Scarica Pascoli e alcuni dei suoi testi e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! GIOVANNI PASCOLI nasce a San Mauro di Romagna (Forlì) nel 1855. Quarto di dieci fratelli trascorre un’infanzia agiata fino a quando il padre, amministratore di una tenuta dei principi Torlonia, viene ucciso con una fucilata mentre tornava a casa, la notte del 10 agosto del 1867. Questo episodio rimane impresso nel poeta per l’ingiustificata e improvvisa crudeltà. Il poeta indagherà in seguito personalmente sulle cause del delitto che rimarrà, però, impunito. La morte del padre distrugge il nucleo familiare; poco dopo infatti muoiono anche la madre e due fratelli e il poeta deve lasciare il collegio di Urbino per trasferirsi a Rimini. Pascoli riceve una solida formazione classica. Nel 1873 si iscrive all’università di Bologna alla facoltà di Lettere grazie a una borsa di studio ottenuta da Carducci. Partecipa a una manifestazione socialista, così gli viene revocata la borsa di studio e viene addirittura imprigionato. Abbandona l’ambiente socialista e si laurea nel 1882 in letteratura greca con una tesi sul poeta Alceo. Dopo la morte del fratello maggiore Giacomo nel 1876, Pascoli diviene il capofamiglia. Si trasferisce in Toscana con le sorelle Ida e Maria (chiamata dal poeta Mariù) per ricostruire il nucleo familiare paterno. Il poeta inizia ad essere sospettoso e ossessionato dalla gelosia verso le sorelle; vive infatti con angoscia il matrimonio di Ida, avvenuto nel 1895 contro la sua volontà. Si trasferisce con Maria a Castelvecchio di Barga (Lucca) con cui inaugura un rapporto quasi incestuoso. Dopo la sua morte Maria diventerà la curatrice dei suoi inediti e l’erede letteraria. Nel 1891 esce la prima edizione di Myricae e nel 1892 vince il prestigioso concorso di poesia latina ad Amsterdam, il cui premio gli verrà assegnato altre dodici volte. Dopo aver insegnato in vari licei d’Italia (a Matera, Massa, Livorno), nel 1895 viene nominato professore di grammatica greca e latina all’Università di Bologna. Insegnerà poi a Messina, a Pisa e nel 1905 diventa titolare della cattedra di Letteratura italiana a Bologna che fino ad allora era stata di Carducci. Nel 1903 pubblica la sua prima raccolta, i Canti di Castelvecchio. In questo periodo accentua il proprio interesse per la poesia storica e civile. Poco prima della morte, nel 1911, pronuncia il discorso La grande proletaria si è mossa, dedicato a sostenere l’impresa coloniale italiana in Libia in nome delle masse italiche. Muore per cirrosi epatica nel 1912. la vita tra il “nido” e la poesia p.374 Temi: nostalgia della perduta innocenza, dolore, attesa e paura della morte. Pascoli è un poeta simbolista. Si arricchisce di evocazioni sonore. Utilizza la reticenza. Mondo contadino innocente, semplice, vero, esattamente come la sua infanzia. Pascoli scriveva nello stesso tempo generi diversi. Rapzodismo Giovanni Pascoli è l’ultimo dei classici (il secondo poeta vate dell’Ottocento) e il primo, in Italia, dei moderni. Si proclama, infatti, allievo di Carducci, ma anche di Virgilio. Pascoli utilizza un linguaggio basso e persino vernacolare e popolaresco, ma allo stesso tempo aulico e sublime. Pascoli compie a livello linguistico il maggior tentativo di rinnovare radicalmente la lingua poetica della tradizione, innestandovi elementi mimetici presi dall’esterno, suoni naturali o animali (onomatopea pura e figura onomatopeica), termini del lessico agreste o contadino dall’eco simbolica. Il fanciullino Il fanciullino è lo scritto più importante di Pascoli. E’ un saggio che fu steso nel 1897 e pubblicato sulla rivista Marzocco che contiene la personale poetica di Pascoli. Il mondo cantato da Pascoli è quello bucolico, della campagna, eppure anche Pascoli fa del poeta un individuo eccezionale. Il fanciullino, infatti, è presente potenzialmente in ogni uomo, è una figura umile e piccola che sembra porsi in alternativa al superuomo dannunziano, ma solo il poeta conosce il privilegio di farlo rivivere e di farlo parlare dentro di sé, sapendo scorgere il significato profondo di quelle piccole cose che vengono trascurate dagli adulti. Secondo Pascoli dentro ognuno di noi c’è un fanciullino, piccolo e umile, che ha