Scarica Perchè la Chiesa-GIUSSANI-RIASSUNTO ANALITICO e più Dispense in PDF di Teologia II solo su Docsity! TEOLOGIA 2 Perché la Chiesa PARTE PRIMA Cap.2: come raggiungere oggi la certezza sul fatto di Cristo Com'è possibile oggi raggiungere una valutazione su Cristo oggettiva? con quale metodo si può aderire alla proposta Cristiana in modo ragionevole? Nel rispondere a queste domande si divide la cultura e si rivela l'atteggiamento dell'uomo verso la realtà tutta. Ci sono tre risposte diverse, ovvero tre atteggiamenti culturali nella storia della cultura occidentale. 1) Un fatto nel passato Il primo atteggiamento considera Gesù Cristo un fatto del passato così come lo sono stati Napoleone e Giulio Cesare. Per prima cosa si ricercano le fonti, poi, dopo averle raccolte, si paragonano e infine si valutano in modo da esprimere un certo giudizio che sarà di certezza su alcuni fattori ed incertezza per altri. E’ il normale metodo della ragione applicata un fatto del passato, ovvero la ragione storica. Inventariando gli studi compiuti emergono centinaia di interpretazioni diverse. Uno studioso tedesco ha pubblicato nel 1906 un libro intitolato Storia della ricerca sulla vita di Gesù in cui emergono due tendenze: a) Per una parte degli autori considerati dal teologo le fonti non sono sufficienti a restituirci un'immagine certa della figura di Gesù quindi Cristo rimarrebbe un ignoto. Questa conclusione fa pensare a quando Paolo in mezzo all'Areopago di Atene lodò gli ateniesi perché onoravano i loro dei, intendendo così lodarli per il senso religioso che esprimevano attraverso il loro politeismo. Paolo aggiunse che osservando i monumenti del culto ateniese lesse un’iscrizione su un altare " al Dio ignoto ". Paolo disse che avrebbe annunciato quel Dio che gli ateniesi lodavano senza conoscere. b) L'altra la tendenza è quella apocalittica o escatologica: Gesù sarebbe stato uno dei molti che a quell'epoca aspettavano come minente la fine del mondo, la figura di Cristo risulterebbe strana, estranea. Il grande teologo tedesco (che fu anche grande musicista), dato che la sua ragione non poteva che portare a uno smarrimento, abbandonò la teologia e andò in Africa a cercare di seguire Gesù come pag. 1 medico, curò infatti gli ammalati: si chiamava Albert Schweitzer. Egli da perfetto protestante superò la fragile incapacità della ragione teorica con la ragione del cuore. La sua diagnosi resta comunque acutissima perché ha messo a fuoco il limite o l'impossibilità di una soluzione che l'applicazione di questo metodo avrebbe. Questo primo atteggiamento è razionalistico. Il razionalismo è la posizione mentale che nasce da quel concetto di ragione per cui essa è la misura delle cose, quindi la consistenza delle cose è data dalla loro ragione: tale atteggiamento implica la proiezione sul reale di dimensioni già fissate e riconosciute dalla ragione. Questa posizione contraddice la legge della realismo per cui è l'oggetto a dettare il metodo di conoscenza. Il razionalismo è l'abolizione della categoria della possibilità: se infatti è possibile solo quanto è misurabile, cioè dominabile da misure già possedute nella realtà, viene negata la categoria del possibile, ovvero l'eventuale esistenza di qualcosa la cui natura sconfina aldilà degli orizzonti a cui giunge l'uomo. L'atteggiamento razionalistico riduce il contenuto del messaggio cristiano prima di averlo preso in considerazione. Il messaggio cristiano è Emmanuel vale a dire “Dio con noi”: Dio si è reso presenza umana dentro la storia. Neumann sostiene che il cristianesimo è una verità evidente, esso ha le radici nel glorioso passato ma la sua forza è nel presente. Affrontare l'annuncio Cristiano con l'atteggiamento razionalistico equivarrebbe svuotare di contenuto il messaggio cristiano. L'atteggiamento razionalistico lavora sull'assenza, sull'ipotesi della assenza mentre l'annuncio Cristiano dice Dio si è reso presenza l'atteggiamento e razionalistico tende a ricondurre la mente a un tipo di concezione che ci è più familiare. di fronte all'annuncio Cristiano noi abbiamo la tentazione di ridurre Dio alle immagini che noi abbiamo della presenza dell'assenza. Gli uomini hanno sempre tentato di concepire il loro rapporto con Dio e così sono sorte le varie religioni. La novità della rivelazione cristiana è che Dio si è fatto presenza, Dio è qualcuno che si è affiancato il cammino dell'uomo diventandone compagno. Il metodo razionalista elimina questa ipotesi e ne svuota il contenuto, svuota la natura della sua presenza e ributta l'avvenimento di Cristo in una lontananza considerandolo un fatto storico su cui accertare la veridicità e impedisce di prendere in considerazione in che cosa consiste l'essenza della pretesa cristiana: Dio come presenza umana nel cammino dell'uomo. L'atteggiamento razionalista appare contrario alle novità e alla categoria della possibilità esclude la possibilità di un fatto storico che non abbia le caratteristiche determinate dalla ragione. 