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Psicopedagogia Concorso Straordinario Ter 2023/2024, Appunti di Psicopedagogia

Appunti di psicopedagogia stilati a seguito della mia partecipazione ad un corso di preparazione per sostenere il concorso straordinario ter.

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 24/01/2024

martinab11e
martinab11e 🇮🇹

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Scarica Psicopedagogia Concorso Straordinario Ter 2023/2024 e più Appunti in PDF di Psicopedagogia solo su Docsity! PSICOPEDAGOGIA OR.: TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO O DELLA RELAZIONE SOCIAOLE è relativa alla costruzione delle personalità sociali, della costruzione dell’identità, fenomeno influenzato dal giudizio che la collettività e le istituzioni hanno sui comportamenti del ragazzo. Questa teoria, detta LABELLING THEORY, si collega al concetto di BIAS sociale. Esempio relativo alla scuola se convinciamo un ragazzo che non è portato per l’italiano o la matematica, per tutta la vita gli mettiamo in testa di non avere l’attitudine per tali materie. LEON FESTINGER dissonanza cognitiva questa dissonanza è molto avvertita dagli adolescenti che si trovano in fase di crescita. Durante l’adolescenza, l’influenza dei genitori sul ragazzo diminuisce ed entra in gioco il gruppo dei pari. Questi diversi sistemi di valori procurano la DISSONANZA COGNITIVA: la distanza tra quello che si è e quello che si fa. Solitamente, secondo Leon Festinger, l’individuo cerca informazioni che sono congrui ai suoi valori per evitare la dissonanza cognitiva (in pratica si verifica quando valori che abbiamo non coincidono, entrano in constato con i valori esterni in cui ci imbattiamo). La dissonanza cognitiva in campo scolastico la possiamo trovare nel momento in cui lo studente avverte come inutile ciò che l’insegnate cerca di insegnare, lo studente può ritenere gli argomenti inutili, cose vecchie, questo lo porta a non essere completamente sé stesso nella relazione con la classe, con i compagni e con il docente. Questa situazione verrà definita da Roger (vedi sotto) come INCRONGRUENZA o INAUTENTICITà che non permette all’individuo o studente di crescere positivamente. SERGE MOSCOVICI elabora la teoria delle rappresentazioni sociali ossia la sintesi di valori condivisi ma anche di stereotipi e di costruzioni immaginarie su persone, cose, disabilità. SCUOLA DI PALO ALTO è una corrente psicologica statunitense che si occupa della comunicazione umana, nata all’interno del Mental Research Institute. I maggiori esponenti sono Gregory Beteson e Paul Watzlawick, quest’ultimo oltre ad essere una delle figure più importante della scuola di palo alto, è anche uno psicologo, seguace del costruttivismo e tra i più importanti esponenti dell’approccio sistemico della comunicazione. CARLOS ROGERS è uno psicologo statunitense, considerato insieme ad Abraham Maslow il fondatore della PSICOLOGIA UMANISTICA conosciuta anche come terza forza, in quanto alternativa al comportamentismo e alla psicologia dinamica, la psicologia, in questa nuovo asse, è considerata in una prospettiva sociale, come possibilità di miglioramento. Carlos Roger ha sviluppato una metodologia che verte sulla PERSONA e non sul PAZIENTE, egli preferisce parlare di cliente e non paziente, la psicologia serve per dialogare con sé stessi e non per curare una malattia. Per tale motivo, secondo lo studio la psicologia deve occuparsi di tematiche quali: educazione, formazione, relazione scolastica, clima classe, motivazione, naturalezza nel rapporto docente- studente, empatia, autonomia. La psicologia umanistica è detta anche non direttiva, il terapeuta deve indurre il cliente ad aiutare sé stesso. Le parole chiave nella visione di Roger sono: auto- realizzazione, spontaneità, autenticità, empatica, consapevolezza autentica. Egli è considerato il fondatore della PEDAGOGIA NON DIRETTIVA che è basata sull’accettazione del fanciullo in fase di crescita, dei suoi interessi, spontaneità, si oppone all’educazione tradizionale basata sull’imposizione, punizione ed autorità. Invece, nella pedagogia non direttiva e quindi nella visione di Roger il docente è un facilitatore dell’apprendimento, egli propone di adottare un confronto AUTENTICO tra docente e allievo in un’ottica collaborativa ed attiva. Anche se Carlos Rogers proviene dalla psicologia analitica sostiene che l’uomo non risponde ad impulsi primari (soprattutto di natura sessuale di libidine, aggressività (come sostenuto da Freud) teoria ripresa dal pessimismo antropologico, ma bisogna guardare l’uomo come un fluire di stadi, situazioni, in relazioni con gli altri, è mosso dalla voglia di conoscere e autorealizzarsi, a dispetto di quanto sostenuto dalla psicoanalisi che considera il soggetto come pieno di rimorsi, che vive nel passato, soggetto ai suoi impulsi per Roger l’uomo vive nel presente ed è rivolto al futuro. Egli analizza lo studente nel contesto classe, di apprendimento, si concentra soprattutto sui comportamenti negativi (aggressività, bullismo, dissonanza cognitiva, etichettamento). Secondo Rogers questi comportamenti non sono unicamente la risposta ad uno stimolo esterno ma dipendono anche dall’interiorità del soggetto. Da ciò l’importanza che Rogers rivolge alla COMUNICAZIONE IN CLASSE e all’APPRENDIMENTO ASSERTIVO. Il docente deve essere un modello di fermezza e incisività integrata, lo studente deve partecipare ATTIVAMENTE, con interesse e non sotto minaccia o punizioni. Secondo la sua visione si crea un AUTENTICO APPRENDIMENTO quando il docente e lo studente si trovano in una condizione di libertà che si crea mediante una relazione di STIMA, RISPETTO RECIPROCO, EMPATIA. Il docente deve dimostrare empatia nei confronti dei suoi studenti, l’apprendimento deve avvenire in maniera spontanea, libera, il docente deve accogliere, comprendere, accettare lo studente quindi fondamentale nella relazione docente- ordini, elogiare, consolare, cambiare argomento, mettere in guardia, moralizzare, persuadere con la logica. Inoltre, propone anche un programma specifico per i genitori Parentes Effectiveness Training e uno per i docenti Teacher Effectiveness Training. In relazione ai docenti per stabile una relazione efficace con gli studenti egli propone l’azione di: - Ascolto attivo - -  inizia con una prima fase di ascolto passivo da parte del docente, ascolta con interesse il suo allievo, poi lancia dei messaggi di accoglimento sia verbali che non verbali come “ti ascolto, capisco” cenni con il corpo o sguardi che comunicano la propria attenzione. Le barriere della comunicazione interpersonale sono definite da Gordon come “messaggi in seconda persona”. Alla precedente segue una fasa in cui il docente cerca di invogliare il suo interlocutore a parlare di più, a spiegarsi meglio e poi vi è la fase dell’ASCOLTO ATTIVO vero e proprio in cui il docente ripropone il contenuto del messaggio del suo interlocutore ma con parole diverse, in questo modo si verifica ciò che Rogers classifica come CONSIDERAZIONE POSITIVA INCONDIZIONATA: globale accettazione della persona. In tal modo, il docente si dimostra aperto al confronto, interessato e non sulla posizione del giudizio, lo studente non deve mai sentirsi giudicato poiché altrimenti si chiude. N.b questa tecnica si può utilizzare quando l’alunno mostra un problema ma non reca danni (es. si isola, distrae) - Messaggio io viene definita tecnica del confronto  parlare in prima persona, per evitare reazioni negative negli altri. Questa tecnica è utile quando il docente si trova difronte ad un alunno indisciplinato che gli impedisce di svolgere in modo sereno il proprio lavoro. In questo caso, il docente mette in primo piano i propri sentimenti (ossia espone le emozioni che il proprio agire determina negli altri) [invece di dire TU mi fai sentire così, bisogna dire IO mi sento così, nessuno può cambiare ciò che si sente] Questo metodo può essere utilizzato anche per affrontare situazioni difficili come comportanti devianti, argomenti difficili senza così offendere l’alunno. La tecnica del “Messaggio Io” mantiene un canale aperto e diretto, rimprovera senza accusare e comportare una chiusura da parte dello studente. Questi messaggi in prima persona vengono anche definiti messaggi di responsabilità: il docente esprimendosi in prima persona afferma la sua posizione, non accusa o giudica i ragazzi, i quali si sentono considerati e ascoltati, più disponibili al dialogo con il docente. - Forme di comunicazione per evitare di ferire con le parole - Forme di ascolto sia passivo che attivo ERICH FROMM psicoanalista, autore dell’opera ESSERE O AVERE? si è focalizzato sul ruolo del docente. Il problema è il POTERE che il docente ha nella relazione con lo studente che deve sottostare e sottoporsi, la relazione è formale. Egli identifica 5 bisogni umani-educativi basilari che la scuola deve soddisfare: - Relazione sociale con gli altri; - Realizzazione o trascendenza, creare il nuovo sia in senso costruttivo che distruttivo; - Radicamento appartenenza ad un gruppo famiglia-comunità; - Orientamento e sistema di valori bisogno di disporre di uno schema di riferimento costante attraverso il quale esperire il mondo. - Identità ed unità bisogno di una propria identità che ci distingue dagli altri. Secondo Fromm ci sono insegnati che adottano l’avere ossia il potere, un modello di insegnamento autoritario e invece coloro che adottano un modello improntato sull’essere, un modello di insegnamento non basato sul potere e sul ruolo. A dispetto della relazione asimmetrica che si crea tra docente e studente, Fromm insite sulla relazione di cura, un po' simile al concetto di care giver, la relazione tra docente e studente si deve basare sul dare, donare e quindi sull’essere, in questo modo anche la controparte (studente) si dà all’insegnante. In sintesi, per Fromm insegnare significa amare, l’insegnante è una guida non un capo, accompagna, guida i discenti nello sviluppo delle loro competenze (ruolo decentrato del docente). Come Rogers, Gordon Fromm appartiene alla pedagogia non direttiva. SILVAN TOMKINS oltre a sviluppare la teoria degli affetti, distingue tra diversi modi di essere genitori/ stili genitoriali (cioè diversi modi in cui i genitori gestiscono la relazione con i figli): - STILE equilibrato - STILE intrusivo - Stile monopolistico o onnipresente - Stile competitivo il genitore di mette in conflitto-confronto con il figlio; Anche Diana Baumrind negli anni 60 individua tre stili educativi genitoriali: autoritario (il genitore impone regole che il figlio deve necessariamente rispettare, il figlio tende ad essere sgarbato e socialmente incompetente), autorevole (il genitore giudica senza essere troppo pesante, motiva, spiega comunicazione empatica, ragiona, parla con il figlio, incoraggia le scelte del figlio), permissivo (il genitore accetta molto quello che il figlio fa, lo giustifica, non ha molte richieste.) Anche se non individuato da Diana Baumrind vi è lo stile genitoriale negligente o disattento (il genitore è assente della vita nel figlio, non partecipa e non esercita alcun tipo di controllo). [MIGUEL BENASAYAG e GéRARD SCHMIT hanno scritto l’opera L’epoca delle passioni tristi come psichiatri che operano nel campo dell’infanzia e dell’adolescenza. Spinosa ha definito l’epoca in cui viviamo come delle “passioni tristi”: gli adolescenti vivono il mondo come una minaccia,quindi queste passioni tristi sono un modo per interpretare la realtà. Per questi autori, la condizione giovanile è soggetta all’insicurezza. La scuola però, continua ad educare i ragazzi come se questo problema non esistesse. M. Benasayag e Schmit propongono di ritornare alla gioia del fare disinteressato, coltivare i propri talenti senza un fine immediato.] MARSHALL ROSENBERG propone il modello comunicazione empatica o anche detta comunicazione collaborativa o linguaggio giraffa che rientra in un sistema di comunicazione non violenta. [Linguaggio giraffa è una metafora la giraffa possiede il cuore più grande tra i mammiferi ed è dotata di un lungo collo come apertura verso l’altro]. Rosenberg propone dei modelli comunicativi per evitare incomprensioni, urtare la sensibilità degli adolescenti, vuole creare contesti comunicativi win-win dove vincono tutti, la sua idea di base è che tutti gli uomini sono capaci di compassione, solo quando non si conosce la strategia per soddisfare i propri bisogni si ricorre alla violenza pscicologica. La modalità di comunica non violenta combatte 4 disfunzioni comunicative: - Evitare di giudicare; - Evitare di paragonare sé stesso ad altri; - Evitare di scaricare le responsabilità sull’altro; - Evitare di pretendere dagli altri. UMBERTO GALIMBERTI filosofo e psicoanalista italiano si è più volte espresso sul mondo della scuola. Parla dell’insegnante come motivatore, si batte contro le classi pollaio secondo il filosofo una classe dovrebbe essere composta da 10-12 alunni. Propone il Counsueling filosofico metodo nato in Germania 1981 su proposta del filosofo Gerard Achennach e poi adottata anche da Pierre Hadot. Questo Counsueling è una sorta di terapia delle idee. Galimberti è un critico della società odierna, si è espresso più volte contro i social media i media odierni. Per lo studio, la nostra società è malata, ossessionata da Dio denaro, un mondo senza religione, filosofia, senza psicoanalisi, in cui il giovane non trova un senso alla sua esistenza, tutto ciò genera un mondo senza forti valori. devono essere in grado di esprimere ciò che hanno appreso con parole loro. Diviene fondamentale cos’ creare collegamenti tra le conoscenze nuove e quelle pregresse (concetti assimilatori); quindi, il docente deve conoscere i PREREQUISITI DI APPRENDIMENTO. Nella visione di Ausubel possiamo intravedere la concezione delle teorie dell’apprendimento COSTRUTTIVISTA.  