Scarica Riassunto del libro Letteratura italiana dalle Origini a metà Cinquecento e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! MANUALE DI ITALIANO Data esame: 25/08/2021 epoca 1 ● LE ORIGINI La letteratura italiana presenta un avvio lento seguito da una crescita repentina. Assume rilevanza culturale solo nel XIII secolo. La letteratura latina costituiva il patrimonio di riferimento si svilupparono, comunque, i primi tentativi di scrittura in volgare. Il quadro delle prime testimonianze comprendeva: 1 la poesia siciliana; 2 la letteratura religiosa; 3 la letteratura didattica; 4 la poesia comica. Importante è anche il recupero della letteratura francese in lingua d'oil e d’oc. Nella corte di Federico II, Il tema principale era quello Amoroso. Da citare come esempio è il “De amore", la teorizzazione sull'amore di Andrea Cappellano che recupera l'ideologia dell'amor Cortese. Un personaggio importante nella corte è Giacomo da Lentini che inventò il sonetto. La poesia siciliana è giunta fino a noi attraverso alcuni preziosi manoscritti. Dalla corte di Federico II successivamente vedremo il passaggio dalla Sicilia all'Italia centrale quindi alla Toscana attraverso un trapasso linguistico e un adattamento tematico. Passati all’Italia centrale, nel contesto comunale, Guittone D'Arezzo è importante per le tematiche civili morali e religiose 2 Il 200 é anche il secolo della poesia religiosa e allegorica di Jacopone da Todi. È qui che si gettano le basi per lo Stilnovo: dal modello di Guittone Infatti si distaccano alcuni autori, i futuri stilnovisti. lo Stilnovo considera L'amore come un valore nobilitante che ha l'effetto di creare una schiera eletta di fedeli d'amore. Infine la poesia comico-realistica di rustico Filippi e Cecco Angiolieri che giocano su un versante umile e su una contestazione dei valori che mira alla polemica. Per quanto riguarda la prosa le prime prove del 200 muovono dai precedenti offerti dalla tradizione Latina, si tratta di un investimento sul volgare a partire dalla base latina. I volgarizzamenti sono la chiave per recuperare e acquisire anche le tradizioni narrative francesi: una prima prova è il volgarizzamento del “Novellino”. ○ prime testimonianze poetiche La forma scritta non era inizialmente la destinazione primaria. Un esempio sono le tracce ovvero i testi che venivano cantati dai giullari e che per motivi di memorizzazione sono stati trascritti. Il primo documento della lingua italiana è l'indovinello veronese. Tra la fine del XII secolo e gli inizi del XIII sono attestati alcuni ritmi ovvero testi di argomento religioso con finalità didattiche caratterizzati dalle irregolarità del verso forse legati ancora al mondo giullaresco. La lingua è ricca di termini latini e di francesismi. Il centro della scena viene presto occupato dalla poesia d'amore, le poesie della scuola siciliana hanno questo tema. La prima lirica profana in volgare è la canzone “Quando Eu stava”. I poeti siciliani e successivamente i toscani prendono molto dalla poesia trobadorica: 1.la donna era superiore nella scala gerarchica, era il padrone del poeta 2.la cortesia ovvero il complesso delle virtù cortesi 3.il mettere in scena i motivi del soffrire le pene 4.il discorso che si sposta dal generale al particolare 5.il poeta che descrive la sua situazione personale. ○ dalla Sicilia alla Toscana la tradizione lirica nel Vaticano Latino 3793 5 innamoramento 2.la donna è insensibile 3.l'amore trascina il poeta in uno stato doloroso descritto come in bilico tra la vita e la morte 4.il sentimento amoroso è tanto intenso da non poter essere tradotto in parole 5.il Canto d'amore è un modo per dare sfogo alla sofferenza. Al centro del testo oltre alla descrizione della bellezza femminile c'è un'analisi degli effetti che il sentimento provoca nel soggetto e una riflessione sui limiti del linguaggio poetico. Per la poesia dialogica È usata la cobla (strofa) i trovatori si scambiano coblas che si organizzano in tenzoni. I siciliani ereditano questa vocazione dialogica ma limitano gli argomenti usano il tema amoroso. Abbiamo studiato la tenzone tra Giacomo da Lentini Jacopo mostacci e Pier Della Vigna; la discussione verte sulla natura dell'amore, questione che aveva avuto una certa fortuna tra i trovatori e con il trattato “De amore” di Andrea Cappellano che si apre con alcuni interrogativi: che cos'è l'amore, perché si chiama così, quali sono i suoi effetti, chi può provare amore, come nasce, come aumenta, diminuisce e poi come finisce. Il dibattito è iniziato da Jacopo Mostacci il quale ha un dubbio ovvero pone la questione e chiede agli altri di esprimere la loro opinione. il dubbio è che secondo alcuni l’amore ha un certo potere sugli amanti e li costringe ad amare ma ciò gli pare impossibile dato che l’amore è invisibile; l'unica qualità dell'amore gli sembra essere una sensibilità amorosa che nasce dalla visione piacevole della persona amata ma vuole che il suo corrispondente esprime la sua opinione. Pier Della Vigna quindi dice che alcuni credono che poiché l'amore è invisibile non ha un corpo sia nulla in realtà l'amore ha un'influenza profonda proprio perché invisibile l'opinione è confermata dal fatto che le persone credono che l'amore esista. Quindi non ha senso chiedersi se l'amore sia o meno visibile dato che il potere di quella cosa che chiamiamo amore è indubbiamente riconosciuto universalmente. Diverso però è il parere di Giacomo da Lentini il quale tira le conclusioni. Non accetta l'idea di invisibilità e ricorre direttamente al trattato di Andrea Cappellano descrive l'origine dell'amore, un desiderio che si genera dal cuore attraverso gli occhi, e dice che è possibile innamorarsi senza aver mai visto l’amata, ma che l'amore più forte ha origine dalla vista, il cuore quindi crea un'immagine mentale dell'amata che è ciò che effettivamente piace e di cui ci si innamora. 