2-Un'illuminazione interiore pag. 2 Per arrivare a possedere l'esperienza occorre un incontro, occorre incontrare quell'esperienza. Oggi, solo partecipando all’ esperienza si può comprendere con la comprensività che ne svela l'oggettivo senso documenti dei primi tempi del Cristianesimo. L'obiettività della conoscenza storica è salvata se partecipo all'esperienza, poi documento storicamente. Occorre umanità anche per capire l'esperienza umana all'interno di Iliade Odissea Divina Commedia Canti di Leopardi. Chi è arido chi non ha un ‘umanità educata non capisce. B - nell'esperienza protestante l'assoluto si può palesare direttamente alla sua creatura: è l'esperienza mistica. E’ 1000 volte più potente il senso mistico di contemplazione in presenza dell'oggetto d'amore piuttosto che quando esso sia affidato al proprio sentimento in lontananza. Ecco perché i mistici cattolici sono stati i più grandi è molto più potente l'amore all'oggetto quando l'oggetto si è manifestato con la sua presenza. PARTE SECONDA Capitolo 1: La continuità di Gesù Cristo radice della coscienza che la Chiesa di sè. Dapprima si analizzano i fattori strutturali del fenomeno Chiesa. 1-La Chiesa è un fenomeno storico; 2-presa di coscienza dei fattori prima individuati: la Chiesa pone se stessa nella storia 3- si vede se quello che la Chiesa dice di essere è documentabile come vero. La Chiesa si pone nella storia come rapporto con Cristo vivo; il gruppo di persone che seguivano Gesù non si è disfatto nel periodo post Pasquale, non si è dissolto due giorni dopo l'esecuzione di Gesù… alcuni amici e discepoli lo rividero. L'inizio della Chiesa è questo insieme di discepoli che dopo la morte di Cristo rimane insieme saldamente, perché Cristo è risorto ed è presente in mezzo a loro; Cristo dunque rimane nella storia e nella vita dell'uomo, è vivo, è volto storico della comunità Cristiana e della Chiesa. pag. 5 La prima comunità ha voluto comunicare di essere la continuità di Cristo; il gruppo ha saputo riorganizzarsi poiché il motivo della loro Unione non li ha mai abbandonati: Gesù. Il problema della Chiesa va visto nella continuità di Cristo. Cristo evita le formule lunghe di preghiera, il formalismo, la sua religione è amore, dono di sé. Cristo non è solo un personaggio del passato, ma è il Signore presente nella comunità con la sua parola. La Chiesa sente se stessa come la comunità di Gesù, non solo per un'adesione dei discepoli agli ideali di Cristo, ma anche perché Cristo è vivo e presente, accompagna il cammino dell'uomo, la Chiesa è continuità di Cristo nella storia. Il Cristiano è colui che crede nella resurrezione, che significa che Cristo non è solo fondatore della Chiesa, ma anche capo invisibile ma attivo. Capitolo 2: I tre fattori costitutivi Il primo nucleo di Chiesa testimonia che essa non solo persegue l'opera di Cristo, ma continua lui stesso. 1) il primo fattore costitutivo è la realtà comunitaria sociologicamente identificabile, quindi la comunità. I cristiani si riunivano anche nel tempio, come tutti gli ebrei, e si incontravano sotto il portico di Salomone. Proprio sotto il portico di Salomone la Chiesa ha incominciato a farsi vedere. Si tratta quindi di un gruppo identificabile, individuabile: si tratta di un noi, un essere gruppo. A: consapevolezza, la scelta di Dio. I cristiani sono stati scelti da Dio, l'uomo è stato posto al suo servizio. C'è un'idea di appartenenza, di proprietà di Dio, che era già presente nel popolo ebraico, ora lo si ritrova nel gruppo dei primi cristiani. Il primo gruppo di cristiani proseguiva l'opera di Cristo in una concretezza di coinvolgimento familiare e Quotidiano. Giacomo (che è stato il primo capo della comunità di Gerusalemme) parlava agli Ebrei e diceva che Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. C'è uno sconvolgimento mentale, un ebreo come Giacomo ha annunciato che il popolo di Dio si sarebbe realizzato tra i pagani. Si tratta di una rivoluzione culturale. Questo gruppo di cristiani non era stato formato da un’origine etnica o da un' unità sociologica, ma era un Popolo, il popolo ebraico, scelto da Dio. Si tratta quindi di una preferenza di Dio, Dio li metti insieme tramite la fede in Gesù Cristo. pag. 6 B- il concetto di verità La novità appare soprattutto per chi aveva come riferimento il mondo greco latino. Nel mondo occidentale la luce la luminosità del vero indicano la metafora della verità, perché si basa sull'evidenza di ciò che vediamo. Nella tradizione biblica però l'allusione alla verità è indicata attraverso un'altra metafora: la roccia o la Rupe, perché l'immagine delle rocce si riferisce a un posto sicuro, qualcosa di solido che conduce alla stabilità, quindi qualcosa di protetto dai venti, dalle polveri etc… Quindi il divino è qualcosa di sicuro