Scarica RIASSUNTO Assessment in psicologia clinica e più Appunti in PDF di Psicodiagnostica solo su Docsity! 1 ASSESSMENT IN PSICOLOGIA CLINICA STRUMENTI DI VALUTAZIONE PSICOMETRICA a cura di Claudia Carraresi e Gabriele Melli Capitolo 1 Penn State Worry Questionnaire e Worry Domains Questionnaire: presentazione delle versioni italiane e analisi della fedeltà La traduzione del termine “worry” sarebbe “preoccupazione”. Il termine italiano però indica l’argomento del quale ci si preoccupa, e non il fenomeno in sé del preoccuparsi, e non enfatizza il coinvolgimento dell’attenzione. Nella traduzione italiana si perde l’aspetto principale dell’attività cognitiva della preoccupazione. Thomas Borkovec definì “worry” come una catena di pensieri o di immagini, gravata da emozioni negative, relativamente incontrollabile. Il processo di worry rappresenta un tentativo di impegnarsi in un problem- solving mentale su una questione dall’esito incerto; di conseguenza, il worry si connette strettamente al processo di paura. Il termine worry indica un fenomeno normale del quale tutti fanno esperienza. Al pari della paura, il fenomeno worry è originariamente un processo adattivo legato alla funzione di sopravvivenza: ha l’effetto di mantenere alti livelli di vigilanza in vista di un possibile danno, richiama e concentra l’attenzione sul problema, spinge a trovare soluzioni. Il worry diventa patologico quando è un’esperienza indesiderata e incontrollabile. È un fenomeno sterile e dannoso, perché interferisce con le altre attività cui il soggetto vorrebbe prestare attenzione. Penn State Worry Questionnaire Lo sviluppo del Penn State Worry Questionnaire è dovuto allo staff di Thomas Borkovec. Inizialmente sono stati identificati 161 item riferibili al costrutto di worry; a partire da essi, attraverso analisi e valutazioni successive, si è giunti ai 16 item definitivi. Il Penn State Worry Questionnaire contiene 16 item, i quali non fanno riferimento al contenuto delle preoccupazioni del soggetto, ma a caratteristiche del fatto in sé del preoccuparsi, indipendentemente dal perché (esempio: item 7 “trovo sempre qualcosa di cui preoccuparmi”). Al soggetto in esame viene chiesto di rispondere a ciascun item in base a una scala likert a cinque punti che ha come estremi “completamente falso” e “completamente vero”. Il Penn State Worry Questionnaire è una misura di tratto: riguarda l’abitudine di preoccuparsi in genere, indipendentemente dai momenti temporali e dalle situazioni. Worry Domains Questionnaire Michel Eysenk ipotizzò, a livello di memoria a lungo termine, un’organizzazione modulare (a cluster) dell’informazione connessa alla preoccupazione. L’attivarsi della preoccupazione in un individuo dipenderebbe dalla struttura di tali cluster, in analogia a quanto avviene nel recupero di un’informazione dalla memoria a lungo termine. Questi cluster di informazione connessa alla preoccupazione sono denominati “domini” (domains). 2 Primo passo per la costruzione del questionario è stata la rilevazione delle preoccupazioni più diffuse e intense in un campione di comunità londinese. Sono stati così ricavati dei “domini”: (cose di cui la gente generalmente si preoccupa) - vita di relazione; - mancanza di fiducia; - futuro senza scopo; - lavoro; - questioni economiche; - problemi socio-politici. Per ciascun dominio sono stati selezionati cinque item più rappresentativi e ne è risultato un questionario preliminare di 30 item. Le verifiche della bontà psicometrica del questionario hanno però mostrato che il sesto dominio (socio-politico) era troppo correlato con le misure di desiderabilità sociale, e gli item di tale dominio sono stati eliminati. Il questionario definitivo contiene 25 item, cinque per ciascuna delle cinque aree di contenuto (preoccupazioni riguardanti la vita di relazione, la mancanza di fiducia, il futuro, il lavoro e le questioni economiche); le cinque aree di contenuto costituiscono, a loro volta, altrettante sottoscale. Soggetti Hanno partecipato allo studio 388 soggetti di età compresa tra i 18 e gli 86 anni, residenti prevalentemente in Lombardia, Veneto e Friuli, con una buona percentuale di residenti in Puglia. La percentuale più alta (31%) era costituita da studenti. Si è proceduto alla traduzione dei due questionari (Penn State Worry Questionnaire & Worry Domanins Questionnaire). L’intraducibilità del termine “worry” ha costituito il maggior emotivo di difficoltà; in genere, si è utilizzato il termine “preoccupazione”. La somministrazione è stata individuale. I soggetti erano invitati a partecipare a una ricerca volta a esplorare preoccupazioni e atteggiamenti connessi al sonno. Risultati L’analisi della consistenza interna del Penn State Worry Questionnaire dà luogo a un coefficiente alfa di Cronbach di 0.85. benché si tratti di un valore adeguato e accettabile, un’analisi più dettagliata mostra che ben quattro dei sedici item presentano correlazioni molto basse con il totale. L’analisi della consistenza interna del Worry Domains Questionnaire dà luogo a un coefficiente alfa di Cronbach di 0.90. solo l’item 24 presenta una bassa correlazione con il punteggio totale. L’item riguarda la preoccupazione di fare tardi a un appuntamento, un tema che parrebbe suonare un po’ inglese ai nostri soggetti. Discussione e conclusioni I risultati emersi dalla presente ricerca indicano che la versione italiana del Penn State Worry Questionnaire presenta una fedeltà attendibile, benché quattro item non siano pienamente soddisfacenti. Si tratta degli item 1, 3, 10 e 11, i quali differiscono dai rimanenti perché sono espressi in forma negativa. Il problema della tradizione in italiano di item contenenti una negazione pone grandi difficoltà: una percentuale rilevante di soggetti tene ad ignorare la negazione e fornisce risposte frutto di fraintendimento. Punteggi elevati del Penn State Worry Questionnaire indicano un tratto di personalità incline a preoccuparsi con frequenza e intensità eccessive: una tendenza tipica, generalizzata e non circoscritta a specifici contenuti. Un punteggio particolarmente elevato (superiore a due punti z) ha un rilievo clinico e indica un worry patologico e una condizione di disagio. 5 Capitolo 2 “Check del corpo” nei disturbi dell’alimentazione: validazione italiana del Body Checking Questionnaire (BCQ) Introduzione L’eccessiva importanza attribuita al peso e alla forma del corpo nella valutazione di sé è considerata di primaria importanza nel mantenimento dei disturbi dell’alimentazione. Comportamenti tipici del check del corpo includono: - misurare spesso il proprio peso; - esaminare allo specchio parti del corpo con atteggiamento ipercritico; - misurare le circonferenze del corpo (seno, vita, fianchi, cosce); - prendere in mano le pieghe del grasso per valutarne la dimensione; - indossare alcuni abiti stretti per sentire come stanno; - toccare le ossa per sentire se si sentono; - informarsi sul teso e sulla taglia degli altri per fare confronti; - richiedere al altre persone rassicurazioni sulla forma del proprio corpo. La ricerca sul check del corpo nei disturbi alimentare è piuttosto povera. Le più recenti teorie cognitivo-comportamentali suggeriscono che il check del corpo sia di primaria importanza nel mantenimento dell’anoressia nervosa e degli altri disturbi dell’alimentazione. È stato suggerito che il check del corpo faciliterebb e lo sviluppo di bias cognitivi, come ad esempio l’attenzione selettiva verso le parti del corpo di cui si è insoddisfatti. In alcuni pazienti, le informazioni ottenute dal check del corpo possono essere interpretate come una minaccia o un fallimento del proprio controllo del peso e della forma del corpo, e ciò può portare a intensificare la restrizione alimentare o a usare altri comportamenti non salutari di controllo del peso corporeo. Infine, è stato riportato che in alcuni pazienti il check del corpo è messo in atto deliberatamente per indurre uno stato di insoddisfazione corporea tale da motivare a mantenere la restrizione alimentare severa. Il Body Checking Questionnaire è un questionario auto-somministrato costituito da 23 item. A ogni domanda la persona esaminata deve indicare su una scala likert a cinque punti la frequenza con cui mette in atto un determinato comportamento di check del corpo (da mai a molto spesso). Il Body Checking Questionnaire misura un singolo fattore (Check del corpo) con tre sotto-fattori fortemente correlati: - la scala dell’apparenza in generale, costituita da 10 item, misura i check di controllo legati all’apparenza fisica; - la scala delle parti specifiche del corpo, costituita da 8 item, misura i check di controllo di parti specifiche del corpo; - la scala del check idiosincratico, costituita da 5 item, misura check del corpo inusuali. Adattamento italiano del BCQ Il Body Checking Questionnaire è stato tradotto indipendentemente dall’inglese all’italiano da tre psicologi; la traduzione al contrario è stata datta da uno psicologo di madre lingue inglese. Le tre traduzioni sono state confrontate al fine di ottenere una singola versione. Il questionario così tradotto è stato testato in un piccolo gruppo di persone non cliniche per controllare la sua comprensibilità e leggibilità. 