Scarica Riassunti di "Storia di Roma tra diritto e potere" e più Sintesi del corso in PDF di Storia del Diritto Romano solo su Docsity! Capitolo 1 1.1 Il paesaggio fisico in cui si insediarono i primi villaggi umani all’inizio dell’ultimo millennio a.C , non era poi tanto diverso da quello odierno ma solo un po’ più scosceso. Le principali fonti per la sopravvivenza erano rappresentate dall’allevamento e da una prima forma di agricoltura. Sin dall’inizio dell’ultimo millennio a.C. si iniziarono ad avere anche delle prime forme di circolazione di uomini e cose, in particolar modo questi primi scambi avvenivano tra l’Etruria e la Campania; le vie di comunicazione più utilizzate erano il mare e la zona ai piedi del Campidoglio e del Palatino in quanto in quel punto il Tevere era più facilmente attraversabile. Ed è proprio in questa zona che si insediarono i primi villaggi all’inizio dell’ultimo millennio a.C. , i quali erano costituiti da poche capanne e si fondavano sulle relazioni famigliari legate alla memoria di una discendenza (più o meno leggendaria) comune. Queste comunità non sempre si evolvevano in forme cittadine in quanto non era facile la difesa del territorio, questo spiega le piccole dimensioni e la relativa povertà dei villaggi sparsi tra il IX e l’VIII secolo a.C. 1.2 Importanti informazioni sono state ricavate dai ritrovamenti delle tombe di epoca arcaica in varie località laziali, la grande omogeneità di questi ritrovamenti testimonierebbe l’uniformità economica che vi era in quel periodo. All’interno dei villaggi una posizione predominante era rappresentata dai patres ossia dagli anziani del villaggio, i quali rivestivano anche delle funzioni religiose. La quantità di questi insediamenti situati nella stessa area , permette una fitta rete di relazioni le quali portano ad avere una cultura comune come ad esempio l’uso della stessa lingua o la partecipazione a riti e culti. Tutti questi sono fatto di coagulo tra le diverse comunità. L’assetto iniziale del Lazio primitivo inizia a cambiare dopo la fondazione di Roma, la quale secondo la tradizione si collocherebbe il 21 Aprile del 753 a.C. . L’omogeneità economica che in precedenza , grazie ai ritrovamenti funerari, si notava ora invece scompare lasciando il posto allo sfarzo funerario; ciò indica l’esistenza di una gerarchia sociale basata sulla ricchezza. E’ verosimile che da allora esistesse l’appropriazione individuale de beni mobili , ma anche di pertinenza della terra; questo portò a rimarcare la differenza economica tra i gruppi. L’accentuarsi di queste dinamiche diedero vita a fenomeni di “sinecismo” delle comunità minori verso le comunità più grandi. 1.3 Questi fenomeni possiamo dire che davano vita ad una “città in formazione” , la quale vedeva il suo nucleo sul Palatino. Ma vi sono anche casi di ristagno come la città di Alba Longa. L’elemento reale che sta alla base della legenda della fondazione di Roma è l’affermarsi di una nuova realtà che sostituisce quella già esistente .La fisionomia politica vera e propria della città prenderà vita solo nel corso del tempo, ma ciò non toglie che già nella metà dell’VIII secolo non esistesse una forma costituzionale autonoma. Un importante valore simbolico è costituito da Romolo il quale introdusse delle importanti novità nell’organizzazione della città, come per esempio la distribuzione della cittadinanza nelle tre tribù : Ramnes , Tities e Luceres . Questo era un sistema finalizzato alla guerra, in quanto ogni tribù era suddivisa in 10 curie a loro volta suddivise in 10 decurie. Ogni curia doveva fornire alla città 100 uomini armati e 10 cavalieri , così da costituire un esercito di 3000 fanti e 300 cavalieri ( celeres). Ci fu anche una suddivisione territoriale della città in montes (carattere urbano) e pagi ( strutture periferiche). 