su cui appoggiarsi, qualcosa su cui si può costruire. Questa metafora era presente nel metodo supremo per la conoscenza della verità nella mentalità semitica, quindi non consiste tanto nel vedere con i propri occhi, ma riferirsi a qualcosa di sicuro. La stessa parola amen ha la stessa radice della parola verità. Questa radice significa stabilità e permanenza, amen è un'affermazione di sicurezza: è vero, è proprio così. In ebraico c'è la stessa radice per indicare l'uomo come essere mutevole e il concetto di menzogna, l'effimero è menzogna, la verità è permanenza. La metafora della roccia fornisce quindi maggiore completezza rispetto alla metafora della luce, perché è indicata anche la modalità con cui la verità viene comunicata scoperta e accolta. San Tommaso diceva che l'uomo è molto più persuaso da ciò che ascolta che non dà ciò che vede. Nell'aderire a qualcuno che ascolta l'uomo deve poggiare la totalità della sua persona sul tu di un altro. In un rapporto tra persona e persona si mette in gioco la totalità dell’ io, allora la conoscenza e l'amore formano una unità e l’adesione al vero interessa la totalità dei fattori che costituiscono la vita. Appoggiarsi su se stessi nella ricerca della verità è qualcosa di fragile. Nell’immagine della roccia emerge anche un'indicazione di tipo metodologico ovvero la solidità del testimone. Il testimone è unità vivente, unità esistenziale. Il Dio vivente ha testimoniato da una realtà vivente: il Dio fatto uomo nel mondo. C-Il termine usato: Ecclesia dei Il termine ebraico con cui si indicava la realtà di Israele come un popolo di Dio era qahal. Questo termine indicava una realtà fatta di tanti individui Uniti che esprimevano la loro unità raccogliendosi come in un'assemblea. Il gruppo che si raccoglieva dapprima sotto il portico di Salomone e che poi è andato via via allargandosi viene chiamato viene chiamato Ecclesia. Il termine significa assemblea. La definizione dell'assemblea Cristiana è determinata e completata con il genitivo dei: Ecclesia dei, comunità di Dio. È Dio stesso che raccoglie la comunità, ed Dio a riunire coloro che sono i suoi. Ecclesia dei significa raccolti da Dio. Dio sceglie, Dio fa un'elezione, pag. 7 -il secondo è la solidarietà che ne scaturisce. Ciò che avevano in comune era una ragione di vita: Gesù Cristo. La comproprietà quindi è il mistero di Cristo. Nella parola Koinonia c'è un valore ontologico, che riguarda e coinvolge l'uomo. Se gli uomini hanno in comune il senso della vita allora hanno in comune la vita. Da questa reciprocità ne conseguono aspetti etici. Vi è un modo solidale di atteggiarsi l'un l'altro, di guardarsi e di trattarsi, di accettare anche estranei. Delineazioni principali di koinonia o comunione: a) un ideale etico a mettere in comune, percepire in comune le risorse materiali e spirituali. È una tendenza o tensione a mettere in comune e questo indica una libertà in atto sospinta da un valore ideale. C'è libertà con la quale viene concepita, questa è tensione del vivere Cristiano. Ciascuno deve dare secondo quanto il proprio cuore ha deciso, Dio ama chi dona con gioia. Un altro aspetto legato è quello dell'ospitalità, perché si mette in comune tutta la vita della persona. si tratta del dono di sé a Dio. b) la parola communio indica una condivisione vissuta nella dipendenza da Gesù, ma è anche l'insieme dei fattori che struttura i cristiani come gruppo sociale. Paolo ai Galati dice: “riconoscendo la Grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni chiedevano a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione”. Questo gesto è un fatto istituzionale, un atto di riconoscimento. La Chiesa non è mai esistita senza ruoli oggettivi di conferma. Si tratta di un tipo di vita, un vincolo stabile che delineano una unità sociale organica. la tensione al condividere nella libertà è aiutata al sorgere di strutture stabile che evitano disordinati irrompere di impeti isolati e del soggettivismo. La realtà della Chiesa viene chiamato anche eirene che significa pace, parola usata per indicare il vincolo che unisce tutti i cristiani. Un'altra parola è Agape, amore. c) una espressione rituale. Il rito appartiene all'espressione della Chiesa primitiva fondamentale legata al rito del gesto eucaristico. L'Eucaristia che in greco significa rendimento di grazie, era il segno di tutta la comunità. L'unione della comunità era data dallo spezzare del pane che veniva celebrato nelle case private messe a disposizione della comunità da parte i più facoltosi, in latino Sacramento, in greco mistero. Alla conclusione di una cena collettiva veniva compiuto il gesto che Cristo aveva chiesto si ripetesse poco prima di essere fatto prigioniero e ucciso. Gesto e segno che portava la densità ontologica della presenza di Gesù. Mistero nella nostra mentalità rimanda all'inconoscibile pag. 10 all’ intangibile. Nel linguaggio Cristiano