6 Il test è stato somministrato a 573 studentesse reclutate dal corso di laurea in psicologia dell’università di Padova e a 150 pazienti femmine affette da disturbi dell’alimentazione. Il Body Checking Questionnaire è stato somministrato assieme ad una batteria di test che comprendeva anche: - Body Image Avoidance QUestionnaire (BIAQ): questionario che misura l’evitamento comportamentale di situazioni che possono stimolare un incremento della preoccupazione per la propria immagine corporea; - Body Uneasiness Test (BUT): questionario per valutare la preoccupazione epr l’apparenza fisica, la consapevolezza dell’immagine corporea e delle parti del corpo che maggiormente contribuiscono all’insoddisfazione corporea; - Eating Attitude Test-40 (EAT-40): questionario comunemente usato per valutare i sintomi e le preoccupazioni caratteristiche dei disturbi dell’alimentazione. Conclusioni Il Body Checking Questionnaire è il primo questionario disponibile in lingua italiana per la valutazione del costrutto di check del corpo. La validità concorrente, la consistenza interna e l’affidabilità test-retest sono buone. Lo studio supporta l’osservazione clinica che i pazienti con disturbi dell’alimentazione adottino frequenti comportamenti dei check del corpo per ottenere informazioni sul loro peso e sulla forma del loro corpo. I dati dello studio aggiungono alcune nuove interessanti osservazioni nell’area del check del corpo: - i pazienti con bulimia nervosa ottengono punteggi più elevati rispetto a quelli con anoressia nervosa; - i pazienti con disturbo alimentare non altrimenti specificato ottengono punteggi simili ai pazienti con anoressia nervosa e bulimia nervosa; - il check del corpo è correlato negativamente con l’età, cioè tende ad essere più frequente nelle persone più giovani, sia nel campione clinico che in quello non clinico; - il check del corpo correla positivamente con l’Indice di Massa Corporea, e tende quindi ad essere più frequente all’aumentare del peso corporeo, sia nel campione clinico che in quello non clinico. L’utilizzo del questionario è primariamente indicato in ambito clinico, per la valutazione dei comportamenti disfunzionali dei pazienti affetti da disturbi dell’alimentazione. 7 Body Checking Questionnaire Mai Rara mente Qualche volta Spesso Sempre 1 Controllo per vedere se le mie cosce si distendono quando mi siedo 2 Mi pizzico la pancia per misurare il grasso 3 Ho dei vestiti particolari che provo per essere sicuro di essere ancora in forma 4 Controllo il diametro del mio polso per essere sicuro che sia sempre della stessa dimensione 5 Guardo il mio riflesso nei vetri o dei finestrini delle macchine per controllare il mio aspetto 6 Mi pizzico la parte alta del braccio per misurare il grasso 7 Mi tocco il sottomento per essere sicuro di non averlo doppio 8 Guardo gli altri per confrontare la mia taglia con la loro 9 Mi tocco le cosce mentre sono seduto per controllare il grasso 10 Controllo il diametro delle mie gambe per essere sicuro che sia sempre della stessa dimensione 11 Mi informo circa il peso e la taglia degli altri così da poterli confrontare con il mio peso e la mia taglia 12 Controllo specchiandomi come appare il mio sedere 13 Provo a sedermi e a stare in piedi davanti allo specchio in varie posizioni per vedere come apparirei in ognuna di esse 14 Controllo se le mie cosce si toccano tra loro 15 Cerco di provocare commenti da parte degli altri circa la mia grassezza 16 Controllo per vedere se il grasso ballonzola 17 Trattengo il fiato tenendo in dentro la pancia per vedere come sembrerei con il ventre completamente piatto 18 Controllo che i miei anelli mi vadano bene come sempre 19 Quando sono seduto controllo se ho la cellulite nelle cosce 20 Mi stendo sul pavimento per controllare se riesco a sentire le ossa che toccano per terra 21 Mi tiro addosso gli abiti il più aderente possibile per vedere come sembrerei 22 Mi confronto con le modelle della Tv o delle riviste 23 Mi pizzico le guance per misurare il grasso Il punteggio per ogni item ha un range da 1 a 5 punti. I punteggi si ottengono sommando i valori ottenuti da ogni singolo item. Il test misura un singolo fattore (check del corpo) con tre sottofattori correlati: - apparenza in generale: item 3, 5, 8, 11, 12, 13, 15, 17, 21, 22 - parti specifiche del corpo: item 1, 2, 6, 9, 10, 14, 16, 19 - check idiosincratico: item 4, 7, 18, 20, 23 10 Risultati La versione italiana dell’ Healt Anxiety Questionnaire presenta un’ottima coerenza interna (alfa di Cronbach = 0,91). Dall’analisi fattoriale, sono emersi quattro fattori: - paura della morte e delle malattie (si preoccupa di poter morire presto?) - interferenza con le attività quotidiane (i suoi sintomi fisici le hanno impedito di lavorare durante gli ultimi sei mesi?) - preoccupazione per lo stato di salute (si preoccupa quando avverte qualche sensazione spiacevole nel suo corpo?) - ricerca di rassicurazioni (tende a documentarsi su malattie o disturbi per valutare se può esserne affetto?) Health Anxiety Questionnaire Mai Qualche volta Spesso Quasi sempre 1 Si preoccupa per la sua salute? 2 Si preoccupa che in futuro potrebbe contrarre una grave malattia? 3 Si spaventa al pensiero di avere una grave malattia? 4 Le è difficile pensare a qualcos’altro quando avverte una sensazione spiacevole nel suo corpo? 5 Esamina il suo corpo per vedere se c’è qualcosa che non va? 6 Se avverte un dolore o un malessere si preoccupa che potrebbe essere dovuto a una grave malattia? 7 Trova difficile liberare la mente dalle preoccupazioni che riguardano la sua salute? 8 Si preoccupa quando avverte qualche sensazione spiacevole nel suo corpo? 9 La mattina, quando si sveglia, inizia subito a preoccuparsi per la sua salute? 10 Inizia a preoccuparsi per la sua salute quando sente parlare di una malattia o della morte di qualcuno che conosce? 11 Quando legge o sente parlare di una malattia alla TV o alla radio, le capita di pensare che potrebbe esserne affetto? 12 Quando avverte qualche spiacevole sensazione nel suo corpo, tende a chiedere rassicurazioni ad amici o familiari? 13 Tende a documentarsi su malattie o disturbi per valutare se può esserne affetto? 14 Ha paura delle notizie che le ricordano la morte (funerali, necrologi)? 15 Si preoccupa di poter morire presto? 16 Ha paura di avere un cancro? 17 Ha paura di avere qualche problema cardiaco? 18 Ha paura di poter avere qualche altra grave malattia? 19 I suoi sintomi fisici le hanno impedito di lavorare durante gli ultimi sei mesi? 20 I suoi sintomi fisici le hanno impedito di concentrarsi su quello che stava facendo? 21 I suoi sintomi fisici le hanno impedito di vivere serenamente? Il punteggio per ogni item ha un range da 1 a 4 punti. I punteggi che si ottengono sono cinque: quattro per le subscale e un punteggio totale. Gli item che compongono le subscale sono i seguenti: - paura della morte e delle malattie: item 2, 6, 10, 15, 16, 17, 14, 18 - interferenza con le attività quotidiane: item 9, 19, 20, 21 - preoccupazione per lo stato di salute: item 1, 3, 4, 7, 8 - ricerca di rassicurazioni: item 5, 11, 12, 13 11 Capitolo 4 Il Perceived Criticism Inventory (PCI): un nuovo strumento di valutazione del criticismo genitoriale Introduzione Il criticismo genitoriale è un costrutto legato a diverse problematiche psicopatologiche. La Grange ha dimostrato che aumenta il rischio di dropout e di ricadute nelle ragazze che soffrono di anoressia nervosa, mentre altri autori hanno riscontrato che i figli di genitori criticisti tendono al perfezionismo, e il perfezionismo è stato messo in relazione a molti disturbi psicologici. La maggior parte degli studi sul criticismo fanno riferimento al costrutto dell’emotività espressa, che valuta l’atteggiamento messo in atto dai familiari nei confronti di un determinato paziente, ed è indagata attraverso la valutazione di tre variabili che la definiscono: il criticismo, l’ostilità e l’ipercoinvolgimento emotivo. I primi studi sull’emotività espressa hanno riguardato pazienti schizofrenici e depressi. In un lavoro di meta-analisi è stato dimostrato che tale costrutto è correlato alle ricadute di pazienti schizofrenici e depressi in modo sostanziale e statisticamente significativo. Risultati simili sono emersi anche per i disturbi alimentari. Un limitato numero di