uomo saggio possa fidarsi: poiché pregandola io nuovamente, mi tramutò i nervi e le ossa in dura pietra; e così rimasi voce spogliata dal corpo, chiamando la Morte, e solo lei, per nome. Spirito dolente ed errante(mi ricordo) per grotte deserte e remote, piansi per molti anni il mio ardire senza freni: e di nuovo trovai la fine a quel male e ritornai nelle membra terrene, ma credo solamente per sentire in quella forma ancora più dolore. Io assecondai a tal punto il mio desiderio che un dì mi mossi a cacciare come ero solito fare; e quella creatura selvaggia bella e crudele stava nuda in una fonte quando il sole ardeva più forte. Io, poiché non mi soddisfo con un’altra visione, stessi a guardarla: quindi ella ebbe vergogna; e per vendicarsi o per nascondersi, mi lanciò l’acqua nel viso con le mani. Dirò ora la verità(e potrà sembrare una bugia)io mi sentì tirare via dalla mia forma umana e mi trasformai rapidamente in un cervo solitario e vagante di selva in selva: ed ancora oggi fuggo lo stormo/l’assalto dei miei cani. Oh canzone, io non fui mai quella nuvola d’oro che poi discese sulla terra sotto forma di pioggia preziosa al punto tale da spegnere parzialmente l’ardente desiderio di Giove; ma fui la fiamma che un bello sguardo accese, e fui l’uccello che sale di più per l’aria esaltando colei che onoro nelle mie poesie: né per quanto mi trasformassi seppi lasciare il primo alloro(=Laura) che solamente con la sua dolce ombra è in grado di liberarmi il cuore da ogni passione meno bella. Componimento 24: se la fronda onorata che pone un limite all’ira del cielo, quando il grande Giove tuona, non mi avesse negato la corona che suole ornare chi scrive poesie, io sarei stato amico di quelle vostre dee(=delle muse) le quali la nostra età abbandona vilmente; ma quella ingiustizia mi spinge lontano dall’inventrice delle prime olive(=Minerva): la sabbia dell’Etiopia non arde sotto il sole più ardente quanto io ribollo di sdegno per aver perso questa mia cosa tanto amata. Cercate dunque una fonte più tranquilla poiché la mia è povera di ogni liquido al di fuori di quello che verso lacrimando. Componimento 25: Amore piangeva ed anche io ogni tanto con lui, dal quale i miei passi non furono mai lontani, osservando per gli effetti strani ed acerbi la vostra anima sciolta dai suoi nodi. Ora che Dio l’ha riportata alla strada giusta, levando al cielo con il cuore entrambe le mani, ringrazio lui che ascolta, per sua grazia, benignamente le giuste preghiere degli uomini. E se lungo la strada che vi conduceva di nuovo alla vita amorosa avete trovato corsi d’acqua o monti per farvi rinunciare il bel proposito, fu per mostrarvi quanto è spinoso il sentiero e quanto è aspra e selvaggia la salita dalla quale conviene che si appoggi l’uomo se punta al vero valore. Componimento 26: sulla riva non si vede nessuna nave che ha combattuto e vinto le onde più lieta di me, quando la gente con un aspetto impaurito si prostra a ringraziare lungo la riva; ne chi si libera dal cercare dopo aver già avuto attorcigliata intorno al collo la corda è più lieto di me, vedendo che era stata deposta quella spada che aveva fatto una guerra così lunga al mio signore(=Amore). E tutti voi che lodate in rima Amore, rendete onore al buon tessitore dei detti amorosi, poiché prima era traviato: poiché nel paradiso c’è più gloria e stima in un’anima convertita che in 99 altre perfette. Componimento 27: il successore di Carlo(=Filippo VI di Valois), che con la corona del suo avo adorna la sua chioma, ha già prese le armi per rompere le corna a Babilonia e a chi prende il nome da lei; ed il vicario di Cristo(=papa Giovanni XXII) ritorna al nido(=sede originaria del papato) con il carico delle chiavi e del mantello, cosicché nessun altro incidente non lo sposti, vedrà Bologna e poi la nobile Roma. La vostra mansueta e nobile agnella(=Agnese Colonna) abbatte i lupi feroci: e così finisca sempre chi cospira contro le unioni legittime. Consolate lei che ancora vi attende e Roma che si lamenta dell’assenza del suo sposo(=il papa) e cingete ormai la spada in nome di Gesù(=fatevi crociato). Componimento 28: oh anima bella e beata attesa in cielo che procedi vestita e non gravata come gli altri della nostra umanità(=del nostro corpo): affinché ti risultino meno faticose ormai le strade, oh diletta a Dio, oh obbediente ancella, dalle quali si passa dal mondo terreno al suo regno, ecco di nuovo un mite vento occidentale(=Zefiro) che sospinge la tua barca, che ha già voltato le spalle al cieco mondo, per dirigersi verso un porto migliore(=quello della beatitudine); il quale attraverso questa oscura valle dove piangiamo i nostri peccati e quelli degli altri, liberata dagli antichi legami(della carne e delle passioni), per la via più diretta, al cielo dove è rivolta. Forse le preghiere devote e amorose e le lacrime sante dei mortali sono arrivati davanti alla pietà suprema(=Dio); ma forse non furono mai né tante né tali da piegare per merito loro anche in minima parte la giustizia eterna fuori dal suo corso; ma quel re benevolo che governa il cielo rivolge gli occhi solamente per grazia al luogo dove fu posto in croce, cosicché ispira nel petto al nuovo Carlo(=Filippo VI)la vendetta che se tardata nuoce alla cristianità di modo che da molti anni in Europa la si attende con afflizione: così soccorre la sua amata sposa(=la chiesa) colui che solo con la sua voce fa tremare e stare in angoscia Babilonia(=Cristo). Chiunque abiti tra la Garonna ed il monte e tra il Rodano, il Reno ed il mare accompagni le insegne cristiane; e chi ha sempre desiderato di ottenere vera gloria dai Pirenei fino all’ultimo orizzonte, lascerà vuota Aragona e la Spagna; l’amore per Cristo sprona all’alta impresa l’Inghilterra con le sue isole, diverse una dall’altra per lingua, modo di combattere e foggia dei vestiti, che bagna l’oceano dal Polo a Gibilterra fino a dove risuona la dottrina del santissimo Elicona(=il cristianesimo). Quale amore così onesto e degno, quali figli, quali donne sono mai state stimolo per un progetto così giusto? C’è una parte del mondo che giace costantemente nel ghiaccio e sotto una coltre di neve gelida sempre lontana dal percorso del sole: là sotto i giorni brevi e nuvolosi nasce una popolazione alla quale non dispiace morire che è per natura nemica della pace. Se questa popolazione, essendo più devota di quanto non è solita essere, decide di unire la spada in battaglia insieme ai germani, conoscerai quanto siano da tenere in conto i turchi, gli arabi, i caldei insieme a tutti coloro che pregano negli dei(=i pagani idolatri)al di qua del mare che tinge le sue acque di rosso(=mar rosso): popolo che non indossa mai la corazza pauroso e pigro, che non combatte mai con la spada ma affida i suoi colpi al vento. Dunque ora è il momento di ritrarre il collo dall’antico giogo e di squarciare il velo che è stato avvolto intorno ai nostri occhi e che il nobile ingegno che hai avuto dal cielo come dono di Dio e l’eloquenza mostrino qui il loro valore o parlando o per mezzo dei già lodati inchiostri(=scritti): se non ti meravigli leggendo di Orfeo e di Anfione, ancora meno ti meraviglierai del fatto che l’Italia con i suoi figli si sia destata al suono del tuo chiaro sermone/delle tue chiare parole, al punto da prendere la lancia in nome di Gesù; poiché se l’antica madre(=l’Italia) mira al vero, vedrà che in nessuna sua contesa ci furono mai motivi così belli e nobili. Tu che hai, per arricchirti di un bel tesoro di sapienza e di dottrina, sfogliato le carte antiche e moderne volando verso il cielo nonostante il peso corporeo, sai quanto Roma molte volte fu generosa del suo sangue nel vendicare le offese fatte ad altri, dal tempo dell’impero del figlio di Marte(=Romolo. Si parla cioè della fondazione) al grande Augusto che ornò la propria chioma con il verde lauro per 3 volte uscendo vincitore da contese(siamo prima di Cristo): ed ora(in epoca cristiana)perché non dovrebbe essere, non dico generosa, ma riconoscente e devota verso il glorioso figlio di Maria(=Cristo)vendicando le offese spietate? Come può dunque la parte nemica sperare nella difesa umana se Cristo milita nella schiera opposta? Pensa al temerario Serse che per calpestare le nostre spiagge fece oltraggio al mare creando nuovi ponti; e vedrai tutte le donne persiane vestite a lutto per la morte dei mariti e tinto di rosso il mare di Salamina. E non solo questa disfatta dello sciagurato popolo orientale ti assicura la vittoria ma anche Maratona e le strette fatali che l’esercito guidato da Leonida difese con pochi soldati, ed altre mille disfatte di cui hai sentito parlare o letto: perciò bisogna inchinarsi a Dio non solo con le ginocchia ma anche con la mente, il quale riserva per il tuo futuro la liberazione della terra santa. Tu vedrai, oh canzone, l’Italia e la riva onorata che ai miei occhi nasconde non il mare o una collina o un fiume ma solamente Amore che mi fa desideroso della sua luce altera dove più mi infiamma: nemmeno la Natura(= le buone inclinazioni)può sconfiggere le cattive abitudini. Ora muoviti, non perdere le altre compagne, poiché l’Amore a causa di cui si ride e si piange non abita solamente sotto ornamenti femminili. Componimento 29: mai nessuna donna finora vestì abiti verdi, sanguigni, nero o azzurri scuro né avvolse i capelli dorati in una bionda treccia, così bella come questa che mi leva della mia libertà decisionale e mi trascina fuori con sé dalla strada della libertà, cosicché io non sono gravato da un giogo meno pesante di questo. E sebbene talvolta l’anima alla quale viene a mancare la capacità di ragionare razionalmente si appresti a lamentarsi, quando la sofferenza la espone al rischio di morire, l’improvvisa apparizione(di Laura)ritrae da lei la sfrenata voglia(di suicidarsi), perché il vedere lei mi scaccia dal cuore ogni impresa delirante e rende dolce ogni sdegno. Di tutte le pene che ho già sofferto per amore e che ancora dovrò soffrire, finché quella nemica della pietà non mi risani il cuore che lei stessa ha morso, e che continua ad accendere di desiderio, ci sarà vendetta, purché l’Ira e l’Orgoglio di Laura non chiudano ed inchiodino all’umiltà il bel varco dei suoi occhi attraverso il quale io posso giungere a lei. Ma l’ora ed il giorno in cui io aprì gli occhi nel bel nero della cornea e nel bianco della pupilla che mi scacciarono dal luogo dove amore era corso(=dal cuore)e quella nella quali si specchia la nostra età, vedendo la quale chi non rimane turbato è fatto di piombo o di legno, furono le prime cause di questa mia vita che mi reca dolore. Dunque nessuna lacrima che io versi dagli occhi per quelle frecce che mi bagnano il lato sinistro(dove c’è il cuore)di chi per primo si accorse del mio male(=il cuore), mi svoglia dal mio volere(di amarla)poiché la condanna è caduta nella parte giusta: a causa di quella parte l’anima sospira ed è degno che quella parte lavi le sue piaghe. I miei pensieri sono resi diversi da me(=i miei pensieri contraddicono la mia volontà): già in passato una donna, come me oppressa dalle pene d’amore, rivolse l’amata spada contro se stessa; perciò non prego quella(=Laura)affinché mi sciolga dalle pene d’amore, poiché le altre strade verso la salvezza sono meno dritte e certamente non si anela al glorioso regno(=Paradiso)stando in una nave più salda di questa. Oh stelle benevole che si fecero compagne del fortunato ventre quando la bella creatura discese giù nel mondo! Lei che è come una stella in terra e che conserva intatta il suo vanto di castità come l’alloro conserva il colore verde delle sue foglie, dove non soffia il fulmine e dove non è mai gravata dall’indegno vento delle passioni amorose. Io so bene che la più degna mano che ponesse la mano a scrivere volendo racchiudere in versi le sue lodi si stancherebbe: quale cellula della memoria è memoria(=è in grado di ricordare) tutta la virtù che vede e tutta la bellezza che vede chi la guarda negli occhi, manifesti di ogni virtù, che sono la dolce chiave del mio cuore? In tutto il mondo l’amore non ha un tesoro più caro di voi, oh donna. Le trecce dorate che dovrebbero riempire d’invidia il sole, ed il bello sguardo sereno dove i raggi d’amore sono così ardenti da farmi morire prematuramente, e le parole discrete che sono rare o addirittura uniche nel mondo che mi si prestarono come dono gentile, mi sono tolte(dalla lontananza); e perdono più facilmente ogni altra offesa che l’essermi stato tolto quel benigno ed angelico saluto che era solito spingere il mio cuore verso la virtù con un desiderio così vivo: al punto che io prevedo di non udire mai qualcosa che mi induca a fare qualcosa di diverso dal lamentarmi. E per piangere con ancora più diletto le sottili mani bianche e le braccia nobili ed i suoi atti soavemente alteri e i dolci sdegni alteramente umili ed il bel petto giovane, torre dell’alto fondamento della sensibilità e del discernimento, questi luoghi montani e selvaggi mi tengono nascosti; e non so se posso sperare di rivederla prima che io muoia: di tanto in tanto si innalza la speranza e poi non è in grado di fermarsi/persiste nel suo slancio, ma precipitando nella disillusione afferma che non potrò mai più vedere colei che rende onore al cielo, nella quale abitano l’onestà e la carità e dove io spero che sarà la mia dimora. Oh canzone, se vedrai la nostra donna nel dolce luogo(dove vive), io credo che tu crederai che ella ti porgerà la bella mano dalla quale io sono così lontano. Non la toccare; ma stando reverente ai suoi piedi dille che io sarò da lei non appena potrò, o come spirito spogliato dal corpo(=morto) oppure come uomo in carne ed ossa(=vivo). Componimento 38: oh Orso, non ci furono mai fiumi né stagni né mari, dove ogni fiume si scarica, né ombra di un muro o di un’altura o di un albero, né nebbia che copre il cielo e bagna il mondo, né qualunque altro impedimento che ostacola la vista umana del quale io mi lagni quanto di un velo che nasconde i due begli occhi e che sembra dire:” ora consumati in lacrime”. E quel loro abbassarsi, o per orgoglio o per umiltà, che spegne ogni mia gioia sarà il motivo della mia morte prematura. E provo dolore anche per una bianca mano che è sempre stata pronta a tormentarmi e che è diventata un ostacolo contro i miei occhi. Componimento 39: io temo l’assalto dei begli occhi, nei quali abitano Amore e la mia morte, al punto che fuggo da loro come una fanciulla fugge il bastone, ed è già passato molto tempo da quando mi sono volto alla fuga per la prima volta. Da ora in avanti non ci sarà un luogo alpestre dove la mia volontà non mi condurrà al fine di non incontrare colei che confonde i miei sensi lasciandomi pietrificato. Dunque se mi recai a farvi visita in ritardo per non avvicinarmi a colei che mi distrugge, forse sarà una mancanza non indegna di scusante. Dico di più, che il tornare a ciò che fuggivo e l’aver liberato il cuore da una paura così grande, fu una prova non leggera della mia fedeltà nei vostri confronti. Componimento 40: se l’amore o la morte non danno qualche strappo alla nuova tela(=alla nuova opera alla quale sto attendendo)sulla quale sto lavorando in questo momento e se io mi libero dal tenace vischio(=dalla passione amorosa), mentre unisco una verità ad un’altra, io probabilmente realizzerò un lavoro intessuto a doppio filo tra lo stile dei moderni e quello del latino classico, che, ardisco a dirlo in maniera pavida, ne sentirai il rumore fino a Roma. Ma visto che mi mancano per finire l’opera un po’ delle venerate fila che sopravvissero al mio diletto padre, perché tieni le mani chiuse verso di me contro quello che sei solito fare? Io ti prego affinché tu le apra e vedrai così prodursi cose egregie. Componimento 41: quando l’albero che Febo amò quando assume le vesti mortali(=lauro, Laura, Dafne) si allontana dalla suo posto, Vulcano ansima e suda per l’opera di fornire nuovi aspri fulmini a Giove: il quale ora tuona, ora nevica ed ora piove, senza onorare il mese di luglio più di gennaio; la terra piange(per via della pioggia)ed il sole rimane lontano poiché vede la sua cara amica(Dafne-Laura) essere altrove. Allora riprendono ardire le crudeli stelle Saturno e Marte; e Orione armato spezza i timoni ed il cordame agli infelici nocchieri; i venti turbati fanno sentire a mare, al cielo ed a noi quando il bel viso aspettato dagli angeli si allontana. Componimento 42: ma dopo che il dolce volto umile e piano non nasconde più le sue bellezze straordinarie, l’antichissimo fabbro siciliano(=Vulcano)muove invano le braccia perché a Giove sono tolte di mano(=non servono più)le armi temprate a Mongibello per reggere a qualunque prova, e il cielo(Giunone)sembra rasserenarsi a poco a poco nel bello sguardo del sole. Si agita un vento che viene dal lito occidentale(=Zefiro)che rende sicuro il navigare senza il bisogno di ricorrere all’arte e risveglia i fiori tra l’erba in ogni prato. Le stelle crudeli(Saturno e Marte)fuggono in ogni luogo, disperse dal bel viso che fa innamorare e a causa del quale molte lacrime sono già state sparse. Componimento 43: il sole aveva già guardato dal balcone più elevato nove volte per cercare quella(=dafne) che un tempo aveva mosso invano i suoi sospiri d’amore e che ora suscita i sospiri ad altri(il poeta). Dopo che stanco di cercare non seppe dove colei abitava, se vicino o lontano, si mostro a noi come un uomo impazzito dal dolore che non ritrova la cosa molto amata. E stando in disparte così afflitto(per la non riuscita del suo intento)non vide tornare il viso che sarà lodato in più di mille poesie amorose se io vivrò; ed il dolore aveva cambiato lo stesso volto di Laura al punto che mentre ritornava i begli occhi lacrimavano: perciò l’aria mantenne lo stato precedente(=rimase nuvolosa). Componimento 44: quello che in Tessagli ebbe le mani così pronte a renderla di colore rosso a causa del sangue dei suoi cittadini(=Cesare) pianse la morte del marito di sua figlia(=Pompeo), riconosciuto dai ben noti lineamenti; ed il pastore che ruppe la fronte di Golia(=Davide), pianse la sua famiglia che si ribellava, e pianse sopra il buon Saul del quale può molto dolersi il monte crudele(=il Gelboe). Ma voi che non impallidite mai per la pietà(=non provate mai compassione)e che avete i ripari sempre pronti contro l’arco di Amore che invano scaglia le sue frecce, mi vedete straziato da mille morti: perciò nemmeno una lacrima scese dai vostri begli occhi ma solamente disdegno ed ira. Componimento 45: il mio nemico in cui siete solita vedere i vostri occhi che rendono onore ad Amore e al cielo, vi fa innamorare con le sue bellezze che sono soavi e liete più che quelle degli uomini mortali. Sotto suo consiglio, oh mia signora, mi avete scacciato fuori dal mio dolce albergo(=cuore di Laura): esilio che è per me misero sebbene io sia indegno di abitare dove voi siete sola/dove solo voi siete degna di abitare. Ma se io ero fissato con saldi chiodi al vostro cuore, uno specchio non avrebbe dovuto rendervi, facendovi innamorare di voi stessa, aspra e superba a mio danno. Certamente, se vi ricordate di Narciso sappiate che il suo ed il vostro procedere conducono ad una stessa fine, benché l’erba sia indegna di avere un fiore così bello. Componimento 46: i capelli ed i denti e le labbra e le gote(=l’oro e le perle ed i fiori rossi e bianchi)che la vecchiaia(=l’inverno)dovrebbe far appassire e seccare sono per me pungenti e velenose spine che sperimento nel petto e nei fianchi(=per tutto il corpo). Perciò i miei giorni saranno lacrimosi ed incompiuti perché accade raramente che un gran dolore invecchi(=sopravvive per lungo tempo): ma di ciò incolpo maggiormente gli specchi omicidi, che voi stessa avete stancati vagheggiando. Questi(gli specchi) fecero stare in silenzio il mio signore(=Amore) che vi pregava in mio favore, quindi egli tacque vedendo che il vostro desiderio finiva in voi stessa; questi(gli specchi), da cui deriva il principio della mia morte, furono fabbricati presso gli stagni infernali e furono immersi nel Lete. Componimento 47: io sentivo già venir meno dentro al cuore gli spiriti vitali che ricevono la vita da voi; e poiché ogni essere vivente si aiuta contro la morte, allentai il freno al desiderio, che ora tengo molto a freno, e lo misi per la via quasi smarrita(=quella che conduce a Laura): per il fatto che di giorno e di notte mi invita per quella via ed io contro il suo volere lo porto altrove. E mi condusse, vergognoso ed esitante, a rivedere gli occhi leggiadri da quali io mi tengo molto lontano per non risultare a loro molesto. Vivrò ormai per qualche tempo, perché un solo vostro sguardo infonde tanta virtù al mio vivere; e poi morirò, se non obbedisco al desiderio. Componimento 48: se è vero che mai un fuoco si spense per via di un altro fuoco, né che un fiume fu secco per via della pioggia, ma sempre una cosa si accresce per l’aggiunta dell’altra simile e spesso uno accende il suo contrario, perché tu Amore, che governi e distribuisci i nostri pensieri d’amore che sostieni l’anima si appoggia in due corpi, fai le voglie meno intense per eccesso di desiderio nell’anima in modo diverso da come si suole? Forse così come il Nilo cadendo dall’alto(da una cascata)assorda con il suo grande rumore gli esseri viventi che si trovano lì vicino ed il sole abbaglia chi lo guarda fissamente, così il desiderio, che è in contrapposizione con se stesso, viene scemando nello sfrenato obbiettivo e la sua fuga risulta lenta e quindi vana per via della troppa precipitosità. Componimento 49: sebbene io ti abbia preservata da un uso menzognero per quanto è in mio potere e per quanto io ti abbia assai onorata, oh lingua ingrata, non per questo mi hai contraccambiato l’onore ed anzi mi hai reso ira e vergogna: perché quando ho più bisogno del tuo aiuto per chiedere pietà, allora tu stai sempre più intorpidita/inanimata e se pronunci delle parole queste sono tronche ed imperfette al punto che sembrano quelle di uomo che sta sognando. Triste lacrime, pure voi mi accompagnate tutte le notti mentre vorrei stare da solo, e poi fuggite di fronte alla mia pace(=Laura); e voi spiriti, sempre così pronti a procurarmi angoscia e dolore, soffiate lenti e rochi quando siete di fronte a lei: solo il mio aspetto esprime ciò che sento nel cuore. Componimento 50: nell’ora del giorno in cui il cielo declina rapidamente verso occidente, e che la nostra giornata vola verso gli uomini che forse lo aspettano nell’altro emisfero(=al tramonto) vedendosi sola in un paese lontano, la stanca vecchia pellegrina raddoppia i passi e si affretta sempre di più; e poi così sola alla fine della sua tappa giornaliera ogni tanto è consolata da un breve riposo nel quale dimentica la pena ed il dolore della strada percorsa. Ma, stanco, ogni dolore che mi arreca il giorno cresce tutte le volte che il sole(=la luce eterna)si appresta ad allontanarsi da noi(=tramontare). Quando il sole gira le ruote infiammate del suo carro per lasciare lo spazio alla notte, cosicché discende dagli altissimi monti la maggiore ombra(=il buio notturno), l’avido contadino riprende le armi e con voci e melodie rustiche scaccia ogni ambascia dal suo cuore; e poi riempie la tavola di cibi poveri, simili a quelle ghiande(dell’età dell’oro)che tutti onoravano pur rifuggendo. Ma chi vuole si rallegri di quando in quando, che io non ho ancora avuto neppure un’ora, non dico lieta, ma riposata, né per girare di cieli né di pianeti(=mai). Quando il pastore vede calare i raggi del gran pianeta(=il sole) verso il nido dove abita, ed imbrunire le contrade orientali, si alza in piedi e con il solito bastone, lascia l’erba(=il pascolo) e le fontane e i faggi muove il suo gregge con dolcezza; dopodiché sparge di verdi fronde per farsi un giaciglio o una casetta o una grotta situata lontano dalla gente. Ahi crudele Amore, tu in quell’ora più mi spingi a seguire la voce, i passi e le orme di questa fiera, che tu non stringi nelle tue morse dalle quali si nasconde e fugge, che mi arreca dolore. Ed i naviganti gettano i corpi sul duro legno della nave e sotto i ruvidi panni in qualche insenatura marina riparata dopo che il sole si nasconde. Ma io, per quanto il sole si tuffi in mezzo alle onde, e lasci la Spagna dietro alle sue spalle e Granada ed il Marocco e le Colonne d’Ercole, e gli uomini e le donne e l’insieme degli esseri viventi e gli animali acquietino i loro mali, io non pongo fine al mio irriducibile affanno; e mi duole il fatto che ogni giorno questo danno cresce poiché sono già vicino al decimo anno che questa voglia amorosa cresce sempre e non posso indovinare chi me ne libererà. E poiché parlando sfogo un po’ il mio affanno, vedo alla sera tornare i buoi sciolti dalle campagne e dai colli arati: perché a me non sono tolti i miei sospiri? Perché non mi viene tolto il gravoso gioco d’amore? Perché di giorno e di notte i miei occhi sono molli di pianto? Povero me, che volli tenere fissi i miei occhi sul suo bel viso la prima volta che la vidi per scolpirlo nell’immaginazione del cuore dal quale non sarà mai cancellato né con la forza né con artificio(=per nessun motivo), finché non sarò dato in preda a colei che separa tutto(=la morte)! Ed anche di lei non so cosa credere. Oh canzone, se lo stare con me dal mattino alla sera ti ha reso simile a me, tu non vorrai mostrarti in nessun luogo; e ti curerai così poco delle lodi che le altre persone potrebbero farti che ti basterà procedere di altura in altura pensando a come mi ha conciato il fuoco di questa pietra focaia sulla quale io mi appoggio. Componimento 51: avrebbe dovuto avvicinarsi ancora poco ai miei occhi la luce che da lontano li abbaglia(=Laura)che io avrei modificato completamente il mio aspetto come fece Dafne in Tessaglia. E siccome non posso trasformarmi in lei più di quanto io non abbia già fatto(non che questo la renda pietosa), oggi sarei una statua dall’aspetto tormentoso scolpita nella pietra più dura, o nel diamante o nel marmo bianco, bianco forse per la paura, o nel quarzo molto duro, poi sarei stato pregiato dal volgo avido e sciocco; e sarei liberato dal gravoso ed aspro giogo d’amore, al punto che io invidio quel vecchio stanco che con le sue spalle fa ombra al Marocco(=Atlante). Componimento 52: al suo amante(=Atteone)piacque Diana quando per un caso fortunato la vide tutta nuda in mezzo alle gelide acque, non più di quanto piacque a me la pastorella alpina e crudele intenta a bagnare un velo leggiadro che rinchiude i capelli vaghi e biondi all’aria, al punto che mi fece, quando egli arde nel cielo(=a mezzogiorno)tremare tutto di un gelo d’amore. poetica), né Giove la privilegi(risparmiandola dai fulmini), e sia odiata dal sole(=Apollo, amante di Dafne)al punto tale che ogni sua foglia verde si secchi. Componimento 61: sia benedetto il giorno ed il mese e l’anno e la stagione(primavera) ed il tempo(mattino)e l’ora e l’istante ed il bel paese(Avignone)ed il