indica sicuramente l’intingibile e l'inafferrabile, che però si rivela nella nostra finitezza e si prende parte alla nostra esperienza. Cristo è il mistero in quanto è Dio che si rende esperienza dell'uomo. Scomunica significa fuori dalla comunione, che segnava chi non era riconosciuto dal vescovo, non veniva ammesso all'eucaristia. d) un fattore gerarchico La comunità di Cristian non si è mai posta come ho fatto spontaneistico né come aggregazione amorfa, tutti sono chiamati a riverberare la funzione di Gesù. Si ha l'impressione che gli apostoli siano stati designati e stabiliti. Pietro sempre occupava un posto di primo piano, è colui che prende iniziative, è stato il primo vescovo di Roma; è stata la pietra sulla quale è stata edificata la Chiesa. Questa immagine richiama la roccia. Nella prima lettera di Pietro compare l'espressione episcopo: è interessante il significato di questa parola in relazione a quella di Pastore. Episcopein indica il guardare premuroso del pastore verso il gregge; il vocabolo è episcopo ha iniziato a prendere piede. e) fervore di comunicazione I cristiani sentivano il bisogno di comunicare l'annuncio di Cristo a chi non lo aveva ancora conosciuto. La comunità si sente chiamata verso una dimensione missionaria. Gesù raggiunge gli uomini nella storia attraverso coloro che lo riconoscono e lo hanno scelto. Non si possiede la carità se non la si vuole diffondere universalmente. Un dovere determinante quello di comunicare agli altri, è un valore decisivo dell'autenticità della vita cristiana. È un fervore comunicativo che appartiene all' esperienza dell'amore. f) la modalità come dinamismo di un cammino San Paolo nella Lettera ai filippesi diceva che si sforzava per conquistare la perfezione. C'è dunque una dichiarazione di imperfezione. Nei documenti delle prime comunità cristiane veniva usato l'appellativo di Santo, le comunità dei primi cristiani si definivano comunità di santi. Questo ci sconcerta se pensiamo alla accezione che diamo noi al termine Santo, che nella nostra mente equivale a perfetto. Per le prime comunità cristiane l'aggettivo Santo indicava qualcuno che apparteneva all’ Alleanza di Dio con l'uomo. La Chiesa primitiva si riconosceva fatta di peccatori, non si non si sente costituita da gente perfetta. La testimonianza dei primi cristiani ci avverte che non si può affermare un valore ideale senza desiderarlo, nè desiderarlo senza cercare di applicarlo, pag. 11 chi sa riconoscersi come peccatore non può che essere sulla strada della realizzazione del proprio essere uomo vero, uomo di Cristo. PARTE TERZA Capitolo primo: Il fattore umano La pretesa più specifica della Chiesa non è semplicemente essere veicolo del Divino, ma esserlo attraverso l'umano. (indegni, gli infimi, i più criticabili). Attraverso l'umano Dio si è comunicato all'umanità attraverso l'uomo, attraverso la voce d'uomo, parola di Dio data da un uomo e ricevuta per quello che essa è veramente; parola del Dio vivente, attiva e creativa nell'esistenza degli uomini. Paolo disse che venne in mezzo agli uomini nelle debolezze con molto timore e trepidazione; la sua parola e il suo messaggio non si basavano su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito Santo, affinché la fede gli uomini non fosse basata sulla Sapienza umana ma sulla Potenza di Dio. Paolo era consapevole di una posizione connaturata al fenomeno della Chiesa, è cosciente di questa sproporzione. C'è una coscienza delineata, ben chiara della propria incapacità, l'umanità è piena di limiti, è assolutamente sproporzionata a ciò di cui era strumento. I primi che hanno diffuso il cristianesimo nel mondo avevano chiara coscienza che il Divino risplendeva tramite quel che dicevano ed erano consapevoli che le loro parole erano sprovvedute, i loro gesti fragili, le loro personalità inadeguate, la condizione umana meschina, ma ciò non li rendeva rassegnati, erano fieramente in corsa, protesi al dono della salvezza. Dio vuole passare attraverso l'umanità di coloro che ha afferrato nel battesimo. È ovvio il limite umano, ma la Chiesa si definisce così, nessuna obiezione al cristianesimo potrà prendere a pretesto la sproporzione. Se la Chiesa è una realtà umana, si possono trovare uomini indegni, incapaci, ribelli, mentitori, imbroglioni, nessuna miseria poteva annullare la paradossalità dello strumento scelto da Dio. Implicazioni 1- pag. 12 2-regno di Dio La prima espressione sottolinea l'irriducibilità dell’ io a qualunque schema o categoria: la persona è sorgente di valori e non è soggetta ad alcuna dipendenza se non quello originale costituita da Dio. La seconda coincide con un significato a cui tutto tende, è un significato che comprende tutti i segmenti che non comprendiamo. L’educazione religiosa che la Chiesa proclama come suo scopo esprime una sollecitazione continua, vi è una dipendenza dal Padre che in ogni istante