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Perché la chiesa - teologia II, Sintesi del corso di Teologia II

Sintesi libro "Perché la chiesa" - teologia II.

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 27/06/2017

Harry14
Harry14 🇮🇹

4.4

(45)

15 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Perché la chiesa - teologia II e più Sintesi del corso in PDF di Teologia II solo su Docsity! TEOLOGIA – Perché la chiesa Parte I CAP. 2 “Con quale metodo ho la possibilità di essere ragionevole nell’aderire alla proposta cristiana?” 3 atteggiamenti culturali da cui emergono risposte diverse: 1. Atteggiamento razionalistico: Gesù è un fatto del passato così come lo sono stati Napoleone e Giulio Cesare si raccoglie, paragona e valuta tutto e si raggiunge infine un certo giudizio che sarà di certezza su alcuni fattori e di incertezza sugli altri è il normale metodo della ragione applicata a un fatto del passato, ossia della “ragion storica”; i risultati di questo metodo suscitano un primo livello di perplessità in quanto ci si trova di fronte a centinaia di interpretazioni diverse; molti autori credono che le fonti non siano nemmeno sufficienti a restituirci un’immagine di Gesù e dunque egli rimarrebbe per noi un grande ignoto; altri invece hanno una tendenza apocalittica o escatologica per la quale Gesù sarebbe stato uno dei molti che a quell’epoca aspettavano come imminente la fine del mondo; va ricordato che razionalismo = posizione mentale che nasce da quel concetto di ragione per cui essa è la misura delle cose, e dunque esso è l’abolizione della categoria della possibilità (non accetta nulla che non sia misurabile, e dunque al di là dei limiti conosciuti) questo atteggiamento riduce il messaggio cristiano prima di averlo preso in considerazione lo svuota del suo contenuto in quanto tende a ricondurre la mente ad un tipo di concezione che ci è più familiare; 2. Atteggiamento protestante: questa posizione è profondamente religiosa e come tale percepisce con chiarezza la distanza sterminata che c’è fra l’uomo e Dio; l’uomo religioso, e dunque questa posizione, vive intensamente la categoria della possibilità esso crede che sia lo Spirito stesso di Dio che illumina il cuore e, per ispirazione, fa “sentire” la verità della persona Gesù. Si tratta di un riconoscimento attraverso una esperienza interiore; come criterio si assume il fatto che di fronte a ciò che si “sente” si è sicuri e fiduciosi, al contrario invece si è freddi e perplessi ognuno dunque è giudice e profeta di se stesso questo atteggiamento è l’opposto di quello razionalistico, ma esiste un pericolo di identità tra i due atteggiamenti che si trova in un ultimo soggettivismo; problema : questo atteggiamento riduce l’esperienza cristiana a esperienza meramente interiore mentre esse va valutata come fatto integralmente umano (con fattori interiori, esteriori, soggettivi e oggettivi); 3. Atteggiamento ortodosso-cattolico: è l’atteggiamento della tradizione cristiana, ed ha come caratteristica la coerenza con la struttura dell’avvenimento cristiano così come è presentato nella storia; esso intende la presenza di Gesù come una presenza integralmente umana che dunque implica il metodo dell’incontro non solo con la persona di Gesù Cristo ma anche con coloro i quali credono in Lui, in quanto la presenza di Cristo nella storia perdura visibilmente come forma incontrabile nella unità dei credenti (storicamente parlando “chiesa”; sociologicamente parlando “popolo di Dio”; ontologicamente parlando “corpo misterioso di Cristo”); sta qui la coerenza di questo atteggiamento : concepire l’annuncio di cristiano come l’invito ad un’ esperienza presente integralmente umana, come nell’esempio originale infatti l’avvenimento cristiano era l’imbattersi in una realtà oggettiva; Nei primi due atteggiamenti troviamo comunque dei valori: 1) non si elimina l’indagine storica, anzi per poter comprendere il messaggio occorre possedere “oggi” lo spirito e la coscienza propri di quella