studi si è occupato delle relazioni tra emotività espressa e disturbi ansiosi. È stato dimostrato che la presenza di rabbia e criticismo all’interno delle dinamiche familiari predice, in pazienti con disturbo ossessivo- compulsivo, risultati peggiori al follow-up di 9 mesi dopo un trattamento comportamentale. Un’ampia letteratura correla il criticismo genitoriale a una serie di problematiche psicologiche anche in età evolutiva. Alti livelli di emotività espressa sono stati associati a esiti di trattamento peggiori e a un numero maggiore di ricadute nei bambini depressi, oltre che a disturbi tipici dell’età evolutiva. Esiste una controversia in merito a quanto alti livelli di emotività espressa siano determinati dalle caratteristiche del genitore oppure da uelle del bambino. Probabilmente, si tratta di effetti interattivi tra la psicologia dei genitori e quella del bambino. Uno studio suggerisce che l’ipercoinvolgimento emotivo possa correlare con le caratteristiche del figlio, mentre il criticismo sarebbe legato a caratteristiche del genitore. Nonostante i dati sperimentali siano concordi nell’affermare che il criticismo genitoriale giochi un ruolo importante nello sviluppo di una serie di problemi psicologici, pochi lavori si sono occupati di analizzare in dettaglio questo fenomeno e sono rari gli strumenti di misura in grado di valutare tale costrutto. Gli autori del Perceived Criticism Inventori (Apparigliato, Ruggiero e Sassaroli) hanno ipotizzato che il soggetto che subisce il criticismo possa sviluppare credenze psicopatogene quali convinzione di incapacità personale, bassa autostima, tendenza ad attribuirsi cattive intenzioni, credenze di colpa e disorientamento personale con tendenza a costruire l’identità e la stima di sé sulla base di regole o sull’opinione degli altri. La valutazione oggettiva del criticismo effettivamente espresso dai familiari di un paziente può essere meno importante della misura del criticismo così come percepito dal soggetto che lo subisce, in quanto quest’ultima misura è probabilmente la causa più diretta degli effetti che il criticismo produce. Per questa ragione, Hooley e Teasdale hanno messo a punto uno strumento di misurazione del criticismo percepito, il Perceived Criticism Measure (PCM), attraverso il quale il paziente valuta ciascun parente adulto con cui vive su una scala che varia da 1 (per niente critico) a 10 (molto critico). Questo strumento, tuttavia, non permette di valutare le diverse dimensioni del criticismo, ma solo una globale valutazione del paziente rispetto alle critiche subite da un determinato parente. 12 Presentazione del Perceived Criticism Inventory Dopo alcuni tentativi di costruire un questionario unidimensionale che fornisce un unico punteggio relativo al criticismo genitoriale percepito, fu chiaro che questo fenomeno risulta essere troppo complesso per ricondurlo a un’unica scala. Il Perceived Criticism Inventory è stato costruito sviluppanto quattro diverse scale, in modo da indagare vari aspetti distinti del criticismo: la quantità di criticismo subito, il contenuto e la forma dei rimproveri e il grado di accordo/disaccordo con il criticismo. Le scale del Perceived Criticism Inventory Le quattro scale che vanno a comporre il Perceived Criticism Inventory sono costituite da un numero diverso di item e forniscono punteggi differenti e non sommabili tra loro, in quanto misurano aspetti qualitativamente diversi del criticismo percepito; non esiste dunque un punteggio globale ottenuto dalla somma dei punteggi delle quattro scale. A ogni item di ciascuna scala il soggetto è chiamato a rispondere apponendo un segno su una scala likert a cinque punti che va da “sempre” (5) a “mai” (1) Quantità di criticismo subito (PCI-Q) La prima scala (PCI-Q) è costituita da 11 item e va a misurare la quantità di criticismo subito. Contenuto dei rimproveri (PCI-C) La seconda scala (PCI-C), inizialmente di 20 item, è stata costruita al fine di valutare il contenuto dei rimproveri ricevuti. Gli item della scala sono stati suddivisi in tre subscale teoriche: - scarso impegno; - cattiveria. - incapacità personale; Forma dei rimproveri (PCI-F) La terza scala (PCI-F), costituita inizialmente da 17 item, misura la forma dei rimproveri. Gli item della scala sono stati suddivisi in tre subscale teoriche: - violenza psicologica; - violenza fisica; - assenza di violenza. Accordo/Disaccordo generale con il rimprovero (PCI-A/Dg) La quarta scala (PCI-A/Dg), inizialmente di 12 item, è volta a misurare il grado di accordo o disaccordo del soggetto criticato con il rimprovero in generale. Metodo Allo scopo di valutare le proprietà psicometriche delle diverse scale che costituiscono lo strumento, sono state formulate delle ipotesi: - una buona consistenza interna e una buona affidabilità test-retest; - che l’analisi fattoriale confermi i fattori ipotizzati per le scale relative al contenuto e alla forma dei rimproveri; - che le diverse subscale correlino con le due subscale della Multidimensional Perfectionism Scale (capitolo 5) relative al Criticismo genitoriale e alle Aspettative genitoriali; - che vi sia una correlazione positiva tra la scala Quantità di criticismo subito e la scala Accordo/Disaccordo generale con il rimprovero (sulla base dell’osservazione clinica per cui una persona più è stata rimproverata, meno si dimostra critica nei confronti del criticismo). 15 Perceived Criticism Inventory PCI-Q (quantità) I miei genitori: Sempre Spesso Qualche volta Rara mente Mai 1 Mi rimproverano (o mi rimproveravano) 2 Mi dicono (o mi dicevano) come devo comportarmi 3 Decidono (o decidevano) al posto mio cosa è giusto e cosa no 4 Esprimono (o esprimevano) giudizi negativi sul mio comportamento 5 Dicono (o dicevano) di essere delusi dai risultati che ottengo 6 Stabiliscono (o stabilivano) per me rigide regole di comportamento 7 Se la prendono (o se la prendevano) se non mi comporto come vogliono 8 Cercano (o cercavano) di cambiare i miei comportamenti che non approvano 9 Non mancano (o non mancavano) di sottolineare ciò che non approvano in me 10 Esprimono (o esprimevano) giudizi negativi sulle mie scelte 11 Vogliono (o volevano) decidere al posto mio PCI-C (contenuto) I miei genitori mi rimproverano (o mi rimproveravano): Sempre Spesso Qualche volta Rara mente Mai 1 Dicendo che sono maldestro 2 Dicendo che sono cattivo 3 Dicendo che non mi impegno abbastanza 4 Dicendo che sono un irresponsabile 5 Dicendo che spreco le mie capacità 6 Dicendo che non conosco l’educazione 7 Dicendo che faccio degli errori 8 Dicendo che con le capacità che ho potrei fare di più 9 Dicendo che non ho rispetto per gli altri 10 Dicendo che sono inadeguato 11 Dicendo che se volessi, otterrei risultati migliori 12 Dicendo che non so comportarmi bene 13 Dicendo che sono incapace 14 Dicendo che potrei fare di più 15 Dicendo che non sono all’altezza delle situazioni 16 Dicendo che non ho rispetto per le cose 17 Dicendo che non mi impegno quanto dovrei 18 Dicendo che combino pasticci PCI-F (forma) I miei genitori mi rimproverano (o mi rimproveravano): Sempre Spesso Qualche volta Rara mente Mai 1 Usando modi violenti 2 Urlando 3 Umiliandomi davanti agli altri 4 Non considerandomi più 5 Mettendomi al confronto con altri che fanno meglio di me 6 Alzando la voce 7 Insultandomi 8 Mettendomi le mani addosso 9 Dandomi delle punizioni 10 Picchiandomi 11 Non rivolgendomi più la parola 12 Senza darmi spiegazioni 16 PCI-A/Dg (accordo/disaccordo) Sempre Spesso Qualche volta Rara mente Mai 1 Un buon genitore stabilisce rigide regole di comportamento 2 Un buon genitore è un genitore severo 3 Penso che i genitori facciano bene a decidere per i figli senza chiedere il loro parere 4 Un buon genitore fa rispettare le regole senza eccezioni 5 Sono d’accordo che i genitori stabiliscano in modo rigido quello che i figli devono o non devono fare 6 Un buon genitore rimprovera il proprio figlio 7 Penso che sia giusto che i genitori siano severi nel giudicare il comportamento dei propri figli 8 Sono d’accordo che i genitori dicano ai propri figli che sbagliano 9 Un buon genitore fa notare al proprio figlio tutti gli errori che compie Le quattro scale che vanno a comporre il Perceived Criticism Inventory forniscono punteggi differenti e non sommabili tra loro, in quanto misurano aspetti qualitativamente diversi del criticismo percepito. Non esiste quindi un punteggio totale. Il punteggio per ogni item ha un range da 1 a 5 punti, dove “sempre” corrisponde a 5 e “mai” corrisponde a 1. Il punteggio totale di quantità di criticismo subito (PCI-Q) si ottiene sommando i punteggi ottenuti ai singoli item. Media: 24. Il contenuto dei rimproveri (PCI-C) è suddiviso in tre subscale: o scarso impegno: item 3, 5, 8, 11, 14, 17. Media: 16. o cattiveria: item 2, 4, 6, 9, 12, 16. Media: 9. o incapacità: item 1, , 10, 13, 15, 18. Media: 11. La forma dei rimproveri (PCI-F) è suddivisa in due sbuscale: o violenza psicologica: item 3, 4, 5, 6, 7, 11, 12. Media: 12. o violenza fisica: item 1, 2, 8, , 10:. Media: 6. Il punteggio totale di accordo/disaccordo col rimprovero (PCI-A/Dg) si ottiene sommando i punteggi dei singoli item. Media: 32. 