Scarica Bullismo: Natura Sociale e Prevenzione in Scuola - Prof. Bacchini e più Dispense in PDF di Psicologia dello Sviluppo solo su Docsity! PREVENIRE E CONTASTARE IL BULLISMO E IL CYBERBULLISMO La parola bullismo è nata in Italia nel 1997, quando Ada Fonzi pubblica il libro “il bullismo in Italia, il fenomeno delle prepotenze a scuola dal Piemonte alla Sicilia”. Prima il bullo era definito un simpatico spaccone, mentre nei paesi anglosassoni il fenomeno era già definito nel significato che ha attualmente. Il bullismo è sempre esistito ed è un fenomeno trasversale a tutte le culture. In Italia si inizia a parlare seriamente di bullismo nel 2006 quando dei ragazzi inseriscono su youtube un filmato in cui aggrediscono un compagno disabile durante le lezioni. Nel video ci sono anche ragazzi complici, alcuni che ridono ma non agiscono violenza diretta e altri in classe che continuano a studiare senza difendere il compagno che stava subendo l’aggressione. Piano nazionale del MIUR, inoltre esiste una legge nazione e una regionale, ogni scuola deve avere un referente antibullismo. Il BULLISMO è un fenomeno che Olweius nel 1997 definisce come atto aggressivo condotto da un individuo o da un gruppo ripetutamente nel tempo contro una vittima che spesso non riesce a difendersi. È caratterizzato da 3 elementi: - Asimmetria di potere > molti contro uno, uno più alto/grande/forte rispetto all’altro stigma per - aspetto fisico - orientamento sessuale > bullismo omofobico - appartenenza etnica > bullismo etico -disabilità - verso i compagni più dotati - bullismo sessista basato su stereotipi di genere - bullismo sessuale > molestie sessuali caratteristiche psicologiche: una persona più vulnerabile, più timida, più insicura può essere più facilmente oggetto di prepotenze. Può dipendere anche dal prestigio familiare. Il bullismo non dipende dalla cultura, ma la cultura determina i tipi di asimmetria di potere. - Intenzione aggressiva - Persistenza nel tempo > relazione sistematica, sistematicità dell’atto aggressivo Il bullismo è definito anche ABUSO SISTEMATICO DI POTERE Distinzione tra bullismo - Diretto > aggressività fisica o verbale - Indiretto > più sottile e nascosto, esclusione, mettere in giro voci (vere o no) CYBERBULLISMO = è una modalità/forme di espressione del bullismo, non un fenomeno diverso dal bullismo, comporta l’uso di tecnologia per mettere in atto bullismo. Differenza nel criterio della ripetizione dell’atto aggressivo: nel cyberbullismo la ripetizione è insita nell’azione stessa, il contenuto digitale è per sua natura replicabile, sono gli utenti della rete che contribuiscono alla diffusione, non è necessario che il bullo ripeta più volte l’atto. - Anonimato > de-responsabilizzazione. Nel normale bullismo il bullo è ben riconoscibile, anzi fa il bullo per mettersi in mostra e ottenere riconoscimento sociale, nel cyberbullismo no, la deresponsabilizzazione è favorita dalla distanza dalla vittima (è più facile provare empatia quando c’è prossimità fisica) di cui non si vede la reazione immediata di dolore - Senza spazio e senza tempo > facilità di accesso. Non circoscritto allo luogo spaziale e temporale scuola. Al normale bullismo assistono le persone presenti in quel momento e in quello spazio fisico ben definiti, il cyberbullismo può essere fatto in qualsiasi momento e non può essere evitato (per esempio cercando di tenersi lontani dal bullo). - Pubblico più vasto. Gli studi mostrano che il bullo prendeva di mira la vittima solo se c’era un pubblico per mettere in mostra il proprio potere. In rete il pubblico c’è sempre ed è vasto, le persone che hanno bisogno di sentirsi riconosciuti dagli altri hanno una platea enorme per mostrare il loro potere attraverso il cyberbullismo. - Permanenza nel tempo - Rapida diffusione. Nella vita reale un pettegolezzo potrebbe scemare o diffondersi lentamente, in rete tutto arriva a tutti nell’arco di pochissimo tempo. 