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La Mitologia e Storia dei Popoli del Vicino Oriente: Da Babilonia a Persia, Schemi e mappe concettuali di Scienza delle religioni

Storia del Medio OrienteReligioni anticheMitologiaStoria Antica

La mitologia e la storia dei popoli del Vicino Oriente, dalla civiltà di Babilonia all'ascesa della Persia. Il documento tratta temi come l'escatologia collettiva, la nascita dei tre saosyant, la resurrezione dei morti, l'ordalia del metallo, la formazione delle stirpi umane semiti, calamiti e indoeuropei, la conquista ittita dell'impero babilonese, la storia del regno achemenide e la religione zoroastriana.

Cosa imparerai

  • Che stirpi umane si formarono nella regione babilonese?
  • Che eventi storici sono narrati nel documento?
  • Che religione viene descritta nel testo?
  • Che temi mitologici vengono descritti nel testo?
  • Che popoli vengono trattati nel documento?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 28/09/2022

MariannaSorrini
MariannaSorrini 🇮🇹

4.6

(49)

35 documenti

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Anteprima parziale del testo

Scarica La Mitologia e Storia dei Popoli del Vicino Oriente: Da Babilonia a Persia e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Scienza delle religioni solo su Docsity! ESCATOLOGIA INDIVIDUALE mi sono basata sulla narrazione pahlavi contenuta nel Menog-i Khrat e parzialmente anche sull’Hadoxt Nask. In questi testi si percorrono i due percorsi spcularmente opposti delle buone anime, quelle che sono state Ashavan e quelle che hanno commesso drauga. I persiani credevano nella sopravvivenza dell’anima dopo la morte ma vivevano questo momento con timore perché incerto è il destino della propria anima quando si è ancora in vita. PER QUANTO RIGUARDA LE ANIME GIUSTE… • Giunta la morte il cane e l’uccello lacerano il cadavere al fine di liberare più facilmente l’anima dal corpo. Per tre giorni e per tre notti l’anima giusta siede accanto al corpo in una condizione di spensieratezza • all’alba del quarto giorno l’anima si sente rispelndere e affronta il trapasso. In questo momento deve affrontare il ponte dell’aldilà dove sarà contesa da spiriti buoni e spiriti malvafi. Mithra Srosh e Rashn intercederanno per lei. Il giusto Rashn è incaricato di analizzare pensieri, parole e azioni. • Superata la sentenza l’anima del buono viene accompagnata attraverso il largo ponte, a questo punto la sua daena le viene incontro con le sembianze di una bellissima fanciulla e fa riaffiorare all’anima le sue buone azioni. • L’anima viene accolta da una brezza fragrante che proviene da meridione, punto cardinale salvifico. La brezza è fragreante perché il profumo appartiene a tutte quelle caratteristiche fisiche e percettive che sono espressione di un animo puro. • L’anima attraversa poi vari libelli di beatitudine, si dice che con il primo passo arrivi al paradiso dei buoni pensieri, con il secondo passo a quello delle buone parole, con il terzo passo a quello delle buone azioni e con il quarto passo raggiunga la luce eterna, dove tutto è beatitudine. • Qui incontra il sommo signore Ahuramazda che invita a lasciare in pace l’anima la quale è reduce dai difficili giorni del trapasso, terribili anche per i buoni, in quanto il distacco dal corpo + doloroso perché viene contesa anche dai demoni ai piedi del ponte. • Infine l’anima dell’uomo giusto viene fatta accomodare su un trono e la si ristora con il burro di primavera, cibo della beatitudine che richiama il mondo bovino e la rinascita. • La dannazione dell’anima si presenta come una sorta di detenzione. Per tre giorni e per tre notti l’anima dannata si aggira ansiosamente attorno alla testaccia (lessico) del cadavere. Il quarto giorno il demone Vizarsh lega l’anima e con il consenso del giusto Rashn la trascina e la percuote. • Per le anime dannate il ponte dell’aldilà non è che una lama che fa cadere i dannati all’inferno. L’incontro con la Daena è pessimo, lei è una deforme/vecchia strega, manifestazione dei cattivi pensieri/cattive azioni/cattive parole, soffia un vento fetido da settentrione, punto cardinale demoniaco. • Con un primo passo l’anima va nell’inferno dei cattivi pensieri; con un secondo verso quello delle cattive parole e nel terzo delle cattive azioni e con il quarti fiunfe di fronte allo spirito distruttore e ai suoi demoni, dove per secoli e secoli, fino al giudizio universale, l’anima sarà