6 Il registro umile di Cielo D’Alcamo con “Rosa fresca aulentissima” che riprende lo schema trovatore della pastorella e racconta del tentativo di seduzione del poeta-cavaliere nei confronti di una giovane pastora. Il testo è all'interno del Vaticano latino ed è importante il contrasto che si crea tra il registro alto riservato alla poesia amorosa e quello basso più tipico della tradizione dei poeti comico-realistici. Nel corso del Duecento si assiste ad un intenso sviluppo della tradizione poetica volgare per ragioni sociali economiche e culturali i centri più attivi sono Bologna e la Toscana. I poeti più importanti di questa fase sono Bonagiunta Orbicciani da Lucca, Guittone D'Arezzo e Guido Guinizzelli. Bonagiunta è un poeta d'amore che introduce nella poesia volgare alcuni temi che erano stati messi da parte dai poeti della corte di Federico II, scrive componimenti di carattere politico e morale anticipando una modalità che sarà propria di Guittone. Bonagiunta fa della sua poesia un insegnamento. Il testo più celebre è “Voi ch'avete mutata la maniera” al quale risponde Guido Guinizzelli con “Omo che saggio non corre leggero” attraverso questa tenzone possiamo seguire il passaggio tra una maniera poetica legata alla Scuola Siciliana e lo stile che Dante definirà nuovo. ○ centralità di Guittone D’Arezzo. il Laurenziano Redi 9 GUITTONE D’AREZZO 1230-1249 Guittone è il primo a introdurre temi morali politici e religiosi, la sua produzione letteraria influenza una serie di rimatori definiti guittoniani. La fama di Guittone è confermata da Guido Guinizzelli che in un sonetto a lui indirizzato lo chiama “padre” e da Dante stesso che nel Purgatorio ricorda come molti antichi hanno elogiato Guittone finché la verità non è stata ristabilita (con lo stilnovo). Dal punto di vista di Dante Guittone è un antico la cui maniera si oppone a quella dei moderni stilnovisti. Il Redi 9 è incentrato tutto sulla figura di Guittone è suddiviso in due parti le poesie di “Frate Guittone” e le poesie di Guittone. il 1265 è una data significativa per Guittone; è l’anno in cui Guittone a causa di una crisi spirituale entra nei Cavalieri Santa Maria detti anche Frati Gaudenti. Convertito a “mezza estate” espressione che ricorda l'inizio della Divina Commedia “nel mezzo del cammin di nostra vita” che stava indicare i 35 anni ovvero la maturità perciò si pensa che Guittone nel 1265 avesse 35 anni. Caratteristica di 7 Guittone è la sua ricercatezza formale, la complicità metrica sintattica e lessicale, il frequente utilizzo di figure retoriche che si traducono in un dettato difficilmente comprensibile si avvicina al trobar clus ovvero il poetare oscuro dei trovatori. I modelli principali erano i rimatori Siciliani e i poeti occitani ma dimostra di conoscere anche i testi classici latini. Arezzo era all'epoca un centro culturale molto attivo ma non c'è traccia di studi regolari compiuti dal poeta si pensa quindi che si sia formato da autodidatta. Nel 1259 sceglie di andare in esilio a causa degli scontri tra guelfi (capeggiati a Firenze) e ghibellini (capeggiati a Siena) auspicando alla pace. La battaglia di Montaperti sancì la sconfitta dei Guelfi e il mutare del panorama politico. la sconfitta di Firenze è un riflesso del declino della giustizia. In questa situazione di crisi entra a far parte dei Frati Gaudenti. La canzone “Ora parla” apre la prima sezione dedicata a Guittone nel Redi 9. Mette in scena la dialettica tra canto d'amore e canto morale e proclama la scelta di una poesia ispirata a un ideale di giustizia e saggezza in nome di Dio. Chi vuole portare e dimostrare di valere deve lasciarsi guidare dalla giustizia dalla conoscenza e da Dio e riporre ogni speranza nella lode Divina. L'altra metà del Corpus di Guittone è di argomento amoroso e precede la parte morale ma nel Redi 9 la cronologia viene rovesciata è Frate Guittone ad essere il protagonista. Nella sezione amorosa la parte più importante è costituita dal “Canzoniere”. esso non racconta propriamente una storia attraverso una voce narrante: i protagonisti sono il poeta e la donna amata alla quale viene data la parola. All'interno è presente una fitta rete di simmetrie, di riprese e di parallelismi sia formali che contenutistici. Nel primo sonetto il poeta descrive la propria sottomissione ad Amore. Al rifiuto per l’amore cortese Guittone arriverà nella seconda parte della sua poetica. L'amore ha infatti sconfitto l'intelletto e le forze del poeta e per recuperarli deve abbandonare il canto d'amore e rivolgersi alla poesia di argomento morale e religioso. ○ il dolce stil novo Il Chigiano L VIII 305 Sancisce un passaggio epocale raccoglie alcuni dei rimatori della scuola siciliana e comico-realistici elimina il nome di Guittone D'Arezzo e si apre invece con un gruppo di poeti che prima erano assenti ovvero gli stilnovisti di cui fanno parte Cavalcanti Cino da Pistoia Dante e Guinizzelli. Dante, nel Purgatorio, incontra Bonagiunta che lo riconosce per la canzone “Donne ch'avete intelletto d’amore”. Dichiara quindi di vedere il 10 Nella canzone “Chi è questa che vèn” Cavalcanti usa una scenografia simile a quella di Guinizzelli in “Io voglio del ver la mia donna laudare”. Esprime l'incapacità del poeta di descrivere compiutamente il fenomeno al quale assiste. Il sonetto si apre con una citazione biblica: tutta la raffigurazione è di matrice biblica. Accanto alla donna compare la personificazione di Amore (diffusa in tutta la poesia romanza ma solo in Cavalcanti e Dante assume tratti di un vero e proprio personaggio). In Cavalcanti si accentua la tendenza a trasferire il discorso dall'esterno all'interno nel sonetto “L'anima mia” il mondo è cancellato e tutto si svolge in una dimensione astratta. I personaggi principali sono: l'anima, il cuore e gli spiriti. L'unico evento che è descritto è la battaglia che si svolge tra loro nel momento in cui l'anima non riesce a sopportare l'amore e si sente morire. La battaglia ha origine dagli occhi: il tema del sonetto è l'effetto che scaturisce l'immagine dell'amata. Il fulcro è l'interiorità del poeta. Il culmine della terminologia scientifica e filosofica è la canzone “Donna me Prega” essa è citata da Dante nel De Vulgari Eloquentia come esempio sommo di composizione. costituisce un esempio unico per il rigore formale, per l'utilizzo della terminologia aristotelico scolastica e per la dichiarata volontà di ragionare sull'amore in termini di filosofia naturale. la prima stanza funziona da proemio espone le ragioni, l’argomento, i destinatari e le modalità del canto: il poeta compone perchè una donna glielo chiede; parla d’amore, definito; si rivolge a persone d'animo nobile e afferma di voler dimostrare attraverso la filosofia naturale le principali caratteristiche di amore attraverso otto questioni. Appare la necessità dell'aristocrazia di spirito per comprendere il vero significato della canzone. Nella seconda stanza Cavalcanti spiega che L'amore nasce dalla vista e descrive il processo come un passaggio della luce attraverso un corpo trasparente; spiega subito che l'amore in realtà è diverso dalla luce perché proviene da una scuritate. l'amore è una operazione dell'anima e dipende dal libero consenso degli amanti. Nelle stanze successive Cavalcanti sancisce la separazione tra la ragione e l'amore descritto come un sentimento smisurato e irrefrenabile che priva l'uomo del dominio su se stesso, questo è il punto in cui Dante e Cavalcanti sono più distanti: per Dante l'amore deve essere sempre accompagnato dal fedele consiglio della ragione. 11 Il tema della morte ricorre nella poesia di Cavalcanti: la ballata “Per chi no spero” è scritta in un momento in cui Cavalcanti sente vicino la morte. Il testo è costruito come un testamento. Il poeta si rivolge alla propria anima pregandola di onorare la donna quando si troverà in sua presenza; è una modalità che ricorda i testamenti medievali. CINO DA PISTOIA 1270-1336 La sua produzione poetica è strettamente intrecciata a quella di Dante; scambia con Dante numerosi sonetti e scrive una canzone per consolarlo della morte di Beatrice e un'altra per la scomparsa dell'amico. Utilizza un lessico, temi, motivi, immagini che sono propri anche di Dante dal quale viene elogiato nel De Vulgari Eloquentia. Nella canzone per la morte di Dante offre un'immagine di sintesi tra il poeta d'amore della poesia lirica e il poeta divino morto. Nessun altro potrà salire sull'alto Monte che è forse quello del Purgatorio. Questa canzone È anche una preghiera rivolta a Dio affinché l'anima di Dante possa trovare il posto in paradiso accanto a Beatrice. Nel finale, la canzone assume un tono di inventiva. Cino invia il testo a Firenze accusando la città di aver cacciato il poeta ed elogiando Ravenna perché custodisce le spoglie mortali di Dante. LAPO GIANNI morto dopo il 1328 È un poeta prossimo per temi e Stile a Guinizzelli e a Dante; viene citato nel De Vulgari Eloquentia tra coloro che hanno raggiunto l'eccellenza del volgare accanto a Dante e a Cino da Pistoia. Gli stilnovisti sono quelli che influenzeranno maggiormente Petrarca. La Vita Nova è un modello per Petrarca e il suo Canzoniere, riprende l'idea di cantare prima in vita e poi In morte della donna amata, riprende le canzoni da un punto di vista stilistico e contenutistico. ○ la poesia comico-realistica Poesia comico-realistica procede parallela alla poesia di matrice cortese; è caratterizzata dalla satira dei costumi, dalla rappresentazione degli aspetti più materiali e degradati della vita come l'erotismo osceno, la fame, l'immoralità, la taverna. La poesia comica è trasmessa negli stessi grandi Canzonieri della lirica cortese predantesca e di quella stilnovistica il Vaticano 12 Latino 3793 riporta “Rosa fresca aulentissima” il primo componimento comico italiano. Il Chigiano L VIII 305 riporta una selezione riservata ai sonetti di Cecco Angiolieri. La poesia comica Duecentesca non ha mai conosciuto una tradizione autonoma come accadrà nel 400 con Burchiello e la poesia della “burchia”, non ha mai conquistato una circolazione esclusiva confluendo sempre negli stessi canali di trasmissione della lirica aulica. La netta separazione fu solo a partire dalla fine del Trecento. Il rapporto tra questi codici lirico e comico-realistico è visto come concomitante e concorrenziale: molti dei rappresentanti della poesia alta si mostrano disponibili verso esperimenti comici. Il rapporto della poesia comico realistica con quella aulica va visto nei termini di due possibilità alternative. C’è il ricorso a un repertorio topico e a una strumentazione stilistico retorica codificati dalla tradizione. La selezione linguistica è orientata verso il basso ed è fondamentale l'utilizzo di procedure retoriche finalizzate a produrre effetti di paradosso, iperboli con traslati osceni, equivoci lessicali. Rustico Filippi è il primo a dedicarsi al genere comico in maniera non esclusiva ma sistematica. é specializzato