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PERCHÉ LA CHIESA – L.Giussani, Sintesi del corso di Teologia

Riassunto del libro in bibligrafia del Prof. Carron

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 10/06/2019

gloria.caccavale
gloria.caccavale 🇮🇹

4.6

(21)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica PERCHÉ LA CHIESA – L.Giussani e più Sintesi del corso in PDF di Teologia solo su Docsity! Riassunto PERCHÉ LA CHIESA – L.Giussani PREFAZIONE: Il terzo volume del PerCorso ci introduce all’avvenimento della Chiesa: di essa sorprenderemo natura e autocoscienza. Ma giunti al termine del cammino, quando tutto dovrebbe essere finalmente chiaro e compreso, proprio allora saremo costretti a riconoscere che tutto è Mistero. Dio rimane un qualcosa di incomprensibile, che nessuna parola o discorso può spiegare, se non si introduce la figura della Madonna, scelta da Dio stesso per farsi riconoscere, metodo del Suo comunicarsi all’uomo attraverso il caldo del suo grembo. L’unità del cristianesimo è l’annuncio di una Presenza: l’Incarnazione è un fatto accaduto. Sezione Prima LA PRETESA PERMANE PARTE PRIMA: AL CUORE DEL PROBLEMA CHIESA CAP. 2 PRIMA PREMESSA: COME RAGGIUNGERE OGGI LA CERTEZZA SUL FATTO DI CRISTO Come è possibile, oggi, raggiungere una valutazione su Cristo oggettiva e adeguata all’importanza della adesione che pretende? Cioè.. Con quale metodo ho la possibilità di essere ragionevole nell’aderire alla proposta cristiana? Atteggiamenti: 1) Un fatto nel passato Gesù Cristo è un fatto del passato. Come può un uomo raggiungerne l’esistenza in modo tale da poterne dare un giudizio? Raccogliendo tutti i possibili dati provenienti dal passato, i documenti, le fonti; si paragonano, si valuta, e si raggiunge infine un certo giudizio che sarà di certezza su alcuni fattori, di incertezza su altri. Il razionalismo come posizione mentale nasce da quel concetto di ragione per cui essa è la misura delle cose. Questa posizione contraddice la legge del realismo, per cui è l’oggetto a dettare il metodo di conoscenza, cosa che è possibile solo se si afferma una concezione di ragione come coscienza del reale nella totalità dei suoi fattori. 2) Una illuminazione interiore Si tratta della posizione protestante, che è religiosa, e come tale percepisce con chiarezza la distanza che c’è fra l’uomo e Dio: Dio, il diverso, l’Altro, il Mistero. Dio si è reso presenza nell’umanità solo in un punto: Cristo. Si tratta di un riconoscimento attraverso un’esperienza interiore. È un rapporto interiore e diretto con lo Spirito. È un incontro interiore. 3) Lo sguardo ortodosso-cattolico Modo più adeguato, ragionevole, per raggiungere certezza in merito all’annuncio di Gesù Cristo, è quello della tradizione cristiana come tale. Sia l’ortodossia che il cattolicesimo vivono la medesima concezione. Caratteristica: coerenza con la struttura dell’avvenimento cristiano così come si è presentato nella storia. Come si è presentato nella storia? Come la notizia, l’annuncio di Dio, del Mistero che si è fatto carne, presenza integralmente umana. Con Gesù potevano parlare, discutere, potevano reagire o aderire a quello che diceva e Lui poteva rispondere, correggere: era una realtà oggettiva che educava la soggettività dell’uomo. Una presenza integralmente umana perciò implica il metodo dell’incontro. Questo è accaduto a chi l’ha conosciuto. E adesso, dopo duemila anni, come questa presenza può essere incontrata dall’uomo? Gesù non riusciva ad andare dappertutto. Così cominciò a mandare, nei villaggi dove Lui non poteva arrivare, coloro che lo seguivano più da vicino. «Chi ascolta voi ascolta me». Il metodo per raggiungere Gesù Cristo anche oggi è l’imbattersi in una realtà fatta di coloro che credono in Lui. Storicamente parlando questa realtà