Scarica Povertà educativa L. Di Profio e più Sbobinature in PDF di Pedagogia solo su Docsity! POVERTÀ EDUCATIVA: CHE FARE? –L.DI PROFIO Analisi multidisciplinare di una questione complessa Uno degli obiettivi dell'agenda 2030 è quello di eliminare tutte le forme di povertà, tra i 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030 si pone l'obiettivo di sconfiggere la povertà estrema e la domanda che si pone l'uomo è: Il mondo è sulla buona strada per sconfiggere la povertà entro il 2030? e a quanto pare la risposta è no, infatti: Più di 800 milioni di persone vivono nella povertà più estrema, il 55% della popolazione mondiale non ha accesso alla protezione sociale e circa 1,3 miliardi di persone vive in povertà multidimensionale. L'educazione costituisce il motore per il progresso e la diminuzione della povertà ma si registrano ancora 617 milioni di giovani non istruiti e 750 milioni di adulti analfabeti(più le donne che gli uomini). Sempre nell' agenda 2030, si è dato importanza all' istruzione per migliorare le condizioni di vita delle persone, tant'è che compaiono delle strategia per promuovere l'apprendimento in quanto si ha bisogno di un'educazione per la parità di genere e per promuovere una società contro la violenza. La lettura di questo libro serve a comprendere le scelte giuste che possano contribuire all'eliminazione della povertà educativa. PARTE I SEZIONE FILOSOFICA E PEDAGOGICA CAPITOLO 1: “CHE FARE?”. POVERTÀ E GIUSTIZIA SOCIALE IN IGNAZIO SILONE: L’ATTUALITÀ DI UNA LETTURA IL PROSA PER IL CONTRASTO ALLA POVERTÀ EDUCATIVA (di LUANA DI PROFIO) 1. Povertà e povertà educativa nella letteratura di Ignazio Silone Prefazione di Fontamara: Gli strani fatti che sto per raccontare si svolsero nell'estate scorsa a Fontamara, un antico luogo nella Marsica, abitato da contadini poveri e si è venuto a scoprire che lo stesso nome apparteneva anche ad altri abitanti dell'Italia meridionale in cui sono accaduti gli stessi spiacevoli avvenimenti. È così che Ignazio Silone, apre il romanzo Fontamara del 1933. Silone era rimasto orfano a 15 anni poiché perse la sua famiglia nel terremoto della Marsica, abbandona gli studi e si rifugia nel quartiere più povero del suo paese, iniziando a frequentare la Lega dei contadini in cui, provato dalle ingiustizie verso i poveri li difendeva attraverso le sue idee marxiste. Silone si trasferisce a Roma ed è parte della Gioventù socialista divenendo il direttore del settimanale romano, L'Avanguardia, ma nel 1931 Silone esce dal Partito Comunista a causa del potere totalitario di Stalin che non accettava opinioni diverse dalle sue, a questo punto Silone si dichiara socialista Cristiano e non più marxista. Analizzare la letteratura di Silone significa penetrare con sguardo crudo la vita dei poveri che hanno toccato il fondo della miseria. Le terre del meridione sono popolate da uomini che fanno fruttare la terra ma che soffrono la fame, come Berardo Viola, morto ingiustamente in carcere per aver tentato ti avere un lavoro per comprare un piccolo pezzo di terra poiché la società è divisa tra cafoni e piccoli proprietari terrieri. La miseria era ereditaria e le ingiustizia verso i pover erano ormai naturali. In questi posti si parlava il dialetto e la lingua italiana era straniera. Silone gioca all'opposto degli abitanti di Fontamara poiché riesce ad immaginare un mondo diverso in cui vige la giustizia. La povertà appare nella sua forma più cruda, fatta di sudore, polvere, vestiti strappati e umiliazioni, anche perché quando si voleva far valere i propri diritti venivano derisi e quando veniva concesso qualcosa era grazie alle gentili concessioni dei ricchi. Visto che il vecchio Berardo Viola aveva capito che con i ricchi non si poteva scendere a compromessi, allora bisognava fargli dispetti, infatti andava a rovinare le terre dei padroni per fargli guadagnare meno e i suoi giovani seguaci erano diventati pigri nel lavoro dei campi tanto da avvicinarsi alla criminalità poiché non riuscivano ad immaginare un futuro diverso. La rabbia dei contadini si fece più accesa quando nella questione del Fucino la spartizione dei terreni furono avvantaggio dei ricchi anziché dei poveri. Le forme di ingiustizia nascevano da due fattori principali: povertà e ignoranza, infatti come diceva don Milani, che fu il primo a mettere in luce le differenze fra i figli della povertà e i figli della ricchezza, l'ignoranza non era altro che figlia di una sola madre, la povertà. Da questo tipo di povertà economica, quella povertà che viene chiamata povertà educativa è quella forma di povertà formativa e culturale che costringe l'uomo a rimanere nello stato povero in cui vige l'indifferenza degli altri, ma tuttavia gli altri siamo proprio noi, ovvero coloro che hanno la responsabilità di sbagliare. I cafoni di Fontamara crearono il giornale dei cafoni, ma quale titolo dare ad un giornale scritto da Maria Grazia, una giovane donna stuprata? di certo non "Giustizia" quindi si optò per il "Che fare?". 2. Che fare? dalla dimensione politica e rivoluzionaria alla dimensione antropologica e libertaria. Silone ci racconta di un lento processo di presa di coscienza, simile alla consapevolizzazione sullo stato di oppressione dei poveri di cui parla Paulo Freire che analizza le favelas brasiliane, in cui c'è una forte necessità di alfabetizzare e restituire il potere della parola agli oppressi, come abbiamo visto una condizione di violenza simile viene raccontata anche da Silone quando parla dei contadini, e lo troviamo anche nella fine tragica de "La volpe e le camelie" in cui la tragicità dell'esistenza favorisce un livello superiore di conoscenza individuale dov'è l'amore che si intreccia con la politica porta ad un dramma, il suicidio di Cefalù. Un altro esempio è Rocco De Donatis in "Una manciata di more" che giunge alla retroversione di se stesso e alla rivisitazione della propria identità dopo l'esilio. Il cristianesimo ha influenzato molto il pensiero di Silone che ha un forte legame con Don Luigi Orione conosciuto per aver accolto i bambini orfani e terremotati tra cui anche Ignazio Silone. Questa vocazione nei confronti dei bisognosi divenne una passione per Silone. L'utopia siloniana appare come un processo lungo e faticoso di liberazione dell'uomo, una profonda forza che scuote alle fondamenta il potere per portare l'umanità al progresso, e nonostante le sconfitte e le delusioni bisognava procedere in avanti. Per Silone, l'educazione dell'uomo dovevano passare attraverso la conquista della Libertà intellettuale e spirituale per mezzo dell'arte. Un "che fare?" è presente anche nell'opera di Paulo Freire quando in "Pedagogia degli oppressi" suggeriva una presa di coscienza della logica oppressi-oppressori con un'educazione fondata sulla concezione " problematizzante" dell'educazione, che rende essenzialmente vera la comunicazione. Per Freire il dialogo rappresentava un'esigenza esistenziale per favorire i processi di conoscenza di sé e del mondo verso la coscientizzazione degli oppressi attraverso l'azione diretta dell'uomo sulla realtà, infatti, sono preziosi i dialoghi dei personaggi che sono sempre alla ricerca di una comprensione maggiore delle cose, questo risponde alla naturale vocazione di Freire di essere esseri in divenire, nella ricerca incessante di essere sempre di più. Secondo Paulo Freire, ciò che doveva costituire questo processo era il principio di speranza, ovvero il principio che spinge all'evoluzione individuale. Il realismo