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riassunto completo verso la foce di gianni celati, Dispense di Letteratura

riassunto completo capitolo per capitolo

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 17/09/2019

alice-dozio
alice-dozio 🇮🇹

4.5

(128)

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Scarica riassunto completo verso la foce di gianni celati e più Dispense in PDF di Letteratura solo su Docsity! GIANNI CELATI - VERSO LA FOCE Gianni Celati (Sondrio, 10 gennaio 1937) è uno scrittore, traduttore, critico letterario e regista italiano. ∙ Nel 1971 pubblica il suo primo romanzo, Comiche , per Einaudi -> Il protagonista del libro è l’insegnante Otero Aloysio, che con tutta la pesantezza scolastica addosso, in un luogo non ben precisato, tiene sotto dettatura di voci notturne un diario delle persecuzioni subite. ∙ Nel 1989 vengono raccolti tre suoi romanzi in un unico libro -> Parlamenti buffi . In quegli anni scrive anche Quattro novelle sulle apparenze , che ha come tema centrale la fiducia ed il disincanto nei confronti della società contemporanea; e Verso la foce (1989) un itinerario verso le foci del Po (territorio dell'infanzia e dell'adolescenza dello scrittore). Esso consiste in quattro diari di viaggio (non in ordine cronologico) nati dalla collaborazione con un gruppo di fotografi, che si dedicavano a una descrizione del nuovo paesaggio italiano, tra cui Luigi Ghirri . Nelle fotografie di quest'ultimo i paesaggi sono sospesi, non realistici, per certi versi metafisici, spesso privi di figure umane ma mai privi dell'intervento dell'uomo sul paesaggio. Ma perchè i fotografi? Possiamo recuperare le intuizioni di Benjamin sulla fotografia. E' Ghirri che lo esorta a scrivere ciò che vede in giro per la pianura: in questo modo egli lo spinge a realizzare quelli che sono i ''racconti d'osservazione'': << I quattro viaggi qui presentati narrano dunque l'attraversamento d'una specie di deserto di solitudine, che però è anche la vita normale di tutti i giorni >>. I due autori condividono lo stesso sgomento per gli orrori della civiltà contemporanea senza tuttavia che questo sfoci nel macerante quanto vano catastrofismo che aveva contraddistinto il pensiero di alcuni “padri nobili” della letteratura italiana all'altezza degli anni Settanta, dall'ultimo Pasolini al Calvino degli anni di Palomar. Ghirri e Celati si sforzano di individuare una terza via rispetto ai vicoli ciechi dell'ottimismo insensato (l'adeguamento idiota alle bestialità del presente) e del pessimismo abissale (il rifiuto completo e annichilente del proprio tempo). Questa terza via consiste nella ricerca di uno sguardo naturale , intendendo con tale formula uno sguardo quanto più possibile aderente alla natura, libero dai condizionamenti culturali e dalle emozioni mediali che l'epoca impone; uno sguardo non intellettualistico, non documentaristico, ma neppure freddamente disincantato. Uno sguardo, insomma, deciso a entrare in dialogo con «tutto quello che c'è», direbbe Celati, a comprenderlo e persino ad amarlo nella sua finitudine e imperfezione. Tutto questo grazie all' immaginazione e alla fantasia che giocano un ruolo centrale in questa esplorazione dei luoghi che ha come scopo quello di RIPULIRE LO SGUARDO -> liberare gli occhi dalle convenzioni artistiche per arrivare a qualcos'altro: arrivare ad un modo di mettersi in rapporto il più possibile svincolato dalle convenzioni: non si cerca il SENSAZIONALE , vanno a cercare il quotidiano, il normale, ciò che normalmente viene tralasciato. Trovare una CALMA DELLO SGUARDO al riparo dalle SMANIE DEL VEDERE MODERNO. Quindi c'è anche una critica dell'ANSIA DELLA VELOCITA'. Portare dentro la scrittura quanto più possibile del mondo esterno: c'è questa volontà di saturare le cose. Anche ad esempio il cinema neo realista è un cinema fondato sull'idea che non si racconta più l'eccezionale, ma storie di vita comune (ladri di biciclette, storia ambientata a roma dove il protagonista è un uomo qualunque in povertà che con il suo bambino cerca di lavorare con la bicicletta, rubatagli all'inizio del film: storia del sotto proletariato. Lo scopo del regista è quella di sottolineare la povertà italiana del dopoguerra, ma in realtà è un altro: far vedere con