formula la nostra vita, è la dipendenza da Dio che rende me a me stesso ed è la dipendenza da un altro che mi libera da tutti gli altri. La funzione della Chiesa nella storia è dunque il materno richiamo alla realtà delle cose: la dipendenza da Dio. La Chiesa sollecita a un retto atteggiamento nei confronti di se stessi e dell'esistenza; la Chiesa indica la posizione ottimale per affrontare i problemi umani, se è vissuta la coscienza della dipendenza originale, tutti i problemi vanno in una condizione più facilitante. I problemi non sono risolti, ma sono in condizione favorevole perché lo siano. Il giusto atteggiamento potrebbe anche voler dire un distacco dal proprio. di vista, se questo distacco si realizza si raggiunge una nuova ricchezza, un nuovo possesso delle cose e degli affetti. L'uomo può incontrare quattro grandi categorie di problemi: 1-la cultura che convoca nel suo orizzonte tutti i problemi connessi alla ricerca della verità e del senso della realtà, tale categoria svela come l'uomo si concepisce davanti al proprio destino; 2-amore, ovvero i problemi relativi alla propria ricerca di completezza; 3-lavoro, esigenze dell'uomo di esprimere la propria personalità, di incidere sulla realtà di tempo e di spazio che ha da vivere; 4-politica, problema della convivenza umana con il suo ventaglio di comprensività e difficoltà. La soluzione dei singoli problemi deve essere cercata dall'uomo, questo è il compito dell'uomo singolo nel suo contesto storico sociale, affidato alla sua libertà dentro la libertà del disegno di Dio che si attua nella storia. Libertà e storia: l'uomo è all'interno di una possibilità di soluzione, perché Dio non ci hai messo nel flusso del tempo senza una ragione. Dio non obbliga l'uomo, glielo chiede. Se un cristiano crede di vivere la condizione religiosa richiamata dalla Chiesa senza impegnarsi nell’ pag. 15 applicarla per la risoluzione dei problemi, ribalta fuori dal tempo il fatto cristiano, perché ciò che evita i problemi è fuori dal tempo e il destino si gioca nel tempo e nello spazio. Se si affronta quella condizione cui chiama la Chiesa, non si tarda a sperimentare un'energia e una fierezza nel mettersi al lavoro con intensità particolare. L'uomo spesso non accetterà di vivere l’atteggiamento religioso e non sempre riuscirà a mantenersi in tale atteggiamento. Ogni messa inizia con la confessione dei propri peccati, segno della inadeguatezza della libertà umana al destino, sproporzione immanente che seguirà fino all'ultimo la storia dell'uomo. La concezione della vita umana che la Chiesa propone è quella di una tensione, come un cammino verso una meta, c'è una ascesi, l'uomo cristiano è homo viator, è consapevole che la vita è un cammino è la soluzione totale è opera di Dio, non più nostra, solo la potenza di Dio ci può completare. L'uomo continua la ricerca della verità di se stesso, Gesù indica ciò con il termine “pace”. Non ci può essere durata di questa pace se non ci si appoggia a Dio, senza questo contesto la pace è fragilissima e si deteriora la pace è una guerra con se stessi. Capitolo terzo: il divino nella Chiesa L'umano è la modalità con cui Dio si comunica. La Chiesa è portatrice di una realtà Divina e afferma di recare un valore assoluto in uno strumento di per sé fallibile, imperfetto. Un cristiano è pieno di limiti, può trovarsi a dover fare esperienze di portare a qualcuno, che magari è molto meglio di lui, un valore superiore a entrambi. L'uomo dovrebbe essere all’altezza di ciò? Gesù valorizza la natura umana. I genitori che amano i loro figli non rinunciano comunicare qualcosa che vale con il pretesto di non possedere questo contenuto, riconoscono il loro sbaglio e sono portati a migliorarlo: così l'uomo, quando sollecitato dall’autenticità, sa esprimere l'attaccamento al contenuto vero. Il comunicato è la verità: comunità tradizione magistero. Il divino si comunica come comunicazione di verità. La Chiesa si propone come aiuto di questo, rende chiaro ciò che la mente umana al suo vertice raggiunge con molto lavoro e molto tempo. L'uomo ricerca aiuto e chiede, anche in modo implicito o inconsapevole, un soccorso divino alla sua ricerca. Dio è Trinità: le relazioni che hanno, che sono la vita stessa di Dio, mostrano che libertà è dono di sé sono sinonimi. L'annuncio di un avvenimento che si pone nel senso della storia analizza quello che nella coscienza dell'uomo emerge come presentimento o profezia. pag. 16 a) il magistero ordinario Il primo modo di quella comunicazione vera che Cristo è venuto a portare nel mondo avviene per la stessa fedeltà della comunità ecclesiale, questo modo si indica con l'espressione magistero ordinario, questa via è la stessa della comunità. La condizione è che essa sia veramente ecclesiale, cioè unità al vescovo, che si pone alla sua volta unito al vescovo di Roma. Il magistero ordinario è la garanzia del declinarsi