17 Capitolo 5 Adattamento italiano della Multidimensional Perfectionism Scale (MPS) Introduzione Il perfezionismo è una caratteristica psicologica associata a molti disturbi mentali. Le definizioni del costrutto hanno enfatizzato aspetti diversi. Alcuni autori hanno distinto un perfezionismo clinico da un normale bisogno di eccellere. Le definizioni più recenti, invece, suggeriscono che il termine perfezionismo indichi la tendenza a richiedere, a se stessi e agli altri, livelli di prestazione più elevati di quelli appropriati alla situazione, a valutare criticamente il proprio comportamento, a manifestare dubbi e critiche sulle proprie azioni e a prediligere l’ordine e l’organizzazione. Quest’ultima definizione assume specificatamente che il costrutto non sia unidimensionale, ma multidimensionale, che sia cioè composto da molti aspetti differenti, benché potenzialmente correlati fra loro. Nonostante molti teorici condividano l’idea che il perfezionismo sia multidimensionale, non c’è attualmente un chiaro accordo rispetto a quali e quante siano le dimensioni che lo definiscono. La maggior parte delle concettualizzazioni include sia aspetti socio-relazionali, sia caratteristiche individuali. Secondo Herwitt e Flett, le persone perfezioniste sono caratterizzate da: - perfezionismo autodiretto: adozione di standard personali elevati e irrealistici; tendenza a mettere in atto sforzi eccessivi per il raggiungimento di tali standard; tendenza a focalizzare l’attenzione sugli errori e a viverli come fallimenti personali; - perfezionismo eterodiretto: tendenza ad aspettarsi dagli altri prestazioni elevate e a valutare le persone negativamente se tali standard non sono raggiunti; - perfezionismo sociale: tendenza a ritenere che gli altri abbiano delle aspettative elevate nei nostri confronti e credenza che, se tali aspettative venissero deluse, saremmo valutati negativamente dagli altri. Frost e colleghi hanno costruito la Multidimensional Perfectionism Scale, un questionario composto, nella sua versione definitiva, da 35 item che prevedono risposte su una scala likert graduata da 1 a 5 e che si raggruppano in sei scale: - PS: Personal Standard gli standard personali elevati; - CM: Concern over Mistakes la preoccupazione per gli errori; - D: Doubting of actions i dubbi sulle azioni; - PE: Parental Expectations le aspettative genitoriali elevate; - PC: Parental Criticism le critiche genitoriali; - O: Organization la tendenza all’organizzazione e all’ordine. Successivamente, Strober ha evidenziato che la struttura fattoriale del questionario diviene più stabile se si considerano quattro dimensioni e non sei. Nella soluzione a quattro fattori, gli item delle due scale “preoccupazione per gli errori” e “dubbi sulle azioni” concorrono a formare un’unica scala, e lo stesso succede per le scale “aspettative genitoriali” e “critiche genitoriali”, che compongono anch’esse un’unica scala. 20 21 Capitolo 6 Naive Ideas Survery: un questionario per valutare le teorie psicologiche naif Introduzione La base teorica della terapia cognitivo-comportamentale assume che la sofferenza emozionale dipenda dalle credenze disfunzionali che il paziente ha sul mondo, su se stesso e sugli altri. A queste cognizioni si possono aggiungere quelle che il paziente nutre sui fattori che hanno favorito l’insorgenza del suo stesso disturbo e sui metodi di cura appropriati. Queste credenze spesso possono concorrere a mantenere il disturbo, impedendone l’autonoma risoluzione da parte del paziente attivando circoli viziosi di mantenimento che trasformano una normale esperienza di sofferenza emotiva, che normalmente spinge il sistema a un cambiamento, in un disturbo psicopatologico vero e proprio che si stabilizza. Le credenze e i pregiudizi del paziente appartengono alla cosiddetta psichiatria popolare (folk psychiatry), un ambito degli studi socio-psicologici sul senso comune. La psichiatria popolare è un modello socio-cognitivo che studia le cognizioni dell’uomo comune sulla sofferenza mentale. Alcuni autori hanno svolto una ricerca sulle concezioni non professionali, o cosiddette laiche, della psicoterapia per indagare le credenze sui fattori di cura e l’efficacia di varie terapie per quattro differenti disturbi. L’analisi fattoriale mostrava che i partecipanti allo studio concepivano quattro fattori di cura: cognitivi, comportamentali, fisici e relazionali. Secondo Haslam, i laici concepiscono la sofferenza mentale usando quattro categorie: patologizzazione (il giudizio che un certo comportamento o stato mentale sia anormale o deviante), moralizzazione (la convizione che l’individuo sia moralmente responsabile del suo disturbo), medicalizzazione (la convinzione che il disturbo abbia una base fisiologica) e psicologizzazione (che attribuisce la sofferenza a disfunzioni psicologiche). La psicologia naif è un ambito strettamente correlato ma non del tutto sovrapponibile a quello della psicologia popolare. La psicologia popolare riguarda lo sviluppo di teorie proto-scientifiche, mentre la psicologia naif è una vera e propria teoria della mente, una facoltà soggettiva di spiegare e prevedere comportamenti propri e altrui. Un ambito particolare delle teorie naif è quello che riguarda l’origine della sofferenza. Faller ha definito le teorie soggettive della malattia come le rappresentazioni dei pazienti sulle cause e sul miglior trattamento delle proprie malattie. Labase teorica del concetto trae origine dalla concezione di Kellu dell’uomo come scienziato; questa visione permetteva di spostarsi dalla rappresentazione del paziente come attore pasico e gerarchicamente sottomesso a una come soggetto attivo che formula ipotesi e costruisce sia la sua sofferenza che la sua guarigione. Tutti questi teorici hanno ritenuto che le idee del paziente siano fattori in grado di influenzare l’andamento positivo della cura, o l’efficacia della psicoterapia. Secondo Faller, le aspettative del paziente si suddividono in quattro classi: interpersonali, orientate all’introspezione, passive e somatiche. Le concezioni interpersonali e quelle orientate all’introspezione sono le più frequenti e sono correlate con una maggiore qualità dell’alleanza terapeutica, con credenze di locus of control interno e con teorie naif interiori della sofferenza, secondo le quali il problema da risolvere risiede dentro se stessi e non nel mondo esterno o negli altri. Nella costruzione del Naive Ideas Survery, gli autori hanno considerato due tipi di teorie psicologiche naif particolarmente interessanti per il clinico: le teorie della sofferenza e le teorie della cura. 22 Descrizione del questionario La Naive Ideas Survery è composta di due liste di credenze relative alle cause della sofferenza e al come si può guarire. L’intervistato esprime per ogni affermazione una valutazione su una scala likert a 5 punti che fa da “fortemente d’accordo” (1) a “fortemente in disaccordo” (5). Studio 1 È stata formulata una lista composta da 54 affermazioni, sottoposta ad analisi fattoriale con un gruppo di 144 partecipanti reclutati a caso e divisi in cinque gruppi di appartenenza: due gruppi di studenti delle scuole di specializzazione in psicoterapia, un gruppo di operatori del servizio sanitario nazionale, un gruppo di pazienti odontoiatrici e un gruppo di docenti di scuola superiore. È stata applicata l’analisi fattoriale ai dati ricavati dalla somministrazione del questionario e sono emersi cinque fattori: 1. cause esterne impersonali; 2. cause relative alla propria incapacità; 3. cause relative al funzionamento biochimico del sistema nervoso; 4. cause relazionali; 5. cause cognitivo-comportamentali. Studio 2 Il campione del secondo studio era composto da 126 partecipanti selezionati casualmente dagli elenchi di una scuola di specializzazione in psicoterapia. L’analisi fattoriale è stata condotta sui dati ricavati dalla somministrazione del questionario e i fattori emersi sono sette per quanto riguarda le teorie della sofferenza e sei per quanto riguarda le teorie della cura: Teorie della sofferenza 1. cause relative alla propria incapacità/cause cognitivo-comportamentali; 2. cause relazionali; 3. cause esterne impersonali; 4. cause relazionali; 5. cause cognitivo-comportamentali; 6. cause incomprese; 7. cause relative al funzionamento biochimico del sistema nervoso. Teorie della cura 1. cause relative alla propria incapacità/relazionali; 2. cause relazionali; 3. cause impersonali esterne. 