1.4 Nella riflessione sulla storia antica , gli studiosi rappresentano la città come punto di arrivo di un processo di crescita della società la quale vede il suo inizio nella famiglia naturale. All’interno della storia di Roma due strutture centrali sono quelle della famiglia e della gens. La famiglia si identifica con quella che i romani chiamavano famiglia proprio iure ossia quel nucleo famigliare formato su un matrimonio monogamico consistente nella coppia di sposi e nei loro diretti discendenti. Secondo la famiglia romana la discendenza era stabilita solo per linea maschile e viene chiamata parentela agnatizia. Nella famiglia proprio iure convivevano sotto la potestas del padre i figli , le figlie non sposate e i discendenti per linea maschile e rimanevano sottoposti a tale potere fino alla morte del pater. Le discendenti per linea femminile ne uscivano quando si sposavano e entravano a far parte della famiglia del marito. La totale integrazione in quest’ultima avveniva tramite il matrimonio cum manu , attraverso la finzione che poneva la moglie come figlia del proprio marito. In quasi tutte le altre società alla morte del detentore del potere il nucleo famigliare sopravviveva mentre a Roma con la morte del pater l’unità famigliare decadeva e si suddivideva per quanti erano i suoi diretti discendenti. Al contrario della famiglia proprio iure , la gens non era un gruppo parentale ma si basava su famiglie che portavano lo stesso nomen ; l’assenza di giuste nozze però non permetteva l’inserimento del figlio nella famiglia agnatizia. L’appartenenza alla gens era indicata dal nomen seguito dal prenomen, solo più tardi si andò a costituire l’onomastica tipica dei romani : i tria nomina ossia prenome personale , nome gentilizio e cognome della lignaggio (stirpe). I gruppi che si erano fusi conservarono la loro autonomia distribuendosi all’interno delle curie, questo permise di fissare la struttura piramidale della società primitiva. Infatti al vertice vi erano le gens le quali possedevano risorse e terreni , posizione che veniva indicata dai Romani con il termine patrizi o patres i quali erano contrapposti al ceto dei plebei. 1.5 Prendendo anche solo come esempio la leggenda del ratto delle Sabine la quale evoca l’immagine di un confronto-scontro tra la comunità latina del Palatino e quella sabina del Quirinale conclusasi con la loro fusione e duplicazione della regalità con le figure di Romolo e Tito Tazio. Allo stesso modo a Roma l’intervento degli Etruschi apportò delle innovazioni che cambiarono l’organismo politico della città modernizzandola. Questo potrebbe essere l’aspetto che permise a Roma di dominare sulle altre città. Come avvenne nella lotta tra la Roma del Palatino e quella del Quirinale , la vittoria di una città su un’altra faceva si che quella sconfitta scomparisse per essere assorbita dalla città vincitrice. Così le guerre portate avanti da Roma possono essere viste come una forma accelerata di forzati sinecismi. Un altro tipo di mobilità è da identificarsi nello spostamento dei gruppi minori , singole famiglie o addirittura singoli individui ; questi fenomeni si avevano in quanto Roma a quel tempo costituiva un polo d’attrazione grazie alla sua posizione strategica. Grazie a questi fenomeni si creò a Roma la gens Claudia. Capitolo 3 3.1 Con la presa del potere su Roma da parte di vari re etruschi , ci fu una profonda frattura che colpì la stabilità della città ; mutarono infatti i gruppi sociali e i ceti i quali ora erano caratterizzati da una fisionomia più individualistica , dando più importanza non solo al singolo ma anche al nucleo famigliare della familia proprio iure. Questo nuovo clima portò da un lato ad accrescere la presenza di strati sociali estranei al sistema gentilizio e dall’altro si andò ad intaccare la compattezza delle gentes a causa delle tendenze centrifughe di singole famiglie. La diffusa crescita economica contribuì ad accentuare il divario tra il mondo aristocratico e il resto della popolazione , che nel corso del VI secolo a.C. risultò più evidente. 