nel genere dell'invettiva: aggressioni verbali indirizzate a vittime ben individuate, il riso per i loro difetti fisici o per una condotta morale considerata riprovevole (ritratto caricaturale o vituperio burlesco). il tono è prevalentemente burlesco. CECCO ANGIOLIERI 1260-1313 Scrive inventive anche Cecco Angiolieri il primo a consacrarsi in maniera esclusiva al genere comico. Dei suoi componimenti solo quattro trattano il tema amoroso in modo cortese. Cecco guarda allo Stilnovo tanto da intrattenere un rapporto reale con il maggiore dei suoi rappresentanti: Dante. Le principali novità della sua poesia sono che ruota intorno a pochi temi costanti che si richiamano vicendevolmente; oggetto delle sue rime è l'amore non ricambiato per Becchina incline a mortificare l'amante insultandolo e persino malmenandolo. Domina una tendenza autobiografica. La malinconia per la malasorte, l'ostilità del padre, la crudeltà di Becchina sono i caratteri fondamentali di un ritratto auto derisorio fondato sull' esibizione del io che mette in scena le proprie sventure. I sonetti per Becchina formano un nucleo coerente incentrato su una rappresentazione grottesca del sentimento amoroso. Il dialogo è il mezzo con 15 stimmate. il Cantico era destinato al canto corale presenta infatti degli spazi bianchi destinati al rigo musicale. Il Cantico è una lode a Dio e a tutto il Creato concepita sul modello dei salmi biblici dai quali riprende il lessico e le immagini. Il Cantico si apre con una affermazione pessimistica: all'uomo non è consentito nominare Dio ma proprio perché non può nominarlo può lodarlo attraverso gli elementi che sono creature Divine e per questo sono chiamati Frate Sole, Sora luna in nome di un'idea di fratellanza universale tra l'individuo è il mondo.Questo è previsto nella prima parte del Cantico. Nella seconda parte lo sguardo di Francesco si sposta dagli elementi naturali agli uomini, a coloro che perdonano e a coloro che soffrono. Dagli uomini il pensiero passa alla morte che tocca tutti. La morte spirituale attende chi muore nel peccato alla quale riusciranno a sfuggire coloro che moriranno nella volontà di Dio e saranno quindi beati. la lode a Dio e alle creature si associa all'elogio della sofferenza che rende l'uomo degno della beatitudine. Secondo le biografia di San Francesco il Cantico è realizzato in tre tempi. La struttura medica ha un significato numerologico: i versetti sono i 33 come gli anni di Cristo. Il Cantico da un punto di vista linguistico contiene numerosi tratti dialettali umbri ma anche grafie latineggianti e formule bibliche. JACOPONE DA TODI 1230-1306 Si sviluppa la tradizione delle laude (il Cantico era già una laudes in volgare) solo dopo la metà del Duecento, la prassi si afferma in tutta Italia. Verso la fine del secolo si diffondono i Laudari ovvero raccolte manoscritte riservate a questo unico tipo di composizione. Il più antico è il laudario di Cortona. L'autore più rappresentativo è il francescano Jacopone da Todi il quale compone 100 laudi. Prima di iacoponi la Lauda non assume una forma metrica precisa; dopo Jacopone la Lauda tende invece a coincidere con la forma della Ballata. Ragioni cronologiche stabiliscono in Guittone d’Arezzo l'inventore della lauda che compose alcune ballate in materia sacra nelle quali si ritrovano già i temi e le forme proprie di Jacopone. L'esperienza poetica di Jacopone è permeata dalla spiritualità cristiana, dalla celebrazione di Dio e dei santi e dalla vocazione poetica. Nella sua poesia ritroviamo i temi del disprezzo del corpo e del distacco dal mondo terreno. Non però un disinteresse per gli eventi mondani: Jacopone scrive di vicende politiche e religiose del suo tempo nelle quali il frate è direttamente implicato. 16 la Lauda “Que farai fra’ Iacovone” databile al tempo in cui il frate fu imprigionato per aver fatto parte dei fatti i rigoristi i quali si richiamavano all’eremita Pietro di Morrone, divenuto Papa col nome di Celestino V. Celestino V aveva abdicato facendo sì che ascendesse al soglio papale Bonifacio VIII, azione contestata dai rigoristi, i quali vennero catturati e condannati al carcere e scomunicati. nella Lauda il poeta considera la prigionia un motivo di gioia e colloca lo scontro terreno in un più ampio conflitto tra il bene e il male, tra i francescani che lottano per l'ortodossia evangelica e coloro che invece vogliono tradire il Vangelo. Il principale bersaglio delle invettive di Jacopone è Bonifacio VIII. Compone una Lauda “O Papa Bonifacio, molt'hai iocato al mondo” collocabile all'epoca dello schiaffo di Anagni, momento più critico del contrasto tra il pontefice e il sovrano francese Filippo IV, che anticipa la morte di Bonifacio e il conseguente trasferimento della curia papale ad Avignone. Bonifacio VIII per Jacopone È il prototipo del peccatore macchiato di ogni vizio. Il papa viene paragonato a Lucifero. la produzione di Jacopone si caratterizza anche per il rifiuto della misura, il principio secondo il quale la virtù è un punto medio tra due vizi l'eccesso e il difetto. Per Jacopone l'esperienza religiosa non ha bisogno di misura il suo amore per Dio deve essere smisurato. la Lauda “Donna de Paradiso” descrive il cammino di Maria accanto a Cristo durante la Via Crucis. è il primo esempio di Lauda drammatica e ed ed è strutturata sull'intreccio tra 4 voci diverse: quella che annuncia la cattura di Cristo, quella di Maria, quella del popolo che chiede la crocifissione, quella di Gesù. L'ultima parte, dopo la morte di Cristo, è un monologo di Maria. La produzione di Jacopone si caratterizza per la sintesi di elementi della tradizione religiosa e di quella Laica è un Giullare di Dio ma è anche un poeta estremamente raffinato. La lingua si basa sulla contrapposizione tra due mondi linguistici quello teologico mistico e quello del quotidiano: l'oscillazione del poeta tra il polo del disprezzo del mondo al polo dell'amore per l'uomo è per il creato. ○ le forme della prosa La nascita della prosa in volgare è legata ai modelli latini e otanici. Nel corso del Duecento scrivere in prosa significava volgarizzare cioè trasporre un testo in volgare italiano. La maggior parte delle opere in prosa delle Origini 17 sono caratterizzate da fenomeni di ampliamento e riscrittura. le due principali aree di diffusione sono Bologna e Firenze. 