esperienza che duemila anni fa ha dettato i Vangeli la ragion storica è salvata se io partecipo all’esperienza che ha dettato quei documenti storici, e questa esperienza è la Chiesa, è l’unità dei credenti; 2) l’assoluto, indipendentemente dalle deviazioni umane, si può palesare direttamente alla sua creatura, parliamo dell’esperienza mistica ; Parte II CAP. 1 Il nesso con Gesù Cristo: la Chiesa si pone nella storia innanzitutto come rapporto con Cristo vivo è questo il motivo per cui la morte di quell’uomo ha scosso i discepoli, li ha disorientati e confusi, ma non li ha distrutti non li ha dispersi senza possibilità di ritrovarsi per questo uomini l’unico insegnamento che non poteva essere messo in discussione era quello del Maestro presente, Gesù vivo. L’inizio della Chiesa è proprio questo insieme di discepoli che dopo la morte di Cristo sta insieme ugualmente, perché Cristo presente si rende risorto in mezzo a loro; la presenza di Cristo è come una presenza familiare continua, è la traduzione in fatti dell’espressione “Dio con noi”; dunque questo gruppetto inizia il suo commino nel mondo come continuità della vita dell’uomo Cristo presente e attivo tra loro per loro Gesù è qualcuno da ricordare, qualcuna da testimoniare ancora presente e operante; essi non si sono mai sciolti in quanto il motivo della loro unione non li ha mai abbandonati. Per la tradizione cristiana primitiva Gesù non è principalmente un personaggio del passato, ma è il Signore presente nella comunità con la sua volontà e con la sua parola dunque il contenuto dell’autocoscienza della Chiesa delle origini sta nel fatto che essa è la continuità di Cristo nella storia. Il primo nucleo della Chiesa testimonia che essa “non solo prosegue l’opera di Cristo, ma continua lui stesso, in un senso incomparabilmente più reale di quanto qualunque istituzione umana continui il suo fondatore”. Parte II CAP. 2 Tre fattori costitutivi del fatto cristiano così come fenomenicamente appare sullo schermo della storia: 1. Una realtà comunitaria sociologicamente identificabile: la Chiesa si presenta all’osservatore come comunità a) questa comunità portò una notevole rivoluzione culturale che si mostrò in maniera più profonda e concreta nel fatto che essa per riconoscendosi popolo e popolo di Dio nella tradizione dei loro padri, affermava di non essersi formata da un’origine etnica o da un’unità sociologica stabilitasi per avvenimenti storici per i cristiani è totalmente evacuato il carattere etnico della preferenza di Dio; questo nuovo popolo è, infatti, formato da coloro che Dio mette insieme nella accettazione della venuto dal suo Figlio; vi possono dunque essere “razze” diverse, anche tradizionalmente tra loro nemiche, di idee e storie differentissime; può dunque esservi una totale estraneità, che diventa però popolo perché Dio li mette insieme tramite la fede in Gesù Cristo. Si supera dunque qualsiasi qualificazione di tipo nativa o “carnale” che può distanziare gli essi umani; b) vi è un nuovo concetto di verità: si mette l’accento sul fatto che essa sia un evidenza che mette in gioco i propri occhi (quando c’è luce si vede, non si può non vedere) nella tradizione biblica verità = “roccia” o “rupe” dunque nella storia della coscienza semitica l’immagine della roccia è stata usata per identificare il divino e chiarire che cosa il divino fosse per l’uomo, ovvero ciò su cui l’uomo può appoggiarsi, può costruire e può avere un senso nell’aderire a qualcuno che ascolta, infatti, l’uomo deve poggiare la totalità della sua persona sul “tu” di un altro, e mentre è molto facile per ognuno mettere in dubbio se stessi, è molto più difficile gettare l’ombra dei propri “se” e dei propri “ma” su una presenza stimata e amata non c’è nulla di più facile che appoggiarsi solo a se stessi nella ricerca della verità dunque l’indicazione metodologica che definitivamente emerge dall’immagine della roccia come immagine di verità è la solidità del testimone la testimonianza è una unità vivente ed