luogo(Avignone) dove fui preso dai due begli occhi che mi hanno legato; e sia benedetto il primo dolce affanno che io ebbi ad essere unito ad Amore(=innamorato)e l’arco(occhi)e le frecce(sguardi)dalle quali fui ferito e le piaghe che arrivano fino al cuore. Benedette le voci che io ho sparse chiamando il nome della mia donna/della donna da me amata, ed i sospiri e le lacrime ed il desiderio; e siano benedette tutte le carte dalle quali io le procuro la fama ed il mio pensiero che è rivolto solamente a lei al punto tale da non avere posto per nessun’altra. Componimento 62: padre del cielo, dopo i giorni perduti e dopo le notti passate vaneggiando in compagnia di quel feroce desiderio che mi accese il cuore mentre guardavo gli atti(di Laura)per mia disgrazia così leggiadri, ti piaccia ormai che con la luce della grazia io mi volga ad un altro tipo di vita ed a lavori intellettuali più nobili cosicché, avendo teso le reti invano, il mio duro avversario(=Amore ma anche il demonio secondo le scritture quindi Amore=demonio)se ne scorni. Ora si compie l’undicesimo anno, oh mio signore, da quando fui sottomesso allo spietato giogo d’amore che è più feroce con i più sottomessi: abbi pietà del mio vergognoso affanno; conduci i miei pensieri instabili ad una meta degna; ricorda loro come tu oggi moristi in croce. Componimento 63: volgendo gli occhi al mio strano colore che ricorda la morte alle persone, la pietà vi mosse; per cui, salutandomi in maniera benevola, teneste in vita il mio cuore. La fragile vita che ancora abita in me fu chiaramente un regalo dei vostri begli occhi e della angelica e soave voce. Per merito loro riconosco di essere dove sono(=ancora in vita): perché risvegliarono la mia anima intorpidita come si suole destare un animale pigro con il bastone. Oh donna, voi avete in mano l’una e l’altra chiave del mio cuore(=il completo dominio); ed io sono contento di ciò, sono pronto a navigare con ogni tipo di vento perché ogni cosa che proviene da voi mi procura un dolce onore. Componimento 64: se, con atti sdegnosi, chinando gli occhi o abbassando la testa o essendo pronta a fuggire più di ogni altra donna, o volgendo altrove il viso di fronte a preghiere oneste e degne, voi poteste uscire una volta per tutte dal cuore, dove per altri artifici amore innesta dal primo ramo più rami, allora io direi che questa sarebbe una giusta motivazione per i vostri atti sdegnosi: poiché sembra sconveniente che una nobile pianta(=il lauro)stia in un terreno arido, perciò per sua natura si stacca in maniera lieta; ma poiché il vostro destino vi vieta di essere altrove(rispetto al mio cuore), provvedete almeno a far sì che non risiediate sempre in un luogo a voi odioso. Componimento 65: misero me, quanto sono stato disavveduto in principio il giorno in cui Amore venne a ferirmi, amore che poi gradatamente è diventato il signore della mia vita della quale si è posto alla sommità. Io non pensavo che con il suo lavorio nemmeno un punto della fermezza o del valore sarebbe mai venuto a mancare al corazzato cuore; ma così finisce chi si sopravvaluta. Da questo momento in avanti ogni difesa arriva tardi eccetto il provare a capire se amore considera molto o poco queste preghiere fatte da un mortale. Non prego né questa preghiera potrebbe essere più possibile, che il mio cuore arda con misura ma che anche costei(=Laura)abbia la sua parte di fuoco. Componimento 66: bisogna che si convertano presto in pioggia l’aria grave di vapori e la nebbia molesta addensata intorno da venti rabbiosi; ed i fiumi sono già quasi ghiacciati ed al posto dell’erbetta per le valli non si vede altro che brina e ghiaccio. Ed io nel cuore che è più freddo del ghiaccio ho pensieri gravi come la nebbia che alle volte si alza formandosi, quando cade dal cielo una pioggia lenta, in queste valli chiuse ai venti amorosi e circondate da fiumi stagnanti. In poco tempo ogni grande pioggia passa ed il caldo fa sparire le nevi ed il ghiaccio dei quali procedono i fiumi gonfi a vedersi; né è mai successo che una nebbia folta che aveva nascosto il cielo sopraggiunta dal furore dei venti non fosse fuggita dai monti e dalle valli. Ma, misero me, non mi sopraggiunge mai la primavera ed anzi piango con il sereno e con la pioggia e con il gelo e con i venti soavi: arriverà un giorno in cui la mia signora(=Laura) non avrà più il ghiaccio nel cuore e non sarà sdegnosa nell’aspetto, questo succederà quando vedrò il mare, i laghi ed i fiumi secchi. Finché i fiumi scenderanno fino al mare e le bestie selvatiche ameranno le valli ombrose, sarà davanti a quegli occhi quella nebbia che fa nascere continuamente pioggia dai miei e che fa nascere nel bel petto un duro ghiaccio che trae dal mio cuore venti così dolorosi. Io devo perdonare molto a ciascun vento perché per amore di un vento che mi chiuse in mezzo ai due fiumi(Rodano e Durenza presso Avignone)tra il bel verde delle rive ed il dolce fresco delle loro acque, al punto che io dipinsi l’ombra sotto la quale fui per mille valli al punto che né il caldo, né la pioggia, né il tuono potevano curarmi da tale nebbia spezzata. Ma la nebbia non fuggì mai sospinta dai venti, né accadde mai che il fiume scorresse più veloce per via della pioggia o che il ghiaccio si sciogliesse più in fretta quando il sole apriva le valli, come quel giorno. Componimento 67: sulla riva sinistra del mar Tirreno, dove le onde piangono rotte dal vento, vidi improvvisamente quell’albero altero del quale bisogna che io scriva tante carte. Amore, che ferveva dentro la mia anima per via del ricordo delle bionde trecce di Laura, mi spinse per cui io caddi, come se fossi morto, in un ruscello nascosto dall’erba. Sebbene fossi solo tra i boschetti e le colline mi vergognai di me stesso, perché ad un cuore nobile basta un simile incidente per vergognarsi, e non volli ricevere un altro sprone. Mi consola almeno di aver cambiato stile e di essermi quindi bagnato i piedi e non gli occhi come ero solito fare per via del pianto, se un aprile più cortese(di quello di quando mi innamorai)mi asciugasse gli altri(=gli occhi)dal loro essere molli(=dal loro pianto, dalle loro lacrime). Componimento 68: l’aspetto sacro della vostra città(=Roma)mi porta a lamentarmi dei vaneggiamenti amorosi passati, gridando:” stai su, misero, perché ti abbatti?”; e mi mostra la via per salire al cielo. Ma con questo pensiero ne combatte un altro che mi dice:” perché procedi fuggendo da Laura? Ricordatevi, il tempo passa ormai, di tornare a vedere la nostra signora”. Io che sento il suo parlare, mi agghiaccio dentro il cuore come un uomo che ascolta una notizia ed improvvisamente si addolora. Poi ritorna il primo pensiero e questo si ritira: quale vincerà non lo so; ma fino ad ora hanno combattuto e non una sola volta. Componimento 69: io sapevo bene, Amore, che contro di te non funziona l’accorgimento umano, tanti i lacci, tante le promesse false, tanto aveva provato il tuo feroce artiglio. Ma di recente, della qual cosa mi meraviglio(lo dirò come una persona alla quale molto importò e che lo constatai sulle acque salate tra la riva toscana, l’isola d’Elba e l’isola del Giglio), io sono fuggito dalle tue grinfie e procedevo lungo la strada sconosciuto e pellegrino essendo agitato dai venti, dal cielo e dalle onde: quando ecco arriva i tuoi ministri(=i pensieri ed i ricordi), io non so bene da dove, per dimostrarmi che fa male al suo destino chi contrasta e chi si nasconde fuggendo. Componimento 70: misero me, perché io non so in quale parte si rivolga la speranza, che è stata tradita ormai più volte: perché se non c’è chi mi ascolta con pietà, che senso ha buttare così spesso al vento le mie preghiere? Ma se mi sarà ancora concesso di porre fine prima della mia morte ai miei lamenti, non pesi al mio signore(=Amore)che io lo preghi di nuovo di poter un giorno dire liberamente tra l’erba ed i fiori(=in luogo spensierato ed allegro): ho argomento e ragione di cantare e di rallegrarmi. È ben ragion che qualche volta io canti perché ho sospirato così a lungo che per pareggiare i tanti dolori con le risate non incomincerò mai troppo presto. E se io potessi far in modo che agli occhi santi risultasse di un qualche piacere qualche mio dolce componimento in rima, oh me beato sopra tutti gli altri amanti! Ma ancora di più lo sarò quando potrò dire, e sarà vero:” la mia signora mi prega affinché io parli.” Pensieri erranti che passo dopo passo mi avete condotto a formulare ipotesi così sublimi, vedete che la mia signora ha il cuore di smalto, così resistente che io da solo non riesco ad attraversarlo. Lei non si degna di guardare così in basso al punto da curarsi delle nostre parole, perché non lo vuole il destino(cielo)di contrastare il quale sono già stanco: perciò, come nel cuore mi indurisco ed inasprisco, così nelle mie parole voglio risultare più aspro. Che cosa dico? Dove sono? E chi è che mi inganna se non io stesso ed il desiderio eccessivo? Se esploro il cielo di giro in giro trovo che nessun pianeta mi condanna a piangere. Se il velo corporeo mi appanna la vista che colpa ne hanno le stelle o le cose belle(=Laura)? Dentro di me risiede chi mi affanna di giorno e di notte(=l’idea dell’amata)da quando la dolce sembianza ed il bello sguardo soave mi fecero andare gravido del suo piacere. Tutte le cose delle quali il mondo è adorno uscirono buone dalle mani dell’eterno mastro(=il creatore); ma la bellezza fisica abbaglia me, che non sono in grado di entrare così in profondità. E se al vero splendore(=quello interiore)mai ritornerò, l’occhio non potrà stare fermo, in questo modo la sua colpa lo ha reso infermo e non quel giorno nel dolce tempo della giovinezza in cui mi volsi verso l’angelica bellezza(=Laura). Componimento 71: poiché la vita è breve e l’ingegno si spaventa di fronte all’alta impesa, non mi fido né di lui né di lei; ma spero che il mio dolore che urlo rimanendo in silenzio sia udito là dove desidero e là dove dovrebbe essere udito. Occhi leggiadri nei quali abita Amore, a voi rivolgo il mio stile debole, lento di per sé ma spronato dal grande piacere; e chi di voi parla ha una disposizione conforme alla nobiltà del soggetto, che con le ali amorose sollevandolo lo allontana da ogni pensiero vile. Alzato da queste ali arrivo ora a dire cose che ho tenuto nascoste nel cuore a lungo. Non perché io non mi accorga di quanto la mia lode risulti offensiva per voi: ma non posso contrastare il grande desiderio di lodarvi che risiede in me da quando vidi quello che il pensiero non può uguagliare e che il mio recitare in versi o quello di altri non possono superare. Io so bene che nessun al di fuori di voi, causa prima della mia condizione dolce e tormentosa, mi può capire. Quando divento neve sotto gli ardenti raggi, forse in quel momento la mia indegnità provoca il vostro sdegno gentile. Oh se questa paura non attenuasse l’arsura che mi incendia, sarebbe un morire beato! Perché preferisco morire in loro presenza che vivere senza di loro. Dunque non è la poca virtù che mi scampa dallo struggermi di fronte al fuoco possente; ma la paura, che ghiaccia il sangue errante per le vene, riscalda il cuore affinché avvampi più a lungo. Oh alture, oh valli, oh fiumi, oh boschi, oh campi, oh testimoni della mia vita pesante, quante volte mi avete udito invocare la morte! Ahi sorte dolorosa, il rimanere in questo stato mi fa stare male ed il fuggire non mi aiuta. Ma se non mi frenasse la più grande paura della dannazione eterna, una via corta e veloce porrebbe fine a questa pena aspra e dura; e la colpa sarebbe solo di colei che non si cura di ciò(=di Laura). Dolore, perché mi conduci fuori dal cammino a dire quello che io non voglio? Lascia che io vada dove il desiderio mi spinge. Già non mi addoloro per voi, occhi sereni sopra il corso mortale, né dell’amore che mi stringe in questo nodo. Osservate bene quanti colore amore dipinge spesso sul mio volto e da ciò potete capire come mi riduce dentro, là dove mi sta addosso giorno e notte, con il potere che ha raccolto da voi, luci beate e liete se non per il fatto che vi è negata la possibilità di vedere voi stesse. Ma tutte le volte che vi rivolgete verso di me potete conoscervi per mezzo dei vostri effetti. Se a voi fosse nota la divina ed incredibile bellezza della quale io parlo, come a chi la vede, il vostro cuore non avrebbe allegrezza misurata ma solo oltre la giusta misura: perciò è forse lontana dalla virtù sensitiva che vi apre e vi muove. L’anima che soffre è felice grazie a voi, occhi celestiali, per i quali io ringrazio la vita che non mi è gradita per altre cose! Ohimè, perché mi date così raramente quello di cui io non sono mai sazio? Perché non guardate più spesso quale straccio mi rende amore? E perché mi spogliate subito del bene(=del vostro sguardo) che di tanto in tanto l’anima sente? Dico che di tanto in tanto, grazie a voi, io sento in mezzo all’anima una dolcezza inusuale e straordinaria la quale libera allora da ogni altro peso derivante da noiosi pensieri, cosicché di mille pensieri se ne trova uno solo(=il pensiero di voi): soltanto quello piace a me del vivere, nient’altro. E se questo mio bene durasse un po’ di tempo nessuna condizione potrebbe essere uguale alla mia; ma forse questo onore renderebbe gli altri avidi e me superbo: perciò, misero me, conviene che il pianto interrompa il riso nel suo punto estremo ed interrompendo quegli spiriti accesi io ritorni a me stesso e mi preoccupi di me stesso. L’amoroso pensiero che risiede dentro di voi, mi si rivela attraverso i vostri occhi al punto da togliere ogni altra gioia dal mio cuore; dal quale escono da me parole ed opere fatte in un modo per cui spero di diventare immortale benché la carne/il corpo muoia. L’angoscia e la noia fuggono quando apparite e ricompaiono quando ve ne andate. Ma poiché la memoria innamorata chiude loro l’entrata, non vanno oltre le parti più esterne; perciò se da me nasce qualche bel frutto il suo seme proviene da voi: io da solo sono un terreno arido, coltivato da voi, ed il merito è vostro in tutto. Canzone, tu non mi calmi anzi mi infiammi a parlare di ciò che mi sottrae a me stesso: perciò sii certa di non essere sola. il corpo fa da velo all’anima. Ci fece una cortesi: e non avrebbe potuto farcela in seguito quando discese sulla terra a provare l’alternanza delle stagioni(=il caldo ed il freddo)e quando i suoi occhi sentirono lo stato mortale. Componimento 78: quando Simone Martini giunse alla sublime ispirazione che da parte mia gli pose lo stilo in mano se avesse dato al ritratto insieme all’immagine anche la voce e l’intelletto mi avrebbe liberato il petto da molti sospiri perché ciò che è più caro agli altri rende me vile: perché ella si mostra umile nell’aspetto promettendomi pace. Ma dopo che inizio a parlare con lei, sembra che mi ascolti assai benignamente se sapesse rispondere alle mie parole(=se non che non sa rispondermi). Pigmalione, quanto ti devi lodare(quanto devi essere contento)della tua statua rappresentante Afrodite se ne ricevesti mille volte quello che a me basterebbe ricevere una volta(=dimostrazioni d’amore). Componimento 79: se il mezzo ed il fine dell’anno quattordicesimo che io sospiro corrispondono al suo principio, né la brezza né l’ombra non mi possono più salvare, a tal punto sento crescere dentro di me il desiderio. Amore, con il quale non divido mai a metà i miei pensieri, sotto il cui giogo non respiro mai, mi tratta in un modo tale che io sono già ridotto a meno della metà a causa degli occhi che si voltano così spesso al mio male(=Laura). Così mancando procedo di giorno in giorno in maniera così nascosta che io solo me ne accorgo e quella che a guardarla mi strugge il cuore. A stento riesco a condurre fino a qui l’anima e non so quanto ancora essa farà il suo soggiorno con me(=quanto vivrò ancora)perché la morte si avvicina ed il tempo fugge. Componimento 80: chi è deciso di condurre la sua vita sulle onde ingannevoli e sugli scogli separato dalla morte solo da una piccola barca, non può essere molto lontano dalla morte: perciò sarebbe bene che si ritirasse in porto fintanto che le vele ancora obbediscono al timone. La brezza soave a cui affidai il timone e la vela entrando nell’amorosa vita e sperando di giungere ad un porto migliore mi condusse poi verso più di mille scogli; e le ragioni della mia fine dolorosa non erano solo intorno a me ma anche dentro la mia barca. Errai per molto tempo chiuso dentro questa barca che procedeva alla cieca, senza alzare l’occhio verso la vela che mi portava verso la mia morte prematura; poi piacque a colui che mi creò(=Dio)di richiamarmi tanto indietro dagli scogli che almeno da lontano mi apparisse il porto. Come a volte dall’alto mare una nave o una barchetta di notte vede se non glielo impediscono il mare tormentoso o gli scogli la luce di un porto, così sopra la vela gonfia io vidi i segni di quell’altra vita ed allora anelai alla mia morte. Non perché io sia già sicuro della fine: perché voler giungere al porto prima di notte rischia di essere un viaggio troppo lungo per una vita così breve; poi mi viene paura perché mi vedo su una barca fragile e non vorrei che la vela si riempisse di nuovo del vento che mi spinse su questi scogli. Possa io uscire vivo dagli scogli paurosi e possa la mia vita arrivare ad una bella conclusione, come sarei desideroso di invertire la rotta e gettare l’ancora in qualche porto! Se non fosse che io ardo come un legno accesso di modo che mi è difficile lasciare la via già in parte percorsa. Oh signore della mia vita e della mia morte(=Dio), raddrizza verso un buon porto la vela affannata prima che io rompa la barca tra gli scogli. Componimento 81: io sono così stanco sotto il peso che dura da molto delle mie colpe e della cattiva abitudine che io temo fortemente di venire meno lungo la via per la salvezza e di cadere in mano del mio nemico demonio. Venne sì a liberarmi un grande amico(=Cristo)per grande ed indicibile cortesia, poi volò fuori dalla mia vista al punto che mi sforzo invano per cercare di vederlo. Ma la sua voce risuona ancora potente per terra:” oh voi che travagliate, ecco il cammino; venite a me se il passo non è serrato da altri.” Quale grazia, quale amore o quale destino mi darà penne al posto di una colomba di modo che io mi sollevi in cielo e trovi pace? Componimento 82: io non fui mai abbandonato dal vostro amore né lo sarò finché sarò in vita; ma sono giunto all’estremo di odiare me stesso e sono stanco del continuo lacrimare; e preferisco un sepolcro semplice e bianco piuttosto che un qualche tipo di marmo con scritto sopra il vostro nome come causa della mia morte, dove privo di spirito giaccia il mio corpo che può ancora stare con sé(=può vivere ancora). Perciò se un cuore pieno di fede amorosa può soddisfarvi senza che voi ne facciate straccio vi piaccia ormai di avere pietà di questo cuore. Se cerca di saziarsi in un altro modo(ovvero tormentandolo), il vostro sdegno sbaglia e non avverrò mai quello che immagina(la morte dell’amante provocata dal suo sdegno): di ciò devo molto ringraziare Amore e me stesso. Componimento 83: finché non saranno bianche entrambe le tempie che a poco a poco il tempo pare che mischi, io non sarò sicuro da Amore benché ogni tanto io mi arrischi dove Amore carica e tende l’arco. Non temo già più che mi strazi e mi renda scempio di me né che mi catturi benché mi tenga ancora invischiato né che mi trapassi il cuore benché lo ferisca da fuori con le sue frecce velenose ed spietate. Le lacrime ormai non possono più uscire ma di andare fin là sanno il viaggio(=fino agli occhi) così che riuscirò appena a chiudere il varco. Il feroce raggio degli sguardi di Laura mi può riscaldare ma non al punto da farmi bruciare; e la sua immagine aspra e crudele mi può turbare il sonno ma non romperlo. Componimento 84: occhi piangete: accompagnate il cuore che per il vostro fallire si sente morire. -lo facciamo sempre; e ci si deve lamentare dell’errore di qualcun altro più che del nostro- già prima attraverso di voi poté entrare Amore la dove ritorna ancora come se fosse casa sua. -noi gli aprimmo la via per quella speranza che venne dall’interno di colui che muore(=dal cuore)- le ragioni non sono pari come vi sembra perché proprio voi foste al momento della prima vista tanto avidi del vostro e del suo male. – ora questo è quello che più di tutto ci rattrista, che i giudizi equi sono così rari e che uno sia biasimato per la colpa di un altro. Componimento 85: io ho sempre amato ed amo ancora molto e amerò sempre di più di giorno in giorno quel dolce luogo dove piangendo ritorno molte volte quando Amore mi trafigge il cuore. E sono risoluto di amare il tempo e l’ora che mi levarono di torno ogni cura vile; e ancora di più colei il bel viso adorno della quale mi invoglia con il suo esempio ad agire bene. Ma chi avrebbe mai pensato di vedere tutti insieme i miei nemici che io tanto amo per assalirmi il cuore da ogni lato? Amore, con quanta raccolta di armati mi vinci tu oggi! E se non fosse che con il desiderio cresce la speranza io morirei proprio ora che ho maggior desiderio di vivere. Componimento 86: io avrò sempre in odio la finestra dalla quale Amore mi scaglio contro mille frecce perché molte di loro non furono mortali ed è bello morire mentre la vita è felice. Ma il continuare a stare nella prigione terrestre del corpo mi è causa, misero me, di infiniti mali; e mi addoloro ancora di più perché questi mali saranno immortali con me poiché l’anima non cessa di farsi guidare dal cuore. Anima misera che dovrebbe essersi accorta per via della lunga esperienza che non c’è chi possa riportare indietro il tempo o frenarlo. Più volte io l’ho ammonita con tali parole:” muori, triste, perché non è va mai via troppo presto chi ha lasciato dietro di sé i suoi giorni più felici. Componimento 87: così presto come un saettatore che scaglia dall’arco è in grado di comprendere quale colpo è da disprezzare e quale da avere fiducia che tocchi il bersaglio designato, allo stesso modo il colpo dei vostri occhi, oh mia signora, giudicaste in grado di trafiggermi il cuore e a causa di quel colpo il cuore trabocca eterne lacrime attraverso la ferita. E sono certo che voi in quel momento diceste:” povero amante, a che strazio lo conduce il desiderio? Ecco la freccia per la quale amore vuole che muoia.” Ora vedendo come il dolore mi domina capisco che quello che mi fanno i miei nemici(=occhi di Laura)ancora oggi non è per uccidermi ma per accrescere la mia pena. Componimento 88: poiché la mia speranza ci mette troppo ad avverarsi e il cammino della mia vita è così breve, vorrei essermene accorto prima così da tornare indietro più velocemente che al galoppo; e fuggo persino così debole e zoppo da uno dei lati dove il desiderio mi ha piegato(=lato sx): sicuro ormai ma comunque porto nel viso le ferite che mi sono fatto nello scontro amoroso. Perciò io consiglio:” voi che siete incamminati verso Amore tornate indietro e voi che ardete già d’amore non aspettate la fiamma estrema; perché benché io sia ancora vivo non uno su mille riesce a scampare da quella situazione; la mia nemica era decisamente forte e io la vidi ferita in mezzo al cuore. Componimento 89: al tempo che io fuggivo dalla prigione dove Amore mi tenne molti anni facendo di me quello che voleva, oh mie signore, sarebbe lungo da raccontarvi quanto la mia recente libertà mi increbbe. Il cuore mi diceva che da solo non sarebbe stato in grado di resistere nemmeno un giorno; e poi lungo la via della fuga mi apparve quel traditore di amore in spoglie così ingannevoli da ingannare anche un uomo decisamente più saggio di me. Perciò io molte volte sospirando pensando al passato dissi:” ohimè, il giogo, le catene ed i ceppi erano più dolci che l’andare libero”. Misero me che troppo tardi mi resi conto del mio male(=dell’inganno d’amore); e con quanta fatica oggi mi sciolgo dall’errore nel quale mi sono inviluppato io stesso. Componimento 90: i capelli dorati erano sparsi al vento che li avvolgeva in mille dolci nodi, ed il vago lume di quei begli occhi che adesso ne sono così privi ardeva oltre misura; e mi parve, non so se è una cosa successa realmente oppure no, che il viso cambiasse colore impallidendo: perché ci stupiamo se io arsi subito d’amore dal momento che avevo l’animo disposto all’amore(portavo sul petto l’esca amorosa)? Il suo incedere non era quello tipico di una creatura mortale ma di una angelica e le suo parole risuonavano diverse rispetto a quelle di una semplice voce umana: quello che io vidi fu un angelo, un sole vivente; e se anche non fosse più quale era allora, una ferita non si risana per l’allentarsi dell’arco. Componimento 91: la bella donna che amavi tanto è partita improvvisamente da noi, e come io spero è salita al cielo vista la dolcezza dei suoi atti soavi. E’ giunto il momento di recuperare entrambe le chiavi del tuo cuore che ella possedeva quando era in vita, e seguirla in cielo seguendo una via dritta e rapida(quella della virtù): che non ti aggravi più alcun peso terreno. Poiché ti sei alleggerito del peso maggiore puoi agevolmente riporre a terra gli altri, salendo al cielo come un viandante senza bagagli. Ormai ti rendi conto bene di come ogni cosa creata corra verso la morte e quanto lievemente bisogna che l’anima vada al varco pericoloso della morte. Componimento 92: piangete, donne, e con voi pianga Amore; piangete, amanti, in ogni paese, poiché è morto colui che applicò tutto il suo ingegno ad onorarvi mentre fu in vita. Quanto a me io prego il mio aspro dolore affinché non mi contenda le lacrime e sia tanto cortese da concedermi i sospiri necessari per sfogare il cuore. Ancora piangano le rime, piangano i versi poetici perché il nostro amoroso signor Cino è partito da noi da poco. Piangano Pistoia ed i suoi cittadini malvagi che hanno perso un concittadino così dolce e si rallegri il cielo dove egli è giunto. Componimento 93: già più volte Amore mi aveva detto:” Scrivi, scrivi quello che vedesti in lettere d’oro visto che io rendo pallidi i miei seguaci e nello stesso momento li rendo morti e vivi. Ci fu un tempo in cui in te stesso lo provavi quando eri esempio nello scrivere in volgare all’interno della schiera dei poeti d’amore; poi dalla mia mano ti tolse un altro lavoro(Africa o il De Viri); ma io ti raggiunsi mentre fuggivi. E se i begli occhi, dai quali io ti apparvi e la dove c’era il mio dolce fortino quando ti spezza la scorza dura che avvolgeva il tuo cuore, mi rendono l’arco che spezza ogni cosa, forse non avrai sempre il viso asciutto poiché io mi nutro di lacrime e tu lo sai.” Componimento 94: quando l’immagine della donna giunge attraverso gli occhi nel profondo del cuore, ogni altra immagini se ne va dal cuore e le forze vitali che l’anima distribuisce abbandonano le membra che restano come un peso inerte/senza vita. Ed ogni tanto al primo miracolo ne segue un secondo ovvero che