Scarica Principi di economia (Mankiw, Taylor) e più Sintesi del corso in PDF di Economia Politica solo su Docsity! lOMoAR cPSD|4405888 1 1 PRINCIPI DI ECONOMIA lOMoAR cPSD|4405888 2 2 CAPITOLO I - PENSARE DA ECONOMISTI L’economia è lo studio del modo in cui gli individui effettuano scelte in condizioni di scarsità e dei risultati di tali scelte per la società. Due dei più importanti principi dell’economia sono il principio di scarsità e il principio costi-benefici. Principio di Scarsità Principio Costi-Benefici Avere una quantità maggiore di qualcosa significa disporre di una quantità minore di qualcos’altro. Un individuo dovrebbe intraprendere un’azione se i benefici aggiuntivi sono almeno pari ai costi aggiuntivi a essa associati. Es: un gioco da PC costa 25 euro vicino a casa tua, però lo stesso articolo è in vendita in centro a soli 15 euro. Se per arrivare in centro impieghi mezz’ora a piedi, dove ti conviene comprare il gioco? In base al principio costi-benefici, dovrai effettuare l’acquisto in centro se il beneficio supera il costo associato a questa scelta. Ma come puoi stimare il valore monetario del tempo di andare in centro? Se una persona conosciuta da te ti ha offerto 8 euro per andare allo stesso locale e tu abbia accettato, sai che il costo che associ all’azione è pari a 8 euro ⇢ ti conviene acquistare il gioco in centro, poiché i 10 euro che risparmierai superano i 8 euro che rappresentano per te il costo del viaggio. Supponi che per te il costo derivante dal fatto di andare in centro sia pari a 8 euro ⇢ se fai l’acquisto in centro comporterai un surplus economico di 2 euro. L’obiettivo delle scelte di carattere economico è quello di scegliere le azioni che generano il maggiore surplus economico possibile. Se tuttavia la mezz’ora necessaria per andare in centro rappresenta l’unico periodo di tempo che ti è rimasto per prepararti a un’esame nel giorno dopo, il costo opportunità è elevato e è probabile che deciderai di rimanere dove sei. • Costo opportunità ⇢ valore della migliore alternativa cui bisogna rinunciare per compiere un’azione. • Surplus economico ⇢ la differenza fra il beneficio e il costo di un’azione. In base al principio costi-beneficio, dovremmo intraprendere solo le azioni che creano un surplus economico totale positivo. Gli economisti utilizzano il principio costi-benefici come un modello astratto per studiare in che modo un ipotetico individuo razionale effettuerebbe le proprie scelte fra alternative in contrasto tra loro, mas ci sono quattro errori comuni nel processo decisionale: 1. Le persone non hanno una capacità innata di valutare i costi e benefici delle decisioni; 2. Le persone ignorano il costo opportunità; 3. Le persone non ignorano i costi non recuperabili; 4. Le persone non distinguono tra valori medi e valori marginali. lOMoAR cPSD|4405888 5 5 Qualsiasi punto situato lungo la frontiera delle possibilità produttive o al suo interno viene denominato punto raggiungibile, il che significa che è possibile produrre la corrispondente combinazione di beni con le risorse attualmente disponibili (A, B, D). I punti giacenti all’esterno della curva sono detti irraggiungibili nel senso che le risorse al momento disponibili non consentono di produrre la quantità di beni a essi associata (C). I punti all’interno della frontiera si dicono inefficiente, nel senso che le risorse esistenti permetterebbero di produrre una maggiore quantità di almeno uno dei beni senza sacrificare la produzione di alcuno degli altri (D). Punto Raggiungibile Punto Irraggiungibile Punto Inefficiente Combinazione di beni che può essere ottenuta utilizzando le risorse disponibili. Combinazione di beni che non può essere ottenuta usando le risorse disponibili. Combinazione di beni per la quale le risorse disponibili consentirebbero di aumentare la produzione di almeno uno dei beni senza ridurre la produzione di alcun altro. Si consideri allora una società formata da due lavoratori: Susanna (4kg/hr di caffè e 2kg/hr di pinoli) e Tommaso (2kg/hr di caffè e 4kg/hr di pinoli). Susanna Tommaso 20 15 10 5 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 Pinoli (kg) A C D B C a ff è ( kg ) lOMoAR cPSD|4405888 6 6 E Che cosa si evince dal confronto tra la frontiera di Tommaso e quella di Susanna? Tommaso in termini assoluti è meno produttivo di Susanna nella raccolta di caffè, però è più produttivo nella raccolta di pinoli. CAFFÈ: Susanna > Tommaso PINOLI: Tommaso > Susanna Si supponga pertanto che Susanna e Tommaso avessero suddiviso la giornata lavorativa in modo che ognuno producesse per metà pinoli e per metà caffè. Susanna produrrà 10kg di caffè e 5kg di pinoli, mentre Tommaso produrrà 5kg di caffè e 10kg di pinoli. Alla fine, produrranno insieme 15kg di ciascuno dei due beni. Per contro, se entrambi si fossero specializzati nell’attività in cui godono di un vantaggio comparato, insieme avrebbero ottenuto una produzione giornaliera di 20kg sia di caffè sia di pinoli. Se si scambiano i beni, hanno la possibilità di consumarne una combinazione che altrimenti sarebbe stata irraggiungibile (punto E). Nonostante, il modo in cui ci si specializza è rilevantissimo: gli individui dovrebbero specializzarsi nel campo dove hanno un vantaggio comparato. Cioè, Susanna dovrà specializzarsi nella raccolta di caffè, mentre Tommaso dovrà farlo nella raccolta di pinoli. La frontiera delle possibilità produttive per un’economia composta da più individui La frontiera delle possibilità produttive di un’economia costituita da più soggetti è convessa, e la ragione risiede nel fatto che alcune risorse sono più propriamente adatte alla raccolta di pinoli e altre a quella del caffè. La forma convessa è pertanto l’esemplificazione del principio generale secondo il quale, quando si hanno risorse dai costi opportunità differenti, si devono sempre sfruttare per prime quelle cui è assegnato il costo opportunità più basso ⇢ principio del frutto più accessibile. lOMoAR cPSD|4405888 7 7 Spostamento della frontiera delle possibilità produttive Nel lungo periodo di tempo è possibile conseguire un incremento del livello di produzione di tutti i beni ⇢ è esattamente questo il fenomeno indicato con il concetto di crescita economica. La crescita economica consiste in uno spostamento verso l’esterno della frontiera delle possibilità produttive del sistema. Tale processo può essere il risultato di un aumento quantitativo delle risorse produttive disponibili, oppure del progresso nel livello delle conoscenze o della tecnologia. Anche l’espansione demografica determina uno spostamento verso l’esterno della frontiera delle possibilità produttive e, per questo motivo, è spesso annoverata tra i fattori alla base della crescita economica. La densità demografica tuttavia non è affatto l’unico elemento importante che influisce sul grado di specializzazione di un paese. Un grande ostacolo, per esempio, alla specializzazione, può essere costituito da una legislazione statale e da norme doganali che limitano la possibilità di scambiare liberamente beni e servizi. Riepilogo In un’economia caratterizzata da due beni, la frontiera delle possibilità produttive descrive la massima quantità di un bene che il sistema è in grado di produrre per ogni possibile livello di produzione dell’altro bene. I punti raggiungibili sono quelli che si trovano sulla curva o al suo interno, mentre i punti efficienti sono tutti quelli che giacciono lungo la curva. La pendenza della frontiera delle possibilità produttive esprime il costo opportunità della produzione di un’unità in più del bene misurato sull’asse orizzontale. In base al principio del costo opportunità crescente, o principio del frutto più accessibile, la pendenza della frontiera delle possibilità produttive aumenta man mano che si scende verso destra. Maggiori sono le differenze nei costi opportunità individuali, maggiora sarà il grado di convessità della frontiera delle possibilità produttive, nel qual caso maggiori risulteranno i possibili frutti offerti dalla specializzazione. lOMoAR cPSD|4405888 10 10 La curva di offerta La curva di offerta è un diagramma o grafico che mostra la quantità di un bene che i venditori desiderano vendere per ogni prezzo. Di solito, al aumentare del prezzo un numero maggiore di venditori saranno disposti a vendere il determinato bene. Offerta 6 5 4 3 2 1 0 0 4 8 12 16 20 24 Qtà del bene Il fatto che la curva di offerta sia inclinata positivamente può essere visto come una conseguenza del principio del frutto più accessibile ⇢ al momento di espandere la produzione dovremmo rivolgerci dapprima a coloro per i quali i costi opportunità sono più bassi e solo in seguito a chi ha un costo opportunità più elevato. L’equilibrio del mercato In generale, un sistema è in equilibrio quando tutte le forze in azione al suo interno sono controbilanciate da altre forze. In economia, un mercato è detto in equilibrio quando nessun operatore al suo interno ha motivo di modificare il proprio comportamento. Per ottenere il prezzo a cui un bene sarà venduto (il prezzo di equilibrio) e la quantità che ne verrà venduta (la quantità di equilibrio) dobbiamo trovare il punto di equilibrio del mercato in questione, cioè la intersezione della curva di domanda e la curva di offerta. Offerta Domanda 6 5 4 3 2 1 0 0 4 8 12 16 20 24 Qtà del bene P re z z o P re z z o lOMoAR cPSD|4405888 11 11 Nella figura sopra, al prezzo di equilibrio di 3 euro per bene sia i compratori sia i venditori sono soddisfati, nel senso che i primi acquistano esattamente la quantità di beni desiderati a quel prezzo, mentre i secondi vendono precisamente l’ammontare voluto. Va inoltre notato che, se il prezzo del bene sul mercato fosse diverso da 3 euro, i compratori o i venditori sarebbero frustrati. Es: supponiamo che il bene costa 4 euro. In tal caso i compratori sono disposti ad acquistare solo 80 pezzi, mentre i produttori desiderano venderne 160. Come conseguenza, i venditori saranno frustrati e avrà un caso di eccesso di offerta. Es 2: supponiamo che il bene costa 2 euro. In tal caso i compratori sono disposti ad acquistare 160 pezzi, mentre i produttori sono disposti a offrirne solo 80. Come conseguenza, i compratori saranno frustrati e avrà un caso di eccesso di domanda. Eccesso di Offerta Eccesso di Domanda Il prezzo del bene è più alto del prezzo di equilibrio: la quantità offerta di un bene sul mercato è superiore a quella domandata. Il prezzo del bene è inferiore al prezzo di equilibrio: la quantità domandata di un bene è superiore a quella offerta sul mercato. Nonostante, secondo Marshall, c’è una tendenza nei mercati privati a spostarsi automaticamente verso i livelli di equilibrio dei prezzi e delle quantità. Questo succede perché: • Eccesso di offerta ⇢ quando il prezzo di vendita del bene è più alto di quello che i compratori sono disposti a pagare, i venditori saranno incentivati a ridurre il prezzo. • Eccesso di domanda ⇢ quando il prezzo del bene è inferiore a quello di equilibrio i compratori saranno disposti a offrire un prezzo più alto per ottenere qualcosa che altrimenti sarebbe stato venduto ad altri. Il risultato é che, in una situazione di eccesso di domanda o eccesso di offerta, il prezzo tende a muoversi verso il livello di equilibrio. • Variazione della quantità domandata ⇢ cambiamento della quantità che i compratori sono disposti ad acquistare in risposta a un mutamento del prezzo ⇢ movimento lungo la curva. • Variazione della domanda ⇢ per ogni prezzo del bene la quantità domandata è più alta che in precedenza ⇢ spostamento dell’intera curva di domanda. • Variazione della quantità offerta ⇢ cambiamento della quantità che i venditori sono disposti a vendere ⇢ movimento lungo la curva di offerta. • Variazione della offerta ⇢ per ogni prezzo la quantità offerta è più alta che in precedenza ⇢ spostamento dell’intera curva di offerta. lOMoAR cPSD|4405888 12 12 Gli spostamenti della curva di domanda Es: supponiamo che la quantità e il prezzo di equilibri della vendita di palle da tennis è 12 unità / 3 euro. Supponiamo all’ore che i campi e le palle da tennis rappresentano quelli che in economia vengono detti beni complementari, ovvero beni che hanno più valore quando vengono consumati insieme. Quando le tariffe di affitto dei campi scendono, aumenterà l’attività sportiva e questo determinerà un incremento della domanda di palle di tennis e, di conseguenza, uno spostamento verso destra della curva di domanda. Offerta Domanda Domanda 2 6 5 4 3 2 1 0 0 4 8 12 16 20 24 Qtà del bene Come è possibile notare nella figura, i nuovi livelli di equilibrio del prezzo (4 euro) delle palle da tennis e della quantità (16 unità) sono entrambi maggiori di quelli iniziali. Es 2: supponiamo tuttavia che una nuova versione di palle di tennis lancia sul mercato. Le palle di tennis 2.0 saranno considerati beni sostituti, nel senso che svolgono funzioni simili alle palle di tennis normali. Quando due beni o servizi sono sostituti, una riduzione del prezzo di uno determinerà uno spostamento verso sinistra della curva di domanda dell’altro. Offerta Domanda Domanda 2 6 5 4 3 2 1 0 0 4 8 12 16 20 24 Qtà del bene P re z z o P re z z o lOMoAR cPSD|4405888 15 15 Domanda Elastica Domanda Anelastica Elasticità Unitaria Se la elasticità rispetto al prezzo è Se la elasticità rispetto al prezzo è Se la elasticità rispetto al prezzo è maggiore di 1. inferiore a 1. pari a 1. CAPITOLO IV - ELASTICITÀ Quando il prezzo di un bene o di un servizio sale, la quantità che ne viene domandata scende. Nel caso di alcuni beni, come per esempio l’acqua, la quantità domandata non è molto sensibile alle variazioni di prezzo. In verità, se il prezzo dell’acqua raddoppiasse, la maggior parte delle persone praticamente non muterebbe il proprio comportamento di consumo. Per altri bene, invece, la quantità domandata è estremamente reattiva alle variazioni dei prezzi. L’elasticità della domanda rispetto al prezzo di un bene è un indicatore della sensibilità della quantità domandata di tale bene alle variazioni del prezzo dello stesso. Formalmente, l’elasticità