Scarica Pastoralità ed educazione e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia dell'Educazione solo su Docsity! LA RIFORMA DEI MONASTERI FEMMINILI TRA “COSTITUZIONI” E “RICORDI” Valier: programma pastorale incentrato sull’educazione della donna cristiana, in particolare sulla riforma dei monasteri femminili. Il concilio di Trento cerca di sistemare alcuni punti rimasti in sospeso o poco definiti ma non riuscendoci si sente la necessita di reintrodurre la disciplina. “LE COSTITUZIONI” PER LE MONACHE E L’EREDITA’ DI GIBERTI: Il documento più significativo di Giberti fu “Costitutioni de le monache” pubblicato nel 1539; il carattere principale di quest’opera e in particolare l’intento era quello di fornire un modello di riforma utile per tutti. Ha un valore paradigmatico e vuole inserire con efficacia elementi giuridico-normativi relativi all’istituto monastico. • nel testo avevano molta importanza i voti (obbedienza, castità, povertà, clausura) e l’adesione alla disciplina monastica in quanto erano visti come conseguenza del modello di vita religiosa, mettendo al centro gli elementi fondamentali (precetti evangelici, vita di comunità, preghiera) al fine di tutelare e sostenere il benessere della civiltà cristiana; • sono precedute da un appello introduttivo: nel quale si chiedeva una piena adesione allo stato di vita monacale. Giberti grazie a questa riforma ha una netta vittoria nel campo delle riforme legate ai monasteri femminili in quanto descrive una situazione ormai “regolare”; lascia ai suoi successori la strada pressoché spianata per avviare delle riforme della chiesa successive. Costituzioni che uscite con la seconda edizione per mano di Navagerio nel 1565, vengono apportate delle modifiche: • introdotta da una traduzione in volgare dei capitoli che riguardano le decisioni prese durante il concilio nei confronti delle condizioni femminili; • alcuni trattati riguardanti delle persone religiose, che si distingueva per il suo valore pedagogico; modifiche che sono state fatte per volontà di Navagerio, che in questo anno muore e passa “il testimone” al nipote Agostino Valier. Valier raccolse subito i primi frutti grazie all’azione riformatrice di Giberti, tanto che dopo soli 5 mesi, era in grado di mandare un resoconto complessivo sulla condotta morale e spirituale dei monasteri maschili e femminili della diocesi di Verona, a Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano. Nella diocesi veronese vi erano 19 monasteri femminili, tra cui 18 di questi all’interno delle mura cittadine, mentre uno a Legnano. Grazie alla “Relatio ad limina” del 1607 emerge che la maggior parte dei monasteri femminili rispondo alla regola di S.Francesco, S.Benedetto, S.Agostino, S.Domenico. Altri minori alla regola domenicana, S.Bernardino. All’interno del documento vi erano anche delle trattazioni inerenti alla condotta delle monache, e si voleva precisare che il numero di religiose all’interno di ciascun monastero era ben definito. Pagina di 1 6 “I RICORDI LASCIATI ALLE MONACHE”: Sono la testimonianza derivante dalle visite pastorali di Valier ai monasteri femminili in occasione dell’Anno Santo (1575). In questo trattato Valier riflette sulla concezione di un epoca, in particolare quella post-tridentina e al di la delle censure, si affida alla letteratura, in quanto considera la lettura “il luogo di formazione dell’ideale della santità e la sua possibile realizzazione”. L’intento di questo testo è quello di far esaltare il ruolo di modello ideale assegnato allo stato monacale. Valier si trova a scrivere trattati educativi dedicati ad altre 3 condizioni oltre a quella delle monache: la vedova, la vergine e la maritata. Queste sono condizioni descritte come scelte di vita subordinate alla condizione monacale che rappresentava il primo stato lodabile delle donne cristiane. P. F. Zini: “istitutione di ogni stato lodevole delle donne cristiane” in cui mette in evidenza la necessità di preparare le ragazze ai compiti che saranno chiamate ad assolvere una volta adulte ma lasciava anche lo spazio per un luogo incentrato sulle specificità della condizione monacale; • condizione di vita più nobile e perfetta; • ogni donna doveva aspirare per ottenere la creanza cristiana, fatta di codici di comportamento esteriori condivisi = manifestazioni evidenti di un atteggiamento interiore ; • programma pedagogico valido per tutti i cristiani; • modo di vivere. Caratteristiche dei Ricordi: • sono scritti in prosa vivida ed evocativa; • ricchi di immagini da ricreare mentalmente, introdotte per lasciare un segno nella memoria e nella coscienza; • 29 capitoletti: da grandi affreschi del giudizio universale a scene intime, raccolte della meditazione individuale; • sono consigli, ammonimenti: per indirizzare la monaca • ricca di regole di vita che dovevano rimanere impresse nella mente; • funzione educativa; • si rivolge alle religiose e le invita ad attenersi alle regole del proprio ordine e alle costituzioni; • scopo: fornire alle donne che avevano scelto la vita religiosa un testo educativo che riuscisse a prepararla al meglio per la vita nell’aldilà; • da Bareggi: riflessione sulla vita monacale “al negativo” in quanto al centro del discorso c’è sempre il giorno del giudizio; • l’unico soggetto per la difesa era il vescovo; • scene