si chiama “Chiesa”, sociologicamente “Popolo di Dio”, ontologicamente “Corpo misterioso di Cristo”. San Giovanni nella sua Prima Lettera dice: «Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, veduto con i nostri occhi, contemplato, toccato con mano, ossia il Verbo della vita, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi». Pronuncia la più bella espressione del metodo dell’annuncio cristiano: la verità diventata carne, un Dio fatto presenza che anche dopo settanta, cento, duemila anni, ti raggiunge attraverso una realtà che si vede, si tocca, si sente. E questa è la compagnia dei credenti in Lui. Uno sguardo valorizzante I due primi atteggiamenti affrontati sottolineano comunque valori che sono riconosciuti e recuperati in quello che abbiamo indicato come terzo atteggiamento. I cristiani con il dono dello Spirito hanno la possibilità di incominciare a sperimentare la realtà in modo nuovo, ricco di verità, carico di amore. Perché il dono dello Spirito è una forza che investe gli uomini che Cristo ha chiamato nella sua Ecclesia. c) La capacità di pronunciarsi di fronte al mondo, forza di testimonianza e missione Il dono dello Spirito comunica a queste nuove personalità un impeto, che rende la loro vita capacità comunicativa feconda, comunicativa della novità che nel mondo Gesù ha portato. Così, sia l’individuo sia la comunità si sentono in grado di pronunciarsi di fronte al mondo. Nel linguaggio religioso l’espressione più adeguata di questa capacità di manifestazione è racchiusa nella parola “profezia”. Profeta = colui che annuncia il senso del mondo e il valore della vita. La forza della profezia è la forza di una conoscenza del reale che non è dell’uomo, che viene dall’alto. d) Il documentarsi della presenza della energia con cui Cristo attesta il suo dominio sulla storia: il miracolo La storia di Cristo tra di noi ha dovuto come imporsi con una eccezionalità di esito, con una straordinaria capacità che nel Vangelo si chiama “miracolo” o “segno”. Segno della novità che era entrata nel mondo. Gli atti degli Apostoli ci mostrano tale realtà come elemento dimostrativo. Un solo grande prodigio oggi sostituisce la normalità dei miracoli e dei segni di allora: è il prodigio della nostra adesione di uomini alla realtà di quell’Uomo di duemila anni fa, riconosciuto realmente presente dentro il volto della Chiesa. 3) Un nuovo tipo di vita Un terzo fattore compone l’iniziale quadro degli elementi essenziali, portanti, del fenomeno cristiano così come si presenta alla ribalta della storia, secondo le indicazioni che ci pervengono dai documenti primitivi. C’è una parola con cui veniva definito il tipo di vita alla quale quella comunità animata dallo Spirito si destava. La parola che indica quel determinato modo è “koinonia” (in greco), “communio” (in latino). Essa definisce la struttura di rapporti che qualifica il gruppo, rappresenta il termine che specifica nel Nuovo Testamento un modo di vivere proprio della collettività cristiana, una maniera di rapportarsi con Dio e con gli uomini. in italiano: “comunione”. Questa parola intende una realtà esistente, Cristo, posseduta in comune dagli uomini che la riconoscono. Se si ha in comune il senso della vita, si ha in comune tutto della vita. Il Nuovo Testamento indica un modo di essere e di vivere derivante dal fatto che tutti si riconoscevano legati a quella Presenza che costituiva il senso e il destino della vita di ognuno. Ora vorrei delineare le connotazioni principali che questa parola (comunione) portava con sé: a) Un ideale etico Tendenza o tensione → indica un impeto e un dinamismo che Dio solo può giudicare e nessun altro, perché ognuno sta di fronte al suo Signore ed è di fronte a Lui responsabile. Lui conosce la situazione dell’anima. Ospitalità = vertice della