della domanda al prezzo è definita come la variazione percentuale della quantità domandata derivante da una variazione di prezzo dell’1%. Per calcolare l’elasticità della domanda dividiamo la variazione percentuale della quantità domandata per la corrispondente variazione percentuale del prezzo. Variazione % quantità domandata Variazione % prezzo Se, per esempio, una riduzione del 2% nel prezzo della carne di maiale ha fatto salire del 6% la quantità domandata, l’elasticità della domanda al prezzo sarà 3. Possibilità di sostituzione Quando il prezzo di un prodotto da voi desiderato aumenta in modo rilevante, è probabile che vi chiediate se esista qualche altro bene che possa soddisfare le stesse esigenze, ma sia meno costoso. Questo suggerisce che l’elasticità della domanda rispetto al prezzo tende a essere maggiore nel caso di prodotti per i quali sono disponibili beni sostitutivi. La quota destinata a un bene all’interno del bilancio preventivo di spesa Il raddoppio del prezzo di un articolo poco costoso che comperate solo con una frequenza di alcuni anni non è qualcosa di cui preoccuparsi ⇢ la elasticità rispetto al prezzo non sarà alta. Per i prodotti costosi, tuttavia, sarete incentivati a cercare beni sostituti ⇢ l’elasticità rispetto al prezzo tende a essere più elevata. Il tempo Sostituire un prodotto o un servizio con un altro richiede tempo. Per questo motivo l’elasticità della domanda al prezzo di qualsiasi bene o servizio è più elevata nel lungo che nel breve periodo. lOMoAR cPSD|4405888 16 16 L’interpretazione grafica dell’elasticità rispetto al prezzo In caso di variazione di prezzo, l’elasticità della domanda al prezzo è data dal rapporto tra la variazione percentuale della quantità domandata e la corrispondente variazione percentuale del prezzo. Questa formulazione consente di costruire una espressione che rappresenti l’elasticità della domanda di un bene. Supponiamo che P rappresenti il prezzo corrente del bene; Q la quantità domandata a quel prezzo; ΔP la variazione nel prezzo corrente; e ΔQ la conseguente variazione della quantità domandata. ΔQ / Q ΔP / P = Elasticità della domanda al prezzo Ne consegue che l’elasticità della domanda al prezzo in un determinato punto ha la seguente formula: P x 1 Q pendenza Domanda 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 0 1 2 3 4 5 Quantità Supponiamo di voler trovare l’elasticità della domanda nel punto A sulla curva di domanda. La pendenza della curva è il rapporto fra l’intercetta verticale e l’intercetta orizzontale: 20/5 = 4. Insomma, il rapporto P/ Q nel punto A è 8/3. L’elasticità al prezzo in tale punto è pertanto pari a 2/3. Ciò significa che quando il prezzo del bene è 8, una riduzione del 3% determinerà un aumento del 2% nella quantità domandata. P x Q 1 pendenza = 8 3 x 1 4 = 2 3 A P re z z o lOMoAR cPSD|4405888 17 17 Se due curve di domanda hanno un punto in comune, la curva più inclinata dev’essere la meno elastica delle due rispetto al prezzo in quel punto. Le variazioni dell’elasticità al prezzo lungo una curva di domanda lineare L’elasticità al prezzo assume un valore diverso in ciascun punto lungo una curva di domanda lineare ⇢ il rapporto prezzo/quantità diminuisce man mano che si scende lungo la curva, mentre 1/pendenza è un dato costante. L’elasticità della domanda si riduce costantemente mentre ci si sposta verso il basso lungo una curva di domanda lineare. Domanda 6 5 4 3 2 1 0 0 4 8 12 16 20 24 Qtà del bene Un cambiamento di prezzo in termini percentuali è piccolo quando si verifica vicino all’estremità superiore della curva, viceversa risulta consistente quando avviene vicino all’estremità inferiore della curva. Allo stesso modo, una variazione di quantità in percentuale è maggiore quando si manifesta vicino all’estremità superiore della curva, dove la quantità è ridotta, mentre risulta piccola quando avviene vicino all’estremità inferiore della curva. Il valore di elasticità dev’essere sempre 1 nel punto intermedio di una curva di domanda lineare. Si deduce inoltre che l’elasticità dev’essere minore di 1 in qualsiasi punto al di sotto di quello intermedio e maggiore di 1 in qualsiasi punto al di sopra. Ci sono due casi particolari che costituiscono eccezioni a questa regola: le curve perfettamente elastiche, dove la elasticità al prezzo è infinita; e le curve perfettamente anelastiche, dove la elasticità è pari a 0. Perfettamente Elastiche Perfettamente Anelastiche Anche il minimo aumento di prezzo spinge i consumatori ad abbandonare il prodotto per passare a un bene sostituto. I consumatori non sono disposti a passare a beni sostituti, o non possono farlo, nemmeno in caso di incrementi consistenti del prezzo. E > 1 E = 1 A E < 1 P re z z o lOMoAR cPSD|4405888 20 20 B A Elasticità Incrociata della Domanda rispetto al Prezzo Elasticità della Domanda rispetto al Reddito Variazione percentuale che si registra nella domanda di un bene in risposta a una variazione dell’1% del prezzo di un altro bene. Variazione percentuale che si registra nella domanda di un bene in risposta a una variazione dell’1% del reddito. L’elasticità dell’offerta rispetto al prezzo Nel lato del mercato relativo ai venditori, l’elasticità dell’offerta rispetto al prezzo rappresenta la variazione percentuale della quantità offerta in risposta a una variazione dell’1% del prezzo. ΔQ / Q ΔP / P = Elasticità dell’offerta al prezzo Ne consegue che l’elasticità dell’offerta al prezzo in un determinato punto ha la seguente formula: P x Q 1 pendenza Domanda 5 4 3 2 1 0 0 4 8 12 16 20 Quantità Consideriamo la curva di offerta presentata in questo grafico sopra. La pendenza è pari a 5/20, dunque il suo reciproco è 4. L’elasticità dell’offerta al prezzo nel punto A è uguale a 3/12 x 4 = 1. La corrispondente espressione nel punto B, 4/16 x 4 = 1. L’elasticità dell’offerta al prezzo sarà esattamente uguale a 1 in ogni punto lungo la curva, in contrasto con il comportamento rilevato per l’elasticità della domanda, che invece diminuisce man mano che si scende lungo una curva di domanda lineare. P re z z o lOMoAR cPSD|4405888 21 21 Questo succede perché la curva di offerta è lineare e passa per l’origine. In caso di movimenti lungo una curva di questo tipo, prezzo e quantità cambiano sempre esattamente nella stessa proporzione. L’elasticità tuttavia non è costante lungo curve di offerta lineari che non passano per l’origine. Le curve di offerta possono anche essere perfettamente elastiche (A) o perfettamente anelastiche (B). 2 1 0 0 1 2 3 Quantità 4 3 2 1 0 0 1 2 3 Quantità Le determinanti dell’elasticità dell’offerta rispetto al prezzo L’elemento chiave per poter prevedere il grado di elasticità dell’offerta di un bene rispetto al prezzo consiste nel sapere a quali condizione è possibile ottenere unità aggiuntive degli input impiegati nella produzione del bene. Di solito, più semplice è procurarsi unità ulteriori degli input, più elastica sarà l’offerta. Flessibilità ⇢ è più facile trovare gli input se questi possono essere utilizzati nella produzione di altri bene. Mobilità ⇢ può procurarsi input aggiuntivi da altri mercati se questi possono essere trasportati facilmente. Possibilità di sostituzione ⇢ è possibile aumentare l’elasticità dell’offerta di un bene con la introduzione di un bene sostituto. Tempo ⇢ nella maggioranza dei beni l’elasticità dell’offerta al prezzo sarà più alta nel lungo che nel breve periodo. Perfettamente Elastiche L’offerta è perfettamente elastica se la sua elasticità rispetto al prezzo è infinita. Perfettamente Anelastiche L’offerta è perfettamente anelastica se la sua elasticità rispetto al prezzo è pari a zero. P re z z o P re z z o lOMoAR cPSD|4405888 22 22 Manodopera Nº Totale di Prodotti Prodotto Marginale Prodotto Medio 0 1 2 3 0 80 200 260 0 80 120 60 0 80 100 87 CAPITOLO VI - OFFERTA IN CONCORRENZA PERFETTA: IL LATO DEI COSTI La produzione consiste nel processo di trasformazione degli input (fattori produttivi) in output (beni e servizi), mentre la funzione di produzione è la relazione secondo cui si combinano i fattori produttivi per produrre ogni possibile livello di output. Q = f (K, L) * Dove Q = quantità; K = capitale; L = lavoro Quando parliamo di breve periodo ci riferiamo a un arco di tempo durante il quale almeno alcuni dei fattori produttivi di un’impresa non possono essere modificati e, pertanto, saranno fissi; mentre il lungo periodo consiste in un lasso di tempo sufficientemente ampio affinché tutti i fattori produttivi siano variabili. Il numero di dipendente e l’output di un produttore Un fenomeno comune nella produzione nel breve periodo è la legge dei rendimenti decrescenti. Come possiamo osservare nel grafico sotto, le unità aggiuntivi dell’input variabile (in questo caso, il lavoro) alla fine genereranno aumenti sempre più ridotti di prodotto. Di solito questo succede a causa di qualche forma di sovraffollamento causato per il fattore produttivo fisso. In un ufficio in cui ci sono tre segretarie e un solo computer, per esempio, non ci aspetteremmo che in un’ora venisse battuta una quantità di documenti tre volte maggiore che in un ufficio con un’unica segretaria. È possibile, tuttavia, che all’inizio la produzione aumenti a un tasso crescente quando vengono aggiunte unità in più del fattore variabile ⇢ beneficio della divisione dei compiti e della specializzazione. Le funzioni di produzione di breve periodo sono spesso dette curve del prodotto totale e mettono in relazione la quantità totale di output con la quantità di input variabile. Un altro elemento di interesse è il prodotto marginale di un fattore variabile. Questo è definito come la variazione nel prodotto totale conseguente a una variazione unitaria dell’input variabile. L’importanza del concetto di prodotto marginale risiede nel fatto che le decisioni relative alla produzione assumono quasi sempre la forma di decisioni sulle variazioni da apportare alle quantità degli input utilizzati. lOMoAR cPSD|4405888 25 25 essere riformulata in questo modo: conviene interrompere l’attività nel breve periodo se il prezzo del prodotto è inferiore al valore minimo del costo medio variabile (AVC). Condizione di chiusura dell’attività produttiva P < valore minimo di AVC Un concetto correlato che è utile per valutare il grado di redditività di un’impresa è quello di costo medio totale (ATC), che è dato dal costo totale diviso per la quantità prodotta. ATC = TC/Q Il profitto dell’impresa è la differenza tra il ricavo totale e il costo totale. Poiché il costo totale è pari al costo medio totale per la quantità prodotta, il profitto sarà anche equivalente a Formula del profitto di un’impresa (P x Q) - (ATC x Q) Un’impresa, pertanto, ha profitti solo se il prezzo del suo prodotto supera il relativo costo medio totale per un certo livello di output. La legge dell’offerta Per ogni combinazione prezzo/quantità lungo la curva di offerta di mercato, il prezzo sarà uguale al costo marginale di produzione sostenuto da ciascun venditore. Per questo motivo talvolta si dice che la curva di offerta rappresenta il lato dei costi del mercato, mentre la curva di domanda costituisce il lato dei benefici del mercato. Fattori della variazione dell’offerta Una variazione dell’offerta implica uno spostamento dell’intera curva di offerta, mentre un movimento lungo la curva costituisce una variazione della quantità offerta. Tecnologia ⇢ grazie al progresso tecnologico, è possibile produrre unità aggiuntive di un bene a un costo più basso. Ne consegue che la curva di offerta di mercato si sposta verso il basso. Prezzi degli input ⇢ se il prezzo degli input aumentano sale anche il costo marginale dell’impresa, quindi le curve di offerta si spostano verso sinistra. Numero di fornitori ⇢ le curve di offerta si spostano verso destra quando il numero di singoli fornitori sale. Aspettative ⇢ le aspettative sui movimenti futuri dei prezzi possono incidere sulla quantità di prodotto che i venditori scelgono di immettere sul mercato oggi. lOMoAR cPSD|4405888 26 26 SC SP Variazioni dei prezzi di altri prodotti ⇢ le variazioni dei prezzi di altri beni e servizi che i venditori potrebbero produrre è forse il più importante elemento da cui dipende l’offerta. Il surplus del produttore Il surplus del produttore rappresenta la differenza tra il prezzo effettivamente praticato e il prezzo minimo al quale egli sarebbe stato disposto a vendere il bene (il prezzo di riserva, che in generale corrisponde al costo marginale). Offerta Domanda 6 5 4 3 2 1 0 0 4 8 12 16 20 24 Qtà del bene P re z z o lOMoAR cPSD|4405888 27 27 CAPITOLO VII - EFFICIENZA E SCAMBIO Quando diciamo che l’equilibrio del mercato è efficiente, intendiamo semplicemente questo: se il prezzo e la quantità assumono un valore diverso da quello di equilibrio, sarà sempre possibile effettuare una transazione che migliorerà la condizione almeno di alcuni soggetti senza peggiorare quella di altri. Inoltre, ogni volta che il prezzo è superiore al livello di equilibrio, è sempre possibile descrivere una transazione che produrrà surplus aggiuntivo sia per il compratore sia per il venditore. Importante notare tuttavia che solo il prezzo di equilibrio in un mercato può essere efficiente. Se il prezzo è inferiore o superiore a tale livello, la quantità scambiata nel mercato sarà sempre minore di quella di equilibrio. Di conseguenza, il prezzo di equilibrio del mercato genera il massimo surplus totale possibile. In realtà tuttavia affermare che l’equilibrio del mercato in termini di prezzi e quantità è sempre efficiente è un’esagerazione - ciò corrisponde al vero solo se vengono soddisfatte le seguenti condizioni: 1. Compratori e venditori hanno informazione perfetta; 2. I mercati sono perfettamente concorrenziali; e 3. Le curve di domanda e di offerta soddisfano certe altre restrizioni. L’efficienza è importante perché ci consente di raggiungere tutti gli altri nostri obiettivi al massimo grado possibile ⇢ ogni situazione di disequilibrio del mercato comporta uno spreco di opportunità e questo è sempre un fatto negativo. Il