la parte che è stata scacciata fuggendo dalla propria dimora arriva in una parte(=il corpo dell’amata) che permette la vendetta e rende giocondo il suo esilio. Quindi appare un colore decisamente pallido in due volti perché il vigore che li faceva apparire vivi non è più dove stava in nessuno dei due. E di questi mi ricordai quel giorno in cui io vidi due amanti trasformarsi e impallidire come io ero solito fare nell’aspetto. Componimento 95: se solo io potessi esternare bene in versi i miei pensieri come li formulo quando sono chiusi nel cuore cosicché l’animo che fu più crudele di tutti al mondo io lo farei dolere per la pietà. Ma voi, occhi beati, dai quali ricevetti quel colpo contro il quale non valse l’elmo né lo scudo, mi vedete senza veli da fuori e da dentro benché il mio dolore non si riversi in lamenti. Poiché la vostra vista penetra in me come un raggio di sole attraverso il vetro, basti dunque il desiderio che io ho senza che io lo esprima poetando. Misero me, non fu nociva per Maria Maddalena o per l’apostolo Pietro la fede che è solamente mia nemica; e so che nessuno al di fuori di voi mi comprende. Componimento 96: io sono ormai così stanco della vana attesa che il mio amore sia ricambiato e della lunga guerra con i sospiri che ho in odio la speranza ed i desideri ed ogni laccio con il quale il mio cuore è avvinto. migliore(=la beatitudine eterna), e vado contando gli anni e rimango in silenzio e grido. E mi rifugio in un bel ramo del lauro in un modo tale che ringrazio e lodo il gran diniego che alla fine ha vinto l’indurato effetto ed ha dipinto nell’anima:” io sarò udito e celebrando il mio amore spirituale” ed hanno estinto(tanto avanti sono spinto che io lo dirò)” tu non fosti tanto coraggioso nel corteggiamento”: chi mi ha ferito al fianco e chi mi rimargina la ferita di modo che scrivo di più nel mio cuore che sulla carta; chi mi uccide e mi fa resuscitare, chi mi fa diventare di ghiaccio e mi riscalda in un solo attimo. Componimento 106: uno straordinario angelo femmina abile al volo scese dal cielo sulla riva fresca dove io passavo da solo per mio destino. Poiché mi vide senza compagnia e senza scorta, tese fra l’erba dove il cammino è verde un laccio di seta che ordiva. Allora fui catturato e non mi dispiacque poi più di tanto considerato che dolce luce usciva dai suoi occhi! Componimento 107: ormai non vedo dove io possa scappare: i begli occhi mi fanno una guerra così continua che io temo, misero, che l’eccessivo affanno distrugga il cuore che non ha mai tregua. Vorrei fuggire: ma i raggi amorosi che risiedono nella memoria giorno e notte risplendono in un modo tale per cui mi abbagliano assai di più il quindicesimo anno che il primo; e la loro immagine è così sparsa per ogni dove che non mi posso girare verso un posto in cui non vedo la loro immagini o accesa una luce simile(=il loro riflesso). Da un solo lauro può nascere tale selva nella quale il mio nemico con un’arte notevole mi conduce vago(=mi fa vagare)ovunque vuole fra i suoi rami. Componimento 108: terreno fortunato più di ogni altro dove vidi fermarsi amore(=Laura)e girare verso di me quegli occhi santi che rendono l’aria intorno a loro serena, una solida statua di diamante potrà sfaldarsi per il passare del tempo prima che l’atto dolce del quale ho memoria ed il cuore così pieno non mi stia più davanti nella memoria: e non ti vedrò mai molte volte senza inchinarmi a ricercare l’orma che il bel piede fece nel suo volgersi cortesemente verso di me. Ma se è vero che in un cuore valoroso l’amore è sempre sveglio, prega, Sennuccio mio, quando lo vedrai, di una qualche piccola lacrima o di un sospiro. Componimento 109: ahimè, tutte le volte, che fra la notte ed il giorno sono più di mille, che l’amore mi assale torno al luogo dove vidi bruciare le fiamme che rendono perpetuo il fuoco del mio cuore. Qui mi tranquillizzo: e sono ridotto a tal punto che le ritrovo nel pensiero ad ogni ora, tanto calme che non mi ricordo o mi curo di null’altro. L’aria soave che si muove dal viso splendente con la voce delle parole accorte che rende dolce e sereno ogni luogo in cui spira, quasi come se fosse uno spirito nobile del paradiso, mi riconforta sempre in quell’aria cosicché il cuore stanco non riesce a respirare in nessun altro luogo. Componimento 110: poiché amore mi inseguiva al solito luogo io stavo armato nei miei abituali pensieri come un uomo che aspetta la guerra e che si premunisce e sbarra i passi d’accesso intorno a lui. Mi volsi e vidi un’ombra che il sole proiettava in obliquo e riconobbi sul terreno quella che, se il mio giudizio non sbaglia, era degna di uno stato immortale di beatitudine. Io mi dicevo nel mio intimo:” perché ti spaventi?” ma il pensiero non fece in tempo a maturare che i raggi, presso i quali io mi struggo, erano presenti. Come il tuono risponde immediatamente al fulmine così io fui raggiunto allo stesso tempo dai begli occhi lucenti e da un dolce saluto. Componimento 111: la donna che porta nel viso il mio cuore mi apparve nel luogo in cui sedevo da solo perso fra i pensieri amorosi; ed io per salutarla mi mossi con volto abbassato e pallido. Non appena si fu accorta del mio stato, si rivolse a me con un colore così straordinario che avrebbe tolto le armi di mano a Giove nel suo momento di maggior furore e ne avrebbe placato l’ira. Io mi riscossi ed ella passò oltre salutandomi con la parola che non riuscì a sostenere e non sostenni nemmeno il dolce sfavillare dei suoi occhi. Ora mi ritrovo pieno di così straordinari piaceri, ripensando a quel saluto, che non provo dolore né ne sentì mai più da allora. Componimento 112: Sennuccio, io voglio che tu sappia in quale modo sono trattato da amore e quale è la mia vita: mi struggo ancora come ero solito fare; l’aria mi rigira e sono ancora quello di prima. Qui la vidi tutta umile, qui tutta altera, ora aspra, ora mansueta, ora spietata, ora pietosa, ora in un contegno serio e composto, ora gaia, ora mansueta, ora sdegnosa e feroce. Qui cantò dolcemente e qui si sedette; qui si volse a me e qui si fermò; qui mi trafisse il cuore con i begli occhi; qui disse una parola e qui sorrise; qui le cambiò il colore del viso. In questi pensieri, misero, mi tiene il nostro signor amore di giorno e di notte. Componimento 113: qui dove mi trovo solo a metà(perché manca l’amico), Sennuccio mio(se solo potessi esserci per intero e tu fossi qui contento di essere con me)giunsi fuggendo la tempesta ed il vento che hanno fatto diventare all’improvviso il tempo cattivo. Qui mi sento al sicuro: e voglio dirvi perché non temo i fulmini come ero solito fare e perché non trovo il mio ardente desiderio né mitigato né spento. Non appena, dopo essere giunto alla reggia amorosa dove vive Laura, vidi dove nacque la dolce e pura aria che rende quieta l’aria e mette in fuga i tuoni l’amore nell’animo, dove lei è la signora, riaccese il fuoco e spense la paura della tempesta: che cosa potrei quindi fare io se dovessi rivedere i suoi occhi? Componimento 114: per allungarmi la vita io sono fuggito dall’empia Avignone dalla quale è fuggita ogni capacità di vergognarsi e dalla quale ogni bene si trova ormai all’esterno, albergo di dolore e madre di errori. Qui sono da solo; e come amore mi invita o compongo rime e versi oppure raccolgo erbette e fiori parlando con lui e pensando sempre ai tempi migliori: e solo questo mi aiuta. Non mi curo né del volgo né della Fortuna né mi curo molto di me stesso né delle cose vili e non mi sento ardere né da passioni interne né da turbamenti esterni. Solo due persone desidero: e vorrei che una(=Laura) venisse verso di me con il cuore pacificato ed umile e che l’altro(=destinatario del sonetto) venisse a me con il piede saldo come non lo ebbe mai. Componimento 115: in mezzo a due amanti vidi una donna distaccata quanto conviene all’onestà e vidi con lei quel signore che regna fra gli uomini e gli dei(=Amore), e da un lato c’era Apollo e dall’altro c’ero io. Dopo che si accorse di essere chiusa dai raggi del sole, si volse tutta lieta ai miei occhi e mi piacerebbe molto che non si mostrasse più aspra e sdegnosa nei miei confronti. Subito la gelosia, che mi nacque nel cuore in un primo momento per via di un rivale così alto, si tramutò in allegria. Una nuvoletta coprì la faccia lacrimosa e triste del sole: a tal punto gli dispiacque di essere stato sconfitto. Componimento 116: pieno di quella indicibile dolcezza che i miei occhi trassero dal bel viso nel giorno in cui li avrei chiusi volentieri(nel senso di morire ma anche di diventare cieco)per non dover guardare una bellezza minore alla sua, lascia quello che io più desidero(=la vista di Laura); ed ho la mente così abituata a contemplare solo lei che non vede altro e per antica abitudine disprezza ed odia tutto ciò che non è lei. Giunsi pensoso solamente con Amore in una valle chiusa da ogni lato(=Valchiusa)che è sollievo per i miei sospiri stanchi. Lì non ci sono donne ma fontane e sassi e ovunque io guardo trovo l’immagine di quel giorno che il mio pensiero raffigura. Componimento 117: se il sasso, dal quale è più chiusa questa valle dal quale deriva il suo nome, tenesse rivolto il viso a Roma e le spalle a Babele come se avesse una natura schiva, i miei sospiri avrebbero una strada più agevole per andare dove la loro speranza è viva: adesso procedono in maniera sparpagliata e tuttavia ognuno arriva là dove io lo mando tanto che nessuno fallisce la meta. Ed essi sono di là(da dove sta Laura)accolti in maniera così dolce, come io me ne rendo conto, che nessuno torna mai indietro: con così tanto piacere stanno in quei luoghi. Il dolore è degli occhi che, non appena si fa giorno, per gran desiderio dei luoghi che sono a loro tolti, mi costringono a salire sulla rupe piangendo e con affanno. Componimento 118: è passato il sedicesimo anno da che comincia a sospirare a causa dell’amore ed io supero gli anni verso l’estremo della mia vita; e mi sembra che appena ieri fosse il principio di tanto affanno. L’amaro del mio amore mi è dolce ed il mio danno mi è utile ed il mio vivere è grave; e prego che la mia vita duri più a lungo della spietata Fortuna ma allo stesso tempo temo che la morte chiuda prima che questa avvenga gli occhi dai quali nasce il mio canto(=di Laura). Ora io sono qui, misero, e vorrei essere altrove; e vorrei avere più forza di volontà ma la mia volontà viene meno; e faccio quanto posso per ridurmi all’impotenza; e le fresche lacrime che derivano da antichi desideri provano come io sia ancora quello che ero solito essere e che non sono cambiato malgrado mille rivolgimenti. Componimento 119: una donna molto più bella e lucente del sole e di pari età mi trasse nella sua schiera per mezzo della sua famosa bellezza quando ero ancora immaturo. Questa nei pensieri, nelle opere e nelle parole(perciò che è una delle cose rare al mondo)mi fu sempre guida per innumerevoli camini attraente e distaccata al tempo stesso. Solo per opera sua cambiai rispetto a quello che ero dopo che sostenni da vicino la vista dei suoi occhi; per suo amore io mi ero messo a lavorare alla faticosa impresa dell’Africa decisamente per tempo: al punto che, se io arriverò al porto desiderato(=la fine dell’opera), spero di vivere grazie alla fama che mi procurerò da lei per molto tempo anche dopo che sarò morto. Questa mia donna mi guidò per molti anni quando ardevo dei desideri giovanili, così come io ora comprendo, solo per ricevere da me una prova certa della mia fedeltà, mostrandomi talvolta l’ombra o il velo o i panni suoi ma nascondendo sempre il suo viso(=mostra le sue parvenze ma non la sua vera identità); ed io, misero, credendo di vederne gran parte, passai contento tutta la mia età giovanile e il ricordo di ciò mi procura gioia ora che vedo assai più di prima che cosa sia lei veramente. Io dico che solo da poco mi si mostrò come non l’avevo mai vista prima di allora: da ciò mi nacque un ghiaccio nel cuore per lo stupore e lo ho ancora e ci sarà sempre fino a quando io sarò in braccio a lei. Ma la paura o il gelo non mi impedirono di infondere tanto coraggio al mio cuore al punto che le strinsi i piedi per ricevere più dolcezza dai suoi occhi; ed ella, che aveva già rimosso il volo di fronte a me, disse:” Amico, ora vedi quanto sono bella e chiedi quanto conviene ai tuoi anni maturi.” – mia signora- dissi- già da lungo tempo riposi il mio amore in voi che io adesso sento così infiammato per la qual cosa in questo stato mi è tolta la possibilità di volere o non volere in maniera diversa rispetto a voi.- allora mi rispose con una voce così armonica e con un volto che mi farà sempre temere di non esserne degno ma al tempo stesso sperare di poterlo divenire: -raramente ci fu nel mondo in mezzo ad una così grande moltitudine di uomini qualcuno che sentendo parlare del mio valore non sentisse nel cuore per almeno un poco di tempo una qualche fiamma di amore per me; ma la mia avversaria che guasta il bene la spegne subito e perciò ogni virtù muore e regna così l’altro signore(=l’ozio, il vizio)che promette una vita più tranquilla. Amore, che per primo aprì la tua mente, mi dice cose circa la tua mente dal che io vedo che il tuo grande desiderio ti renderà degno proprio dell’onorato fine(allusione alla laurea poetica); e siccome sei già tra i miei pochi amici fedeli vedrai come prova di amicizia una donna che renderà i tuoi occhi ancora più felici.- Io volevo dire:- questa è una cosa impossibile-; quando essa:- ora guarda- e levai gli occhi verso un luogo un po’ più in alto e appartato- donna che a pochi uomini si mostrò in ogni tempo.- subito inchinai la fronte vergognosa, sentendo nascere dentro di me un nuovo e maggiore fuoco d’amore; ed ella ne sorrise dicendo:- io vedo bene cosa provi. Così come il sole con i suoi possenti raggi fa subito sparire ogni altra stella, così ora il mio aspetto appare meno bello in quanto oscurato dalla maggiore luce della Virtù. Ma per questo io non ti escludo dai miei amici, perché lei ed io fummo generate dallo stesso padre e fummo partorite insieme, lei prima ed io dopo.- Intanto si sciolse il nodo di vergogna che si era stretto intorno alla mia lingua quando rimasi confuso, nel momento in cui mi accorsi che lei si era accorta della mia reazione; ed incominciai a dire:- se è vero quello che sento, beato il padre e benedetto il giorno che ha adornato il mondo di voi e tutto il tempo che io passai a vedervi; e se qualche volta lascia la retta via, me ne dispiaccio fortemente, molto di più di quanto non mostro; ma se fossi degno di sentire di più circa la vostra natura, sappiate che ardo dal desiderio.- mi rispose pensosa e tenne il suo sguardo così fisso che mi arrivarono nel cuore non solo le sue parole ma anche il suo viso: -così come piacque al nostro padre eterno ognuna di noi nacque immortale. Miseri, a voi mortali a che cosa giova? Sarebbe meglio se non lo fossimo. Un tempo fummo amate, belle, giovani e leggiadre: ed ora siamo giunte al punto che costei(=la virtù)sbatte le ali per tornare alla sua antica dimora(=il cielo); io sono per mia natura un’ombra e quindi non posso esistere. Ed ora ti ho detto quanto in così breve tempo puoi comprendere da te.- dopo che mosse i suoi piedi dicendo:- non temere che io mi allontani-, colse una ghirlanda da un verde albero di alloro che avvolse con le sue mani intorno alla mia testa. Oh canzone, a chi dovesse definire oscuro il tuo contenuto rispondi:- non mi interessa perché spero presto di rendere manifesto tramite una voce più chiara un altro messaggio. Io venni solo per svegliare gli altri se non mi ingannò quando mi separai da lui chi mi impose questo compito.- Componimento 120: quelle pietose rime nelle quali conobbi il vostro ingegno e il vostro generoso affetto, ebbero tanto vigore nel mio animo che subito presi in mano questa penna per rassicurarvi circa il fatto che gli estremi morsi di quella che come tutti io aspetto(=della morte)non ho mai sperimentato ma solamente senza timore corsi fino alla porta della sua dimora; poi tornai indietro perché io vidi scritto sopra che non era ancora giunto il termine assegnato alla mia vita, benché non leggessi né la data né l’ora della mia morte nobile; ma quando il giorno si lamenta di lui perché poco per volta ritorna indietro nel tempo autunnale, io la vedo giunta ai giorni che sono l’apice della sua maturità. Mirando nella stagione che perde il freddo le fronde dei rami sopra le viole che stanno per terra e le stelle più benigne che acquistano vigore, ho negli occhi la veste verde adornata di violette con la quale era armato amore all’inizio della mia guerra, che ancora mi fa forza, e quella delicata carnagione che ricopriva le tenere membra dove oggi abita l’anima nobile che fa sembrare vile ogni altro piacere: in maniera così forte mi ricordo del portamento dignitoso che già allora si iniziava ad intuire e che poi crebbe con il procedere degli anni, unica causa dei mie affanni ed insieme riposo degli stessi. Ogni volta che vedo da lontano la soffice neve sui colli percossa dal sole, amore mi strugge come il sole fa con la neve, pensando al bel viso angelico che può da lontano rendere i miei occhi molli di pianto e che da vicino li abbaglia e conquista il cuore: dove fra il candore della pelle ed il colore dorato dei capelli(=negli occhi)si mostra, come io credo, quello che nessun occhio mortale al di fuori del mio ha mai visto; e che, quando essa sospirando sorride, mi infiamma di un desiderio così caldo che non teme l’oblio e diventa eterno e che né l’estate lo modifica né lo spegne l’inverno. Non vidi mai dopo una pioggia notturna andare per l’aria serena i pianeti e fiammeggiare tra la rugiada ed il gelo, chi non avesse davanti i begli occhi di Laura ai quali si appoggia la mia stanca vita quali io li vidi all’ombra di un bel velo; e così come il cielo quel giorno splendeva della loro bellezza, io li vedo ancora sfavillare e a causa loro ardo sempre. Se guardo levarsi il sole(=l’alba)sento la luce che mi fa innamorare che appare; se lo vedo tramontare la sera mi pare di vederla quando si gira da una parte lasciando nell’oscurità il luogo da cui proviene. Se alcune volte i miei occhi videro rose candide in un vaso d’oro insieme a quelle rosse colte proprio in quel momento dalle mani di una vergine, credettero di vedere il viso di colei che supera tutte le altre meraviglie per virtù delle 3 doti superiori raccolte in lui: le bionde trecce sciolte sopra il collo a paragone delle quali ogni latte perderebbe la gara, e le guance che sono adornate da un dolce fuoco(=le gote rosse). Ma solamente che l’aria muova un poco per i campi fiori bianchi e gialli, mi torna alla mente il luogo ed il primo giorno in cui vidi i capelli dorati sciolti all’aria a causa dei quali io subito arsi d’amore. Forse credevo di contare una per una tutte le stelle o di racchiudere in un piccolo vaso di vetro tutte le acque del mondo quando mi venne lo strano pensiero di raccontare in una breve canzone in quante parti ha sparso la sua luce il fiore più bello degli altri(=Laura)rimanendo chiusa su se stessa affinché io non mi separi mai da lei ovunque io sia: e io non farò ciò(di partire da lei); e se qualche volta fuggo, mi ha chiuso i varchi sia in cielo che in terra di modo che essa è sempre presente di fronte ai miei occhi e a causa di ciò io mi struggo. E così rimango con me stesso perché non vedo mai nessun’altra che possa essere ritenuta bella, né bramo di vedere, né chiamo nei miei sospiri il nome di un’altra donna. Sai bene, oh canzone, che tutto quanto ciò che dico è nulla rispetto al mio pensiero d’amore nascosto che porto sempre nella mente ed è solo grazie al conforto che ricavo da lui che non sono ancora morto in questa lunga guerra: perché sicuramente mi avrebbe già ucciso, a furia di piangere, la lontananza dal mio cuore ma grazie a quel conforto ritardo la mia morte. Componimento 128: Oh mia Italia, benché il mio parlare sia vano rispetto alle ferite mortali che vedo così fitte nel tuo bel corpo, ricavo conforto almeno dal fatto che i miei sospiri sono tali come li desidera l’Italia nella quale ora mi trovo seduto addolorato e pensoso. Rettore del cielo(=Cristo)io chiedo che la pietà che ti condusse in terra ti volga verso il tuo prediletto santo paese. Vedi, signore cortese, che guerra crudele che nasce da motivazioni così futili; ed i cuori, che Marte superbo e feroce indurisce e chiude alla pietà, apri tu, Padre, ed inteneriscili e snodali; qui fa in modo che la tua verità si senta per mezzo della mia lingua, per quanto poco io valga. Voi signori italiani nelle mani dei quali la Fortuna ha posto il governo delle belle regioni d’Italia delle quali sembra che non vi importi nulla, cosa ci fanno qui così tante spade straniere? Affinché il verde terreno si tinga di rosso proveniente dal sangue dei barbari? Un vano errore vi illude: vedete poco ma vi sembra di vedere molto perché cercate amore e fede in cuori venali. Chi possiede più armati è quello più circondato dai nemici. Oh diluvio raccolto da deserti esotici per inondare i nostri dolci campi! Se questo avviene per causa propria chi potrà liberarci? La natura provvide bene al nostro condizione, quando pose fra noi ed i tedeschi le alpi come schermo; ma il cieco desiderio e l’ostinazione al proprio danneggiamento, si è ingegnato al punto tale da procurare la scabbia al corpo sano. Ora dentro ad una gabbia si annidano bestie feroci e un gregge mansueto di modo che è sempre il migliore a gemere; e ciò proviene dai discendenti, per ricavarne ancora più dolore, del popolo senza legge: al quale, come si legge, Mario inflisse una tale ferita che la memoria di quell’impresa non è ancora morta, quando assetato e stanco non si bevve più acqua ma sangue dal fiume. Non parlo di Cesare, che per ogni terra rese l’erba di colore sanguigno delle loro vene nelle quali mise la spada di noi latini. Ora sembra, non so per influsso di quali stelle maligne, che il cielo ci abbia in odio: grazie a voi ai quali si affidò tanto. I vostri desideri contrari guastano la parte più bella del mondo. Quale colpa umana, quale giudizio divino o quale fatalità vi spinge a infastidire il vicino meno potente e ad infierire contro le sue fortune/averi danneggiate e disperse ed a cercare all’estero gente ed apprezzare che sparga il sangue dei propri concittadini e venda l’anima per denaro? Io parlo per dire il vero e non per odio o disprezzo verso gli altri. Non vi accorgete ancora dell’inganno tedesco che alzando il dito gioca con la morte(perché così indicavano di aver cambiato fazione)? E’ peggiore lo scherno che il danno; ma il vostro sangue cade più copioso del loro perché altri sentimenti vi spingono a combattere. Dalla mattina fino all’ora terza(=per tre ore)pensate alla vostra condizione e vi sarà chiaro quanto può ritenere caro l’altro colui che ha una considerazione così bassa di sé da vendersi. Nobile sangue latino togli da te questi pesi; non idolatrare una fama vana e senza consistenza: perché è colpa nostra e non una cosa naturale che il furore della gente ritrosa che viene dal nord ci vinca in intelligenza. Non è questo il terreno dove nacqui? Non è questo il mio nido nel quale fui nutrito così dolcemente? Non è questa la patria della quale mi fido, madre benigna e pia, dove sono seppelliti entrambi i miei genitori? In nome di Dio, talora questo pensiero vi commuova la mente, e guardate con pietà le lacrime che il popolo doloroso che spera di poter riconquistare la pace solo grazie a voi dopo Dio sparge; e solo che mostrerete un qualche segno di pietà, la virtù degli italiani prenderà le armi contro il furore dei tedeschi ed il combattimento sarà breve: perché l’antico valore non è ancora morto nel cuore degli italici. Signori, guardate come vola il tempo e come fugge proprio come la vita e la morte ci sovrasta. Adesso voi siete qui; pensate alla partenza: perché conviene che l’anima arrivi a quel pauroso passaggio nuda e sola. Vi piaccia di abbandonare l’odio e lo sdegno, venti contrari alla vita serena, nel passare questo passo; ed il tempo speso nel procurare danno agli altri si converta in qualche atto più degno, che siano arti meccaniche o liberali, in qualche bell’opera lodevole, in qualche onorevole applicazione: di modo che si possa godere qui sulla terra e si trovi aperta la strada verso il cielo. Oh canzone, io ti ammonisco affinché tu dica il tuo argomento cortesemente perché devi andare tra gente altera(=i signori italiani) e le ree volontà sono piene dell’usanza antica e pessima(=adulazione), sempre nemica della verità. Ti arrischierai a sperimentare la tua sorte fra quei pochi magnanimi a cui piace il bene. Di loro:- chi mi protegge?- io vado gridando:- pace, pace, pace.- Componimento 129: amore mi guida di pensiero in pensiero, di monte in monte, perché ogni strada segnata dal passaggio umano riscontro contraria alla vita tranquilla. Se in un campo solitario vi è un fiume o una fonte, se fra due alture vi è una valle ombrosa, qui trova quiete l’anima turbata; e seguendo gli inviti di amore ora ride, ora piange, ora prova timore, ora si rassicura; ed il volto che la segue dove questa lo conduce si turba e si rasserena e dura poco tempo nello stesso stato; alla vista di ciò un uomo esperto delle dinamiche amorose direbbe:- questo arde d’amore e non sa più in quale condizione si trova-. Nei monti alti e nelle seve aspre trovo qualche riposo: ogni luogo abitato è un nemico mortale per i miei occhi. Ad ogni passo nasce un nuovo pensiero della mia signora, che spesso tramuta il tormento che io provo a causa sua in gioia; e non appena vorrei cambiare questa vita dolce e amara allo stesso tempo, ecco che dico:- forse amore ti riserba ancora un tempo migliore; forse tu che sei vile ai tuoi occhi sei caro ad altri(=Laura). Ed intanto passo a pensare sospirando:- potrebbe essere vero? come? quando? Dove produce la sua ombra un pino alto o un colle alle volte mi fermo ed addirittura disegno con la mente il suo bel viso nel primo sasso che vedo. Dopo che ritorno in me, trovo il mio petto bagnato di lacrime ed allora dico:-ah misero, dove sei giunto, e da cosa ti sei separato!