siloniano si costituisce di una precisa missione, ovvero quella di farsi autocoscienza storica e culturale di un tempo storico che presenta alcuni punti di connessione con il nostro presente fatto di nuove povertà e nuove forme di soprusi. Silone utilizzava la sua scrittura per consapevolizzare l'uomo della condizione del proprio tempo, in cui ravvisava inoltre gli inganni dell'uomo di potere verso i soggetti poveri e indifesi che vivono la loro povertà come una condizione naturale, per farcelo capire meglio, Silone ci presenta la figura di Martino, che apparteneva alla famiglia più povera del paese ed era costretto a nutrirsi soltanto di pane e more che trovava nel bosco dove passava tutto il giorno lontano dagli occhi indiscreti dei ricchi, questo ragazzo Non chiedeva elemosine ma solo la possibilità di lavorare. Attraverso questo romanzo Silone ribadisce la sua fiducia nel cambiamento sociale. Per quanto riguarda l'aspetto materiale della povertà, in Italia ci sono più di un milione di bambini che vivono nell' assoluta povertà tant'è che alcune famiglie non riescono a vivere una vita dignitosa e con la pandemia la situazione è peggiorata. L'Italia non è tra i paesi più poveri del mondo ma non si può definire un paese per i bambini tant'è che per la prima volta i figli stanno peggio dei genitori, la scuola ha perso il suo ruolo di ammortizzatore sociale e i figli rispecchiano i propri genitori, questo anche perché il welfare è sempre più preoccupato di proteggere gli adulti. L'Italia investe troppo poco sulle famiglie e sull'infanzia tant'è che è uno di quei paesi in Europa che ha investito meno in scuola e università negli ultimi anni. Nel nostro paese è presente anche una disuguaglianza interna infatti il primo fattore di disparità e di carattere geografico e mostra quanto sia determinante il luogo in cui cresciamo e sulle opportunità che il luogo può offrirci. Studenti con background culturale simile tendono a frequentare lo stesso tipo di scuola acquisendo competenze minime nelle scuole superiori. Per quanto riguarda la dispersione scolastica, nel 2018 la percentuale media italiana si aggirava intorno al 14,5%, nel 2019 al 13,5% ma con l'uso della DAD il tasso è tornato a crescere e visto che la scuola on-line non è per tutti ci hanno rimesso i bambini più svantaggiati provocando forti disuguaglianze, infatti, la maggioranza dei minori Italiani non aveva un computer per fare lezione on-line, questa possibilità rappresentava la minoranza. È in aumento il numero di hikikomori, ovvero i giovani che scelgono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, passando la maggior parte del tempo nelle loro camerette. Per prevenire questi fenomeni cioè l'urgenza di investire su servizi destinati all'infanzia, poiché le forme di povertà colpiscono due volte l'individuo: quando è bambino e quando è adulto. I dati Istat confermano che la povertà diminuisce quando accresce il proprio titolo di studio, infatti non sempre i giovani che crescono nella povertà hanno un destino segnato, ma alcuni hanno scelto di riscattarsi questo anche grazie all'importanza degli incontri significativi che si hanno in infanzia e a ciò che il territorio può offrire. Gli adulti svolgono una funzione diretta e indiretta per la crescita del bambino, sia grazie alla responsività dei segnali che i minori mandano e sia perché orientano i giovani, infatti l'affetto dei genitori, l'aiuto nei compiti e la presenza di amici aiutano ad annullare l'esposizione ai rischi, il bambino diventa più forte ed è capace attraverso il coping di affrontare i problemi e superarli con rapidità. Per questo lavoro oltre ai genitori sono chiamati in causa anche le istituzioni affinché nessuna forma di svantaggio resti invisibile. 2. Le nuove povertà: indizi di un disagio nascosto Un bambino materialmente povero lo si riconosce ma esistono anche privazioni invisibili spesso legate ha problemi economici, uno di questi è la mancanza di basi culturali e linguistiche ma la povertà educativa è presente anche in alcune famiglie benestanti in cui è presente trascuratezza, mancanza di tempo e ascolto verso i figli, questo tipo di povertà educativa può derivare da povertà relazionale degli adulti e dal disorientamento nell'esercizio della genitorialità che incide sulla crescita del bambino. Tra noi vivono bambini "senza" e bambini "contro". Ai bambini senza solitamente non è stata data un'opportunità che gli spettava, questi soffrono di qualche forma di deprivazione infatti solitamente non fanno sport, non si relazionano con i pari, non hanno mai visto il mare ecc.. e in loro non c'è forza vitale tant'è che rimangono chiusi a casa. Invece i ragazzi contro, esasperano i comportamenti con cui si mostrano al mondo e si avvicinano alla devianza, anche perché in assenza di modelli educativi positivi la violenza può trasformarsi in condotta criminale. Gli omicidi commessi da minori hanno subito un calo ma i ragazzi si avvicinano sempre di più ad associazioni mafiose in cui ritrovano un'identità è un senso di appartenenza, questi ragazzi sono cresciuti in strada e spesso vivono senza giochi e amici e subiscono danni cognitivi, corporei ed emotivi. Nel 2019 la Polizia Postale ha registrato un aumento di casi di cyber-bullismo in cui le vittime sono minorenni, in questi casi è facile togliere o togliersi la vita tant'è che il suicidio (messo in atto più dalle ragazze) è la seconda causa di morte negli adolescenti e in Italia è aumentato anche l'autolesionismo, possiamo dire che ci si può togliere la vita subito o lentamente tramite l'autolesionismo, l'abuso di sostanze o con i disturbi alimentari, il più comune è l'anoressia. I minori non nascono poveri ma vengono privati dì qualcosa di cui hanno bisogno per crescere e quindi diventa doveroso intervenire. 3. L’azione educativa come investimento strategico Una prima definizione della povertà educativa è stata proposta da Save the Children italia e per povertà educativa si intende la privazione ai giovani della possibilità di apprendere e di far sviluppare le proprie capacità e talenti. Questa definizione È simile all'articolo 29 della convenzione ONU sui diritti dell'infanzia che invita a sviluppare la personalità del fanciullo. Save the Children italia si è ispirata al capability approach di Nussbaum e Sen che ricordano quanto sia importante per il bambino essere in un contesto che permette lo sviluppo delle sue capacità. Gianni Rigamondi traduce il termine capability di Sen che indica una capacità che la società dà o nega all'individuo. Per prevenire la povertà educativa servono capacità sviluppate in infanzia e condizioni sociali che ne permettono lo sviluppo. James Heckman rileva che le capacità possono essere cognitive o non cognitive, quelle non cognitive sono quelle che non si possono misurare attraverso test di intelligenza e riguardano tratti della propria personalità e del carattere, queste vanno oltre l'infanzia infatti avere un buon livello di capacità permette il benessere dell'uomo. La prima infanzia(soprattutto nei primi tre anni di vita) è fondamentale per lo sviluppo delle abilità cognitive e non cognitive, ed entrambe sono influenzate dalle cure ricevute, soprattutto dalla famiglia, dalla scuola e dal gruppo dei pari e allo stesso tempo un intervento di qualità in età adolescenziale può aiutare i giovani che hanno subito sofferenze in infanzia. A partire dagli studi di Gary Becker si è diffuso un pensiero generale tra gli economisti sul fatto che l'educazione si