costretta a tormenti e castighi ESCATOLOGIA COLLETTIVA Basata sulle informazioni tratte dallo Yast 19 e soprattutto dal Bundahishn. Questi testi in maniera diversa (1. più epico e bellicoso, 2. descrittivo e narrativo) parlano di escatologia collettiva • Arriverà alla fine dei tempi (1200 prestabiliti da Ahuramazda) l’ultimo dei tre saosyant, il redentore del creato che renderà la vita eternamente prospera. Uscirà dalle acque di un lago dove tre semi di Zarhatustra si erano conservati e dove a distanza di 1000 anni negli ultimi tre millenni del creato tre vergini si sono bagnate rimanendo incinta. • Avrà inizio la resurrezione dei morti per mano di Ahuramazda, il quale afferma che sarà più facile rispetto alla creazione dell’inizio dei tempi perché ha modelli a cui ispirarsi. Il creatore chiederà metaforicamente alle componenti del cosmo le materie per ricreare gli uomini: la terra (assume il ruolo di madre) le ossa; all’acqua il sangue alle piante i capelli e al vento lo spirito. • La resurrezione sarà terminata in 57 anni. Gli uomini torneranno ad avere un corpo e anche capacità sensoriali. Ci sarà un consiglio e ogni uomo affronterà il secondo incontro con la propria daena, nelle vesti di una pecora bianca o nera, dopodichè per tre giorni e tre notti i dannati torneranno all’inferno e i salvati in paradiso dove i piaceri e le pene saranno accresciuti, in quando non sperimentato solo dall’anima ma anche dal corpo. • Arriva poi l’ordalia del metallo, una prova finale che fa espiare le ultime pene ai dannati. Il fuoco e Ahriman cooperano per fondere metalli sulle montagne e sulle colline che coleranno come fiumi sulle persone: per i buoni sarà come latte caldo ma per i malvagi sarà metallo fuso. Il Saosyant prepara il sacrificio della resurrezione, ucciderà il toro Hadhayans e con il suo grasso preparerà la bevanda dell’immortalità. Ahuramazda scenderà dal suo regno e il male verrà sconfitto e arginato, il creato avrà raggiunto il suo obiettivo e il mondo si dissolverà NOZIONI BASE Le prime civiltà urbane in Oriente fiorirono tra il IV e il I millennio a.C. La Mesopotamia è compresa tra i fiumi Tigri e Eufrate, qui le piene dei fiumi depositavano un denso strato di limo fertile che creano condizioni molto favorevoli all’agricolutura. Si susseguirono diversi popoli dominati da diversi sovrani: • Nel 3800 a.C ci fu l’immigrazione di popolazioni nomadi dell’Asia centrale, i Sumeri, i primi popoli ad usare la scrittura insieme agli egizi, ma non si trattava i uno stato unitario, erano città- stato, e le lotte interne tra le diverse città ne provocarono il declino. • Nel 2500 a.C ci fu una prima immigrazione di invasori, gli accadi, provenienti dal vicino deserto arabico e diedero vita a un impero unitario • Verso il 2000 a.C nuovi invasori amorrei, e tra le città-stato da loro fondate prevalse Babilonia, che divenne potente durante il regno di Hamurabi. Alla sua morte ci fu l’invasione degli ittiti e si frantumò il regno babilonese Nella regione babilonese, secondo la Bibbia, si formarono 3 fondamentali stirpi umane: i semiti, calamiti e indioeuropei, provenienti dal Caucaso e dalle pianure steppose della Russia meridionale • Gli ittiti erano di origine indioeuropea e conquistarono l’impero babilonese, Siria e Palestina, al culmine rivolsero le mire all’Egitto di Ramses II, 1200 a.C Hattusa venne distrutta • Fin dal 2500 a.C si erano stanziati gli Assiri, una mescolanza tra ittiti e amorrei, e per alcuni secoli dominati dagli accadi, poi si resero indipendenti, raggiungendo il pieno della loro potenza in piena età del ferro. Il regno crollò in seguito a rivolte: i medi e i babilonesi • Naque il secondo regno babilonese che giunse al suo culmine con il re Nabucondosor, responsabile delle distruzione del tempio di Gerusalemme e della deportazione degli ebrei a Babilonia. • Nel 539 a.C il regno babilonese crollò per mano della potenza persiana • Intorno al 1200 a.C gruppi di cavalieri e pastori indioeuropei, i cosidetti Arya diedero vita a 2 regni: quello dei medi e quello dei persiani • 550 a.C Ciro il grande si proclama «re dei persiani e dei medi» ed estende il suo territorio a buona parte del vicino Oriente, fino alla parte meridionale dell’attuale Turchia. Cambise II conquista l’Egitto e Dario I il Mar Nero, e cerca di sottomettere la Grecia, così come il figlio Serse. Si parla del primo impero universale, esaurita la fase di conquista militare si instaurava un governo e