4. cause impersonali esterne/relazionali; 5. cause cognitivo-comportamentali; 6. cause relative al funzionamento biochimico del sistema nervoso; Questa seconda analisi fattoriale, condotta con un campione casuale, conferma i risultati della prima analisi. Emerge, inoltre, un fattore nuovo relativo all’incomprensione delle cause che hanno generato la sofferenza. Discussione e conclusioni Questi primi risultati di validazione sembrano attestare che la Naive Ideas Survery è un questionario valido e affidabile per conoscere le teorie del paziente circa il perché sta male e come può guarire. Lo strumento permette di identificare le teorie naif e perciò di trattarle in terapia. La Naive Ideas Survery indaga e rende conto di quegli aspetti della psicologia ingenua legati alla teoria della mente che spingono il paziente a spiegare la propria sofferenza con categorie soggettive. 25 Capitolo 7 Una scala multifattoriale per rilevare la vividezza delle fantasie sessuali Introduzione La vividezza delle fantasie sessuali è una caratteristica cui sono stati dedicati pochissimi studi, essendo di difficile misurazione. La gran parte degli studi si è occupata dei contenuti delle fantasie sessuali. Una fantasia può essere definita come uno spostamento di attenzione da un compito fisico o mentale verso una risposta a uno stimolo interno. Alcuni ricercatori ritengono che la fantasia possa avere una notevole intensità e che esserne consapevoli può aiutare a capire i desideri e le paure delle persone. Ad esempio, la diminuzione del desiderio, tipica dei disturbi sessuali, molto spesso si accompagna a decremento o assenza di fantasie. L’uso di immagini e fantasie è ormai parte integrante delle terapie cognitivo-comportamentali per i disturbi fobici, in particolare nei procedimenti di desensibilizzazione delle ansie e paure. Indipendentemente dal fatto che siano realizzate o meno, le fantasie sono necessarie per lo sviluppo e il funzionamento mentale e sono direttamente coinvolte nella costruzione sociale del sé. Possono essere una strategia alternativa o complementare alle cognizioni, allo scopo di porsi delle mete o degli obiettivi per il futuro. Ogni teoria della personalità che si proponga un modello psicoterapeutico ha preso in considerazione l’importanza delle fantasie. Esistono due diversi approcci teorici al fenomeno, uno legato alla concezione freudiana – denominato “teoria dell’espressione sostitutiva” secondo cui la fantasia sarebbe una forma di esteriorizzazione di bisogni e pulsioni – l’altro, in base al quale le fantasie sarebbero una sorta di comportamento coperto, in parallelo e in continuità con il comportamento esplicito, come quello verbale. Le fantasie sono correlate positivamente al tratto di personalità denominato, in inglese, “need of cognition”, che può essere definito come la disposizione a strutturare situazioni rilevanti in schemi integrati di significato e a capire e razionalizzare il mondo delle esperienze. Le fantasie, dunque, agirebbero in sincronia con le più importanti strutture di significato della mente umana. Data la loro importanza in vari aspetti del funzionamento mentale, le fantasie possono essere un ottimo indicatore di stati patologici. Ad esempio, la frequenza delle esperienze dissociative è associata a una spiccata tendenza a generare immagini mentali; nel disturbo borderline di personalità prevale un deficit meta cognitivo, che impedisce ai soggetti di distinguere chiaramente le fantasie dalla realtà, e di integrare le rappresentazioni si sé e degli altri. Appare evidente che le fantasie svolgano un ruolo fondamentale in diversi aspetti del funzionamento mentale, e soprattutto le fantasie a contenuto sessuale possono essere considerate un’importante componente della personalità. La fantasia sessuale può essere definita come un’immagine mentale sessualmente eccitante che si riferisce a un’esperienza intima, in cui l’immagine di un’attività sessuale con un partner incrementa l’eccitamento. Lo studio dei comportamenti sessuali è profondamente connesso allo studio delle fantasie. Si può affermare che il motore primario del comportamento sessuale è la consapevolezza delle sensazioni interiori di desiderio, caratterizzate da pensieri e fantasie. Le fantasie influenzano lo stato di eccitamento, così come potenziano l’orgasmo. 26 La vividezza o intensità è uno degli aspetti meno studiati delle fantasie sessuali. La ricerca scientifica riguardante le fantasie si è occupata principalmente del loro contenuto. Poche ricerche si sono occupate anche della vividezza delle fantasie, tanto dal punto di vista dell’intensità quanto dal punto di vista della possibilità di usufruirne per aumentare l’intensità del piacere sessuale. In uno studio di Giambra e Martin si è utilizzata la scala per la misurazione delle fantasie sessuali (Sexual Daydreaming Scale) tratta dall’Imaginal Process Inventory (IPI), un questionario composto da diverse scale che indagano caratteristiche, occorrenza e tipologia delle fantasie. La Sexual Daydreaming Scale, formata da 12 item, misura l’intensità delle fantasie, nelle diverse circostanze in cui possono presentarsi quotidianamente (in viaggio, al lavoro, riposando). Alcuni studi dimostrano che molte donne migliorano la qualità dell’attività sessuale con immagini che inducono la specifica stimolazione e la sensazione necessaria per raggiungere l’orgasmo. In uno studio è emerso che l’intensità delle fantasie, misurata su un campione di un centinaio di donne (alcune delle quali avevano subito abusi sessuali nel corso della loro storia personale), è negativamente correlata con la presenza di disturbi sessuali. Metodo, partecipanti e procedura Sono state tradotte e adattate alla popolazione italiana la Sexual Daydreaming Schale di Giambra e Martin e l’Hulbert Index of Sexual Fantasy di Hulbert e Apt. Le due scale tradotte sono state inserite in un questionario, composto da altri strumenti; sono stati aggiunti due item elaborati dagli autori, riguardanti l’inclinazione e l’atteggiamento verso le fantasie, che hanno portato a 39 il numero totale degli item da analizare. Le risposte sono state codificate su una scala Likert a 5 punti. Il questionario è stato distribuito a 550 adulti di età compresa fra i 18 e gli 82 anni, età media = 31 anni. Risultati Dall’analisi fattoriale sono emersi sei fattori: - S1: Intensità delle fantasie sessuali. Questo fattore raccoglie tutti gli item della Sexual Daydreaming Schale riguardanti l’attitudine o l’inclinazione a ricorrere alla fantasia sessuale. Si parla quindi di facilità al lasciarsi andare, gusto e godimento nel darsi alla fantasia erotica se il momento lo consente. - S2: Condivisione con il partner. Raccoglie item che indicano partecipazione reciproca alle fantasie con il partner, desiderio di condividere i pensieri intimi, utilizzo della fantasia per aumentare il piacere durante il rapporto. - S3: Senso di colpa e turbamento per le fantasie sessuali. Raccoglie item che si riferiscono al senso di colpa o comunque a una sensazione di turbamento e disagio verso le proprie fantasie. - S4: Riluttanza alle fantasie: indica difficoltà, noia, paura di lasciarsi andare; misura il fastidio per le fantasie sessuali, ma manca la componente relativa alla colpa e al turbamento. - S5: Esperienze negative. Indica il permanere di ricordi negativi legati alle attività sessuali, non fa riferimento alla pura fantasia, ma piuttosto al permanere del fastidio nel rammentare il passato. - S6: Difficoltà a comunicare con il partner. Esprime un atteggiamento tendenzialmente contrario alla scala Condivisione con il partner, pur misurando una dimensione diversa. 