3.2 Ed è proprio in questo secolo che si susseguirono a Roma una serie di re etruschi i quali introdussero un diverso e più elevato livello culturale. La loro presenza comportava un avvicinamento di Roma alle principali città etrusche e ciò era un bene per queste ultime in quanto l’alleanza con Roma era preziosa per realizzare la loro pretesa di espansione verso la Campania. I re etruschi che regnarono a Roma ossia Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo sono ascesi al potere senza il rito dell’inauguratio o senza la procedura dell’interregnum. Un aspetto che contraddistingue questi sovrani è il loro carattere autoritario , per certi versi molto vicino a quello dei tiranni greci; con questo comportamento indebolivano l’equilibrio politico quindi di conseguenza le antiche aristocrazie e si avvalevano di un diretto sostegno popolare. L’intero assetto istituzionale fu stravolto e sostituito dalla centralità della ricchezza individuale e della proprietà privata. Per quanto riguarda l’aspetto privato continuava a persistere la rigida logica secondo cui solo il pater familias potesse essere il titolare di svariate facoltà; in questo periodo si assiste anche al superamento delle forme tribali a favore di una nuova unità politica. 3.3 Uno tra i re etruschi che governarono Roma apportò due notevoli riforme : stiamo parlando di Tarquinio Prisco il quale ampliò sia il senato sia l’organico della cavalleria. Gli storici attribuiscono a lui l’incremento dei patres da 200 a 300 , non facendoli unire con i membri già esistenti ma dando vita ad un nuovo gruppo sociale denominato minores gentes e facendoli entrare all’interno del senato. A seguire il rafforzamento della cavalleria vi era il rafforzamento della fanteria. 3.4 Quindi possiamo notare che al centro della riforma di Tarquinio vi è una nuova organizzazione militare in funzione di un combattimento più moderno; infatti è cosi che la primitiva legione fornita dalle curie veniva sostituita dallo schieramento oplitico. La sua denominazione significa “armato” e sta infatti ad indicare l’armatura di cui ora sono dotati i combattenti. Questo profondo cambiamento però è il frutto della crisi del predominio gentilizio che si ha con la guerra del 477 a.C. dei Fabi contro Veio , questa guerra segna la fine di una tradizione. Questa nuova composizione dell’esercito era basata sulla ricchezza individuale e quindi si avverte la necessità di una conoscenza più chiara dei livelli di ricchezza delle varie famiglie romane; ed è in questo momento che si ha una nuova distribuzione della cittadinanza basata su nuovi criteri che vedono la sostituzione della curie con le centurie. Queste ultime erano suddivise in 5 classi e in età repubblicana si arrivò ad un numero totale di 193 centurie; per la distribuzione dei cittadini nelle varie classi si fece riferimento alla moneta romana di base ossia l’asse. 1 ª classe = da 100.000 assi ( armatura completa) ed è formata da 80 centurie ossia 40 di juniores e 40 di seniores e in più 18 centurie formate da cavalieri e 5 formate da artigiani e coloro che sanno lavorare i metalli. 2 ª classe = da 75.000 assi ; 3 ª classe = da 50.000 assi ; 4 ª classe = da 25.000 assi (2ª, 3 ª e 4ª sono formate da 20 iuniores e 20 seniores; 5 ª classe = da 11.000 assi o niente ( 15 iuniores e 15 seniores). Nelle prime classi vi è la maggior presenza dei patrizi anche se ora il potere patrizio, pur rimanendo forte, non è più preponderante. Con questa nuova organizzazione cittadina , il voto dei membri delle prime classi delle centurie risultava più importante rispetto agli altri. Poco dopo questi mutamenti il comando passò dal rex alla coppia di consoli e inoltre all’inizio dell’età repubblicana gli antichi comizi curiati furono sostituiti dall’assemblea centuriata. 3.5 Con questa nuova organizzazione della città era necessario introdurre uno strumento che permetta di conoscere chiaramente la ricchezza di ogni famiglia ed è per questo che Servio introdusse il censimento. E’ sempre allo stesso Servio riconducibile la distribuzione della cittadinanza in tribù che andavano a sostituire le tre già esistenti. Le nuove tribù erano formate da 4 tribù urbane(individui senza proprietà fondiaria) e da altre tribù rustiche ( individui proprietari di fondi) ; però ben presto si capì che solo queste ultime garantivano la conoscenza dei beni posseduti da ogni famiglia. Alla fine dell’età repubblicana si arrivarono ad avere 35 tribù : 31 rustiche e 4 urbane. 