giusto e duratoru sui popoli sottomessi, Dario unifica il regno senza snaturare la civiltà dei diversi popoli, si presenta come il successore dei precedenti sovrani, si mantenne un atteggiamento di tolleranza religiosa, perché la religione non era il cardine del potere. ERA ACHEMENIDE Fonti • Gli scrittori greci sono i nostri principali testimoni, ma la visione ellenica di un Gran Re ricco e potente e allo stesso tempo dedito ai lussi servì ai greci per definire la loro identità in opposizione • Utilizzando l’antico persiano, l’elamico e il babilonese gli Achemenidi si riallacciarono alle tradizioni dei regni precedenti e si posero in linea di successione dei dinasti mesopotamici ed egiziani. • L’iscrizione più importante è sicuramente la trilingue delle imprese di Dario I di Bisotun, sulla via che portava dalla Mesopotamia a Ecbatana. Dopo Dario le iscrizioni diminuiscono per importanza e per eleganza linguistica. • Tra le testimonianze in lingua elamica abbiamo le tavolette d’argilla bruciate nell’incendio di Persepoli: le tavolette della tesorerie e delle fortificazioni • Tra le testimonianze in lingua babilonese c’è la cronaca di Nabonedo, che illustra i fatti della conquista di Babilonia da parte dei persiani e l’iscrizione del cilindo di Ciro. • La lingua aramaica invece era la lingua di comunicazione internazionale in oriente. La storia del regno achemenide • Il cuore del regno dei persiani era il Fars, tuttavia non erano gli abitanti originari dell’iran occidentale, ma immigrati • Nel 560-550 a.C a Parsa salì sul sul trono Ciro, membro della stirpe dei Teispidi, che da qualche tempo controllava la perside. Si impadronì di Susa e vinse in battaglia Astiage e successivamente conquistò l’intera fascia costiera dell’Asia minore occidentale • Ciro entra a Babilonia come vincitore seguendo le tradizioni Babilonesi (il Cilindro di Ciro lo rappresenta come legittimo re di Babilonia, favorito da Marduk) e permise il rimpatrio degli ebrei deportati da Nabucodonsor e la ricostruzione del tempio di Gerusalemme. • Dopo la vittoria di Ciro su Nabonedo i persiani avevano un confine in comune con l’Egitto e Cambise, allestì una flotta e con la vittoria persiana si concluse la campagna egiziana • Il testo è scritto su un cilindro, quindi comincia nel punto stesso in cui finisce, per indicare che il testo potesse essere continuamente ripetuto. Il testo descrive Ciro per il suo valore, è stato scelto da Marduck, che aveva scrutato tutti i paesi in cerca di un adatto governante, degno di partecipare alla processione del nuovo anno (akitu). Durante l’Akitu si ripete l’azione di Marduk contro Timat, mostro serpentino demonicao. • In questo cilindro viene celebrato anche Marduk, che in questo periodo era stato «esiliato» dai culti di babilonia da Nabonedo a favore di altre divinità. ISCRIZIONE DI DARIO I A BISOTUN • L’iscrizione era posta a 70m di altezza. La sua posizione da intuire che i destinatari fossero gli dei. • Il testo dell’iscrizione era stato riprodotto anche su papiro per essere comunicato all’impero. Il sovrano vuole che tutti possano conoscere la sua parola. La comunicazione e il controllo del sovrano erano capillari, questo potere assoluto prende come modello Mithra, che ha 1000 spie (le stelle) • L’iscrizione è scolpita ai lati e al di sotto di un bassorilievo che rappresenta il re dario I mentre poggia il piede sul mago Gaumata e alza la mano dx verso una figura alata, di fronte a Dario sono allineati con la fune al collo 8 dei re ribelli dell’anno 522 a.C, in fondo c’è uno scita e lo riconosciamo dal cappello a punta. Alla dx del bassorilievo si estende su 4 colonne il testo elamita e alla sx c’è la versione babilonese, sotto il babilonese c’è una copia del testo elamita, fatta incidere quanto si cominciò a cancellare il primo. Alla dx della copia elamita c’è il testo persiano su 4 colonne e parte di una quinta. • La scena del bassorilievo vuole sintetizzare tutto quello che è scritto, è una scena di trionfo sui nemici. Dario è rappresentato più grande rispetto alle altre figure. • Nella prima colonna dell’iscrizione Dario parla della rivolta di Gaumata, di una rivolta nell’Elam. La seconda colonna parla di diverse rivolte in Media Armeni e in Elam, la terza parla delle rivolte in Media in Persia e in Babilonia. Nella quarta parla ad un futuro re, raccomandandogli di agire contro la menzogna e riepiloga ciò che fece nel suo primo anno di regno. Maledice chi distruggerà