della comunità in quanto vive, lo strumento più grande della comunicazione del vero della vita della Chiesa, è la sua stessa continuità: si chiama tradizione. La tradizione è la coscienza della comunità che vive ora, ricca della memoria della sua vicenda storica. La comunità cristiana, come Chiesa, è come una persona che crescendo prende coscienza della verità che Dio le ha messo dentro e intorno. la memoria è un elemento fondamentale della sua personalità, così come per il singolo uomo, infatti l'unità del cristiano con la tradizione è una delle grandi controprova della sua autenticità religiosa. b) il magistero straordinario La seconda modalità con cui la verità della Fede viene comunicata nella Chiesa offerto da una posizione straordinaria del suo insegnamento, che si identifica con il papà quando intende affermare qualcosa secondo la totalità della sua autorità. Questo può avvenire o in modo solenne clamoroso con la convocazione di un concilio ecumenico, che è l'assemblea di tutti i vescovi sotto la guida del vescovo di Roma, oppure con un intervento personale del pontefice, un'iniziativa chiamata definizione ex-cathedra. Il magistero straordinario consiste in un insegnamento eccezionale come formulazione di precisa risposta a contingenze storiche e ha come soggetto il papà come autorità. Questo principio è valido sia nella formulazione personale ex cathedra sia nell'evento del concilio che non potrebbe essere valido senza l'approvazione del pontefice. 1)l'autorità come funzione della vita della comunità. L'autorità suprema del magistero è un’esplicitazione della coscienza della comunità guidata da Cristo; l'espressione usata dalla Chiesa per indicare questa esplicitazioni e la parola dogma, la cui origine greca è nel verbo doceo (credere, ritenere). La parola sta a significare opinione, decreto, massima e nei secoli è venuto individuale nei punti di dottrina definiti con precisione dell'autorità della Chiesa. Essa si esprime in questo modo quando la certezza di esplicitare la maturità della coscienza comune in Cristo. L'autorità nella vita della Chiesa ha una duplice funzionalità, come riguardo dell'alveo di un fiume: pag. 17 Il battesimo è il gesto con cui Cristo afferra l'uomo lo porta dentro di sé. Un tempo vi era acqua abbondante in essa ci si emergeva. L'acqua è il segno della vita e la parola del celebrante rende presente la forza dello spirito di Dio, ma è anche simbolo di rischio e fatica, l'uomo attraversa il mare della vita con una libertà diversa. L’ Eucaristia è il viatico, il cibo del cammino, Cristo donandosi perfeziona l’uomo. La Confessione è la parola, il perdono di Cristo che si prolunga nella storia. Vi è la Cresima, segno solido è potente che ricorda l'atleta o il soldato (si usavano infatti olio e profumi per irrobustire i muscoli di coloro che si preparavano alla competizione). Unzione, l'olio santo destinato ai malati, la cui funzione sociale come persone è sempre conosciuta fino agli ultimi istanti di vita. Matrimonio, importante per il lavoro della famiglia che procrea ed educa, fondamentale per la continuità della stirpe. Ordine, sacramento che conferisce il sacerdozio. Il sacramento è dunque l'esperienza del rapporto con Cristo dentro un gesto concreto e fisico, è il significato della Grazia. Il sacramento costituisce la struttura tipica di ogni gesto dell'uomo un uomo nuovo. Resta un uomo inetto, incapace, peccatore, ma vive la sua dimensione di identificazione comunionale: non è più un io, ma un noi. c) nella partecipazione libera dell'individuo Il sacramento indica la struttura ideale dell'uomo, indica l'uomo nuovo tale trasformazione non avviene meccanicamente, ma attraverso la libertà dell'uomo: si verifica solo se l'uomo vive quel gesto consapevolmente, cogliendo ospitando il suo significato e lasciandosene investire. La partecipazione dell'uomo deve essere quindi libera, non ci si può accostare a un Sacramento con l’ingombro da un grande rifiuto della presenza di Dio. Emerge quindi libertà di coscienza: è ciò che distingue il mistero cristiano dei misteri pagani. La libertà dell'uomo è condizione essenziale alla salvezza operata dal mistero cristiano. d)risposta a un'obiezione Può esserci un'obiezione: se si insiste tanto sulla libertà come fattore necessario affinché il mistero di Cristo agisca, perché viene impartito il battesimo ai bambini? se un missionario incontra un pag. 20 bambino piccolo, potrebbe egli battezza l'ho a prescindere dai genitori? la Chiesa riterrebbe questa una grave violenza, sarebbe ingiusto impartire il battesimo, salvo si fosse sulla soglia della morte. Senza un minimo contesto comunitario educatore, la libertà non potrebbe agire. Il cristianesimo eredita la concezione dell'uomo sociale. Il cristianesimo evita la strada affermazione della persona secondo una visione di autonomia e consente lo sviluppo della capacità di