è importante per lo sviluppo dei singoli e della società, per questo investire in educazione serve per lo sviluppo economico e per avere minori costi sociali, tutto ciò garantisce all'uomo un migliore stato di salute, una migliore aspettativa di vita è una diminuzione dei comportamenti devianti. L'educazione Quindi è un investimento strategico mentre la povertà sta ad indicare la mancanza totale o parziale dell'educazione stessa. Fare disuguaglianze di opportuni educative tra i giovani vuol dire reprimere i loro Talenti e ridurre lo sviluppo economico del paese condizionando presente e futuro. Un contesto educativo negativo in infanzia può creare catene di generazioni povera ma i dati testimoniano che lo svantaggio non è un destino poiché gli interventi educativi di qualità aiutano i minori a rischio. Le riflessioni del Transatlantic forum con quelle del forum italiano hanno favorito l'istituzione del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile grazie al sostegno delle fondazioni bancarie e con la partecipazione del governo, ciò è venuto fuori dall'impegno tra il pubblico e il privato e i progetti devono essere promossi in rete dalle scuole e dal terzo settore. Nel primo triennio furono erogati 120 milioni euro l'anno, tra il 2019 e il 2021 furono erogati 80 milioni di euro l'anno e in tutto sono stati stanziati 355 progetti a cui hanno partecipato 480.000 ragazzi con le loro famiglie. La povertà educativa è un concetto concreto su cui sono stati creati dei progetti grazie ai finanziamenti e come sottolinea Triani "sono le situazioni deboli che ci permettono di sviluppare una comprensione più ricca della realtà". 4. Misurare la povertà educativa: un processo in via di definizione Save the Children vuole intervenire su 4 dimensioni della povertà educativa: 1.Comprendere: competenze cognitive e problem solving 2. Essere: sviluppo della dimensione psicologica ed emotiva 3.Vivere assieme: vita sociale e interpersonale 4. Conoscere il mondo: comunità educante oltre la scuola Per misurare la povertà educativa Save the Children Italia ha individuato dei dati per ottenere un indice di povertà educativa(IPE) e quella del 2014 si componeva di 14 punti: 1.copertura dei nidi e servizi integrativi pubblici 2.classi a tempo pieno nella scuola primaria 3.classi a tempo pieno nella scuola secondaria di primo grado 4.istituzioni scolastiche principali con servizio mensa 5.scuole con certificato di agibilità 6.aule connesse a internet 7.dispersione scolastica 8.bambini che sono andati a teatro 9.bambini che hanno visitato musei o mostre 10.bambini che hanno visitato monumenti o siti archeologici 11.bambini che sono andati a concerti 12.bambini che praticano sport in modo continuativo 13.bambini che utilizzano internet 14.bambini che hanno letto libri Si può vedere che da questo è indice non si considerano elementi importanti come la presenza di spazi verdi e di biblioteche pubbliche, le gite scolastiche e alle pratiche inclusive e pedagogiche. Risulta evidente che per prevenire la povertà educativa bisogna agire in chiave sistemica e l'analisi rivela che c'è molta difficoltà nell'intervento educativo perché questo intervento non si può attuare in una sola istituzione e allo stesso tempo è impossibile operare su interventi che richiedono diverse istituzioni. Per rendere efficace l'intervento educativo bisogna collaborare, ricevendo dati non solo sull'offerta scolastica ma anche sulle opportunità extrascolastiche gratuite. Nel 2015 la campagna Illuminiamo il Futuro si è posta tre obiettivi: 1.Tutti i minori devono poter apprendere e sviluppare capacità e talenti 2.Tutti i minori devono poter avere accesso all’offerta educativa di qualità. 3.Eliminare la povertà minorile per favorire la crescita educativa. Nel 2016 sono stati creati due indici di povertà: Uno sulla povertà educativa al livello delle competenze dei singoli e l'altro sulla povertà dell'offerta educativa presente sul territorio basandosi su 10 indicatori: 1. % dei ragazzi di 15 anni che non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica 2. % dei ragazzi di 15 anni che non raggiunge i livelli minimi di competenze in lettura 3. % dispersione scolastica 4. % minori tra i 6 e i 17 anni che non hanno svolto 4 o più attività ricreative e culturali tra 7 scelte 5. % bambini tra 0 e 2 anni senza accesso ai servizi pubblici educativi per l’infanzia 6. % classi della scuola primaria senza tempo pieno 7. % classi della scuola secondaria di primo grado senza tempo pieno personali e alla qualità dei contesti di vita, questo intervento può essere positivo quando si riesce a spezzare la continuità del rapporto tra materiale è in materiale e economico ed educativo. La seconda grande questione è se nella povertà educativa ci siano forme di mancanze difficili da misurare quasi da essere invisibili, e infatti non si può ignorare che esistono alcune dimensioni più difficili da riconoscere rispetto ad altre. Non si può ignorare quanto sia importante la figura genitoriale, che a volte è il primo problema dei minori, infatti famiglie deboli possono essere fonte di povertà educativa poiché influenzano il modo in cui si sviluppano i propri figli, spesso vittime di abusi e violenze che si portano per tutta la vita. Secondo alcuni studi l'apprendimento è dovuto anche all'ambiente che ci circonda tant'è che le neuroscienze hanno affermato che se vengono esposti a stimoli ambientali buoni, bambini nati nella povertà sviluppano capacità paragonabili a quelle dei coetanei più fortunati. La povertà educativa non deve ridursi alla povertà scolastica e hai problemi della scuola perché è qualcosa che va più in là. Oltre all'intelligenza coltivata a scuola e valutata con le prove INVALSI, sono stati identificati altri tipi di intelligenze che andrebbero coltivate già dalla scuola primaria differenziando i percorsi di ogni individuo, ma se ci si continua a concentrare soltanto su alcune intelligenze e meno su altre i bambini vengono penalizzati. Quando si parla di intelligenza si tende ad associarla alla dimensione cognitiva dimenticando quanto le emozioni siano indispensabili. Coltivare più intelligenze favorisce un ampliamento dell'orizzonte ed esistono varie abilità non cognitive che i test non riescono a valutare come l'autocontrollo, la fiducia, l'autostima, la resilienza, l'empatia e l'umiltà, questi sono alcuni degli aspetti apprezzati nel mondo del lavoro e nella società, non averle può avere ripercussioni negative sul piano morale e sociale ed è per questo motivo che l'educazione dovrebbe coinvolgere simultaneamente il piano della sensibilità e dell'affettività non distinguendo mai la testa dal cuore e lo spirito dal corpo, infatti un'educazione che non operi così è definita povera. Al posto di parlare di povertà educativa si dovrebbe parlare di povertà educativa per indicare che si può essere vittima di molte deprivazioni, tant'è che tutti i giovani sono potenzialmente poveri e allo stesso tempo dispongono di risorse non valorizzate, a questo punto il compito educazione è assicurare la risposta migliore ai loro bisogni. Di fronte al fenomeno della povertà educativa bisogna allontanarsi da 2 elementi di rischio: In primo luogo quello di cadere in un modello individuale è in secondo luogo quello di ricorrere ad un modello sociale in cui siamo amplia l'offerta culturale di una comunità senza tener conto degli abitanti e in questo modo sarebbe proprio chi ha bisogno a non poter ne usufruire. Moira Sannipoli pensa che la via