l’iscizione. Nella quinta colonna parla della rivolta in Elam durante il suo secondo e terzo anno di regno. • Contiene importanti concetti dell’ideologia e della morale achemenide, come la titolatura «re dei re» la fede in Ahuramazda, la genalogia dinastica, l’importanza della legge, il valore della verità. Tutto ciò che ha fatto il re deve essere conservato tramandato e letto ad alta voce. • Il testo è monotono e ripetitivo, suddiviso in paragrafi che si aprono con la formula iniziale «parla il re Dario». Lo stile è autoreferenziale e ha continue ripetizioni. L’iscrizione è utile anche per riconoscere l’onomastica achemenide, che secondo Erodoto si basava su valori personali (Dario=colui che tiene il bene). • Dario era considerato un re saggio anche dai Greci a differenza di Serse che era considerato un despota violento. Dario fu sovrano per volere di Ahuramazda. • Dario è re di 23 terre, che vengono descritte come sue suddite, quelli che non accettano questo vincolo riceveranno dal sovrano generosità e doni • Durante il regno di Gaumata Dario chiede aiuto ad Ahuramazda che gli porta soccorso facendolo salire sul trono. Dopo il colpo di stato di Gaumata si fa una sorta di restaurazione e Dario restituisce alla popolazione il santuario che Gaumata aveva distrutto, così come i pascoli i campi e il bestiame . Gaumata diventa antagonista non solo dal punto di vista politico ma anche religioso e sociale, è la dimostrazione di un primo episodio della conflittualità continua che ci sarà tra Magi e Achemenidi. • Dario esorta i futuri sovrani a stare lontani dalla menzogna e a punire coloro che mentono. Ribadisce più volte la veridicità di ciò che è scritto nell’iscrizione e omette anche alcune cose che ha fatto per non sembrare troppo al lettore (finta modestia). LETTERA DI DARIO A GADATAS • Da questa lettera che Dario indirizza al suo satrapo si vede il rispetto delle divinità di altri popoli (apollo) il valore dell’agricoluta e la cura della vegetazione, tratto caratteristico del buon sovrano. È inciso nella pietra ma capiamo essere una lettera dallo stile. C’è una prima parte di lode e una seconda di minaccia di punizione ISCRIZIONE TOMBA NAQSH-E ROSTAM • Tutti erano convinti che Dario avrebbe avuto un’ascesa paradisiaca, ci sono simboli come sole luna e fuoco (tragitto dell’anima verso l’alto) e l’immagine dell’arco, un volo diretto e preciso in una direzione che si vuole intraprendere. • Scenario morti simulate= le fanno i sapienti, attraverso assunzioni di droghe. Pazzia o morte vera lo scopo è dire cosa si è visto. Dario chiede ad Ahuramazda di salvaguardare la sua famiglia TESTI GRECI SUGLI ACHEMENIDI ERODOTO, LE STORIE • Erodoto scrive le storie in 9 libri dove parla delle guerre persiane, usi e costumi e sarà poi d’esempio per gli altri scrittori greci, come stravone. A volte non ha indizi diretti, sono per detti • Commette anche degli errori, Mithra dice che corrisponde ad Afrodite, ma Mihtra è una divinità maschile, la più simile ad Afrodite sarebbe Ahnaita • Erodoto parla delle divinità persiane usando il loro corrispettivo greco, ci dice che sono soliti a salire sulle montagne per offrire sacrifici. E il sacrificio è per tutti i persiani. • Dopo il sacrificio l’animale viene smembrato e il pasto sacrificale condiviso, durante il pasto le carni vanno agli uomini e le ossa agli dei • Ci parla del compleanno e delle sue usanze, ma forse esagera e della concezione di un tempo suddiviso in giorno e notte. • Le bevande inebrianti possono ispirare miglior giudizio ma anche far perdere la razionalità, hanno quindi un valore ambiguo. Un uomo giusto sa contrllare gli effetti del vino • Usanze quando le persone si incontrano per strada: bacio in bocca stesso status, bacio sulla guancia se uno è inferiore. • Popoli amati e stimati dai persiani: più vicini a loro più sono stimate, la stima è a seconda della vicinanza. • Omosessualità diffusa (presa dai greci) e poligamia, ma distinzione tra miglie legittima madre e concubina. Ancora più potere delle mogli ha potere la madre • A 5 anni i figli sono educati ad andare a cavllo a tirare con l’arco e a dire la verità. Prima i bambini vivono solo con le donne • Concezione delle malattie e costumi funerari (cadavere esposto agli uccelli) PLUTARCO, LE VITE DI ARATO E DI ARTESERSE • Cerimonia dell’investitura regale, nel tempio di Anahita (paragonata ad Atena) il cui culto ebbe un incremento durante il regno di Artaserse II, la