3.6 Una delle conseguenze della nuova organizzazione economica fu la scomparsa dei comportamenti dei singoli gruppi ad affermare una gerarchia sociale in forme individuali , infatti scomparve il lusso funerario ma vi fu l’incremento delle spese pubbliche. Va ricordato che un limite al lusso funerario fu imposto successivamente nelle XII tavole. Una seconda conseguenza fu la necessaria introduzione di leggi che regolassero i reati non solo più gravi ma anche dei singoli cittadini. Per quanto riguarda l’uccisione violenta di un membro della società o la messa in pericolo di quest’ultima sono richiamati con il termine di perduellio ( crimine contro la società) e di proditio ( tradimento con il nemico) , entrambi questi reati sono puniti con la morte. Quando si uccideva un qualsiasi pater familias il parricida era condannato a morte dai quaestores parricidi e i duoviri perduellionis. Per quanto riguarda invece i reati in campo religioso le pene verso i colpevoli duravano per tutta la vita in quanto violando le norme religiose attiravano l’ira degli dei non solo su loro stessi ma su tutta la comunità. Per questa ragione i colpevoli venivano emarginati e perdevano i loro diritti. Altri azioni ritenute delittuose erano le pratiche magiche contro il vicino e l’incendio doloso del raccolto; per avere la difesa della città occorreva che il danneggiato denunciasse il malfattore. Capitolo 4 4.1 Nella storia romana s’inserisce un fattore internazionale dato dai rapporti di Roma con gli Etruschi; il rapporto tra queste due popolazioni portò ad incrementare l’inimicizia tra Greci e Romani. Nel VI secolo a.C. però la spinta etrusca subì un arresto che si riflettè sulla politica interna romana; divenne infatti possibile creare un vero e proprio “colpo di stato” il quale nel 509 a.C. estromise da Roma Tarquinio il Superbo e cancellò la monarchia facendo così nascere la repubblica. Per questo radicale cambiamento Roma però non era ancora del tutto pronta infatti in un primo periodo ci fu una crisi economica e l’indebolimento delle forze produttive ; in questo clima riprendono forza le gentes. Durante questi primi anni travagliati Roma dovette anche affrontare anche la reazione etrusca, è abbastanza certo infatti che il capo etrusco Porsenna abbia conquistato militarmente Roma facendo si che l’alleanza tra romani e etruschi si rinnovasse e permettesse a Roma di difendere la sua precedente preminenza ora contrastata dai Latini. Ed è proprio nel 493 a.C. che i rapporti tra questi ultimi e i Romani subirono un ribaltamento ,infatti grazie al Foedus Cassianum , che prende il nome da Spurio Cassio, che si stabilì un’alleanza che durò per 150 anni. La scomparsa della figura del rex ridiede importanza alle gentes le quali bloccarono a proprio vantaggio le vie di ascesa politica e inoltre un ritorno alla situazione originaria non avrebbe fatto altro che indebolire l’esercito e far ritornare la figura del re-sacerdote. Grazie alla soppressione del vitalizio della carica suprema di governo e il suo sdoppiamento con i due consoli eletti annualmente , il baricentro politico tornò in favore del senato. Per ciò che riguarda la presenza della plebe all’interno dell’amministrazione della società , sino al 486 a.C. nei Fasti erano presenti i nomi di magistrati plebei i quali poi cessarono di esservi dopo questa data in quanto vi fu il loro totale arretramento. Con la caduta dei re a Roma si istituì un collegio formato da 2 consoli sino alla metà del V secolo , e furono sostituiti per 2 anni da un collegio di 10 membri i quali avevano il compito di redigere e raccogliere il testo delle leggi romane : i decemviri legibus scribundis. Con la liquidazione di questo collegio avvenuta nel 449 però il ripristino dei due consoli non sarebbe stato costante in quanto sarebbero stati sostituiti dalla nomina di più tribuni militum consulari potestate. Fino al 367 a.C. quando si arrivò ad ammettere che uno dei due consoli potesse essere plebeo. Dopo un lungo periodo di sperimentazione istituzionale si iniziarono a distinguere i tratti distintivi di questo nuovo assetto politico ossia il limite temporale imposto alle cariche di governo, il loro carattere militare e l’accresciuto potere del governo. 