Scarica Platone (politica, opere, idee e cose, mito biga alata, caverna, Er, androgino, stirpi) e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Platone Platone visse circa 80 anni dal 428/427 a.C. al 348/347 a.C. Platone è un discepolo di Socrate che pian piano delinea anche la sua filosofia: lo fa differenziandosi da lui nel modo di scrivere le opere perché le sue sono opere dialogiche ma tenderanno sempre di più a dei trattati perché la parte del protagonista è molto lunga e la risposta dell’altro è molto corta. Socrate non aveva scritto nulla perché la filosofia per lui era in continua evoluzione perciò non la si può bloccare mentre Platone scrisse tantissimo, in una forma più dinamica: il dialogo, cioè una via di mezzo. Platone inizia a fare filosofia perché deluso dalla politica, la sua prima vera passione. Platone visse 3 episodi molto forti: • la morte di Socrate, ucciso dalla politica del tempo perché accusato di essere un manipolatore di idee. Questo lo segnò molto perché dice che lo Stato non aveva compreso l’intenzione di Socrate. • il governo dei Trenta Tiranni, un governo tirannico molto rigido al quale affidava la risoluzione dei problemi che c’erano nel governo precedente • episodi di vita personale legati anche alla politica come meccanismi di compromessi e corruzione Nonostante questo il suo interesse rimane questo perciò lo sposta nella filosofia parlando spesso dello Stato ideale, dello Stato secondo lui perfetto. Nella “Repubblica” Platone scrisse una lettera (lettera settima) in cui evidenzia tutto questo. Le opere Le opere di Platone sono moltissime e si dividono in: • il periodo delle opere giovanili in cui ha una filosofia molto vicina a Socrate e cerca di scrivere sotto forma di dialogo • il periodo della maturità in cui sviluppa la sua teoria (delle idee) e in cui ci sono le opere che lo rappresentano di più. Tra queste “Repubblica”, un trattato politico • il periodo della vecchiaia in cui fa una specie di revisione di alcune sue idee Probabilmente aveva scritto anche delle opere sul sommo Bene (l’idea più alta per Platone) ma qualcuno dice che non le abbia veramente scritte ma che siano rimaste in forma orale per non fissarle rimanendo fedele a Socrate, il suo maestro. Oltre a scrivere in forma dialogica scrisse anche molti miti (racconti mitologici) inventati da lui per comunicare in un modo più semplice trasmettendo anche alcune immagini nel racconto. Delle sue opere giovanili: • sono importanti le opere intitolate “Protagora” e “Gorgia” in cui parla della sofistica tramite una critica nei confronti del loro linguaggio funzionale a convincere un pubblico ma non a raggiungere la verità. • nel “Cratilo” fa una disquisizione sul linguaggio (l’associazione delle parole agli oggetti) Nelle opere mature (in cui si distacca da Socrate) inizia a scrivere in maniera più dialogica ma l’interlocutore pian piano scompare (trattato). Qui c’è la filosofia di Platone, la dottrina delle idee: Platone si immagina un mondo perfetto al di là del nostro mondo terreno che chiama “iperuranio”. Questo iperuranio secondo alcuni non è una realtà spazialmente separata ma una realtà parallela non fisica ma mentale. Lì c’è la perfezione, immutabile, eterna, dove non c’è possibilità di errore (caratteristiche di Parmenide) e lì vivono le idee. Nella filosofia di Platone c’è un forte dualismo perché crede che ci siano due realtà: • nel nostro mondo terreno ci sono le cose che possono cambiare, sono imperfette e possono morire (hanno un tempo) • nell’iperuranio ci sono le idee, perfette, immutabili ed eterne Ciò che viaggia tra le due realtà è l’anima che come diceva Pitagora ha un luogo fisico (il nostro corpo) e quando questo muore l’anima si sposta portandosi dietro parte