condivisione, perché in essa si mette in comune tutta la vita della persona. b) Una connotazione istituzionale Comunione, è anche l’insieme dei fattori che via via struttura i cristiani come gruppo sociale. Si andava formando cioè un fenomeno istituzionale nuovo in seno alla società, provvisto di elementi qualificanti suoi propri e non semplicemente espresso da un sentimento fraterno. Un sinonimo è “agape” = Chiesa. c) Un’espressione rituale L’Eucaristia, che in greco significa rendimento di grazia, era il segno di tutta la vita della comunità: il segno più saliente e il coefficiente più efficace della loro unione comunitaria era lo spezzare del pane. d) Un fattore gerarchico Tutti sono chiamati a riverberare la funzione stessa di Gesù Cristo per l’umanità, ma alcuni riflettono la funzione di Gesù in modo eccezionale: come insegnamento e come potere di comunicare la realtà divina. e) Un fattore di comunicazione, un ideale missionario I primi cristiani si sentivano chiamati a comunicare l’annuncio di Cristo a chi ancora non l’aveva conosciuto. Non esiste un momento della storia della Chiesa primitiva in cui la comunità non si sentisse determinata e giudicata dalla dimensione missionaria. f) La moralità come dinamismo di un cammino La testimonianza dei primi cristiani ci avverte che non si può affermare un valore ideale senza desiderarlo, né desiderarlo senza cercare di applicarlo e che perciò, a lungo andare, chi sa riconoscersi peccatore, con la dolorosità che è segno dell’intensità del desiderio, non può che essere sulla strada della realizzazione del proprio essere uomo vero, uomo di Cristo. «Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro». Sezione seconda IL SEGNO EFFICACE DEL DIVINO NELLA STORIA Ci accingiamo ad addentrarci con consapevolezza in ciò che la Chiesa dice di essere, a renderci più conto cioè della coscienza che la Chiesa ha di se stessa. PARTE TERZA: COME LA CHIESA HA DEFINITO SE STESSA CAP.1 IL FATTORE UMANO Ciò che caratterizza il metodo cristiano, vale a dire il veicolo della comunicazione di Dio, lo strumento scelto: il fattore umano. La pretesa più specifica della Chiesa non è semplicemente di essere veicolo del divino, ma di esserlo attraverso l’umano. È questa la stessa pretesa di Cristo: scandalo suscitato → «non è costui il carpentiere, il figlio di Maria?», cioè uno come noi, le cui origini sono rintracciabili, la cui identità è aperta alle nostre indagini come quella di tutti. Il culmine dello scandalo era costituito dal fatto che, non solo la sua identità non presentava nulla di misterioso, ma che la sua personalità umana esprimeva una sconcertante disponibilità verso tutti gli strati della popolazione, anche nei confronti dei più indegni, gli infimi, i più criticabili. Attraverso l’umano Abbiamo visto che ciò che caratterizza il mistero cristiano è la rivelazione del fatto che Dio si comunichi all’umanità proprio attraverso l’uomo, attraverso la vita umana. Il fenomeno Chiesa è caratterizzato dal divino, il quale come metodo di comunicazione di sé ha scelto di utilizzare l’umano; questo implica accettare che l’umano faccia parte imprescindibilmente della definizione di Chiesa. Implicazioni a) Inevitabilità dei particolari temperamenti e mentalità Se il divino sceglie l’umano come modo di comunicazione di sé, l’uomo che accoglie tale metodo, il cristiano, diventa e rimane tale, cioè strumento del divino, mantenendo il proprio temperamento particolare. b) Attraverso la libertà L’uomo è cristiano con tutta la sua particolare libertà. Il che vuol dire che l’ideale cristiano sarà attuato nella misura in cui la libertà del cristiano lo vuole; perciò l’individuo potrà portare l’ideale e nel medesimo tempo contraddirlo nel vivere. Il messaggio cristiano è legato alla serietà e capacità morale