4 classi: - Attacchi scritto-verbali: scrivere qualcosa che ferisce, mette in cattiva luce, danneggia - Attacchi visuali: utilizzo di video/foto che ridicolizzano la vittima - Impersonificazione: entrare nell’account della vittima e scrivere delle cose (se amici/partner hanno le password) o creare un profilo falso con nome della vittima per metterla in cattiva luce - Esclusione: escludere da gruppi whatsapp, creare gruppi senza la vittima per parlare male di lei Natura sociale dell’aggressività nel fenomeno del bullismo (Salmivalli) > rivoluziona la visione del bullismo, non sono coinvolti solo bullo e vittima ma si tratta di un fenomeno molto più complesso, non riguarda solo le caratteristiche di personalità del bullo e della vittima, ma in termini sistemici, l’intro contesto in cui questo fenomeno avviene. Ci sono altri attori sociali: - i sostenitori che rinforzano i comportamenti del bullo incitandolo o ridendo - spettatori silenziosi (outsiders) che guardano da lontano senza intervenire - assistenti/aiutanti del bullo (non vengono definiti bulli perché non sappiamo se avrebbero preso l’iniziativa da soli ma in presenza della persona aggressiva lo seguono e si comportano in modo aggressivo anche loro). - aiutanti della vittima (helpers) > gli interventi antibullismo consistono principalmente nel trasformare gli outider in aiutanti della vittima, molti vorrebbero fare qualcosa ma non sanno cosa fare e non hanno gli strumenti per farlo Non ha senso intervenire solo sul bullo perché egli non è motivato a cambiare comportamento dato che gli permette di avere riconoscimento sociale; non ha senso intervenire sulla vittima perché non elimina il fenomeno ma fa solo sì che il bullo si cerchi un’altra vittima !!! Secondo una diversa teoria perché la MAGGIORANZA SILENZIOSA intervenga in situazioni di emergenza e difendere la vittima sarebbe necessario di: 1. accorgersi della situazione 2. interpretarla come un’emergenza (e non definirla come un gioco o una comune lite alla pari) Capitolo2 APPROCCI EVIDENCE BASED Studi meta-analitici che confrontano i risultati di più interventi per verificarne l’efficacia, dagli studi emerge una riduzione circa del 20% dei fenomeni di bullismo a scuola Comprendere i rischi di una fantasia di onnipotenza dello psi scolastico > c’è una riduzione ma non un’eliminazione del fenomeno a seguito dell’intervento. L’illusione di onnipotenza è alimentata dagli insegnanti che vedono in questa figura la soluzione a tutti i problemi, ciò è la base del fallimento perché crea delle aspettative irrealizzabili, si passa dall’onnipotenza all’impotenza. Un intervento che non produce effetti non è un completo fallimento perché dà informazioni su come (non) procedere in futuro. Interventi di successo: - Sono multicomponenziali: l’efficacia delle varie componenti è valutata in combinazione piuttosto che separatamente, spesso non è possibile sapere con precisione quale sia e se ci sia una componente più efficace rispetto alle altre - Durano nel tempo - Coinvolgono tutte le componenti della scuola - Si basano sulla responsabilizzazione della maggioranza silenziosa - Fedeltà al programma > se si saltano alcune fasi del programma per risparmiare tempo e budget l’intervento potrebbe essere meno efficace - Bisogna tenere conto del rapporto costi-benfici Programmi evidence based Olweus Bullying Prevention Program (Norvegia Svezia) > coinvolge individuo, classe, scuola, comunità Interventi a livello di comunità Conferenza a scuola > anche se non è un momento decisivo che può portare un effettivo cambiamento, è una sorta di manifesto nella scuola per far capire che il fenomeno non viene ignorato Kit di materiali, un manuale per gli insegnanti e uno per i genitori (indizi per i genitori: non voler andare a scuola, frequenti somatizzazioni, stati d’ansia, rifiuto a partecipare ad attività comuni come gite, chiedere frequentemente soldi) Interventi a livello di scuola Incontri tra gli insegnanti per discutere le modalità per migliorare le relazioni tra pari, incontri tra genitori e insegnanti per discutere il tema del bullismo > sono incontri ad alto potenziale esplosivo, difficile da gestire l’incontro tra famiglia e scuola Potenziamento della supervisione durante la ricreazione in cortile e la pausa pranzo Indagini condotte con questionari Formazione di un gruppo di coordinamento Interventi a livello di classe - ricerca di informazioni da parte dei ragazzi sul tema del bullismo - elaborazione di regole di classe contro il bullismo - incontri con i genitori degli alunni della classe Interventi a livello individuale - colloqui con i bulli e i loro genitori e uso di possibili sanzioni non ostili e non fisiche - colloqui con le vittime - colloqui con bambini non coinvolti in modo da favorire comportamenti di difesa della vittima. Risultati: riduzione del bullismo e della vittimizzazione nelle scuole coinvolte, con un’efficacia diversa