costo derivante dall’impedire gli aggiustamenti dei prezzi La stipulazione di un tetto al prezzo di un bene risulta nella diminuzione del surplus del produttore e, di conseguenza, nella diminuzione del surplus totale. La soluzione più adeguata per aiutare i poveri non consiste nel far avere loro più risorse. Talvolta i governi, per cercare di andare incontro ai consumatori con redditi bassi, predispongono sussidi ai prezzi di beni e servizi essenziali. Questo tipo di strumento tuttavia sono analoghi ai tetti di prezzo, nel senso che riducono il surplus totale. Supponiamo che il prezzo di equilibrio del pane sia 2€/q, ma che determinato governo gestisca il suo programma di sussidi acquistando il pane nel mercato mondiale a questo prezzo e rivendendolo in quello nazionale a un prezzo unitario di 1 euro soltanto. In corrispondenza del prezzo più basso i consumatori acquisteranno non 400 come prima, bensì 600 pezzi di pane al mese ⇢ il surplus del consumatore aumenterà, però il surplus totale scenderà per conta del prezzo del programma di sussidi per se (il governo dovrà pagare metà del prezzo). Il calcolo del prezzo dei servizi pubblici in base al costo marginale Supponiamo che le autorità locali di determinata cittadina siano responsabile per il fornimento di acqua a tutti gli abitanti e che l’azienda preposta al servizio può ricavare l’acqua necessaria in tre modi: A (100L per lOMoAR cPSD|4405888 30 30 uniche forze necessarie a garantire una distribuzione delle risorse tra i vari mercati ⇢ l’azione di venditori e compratori indipendenti e interessati al benessere personale porta all’allocazione più efficiente possibile. Il risultato è che i mercati in cui è possibile ricavare un profitto economico tendono ad attirare risorse aggiuntive, mentre quelli in cui si registrano perdite in genere vengono abbandonati. Cioè, di solito la presenza di un profitto economico positivo in certo mercato risulterà nella entrata di altri produttori, mentre la mancanza del profitto risulterà nel abbandono del settore per i produttori, che inizieranno a cercare altre attività che promettono rendimenti migliori. La entrata di nuovi produttori in un determinato mercato risulta nello spostamento della curva di offerta verso destra (visto che la loro produzione va ad aggiungersi a quella già disponibile), facendo scendere il prezzo di equilibrio finche il profitto economico per l’impresa sarà esattamente pari a zero. L’uscita dei produttori invece risulterà nello spostamento della curva di offerta verso sinistra, facendo salire il prezzo di equilibrio. Poiché le imprese sono libere di entrare o uscire da un settore in qualsiasi momento, é certo che, nel lungo periodo, tutti gli operatori di una determinata industria tendono a registrare un profitto economico pari a zero, come conseguenza dei movimento di prezzo legati ai flussi di entrata e di uscita delle imprese dai mercati. Di solito, i produttori rimaranno nel settore fino a quando il prezzo del bene sia sufficiente per coprire il costo opportunità, abbandonando il mercato quando il costo opportunità sia maggiore che il prezzo praticato. Supponiamo il mercato A e il mercato B e che tutti i fornitori registrano un profitto economico pari a zero. Se la domanda per il bene di A sale e la domanda per il bene venduto in B scende: (i) i produttori del mercato B lavoreranno in perdita e probabilmente abbandoneranno il settore per cercare opportunità più favorevoli altrove. Di conseguenza, la curva di offerta si sposterà verso sinistra, generando un prezzo di equilibrio più alto; (ii) nuovi produttori inizieranno ad entrare nel mercato A, per cui la relativa curva di offerta di breve periodo si sposterà verso destra. La funzione allocativa del prezzo non può manifestarsi a meno che le imprese non possano liberamente entrare in nuovi mercati e uscire da quelli in cui già si trovano. Le forze che impediscono alle imprese di accedere a nuovi mercati sono chiamate barriere all’entrata, mentre le forze che impediscono l’uscita sono chiamate barriere all’uscita. lOMoAR cPSD|4405888 31 31 CAPITOLO IX - CONCORRENZA IMPERFETTA E CONSEGUENZE DEL POTERE DI MERCATO Innanzitutto dobbiamo notare che l’azione della mano invisibile è meno evidente nei mercati caratterizzati da concorrenza imperfetta, cioè, i mercati che di fatto troviamo nell’attualità. Sono tre i principali tipi di mercato in concorrenza non perfetta: il monopolio perfetto, l’oligopolio e la concorrenza monopolistica. La struttura più lontana dal modello ideale di concorrenza perfetta è il monopolio perfetto, un mercato in cui una singola impresa è il solo venditore di un unico prodotto (come la distribuzione d’acqua in Italia). Un modello un po’ più vicino alla concorrenza perfetta è l’oligopolio, la struttura di mercato in cui solo alcune imprese vendono un determinato prodotto (come il mercato di telefonia mobile). E, per fine, la struttura che si avvicina maggiormente a quella della concorrenza perfetta è la concorrenza monopolistica, cioè, un mercato composto generalmente da un numero abbastanza alto di imprese che vendono lo stesso prodotto introducendo lievi differenze (come le stazione di servizio locali). La differenza fondamentale tra le imprese perfettamente concorrenziali e le imprese monopoliste consiste nelle sue curve di domande: mentre l’impresa perfettamente concorrenziale ha una curva di domanda perfettamente elastica, l’impresa che opera in concorrenza imperfetta ha una curva di domanda con pendenza negativa. Il potere di mercato Le imprese caratterizzate da una curva di domanda con pendenza negativa hanno potere di mercato, cioè, sono in grado di stabilire i prezzi dei loro prodotto e, di conseguenza, possono scegliere una combinazione prezzò-quantità lungo la sua curva di domanda. Nella pratica, il potere di mercato di un’impresa spesso è dovuto a uno di questi cinque elementi: (i) controllo esclusivo su alcuni input; (ii) brevetti e copyright; (iii) licenze o concessioni governative; (iv) economie di scala; o (v) economie di rete. (i) Controllo di Input ⇢ se una singola impresa controlla un input essenziale per la produzione di un determinato bene, ha potere di mercato. (ii) Brevetti ⇢ un brevetto conferisce a chi inventa un novo prodotto il diritto esclusivo di vendere tale prodotto per un periodo di tempo stabilito, consentendo l’applicazione di prezzi più elevati. (iii) Licenze ⇢ incidenza della privatizzazione e terziarizzazione dei servizi pubblici (ad. es. servizio postale). (iv) Economie di Scala ⇢ quando se verificano economie di scala, il costo medio di produzione scende all’aumentare del numero di unità prodotte. I mercati di questo tipo tendono a essere serviti da un unico venditore, visto che la presenza di un elevato numero di operatori determinerebbe costi più alti. Un monopolio derivante da economia di scala è detto monopolio naturale (ad. es. trasporto aereo). (v) Economie di Rete ⇢ simile alla economia di scala, l’economia di rete succede quando le persone attribuiscono a un certo prodotto un valore più alto con l’aumentare del numero di individui che li utilizzano (ad. es. Microsoft). lOMoAR cPSD|4405888 32 32 Le economie di scala e l’importanza dei costi fissi Un bene la cui produzione implica costi fissi ingenti e costi variabili limitati (come la produzione di software) è soggetto a considerevoli economie di scala. Per definizione, i costi fissi non crescono all’aumentare dell’output, cioè, il costo medio totale da sostenere per produrre beni di questo tipo diminuisce man mano che la quantità prodotta aumenta. L’importanza delle economie di scala dipende dalle dimensioni del costo fisso in relazione al costo marginale. La massimizzazione del profitto per il monopolista Un elemento in comune tra i due tipi di impresa è il fatto che la decisione operativa consiste nella scelta del livello di output che consente di ampliare il più possibile la differenza tra ricavi totali e costi totali. Sia per l’impresa in concorrenza perfetta sia per il monopolista, il beneficio marginale derivante dall’espandere l’output è dato dei ricavi aggiuntivi ottenuti vendendo un’unità in più. In entrambi i casi, il beneficio marginale prende il nome di ricavo marginale. Per la massimizzazione del profitto, l’impresa dovrà espandere l’output finché il beneficio è superiore al costo associato. Come abbiamo già visto, il ricavo marginale per l’impresa perfettamente concorrenziale corrisponde al prezzo di mercato, cioè, se il bene viene venduto a 5 euro, il beneficio marginale della vendita di un’unità aggiuntiva sarà esattamente 5 euro. Per un monopolista, il ricavo marginale della vendita di un’ulteriore unità del bene è rigorosamente inferiore al prezzo di mercato. Il motivo è che l’impresa perfettamente concorrenziale può vendere quante unità desidera al prezzo di mercato, mentre il monopolista è in grado di vendere un’unità in più solo se abbassa il prezzo. Supponiamo per esempio che un monopolista venda 2 unità di prodotto al prezzo unitario di 6 euro. Quale sarebbe il ricavo marginale derivante dalla vendita di un’unità in più? Vendendo 2 unità al giorno, l’impresa ottiene un ricavo totale pari a 6 x 2 = 12 euro. Il ricavo totale derivante dalla vendita di 3 unità all giorno ammonterebbe a 15 euro. La differenza (3 euro al giorno) rappresenta il ricavo marginale conseguito ogni settimana vendendo la terza unità. La curva del ricavo marginale può essere scritta così: l’intercetta verticale è la stessa della domanda, mentre D RM CM 6 5 4 3 2 1 0 0 1 2 3 4 5 6 Qtà del bene l’intercetta orizzontale della prima è la metà di quella della seconda. Al livello di output corrente, il beneficio derivante dall’aumento del prodotto consiste nel ricavo marginale ottenuto, mentre il costo dell’operazione è dato dal costo marginale da sostenere. Nei casi in cui il ricavo marginale è maggiore del costo marginale, per l’impresa è conveniente aumentare la produzione. P re z z o lOMoAR cPSD|4405888 35 35 ALITALIA Aumentare LUFTHANSA Lasciare Aumentare Alitalia - 5,5k Lufthansa - 5,5k Alitalia - 8k Lufthansa - 2k Lasciare Alitalia - 2k Lufthansa - 8k Alitalia - 6k Lufthansa - 6k CAPITOLO X - LA TEORIA DEI GIOCHI E L’OLIGOPOLIO Adottasi la teoria dei giochi per analizzare e prevedere i risultati di alcune azioni in situazioni in cui l’utilità dei vari giocatori dipende dalle scelte effettuate dagli avversari. Ogni gioco ha tre elementi fondamentali: i giocatori, l’insieme delle possibili azioni (strategie) e i payoff a ogni combinazione di strategie. Una strategia in cui il payoff che ciascun giocatore ottiene è il migliore possibile, indipendentemente da quella che sarà la scelta dell’avversario, è detta strategia dominante, mentre la strategia che comporta un payoff inferiore indipendentemente dal comportamento dell’avversario è detta strategia dominata. Supponiamo che Lufthansa e Alitalia siano giocatori che devono scegliere una delle due strategie: aumentare una spesa di 1000 in pubblicità o lasciarla invariata. In questo gioco, entrambe le imprese dispongono di una strategia dominante, ovvero accrescere la spesa in pubblicità, insieme ad una strategia dominata, ossia non modificare la spesa pubblicitaria. Si dice che un gioco è in equilibrio di Nash se nessun giocatore ha incentivo a deviare dalla sua strategia corrente ⇢ se c’è una strategia dominante nel gioco in questione, il gioco sarà in equilibrio. Il dilemma del prigioniero In questo tipo di giochi, che appartengono alla categoria dei giochi non cooperativi, la strategia dominante scelta dal singolo individuo determina un risultato globale non soddisfacente per i giocatori, perché i payoff che questi ottengono sono minori di quelli che avrebbero ottenuto se ciascun giocatore avesse scelto la strategia dominata. Nel dilemma del prigioniero, se tutti i giocatori cooperano ottengono un’utilità maggiore rispetto a quando defezionano. Il dilemma del prigioniero ripetuto è un dilemma del prigioniero standard in cui i partecipanti si sfidano non una sola volta, ma più volte. Economisti hanno sviluppato una strategia per limitare la tendenza a defezionare, cioè, il colpo su colpo. Di accordo con questa strategia, la prima volta che si gioca con qualcuno si coopera, successivamente si fa esattamente quello che è stato fatto dall’avversario nella volta precedente. Nel caso, poi, il secondo giocatore dovesse riprendere a cooperare, lo farà anche il primo. I problemi che sorgono a seguito dell’implementazione della strategia del colpo su colpo ha reso difficile mantenere in vita a lungo un cartello. lOMoAR cPSD|4405888 36 36 Minaccia Credibile La minaccia di intraprendere un’azione che il giocatore ha interesse a portare avanti. I giochi sequenziale Nei casi dei giochi sequenziale si dimostra l’importanza della sequenza temporale delle azioni e si deve ricorrere al gioco in forma estesa (o gioco ad albero), cioè, un tipo di diagramma che tiene conto della sequenza con cui vengono prese le decisioni e che illustra i payoff assegnati a ogni possibile combinazione di scelte. Un’esempio di gioco sequenziale è il gioco di contrattazione con ultimatum, chiamato così in ragione del potere che il primo giocatore esercita sul secondo facendogli un’offerta che può solo prendere o lasciare. Supponiamo che Tommaso riceve 100 euro da uno sperimentatore e deve decidere come ripartire questa somma tra se stesso e Michele, ma dovrà dare a lui almeno 1 euro. Tommaso pertanto offre la minor somma possibile: propone di tenersi 99 euro e dare solo 1 euro a Michele. Ovviamente, Michele accetterà la proposta, visto che starebbe peggio che accettandola (non guadagnerà niente se non accettare). Se tuttavia le regole del gioco cambiano e Michele ha il diritto di indicare la somma minima che è disposto a accettare (gioco di contrattazione con ultimatum con soglia di accettazione), la cosa migliora da fare per Tommaso è accontentarlo e accettare l’offerta, perché, così facendo, stanno meglio entrambi. Se Tommaso proponesse una somma minore da quella indicata per Michele, lui rifiuterebbe