dell’esperienza. Per Platone l’anima è immortale, perciò questa quando il corpo muore torna alla sua condizione originale, cioè nell’iperuranio. Come ogni viaggio, quest’anima quando viaggia non rimane sempre la stessa, le esperienze la costruiscono. Le idee e le cose Le idee sono le realtà perfette, i modelli (generici che contengono tutte le specifiche delle cose) di tutto ciò che esiste e che vivono nell’iperuranio. Le cose sono le copie, le imitazioni di questi modelli. Nella nostra realtà noi non abbiamo i modelli ma ne abbiamo le copie (specifiche) imperfette. La scienza (le idee) è vera, l’opinione invece può mutare (come diceva Parmenide). Ci sono due tipi di relazione tra le idee e le cose: • l’idea per la cosa è la possibilità ontologica (dell’esistenza) (non vale il contrario, cioè non è una relazione biunivoca) e la possibilità gnoseologica (della conoscenza) perché la nostra anima conosce le idee e questo ci permette di conoscere le cose • dal punto di vista delle cose: - mimési (essere l’imitazione di qualcosa) → le cose sono imitazione delle idee, quindi non sono perfette - metéssi (partecipazione) → le cose prendono parte delle idee - parusìa (presenza) → le idee sono presenti nelle cose Le idee e le cose danno vita a due mondi: • un mondo sensibile (delle cose) che conosciamo tramite i sensi • un mondo intellegibile (delle idee) che possiamo conoscere solo con l’intelletto; questo perché l’iperuranio è un mondo perfetto che noi possiamo conoscere solo con la parte più perfetta di noi che risiede nell’anima Non guarda quindi il Sole ma in terra, dove trova un laghetto: nel farlo continua a fare l’errore di guardare le ombre e non le cose vere guardando gli alberi riflessi nel laghetto. Quando i suoi occhi si sono abituati, alza lo sguardo e vede che quegli alberi ci sono davvero. Si guarda intorno, osserva tutti gli elementi intorno a lui e l’ultima cosa che guarda è il Sole, la cosa per lui più difficile da guardare. Secondo la piramide delle idee di Platone: • gli alberi riflessi sono tutto ciò che è naturale • gli alberi reali sono le idee matematiche/valori • il Sole è il Bene, l’idea più alta che è l’ultima che guarda Questo prigioniero, dopo ciò che ha visto, è voglioso di dire a coloro che erano nella caverna che tutto ciò che avevano visto fino a quel momento non è la realtà. Quindi rientra nella caverna e nuovamente non vede nulla perché aveva guardato il Sole e anche questo passaggio ha bisogno di tempo perché per chi usa molto la ragione è difficile usare solo i sensi. Quando parla con gli altri, loro non lo prendono sul serio e viene ucciso. Questa uccisione ricorda Socrate perché anche lui aveva scoperto la via della verità ma non lo avevano capito, questa è la denuncia che fa Platone. In questo mito Platone spiega anche la sua idea di conoscenza: l’interno della caverna rappresenta la conoscenza sensibile, la doxa, mentre l’esterno è il mondo della scienza, della verità, dell’epistéme. Nella doxa (conoscenza sensibile) ci sono due tipi di conoscenza: • l’immaginazione (le ombre) • la conoscenza percettiva (le immagini, gli oggetti, le copie delle idee) Il fuoco rappresenta per Platone la filosofia precedente, quella di coloro che hanno provato a capire come era fatta la realtà, cioè hanno provato ad illuminarla. Nella scienza ci sono due tipi di conoscenza: • diànoia, una conoscenza legata comunque alla sensibilità, cioè non è perfetta e per questo porta a delle deduzioni tramite un ragionamento discorsivo (delle idee) • nòesis, una conoscenza più pura e vera delle idee in quanto tali; sono però sempre delle intuizioni perché le idee vivono nell’iperuranio Il compito del filosofo, cioè coloro che è uscito dalla caverna, è quello di far capire a chi non