in base alle diverse componenti del programma implementate; effetti positivi comportamento antisociale degli studenti coinvolti e clima di classe Save (Spagna) Si basa sul costrutto di CONVIVENZA (= solidarietà, fraternità, cooperazione, armonia, comprensione comune, voglia di andare d’accordo e risolvere i conflitti in modo non violento). Principio della gestione democratica delle relazioni interpersonali: gli alunni hanno un ruolo attivo nel processo decisionale. Lavoro di gruppo cooperativo Misure di prevenzione offerte ai bambini coinvolti nel fenomeno (ex quality circle, sostegno reciproco, addestramento all’empatia e all’assertività) e corsi di formazione per insegnanti e famiglie. ViSC (Austria) L’obiettivo è fornire agli studenti (svantaggiati 15-19 anni) strumenti necessari a diventare attori responsabili e competenti in situazioni di conflitto. Teorie: strategie di elaborazione delle informazioni sociali; bullismo come fenomeno di gruppo. 13 lezioni suddivise in tre fasi: 1. Impulsi e dinamiche di gruppo. 6 lezioni con obiettivo di migliorare la competenza degli studenti nell’affrontare situazioni critiche, insegnando loro come osservare le situazioni sociali da diversi punti di vista, utilizzando storie, vignette, discussioni e role-plays. 2. Riflessione. 1 lezione per riflettere su quanto appreso nella prima fase 3. Azione. 6 lezioni durante le quali il conduttore chiede agli studenti di definire come vogliono fruire delle rimanenti lezioni. Questa fase è flessibile. Friendly schools (Australia) Le sue tecniche educative (training di abilità, attività di drammatizzazione e role-play) sono basate sulla teoria socialcognitiva e sulla teoria del comportamento problematico. 3 livelli: l’intera comunità scolastica, la famiglia degli studenti, gli studenti di quarta e quinta elementare e i loro insegnanti. Rispetto alle componenti d’intervento il programma prevede di coinvolgere figure chiave, come: il rappresentante dei genitori, lo psicologo scolastico, l’infermiera della scuola e lo staff dei docenti. Ogni membro è dotato di un manuale specifico di strategie. Tale manuale è una guida step by step. Gli interventi rivolti alle famiglie prevedono attività da fare a casa collegate alle lezioni scolastiche - Cyberfriendly Schools Program (Australia) è uno sviluppo del programma originario e prevede: strumenti multimediali creati dai ragazzi, coinvolgimento dei ragazzi come leader del progetto, attività condotte in classe dall’insegnante (conoscenza del contesto virtuale, codice di comportamento da tenere online, rispetto della privacy), coinvolgimento della scuola nella sua totalità, sito web per famiglie. Sheffield anti-bullying program (UK) Politica antibullismo destinata a tutta la scuola. Il programma propone alle scuole di scegliere tra varie attività: lavori curriculari (ad esempio video, teatro, lettura, circoli di qualità); giochi e gestione della ricreazione; lavori da fare a livello individuale o in piccoli gruppi (ad esempio peer-couseling, insegnare l’assertività alle vittime, il metodo Pikas). Gli autori non indicano quante di queste strategie debbano essere implementate affinché il programma abbia successo. Bulli e pupe (Italia) Studenti 10-16 anni, ma gli effetti positivi sulla vittimizzazione hanno coinvolto solo i ragazzi più grandi. Diretto sia al gruppo dei pari che ai singoli bambini, condotto dalle insegnanti della classe opportunamente formate. Attività relative a tre aree analizzate in tre video e un opuscolo: - violenza tra pari in età adolescenziale. - effetti della violenza familiare sui bambini - Ciclo della violenza, tratta degli effetti a lungo termine della violenza sugli adulti che sono stati maltrattati durante la loro infanzia Programmi internazionali contro il cyberbullismo Programma finlandese KiVa è il più famoso a livello internazionale perché quello su cui sono state condotte più ricerche di efficacia. - Medienhelden Eroi dei media (Germania): pensato per ragazzi 11-17 anni, 2 versioni (una di 1 giorno e l’altra di 9 giorni). Attività di role play, apprendimento per imitazione, rinforzi, riflessioni morali. Il focus è sull’empatia (per questo aspetto è più efficace la versione breve) e sui meccanismi cognitivi responsabili del cyberbullismo (più efficace la versione estesa). - SIC 3 (Italia): programma coordinato dal MIUR che prevede diverse azioni da attuare nelle scuole a livello nazionale e due hotlines