paura del buio. È’ una figura ingenua e innocente che non distingue il giorno dalla notte perché entrambi sono pieni di sogni, che non procede in modo razionale, ma con gli strumenti dell’immaginazione e della fantasia. Il bambino percepisce attraverso cose che sfuggono alla ragione e ai sensi. Il bambino ha paura del buio perché popola di vita quell’assenza di vita. Pascoli fa riferimento all’opera Fedone di Platone, in cui Socrate, mentre sta per bere il veleno che lo ucciderà, parla della morte e dell’immortalità ai suoi discepoli. Pascoli ha paura che muoia il fanciullino che è dentro di lui. Il fanciullino prende atto delle cose e le riconosce nella loro diversità. Egli scopre i legami più insensati tra le cose perché ha una visione soggettiva (coincidenza con la teoria simbolistica di Baudlaire). La caratteristica principale è lo stupor, la capacità di vedere il mondo come se fosse la prima volta, anche se guarda qualcosa che ha già visto. Il bambino è chi accetta il cambiamento, il movimento, il fluire della vita. Il fanciullino è un bambino eterno perché mentre gli adulti cercano le risposte, il bambino continua a porsi delle domande. Il bambino non si preoccupa del percorso psicologico degli altri, ma solo del suo. Il fanciullino, che corrisponde alla straordinarietà del poeta, usa un linguaggio nuovo. Il fanciullo vede le cose nuove ma avverte anche l’antico. Il fine della poesia è quello di esprimere ciò che vedi e senti. Il poeta è in grado di rimanere in contatto con questa parte e di farla parlare. La finalità della poesia è quella di renderci soddisfatti di ciò che abbiamo, apprezzare la piccolezza e la quotidianità. La poesia di Pascoli viene influenzata dal simbolismo francese. Rifletti sull’insistenza del concetto di primitivo e di antico. Perché veder nuovo è veder d’antico? Da quale punto di vista è condotta la polemica contro la ragione e la scienza? Il fanciullino è una figura umile e piccola, presente potenzialmente in ogni uomo. Il fanciullino è come un nuovo Adamo che mette il nome alle cose perché vede e sente tutte le cose con meraviglia, come se fosse la prima volta. La sua conoscenza nasce dallo stupore, è una conoscenza originaria. Il suo è un veder nuovo, perché il fanciullino scopre il mondo da zero, ma è anche un vedere antico sia perché il mondo è vecchissimo sia perché egli sa quello che sapevano i primi uomini. La sua conoscenza, infatti, è originaria ed è caratterizzata dallo stupor. Per questo il fanciullino ha una grande curiosità e continua a porsi domande. La sapienza dell’uomo, invece, si basa sugli studi degli altri ed è influenzata dallo sviluppo scientifico. Pascoli critica la visione oggettiva dell’Ottocento esaltando invece la capacità del fanciullino di scoprire i legami più insensati tra le cose grazie alla sua visione soggettiva. Gli scienziati cercano le risposte, ma quello che dovrebbero fare è porsi delle domande. Il Positivismo esaltava la ragione, ma è proprio quest’ultima a soffocare il fanciullino nell’uomo adulto. Sviluppo circolare della poesia, simbolismo, similitudini, figure onomatopeiche, reticenza Il gelsomino notturno Dopo il lutto paterno Pascoli vede la distruzione del nucleo familiare. Il poeta non riesce a staccarsi dalla figura della madre. Questa poesia rappresenta l’incapacità pascoliana di vivere la sfera erotica. Il gelsomino notturno è una poesia che fu pubblicata nel luglio 1901 e poi raccolta nei Canti di Castelvecchio nel 1903, in occasione delle nozze di Gabriele Briganti, un intimo amico di Pascoli. Pascoli anticipa la poesia espressionistica. E’ un accostamento di analogie che il lettore, solo conoscendo la vita di Pascoli, può comprendere. Il poeta osserva come un narratore esterno la prima notte di nozze degli sposi. Il gelsomino è un fiore che si apre di sera (l’apertura del fiore rappresenta la deflorazione della donna durante la prima notte di nozze), nel momento in cui il poeta si sofferma a ricordare le persone morte a lui care e in cui appaiono le farfalle notturne; non si sentono più i rumori degli animali che sono tornati ai loro nidi, come gli sposi, finita la celebrazione, sono tornati nella loro nuova casa. I bisbigli alludono all’intimità fra i due sposi.