la vera conoscenza è costruita dal soggetto attraverso le sue interpretazioni e i processi di progressiva assimilazione di nuovi saperi, conoscenze ed idee. Non bisogna apprendere a memoria, secondo Ausubel memorizzare significare creare collegamenti tra ciò che già si conosce e le nuovi nozioni avere una testa flessibile, aperta, dinamica, le nuove conoscere devono essere riposte nella memoria a lungo termine quindi l’APPRENDIMENTO SIGNIFICATIVO non è fatto soltanto di conoscenza ma anche di relazioni. PROMUOVERE UN APPRENDIMENTO SIGNIFICATIVO è anche un obiettivo delle INDICAZIONI NAZIONALI PER IL CURRICULUM DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA E DEL PRIMO CICLO DI ISTRUZIONE 2012 l’alunno deve essere coinvolto attivamente nella costruzione del suo sapere, deve essere sollecitato a riflettere su come impara e quanto impara, sia posto nella situazione di comprendere le difficoltà e le proprie abilità, imparando così a riflettere sui propri risultati, riconoscere i successi ma anche le difficoltà da affrontare. N.B L’apprendimento significativo è anche influenzato dall’interesse che nutre il discente e del grado di SIGNIFICATIVITà che la nozione appresa ha su di lui, ossia quando un significato logico diventa psicologico. [N.b Ausubel va contro i comportamentisti poiché l’apprendimento non è il risultato della relazione stimolo- risposta ma interessa processi cognitivi, non a coso nel suo libro Educazione e processi cognitivi: giuda psicologica per gli insegnamenti si occupa dell’apprendimento significativo contro quello meccanico, motorio, percettivo ecc.] La conciliazione integrativa cerca di legare obiettivi del docente e interesse dello studente. David Ausubel è anche noto per avere sviluppato la strategia cognitiva degli ADVANCE ORGANIZERS organizzatori anticipati/avanzati. Questi organizzatori strutturano le idee significative hanno una “funzione organizzativa” ed espositiva. Per agevolare l’apprendimento significativo da parte del discente, il docente deve ricorrere a questi organizzatori.  secondo Ausubel il docente prima di spiegare un’unità didattica complessa deve presentare l’argomento in maniera generica e astratta affinché questo contenuto servi da ORGANIZZATORE ANTICIPATO su cui poi innestare le nuove conoscenze; quindi, bisogna innestare nella mente del discente delle “pre-conoscenze”. Il nome di Ausubel è ricordato anche per la teoria sullo sviluppo della personalità che ruota intorno al concetto di “satellizzazione”. Nell’adolescenza il soggetto inizia a rendersi autonomo, si stacca dai genitori fenomeno che viene definito de-satellizzazione (separazione psicologia) per configurarsi invece con il gruppo dei pari, processo definito satellizzazione. ROBERT STENBERG psicologo americano è uno dei maggior studiosi dell’intelligenza. Ha elaborato la cosiddetta teoria triarchica, ossia ha individuato tre tipi di intelligenza: 1. Analitica logico-matematica/analitica (si relazione all’abilità di analizzare, valutare, esprimere giudizi) 2. Creativacapacità di ragionamento innovativo (inventare cose nuove o creare ipotesi su come affrontare situazioni nuove) 3. Praticaabilità concrete Il docente quando svolge il suo lavoro deve cercare di comprendere il tipo di intelligenza dello studente e quindi il metodo per lui più congeniale per imparare. Le intelligenze individuate si compongono a loro volta da tre aspetti: 1. Componenziale legata all’intelligenza analitica consiste nella capacità di comporre, scomporre, esaminare i dettagli; 2. Contestuale Intelligenza creativa immaginazione, scoperta, il saper ipotizzare. 3. Esperenziale intelligenza pratica abilità; Lo psicologo Stenberg ha elaborato anche la teoria del Self Regulated Learning  lo studente per apprendere deve essere indotto auto-controllo, auto-cognizione, esercizio, non deve rimanere passivo difronte ad un docente protagonista. Gli studenti devono essere indotti ad imparare a imparare. Altro concetto introdotto da Sterberg è di “stili di autogoverno mentale” che possono aiutare a comprendere il modo di pensare e apprendere di un soggetto, si tratta del modo di organizzare e controllare i propri stili cognitivi di apprendimento. Nel caso dell’insegnamento è importante da un lato aiutare lo studente a riconoscere i propri stili di apprendimento, dall’altro il docente deve riconoscere i propri stili di insegnamento e diversificarli in base allo studente che ha difronte. Stenberg individua 13 stili (legislativo, esecutivo, giudiziario, interno, esterno, liberale, monarchico, gerarchico, oligarchico, anarchico, globale, locale, conservativo) [spiegazione giù] divisi in 5 categorie: Funzioni, forme, livelli, sfere, propensioni. Nella scuola italiana si tende a privilegiare lo stile esecutivo: il docente spiega, fornisce indicazioni, regole e gli studenti eseguono.  Legislativo creativo, sono ostili alle istruzioni fornite da altri;  Esecutivo eseguono ciò che gli viene richiesto;  Giudiziario valutano, analizzano, giudicano ciò che gli viene proposto.  Monarchica preferisce concentrarsi su un obiettivo alla volta;  Gerarchica stabilisce un ordine gerarchico tra gli obiettivi che si pone.  Oligarchia non riesce a dare una priorità agli obiettivi che si pone, in questo caso l’aiuto del docente è fondamentale.  Anarchia tipico degli studenti iperattivi passano da un obiettivo all’altro senza prima aver concluso quello precedente, sono ostili alle regole; tuttavia, se ben guidato riescono a fornire delle soluzioni nuove e creative ai problemi; quindi, questi soggetti possono rivelarsi particolarmente creativi. ALAN BADDELEY e GRAHAM HITCH parlano di working memory ossia la memoria a breve termine che ha una capacità limitata e temporanea. Tipico compito della memoria di lavoro è quello di recuperare dalla memoria a lungo termine una formula/regola, mantenerla per un breve periodo in una delle memorie a breve termine e applicarla al caso in questione. N.b propongono il termine memoria di lavoro per rendere l’idea che non si tratta unicamente di un magazzino ma è un tipo di memoria che elabora, manipola varie tipologie di informazioni e dati. ATKINSON e SHRIFFER: MOTIVAZIONE E COMPITI SCOLASTICI nella fase di apprendimento è importante il fattore MOTIVAZIONALE. Gli studenti difronte a compiti troppo difficili perdono la motivazione, soprattutto se da questo ne risulta poi un fallimento, componente che abbassa la fiducia in sé stesso. Per gli studiosi bisogna trovare un giusto incrocio tra l’incentivo al successo e la probabilità di successo: cioè quando i compiti sono all’altezza dello studente o leggermente superiori alle sue possibilità. TEORIA DEI TRATTI DELLA PERSONALITà Eysenck (introverso/estroverso) -Cattell (teoria dei big five) -Allport (tratti delle personalità): La psicologia dei tratti è stata proposta da Gordon Allport secondo cui esisterebbero dei tratti o disposizioni innate di base che consentono di comprendere il modo di essere o comportarsi delle persone. Questi tratti indicati da Allport si legano alla teoria dei Big Five individuata da Eyesenck e Cattel: - Estroversione; - Amicalità; - Coscienziosità; - Nevroticismo; - Apertura, curiosità, senso del nuovo. I tratti individuati da Allport si contrappongono agli stati che sono mutabili. INTELLIGENZA MULTIPLE Secondo Gardner l’intelligenza non è semplicemente e banalmente il Q.I perché l’intelligenza non è unica, non è singola, ma l’intelligenza va declinata al plurale. Nel suo libro “Formae mentis” egli parla di intelligenzE e non intelligenzA. Secondo Gardner vi sono sette intelligenze di base che egli individua in una prima fase (logico- matematica, linguistica, musicale, spaziale, cinestesica, interpersonale (interpersonale= capacità di una persona di comprendere le intenzioni, motivazioni e desideri delle altre persone) e intrapersonale). Tuttavia, a seguito delle critiche si aggiunsero altre due intelligenze del naturalista (riconoscere e classificare gli oggetti della natura) e l’intelligenza esistenziale (attitudine al ragionamento astratto, questa si manifesta nella scienza, nella mitologia, nella filosofia, questo tipo di intelligenza si riscontra in chi ama riflettere) e infine una terza etica. N.b Nel libro del 1983 Forma Mentis le intelligenze proposte erano 7, nella seconda edizione 1999 introduce le altre due, quindi un totale di 9. Opera scritta da Howard Gardner è Cinque chiavi per il futuro in cui spiega quali abilità cognitiva saranno fondamentali nella società del XXI secolo momento in cui saranno privilegiate i saperi connessi, ossia una mentalità complessiva, queste 5 intelligenze (da non confondere con la teoria delle intelligenze multiple che sono caratteristiche del soggetto) sono: intelligenza disciplinare, sintetica, creativa, etica, rispettosa. - Disciplinare la padronanza delle maggiori teorie e interpretazioni del mondo (scienza. Matematica, storia) Per Gardner, ogni professionista dovrebbe padroneggiare l’insieme delle conoscenze del proprio mestiere. - Sintetica capacità di integrare idee e conoscenze di divere aree disciplinari in maniera coerente. - Creativa ricerca nuovi modi pensare, propone nuove idee e soluzioni a problemi. - Rispettosa rispettare la differenza che esiste tra uomini e culture. - Etica accettazione della propria responsabilità personale generale ed etica. Nel 1991 Gardner aveva pubblicato The unshooled mind: How children think and how schools should teach in Italiano Educare a comprendere, libro in cui Gardner invita a rivedere il rapporto tra istituzione e intelligenza umana. La scuola non deve soltanto concentrarsi sull’intelligenza linguistica e logico-matematica ma dovrebbe accettare il fatto che tutti i tipi di intelligenza sono importanti nella società odierna quindi, non si dovrebbe privilegiare il semplice nozionismo ma si dovrebbero applicare metodi che favoriscono la capacità di problem solving e comunicazione strategica. CYBERBULLISMO questo fenomeno è l’equivalente del bullismo ma svolto in rete. La tecnologia consente al bullo di entrare nelle case delle vittime. Differenze tra bullismo e cyberbullismo: - Bullismo sono coinvolti studenti della stessa classe o istituto; può diventare un bullo che ha un carattere forte capace di imporre il proprio potere, le azioni di bullismo avviene durante l’orario scolastico, il bullo tende a sottrarsi da responsabilità portando su un piano scherzoso le azioni di violenta; il bullo può vedere che effetto hanno le sue azioni sulla vittima; - Cyberbullismo possono essere coinvolti ragazzi ed adulti di tutto il mondo; può diventare un bullo chiunque, anche chi nella vita reale è una vittima; i cyberbulli possono essere anonimi; il materiale può essere diffuso in tutto il mondo; la violenza può avvenire 24 h su 24h, i cyberbulli possono fare nel mondo virtuale tutto ciò che non potrebbero nella vita reale; sensazioni di invisibilità da parte del cyberbullo; sdoppiamento della personalità: le conseguenze delle proprie azioni vengono attribuite al “profilo utente” creato. DAN OLWEUS psicologo, individua nei modelli educativi genitoriali una delle possibili cause del bullismo. Affinché l’azione rientri nel fenomeno del bullismo deve: 1. Essere INTENZIONALE vi è l’intenzione di fare male; 2. PERSISTENTE non essere un singolo episodio, il soggetto deve persistere nell’atteggiamento di bullo; 3. ASIMMETRIA il bullo sta sopra della vittima. Il bullo usa l’aggressività per soddisfare il suo bisogno di dominio sugli altri, hanno un’opinione positiva verso di sé. Quali sono i fattori famigliari che possono portare un soggetto ad essere un bullo? 