- Ma finché posso tenere fissa la mente instabile sul primo pensiero, e guardare lei dimenticandomi di me stesso, sento amore così da vicino che l’anima si appaga della sua illusione: la vedo così bella ed in così tante parti che non chiedo altro se non che l’illusione durasse. Io l’ho più volte(ora chi ci sarà che mi crederà?)vista viva nell’acqua chiara e sopra l’erba verde e nel tronco di un faggio ed in una nube bianca così bella che Leda si sarebbe vista costretta a dire che sua figlia perde al confronto, come una stella che viene coperta dal raggio del sole; e quanto più è selvaggio il luogo in cui mi trovo e quanto più è disabitato il posto, tanto più bella il mio pensiero la dipinge. Poi quando la verità scaccia quella dolce illusione, rimango seduto freddo nello stesso posto, impietrito sopra una pietra, nell’atteggiamento di uno che pensa, piange e scrive. Un desiderio intenso è solito attirarmi verso la vetta più alta e libera dove non è presente il tocco dell’ombra di un’altra montagna; di lì comincio a misurare con gli occhi i miei danni(ed intanto sfogo lacrimando il cuore riempito di dolorosa nebbia)quando vedo e penso a quant’aria mi divide dal bel viso di Laura che mi è sempre così vicino ed allo stesso tempo così lontano. Dopo piano piano dico fra me:-che ne sai tu, misero? Forse in quel luogo(dove c’è Laura)adesso si sospira a causa della tua lontananza;- e l’anima respira grazie a questo pensiero. Oh canzone, oltre quel monte, là dove il cielo è più sereno e lieto(per via della presenza di Laura), mi rivedrai presso un ruscello pieno di acqua corrente dove si sente l’aria di un fresco e profumato lauro. Lì si trova il mio cuore e colei che me lo ruba; qui puoi vedere la mia sol immagine corporea. Componimento 130: poiché mi è chiuso il cammino per ottenere pietà, sono allontanato lungo una via senza speranza dagli occhi nei quali era risposto, non so per quale destino, il premio di ogni mia fede. Nutro il cuore, che non chiede altro, di sospiri e vivo di lacrime, io che sono nato per piangere: e non mi lamento di ciò perché in tale condizione il pianto è più dolce di quanto non creda qualcun altro. E mi tengo stretto solo ad un’immagine che non è stata fatta da Zeusi, da Prassitele o da Fidia ma da un maestro migliore e di più alto ingegno. Quale Scizia o quale Numidia(estremi del mondo abitato)mi forniranno sicurezza se l’invidia, non ancora sazie del mio esilio(da Laura)non meritato mi ritrova anche così nascosto? Componimento 131: io canterei d’amore in modo così straordinario che trarrei a forza mille sospiri al giorno dal duro cuore della mia amata e riaccenderei nella mente gelata mille desideri intensi/nobili; e vedrei il bel viso impallidire spesso e gli occhi bagnarsi e rivolgere a me sguardi pietosi come chi suole pentirsi quando ormai è troppo tardi dei dolori causati agli altri e del suo errore; e vedrei le rose rosse(=le labbra)in mezzo alla neve(=nel candore del viso)muovere l’aria intorno con i sospiri e vedrei scoprirsi l’avorio(=i denti)che tramutano in marmo chi li guarda da vicino; e vedrei effetti somiglianti nascere in tutte quelle cose per le quali questa breve vita non mi viene a noia, anzi mi felicito d’essere arrivato fino all’età più matura, alla vecchiaia. Componimento 132: se non è amore che cos’è dunque quello che io sento? Ma se è amore, in nome di dio, che cos’è e di che qualità? Se è una cosa buona da dove deriva questo effetto crudele che porta alla morte? Se è una cosa malvagia, da dove deriva il tormento sempre così dolce? Se ardo volontariamente, da dove derivano il pianto ed il lamento? Se ardo contro la mia volontà, a che giova il lamentarsi? Oh viva morte, oh male dilettevole, come puoi avere tanto potere su di me se io non lo consento? E se io consento ciò mi lamento a gran torto. Mi trovo in alto mare fra venti contrari su una barca fragile senza timone, così sprovvista di saggezza e così carica di errori che io stesso non so quello che voglio, e tremo durante l’estate ed ardo d’inverno. Componimento 133: amore mi ha posto come segno sul bersaglio, come neve al sole, come cera sul fuoco, come nebbia al vento; e ho già la voce roca, oh mia signora, a furia di invocare pietà ed a voi non importa. Dagli occhi vostri uscì il colpo mortale contro il quale non mi è d’aiuto né il passare del tempo né il fuggire in un luogo lontano, da voi sola derivano il sole, il fuoco ed il vento a causa dei quali io sono in questa condizione e tutto ciò vi sembra un gioco. I pensieri sono saette ed il viso è un sole ed il desiderio è un Componimento 142: corsi alla dolce ombra creata dalle belle fronde del laura per fuggire allo spietato influsso astrale che dal terzo cielo (=quello di Venere) mi faceva ardere qua giù; e l’aria amorosa che rinnova la stagione(=zefiro)liberava già i colli dalla neve e fiorivano le erbe ed i rami nei campi. Il mondo non vide mai rami(=membra di Laura) così leggiadri né il vento mosse mai delle fronde così verdi(=capelli di Laura)come quelli che si mostrarono a me in quel tempo primo: tale che, temendo l’ardente lume che proveniva dal terzo cielo, non volli come mio rifugio l’ombra dei colli ma soltanto della pianta più gradita in cielo(=lauro). A quel tempo un lauro mi difese dal cielo, e per ciò da allora in poi sono andato per selve per monti desideroso dei bei rami; ma non ho mai ritrovato tronco né fronde tanto favorita dal cielo che non cambiassero le loro qualità secondo le stagioni. Perciò con animo più costante di giorno in giorno, seguendo dove mi sentivo chiamare dal cielo(=assecondando il desiderio che mi proveniva dal terzo cielo)e guidato da una luce soave e chiara, tornai sempre devotamente ai primi rami sia quando le fronde sono sparse per terra(=autunno)sia quando il sole fa verdeggiare i colli(=estate). I boschi, i sassi, le campagne, i fiumi, i colli, tutto ciò che è stato creato, è vinto e cambiato dal tempo: perciò io chiedo perdono a queste fronde se, trascorsi molti anni, decisi di fuggire dai rami coperti di vischio non appena comincia a vedere la luce(della ragione o della grazia divina). Tanto mi piacque prima la dolce luce(degli occhi di Laura)che io attraversai con piacere molti grandi colli per potermi avvicinare agli amati rami: ora la vita ormai breve, il luogo(=Roma) ed il tempo(=Giubileo)mi mostrano un altro sentiero per arrivare al cielo e di produrre frutto e non più soltanto fiori e fronde(=compiere opere meritevoli e non soltanto buoni propositi). Cerco, ed è decisamente ora, un altro amore(=Cristo), altre fronde(=corona di spine), un’altra luce(=guida), un altro sentiero per salire al cielo che segue colli diversi ed altri rami(=la croce). Componimento 143: quando io vi sento poetare in maniera così dolce(=poetare d’amore)come amore insegna ai suoi seguaci secondo i canoni, il mio acceso desiderio sfavilla interamente al punto che dovrebbe infiammare le anime spente(=di coloro che non sono innamorati). Ritrovo nella memoria la bella donna che in passato era presente davanti ai miei occhi tutte quelle volte che mi apparve dolce o tranquilla nell’abito/ atteggiamento che mi fa svegliare spesso non per il suono di altre campane ma dei miei sospiri. Vedo le chiome libere nell’aria e lei rivolta all’indietro verso di me; e ride così bella nel cuore come se fosse colei che ne ha la chiave(=come se ne fosse la padrona). Ma il soverchio piacere, che ostacola la mia lingua, non ha il coraggio di mostrala in maniera palese in che modo ella sieda dentro al mio cuore. Componimento 144: non ho mai visto levarsi il sole così bello quando il cielo era più libero dalla nebbia né ho mai visto dopo la pioggia l’arcobaleno variarsi in così tanti colori quanti quelli che, fiammeggiando il giorno in cui io presi l’amoroso incarico, trasformarono quel viso che nessuna cosa mortale può eguagliare, e nel mio parlare sono ristretto. Io vidi amore che volgeva i begli occhi in maniera così soave che da quel momento in poi iniziò ad apparirmi oscura ogni altra visione. Oh Sennuccio, io lo vidi così come vidi l’arco che tendeva al punto che la mia vita da quel momento non fu più sicura ed essa è comunque ancora così desiderosa di rivederlo. Componimento 145: ponimi dove il sole uccide i fiori e l’erba o dove il ghiaccio e la neve vincono il sole; ponimi dove il carro del sole è mite e dove c’è chi ci rende il sole(=oriente)o dove c’è chi ce lo serba(=occidente); ponimi in uno stato umile o superbo(=fammi ricco o povero), ponimi nella dolce aria serena o nel tempo fosco e grave(=ponimi in una giornata serena o tempestosa); ponimi di notte, al giorno lungo o corto(=d’estate o d’inverno), all’età matura o giovanile; ponimi in cielo o in terra o nelle profondità terrestri, in un colle alto o in una valle paludosa e bassa, o come uno spirito libero dal corpo o come uno che ha le membra ancora attaccate(=in questa o nella vita ultraterrena); ponimi con una fama oscura o illustre: sarò come sono stato, vivrò come sono vissuto, continuando le mie amorose note. Componimento 146: oh anima nobile ornata di ardente e calda virtù per cui scrivo tante carte; oh al presente unico albergo integro di onestà, torre salda fondata in profondità nel valore; oh fiamma degli occhi, oh rose sparse in un così dolce strato di neve vivente nella quale io mi specchio e purifico; oh piacere per ottenere il quale innalzo le ali verso il bel viso che risplende più di ogni cosa al mondo: se le mie rime intese fossero così lunghe avrei già riempito con il vostro nome l’isola di Tule, il fiume Battro, il Don ed il Nilo, la catena montuosa dell’Atlante, l’Olimpo e una delle colonne d’Ercole, Calpe. Poiché non posso portarlo in tutti e quattro i punti cardinali, lo udrà il bel paese in cui comincia l’Appennino e che è circondato dal mare e dalle Alpi(=Italia). Componimento 147: quando la passione irrazionale, che con due desire ardenti e con un duro freno mi conduce e mi governa, trasgredisce talvolta all’usata legge per fare parzialmente contenti i miei spiriti vitali, trova chi(=Laura)legge nella fronte le paure e gli ardimenti che nascono dal profondo del cuore ed il volere vede amore, che frena i suoi ardimenti, folgorare di sdegno negli occhi turbati e penetranti di Laura. E quindi, come colui che teme il colpo di Giove irato, si ritira indietro: perché un grande timore frena anche un grande desiderio. Ma il desiderio raffreddato e l’intimorita speranza che risplendono come un vetro dalla mia anima rendono serena e dolce il suo aspetto. Componimento 148: non il Ticino, il Po, il Varo, l’Arno, l’Adige ed il Tevere, l’Eufrate, il Tigri, il Nilo, l’Ermo, l’Indo ed il Gange, il Don, il Danubio, l’Alfeo, la Garonna ed il mare che divide in frange(=la Gironda, suo estuario), il Rodano, l’Ibero, il Reno, la Senna, l’Elba, la Loira, l’Ebro; non l’edera, l’abete, il pino, il faggio o il ginepro potrebbero mitigare il fuoco che tormenta il cuore triste come lo può fare il fiume che piange sempre con me(=Sorgue)con il lauro che lodo ed esalto nei miei componimenti. Trovo questo solo soccorso tra gli assalti di amore fra i quali bisogna vivere armato la vita che trascorre così velocemente. Possa crescere il lauro vicino ad un fiume dalle acque fresche e chi lo piantò possa scrivere pensieri leggiadri e nobili alla sua ombra al suono dell’acqua. Componimento 149: con il passare del tempo diventa meno dura l’angelica figura ed il dolce sorriso e l’espressione del bel viso e degli occhi leggiadri diventa meno severa. Che cosa fanno con me oramai questi sospiri che nascevano dal dolore e mostravano all’esterno la mia angosciosa e disperata vita? Se accade che io giri il volto da quella parte(=verso Laura)per calmare il cuore, mi sembra di vedere amore sostenere la mia causa ed aiutarmi: né perciò reputo già finita la guerra, né reputo tranquillo ogni stato del mio cuore; perché più arde in me il desiderio più mi rincuora la speranza. Componimento 150: -che cosa fai anima? A che cosa pensi? Troveremo mai pace? Avremo mai tregua? O saremo sempre in condizione di guerra? -che cosa sarà di noi non lo so; ma, per quello che io posso vedere, il nostro male non piace ai suoi begli occhi. -a che giova questo se con quegli occhi lei ci fa diventare ghiaccio d’estate e fuoco d’inverno? -non lei ma chi li governa(=Amore). -questo a cosa ci giova se lei vede ciò e tace? -alle volte la lingua sta in silenzio ed il cuore si lamenta ad alta voce e, nell’aspetto lieta e senza lacrime, piange nel suo intimo dove lo sguardo degli altri non vede. -nonostante ciò la mente non si calma rompendo così il dolore che si raccoglie e ristagna in lei perché l’uomo misero non crede alla grande speranza(che Laura provi dolore per lui e lo ami). Componimento 151: un marinaio stanco non fuggì mai nel porto per salvarsi da una cupa e tempestosa onda marina come io fuggo dove il grande desiderio mi sprona e rivolge(=negli occhi di Laura) dal fosco e torbido pensiero(=dalla disperazione). Né è mai successo che una luce divina abbagliasse l’occhio umano come la mia è stata abbagliata dal raggio altero proveniente dal bel dolce e soave bianco della sua cornea e dal nero della sua pupilla nei quali amore rende dorate ed aguzza le sue frecce. Non ancora cieco lo vedo rappresentato; nudo, tranne in quelle zone che il pudore vuole coperte; fanciullo con le ali: non dipinto ma vivo. Da lì mi mostra quello che tiene nascosto a molti, che punto per punto io leggo dentro ai begli occhi tutto quello che dico e scrivo circa amore. Componimento 152: questa belva umile, cuore di tigre o di orsa, che nell’aspetto è umana ma la cui bellezza proviene dal cielo, mi gira in riso ed in pianto, fra paura e speranza al punto da mettere in forse ogni mia condizione. Se presto non mi accoglie come innamorato o non mi lascia libero ma continua a tenermi come è solito fare nell’incertezza, basandomi su quello che io sento dal veleno che dalle vene mi arriva al cuore, oh amore, la mia vita è finita. La forza vitale fragile e stanca ormai non può più sopportare tanti mutamenti di stato che in un solo momento la fanno ardere, agghiacciare, arrossire ed impallidire. Fuggendo dalla vita spera di far cessare il dolore come chi progressivamente viene meno: perché è davvero impotente chi non può morire. Componimento 153: sospiri appassionati andate al freddo cuore, rompete il ghiaccio che ostacola la pietà, e se in cielo si ascoltano le preghiere dei mortali, che la morte o la grazia siano la fine del mio dolore. Andate, dolci pensieri, rivelando all’esterno ciò che accade dove il bello sguardo non vuole giungere(=nel mio intimo): se ancora la sua asprezza o il mio destino ci perseguiteranno saremo fuori dalla speranza che ella ci ami o fuori dall’errore che ella possa mai amarci. Voi potete ben idre, benché forse non a pieno, che la nostra condizione è inquieta e focosa mentre la sua è pacifica e serena. Andate ormai sicuri perché amore viene con voi; ed il tempo cattivo può certamente venire meno se interpreto in maniera corretta lo stato del cielo dai segni offerti dal mio sole. Componimento 154: gli astri, il cielo e gli elementi in gara fra loro posero tutte le loro arti ed ogni estrema cura nella viva luce degli occhi di Laura nella quale la natura ed il sole, che non trova da nessun’altra parte qualcuno che gli sia pari, si specchiano. L’opera è così alta, piacevole e straordinaria che nessuno sguardo mortale osa fissarla: tanta dolcezza e grazia l’amore fa piovere negli occhi oltremodo belli. L’aria percorsa dai dolci raggi si infiamma di onestà e diventa tale che supera di gran lunga il nostro poetare ed i nostri pensieri. Qui non c’è un basso desiderio che si percepisce ma solo onore e virtù: ora quando mai è successo che ogni desiderio dei sensi fosse spento da una bellezza suprema? Componimento 155: Giove e Cesare non furono mai così pronti a fulminare il primo ed a ferire il secondo prima che la pietà non avesse spento l’ira dei due e li avesse spogliati entrambi delle armi abituali. La mia signora piangeva ed il mio signore volle che io la vedessi e sentissi i suoi lamenti per riempirmi di dolore e di desiderio e per penetrarmi il midollo e le ossa. Amore mi dipinse, anzi mi scolpì, quel dolce pianto e mi scrisse quei lamenti in un diamante che pose in mezzo al cuore; dove con salde ed ingegnose chiavi torna ancora spesso a tirare fuori grosse lacrime e sospiri lunghi e gravi. Componimento 156: io vidi in terra atti e portamenti propri degli angeli e bellezze celesti uniche al mondo al punto che il ricordo mi procura piacere e dolore perché al confronto ciò che io vedo mi sembrano sogni, ombre e fumi; e vidi piangere quelle due belle luci che hanno fatto invidia al sole mille volte; ed ho sentito fra i sospiri dire parole che farebbero andare i monti e stare fermi i fiumi. Amore, senno, valore, pietà e dolore facevano piangendo un concerto più dolce di ogni altro che si è soliti sentire al mondo; ed il cielo era così intento all’armonia che non si vedeva una foglia muoversi sul ramo tanta era la dolcezza che aveva riempito l’aria ed il vento. Componimento 157: quel sempre acerbo ed onorato giorno(in cui Laura pianse)mando la sua immagine così viva al cuore che l’intelletto o la penna non saranno mai in grado di descriverla, ma spesso ritorno a quel giorno con la memoria. Il contegno adorno di ogni nobile pietà ed il dolce amaro lamento che io sentivo facevano dubitare circa il fatto se fosse una donna mortale o una dea colei che rasserenava la porzione di cielo situata intorno a lei. La testa era come oro fino ed il volto era come calda neve, le ciglia erano come ebano e gli occhi come due stelle dai quali amore tirava non invano il suo arco. Le perle(=i denti)e le rose rosse(=le labbra)dove il dolore che si era raccolto lì formava suoni ardenti e belli; i sospiri erano come fiamme e le lacrime come cristallo. Componimento 158: ovunque io posi o volga gli occhi stanchi per calmare l’irrequietezza che li spinge a cercare intorno trovo quello che dipinge in loro la bella donna(=amore)per rendere sempre vivi e freschi i miei desideri. Con leggiadro dolore sembra che emani un’alta pietà che commuove i cuori nobili: oltre alla vista dei suoi atti, porge alle mie orecchie le sue voci vive ed i suoi sospiri santi. Amore e la verità furono d’accordo con me nel dire che quelle che io vidi erano bellezze uniche al mondo, mai viste sotto le stelle. Non si udirono mai parole così pietose e dolci ed il sole non vide mai lacrime così belle uscire da occhi così belli. Componimento 159: in quale parte del cielo, in quale idea platonica si trovava il modello dal quale la natura tolse quel bel volto leggiadro nel quale volle mostrare in terra quanto si era in grado di produrre in cielo? Quale ninfa nelle fonti e quale dea nei boschi lasciò liberi al vento capelli d’oro così puro? Quando un cuore accolse in sé tante virtù? Anche se poi la somma di tutto ciò è colpevole della mia morte? Mira in maniera A causa di due estremi contrari e mescolati, ora con le voglie congelate ora con le voglie ardenti, sta in questo stato di dubbio fra il misero ed il felice; ma sono pochi i pensieri lieti e molti quelli tristi ed il più delle volte si pente dell’ardita impresa di guardare negli occhi di Laura: questo è il frutto che nasce da una tale radice(=Amore). Componimento 174: io nacqui sotto una stella crudele(se il cielo influisce su di noi nel modo in cui alcuni credono), e crudele la culla dove mi riposero appena nato, e crudele la terra dove poi mossi i piedi; e crudele la donna che con i suoi occhi e con l’arco a cui piacqui solamente come bersaglio produsse la ferita dalla quale, amore, non rimasi in silenzio con te, che la puoi risanare con quella stessa arma. Ma tu ti dilette dei miei dolori: lei non più perché li avrebbe voluti più aspri ed il colpo è stato inferto da una freccia e non da una lancia da caccia. Ma la sola consolazione che ho è che il soffrire per lei è meglio del gioire per via di qualsiasi altra donna; e tu mi giuri questo sulla tua freccia d’oro(=la tua cosa più cara)ed io ti credo. Componimento 175: quando mi viene davanti nella mente il tempo ed il luogo in cui perdetti me stesso ed in cui amore mi avvolse con le sue mani tramite un nodo in modo da rendere l’amare un qualcosa di dolce ed il piangere un giogo, sono tutto zolfo ed esca pronta a prendere fuoco(=sono pronto ad accendermi completamente) ed il mio cuore è un fuoco acceso nel suo interno da quei sospiri soavi, che sento sempre nella memoria, in modo tale da godere mentre ardo, ed io vivo per questo e mi importa poco del resto. Quel sole, che è l’unico che risplende davanti ai miei occhi, mi scalda ancora con i suoi raggi vaganti qui(nel ricordo)oggi al tramonto nello stesso modo in cui mi scaldò un tempo; e mi infiamma in questa maniera anche da lontano al punto che la memoria, sempre viva ed inalterabile, mi mostra sempre quel nodo, quel luogo e quel momento. Componimento 176: io procedo sicuro in mezzo ai boschi inospitali e selvaggi nei quali vanno con grande rischio uomini armati perché non può spaventarmi nulla che non sia il sole che ha i raggi splendenti di reale amore; e procedo cantando(oh pensieri folli)lei che nemmeno il destino potrebbe mandare lontano da me visto che la vedo nei miei occhi e mi pare di vedere con lei donne e fanciulle che in realtà sono abeti e faggi. Mi sembra di udirla sentendo i rami e le brezze e le fronde e gli uccelli che si lamentano e l’acqua che fugge mormorando attraverso l’erba verde. Raramente mi piacquero così tanto un silenzio, un solitario orrore nato da una selva ombrosa se non fosse che sono troppo lontano dal mio sole. Componimento 177: amore, che mette le ali ai piedi ed ai cuori dei suoi seguaci per farli arrivare vivi volando al terzo cielo(=di Venere)mi ha mostrato, passando attraverso le famose Ardenne, mille campi e mille fiumi in un solo giorno. È stato dolce per me essere stato in quel luogo, dove Marte armato ferisce senza darne avviso(imboscate), da solo e senza armi, quasi come se fossi una barca in mezzo al mare senza timone né albero(=alla deriva), pieno di pensieri gravosi e disdegnosi(per la lontananza di Laura).solo dopo essere giunto alla fine della giornata oscura, ricordando da dove vengo e con quali piume sento nascere la paura dal mio troppo ardimento. Ma il bel paese della Provenza ed il Rodano, fiume che provoca diletto, rassicurano con un’accoglienza serena, il cuore già girato verso dove abita la sua luce(=Avignone). Componimento 178: nello stesso momento amore mi sprona e mi frena, mi rassicura e mi spaventa, mi fa ardere e mi fa bruciare, mi provoca gradimento e sdegno, mi chiama a sé e mi scaccia, mi fornisce speranza e pena, conduce il mio cuore stanco verso l’alto ed il basso: a causa di ciò il desiderio errante perde la traccia/si smarrisce e sembra che il suo massimo piacere gli sia sgradito, di smarrimento così strano è piena la mia mente. Un pensiero amico mostra alla mente un guado per andare subito dove spera di essere contenta(=Roma)che non si risolve attraverso le lacrime degli occhi ma è un guado reale; dopo, con forza quasi maggiore la strappa da là bisogna che segua un’altra via e contro la sua volontà acconsente alla lunga morte sua e mia(=della mente e del corpo). Componimento 179: oh Geri, quando talvolta la mia dolce nemica, che è così altera, si arrabbia con me, mi viene fornito un conforto affinché non muoia che è il solo per la cui potenza l’anima respira ancora(=è ancora viva). Ogni volta che lei sdegnosa distoglie i suoi occhi da me(forse perché spera di privare la mia vita della sua luce?)io le mostro i miei così pieni di umiltà che ella deve per forza ritrarre ogni suo sdegno. E se così non fosse l’andare a vedere lei sarebbe come guardare il volto di Medusa che pietrificava la gente che la guardava. Quindi tu agisci nello stesso modo: poiché io vedo escluso ogni latro aiuto ed il fuggire non serve a niente davanti alle ali che usa il nostro signore(=Amore). Componimento 180: oh Po tu puoi facilmente portare il mio corpo con le tue possenti e rapide onde ma lo spirito che si nasconde all’interno non si cura né della tua né della forza degli altri; il quale senza alternare la destra con la sinistra procede diritto attraverso l’aria favorevole al suo desiderio battendo le ali verso le fronde dorate del lauro vince l’acqua, il vento, la vela ed i remi. Re degli altri fiumi, superbo ed altero, che incontro il sole quando lui porta il giorno(=all’alba)e a ponente lasci una luce ancora più bella(=Laura), tu scorri via con il corpo mortale nella tua corrente ma la mia anima ricoperta di ali amorose torna volando alla sua dolce dimora. Componimento 181: amore tese fra l’erba una rete leggiadra fatta d’oro e di perle(=capelli di Laura)sotto un ramo dell’albero sempre verde che io amo tanto anche se ha ombre più tristi che liete. L’esca fu il seme che egli sparge e miete, dolce ed acerbo al tempo stesso che io temo e desidero; i richiami non furono mai così dolci e quiti dalle origini delle umanità(da quando Adamo aprì gli occhi). E la chiara luce che fa sparire il sole folgorava intorno; e la fune era avvolta intorno alla mano che supera in biancore l’avorio e la neve. Così caddi prigioniero nella rete e qui mi hanno catturato gli atti vaghi, le parole angeliche, il piacere, il desiderio e la speranza. Componimento 182: amore, che incendia il cuore di calda passione, lo tiene oppresso in una gelida paura(=gelosia)e l’intelletto rimane indeciso circa il fatto se sia superiore la speranza o il timore, la fiamma o il gelo. Il cuore trema quando fa caldissimo e arde quando fa freddissimo, sempre pieno di desiderio e di gelosia/sospetto come se la donna celasse un uomo vivo dentro la veste leggera o sotto un piccolo velo. Di queste due tipologie di pene quella che mi appartiene è la prima che mi fa ardere giorno e notte(=sempre): e né il pensiero, né i versi né le rime possono capirlo; l’altra non mi appartiene: perché il mio bel fuoco(=Laura)è tale che tratta nello stesso modo tutti; e chi pensasse di volare fino alla cime della sua luce spiegherebbe le ali invano. Componimento 183: se il dolce sguardo e le soavi parole di costei mi uccidono e se amore la rende così più potente di me solo che ella parli o sorrida, misero, che sarà se per avventura lei si disgiunge, per colpa mia o della sorte avversa, i suoi occhi dalla pietà(=si fa spietata), cosicché mi minacci di morte dalla quale ora invece mi difende? Perciò se io tremo e procedo con il cuore gelato ogni volta che la vedo cambiare aspetto è nato questo timore d’antiche esperienze. La donna è una cosa mobile per sua natura: perciò io so bene che una condizione amorosa dura poco tempo nel cuore di una donna. Componimento 184: l’amore, la natura e la bella anima umile, dove dimora e regna ogni nobile virtù, congiurano contro di me: amore si adopera affinché io muoia del tutto e segue il suo costume nel fare questo; la natura la bella anima con un laccio così delicato da non reggere a nessuno sforzo; lei è così sdegnosa delle cose mortali che non si degna più di abitare la vita faticosa e vila(=la vita mortale). Per questi motivi lo spirito vitale di ora in ora viene meno a quelle belle, care ed oneste membra che erano specchio di vera leggiadria; e se la pietà non stringe il freno alla morte, misero, vedo bene in che stato si trovano queste vane speranze grazie alle quali ero solito vivere. Componimento 185: questa fenice con la piuma dorata(=Laura con i suoi capelli biondi)forma intorno al suo collo bello, candido e nobile, un ornamento naturale così caro da addolcire ogni cuore e da consumare il mio: forma un diadema naturale che illumina tutta l’aria intorno; ed il silenzioso acciarino dell’amore prende da lì un fuoco puro e penetrante che mi fa ardere anche nel più freddo inverno. Una veste purpurea ornata con un lembo ceruleo cosparso di rose le nasconde le belle spalle: abito straordinario per una bellezza unica. La fama ripone e nasconde lei, che in realtà vola altera(perché non si accoppia)nei nostri cieli, nelle odorose e ricche valli dei monti d’Arabia. Componimento 186: se Virgilio ed Omero avessero visto quel sole che io vedo con i miei occhi avrebbero impiegato tutta la loro forza per procurarle fama mescolando lo stile di uno con quello dell’altro(tragico ed elegiaco): di questa cosa sarebbero turbati e rattristati Achille, Ulisse e gli altri semidei, quello che governò il mondo così bene per 56 anni(=Augusto)e quello che fu ucciso da Egisto(=Agamennone). Che destino simile a quello di questo moderno fiore di onestà e bellezza(=Laura)ebbe quel fiore antico di virtù e di armi(=Scipione l’Africano)! Ennio produsse un ruvido carme per quello mentre per questo lo faccio io: oh se soltanto non le fosse molesto il mio ingegno e non disprezzasse le mie lodi! Componimento 187: dopo essere giunto alla famosa tomba di Achille, Alessandro disse sospirando:- oh fortunato te che hai trovato una tromba così chiara(quella epica di Omero)e qualcuno che scrisse di te così nobilmente!