e nessuno dei due otterrebbe nulla. Minacce e impegni credibili Perché Michele non ha minacciato di rifiutare un’offerta unilaterale nel primo esempio? Tale minaccia non sarebbe stata credibile, visto che non era nell’interesse di chi l’ha formulata portala avanti, cioè: Tommaso non avrebbe creduto che Michele preferiva guadagnare niente invece di guadagnare un po’ di soldi. Giochi come quello di contrattazione mettono i giocatori a confronto con il problema dell’impegno, una situazione in cui i giocatori hanno difficolta a raggiungere il risultato desiderato, perché non sono in grado di fare minacce o impegni credibili. Il problema dell’impegno in un gioco può essere risolto se il potenziale beneficiario è in grado di trovare un modo per impegnarsi a intraprendere una certa serie di azioni future. In diversi parti del mondo, i ristoranti hanno cercato di risolvere questo problema dell’impegno incoraggiando gli avventori a lasciare una mancia al termine del pasto (così i lavoratori devono impegnarsi per guadagnare più soldi). Questa misura è un esempio di vincolo all’impegno, ossia consiste in un mezzo per modificare gli incentivi al fine di rendere credibili le minacce o le promesse altrui, che altrimenti sarebbero vuote. lOMoAR cPSD|4405888 37 37 A 1 euro B 0,90 euro 1 euro 500 euro/giorno per A 500 euro/giorno per B 0 euro per giorno per A 990 euro per giorno per B 0,90 euro 990 euro per giorno per A 0 euro per giorno per B 495 euro/giorno per A 495 euro/giorno per B La competizione tra pochi concorrenti (oligopolio) Un cartello è una coalizione di imprese o produttori che si accordano per limitare la produzione al fine di trarre un profitto economico aumentando il prezzo relativo al costo. Di solito, i cartelli sono instabili per conta del dilemma del prigioniero ⇢ ciascun giocatori è incentivato a scegliere il prezzo più basso per aumentare il suo profitto e, di conseguenza, tutti i giocatori diminuiranno continuamente i suoi prezzi, avvicinandolo sempre più allo zero. Ad es: supponiamo che due imprese A e B concertano una linea di azione comune e applicano il prezzo di monopolio sulle bottiglie d’acqua (1 euro), spartendosi i profitti (1000 bottiglie per giorno x 1 euro = 1000 euro). Se l’impresa A decide di abbassare il prezzo a 0,90 euro, le vendite totali aumenteranno a 1100 bottiglie al giorno, tutte prodotte di A (invece di 500 di A e 500 di B) ⇢ il ricavo totale di A sarà di 990 euro, mentre il ricavo totale di B sarà di 0 euro. Ossia, i cartelli creano un forte incentivo all’inganno e, per durare, hanno bisogno che i loro componenti dispongano di un efficiente meccanismo per controllare il comportamento altrui e obbligare al rispetto dell’accordo. Nel caso del dilemma del prigioniero abbiamo parlato della strategia del colpo su colpo, però la sua applicazione è difficile quando ci sono più di due imprese nel mercato. Per sopravvivere, i cartelli possono garantire le sue stabilità tra accordi per la spartizione dei mercati o dei profitti. Di solito, i cartelli non sono cartelli effettivi, visto che questi sono vietati dalla legge sulla concorrenza. Tuttavia, le imprese possono decidere di adottare una politica di fissazione dei prezzi basata sulla consapevolezza del fatto che il proprio comportamento influenza quello delle altre e viceversa. Il reciproco riconoscimento dell’interdipendenza delle decisioni è tale per cui il comportamento assomiglia al caso di un accordo esplicito di non competere aggressivamente sui prezzi ⇢ collusione tacita. I mercati oligopolistici Le differenze nella struttura di mercato, nelle credenza aziendali e nel modo in cui le aziende entrano in concorrenza fra loro possono influenzare i prezzi e la produzione nel mercato: (i) Struttura ⇢ intendiamo il grado di analogie o differenze fra le imprese e il numero di imprese; (ii) Brevetti ⇢ si aspetta che l’altro agisca per sé al fine di massimizzare il proprio vantaggio; lOMoAR cPSD|4405888 40 40 È possibile infatti trovare soluzioni efficaci alle esternalità tutte le volte che le parti coinvolte riescono a negoziare fra loro senza alcun costo - tuttavia, non è sempre possibile negoziare. Riconoscendo la difficoltà, la maggior parte dei governi impone norme cui l’intento è di risolvere i problemi causati dalle esternalità. Importante affermare, nonostante, che la quantità socialmente ottimale di esternalità negative non è pari a zero. Le esternalità posizionale Ogniqualvolta i risultati di qualcuno dipendono almeno in parte dalla performance relativa rispetto a un rivale, qualsiasi azione che migliora la posizione relativa di una parte deve necessariamente peggiorare quella dell’altra. Questo tipo di esternalità è chiamata esternalità posizionale e spesso porta i contendenti a intraprendere una serie crescente di investimenti reciprocamente controbilanciati per il miglioramento della performance (corsa agli armamenti di posizione). Poiché le corse agli armamenti di posizione producono risultati inefficienti, vi è un incentivo per ridurle. I provvedimenti presi per contrastare quale comportamento possono essere ritenuti accordi per il controllo degli armamenti di posizione, tale come (i) l’imposizione di norme formali o sociale; e (ii) la firma di contratti legali. I diritti di proprietà e la tragedia delle proprietà comune Di accordo con la chiamata tragedia delle proprietà comuni, quando i beni di valore sono detenuti in comune in modo tale che i loro frutti possano essere condivisi, il risultato finale di solito è che tali beni vengono ipersfruttati e utilizzati male. Questo problema fa parte di una complicazione più generale che sorge quando alle risorse scarse non viene assegnato alcun prezzo all’utenza, o viene assegnato un prezzo troppo basso. In altre parole, la logica della massimizzazione del surplus economico aiuta a spiegare perché le nazioni più potenti dal punto di vista economico sono tutte nazioni con leggi sulla proprietà privata ben sviluppate. Le leggi non forniscano tuttavia una soluzione ideale a tutti i problemi associati alle esternalità e alla tragedia delle proprietà comuni ⇢ le sue applicazioni comportano costi e, a volte, i costi superano i guadagni. lOMoAR cPSD|4405888 41 41 Non Rivali Non Escludibili Basso Alto Alto Beni a proprietà comune (pesci nell’oceano) Beni pubblici (difesa nazionale) Basso Bene privato (grano) Bene collettivo (TV a pgmt) CAPITOLO XIV - BENI PUBBLICI E BENI MERITORI La regolamentazione è un intervento normativo che ha l’effetto di modificare il comportamento degli individui o delle imprese nel contesto del quadro giuridico dei diritti di proprietà e del diritto contrattuale, che sostiene il funzionamento del mercato al definire le regole di base dello scambio. Esistono due tipi di regolamentazione: le regolamentazione legislativa diretta (promulgazione di norme) e la regolamentazione delegata, cioè, il sistema per mezzo del quale lo Stato costituisce un organismo per disciplinare un settore o mercato (ente regolatore). Sono tre i tipi di regolamentazione: (i) quella riguardante i problemi delle esternalità sotto forma di degrado ambientale; (ii) quella delle società di servizi pubblici; e (iii) quella della salute e della sicurezza del lavoro. Tassazione dell’inquinamento Un metodo per regolamentare il problema della esternalità negativa dell’inquinamento consiste nel tassare la pratica per sé e consentire alle impresa di decidere autonomamente la quantità di sostanze inquinanti da emettere. Il vantaggio di questo approccio fiscale è che per suo tramite la riduzione dell’inquinamento si concentra nelle mani delle imprese che possono realizzarla al costo minore; mentre il problema è che il governo non può sapere quale importo fissare per l’imposta. Un’alternativa sarebbe fissare un livello target per l’inquinamento e poi mettere all’asta i permessi per l’emissione di tale livello. Il governo e i beni pubblici La seconda area d’intervento dei governi è quella in cui figurano come soggetti produttori o fornitori di beni e servizi che possono essere sia consumati sia utilizzati come fattori produttivi per ulteriori produzioni. I beni meritori sono quei beni che potrebbero essere prodotti in modo efficiente nel mercato ma che, per ragioni politiche, sono prodotti dal governo a condizioni di non mercato; mentre i beni pubblico sono quei beni che non possono essere realizzati in maniera efficiente se la produzione è lasciata all’interazione tra domanda e offerta di un mercato. I beni pubblici sono anche quei beni o servizi che sono non escludibili (difficoltà di impedire il consumo del bene a chi non paga) e non rivali (il consumo per individuo non ne riduce la disponibilità per altri). I beni collettivi sono i beni non rivali per i quali è possibile escludere coloro che non pagano; mentre i beni a proprietà comune sono i beni rivale e non escludibile (tragedia delle proprietà comune). Dall’altro lato, un bene privato puro è un bene escludibile e rivale. lOMoAR cPSD|4405888 42 42 La curva di domanda per un bene pubblico Per calcolare la quantità socialmente ottima di un bene pubblico, dobbiamo prima costruire la curva di domanda per quel bene. Per un bene privato, a tutti gli acquirenti viene offerto lo stesso prezzo e ciascuno di loro sceglie la quantità che desidera acquistare a quel prezzo - ciò significa che per costruire la curva di domanda per un bene privato si sommano orizzontalmente tutte le curve di domanda individuale. Per un bene pubblico, tutti gli acquirenti consumano necessariamente la stessa quantità, sebbene differiscano in termini di disponibilità a pagare per quantità supplementari del bene - per costruire la curva di domanda pertanto dobbiamo sommare verticalmente le curve individuale. Vale ricordare che il beneficio derivante da un’unità addizionale di un bene privato è il prezzo massimo che ogni individuo sarebbe disposto a pagare per lo stesso; mentre il beneficio da un’unità in più di un bene pubblico è la somma dei prezzi di riserva di tutte le persone che vedranno quella puntata. Pagare per usufruire dei beni pubblici Non tutti traggono lo stesso beneficio dall’utilizzo di un bene pubblico e, sfortunatamente, il governo non ha le informazioni di cui avrebbero bisogno per tassare ciascun individuo in misura proporzionale alla sua disponibilità a pagare per il bene. Di solito, i governi applicano imposte per l’uso dei beni pubblici. Imposta Regressiva⇢ la percentuale di reddito versata da un contribuente sotto forma di imposte diminuisce con l’aumentare del reddito del contribuente stesso (poll tax); Imposta Progressiva ⇢ tutti i contribuenti pagano la stessa percentuale del reddito sotto forma di tasse (sistemi fiscali progressivi). Un’imposta regressiva avrebbe come risultato che le persone con redditi elevati usufruiscano dei beni pubblici in quantità minore rispetto a quanto vorrebbero, mentre l’imposta progressiva avrebbe come risultato che le persone con redditi elevati dovranno pagare in più. Indipendente del tipo d’imposte, il ricorso esclusivo dei beni al governo comporta anche svantaggi, visto che impone a molte persone di pagare per beni che non vogliono, mentre altre persone devono fare a meno di beni pubblici che desiderano enormemente. Per conoscere le preferenze di un gruppo il governo può fare ricorso alla votazione a maggioranza, però così vengono completamente oscurate le differenza nell’intensità di preferenza dei votanti. lOMoAR cPSD|4405888 45 45 CAPITOLO XVII - MACROECONOMIA: LA VISIONE D’INSIEME DEL SISTEMA ECONOMICO Mentre la microeconomia studia il comportamento dei singoli soggetti economici, la macroeconomia studia il comportamento del sistema economico nel suo complesso e le politiche adottate dal governo in quest’ambito per cercare di conseguire risultati migliori. I cittadini delle ricche nazioni industrializzate godono di un tenore di vita migliore rispetto ai cittadini dei paesi sottosviluppati, cioè, hanno maggiore accesso a beni e servizi che consentono di godere di una salute migliore, un livello di scolarità più alto e di condizioni di lavoro migliori. Naturalmente il principio di scarsità rimane sempre valido ⇢ disporre di una quantità maggiore di qualcosa implica doversi accontentare di una quantità minore di qualcos’altro. Inoltre, il tenore di vita attuale è il risultato di parecchi secoli di crescita economica, visto che più riusciamo a produrre, più possiamo consumare. L’espressione produttività media del lavoro è utilizzata per indicare la quantità prodotta da ogni singolo lavoratore occupato. Maggiore è il tasso di crescita di un paese, più rapido sarà il miglioramento del tenore di vita. Le recessioni e le espansioni I sistemi economici non crescono sempre in maniera stabile: i periodi di accentuata crescita economica sono detti periodi di espansioni (durante i quali l’inflazione tende a crescere), mentre quelli in cui lo sviluppo economico conosce delle cadute sono chiamati periodi di recessione (durante i quali i redditi reali e l’occupazione tendono a cadere). Il tasso di disoccupazione, ossia la percentuale di individui che vorrebbero avere un impiego ma non lo trovano, è un indicatore fondamentale delle condizioni del mercato del lavoro in un paese, mentre il tasso d’inflazione è il tasso al quale crescono i prezzi nel tempo. La politica macroeconomica Le politiche macroeconomiche sono tre (fiscale, monetaria e strutturale) e consistono nell’insieme dei provvedimenti attuali dal governo per influire sul comportamento dell’economia nel suo complesso. La politica fiscale costituisce l’insieme delle decisioni da cui dipende il bilancio dello Stato, tra le quali rientrano le scelte riguardo all’entità e alla composizione delle entrate e delle uscite del settore pubblico. La politica monetaria è lo strumento utilizzato per determinare l’offerta di moneta e i tassi di interesse in un paese; mentre la politica strutturale si riferisce all’insieme di provvedimenti di lungo periodo finalizzati a modificare la struttura portante, ovvero le istituzioni su cui è fondata l’economia di un