1. Abuso di autorità punitiva fisica, ciò non consente di elaborare l’aggressività; 2. Mancanza di calore, affetto dalla figura materna; 3. Il permessivismo educativo da parte della famiglia nella fase dell’età educativa, specialmente verso comportamenti aggressivi; FENOMENI DI CYBERBULLISMO: - Exposure informazioni distorte o rubate e condivise con gli altri; - Famming conflitti verbali; - Cyberstalking terrorizzare le vittime stalking + bullismo; - Hatassment  molestie; - Denigration  (fake news) - Straning  condotta vessatoria caratterizzata da un’azione di molestia unica e isolta, che tende a far cadere la propria vittima in una situazione di stress forzato; - Impersonation furto d’identità; - Tricy o Outing diffusione informazione carpite; - Sexting  scambio di immagini di nudo, intime o sessuali; - Exclusion escludere adolescenti che sono molti sensibili nei contesti social come Whatsapp. DANIEL SIEGEL parla di finestra di tolleranza, nel suo libro edito con il titolo “La mente relazionale”, spazio in cui l’arousal ossia l’attivazione neurofisiologica oscilla. Ogni essere umano ha una sua finestra di tolleranza emotiva e di gestione di sé. Quando usciamo da questa finestra, superiamo il livello di tollerabilità si parla di caos emotivo. Ognuno ha una propria finestra emotiva, Daniel Siegel nel suo libro afferma che si può gestire l’ampiezza se il soggetto ha interno a sé alcuni fattori protettivi come l’essere parte di una rete sociale che lo conduce a sentirsi protetto e quindi avere meno ansia e paura. Altro fattore che può generare cambiamenti nella finestra di tolleranza è la capacità del soggetto di comprendere la ragione che ha scatenato la crisi, in questo modo riesce a cambiare la sua posizione di ridigità. SCAFFOLDING questo concetto introdotto da Jerome Bruner insieme a Gail Roos e David Wood che per la prima volta, nel 1976, ne hanno parlato del rapporto titolato “The Role of Tutoring in Problem Solving” indica le strategie di sostegno e di guida ai processi di apprendimento (n.b scaffold significa impalcatura). In Italia il concetto di Scaffolding è stato trattato dalla docente Clotilde Pontecorvo. Con il termine scaffolding ci riferiamo alla posizione assunta dal docente rispetto al discente, lasciato libero di svolgere il compito dando supporto soltanto quando necessario. Il docente diviene un tutor che fornisce sostegno per raggiungere un obiettivo che altrimenti non potrebbe portare a termine. Tuttavia, è possibile applicare lo scaffolding anche in materia di intelligenza emotiva. Il docente-tutor o l’esperto è un modello di intelligenza emotiva presente in classe, deve svolgere la funzione di supporto emotivo, il docente sostiene come un ponte lo studente nel modulare e orientare le proprie emozioni in base al contesto in cui si trovano. Oltre allo scaffolding (assistenza ossia lo studente svolge il compito sotto la guida del docente) simili sono: -modelling modellamento (il docente svolge il compito mentre lo studente osserva); -coaching allenamento (lo studente viene sostenuto e aiutato dall’insegnante) -fading allontanamento (l’insegnante limita il sostegno e fornisce soltanto suggerimenti). PSICOLOGIA COGNITIVISTA è una branca della psicologia applicata allo studio dei processi cognitivi, teorizzata intorno al 1967 dallo psicologo statunitense Ulric allevato alla libertà Bruner sostiene che nella società a lui contemporanea ciò non era più possibile. Nella sua ottica, la cultura è fondamentale perché permette di trasmettere ed ampliare le conoscenze tra le diverse generazioni. Egli parla di modello culturale, una sorta di rappresentazione da interiorizzare e il concetto di inferenza percettiva e concettuale  modelli che appartengono al patrimonio cognitivo e di capacità di sviluppo innato. La proposta di Bruner è di una TEORIA DELL’ISTRUZIONE (giù approfondimento) dove la scuola dà spazio all’immaginazione proiettando gli alunni nel mondo dei simboli. A dispetto dell’approccio costruttivista e di quello cognitivista puro, il soggetto è protagonista del proprio apprendimento, rielabora in maniera soggettiva ed individuale il fuori. Bruner sintetizza le proposte sorte al convegno Wood Hole: lavorare sulla struttura del sapere, motivazione intrinseca, promuovere sia il pensiero intuitivo che analitico. Bruner definisce la società che lo circonda come società della tecnica, è una società tecnologicamente avanzata e globalizzata (non è più la società dei pedagogisti dell’800). In tale società, l’educazione è fondamentale poiché contribuisce a regolare i pensieri in modo che essi siano adatti alle esigenze di strumenti, tecnologie che l’evoluzione socio-tecnica richiede. Pertanto, possiamo considerare l’uomo come una specie che acquisisce specializzazione attraverso l’uso di strumenti tecnologici, diviene fondamentale quindi, anche l’uso di oggetti (TEORIA DEGLI OGGETTI) come amplificatori: amplificatori delle capacità motorie umane, delle capacità sensoriali, capacità di ragionamento (raziocinativo) ossia pensiero e cognitivo. L’uomo è visto come un elaboratore di informazioni  i dati della situazione ambientale e di esperienza, sono superati dall’inferenza o dalla creatività in relazione alle capacità cognitive dei singoli. BRUNER VS PIAGET Nel corso dei suoi studi Bruner critica in parte la versione semplicistica e da laboratorio della mente di Piaget (Piaget studia l’organizzazione della mente del bambino come se questo fosse un soggetto isolato) poiché secondo lui – come Piaget- l’uomo è portatore di un apprendimento cognitivo universale ma ha anche dei tratti distintivi propri (la sua specifica potenza cognitiva innata ed evolutiva) a cui si aggiungono altri fattore che differenziano un essere da un altro come: il contesto in cui opera, la società e gli strumenti che offre al suo sviluppo cognitivo (es. un bambino che ha accesso alla rete avrà stimoli diversi rispetto a un bambino che non ha accesso a questo strumento). Quindi, lo sviluppo cognitivo dello studente/bambino non dipende unicamente dalle strutture interne della propria mente e dalla sua maturazione (Piaget) né soltanto dall’adattamento dell’individuo all’ambiente (Comportamentisti) ma dalle strategie messe in atto dal soggetto per ordinare, semplificare, rappresentare i dati dell’esperienza derivanti dal contatto tra soggetto e ambiente culturale e sociale. Inoltre, Bruner evidenza come l’ambiente sociale e culturale sia soggetto a cambiamenti dovuti soprattutto allo sviluppo tecnologico. Nella sua teoria considera fondamentali sotto l’aspetto pedagogico la creatività e intuizione e come l’istruzione debba lavorare per migliore i processi cognitivi di apprendimento (quindi, a dispetto di Vigotsky e Piaget si occupa anche dell’offerta formativa dell’istruzione pubblica, infatti egli sarà un consulente del governo americano circa le scelte di istruzione pubblica). TEORIA DELL’APPRENDIMENTO BRUNER In merito alle teorie di apprendimento Bruner si colloca in un approccio pienamente cognitivista. La relazione tra soggetto e ambiente in cui si forma dà vita a rappresentazioni della realtà che influenzano i fattori cognitivi, in queste sono da ricercarsi le proprietà distintive della vita psichica. Per Bruner, l’apprendimento è un processo di costruzione sociale di conoscenze e competenze che avviene nella mente del soggetto e che media la relazione con l’ambiente, ossia il soggetto sviluppa nella sua mente delle categorie di pensiero a seguito del suo contatto con i dati della realtà. Quindi, fondamentale nella visione di Bruner è il CONCETTO DI RAPPRESENTAZIONE, vi sono tre tipi di rappresentazione: esecutiva, iconica, simbolica. [n.b rappresentazione elaborazione dei dati che il soggetto estrae della realtà a lui circostante e li modifica in quella data forma/rappresentazione]. Così, lo sviluppo cognitivo del soggetto rappresenta la modalità con cui il soggetto percepisce e organizza il mondo attorno a lui e arriva a comprenderlo attraverso la relazione tra fattori genetici e apprendimento. Le informazioni vengono gestite dall’asseto cognitivo attraverso: ragionamento, intelligenza, linguaggio e memoria. Le rappresentazioni, ossia codifica delle informazioni apprese dalla realtà, influenzano il soggetto dalla nascita all’adolescenza, queste rappresentazioni sono: - ESECUTIVA AZIONE va dalla nascita fino a circa un anno di vita e in questa fase il bambino si rappresenta il mondo attraverso una serie di azioni. Lo sviluppo avviene attraverso l’esperienza per cui questi movimenti queste azioni inizialmente saranno goffe, piano piano diventeranno più lineari e fluide. L’azione che compie il bambino diventa quindi la sua rappresentazione interna dell’oggetto. Questo modo di rappresentazione funziona anche dopo il primo anno di vita, basti pensare poi a tutte quelle azioni che una volta imparate facciamo automaticamente come ad esempio nuotare. - ICONICA dal secondo anno di vita ai 6-7 anni. La realtà viene codificata attraverso le immagini che possono essere visive, uditive, olfattive o tattili. L’immagine creata consente di evocare mentalmente una realtà assente ma non di descriverla verbalmente. - SIMBOLICA dai sette anni in poi. La rappresentazione simbolica consente di codificare la realtà attraverso il linguaggio e altri sistemi simbolici come numero e musica. Quindi, il bambino potrà ragionare in termini astratti e la codificazione della realtà avverrà al di là delle informazioni che gli vengono date. Come si evince da quanto sopra riportato, fondamentale nell’apprendimento è il rapporto tra uomo e cultura, l’apprendimento avviene attraverso l’estrazione di dati dalla realtà che lo circonda. Per Bruner: la cultura e l’educazione sono come una PROTESI che implementata aiuta l’essere umano nel fare le cose, concezione a partire dalle quale si afferma che Bruner abbia un approccio prosetico alla cultura. I fattori socio-culturali oltre ad essere fondamentali per l’apprendimento svolgono un ruolo fondamentale anche nella costruzione del sé e nella conoscenza e comprensione del mondo. Nel processo di apprendimento, inoltre, Bruner si focalizza su ciò che è stato definito PSICOPEDAGOGIA NARRATIVA. Il bambino potenzia il suo assetto cognitivo grazie ai collegamenti che effettua tra le informazioni che già possiede e le altre a cui arriva attraverso il pensiero. Quindi, il ragazzo/bambino non vive unicamente nel laboratorio della mente predisposto da Piaget ma nella realtà storico-sociale e può esprimere anche il suo potenziale cognitivo ed espressivo attraverso ciò che viene definito PENSIERO NARRATIVO, Bruner sottolinea il potere cognitivo della narrazione in quanto può aiutare a potenziare l’intelligenza emotiva, creatività, fantasia, immaginazione il tutto permettendo di narrare le emozioni e le esperienze del soggetto. Quindi, è un ottimo strumento da utilizzare a scuola poiché la narrazione è una forma di organizzazione dell’esperienza ed opera attraverso la dimensione del dialogo, delle relazioni, dei simboli, delle credenze e dei valori culturali. Approfondimento PENSIERO NATTIVO Bruner oppone il pensiero narrativo/sintagmatico a quello paradigmatico, lo considera uno dei modi principali attraverso cui l’uomo organizza la conoscenza di sé stesso, si genera così una “creazione narrativa del sé” intesa come identità soggettiva e apertura costante all’Altro attraverso la narrazione (story-telling) lo studente si fa conoscere, non è un pensiero che segue la logica ma le emozioni. Inoltre, cura la creatività, il pensiero narrativo applicato a scuola evita lo sviluppo di un pensiero chiuso, ripetitivo e standardizzato. Per Bruner da piccoli tutti i soggetti sono creativi, ma crescendo la scuola e la famiglia insegnano a non esserlo più, mentre è importante stimolare la narrazione poiché NARRARE è una forma di ORGANIZZAZIONE DELL’ESPERIENZA che serve e costruire quindi saperi e conoscenze. - IPOTETICO il docente dice allo studente immagina, ipotizza, pensa… (cosa faresti nel caso, immagina che…) il docente e lo studente collaborano, ragionano e pensano insieme, il docente induce lo studente al pensiero. - ESPOSITIVO il docente presenta i contenuti come se fossero nuovi, sorprendenti ma lo studente come nelle classiche lezioni ascolta in silenzio. JEAN PIAGET, EPISTEMOLOGIA GENETICA, GLI STADI DELLO SVILUPPO Studio lo sviluppo cognitivo del bambino e anticipa le teorie successive del cognitivismo e il costruttivismo. Gli psicologi cognitivisti di solito fanno riferimento a teorie di tipo costruttiviste nell’ambito dell’apprendimento il quale si genera reinterpretando gli stimoli esterni nella mente dello studente [In psicologia e in psicologia clinica il costruttivismo è un approccio derivante da una concezione della conoscenza come costruzione dell'esperienza personale anziché come rispecchiamento o rappresentazione di una realtà indipendente]. Mentre Piaget studia la crescita cognitiva e di apprendimento in un ambiente asettico. Autore dell’ Epistemologia genetica, attraverso uno studio sperimentale individua la modalità attraverso cui la mente passa da un livello di conoscenza inferiore ad uno stadio successivo o superiore, i 4 stadi da lui individuati sono: - Senso-motorio dai 0 ai 2 anni; - Pre-operatorio dai 2 ai 6 anni; - Operatorio concreto dai 6 ai 12 anni; - Operatorio formale dai 12 in poi; Ragionamento Ipotetico APPROFONDIMENTO: JEAN PIAGET è stato uno psicologo, biologo e pedagogista svizzero. Nel corso dei suoi studi ha cercato di spiegare lo sviluppo cognitivo mediante lo studio sistemi dei suoi figli. Dalla nascita fino ai 3 anni adottò un metodo di OSSERVAZIONE SISTEMATICA studio continuo e sistemico di dati comportamenti del bambino poi dai 4 anni all’adolescenza METODO CRITICO dopo aver posto dei problemi ai bambini sotto forma di gioco li invita a trovare una soluzione. Piaget ha utilizzato un metodo di analisi in cui utilizzava OSSERVEAZIONE e INVERVITSA COLLOQUIO CLINICO presenta al bambino un problema effettua delle domande mirate, studia le risposte correte o errate che siano per verificare la capacità di ragionamento. Gli studi di Piaget hanno avuto un notevole impatto sul sistema scolastico, la figura dell’educatore non si limita soltanto alla trasmissione di un sapere di tipo nozionistico, ma deve porre il discente nella miglior condizione di apprendimento possibile al contempo può comprendere le dinamiche psicologiche sottese al gruppo. Secondo l’idea dello psicologo svizzero le fasi dello sviluppo psicologico non possono essere anticipate per cui l’educatore può soltanto preparare l’ambiente in attesa della comparsa dello stadio successivo o provvedere al suo rinforzo. Nella sua visione il motore dell’intelligenza del bambino è l’AZIONE, ciò avvicina Piaget all’attivismo pedagogico il cui fulcro è il FAR FARE. TEORIA DELLO SVILUPPO PIAGET In relazione alle teorie dello sviluppo Piaget critica sia le teorie di impostazione associazionista le considera genesi senza struttura (secondo cui l’uomo conosce mediante l’associazione delle sensazioni che portano alla percezione) e quelle di natura gestalticastruttura senza genesi (secondo