1.A Bologna abbiamo la nascita della retorica in volgare in strettissima connessione con la tradizione latina. 2.A Firenze abbiamo Brunetto Latini. Egli compie dei volgarizzamenti delle orazioni di Cicerone di argomento Cesariano e compone la “Retorica” testo scritto per un fiorentino che voleva prendere le arti della retorica. è una traduzione rielaborata dei primi 17 capitoli di “De Inventione” di Cicerone. L'opera ha quindi due autori: Cicerone e Brunetto. Il fine di Brunetto è insegnare a dire e a dettare cioè a comporre componimenti letterari di vario tipo in prosa in versi. Ciascun capitolo è strutturato in due parti: 1.il volgarizzamento vero e proprio 2. la parte di Brunetto ovvero un’espansione del testo di Cicerone. Spiega che la retorica serve anche all’amante che parla all'amata. Spiega che chiunque compone una lettera o una canzone, anche se non sembra, vuole che qualcosa sia fatto da colui o da colei a cui la manda. L'influenza della tradizione oitanica sulla prosa italiana è ancora più evidente nel caso di opere scritte in francese da autori italiani: i due esempi più significativi sono il “Trésor” di Brunetto Latini e il “Milione” dettato da Marco Polo . Il primo epistolario della letteratura italiana è quello di Guittone D'Arezzo raccolto dal Redi 9. Tratta di questioni morali e religiose. la raccolta contiene anche lettere in versi indirizzati a dei destinatari precisamente individuati. Guittone nelle lettere dimostra di saper padroneggiare la clausola ritmica, di avere padronanza degli strumenti retorici e di poter utilizzare ampiamente citazioni classiche e bibliche. La lettera XIV tratta della sconfitta di Montaperti e risale alla fase precedente all'ingresso tra i Gaudenti. L'appello alla ragione serve a Guittone per ribadire il concetto che una città si può definire tale se vi sono la legge la giustizia la pace e la felicità. La storiografia è legata ai modelli latini: le più importanti cronache del 1200 sono ancora in latino. In Toscana però nasce la storiografia in volgare; le prime esperienze si limitano alla registrazione degli eventi. Il primo vero storico della letteratura italiana è il fiorentino Dino Compagni. Il latino resterà fino in epoca moderna la lingua della scienza nel 1200 l'unica eccezione è quella di Restoro d'Arezzo. 20 d'amore” i sonetti “Tanto gentile e tanto onesta pare” e “Vede perfettamente onne salute” posizionati all’interno della Vita Nuova. I primi esperimenti lirici sono ancora però connotati in senso cortese sia sul piano linguistico sia sul piano dei temi e delle metafore. Un esempio è il sonetto “Guido io vorrei che tu Lapo ed io” che celebra l’amicizia come intima condivisione di valori in nome d’Amore. Dante sperimenta anche all’interno del genere comico dando prova di una versatilità stilistica. La Vita Nuova è una narrazione in prosa volgare della storia dell'amore di Dante per Beatrice, prima e dopo la morte di lei, che include le liriche composte negli anni precedenti. Il titolo si riferisce al rinnovamento interiore che Dante matura sotto il segno di Amore. Il libello include 31 poesie di cui 23 sonetti, 2 sonetti rinterzati, 5 canzoni e 1 ballata che si alternano. La prosa su un la funzione di collegare le liriche narrando le occasioni in cui sono state composte e commentandole. La struttura complessiva è tripartita (Pirovano): una prima parte dal proemio alla crisi del Gabbo; una seconda parte incentrata sulla materia nuova della poesia della lode; e una terza parte che si apre con la morte di Beatrice che termina con la mirabile visione finale (anch’essa è una novità). La Vita Nova è un'opera senza precedenti. Non sappiamo quando Dante compose il libello ma attraverso alcuni dati interni possiamo ricavare una cronologia affidabile: Dante racconta che compose la prima lirica quando aveva 18 anni quindi nel 1283. la composizione della Vita Nova dovrebbe collocarsi tra il 1292 e il 1293. Nel Convivio Dante afferma che nel finale del libello la “donna gentile” rappresenta allegoricamente la Filosofia e che l'apparizione risale all'agosto 1293 ciò comporterebbe che la Vita Nova non potrebbe essere stata composta prima del 1294-95. Gli studiosi ipotizzano una doppia redazione della conclusione: la stesura originaria in cui si assiste alla vittoria della “donna gentile” sarebbe stata sostituita da quella giunta a noi caratterizzata dalla condanna dell'amore per la “donna gentile” e dal trionfo di Beatrice. La collocazione delle liriche all'interno della storia non rispetta le occasioni originarie di composizione: 1.qualche poesia è stata modificata da Dante per essere inserita nel contesto della Vita Nova 2.Altri sonetti sono sottoposti a una completa rilettura nella prosa 3.altri invece sono stati composti, per esigenze narrative, appositamente per la Vita Nuova. 