questo lungo vagabondaggio del ragazzo con il bambino Roma sotto un'altra prospettiva, sotto un'occhio di chi non va a vedere il colosseo) abbassare la tensione dell'eccezionale . L'operazione di questi fotografi PARTE DA QUESTA IDEA: abbassare la soglia dell'intensità, non cercare l'eccezionale. Le immagini allora in questa logica cambiano: noi nelle immagini cerchiamo sempre uno stimolo fuori dalla norma, qualcosa che riesca a catturare la nostra attenzione. Secondo questa logica invece non guardo più le immagini perché ci sono oggetti eccezionali, ma sento quelle immagini sono il frutto di una attenzione con il quale il fotografo è in rapporto diverso, è più legato all'emotività e affettività. Questo perché vuol fare della fotografia-> fotografia che ha qualcosa di conturbante: dà alla realtà qualcosa che non conosciamo, ci vediamo in una condizione fluida e non fissa. Questi fotografi, come Ghirri, vogliono utilizzare la fotografia come un'occhio che guarda la realtà, senza volerla mettere in posa, senza volerla fermare: è invece un'attività affettiva per GUARDARE LE COSE SENZA STEREOTIPI VISIVI. Non solo guardo le cose, ma ciò che guardo è importante perché mi fa capire che c'è dell'altro. Si fotografano quindi le cose più normali del mondo. Non c'è bisogno di inseguire quello che noralmente chiameremmo un elemento artistico ed estetico: Celati non vuole seguire tutto questo. Serve a capire cosa vediamo, come vediamo, e che rapporto abbiamo con le immagini-> ecco che il tema della fantasia diventa il tema delle immagini. Celati decide di dedicarsi con l'ottica della scrittura a quello che Ghirri fece come fotografo: ritenere interessante il nulla. In realtà non c'è niente da vedere, ma Ghirri è riuscito a rendere questi posti dei luoghi di attenzione, spostando la noia del guardare ad un caso pittorico che spingeva a pensare, ad immaginare, come se fossero monumenti illustri. Ci fa apprezzare le apparenze senza bisogno di modificarle o manipolarle: sono le apparenze del mondo così come appaiono. Ciò che non ci attirerebbe mai diventa uno strumento per pensare, immaginare. Quello che Celati vuole fare è all'interno della prosa narrativa lo stesso tipo di esperienza (ESPERIENZA diversa). Durante questo suo ''vagabondaggio'' si ferma in piccoli bar, di piccoli paesi, e sente la gente che parla: quello che ascoltava erano tutte storie possibili, e DA QUI GLI SEMBRAVA DI CAPIRE COME NASCONO I RACCONTI -> operazione opposta di Calvino: ogni incipit dei 10 romanzi IMITA UNO STILE DI UNO SCRITTORE STRANIERO. 1 Il primo racconto narra di un pellegrinaggio fatto dallo scrittore nei giorni successivi all’incidente avvenuto nella centrale di Černobyl’ nel 1986. celati si trova in un hotel, cerca l'orario del treno e non trovandolo si ritrova a casa del proprietario dove conversa con la moglie e il padre, dai quali rimane affascinato (parlano della bologna che era una specie di città del paicere). Celati sta lavorando a un film su fausto coppi, ebbe l'occasione di parlarne con tonino guerra, ma i suoi produttori non sono soddisfatti dal suo lavoro in quanto narra eccessivamente le vicende tragiche della vita del campione e non lo dipinge come un vincente. Tornano a capalbio dove tutti parlano della nube atomica. Celati ironicamente racconta della poca importanza attribuita dalla gente delle campagne all’incidente in Russia: è noto infatti che i pesci siano “tutti contaminati all’80%” ma che “basti cucinarli bene con l’aglio e non c’è più pericolo.” -> è possibile definire ciò come fantasie delle persone. Comprano latte inscatolato prima di cernobyll. A questa scena chiave ne segue un'altra altrettanto importante: il suo amico Tonino Guerra gli regala uno dei suoi racconti in versi intitolato Il viaggio. -> viaggio dei due vecchi sposi in cui ritrovano qualcosa vanno a vedere per la prima volta il mare, ritrovano il rapporto con l'apertura si presenta dietro un orizzonte, facendo sentire l'indistinta lontananza che dà un senso alla nostra collocazione spaziale. Piazza quasi sempre vuota, dove il vuoto si riconosce come l'accogliente, e noi accolti potevamo accorgerci degli altri accolti di passaggio, senza la solita sensazione di fastidio.