27 Scala per rilevare la vividezza delle fantasie sessuali 1 2 3 4 5 Completamente in disaccordo Completamente d’accordo 1 Le fantasie sessuali sono segno di buona salute 1 2 3 4 5 2 Provo piacere a fantasticare sul sesso 1 2 3 4 5 3 Sono a mio agio quando condivido le mie fantasie sessuali col mio partner 1 2 3 4 5 4 Se mi masturbo provo gusto nelle fantasie sessuali 1 2 3 4 5 5 Sono facilmente eccitato dai pensieri sessuali 1 2 3 4 5 6 Provo gusto nell’ascoltare le fantasie sessuali del mio partner 1 2 3 4 5 7 I pensieri sul sesso attraversano la mia mente con facilità 1 2 3 4 5 8 Le fantasie sessuali danno più intensità al piacere sessuale 1 2 3 4 5 9 Trovo eccitanti le fantasie sessuali del mio partner 1 2 3 4 5 10 Nel fare l’amore, le mie fantasie sessuali mi danno piacere 1 2 3 4 5 11 Anche quando ho voglia di fare l’amore, mi è difficile pensare a cose di sesso 1 2 3 4 5 12 Fatico a concentrarmi sulle mie fantasie sessuali nel fare l’amore 1 2 3 4 5 13 Le mie fantasie sessuali sono noiose 1 2 3 4 5 14 I miei ricordi di esperienze sessuali passate sono negativi 1 2 3 4 5 15 Mi è difficile pensare a cose sessuali nel fare l’amore 1 2 3 4 5 16 Non mi sento a mio agio nel parlare delle mie fantasie sessuali col mio farine 1 2 3 4 5 17 Non mi piace pensare al sesso 1 2 3 4 5 18 Provo disagio nel comunicare i miei pensieri di sesso al mio partner 1 2 3 4 5 19 Mi sento colpevole per le mie fantasie sessuali 1 2 3 4 5 20 Le mie fantasie sessuali mi sembrano una simulazione 1 2 3 4 5 21 Se dovessi valutare le esperienze sessuali passate, direi che i miei ricordi sono negativi 1 2 3 4 5 22 Stento a fantasticare sul sesso 1 2 3 4 5 23 Provo turbamento per le mie fantasie sessuali 1 2 3 4 5 24 La mia esperienza sessuale è stata piuttosto deludente 1 2 3 4 5 25 ho sensazioni negative al solo pensiero del sesso 1 2 3 4 5 26 trovo che le fantasie sessuali siano un surrogato della soddisfazione sessuale 1 2 3 4 5 27 Un grande fantasticare sul sesso è segno di insoddisfazione personale 1 2 3 4 5 28 Le mie fantasie erotiche hanno una tale vividezza che mi pare stiano accadendo realmente 1 2 3 4 5 29 Fantastico di eccitare sessualmente qualcuno 1 2 3 4 5 30 Mentre sono intento a sbrigare qualche compito, la mia mente di solito divaga in pensieri sessuali 1 2 3 4 5 31 Qualche volta, andando a lavorare, mi immagino di fare l’amore con qualcuno di attraente 1 2 3 4 5 32 Le mie fantasie sessuali sono veramente vive e spiccate nella mia mente 1 2 3 4 5 33 Mentre sto leggendo, spesso il mio pensiero va alla deriva sul fare l’amore con qualcuno 1 2 3 4 5 34 Nell’ozio di un viaggio in treno, in autobus o in aereo, i miei pensieri si rivolgono al sesso 1 2 3 4 5 35 Quando mi annoio, ho fantasie sul sesso 1 2 3 4 5 36 Talvolta, durante la giornata, mi vengono in mente scene di rapporti sessuali 1 2 3 4 5 37 Nei momenti prima di prendere sonno, i miei pensieri si rivolgono al sesso 1 2 3 4 5 38 I miei sogni a occhi aperti mi provocano eccitazione sessuale 1 2 3 4 5 I 38 item del questionario compongono 6 sottoscale. Ogni scala viene calcolata facendo la media degli item che la compongono. - S1: intensità delle fantasie sessuali Media: 2,67 Item: 2, 4, 5, 7, 28, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38 - S2: condivisione con il partner Media: 3,57 Item: 1, 3, 6, 8, 9, 10 - S3: senso di colpa e turbamento per le fantasie sessuali Media: 1,84 Item: 19, 20, 22, 23, 25, 26, 27 - S4: riluttanza alle fantasie Media: 1,82 Item: 11, 12, 13, 15, 17 - S5: esperienze negative Media: 1,91 Item: 14, 21, 24 - S6: difficoltà a comunicare con il partner Media: 2,38 Item: 16, 18 30 Per quanto riguarda la validità discriminante, il punteggio totale della Social Anxiety Scale ha mostrato una correlazione significativa, ma moderata, con lo State Trait Anxiety Inventory, sia con la scala di stato che con la scala di tratto, mentre la correlazione con il Clinic Depression Questionnaire è risultata negativa e del tutto trascurabile, e addirittura non significativa con il punteggio per l’ansia. Molto più forte è risultata la correlazione con la Social Interaction Anxiety Scale, lo strumento utilizzato per la validità concorrente. Discussione Le qualità psicometriche del test sono altamente soddisfacenti: l’attendibilità è eccellente sia come coerenza interna degli item, sia come stabilità del punteggio nel tempo. L’analisi fattoriale esplorativa ha evidenziato come gli item si dispongano su sette componenti: paura, evitamento sociale, autoefficacia, difficoltà nella comunicazione, essere osservati, rapporto diadico con l’estraneo e demofobia. Social Anxiety Scale – SAS 1 2 3 4 5 Assolutamente falso Abbastanza falso Né vero né falso Abbastanza vero Assolutamente vero 1 Mi piace parlare in pubblico 1 2 3 4 5 2 Quando entro in una stanza affollata mi batte forte il cuore 1 2 3 4 5 3 Quando qualcuno mi guarda negli occhi mi imbarazzo 1 2 3 4 5 4 Quando sto con gli altri mi capita di sentire la gola secca 1 2 3 4 5 5 Gli altri mi accettano per quello che sono 1 2 3 4 5 6 Provo disagio a parlare al telefono con persone che non conosco 1 2 3 4 5 7 Tra la folla mi sento tranquillo 1 2 3 4 5 8 Mi sento a mio agio quando parlo con una persona di un altro sesso 1 2 3 4 5 9 Provo imbarazzo quando qualcuno mi guarda mentre sto facendo qualcosa 1 2 3 4 5 10 Ho paura che gli altri mi trattino con indifferenza 1 2 3 4 5 11 Quando mi sento a disagio mi capita di arrossire 1 2 3 4 5 12 Mi dà fastidio essere osservato 1 2 3 4 5 13 Credo che agli altri non interessi quello che ho da dire 1 2 3 4 5 14 Ho paure che quello che dico venga giudicato 1 2 3 4 5 15 Mi capita di balbettare in pubblico 1 2 3 4 5 16 Mi imbarazza andare a cambiare un acquisto 1 2 3 4 5 17 Credo che gli altri non mi capiscano 1 2 3 4 5 18 Ho paura di sbagliare 1 2 3 4 5 19 Mi soddisfano le attività che mi pongono al centro dell’attenzione 1 2 3 4 5 20 Mi capita di sentirmi bloccato quando sono in compagnia di qualcuno 1 2 3 4 5 21 Penso che la gente desideri la mia compagnia 1 2 3 4 5 22 Sono a mio agio a mangiare in pubblico 1 2 3 4 5 23 La paura mi impedisce di raggiungere i miei obiettivi 1 2 3 4 5 24 Cerco di farmi notare dalla persona che mi piace 1 2 3 4 5 25 Non prendo iniziative per paura di sbagliare 1 2 3 4 5 26 Sono contento quando mi presentano altre persone 1 2 3 4 5 27 Durante una conversazione mi trema la voce 1 2 3 4 5 28 Ho paura di non essere all’altezza della situazione 1 2 3 4 5 29 Mi capita di sentirmi inadeguato 1 2 3 4 5 30 La paura di essere giudicato mi ha fato rinunciare a delle occasioni importanti 1 2 3 4 5 Il SAS-30 prevede solamente un punteggio totale, senza subscale. Alcuni item necessitano di una inversione: bisogna sottrarre a 6 il punteggio indicato dal soggetto (6 – n). gli item da invertire sono: 1, 5, 7, 8, 19, 21, 22, 24, 26. Sommando il punteggio di questi item invertiti a quello dei restanti item si ottiene il punteggio grezzo totale, che può variare da un minimo di 30 a un massimo di 150. A punteggi più alti, corrisponde un maggiore livello di ansia sociale. 31 Capitolo 9 Coping Orientation to Problems Experienced-Nuova Versione Italiana (COPE-NVI): uno strumento per la misura degli stili di coping Introduzione Il concetto di coping fa riferimento alla modalità con cui le persone cercano di gestire eventi traumatici o situazioni quotidiane stressanti. Il coping è stato considerato una caratteristica relativamente stabile di personalità, la quale determina le differenze individuali nel modo di reagire a eventi di vita traumatici. Attualmente, il coping viene considerato un processo che nasce in situazioni che mettono fortemente alla prova le risorse di un soggetto tale processo può essere analizzato sia a livello individuale che sociale. Le ricerche sul coping si sono concentrate principalmente su quattro temi: - la descrizione delle caratteristiche fondamentali delle strategie di coping; - la descrizione dei fattori che influenzano l’acquisizione e l’uso di risposte di coping; - cosa tende efficaci o meno gli sforzi di coping; - quali aspetti del coping sono modificabili, e come. Le diverse strategie di coping Le strategie di coping sonos tate descritte e classificate in vari modi. In generale, le rispsote di coping comprendono sia tutte le decisioni e le azioni adottate da un individuo per far fronte a un evento stressante, sia le emozioni a esse connesse. La maggior parte degli studi indicano che le strategie di coping svolgono due funzioni principali: ridurre il rischio delle conseguenze dannose che potrebbero risultare da un evento stressante e contenere le reazioni emozionali negative. Il primo tipo di coping trova espressione in due fattori, denominati generalmente coping attivo e pianificazione; il secondo tipo trova espressione in quattro fattori: distanziamento, autocontrollo, assunzione di responsabilità e rivalutazione potivica. Un secondo filone di ricerca ha distinto strategie finalizzate all’approccio rispetto a strategie finalizzate all’evitamento. In generale, maggiore è il senso di controllo esperito dall’individuo e maggiore è il ricorso a strategie finalizzate all’approccio. Infine, una terza prospettiva ha enfatizzato soprattutto il ruolo della ricerca del sostegno sociale, che per Lazarus rappresenta una dimensione comune a molte strategie di coping. Aspetti disposizionali del coping Una seconda questione riguarda la natura più o meno disposizionale delle strategie di coping. Nonostante esista un generale accordo sul fatto che le persone scelgono strategie di coping in base alla natura della situazione, di fatto la ricerca e gli strumenti di misura hanno enfatizzato la natura disposizionale dei processi di coping. Gli stili di base sarebbero più o meno diretta espressione di variabili di personalità- tra queste. Due sonos tate particolarmente studiate: la hardiness e la propensione all’ottimismo. La hardiness è una costellazione di caratteristiche di personalità che proteggono l’individuo dallo stress: controllo, impegno e senso di sfida. Le persone con un alto livello di hardiness sembrano adottare una filosofia di vita che limita l’impatto debilitante di alcuni eventi stressanti. Studi recenti confermano che le persone con alto livello di hardiness vedono la propria vita con maggior positività e maggior grado di controllo. 