capisce qual è la realtà e con chi non apprende lui avrà comunque pietà. Il mito di Er Il mito di Er ci fa capire la scelta che fa ogni anima quando si incarna in un’altra persona. Er era un soldato valoroso che muore in battaglia, la sua anima va nell’iperuranio e nel mito viene raccontato cosa le succede: tutte le anime devono scegliere, con una turnazione decisa dalla sorte (con dei dadi), in che tipo di corpo incarnarsi in base alle loro esperienze precedenti. Successivamente queste anime si devono recare al fiume Lete in cui bevono quest’acqua che fa dimenticare loro tutto ciò che hanno fatto precedentemente (la turnazione e la scelta). All’anima di Er però non viene fatta bere quest’acqua, perciò si ricorda tutto ciò che gli è successo, per questo lo può raccontare in questo mito (dopo 12 giorni trascorsi nell’iperuranio). L’anima quindi sarà sempre più purificata, un’idea simile a quella di Pitagora. Questo mito è raccontato nella Repubblica perché Platone si ricollega anche alla divisione della società: un’anima che ha contemplato a lungo le idee sarà associata alla figura di un filosofo. Quindi per lui c’è una relazione tra la struttura dell’anima e quella della società. Il mito dell’androgino Il mito dell’Androgino è raccontato all’interno del Simposio (in greco banchetto): a un banchetto viene fatto un discorso da parte di Eros (la divinità dell’amore) nel quale racconta l’origine della specie umana e dice che all’origine c’erano degli esseri viventi maschi, femmine o angrogini e tutti erano doppi (2 teste, 4 braccia, 4 gambe). Le femmine erano composte da 2 corpi femminili, i maschi da 2 corpi maschili e gli androgini da un corpo maschile e uno femminile. Questi esseri viventi si fortificano sempre di più, provano la scalata verso l’Olimpo, gli dèi si arrabbiano e li puniscono dividendoli. È come se ogni essere vivente nascesse con una mancanza, soprattutto gli androgini perché erano composti da due parti diverse tra loro. Questo è ciò che definisce la nostra voglia di ritrovare ciò che abbiamo perso, cioè colmare questa perdita. Nel Simposio Platone dice anche come è nato Eros: il padre e la madre sono rispettivamente il simbolo dell'ingegnosità (scaltrezza intellettuale) e della povertà (mancanza). Anche Eros, quindi, si trova nella stessa situazione degli androgini perché nasce da un contrasto. Platone pensa l’amore in questo modo, sia per le divinità che per l’uomo. Dall’altra parte si rende conto che c’è una scala di perfezione anche in questa ricerca dell’armonia, che Platone chiama bellezza: • la bellezza legata all’aspetto fisico: ciò che è armonioso viene ritenuto da noi bello • la bellezza legata più ad una collettività (un gruppo o un ambiente) che a un individuo (per esempio i bambini) • la bellezza riconosciuta in tutto ciò che ci circonda che porta all’idea del bello, un’idea dell’iperuranio perfetta e per questo molto astratta La mentalità greca del kalos kai agathos (o kalokagathia) è una mentalità per Platone molto evidente ed è una dimensione che venne portata molto avanti: ciò che è bello (armonioso, proporzionato) è anche buono, ciò che è brutto (disarmonico, sproporzionato) è cattivo. La giustizia e le forme di stato La chiusura del mito della caverna dà a Platone la possibilità di ragionare sulla giustizia e sulle forme di stato. La giustizia è una virtù (che riguarda l’etica e il bene) sociale (“non ci si fa giustizia da soli”) che riequilibra le dinamiche sociali, come un recupero di un torto fatto. Infatti il simbolo della giustizia è la bilancia a due piatti. La giustizia ci dice anche, secondo Platone, che ognuno deve svolgere il proprio compito in base alle proprie capacità per esprimere al massimo la propria natura e ognuno ha una natura diversa che dobbiamo conoscere e rispettare. L’ultimo Platone Negli ultimi anni della sua vita Platone riprende in mano i suoi scritti e le sue idee per capire se sono veramente coerenti, soprattutto su alcune tematiche: 1 SOCRATE C’è un atteggiamento diverso nei confronti di Socrate perché è meno presente nelle sue opere, si perde anche la forma (del dialogo) e scriverà solo trattati abbandonando il pensiero socratico. 