4.2 I motivi che portarono al conflitto prolungato tra patrizi e plebei sono di diversa natura. Sul piano politico l’elemento che scatenò il conflitto fu l’eliminazione della plebe dalle cariche di governo; sul piano economico ci fu la l’insistente richiesta della plebe di ridurre i debiti su gli strati più poveri della città e la richiesta di distribuire anche ai plebei i terreni vinti in guerra e questa richiesta scatenò l’opposizione dei patrizi. Per quanto riguarda l’aspetto sociale il conflitto riguardò l’assenza del conubium ( rapporto matrimoniale valido tra una patrizia e un plebeo o viceversa), questo matrimonio però causava dei problemi per i figli in quanto sarebbero stati esclusi dai ranghi del patriziato ma si ottenne con la lex Canuleia del 445 a.C. .Il ricompattamento della plebe minacciò la comunità politica ed è ciò che traspare dalle “secessioni” nel 494 e nel 471 a.C. in cui si cela la minaccia della formazione di una comunità politica alternativa. Tale minaccia viene arginata con il riconoscimento di vari strumenti Capitolo 5 5.1 Per quanto riguarda la figura dei due consoli , dobbiamo innanzitutto dire che avevano il potere assoluto denominato imperium e che la loro carica fosse annuale. Anche se titolari dell’imperium, continuava a sussistere la tradizione di interrogare e affidarsi agli dei tramite gli auspicia; nel potere dei consoli non rientrava quello di decidere delle guerre ma dovevano scegliere i soldati tra i cittadini. Essi potevano anche decidere se condannare a morte un soldato dopo però aver ricevuto il parere di un consilium. Ai consoli spettava anche il potere di convocare i comizi ossia il “ ius agendi cum populo” e il potere di convocare il senato ossia il “ ius agendi cum patres”. Sia i comizi che il senato non potevano esercitare il loro potere se non convocati da uno dei due consoli;questi ultimi avevano uguali poteri e proprio per questo poteva accadere che tramite l’intercessio potessero bloccare ( anche a vicenda) l’attività di qualsiasi magistrato, tranne del dictator. Per evitare conflitti si vennero a creare province e quindi ci fu la spartizione dei poteri. La figura del magistrato era inviolabile durante il lasso di tempo ricoperto dalla sua carica. Nei momenti di maggior pericolo si ricorreva alla dittatura , e il dittatore era colui che deteneva l’imperium maius in quanto sottratto alle limitazioni imposte dalla libertas repubblicana. 5.2Accanto alla figura dei consoli troviamo quella del pretore, il quale possedeva imperium. Egli si interessava principalmente della sfera giuridica e venne indicata con il termine “iurisdictio”. Quest’ultima si sostanziò praticamente nella verifica che le pretese avvenissero in conformità della legge. All’interno del processo , il ruolo del pretore consisteva nell’accertarsi dei fatti richiamati in causa, così che il giudice potesse decidere. Vi sono anche magistrature minori, le quali avevano auspicia minora ed erano cum potestate. Importanti tra questi furono i quaestores introdotti prima nel numero di 2 e infine arrivarono ad essere 8. La loro competenza principale riguardava l’amministrazione delle finanze statali. Il ruolo di ufficiali superiori era quello dei tribuni militum alcuni eletti dai consoli altri dai comizi. I tribuni della plebe invece potevano interporre l’intercessio contro qualsiasi magistrato senza l’ostacolo della provocatio. Nel 442 a.C. furono introdotti i censori; il censimento distingueva la popolazione in stranieri, schiavi e cittadini. Questi ultimi in : nati liberi (ingenui) e i manomessi ( liberti). Ciascun cittadino era associato alla propria famiglia e sulla base dei possedimenti di quest’ultima,introdotto in una delle cinque classi. I censori potevano irrogare una nota censoria nei confronti di qualsiasi cittadino; la loro carica durava sino alla fine del censimento (massimo 18 mesi) e venivano eletti ogni 5 anni. 5.3 Per gran parte della repubblica , il senato era composto prevalentemente da patrizi ma in seguito la situazione cambiò. Quando i plebei iniziarono ad essere ammessi come tribuni militum consulari potestate presero il nome di conscripti. Il compito del senato era quello di approvare le delibere dei comizi in tema di leggi; però il loro compito no doveva solo essere quello di approvare ma talvolta anche di intervenire preventivamente presentando una proposta ai comizi. Il senato non si poteva autoconvocare ed era organizzato secondo uno schema gerarchico tra gli ex magistrati. L’ex magistrato più anziano poteva inviare ambascerie alle popolazioni straniere tramite legati. 