paese. La macroeconomia ha due tipi di analisi che possono essere fatte. Un’analisi positiva della macroeconomia mira a individuare oggettivamente solo gli effetti economici di un determinato provvedimento, mentre un’analisi normativa include una serie di raccomandazioni sulla opportunità o meno di implementare una certa politica economica. lOMoAR cPSD|4405888 46 46 CAPITOLO XVIII - MISURARE L’ATTIVITÀ ECONOMICA: IL PIL Il parametro cui si fa ricorso più spesso per ricavare il livello del prodotto di un sistema economico prende il nome di prodotto interno lordo. Il PIL consiste nel valore di mercato dei beni e dei servizi finali prodotti all’interno di un paese in un determinato periodo. Il valore di mercato Per ottenere il valore di mercato è necessario aggregare le quantità relative ai diversi beni e servizi prodotti in un paese e sommare i suoi rispettivi valori. Un problema di questo metodo tuttavia è che non tutti i beni e servizi dotati di un valore economico vengono acquistati e venduti sul mercato (il lavoro non retribuito). Dei beni e servizi finali Gli unici beni e servizi che sono inclusi nel calcolo del PIL sono i beni e servizi finale, ossia quelli di cui i consumatori effettivamente usufruiscono. I beni o servizi ottenuti durante le varie fasi che precedono il prodotto finale sono chiamati beni e servizi intermedi. Un tipo particolare di beni che non rientrano in nessuna categoria ma che sono inclusi nel calcolo del PIL è rappresentato dai beni capitali, ovvero quelli beni di lunga durante che vengono prodotti e utilizzati allo scopo di produrre altri beni e servizi Visto che spesso il processo produttivo si estende nel tempo, il valore di mercato dei beni finali può essere interpretato in maniera indiretta, sommando il valore aggiunto da ciascuna delle imprese coinvolte nel processo produttivo. Il valore aggiunto da un’impresa corrisponde alla differenza tra il valore di mercato del prodotto da essa fornito e il costo degli input acquistati da altre imprese. Sommando il valore aggiunto da tutte le imprese giungiamo allo stesso risultato ottenuto dalla somma del valore dei beni e servizi finali. Prodotti all’interno di un paese in un determinato periodo Il PIL è una misura dell’attività economica realizzata in un paese dove vengono inclusi solo i beni e i servizi effettivamente prodotti in un determinato periodo. Misurare il PIL Di accordo con la definizione sopra, misurasi il PIL al sommare i valori di mercato di tutti i beni e servizi finali di produzione nazionale. Tuttavia è anche possibile misurare il PIL sommando l’ammontare complessivo che le famiglie, le imprese, il settore pubblico e il settore estero spendono per beni e servizi finale. Il consumo indica le spese delle famiglie per l’acquisto di vari beni, durevoli e non durevoli, e servizi finali; mentre gli investimenti rappresentano le spese che le imprese destinano all’acquisto di beni e servizi. Gli acquisti pubblici consistono nelle spese sostenute dallo Stato e dalle amministrazioni locali per acquistare servizi e beni; e le esportazioni nette costituiscono la differenza tra esportazioni e importazioni. PIL = C + I + AP + (ESP - IMP) lOMoAR cPSD|4405888 47 47 Il PIL può essere anche considerato come la somma dei redditi da capitale e da lavoro. I redditi da capitale sono composti dai pagamenti a favore dei proprietari di capitale fisico (macchinari) e di capitale intangibile (brevetti); mentre i redditi da lavoro comprendono salari e stipendi. Sia i redditi da capitale sia i redditi da lavoro forniscono valori al lordo delle imposte, quindi una percentuale di questi redditi viene assorbita dallo Stato sotto forma di entrate fiscali. PIL = RC + RL + EF Il PIL nominale e il PIL reale Il PIL reale è uno strumento creato per escludere gli effetti delle variazioni dei prezzi quando confrontiamo i livelli dell’attività economica realizzati nel corso del tempo. Quando il PIL viene calcolato utilizzando i prezzi di un anno base, prende il nome di PIL reale; mentre quando il PIL viene calcolato ai prezzi dell’anno corrente viene detto PIL nominale. Il PIL reale, tuttavia, non equivale al benessere economico, poiché nel dato del PIL di solito sono compresi solo i beni e i servizi che hanno un prezzo e che si scambiano in un mercato. Molti fattori che contribuiscono al benessere economico dei cittadini sono in gran parte omessi dal calcolo del PIL, come il tempo libero, le attività economiche non scambiate nel mercato, la qualità di vita, la diseguaglianza economica, la qualità dell’ambiente e l’impoverimento delle risorse naturali. Senza dubbio tuttavia che il PIL è almeno correlato al benessere economico, visto che ci sono circostanze in cui in PIL reale più elevato si traduce in un livello di benessere economico maggiore ⇢ la disponibilità di beni e servizi, la salute e l’istruzione. Di conseguenza, poiché il PIL reale non è sinonimo di benessere economico, risulta inopportuno valutare le diverse proposte di politica economica considerando esclusivamente se esse consentono di aumentare il PIL. Quando se procura comparar ou analisar o comportamento do PIB de um país ao longo do tempo, é preciso diferenciar o PIB nominal do PIB real. O primeiro diz respeito ao valor do PIB calculado a preços correntes, ou seįa, no ano em que o produto foi produzido e comercializado. Já o segundo é calculado a preços constantes, em que é escolhido um ano-base para o cálculo do PIB, eliminando assim o efeito da inflação. lOMoAR cPSD|4405888 50 50 CAPITOLO XX - MISURARE IL LIVELLO DELL’OCCUPAZIONE E DELLA DISOCCUPAZIONE Nel mercato di lavoro il prezzo consiste nel salario percepito dal lavoratore in cambio dei servizi offerti, mentre la quantità rappresenta l’ammontare di lavoro utilizzato dalle imprese (numero di ore lavorate). Più i lavoratori sono produttivi, oppure maggiore è il valore dei beni e servizi da essi prodotti, maggiore sarà il numero di dipendenti che un datore di lavoro sarà intenzionato ad assumere. La domanda e l’offerta nel mercato di lavoro Nº di Lavoratori Nº di Computer 1 25 2 48 3 69 Prodotto Marginale 25 23 21 Valore del Prodotto Marginale 69.000 euro 63.000 euro 57.000 euro La tendenza del prodotto marginale a scendere man mano che il numero di lavoratori aumenta è chiamata rendimenti decrescenti del lavoro. Questo principio prevede che l’incremento della produzione derivante da un lavoratore in più (prodotto marginale) risulterà tanto minore quanto maggiore è la quantità di lavoro già impiegata. Il numero di lavoratori che un’impresa sarà disposta ad assumere dipende dal valore del prodotto marginale ottenuto (l’ammontare di entrate aggiuntive che il lavoratore genera per l’impresa dovrà essere maggiore che il salario da corrispondere). Di conseguenza, qualsiasi fattore in grado di far salire il valore del prodotto marginale determinerà uno spostamento verso destra della curva di domanda di lavoro. Gli elementi che potrebbero far crescere la domanda di lavoro sono due: (i) un aumento del prezzo relativo del prodotto; o (ii) un incremento della produttività dei lavoratori. Il numero di individui disposti a lavorare in corrispondenza di ciascun salario reale rappresenta l’offerta di lavoro. Decidere se lavorare in cambio di un determinato salario rappresenta un’applicazione immediata del principio costi-benefici ⇢ il compenso previsto (il salario) dovrà superare il vostro prezzo di riserva (la somma minima per cui sareste disposti a lavorare). Ovviamente, la disponibilità degli individui a dedicare il proprio tempo al lavoro cresce man mano che il salario reale aumenta. I due fattori che possono spostare la curva di offerta di lavoro verso destra sono un’aumento della quantità di persone in età lavorativa e un’aumento nel tasso di partecipazione, ossia la percentuale di persone in eta lavorativa che sono alla ricerca di un’occupazione. La crescita della diseguaglianza salariale Un’altra tendenza nei mercati del lavoro è la crescente disparità nei livelli salariali, in particolare il fatto che le retribuzioni dei lavoratori meno specializzati risultano sempre più basse rispetto a quelle dei lavoratori più qualificati. Sono due i principali fattori della diseguaglianza: la globalizzazione e i mutamenti tecnologici. lOMoAR cPSD|4405888 51 51 Il beneficio economico della globalizzazione consiste in un incremento del livello di specializzazione e nella condizione di efficienza che ne deriva ⇢ tutte le nazioni hanno a disposizione beni e servizi in una varietà più ampia, di qualità migliore e a prezzi più bassi. Le conseguenza della globalizzazione sul mercato del lavoro tuttavia sono ambivalenti. Nel caso di apertura del mercato di un paese al commercio internazionale, i consumatori non acquisteranno più determinati beni e servizi di produzione nazionale per passare a prodotti esteri. Di conseguenza, il mercato dei lavoratori e imprese nazionale di settori che perdono subirà perde; mentre Apertura del mercato ⇢ domanda di prodotti nazionali scende ⇢ prezzo relativo del bene scende ⇢ valore del prodotto marginale dei lavoratori si riduce ⇢ contrazione della domanda di lavoro ⇢ riduzione dell’occupazione e del salario reale Allo stesso tempo che il mercato dei settori perdente subirà perdite, il mercato dei settori vincente sarà beneficiato. Apertura del mercato ⇢ domanda di prodotti nazionali sale ⇢ prezzo relativo del bene sale ⇢ valore del prodotto marginale dei lavoratori aumenta ⇢ aumento della domanda di lavoro ⇢ aumento dell’occupazione e del salario reale Èd evidente pertanto che la globalizzazione può contribuire ad ampliare la diseguaglianza salariale, visto che l’apertura agli scambi internazionali ha fatto aumentare i salari dell’industria vincente e ha fatto diminuire quelli dell’industria perdente. Pertanto è possibile che l’incremento degli scambi commerciali di un paese determini una riduzione dei salari per i lavoratori che già percepiscono retribuzioni basse (meno specializzati) e un aumento per quelli che già godono di un buon trattamento economico (più qualificati). Un secondo fattore da cui dipende l’aumento della diseguaglianza salariale è il progresso tecnologico, che favorisce i lavoratori più qualificati. I rimedi al problema delle disparità salariali causati per la globalizzazione e per il progresso tecnologico sono la mobilità dei lavoratori (movimento dei lavoratori tra posti di lavoro) o l’intervento dello Stato con l’erogazione di sussidi durante la fase di transizione destinati ai lavoratori dei settori colpiti dalla crisi per incentivare loro ad acquisire istruzione e competenze. I tipi di disoccupazione Il fenomeno della disoccupazione può essere suddiviso in tre categorie generali: Disoccupazione frizionale ⇢ disoccupazione a breve termine dovuta al tempo necessario agli individui per trovare un’altro impiego conforme alle loro capacità. Le perdite economiche sono basse nel senso che consente all’individuo di raggiungere un livello di produzione più elevato nel lungo periodo caso lui sia capace di trovare un’impiego adequato. lOMoAR cPSD|4405888 52 52 Disoccupazione strutturale ⇢ la disoccupazione cronica a lungo termine causata per la mancanza di competenza, le barriere linguistiche o i problemi di discriminazione. Suoi costi sono molto più alti e è possibile che nel contempo gli individui perdono le capacità di cui dispongono. Disoccupazione ciclica ⇢ la disoccupazione che manifestasi durante i periodi di recessione. Sarà di breve durata se i policy maker adotterebbero le misure adeguate per far aumentare la domanda. La disoccupazione frizionale e la disoccupazione strutturale sono sempre presenti nel mercato di lavoro e, pertanto, sono chiamate disoccupazione naturale. Questo significa che quando l’economia non presenta gap di produzione né di tipo recessivo né di tipo espansivo, la disoccupazione ciclica sarà pari a zero. Sono caratteristiche strutturale del mercato del lavoro che possono avere l’effetto di incrementare il tasso di disoccupazione: Legislazione sul salario minimo ⇢ esistenza di leggi che stabiliscono i livelli salariali minimi e che causano la disoccupazione dei lavoratori con un basso livello di specializzazione. Sindacati ⇢ organizzazioni che, per conto dei lavoratori, conducono le negoziazioni con i datori di lavoro su questioni delle retribuzioni. Il sindacato generalmente riesce a far sì che i datori di lavoro accettino un salario superiore a quello di equilibrio, generando disoccupazione. Assicurazione contro la disoccupazione ⇢ esistenza di sussidi di disoccupazione, che possono allungare la durata media del periodo di disoccupazione al disincentivare le persone dall’impegnarsi nella ricerca di un lavoro. Altri regolamenti statali ⇢ norme statali che ripercuotono sul mercato del lavoro come i costi non salariali. Tra queste vi sono le norme in materia di sicurezza e salute, che stabiliscono gli standard di sicurezza cui i datori di lavoro devono attenersi. Nella misura in cui comportano un aumento dei costi e una riduzione della produttività, le norme producono l’effetto di far scendere la domanda di lavoro, abbassando i salari reali e contribuendo al problema della disoccupazione. lOMoAR cPSD|4405888 55 55 Consideriamo che un’individuo A volesse acquistare un macchinario da 4.000€ contando un prestito con un tasso di interesse annuo del 6%. Grazie a questo attrezzo e al proprio lavoro, questo individuo può ottenere entrate nette pari a 6.000€, di cui 20% andrà versato allo Stato sotto forma di imposte, quindi l’ammontare netto che gli rimane a disposizione equivale a 4800€. Poiché un altro tipo di lavoro gli permetterebbe di guadagnare 4.400€, il valore del prodotto marginale dell’attrezzo sarà di 400€ (cioè il beneficio finanziario derivato dall’acquisto). Il rapporto tra VMP e il prezzo d’acquisto è il tasso di rendimento di un investimento. Nel caso sopra, il prezzo di acquisto del macchinario (P) è di 4.000€ e il valore del prodotto marginale (VMP) è pari a 400€. Perciò il tasso di rendimento é 400/4000 = 10%. Quando il tasso di rendimento supera il tasso