2 LE IDEE E LE COSE Nell’analisi che fa, Platone critica molto i rapporti tra le idee e le cose (mimesi, metessi, parusia) perché trova delle incongruenze e si rende conto che aver posto questo dualismo è rischioso. 3 I SOFISTI E L’ESSERE/NON ESSERE Nel Sofista inserisce un dialogo in cui si parla della natura dei sofisti, criticandoli, e dei concetti di essere e non essere di Parmenide. I sofisti vengono criticati da Platone perché per lui (e per i filosofi in generale) era importante ricercare la verità, mentre per i sofisti questa non era importante: per questo si dice che il sofista sia il nemico della verità, che per Parmenide è l’essere. Il problema è che per definire il non essere diciamo che è qualcosa e questo non è possibile perché il non essere non è. Per questo si parla del parricidio di Parmenide, perché è un po’ come se Platone uccidesse Parmenide e le sue idee. Per quanto Platone riconosca a Parmenide una grande intuizione, dice che non possiamo non dire il non essere perché non dirlo ci toglie la possibilità di esprimere delle cose fondamentali nel linguaggio. Questo non significa che il non essere ha una realtà sostanziale e metafisica uguale all’essere, ma che nel linguaggio possiamo comunicare il non essere con il diverso. 4 LA DIALETTICA DIAIRETICA Platone arriva a definire delle categorie, dei generi sommi: ci dice che quando diamo delle definizioni a delle cose utilizziamo un processo dialettico diairetico (diaeresis): la capacità di dividere le varie caratteristiche in due opzioni, di cui ogni volta ne scegliamo una (un processo dicotomico di scelta) e ciò che escludiamo è diverso da ciò che scegliamo. Questo ci dà delle definizioni precise e comprensibili a tutti. I generi sommi sono delle categorie generali alle quali facciamo riferimento per arrivare a queste definizioni: • l’essere • l’identico e il diverso • la quiete e il moto (stare fermi in una situazione non avendo delle relazioni o avere delle relazioni con altro/altri) Le opere politiche • Nella Repubblica Platone parla di: -la struttura della società -l’anima -lo Stato ideale con le sue forme fisiologiche e patologiche (degenerate) -l’educazione dei bambini • Nel Politico Platone parla di cose più concrete: -la scarsa fiducia nella realizzazione dello Stato ideale -la valorizzazione delle leggi (educative per lo Stato) -scarsa fiducia nell’educazione dei bambini • Nelle Leggi Platone parla di: -l’affidamento alle leggi e alla religione -armonia sulle virtù Dio per Platone Platone si domanda chi sia Dio (o chi aveva dato vita al mondo) e lo identifica nella figura del Demiurgo, di cui Platone parla nel Timeo. Il Demiurgo non è una divinità classica ma una divinità che ordina e dà un senso alla materia, quindi non è un Dio creatore ma è un Dio ordinatore. Demiurgo è una divinità che ha una dimensione eterna che sistema una materia inizialmente caotica (Chora universale) sulla base e sull’immagine di qualcosa di perfetto che già esisteva (torna il concetto delle idee e delle cose) utilizzando il tempo e le figure geometriche solide: associa i solidi agli elementi naturali (acqua, aria, terra, fuoco). Questi solidi sono realmente presenti nelle molecole della chimica moderna che vanno indagati, non si vedono immediatamente. È un Dio buono, perciò il mondo è il più bello (kalos kai agathos).