cui l’uomo riconosce la forma come unità minima di misura). Nella sua visione le fasi dello sviluppo cognitivo del bambino sono: UNIVERSALI tutti i bambini li affrontano in maniera simile SEQUENZIALI ogni stadio si sviluppa in base a quello precedente, lo incorpora, modifica non è possibile cambiare l’ordine dei diversi stadi; DETERMINATI P. pur rifiutando qualsiasi forma di innatismo in quanto ogni forma di conoscenza di AUTOCOSTRUISCE attivamente nel tempo, egli riconosce la presenza di alcuni schemi presenti già a livello originario. Il bambino ancor prima di nascere presenta alcune modalità organizzative che poi entreranno in relazione con i modelli sensoriali e i diversi gradi di elaborazione della realtà che il bambino sviluppa nel tempo. P. afferma che il fine del suo studio non è né di natura psicologica né pedagogica ma bensì di natura EPISTEMOLOGICA ossia relativo alla filosofia della scienza. Pertanto, P. introduce una nuova disciplina denominata EPISTEMOLOGIA GENETICA. Secondo questa disciplina, le caratteristiche dello sviluppo psicologico del bambino sono: -l’intelligenza che compare con l’attività psicomotoria; -il bambino è il protagonista attivo del suo sviluppo mentale; -l’intelligenza si sviluppa per stadi che il lavoro pedagogico deve rispettare. Secondo la visione di P. l’intelligenza si sviluppa dall’adattamento dell’organismo all’ambiente mediante due processi: -assimilazione vengono assunti i dati nuovi negli schemi mentali preesistenti; -accomodazione i dati nuovi modificano gli schemi preesistenti. Secondo P. l’interrelazione tra accomodazione e assimilazione generano un PRINCIPIO DI EQUILIBRIAZIONE al termine del quale si genera uno sviluppo cognitivo quindi si passa allo stadio successivo. STADI DELLO SVILUPPO SECONDO PIAGET Nella visione di Piaget lo sviluppo cognitivo si articola in 4 stadi. Egli paragona tale sviluppo al processo effettuato da un embrione affinché si trasformi in corpo in questo senso è possibile parlare di EMBRIOLOGIA MENTALE. PRIMO STADIO SENSO-MOTORIO: Questo stadio va dalla nascita ai primi due anni della vita del bambino e si divide in altri 6 stadi. - Stadio senso motorio prima fase RIFLESSI INNATI che va dalla nascita al primo mese di vita. Propri di questa fase sono alcuni riflessi innati quali suzione, rooting, movimenti oculari e riflessi prensili, considerati da Piaget come i primi schemi mentali del bambino su cui poi si innesta il successivo sviluppo cognitivo. - Stadio senso motorio seconda fase REAZIONI CIRCOLARI PRIMARIE va dal primo al 4 mese dalla nascita. In questa fase il bambino tende a ripetere delle azioni a cui inizia ad attribuire un significato. Questa ripetizione è detta REAZIONI CIRCOLARI PRIMARIE. Grazie a queste ripetizioni, lo schema si assesta nella mente del bambino ed è così in grado di richiamare con facilità detta azione. Una volta acquisito uno schema questo viene perfezionato mediante i processi di accumulazione e assimilazione fino a raggiungere un equilibrio fluttuante detto omeostasi. In questa fase due schemi senso-motori fondamentali che il bambino utilizza per conoscere il mondo che lo circonda sono: afferrare-succhiare, vedere-afferrare. In questo periodo inizia anche a seguire con lo sguardo una fonte sonora o un oggetto che entra nel suo campo visivo. Nel momento in cui l’oggetto scompare il piante. Il pensiero passa da induttivo a deduttivo che consiste nel partire da una relazione già nota fra due preposizioni per individuare la verità o falsità della prima di esse (OPERAZIONI DI VALIDITà E RAGIONAMENTO LOGICO E SILLOGISMO) e affermare con certezza la verità o falsità della seconda. Il ragazzo è in grado di richiamare mentalmente oggetti che non fanno parte della sua esperienza e riesce a trarne tutte le conseguenze possibili, può effettuare ragionamenti logici, in questa fase la realtà non è assunta come fonte di conoscenza, ma come una delle manifestazioni del possibile. In questa fase funzione anche il sistema INRC: - IDENTICA (bambino impara a rifare in modo identico la stessa azione); - INVERSA (impara a fare il contrario) - RECIPROCA (in un senso ed in un altro) - CORRELATIVA (inversa della reciproca). [ESEMPIO Mentre nel bambino piccola se la mamma va a lavoro scompare perché non è più nel suo campo visivo, ora la situazione è più complessa: la mamma va a lavoro IDENTICA, la mamma ritorna da lavoro INVERSA, la mamma va e ritorna RECIPROCA, l’azione andare-ritornare è CORRELATIVA. Secondo Piaget affinché vi sia conoscenza è fondamentale l’interazione tra soggetto e ambiente, il bambino deve agire sull’ambiente in maniera attiva e assimilare le informazioni che da questo coglie. La conoscenza del bambino si accresce attraverso due processi: 1. Assimilazione nuove conoscenze o esperienze vengono assimilate in strutture di pensiero già presenti (AS-SIMILI vanno ad aggiungere a quelle simili già presenti) 2. Accomodamento nuove conoscenze non possono rientrare nelle strutture esistente; pertanto, si assiste ad una modifica delle strutture stesse. Secondo lo studioso lo sviluppo intellettivo avverrebbe attraverso la progressiva trasformazione delle strutture cognitive che, da strutture elementari, a poco a poco si trasformano in strutture complesse. Piaget propone di iniziare la didattica facendo una CONVERSAZIONE CLINICA, intervista aperta per cogliere la loro mappa concettuale di base. [La didattica per concetti (specialmente per i soggetti BES) spesso inizia proprio con la conversazione clinica]. SVILUPPO DELLA MORALITà Su questo tema si sono espressi si Piaget che Kohlberg, la teoria di quest’ultimo fu criticata da Carol Gilligan, studiosa americana, secondo la quale la teoria di Konberg è distorta in quanto i partecipanti erano principalmente maschi mentre le ragazze hanno un’altra sensibilità. A seguito di tale critica, lo studioso apportò delle modifiche. Durante il suo studio Piaget analizzò il modo in cui giocano i bambini per comprendere il loro concetto di bene e male, scoprendo che la moralità si sviluppa nel tempo, il bambino diventa pian piano un soggetto morale. Entrambi sia Piaget che Kohlberg individuano due forme di moralità: -realismo morale il bambino nei primi anni di vita non fa qualcosa di sbagliato per paura della punizione, prevalentemente fino agli otto anni (es. il bambino non dice la bugia perché ha paura della punizione ma non ha lo coscienza che è sbagliato dirla) -relativismo morale (il bambino non fa qualcosa di sbagliato o contro gli altri perché non ha senso farla, ha interiorizzato le regole, si comporta moralmente, ha superato la fase egocentrica ed autocentrata tipica su sé stessa). LEV SEMENOVIC VYGOTSKIJautore di Pensiero e Linguaggio e Teorie delle emozioni (opera postuma) fino alla metà del XX secolo l’attenzione era rivolta principalmente agli studi effettuati da Piaget, in realtà in tale periodo anche un importante psicologo russo Lev V. stava dando il suo contributo alla psicologia con i suoi studi. La sua attività però era quasi sconosciuta per la difficoltà di reperire le sue opere, alcune rimaste inedite fino agli anni 80. V. studiò con attenzione le teorie cognitiviste e condivide in linea di massina il pensiero di Piaget ma nei suoi studi alcuni aspetti differiscono dalla teoria di P. e in alcuni casi arrivò a conclusioni totalmente opposte. [Leggere anche altro Word per approfondire]. È considerato il padre della scuola STORICO-CULTURALE, assume un approccio socio- culturalista, in quanto studia lo sviluppo cognitivo del bambino in relazione all’ambiente; quindi, a dispetto di Piaget e dei comportamentisti, non considera il ragazzo come un soggetto solo e isolato, influenzato unicamente da fattori biologici, egli si centra sull’evoluzione della mente del bambino a seguito del contatto con un bambino più grande, con la famiglia e con l’ambiente. [NOTA Piaget  innatisti; Costruttivisti e interazionisti  Vygotskij. La ricerca di Vygoskij si basò sull’osservazione di bambini durante gli anni 20: i bambini dovevano mettere a posto dei pezzetti di legno su cu era incisa una sillaba, costruire quindi una sorta di sillabario, questi procedevano in modi diversi ma guardavano anche gli altri e apprendevano dagli altri. Pertanto, V. non si centra unicamente sulla mente del bambino ma anche su elementi di manipolazione spaziale e ambientale. Concetti fondamentali nel pensiero di V. sono ZONA DI SVILUPPO PROSSIMALE, DOPPIA STIMOLAZIONE, STIMOLO MEZZO. DOPPIA STIMOLAZIONE il bambino viene posto difronte a un problema di apprendimento superiore al suo livello di partenza (problem-solving) al fine di valutare la naturale comprensione dello studente, fin dove si può spingere grazie agli aiuti cognitivi quali (mappe, diagrammi, spiegazioni). Grazie a tale metodo V. capisce che lo sviluppo cognitivo non procede in modo graduale ma piuttosto a salti, modificazioni strutturali: intuizioni e salti cognitivi. V., segue l’approccio di Piaget nello studio dell’evoluzione cognitiva, osserva i bambini giocare e individua 4 fasi: - FASE DEI MUCCHI il bambino mette tutto a caso, non fa nessuna divisione o classificazione; - FASE DEI COMPLESSI corrispondente all’età scolare, organizza i materiali ma non dà un perché alla sistemazione di essi, lo fa senza un criterio; -FASE DEGLI PESUDOCONCETTI raggruppa gli oggetti in base alle caratteristiche di questi (pre-adolescenza); -FASE DEI CONCETTI (adolescenza) capacità di organizzazione in base all’astrazione e alla generalizzazione cognitiva delle cose raggruppati in categorie ed in pensiero astratto. Si sviluppa verso i 12 anni. STIMOLO MEZZO Per V. la mente è il risultato delle condizioni materiali- stimolazioni socio-culturali che riceve dal proprio ambiente. Esempi di stimolo- mezzo sono: orologio, agenda, calendario che condizionano l’uomo, ossia sono strumenti creati dal soggetto per generare un nuovo rapporto o variare la dimensione stimolo-risposta (es. metto la sveglia per svegliarmi). Quindi, a differenza delle teorie comportamentiste, possono creare elementi che ci condizionano in maniera attiva (come appunto la sveglia). ZONA DI SVILUPPO PROSSIMALE In ordine graduale troviamo: -Zona di sviluppo potenziale (lo studente non può apprendere né da solo né supportato); -Zona di sviluppo prossimale (lo studente può apprendere solo se supportato da un insegnante); -Zona di sviluppo attuale (lo studente può apprendere da solo). Quindi, il bambino con la ZONA DI SVILUPPO PROSSIMALE prima apprendere dall’altro, ma poi si autonomizza. Questo processo fu chiamato poi nel 1995 da Collins, Brown e Newman FADING, progressiva crescita ed autonomia del bambino ed allentamento dai prompt (aiuti) che vengono dall’altro bambino-ragazzo. Questo scambio di competenze che avviene nella zona prossimale e l’aiuto offerto al bambino dall’adulto prende anche il nome di scaffolding. abbandoni ad un senso di vuoto, tale periodo viene definito da Erikson STAGNAZIONE. - 8 fase oltre i 60 in tale periodo che si estende per tutta la vecchia, si può attestare l’INTEGRITÀ o DISPERAZIONE ovvero, il soggetto riflette su tutto ciò che ha costruito, sulla propria esistenza e può giugnere ad un’affermazione finale sulla propria individualità integrazione oppure avvertire un senso di fallimento e rimpianto disperazione (con relativi stati clinici depressivi). La sua teoria è stata una delle prime a considerare lo sviluppo dell’uomo in maniera completa, dal punto di vista fisico, sociale e psicologico. Altro concetto importante legato a Erikson è di ASSET DELLO SVILUPPO del bambino e de ragazzo pertanto legati alla crescita dell’uomo e sono 6: 1. Sviluppo fisico-motorio; 2. Sviluppo cognitivo; 3. Sviluppo sociale-relazionale; 4. Sviluppo morale; 5. Sviluppo affettivo-emozionale; 6. Sviluppo della personalità. D. LEVINSON altra teoria che si fonda sui cicli di vita oltre quella di Erikson è quella elaborata da Levinson. Levinson sostiene che il sé evolve verso periodi di stabilità o di stabilizzazione a cui seguono poi delle fasi di transizione. Egli parla di MARCATORI DI PASSAGGIO che definiscono i cambiamenti da un’età ad un'altra. TEMATICA IDENTITARIA questo tema è fondamentale sia per adolescenti che preadolescenti. Lo sviluppo dell’identità inizia nella prima infanzia e continua nell’età adulta. Questa tematica è trattata sia dalla psicologia dato il carattere individuale dell’identità, sia dalla sociologia dato al contempo il suo carattere sociale, basato su modelli ed imitazione degli altri, oltre ad esservi poi, un’identità collettiva costruita socialmente es. l’essere occidentale. Uno dei momenti più delicati per l’assetto identitario è l’adolescenza. La psicoanalisi -Freud in particolare- considera l’adolescenza come il risveglio delle pulsioni sessuali ed edipiche mentre diversa è la posizione assunta dalla teoria psicosociale come dimostrato da autori quali: Erik Erikson e James Marcia. Questi 2 psicologici cognitivisti parlano, in relazione all’adolescenza, di crisi di passaggio, compito di sviluppo, blocco di identità, moratoria dell’identità, identità realizzata. Due processi cruciali per la costruzione dell’identità sono: IDENTIFICAZIONE si va alla ricerca di un ruolo che permetta il riconoscimento da parte della comunità, SPERIMENTAZIONE: periodo di maturazione sessuale e cognitiva con però rinvio di un definito impegno. Un vero dilemma durante l’adolescenza è il RICONOSCIMENTO SOCIALE e L’ACCETTAZIONE NEL GRUPPO DEI PARI. Sono gli altri a dover attribuire ruolo, funzione e identità. L’obiettivo è conseguire al termine dell’adolescenza una maggiore consapevolezza di chi si è, di cosa di vuole e come si vuole condurre la propria vita. Gli adolescenti durante tale età lavorano su: 1. LIBERTà E ACCETTAZIONE DEI LIMITI (devono comprendere i propri limiti ma al contempo si assiste al tentativo di forzarli in cerca di libertà e autodeterminazione) 2. RECIPROCITà (sé stesso ed altro in relazione) 3. CONTINUTIà E COERENZA (coerenza interna di comportamento) 4. AVVERTIRE UNA DESTINAZIONE (costruzioni di rappresentazioni realistiche di sé e del proprio progetto/percorso di vita). Sulla linea di Erikson, JAMES MARCIA individua degli STATI DELL’IDENTITà. Ogni stato si compito di: 1. ESPLORAZIONE delle possibili alternative che l’individuo è chiamato a scegliere nei diversi campi in cui opera (sociale, scolastico ecc.) 2. IMPEGNO nel seguire l’alternativa scelta. Le 4 fasi dell’identità sono: 1. BLOCCO DI IDENTITà l’adolescente è chiamato a crescere, cambiare, sente il peso verso gli impegni, ma è bloccato nella fase precedente, non riesce a cambiare. In questi casi un docente, adulto o nei casi più gravi un terapista deve intervenire. 