di interesse reale (R), che in questo caso è pari a 6%, l’investimento è profittevole. VMP / P > r Dal lato dei costi, due elementi importanti sono il prezzo dei beni capitali e il tasso di interesse reale. Dal lato dei benefici il fattore chiave nelle decisioni di investimento delle imprese è il valore del prodotto marginale del nuovo capitale. In sintesi, gli investimenti sono funzione da un lato dei rendimenti attuali e attesi che esse prevedono di avere, e dall’altro del costo dell’investimento stesso. Il sistema finanziario e l’allocazione del risparmio a usi produttivi Per ottenere buoni risultati un’economia non può limitarsi a risparmiare: deve anche destinare i fondi limitati così accantonati ai progetti di investimento che con buona probabilità si dimostreranno i più produttivi. Il sistema finanziario di un’economia di mercato permette una migliore allocazione del risparmio perché (i) forniscono informazioni ai risparmiatori per sapere quali tra le molte possibilità di impiego dei loro fondo risultano probabilmente le più produttive e (ii) aiutano i risparmiatori a condividere i rischi dei progetti di investimento individuali. Sono tre i componenti chiave del sistema finanziario: il sistema bancario, il mercato obbligazionario e il mercato azionario. Il sistema bancario ⇢ formato dalle banche commerciali (esempio più importante degli intermediari finanziari), che accettano depositi e li utilizzano per concedere prestiti. Le banche sono specializzate nella raccolta delle informazioni necessarie per garantire che un investimento sia redditizio (hanno un vantaggio comparato in questa funzione, ossia sono in grado di svolgerla a costi più bassi e con risultati migliori dei singoli risparmiatori per conto proprio). Il mercato obbligazionario ⇢ le obbligazione sono promesse che hanno valore legale di rimborsare un debito, che comprende la somma capitale e il tasso di interesse della cedola. Il tasso di interesse dipenderà da diversi fattori, tali come: la durata del titolo (periodo previsto prima che il debito sia rimborsabile), il rischio di credito (grado di probabilità che il debitore fallisca) e il trattamento fiscale. Le obbligazioni ad alto rendimento (junk bond), sono titoli emessi da imprese caratterizzate da un alto grado di rischio, e i possessori di obbligazioni sono liberi di venderli in qualsiasi momento nel mercato obbligazionario. lOMoAR cPSD|4405888 56 56 Fondo Comune di Investimento Intermediario finanziario che raccoglie fondi presso il pubblico vendendo proprie quote e li utilizza per acquistare attività finanziarie. Il mercato azionario ⇢ l’azione rappresenta un diritto a una quota di compartecipazione al capitale sociale di un’impresa, ossia di ricevere il dividendo (pagamento a scadenze regolari) e di percepire i capital gain quando il prezzo del titolo posseduto aumenta. Gli investimenti finanziari nel mercato azionario sono rischiosi, visto che i rendimenti possono risultare imprevedibili ⇢ la differenza tra il tasso di rendimento richiesto dagli investitori finanziari per detenere attività rischiose e il tasso di rendimento offerto da attività sicure è chiamato premio al rischio. Il sistema finanziario è in grado di aiutare i risparmiatori a condividere i rischi dei progetti di investimento individuali attraverso la diversificazione: pratica consistente nel ripartire la propria ricchezza tra un’ampia gamma di investimenti finanziari diversi, in modo da abbassare il livello di rischio complessivo. Invece di destinare tutti i risparmi a un unico progetto molto rischioso, per un investitore finanziario sarà più sicuro distribuire piccole quote dei suoi fondi su più titoli azionari e obbligazionari. Per il risparmiatore tipo una soluzione particolarmente comoda a questo riguardo consiste nell’acquistare obbligazioni e azioni in maniera indiretta tramite i fondi comuni di investimento. Dal punto di vista della collettività, il ricorso alla diversificazione fa sì che anche i progetti rischiosi ottengano i finanziamenti necessari. Le curve d’offerta e di domanda di risparmio All’interno di un’economia che non concede né contrae prestiti all’estero il risparmio nazionale deve uguagliare gli investimenti. Per quanto riguarda il risparmio, la domanda (imprese che vogliano investire) e l’offerta (famiglie, imprese e Stato) vengono portate in equilibrio dall’azione dei mercati finanziari. L’offerta di risparmio è una curva con pendenza positiva, visto che il aumento del tasso di interesse reale incentiva a risparmiare. La curva di domanda di risparmio ha pendenza negativa, dato che un incremento del tasso di interesse reale fa salire i costi dei prestiti e disincentiva le imprese dall’investire. Risparmio Investimento 6 5 4 3 2 1 0 0 4 8 12 16 20 24 Risparmio e Investimento In condizioni di equilibrio, il livello desiderato di investimento (domanda di risparmio) e il livello desiderato di risparmio nazionale (offerta di risparmio) devono essere uguali. Nel grafico, il livello di equilibrio del tasso di interesse reale corrisponde al punto di intersezione delle curve di domanda e di offerta. Lo spostamento delle curve di risparmio è causato da variazioni in fattori diversi dal tasso di interesse reale. r % I n t R e a le lOMoAR cPSD|4405888 57 57 CAPITOLO XXIII - FLUTTUAZIONI ECONOMICHE DI BREVE PERIODO Un periodo nel quale l’economia cresce a uno tasso significativamente inferiore alla norma prende il nome di recessione o contrazione, mentre un periodo nel quale l’economia cresce a uno tasso significativamente superiore alla norma prende il nome di espansione. Una recessione estremamente grave prende il nome di depressione, mentre un’espansione particolarmente forte prende il nome di boom. Quando si tenta di determinare se è in corso una recessione o un’espansione, gli economisti osservano tuta una serie di dati economici, oltre al PIL. Il termine tipico con il quale si fa rifermento ai periodi di espansione e di recessione è quello di cicli economici. Questo termine però non è preciso, visto che le fluttuazioni economiche non sono affatto cicliche, ma piuttosto irregolari per durata e gravità. La disoccupazione è un indicatore chiave delle fluttuazioni economiche di breve termine. In genere, il tasso di disoccupazione cresce durante le recessioni (disoccupazione ciclica) e recuperasi durante le espansioni. Oltre al incremento della disoccupazione, durante le recessioni si registra un generale peggioramento delle condizione del mercato di lavoro. Anche il tasso d’inflazione è un fenomeno tipico durante le fluttuazioni, visto che i periodi di recessioni sono seguiti da una brusca diminuzione dell’inflazione. I gap di produzione, la disoccupazione e l’inflazione La produzione potenziale di un mercato è la quantità di output che un’economia può produrre quando utilizza le sue risorse ai livelli normali. Esistono due spiegazione per le fluttuazioni economiche di breve periodo: (i) le variazioni nel tasso di crescita della produzione possano riflettere cambiamenti nel tasso di crescita della produzione potenziale del paese; o (ii) la produzione effettiva non è sempre pari alla produzione potenziale. È possibile che le risorse di capitale e le risorse umane non siano utilizzate appieno, ragion per cui la produzione effettiva può essere di sotto del livello della produzione potenziale. Oppure il capitale e il lavoro possono funzionare a un ritmo molto maggiore rispetto alla norma in modo che la produzione effettiva cresce oltre quella potenziale. La differenza tra la produzione potenziale (Y*) e quella effettiva (Y, ossia il PIL reale) prende il nome di gap di produzione. Un gap recessivo (Y* > Y) sarà risultato di una produzione effettiva inferiore a quella potenziale, mentre un gap espansivo (Y* < Y) succederà quando la produzione effettiva è superiore a quella potenziale. Entrambi tipi di gap sanno problematiche al mercato: il gap recessivo rappresenta l’aumento della disoccupazione (visto che le risorse non vengono utilizzate appieno), mentre il gap espansivo rappresenta un aumento dell’inflazione (visto che i produttori aumenteranno i suoi prezzi). lOMoAR cPSD|4405888 60 60 CAPITOLO XXV - MONETA, TASSI DI INTERESSE, BANCHE E BANCA CENTRALE La moneta è qualsiasi attività che possa essere utilizzata per effettuare acquisti e ha tre principali funzioni: mezzo di scambio, unità di conto e riserva di valore. Mezzo di scambio ⇢ la moneta serve da mezzo di scambio quando viene utilizzata per acquistare beni e servizi. Senza moneta, le transazioni economiche sarebbero effettuate sotto forma di baratto, che necessiterebbe una doppia coincidenza dei bisogni. Unità di conto ⇢ la moneta agevola le comparazione tra due beni perché è l’unità fondamentale di misura di suoi valori economici. Riserva di valore ⇢ la moneta rappresenta un mezzo per detenere ricchezza. La sigla M1 definisce l’offerta di moneta corrente più i depositi bancari detenuti sotto forma di conto corrente; la sigla M2 comprende M1 più alcune attività aggiuntive meno liquide; e la sigla M3 comprende M1 e M2 più altre attività negoziabili ancora meno liquide. La domanda di moneta Qualsiasi individuo in possesso di ricchezza deve decidere in quale forma desidera detenerla ⇢ questa scelta prende il nome di decisione di allocazione del portafoglio. Gli individui frequentemente optano per la diversificazione, cioè decidono detenere un’ampia gamma di attività diverse per ottenere un rendimento elevato e non comportare un rischio eccessivo. La domanda di moneta di un soggetto consiste nell’ammontare di ricchezza che sceglie di detenere sotto forma di moneta. Tre fattori determinano la domanda di moneta: il tasso di interesse nominale, il prodotto reale (reddito) e il livello dei prezzi. Tasso di interesse nominale ⇢ al diminuire del tasso di interesse nominale nel mercato, il costo opportunità di detenere moneta sarà minore e, pertanto, la domanda di moneta aumenterà. Reddito ⇢ un incremento del reddito fa aumentare la quantità di beni che gli individui desiderano acquistare e, di conseguenza, fa aumentare anche la domanda di moneta. Livello dei prezzi ⇢ un incremento del livello dei prezzi comporta un aumento della domanda di moneta, visto che sarà necessaria una quantità maggiore di $. La curva di domanda di moneta rappresenta la relazione tra il tasso di interesse e la da quantità di moneta domandata. Un aumento del tasso di interesse nominale riduce la quantità di moneta demandata. L’offerta di moneta La determinazione dell’offerta di moneta nell’economia moderna dipende dal comportamento delle banche commerciali e dei loro depositanti. La moneta contante e le attività affini detenute dalle banche prendono il nome di riserve bancarie. Quando le banche detengono tutti i depositi bancarie per soddisfare le richieste di prelievo di contenti o di pagamento di assegni, ci sarà una situazione di riserve bancarie pari al 100%. lOMoAR cPSD|4405888 61 61 Se tuttavia le banche detengono solo 10% dei depositi a titolo di riserve (tasso di riserve), possono dare il restante 90% in prestito in cambio di interesse. Un sistema bancario nel quale le banche detengono meno riserve che depositi è detto sistema bancario a riserve frazionali. Considerando che i privati preferiscano effettuare transazioni con i depositi bancari rispetto ai contanti, i 90% saranno nuovamente immessi nel sistema bancario ⇢ creazione di nuova moneta. Il processo di espansione di prestiti e depositi terminerà solo quando le riserve saranno pari al 10% dei depositi bancari. Le riserve bancarie non sono considerate come parte dell’offerta di moneta, visto che sono detenute nelle casseforti delle banche invece di circolare tra il pubblico. La base monetaria consiste nella somma delle riserve bancarie e del circolante detenuto dalle famiglie e dalle imprese. I depositi di conto corrente non fanno parte della base monetaria, ma fanno parte dell’offerta di moneta. Il rapporto tra l’offerta di moneta e la base monetaria è detto moltiplicatore della moneta. Le banche centrali e il controllo dell’offerta di moneta Le banche centrali sono istituzioni create dagli Stati per regolare il sistema bancario e gestire la politica monetaria. Una banca centrale è in grado di controllare l’offerta di moneta se ha il controllo della base monetaria, ossia, la banca centrale può provocare una riduzione o un aumento dell’offerta di moneta qualora sia in grado di ridurre o aumentare l’offerta di riserve. Le banche centrali possono variare l’offerta delle riserve a disposizione delle banche effettuando operazioni di mercato aperto in titoli di Stato o altre attività finanziarie. Supponiamo pertanto che la banca centrale voglia aumentare le riserve a disposizione delle banche commerciali, al fine ultimo di aumentare i depositi bancari e l’offerta di moneta. Per raggiungere questo scopo, la banca centrale acquista dal pubblico titoli di Stato. L’acquisto dal pubblico di titoli di Stato effettuato dalla banca centrale è definito come un’operazione di acquisto nel mercato aperto e risulta nel aumento delle riserve bancarie e dell’offerta di moneta. Se invece la banca centrale mira ridurre le riserva bancaria e quindi l’offerta di moneta, può fare un’operazione di vendita nel mercato aperto, vendendo al pubblico alcuni dei titoli di Stato che detiene. L’equilibrio nel mercato della moneta Per comprendere in che modo il mercato della moneta raggiunge l’equilibrio può essere utile riprendere la relazione fra tassi di interesse e prezzo di mercato delle obbligazioni. Il prezzo dei titoli in circolazione è inversamente correlato al tasso di interesse corrente, ossia un aumento dei tassi di interesse implica una riduzione dei prezzi dei titoli e viceversa. Se il tasso di interesse nominale inizialmente si trova al di sotto del livello di equilibrio nel mercato monetario, la domanda per moneta sarà maggiore. Per incrementare la quantità di moneta detenuta le persone cercheranno di vendere i suoi titoli obbligazionari. Se tutti tentano di liberarsi dei titoli, ma nessuno è disposto ad acquistarli, i