per la segnalazione di contenuti inappropriati online e una helpline gestita da Telefono Azzurro per fornire supporto in merito a esperienze negative inerenti all’utilizzo delle nuove tecnologie. - KiVA (Finlandia) Valorizzazione degli insegnanti come professionisti che dopo una formazione iniziale possono gestire in modo competente i casi di bullismo; evidenza empirica e coerenza con il modello scientifico di riferimento; ruolo chiave del gruppo classe e degli osservatori come risorsa. Azioni universali: 10 lezioni in un anno tenute da insegnanti formati con tutti gli studenti delle classi coinvolte, basate su video, letture, role plays competenti, con una formazione psicologica, in grado di gestire le dinamiche complesse e i vissuti che emergono - Responsabilizzazione sulle norme. Regolamento della classe/scuola co-costruito con gli studenti > favorisce l’interiorizzazione delle norme e il rispetto di queste. Il processo di costruzione delle norme deve essere di tipo induttivo, deve favorire l’emergere dal basso delle proposte. L’attenzione all’antibullismo deve essere inserita nel POF della scuola in modo che questa prenda una precisa posizione sul tema. Esempio modello a 4 unità > potenziamento di alcune abilità di base (ex empatia) che poi possono essere utili per prevenire e contrastare il bullismo. 1. Importanza di vivere in un contesto di classe positivo, in cui ci sia rispetto reciproco e collaborazione 2. Consapevolezza sul clima di classe negativo, definizione di bullismo e delle sue forme 3. Potenziamento della consapevolezza emotiva (ex con attività che descrivano le espressioni facciali delle emozioni con dei disegni) 4. Potenziamento dell’empatia con il vissuto della vittima, focus sul ruolo degli spettatori silenziosi nell’interrompere le prepotenze Capitolo4. Interventi di prevenzione universale nelle scuole secondarie Sono maggiormente rivolti al contrasto del cyberbullismo La prima cosa da fare è il monitoraggio, in questa fase è necessario mettere al centro i ragazzi e basarsi sulle info da loro fornite per cogliere il problema dal loro punto di vista, in questa fascia d’età sono meno efficaci osservazioni dirette e resoconti degli insegnanti e più efficaci le NOMINE DEI PARI e i QUESTIONARI SELF- REPORT (un limite di quest’ultimo strumento è la desiderabilità sociale e la difficoltà di autoetichettarsi come bullo o vittima). Agire sulla MAGGIORANZA SILENZIOSA facendo capire la differenza tra scherzo e bullismo e stimolare una responsabilizzazione. Per aiutare l’immedesimazione con la vittima si può usare materiale video ma è importante che si tratti di video recenti e vicini come linguaggio, comportamenti e ambientazione al contesto sociale degli spettatori! Lavorare sull’empatia (i bulli in realtà hanno una buona teoria della mente e sono ben consapevoli delle emozioni altrui!) per esempio facendo costruire una mappa delle emozioni = si riflette insieme sulle emozioni provate dalla vittima e costruire una mappa con antecedenti dell’emozione, reazioni corporee, immagini sensoriali (colori, musiche, film legati a quell’emozione), reazioni comportamentali. Spesso gli spettatori non difendono la vittima perché non sanno come comportarsi o ritengono che la loro azione non possa cambiare le cose. Uno degli interventi consiste nel presentare tutti i possibili modi per agire: - Prendersi cura della vittima (ex consolarla) - Adottare comportamenti pro vittima (difenderla) - Adottare comportamenti anti bullo (affrontarlo, riprenderlo, non ridere e non rinforzare i suoi atti) - Cercare aiuto Un modo pratico per farlo è attraverso la drammatizzazione: si mette in scena un atto di bullismo e gli spettatori devono intervenire nella scena nel modo che ritengono più efficace, lo fanno diversi spettatori presentando la loro soluzione finché non si giunge a una soluzione considerata giusta da tutti. Ogni attività è seguita da un momento di discussione in cui vengono dati spunti di riflessione sull’argomento della specifica attività! PEER EDUCATION e PEER SUPPORT La peer education nasce negli anni ’70 con progetti legati alla prevenzione della dipendenza da alcol e da sostanze stupefacenti e della diffusione dell’AIDS. PEER EDUCATION = metodo educativo in base al quale alcuni membri di un gruppo vengono responsabilizzati, formati e reinseriti nel proprio gruppo di appartenenza per realizzare specifiche attività con i propri coetanei. Approcci