21 TRAMA: Dante parla della storia del suo rinnovamento spirituale come una trascrizione del libro della memoria. All'età di 9 anni avviene il primo incontro con Beatrice e Dante sperimenta per la prima volta gli effetti sconvolgenti dell'amore da allora Amore domina la sua mente ma sempre assistito dalla Ragione. 9 anni dopo la fanciulla concede il saluto a Dante il poeta ha un sogno premonitore che si conclude con l'immagine di Amore in lacrime che tiene tra le braccia Beatrice. Dante decide di raccontare tale visione e invita i più famosi rimatori del tempo perché la interpretino; nessuno riesce. Per non correre il rischio di compromettere Beatrice lascia credere di essersi innamorato di un'altra donna a cui finge di dedicare le proprie liriche la “donna schermo” del suo amore. Muore un'amica di Beatrice. La “donna schermo” lascia Firenze e Dante seguendo il consiglio di Amore decide di procurarsene un'altra, ciò dà luogo a maldicenze e Beatrice decide di negargli il saluto. la perdita del saluto provoca in lui sconforto; Amore gli compare in un nuovo sogno: lo invita a comporre una ballata di scuse. La richiesta cade nel vuoto e Dante è in uno stato di angoscia. A un banchetto di nozze alla vista di Beatrice è preso da un attacco di panico, deriso dalla stessa Beatrice e dalle sue amiche (episodio del gabbo) decide di rassegnarsi al silenzio. Il superamento di questa condizione avviene grazie a un colloquio con le donne gentili le quali gli chiedono come mai è innamorato di Beatrice se non riesce neanche a parlarle. Dante comprende come sia necessario riporre ogni felicità nelle stesse parole che lodano Beatrice e compone “Donne ch'avete intelletto d'amore” spiegando cosa sia e come si manifesta questo nuovo sentimento amoroso. Segue un altro episodio luttuoso la morte del padre di Beatrice. Dante si ammala e ha una visione che preannuncia la morte della stessa Beatrice. Qualche tempo dopo in un sogno Dante vede venire verso di sé Beatrice insieme a Giovanna (donna dell'amico Cavalcanti) preannunciate d'Amore che gli spiega il significato di quella visione. Dante compone due lodi in cui descrive la natura miracolosa di Beatrice. La morte improvvisa di Beatrice è un lutto universale. Dichiara di non voler parlare; le parole dolorose composte per dare sfogo all’angoscia non servono allo scopo. A un anno di distanza il dolore per la perdita di Beatrice ancora vivo e alimenta uno sconforto che Dante non pare in grado di sopportare accade così che trova conforto in una “gentile donna” che inizialmente suscita in lui imbarazzo, poi sollievo e infine desiderio. Dante avverte come la passione per la “donna gentile” sia inconciliabile con l'amore sorretto dalla ragione per 22 Beatrice. Il drammatico conflitto interiore è risolto dall'apparizione della stessa Beatrice che lo fa vergognare di questo “malvagio desiderio” per la “donna gentile” e lo restituisce al dominio della Ragione. Il poeta rivolge un componimento per Beatrice ad alcuni Pellegrini di passaggio per Firenze e infine nell'ultimo sonetto contempla l'anima di Beatrice che risplende nell'Empireo. La Vitanova si conclude con l'annuncio di una nuova opera in cui promette di dire di Beatrice quello che non è mai stato detto di nessuna. Il potere di Amore era così nobile da non esercitare mai il suo dominio senza la guida della ragione. La tradizione culturale vuole invece Amore e Ragione come forze opposte. il sentimento Dante è ancora immaturo e imperfetto, quando Beatrice toglie il saluto a Dante ripone il fine del proprio amore al di fuori di sé. L’amore deve invece avere il proprio centro dentro di sé. non deve ricercare la perfezione fuori di sé nei singoli episodi biografici. Dante non è ancora pronto per comprendere tutto ciò. Solo dopo essere passato attraverso la crisi del Gabbo e la conseguente rinuncia alla stessa parola lirica il poeta riesce a maturare dentro di sé un sentimento disinteressato e assoluto. L'attrazione per una “donna gentile” è inconciliabile con l’amore assoluto per Beatrice questo amore per la donna gentile viene vissuto da Dante come un conflitto tra ragione e desiderio. Dante alla fine celebra il trionfo della ragione che sostiene e guida il suo amore per la donna gentilissima ovvero Beatrice. La canzone manifesto della nuova poetica del Dolce Stil Novo è “Donne ch'avete intelletto d'amore”. La prima parte del libello è incentrata sull'amore con ricambio: per ottenere un qualcosa, in questo caso il saluto di Beatrice. Quando Dante perde il saluto entra in una fase di angoscia, una fase “cavalcantiana”, scomparendo ed analizzando il proprio dolore. capisce che ciò non conduce a nulla e si chiude in un silenzio. Ha l’intuizione della lode: prende consapevolezza dell’insufficienza di una poesia autoreferenziale. l’esempio per eccellenza di questa lode incondizionata è il sonetto “Tanto gentile tanto onesta pare”. Alla fine del libello l'intuizione di un amore che trascende la dimensione terrena, il potere salvifico attribuito a Beatrice assunta in cielo fanno della Vita Nova il presupposto del “poema sacro”. Dante è una figura che si impegna politicamente e per questo verrà esiliato. In esilio scrive 13 epistole che costituiscono un'importante documentazione 25 trovatori. In ambito italiano per l'amore e la rettitudine si sono distinti rispettivamente Cino da Pistoia e Dante stesso; questa dichiarazione sancisce il canone dantesco degli auctores. Si possono evidenziare 3 dati di Dante nelle vesti di critico militante: 1.la canalizzazione della esperienza stilnovista 2.la radicale condanna di Guittone d'Arezzo 3.l'attribuzione della palma di supremo cantore d'amore a Cino da Pistoia. Molti studiosi collocano