prezzi scenderanno. Una riduzione del prezzo delle obbligazione equivale tuttavia a un aumento dei tassi di interesse. All’aumentare di questi ultimi, la quantità di moneta domandata dal pubblico diminuisce fino a quando raggiunge l’equilibrio. lOMoAR cPSD|4405888 62 62 Il controllo del tasso di interesse nominale Il controllo dell’offerta di moneta e il controllo del tasso di interesse siano essenzialmente la stessa cosa. Supponiamo che la banca centrale (BCE) decida di abbassare il tasso di interesse: per far questo, dovrà espandere l’offerta di moneta attraverso un’operazione di acquisto nel mercato aperto. Le famiglie che hanno obbligazioni solamente saranno disposto a venderle a un prezzo elevato e, di conseguenza, il tasso di interesse nominale scenderà. Se la banca centrale deciderebbe di aumentare il tasso di interesse, dovrebbe ridurre l’offerta di moneta attraverso un’operazione di vendita nel mercato aperto. Questo tipo di intervento fa scendere il prezzo dei titoli, che equivale a un aumento del tasso di interesse. La banca centrale europea I paesi che hanno introdotto l’euro come valuta costituiscono l’Eurosistema. Il controllo della politica monetaria in ciascun paese dell’Eurosistema è passato dalle banche centrali nazionali alla BCE. La BCE è responsabile della formulazione e attuazione di una politica monetaria comune in tutta l’area dell’euro e della supervisione e regolamentazione del sistema bancario e finanziario. I principali organi decisionali della BCE sono il Comitato Esecutivo e il Consiglio Direttivo. Il comitato esecutivo è composto dal presidente e dal vicepresidente della BCE e da altri quattro membri nominati, ed è responsabile dell’attuazione delle decisione di politica monetaria. Il consiglio direttivo invece comprende i sei membri del comitato e i governatori delle BCN degli stati membri, e consiste nell’organo decisionale supremo della BCE: formula la politica monetaria di tutto l’Eurosistema e detiene il monopolio delle decisioni relative ai tassi di interesse di riferimento e all’offerta di riserve all’Eurosistema. lOMoAR cPSD|4405888 65 65 L’equilibrio di breve e di lungo periodo Il tasso di inflazione di equilibrio di breve periodo è determinato dall’intersezione tra le curve di domanda aggregata e di offerta aggregata di breve periodo. Nel caso di gap recessivo, le imprese stanno vendendo una quantità di produzione inferiore a quella potenziale e avranno un incentivo ad abbassare i loro prezzi relativi per poter vendere di più, mentre nel caso di gap espansivo le imprese stanno vendendo una quantità di produzione che oltrepassa la loro capacita produttiva e alla fine i produttori aumenteranno i loro prezzi relativi. In una situazione di gap recessivo, la pressione dell’offerta eccessiva porterà a una revisione verso il basso delle aspettative sull’inflazione, mentre un eccesso di domanda farà crescere le aspettative sull’inflazione durante i gap espansivi. Gap recessivo: produzione si trova al di sotto di quella potenziale ⇢ riduzione dell’inflazione Gap espansivo: produzione è maggiore di quella potenziale ⇢ aumento dell’inflazione Quando il tasso di inflazione effettivo si abbassa (gap recessivo), la banca centrale ridurrà il tasso di interesse, incentivando la domanda aggregata e determinando la crescita del livello di produzione di equilibrio. Quando il tasso di inflazione effettivo aumenta (gap espansivo), la banca centrale aumenterà il tasso di interesse, il che determina una riduzione della spesa aggregata che, a sua volta, si ripercuoterà in una riduzione del livello di produzione di equilibrio di breve periodo. L’intersezione delle curve AD e AS viene definita come punto di equilibrio di breve periodo. Quando il sistema si trova in condizioni di equilibrio di breve periodo, il valore dell’inflazione corrisponde a quello determinato dalle aspettative di inflazione e la produzione di equilibrio di breve periodo corrisponde al livello della spesa aggregata programmata con tale valore del tasso di inflazione. Nel lungo periodo tuttavia l’economia mette in atto dei processi di autocorrezione. La curva di offerta aggregata di lungo periodo (LRAS) è la retta verticale tracciata in corrispondenza del livello di produzione potenziale. L’equilibrio di lungo periodo pertanto può essere definito come una posizione in cui l’inflazione effettiva è uguale all’inflazione attesa e la produzione effettiva eguaglia la produzione potenziale dell’economia. L’equilibrio di breve periodo ⇢ l’economia si trova in una condizione di equilibrio di breve periodo quando l’inflazione eguaglia le aspettative sull’inflazione e il prodotto è pari al livello di produzione di equilibrio di breve periodo compatibile con quel determinato tasso di inflazione. Graficamente, l’equilibrio di breve periodo si verifica nel punto di intersezione tra la curva AD e la curva AS. L’equilibrio di lungo periodo ⇢ l’economia si trova in una condizione di equilibrio di lungo periodo quando il prodotto effettivo è pari al prodotto potenziale (non si registra alcun gap di produzione) e il tasso di inflazione è stabile. Graficamente, l’equilibrio di lungo periodo si verifica nel punto di intersezione tra la curva AD, la curva AS e la curva LRAS. lOMoAR cPSD|4405888 66 66 L’inflazione e l’economia ⇢ l’inflazione agisce gradualmente per portare l’economia verso l’equilibrio economico di lungo periodo (un fenomeno chiamato tendenza all’autocorrezione del sistema economico). L’inflazione cresce per chiudere i gap espansivi, mentre si riduce per chiudere quelli recessivi. Graficamente, la curva AS si sposta verso l’alto o il basso quando vengono riviste le aspettative sull’inflazione. Più rapido si rivela il processo di autocorrezione, meno necessarie risultano le politiche di stabilizzazione per eliminare i gap di produzione. Gli shock della domanda e dell’offerta ⇢ gli shock della domanda e dell’offerta sono importanti cause di inflazione. Entrambi possono determinare variazioni del tasso di inflazione di equilibrio, ma non possono condurre a variazioni stabili del prodotto. Per questa ragione, vengono definiti shock nominali (che solo hanno effetti sull’inflazione e non sulla produzione). Gli shock reali ⇢ gli shock al prodotto potenziale determinano variazioni sia nel tasso di inflazione di equilibrio sia nella capacità produttiva del sistema economico; pertanto, sono definiti shock reali (hanno effetti sia sulla capacità produttiva sia sul livello di produzione di equilibrio di lungo periodo). lOMoAR cPSD|4405888 67 67 GLOSSARIO accordo per il controllo degli armamenti di posizione accordo con cui i contendenti tentano di limitare la crescita degli investimenti controbilanciati volti al miglioramento delle performance. acquisti pubblici spesa delle amministrazioni locali e statali in beni e servizi finali; gli acquisti pubblici non comprendono né i trasferimenti, vale a dire le somme erogate dallo Stato dietro nessuna corresponsione di beni e servizi, né gli interessi pagati dallo Stato sul debito pubblico. aggregazione la somma delle variabili individuali per poter ottenere totali generali che sono espressione dell’intero sistema economico. analisi normativa analisi volta a stabilire se una politica economica debba essere applicata o meno; nell’analisi normativa viene inevitabilmente coinvolto il sistema di valori di chi la conduce. analisi positiva analisi volta a individuare le conseguenze economiche di un particolare evento o di una determinata politica, senza considerare se gli effetti siano più o meno desiderabili. avanzo del bilancio pubblico l’eccedenza del gettito fiscale sulla spesa pubblica (G – T); l’avanzo del bilancio pubblico equivale al risparmio pubblico. avanzo della bilancia dei pagamenti aumento netto annuo del livello delle riserve internazionali di un paese. azione un diritto a una quota di compartecipazione al capitale sociale di un’impresa. Banca Centrale Europea (BCE) banca centrale dei paesi dell’area dell’euro. baratto lo scambio diretto di beni e servizi con altri beni o servizi. barriere all’entrata qualsiasi ostacolo economico che impedisca alle imprese di entrare in un nuovo mercato. base monetaria o moneta ad alto potenziale la somma delle riserve bancarie e del circolante detenuto dalle famiglie e dalle imprese. bene capitale bene di lunga durata che viene prodotto o utilizzato per produrre altri beni e servizi. benefici esterni (o esternalità positive) benefici di un’attività che ricadono su persone non direttamente coinvolte nella stessa. beneficio marginale la variazione nel beneficio totale provocata dallo svolgimento di un’unità in più di un’attività. beneficio medio il beneficio totale derivante dalla produzione o dall’acquisto di n unità diviso per n. beni a proprietà comune puri beni dal cui consumo non può essere escluso facilmente chi non paga; ogni volta che un individuo consuma un’unità di questi beni, se ne riduce la disponibilità per gli altri. beni collettivi beni o servizi che, almeno per un certo grado, sono non rivali, ma escludibili. beni complementari l’aumento del prezzo di uno provoca uno slittamento verso sinistra della curva di domanda dell’altro (verso destra in caso di riduzione del prezzo). beni inferiori l’aumento del reddito dei compratori provoca uno slittamento verso sinistra della loro curva di domanda; all’opposto, la contrazione del reddito dei compratori porta a uno slittamento verso destra della loro curva di domanda. beni meritori beni prodotti dallo Stato, in condizioni non di mercato, per ragioni politiche. beni non escludibili beni di cui è difficile, o costoso, impedire il consumo ai non-paganti. beni non rivali beni il cui consumo da parte di un individuo non ne riduce la disponibilità per gli altri. beni normali l’aumento del reddito dei compratori provoca uno slittamento verso destra della loro curva di domanda; all’opposto, la contrazione del reddito dei compratori porta a uno slittamento verso sinistra della loro curva di domanda. beni o servizi finali beni o servizi di cui usufruiscono effettivamente i consumatori; trovandosi alla fine del processo di produzione, sono inclusi nel calcolo del pil. beni o servizi intermedi beni o servizi utilizzati per la produzione dei beni e servizi finali e, quindi, non considerati nel calcolo del pil beni privati puri beni dal cui consumo può facilmente essere escluso chi non paga; ogni volta che un individuo consuma un’unità di questi beni, se ne riduce la disponibilità per gli altri. beni pubblici puri beni o servizi che sono, al massimo grado, sia non rivali sia non escludibili. beni pubblici beni o servizi che, almeno per un certo grado, sono sia non rivali sia non escludibili. beni sostituti l’aumento del prezzo di uno provoca uno slittamento verso destra della curva di domanda dell’altro (verso sinistra in caso di riduzione del prezzo). lOMoAR cPSD|4405888 70 70 scelte. effetto Fisher tendenza del tasso d’interesse nominale a essere elevato quando l’inflazione è alta, e basso quando l’inflazione è contenuta. effetto reddito la variazione nei livelli di quantità domandata di un bene che si registra quando, in seguito a variazione del prezzo, si verifica un cambiamento dei livelli di reddito reale dei compratori. effetto ricchezza la tendenza delle variazioni nel livello dei prezzi a influenzare la ricchezza delle famiglie e quindi la loro spesa in beni di consumo. effetto sostituzione la variazione nei livelli di quantità domandata di un bene che si registra quando, in seguito a un cambiamento nel prezzo, i compratori soddisfano i propri bisogni acquistando un bene sostituto. efficienza (o Pareto-efficienza) situazione in cui non è possibile alcuno scambio che migliori le condizioni di qualcuno senza peggiorare quelle di almeno un altro. efficienza economica (o efficienza) viene raggiunta quando tutti i beni e servizi sono prodotti e consumati al loro rispettivo livello socialmente ottimale. elasticità dell’offerta rispetto al prezzo variazione percentuale che si registra nell’offerta di un bene in risposta a una variazione dell’1% del prezzo. elasticità della domanda rispetto al prezzo variazione percentuale che si registra nella domanda di un bene in risposta a una variazione dell’1% del suo prezzo. elasticità della domanda rispetto al reddito variazione percentuale che si registra nella domanda di un bene in risposta a una variazione dell’1% del reddito. elasticità incrociata della domanda rispetto al prezzo variazione percentuale che si registra nella domanda di un bene in risposta a una variazione dell’1% del prezzo di un altro bene. elasticità unitaria la domanda è a elasticità unitaria se la sua elasticità rispetto al prezzo è pari a 1. elementi fondamentali di un gioco i giocatori, le strategie disponibili per ciascun giocatore e i payoff che ciascun giocatore ottiene per ogni combinazione di strategie. equilibrio del mercato si verifica allorché, in un mercato, tutti i venditori e tutti i compratori sono soddisfatti delle quantità, rispettivamente, vendute e comprate al prezzo di mercato. equilibrio di breve periodo una situazione in cui l’inflazione eguaglia l’inflazione attesa e l’output eguaglia il livello della produzione (output) di equilibrio di breve periodo compatibile con tale tasso di inflazione; l’equilibrio di breve periodo si verifica nel punto di intersezione tra le curve AD e SRAS. equilibrio di lungo periodo situazione in cui il prodotto (output) effettivo eguaglia quello potenziale e il tasso di inflazione è correttamente anticipato; in termini grafici, l’equilibrio di lungo periodo si ha quando le curve AD, SRAS e LRAS si intersecano tutte in un unico punto. equilibrio di Nash qualsiasi combinazione di strategie tale per cui la scelta compiuta da ciascun giocatore è la sua miglior scelta, date le strategie degli altri giocatori. equilibrio un sistema è in equilibrio quando al suo interno non vi è spinta al cambiamento. espansione un periodo in cui l’economia cresce a un tasso significativamente superiore alla media. esportazioni nette differenza