>> Celati prova nostalgia del modo di trattare la lontananza, di guardare lo spazio che si spalanca sul fondo dove tutto svanisce: non uno sguardo all'infinito, ma sguardo su ciò che svanisce. Lo spazio che accoglie le cose non possiamo capirlo se non confusamente: siamo guidati da ciò che ci chiama e capiamo solo quello -> esigenza attuale di una ''illuminazione completa'' -> vogliamo e cerchiamo di sapere tutto. Questa idea di poter ascoltare e guardare tutto, però, crolla poichè c'è un potenziale depressivo là fuoti, che se ti investe passa subito la voglia di farsi delle idee da distaccati osservatori -> << In fondo là fuori non c'è niente di speciale da vedere o registrare, c'è solo tempo che passa. Lo spazio è una specie di grande galera dove si sta ad aspettare qualcosa: nessuno sa cosa, ci si fa delle idee, e c'è solo tempo che passa. Sto scrivendo in una nebulosa di gas depressivo>>. E' presente poi nell'opera anche una ''svalutazione'' di ciò che ci circonda da parte dell'uomo moderno: come il fiume che viene ridotto ad un mero oggetto inanimato che l'uomo pensa di poter trattare a suo piacimento. Questo, ovviamente, non sta bene agli uomini del ''passato''. Inoltre, il fatto che il fiume fosse trattato con diffidenza dagli uomini lo stava lentamente facendo impazzire ed era diventato incomprensibile nei suoi movimenti (come la nuova società, la letteratura, etc.). La cancellazione di questo elemento della natura porterebbe ad un'atmosfera clinica dell'esterno, si perderebbe tutta la bellezza. Proprio per questo, infatti, questo libro è pieno di bellezza, perchè dal titolo fino all'ultima pagina la vera protagonista è la natura, che dona un senso di pienezza e serenità al lettore. Si dirigono più verso modena che verso ferrara: verso una delle zone più ricche del mondo. Al mattino preso un paesaggio desolato viene confermato dai tagli della luce. A ferrara dormono in un albergo nella piazza dietro il castello. Spediscono la cartolina all'eroe della penitenza. Luciano rimane in macchina che fuma e non se la sente più di fotografare questi posti. Lui scrive per tenere a bada il panico che è con lui a tratti. I due vanno in un buon ristorante dove il gestore un uomo un po anziano dedica molte attenzioni a ogni cliente, il cameriere sembra un burattino. Appena fuori luciano manifesta la sua insofferenza, non sta bene, non sa più quello che fa ne cosa fotografa. Al termine del secondo diario Luciano capelli fotografo venuto con lui per fotografare quesro paesaggio dagli argini. Inizialmente è una presenza confortante con la sua pazienza.decide di tornare a casa e non accompagnare più Celati in questo suo ''viaggio'', a causa di un enorme senso di spaesamento che ha investito pure lui. 3 Nel terzo diario c'è un grande contrasto tra presente e passato, tra il nuovo e il ''vecchio'' (ciò che in qualche modo c'è sempre stato) -> ES. le macchine -che passano a grande velocità-; un corvo -che naviga lento || Jolanda di Savoia che diventa il nome di una stradona con due controviali || in campagna= senso di attesa; in città= disinteresse || attraversa per ore dei campi accanto a un canale leone, non passa nessuno e solo dopo si rende conto di star camminando al bordo di risaie. Passa di fianco a una casa appena demolita probabilmente per costruire al suo posto una casa uguale a tutte le altre. Un uomo in motorino descrive la storia dei suoi disgraziati proprietari senza nemmeno guardarlo in faccia poi se ne va. Per scrive deve calmari,s edersi o appoggiarsi da qualche parte, può anche scrivere mentre cammina ma a quel punto si rende conto di aver scritto solo una lista di cose viste. In quegli stessi luoghi,m un tempo vi erano solo paludi, arginate e colmate per secoli dalle braccia dei contadini poi divorate della malaria.oggi vi sono solo case senza volto nel barista ritrova qualcosa di spento che gli ricorda il modo proprio di esprimersi della penura: il galateo estremo della penuria che viene da epoche in cui la vita non era un progetto. Ma sussistenza.