divisi in 2 macrocategorie: MODELLI DI SUPPORTO e DI TIPO EDUCATIVO - Peer tutoring: accento posto sull’apprendimento condiviso, un ragazzo più esperto insegna agli altri - Peer collaboration: risoluzione di un problema attraverso la collaborazione, ogni persona possiede un “pezzo” e solo se messi insieme possono risolvere la situazione - Peer counseling: incontri individuali o di gruppo per discutere di specifici problemi con pari esperti che li hanno già vissuti e superati, può avvenire dal vivo, attraverso linee telefoniche di aiuto o su piattaforme online - Mediazione tra pari: aiutare due parti in conflitto a immedesimarsi nel punto di vista dell’altro e giungere a una soluzione comune - Modello dell’operatore amico: compagno di classe che durante la normale vita di classe organizza giochi o occasioni di socializzazione per aiutare i compagni con difficoltà di apprendimento, isolati o rifiutati Gli interventi di peer education sono vantaggiosi per vari motivi: - Convenienti in termini di costi-benefici (e danno benefici anche ai peer educators) - Realizzano empowerment - Si basano su processi di condivisione già presenti normalmente nei gruppi di pari - I peer educators hanno più successo rispetto ai professionisti a livello di trasmissione di informazioni e fiducia e ci sono maggiori probabilità che l’intervento venga accolto positivamente dal gruppo - I peer educators fungono da modelli positivi > È più facile l’identificazione con un proprio pari Rischi: - La classe potrebbe sentirsi estranea al progetto - I compagni potrebbero provare invidia nei confronti del peer educator - Docenti esterni al progetto potrebbero screditare il lavoro del peer educator La formazione dei peer educators compende acquisizione e potenziamento di: - Abilità comunicative e ascolto attivo - Empatia - Problem solving e strategie di coping - Autostima e autoefficacia - Gestione delle emozioni E una spiegazione chiara di quale sarà il loro ruolo accogliendo loro dubbi e richieste. Esempi di attività per riflettere sulle caratteristiche di un buon ascoltatore: - chiedere alla classe di pensare a una persona a cui si rivolgerebbero per chiedere aiuto e descrivere le sue caratteristiche e fare un cartellone elencando le caratteristiche del “buon ascoltatore”. - role play in cui vengono recitate tre situazioni: non ascolto, ascolto direttivo (suggerire cosa fare, sminuire il problema ecc) e ascolto attivo e alla fine approfondire le caratteristiche dell’ascolto attivo. - Riflessione sulla differenza tra domande aperte e chiuse PROGETTO PEER HELP (articolo Aquilar) nel contesto italiano (campano) 2014-2015 Progetti efficaci hanno in comune il focus sulla responsabilizzazione degli spettatori passivi e la formazione degli insegnanti. Nel contesto italiano sono già stati implementati molti progetti antibullismo, ciò che manca è un piano integrato di azioni a livello nazionale come è invece presente in Finlandia (in cui il progetto KiVa è presente nel 40% delle scuole) e in Norvegia con il progetto Olweus Bullying Prevention Program. Obiettivo generale. Contrasto a bullismo, cyberbullismo e bullismo omofobico = prepotenze rivolte a ragazzi che sono o sembrano omosessuali o che hanno un’espressione di genere non conforme alle aspettative sociali; la peculiarità rispetto al bullismo tradizionale riguarda vergogna, imbarazzo e timore che gli adulti di riferimento possano condividere gli stessi stereotipi omofobi del bullo. Obiettivi specifici. Promozione di un clima scolastico positivo, miglioramento delle relazioni tra compagni di classe, contrasto alla cultura dell’omofobia, promozione di una cultura della legalità. Analisi del contesto. Nel contesto campano il fenomeno è presente con alcune peculiarità: - non ci sono differenze di genere in relazione alle persone che si dichiarano prepotenti - il fenomeno si presenta con le percentuali più elevate di tutto il contesto italiano la cultura della sopraffazione e del sistematico rifiuto delle regole favorisce lo sviluppo del fenomeno - il 50% dei partecipanti a uno studio del 2009 con studenti di varie fasce d’età dalla scuola media a quella superiore dichiara di essere coinvolto nel fenomeno come vittima o bullo, nel 50% dei casi il fenomeno riguardava bullismo omofobico; il 30% dei partecipanti coinvolto in cyberbullismo (anche se il fenomeno era solo agli inizi nel 2009) Partecipanti. 