2. MORATORIA DI IDENITà l’adolescenza non sceglie tra le alternative proposte, il problema dell’identità viene momentaneamente sospeso, pertanto l’adolescente è si bloccato, ma a dispetto della situazione precedente questo momento è passeggero. 3. DIFFUSIONE DI IDENTITà vi è un impegno scarso, non si riesce a passare alla fase successiva, c’è ancora confusione e indeterminazione. 4. IDENTITà REALIZZATA in questa fase l’adolescente esplora, ha effettuato delle scelte, ha optato per certi impegni ideologici, professionali e personali. Secondo Marcia, a spingere l’adolescente ad attraversare questa fase identitaria sono: l’ambiente, il suo corpo, lo sviluppo della propria intelligenza e pensiero, quindi, sono coinvolti fattori: sociali, cognitivi, biologici e culturali. Altro studioso che si è occupato di crisi di identità durante il periodo adolescenziale è Gustavo Pietropolli, psicoanalista e psichiatra, il quale associa l’adolescenza al periodo di “nascita sociale”. Secondo lo psichiatra i conflitti che nascono durante il periodo adolescenziale sono il risultato di conflitti irrisolti nati nell’infanzia. Tuttavia, oltre a tale problema vi è la sfida sessuale e i dolorosi passaggi evolutivi di autonomia e autostima. Altro tasto dolente dell’adolescenza è un’incapacità temporanea a godersi la vita al di là di quello che pensano gli adulti, adattarsi e stare bene con gli altri può essere faticoso e complicato. COMPORTAMENTISMO Il comportamentismo (o behaviorismo o psicologia comportamentale) è un approccio alla psicologia, sviluppato dallo psicologo John Watson (scrisse l’articolo La psicologia così come la vede il comportamentista) e raffinato da altri studiosi tra l'inizio e la metà del Novecento, basato sull'assunto che il comportamento dell'individuo sia l'unica unità di analisi scientificamente studiabile della psicologia, in quanto unica istanza psicologica direttamente osservabile. Il metodo di indagine del comportamentismo si basa quindi essenzialmente sull'associazione tra stimolo (ambiente) e risposta (comportamento). Quindi, è possibile rilevare come in presenza di una serie di stimoli esterni si verificano determinate risposte, ovvero i comportamenti. Tra i principali comportamentisti ritroviamo: Skinner, Watson, Theorndike e Pavlov. JOHN WATSON considerato il padre del comportamentismo insieme a Skinner, Theorndike e Pavlov. Nella teoria di Watoson comportamento e apprendimento sono il risultato dell’adattamento dell’organismo all’ambiente e gli studi si devono centrare proprio sul comportamento, unico dato visibile, mentre la mente sarebbe una black- box -scatola nera-. La sua posizione è considerata radicale. Della sua teoria sono importanti la legge della frequenza e la legge della recenza. FREQUENZA e RECENZA (recenza: intervalli di ripetizione) Affinché un condizionamento abbia successo deve essere ripetuto, continuo e costante e quindi ha bisogno di un rinforzo. Fece molto discutere il suo esercizio di condizionamento di un bambino di nove mesi il piccolo Albert che mentre giocava con un topolino veniva spaventato con rumori o stimoli violenti. Dopo poco si è constatato come Albert avesse paura di vedere il topo e gli altri animali dal pelo bianco. Quindi, il comportamento del bambino era condizionato da uno stimolo ambientale, indotto dal ricercatore, cui seguiva una risposta emotiva che diventava, a furia di essere ripetuta, automatica o condizionata. La tecnica di tipo comportamentista e della frequenza è applicata soprattutto con i bambini autistici nel metodo ABA con frequenze di gratificazioni anche che coprono intervalli di pochi secondi. contenuti da apprendere in forme sequenziali, costruite attraverso la forma cause/effetti. Se il comportamento prodotto è giusto allora verrà rinforzato dall’effetto positivo. Attraverso questa metodologia gli studenti apprendono in maniera sequenziale, partendo da problemi semplici per poi proseguire nella risoluzione di problemi complessi. All’interno di questo processo il feed-back è la RICOMPENSA, il cibo per il topolino e il voto per lo studente. [Approfondimento: un topo posto in una gabbia, preme delle leve, soltanto una gli consente di avere del cibo. Dopo diversi tentativi, il topo impara quale leva premere quindi ha generato apprendimento: ha appreso un’operazione definita CONDIZIONATA. Secondo Skinner noi impariamo il linguaggio perché ci serve nella lotta evolutiva per il cibo e la sopravvivenza, ossia l’apprendimento del linguaggio avverrebbe per CONDZIONAMENTO OPERANTE: i rinforzi positivi che i bambini ottengono quando iniziano a dire ciò che desiderano (cibo, acqua, oggetti ecc.) CONFRONTO TRA I PRICIPALI COMPORTAMENTISTI e RIASSUNTO PUNTI PRINCIPALI: 1. CONDIZIONAMENTO CLASSICO DI PAVLOV (Il primo, il modello del primo teorico dell’apprendimento di tipo comportamentista); 2. CONDIZIONAMENTO OPERANTE: (adattamento all’ambiente di tutti gli organismi viventi, tutti gli organismi per sopravvivere all’ambiente devono adattarsi) Skinner; Effettua l’esperimento con i topolini nella Skinner Box (labirinti di apprendimento), è attribuito all’idea di addestramento, nell’ottica di Skinner tra apprendimento animale e dell’uomo cambia poco, bisogna adattarsi all’ambiente. Importante è la RIPETIZIONE DELLO STIMOLO, si genera il ciclo dell’abitudine. 3. CONDIZIONAMENTO STRUMENTALI: Thorndike. NEOCOMPORTAMENTISMO TOLMAN- HULL- BANDURA rappresenta un ponto verso le teorie cognitiviste: all’interno del paradigma stimolo-risposta si inserisce il soggetto con una propria memoria, capacità cognitiva e volontà. EDWARD TOLMAN è il primo studioso neo-comportamentista. Attraverso i suoi studi cerca di dimostrare un aspetto ignorato dai comportamentisti, l’apprendimento latente (si apprende senza voler apprendere o sapere di star apprendendo, è un processo naturali di ogni specie vivente). Apprendimento non direttamente connesso alla ricezione di un rinforzo o ad una ricompensa. Il soggetto agisce perché la sua mente rielabora, interpreta lo sforzo ricevuto dall’esterno attraverso le rappresentazioni mentali. Il rapporto tra apprendimento e prestazione non è così lineare. Del comportamentismo Tolman riprende gli studi condotti in laboratorio per studiare il comportamento. Egli scopre che i topi sviluppano involontariamente mappe concettuali ossia, interiorizzano informazioni inutili al momento ma che poi possono essere utilizzate al momento opportuno. Critica la teoria di Watson ritenuta troppo meccanica e diretta unicamente alla risoluzione di un obiettivo. I topolini apprendono anche in maniera inconsapevole e non solo per il cibo. [un po' come noi essere umani che possiamo apprendere in qualsiasi situazione es. mentre giochiamo, seguiamo le nostre passioni etc.] ESPERIMENTO DI TOLMAN 3 gruppi di topi: 1. Topi rinforzati seguono il percorso nel labirinto, giungono alla meta e viene data loro la ricompensa; 2. Topi non rinforzati girano a vuoto; 3. Topi rinforzati e ricompensati girano a vuoto, dopo 12 giorni iniziano a ricevere la ricompensa. Tolman nota come il 3 gruppo dopo aver ricevuto il rinforzo diminuirono gli errori e superarono le prestazioni del gruppo 1. Quindi anche se un obiettivo, i topi nei primi giorni avevano elaborato una mappa mentale del labirinto, una rappresentazione cognitiva. Quindi, l’apprendimento latente avviene in maniera spontanea, involontaria. CLARK L. HULL neo-comportamentista noto per il suo metodo di ricerca, di tipo matematico-deduttivo. In questo modello i soggetti apprendono dalle ricompense, ogni ricompensa ha lo scopo di far ripetere l’azione che l’ha prodotta. La legge da lui elaborata è la legge dell’abitudine. ALBERT BANDURA importante neo-comportamentista. Egli supera il modello stimolo-riposta e parla di imitazione sociale come fonde di auto-efficacia e parla anche delle cosiddette esperienze di padronanza gli studenti superano un compito di media difficoltà, questo dà sicurezza a chi l’ha superato con successo. È stata un’occasione di sfida. AUTOEFFICACIA Bandura riconosce a dispetto dei comportamentisti classici, che l’apprendimento dell’uomo non avviene in una gabbia, ma in un contesto sociale, gli esseri umani apprendendo l’uno dall’altro, il rinforzo è sì necessario affinché si verifichi l’esecuzione ma bisogna valutare anche il contesto in cui si sviluppa l’apprendimento. Ogni apprendimento per Bandura deriva dall’esperienza, consapevole o inconsapevole che sia. Per Bandura il processo di apprendimento per imitazione si articola in 4 fasi: 1. Attenzione notare qualcosa nell’ambiente; 2. Ritenzione ricordare ciò che è stato notato; 3. Esecuzione agire in modo simile a ciò che è stato notato; 4. Motivazione il fatto che un altro soggetto ha fatto quella cosa mi autorizza a ripeterla. Queste 4 modalità portano allo sviluppo del rinforzo vicariante (apprendimento osservativo) apprendo dai comportamenti degli altri o anche leggendo un libro. NB. Per Bandura la maggior parte dell’apprendimento ha luogo attraverso l’osservazione ed il modelling o il vedere modelli ed esempi. L’autoefficacia è legata alla sfera emotivo psicologico, è la fiducia di una persona nelle proprie capacità, ed è correlata non soltanto all’auto-stima ma anche alla capacità di esercita un controllo sugli eventi e gestire la propria vita. L’autoefficacia incide sul comportamento dello studente in classe: una limitata fiducia nelle proprie capacità porta ad evitare di affrontare molte situazioni, il ché a sua volta rafforza il senso di impotenza e di scarso valore. Bandura conduce un esperimento con un gruppo di bambini e un pupazzo noto come Bobo: - 1 gruppo il ricercatore è aggressivo nei confronti di Bobo mentre i bambini guardano; - 2 gruppo il ricercatore mostra indifferenza rispetto a Bobo; - 3 gruppo i bambini giocano liberamente senza l’adulto. Poi, i bambini vengono condotti in una stanza dove troveranno giochi: neutri, aggressivi e Bobo. Bandura notò che i bambini del primo gruppo mostravano un grado di aggressività superiore rispetto agli altri bambini. Con questo esperimento ha dimostrato che esiste una forma di apprendimento per osservazione. ESPERIENZA VICARIA NELL’OTTICA DI BANDURA è una tecnica per aumentare l’autoefficacia in senso emotivo e psicologico. Lo studente guarda a dei modelli- persone o compagni di scuola. Questo rinforzo può essere positivo ma anche negativo. FISKE E ROTTER Prima di Bandura hanno cercato di spiegare il comportamento dal punto di vista sociale ed imitativo: come Bandura, gli studiosi ritengono che gran parte dei nostri comportamenti non siano innati, ma acquisiti socialmente, sono una sorta di imitazioni di comportamenti altrui, ognuno è influenzato dalla cultura in cui si sviluppa. SEYMOUR PAPERT autore di Mindstorm. Bambini computer e creatività e creatore del progetto didattico-tecnologico LOGO. COSTRUZIONISMO con l’apprendimento il soggetto ricostruisce le conoscenze. Come si evince dal titolo della sua opera, già nel 1980 propone la didattica multimediale come la possibilità di utilizzare più mezzi, la conoscenza di sviluppa in appositi ambienti di apprendimento, che egli definisce micromondo, dove l’attività svolta non è ascoltare il puro nozionismo ma è attività pratica quanti più vicino al reale. (N.b per S. P. l’apprendimento è un processo di costruzione di rappresentazioni più o meno corrette e funzionali del mondo con cui si interagisce). Per S. fondamentali per l’apprendimento sono: 1. Continuità con le esperienze e conoscenze pregresse; 2. Potenza ciò che si apprende deve avere un significato; 3. Risonanza culturale delle conoscenze da apprendere con il mondo dello studente. WILLIAM DOISE E MUGNY Prima Doise e poi Mugny si concentrano sull’apprendimento che si svolgerebbe soprattutto in una situazione di competizione, conflitto e competizione, l’uomo vuole affermare sé stesso sugli altri, nb. Si tratta di sana competizione che genera conflitti SOCIO-COGNITIVI. Quindi, Doise rientra tra il filone social-costruttivista, lo studente di trova a confrontarsi con altri, il suo modo di agire cambia attraverso la relazione con gli altri; quindi, si supera ampiamente la visione di Piaget. TEORIA DELLA GESTALT La Gestalt (può essere tradotta con forma, struttura) anche definita come psicologia della forma si occupa di come il cervello umano interpreta la realtà. A partire degli anni 20 del 900, la Gestalt sostiene che quello che percepiamo non è la