da seguire deve essere rafforzata valorizzando gli attori. La povertà educativa si insinua a livello individuale, familiare e collettivo e non riguarda solo l'educazione formale ma anche quella informale e non formale. Esiste anche una povertà educativa sistemico- territoriale che accresce per dei fattori di disuguaglianza, questa può colpire minori, adulti, famiglie e professionisti poiché l'educazione non è mai una questione privata ma è pubblica. Tutti i minori e tutti gli adulti pensano che la più urgente povertà educativa sia quella genitoriale. CAPITOLO 4: POVERTÀ EDUCATIVA E “FIORITURA UMANA”: LE POSSIBILITÀ DELL’ UGUAGLIANZA PER IL PIENO SVILUPPO UMANO (di Luana Di Profio) 1. Dalla povertà mondiale alla povertà educativa: giustizia sociale e utopia di un nuovo ordine economico. Da uno degli ultimi rapporti di Save the Children sulla pandemia possiamo vedere come alcuni genitori hanno perso temporaneamente il proprio lavoro e ciò significa che più minori hanno difficoltà in famiglia, nella DAD perché a molti mancava un pc o un tablet, e spesso chi ne poteva usufruire non li sapeva usare oppure per la scarsa qualità della connessione a Internet anche perché spesso più componenti della famiglia si connettevano contemporaneamente e un altro problema era la divisione degli spazi in casa. Il rapporto evidenzia come su 1000 bambini il 39,9 % è in condizioni economiche gravi, anche perché per molti genitori c'è stata una riduzione dello stipendio data dalla cassa integrazione e congedo parentale, tutto ciò per l'Italia è allarmante e aumenta le statistiche della povertà sociale. Una delle conseguenze della povertà è stata la povertà educativa che ha inciso sull' andamento scolastico dei minori e non ha garantito pari opportunità e diritti a tutti. Nel 2020 mezzo miliardo di bambini(soprattutto quelli della scuola primaria) hanno perso l'accesso all'istruzione a causa della pandemia, e ciò ha incrementato ancora di più le disuguaglianze nell'apprendimento. Secondo lo studio, questo shock sull'istruzione non aiuta lo sviluppo umano poiché la pandemia ha diviso le persone tra chi ha e chi non ha e l'obiettivo futuro dovrebbe essere quello di ridurre queste disuguaglianze per far sì che tutti abbiano stesse opportunità nell'apprendimento e pari dignità indipendentemente da loro status economico. Secondo lo studio la soluzione a questo problema e garantire l'equità investendo sulle comunità maggiormente colpite che vedono sempre più lontane le occasioni di apprendimento, il mancato accesso a queste occasioni incrementerebbe ancora di più l'emarginazione, il riscatto sociale però non è possibile fino a quando non ci saranno le stesse opportunità e quindi non si potrà parlare di meritocrazia, già messa in discussione da Don Milani che fece una denuncia sociale alla scuola quando disse " non c'è nulla che sia più ingiusto di fare parti uguali tra disuguali " Ad oggi non c'è capacità di garantire a tutti i diritti minimi, senza considerare le ricadute che la povertà ha sulla devianza, infatti povertà, marginalità sociale e abbandono scolastico hanno una correlazione con i comportamenti criminali già a partire dall'adolescenza poiché la povertà economica è un grande disagio che li aiuta i minori ad agganciarsi ai clan criminali. Ogni problema sociale ha delle ricadute su tutto il sistema sociale stesso, ma ad oggi ci sono ancora visioni egoistiche, assenza di solidarietà e disinteresse per la sorte di molte persone. Immaginare che i problemi sociali interessano una parte ristretta della popolazione è un modo sbagliato di osservare la realtà. A questo punto aumentano le disuguaglianze tra ricchi e poveri, disuguaglianze date da occasioni di apprendimento diverso, per questo bisogna ragionare con una diversa filosofia politica fondata sull'equità capace di superare l'homo oeconomicus, ovvero colui che è felice in base al denaro che ha. Maurizio Franzini, pensa che la società è immobile perché il destino di ognuno dipende dalle proprie condizioni familiari, un errore che aumenta la disuguaglianza sociale. Secondo lui avere pari opportunità vuol dire avere un istruzione uguale ma ancora oggi alcune scuole superiori tendono ad attrarre verso di loro soltanto alunni brillanti, svantaggiando i ragazzi meno fortunati. Partire da una condizione economica di svantaggio comporta una presa coscienza sulla questione della povertà educativa affinché la disuguaglianza sociale possa essere superata di fatto con interventi educativi mirati e sensibilizzando la società. Non sorprende però, che alle persone che vivono bene non interessano questi problemi, ma se vogliamo combattere la povertà dobbiamo concentrarsi sulle disuguaglianze iniziali perché sono queste che producono i due gruppi dei ricchi e poveri. Molti obietteranno perché sono convinti della potere personale degli svantaggiati che spesso hanno saputo come riscattarsi nonostante le tante difficoltà, questo è vero in parte perché non si riconosce lo sforzo enorme di queste persone che hanno sicuramente delle capacità superiori rispetto ad altri, ma non si capirà mai abbastanza che l'equità non può essere l'eccezione di pochi perché per quanto si fa fatica a raggiungere un obiettivo, il cammino sarà diverso per chi è partito in vantaggio, che avrà una strada più breve e con meno ostacoli rispetto a chi è partito da più lontano. Pelligra affronta la povertà educativa a maggio 2020, quando ci fu la ripartenza post pandemia, qui evidenziò il bisogno di investire su i bambini e le loro famiglie. Per Pelligra, lo shock provocato dalla pandemia predisporre bell'uomo al cambiamento naturale tanto atteso, che quindi va a superare i vecchi modelli economici, per lui è importante operare su scelte comuni verso l'innovazione radicale. Per Pelligra la priorità su cui bisogna investire è il futuro quindi assicurare il benessere dei giovani e delle loro famiglie. Negli ultimi decenni in America, la politica ha investito in ambito educativo e sanitario, beneficiando i giovani e le famiglie e Si è notato che i benefici superano i costi e che gli investimenti si ripagano da soli. Gli interventi per combattere questo disagio hanno un effetto diretto sul capitale umano non cognitivo che ha a che fare con il carattere e Pelligra dai importanza alla precocità dell'intervento poiché la maggior parte delle competenze si sviluppano in età precoce, quindi se ci sono diverse dotazioni di capitale umano non cognitivo la scuola fa diventare i bravi sempre più bravi e gli sfortunati sempre più svantaggiati, e queste situazioni spesso li porta all'abbandono scolastico e alla devianza. La fioritura umana ovvero la possibilità che ha ognuno di noi di poter esprimersi dipende dalle abilità cognitive e da quelle non cognitive, per questo gli interventi di compensazione devono essere tempestivi per assicurare già dall'infanzia delle pari condizioni di partenza. L'assenza di istruzione e l'impossibilità dell'imparare a imparare rappresenta una delle cause del permanere nella povertà e come dimostrato da uno studio sulla povertà, a Milano possiamo vedere come la povertà sia proporzionata al basso grado di istruzione, infatti c'è un tasso alto di licenza elementare e un tasso molto più basso nei casi di diploma o laurea. Nonostante le famiglie abbiano una capacità variabile di resilienza è anche vero che la possibilità di non soccombere alla povertà non consente di immaginare soluzioni di vita soddisfacenti, specialmente nei confronti dei figli che spesso devono contribuire al bilancio economico familiare vanificando ogni altro tipo di percorso in mente. Remo Siza, evidenzia che in diversi tipi di famiglia il capitale sociale della famiglia che serve per vivere è legato al livello di istruzione e quindi l'aiuto a soggetti poco alfabetizzati non è adeguato per farli arrivare a livelli più alti ma consente solo miglioramenti provvisori. Questi problemi sono più diffusi nelle donne, accentuando la povertà femminile. 