dell’uomo. La libertà delle persone è ciò attraverso cui definitivamente passa il comunicarsi del divino. c) Attraverso l’ambiente e il momento storico-culturale L’uomo è condizionato dal momento storico-culturale in cui si snoda la sua vicenda terrena e dall’ambiente in cui è inscritto. Egli vive il suo cristianesimo in questo tessuto di esigenze, di stimoli, di grandezze e di angustie. I valori che la Chiesa presenta, perciò, avranno un La religiosità non sarà mai integralmente vissuta nella storia Come una madre accorta, la Chiesa ha però dell’uomo e della sua storia una concezione estremamente realistica. Nella storia l’uomo spesso non accetterà di vivere quell’atteggiamento religioso e, anche quando lo accettasse, non sempre riuscirà a mantenersi in tale atteggiamento. Ogni Messa inizia con la confessione di propri peccati, con il riconoscimento di una libertà che non si è mantenuta nel retto atteggiamento. La tensione morale del cristiano Allora come si può fare se quest’atteggiamento non sarà vissuto fino in fondo? La concezione della vita umana che la Chiesa propone è quella di una tensione. Ognuno, nella misura in cui ama la propria umanità e vive l’orizzonte di una coscienza cristiana, si deve continuamente sforzare di affrontare i problemi umani dal punto di vista di una religiosità autentica. CAP.3 IL DIVINO DELLA CHIESA L’umano è la modalità con cui Dio si comunica, perciò il contenuto di quanto attraverso quel fattore ci giunge è più che umano, è divino. Il comunicarsi della verità: comunità, tradizione, magistero Verità = definizione dei significati ultimi della nostra esistenza, di quel nostro vivere così semplice e così complesso. Questo è il primo livello attraverso cui il divino nella Chiesa si comunica: come comunicazione di verità. Dio, tramite la Chiesa, aiuta l’uomo a raggiungere un’obiettiva chiarezza e sicurezza nel percepire i significati ultimi della propria esistenza. Questa comunicazione di verità divina, il messaggio di sicurezza e certezza sui significati ultimi della vita, come avviene nella Chiesa? Potremmo dire in due modi anche se si tratta di un’unica dinamica. 1) Il magistero ordinario Il primo modo di quella comunicazione vera che Cristo è venuto a portare nel mondo avviene per la stessa fedeltà alla vita della comunità ecclesiale. Tradizionalmente questo modo si indica con l’espressione magistero ordinario. Il cristiano arriva alle verità divine proposte dalla Chiesa per una via ordinaria, che è la vita stessa della comunità. La condizione è che essa sia veramente ecclesiale, cioè unita al vescovo, che si suppone a sua volta unito al vescovo di Roma, il papa. Lo strumento della comunicazione del vero nella vita della Chiesa è la sua stessa continuità. Si chiama tradizione. Tradizione = coscienza della comunità che vive ora, ricca della memoria di tutta la sua vicenda storica. 2) Il magistero straordinario La seconda modalità con cui le verità della fede vengono comunicate nella Chiesa è offerta da una posizione straordinaria del suo insegnamento, che si identifica in ultima analisi con il papa quando intenda affermare qualcosa secondo la totalità della sua autorità. E ciò può avvenire o in modo solenne e clamoroso con la convocazione di un Concilio ecumenico, che è l’assemblea di tutti i vescovi sotto la guida del vescovo di Roma, oppure con un intervento personale del pontefice. Il comunicarsi di una realtà divina Passiamo ora a quello che è il cuore del messaggio cristiano: vivere nella Chiesa, cioè vivere la presenza di Cristo, comunica una realtà divina. a) La grazia soprannaturale, o santificante Giovanni ci mette di fronte all’inaudito fatto: «E il verbo si fece carne». Un comunicarsi della realtà divina stessa. Nella vita della Chiesa, l’Essere, Dio, il Verbo fatto uomo, Cristo, comunica