8 scuole delle 5 province della Campania, per ogni scuola 5 classi, 10 peer (tot.80 peer) e 2 docenti tutor. Campione totale 1161 soggetti di età media 15 anni (secondo anno di scuola superiore > ottica preventiva poiché nei primi anni il bullismo è più frequente rispetto agli anni successivi ), distribuiti in gruppo sperimentale e di controllo. Strumenti. 3 scale, divise in due sottoscale (vittima/bullo): Florence Bullying and Victimization Scales, Florence Cyberbullying and Cybervictimization Scales, Homophobic aggressive behavior - Giallo > interventi indicati strutturati a scuola (approccio educativo con l’intera classe, interventi individuali con bullo o vittima, interventi volti al recupero della relazione, interventi che coinvolgono le famiglie) - Rosso > interventi di emergenza che coinvolgono i servizi sul territorio 4. Monitoraggio del caso (valutazione dell’efficacia dell’intervento). Può occuparsene il team antibullismo. Monitoraggio a breve termine (verificare se entro 1 settimana qualcosa è cambiato) o a lungo termine (1/2 mesi). Scelta dell’intervento APPROCCIO EDUCATIVO CON LA CLASSE: da attuare nei casi in cui tutto il gruppo classe è coinvolto (ex è a conoscenza dell’episodio o è stato inserito in un gruppo whatsapp); quando il livello di sofferenza della vittima non è troppo elevato; quando in classe ci sono persone di cui la vittima si fida che possono essere responsabilizzate e attivarsi. INTERVENTI INDIVIDUALIZZATI CON IL BULLO: Colloqui di responsabilizzazione in cui il bullo deve comprendere le conseguenze del danno fatto, l’importanza di costruire relazioni positive e la possibilità di essere un leader positivo, impara a regolare le emozioni e modificare le credenze sul ruolo dell’aggressività come risolutrice di conflitti. Colloqui di riparazione del danno fatto attraverso un approccio non accusatorio che sottolinei i punti di forza e la concreta possibilità di cambiamenti positivi. Approccio disciplinare: avere regole della scuola chiare sui comportamenti errati e sulle sanzioni per i trasgressori INTERVENTI INDIVIDUALIZZATI CON LA VITTIMA: Colloqui in cui si stimola la consapevolezza del proprio diritto a essere protetti contro il bullismo, la fiducia verso gli altri e verso se stesso. Azioni che promuovono strategie per sviluppare le potenzialità della vittima: ad esempio condividere un proprio talento con la classe per aumentare la propria autostima e la percezione positiva da parte della classe. INTERVENTI FOCALIZZATI SULLA RELAZIONE: approcci umanistici che mirano a capire bullo e vittima in quanto persone. In casi meno gravi è possibile ricostruire una relazione positiva tra bullo e vittima attraverso la mediazione (anche se ciò è difficile perché questa tecnica prevede la predisposizione di entrambe le parti mentre invece spesso il bullo non è disposto a collaborare). Nell’approccio riparativo si chiede al bullo di empatizzare con la sofferenza della vittima e alla vittima di perdonare il bullo, il focus e sul recupero della relazione piuttosto che sulla punizione. INTERVENTO IN RETE CON IL TERRITORIO: in casi gravi vengono messi in atto protocolli nei reparti di emergenza ospedalieri per la gestione di casi di bullismo e vittimizzazione, varie fasi: - Screening dei sintomi - Valutazione medica e neuropsichiatrica approfondita - Valutazione del rischio di sviluppare condizioni psichiatriche (con particolare attenzione a depressione e tendenza al suicidio) - Piano d’azione che comporta la presa in carico dell’intera famiglia - Follow up COINVOLGIMENTO DEI GENITORI (in interventi a scuola) in modo diretto (assemblee) o indiretto (comunicazioni sul sito) o in modo integrato di queste due modalità. Possono essere coinvolti - Nella fase di valutazione (è possibile ma non necessario) chiamati dal team antibullismo o perché sono stati proprio loro a segnalare il caso. Rischio: approccio accusatorio nei confronti della scuola) - Dopo la valutazione e la decisione sull’intervento da adottare, vengono condivisi con loro il percorso e gli obiettivi prefissati - Nella fase di decisione di strategie da mettere in campo (modello delle family conferences o riunioni di famiglia). Rischio che per il figlio la partecipazione dei genitori sia percepita come un’intrusione - Alla fine del processo, anche dopo il monitoraggio per informarli del processo svolto. Rischio: la famiglia può accusare la scuola di averla esclusa da un problema che coinvolge un minore