2. Aspettative e modelli esistenziali: il fiorire possibile. Altra questione è rappresentata dalle aspettative di vita dei giovani in condizioni di povertà, quest'ultima spegne ogni crescita futura e l'individuo si rassegna e si sente impotente. Questa mancanza di ambizioni è dovuta in primis al fatto di non poterle esprimere nella realtà e quindi l'individuo rinuncia al suo sogno. Molti genitori tendono a spostare le proprie ambizioni sui figli puntando sulla loro istruzione, mentre molti altri convincono i figli evitare percorsi più difficili per evitare ai ragazzi il fallimento. Su queste riflessioni si colloca l'approccio delle capacità che misura l'uguaglianza di opportuno in termini di libertà positiva e libertà negativa tenendo conto delle diversità umane dovute a razza, religione, età, salute ecc... Questo è un concetto di libertà che trova espressione nella definizione di libertà universale di Maria Montessori che voleva liberare la vita degli oppressi togliendo gli ostacoli che non permettevano lo sviluppo armonico, ciò viene messo in atto nella Casa dei Bambini a San Lorenzo, un luogo abitato da gente povera. Questi bambini grazie all'intervento della Montessori erano progrediti poiché erano animati da curiosità e desiderio di apprendere assente nei bambini ricchi chi si appassionavano poco. Se povertà significa anche povertà educativa ciò vuol dire che l'assenza di istruzione azzerano le possibilità di vita degli individui e spesso dove non ci sono problemi economici spesso ci sono situazioni pregresse di povertà o assenza di istruzione. Molti dei detenuti rinchiusi nei nostri penitenziari sono rimasti schiacciati da un sistema sociale che invece di far venir fuori i loro talenti li ha soppressi, ed è per questo che troviamo persone incattivite e che odiano chi ha di più di loro, questo è il motivo per cui si va alla ricerca di un benessere economico fittizio. La povertà c'entra sempre e come possiamo vedere nel film "Parasite" una famiglia di esclusi dà vita ad una tragedia sociale che culmina nel sanguinario contrasto tra Ricchezza e Povertà in cui muore l'ideale romantico chi vede i poveri animati da buoni valori e dall'onestà. Perciò abbiamo il dovere morale di cambiare le cose. CAPITOLO 5: DALLA POVERTÀ ALLE POVERTÀ EDUCATIVE: RIFLESSIONI E INTERVENTI IN RELAZIONE AGLI OBBIETTIVI DELL’ AGENDA 2030 (di Marisa Musaio) 1. Povertà in crescita in un quadro di emergenza. Nello scenario di emergenza sanitaria preoccuparsi della povertà implica a non rimanere sulla superficie del problema ma avvicinarci a cosa vuol dire essere poveri ed essere esclusi da un'educazione. Nella World Bank, che serve per promuovere lo sviluppo mondiale e ridurre le disuguaglianze possiamo vedere come gli sforzi degli ultimi decenni per combattere la povertà, sono stati condizionati dalla pandemia tant'è che si pensa che i progressi degli ultimi 5 anni vengono cancellati. La World Bank infatti, ha stimato che già dal 2020 altri 40/60 milioni di persone cadranno in povertà. Queste previsioni vengono confermate anche dalle Nazioni Unite, se leggiamo i documenti internazionali notiamo come la povertà sia una sfida in corso che coinvolge numerose istituzioni per contrastare la povertà. Per molti decenni la comunità internazionale ha cercato di eliminare la povertà estrema ma nonostante ciò molte persone ci vivono ancora. Il World Social Report del 2020 pubblicato dalle Nazioni Unite, ci ricorda quanto la disuguaglianza sta crescendo sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati aumentando così le divisioni. Nell'ultimo rapporto delle Nazioni Unite, si ricorda il rischio nel quale incorrono oltre due terzi della popolazione, tra cui anche i paesi che avevano registrato una diminuzione della povertà come Brasile, Argentina e Messico. Il documento fa riferimento alle conseguenze della disuguaglianza sul piano personale e su quello sociale perché società diverse fanno più difficoltà a ridurre la povertà. Per il rapporto mondiale del 2020, il cambiamento tecnologico, la migrazione e la crisi climatica possono essere sfruttati per un mondo più equo o per aiutare a dividerci di più, sta a noi la scelta. Il riferimento alle fonti internazionali cerca di comprendere in che modo questi dati gravano sulle condizioni di vita dei bambini perché si vuole garantire la protezione sociale di questi ultimi, perciò si deve intervenire per evitare che le loro condizioni di salute e di vita subiscano un aggravamento. Da qui si comprende lo sforzo messo in atto già dall'Agenda 2030 con i suoi 17 obiettivi che fungono da coordinate per comprendere il tema della povertà. 2. Interpretare le povertà. I numeri della povertà educativa ci dicono di una situazione di indigenza non solo di crescita ma che presenta al suo interno aspetti diversi per questo gli esperti parlano di povertà al plurale, infatti occorre prestare attenzione alle tante cause che possono portare la persona a situazioni difficili, ciò può dipendere da problemi di coppia, di famiglia, di malattia ecc... tutte condizioni che lasciano un segno indelebile nella vita di questa persona. La povertà è una condizione che si mischia con altre condizioni di difficoltà per questo deve essere affrontato da più punti di vista. In questi anni le attività di ricerca si sono impegnate a trovare nuovi profili della povertà per realizzare incontri tra chi la vive e chi opera per aiutarli, questo per incontrare i tanti volti che a causa della crisi Vanno ad accrescere le manifestazioni della povertà. Dal punto di vista della pedagogia c'è bisogno di formare nuovi profili professionali che sappiano riconoscere le nuove povertà, sapendo cosa fare e come avvicinare questi soggetti per riuscire a dare loro voce, l'operatore Infatti deve farsi interprete e testimone di questa fatica di vivere, tenendo presente che la povertà può toccare la vita di chiunque e si alterna non solo di disagi e angosce ma anche del desiderio di superarla. Le riflessioni di Bauman hanno fatto avvicinare tanti interlocutori per avere un'interpretazione della povertà, vista come estrema solitudine del cittadino globale vive in una città in cui si verificano continue disuguaglianze e trasformazioni. Ad oggi aumenta il numero delle persone che hanno bisogno di aiuto e che si recano nelle mense benefiche, tra le nuove povertà ci sono padre disoccupati, separati, anziani ecc... La rottura dei legami familiari insieme alla perdita del lavoro sono due delle cause più frequenti di povertà. La crisi economica va di pari passo con la perdita dei valori, tant'è che oggi i giovani si sentono abbandonati e privati di una rete educativa. Le narrazioni intorno alle povertà ci parlano di un quadro di debolezza sociale in cui intere famiglie sono deboli, di ragazzi che non trovano lavoro o di altri che hanno difficoltà a trovare dei luoghi dove incontrarsi con i coetanei, ed è così che il giovane è perseguitato da sentimenti di delusione e incertezza e dalla mancanza di un progetto per il futuro. Queste situazioni difficili sono aumentate con la crisi della famiglia e della scuola, infatti se alla povertà materiale aggiungiamo quella culturale è difficile potersi affermare e autorealizzarsi. 