5.4 Con l’avvento della repubblica si dovettero definire le modalità di elezione dei nuovi rappresentati , ci fu l’introduzione di magistrati eletti dal popolo i quali avevano carica annuale. Ma nell’assemblea del popolo il voto di quest’ultimo era diseguale ,infatti le delibere erano assunte dalla maggioranza delle centurie che costituivano ciascuna un’unità di voto; inoltre le centurie non votavano contemporaneamente ma secondo un ordine progressivo. In un primo momento il voto era orale e veniva raccolto da specifici funzionari mentre in seguito si passò alla forma scritta; prima votavano le centurie della prima classe le quali formavano già di per se la maggioranza quindi raramente le altre classi erano chiamate a votare. I comizi centuriati non si interessavano solo della nomina dei magistrati superiori ma anche di decisioni riguardanti l’intera comunità; il magistrato legittimato a convocarli , dopo aver scelto una data consentita dal calendario religioso, doveva annunciare con un certo anticipo la loro convocazione rendendo pubblica la sua proposta di legge. Durante il comizio si svolgeva un dibattito sulla legge stessa e poi si passava alla votazione; l’assemblea poteva respingerla o approvarla in quanto non era possibile apportare modifiche al testo originario. Questa “democrazia limitata” si aveva anche con la nomina dei magistrati. Il monopolio legislativo dei comizi centuriati subì una svolta , infatti vanno ricordate le assemblee della plebe le quali sono convocate secondo un criterio territoriale delle tribù e che costituiscono da allora i distretti elettorali dei magistrati plebei. Si passò cosi a sostituire i comizi centuriati con i comizi tributi modellati sulla base degli antichi concilia plebis, questi ultimi furono integrati dalla presenza dei patrizi chiamati ad eleggere anche i magistrati sine imperio e ad assumere così un ruolo sempre più centrale all’interno del processo legislativo romano. Si fa risalire al 449 a.C. la parificazione dei plebisciti alle leggi comiziali ma è più verosimile sia stato realizzato attraverso due delibere comiziali : una delle leggi Publilie del 339 a.C. e la legge Ortensia del 286 a.C. . La predominante presenza all’interno dei comizi tributi dei piccoli e medi proprietari fondiari, contribuì a dare a questi comizi un carattere conservatore. Grazie alla memoria che abbiamo di alcune leggi possiamo comprendere meglio al fisionomia della legislazione comiziale; innanzitutto grande importanza rivestono le leggi riguardanti l’organizzazione della città ma anche leggi relative alla disciplina dei comizi stessi. Vi sono anche leggi relative ai rapporti internazionali o alle dichiarazioni di guerra , e provvedimenti relativi alla concessione della cittadinanza romana a stranieri; tutto questo ci permette di capire che l’attività delle leggi comiziali riguardava più che altro il diritto pubblico. I Romani tendevano a considerare le norme giuridiche esistenti come valide perennemente e quindi non abrogabili espressamente, modificarono ampiamente e abrogarono sostanzialmente tantissime regole. Solo in pochi casi le modifiche portavano alla nullità dell’atto vietato , in tal caso si parlava di leges perfectae. Mentre si parla di leges imperfectae quando sancivano sì un divieto ma non sancivano la nullità dell’atto compiuto o non punivano con sanzioni il suo autore. 5.5 Sin dalla seconda metà del IV secolo a.C. ci fu la presenza di più organi autonomi all’interno di un’unità politica più compatta. La res publica non può essere tradotta con l’odierno termine “stato”, il quale si inizierà a configurare solo nel tardo medioevo nella moderna accezione. Deve essere però preso in considerazione l’ambiguo rapporto che vi è tra il diritto e l’entità politica , infatti se da un lato possiamo dire che alcune strutture di essa preesistono ad essa stessa sfociando così nel patrimonio dei mores , dall’altro lato però è senza dubbio la città a creare il proprio diritto. Quindi con la repubblica si dovette imporre un nuovo concetto di legalità , consistente non solo nell’idea