realtà ma la sua rielaborazione mentale. Gli studiosi della Gestalt si occupano dello studio della mente e di come questa interpreti ciò che arriva dai sensi. Infatti, se pensiamo ad un’illusione ottica ciò che vediamo è quello che il nostro cervello interpreta. MAX WERTHEIMER uno dei maggiori psicologi della Gestalt, secondo questo studioso, i dati percepiti dai nostri sensi vengono elaborati dal cervello in maniera soggettiva. In particolare, la Gestalt nasce dalla visione di un corpo in moto e consiste nell’APPARENTE rallentamento, sino alla quiete dello stesso, in modo da poter essere percepito dalla mente umana come fermo o continuo. In base alle ricerche dello stesso, si comprende come la percezione dell’oggetto non dipende dalla percezione dei singoli elementi ma dalla STRUTTURAZIONE DI QUESTI ELEMENTI IN UN INSIEME ORGANIZZATO. Pertanto, l’insieme prevale sui singoli elementi. Wertheimer descrive vari principi dell’organizzazione percettiva: - Principio di vicinanza o prossimità per cui l’uomo tende ad accorpare elementi vicini; - Principio di somiglianza l’uomo tende a percepire prima elementi simili piuttosto che diversi; - Principio di chiusura in base al quale linee discontinue sono percepiti nella loro unità; - Principio della continuità o destino comune tendiamo a vedere la prosecuzione delle linee piuttosto che singoli segmenti - Principio della BUONA FORMA o della PREGNANZA tendiamo a vedere figure simmetriche, stabili e regolari. A questi va aggiunta l’ESPERIENZA PASSATA ossia: la percezione dell’individuo è influenzata dal suo bagaglio personale. WOLFGANG KOHLER psicologo tedesco, esponente della psicologia gestaltica. Sviluppa due concetti legati all’apprendimento: 1. Il concetto di insight (intuizione generale totale) 2. Il carattere discontinuo dell’apprendimento; Il primo concetto di insight si oppone al concetto di prove ed errori dei comportamentisti, poiché alla soluzione non si arriva attraverso una serie di tentativi ma per Kohler è necessario un salto di qualità della mente, una nuova forma di percezione, una nuova visione, una nuova strutturazione del problema nella mente del soggetto. Il processo di insight è un processo creativo e nuovo, è un nuovo modo di interpretare la situazione. Gli studiosi della Gestalt si concentrano più che sul cosa si apprende su cosa cambia nel processo nel dare FORMA. KURT KOFFKA La sua idea è che i bambini percepiscono il mondo in maniera OLISTICO (tutto insieme e non la singola parte) e rispondono agli stimoli allo stesso modo. Solo con gli anni e con la crescita acquisiamo la capacità di distinguere le diverse parti che compongono ogni set di immagini. In pratica, gli esseri umani nascono per vedere l’insieme e solo crescendo sono capaci di rendersi conto e vedere i dettagli. IL VASO DI RUBIN Rubin psicologo danese propone alcuni esperimenti che confermano la teoria base della Gestalt: tutto quello che vediamo è l’interpretazione che dà il nostro cervello. Tra i suoi esperimenti rientra il vaso/volto figura sfondo vaso PSICOLOGI DELLA FORMA ITALIANA Cesare Musatti, Fabio Metelli, Gaetano Kanizsa l’ultimo è l’autore del Il triangolo illusione ottica. Famoso è il Triangolo di Kanizsa. TEORIE DELL’APPRENDIMENTO CONTEMPORANEE Ad oggi le moderne teorie dell’apprendimento si discostano da un lato delle teorie cognitiviste dall’altro della teoria della Gestalt. Queste teorie sono tutte con una forte valenza corporea. Tra queste teorie contemporanee ritroviamo: il CONNETIVISMO e ENATTIVISMO/TEORIA IMMERSIVA: corpo-emozione-mente. CONNETTIVISMO cercano di spiegare l’effetto che le nuove tecnologie hanno sul nostro modo di apprendere. TEORIA DELL’ENATTIVISMO è un modello senso-motorio forte (MSF). Secondo questa teoria la percezione non dà vita a rappresentazioni mentali ma le esperienze vengono connesse alle interazioni senso-motorie fra soggetto e ambiente esterno. Gli autori che appartengono a questa teoria danno una grande importanza alle emozioni. Cercano di capire dove mente e corpo entrano in contatto. La coscienza del soggetto si sviluppa dall’interazione fra cervello, corpo e ambiente naturale, si impara con il corpo con la sensorialità. APPROCCIO PSICODINAMICO questo approccio nasce con Freud e la psicoanalisi, considera lo sviluppo della personalità-identità attraverso 5 fasi, definite fasi psicosessuali: fase orale, fase anale, fase fallica, periodo di latenza e fase genitale. Periodo importante secondo Freud per lo sviluppo della personalità sono le prime tre fasi, quindi; a 5 anni si forma la personalità del soggetto che poi subisce cambiamenti ma sempre su questa personalità già costruita. COMPETENZE CHIAVE PER L’APPRENDIMENTO PERMANENTE/ LIFE LONG LEARNING qualsiasi attività intrapresa dalle persone per migliorare le capacità e competenze in una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale. Il 20 dicembre 2012 è stato istituito il Tavolo Interistituzionale sull’Apprendimento Permanente che ha il compito di elaborare “proposte e linee strategie per l’apprendimento permanente”. Le competenze chiave relative all’apprendimento permanente sono utili allo sviluppo personale, inclusione sociale, occupabilità, uno stile di vita attento alla salute e alla cittadinanza attiva. Queste competenze sono 8 e sono il risultato di un lungo percorso iniziato nel 2006 e concluso il 23 maggio 2018: [N.B LE COMPETENZE CHIAVE PUBBLICATE NEL 2006 DAL PARLAMENTO EUROPEO HANNO SOSTITUITO COMPETENZE CHIAVE DI CITTADINANZA CONTENUTE NELLE INDICAZIONI NAZIONALI DEL 2012]. - Consapevolezza di sé e auto-controllo; - Controllare gli impulsi negative o la voglia di soddisfare un bisogno e rimandare la gratificazione; - Consapevolezza sociale; - Gestione di sé; - Capacità relazionali; - Capacità comunicative (soft skills e life skills). N.b Agli studenti non devono essere soltanto insegnati i principi teorici del SEL e adottare tecniche didattiche volte a implementare l’intelligenza emotiva ma anche i docenti con il loro esempio possono trasmettere COMPETENZA EMOTIVA. Quindi, devono essere per prima gli insegnanti a formarsi sulle competenze proposte dal CASEL, solo così i docenti possono promuovere strategie volta a riconoscere e gestire le emozioni. LOWERENCE KOHLBERG Sul paino delle emozioni lo psicologo e filosofo statunitense, considera importante la relazione tra sviluppo intellettivo e sviluppo pensiero morale. Quest’ultimo avviene attraverso degli stadi, veicolati dalla famiglia, dal gruppo dei pari, che ricorrono tra l’adolescenza e la preadolescenza. La teoria di Kohlberg costituisce in parte un’estensione di quella di Piaget però applicata alla moralità. Nel corso dei suoi studi K. Ha delineato una serie di stadi di sviluppo morale dall’infanzia all’età adulta. La sequenza ideata da K. prevede 3 livelli di giudizio morale, ognuno dei quali è diviso in 2 stadi: 1. Livello pre-convenzionale (fino ai 9-10): si fa la cosa giusta soltanto per paura della punizione dell’adulto. 2. Livello convenzionale (13/14 fino ai 20): l’adolescente rispetta le norme che sono socialmente approvate. 3. Livello post-convenzionale età adulta: le norme morali si legano a principi astratti e valori universali, le norme sono connesse con il proprio ruolo di adulto all’interno della società. I NEURONI SPECCHIO Studi sulla mente dei bambini hanno dimostrato l’esistenza di un tipo particolare di neuroni (cellule celebrali) definite da Giacomo Rizzolati: neuroni a specchio permettono di copiare il comportamento degli altri. Vari test hanno dimostrato un’attivazione più elevata di tali neuroni in coloro che dimostrano di avere un profilo empatico. DANIEL GOLEMAN è considerato il padre dello studio dell’INTELLIGENZA EMOTIVA. È il fondatore del CASEL (Collaborative for Academic, Social and Emotional Learning. Lo studioso parla di intelligenza come capacità emotiva, tale intelligenza è legata alle competenze personali e soggettive della persona (controllo ed auto-regolazione emotiva) ed alle competenze relazioni e sociali (empatia e capacità relazioni). A parlare delle stesse tematiche di Goleman e anche prima di lui sono stati: Peter Salovery e Rueven Bar-on, invece successivo è Jaak Pankesepp. Secondo questi studiosi, chi non sa gestire le proprie emozioni reagisce in maniera inadeguata aggressiva, mentre invece chi è padrone delle proprie emozioni si comporta in modo consono in goni situazione, dimostrando anche maggior fiducia in sé stesso. Nel 1995 scrisse il libro L’INTELLIGENZA EMOTIVA con il quale contribuì a diffondere il concetto di intelligenza emotiva. INTELLIGENZA EMOTIVA è la capacità di sapere gestire le proprie emozioni, riconoscere quelli altrui e quindi essere empatici. Quindi, è la somma di autocontrollo/autocoscienza emotiva da un lato e dall’altro di intelligenza empatica o prospettica. Intelligenza emotiva comprende 4 differenti dimensioni: - Autocoscienza/ Consapevolezza riferendosi alla capacità del soggetto di comprendere quello che sente poiché secondo Goleman essere coscienti dei propri stati emotivi riesci a gestirli. - Autocontrollo focalizzarsi sui propri obiettivi e incanalare le emozioni in maniera costruttiva es. attraverso l’esercizio, la scrittura, la pittura. - Auto-motivazione rimandare la gratificazione immediata in modo da ottenere qualcosa di più grande e importante in futuro. Per spiegare l’automitivazione famoso è il test delle caramelle proprosto da Goleman: il ricercatore pone i bambini difronte a delle caramelle possono ottenerne una ora o due dopo 15 minuti. Chi sa aspettare si dimostra più sicuro di sé, può avere più successo nelle relazioni, è dotato di forza di volontà: sa rinunciare ai confort per qualcosa di più importante in futuro. Goleman inoltre distingue tra due tipi di persone: ottimista i fallimenti vengono affrontati la colpa viene data a fattori che possono essere modificati e PESSIMISTA attribuiscono la colpa dell’insuccesso a fattori non modificabili, indipendenti da loro. Chi sa cambiare, accattare ed adattarsi, in generale era più abile nell’affrontare le difficoltà della vita. - Coscienza sociale/Empatia comprendere gli altri; - Relazioni-comunicazioni/abilità sociali creare connessioni positive, raggiungere accordi: allo stesso modo in cui le emozioni degli altri influenzano il soggetto, il soggetto può influenzare le emozioni degli altri. Pertanto, se una persona affronta i compiti quotidiani in maniera positiva, questo stimolerà le persone con cui interagisce ad essere positive. Intelligenza emotiva è alla base di altre competenze come star insieme, saper essere dette competenze TRASVERSALI/non cognitive/soft skills. Nel corso dei suoi studi Goleman individua nella mente dei veri e propri luoghi dove si scatenano le emozioni, egli parla di CIRCUITI EMOTIVI. Essi sono situati nell’area più profonda della mente, in particolare quello che possiamo definire cervello emotivo, nell’ottica di G, influenza tutte le altre aree del cervello, questo cervello emotivo per Goleman è il centro emozionale: la parte più antica del cervello umano dal punto di vista evolutivo. In particolare: la parte più primitiva del cervello è il tronco celebrale = regola funzioni vegetative fondamentali (respiro, metabolismo), controlla le reazioni e i movimenti stereotipati. Circonda l’estremità cefalica del midollo spinale: da essi derivano i centri emozionali che si collegano a sua volta alla neocorteccia. STUDIOSI DELLE EMOZIONI SUL PIANO SCIENTIFICO: Peter Salovey, Reuven Bar-on ed il QE e anche EQI, John D. Mayer. PETER SALOVEY associa l’intelligenza emotiva alla capacità di gestire le relazioni sociali e gestire le emozioni proprie e altrui. JOHN MAYER emozione e regolamentazione non sono due processi separati come sosteneva Goleman ma un solo processo intrecciato e difficilmente controllabile dal soggetto. Reuven Bar-on cerca di quantificare un Quoziente emotivo (QE), quindi cerca di misurare l’intelligenza emotiva. LOCUS OF CONTROLLO ossia attribuire il successo/insuccesso della propria vita a cause interne o esterne. Il primo a elaborare la teoria del locus of control è stato Julian Rotter. Una buona intelligenza emotiva deve avere un locus of control equilibrato. Di questa tematica oltre a Julian Rotter si sono occupati dapprima Levenson e in seguito Bernand Weiner, il quale ha individuato due criteri: - Stabilità se si ha sempre lo stesso locus of control interno o esterno e non si alternano come nella vita reale; - Controllabilità se non si riesce a controllare/gestire il locus of control. Avere sempre un locus of control esterno indica che ci sono problemi interni che lo portano a trovare questa giustificazione verso fattori esterni, ma il tipo di locus che si tende ad assumere è influenzato anche dalla società in cui il soggetto cresce. EDITH STEIN si è occupata di empatica che definire come un sentimento originario il cui contenuto non è originario poiché permettere di avvertire, cogliere un sentimento che appartiene ad un altro soggetto. È importante distinguere tra: particolare, l’uomo ha il bisogno di riconoscimento, deve ricoprire un posto nella società. Quando il soggetto ha problemi di riconoscimento sociale, autoregolazione Roy Baumeister parla di Depletion egoQuando manca l’autostima, l’autocontrollo, il soggetto può manifestare aggressività, episodi di rabbia o comunque ad avere problemi comportamentali e psicologici che tendono invece a scomparire quando il soggetto sente di appartenere ad un gruppo, in questo modo acquisisce fiducia in sé stesso. Nella sua teoria Baumeister parla