esistenziale; c) linguaggio : termine ebraico per indicare la realtà di Israele come popolo di Dio = qahal = realtà fatta di tanti individui, uniti, che esprimevano la loro unità raccogliendosi come in una assemblea; questo gruppo chiamava la propria realtà che si radunava ekklesia = termine greco che letteralmente significa assemblea, riunione di persone, era un parola che indicava realtà normali della vita sociale; questa definizione era completata con il genitivo Dei ekklesia Dei (prima idea di qahal Javhè = assemblea radunata da Dio in Gesù Cristo, segno di una scelta non loro [qui sta la differenza]) = popolo di Dio = da un lato che questa assemblea ha Dio come contenuto di interesse e dall’altro che Dio stesso raccoglie la comunità, che è Dio a riunire coloro che sono “suoi” = “i raccolti di Dio” questo porta alla categoria dell’elezione e della scelta di Dio : esso infatti si propone a tutti attraverso la scelta di una realtà umana particolare (metodo che è come sappiamo motivo di scandalo) ciò che costituisce la comunità cristiana come Chiesa non è il numero, come non è il fatto puro e semplice di stare insieme, ma è il fatto di venire raccolti da Dio; la comunità non ha valore come comunità se non per l’azione di Dio che “elegge” e rende prossimi e uniti gli eletti; d) ekklesia viene usato sia al singolare che al plurale infatti ogni comunità, per quanto piccola possa essere, traendo il suo valore dalla Chiesa totale, la rappresenta tutto, incarna il Mistero di quella chiamata che era così presente alla coscienza dei primi cristiani l’espressione ekklesia Dei rappresentava il popolo di Dio nella sua totalità; il valore che viene dato dai documenti della prima cristianità alle singole e diverse esperienze di comunità, in quanto unite agli apostoli, è il valore stesso della Chiesa totale, proprio in quanto esprimono la sua realtà profonda e unitaria, che il Signore fa emergere in esperienze diverse; 2. La comunità investita da una “Forza dall’alto”: i primi cristiani avevano la ferma persuasione che la realtà di Cristo vivente afferrasse la loro vita assumendola nella propria e rendendola il mistero di una compagine unitaria, questo può essere tradotto nel fatto dalla comunità non si potesse prescindere, soprattutto e prima di tutto in relazione al modo di concepire se stessi; Forza dall’alto = promessa di Gesù di un’energia nuova di comprensione e di consolazione, dunque la cristianità primitiva era consapevole di essere costituita dal “dono dello Spirito”; a) si ha la consapevolezza di un fatto che ha il potere di cambiare la personalità : per i primi cristiani vi era la consapevolezza che tutto ciò che di nuovo ed eccezionale accadeva in loro e tra di loro non era frutto della loro adesione, ma di una forza misteriosa da cui erano investiti dall’alto = in latino altus ha anche senso di “profondo”, dunque Forza dall’alto = forza che sta alla radice dell’essere; questa azione dello Spirito (sentita come dono e come potenza), non è per persone eminenti della comunità, ma è per tutti coloro che credono e sono battezzati nell’uomo investito da questo dono si verifica un mutamento di volto, espressione di una ontologia nuova, come di una “grazia soprannaturale”; b) il cristiano è così chiamato a sperimentare e a dimostrare l’alba di un mondo nuovo (espressione “caparra dello spirito” = inizio, pegno o primizia): è proprio la realtà quotidiana a trasformarsi; il dono dello Spirito ha come esito di rendere palese il fatto che si è immessi in quel nuovo flusso d’energia provocato da Gesù, manifesta che si è Concludendo: il divino si incarna veramente, usa veramente l’umano come suo strumento, non ne vanifica i fattori contingenti, ma usa ance quelli come strumenti di salvezza, come strumenti cioè del riproporsi del rapporto vero tra l’uomo ed il suo destino. Parte III CAP. 2 Qual è la funzione che la Chiesa pretende di avere sul corso degli eventi storici, della società e del mondo come tali? La funzionalità della Chiesa sulla scena del