<< Tutta la vita e tutta la terra ormai consegnate a un progetto >>, mentre prima era sussistenza e basta -> cambiano i giganti mitici: ora sono le industrie. Incontra una venditrice intenta a leggere un rotocalco, comrpa qualche pesca e dispiaciuto dal doverla lasciare tenta la conversazione ripetendo una frase che gli disse la stessa mattina un benzinaio'' è una giornata così limpida che si possono vedere le alpi'' lei risponde che nessuno li ha mai visto le alpi perchè sono troppo lontane e così inizia a chiedersi se non se l'è immaginati non ritrovando più quella linea azzurra. Al termine del terzo diario Celati si rivolge ai ''barbari'' di Baricco scusandosi a nome di tutti per aver preteso di sapere tutto ed aver sputato tutte le sentenze su di loro invece di tacere. Un ruolo centrale è occupato dall' IMMAGINAZIONE, che qui entra a far parte del paesaggio, che ci mette in stato d'amore per qualcosa là fuori, ma più spesso è lei che ci mette in difesa con troppe paure; senza di lei non potremmo fare un solo passo, ma lei poi porta sempre non si sa dove. Ineliminabile dea che guida ogni sguardo, figura d'orizzonte, così sia. La sera porta con se inquietudine: un bagliore rosso poerta il rimorso per qualcosa che non ha fatto o non sta facendo. Insieme al pensiero di persone da cui è separato. Il rallentamento dei ritmi si sente anche nelle grida degli uccelli, nelle macchine che passano sullo stradono e in un cane che abbaia in distanza. 3 Celati riesce a disegnare (scrivere) le cose che vede in maniera semplice ed utilizzando un numero davvero ridotto di parole, come se fossero fotografie (influenza di Ghirri). Osserva che ormai in campagna non si saluta più nessuno: le donne fanno finta di non sentirti, gli uomini distolgono gli occhi dall'imbarazzo mentre i vecchi non fingono di aver altro per la testa per non guardarti in faccia, probabilmente stanchi di fingere. Il signor costantino vorrebbe farsi chiamare solo col numero del suo codice fiscale. Rehinard dellit viene a prenderlo con 2 ore di ritardo. Giungono verso le valli di comacchio dove il paesaggio lagunare intrattiene celati: il nastro d'asfalto giunge a un villaggio che si chiama anita. Entrano a cmocacchio per un ponte mobile, subito odore d'alghe uomini a braccia incrociate che guardano la laguna, la luce diventa leggera: si scarica la batteria dell'esposimetro di rehinard. Si siedono in un bar di fronte a una sala giochi blu elettrico. Rehinard va a vedere i ponti sui canali . Giungono a goro sull'argine del po. Incontrano una coippia in atteggiamenti intimi. Qui hanno massacrato le spiagge e trasformato la zona in un deserto di domicili estivi. Molto spesso all'interno del libro lui afferma di sentirsi come un estraneo, un turista, in una realtà che però dovrebbe appartenergli. Il mondo esterno ha bisogno che lo osserviamo e raccontiamo per avere esistenza. i.L cose navifano nella luce, escono dal vuoto per avere luogo ai nostri occhi: noi siamo implicati nel loro apparire e scomparire quasi fossimo qui proprio per quesro: il mondo esterno ha bisogno che lo raccontiamo per avere esistenza. Seguono uno sculabus di bambini emozionati dal fatto che una grossa macchina li segue e fanno segni dal finestrino Arrivato alle foci del Po Celati pensa alle parole, che non sono altro che richiami che non definiscono niente, chiamano solamente qualcosa perchè resti con noi. E quello che possiamo fare è chiamarle perchè non diventino tanto estranee da partire ognuna per conto suo i una diversa direzione del cosmo, lasciandoci qui incapaci di riconoscere una traccia per orientarci. << Chiama le cose perchè restino con te fino all'ultimo >>. Si è, dunque, di fronte ad un flusso continuo di immagini che hanno e danno serenità.Stanchissimi proseguono: notte senza luna, sentono l'odore del mare, dormono in macchina: celati ha addirittura imparato a scrivere al sole. Giungono ad un istmo sassoso: sprofondano: l'immobilità dell'acqua è completa e senza riflessi , moltissimi insetti: il silenzio dell'immobilità dell'acqua fa immaginare un'infinità di movimenti invisibili. La terra e l'acqua non hanno confini riconoscibil Al termine della lettura ci si accorge di essere arrivati alla foce insieme a Celati, trasportati semplicemente dalla corrente di questo fiume (di osservazioni/apparizioni/immagini). Ciò che si trova alla foce non turba nè sorprende, ciò che nasce in noi è la sensazione che ''così deve essere'' e così infatti è stato: eccoci qui. Arrivati continuano a guardare il mare come se dovesse succedere qualcos: aspettano ma niente li aspetta -