anche di esclusione sociale: - Espulsione, rigetto: l’individuo viene rifiutato dal gruppo; - Ostracismo rifiuto sociale passivo, si è semplicemente ignorati; - Esclusione sociale cronica quando l’ostracismo persiste nel tempo. JEMERY RIFKIN autore dell’opera La Civiltà dell’Empatia, La corsa verso la coscienza globale nel mondo in crisi. Egli attribuisce all’empatia un ruolo fondamentale nella civiltà umana, utilizzando in modo interdisciplinare i dati forniti da molteplici discipline: storia, economia, sociologia, psicologia, evoluzionismo ricostruisce la storia dello sviluppo dell’empatia. Per Rikin lo sviluppo dell’empatia e lo sviluppo del sé vanno di pari passo ad un processo evolutivo di milioni di anni di relazioni e di vita di comunità degli esseri umani. L’empatia è il mezzo attraverso il quale creiamo la vita sociale e facciamo progredire la civiltà. Quando diciamo “civilizzare” in realtà e come se dicessimo “empatizzare”. REUVEN BAR-ON CONCETTO DI (QUOZIENTE EMOTIVO) il quoziente emotivo è un misuratore della competenza sociale ed emotiva. L’intelligenza emotiva giunge a compimento interno ai 16 anni nei soggetti normodotati, la QE influisce non soltanto sul funzionamento cognitivo ma anche sull’efficacia didattica, di apprendimento, salute fisica e rendimento scolastico; ma anche la capacità di leadership e la soddisfazione sul lavoro, la creatività e il pensiero innovativo. DIMENSIONE PROSOCIALE VS EMPATIA Empatia è comprendere e immedesimare nell’altro mentre dimensione prosociale indica effettuare comportamenti in modo da essere di supporto e di auto per l’altro come: aiuto, sostengo verbale, aiuto, autostima, ascolto empatico etc. In classe il docente deve creare un clima positivo e classi che possiamo definire “prosociali”, gli alunni devono sentire di potersi fidare dei docenti. I LIVELLI E GLI STADI DELLO SVILUPPO MORALE DI KOHLBERG Come Piaget, Kohlberg ritiene che esistano degli stadi dello sviluppo morale del soggetto, stadi che riguarda la relazione che il soggetto ha con i gruppi sociali con cui si trova ad interagire nel corso della sua vita: 1. Livello convenzionale con nessuna interiorizzazione Bambino piccolo individualismo; 2. Livello convenzionale con interiorizzazione intermedia moralità rivolta verso il sistema sociale; 3. Livello post-convenzionale con interiorizzazione piena contratto sociale, principi etici universali. HOFFMAN autore di Empatia e sviluppo morale. Come Kohlberg, Hoffman, psicologo cognitivo ed evolutivo, si è occupato di sviluppo morale ed empatia. L’empatia sembra svilupparsi sin dai primissimi giorni di vita del bambino e poi man mano che questo cresce anche l’empatia si affina, diventa più matura sofisticata. Egli propone un modello a tre componenti: 1. Affettiva nella prima fase nella dimensione empatica conta molto la componente affettiva mentre la dimensione cognitiva è assente. 2. Cognitiva La dimensione cognitiva inizia ad essere sempre più presente nella componente emotiva, permette lo sviluppo di forme sempre più evolute di empatia. 3. Motivazionale poiché nasce dal desiderio di aiutare l’altro, questo fa stare bene chi presta aiuto, al contrario l’indifferenza può generare un senso di colpa. Hoffman ritiene che l’empatia raggiunga il pieno compimento solo a 13 anni (in alcuni soggetti con problemi es. autistici questa potrebbe non essere raggiunta mai). Tuttavia, proprio come Kohlberg prima di lui, cerca tracciare una linea dello sviluppo dell’empatia della vita dell’uomo. Per lui esistono diversi tipi di empatia in diversi momenti della vita del bambino. Dal primo mese di vita fino alla soglia dell’adolescenza: 1. Empatia globale primi mesi di vita è una reazione automatica e involontaria; 2. Empatia egocentrica primo anno di vita del bambino; 3. Empatia quasi egocentrica il bambino supera la fase di egocentrismo del primo anno, dell’amore verso sé stesso. 4. Empatia sociale inizia a comprendere i sentimenti degli altri; 5. Empatia per le condizioni di vita dell’altro e per il contesto in cui tale empatia viene a verificarsi. HOFFMAN Evidenza come l’empatia può essere caratterizzata anche da fattori di distorsione o pregiudizio BIAS; ci sentiamo più empatici verso chi è più simile a noi (bis di familiarità) o più vicino (bias di vicinanza), poi abbiamo anche il bis di prossimità: tendiamo a comprendere maggiormente i sentimenti di una persona a noi prossima per età, ad esempio, o presente rispetto a quella persona assente. APPROFONDIMENTO TOERIA DELLE EMOZIONI Quando parliamo di emozioni facciamo riferimento al sistema limbico aree che riguardano le emozioni sono: IPOTALAMO e AMIGDALA. Abbiamo diverse teorie: - TEORIA DI NATURA COGNITIVA (si decide nel cervello- le emozioni stanno nella mente): rientrano: Teoria Centrale (Cannon); Teoria Cognitivo-Attivazionale (Schachter e Singer); Teoria Appraisal (valutazione) (Arnold-Frijida). - TEORIA DI NATURA CORPOREA-FISIOLOGICA (si decide nel corpo, le emozioni sono nel corpo) rientrano: Teoria Periferica (James, Lange, Ekman) Teoria Psico-Evoluzionistiche (Tomkins e Plutchick) Teorie del differenziale (Eikson, Ekman, Friesen) - TEORIE ATTIVAZIONALI Per i teorici cognitivisti o dell’Appraisal: le emozioni sono attivate dalla situazione che si vive. - TEORIE PSICO-EVOLUZIONISTE le emozioni sono indipendenti dal contesto, soprattutto quelle primaria o fondamentali. Queste teorie si basano sulla chimica delle emozioni, sulla loro natura fisiologica, corporea, sulla natura universale delle emozioni. Queste teorie si sviluppano a partire dalla teoria di Darwin pioniere delle teorie psico-evoluzioniste. Egli, nel coso dei suoi studi e soprattutto nell’opera ESPRESSIONE, sostiene che animali condividono con l’uomo la stessa dimensione emotiva di base che manifestano a livello fisico (es. paura e rabbia). Nel 1884 ad esporre una teoria di tipo psico-evoluzionista è William James, secondo cui le emozioni nascono per una semplice attivazione fisiologica: prima avverto l’evento poi si verificano una serie di cambiamenti a livello viscerale-fisico e neurovegetativo. TEORIA DI NATURA COGNITIVA Magda Arnold, Richard Lazarus, Frijda, Berg, Scherer. 5. SENTIMENTO COMPARATIVO si tende a confrontare le emozioni provate; 6. CAMBIAMENTO Davanti alle novità si cambia, la risposta emotiva è molto intensa. 7. ASIMMETRICA EDONISTICA si tende ad abituarsi all’emozione positiva e a respingere quella negativa; 8. CONSERVAZIONE DEL MOMENTO EMOZIONALE; 9. CHIUSURA; 10. ATTENZIONE ALLE CONSEGUENZE. SUSANN A. DENHAM COMPETENZA EMOTIVA il concetto di competenze emotiva si riferisce alla conoscenza delle proprie e altrui emozioni. Secondo la studiosa questa competenza si articola attraverso 3 dimensioni: espressione delle emozioni, comprensione e regolazione e si sviluppa in funzione dell’età e della maturazione del soggetto. Susann A. Denham effettua una distinzione: vi sono emozioni di base, comuni a tutti gli uomini, universali ed emozioni SOCIALI che dipendono dal contesto in cui si vive. Il concetto di COMPETEZE EMOTIVA sta diventando sempre più centrale in campo scolastico infatti, al docente oggi, non è richiesta soltanto la semplice preparazione nella sua materia ma anche una competenza emotiva poiché permette di:  Riconoscere le emozioni;  Essere consapevole del fatto che una medesima situazione può avere riscontri emozionali diversi in soggetti diversi;  Permette al soggetto di riflettere sul proprio stato interiore ed entrare in contatto con la parte più intima di sé;  Riflettere sulle emozioni che influiscono sul clima classe; ATIKINSON e SHIFFRIN MEMORIA Questi studiosi si sono concentrati sullo studio della memoria. Hanno proposto un modello magazzino a più livelli la conoscenza viene immagazzinati a diversi strati: da quello più profondo a quello più superficiale. PROCESSO DI MEMORIZZAZIONE vengono captate informazioni dall’ambiente esterno dai sistemi sensoriali, queste vengono elaborate, codificate e infine immagazzinate. Dai loro studi individuano 3 sistemi mnemonici: 1. MEMORIA SENSORIALE (immediata) legata ai sensi e al momento presente ossia i dati vengono conservati per brevissimo tempo dagli organi di senso prima di essere elaborate allo scopo di individuare quelle più importanti, gli organi di senso effettuano semplicemente un’analisi di tipo qualitativo sulle caratteristiche dello stimolo. 2. MEMORIA A BREVE TERMINE  caratterizzata da una capacità limitata. Questa struttura ha il compito di mantenere attive le informazioni per il tempo necessario a svolgere vari compiti cognitivi. Queste poi, grazie ad un processo di REITERAZIONE giungono nel sistema della memoria a lungo termine dove verranno immagazzinate e in caso di necessità richiamate attraverso il processo di ATTIVAZIONE DEL RICORDO. 3. MEMORIA A LUNGO TERMINE profonda tipica di un apprendimento significativo: l’informazione viene immagazzinata per un periodo indeterminato ed in modo profondo Oltre a queste vi sono memorie specifiche legate ad esperienze di vita come la memoria autobiografica, episodica oppure semantica la quale ci permette di registrare tutte le informazioni legate ambiente, le quali vengono inserite in categorie o schemi. Quindi, la memoria semantica lavora per concetti. LE EMOZIONI PRIMARIE: Spinoza, Cartesio, McDougall Diverse teorie sostengono che vi è un piccolo gruppo di emozioni definite primarie/basilari e un secondo gruppo definite secondarie che sono una combinazione/miscuglio delle primarie o derivate da esse. Queste emozioni primarie sono 6: - PAURA deriva: ansia, timore, panico, tensione… - RABBIA: collera, furia, odio, violenza… - FELICITà: gioia, diletto, piacere… - TRISTEZZA: pena, dolore, cupezza… - DISGUSTO: disprezzo, schifo, avversione… - SORPRESA: stupore, meraviglia, shock. Quella basilari sarebbero quelle UNIVERSALI, indipendenti dal contesto culturale dell’individuo. Storicamente il primo filosofo a concentrarsi sulla tematica delle emozioni è stato SPINOSA, il quale affermava che le emozioni sono una forma di conoscenza diversa da quella razione per il loro carattere di imprecisione che la rende inattendibile. Secondo il filosofo le emozioni sono: gioia, dispiacere e desiderio e riteneva che tutte le passioni derivassero da queste. In seguito, tanti altri filosofi e psicologi si sono concentrati sul tema delle emozioni. Ad esempio, Cartesio si concentra sul rapporto tra bisogni, istinti ed emozioni dell’uomo, descrivendole spesso come una minaccia alla libertà e alla serenità delle attività razionali. Secondo lui vi sono sei emozioni primarie da cui poi si costituirebbero tutte le altre. All’inizio del XX secolo McDougall affermò che tutti gli esseri animali, compreso l’uomo, sono dotati di istinti che devono essere considerati come delle emozioni primarie. Tra le teorie che affermano l’esistenza di un gruppo di emozioni primarie, innate che appartengono al corredo emotivo-genetico e biologico vi è la teoria DIFFERENZIALE elaborata da Izard e Sroufe ripresa poi da Ekman e Friesen. Queste emozioni fondamentali sono: rabbia, tristezza, gioia, sorpresa, disgusto e disprezzo. Carroll Izard studia le basi neuronali dell’espressione e della percezione delle emozioni le emozioni sono innate, il bambino non ha bisogno di imparare come creare un’espressione facciale per esprimere un’emozione o per comprendere la mimica facciale degli altri. Secondo Izard, l’evoluzione ha decretato le basi biologiche per l’espressione delle emozioni perché l’espressività emotiva rappresenta un vantaggio ai fini della sopravvivenza. Legato alle emozione vi è l’espressione facciale che serve non soltanto agli altri a comprendere il nostro stato emotivo ma anche a informare il Sé ossia l’espressione della nostra faccia invia informazioni sensoriali al cervello. TEORIA DELLA DIFFERENZIAZIONE DI ALAN SROUFE cerca di spiegare come le emozioni si differenziano tra di loro le emozioni sono il risultato di un processo di DIFFERENZIONE di uno stato iniziale di eccitazione. Si passa da una fase di eccitazione indifferenziata ad una dove vi è una differenziazione delle emozioni e questo avviene secondo tre principali canali: 1. Sistema piacere-gioia si sviluppa nei primi 3 mesi di vita del bambino. Le reazioni emotive seguono semplici valutazioni dello stimolo. Principali indicatori di questo sistema sono il sorriso sociale e quello selettivo (verso alcune figure di care-giver del bambino). 