l’inizio della composizione della “Commedia” intorno al 1307-08. Le 3 cantiche furono comunque scritte e pubblicate in tre tempi diversi: Le prime due oggetto di una revisione comune è l'ultima impegnò il poeta fino alla fine della sua vita. La prima edizione completa della Commedia fu curata dal figlio Jacopo che ricongiunse i canti ravennati e veronesi del Paradiso alle due cantiche già pubblicate. Il titolo “Divina Commedia” risale alle terato Ludovico dolce che lo pubblica sotto tale titolo nel 1555 Dante per chiamare la sua opera usa il solo nome di “Commedia”. Il genere della commedia prevede massima varietà di contenuti e stili: autorizza perciò la scelta di fondo della materia e della lingua volgare rispondendo perfettamente alle molteplici e mutevoli esigenze espressive che possono manifestare nel degradato abisso infernale quanto nelle rarefatte atmosfere paradisiache. La commedia si compone di tre cantiche che corrispondono ai tre regni oltremondani visitati dal protagonista: Inferno Purgatorio e Paradiso ogni cantica prevedeva 33 canti cui si aggiunge un proemio che coincide con il primo canto dell'Inferno per un totale di 100 canti. All'interno è presente un’architettura numerica con richiami alla simbologia Cristiana della Trinità il valore emblematico del numero 3 e del suo multiplo 9. L’Inferno È collocato sotto la città di Gerusalemme ed è una voragine a forma di cono rovesciato che degrada attraverso gironi circolari sempre più stretti fino al centro della Terra. Passata la porta dell'Inferno nel Vestibolo si incontrano gli ignavi cioè coloro che in vita non scelsero né il bene né il male. Attraversato il fiume Acheronte si inizia a scendere lungo il baratro infernale; il primo cerchio è quello del Limbo destinato ai non battezzati (destinato anche a Virgilio che sarà la guida di Dante attraverso i regni infernali e attraverso il Purgatorio). Negli otto cerchi successivi si puniscono mediante la pena del contrappasso che richiama per analogia la colpa commessa in vita. 26 Agli antipodi di Gerusalemme sorge circondata dall'Oceano la montagna del Purgatorio sulla cui cima si trova il Paradiso Terrestre. Il Purgatorio accoglie gli spiriti dei peccatori che si pentiranno prima di morire guadagnandosi così la possibilità di accedere al Paradiso dopo un periodo di espiazione. Preceduta dall’Antipurgatorio, è diviso in sette cornici, è speculare all'Inferno all'interno abbiamo i sette peccati capitali dal più grave al meno grave. Configurando un'idea di ascesa verso il bene le anime percorrono tutte le cornici come fa lo stesso Dante sulla cui fronte vengono tracciate dall'angelo 7 “P” che si cancelleranno progressivamente al passaggio dall'una all'altra cornice. Il Paradiso È descritto come una dimensione senza tempo e luogo, riflette le concezioni del sistema tolemaico ed è immaginato come costruito da delle sfere concentriche dei cieli che prendono il nome dei sette pianeti: il cielo della luna, di Mercurio, di Venere, il cielo del sole, il cielo di Marte, di Giove, di Saturno, il cielo delle stelle fisse e il primo mobile. Le sfere celesti sono avvolte dall'Empireo Dov'è accompagnato da San Bernardo che subentra a Beatrice, che lo guida per tutto il paradiso. Sempre accompagnato da San Bernardo Dante ha la mistica visione della Rosa dei Beati (la Candida Rosa) e infine di Dio. Nel secondo canto dell'Inferno al momento di intraprendere il suo viaggio attraverso i regni oltremondani i Dante manifesta a Virgilio i suoi timori non ritenendosi all'altezza di una simile impresa. Fino ad allora solo due uomini avevano avuto il privilegio di visitare in vita agli inferi Enea (protagonista dell’Eneide) e Paolo (il Santo). Dante si mette alla pari dei suoi predecessori riprendendo la missione storico-politiche e quella spirituale. Il viaggio provvidenziale di Enea che celebra la fondazione di Roma e quella dell'impero di Augusto si carica di precisi valori storico-politici agli occhi del poeta che vede nella ricostituzione dell'Impero l'unica possibilità di ristabilire l'ordine morale e politico nella cristianità. Per Dante l'Eneide è il poema sacro del mondo classico di cui la Commedia aspira ad ereditare ruolo e primato nell’era volgare. Dante arriva a concepire un poema sacro senza precedenti che è in grado di riprodurre il messaggio salvifico delle Sacre Scritture riprendendo la molteplicità di livelli e significati, un capolavoro senza modelli cui uniformarsi e senza possibilità di essere imitato. 27 Nel primo canto dell'Inferno il cammino viene ostacolato dall'apparizione di tre fiere: una lonza, un leone e infine una lupa che gli impediscono di proseguire oltre respingendo protagonista verso l'oscurità della valle. In soccorso arriva Virgilio che gli comunica la necessità di intraprendere un altro viaggio attraverso i regni oltremondani. All'inizio della narrazione dantesca non è chiaro se quella che è presentata come un’esperienza realmente vissuta sia una visione mistica: Dante dice che era “nel pieno del sonno” quando entrò nella selva. Il paesaggio appare ridotto agli elementi essenziali ed evanescenti infine le coordinate spaziali e temporali sono minime. Il significato va al di là del suo valore letterale e include dei sovrasensi di carattere simbolico allegorico: la Selva rappresenta la condizione di smarrimento e peccato; la dritta di via è quella cristiana del bene; il colle illuminato è simbolo di salvezza; le tre fiere sono le tentazioni diaboliche della Lussuria Superbia e Avidità. La narrazione dantesca è densa di allusioni riferimenti intertestuali sia alle Sacre Scritture sia la