Libertà. Nel cristianesimo due dimensioni vengono fermate: comunionalità e storia. La personalità è formata nella comunione e nella storia: il dono che Dio fa di sé nel bambino piccolo non sarà un seme gettato via, ma sarà sviluppato nel tempo, reso possibile dalla comunità. e) il sacramento come preghiera Il sacramento è la forma più semplice di preghiera, alla portata di tutti. È diffuso invece pensare che sia più facile fidarsi della propria immediatezza e spontaneità. esempio: piccola comunità agricola gli inizi del secolo scorso. C'è esigenza di giustizia sociale. Un capo matura delle rivendicazioni nei confronti del proprietario terriero per il quale lavora e viene delegato per andare in città trattare col padrone. Durante il viaggio ha molta ansia e pensa a cosa dire, ad argomentazioni che ha preparato con i compagni, ma quando vede il padrone tutto si annebbia. Comunque rimane la sua presenza. È bloccato impacciato, ma la sua presenza è essa stessa una domanda, (è la presenza che si qualifica come domanda). Così è il sacramento, non c'è bisogno di sapere riflettere, di trovare espressione adeguate. Nel vecchio catechismo si diceva sapere pensare che si va a ricevere: per accostarsi all'eucaristia quello che conta è andare a, portando se stessi come domanda. Ciò che conta è la presenza di sé a Cristo. In ogni Sacramento l'uomo riconosce quello che Cristo è, la Chiesa richiede nel sacramento l'affermazione della completezza del gesto della fede e, nel tempo la Grazia mostra la sua efficacia. PARTE QUARTA Capitolo primo: è il luogo della verifica l'esperienza umana La permanenza del fatto di Cristo come accadimento continuo, come qualcosa che accade non come qualcosa che è accaduto, è l'annuncio cristiano che segnala il volto fenomenico, storico della Chiesa; emerge così il fenomeno nella storia della Chiesa: comunità che con la coscienza di origine eccezionale, che si inserisce alla carne dell'esistenza, dono dall'alto che è lo Spirito e novità di vita che è comunione. Questo nuovo fenomeno è realtà umana, non sorpreso e scandalizzato per i suoi pag. 21 difetti. Sorge ora una domanda: tutto questo risponde al vero, la Chiesa è veramente il prolungarsi di Cristo nel tempo e nello spazio? 1- ciò che la Chiesa reclama come fattore giudicante: la Chiesa si rivolge alla nostra umanità così com'è. La sfida della Chiesa si può riassumere in questo modo: scommette sull'uomo, ipotizza che il messaggio di cui essa è strumento rivelerà la presenza prodigiosa. La Chiesa puntualizza che l'esperienza a cui si rivolge è l’uomo. L'uomo completo, dotato di senso critico e di giudizio globale doveva affrontare questo, la Chiesa si affida al giudizio della nostra esperienza e la sollecita. 2-un criterio di giudizio. La Chiesa, come Gesù, dice con me otterrai un esperienza di pienezza di vita che non dovresti altrove. Ognuno di noi cerca la pienezza, questo in qualsiasi scelta… si ricerca più soddisfazione, più corrispondenza al proprio desiderio. La Chiesa promette un risultato molto superiore alle capacità di immaginazione, il centuplo. 3-disponibilità di cuore. Il problema di una verifica di una certa pretesa deve partire da un incontro, da qualcosa di presente. La Chiesa nella sua proposta è vita, deve offrire la vita, accogliere l'esperienza degli uomini nella sua pretesa. L'uomo dovrà accettare e impegnarsi a questa sfida. Per questo impegno occorre povertà dello spirito, o meglio, ricerca di una maggiore ricchezza. Gesù disse chi vuole salvare la sua vita la perderà, ma chi perderà la sua vita per causa mia la salverà: la Chiesa darà 100 volte tanto. Capitolo secondo: dal frutto si conosce l'albero La Chiesa è una vita, si tratta di convivere con la vita della Chiesa; dove è vissuta autenticamente, la Chiesa proclama i santi per dare indicazioni di come attraverso diversi temperamenti e varie circostanze storiche e sociali ci siano diverse possibilità di vivere sul serio la proposta cristiana. La Chiesa propone associazioni, movimenti, luoghi di culto e di incontro per far percepire cosa sia l'esperienza cristiana, esperienza che dovrebbe essere valutabile dovunque vi siano i cristiani: scuole stabilimenti, case, quartieri, parrocchie. Quindi, in tutti questi luoghi viene manifestata la potenza di Cristo nella storia: la Chiesa è il prolungamento di Cristo. Il vangelo ricorda se prendete un albero buono anche il suo frutto sarà buono, se prendete un albero cattivo anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto si riconosce l'albero. Si possono incontrare quattro categorie di frutti della presenza di Cristo nella vita della Chiesa attraverso i quali egli continua la sua azione nella storia. Queste categorie sono i segni di riconoscimento del valore divino di Cristo. La Chiesa ce li ricorda ad ogni celebrazione eucaristica pag. 22 documentazione. L'impegno dell'uomo e la sua disponibilità devono