cerimonia d’iniziazione implicava una vestizione dei parametri di Ciro il Grande e la consumazione di alimenti • Nel preambolo dell’Arteserse ci viene detto che Arteserse I era detto il longimano (aveva una mano più grande dell’altra, significava possedimento di potere) ed era figlio di Serse I, mentre Artaserse II viene detto mnemone (dalla grande memoria) e sono entrambi ricordati per la loro mitezza • IL CONTRASTO TRA Ciro il giovane mostrò subito fortezza, mentre Artaserse era magnanimo e mite, si forma così un clima di tensione sui rapporti familiari, la madre Parasatide amava di più Ciro, che venne reso satrapo della Lidia, mentre Artaserse II viene iniziato a Pasgrande nel tempio di Anhaita. Un altro satrapo giunse da Artaserse con un sacerdote che aveva istruito Ciro che accusa quest’ultimo di voler compiere un attentato nel tempio durante l’iniziazione, stava per essere messo a morte ma la madre intercede per lui, Ciro raduna un esercito di mercenari mentre Parasatine allontana i sospetti lanciando accuse contro il satrapo. SENOFONTE, ANABASI • Racconta la vicenda dei mercenari greci arruolati da Ciro il Giovane contro il fratello, con i Greci si vantava di avere un cuore più profondo del fratello e di molte altre qualità. ETÀ ELLENISTICA (330 – 250 A.C) ED ETÀ PARTICA (250 – 224 A.C) ETÀ ELLENISTICA • Il re di macedonia Alesssandro fa una spedizione in Iran orientale: ai greci era stata presentata come una vendetta contro la campagna di Serse contro l’ellade e come un’impresa per la liberazione delle polis dell’Asia minore. Ai persiani si presentò come colui che corrispondeva al loro ideale di regalità, molto più del sovrano in carica. • Alcune zone ebbero maggiori difficoltà a trovare un accordo con il re macedone, la Battriana. Crebbe anche l’insoddisfazione dei greci e dei macedoni, scandalizzati dagli atteggiamenti di Alessandro, che morì inaspettatamente. Mentre la perside era tranquilla la battriana appoggiò la ribellione dei coloni greci insoddisfatti. • Tra il 312 e il 301 a.C Seleuco, che a Susa aveva sposato Apama, sottomise l’intero Iran partendo dalla sua base a Babilonia. Favorendo il figlio nato dall’unione con Apama, Seleuco unì l’elemento greco-macedone a quello iranico con lungimiranza. • Tutti i seleucidi fino ad Antioco III praticarono un’attività politica di difesa a partire dalle stabili basi della Mesopotamia e dell’iran occidentale. Solo dopo le sconfitte di Antioco III contro Roma e i fallimenti della spedizione orientale di Antioco IV il regno seleucide perse definitivamente la Battriana. E gli ex stati vassalli iniziarono a praticare una politica indipendente anche se i ribelli poterono godersi l’indipendenza per un breve periodo perché ben presto divennero sudditi dei parti ETÀ PARTICA • Anche l’impero partico era un grande stato in cui convivevano molte etnie e culture diverse, in esso si parlavano molte lingue: in iran il medio-persiano, il partico e il battriano. Tra le lingue non iraniche sono da menzionare l’armeno, il greco l’aramaico e il babilonese. • Subito dopo la morte di Antioco II la crisi politica interna e Seleuco II fece guerre in occidente dando occasione di creare alcuni domini indipendenti come il regno greco-battriano. A questi anni risale anche l’arrivo in Partia della popolazione seminomade dei parti sotto la guida del capo Arsace. • Antioco III fece una spedizione che costrinse i parti a riconoscere nuovamente la supremazia dei seleucidi ma dopo la sconfitta contro Roma i parti si ribellarono e con Mithridate I la potenza partica venne restaurata. Ma non fu un processo costante, ma un’impresa lunga e faticosa • La monarchia arsacide mostra un’interessante mescolanza di alementi parti, componenti iranico-achemenidi e ellenistici. Della tradizione achemenide abbiamo il titool «re dei re» e la ricerca di affinità genealogica, a partire dalla prima metà del II secolo A.C si fecero sempre più influenzare dalla regalità ellenica. Ma sono sicuramente concentrati sul lato iranico della loro eredità Cult • Si pensa che gli arsacidi abbiano aderito alla fede zoroastriana, ma gli altri culti erano comunque permessi, particolare stima godettero gli ebrei. • Tra le attestazioni della lingua partica in periodo arsacide ci sono legende sulle monete arsacidii • Il rinvendimento di una statua bronzea di Eracle con un’iscrizione bilingue partico-greca sulla coscia dimostra l’equiparazione divina di origine greca e iranica ed