3. Dal invisibilità alla visibilità. La povertà implica mettere sotto una lente di ingrandimento gli invisibili per essere in grado di accoglierli. Gli invisibili devono essere conosciuti e interpretati da vicino perché sono molte le cause che hanno portato alla povertà persone che vivevano una vita dignitosa, soprattutto per mancanza di stabilità economica. Quando parliamo di invisibili ci riferiamo a qualsiasi fascia d'età. Le diverse forme di povertà portano con sé nuove difficoltà come l'esclusione sociale, mentre dal punto di vista personale l'invisibilità è caratterizzata da una serie di vissuti che ci descrive anche Ralph Ellison: L'uomo è invisibile perché la gente si rifiuta di vederlo e quando gli altri si avvicinano si guardano intorno ma non vedono ciò che c'è realmente nel soggetto. Ellison descrive il dramma di chi è emarginato tanto da finire nell'anonimato che si rileva però una condizione positiva perché consente al soggetto di mantenere la sua diversità. Se la povertà è invisibile abbiamo la responsabilità di renderla visibile e portare l'attenzione sulla povertà vuol dire ridare valore all'essere umano attraverso una prospettiva di rinnovato umanesimo. La povertà è un tema silenzioso racchiuso ancora in stereotipi che impediscono di delineare prospettive che ci fanno capire che vivere in povertà non è solo mancanza di mezzi materiali ma anche di opportunità di apprendere e queste azioni per combattere la povertà sono più potenti per i bambini. Abbiamo bisogno di comprendere le necessità dei poveri per far sì che la povertà non diventi soltanto teoria perché quando si osserva la povertà tutti i giorni capiamo che ha ripercussioni oggettive e quindi quelli che vivono in povertà vanno ascoltati. Le pratiche di aiuto sono indirizzate a chi non ha nulla e a persone che pur avendo uno stipendio non lo sa gestire, il focus di attenzione si deve concentrare sulle storie dei poveri per esplorare da vicino condizioni di aiuto. Per le Nazioni Unite bisogna far sparire gli interrogativi suscitati dalla povertà per restituirli ad un lessico comune condiviso da tutti affinché i soggetti poveri vengano riconosciuti. Le situazioni di povertà aumentano la resilienza degli uomini ma ciò non vuol dire che questi non debbano essere aiutati e rassicurati, anche perché a causa della pandemia la resilienza è diminuita e le disuguaglianze quali rischiano di aggravarsi ancora di più quindi fare qualcosa è una responsabilità collettiva. 4. Un'interpretazione pedagogica della povertà Davanti alla difesa del principio che ogni vita umana è degna di essere vissuta la povertà costituisce una contraddizione e l'opposizione tra uguaglianza e disuguaglianza, esclusione ed inclusione e malessere e benessere sono solo alcune coppie di opposti che caratterizzano questo fenomeno. La povertà non è un tema nuovo nella storia delle scienze umane e sondare questo fenomeno dal punto di vista educativo è una delle sfide più grandi che i governi devono affrontare. L'interpretazione pedagogica si accosta al tema delle vecchie e delle nuove povertà in particolare a quelle educative per fornire degli strumenti di riflessione che portino gli operatori socio-educativi a delineare una diversa narrazione della povertà contribuendo a creare interventi possibili, a questo punto le analisi dei dati sono fondamentali se si intrecciano con il riconoscimento di storie e volti delle persone interessate poiché la povertà è espressione di inadeguatezza che può interessare chiunque. L'estensione della povertà riguarda anche gli individui che un tempo erano al sicuro e quindi comporta rivedere criteri di rilevazione e intercettare soggetti che sfuggirebbero alle analisi. Indagando l' essere poveri in una società di produttori Bauman ci ha spiegato che la povertà dipende dall'accesso o meno a determinati livelli di consumo. È difficile integrarci tutti se la società rincorre l'autogratificazione continua. Nel mondo globalizzato in cui viviamo si richiamano solo apparentemente le differenze tra le persone ed è difficile differenziarsi dagli altri a meno che non si conta su una ricchezza economica che ci permette di realizzarci. Anche in filosofia la povertà risulta formata da persone che non possono consumare ciò che si produce e quindi sono viste come un peso perché non possono compensare le loro mancanze, così l'unica risorsa a disposizione dei poveri è l'educazione. Ad oggi i poveri vengono identificati ancora come soggetti che non possono soddisfare i propri bisogni. I cambiamenti in atto evitano di chiedersi perché si diventa poveri e perché si è considerati poveri, e per Bauman questa omissione è grave perché non pone l'attenzione che i poveri meritano e fa sviluppare agli altri uomini ansie e paure verso i poveri. Destano Attenzione anche i cambiamenti nelle iniziative di aiuto verso la povertà svolte in humanity sharing, in cui si può condividere la propria condizione con altri e trovare anche degli aspetti comuni, anche percorrendo questa direzione è possibile trovare mezzi per uscire da questa esistenza indegna. 5. Coniugare riduzione trasformativa della disuguaglianza e vivere sostenibile. Le differenze sociali come quella tra ricchi e poveri sono fattori ricorrenti delle crisi economiche. Le disuguaglianze che derivano dalla povertà riguardano diversi ambiti come la psicologia e l' economia e la povertà non influenza solo le condizioni di vita ma anche la salute mentale della persona. CAPITOLO 6: SIAMO TUTTI POVERI: LA DIMENSIONE NON ECONOMICA DELLA POVERTÀ (di Claudio Crivellari) Premessa: La povertà e la privazione dei mezzi non sono la stessa cosa, infatti soprattutto nel Medioevo la povertà non era disonorevole sia perché era una condizione molto diffusa e sia per l'aspetto culturale e religioso che riteneva la povertà come condizione esistenziale più vicina a Dio. Tutto è cambiato con l'esplosione della società consumista in cui la povertà e vista come un ossimoro da eliminare. Nonostante c'è bisogno di aiutare i più deboli poiché la povertà riguarda anche alcune dimensioni intime dell'uomo, la nostra società non può permettersi di accettare che ci siano più poveri che benestanti. Il fenomeno della povertà si affermò ancora di più dalla crisi petrolifera del 1973, quando l'improvviso aumento del costo del petrolio determinò un calo di produzione nei paesi occidentali, che fecero ricorso alla spesa pubblica. La nuova corrente di pensiero economico neoliberista sosteneva la necessità di fare investimenti, diminuire la spesa pubblica e ridurre l'inflazione; questo pensiero durò dalla fine degli anni 70' alla crisi del 2008, in cui dopo alti e bassi l'economia moderna crollò di colpo, questo portò all'innalzamento del tasso di povertà e ad un occidente fragile. Però i paradigmi economici non sono casuali perché sono il frutto dei valori che la società segue, perciò possiamo affermare che la nostra società ha prodotto una generazione intera di poveri soprattutto per chi ha tradito le grandi eredità del passato. 