- ma questa pura e candida colomba, a cui non so se visse mai al mondo una uguale, risuona poco nel mio stile debole: così sono i destini prefissati di ciascuno. Perché una stella diversa ed un destino malvagio solo per questo punto hanno affidato lei, che è degnissima di Omero, Orfeo e Virgilio(=il pastore che è ancora onorato da Mantova)cosicché andassero sempre cantando solo le sue lodi, ad un tale che sì adora il suo bel nome ma che rischia, forse, parlandone di diminuirne i pregi. Componimento 188: vivificante sole, quelle uniche fronde che io amo e che tu amasti in precedenza ora sono le uniche ad essere verdi nel luogo dove vivono, e verdeggiano senza eguali dal momento in cui Adamo vide per la prima volta il suo ed il nostro male adorno. Stiamo a guardarla: io continuamente ti prego e ti chiamo, oh sole; tu tuttavia fuggi e fai in modo che i colli circostanti facciano ombra, e ti porti via con te il giorno e fuggendo mi togli quello che io più desidero. L’ombra che cade da quel piccolo colle, dove il mio soave fuoco fu scintilla, dove il grande lauro fu un piccolo virgulto, crescendo mentre io parlo toglie agli occhi la dolce vista del luogo beato dove il mio cuore dimora con la sua donna. Componimento 189: la mia nave piena di oblio(=perché ha ascoltato il canto di Laura-sirena)passa per il mare tempestoso a mezzanotte durante una bufera fra Scilla e Cariddi; ed al timone si trova il mio signore, anzi il mio nemico(=Amore). Ad ogni remo si trova un pensiero pronto al male che sembra prendere in giro la tempesta e la morte; un umido e senza posa vento di sospiri, speranze e desiderio rompe la vela. Una pioggia di lacrime, una nebbia di sdegni bagna e rallenta le sartie già stanche che sono fatte di errore intrecciato con l’ignoranza. I miei due dolci soliti segni si nascondono; la ragione e l’arte del navigare(=di condurre la propria vita)sono morte tra le onde al punto che io inizio a temere di non vedere mai più il porto. Componimento 190: mi apparve una cerva dalla pelle bianca sopra l’erba verde con due corna d’oro fra i due fiumi del Rodano e della Durenza all’ombra di un alloro al levarsi del sole nella stagione primaverile. Il suo aspetto era così dolce e superbo che io lasciai ogni lavoro per inseguirla: come l’avaro che nel cercare il tesoro tempera gli affanni della ricerca con il piacere. Intorno al bel collo aveva scritto con diamanti e topazi:-nessuno mi tocchi, al mio signore(=Dio)piacque di farmi libera-. Ed il sole era già rivolto verso mezzogiorno ed i miei occhi erano stanchi, non sazi, di guardare quando io caddi nell’acqua e lei scomparve. Componimento 191: poiché vedere Dio è come avere una vita eterna non si desidera di più e non è lecito desiderare di più, nello stesso modo per me il vedere voi, oh mia signora, mi rende felice nella mia vita fragile e breve. E non vi ho mai vista così bella come ora, se l’occhio manda il vero al cuore: dolce momento che rende beato il mio pensiero, che vince ogni alta speranza, ogni desiderio. E se il suo fuggire non fosse così rapido non chiederei di più: ma se è vero che alcuni vivono cibandosi solo di odore, e tale fama viene creduta, altri solo d’acqua o di fuoco e che cose prive di ogni dolcezza appagano i sensi(=il gusto ed il tatto), allora perché io non potrei vivere della vista della vostra anima? Componimento 192: stiamo, amore, a vedere la nostra gloria, cose sublimi e straordinarie oltre i limiti naturali: vedi bene quanta dolcezza scende in lei, vedi questa luce che offre in terra un’immagine del cielo, vedi quant’arte del cielo indora(capelli)ed imperla(denti)ed imporpora(guance)la nobile persona, e non mai visto da altre parti una cosa simile, che muove dolcemente gli occhi ed i piedi attraverso questo luogo chiuso ed ombreggiato dai bei colli. La verde erbetta ed i fiori di mille colori sparsi sotto quell’elce antica e di colore scuro pregano continuamente che lei li tocchi o li prema con il piede; ed il cielo si accende tutto intorno di vaghe e lucide scintille(=le stelle) e si rallegra nell’aspetto di essere reso sereno da occhi così belli. Componimento 193: nutro la mente con un cibo così nobile che non invidio a Giove né l’ambrosia né il nettare perché, solo guardandola, piove nell’anima l’oblio di ogni altra dolcezza e bevo fino in fondo il Lete. Le volte in cui la sento parlare, e incido nel cuore le sue parole perché ritrovi sempre qualcosa per cui sospirare, rapito per mano di amore, non so bene dove, gusto in un unico volto una doppia dolcezza: perché quella voce gradita fino al cielo produce parole così leggiadre e care che non le potrebbe pensare chi non l’avesse udita. Allora insieme, in meno di un palmo(=volto di Laura), appare visibilmente quanto l’arte, l’ingegno, la natura ed il cielo possono fare in questa vita. Se lo dissi, la pietà e la cortesia siano morte per me insieme a tutti i sospiri che produssi per lei; se lo dissi, che si facciano aspre le parole che si sentivano così dolci il giorno in cui mi arresi vinto da amore; se lo dissi, che io risulti spiacevole a quella che accetterei di adorare da solo, chiuso in un’oscura cella, dal giorno dello svezzamento al giorno in cui l’anima si separerà dal mio corpo(=per tutta la vita): credo anche che lo farei. Ma se io non lo dissi, colei che mi aprì così dolcemente il cuore con la speranza durante la mia età giovanile guidi ancora questa stanca navicella che è la mia vita con il timone della sua pietà innata, e non diventi un’altra(cruda e feroce)ma rimanga quale era solita essere quando non potei più resisterle(giorno dell’innamoramento), quando perdei me stesso(e non dovrei più perdere altro[la sua pietà]). Agisce male chi si dimentica di tanta fede così presto. Io non lo dissi mai né mai avrei potuto dirlo né per ottenere oro o città o castelli. Dunque vinca la verità e si rimanga in sella e la bugia sconfitta cada per terra. Amore tu sai tutto quello che succede in me: se lei te ne fa domanda tu dille quello che devi. Io direi felice tre, quattro e sei volte chi, destinato a languire, morì prima. Ho servito per Rachele e non per Lia; e con un’altra non saprei vivere e non potrei sopportare, quando il cielo ci richiamerà, di andare con lei sul carro di fuoco di Elia. Componimento 207: ormai credevo di poter passare il resto del mio tempo come avevo passato questi anni indietro, senza altra cura e senza nuove astuzie: adesso poi che non ottengo più dalla mia signora il soccorso usuale, tu amore, che mi insegni tale arte di comprendere i suoi sguardi, vedi in che stato mi hai condotto. Non so se devo adirarmi del fatto che in quest’età matura mi fai diventare ladro della bella luce leggiadra(=degli occhi di Laura) senza il quale non potrei vivere in mezzo a tanti affanni. Avessi così preso l’abitudine che ora devo prendere, perché nel fallimento giovanile risiede una vergogna minore. Gli occhi soavi dai quali sono solito ricevere la vita, furono all’inizio così generosi delle loro divine e nobili bellezze che io vissi come un uomo che privo di beni propri che riceve un segreto aiuto esterno, in modo tale da non dare fastidio né a loro né a Laura. Ora, benché mi rincresca, divento ingiurioso ed importuno: perché il povero spinto dalla fame può talora compiere azioni che, se si trovasse in una condizione migliore, avrebbe biasimato se fossero state fatte da altri. Se l’invidia ha chiuso per me le mani pietose di Laura, mi scusino la fame amorosa ed il non poter fare altrimenti. Che io ho già cercato più di mille vie per provare se una cosa mortale, senza di loro(occhi di Laura)mi potesse tenere in vita anche solo un giorno. L’anima, poiché non ha mai tregua, corre sempre alle faville angeliche; ed io che sono fatto di cera ritorno al fuoco che mi strugge; ed osservo intorno per scoprire quando si allenta la guardi a quello che io desidero(=sguardo di Laura); e come un uccello che si posa sul ramo dove ha meno paura e lì viene subito catturato, così io rubo dal suo bel volto ora uno ed ora un altro sguardo; e nello stesso momento mi nutro ed ardo di ciò. Mi nutro della mia morte e vivo nelle fiamme; ben strano cibo la morte e ben strana una salamandra in forma umana; ma non è un miracolo perché lo vuole amore. Agnello vissi felice un tempo nella sofferente mandria degli amanti; ora al termine della mia vita la fortuna e l’amore mi trattano secondo la loro usanza: ed è naturale che sia così come è naturale che ci siano rose e viole in primavera e neve e ghiaccio in inverno. Perciò se io mi procuro or qui ora là cibi per il corto vivere, anche se questo volesse dire che è furto, una donna così ricca dovrebbe essere contenta se qualcun altro vive delle sue ricchezze senza nemmeno che lei se ne accorga. Chi è che non conosce grazie a che cosa io vivo e vissi sempre dal momento in cui vidi per la prima volta cambiare vita ed abitudine a quei begli occhi? Se qualcuno non lo credesse pensi che per quanto si cerchi per terra e per tutti i mari nessuno potrà sapere tutti i vari temperamenti umani. C’è gente che vive di odori(Astomi), ad esempio, presso il grande fiume Gange; io qui quieto i fragili e famelici spiriti vitali di fuoco e luce. Amore, e te lo voglio proprio dire, è sconveniente ad un signore essere così poco generoso. Tu hai le frecce e l’arco: fai in modo che io muoia per colpa della tua mano e non consumandomi di desiderio, perché un bel morire onora tutta la vita. La fiamma chiusa è più ardente; e se cresce ancora non può più nascondersi in nessun modo: amore io lo so perché provo questa sensazione sotto il tuo dominio. Lo vedesti bene quando arsi così silenziosamente; ora mi rincresco delle mie stesse grida perché affliggo le persone vicine e quelle lontane. Oh mondo, oh pensieri vani, oh mio destino crudele a che cosa mi conduci! Oh per via di quale luce mi nacque nel cuore la tenace speranza con la quale quella che mi conduce alla morte grazie alla tua forza(=Laura)lo annoda e lo stringe! La colpa è vostra ma sono io che ne pago il danno e la pena. In questo modo sopporto il tormento del ben amare e chiedo perdono del peccato commesso da altri(=amore e Laura): anzi del mio perché avrei dovuto distogliere lo sguardo dalla luce troppo potente degli occhi di Laura ed avrei dovuto chiudere le orecchie al suono delle sirene; ed ancora adesso in età matura non me ne pento che il cuore trabocchi di veleno dolce. Io aspetto solamente che amore, che mi diede il primo colpo, mi dia anche l’ultimo; e, se io giudico correttamente uccidere subito sarà un modo di essere pietoso dal momento che egli(=amore)non è disposto a trattarmi diversamente dal solito: perché muore bene chi morendo esce da una situazione di dolore. Oh mia canzone, io starò fermo sul campo di combattimento perché è un disonore morire fuggendo; e rimprovero a me stesso tali lamenti visto che la mia sorte, il mio pianto, i miei sospiri e la mia morte sono così dolci. Oh servo d’amore che leggi queste rime, il mondo non ha un bene che pareggi il mio male. Componimento 208: rapido fiume, che dalla sorgente montana rodendo intorno, dalla qual cosa prendi il tuo nome, scendi di giorno e di notte con me dove Amore mi conduce e dove solamente la natura conduce te(=Avignone), vai avanti: né il sonno né la stanchezza frenano il tuo corso; e prima che tu versi il tuo tributo d’acqua al mare, guarda attentamente dove l’erba è più verde e l’aria è più serena. Lì si trova quel nostro sole vivo e dolce che adorna ed infiora la tua riva sinistra: forse(o che cosa oso mai sperare?)anche il mio tardare le provoca dolore. Baciale il piede o la mano bella e bianca; dille, con i baci e non con le parole:- lo spirito è pronto/veloce ma la carne/il corpo è stanco ed ha quindi bisogno di riposo. Componimento 209: i dolci colli dove lascia me stesso, partendo da dove non posso mai partire con l’animo ed il pensiero, mi sono sempre davanti agli occhi e mi è sempre addosso quel caro peso che amore mi ha affidato. Mi meraviglio spesso con me di me stesso perché io procedo senza interruzioni e non mi sono ancora allontano dal bel giogo d’amore scosso molte volte invano, ma quanto più me ne allontano tanto più me ne avvicino. E come un cervo ferito da una freccia che con il ferro arroventato dentro il fianco fugge e prova tanto più dolore quanto più si affretta, tale sono io con quella freccia nel lato sinistro che mi consuma e mi diletta allo stesso tempo, mi struggo di dolore e mi stanco di fuggire. Componimento 210: per quanto si cerchi per ogni costa marina dallo spagnolo Ebro(=da occidente)all’indiano Jhelum(=ad oriente), dal mare rosso(=Mar rosso=il sud)alle onde del mar Caspio(=nord), né in cielo né in terra vi è più di una fenice. Quale corvo situato alla mia destra o quale cornacchia situata alla mia sinistra potrebbe cantare il mio destino e quale parca potrebbe avvolgerlo sull’aspo(=allungarmi la vita)? Poiché io trovo la pietà(=Laura)sorda come un aspide, misero me, dalla quale io speravo di essere felice. Io non voglio parlare di lei: ma riempie tutto il cuore di chi la vede di dolcezza e d’amore visto quanta ne ha con sé e quanta ne porge agli altri; ma per rendere queste dolcezze amare ed empie verso di me, o non si accorge, o finge di non accorgersi o non si preoccupa del fatto che le mie tempie(=i miei capelli)stanno diventando bianchi prematuramente. Componimento 211: la passione mi incita, l’amore mi guida e mi indica la strada, il piacere mi tira e l’abitudine mi trasporta, la speranza mi lusinga e mi riconforta e porge di già la mano destra al cuore già stanco per aiutarlo; ed il misero la prende senza accorgersi della nostra scorta cieca e sleale(=amore): i sensi con la loro irrazionalità regnano e la ragione è morta; da un desiderio errante ne risorge un altro. La virtù, l’onore, la bellezza, l’atto nobile e le dolci parole mi hanno preso nei bei rami del lauro dove il cuore rimane soavemente invischiato. Nel 1327, precisamente al mattutino, il sesto giorno di aprile, entrai nel labirinto e non vedo come uscirne. Componimento 212: io che mi beo di sogni e che sono contento di languire, di abbracciare le ombre e di inseguire l’aria estiva, nuoto in un mare che non ha fondo né riva(=senza confini), aro sull’acqua, costruisco sulla sabbia e scrivo nel vento; e guardo tanto attentamente il sole(=Laura)che esso ha già spento la mia capacità visiva con il suo splendore, e caccio con un bue zoppo, infermo e lento una cerva errante e veloce nel fuggire(=Laura). Cieco e stanco per ogni altra cosa che non sia il mio danno che cerco giorno e notte(=sempre), chiamo solamente amore, la mia signora e la morte. Così da vent’anni, il che è un affanno grave e lungo, ottengo solamente lacrime, sospiri e dolore: sotto una tale stella maligna presi l’esca e l’amo(=mi innamorai). Componimento 213: grazie che a pochi il cielo destina largamente: rara virtù non propria delle persone umane ma celeste, sotto i capelli biondi una mente saggia e matura come quella di un anziano, ed una bellezza nobile e divina in una donna umile; leggiadria nuova ed unica ed il cantare che risuona nell’anima, l’andatura celestiale ed il vago spirito ardente(=la bellezza ardente dell’anima) che rompe ogni durezza e che umilia ogni superbia; e quei begli occhi che rendono i cuori di pietra, capaci di rischiarare l’abisso e la notte e togliere l’anima ai corpi e darla ad altri; con il parlare pieno di concetti dolci e nobili, con i sospiri soavemente interrotti: da questi maghi fui trasformato nell’innamorato che sono ora. Componimento 214: Già da tre giorni era stata creata un’anima in un corpo tale da occuparsi di cose nobili e rare e disprezzare ciò che è ritenuto degno di pregio da molti(=dal volgo). Questa ancora incerta del corso a lei destinato, pensando da sola(=non ancora fiancheggiata dalla ragione), giovinetta e libera dai lacci d’amore entrò in primavera in un bel bosco(=vita amorosa). Un tenero fiore era nato in quel bosco un’età prima e la radice si trovava in luogo tale che nessun’anima poteva avvicinarcisi rimanendo libera: perché c’erano delle forme di lacciuoli così nuove e un tale piacere spingeva a correre precipitosamente verso di lui che perdere la libertà(=innamorarsi)in quel luogo era un pregio. Caro, dolce, nobile e faticoso pregio che subito mi volgesti verso il verde bosco(delle passioni)che è solito sviare gli uomini a metà della loro vita! Ed ho poi cercato regione per regione in giro per il mondo se ci fossero formule magiche o pietre miracolose o infusi di erbe rare che potessero un giorno liberarmi la mente. Ma, misero, ora comprendo che il mio corpo sarà sciolto da quel nodo dal quale deriva il suo maggior pregio prima che rimedi magici, antichi o nuovi, risanino le piaghe che io presi in quel bosco pieno di spine dalle quale sono stato ridotto in modo tale che ne esco azzoppato dopo esservi entrato così di corsa. Devo compiere un duro percorso pieno di pericoli e di dolori dove sarebbe necessario un piede libero e leggero e sano in ogni sua parte. Ma tu, oh signore, chi hai il vanto della pietà, porgimi la tua mano destra in questo bosco: il tuo sole vinca le mie tenebre straordinariamente fitte. Guarda la mia condizione che davanti alle meravigliose bellezze ha interrotto il corso della mia vita rendendomi un abitante del bosco ombroso; rendi, se lo può essere, libera e sciolta dai legami d’amore la mia errante sposa(=la mia anima); e sarà tuo il merito se la ritroverò ancora una volta insieme a te in un posto migliore(=il paradiso). Ora ecco alcune delle mie domande di nuovo genere: se in me vive un qualche valore o se è tutto finito o se l’anima è sciolta dai legami d’amore o se è ancora trattenuta nel bosco. Componimento 215: il pianeta che attendeva alla sua nascita anzi il re delle stelle(=Dio)ha raccolto in questa donna una vita semplice e tranquilla in un sangue nobile, un cuore semplice in un alto intelletto, un frutto maturo in un fiore giovanile, un’anima lieta in un aspetto pensoso; ed il vero onore, le degne virtù, il gran pregio ed il valore che sono tali da stancare ogni poeta divino. In lei amore si è unito con l’onestà, corpo adorno con bellezza innata ed un gesto che è in grado di parlare restando in silenzio, ed un non so che negli occhi che in un solo momento può rischiarare la notte e rendere oscuro il giorno, amaro il miele ed addolcire il veleno. Componimento 216: piango tutto il giorno e poi di notte, quando i miseri esseri viventi trovano il loro riposo, io mi ritrovo in lacrime ed i miei mali si raddoppiano: così consumo il mio tempo lacrimando. Consumo gli occhi in un triste umore(=nelle lacrime)ed il cuore nel dolore; e sono l’ultimo(il più infelice) fra gli esseri viventi cosicché le frecce amorose mi tengono sempre bandito da uno stato di quiete(=in affanno). Misero, che giorno dopo giorno e notte dopo notte ho già trascorso la maggior parte di questa morte che si chiama vita. Mi addolora di più la crudeltà di un’altra persona rispetto al mio male: perché la pietà vivente, il mio soccorso fidato(=Laura) mi vede ardere nel fuoco della passione e non mi aiuta. pietà(=Laura)non mi manda né il lauro né la palma(simboli di vittoria)ma un olivo tranquillo(simbolo di pace)e rasserena il tempo ed asciuga il mio pianto e vuole che io viva ancora. Componimento 231: io vivevo contento della mia sorte, senza lacrime e senza alcuna invidia che, se qualche altro amante aveva una fortuna migliore della mia, mille dei suoi piaceri non valevano uno solo dei miei tormenti. Ora una nebbia gravosa e scura copre quegli occhi, per i quali io non mi pento mai dei miei tormenti e non ne vorrei uno di meno, al punto che ha quasi spento il sole della mia vita. Oh natura, madre dolce e crudele, da dove ti viene questo potere e questi desideri così contrari di fare e disfare cose così leggiadre? Ogni podere deriva da una fonte viva: ma tu come lo consenti, oh sommo padre, che la natura ci privi del tuo caro dono? Componimento 232: l’ira vinse Alessandro che tutti vinceva e lo rese, sotto questo aspetto, inferiore a Filippo suo padre: a che gli giovò se furono solo Pirgotile e Lisippo a scolpirlo e se fu solo Apelle a dipingerlo? L’ira sospinse Tideo ad un tale livello di rabbia che, mentre moriva, morsicò Menalippo; l’ira non solo aveva ottenebrato ma aveva acciecato del tutto Silla: e lo portò alla morte. Lo sa Valentiniano I che l’ira conduce ad una pena simile a quella di Silla: e lo sa anche quello che ne morì, Aiace, crudele verso molti e poi anche verso se stesso. L’ira è un breve furore che diventa lungo per chi non lo frena e che conduce spesso il suo possessore alla vergogna ed in alcuni casi alla morte. Componimento 233: quale fortuna mi fu quando da uno dei due occhi più belli che ci siano mai stati al mondo, vedendolo turbato e scuro dal dolore, si mosse un influsso che rese il mio occhi infermo e scuro! Essendo io ritornato a rompere il digiuno di vedere l’unica al mondo di cui mi interesso(=Laura), il cielo e l’amore mi furono meno crudeli che mai, nemmeno se raduno insieme tutte le mie altre grazie: perché dall’occhio destro, anzi dal sole destro, della mia signora, arrivò al mio occhio destro la malattia che mi provoca piacere e non dolore; e proprio come se avesse intelletto(per progettare l’azione)e penne(per realizzarla) passò da un occhio all’altro quasi come una stella che vola nel cielo(=stella cadente); e la natura e la pietà seguirono il loro corso. Componimento 234: oh cameretta che già fosti un rifugio per le mie gravose tempeste diurne ora sei la fonte di lacrime notturno che di giorno porto nascoste per la vergogna. Oh lettino che eri requie e conforto ai miei tanti affanni di che dolorose urne/lacrime ti bagna amore con quelle mani più bianche dell’avorio, crudeli solamente verso di me a con così tanto torto! E non fuggo solo la mia intimità e il mio riposo ma soprattutto me stesso ed io mio pensiero che, seguendolo, ogni tanto mi ha fatto alzare in volo; ed il volgo mio nemico ed a me odioso cerco ora come mio rifugio(chi lo avrebbe mai detto?): tale è la paura che ho di ritrovarmi solo. Componimento 235: misero, amore mi trasporta dove non voglio e mi rendo bene conto che si trapassa la soglia del dovere a causa di ciò sono assai più importuno del solito a chi risiede come regina nel mio cuore(=Laura); un saggio nocchiere non preservò mai da uno scoglio la nave carica di merci preziose quanto io preservo da sempre la debole barca della mia vita dalle percosse del duro orgoglio di Laura. Ma una pioggia di lacrime ed infiniti sospiri di venti crudeli l’hanno spinta di modo che ora nel mio mare c’è una notte orribile e la tempesta, dove porta fastidi ad altri(=Laura)e a sé dolori e tormenti, ed è già vinta dalle onde ed è senza più vele né timone. Componimento 236: amore, io sbaglio e mi rendo conto del mio sbagliare, ma agisco come un uomo che brucia ed ha il fuoco nel petto(un fuoco interiore e quindi inestinguibile)perché il dolore cresce sempre e la ragione viene meno ed è già quasi vinta dalla sofferenza. Ero solito frenare il mio caldo desiderio per non turbare il bel viso sereno: ma ora non posso più farlo; mi hai tolto il comando dalla mano e l’anima è resa ardita per la disperazione. Perciò se lei si scaglia oltre il suo solito impeto la colpa è tua che la accendi e la sproni al punto da farle tentare tutte le vie più aspre per salvarsi; ed ancora di più ne sono causa i doni celestiali e rari che la mia signora ha in sé: ora fai almeno in modo che lei lo comprenda e che perdoni quindi le mie colpe a se stessa. Componimento 237: il mare non ebbe mai tanti animali fra le sue onde né nessuna notte lassù sopra il cielo della luna vide mai tante stelle, né tanti uccelli vivono nei boschi, né mai campo o posto ebbe mai così tante erbe quanti sono i pensieri che ha il mio cuore ogni sera. Giorno dopo giorno spero che ormai la morte separi il mio corpo dalle lacrime(=il terreno dalle onde)e mi lasci dormire in qualche campo perché sotto la luna nessun uomo ha mai provato tanti affanni quanti quelli che soffersi io: lo sanno i boschi che vado ricercando in solitudine di giorno e di notte. Io non ho mai avuto una notte tranquilla ma procedevo sospirando dalla mattina alla sera da quando amore mi rese un abitante dei boschi. Sarà certamente il mare senza più le onde, il sole riceverà la sua luce dalla luna ed i fiori moriranno in aprile prima che io abbia riposo. Procedo di campo in campo consumandomi e sono pensoso di giorno per poi piangere di notte; e non ho nemmeno mai posa se non come ne ha la luna(che cambia sempre). Non appena vedo la sera oscurarsi dal petto escono sospiri tali da far crollare i boschi e dagli occhi escono lacrime tali da bagnare l’erba. Le città sono nemiche ed i boschi sono amici dei miei pensieri che sfogo mentre procedo per questo alto campo affiancato dal mormorare delle onde nel dolce silenzio notturno: al punto che io aspetto tutto il giorno la sera e che il sole parta per far posto alla luna. Deh se potessi essere con il vago amante della luna(=con Edimione che era l’amante di Diana)addormentato in qualsiasi bosco verde e che colei che prima del vespro mi fa giungere alla sera(=Laura che mi conduce a morte prematura)venisse sola con essa(=la luna e quindi Diana)e con amore per stare qui una notte: ed il giorno e il sole stessero sempre nelle onde(e che non arrivasse mai l’alba). Oh canzone nata di notte in mezzo ai boschi sopra dure onde ed al lume della luna da domani sera vedrai il ricco campo(dove abita Laura=Avignone). Componimento 238: vera natura, intelletto angelico, anima