dipinte con intento di esaltare il tema dei peccati attraverso la proposta di una lista di vizi che la buona monaca non doveva avere: la superbia, la fama, l’invidia, l’avarizia ecc.. CARATTERISTICHE DEI MONASTERI: Hanno un doppio ruolo: 1. “recinti sacri”: sacralità direttamente correlata e dipendente proprio dalla situazione di separativa dal saeculum corruttore; 2. “fortezze del mondo”: grazi alle preghiere delle religiose era possibile tenere ancora aperta la porta della misericordia di Dio agli uomini. Pagina di 2 6 • 24 capitoletti; • i primi 12 capitoli definiscono la fisionomia dell’istituto; • processo di istituzionalizzazione articolato in 3 gradi successivi: 1. introduzione del rituale per l’ingresso: - presentazione; - accettazione; - ingresso nella compagnia 2. abito: di colore nero, con velo simbolo di umiltà e un cinturino di cuoio simbolo della castità ; 3. vita spirituale più comunitaria. • conferma la condizione secolare delle Orsoline: cioè devono rispondere alla triade: verginità, obbedienza, povertà ==> proposti come virtù e non come voti, rendendosi disponibili per uno stile di vita incentrato sull’assistenza e sull’educazione; ma non erano delle religiose vere e proprie in quanto non vivevano in clausura e non prendevano i voti; ORGANIGRAMMA DELL’ISTITUTO: • era presente un sistema gerarchico di governo che vedeva sul gradino più alto il vescovo: affiancato da altre figure: vicario, sacerdote coadiutore, cancelliere; • gerarchia femminile: madre generale: vedove o orsoline più anziane, vicaria: sostituta della madre generale in caso di assenza, 4 consigliere chiamate assistenti. • 3 figure di cura, educazione e tutela delle vergini: governatrice, maestre, avvisatrici; • rete di protezione sociale: protettori. LA RELATIONE AD LIMINA (1607): • condotta e compiti delle orsoline; • congregazione di pie donne che si impegnavano attivamente nell’educazione catechistica; • vergini consacrate sono tra i soggetti più indicati a svolgere questo compito, grazie al buon livello culturale (dovevano almeno sapere leggere); • alfabetizzazione religiosa: una delle potenzialità pastorali, già sperimentata nelle strutture assistenziali ; • Valier ha voluto questa compagnia nella sua diocesi perché così avrebbe garantito istruzione religiosa alle fanciulle anche più povere. Valier parla di “demesse” che erano delle vergini appartenenti alla compagnia di Sant’Orsola, ed è rappresentata come il secondo grado lodevole della condizione femminile. Vengono associate a un modello di vita attiva (Marta), contrapposto a quello di vita contemplativa (Maria). Questo viene illustrato dalla chiesa con una metafora che riguarda il corpo, infatti le vergini claustrate sono gli occhi, mentre le emesse le mani. Il vescovo pone l’accento sul ruolo educativo ed assistenziale che le emesse svolgono all’interno della famiglia, nelle parrocchie, negli ospedali ecc.. Valier parla di “dimesse” che erano le educatrici: la loro attività principale era l’insegnamento della dottrina cristiana; erano considerate come mediatrici di fede, compito che andava svolto nelle famiglie. Pagina di 5 6 Un compito delle Orsoline era anche quello di rendere consapevoli le donne che si erano maritate: • far vedere nel matrimonio la via di santificazione, • incoraggiando le donne ad essere fedeli ai doveri educativi che erano chiamate ad esercitare sul nucleo familiare; • Attraverso la preghiera queste donne dovevano mantenere le 2 virtù principali quali l’umiltà e l’obbedienza; • donne che dovevano farsi carico della formazione religiosa dei figli e avere cura del marito per arrivare ad ottenere la felicita terrena ed ultraterrena. LE VEDOVE: Il trattato “della vera et perfetta viduità” è dedicato ad Adriana Contarini che era lo specchio della perfetta condizione vedovile. Valier delinea le “varie sorti” delle vedove, alcune giovani, altre vecchie, alcune con/senza figli, ricche/povere ecc.. Tra le varie sorti delle vedove vi era una duplice possibilità : risposarsi oppure concedersi alla vita di Dio diventando monaca. Entrambe le scelte vengono definite da Vlalier con “rimedio”; ma le donne che decideva di “sposarsi” con Cristo erano quelle che dovevano essere lodate maggiormente in quanto decidevano di rinunciare per sempre al desiderio carnale. La perfetta vedova era quella che coincideva con la condizione della religiosa; la “buona vedova” era chiamata ad operare nel mondo mettendosi al servizio del prossimo. Sia Borromeo che Valier scrivono sulla condizione della vedova: Le vedove erano presenti anche all’interno della compagnia di Sant’Orsola, ed era assegnato a loro il ruolo di tutela e protezione delle vergini. Le orsoline sia le giovani che le vedove rappresentavano un’importante risorsa che doveva essere valorizzata e che doveva essere impiegata sul fronte della “riforma del popolo”. Pagina di 6 6 Borromeo: per le vedove di Sant’Anna Valier: “della vera et perfetta viduità” hanno tanti punti in comune: • occhi bassi, volti solo alla contemplazione; • orecchie ben custodite, lontane da ogni mormorazione; • uso accorto della lingua: usata nelle preghiere; • abito nero; • VALIER: consiglia di allontanare i “falsi piaceri” Modello esistenziale: ispirato alla condizione delle claustrate (ideale di vita che doveva essere perseguito giorno per giorno)