32 Per quanto riguarda la propensione all’ottimismo, è stato ipotizzato che le persone ottimiste hanno una maggior probabilità di considerare i problemi alla propria portata e quindi di perseverare per raggiungere i propri scopi, anche il situazioni difficili, gli ottimisti, inoltre, hanno maggiori probabilità di impegnarsi in forme di coping focalizzate sul problema, mentre i pessimisti tendono a far ricorso alla negazione e al distanziamento come strategie di coping. Altri aspetti di personalità che possono favorire uno stile stabile di coping riguardano la propensione a cercare un sostegno sociale e certe caratteristiche individuali che potrebbero influenzare la stessa percezione che le persone hanno dei livelli di sostegno sociale. Ad esempio, è stato rilevato che persone con alti livelli di nevroticismo tendono a riferire livelli più bassi di sostegno percepito; inoltre, queste persone hanno maggiori probabilità di riferire livelli più elevati di stress e di sintomi psicologici e somatici. Coping e variabili demografiche Tradizionalmente le strategia centrate sulle emozioni sono attribuite con più frequenza alle donne, mentre è stato rilevato che gli uomini utilizzano strategie centrate sulla soluzione del problema, negazione e utilizzo di alcol e droga in misura maggiore delle donne. La differenza di genere nell’adozione delle strategie di coping viene attribuita da diversi autori alle differenze nelle situazioni stressanti affrontate dagli uomini e dalle donne: le donne affronterebbero maggiormente situazioni stressanti associate alla famiglia e alla salute, mentre gli uomoni situazioni più legate al lavoro e alla situazione economica. Occorre comunque sottolineare che, parallelamente ai cambiamenti nei ruoli di genere, si stanno appianando anche le differenze nelle strategie di coping utilizzate. Coping e psicopatologia o benessere Per quanto riguarda la psicopatologia, diverse ricerche hanno sottolineato i ruoli delle strategie di coping nei disturbi emozionali. Per sintetizzare, disturbi depressivi, di ansia, alimentari e di personalità sono risultati in relazione positiva con strategie disadattive di coping (evitamento, negazione, sfogo emotivo, rimuginazione) e in relazione negativa con strategie centrate sul problema. Questi risultati non stupiscono: le strategie di coping vengono utilizzate per regolare emozioni disturbandi e per generare soluzioni per gestire e risolvere la causa dello stress; gli individui con difficoltà nella regolazione emotiva, tipicamente, adotterebbero strategie di coping disadattive per la riduzione della tensione. COPE: lo strumento Il Coping Orientation to Problem Expedienced è un questionario self-report che prende in considerazione diverse modalità di coping. Tali modalità di coping non sonos tate ricavate a posteriori, ma rappresentano altrettanti domini concettuali sviluppati in diversi anni di ricerche. Il modello concettuale che ha guidato la costruzione dello strumento richiama i processi di autoregolazione. In breve, si sostiene che le persone tendano a regolare il proprio comportamento in funzione di una gerarchia di obiettivi più o meno consapevole. Le strategie di coping utilizzate dipenderanno sostanzialmente dalle aspettative che le persone hanno di raggiungere i propri obiettivi: se le aspettative sono buone, allore le persone tenteranno anche strenuamente di raggiungere il loro obiettivo; se le aspettative sono negative, le persone rinunceranno a raggiungere i propri obiettivi e cercheranno un diverso modo per gestire l’eventuale stress psicologico causato dal mancato raggiungimento dei propri fini. 35 Discussione e conclusioni Lo strumento presentato in questo studio è caratterizzato da: - un campione eterogeneo e di numerosità adeguata; - una struttura interna nota, testata con un’analisi fattoriale confermativa; - dimensioni non sovrapposte tra loro; - dimensioni stabili nel tempo e sufficientemente omogenee al loro interno; - dimensioni correlate a misure di disagio emotivo o di benessere in linea con la vasta ricerca internazionale sul coping. Tre dimensioni (Strategie di evitamento, Attitudine positiva e Orientamento al problema) del COPE-NVI possono essere considerate specifiche dei processi di coping, e i principali risultati in letteratura si riferiscono a queste strategie di coping. Il Sostegno sociale e l’Orientamento trascendente costituiscono invece atteggiamenti e comportamenti che riguardano molteplici aspetti dell’agire umano. In generale, da questo studio non è emerso che queste due strategie siano in connessione con il benessere psicologico. Questo risultato è interessante perché suggerisce che, quando utilizzate in condizioni di stress, queste modalità di comportamento non sono sufficienti – da sole – a garantire una condizione di benessere. In effetti, affidarsi esclusivamente al sostegno sociale e/o alla religione potrebbe rinforzare una certa passività da parte dell’individuo. Questa ipotesi sarebbe corroborata dal fatto che sia il Sostegno sociale che l’Orientamento trascendente sono associati in modo importante con i processi di worry misurati dal Penn State Worry Questionnaire. Un altro aspetto degno di nota è la mancanza di differenze importanti nell’utilizzo delle strategie di coping rispetto al livello di istruzione, genere e età. Coping Orientation to Problems Experienced Nuova Versione Italiana (COPE-NVI) 1 2 3 4 Di colito non lo faccio Lo faccio qualche volta Lo faccio con frequenza Lo faccio quasi sempre 1 Cerco di utilizzare questa esperienza per crescere come persona 1 2 3 4 2 Mi dedico al lavoro o ad altre attività per no pensare a ciò che mi preoccupa 1 2 3 4 3 Mi preoccupo e do sfogo alle mie emozioni 1 2 3 4 4 Cerco di farmi consigliare da qualcuno sul da farsi 1 2 3 4 5 Mi impegno al massimo per agire sulla situazione 1 2 3 4 6 Dico a me stesso che sto vivendo qualcosa di irreale 1 2 3 4 7 Ripongo la mia speranza in Dio 1 2 3 4 8 Rido della situazione 1 2 3 4 9 Riconosco che non posso farci niente e abbandono ogni tentativo di agire 1 2 3 4 10 Mi trattengo dall’agire troppo in fretta 1 2 3 4 11 Parlo dei miei sentimenti con qualcuno 1 2 3 4 12 Faccio uso di alcol o droghe o farmaci per sentirmi meglio 1 2 3 4 13 Cerco di abituarmi all’idea che ciò è successo 1 2 3 4 14 Parlo con qualcuno per capire di più sulla situazione 1 2 3 4 15 Non mi faccio distrarre da altri pensieri o attività 1 2 3 4 16 Tendo a fantasticare per distrarmi 1 2 3 4 17 Mi rendo conto di preoccuparmi molto 1 2 3 4 36 18 Cerco aiuto in Dio 1 2 3 4 19 Preparo un piano d’azione 1 2 3 4 20 Ci scherzo sopra 1 2 3 4 21 Accetto che ciò sia accaduto e che non possa essere cambiato 1 2 3 4 22 Mi trattengo dal fare qualsiasi cosa fino a che la situazione lo permetta 1 2 3 4 23 Cerco sostegno morale dagli amici e dai parenti 1 2 3 4 24 Semplicemente rinuncio a raggiungere i miei obiettivi 1 2 3 4 25 Mi sforzo più del solito per tentare di liberarmi dal problema 1 2 3 4 26 Cerco di distrarmi per un momento bevendo alcol o prendendo droghe o farmaci 1 2 3 4 27 Mi rifiuto di credere che ciò sia accaduto 1 2 3 4 28 Do libero sfogo ai miei sentimenti 1 2 3 4 29 Cerco di vedere le cose in una luce diversa, per farle sembrare più positive 1 2 3 4 30 Parlo con qualcuno per fare qualcosa di concreto per risolvere il problema 1 2 3 4 31 Dormo più del solito 1 2 3 4 32 Cerco di escogitare una strategia sul da farsi 1 2 3 4 33 Mi concentro nel trattare questo problema, e se necessario metto le altre cose da parte 1 2 3 4 34 Cerco la comprensione e la solidarietà di qualcuno 1 2 3 4 35 Bevo alcol o prendo droghe o farmaci per pensarci di meno 1 2 3 4 36 Mi prendo gioco di quello che è successo 1 2 3 4 37 Rinuncio a ogni tentativo di ottenere ciò che voglio 1 2 3 4 38 Cerco qualcosa di positivo in ciò che sta accadendo 1 2 3 4 39 Penso a come potrei gestire al meglio il problema 1 2 3 4 40 Faccio finta che non sia veramente accaduto 1 2 3 4 41 Mi accerto di non peggiorare le cose agendo troppo presto 1 2 3 4 42 Cerco strenuamente di impedire che le altre cose interferiscano con i miei sforzi per fronteggiare il problema 1 2 3 4 43 Vado al cinema o guardo la televisione per pensarci di meno 1 2 3 4 44 Accetto la realtà dei fatti 1 2 3 4 45 Chiedo alle persone come hanno reagito