condurre ad aprirsi anche all’ esistenza di un avvenimento non riconducibile alle categorie di una saggezza razionale e scientifica. esempio de rudder. b-l'equilibrio L'equilibrio può essere assunto come tratto distintivo della presenza della santità nella Chiesa: è una ricchezza, è quella sovrabbondanza di cui Gesù dice è una buona misura. È dunque ciò che viene dato da Dio a colui che assume la misericordia del Padre. L'origine dell'equilibrio della santità cristiana è la ricchezza dell'essere che si impossessa dell'umanità e che all'umanità è donata per venire liberamente accolta; l'equilibrio si propone si dimostra come non parzialità e non faziosità nell'impegno di sè per raggiungere l'ideale di una propria completezza. L'equilibrio realizzato dalla santità cristiana ricava la sua originalità da una ricchezza che non è dell'uomo ma di Dio. c-l'intensità Nella storia della Chiesa è giunta la testimonianza della santità. Furono beati coloro che nei primi secoli videro le tracce recenti del Signore e udirono gli apostoli. Siamo beati anche noi che abbiamo avuto in sorte di vedere il Signore rivelato nei suoi santi. I prodigi della grazia del cuore dell'uomo li possiamo conoscere come i primi cristiani non potevano conoscerli. I santi costituiscono la più gloriosa pagina del cattolicesimo. L'amore dà occhi per vedere: lo stesso fatto che si ama fa vedere. Per vedere gli occhi devono sapersi posare sull'oggetto amato con uno sguardo con capacità simpatetica, che è la condizione naturale di ogni conoscenza. c) cattolicità Un altro tratto distintivo della comunità fondata dagli apostoli è la cattolicità, Khatolicos in greco classico è usato dai filosofi per indicare una proposizione universale, ora l'universale è un singolare, non è una somma. La Chiesa non è cattolica perché diffusa tutta la faccia della terra e conta un gran numero di aderenti, era già cattolica il mattino della Pentecoste e lo sarà sempre. La cattolicità non è una questione di geografia o di cifre, è qualcosa di essenziale e intrinseco alla Chiesa, deve essere dimensione personale di ogni cristiano, anche non chiamato a una specifica vocazione missionaria. d) apostolicità pag. 25 L’apostolicità è la caratteristica della Chiesa che indica la sua capacità di affrontare in modo organicamente unitario il tempo; è la dimensione storica. La Chiesa afferma la sua autorità unica a essere depositaria di una tradizione di valori che deriva dagli apostoli. Cristo ha voluto legare la sua opera e la sua presenza nel mondo agli apostoli, così la Chiesa è legata al successore di Pietro e degli apostoli, papa e vescovi. La Chiesa afferma la sua capacità di affrontare il tempo non solo come forza di conservare un passato, ma come sfida all'avvenire, cioè valorizzazione del proprio passato, fedeltà alle proprie origini. Se il permanere intatto del valore del passato ha un miracolo, ancor più imponente è l'affermazione di poter affermare questa permanenza nel futuro. Quindi tratti fondamentali della Chiesa: la categoria dell'Unità è l'orizzonte in cui si situano le altre categorie elencate la santità, ovvero l'energia realizzatrice dell'Unità dell’ io interno alla Chiesa, la cattolicità, cioè l'universalità per cui ogni valore rifluisce in un unico orizzonte di completa esperienza dell'umano e l’apostolicità, che colloca all'interno della vicenda umana l'origine di una nuova storia, unità e nella sua capacità di permanente esperienza. Capitolo III: sè di speranza fontana vivace Il cristianesimo è l'annuncio dell'avvenimento di Cristo che è entrato nel mondo come uomo. Il mistero non è più inconoscibile: Dio che si comunica attraverso una realtà umana. La Chiesa è la continuità dell'avvenimento dell'incarnazione nella storia ciò permette all'uomo di oggi di essere in rapporto con Cristo. Non si può parlare della Chiesa senza guardare alla donna da cui Esse nata, Maria. La Madonna è stata eletta perché creasse il primo tempio di Dio nel mondo, è stata scelta perché forse la prima casa di Dio. In Palestina a Nazareth c'è la casa grotta in cui viveva la Madonna e c'è una targa con scritto: verbum carum hic factum est, il verbo si è fatto carne qui. Maria è la madre di tutti i viventi e la felicità per tutti gli uomini passa e passerà attraverso il suo cuore, il suo sì, il suo Fiat. Il Fiat di Maria è abbandono al mistero, segna la giustizia perfetta di una creatura di fronte al suo creatore, è la fede, Fiat è soffio di libertà, libertà capace di aderire all'essere. La grandezza dell'uomo è nella fede, nel riconoscere la grande presenza dentro una realtà umana. La Madonna ci introduce nel mistero, nel significato del tempo che scorre, Lei genera per noi la grande presenza di Cristo. La formula sintetica e suggestiva che esprime l'autocoscienza della Chiesa è veni sancte spiritus veni per Mariam, invocazione che afferma il metodo scelto da Dio. pag. 26