di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge ma anche nella consapevolezza che a tutti gli organi della città si imponevano dei limiti. Più in generale possiamo dire che ogni norma di diritto particolare apparirà contraria ai criteri generali del diritto. Un complesso di idee che trova riscontro nell’idea secondo cui il ius civile ha natura inviolabile e insopprimibile;per questo il potere di alcun organo di governo potrebbe essere messo in discussione da qualche legge positiva. Capitolo 6 Nel corso dei secoli il territorio romano si è notevolmente ampliato, portando con se la conseguenza di caratteri di separatezza tra la comunità cittadina e tutti gli altri territori esterni. Per quanto riguarda il diritto , quest’ultimo è applicato a tutti coloro che risiedono (anche temporaneamente o per qualsiasi motivo) nel territorio romano. Questo , nel mondo antico, non avveniva in quanto il singolo cittadino era legato al diritto della propria patria; uno dei primi strumenti fu la concessione dell’hospitum da parte dei privati o della città senza la stipulazione di un accordo con la città degli stranieri. Le radici di questa concessione risalgono alle forme di circolazione gentilizia; inoltre vi erano templi aperti a tutti i cittadini e in grado di offrire protezione al viaggiatore. L’hospitum privato fu affiancato ben presto dall’hospitum pubblico ed esteso ad intere città; tale fu lo strumento usato nel mondo delle poleis per far fronte alle esigenze di tutela dei propri cittadini in territorio straniero. Ovviamente in tali accordi non si garantiva solo la tutela degli stranieri ma si tutelavano anche gli interessi della città che gli ospitava; per Roma l’area che offriva questi primi rapporti internazionali era l’antico Lazio. Roma nel corso del tempo riuscì ad affermare la sua superiorità anche grazie la conclusione di molteplici foedera ossia accordi internazionali. La superiorità politica di Roma nel Lazio è attestata in un documento a noi pervenuto ossia il primo trattato fra Romani e Cartaginesi stipulato dopo la cacciata di Tarquinio il Superbo,l’idea che questo trattato ci conferma è che la presenza egemonica di Roma era già presente nel Lazio nel VI secolo a.C. anche se non riguardava ancora tutto il territorio laziale. Tale documento ci informa anche dell’impegno che le due città si impegnavano ad avere per tutelare i propri cittadini che si fossero trovati sotto l’influenza della controparte. Le pratiche consolidate per regolare i rapporti d’affari tra Romani e stranieri si ebbero nel corso del tempo , e in tali pratiche dovette giocare un ruolo importante la fides . Solo in seguito i Romani elaborarono regole generali per proteggere gli stranieri. 6.2 In seguito al trattato sopra citato , ci fu il patto d’alleanza tra Romani e Latini sancito dal Foedus Cassianum il quale affermava una forma di comunanza giuridica tra i Romani e i Prisci Latini (antichi abitanti della Lega chiamati così per essere distinti dalle colonie latine). Il patto garantiva al cittadino che si fosse trovato a Roma non solo il ius commerci ma anche il ius conubii , erano principi che funzionavano in base alla reciprocità di tale comportamento di tutte le altre città della Lega. E’ possibile però che non appartenesse al Foedus Cassianum il ius migrandi ossia l’acquisizione della cittadinanza romana per uno straniero. Agli inizi del IV secolo a.C., Roma grazie alla sua preminenza si arrogò il diritto che spettava alla Lega di fondare nuove colonie latine; dopo lo scioglimento della Lega , avvenuto nel 338 a.C. , tale potere divenne esclusivamente di sua competenza in quanto aveva assunto un ruolo di sovranità su tutte le altre città della Lega. Tra le colonie latine e le colonie romane vi erano però delle fondamentali differenze, in particolar modo riguardo la condizione giuridica; infatti le colonie romane non avevano una struttura istituzionale estranea a Roma mentre le colonie latine erano delle realtà estranee a quest’ultima , tanto che quei cittadini romani che avessero aderito non avrebbero più avuto la cittadinanza romana. La fondazione di una nuova colonia avveniva sulla base di una delibera del senato e dopo l’approvazione dei comizi , con cui si designavano i