all’uomo il dono di una profonda partecipazione all’origine di tutte le cose, in modo tale che esso resta uomo, diventando qualcosa di più. Il Vangelo chiama questo comunicarsi profondo della realtà divina “rinascita”. Il termine che la tradizione cristiana utilizza per indicare la realizzazione di quel nuovo essere è “grazie soprannaturale o grazia santificante. Soprannaturale → nesso tra la comunicazione di sé che Cristo opera nella nostra vita e l’atto creaturale che ci ha messo in vita. b) Attraverso segni efficaci: i sacramenti Questa grazia soprannaturale, questo salto di qualità ontologica, in che modo viene comunicata nell’ontologia nostra? Questa nuova realtà si comunica, nell’immanenza della persona alla vita della autentica comunità ecclesiale, attraverso gesti chiamati “sacramenti”. Sacramento = dinamica della comunicazione della realtà divina nella persona di Cristo ed evoca un sacro patto di fedeltà. La Chiesa è sacramento di quella Presenza, della forza divina. Battesimo = gesto con cui Cristo afferra l’uomo e lo porta dentro di sé. Eucaristia = gesto che rende possibile il cammino di questa nuova creatura, rifatta dalla potenza di Dio e capace di cose nuove. Confessione = gesto di perdono di Cristo che si prolunga nella storia. Cresima = segno solido e potente. Unzione = olio santo destinato ai malati fino agli ultimi istanti di vita. Matrimonio = esigenza umana di completamento dell’io e di continuità della stirpe. Ordine = sacramento che conferisce il sacerdozio. Il sacramento è dunque l’esperienza del rapporto con Cristo dentro un gesto concreto, fisico. c) Nella partecipazione libera dell’individuo Il sacramento indica la struttura ideale dell’uomo, esprime l’uomo nuovo. Tale trasformazione però non avviene meccanicamente, bensì attraverso la libertà dell’uomo: si verifica solo se l’uomo vive quel gesto consapevolmente, accogliendo e ospitando il suo significato e lasciandosene investire. d) Risposta a un’obiezione Perché viene impartito il battesimo ai bambini quando ancora non possono liberamente consentire al rinnovamento profondo dell’essere che nel sacramento avviene? La libertà della persona è concepita dalla Chiesa inscritta in un contesto comunitario, in un corpo. Senza un minimo contesto comunitario educatore, la libertà non potrebbe agire. È la dimensione comunitaria in cui viene al mondo che permette come prospettiva educativa lo sviluppo della sua capacità di libertà. e) Il sacramento come preghiera Il sacramento è la forma più semplice di preghiera, più alla portata di tuti. PARTE QUARTA: LA VERIFICA DELLA PRESENZA DEL DIVINO NELLA VITA DELLA CHIESA CAP.1 IL LUOGO DELLA VERIFICA: L’ESPERIENZA UMANA Ciò che la Chiesa reclama come fattore giudicante La Chiesa con la sua materna accoglienza dell’umano, come lo sguardo e il gesto del Redentore, vuole nell’uomo provocare i moti più originali del suo cuore. La sfida della Chiesa si può riassumere così: essa scommette sull’uomo, ipotizzando che il messaggio di cui essa è strumento, vagliato dall’esperienza elementare, rivelerà la presenza prodigiosa. La Chiesa non chiede clausole da adempiere meccanicamente, si affida al giudizio della nostra esperienza, anzi, continuamente la sollecita a percorrere il suo cammino in completezza. Un criterio di giudizio utilizzato al culmine della sua espressione Dio ha domandato ai profeti di crederlo perché operava dimostrazione sperimentale di ciò che diceva, una dimostrazione sotto gli occhi di tutti. Questa dimostrazione è ciò che la Bibbia chiama “segni”. Dio dà dei segni e domanda che questi segni siano letti, interpretati e compresi. La disponibilità del cuore Per noi, come per tutti, il problema di una verifica di una certa enorme pretesa deve partire da un “incontro”, da qualcosa di fisicamente presente.