mondo è già implicita nella sua consapevolezza di essere prolungamento di Cristo: è cioè la funzionalità stessa di Cristo; la funzione di Gesù nella storia è l’educazione al senso religioso dell’uomo e dell’umanità. Sono due le espressioni a cui viene ricondotta questa funzione: persona (irriducibilità dell’io a qualunque schema o categoria: la persona è sorgente di valori, e non è soggetta ad alcuna dipendenza se non quella originale, costituita da Dio) e regno dei Dio (significato cui tutto tende) la Chiesa in quanto prolungamento di Cristo pretende di dare all’ultimo quest’ultima parola: la persona in funzione del regno di Dio. In che cosa consiste dunque questa educazione religiosa all’umanità? è un appella a ricordare ciò per cui io sono irriducibilmente io, partecipazione ontologica dell’essere; l’indipendenza dell’uomo è tracciata dal vivere la dipendenza da Dio è la dipendenza da Dio che rende me a me stesso, è la dipendenza da un Altro che mi rende libero da tutti gli altri; fin dai primi secoli della sua storia la Chiesa e i suoi fedeli hanno incarnato tale convinzione di questa vocazione educativa nell’immagine della madre (ancora oggi si dice “Santa Madre Chiesa”) essa si accosta all’immagine familiare dei muri di casa e della cinta a protezione delle città, all’interno della quale il pericolo è più lontano la Chiesa è madre attraverso le preghiere che da lei si levano a Dio dunque la funzione della Chiesa nella storia è il materno richiamo alla realtà delle cose : la dipendenza dell’uomo da Dio, un Dio misericordioso . La Chiesa indica poi anche la posizione ottimale per affrontare i problemi umani se è vissuta la coscienza della dipendenza originale, tutti i problemi si situeranno in una condizione più facilitante; non sono risolti, ma in condizione favorevole perché lo siano il giusto atteggiamento potrebbe anche voler dire un distacco dal proprio punto di vista o da quel segmento di vita che si vorrebbe afferrare come fosse tutto, ma se tale distacco si realizza, esso genera una nuova vera ricchezza, un nuovo vero possesso delle cose e degli affetti la salvezza perciò operata da quel giusto atteggiamento incomincia nel tempo presente, secondo la fisionomia dell’impegno e della storia di ognuno sarebbe uno sguardo diretto a Qualcosa di più grande del singolo problema, che a tutto potrebbe conferire la prospettiva di un cammino buono. 4 categorie fondamentali dei problemi umani: a. Cultura: ricerca della verità e del senso della realtà, come l’uomo si concepisce davanti al proprio destino; b. Amore: continua ricerca di completezza personale; c. Lavoro: esigenza di esprimere la propria personalità, con le sue aspettative di incidere sulla realtà di tempo e di spazio che ha da vivere; d. Politica: problema della convivenza umana; Se la Chiesa si ponesse in una posizione di soluzione di questi problemi farebbe come quei genitori che pretendono di risolvere i problemi dei propri figli sostituendosi a loro la funzione della Chiesa è invece l’educazione al senso religiose dell’umanità e ciò implica il richiamo ad un giusto atteggiamento dell’uomo di fronte al reale e ai suoi interrogativi infatti la gamma dei problemi umano non può essere sottratta alla libertà ed alla creatività dell’uomo. Alcune connotazioni dell’umanità che tutte le soluzioni dei nostri problemi devono cercare di avere: comprensività di tutti gli aspetti, equilibrio nella soluzione, stabilità nella soluzione avvenuta, fecondità dopo. Comunque nel corso della vicenda terrena la soluzione dei singoli problemi deve essere cercata dall’uomo; tale compito è affidato alla sua libertà dentro la libertà del disegno di Dio che si attua nella storia l’uomo è all’interno di una possibilità di soluzione, perché Dio non ci ha immesso nel flusso del tempo senza una ragione, e questo possibilità è affidata alla libertà di mettere sé stesso e le cose o le circostanze che creano il problema in nesso con il fondamento della vita se, al contrario, un cristiano crede di vivere