di fronte ad esperienze simili 1 2 3 4 46 Mi sento molto stressato e lascio andare i miei sentimenti 1 2 3 4 47 Agisco senza indugio per sbarazzarmi del problema 1 2 3 4 48 Tento di trovare conforto nella mia religione 1 2 3 4 49 Mi sforzo di aspettare il momento giusto per fare qualcosa 1 2 3 4 50 Tento di ridicolizzare la situazione 1 2 3 4 51 Non mi impegno più di tanto per risolvere il problema 1 2 3 4 52 Parlo con qualcuno di come mi sento 1 2 3 4 53 Faccio uso di alcol o droghe o farmaci per aiutarmi ad uscirne 1 2 3 4 54 Imparo a convivere con il problema 1 2 3 4 55 Metto da parte le altre attività per concentrarmi sulla situazione 1 2 3 4 56 Rifletto intensamente su quali mosse fare 1 2 3 4 57 Mi comporto come se non fosse mai accaduto 1 2 3 4 58 Faccio quello che deve essere fatto, un passo alla volta 1 2 3 4 59 Tento di imparare qualcosa dall’esperienza 1 2 3 4 60 Prego più del solito 1 2 3 4 I 60 item compongono 5 sottoscale: - sostegno sociale: item 3, 4, 11, 14, 17, 23, 28, 30, 34, 45, 46, 52 - strategie di evitamento: item 2, 6, 9, 12, 16, 24, 26, 27, 31, 35, 37, 40, 43, 51, 53, 57 - attitudine positiva: item 1, 10, 13, 21, 22, 29, 38, 41, 44, 54, 59 - orientamento al problema: item 5, 15, 19, 25, 32, 33, 39, 42, 47, 55, 56, 58 - orientamento trascendente: item, 7, 8, 18, 20, 36, 48, 50, 60 Attenzione: il punteggio degli item 8, 20, 36 e 50 va invertito (4=1; 1=4). 37 Capitolo 10 Difficulties in Emotion Regulation Scale (DERS): traduzione e adattamento italiano Introduzione L’incapacità di modulare l’attivazione emozionale può generare numerosi problemi psicologici, difficoltà relazionali e un ridotto benessere fisico. Con il termine “regolazione emotiva” si fa riferimento a una serie di processi che consistono nell’attenuazione, intensificazione e/o mantenimento di una determinata emozione. I processi regolatori possono essere automatici o controllati, consapevoli o inconsapevoli. Le ricerche hanno suggerito la regolazione emotiva adattiva si caratterizza per l’alterazione della durata o dell’intensità dell’emozione, piuttosto che per il cambiamento del tipo di emozione esperita. In altre parole, una regolazione adattiva comprende la modulazione dell’esperienza emotiva piuttosto che la completa eliminazione di alcune emozioni. Questo significa che, di fronte a emozioni negative e disorganizzanti, la modulazione dell’attivazione facilita il calo dell’urgenza e della tendenza d’azione associata all’emozione, consentendo all’individuo di controllare il proprio comportamento in linea con gli obiettivi personali e le richieste dell’ambiente. Regolazione delle emozioni e psicopatologia Campell-Sills e Barlow suggeriscono che le persone con problemi di ansia e depressione impieghino strategie di regolazione degli stati affettivi controproducenti. Queste azioni hanno il duplice effetto di accentuare l’intensità e la frequenza delle emozioni indesiderate e di contribuire all’intensificazione de alla persistenza dell’umore negativo. Più specificatamente, gli individui con disturbi d’ansia o depressivi evidenziano una serie di difficoltà nel fronteggia mento dei vissuti emotivi: scarsa conoscenza delle emozioni e delle relative componenti, elevata tendenza a reagire negativamente alle esperienze emozionali e difficoltà nel recupero dalle emozioni negative. Nel disturbo borderline di personalità è possibile rilevare numerose difficoltà nella regolazione degli stati affettivi. Questo particolare pattern disfunzionale, che potrebbe essere dovuto a un’aumentata vulnerabilità verso le emozioni, comprende le seguenti caratteristiche: un eccesso di esperienze emozionali avversive, l’incapacità di regolare l’intenso arousal fisiologico, la difficoltà a distogliere l’attenzione dallos timolo emozionale, la presenza di distorsioni cognitive e difetti nell’elaborazione delle informazioni, un insufficiente controllo dei comportamenti impulsivi correlati alle emozioni, la tendenza a congelare o dissociare i vissuti emotivi in condizioni di forte stress. La misurazione della regolazione delle emozioni In letteratura una delle misure della regolazione emotiva più utilizzate è il Generalized Experancy for Negative Mood Regulation. Questo test misura le credenze secondo cui alcuni comportamenti o pensieri possono alleviare uno stato negativo o indurne uno positivo. Uno dei limiti del questionario riguarda l’implicazione secondo cui alcune strategie di regolazione emotiva possono risultare adattive indipendentemente dal contesto. Un altro strumento è il Trait Meta-Mood Scale, che valuta le differenze individuali nella capacità di gestire e riflettere sulle proprie emozioni. Sebbene questa scala valuti aspetti della regolazione emotiva assenti nel Generalized Experancy for Negative Mood Regulation – come ad esempio la comprensione e la consapevolezza emotiva – non 40 Discussione e conclusioni È ormai accertata l’idea che la presenza di difficoltà nella regolazione emotiva sia trasversalmente presente nella maggior parte dei disturbi psicologici. Nel panorama italiano gli strumenti a disposizione sono pochi e ancora incompleti; per tale ragione, lo scopo di questo lavoro era quello di fornire la traduzione e una validazione preliminare di una misura della regolazione emotiva costruita sulla base delle principali dimensioni del costrutto. I risultati ottenuti confermano la capacità della DIfficulties in Emotion Regularion Scale di rilevare in modo affidabile differenti dimensioni riconducibili alle principali problematiche legate alla regolazione delle emozioni negative. La struttura originale del questionario non è stata confermata: differenze culturali, linguistiche e di comprensione potrebbero spiegare questo risultato. In ogni caso, la struttura evidenziata attraverso le analisi fattoriali esplorative non si discosta molto dalla struttura ipotizzata dagli autori. Difficulties in Emotion Regulation Scale 1 2 3 4 5 Quasi mai A volte La metà delle volte Molte volte Quasi sempre 1 Sono sereno riguardo a ciò che provo 1 2 3 4 5 2 Presto attenzione a come mi sento 1 2 3 4 5 3 Vivo le mie emozioni come travolgenti e fuori dal controllo 1 2 3 4 5 4 Non ho idea di come mi sento 1 2 3 4 5 5 Ho difficoltà a dare un senso a ciò che provo 1 2 3 4 5 6 Presto attenzione alle mie emozioni 1 2 3 4 5 7 So esattamente come mi sento 1 2 3 4 5 8 Mi interessa come mi sento 1 2 3 4 5 9 Sono confuso riguardo a ciò che provo 1 2 3 4 5 10 Quando sono turbato, riconosco le mie emozioni 1 2 3 4 5 11 Quando sono turbato, mi arrabbio con me stesso perché mi sento in quel modo 1 2 3 4 5 12 Quando sono turbato, mi imbarazza sentirmi in quel modo 1 2 3 4 5 13 Quando sono turbato, ho delle difficoltà a completare il mio lavoro 1 2 3 4 5 14 Quando sono turbato, perdo il controllo 1 2 3 4 5 15 Quando sono turbato, credo che rimarrò in quello stato per molto tempo 1 2 3 4 5 16 Quando sono turbato, credo che finirò per sentirmi depresso 1 2 3 4 5 17 Quando sono turbato, faccio fatica a focalizzarmi su altre cose 1 2 3 4 5 18 Quando sono turbato, mi sento senza controllo 1 2 3 4 5 19 Quando sono turbato, posso comunque finire le cose che devo fare 1 2 3 4 5 20 Quando sono turbato, mi vergogno con me stesso perché mi sento in quel modo 1 2 3 4 5 21 Quando sono turbato, so che alla fine posso trovare un modo per sentirmi meglio 1 2 3 4 5 22 Quando sono turbato, mi sento debole 1 2 3 4 5 23 Quando sono turbato, sento di potere avere ancora il controllo dei miei comportamenti 1 2 3 4 5 24 Quando sono turbato, mi sento in colpa perché mi sento in quel modo 1 2 3 4 5 25 Quando sono turbato, ho delle difficoltà a concentrarmi 1 2 3 4 5 26 Quando sono turbato, ho delle difficoltà nel controllare i miei comportamenti 1 2 3 4 5 27 Quando sono turbato, credo che non ci sia niente che io possa fare per sentirmi meglio 1 2 3 4 5 28 Quando sono turbato, mi irrito con me stesso perché mi sento in quel modo 1 2 3 4 5 29 Quando sono turbato, inizio a sentirmi molto male con me stesso 1 2 3 4 5 30 Quando sono turbato, credo che crogiolarmi in questa emozione sia l’unica cosa che io possa fare 1 2 3 4 5 31 Quando sono turbato, perdo il controllo sui miei comportamenti 1 2 3 4 5 32 Quando sono turbato, faccio fatica a pensare a qualcosa di diverso 1 2 3 4 5 33 Quando sono turbato, mi ci vuole molto tempo per sentirmi meglio 1 2 3 4 5 I 33 item compongono 6 sottoscale: - mancanza di accettazione: item 11, 12, 20, 24, 28, 29 - difficoltà nella distrazione: item 13, 17, 22, 25, 32 - mancanza di fiducia: item 1, 15, 16, 19, 21, 23, 27, 30 - mancanza di controllo: item 3, 14, 18, 26, 31, 33 - difficoltà nel riconoscimento: item 4, 5, 7, 9, 10 - ridotta autoconsapevolezza: item 2, 6, Attenzione: il punteggio degli item 1, 2, 6, 7, 8, 10, 19, 21 e 23 va invertito (1=5; 5=1). 41