è prima testimonianza dell’uso della lingua partica per un’iscrizione monumentale • Le sculture partiche sono le nostre fonti più importanti relativamente ai festiti e copricapi dei parti: l’abbigliamento del sovrano era caratterizzato da un diadema/doppio diadema, da abiti di forma di giacca e pantalone. Caratteristica delle statue è la rigida frontalità delle figure TESTI ELLENICI SULL’EPOCA ELLENISTICA E PARTICA ANABASI DI ALESSANDRO, ARRIANO • Riporta l’episodio della severità di Alessandro contro Besso, il satrapo che uccide a tradimento Dario III, Ariano non approva la punizione perché ritiene la mutilazione un gesto barbarico • Si parla inoltre della tomba di Ciro e della sua protezione a cura di Alessandro, racconta anche della profanazione della tomba e della reazione di Alessandro a questo evento: non era stata profanata solo la tomba e le ricchezze al suo interno, ma anche il corpo di Ciro, Alessandor la fa restaurare e sigillare e arrestare e torturare i Magi che ne dovevano essere custodi. • Per la prima volta Greci e Persiani abitano nello stesso impero causando un fenomeno di spaesamento, cambiano i riferimenti culturali • Arriano scrive nel II d.C durante la sua spedizione in Asia Alessandro cambia atteggiamento da vendicatore dei Greci a lotta personale contro Dario III e infine a vendicatore e successore di Dario III, emula sempre di più i costumi persiani e vuole mostrarsi come l’erede dell’impero achemenide. CURZIO RUFO, STORIE DI ALESSANDRO MAGNO • Fa una descrizione degli abiti persiani: il diadema era segno di regalità. Alessandro è abbigliato come Dario III durante la sua incorodnazione • Ci descrive la processione del sovrano persiano, caratterizzata dalla presenza di un fuoco alimentato perennemente. Poi ci sono 365 giovani a simboleggiare i giorni dell’anno, i 10000 immortali, cioè la guardia scelta di Serse. Curzio rufo afferma anche la superiorirà militare macedone STRABONE, LIBRO XV DELLA GEOGRAFIA • È una descrizione degli usi e costumi dell’iran nel periodo partico. Rispetto a Erodoto aggiunge che venerano anche il sole, che chiamano Mithra. • Definisce l’importanza della purezza rituale (sacrificano in un luogo esente da contaminazioni) erodoto ci dice che per il sacrificio c’è un addetto allo smembramento delle carni e che il Mago le spartisce, mentre in Strabone è il mago che smembra e spartisce le carni, inoltre dice che una piccola parte della vittima viene gettata sul fuoco per essere data agli dei. • I magi erano una stirpe vera e propria, sono i sacerdoti del fuoco, cioè i magi in greco. Uccidono le vittime con un ceppo d’albero usato come clava, che rimanda a Mithra e Ahuramazda (che percuote) • L’abbigliamento dei magi era assimilato a quello ebraico (rapporto stretto tra mondo ebraico e mondo iranico) concezione di attesa di un salvatore, religioso ma anche politoco, per riportare il mondo iranico agli antichi splendori dopo la caduta della dinastia achemenide • Abbiamo 4 iscrizioni di Kirdir Herbed (mago insegnante) e la più importante è quella di Naqsh e Rostram, si tratta di un testo di grande importanza per la conoscenza della successione dei primi re sasanidi e per notizie dull’influenza del sacerdozio zoroastriano dei Magi in quanto religione di stato. Il fatto stesso che un sacerdote abbia lasciato delle iscrizioni è conferma del rilievo politi • Tutto ciò che avviene nella carriera di Kirdir, lui lo attribuisce al sovrano e ad Ahuramazda. Kirdir vuole rendere lo zoroastrismo uniforme. • Tutto il discorso di Kirdir ha finalità pedagogica, c’è anche una parte di finta modestia (c’era infatti lo spazio per descrivere altri culti ma Kirdir vuole parlare di sé) • per tutto il bene che ha fatto chiede agli dei un segno che gli faccia vedere il mondo dei trapassati. Kirdir vuole vedere la natura del paradiso e dell’inferno ma sa benissimo di non essere destinato all’inferno, c’è la descrizione del viaggio dell’anima (ancora falsa modestia e dice che c’è la possibilità che vada all’inferno). Questa esperienza la fa durante il regno di Shapur • Mani è visto come antagonista di Kirdir perché praticava una connessione con i trapassati • Termina l’iscrizione dicendo che chi legge quell’iscrizione deve leggerla a voce alta (lessico simile a Dario I) MANI • Mani naque nel 216 d.C durante il regno dell’ultimo sovrano partico. Il nome di origine semitica Mani hayya significa «mani il vivente», l’epiteto esprime una qualità di