1. Povertà di mezzi e povertà d’ esperienza. Il punto di vista di Benjamin è condizionato dal nazionalsocialismo con cui viene a contatto dall'esilio a Ibiza e a Parigi, dove vive sulla propria pelle e la miseria che riconosce come condizione deplorevole. Benjamin analizza il fenomeno della povertà di umanità come catastrofe e parla a nome di quella generazione che tornava muta dai campi di battaglia. Persino Dewey attribuiva a questa povertà la categoria fondamentale visto che era campo teorico ed empirico nel quale si concretizzava il rapporto tra interno ed esterno, soggettività e oggettività, tra uomo e natura ecc... L'idea di rivoluzione artistica come il cubismo è il tema principale del discorso di Benjamin, questo vale anche per Einstein che stava rivoluzionando i paradigmi della fisica, per Loos, per il Bauhaus, per Brecht che nelle sue opere esprimeva la pietà per i poveri e in particolare Le Corbuiser che esalta con la sua architettura le forme geometriche semplici e la concezione della casa. Queste sono tutte personalità importanti accumunate dalla stessa voglia di ricominciare da capo per un futuro migliore e forse anche oggi siamo vittime della stessa condizione esistenziale poiché oggi ci siamo riscoperti come nuovi poveri, la nostra è una povertà più profonda e dannosa da cui però possiamo uscire se cogliamo il fenomeno in tutti i suoi aspetti, anche quelli meno evidenti. 2. Il desiderio di mancanza. La povertà assume una valenza più complessa perché diventa una condizione dello spirito caratterizzata dal vuoto esistenziale tutti aspetti che però non consentono di rassegnarci a quelle forme di povertà che creano lo sfruttamento e né che ne giustificano la diffusione nei paesi più ricchi visto che le disuguaglianze non sono più storicamente necessarie e che non sempre il benessere ha portato alla felicità. La povertà si è accorta la condizione filosofica perché è da sempre che la povertà interroga la filosofia, la filosofia stessa è desiderio di mancanza perché c'è bisogno di arrivare ad un sapere più grande. Per A. Bellan, la filosofia è povera e la povertà è la condizione stessa del filosofare ma senza coscienza la filosofia non esisterebbe. La povertà filosofica è una scelta che non c'entra con la miseria. Spesso la povertà dello spirito è giustificata dalla povertà materiale questo per eliminare dalla memoria la prima. Un desiderio di mancanza che ci fa pensare a Francesco d'Assisi che sceglie di vivere una vita povera ma non si priva dei mezzi di sussistenza, per questo possiamo dire che San Francesco non esalta la miseria ma attraverso la sua scelta di vita vuole imitare Dio e raggiungere la gratitudine. San Francesco decide di diventare povero tra i poveri e si spoglia di ogni proprietà perché non voleva essere solo povero ma conforme a Cristo; Francesco vive la povertà evangelica che è diversa dalla miseria. Per D. Di Cesare, chi è povero subisce delle privazioni che non possono essere giustificate perché la povertà ha a che fare con la schiavitù, infatti il povero è prigioniero di una condizione spesso ereditaria. La povertà e la ricchezza sono condizioni provvisorie e spesso ereditarie perciò è ingiusto addossare la colpa a un povero per la sua condizione. C'è bisogno di recuperare la ricchezza e la povertà non dall'economia ma nei valori umani. 3. La povertà educativa tra mancanza di mezzi e disagio esistenziale. Per recuperare i valori umani è necessario che chi si occupa di educazione si deve interrogare sulla povertà nella sua percezione sociale, andando ad analizzare la sua influenza sui contesti in cui si concretizza. L'obiettivo è quello di individuare una soluzione in cui i poveri si liberano dalla loro vergogna perché alcuni processi formativi continuano a colpevolizzare gli stessi poveri della loro condizione di povertà. Questi presupposti ci fanno capire i motivi per cui la povertà viene associata alla mancanza di reddito ma ciò non è in grado di farci comprendere la gravità del problema. Pertanto, come ricorda G. Brugnera i volti della povertà educativa possono rappresentare molte direttrici da seguire per arrivare ad affrontare il problema, centrando l'attenzione sulla qualità della vita e analizzando il fenomeno da vari aspetti. La povertà è un fenomeno multidimensionale perché comprende vari aspetti, se si stringe il campo di analisi la povertà dei bambini dipende dalla propria famiglia di appartenenza e dal sistema scolastico che fanno crescere la povertà educativa. Nel campo economico la povertà si basa su reddito percepito da un soggetto o da una famiglia ma nel caso della povertà educativa ci troviamo di fronte a un fenomeno ancora indefinito. Il concetto di povertà educativa è stato introdotto da alcuni sociologi alla fine degli anni 90 per sottolineare la multidimensionalità del fenomeno che solo negli ultimi anni ha registrato un impegno statistico che chiamano in causa il fallimento formativo caratterizzato da numerosi abbandoni scolastici, in cui si priva ai giovani la possibilità di apprendere, di sviluppare le proprie capacità e talenti. Se non si sviluppano queste potenzialità è presente da un lato la mancanza di competenze cognitive e dall'altro la mancanza delle competenze non cognitive che incidono sull'autostima, sull'empatia ecc... I danni provocati dalla povertà educativa riguardano quindi una scarsa maturazione di competenze sociali e civiche. Secondo W. Nanni e V. Pellegrino, il concetto di povertà educativa è ambiguo come tutte le altre situazioni di povertà e c'è il rischio di avere infiniti tipi di povertà. Il fenomeno della povertà educativa è privazione dell'opportunità di apprendere e far fiorire le proprie capacità e i propri talenti. In Save the Children, la definizione di povertà educativa richiama da un lato la convenzione ONU sui diritti dei giovani ad avere un'istruzione e un'educazione per fare in modo che il soggetto sviluppi la sua personalità e le sue capacità e dall'altro poggia sulla teoria delle social capabilities di Martha Nussbaum, secondo lei per arrivare all'uguaglianza sociale bisogna promuovere la libertà individuale, ovvero l'opportunità che ci permette di realizzare i propri progetti di vita. Secondo gli studi di Save the Children, negli ultimi 10 anni è triplicato il numero di bambini che si trovano in povertà assoluta legato alla povertà educativa che non permette ai bambini di fiorire, ad oggi anche nel ricco occidente molti bambini si trovano in questa situazione. La povertà educativa è una povertà che nessuno vede o denuncia ma che agisce sui giovani portando gravi conseguenze, come l'accrescimento di ancora più povertà. I tanti giovani che abbandonano prematuramente gli studi solitamente non hanno mai letto un libro, non praticano sport e non hanno accesso ad attività ricreative. La povertà economica è una delle facce della povertà educativa, tant'è che sono due fenomeni che si alimentano a vicenda, si trasmettono di generazione in generazione e stroncano i sogni. Pochi anni fa è stata creata la piattaforma Europea contro la povertà, che insieme all'aiuto degli Stati membri e delle istituzioni europee mira a eliminare la povertà infantile, superare le discriminazioni e promuovere l'inclusione attiva nel lavoro. Per quanto riguarda la dispersione scolastica le strategie adottate sono indirizzate verso la promozione del successo formativo, infatti attraverso delle ricerche che ci hanno permesso di individuare dei fattori interni ed esterni alla scuola possiamo arrivare a spiegare il fenomeno della dispersione, inteso come un processo in cui si verificano ritardi e uscite anticipate dal sistema scolastico. Tra i fattori esterni troviamo il contesto economico e quello familiare e il livello di criminalità e il tasso di disoccupazione ad esempio favoriscono la dispersione, mentre offerte