la condizione religiosa richiamata dalla Chiesa senza impegnarsi nell’applicarla in sé stesso per la soluzione dei suoi problemi, ribalta fuori dal tempo il fatto cristiano l’essere impegnati nei problemi che il tempo ci pone è la prima forma di carità. La Chiesa ha però dell’uomo e della storia una concezione estremamente realistica sa che nella storia l’uomo spesso non accetterà di vivere quell’atteggiamento religioso e, anche quando lo accettasse, non sempre riuscirà a mantenersi in tale atteggiamento infatti ogni Messa, ogni giorno, in tutto il mondo, inizia con la confessione dei peccati, con il riconoscimento di una libertà che non si è mantenuta nel retto atteggiamento come segno dell’inadeguatezza della libertà umana al destino, sproporzione immanente che seguirà fino all’ultimo la storia dell’uomo è la dottrina misteriosa, ma nello stesso tempo sperimentabile, del “peccato originale”; tanto più l’evoluzione dell’umanità progredisce tanto più mostra l’ambivalenza, la capacità di bene e la capacità di male, il valore e il disvalore è un’ ambivalenza che sempre si mostra per mettere in gioco la libertà, l’adesione al vero. I problemi umani avranno sempre degli aspetti irrisolti, proprio perché il giusto atteggiamento di fronte al reale, ispirato da Cristo, da parte dell’uomo non sarà sempre adeguatamente rispettato. La concezione umana che la Chiesa propone è quella di una tensione ognuno deve continuamente sforzarsi di affrontare i problemi umani dal punto di vista di una religiosità autentica l’uomo cristiano è consapevole del fatto che la vita è un cammino, è andare verso il proprio traguardo, e che la soluzione totale sta al fondo di tutti i problemi ed è opera di Dio, non più nostra la soluzione alla ricerca continua nell’uomo cristiano della verità di sé stesso e quindi della verità del mondo Gesù l’ha indicata con la parola pace. Parte III CAP. 3 L’uomo non raggiunge la conoscenza di qualcosa se non ne comprende il significato la condizione per conoscere qualunque realtà è di avere chiarezza e certezza sul significato dell’esistenza stessa questo è proprio il primo livello attraverso cui il divino nella Chiesa si comunica: come comunicazione di verità; Dio, tramite la Chiesa, aiuta l’uomo a raggiungere un’obiettiva chiarezza e sicurezza nel percepire i significati ultimi della propria esistenza. La Chiesa si propone proprio come aiuto capace di rendere chiaro e quotidiano ciò che la mente umana al suo vertice raggiunge solo con molto lavoro, molto tempo, e non senza errori ma, questa comunicazione di verità divina, il messaggio di sicurezza e certezza sui significati ultimi della vita, come avviene nella Chiesa? attraverso due modi (anche se la dinamica è una sola): 1. Il magistero ordinario: pressione osmotica = è vivendo dentro la comunità ecclesiale, che per osmosi continua, tali verità penetrano giorno per giorno, attraverso la nostra consapevolezza il cristiano arriva alle verità divine proposte dalle Chiesa per via ordinaria, che è la vita stessa della comunità strumento più grande di questa comunicazione è la comunità stessa = questo si chiama tradizione, essa è la coscienza della comunità che vive ora, ricca della memoria di tutta la sua vicenda storica, non si tratta solo di tradizione orale, ma anche concreta e vivente, così che conservando la verità rilevata, essa la attualizza secondo i bisogno dell’epoca; 2. Il magistero straordinario: in ultima analisi questa modalità si identifica con il Papa e ciò può avvenire in modo solenne e clamoroso con la convocazione di un Concilio ecumenico (= assemblea di tutti i vescovi sotto la guida del vescovo di Roma) oppure con un intervento personale del pontefice, un’iniziativa che viene chiamata definizione ex cathedra dunque magistero straordinario = insegnamento eccezionale come formulazione e come precisa risposta a contingenze storiche l’espressione usata nella Chiesa per indicare le esplicitazioni fatte è dogma (origine greca nel verbo dokéo = credere, ritenere esso