personalitù benefiche e donatrici di energie: illustra una importante qualità della carriera spirigtuale di mani, il volersi affermare come medico e terapeuta sia dell’anima che del corpo • La forte circolazione di etnie e di traffici della Mesopotamia favoriva continui scambi culturali religiosi e filosofici, tutte componenti che influirono sulla formazione spirituale di Mani, nato in Babilonia da genitori di stirpe iranica. Afferma la Babilonia come luogo di partenza privilegiato per uno slancio universalistico e missionario. Il prestigio millenario di Bbilonia «porta degli dei» veniva così ad ampliarsi nel concetto di «porta della verità» • L’ambiente aristocratico era fondato su valori nazionalistici che entrarono in conflitto con l’universalismo di Mani e la sua dottrina ascetica (che predicava l’astensione dei lavori agricoli e dal matrimonio) • Le fonti arabe ci dicono che fosse zoppo, ma questo riferimento all’infermità fisica può essere interpretato in due modi: 1. condanna e sconfessione dell’avversario religioso, 2. poteva passare tra i due regni dei morti e dei vivi • La prima rivelazione, ottenuta a 12 anni, lo spinge ad abbandonare il ritualismo per cercare una conoscenza più interiore, è il doppio spirito di mani: il gemello angelico con funzioni protettive che gli rivela i suoi misteri nascosti e a 24 anni decretò la sua vocazione missionaria e fin dal suo esordio della sua carriera ebbe l’appoggio dei governanti e della casa reale sassanide • La letteratura cristiana influì sulla formazione spirituale. Paolo e Tommaso ebbero speciale predilezione agli occhi di Mani: il primo in quanto modello di apostolo ideale, il secondo in quanto missionario. Anche la sua conoscenza sulla dottrina zoroastriana dovette essere di un certo rilievo. Anche il buddhismo, su alcuni comandamenti, come quello della non violenza • Mani si propose di far confluire in sé stesso una catena di redentori che a partire dalla linea biblica di Adamo, con la confluenza di Zoroastro, Buddha e Gesù diventando il «sigillo dei profeti» • La sua prima opera fu un libro dedicato al suo protettore, Shapur, scritto in medio-persiano, di contenuto cosmologico, pedagogico e apocalittico. Anche nella sua versatilità linguistica, parlando aramaico e medio-persiano, si vede un segno del suo messaggio universale. Il valore primario attribuito al libro come mezzo sicuro per trasmettere la verità dell’insegnamento spirituale è dimostra un altro aspetto di mani, quello artistico, infatti veicolare il suo messaggio con una estetica adeguata rendeva più incisiva la sua eloquenza • rifiuto della sessualità, del matrimonio e della procreazione, questo perché significherebbe intrappolare qualcun altro nell’esistenza umana. Per gli zoroastriani questo è blasfemo. • Diventa effettivamente una religione universale attraverso i suoi scritti: Sant’Agostino ha vissuto 9 anni tra i manichei africani prima di abbracciare la fede cristiana TESTI MANICHEI • ALESSANDRO DI LICOPOLI – CONTRO LE DOTTRINE DI MANI: Mani divide il mondo in due principi distinti: il bene e il male, il bene si mescola con esso prima dell’inizio del tempo. Concezione più radicale rispetto allo zoroastrismo, spirito e corpo antitesi • INNO A MANI: frammento di carattere liturgico, la parte iniziale di un inno probabilmente composto in aramaico da Mani stesso. Mani si descrive come un discepolo nato dalla babilonia • LO SPIRITO GEMELLO: frammento partico descrive quando mani ebbe la sua prima rivelazione in un discorso fatto dall’angelo gemello. Viene anche menzionata la comunità di battisti in cui mani crebbe. In un secondo frammento autobiografico Mani racconta come il suo spirito gemello lo conduca alla missione a cui è destinato. Per descrivere il mondo sovrannaturale spesso usa termini zoroastriani come Az (materia). In un terzo frammento la missione di mani: compito cosmico di liberare la sostanza luminosa che Az ha imprigionato nel mondo ULTIMA UDIENZA DI MANI CON IL RE WHARAM • È uno dei testi iranici storicamente più significativi. Un compagno di Mani descrive una sempre più sfavorevole conversazione di Mani con un re sassanide identificato con Wharam I. la fedeltà storica della narrazione è è confermata dalla menzione di Kirdir. • Il re non ha voglia di accogliere mani, messo alla porta e deve aspettare che il re finisca il suo pasto e vada a caccia (descrizione usi della corte). Il re accusa mani perché avrebbe provato a curare un suo