2. Sistema paura-circospezione da cui derivano emozioni sociali o ambientali; 3. Sistema frustrazione-rabbia da cui derivano emozioni negative o di insoddisfazione e delusione. Come per Izard, anche Alan Sroufe si muove sul versante fisiologico e basico: l’emozione si sviluppa su una componente fisico-biologica ossia l’emozione non è soltanto una risposta ad uno stimolo (come per i teorici dell’appraisal e la teoria cognitivo attivazionale) ma è un’organizzazione innata, il concetto stesso di emozione ha una connotazione fisiologica “l’emozione è una reazione soggettiva ad un evento saliente, caratterizzata da cambiamenti fisiologici, esperienziali e comportamentali”. LIMITI DELLA CREATIVITà di questo tema si è occupato lo studio GURTEEN che individua diversi elementi che contrastano la creatività degli studenti. Chiamati poi da Bendini blocchi creativi e da Teresa Amabili killer della creatività. Tra questi killer/blocchi/ limiti della creatività ritroviamo: - Metodo di insegnamento tradizionale che si concentra sul pensiero convergente, non sfrutta il potenziale di innovazione e apprendimento degli studenti; - Convinzione assoluta delle proprie idee: non vi è la possibilità di discutere in maniera costruttiva; - Preoccupazioni, premi e punizioni: se si obbliga qualcuno ad essere creativo, promettendogli un premio o di contro una punizione la creatività verrà compromessa. - Paura e ansia di sbagliare  si ha paura di sperimentare il nuovo, paura che possa essere giudicato negativamente, questo contrasta quindi la creatività; - Sovraccarico di informazioni; - Giudizio degli altri, critiche da parte di persone che reputiamo importanti o di cui abbiamo stima. I blocchi invece di cui parla Bendin sono: 1. BLOCCHI EMOTIVI paura di sbagliare, essere considerato stravagante incapacità di lasciarsi andare, dipendenza eccessiva dall’opinione altrui; 2. BLOCCHI CULTURALI desiderio di conformarsi ai modello sociali vigenti, paura dal discostarsi dal modello dominante, eccessiva dipendenza dal gruppo che porta al conformismo; 3. BLOCCHI PERCETTIVI difficoltà a scomporre un problema in elementi di base, incapacità di utilizzare innovazioni percettive o di senso. Altro ostacolo per l’apprendimento, lo sviluppo cognitivo e la creatività dello studente può essere ciò che Karl Duncker (psicologo Gestalt) ha definito fissità funzionale.  attraverso vari test ha notato che l’uomo tende ad essere ripetitivo a fare le stesse cose allo stesso modo. Questa fissità funzionale può essere patologica negli studenti con disabilità. Tra questi testi utilizzati da Karl Duncker il più noto è il “problema candela”. Lo studioso presenta a persone normo dotate 3 oggetti: candela, fiammiferi e puntine da disegno. Chiede poi, di fissare la candela al muro. Quasi tutti cercano di appendere la candela utilizzando le punti, pensando all’uso tradizionale dell’oggetto (cognitivamente fissati). Soltanto alcuni di loro trovarono una soluzione alternativa utilizzando la scotola dei fiammiferi per riporti dentro la candela. Mentre, in un altro esperimento vengono posti dei fogli davanti ad una finestra aperta o ventilatore riposti su un tavolo dove vicino vi è un cacciavite. Le soluzioni che i partecipanti al test propongono sono diverse: casalinga/studentessa poggia il cacciavite sui fogli volanti come fermacarte mentre un idraulico -che ha sempre utilizzato il cacciavite in modo diverso “cognitivamente fissato” - tende a sistemare la finestra o smontare il ventilatore. CREATIVITà La Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio d’Europea del 18 Dicembre 2006 ha stilato un elenco di “COMPETENZE CHIAVE LUNGO TUTTO L’ARCO DELLA VITA” che riguardano conoscenze, abilità e capacità. In particolare, alcune sono relazioni ai concetti di Creatività e Innovazione: capacità di esprimersi, consapevolezza culturale, senso e spirito d’iniziativa e trasformazione delle idee in azione. Questi concetti sono stati ribaditi nelle “Conclusioni del Consiglio d’Europa sulla Creatività e Innovazione nel sistema di formazione e d’istruzione” 22 maggio 2008. [I.N.D.I.R.E propone metodologie innovative] Il nostro cervello ha la forma di una noce, è diviso a metà: la metà sinistra è la sede del pensiero convergente-verticale e ragionante, della logica, del ragionamento matematico e controlla la parte destra del corpo umano, mentre l’emisfero destro è la sede del pensiero divergente-laterale, della creatività, immaginazione. Quest’ultimo rispetto al precedente sembra illogico ma in realtà segue una logica specifica: INTUIZIONE CREATIVA, trae origine dai meccanismi dell’intuizione (insight- Gestalt) ci consente di andare oltre, trovare nuove strade o orizzonti cognitivi. Infatti, è definito anche PRODUTTIVO (Wertheimer), proprio perché genera nuove idee, concetti, soluzioni a problemi nuovi. Ogni individuo possiede entrambe le modalità di pensiero, si completano. Infatti, se un soggetto usasse soltanto il pensiero divergente riuserebbe troppo eccentrico mentre se usasse soltanto quello convergente risulterebbe ripetitivo. Getzels e Jackson due psicopedagogisti si sono concentrati sulla relazione tra orientamento scolastico da un lato e creatività e pensiero divergente dall’altro. Secondo questi pedagogisti il tipo di pensiero che il ragazzo possiede divergente/convergente influenzerà il percorso di studio che egli andrà a intraprendere. Questo è il compito della didattica orientativa: quando si fa orientamento lo scopo è quello di far riconoscere agli studenti le loro attitudini, potenzialità, perché se uno studente sbaglia percorso di studi, universitario, verrà spinto verso l’insuccesso e perderà la fiducia in sé stesso. Gli psicopedagogisti hanno notato come coloro che possiedono un pensiero divergente-laterale tendono a specializzarsi nelle materie letterarie o nelle arti, mentre coloro che hanno un pensiero convergente tendono a specializzarsi nelle materie scientifiche. Tendenzialmente a scuola gli insegnati tendono a privilegiare gli studenti dotati di un pensiero convergente mentre hanno una maggior difficoltà a comprendere gli studenti con un pensiero critico divergente, autonomo. In realtà, queste due sfere di pensiero convergente e divergente non devono essere considerate come incompatibili l’uno con l’altro ma dovrebbero COMPLEMENTARSI. Anche un’artista deve essere in grado di leggere un contratto o effettuare dei calcoli matematici come allo stesso tempo anche un’idea originale di un matematico può acquisire un importante valore. Ad oggi, secondo lo pisco-pedagogista Jerome Bruner la scuola predilige le intelligenze logico-matematiche o logico-verbale, la scuola vuole solo la risposta esatta e non quella originale e creativa accurata di qualità, il docente prepara studenti pappagallo. N.B Per Jeromer Bruner il pensiero creativo è olistico o di insight guarda al problema nel suo complesso. Il pensiero olistico e sintagmatico, si contrappone al pensiero paradigmatico. WERTHEIMER appartiene alla Gestalt pensiero produttivo si guarda al complesso e non soltanto ai dettagli. JOHN SWELLER ha elaborato il concetto di CARICO COGNITIVO carico di informazioni che la memoria può immagazzinare in uno stesso momento. Egli distingue tra: 1. Carico cognitivo ESTERNO viene da fuori, come si presenta l’informazione al lettore; 2. Intrinseco è dentro il cervello, competenze da apprendere, carico mentale interazione tra complessità dell’informazione e competenze specifiche del lettore; 3. Pertinente sistema e schema di apprendimento, prendere appunti, fare uno schema, seguire una mappa, metodo e tecniche di sviluppo. Il carico cognitivo può essere associato ad una sorta di INTASAMENTO della memoria a breve termine, per evitare questo sovraccarico si può ricorrere a schemi, immagini etc. - Simbolico: possono essere per esempio segni di una lingua per rappresentare un concetto o un’idea che non hanno alcun significato per sé stessi. - Semantica (informazioni con significati): contenuti mentali legati al significato ed alla simbolizzazione; - Comportamentale (movimenti, azioni e comportamenti di altri o fisici): dati che provengono dalla connessione con l’ambiente o con altri individui. 5 Operazioni che la mette effettua per trasformare le informazioni da input in output. 1. Cognizione comprendere, estrarre il significato delle info raccolte; 2. Memoria conservare le informazioni per un tot periodo; 3. Produzione convergente verifica e selezione delle informazioni ottenute; 4. Produzione divergente formulare una risposta alternativa a quelle a cui si è abituati; 5. Valutazione verifica e confronto tra i diversi contenuti e le loro relazioni. 6 PRODOTTI output: - Sistemi organizzazioni di informazioni che interagiscono tra di loro; - Trasformazioni modifiche apportate rispetto ai dati raccolti; - Unità risposte semplici e di base. Una parola, un’idea o un’azione elementare; - Classi organizzazioni di unità simili in un certo senso; - Relazioni connessione tra le info raccolte, es. relazioni causalità; - Implicazioni creazione di connessioni conseguente. Solo i soggetti con un alto potenziale creativo si muove su tutti e 3 i punti del cubo, i fattori del pensiero divergente dipendono dalla connessione di questi tre elementi o fattori della mente, dalla loro combinazione N.B negli anni ’60 propose un modello tridimensionale in cui le combinazioni erano 120, mentre negli anni 80 ne considerò altri arrivano a proporre 180 combinazioni. [Approfondimento: Il pensiero divergente è detto pensiero produttivo opposto al concetto di pensiero RIPRODUTTIVO dove il soggetto riproduce meccanicamente situazioni apprese attraverso verso di ragionamento anch’esse apprese in precedenza. Per Guilford abbiamo 4 indici del pensiero divergente: fluidità, flessibilità, originalità, elaborazione. A questi 4 indici nel Test of Divergent Thinking di WILLIAM FRANK si aggiungono 4 fattori EMOTIVI (capacità personali) immaginazione, disponibilità al rischio, complessità, curiosità. Quindi, oltre a verificare la flessibilità e l’originalità delle risposte, qui viene dato spazio anche alla disponibilità verso il rischio, la curiosità, l’immaginazione e la complessità. EDUARD DE BONO si è occupato del pensiero laterale. Agli inizi degli anni 70, si concentrò su unità didattiche specifiche che potessero sviluppare la riflessività e creatività degli alunni. Infatti, una delle sue opere più note basata sulle tecniche da adottare per stimolare la creatività è l’opera Creatività e pensiero laterale: manuale di pratica della fantasia. Per De Bono “il pensiero laterale” è un diverso modo psicologico di affrontare i problemi. Non si tratta solo di elaborare concetti, fare operazioni mentali, essere fluidi cognitivamente come dice Guilford, bisogna avere anche un atteggiamento, un modo di vedere le cose flessibili, originale, diverso. PENSIERO LATERALE VS. CONVERGENTE (verticale): 1. Fissità/Flessibilità, Rigidità/Causalità con il pensiero convergente ci si concentra sugli aspetti rilevanti, scartando gli altri, mentre con il pensiero laterale di accolgono favorevolmente le intrusioni del caso; 2. SELEZIONE/PRODUZIONE Il pensiero convergente è SELETTIVO, il pensiero laterale è PRODUTTIVO con il pensiero verticale le classificazioni e definizioni sono fissate; 3. MONODIREZIONALE/MULTIDIREZIONALE il pensiero verticale si dirige verso un’unica direzione, il pensiero laterale cerca di generare una diversa direzione; 4. ANALITICO/STIMOLATORE il pensiero verticale è analitico, quello laterale è stimolatore; 5. Consequenziale/Non-consequenziale il pensiero verticale segue delle sequenze; il pensiero laterale può procedere a salti; 6. Paura di sbagliare pensiero convergente/ Considerare l’errore parte del processo pensiero laterle; 7. Certezza/Rischio il pensiero verticale percorre i percorsi più probabili, certi mentre quelli laterale è innovatore, cerca creatività e originalità, percorre quelli meno prevedibili, probabili. 8. Finitezza/Probabilità il pensiero verticale è un pensiero finito, fisso mentre quello laterale è probabilistico, tutto può succedere. Le tecniche che propone De Bono per la stimolazione del pensiero laterale sono diverse: - TECNICA DELL’INVERSIONE considerare le situazioni in maniera diversa, il fine è ottenere stimoli nuovi, dai quali partire verso nuove direzioni, stimolare un nuovo punto di vista; Relazionata è la strategia dei SEI CAPELLI PER PENSARE Si tratta di interpretare dei ruoli, indossando idealmente dei cappelli di sei colori che rappresentano i diversi punti di vista, anche quelli più lontani dalla propria indole. L’’applicazione di questo sistema permette di prendere una decisione o analizzare un problema imparando a pensare con una mente aperta, capace di prendere in considerazione tutti i punti di vista senza arroccarsi su un’unica posizione. - TECNICA DELLA PAUSA CREATIVA strumento di riflessione sull’attività proposta ossia, nel passaggio da un compito ad un altro il soggetto si ferma a riflettere su ciò che ha fatto per stimolare la sua creatività. - TECNICA DELLA PROVAZIONE E MOVIMENTO DI IDEE CREATIVE questa tecnica scuote, rompe gli schemi prestabili che solitamente vengono adottati per risolvere i problemi. Questa tecnica viene definita anche pensare fuori dal box- thinking out of the box. Ciò che induce la nostra mente a pensare in modo diverso dal tradizionale metodo è la PROVOCAZIONE, dopo la provocazione si generano nuove idee; quindi, il docente deve suggerire una provocazione come una frase inusuale, apparentemente senza significato, al fine di scioccare la mente dell’alunno, dopo la provocazione si passa alla fase di analisi delle conseguenze. De Bono ha reso popolare questa tecnica utilizzando l’acronimo PO operazione di provocazione. DEAN KEITH SIMONTON psicologo cognitivista, ha studiato la creatività partendo dal sistema trial and error -sistema prova ed errori- un modello causale di creatività per prove e tentativi, fino alla creazione di strategie che egli definisce “ecolocazione della creatività”. Per lo psicologo la creatività e legata al CONTESTO dove è più facile sviluppare i processi creativi e alle 3 T (talento, tolleranza, tecnologia). Il processo creativo per Simonton avviene in due fasi: - Variazione cieca il soggetto esplora le alternative senza conoscere quale produrrò l’effetto desiderato. - Ecolocazione è una forma di variazione cieca che permette all’organismo di acquisire informazioni sena dover muoversi all’interno dell’ambiente. L’animale, per esempio, può produrre il comportamento appropriato facendo uso delle informazioni fornite dal segnale che l’animale stesso emette. L’ecolocazione può essere appresa anche dagli esseri umani.