invece sostantivato significa opinione, decreto, massima) = con il tempo essa è venuta a significare “punti di dottrina definiti con precisione dall’autorità della Chiesa” il dogma sta ad indicare un valore quando è coscienza certa e vissuta della comunità della Chiesa in ultimo dogma sta ad indicare che a quest’ultimo livello non c’è più possibilità di dubbio interpretativo; nella Chiesa però non è tutto dogma perché non tutto può essere già emerso alla coscienza del popolo cristiano, altrimenti la storia non avrebbe più senso (nell’ultimo secolo e mezzo sono stati proclamati solo 3 dogmi: 1) Immacolata concezione 1854; 2) Infallibilità pontificia 1870; 3) Assunzione della Vergine 1950) inoltre la proclamazione di un dogma ha primariamente una funzione pedagogica; infine nella Chiesa matura nel tempo l’autocoscienza come nella vita di ognuno di noi la Chiesa vive ed opera nel tempo, disegnando una sua traiettoria di autocoscienza (essa va vista come un organismo vitale, ed è quindi soggetta a crescere nella sua autocoscienza, e perciò a correggersi, a modificarsi come consapevolezza dell’immutabile deposito della fede rilevata); Cuore del messaggio cristiano = vivere nella Chiesa, cioè vivere la presenza di Cristo, comunica una realtà divina (“E il Verbo di fece carne”). Nell’uomo che si rapporta con Cristo avviene un’esaltazione ontologica dell’io (= salto di qualità nella partecipazione all’Essere, esso resta uomo diventando qualcosa di più) questo è l’elemento più affascinante dell’annuncio cristiano = l’offerta da parte della Chiesa ad una partecipazione “soprannaturale” all’Essere il Vangelo chiama questo comunicarsi profondo della realtà divina come “rinascita”, mentre la tradizione cristiana utilizza il termine “grazia soprannaturale” (= questo termine mostra l’assoluta gratuità del fenomeno) oppure il termine “grazie santificante” (= si diventa membra del corpo di Cristo). Come viene comunicata questa grazia? attraverso gesti chiamati sacramenti = dal latino sacramentum (evoca un sacro patto di fedeltà, come un’alleanza che Dio ha voluto stringere con l’uomo) che deriva a sua volta dal greco mysterion (evoca quei culti i cui riti erano tenuti rigorosamente segreti, indica ciò che nell’inconoscibile, con tecniche particolari, si poteva afferrare questa parola nel Nuovo Testamento viene usata per indicare la novità della rivelazione, il dischiudersi delle intenzioni ultime di Dio in Gesù Cristo) la Chiesa è sacramento di quella Presenza (in quanto essa declina il prolungamento dei gesti del Salvatore proteggendone tutti gli elementi). I sacramenti dunque ci mettono in contatto con una realtà più profonda di quanto cade sotto la nostra possibilità di osservazione, sono segno comunicativo della realtà divina. I vari sacramenti: ✓ Battesimo: gesto con cui Cristo afferra l’uomo e lo porta dentro di sé (l’acqua è il segno della vita); ✓ Eucaristia: gesto che rende possibile il cammino di questa nuova creatura, rifatta dalla potenza di Dio e capace di cose nuove (Comunione); ✓ Confessione: essa è quella parola, quel gesto di perdono di Cristo che si prolunga nella storia; ✓ Cresima: gesto di lotta, che ricorda l’atleta o il soldato (si usavano infatti olio e profumi per irrobustire i muscoli di coloro che si preparavano alla competizione); prepararsi alla fragilità morale del vivere; ✓ Unzione: olio santo destinato ai malati, la cui funzione sociale come persona è sempre riconosciuta fino agli ultimi istanti di vita (fragilità fisica del vivere); ✓ Matrimonio: presenza nell’esigenza umana di completamento dell’io e di continuità della stirpe; ✓ Ordine: risposta all’esigenza umana di aver presente e operante quella profezia ideale per cui vale la pena far nascere ed educare a vivere (esso è il sacramento che conferisce il sacerdozio); Il sacramento dunque è l’esperienza del rapporto con Cristo dentro un gesto concreto e fisico, è per questo che catechismo lo chiama segno efficace della grazie con il sacramento è il divino che si rende