serena, vista veloce, occhi di lince, provvidenza veloce, pensiero nobile e veramente degno di quel petto: essendoci un gran bel numero di donne scelte raccolto per adornare il giorno di festa solenne, il buon giudice in nulla manchevole subito scorse fra i tanti e così bei volti il più perfetto(=quello di laura). Comandò con la mano alle altre più ragguardevoli per età e condizione sociale di farsi in disparte e accolse caramente a sé quell’una. Le baciò gli occhi e la fronte con aspetto cortese in modo da rendere allegre tutte le altre donne: l’atto dolce e straordinario mi riempì di invidia. Componimento 239: là verso l’aurora, quando l’aria di primavera è solita muovere così dolcemente i fori e gli uccelli sono soliti iniziare i loro canti, così dolcemente sento i pensieri muoversi dentro all’anima da chi li ha tutti in suo potere(=da Laura)al punto che mio conviene tornare alle mie rime. Se solo io potessi temprare con canti così soavi i miei sospiri affinché addolciscano Laura inducendola mediante ragione a quel sentimento cui mi induce violentemente! Ma prima che l’amore fiorisca in quell’anima nobile che non prestò mai attenzione ai versi né alle rime l’inverno sarà la stagione dei fiori. Quante lacrime, misero, e quanti versi ho già sparso nella mia vita e in quanti canti ho provato a piegare quell’anima! Essa comunque sta come un’aspra rupe colpita da una dolce brezza la quale fa sì muovere le fronde ed i fiori ma non può nulla se si imbatte in una forza maggiore alla sua. Amore era solito vincere gli uomini e gli dei, come si può leggere sia in componimenti in prosa che in poesia: ed io lo provai al primo sbocciare dei fiore. Ora né il mio signore né i versi ispirati da lui, né il mio piangere né le preghiere possono fare sì che Laura tragga quest’anima(di P.)fuori o dalla vita o dagli affanni(ricambiandolo). Per l’estremo tentativo, oh anima, metti in campo tutto il tuo ingegno e tutta la tua forza finché abita ancora fra di noi lo spirito vitale. Non c’è niente al mondo che i versi non possano fare: addirittura sanno incantare i serpenti con i loro versi nonché adornare l’inverno di nuovi fiori. In questo momento le erbette ed i fiori ridono per i campi: non può essere che quell’anima angelica non senta il suono dei versi amorosi. Se la nostra sorte avversa è più forte procederemo piangendo e cantando allo stesso tempo i nostri versi come chi si metta a cacciare l’aria con un bue zoppo. Raccolgo l’aria nella rete ed i fiori nel ghiaccio e con versi alletto l’anima sorda e rigida che non apprezza né la forza di amore né i versi. Componimento 240: ho pregato amore e lo prego di nuovo affinché mi scusi presso di voi, mia dolce pena, mio diletto amaro, perché devio dal cammino giusto pur rimanendo a voi fedele. Io non lo posso negare, mia signora, e non lo nego che la ragione, che tiene a freno ogni buona anima, non sia stata vinta dal desiderio; per la qual cosa egli mi conduce alle volte in luoghi dove io lo seguo contro la mia volontà. Voi, giudicando con quel cuore, che illumina il cielo con un ingegno così chiaro e con una virtù così nobile quante mai sono discese da una stella favorevole, dovete dire, pietosa e senza sdegno:- che cosa potrebbe fare altrimenti? Il mio volto lo consuma: perché egli è avido ed io così bella? Componimento 241: il nobile signore davanti al quale non serve a nulla nascondersi, fuggire o difendersi(=amore)mi aveva acceso la mente di desiderio con una freccia ardente ed amorosa; e benché il primo colpo fosse da sé solo aspro e mortale, per far proseguire la sua impresa ha preso una saetta armata di pietà e da una parte e dall’altra assale e punge il cuore. Una ferita arde, versa fuoco e fiamme; l’altra spreme lacrime attraverso i miei occhi per il dolore della vostra cattiva condizione: e nemmeno per il fatto che i miei occhi sono diventati due fonti di lacrime rallenta di una sola fiamma l’incendio che mi brucia anzi cresce il desiderio attraverso la pietà. Componimento 242: -guarda quel colle, oh mio cuore stanco inquieto e vagante: lì lasciammo ieri colei che un tempo si interessò a noi ed ebbe compassione di noi, ora vorrebbe tirare fuori dai nostri occhi un lago di lacrime. Tu torna là che io sono contento di essere da solo; prova se c’è forse ancora tempo di diminuire il nostro dolore che fino a questo momento crebbe, oh cuore partecipe e presago del mio male. -ora tu che hai perso coscienza di te stesso e parli al cuore come se fosse sempre con te, misero, e pieno di pensieri vani e sciocchi! Perché quando tu te ne andasti partendo dal tuo desiderio più grande(=Laura)egli rimase con lei e si nascose dentro ai suoi begli occhi. Componimento 243: fresco, ombroso, fiorito e verde colle dove siede ora cantando ed ora pensando colei che toglie la fama a chiunque altro e che rende testimonianza degli spiriti celesti in terra: il mio cuore che mi volle lasciare per stare con lei(e fece una cosa molto assennata e ancora di più se sceglierà di non tornare mai indietro)ora procede numerando dove l’erba è segnata dalle impronte prodotte dal bel piede di Laura ed è bagnata dalle lacrime provenienti dai miei occhi. Si stringe a lei ed a ciascun passo dice:- deh se solo fosse qui ora anche solo per un po’ quel misero che è già stanco di piangere e di vivere! Lei ride di queste parole ed il gioco d’amore non è pari: tu sei il paradiso ed io un sasso senza cuore, oh luogo sacro, avventuroso e dolce. Componimento 244: il male mi opprime ma mi spaventa il futuro che può essere peggiore verso il quale vedo un cammino così largo e piano, perché io sono entrato in una frenesia simile alla tua e con un pensiero ostinato vaneggio insieme a te; non so se chiedere a dio guerra o pace perché il danno della guerra è grave ma la vergogna dell’arrendersi è colpevole. Ma poi perché penare nel dubbio? Di noi non sarà che ciò che è già stato ordinato nel sommo seggio di Dio. Benché io non sia degno di quel grande onore che tu mi fai, perché sei ingannato da amore che spesso fa vedere male anche chi ha gli occhi buoni, tuttavia il mio consiglio è di alzare l’anima a quel regno celeste perché la strada è lunga ed il tempo della nostra vita è breve. Componimento 245: due rose fresche colte in paradiso l’altro ieri, essendo il primo giorno di maggio, furono il bel dono che un amante anziano e saggio divise in parti uguali tra due giovani amanti con un modo di parlare così dolce ed un sorriso tale da far innamorare un uomo selvaggio, questo dono fece cambiare il viso con un raggio sfavillante ed amoroso(=fece arrossire)sia l’uno che l’altro(entrambi i giovani amanti). -il sole non vede una coppia d’amanti come la vostra(=non c’è una coppia come voi sulla terra)-diceva ridendo e sospirando(pensando ai suoi amori di un tempo)nello stesso momento; e stringendoli entrambi si rivolgeva all’uno ed all’altro. Così divide le rose e le parole per le quali il cuore stanco si rallegra ancora e teme: oh felice eloquenza, oh giorno lieto! Componimento 246: l’aria che sospirando soavemente muove il verde lauro ed i capelli dorati rende con le sue sembianze leggiadre e straordinarie le anime lontane dai corpi. Candida rosa nata fra le dure spine del mondo, quando succederà che se ne trovi nel mondo una pari a lei che è il vanto del nostro tempo? Oh Dio vivente, ti prego di farmi morire prima di lei: cosicché io non veda la grande perdita pubblica e non veda rimanere senza il suo sole il mondo e nemmeno i miei occhi che non hanno un’altra luce; e nemmeno Componimento 260: sotto una stella così benigna vidi due begli occhi tutti pieni di onestà e di dolcezza che rispetto a quelli/ai leggiadri nidi dove abita amore il mio stanco cuore disprezza ogni altra visione. Non sia paragonata a lei qualunque altra donna maggiormente stimata, di quale che si voglia età, di quale che si voglia paese lontano: non colei che portò con la sua bellezza vagante affanni ai greci e l’ultima rovina a Troia(=Elena); non la bella romana che aprì il suo casto e sdegnoso petto con la spada(=Lucrezia); non Polissena, Isifile e Argia. Questa eccellenza(=Laura)è, se non sbaglio, gloria per la natura che l’ha creata e grandissimo diletto per me solo che viene tardi e subito si dilegua. Componimento 261: qualunque donna aspiri ad una gloriosa fama di senno, valore e cortesia guardi fissamente negli occhi quella mia nemica che la gente chiama mia signora. Lì si impara come si acquisisce l’onore, come di ama Dio, come l’onestà sia congiunta con la leggiadria e qual è la via più breve per arrivare al cielo che lei aspetta e desidera. Lì si impara quel modo di parlare che nessuno stile può uguagliare ed il bel tacere e quelle care usanze che nessun intelletto umano può rappresentare scrivendo; l’infinita bellezza che abbaglia chi li vede non si impara lì: perché quelle dolci luci si acquisiscono per sorte e non per studio. Componimento 262: -cara mi sembra la vita e dopo di lei la vera onestà che si trova in una bella donna. - inverti l’ordine: non ci furono mai, madre mia, cose belle o preziose senza onestà; e qualunque donna che si lasci privare del suo onore non è più una donna e non è nemmeno più viva; e se quella appare uguale a prima nell’aspetto, tale è una vita ancora più aspra e malvagia che la morte e più piena di pene amare. E non mi meraviglia di quello che fece Lucrezia se non per il fatto che abbia avuto bisogno della spada per morire e che non le sia bastato solamente il dolore.- vengano tutti i filosofi che furono mai esistiti a discutere di ciò: tutte le loro opinioni saranno basse e solo questa si alzerà in volo. Componimento 263: albero vittorioso trionfale, onore di generali e di poeti, quanti giorni mi hai reso dolorosi e lieti in questa mia breve vita mortale! Vera donna dominatrice delle passioni a cui nulla importa se non l’onore che raccoglie più di ogni altra donna e non temi nemmeno il vischio, i lacci o le reti d’amore e nemmeno l’inganno altrui(=di un innamorato)ha potere contro il tuo senno. Nobiltà di sangue, le altre cose che sono ritenute degne di pregio da noi, perle, rubini ed oro tu disprezzi tutte nello stesso modo come un peso ignobile. La nobile bellezza che non ha eguali al mondo ti è fastidiosa se non in quanto pare che ella adorni il bel tesoro della castità. Componimento 264: io penso e nel pensiero mi assale una compassione di me stesso così forte da condurmi spesso a piangere per motivi diversi dai soliti: perché vedendo ogni giorno la morte più vicina ho chiesto innumerevoli volte a Dio le ali della grazia con le quali il nostro intelletto si leva verso il cielo abbandonando il nostro carcere mortale(=il corpo). Ma fino a questo momento non mi aiuta nessuna preghiera, sospiro o lacrima che io vada spandendo: e a ragione è giusto che sia così perché chi, potendo stare in piedi, cade lungo la strada è degno di giacere per terra suo malgrado. Quelle pietose braccia della croce, a cui mi affido, vedo ancora aperte ma il timore mi angoscia per via degli esempi di coloro che non riuscirono a risollevarsi dal peccato ed ho paura della mia condizione dal momento che un qualcosa d’altro mi sprona e sono forse giunto alla fine della mia vita. Un pensiero parla con la mente e dice:-a che cosa miri? Da cosa attendi soccorso? Oh misera menta non capisci con quanto disonore il tuo tempo passa? Decidi saggiamente, decidi; e sradica ogni radice del piacere dal tuo cuore che non lo può rendere felice e non lo lascia respirare. Se è già da molto tempo che sei infastidita e stanca di quel falso dolce fuggitivo che il mondo traditore può dare agli uomini, a che scopo riponi la speranza in lui che è privo di ogni pace e di ogni fermezza? Mentre il corpo è vivo sei tu ad avere il comando dei tuoi pensieri: forse stringilo ora che puoi perché è rischioso, come tu sai, il tardare ed il cominciare non sarà troppo presto ormai. Tu conosci già bene quanta dolcezza offrì ai tuoi occhi la visione di colei che vorrei potesse rinascere ancora una volta per nostra maggiore tranquillità. Ti ricordi bene, e devi ricordare, della sua immagine quando corse al cuore là dove forse non poteva entrare nessuna fiamma portata da una fiaccola diversa: lei l’accese; e se l’ardore fallace durò molti anni aspettando un giorno che per la nostra salvezza spirituale non venne mai, ora sollevati verso una speranza più beata(quella della trascendenza)guardando il cielo che ti si muove intorno immortale ed adornato: perché dove quaggiù ci si rallegra per via di ciò che è un nostro male, un muovere d’occhi, un ragionare, un canto tranquillizza il vostro desiderio di piacere, quanto sarà potente quel piacere celeste se questo piacere terreno è tanto forte? Dall’altra parte un pensiero dolce ed amaro sedendosi dentro l’anima con un peso faticoso e dilettevole, riempie il cuore di desiderio e lo nutre di speranza; che per solo amore di fama gloriosa e alma non sente quando io divento di ghiaccio e quando ardo, se io sono pallido o magro; e se io lo uccido rinasce più forte di prima. Questo desiderio di gloria che da quando dormivo in fasce è venuto crescendo di giorno in giorno con me, e temo che un giorno un sepolcro ci chiuda dentro insieme. Dopo che l’anima si sarà spogliata dal corpo questo desiderio non potrà più venire con lei; ma se il latino ed il greco(=gli uomini più colti) parleranno di me dopo la mia morte questa fama è solo vento, non vale nulla: perciò io, visto che temo di star radunando sempre quello che un’ora cancella, vorrei abbracciare la verità abbandonando l’apparenza. Ma quell’altro volere di cui io sono pieno(=la passione amorosa)sembra soffocare tutti i pensieri che nascono vicino a lui; e intanto che scrivo degli altri e non mi prendo cura di me il tempo fugge; e la luce dei begli occhi che mi strugge soavemente alla sua serenità calda, mi trattiene con un freno contro il quale non vale nessun intelletto e nemmeno la forza. Che giovamento mi procura, quindi, spalmare di pece la mia barchetta se è ancora trattenuta fra gli scogli da due nodi di questo tipo? Tu che dalle colpe che legano il mondo in maniera diversa mi liberi del tutto perché, oh mio signore, non togli ormai dal mio volto questa vergogna? Perché come un uomo che sogna mi sembra di avere davanti agli occhi la mia morte spirituale; e vorrei difendermi ma non ho le armi per farlo. Quello che io faccio lo vedo e non sono ingannato dalla verità conosciuta in modo erroneo ma anzi mi trascina amore perché non lascia mai seguire la strada dell’onore a cui si affida troppo a lui; ed ogni tanto sento venirmi nel cuore uno sdegno nobile, aspro e severo che mi fa apparire ogni pensiero nascosto in mezzo al viso dove gli altri lo vedono: dal momento che amare con tanta fede, quanta è conveniente avere solo nei riguardi di Dio, è ancora più disdicevole per chi desidera il pregio. E questo ad alta voce richiama ancora la ragione che si era persa seguendo i sensi/sentimenti; ma per quanto ella senta e pensi di ritornare, la cattiva abitudine la spinge oltre e fa riemergere nella memoria colei che è nata solo per uccidermi perché piacque troppo a me ed a se stessa. Non so che spazio mi assegnasse il cielo quando in principio giunsi sulla terra a soffrire l’aspra guerra che io seppi tramare contro me stesso; e non posso nemmeno prevedere il giorno in cui la vita finirà per il velo corporeo; ma vedo il pelo che diventa di colore bianco e percepisco i miei desideri interiori che cambiano. Ora che credo di essere vicino al momento della mia morte, o comunque di non esserci molto lontano, come una persona che il perdere ha reso saggia ed accorta, vado ripensando a dove lascia il cammino della mano destra(=il cammino che porta alla salvezza)che porta ad un buon porto: e da un lato punge la vergogna ed il dolore che mi risospinge indietro; dall’altro non mi lascia libero un piacere che l’abitudine ha reso così forte in me da non fargli temere di patteggiare con la morte. Oh canzone, io mi trovo qui ed ho il cuore sempre più freddo della neve gelata per la paura sentendomi morire senza alcun dubbio: perché deliberando ho ormai avvolto al subbio la maggior parte della breve tela della mia vita; e non è mai successo che un peso fosse più dubbioso di quello che io sostengo in questa condizione: perché con la morte di fianco cerco il mio nuovo partito del vivere, ma vedo il meglio e mi appiglio al peggio. Componimento 265: il cuore aspro e feroce ed una volontà crudele situate all’interno di una figura dolce, umile ed angelica, se l’impressione di rigore dura molto tempo avranno una spoglia poco onorevole con me; perché quando nascono e quando muoiono i fiori, l’erba e le foglie, quando il giorno è chiaro e quando è notte fonda, io sempre piango: ho ben diritto di dolermi della mia sorte, della mia signora e di amore. Vivo solo grazie alla speranza ricordando che ho già visto una goccia d’acqua per via della sua caduta continua e costante consumare il marmo e la dura pietra. Non esiste un cuore così duro che, piangendo, pregando, amando, ogni tanto non si smuova e non esiste nemmeno una volontà così fredda da non poter essere scaldata. Componimento 266: oh mio caro signore, ogni pensiero mi conduce con devozione a vedere di persona voi che vedo sempre nel pensiero: ma la mia cattiva sorte(non mi può accadere nulla di peggio?)mi tiene il freno, mi travolge e mi fa girare. Inoltre il dolce desiderio di rivedere Laura che amore mi ispira mi conduce alla morte ed io non me ne rendo nemmeno conto; e mentre io richiedo invano le mie due luci, sospiro giorno e notte in qualsiasi luogo io mi trovi. La carità verso il signore e l’amore verso una donna sono le catene alle quali con molti affanni io sono legato perché io stesso le chiusi intorno a me. Un verde alloro ed una nobile colonna(=Laura ed il cardinale), ho portato nel cuore l’uno per 15 anni e l’altro per 18 senza che io sciolsi mai il nodo che mi legava loro. Componimento 267: ohimè il bel viso, ohimè lo sguardo soave, ohimè il portamento piacevole e nobile, ohimè il modo di parlare con il quale rendevi umile ogni indole aspra e violenta e con il quale rendevi valoroso ogni uomo vile! E ohimè il dolce sorriso dal quale uscì la freccia dalla quale ormai non mi aspetto altro bene che non sia la morte: anima regale, degnissima di governare il mondo se non fossi scesa tra di noi così tardi! Bisogna che io arda e viva per voi che sono sempre stato vostro; e se sono privato di voi ogni altra sventura mi duole assai meno. Mi riempiste di speranza e di desiderio il giorno in cui io partì dalla suprema bellezza ancora viva(=Laura)ma il vento portava con sé quelle parole. Componimento 268: che cosa devo fare? Che cosa mi consigli, amore? E’ decisamente giunto il momento per me di morire ed ho già tardato più di quanto non desidero. La mia signora è morta e con lei il mio cuore; e volendolo seguire bisogna che io interrompa questi anni malvagi perché ormai non spero più di rivederla sulla terra e l’aspettare mi tormenta. Poiché ogni mia gioia si è trasformata in pianto a causa della sua morte, ogni dolcezza è sparita dalla mia vita. Amore tu lo senti, e per questo io mi lamento con te, quanto il danno sia aspro e grave; e so ti pesa e ti arreca dolore il mio anzi il nostro male perché contro uno stesso scoglio abbiamo rotto la nave e nello stesso momento ci si è oscurato il sole. Quale ingegno potrebbe rendere a parole la mia condizione attuale di dolore? Ahi cieco mondo ingrato, hai un grande motivo per piangere con me perché quello di bello che c’era in te lo hai perduto con lei. La tua gloria è caduta e tu non te ne rendi conto, e non ne eri degno, mentre lei visse qua giù in terra, di conoscerla né di essere toccato dai suoi piedi santi perché una cosa così bella doveva ornare il cielo con la sua presenza. Ma io, misero, che senza di lei non amo né la vita mortale né me stesso, la richiamo piangendo: di tanta speranza mi avanza solo questo e solamente questo è ciò che mi mantiene ancora in vita. Ohimè, il suo bel viso, che era solito mostrarci le bellezze del cielo, è ora diventato terra; la sua forma invisibile(=la sua anima)si trova in paradiso ed è disciolta dal velo del corpo che le fece ombra durante la sua vita sulla terra per rivestirsene poi un’altra volta il giorno del giudizio per non spogliarsene mai più, quando la vedremo farsi tanto più santa e bella quanto più ha valore la bellezza eterna rispetto a quella mortale. La mia signora mi torna alla mente più leggiadra e bella che mai come chi sente di apparire là dove la sua vista è più gradita. Questo è un sostegno del mio vivere e l’altro è il suo nome illustra che suona nel mio cuore così dolcemente. Ma, quando mi torna in mente il fatto che è proprio morta la mia speranza che era viva quando Laura fioriva/viveva, amore sa bene come divento e, spero, che lo veda colei che ora è così vicina alla verità divina(=Laura). Oh donne, voi che avete ammirato la sua bellezza e la vita angelica con quel portamento celestiale in terra, addoloratevi per me e vi vinca la pietà non di lei, che è salita a tanta pace lasciandomi in questo stato di affanno: al punto che, se altri(natura e destino)mi sbarrano ancora per molto tempo la strada per seguirla, è solo quello che mi dice amore a trattenermi dal non recidere il nodo che mi tiene in vita. Ma egli ragiona dentro di me in questo modo: -frena il gran dolore che ti porta fuori dal ragionevole; perché a causa delle passioni eccessive si perde la possibilità di salire al cielo a cui il tuo cuore aspira dove vive colei che alla gente che guarda dalla terra sembra morta(=Laura), e sorride fra sé delle sue belle spoglie mortali e sospira solo per te; prega che tu non estingua la sua fama che si diffonde ancora grazie alle tue poesie in molte parti del mondo e che anzi la voce renda più illustre il suo nome, se i suoi occhi ti furono dolci o cari.- Fuggi i luoghi sereni e verdi, non avvicinarti ai luoghi da dove provengono risa o canti, non canzone mia ma pianto/plantcus: non fa per te il trovarti fra gente allegra, vedova sconsolata vestita di nero. Certamente un giusto dolore mi conduce a lamentarmi: lo sa chi ne è la causa(=Morte) e lo sa amore, che il mio cuore non aveva un altro rimedio contro i crucci di cui la vita è piena. Questo unico rimedio mi è stato tolto dalla tua mano, morte; e tu, felice terra, che copri, custodisci ed hai ora con te quel bel viso mite, dove mi lasci, sconsolato e cieco, dopo che il dolce, amoroso e piano lume dei miei occhi non è più con me? Componimento 277: se l’amore non ci fornisce un nuovo consiglio sarà inevitabile cambiare il vivere con la morte: tanta paura e dolore affanna l’anima triste che il desiderio vive e la speranza è morta; perciò la mia vita si sbigottisce e si sconforta del tutto e piange di giorno e di notte(=sempre), stanca senza timone in un mare che si frange/in tempesta, e senza una guida fidata lungo una strada pericolosa. Una guida immaginaria la conduce perché quella vera è sottoterra anzi nel cielo da dove risplende al cuore più chiara che mai: agli occhi no perché un dolorante corpo contende loro la luce desiderata e mi fa incanutire precocemente. Componimento 278: nel fiore della sua vita, quando l’amore è solito avere in noi più potenza, lasciando sulla terra la sua scorza terrena(=il suo corpo) il mio soffio vitale si è separato da me, ed è salito al cielo vivo, bello e nudo(=senza corpo): di là mi domina, di là mi fa forza. Deh, perché non mi spoglia dal mio corpo mortale l’ultimo giorno che è il primo dell’altra vita? Di modo che come i miei pensieri vanno dietro a lei così lieve, libera e lieta la mia anima la segua ed io mi trovi fuori da tanto affanno. Ogni ritardo è propriamente un mio danno, perché io sia ancora più un peso per me stesso. Oh che bel morire sarebbe stato, 3 anni or sono! Componimento 279: se sento gli uccelli mormorare o se le verdi fronde sono mosse dolcemente dalla brezza estiva o se si sente il roco mormorare delle onde limpide su una riva fresca e fiorita, là dove io siedo pensando ad amore e scrivendo; colei che ci mostrò il cielo e che ci è nascosta dalla terra(=Laura) io vedo, sento e comprendo che, ancora viva, risponde ai miei sospiri da così lontano(=dal cielo): “deh, perché ti struggi prima del tempo?- mi dice con pietà- a che scopo versi dagli occhi tristi un fiume doloroso di lacrime? Non piangere per me perché i miei giorni divennero, morendo, eterni e nella luce interna quando sembrò che io stessi chiudendo gli occhi mentre in realtà fu il momento in cui li aprì”. Componimento 280: non mi sono mai trovato in un luogo dove potessi vedere con l’immaginazione così chiaramente quello che vorrei vedere nella realtà da quando non lo vidi più(=Laura), né un posto dove poter stare in un tale stato di libertà, né dove potessi riempire l’aria di strida così amorose; e non ho mai visto una valle avere così tanti luoghi nascosti e fidati dove sospirare; e non credo che amore avesse a Cipro o in un altro luogo dimore così soavi. Le acque e la brezza, i rami, gli uccellini, i pesci, i fiori e l’erba parlano di amore pregando che io continui ad amare. Ma tu Laura, fortunata che mi chiami dal cielo, ricordandomi la tua morte immatura preghi affinché io disprezzi il mondo e le sue lusinghe. Componimento 281: quante volte nel mio dolce rifugio(=Valchiusa), fuggendo gli altri e, se è possibile anche me stesso, procedo bagnando con gli occhi l’erba ed il mio petto e rompendo con i miei sospiri l’aria vicina! Quante volte solo, pieno di timore, mi sono messo in moto attraverso luoghi ombrosi e foschi cercando con l’immaginazione l’alto diletto che la morte mi ha tolto(=Laura) e per il quale io la invoco spesso! Adesso l’ho visto nella forma di una ninfa o di una dea che esce dal fondale più chiaro della Sorga e che si pone a sedere lungo la riva; adesso l’ho visto sull’erba fresca calpestare i fiori come una donna viva mostrando nell’aspetto di avere compassione di me. Componimento 282: anima beata che spesso torni a consolare le mie notti dolorose con i tuoi occhi che la morte non è riuscita a spegnere ma che ha semplicemente reso di sovrumana bellezza: quanto apprezzo il fatto che accetti di rallegrare i miei tristi giorni con la tua vista/facendoti vedere! In questo modo comincio a vedere di nuovo presenti le tue bellezze nelle loro dimore abituali dove andai cantando per molti anni di te, ora, come vedi, procedo piangendo per te: anzi non per te ma per i miei danni ovvero per la mia solitudine ed il mio dolore. Trovo solo una tregua ai tanti affanni ovvero che quando tu vieni io riconosco e comprendo in te gli atti, la voce, il volto ed i vestiti. Componimento 283: morte, hai reso pallido il volto più bello che sia mai stato visto ed hai spento gli occhi più belli, hai sciolto il più leggiadro e bel nodo(=corpo)l’anima infiammata di virtù ardenti. In un solo momento mi hai tolto ogni mio bene, hai messo a tacere gli accenti più soavi che mai furono uditi e mi hai riempito di lamenti: tutto ciò che vedo ed ascolto mi procura solamente noia/fastidio. Torna a consolare tanto dolore, oh mia signora, qui/quando la pietà la riconduce: e non trovo in questa vita nessun altro tipo di soccorso. E se potessi ridire in rima il modo in cui parla e riluce sarei in grado di accendere d’amore non dico un cuore umano ma addirittura un cuore di tigre o di orso. Componimento 284: il tempo ed il pensiero che mi restituiscono la mia signora benché morta sono così brevi e veloci che il rimedio è insufficiente per far fronte ad un dolore così grande: soltanto mentre la vedo nulla è in grado di farmi male. L’amore, che mi ha legato e mi tiene in croce, trema quando la vede sulla soglia dell’anima(=nell’immaginazione)dove mi uccide ancora così accorta, così dolce nell’aspetto e così soave nella voce. Viene nella sua dimora severa come la signora scacciando dall’oscuro e grave cuore i pensieri tristi con il suo volto sereno. L’anima, che non sopporta tanta luce, sospira e dice:- oh benedette le ore del giorno durante le quali apristi questa via che conduce al cuore con i tuoi occhi!