parente non riuscendoci. Mani si difende e si scusa MORTE DI MANI • Mani porge l’estremo saluto ai suoi discepoli e dà gli ultimi ammonimenti alle comunità e consegna la lettera del sigillo, la sua ultima opera • Vengono messe al collo di Mani delle pesanti catene, le sue ultime parole sono delle esortazioni che dice ai suoi fedeli. La sua ultima lettera esorta al sentimento di amore freaterno e affetto. Il terzo frammento partico in prosa sulla morte di mani descrive la sua gloriosa ascesa nel regno della luce. L’UNIVERSALITÀ DELLA RELIGIONE DI MANI Un foglio incompleto di un manoscritto in medio-persiano ci ha restituito un passo in cui mani dimostra la superiorità della sua religione in 10 punti. Il testo però si interrompe al quinto, ed è tratto da un dialogo tra mani e un discepolo di cui il nome non è tramandato 1. Può essere venerata in ogni terra e in ogni lingua 2. È salda nella durata e nell’operato degli eletti 3. Permette la redenzione alle anime che non hanno completato delle buone azioni nelle loro religioni 4. La saggezza di Mani è maggiore rispetto a quella delle religioni precedenti = promette non solo la salvezza ma anche la salute 5. Confluisce tutta la vastità della saggezza DENKARD, LIBRO III • I manichei sono uno stimolo per gli zoroastriani a essere più attenti e a scrivere più testi oltre all’avesta • Contrasto tra i principi zoroastriani e quelli manichei: nello zoroastrismo non c’è il dualismo tra corpo e spirito – per gli zoroastriani camminare tra un mondo e l’altro è positivo, per mani stigmatizzato, Mani è zoppo, nello zoroastrismo riflette anche il male non fisico. Per i manichei tutto quello che riguarda la materia è peccato. C’è un’origine negativa e mista del creato. Il corpo è un demone nella sua fisicità. Gli zoroastriani oppongono a questa concezione la possibilità di esorcismo che scaccia i demoni del corpo – la luce può essere liberata (ma solo dagli eletti) TESTI PAHLAVI ZOROASTRIANI – IN MEDIO PERSIANO I CONSIGLI SCELTI DAGLI ANTICHI SAGGI • Hanno una dimensione pedagogica e scolarizzante: questo testo è un elenco di domande tipiche del catechismo e le tematiche sono: la distinzione del culto di Ahuramazda da quello dei demoni, trovare moglie e procreare è il secondo passo dopo la pratica religiosa, il profitto nasce dalle buone opere, esiste una sola via religiosa: quella delle buone parole, dei buoni pensieri e azioni. Prima il bene e il male erano separati poi si mescolano e in futuro si separeranno di nuovo e il mare sarà distrutto. Lo scopo del testo è educare e non abbandonare la religione • Si parla del libero arbitrio dell’uomo: è il volere individuale a far si che non si vada all’inferno • I genitori devono insegnare al figlio le buone opere, prima della maggiore età (15), le cattive opere sono colpa dei genitori • La malattia simbolo di male interiore solo per età adulta, non all’infanzia. La tutela dei bambini è fondamentale, nascere malato non può essere considerata una colpa • Nel testo c’è un elenco di domande a cui i quindicenni devono saper dare una risposta, come «chi sono» • Il testo esorta a non abbandonare la propria religione, riflette la realtà in cui dopo l’avvento dell’islam molti si convertono in maniera apocalittica. MAZDAK E IL MOVIMENTO MADAKITIA Mazdak è un personaggio datato fine V secolo d.C ed è considerato dalla gente del tempo come un eretico perché basa la sua dottrina su determinate esigenze sociali: propone una sorta di comunismo dell’Iran islamico, vuole che le ricchezze siano distribuite al popolo e non tenute solo dai pochi. Mazdak è zoroastriano ma la sua maniera di professare la sua religione è militante. In questo periodo c’era una grande crisi economica-sociale. È un fenomeno di massa molto esteso e propone la condivisione delle donne, la poligamia e ciò porta alla confusione sociale e giuridica. • Mazdak portava avanti una questione sociale, non fu solo una dottrina filosofica, ma ebbe anche carattere d’azione: riteneva giusto prendere dai ricchi e dare ai poveri, questo faceva leva sulle masse popolari, la cui situazione era molto difficile alla fine del V secolo. • Su molte questioni sono concordi con i seguaci di mani, con la differenza che Mazdak sosteneva che il principio luminoso agisce secondo intenzione, mentre la tenebra è capace di agire solo senza un piano premeditato. • Secondo Mazdak regione dell’odio e della lotta tra gli uomini sono principalmente le donne e la proprietà