sensibile al segno, presenza che agisce in noi in modo ineffabile, ed è una potenza unificante, perché non si dà sacramento se non nell’unità di tutti i cristiani. Il sacramento esprime l’uomo nuovo, ma questa trasformazione non avviene meccanicamente, bensì attraverso la libertà dell’uomo; si verifica dunque solo se l’uomo vive quel gesto consapevolmente, accogliendo e ospitando il suo significato lasciandosene investire. La libertà dell’uomo è condizione essenziale alla salvezza operata dal mistero cristiano, l’antropologia cristiana esalta la libertà, la responsabilità della persona ciò che rende infatti trasformatore il gesto è la libertà. Il sacramento obbedisce all’esigenza umana (esigenza naturale del “sensibile”) di una concezione ideale della vita realizzata in una esperienza concreta. Ma se Dio è tutto, è l’unica verità di cui tutte le verità sono in funzione, che “spazio” c’è per la libertà dell’uomo? se Dio è libero (e non può non esserlo), se Dio ha voluto comunicare all’uomo la sua realtà divina, gli comunicherà anche la dimensione della libertà l’uomo è inviato dal Dio incarnato a partecipare alla sua realtà, per ciò stesso partecipa alla libertà di Dio; la salvezza per il cristiano è accettare liberamente la compagnia di un Dio misericordioso che ha voluto intervenire e restare nella storia, e come qualunque formulazione dell’amore, implica il rischio della libertà. Come mai si sottopone il bambino al battesimo senza che egli possa sceglierlo liberamente? perché libertà di una persona in Chiesa = qualcosa di comunitario dunque il bambino dipende dai suoi genitori, come l’uomo di comunità è legato a tutti gli altri uomini dunque bambino = appartenente alla comunità cristiana. Il sacramento è inoltre la forma di preghiera più semplice, in quanto più alla portata di tutti ciò che conta è il libero “andare a”, portando sé stessi come domanda, ciò che conta è la presenza di se a Cristo, e non il saper riflettere, trovare espressioni adeguate o provare emozioni consone all’evento attraverso ogni sacramento l’uomo riconosce quello che Cristo è, afferma la sua gloria e la testimonia al mondo la Chiesa ci richiede nel sacramento l’affermazione della completezza del gesto della fede. Parte IV CAP. 1 Permanenza del fatto di Cristo come qualcosa di continuo, come qualcosa che accade e non che è accaduto, tale è l’annuncio cristiano che segnala il volto fenomenico e storico della Chiesa. La Chiesa vuole entrare nel dramma dell’uomo universale , la sua sfida è quella di scommettere sull’uomo; essa mette alla prova se stessa proponendosi come prolungamento di Cristo a tutti gli uomini essa insieme agli uomini si propone di iniziare un cammino, e per iniziarlo serve quel tipo di disponibilità all’impegno che la tradizione cristiana che “povertà dello spirito”. Parte IV CAP. 2 La Chiesa proclama i santi per dare delle indicazioni di come sia possibile vivere sul serio la proposta cristiana. Se la Chiesa in tutte le sue esperienze seriamente vissute è davvero il prolungamento di Cristo si dovrà poterne rilevare le caratteristiche di efficacia. 4 caratteristiche di efficacia della chiesa: 1. Unità: (dogma del Dio uno e trino) A) Unità della coscienza = semplicità unificante del percepire, sentire e giudicare l’esistenza; unità di atteggiamento che valorizza tutto, senza scandalizzarsi di nulla, la Chiesa non deve dimenticare o rinnegare qualcosa se vuole mantenersi coerente; B) Unità come spiegazione della realtà = questo atteggiamento si pone in modo aperto, ovvero è tutto proteso a collegare ogni cosa al proprio fondamento; il criterio di interpretazione unitaria del reale è dunque una Persona e non un principio intellettuale; il tal modo l’unità di coscienza matura e diventa unità di comprensione ed inclusività, diventa atteggiamento e principio di cultura, nella quale è possibile fare esperienza della novità; C) Unità come impostazione di vita = ogni gesto acquista una dimensione comunitaria, e la comunità diviene così la sorgente