- Componimento 285: mai una madre affettuosa e pronta al soccorso diede al caro figlio né mai una moglie accesa dall’amore diede al suo sposo diletto con tanti sospiri e tanta sollecitudine in pericolo un consiglio così fidato come a me colei che vedendo dal suo alto rifugio eterno(=dal paradiso)il mio grave esilio(=la mia vita terrena)ritorna spesso da me in visione con il consueto affetto e, ornata nello sguardo di doppia pietà, ora di madre ora di amante, ora teme ed ora arde di un fuoco onesto, e nel parlare mi dimostra quello che io devo fuggire o seguire in questo viaggio che è la vita enumerando i pericoli della nostra vita terrena e pregando che io non tardi a sollevare l’anima al cielo: e solamente quando lei parla io trovo pace o almeno tregua. Componimento 286: se potessi esprimere a parole l’aria soave dei sospiri che odo da colei che sulla terra fu la mia signora(=Laura)e che ora si trova in cielo ma che sembra essere ancora qui e vivere, sentire, camminare, amare e respirare, quali accesi desideri susciterei con le mie parole! Tu che sei così gelosa e pia torna dove mi trovo io senza temere che io mi stanchi lungo la via o ritorni indietro o giri verso la strada di sinistra, quella del peccato. Mi insegna ad andare dritto e verso l’alto; ed io, che comprendo le sue caste lusinghe e le giuste preghiere dette con un tono basso, dolce e pietoso, secondo quello che vuole lei è forza che io mi regga in piedi e mi rivolga verso il sentiero di destra, per via della dolcezza che ricevo dal suo parlare che avrebbe il potere di far smuovere un sasso. Componimento 287: oh mio Sennuccio, benché tu mi abbia lasciato dolorante e solo, io mi riconforto perché ti sei nobilmente sollevato in volo dal tuo corpo nel quale eri prigioniero e stavi come morto nell’anima. Ora vedi contemporaneamente i due emisferi celesti, i pianeti e le loro orbite ricurve e vedi come la nostra vista mortale sia limitata, cosicché con il tuo gioire mitigo il mio dolore. Di conseguenza ti prego affinché nel terzo cielo(quello di Venere dove erano situati gli spiriti amanti ed i poeti d’amore)tu mi saluti Guittone, l’insegnante universitario di diritto Cino, Dante, il nostro Franceschino degli Albizzi e tutta quella schiera. Alla mia signora puoi ben dire come io viva sommerso dalle mie lacrime; e sono reso simile ad una bestia selvaggia ricordando il suo bel viso e le opere sante. Componimento 288: ho riempito di sospiri tutta l’aria vicina a me, dai ripidi colli di Valchiusa guardando il dolce piano nei pressi di Avignone dove nacque colei che mentre possedeva il mio cuore nella giovinezza e nella maturità è salita al cielo e mi ha condotto a tal punto, con la sua partenza improvvisa, che da così lontano i miei occhi, che sono stanchi di cercarla invano, non lasciano nessun luogo asciutto nelle loro vicinanze. Non c’è una sterpaglia, né in un sasso in questi monti di Valchiusa, non un ramo o una fronda verde in queste rive, non un fiore o foglia d’erba in queste valli, non una goccia d’acqua proveniente da queste fonti della Sorga, i boschi non hanno bestie così selvagge che non sappiano quanto la mia pena è acerba/dura. Componimento 289: la mia fiamma vivificante che era bella più delle belle che ebbe qui sulla terra il cielo così amico e generoso nei suoi confronti, rispetto al mio desiderio è tornata prematuramente al suo paese(=cielo di Venere), alla stella che le era conforme. Adesso comincio a svegliarmi dal sonno della ragione e vedo che lei si oppose al mio desiderio e moderò le accese voglie giovanili con il suo aspetto dolce ma crucciato per il mio meglio. La ringrazio di ciò ed anche per la sua saggia decisione che con il bel viso e con gli sdegni soavi mi faceva pensare alla mia salvezza, benché ardente. Oh arti leggiadre ed i loro degni effetti, l’uno(il poeta)opera con il canto e l’altra con il volto, io le ho procurato la gloria e lei ha suscitato in me la virtù! Componimento 290: oh come procede il mondo! Adesso mi diletta e mi procura piacere quello che più suscitò in me dispiacere(il rigore di Laura); adesso vedo e comprendo che provai tormento per arrivare alla salvezza ed una breve guerra per la pace eterna. Oh speranza, oh desiderio sempre fallace e 100 volte più fallace quelli degli amanti! Oh quanto sarebbe stato peggio se mi avesse accontentato colei che adesso risiede nel cielo e che giace sottoterra! Ma l’amore cieco(perché irrazionale)e la mente sorda alla ragione mi sviavano si che dovevo andare per viva forza là dove c’era la morte. Benedetta colei che volse il mio corso verso un approdo più felice e che frenò l’empio desiderio che ardeva con caste lusinghe per non farmi morire. Componimento 291: quando vedo all’alba scendere dal cielo l’aurora con il volto rosa ed i capelli dorati, amore mi assale e quindi io impallidisco e dico sospirando: lì ora c’è Laura. Oh felice Titone, tu conosci bene l’ora in cui riavrai il tuo tesoro(=Aurora): ma che cosa devo fare io per recuperare il dolce alloro(=Laura-Dafne)? Perché se la voglio rivedere bisogna che io muoia. Le vostre separazioni non sono così crudeli perché almeno lei che non disdegna i tuoi capelli bianchi è solita tornare di notte: quella che ha portato con sé tutti i miei pensieri e che non mi ha lasciato di sé altro che il suo nome rende tristi le mie notti e oscuri i miei giorni. Componimento 292: gli occhi dei quali parlai nelle mie rime così calorosamente e le braccia, le mani, i piedi ed il viso che mi avevano diviso da me stesso e che mi avevano reso diverso dalle altre persone; le crespe chiome di puro oro lucente ed il lampeggiare del sorriso angelico, che erano solito mostrare l’immagine del paradiso in terra, sono adesso polvere insensibile. Ed io nonostante la sua morte vivo e del mio vivere provo dolore e sdegno, sono rimasto senza la luce che amai tanto in uno stato di grande tempesta e su una barca senza timone ed alberi. Ora questa sia la fine del mio produrre componimenti poetici: è secca la vena dell’usuale ispirazione e la mia cetra è ormai rivolta in pianto. Componimento 293: se io avessi pensato che le voci dei miei sospiri in rima fossero così gradite al pubblico le avrei fatte, dal mio primo sospiro, in numero maggiore e con uno stile più elaborato. Ora che colei che mi faceva poetare e che stava in cima ai miei pensieri è morta non posso, e non ho più una lima così dolce, rendere soavi e chiare le mie rime ora aspre e cupe. E certamente ogni mio intento in quel tempo era solamente di sfogare in qualche modo il cuore dolorante e non di acquisire fama. Cercai di piangere e non cercai onore dal pianto: adesso vorrei ben piacere al pubblico ma quella nobile donna mi chiama dietro di sé zitto e stanco. Componimento 294: Laura era solita stare nel mio cuore bella e viva come una donna nobile sta in un luogo umile e basso: ora io sono reso a causa della sua morte non soltanto mortale ma addirittura morto mentre lei è beata in cielo. L’anima è stata spogliata e privata di ogni suo bene e l’amore è nudo e privo della sua luce(=Laura), dovrebbero per la pietà rompere un sasso ma non esiste chi possa raccontare o scrivere del loro dolore: perché piangono dentro la mia anima, luogo dove nessun orecchio riesce a sentire, se non il mio che è ingombrato da tanto dolore che non ha più nulla da fare se non sospirare/piangere. Noi siamo davvero solamente polvere ed ombra, il desiderio è davvero cieco ed insaziabile, la speranza è davvero fallace. Componimento 295: i miei pensieri erano solito parlare fra loro soavemente del loro oggetto:- forse Laura comincia a farsi pietosa e si pente di aver tardato tanto; forse ora parla di noi, o spera o teme.- Poiché l’ultimo giorno e le ultime ore della sua vita hanno spogliato questa vita presente della sua presenza, ora sente, vede e percepisce la nostra condizione dal cielo: non mi è rimasta altra speranza di lei. Oh miracolo nobile, oh anima felice, oh bellezza senza pari severa e rara che subito è ritornata al luogo dal quale è uscita per venire qui sulla terra! Lì riceve la corona di alloro e palma(=il premio)per il suo ben operare colei che la sua grande virtù e la mia passione resero così famosa ed illustre nel mondo. Componimento 296: ero solito accusarmi mentre ora mi scuso anzi la ritengo una cosa pregevole e la ritengo decisamente più cara di allora, di essermi fatto rinchiudere nell’onorata prigione d’amore e di aver ricevuto la dolce amara ferita che ho portato nascosta per molti anni. Parche invidiose, avete troncato così presto il fuso che avvolgeva al mio laccio il filo soave e illustre della vita di Laura ed anche quello strale dorato e raro(=sguardi di Laura)a causa del quale mi piacque la morte oltre ogni umano costume! Mi scuso perché quando visse non ci fu mai nessuna anima così desiderosa di allegria, libertà e di vita da non essere apprezzi in silenzio la verità che vince ogni rima e poi sospiri:- dunque furono beati gli occhi di coloro che la videro mentre era viva.- Componimento 310: Zefiro, il vento dell’ovest, ritorna e porta con sé la primavera, e i fiori e l’erba, sua dolce famiglia, e si lamenta Progne e piange Filomena, e la primavera candida e vermiglia. I prati ridono ed il cielo si rasserena; Giove si rallegra di vedere sua figlia Venere(per le posizioni dei pianeti); l’aria, l’acqua e la terra sono piene d’amore; ogni essere animato si ripropone d’amare. Ma per me, misero, ritornano i sospiri più gravosi che estrae dal profondo del mio cuore colei che se ne portò via le chiavi al cielo; ed il cantare degli uccellini ed il fiorire dei campi e vedere gli atti degni di ammirazione in belle donne oneste sono per me immagini di un deserto e bestie solitarie e feroci. Componimento 311: quell’usignolo, che piange così soavemente forse per i suoi figli o per la sua cara moglie, riempie di dolcezza il cielo e le campagne con tante note così commoventi e magistrali, e sembra che accompagni il mio pianto per tutta la notte e che mi rammenti la mia sorte crudele: perché io non posso lamentarmi di nessun’altro se non di me stesso perché non credevo che la morte potesse regnare anche sugli esseri divini(=Laura). Oh quanto è facile ingannare chi si ritiene certo! Chi avrebbe mai pensato di veder farsi terra oscura quelle due belle luci che erano più luminose del sole? Adesso capisco che la mia sorte crudele vuole che io, vivendo e lacrimando, impari come nulla quaggiù nella vita è piacevole e durevole. Componimento 312: né attraverso il cielo sereno muoversi pianeti, né per un mare tranquillo barche spalmate di pece, né per le campagne cavalieri armati, né per i boschi bestie festose ed agili; né notizie recenti intorno ad un bene che si aspetta, né poetare d’amore con stili alti e oranti, né cantare dolcemente di donne oneste e belle tra fontane luminose e verdi prati; né nessun altro riuscirà mai ad arrivare così nel profondo del mio cuore così profondamente lo seppe seppellire colei che fu l’unica ad essermi specchio e luce di perfezione. Il vivere è per me un’angoscia così gravosa e lunga che ne invoco la fine per il gran desiderio di rivedere colei che sarebbe stato meglio non aver mai visto. Componimento 313: è ormai passato il tempo, misero, durante il quale io vissi con tanta frescura in mezzo al fuoco; è passata quella che io piansi e della quale scrissi ma mi ha lasciato la penna ed il pianto. E’ passato il viso leggiadro e santo ma morendo mi ha lasciato impressi nel cuore i dolci occhi: nel cuore che mi apparteneva ma che lei aveva avvolto nel suo bel mantello(=nel suo bel corpo), che la seguì quando morì. Lei se lo portò sottoterra ed in cielo dove ora trionfa, ornata da una corona d’alloro che meritò per la sua onestà mai vinta. Potessi essere così libero dal mio velo mortale(=dal mio corpo), che mi trattiene con forza qui sulla terra, e potessi essere con loro fra le anime dei beati fuori dai sospiri! Componimento 314: mente mia che era già pensosa e triste durante il tempo felice in cui Laura era ancora viva perché presagivi i tuoi danni, cercavi così intensamente conforto ai tuoi affanni futuri nell’aspetto della tua amata Laura, di fronte agli atti, alle parole, al viso, ai panni, alla mai vista prima pietà mista a dolore, avresti potuto dire, se ti eri accorta di tutto: questo è l’ultimo dei miei anni dolci(=felici). Quale dolcezza fu quella del nostro ultimo incontro, oh anima misera! Come ardevamo in quel momento in cui vidi gli occhi che non avrei più rivisto, quando a loro, come ai due amici più fidati, partendo per l’Italia lascia in custodia la più nobile parte di me ovvero i miei pensieri ed il mio cuore. Componimento 315: tutta la mia età fiorita e verde(=la mia giovinezza)passava ed io sentivo già intiepidirsi il fuoco dei sensi che fece ardere il mio cuore, ed ero giunto a quel punto della vita in cui l’arco da lei rappresentata si accinge a scendere fino a cadere verso la sua fine ovvero la morte. La mia dolce nemica cominciava già a rassicurarsi a poco a poco dei suoi sospetti e la sua dolce onestà trasformava in gioia le mie pene acerbe. Era vicino il tempo in cui l’amore si incontra con la castità ed agli amanti è concesso di sedersi insieme e dire cosa capita loro. La morte divenne invidiosa della mia condizione felice, anzi della mia speranza; e gli si fece quindi incontro prima che potesse realizzarsi come un nemico armato. Componimento 316: era ormai arrivato il tempo di trovare pace o almeno tragua alla guerra amorosa che durava da tanti anni, e forse ero sulla buona strada, se non fosse che la morte, che pareggia le disuguaglianze umane, rivolse indietro i miei passi lieti: poiché, come la nebbia si dilegua al vento, così rapidamente finì la vita di colei che mi guidò con i suoi begli occhi e che ora devo seguire con il pensiero. Avrebbe dovuto attendere poco perché il passare degli anni e l’imbiancarsi dei capelli facevano cambiare le abitudini: cosicché non sarebbe stato sospetto il mio parlare con lei del mio male amoroso. Con che sospiri onesti le avrei detto delle mie lunghe fatiche che ora vede, ne sono sicuro, dal cielo e se ne addolora insieme a me! Componimento 317: amore mi aveva mostrato un rifugio sicuro per la mia lunga e torbida per la sensualità della passione tempesta negli anni dell’età matura e casta che si spoglia dai vizi e si veste di onore e di virtù. Il mio cuore e la profonda fedeltà già trasparivano ai begli occhi non più molesti verso di loro. Ahi, morte malvagia, come sei veloce a spezzare in così poco tempo il frutto di tanti anni! Restando in vita si sarebbe giunti ad una situazione per cui avrei deposto parlando l’antico peso dei miei dolci pensieri in quelle caste orecchie; e forse essa mi avrebbe risposto qualche santa parola sospirando essendo cambiati i volti ed il colore dei capelli a noi due. Componimento 318: alla vista della caduta di una pianta divelta come quella che viene estirpata dalla spada o dal vento spargendo a terra le sue fronde e mostrando al sole la sua nuda radice, vidi un’altra pianta che amore scelse ad oggetto dei miei pensieri e Calliope e Euterpe(=le muse)come soggetto dei miei canti; che mi avvinse il cuore e lo fece diventare sua dimora come l’edera che si avvolge lungo un tronco o un muro. Quel vivo lauro dove erano solito annidarsi gli elevati pensieri ed i miei sospiri ardenti di passione che non smossero mai nemmeno una fronda dei bei rami, trasportato al cielo, lasciò le radici in quella sua dimora fidata per la qual cosa con accenti gravi di dolore c’è ancora chi la invoca ma non c’è più colei che risponde. Componimento 319: i miei giorni sono più veloci a fuggire come l’ombra di alcun cervo e non videro un bene che durasse più di un batter d’occhio e poche serene delle quali conservo nella mente un ricordo dolce e amaro. Misero mondo instabile e superbo, è completamente cieco chi ripone la sua speranza in te: perché il cuore mi fu tolto nel mondo ed ora lo tiene con se colei che è già diventata terra e che non congiunge osso con nervo. Ma la sua anima che vive ancora e che vivrà per sempre nell’Empireo mi fa innamorare delle sue bellezze sempre di più; e procedo la mia vita mentre i capelli mi si fanno bianchi pensando solamente a come è oggi ed in quale parte del cielo dimora e a vedere come si è ridotto il suo corpo un tempo leggiadro. Componimento 320: risento la mia brezza che ero solito sentire in passato e vedo apparire di nuovo i dolci colli dove nacque il bel lume(=laura)che tenne i miei occhi finché lo volle Dio desiderio e lieti mentre ora li tende tristi e molli di pianto. Oh vane speranze, oh pensieri folli! L’erba è vedova dei fiori e le acque sono torbide, il luogo in cui visse è vuoto e freddo nel quale io vivo mentre avevo desiderato giacervi morto sperando alla fine di ricevere un qualche conforto dalla mie tante fatiche da parte dei soavi piedi e dei suoi begli occhi. Ho servito un signore crudele ed avaro(=amore): arsi fino a quando ebbi viva davanti agli occhi Laura che era il mio fuoco ed adesso procedo piangendo la sua cenere sparsa. Componimento 321: è questo il nido in cui la mia fenice(=Laura) mise le piume dorate e viola che tenne sotto le sua ali il mio cuore e che ne trae ancora fuori parole e sospiri? Oh prima origine del mio dolce male, dove si trova il bel viso dal quale provenne quella luce che mi mantenne vivo e lieto finché arse? Eri unica in terra; ora sei felice in cielo. E mi hai lasciato qui abbandonato al punto che pieno di dolore ritorno sempre al luogo che è stato consacrato da te e che io onoro e venero; vedendo addensarsi una notte oscura intorno ai colli dai quali prendesti l’ultimo volo verso il cielo e dove i tuoi occhi erano soliti fare giorno. Componimento 322: i miei occhi non vedranno mai senza lacrime con le facoltà dell’animo(=intelletto e sentimento)tranquille quelle rime nelle quali sembra che sfavilli amore e che la pietà di suo pugno le abbia costruite. Spirito mai vinto nelle umane battaglie che ora dal cielo infondi così tanta dolcezza da aver ricondotto le mie rime sviate al loro tipico stile dolce dal quale la morte le aveva allontanate: credevo di mostrarti un altro lavoro(=Africa)scaturito dall’ingegno che mi permise di ricevere da poco la laurea poetica; ma quale crudele destino ci tolse l’uno all’altro, o mio nobile tesoro(=Laura e Giacomo)? Chi prematuramente ti nasconde a me e mi vieta di vederti, te che sono in grado di vedere con il cuore e che onoro con le mie parole e in te, dolce sospiri, dove la mia anima trova quiete? Componimento 323: un giorno mentre stavo alla finestra dalla quale vedevo tante e meravigliose cose al punto che ero quasi stanco al solo guardarle, mi apparve una bestia con il volto di donna dal cammino destro della virtù, tanto bella da far ardere Giove, cacciata da due veltri, uno di colore bianco ed uno nero(solo il giorno e la notte che indicano l’incalzare del tempo); che mordevano entrambi i fianchi della nobile bestia in maniera così forte che in poco tempo la condussero al varco dove la morte immatura vinse la grande bellezza chiudendola in una tomba: e la sua sorte crudele mi fece sospirare. Quindi vidi in alto mare una nave con le sartie di seta e la vela d’oro(capelli di Laura), tutta formata d’avorio(volto)e d’ebano(ciglia); il mare era tranquillo e la brezza era dolce, il cielo era sereno come quando nessuna nuvola lo copre e la nave era carica di ricche ed oneste merci(le virtù di Laura): poi un’improvvisa tempesta(peste del 1348)proveniente da oriente turbò l’aria ed il mare al punto tale da far sbattere la nave contro uno scoglio. Oh che profondo dolore! In poco tempo furono sommerse le alte ricchezze che non erano seconde a nessuno e che ora sono nascoste nel poco spazio del sepolcro. In un recente boschetto(Valchiusa)fiorivano i santi rami di un lauro giovane e senza nodi che sembrava uno degli alberi del paradiso terrestre; e dalla sua ombra uscivano canti così dolci di variopinti uccelli e tanti altri diletti che mi avevano del tutto estraniato dal mondo; e mentre lo fissavo intensamente il cielo intorno cambiò e, tenebroso a vedersi, lo colpì con un fulmine e subito sradicò quella pianta felice dalla sua radice: per la qual cosa la ma vita è triste perché una simile pianta non si ritroverà mai. In quello stesso bosco nasceva una limpida fonte da un sasso e spargeva acque fresche e dolci mentre mormorava soavemente; né pastori né bifolchi si avvicinavano al bel luogo nascosto, ombroso e scuro ma soltanto ninfe e muse che adattavano il loro canto a quel mormorio: lì mi sedetti; e quando ricavavo più dolcezza da quel concerto e da quello spettacolo, vidi aprirsi una voragine che si portò con sé la fonte ed il luogo circostante: per la qual cosa provo ancora dolore e mi sgomento anche solo del ricordo di quell’evento. Vedendo io una rara fenice con ambedue le ali di colore viola ed il capo dorato, in un primo tempo pensai di vedere un essere angelico ed immortale, fino a quando la vidi giungere all’alloro che era stato divelto ed alla fonte che era nascosta dalla terra: ogni cosa corre velocemente verso la sua morte; perché, guardando le fronde sparse in terra ed il tronco spezzato e quell’acqua fresca ormai secca, rivolse il becco verso se stessa quasi sdegnando di vivere ed in un momento sparì: per la qual cosa mi arse il cuore di pietà e d’amore. In fine vidi in mezzo ai fiori ed all’erba una donna così leggiadra e bella che procedeva pensosa che non posso mai pensarci senza ardere e tremare: umile in sé per sé ma superba contro amore; ed aveva indosso una gonna candida(simbolo di castità)tessuta in modo tale da sembrare oro e neve; ma le parti superiori(=il capo)erano avvolte da una nebbia oscura: dopodiché punta nel tallone da un piccolo serpente, come un fiore appena colto languisce, morì lieta nonché sicura della vita che l’attendeva. Ahi, nulla se non il pianto dura in questo mondo! Canzone tu puoi ben dire:-queste sei visioni hanno suscitato nel mio signore(=poeta)un dolce desiderio di morire. Componimento 324: amore, quando fioriva la mia speranza e quella di ottenere un premio mi è stata tolta colei dalla quale mi aspettavo di ricevere pietà. Ahi morte spietata, ahi vita crudele! L’una(morte)mi ha posto in una condizione di dolore ed ha spento immaturamente le mie speranze; l’altra(vita)mi tiene quaggiù sulla terra contro la mia volontà e non posso seguire colei che se ne è andata al cielo se lei non lo consente. Ma comunque la mia signora è sempre presente seduta nel mezzo del mio cuore e solamente lei è in grado di vedere quale sia la mia vita. Componimento 325: non posso tacere ma temo che la mia lingua consegue l’effetto contrario rispetto a ciò che il cuore desidera che vorrebbe fare onore alla sua signora che dal cielo ci ascolta. Come posso io, se tu amore non mi insegni, uguagliare con parole mortali le opere divine(=le bellezze di Laura)ed i pregi che sono nascosti dalla sua profonda umiltà raccolta in se stessa? La nobile anima aveva risieduto per poco tempo nella bella prigione(corpo), dalla quale adesso è liberata, quando mi accorsi di lei per la prima volta: perciò, essendo la primavera di quell’anno e della mia vita, corsi subito a raccogliere dei fiori nei prati lì intorno sperando di piacerle così adornato. I muri erano bianchi come l’alabastro, il tetto d’oro, la porta d’avorio e le finestre di zaffiro dalle quali uscì il primo sospiro che mi giunse al cuore e che giungerà fino all’ultimo: da lì uscirono i messaggeri di amore armati di saette e di fuoco cosicché io ripensando a loro coronati d’alloro in segno di vittoria tremo di paura proprio come se fosse ora. Si poteva vedere nel mezzo un sedile sublime(=cuore)fatto di un bel diamante Negli occhi di Laura dove era solito abitare il mio cuore, fino a quando il mio destino crudele non invidiò quella condizione e quindi lo bandì da una dimora così ricca, amore aveva scritto di suo pugno con lettere pietose quello che sarebbe accaduto presto del mio lungo procedere desiderando. Sarebbe stato bello e dolce morire nel momento in cui con la mia morte non sarebbe morta anche la mia vita(=Laura)e sarebbe sopravvissuta solo la parte migliore di me: ora la morte ha disperso le mie speranze, e poca terra nasconde il mio bene(=Laura)ed io continuo a vivere; e non riesco mai a pensare a questa cosa sena trema di sdegno e dolore. Se il mio poco intelletto fosse stato con al momento del bisogno e un altro desiderio non lo avesse rivolto altrove sviandolo, io sarei riuscito a leggere nel volto della mia signora:-sei giunto alla fine di ogni tua dolcezza e sei all’inizio della tua grande amarezza.- Comprendendo questa cosa, liberatomi dolcemente davanti a lei del mio corpo mortale, e di questa carne noiosa e grave(dei suoi dolori e dei suoi pesi), avrei potuto precederla e vedere mentre le preparavano il suo seggio nel cielo: adesso la seguirò ma oramai incanutito. Oh canzone, se trovi un uomo che vive il suo stato di innamorato riposatamente, digli:- muori mentre sei felice perché la morte in un buon punto non è un dolore ma un rifugio e chi può morire in una buona condizione non aspetti.