formative e disponibilità di infrastrutture contengono la dispersione. In questo contesto è importante il contributo di docenti ed educatori che attraverso la loro sensibilità promuovono percorsi educativi e di apprendimento nel progettare i programmi più efficaci per restituire dignità ai poveri. CAPITOLO 7: POVERTÀ EDUCATIVA E DISABILITÀ. LA SITUAZIONE DELLA SCUOLA ITALIANA. (di Alfonso Nori) 1. La scuola italiana: svolta autonomistica e povertà educativa. Dopo l'aziendalizzazione del servizio sanitario nazionale si è passati alla svolta "autonomistica" della scuola, in cui troviamo istituti scolastici sul mercato dell'offerta formativa. Questo modello è stato ripreso da Milton Friedman che è a favore della privatizzazione del sistema scolastico pubblico, lui ha ricevuto numerose critiche da Noam Chomsky che ricorda come negli anni 50/60' l'America è cresciuta grazie all'istruzione pubblica gratuita. Questa svolta coincide con un arretramento della spesa pubblica per quanto riguarda l'istruzione, perciò l'ONG Save the Children ha considerato devastante il taglio per l'istruzione del 2008 e la ricerca di 8 miliardi di euro in 3 anni. Le conseguenze negative sono evidenti sul piano delle abilità linguistiche e matematiche degli studenti italiani, infatti si parla di aumento della povertà educativa intesa come privazione di sviluppare liberamente capacità e talenti. In Italia i minori che vivono in povertà assoluta sono aumentati notevolmente, soprattutto a causa della crisi economica, infatti dopo la riforma scolastica del 2008 si sono verificati molti più abbandoni scolastici precoci. Per quanto riguarda gli edifici scolastici italiani, il 53,9% non è agibile e già dal 2004 l'agenzia Europea per lo sviluppo dell'Istruzione degli alunni disabili sottolineava la tendenza delle scuole a politiche di reclutamento antitetiche sull'integrazione dei disabili, infatti anche in Italia c'è un affievolimento del diritto allo studio per tutti La situazione è problematica anche nelle scuole, a partire dalla accessibilità degli edifici scolastici, infatti solo poche scuole hanno abbattuto le barriere architettoniche e su questo il sud Italia si trova svantaggiato rispetto al nord. Il numero di studenti disabili è aumentato in tutti gli ordini scolastici ed è aumentato anche il numero di insegnanti di sostegno, probabilmente la scuola si è impegnata ad accogliere meglio gli studenti disabili ma spesso gli insegnanti presenti non hanno la specializzazione per il sostegno. Un dato negativo dell'ultimo anno è che molti alunni disabili hanno cambiato l'insegnante di sostegno e questo non aiuta il loro percorso di studi, ma c'è anche un dato positivo ovvero che gli alunni disabili trascorrono la maggior parte del tempo dentro la propria classe insieme ai loro compagni, ma purtroppo pochi alunni disabili possono partecipare alle gite scolastiche e questo non li aiuta ad integrarsi. Alcuni disabili sono riusciti a diplomarsi o laurearsi, la maggior parte di questi sono uomini mentre la minoranza è rappresentata dalle donne, ad oggi questa differenza è inferiore grazie alle norme degli anni 70' che hanno favorito l'inclusione dei disabili. Solitamente la maggior parte degli alunni disabili si iscrivono a scuole superiori con indirizzo professionale, queste scuole permettono di trovare lavoro immediato anziché frequentare l'università. Queste scelte sono condizionate dal contesto familiare che rappresenta una barriera per completare i propri studi e così facendo la famiglia riduce le opportunità di successo delle persone disabili, spesso perché sono i genitori stessi ad avere bassi livelli di istruzione. Le difficoltà che si hanno nel percorso scolastico si ripercuotono anche sul lavoro perché più il livello di istruzione è scarso e più si ha difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro e questo vale anche per i disabili, infatti quelli ad essere più occupati sono coloro con alti titoli di studio, successivamente ci sono i diplomati e infine quelli con la licenza media. 6. Gli effetti aggiuntivi delle recenti misure anti-pandemiche per il distanziamento sociale. La crisi derivata dalla pandemia ha influenzato negativamente la vita degli studenti e delle loro famiglie soprattutto per la chiusura delle scuole. Gli studenti disabili partono svantaggiati perché il loro apprendimento richiede più tempo e risorse e questo include un apprendimento più costoso perché bisogna fornirli di attrezzature apposite per loro. Gli studenti disabili inoltre, perdono l'accesso ai pasti a scuola e al gioco con gli amici. Molto spesso gli insegnanti non sono adeguatamente formati perché non hanno le competenze ICT, inoltre l'insegnante non è in grado di svolgere lezioni online e di coinvolgere gli studenti, quelli ad essere più penalizzati sono gli alunni con disabilità intellettive e relazionali.. Per evitare le disuguaglianze nello studio, la FISH fai in modo che i docenti di sostegno nelle scuole contattino subito le famiglie degli alunni disabili per concordare azioni didattica a distanza senza che siano le famiglie a sentirsi abbandonate e a contattare la scuola. Il compito del dirigente scolastico è quello di verificare che le famiglie abbiano pc o tablet per svolgere la DAD e in caso contrario di fornire questi strumenti. Qualora ci siano delle disfunzionalità bisogna comunque garantire che la didattica vada avanti attraverso interventi domiciliari con gli insegnanti dell'alunno disabile. Considerazioni conclusive: Solo di recente le istituzioni si sono preoccupate della povertà educativa dei disabili, concentrandosi anche sui minori perché solitamente si pensa agli anziani. Per contrastare la deprivazione educativa bisogna investire sui minori e sulle loro famiglie per superare le disuguaglianze, solo superando le disuguaglianze si creeranno comunità resilienti. Per l'alunno disabile si è pensato al piano educativo individualizzato (PEI) che contiene gli interventi educativi e didattici, gli obiettivi prefissati e i criteri di valutazione del percorso didattico di ciascun alunno disabile. Il PEI supporta la famiglia anche economicamente e incentiva l'inclusione scolastica e si collega con tutte le altre occasioni di crescita che si creano attorno al minore. I dati sulla correlazione tra disabilità e povertà in Italia confermano che la presenza di un disabile in famiglia aumenta le difficoltà economiche, in seguito la povertà è economica della famiglia è collegata alla povertà educativa che colpisce i minori perché per assistere il disabile, i familiari esauriscono tempo ed energie per dedicarsi ad occasioni educative. L'integrazione tra PEI ed interventi sanitari e assistenziali potenzia le azioni sul minore sviluppate tra scuola ed extrascuola, coordinando l'attività degli educatori con quella degli operatori domiciliari, in questo modo si può garantire anche la partecipazione dei disabili all'alternanza scuola lavoro. È importante operare tempestivamente affinché i fondi per il contrasto della povertà educativa delle regioni si integrino come "budget di progetto". Il modello politico- amministrativo del documento si basa sul principio di sussidiarietà in cui lo stato cede quote di potere assistenziale ai privati in cambio di responsabilità da parte degli stessi, ma questa prospettiva va conciliata con la pandemia che a quanti sostenevano l'inutilità del welfare state, ha dimostrato quanto sia importante nel sistema pubblico la sanità, l'istruzione e la ricerca scientifica.