tra esportazioni e importazioni. esternalità posizionale si verifica quando il miglioramento delle performance di un individuo riduce il guadagno di un altro individuo in situazioni in cui il guadagno di ognuno è legato alla propria performance relativa. esternalità costi o benefici esterni di un’attività. fattore fisso un input la cui quantità non è modificata nel breve periodo. fattore produttivo un input utilizzato nella produzione di un bene o di un servizio. fattore variabile un input la cui quantità può essere modificata nel breve periodo. flusso un valore che viene definito nell’unità di tempo. follower impresa che si adatta su livelli di produzione compatibili con le scelte del leader. fondo comune di investimento un intermediario finanziario che raccoglie fondi presso il pubblico vendendo proprie quote e li utilizza per acquistare attività finanziarie. frontiera o curva delle possibilità produttive un grafico che descrive il livello massimo di produzione di un bene per ogni livello di produzione di un altro bene. lOMoAR cPSD|4405888 71 71 funzione allocativa del prezzo le risorse produttive vengono spostate dai mercati ove il prezzo non è in grado di coprire il costo di produzione verso quelli dove il prezzo è superiore al suddetto costo. funzione del consumo la relazione tra la spesa per consumi e i suoi fattori determinanti, in particolare il reddito disponibile. funzione delle importazioni la relazione tra importazioni e reddito. funzione di razionamento del prezzo i beni scarsi vengono distribuiti ai consumatori che assegnano loro un valore più elevato. funzione di reazione della banca centrale descrive i comportamenti della banca centrale in reazione alle variazioni delle condizioni economiche. funzione di reazione illustra i comportamenti ottimi di un’impresa in relazione alle azioni intraprese dalle altre imprese. funzione di utilità il sistema di ordinamento delle preferenze può essere espresso per mezzo di una funzione di utilità; ciò rende possibili i trade-off. gap di produzione (output gap) la differenza tra la produzione potenziale (Y*) di un’economia e la sua produzione effettiva in un dato istante temporale (Y* – Y). gap espansivo un gap di produzione che si verifica quando la produzione effettiva supera quella potenziale (Y > Y*). gap recessivo un gap di produzione positivo che si verifica quando la produzione potenziale supera quella effettiva (Y* > Y). gioco di contrattazione con ultimatum quello in cui il primo giocatore ha il potere di influenzare le scelte del secondo giocatore con un’offerta “prendere o lasciare”. gioco in forma estesa (o gioco ad albero o albero delle decisioni) un diagramma che tiene conto della sequenza con cui vengono prese le decisioni e illustra i payoff assegnati a ogni possibile combinazione di scelte. imposta progressiva un’imposta per la quale la percentuale di reddito versata da un contribuente sotto forma di imposte cresce con l’aumentare del reddito del contribuente stesso. imposta proporzionale sul reddito un’imposta in base alla quale tutti i contribuenti pagano la stessa percentuale del reddito sotto forma di tasse. imposta regressiva un’imposta per la quale la percentuale di reddito versata da un contribuente sotto forma di imposte diminuisce con l’aumentare del reddito del contribuente stesso. impresa non perfettamente concorrenziale un’impresa che ha almeno un minimo controllo sul prezzo di mercato del proprio prodotto. indice dei prezzi al consumo (iPC) riferito a un determinato intervallo di tempo, misura il costo di un insieme standard di beni e servizi (ovvero un paniere) rispetto al costo del medesimo paniere in un anno stabilito, detto anno base. indice dei prezzi stima del prezzo medio di una determinata categoria di beni o servizi rispetto al prezzo degli stessi beni e servizi in un anno base. indicizzazione pratica consistente nell’aumentare un valore nominale in base alle variazioni percentuali registrate da un indice dei prezzi; il suo scopo è quello di prevenire l’erosione del potere d’acquisto a opera dell’inflazione. informazione asimmetrica venditori e compratori non sono informati allo stesso modo sulle caratteristiche di beni e di servizi. intercetta verticale in una linea retta, il valore assunto dalla variabile dipendente quando la variabile indipendente è uguale a zero. interesse composto il pagamento dell’interesse non solo sul deposito, ma sull’intero ammontare degli interessi accumulati in precedenza intermediari finanziari imprese che, attingendo ai fondi depositati dai risparmiatori, concedono credito a chi ne fa richiesta. investimenti spesa delle imprese in beni e servizi finali, soprattutto beni capitali e immobiliari. iperinflazione situazione in cui il tasso d’inflazione è estremamente elevato. leader impresa che determina la quantità di produzione ottimizzando i profitti. legge dei rendimenti decrescenti una proprietà della relazione tra la quantità prodotta di un bene o servizio e l’ammontare variabile di un fattore; stabilisce che quando gli altri fattori produttivi sono dati, un incremento delle quantità prodotte richiede l’impiego di quantità sempre maggiori di quel fattore produttivo. limite superiore di prezzo il prezzo massimo consentito di un bene, stabilito per legge. lOMoAR cPSD|4405888 72 72 livello dei prezzi stima del livello generale dei prezzi in un determinato momento ottenuta tramite un indice dei prezzi come l’ipc. lungo periodo un arco di tempo durante il quale tutti i fattori produttivi di un’impresa possono essere modificati. M1 somma della moneta in circolazione e delle disponibilità esistenti sui conti correnti. M2 somma di M1 più alcune attività aggiuntive che possono essere utilizzate per effettuare pagamenti, ma a un costo maggiore rispetto alla moneta cartacea o agli assegni. M3 somma di M2 più altre attività aggiuntive che hanno la caratteristica di essere meno liquide rispetto a M2, cioè convertite in moneta corrente a costi più alti. macroeconomia lo studio del funzionamento del sistema economico nel suo complesso. matrice dei payoff una tabella che descrive i payoff possibili in un gioco per ogni combinazione di strategie. mercato perfettamente concorrenziale un mercato dove nessun produttore ha una un’influenza significativa sul prezzo di mercato del prodotto. mercato il mercato di un bene è un luogo fisico o immaginario dove si incontrano l’insieme dei suoi compratori e dei suoi venditori. mezzo di scambio un’attività utilizzata per acquistare beni e servizi. microeconomia lo studio delle scelte individuali in condizioni di scarsità e delle loro implicazioni sui prezzi e le quantità in specifici mercati. minaccia credibile la minaccia di compiere un’azione che può essere portata a compimento nell’interesse di chi la ha avanzata. mobilità dei lavoratori il movimento dei lavoratori tra posti di lavoro, aziende e industrie diverse. moltiplicatore del reddito l’effetto di una variazione pari a 1 unità della spesa autonoma sulla produzione di equilibrio di breve periodo; per esempio, un moltiplicatore pari a 5 significa che una riduzione di 10 unità della spesa autonoma riduce la produzione di equilibrio di breve periodo di 50 unità. moltiplicatore della moneta il rapporto tra l’offerta di moneta e la base monetaria. moltiplicatore fiscale l’effetto di una variazione nelle imposte nette sulla produzione di equilibrio di breve periodo; poiché la propensione marginale al consumo è inferiore a 1, il moltiplicatore fiscale sarà inferiore al moltiplicatore del reddito. monopolio naturale monopolio derivante da economie di scala. monopolio perfetto un mercato con una singola impresa che produce un prodotto che non ha sostituti. monopolista perfettamente discriminante un’impresa che impone a ogni consumatore esattamente il rispettivo prezzo di riserva. obbligazione una promessa avente valore legale di rimborsare un debito, che di solito comprende sia la somma capitale sia il pagamento periodico degli interessi. offerta perfettamente anelastica l’offerta è perfettamente anelastica se la sua elasticità rispetto al prezzo è pari a zero. offerta perfettamente elastica l’offerta è perfettamente elastica se la sua elasticità rispetto al prezzo è infinita. oligopolio un mercato in cui solo poche imprese vendono un determinato prodotto. operazioni di acquisto nel mercato aperto l’acquisto dal pubblico di titoli di Stato effettuato dalla banca centrale allo scopo di aumentare le riserve bancarie e l’offerta di moneta. operazioni di mercato aperto (OMOs) acquisti e vendite di titoli di Stato e altre attività finanziarie nel mercato aperto. operazioni di vendita nel mercato aperto la vendita al pubblico di titoli di Stato effettuata dalla banca centrale allo scopo di ridurre le riserve bancarie e l’offerta di moneta. pagamento della cedola il versamento, a scadenze regolari, degli interessi al sottoscrittore dell’obbligazione. passività insieme dei debiti dovuti da un soggetto. perdita economica un profitto economico negativo. perdita netta di benessere riduzione del surplus totale determinata dall’adozione di un provvedimento di politica economica. perdite in conto capitale la riduzione del valore di attività esistenti. Pil nominale stima del pil realizzata utilizzando i prezzi correnti; viene utilizzato per misurare il valore di mercato della produzione attuale. lOMoAR cPSD|4405888 75 75 sostituzione intertemporale un trasferimento del consumo nel tempo. spesa aggregata progammata (PaE) spesa totale programmata per beni e servizi finali. spesa autonoma la parte della spesa aggregata programmata che è indipendente dalla produzione. spesa in consumi (o consumi) spesa delle famiglie per l’acquisto di beni e servizi, quali cibo, abbigliamento e divertimenti. spesa indotta la parte della spesa aggregata programmata che dipende dalla produzione. spiazzamento il fenomeno per cui un aumento del disavanzo del bilancio pubblico tende a ridurre la spesa per investimenti. stagflazione una situazione in cui l’economia sperimenta bassa crescita economica, disoccupazione crescente e un alto tasso di inflazione. stock un valore che viene definito in un determinato momento nel tempo. strategia dominante quella che porta all’ottenimento del payoff migliore, indipendentemente dalle scelte degli altri giocatori. strategia dominata qualsiasi altra strategia a disposizione di un giocatore che ha una strategia dominante. surplus del compratore differenza tra il prezzo di riserva del compratore e il prezzo da lui effettivamente pagato. surplus del produttore l’ammontare di cui il prezzo oltrepassa il prezzo di riserva del consumatore. surplus totale somma del surplus del compratore e del surplus del venditore, che coincide con la differenza tra il prezzo di riserva del compratore e il prezzo di riserva del venditore. tasso della cedola il tasso di interesse promesso all’atto di emissione di un’obbligazione. tasso di inflazione variazione percentuale annua nel livello dei prezzi misurata, per esempio, da un indice come l’ipc. tasso di interesse nominale (o tasso d’interesse di mercato) incremento percentuale del valore nominale di un’attività finanziaria. tasso di interesse reale incremento percentuale annuo del potere d’acquisto di un’attività finanziaria; per qualsiasi attività finanziaria, è uguale alla differenza tra il tasso d’interesse nominale e il tasso di inflazione. tasso di partecipazione percentuale di individui in età lavorativa all’interno della forza lavoro (vale a dire, la percentuale di coloro che lavorano o cercano impiego). tasso di rendimento di un investimento equivale al valore del prodotto marginale espresso come percentuale sul prezzo d’acquisto. tasso di risparmio il risparmio diviso il reddito. tasso di scambio nominale il tasso, o il prezzo, al quale due valute vengono scambiate. tasso naturale di disoccupazione la parte del tasso di disoccupazione complessiva attribuibile alla disoccupazione frizionale e strutturale, ovvero il tasso di disoccupazione che prevale quando la disoccupazione ciclica è pari a zero, per cui l’economia non presenta gap di produzione né di tipo recessivo né di tipo espansivo. teorema di Coase nella contrattazione riguardo la titolarità del diritto di svolgere un’attività che comporta delle esternalità, se gli individui affrontano costi di transazione nulli, risolveranno sempre in maniera efficiente i problemi legati a quest’ultime. teoria della mano invisibile ipotesi, formulata da Adam Smith, secondo cui l’azione di venditori e compratori indipendenti e interessati al benessere personale porta all’allocazione più efficiente possibile delle risorse disponibili. tragedia delle proprietà comuni tendenza a sfruttare le risorse il cui utilizzo non ha prezzo fino a che il loro beneficio marginale raggiunge lo zero. trappola della liquidità una situazione in cui le variazioni dell’offerta di moneta non influenzano il tasso di interesse. trasferimenti somme erogate dallo Stato ai cittadini che non rappresentano compensi per attività produttive correnti. unità di conto l’unità di misura del valore economico dei beni e dei servizi. utilità marginale decrescente tendenza dell’utilità marginale a diminuire quando il consumo aumenta oltre un certo livello. utilità marginale incremento dell’utilità derivante dal consumo di un’unità addizionale del bene. valore aggiunto per ogni impresa, la differenza tra il valore di mercato del suo prodotto o servizio e il costo degli input acquistati da altre imprese. vantaggio assoluto un individuo gode di un vantaggio assoluto su un altro se un’ora spesa nell’assolvimento di un compito gli frutta più di quanto frutti all’altro un’ora impiegata nella medesima attività. lOMoAR cPSD|4405888 76 76 vantaggio comparato un individuo gode di un vantaggio comparato su un altro nello svolgimento di un compito se il suo costo opportunità per svolgere quel compito è inferiore a quello accusato dall’altro. variazione dell’offerta slittamento dell’intera curva di offerta. variazione della domanda slittamento dell’intera curva di domanda.