- Componimento 332: la mia sorte benigna ed il mio vivere lietamente, i giorni sereni e le notti tranquille, i sospiri soavi e lo stile dolce che era solito risuonare in versi, trasformati improvvisamente in dolore ed in pianto mi fanno odiare la vita e desiderare la morte. Morte crudele, acerba ed inesorabile mi dai motivo di non essere felice mai più ma di condurre tutta la mia vita piangendo e passare i giorni in modo oscuro e le notti nel dolore. I miei sospiri gravosi non possono essere espressi in poesia ed il mio duro martirio supera ogni gradazione di stile. A che cosa è ridotto il mio stile amoroso? A parlare d’angoscia e di morte. Dove sono i versi e dove sono giunte le rime che ogni cuore nobile ascoltava pensoso e lieto; dov’è il fantasticare circa l’amore che facevo di notte? Adesso io parlo e penso solamente cose dolorose. Un tempo il pianto fu per me così dolce quando era unito al desiderio di rivederla che condiva di dolcezza ogni stile aspro e mi faceva vegliare tutte le notti: adesso il piangere mi è più amaro della morte poiché non spero di rivedere mai più lo sguardo onesto e lieto che è stato l’alto soggetto per le mie rime di scarso valore. Amore pose alle mie rime un chiaro bersaglio dentro ai begli occhi di Laura, ora lo ha posto nel pianto facendomi ricordare con dolore il tempo felice: per la qual cosa io vado cambiando il mio stile unitamente ai miei pensieri e prego più volte te, oh pallida morte, di sottrarmi a queste notti così penose. Il sonno è fuggito dalle notti crudeli e l’abituale armonia è fuggita dalle rime che adesso sono roche e che non sanno parlare d’altro che della morte, in questo modo il mio canto si è convertito in pianto. Nel regno d’amore e quindi tra i poeti suoi sudditi non ce n’è uno che abbia uno stile mutevole come il mio che adesso è tanto triste quanto prima era lieto. Nessuno visse mai in uno stato più felice del mio, adesso nessuno vive i suoi giorni e le sue notti in maniera più triste della mia; e raddoppiando il dolore raddoppia lo stile che prende dal cuore rime che fanno così piangere. Ho vissuto di speranza ed ora vivo solamente di pianto e contro la morte spero solamente nella morte(contro la morte di Laura spero soltanto di poter morire anche io). La morte mi ha ucciso e solamente la morte può permettermi di rivedere quel viso felice che mi faceva piacere i sospiri ed il pianto, l’aria soave(dei sospiri) e la pioggia(delle lacrime) che ne derivavano nelle mie veglie, quando io tessevo in rime gli alti pensieri mentre amore sollevava il mio stile debole. Se potessi avere adesso uno stile che suscita pietà al punto da poter togliere la mia Laura alla Morte come Orfeo strappò la sua Euridice grazie ad un canto senza rime, io vivrei più felice che mai! Se questa cosa non può avvenire, che una di queste notti chiuda definitivamente queste due fonti di pianto che sono i miei occhi. Amore io ho pianto per moltissimi anni il mio grave danno(morte di L.)con uno stile doloroso e da te non spero di ricevere notti meno crudeli; perciò ho pregato la morte affinché mi tolga da qui per rendermi felice nel posto dove si trova colei per la quale canto e piango in rima. Se le mie stanche rime possono andare così in alto, che raggiungano colei che si trova al di fuori della rabbia e del pianto(=che è beata in paradiso),e che adesso rende felice il cielo con la sua bellezza, che riconoscerà benché mutato lo stile che forse le piacque già prima che la morte le desse il perpetuo giorno luminoso del paradiso e a me desse notti fosche. Oh voi innamorati che sospirate ancora sperando in notti più felici, che ascoltate o scrivete poesie d’amore, pregate affinché la morte non sia più sorda alle mie richieste, rifugio dalle miserie e fine del pianto; che modifichi per una buona volta la sua antica consuetudine(di non ascoltare chi la supplica) che rende triste ogni persona e che potrebbe rendermi così felice. Mi può rendere felice in una o in poche notti: e prego con uno stile aspro e in rime angosciose che il mio pianto possa terminare nella morte. Componimento 333: andate, rime dolenti, al crudele sepolcro che nasconde in terra il mio caro tesoro, una volta lì chiamate colei che risponde dal cielo(=Laura)benché il suo corpo mortale si trovi in un luogo oscuro e basso. Ditele che io sono già stanco di vivere e del navigare attraverso queste onde pericolose; ma raccogliendo le sue fronde sparse la seguo anche se molto lentamente, parlando in rima solo di lei sia da viva che da morta, anzi sempre viva e resa adesso immortale affinché il mondo la conosca e l’ami. Le piaccia di essere pronta ad assistermi al momento del mio trapasso che ormai è vicino; mi venga incontro e, tale qual è il cielo, mi tragga e mi chiami a sé. Componimento 334: se l’amore onesto può meritare un premio e se la pietà può come era solita potere(=ha lo stesso potere di un tempo), allora avrò un premio perché la mia fede alla mia signora ed al mondo appare più chiara del sole. Già sospettosa di me, ora sa(non solo crede)che quella stessa cosa che desidero sempre è stata desiderata; e se lei quando era viva sentita le mie parole e vedeva il mio volto adesso vede l’animo ed il cuore(nella mia interiorità). Perciò io spero che persino in cielo si addolori dei miei tanti sospiri e dimostri questa cosa tornando in visione da me così piena di pietà; e spero che quando il mio corpo verrà deposto lei sarà ad accogliermi insieme alle anime beate che sono vere amiche di Cristo e dell’onestà. Componimento 335: già vidi tra mille donne una la cui vista mi provocò una paura amorosa nel cuore, guardandola non attraverso le false immagini della mia immaginazione ma nella realtà uguale nell’aspetto agli spiriti celesti. Non c’era nulla di terreno o di mortale in lei così come era preoccupata solamente delle cose del cielo e di nient’altro. L’anima che arse e agghiacciò così spesso per lei desiderosa di seguirla aprì entrambe le ali. Ma lei era troppo in alto per il mio peso terrestre e poco dopo uscì completamente dalla mia vista: pensando a questa cosa ancora mi paralizzo ghiacciato. Oh finestre belle, alte e lucide da dove trovò il modo di entrare in un corpo così bello colei che rattrista molta gente(=morte)! Componimento 336: mi ritorna alla mente, anzi è dentro di essa, colei che non può essere scacciata da lì da nessun oblio(=Laura)con lo stesso aspetto di quando la vidi nella sua giovinezza tutta accesa dai raggi del suo pianeta(=Venere). Nel mio primo incontro la vedo così onesta e bella, raccolta su se stessa e così umile e schiva che grido:-è proprio lei; è ancora viva-, e le chiedo in dono di parlarmi. Talvolta risponde e talvolta non dice una parola. Io come un uomo che sbaglia e dopo giudica più rettamente dico alla mia mente:- tu sei stata ingannata. Tu sai bene che all’ora prima del giorno 6 aprile 1348 quell’anima beata uscì dal corpo. Componimento 337: quel mio dolce lauro che in odore ed in colore superava l’odorifero e luminoso oriente, ed i suoi frutti, i suoi fiori, le sue erbe e le sue fronde(cosicché l’occidente aveva il canto di ogni eccellenza rara), quel lauro dove era solita abitare ogni bellezza ed ogni virtù ardente, vedeva sedersi onestamente alla sua ombra il mio signore(amore)e la mia dea(Laura). Anche io rivolsi il nido dei pensieri eletti in quell’anima vivificatrice; e tremando ed ardendo nel fuoco e nel gelo, fui molto felice. Il mondo era pieno delle sue virtù perfette quando Dio la tolse dalla terra per adornare il cielo: ed era una creatura da lui. Componimento 338: morte, hai lasciato senza sole(=Laura)il mondo oscuro e freddo, l’amore cieco ed inerme, la leggiadria senza attrattive, le bellezze deboli me sconsolato e di peso a me stesso, hai messo la bando la cortesia ed in fondo l’onestà. Io solo mi addoloro e non solo io ho da dolermi, perché hai divelto l’insigne germe della virtù: spento il maggior pregio del mondo, quale sarà il secondo? L’aria, la terra ed il mare dovrebbero compiangere la stirpe umana perché senza Laura è come un prato senza fiori o come un anello senza gemma. Il mondo non la conobbe mentre l’ebbe qui sulla terra: la conobbi io, che rimasi qui in terra a piangere, ed il cielo, che adesso si abbellisce del mio pianto. Componimento 339: conobbi, per quanto il cielo mi aprì gli occhi, per quando lo studio e l’amore innalzarono le ali del mio ingegno, cose straordinarie e leggiadre ma mortali che ogni astro riversò in un solo soggetto: le altre numerose bellezze sublimi, così eccezionali e inconsuete, celestiali ed immortali, poiché non furono uguali alla portata del mio intelletto, la mia debole vista non le poté sopportare. Perciò tutto quello che io dissi o scrissi di lei, che ora ricambia le mie lodi con preghiere davanti a Dio, fu solo una piccola goccia di un abisso infinito: perché la penna non si estende oltre l’ingegno; e per quanto un uomo tenga gli occhi fissi al sole, quanto più questo splende tanto meno riesce a vedere. Componimento 340: mio caro dolce e prezioso tesoro che la natura mi tolse e che il cielo conserva per me, come mai la tua pietà verso di me è così lenta a manifestarsi, oh consueto conforto della mia vita? In passato solevi rendere il mio sonno degno almeno delle tue apparizioni ed ora tolleri che io arda senza alcun refrigerio: e chi lo ritarda? Eppure lassù in cielo non ci sono né l’ira né lo sdegno: a causa dei quali(sentimenti di ira e sdegno)in terra alle volte un cuore buono e pietoso si nutre di tormenti altrui così che amore è vinto nel suo regno(=nel cuore dell’amata). Tu che sei in grado di vedere nella mia interiorità e che senti il mio malessere e che sola puoi porre fine a tanto dolore, acquieta i miei lamenti con la tua apparizione. Componimento 341: deh quale essere pietoso, quale angelo è stato così pronto a riferire lassù nel cielo il mio lamento? Che nuovamente sento tornare come solevo la mia signora con quel suo atteggiamento dolce ed onesto per acquietare il mio cuore misero e mesto, così piena di umiltà e così vuota d’orgoglio e insomma tale da farmi ritogliere dalla morte e quindi io vivo ed il vivere non è più una cosa fastidiosa per me. Beata è lei che può rendere beati gli altri con il suo aspetto o con le sue parole intese soltanto da noi due:- mio caro fedele, mi dispiace molto per te, ma io fui così rigida con te soltanto per il nostro bene,- dice e cose che sarebbero in grado di far fermare il sole. Componimento 342: nutro il mio cuore spossato con il cibo del quale amore, il mio signore, abbonda sempre ovvero lacrime e dolore, e spesso tremo ed impallidisco pensando alla sua ferita profonda ed aspra. Ma colei che non fu sopravanzata, pareggiata o superata quando visse, appare nel letto in cui io sono sofferente con un aspetto tale che io ho appena l’ardire di guardarla e si siede con atteggiamento pietoso sulla sponda. Con quella mano che ho tanto desiderato mi asciuga gli occhi e con le sue parole mi infonde così tanta dolcezza quanta mai non ne sentì uomo mortale. Dice:-a che giova la sapienza a chi si dispera? Smettila di piangere: non mi hai forse già pianta abbastanza? Così se fossi ora vivo come io sono morta!” Componimento 343: ripensando a quello sguardo soave che oggi fa onore al cielo, al chinarsi della testa bionda, al volto, a quella voce angelica e modesta che mi riempiva di dolcezza e che oggi mi addolora, ho grande meraviglia del fatto che io sia ancora vivo: e non vivrei più se, colei la quale lasciò in dubbio se fu più bella o onesta, non fosse così sollecita a salvarmi apparendomi in sogno verso l’alba. Oh che accoglienze dolci, caste e pie; e come attentamente ascolta e fissa nella memoria la lunga storia delle mie sofferenze! Quando il giorno luminoso sembra percuoterla, se ne torna in cielo perché conosce tutte le vie per farlo, con gli occhi ed entrambe le gote umide di pianto per la pietà verso P. Componimento 344: forse in un tempo passato l’amore fu una cosa dolce, lo dico non perché io sappia quando lo fu: ora è una cosa così amara che nulla lo è di più; lo sa bene chi impara la verità per esperienza come ho fatto io soffrendo molto. Colei che fu l’onore del nostro secolo e che adesso adorna e rischiara il cielo rese i miei momenti di tregua brevi e rari quando visse: adesso mi ha escluso da ogni tipo di pace. La morte crudele mi ha tolto ogni mio bene: e nemmeno la grande beatitudine di quella bella anima liberata dal corpo può consolare la mia condizione sventurata. In passato piansi e cantai e passai da una situazione all’altra: adesso non sono più in grado di cambiare lo stile(=mi lamento solamente); di giorno e di notte(=sempre)sfogo e verso il dolore che ho raccolto nell’anima attraverso la lingua e gli occhi. Componimento 345: amore ed il dolore spinsero la mia lingua avviata a lamentarsi dove non avrebbe dovuto andare, ovvero a dire di lei per la quale io cantai ed arsi d’amore quello che, se fosse vero, sarebbe ingiusto(=che la sua beatitudine non mi consola): perché quella beatitudine dovrebbe quietare la mia Componimento 359: quando il mio dolce e soave conforto(=Laura)per fornire riposo alla mia vita stanca si mette a sedere sulla sponda sinistra del mio letto con quel suo dolce parlare assennato, io dico tutto pieno di angoscia e pallido di paura:” da dove vieni adesso oh anima felice?”. Trasse fuori dal suo petto un ramoscello di palma ed uno di lauro e disse:” mi mossi dal sereno cielo dell’empireo e da quelle regioni sante dove soggiornano i beati e vengo qui solo per consolarti”. Con l’atteggiamento e con le parole la ringrazio con atteggiamento umile e poi le domando:” in che modo conosci la mia condizione?” e lei risponde:” le lacrime che versi copiose come onde del mare delle quali tu non sei mai sazio ed il vento originato dai tuoi sospiri attraverso uno spazio così grande giungono al cielo e turbano la mia pace: così intensamente ti dispiace che io me ne sia andata da questa miseria che è la vita terrena e che io sia giunta alla vita migliore; la qual cosa dovrebbe rallegrarti se tu mi amasti come mostrarti nell’aspetto e nelle tue parole”. Rispondo:” l’unico motivo per cui piango è perché io sono rimasto nelle tenebre e nel dolore, sono sempre stato certo del tuo salire al cielo come si è certi di una cosa che si vede da vicino. Per quale motivo dio e la natura avrebbero messo in un cuore giovane così tante virtù se la salvezza eterna non fosse stata destinata come ricompensa per il tuo agire rettamente, oh una delle anime rare, che vivesti nobilmente qui sulla terra in mezzo a noi e che improvvisamente volasti in cielo? Ma io che cosa devo fare d’altro se non piangere, misero e solo come sono, visto che senza te non sono nulla? Ah se solo fossi morto bambino all’epoca del latte e della culla così da non dover sperimentare le maniere d’amore!” E lei:” per quel motivo continui a piangere ed a distruggerti? Quanto sarebbe stato meglio alzare le ali da terra e pesare con una giusta bilancia le cose mortali e queste tue dolci chiacchiere fallaci e seguirmi, se è vero che mi ami così tanto, raccogliendo qualcuno di questi rami(del lauro e della palma)!” Allora io risposi:” io voglio chiedere che cosa vogliono significare quelle due fronde?” Ed ella:” risponditi tu stesso, tu la cui penna tanto onora una di quelle(del lauro): la palma indica la vittoria ed io, sebbene ancora giovane, vinsi il mondo con le sue tentazioni e me stessa; il lauro denota il trionfo del quale io sono degna grazie a quel signore che mi diede la forza(=Dio). Adesso tu, se il mondo e le sue tentazioni ti fanno violenza, rivolgiti a lui, chiedigli aiuto, cosicché potremo essere insieme a lui alla fine della tua vita”. Dico io:” sono questi i capelli biondi e nodo ventoso che ancora mi stringe e quei begli occhi che furono il mio sole?” Dice:” non sbagliare insieme agli sciocchi che credono alla realtà dell’immagine sognata, e non parlare o credere secondo quanto fanno loro. Io sono uno spirito puro senza corpo e risiedo lieta nel cielo: quello che tu cerchi(=il mio corpo)è polvere già da molti anni ma per liberarti dai tuoi affanni mi è concesso apparirti in questo modo; ma nuovamente sarò quella(=con il corpo)dopo la resurrezione e sarò bella più che mai e ancora più cara per te, ancora così dura e pia per salvare te insieme a me”. Io piango; ed ella mi asciuga il volto con le sue mani e sospira dolcemente e si arrabbia (del pianto e della mia debolezza)con parole che potrebbero spezzare i sassi: e dopo questo se ne va ed insieme a lei anche il sonno. Componimento 360: quell’antico mio dolce ed empio signore(=Amore)ho fatto citare davanti alla Ragione che governa la parte più alta della nostra natura e che risiede nel capo, lì, come l’oro che si purifica nel fuoco, mi presento carico di dolore, paura ed orrore, quasi come un uomo che teme di morire e chiede giustizia; ed incomincio a dire:- mia signora, io misi quando ero molto giovane il piede sinistro nel regno di costui, da questa cosa ricavai solamente ira e sdegno; e tanti e così atroci tormento soffrì lì che alla fine quella mia pazienza infinita fu vinta ed io ebbi in odio la vita. In questo modo il mio tempo è passato fino a questo momento nelle fiamme e nel dolore: e quante cose utili ho disprezzato e quante feste per servire questo crudele lusinghiere(=amore)! E quale ingegno ha parole così pronte da racchiudere la mia condizione infelice e le mie tante e così gravose e giuste querele contro questo ingrato? Oh poco miele mischiato con molto aloe e fiele(poco dolce V/S molto amaro)! In quale condizione di amarezza ha abituato a stare la mia vita con la sua falsa dolcezza che mi attrasse nella schiera amorosa! Perché se io non mi inganno, la mia indole era tale da sollevarmi in alto da terra: egli mi tolse dalla mia condizione di pace per pormi in guerra. Amore mi ha fatto amare Dio meno di quanto dovessi e mi ha fatto prestare meno attenzione a me stesso del necessario: per una donna ho messo in non conto allo stesso modo ogni altro pensiero. Nel fare questo solamente lui è stato il mio consigliere, continuando ad aguzzare il desiderio giovanile sull’empia cote perciò io sperai di trovare riposo dal suo giogo pesante e feroce. Misero, a che cosa è servito quell’ingegno chiaro ed elevato e le altre doti che mi ha dato il cielo? Dal momento che sto cambiando il colore dei capelli ma non posso modificare il desiderio ostinato: in questo modo questo crudele che io accuso mi spoglia totalmente della mia libertà e mi ha tramutato il vivere in modo amaro in una dolce abitudine. Mi ha fatto cercare paesi deserti, bestie e ladri rapaci, alberi pungenti, popoli dalle tradizioni barbare ed ogni tipo di guaio che ostacola i pellegrini, monti, valli, paludi, mari e fiumi, ha teso in ogni luogo mille lacciuoli; e l’inverno in mesi che non sono propri di quella stagione con il pericolo incombente e con fatica: né costui né l’altra mia nemica dalla quale fuggo, mi lasciavano solo un momento; cosicché, se io non sono giunto prematuramente alla morte acerba e crudele, allora la pietà celeste ha cura della mia salvezza e non questo tiranno(=Amore)che si nutre del mio dolore e della mia sofferenza. Da quando diventa suo non ebbi più un’ora tranquilla e nemmeno spero di averne in futuro, le mie notti bandirono il sonno e non possono più richiamarlo a sé con erbe medicali e nemmeno con incantesimi. Con inganni e con la violenza è diventato signore dei miei spiriti vitali; e non suonò mai più una tromba che io, in qualunque luogo mi trovassi, in qualsiasi luogo abitato, non udissi. Lui sa che dico la verità: dal momento che un tarlo non rose ma un legno stagionato come amore rode il mio cuore dentro il quale si annida minacciandolo di morte. Da qui nascono le lacrime e le sofferenze, le parole poetiche ed i sospiri, dei quali mi sto stancando e forse anche altri. Giudica tu, che conosci me e lui.- Il mio avversario con aspri argomenti comincia a parlare:- oh mia signora, ascolta l’altra parte, che la verità, dalla quale si tiene lontano quest’ingrato, ti dirò senza difetto. Questi durante la sua giovinezza fu affidato all’arte di vendere chiacchiere, anzi menzogne(riferimento agli studi giuridici); e non sembra vergognarsi di questa cosa, liberatosi da quella noia è passato al mio diletto, si lamenta di me che lo tenni puro e libero dai desideri materiali(=i guadagni)contro il desiderio che spesso volle il suo male, io lo tenni con me, della qual cosa adesso si lamenta, e lo fece vivere in una vita dolce che lui adesso chiama misera: è salito ad ottenere una qualche fama solamente grazie a me che innalzai il suo intelletto dove da solo non sarebbe mai arrivato. Lui sa che il grande Atride Agamennone ed il famoso Achille ed Annibale, infausto al vostro territorio(=Italia)e Scipione l’Africano, che fu il più illustre di tutti in grandezze e buona sorte, lascia cadere in un servile amore ancillare come il fato ordina a ciascuno: e per costui tra mille donne eccellenti che potevano essere scelte per via della loro virtù ne elessi una che non si vedrà mai nuovamente sulla terra, anche se Lucrezia dovesse ritornare a Roma; e le diedi un idioma così dolce ed un canto così soave che nessun pensiero basso o volgare non poté mai durare di fronte a lei. Questi furono gli inganni che operai su costui. Questo fu il fiele, questi gli sdegni e l’ira decisamente più dolci del completo possesso di qualsiasi altra donna. Mieto un frutto cattivo da un seme buono: questo è il merito di chi serve un uomo ingrato. Sotto la mia influenza io lo avevo guidato così bene che il suo poetare piaceva alle donne ed ai cavalieri; e lo feci salire così in alto che tra gli ingegni accessi dall’amore per la poesia si producono con diletto in ogni luogo conserve delle sue composizioni; che adesso sarebbe probabilmente un roco mormoratore di corte, un uomo del volgo: io l’ho esaltato e ne ho divulgato la parola per via di quello che imparò nella mia scuola e da colei che fu unica al mondo. E per dire in conclusione il grande servizio che gli ho fatto, l’ho trattenuto dal compiere mille azioni disoneste perché mai per nessuna ragione a lui poterono piacere le cose vili: giovane schivo e vergognoso nei comportamenti e nei pensieri, dopo che era stato reso un seguace di lei che gli impresse il nobile sigillo nel cuore e lo rese simile a lei. Quanto c’è del raro e del nobile deriva da lei e da me e lui si lamenta di ciò. Mai un incubo fu così pieno di falsità verso di noi come costui: che è salito in grazia a Dio ed alla gente da quando ci conobbe. Di ciò il superbo si lamenta e si pente. Inoltre, e questa è la cosa che supera tutte le altre, gli avevo dato le ali per volare fino in cielo attraverso le cose mortali(=bellezze di Laura)che sono una scala per giungere al Creatore per chi è in grado di giudicarle correttamente: perché, guardando con attenzione quante e quali virtù erano radunate in quella sua speranza(=Laura), salendo dall’una all’altra immagine delle sue virtù poteva passare alla nobile causa prima(=Dio); lui l’ha detto qualche volta nelle sue composizioni poetiche, ma adesso mi ha dimenticato insieme a quella signora che gli diedi come colonna per la sua fragile vita. -A questo punto alzo un gemito lacrimoso ed urlo:-certamente me la diedi ma subito me la tolsi facendola morire.- Risponde:- non io ma chi la volle per sé(=Dio).- Alla fine entrambi ci rivolgiamo al giusto seggio della ragione, io con parole tremanti e lui a voce alta e sdegnata, ognuno per sé conclude la propria argomentazione:-nobile signora, aspetto la tua sentenza.- A quel punto ella, sorridendo, disse:-sono contenta di aver sentito le vostre questioni, ma bisogna aspettare più tempo prima di poter risolvere questa controversia.- Componimento 361: spesso il mio specchio fidato(che riflette fedelmente la realtà), l’animo stanco, il mio corpo cambiato, la mia destrezza e forza ormai scemate mi dicono:-non mentire più a te stesso, tu sei proprio vecchio. E’ meglio obbedire in tutto alla natura che anche a contrastarla poi è il tempo che ci toglie la forza.- immediatamente allora, come l’acqua spegne il fuoco, mi risveglio dal lungo e gravoso sonno dell’anima: e mi rendo conto pienamente che la nostra vita vola, che non si può vivere più di una volta e nel mezzo del mio cuore risuona una parola pronunciata da colei che ora è libera dal suo bel corpo(=Laura)ma che nei suoi giorni passati sulla terra fu così unica da togliere fama, se non erro, a tutte le altre donne. Componimento 362: volo con le ali del pensiero al cielo così spesso che mi sembra di essere uno di loro che hanno lì il loro tesoro(Dio)avendo lasciato in terra il corpo. Alle volte il cuore mi trema per via di un dolce gelo ed impallidisco quando sento lei parlare e dirmi:- amico, adesso ti amo e ti rendo onore perché non solo è cambiato il colore dei tuoi capelli ma anche il tuo atteggiamento(non solo sei invecchiato ma sei anche maturato).- Mi conduce dal suo signore(=Dio): allora mi inchino e la prego umilmente di acconsentire a che io resti a vedere il volto di entrambi. Mi risponde:- il tuo destino è stabilmente fissato; e se anche tarderà a compiersi ancora venti o trent’anni, a te sembrerà troppo ma in realtà non sarà molto.- Componimento 363: la morte ha spento quel sole che era solito abbagliarmi e i suoi occhi puri e costanti sono ottenebrati; quella per la quale io sentì freddo e caldo è polvere; sono morti i miei lauri(=pensieri che nascevano da Laura), adesso sono querce ed olmi(alberi che riguardano la vita quotidiana che non sono sempreverdi): del che io vedo quale sia il mio vantaggio ma tuttavia ne soffro. Non vi è più chi mi renda i pensieri arditi e paurosi, né chi li agghiacci e li scaldi, né chi li riempia di speranza e li colmi di dolore. Fuori dal possesso di colui che punge e blandisce(=Amore), che fece di me uno strazio così lungo, mi trovo in uno stato di libertà amara e dolce al contempo; e ritorno stanco e sazio di vivere al signore che io adoro e che ringrazio(=Dio)che solo con il movimento del ciglio governa e fa volgere il mondo. Componimento 364: amore mi tenne in suo possesso per ventuno anni mentre ardevo lieto nel fuoco e stavo pieno di speranza nel dolore; dopo che la mia signora ed il mio cuore insieme a lei salirono al cielo, mi tenne in suo possesso per altri dieci anni piangendo. Ormai sono stanco e rimprovero la mia vita di un errore così grande che ha quasi spento il seme della virtù, e restituisco devotamente a te, alto Dio, i miei ultimi giorni, pentito e triste per i miei anni spesi così inutilmente mentre avrebbero dovuto essere spesi in un modo migliore: cercando la pace e fuggendo gli affanni delle passioni. Signore che mi hai rinchiuso in questo corpo, tirami fuori da qui, salvandomi così dalla dannazione eterna in quanto io riconosco il mio errore e non lo giustifico. Componimento 365: io procedo piangendo per i miei tempi passati che spesi amando una creatura mortale(=Laura)senza levarmi in volo pur avendo le ali forse per fornire di me non bassi esempi(e quindi poter produrre opere non ignobili). Tu che vedi i miei mali indegni ed empi, oh re del cielo invisibile ed immortale(=Dio), presta soccorso all’anima sviata e fragile e supplisci con la tua grazia alla sua mancanza: di modo che se io vissi in uno stato di guerra e di tempesta possa almeno morire in pace e in porto; e se la vita è stata senza frutto che almeno la morte sia onorevole. A quel poco di tempo che mi resta da vivere e alla mia morte, la tua mano si degni di essere sollecita nel soccorso: tu sai bene che non ho speranza in nessun altro.