letteratura classica che caricano il testo di ulteriori significati. L'allegoria è un procedimento che consiste nel riconoscere significati altri; richiama l'attenzione del lettore su valori disposti dietro la superficie: Virgilio raffigura la Ragione, Beatrice è una santa e rappresenta la Grazia e la Teleologia. Dante si sdoppia in Dante autore e Dante personaggio il primo racconta in qualità di narratore onnisciente il viaggio come un'esperienza vissuta e conclusa; il secondo è il protagonista del viaggio e la cui prospettiva è quella prevalente, è interna al racconto e muta con il progredire della narrazione. Tutto il poema tratta di un'emozione vissuta in cui Dante autore rievocando un evento afferma di sperimentare la stessa emozione provata allora. Il poeta si mostra “passionato” cioè prova forti emozioni come la paura, la vergogna, la compassione soprattutto quando è costretto a confrontarsi con peccati che riconosce come suoi. Per esempio quando incontra Paolo e Francesca nel V canto dell'Inferno dedicato ai Lussuriosi. Il viaggio dantesco intende farsi portatore di un messaggio universale: ogni uomo deve dunque riconoscere la propria vicenda terrena per imparare ad emanciparsi dai propri vizi e aspirare alla ricompensa divina. Dante presenta il suo viaggio come un'esperienza unica e irripetibile, rappresenta la propria storia a titolo esemplificativo per aiutare l'umanità alla salvezza universale. Dante nella Commedia assume un attitudine profetica si fa investire dalla missione profetica di una serie di incontri cruciali: da Beatrice sulla montagna del 30 vite dei più famosi condottieri romani. Le due opere si presentano complementari: il De viris fornisce le coordinate storiografiche che consentono di inquadrare gli eventi narrati nell'Africa. Petrarca intende presentarsi al pubblico dei suoi contemporanei come rigoroso cultore dell'antichità classica ponendo le basi per la sua esaltazione della Roma repubblicana e degli Eroi che l'hanno fatta grande. L'Africa è un poema epico che rimane incompiuto. Petrarca non consentirà mai in vita alla diffusione dell'intero testo ma solo di qualche brano autonomo. De viris illustribus prevede le biografie di 23 condottieri romani le notizie provengono in massima parte da Livio modello per le modalità della narrazione, per la scelta dei fatti da narrare e per la concezione moralistica della storia. La scelta esclusiva dell'età repubblicana rispecchia la prospettiva ideologica di chi non crede più in una possibile continuità dell’istituzione Imperiale. Petrarca modifica l'assetto aggiungendo altre 12 biografie da Adamo a Ercole: alla storiografia Liviana si associa la riflessione morale di Agostino. Anche quest'opera rimane incompiuta. De otio religioso I temi sono uguali al De vita solitaria e sono: la solitudine; la dedizione completa le lettere; lo studio degli antichi; la conoscenza del valore effimero delle cose del mondo; l'importanza della memoria come unica modalità di vivere il presente rispetto al l'inesorabile passare del tempo; la percezione di sé come più autentica forma di conoscenza del mondo. De otio religioso è stato scritto in seguito ad una visita al fratello Gherardo. Petrarca tenta la strada della sintesi tra la sapienza antica e la verità cristiana. Il Secretum È un'opera che riporta i movimenti dell'animo di Petrarca ambientata tra il 1342 e il 1343 ma l'avvio della composizione va fatto risalire al 1347. è concepito come una confessione personale sottratta alla circolazione presso il pubblico dei contemporanei. Il titolo allude alla sua natura privata. tale segreto è esplicitato da una postilla marginale apposta nel 1358 che sembrerebbe fungere da sottotitolo: “libro sul segreto conflitto dei miei affanni”. è un dialogo tra Francesco e Agostino. A Francesco, che sta meditando sulla morte, gli compaiono, come in una visione, l'ipostasi della Verità e Agostino, giunti ad aiutarlo a sconfiggere la malattia che lo affligge. La Verità resterà testimone silenzioso imparziale lungo tutto il dialogo, mentre sarà Agostino a interrogare l'allievo al fine di condurlo alla 31 conoscenza dei mali che lo attanagliano perché possa liberarsene. Il dialogo è uno sdoppiamento dello scrittore nei due personaggi: Agostino guida spirituale e Francesco. Le domande e i giudizi fanno emergere la Verità. Francesco peccatore è disposto ad apprendere dal maestro ma nel contempo non è capace di risolvere il conflitto tra l'attaccamento dei beni mondani che gli sono chiari (l'amore per Laura e il desiderio della gloria poetica) e l'aspirazione a innalzare l'anima ha una vita più pura. Il dialogo dura 3 giorni ai quali corrispondono 3 libri: 1.Francesco lamenta la sua condizione sofferente per via degli affanni che lo imprigionano Agostino lo rimprovera che se vuole guarire deve prima desiderarlo; 2.Agostino sottopone al suo allievo un esame sui suoi peccati; 3.dedicato ai due principali valori a cui il poeta ha consacrato la sua esistenza che sono anche i più rovinosi peccati: l'amore per Laura e la brama di gloria. Agostino chiarisce che il suo sentimento per Laura è la prima causa del suo traviamento morale. Inoltre Agostino gli rimprovera che pure avendo speso tutta la sua vita nello studio degli autori del passato non ha mai inseguito i loro insegnamenti a causa di un eccesso di superbia. la conclusione del Secretum è ambigua è tutt'altro che risolutrice: Agostino invita Francesco ad abbandonare tutte quelle imprese poetiche da cui spera di ricavare l'immortalità della fama e di porre unicamente se stesso al centro delle sue scelte. Francesco è giunto alla consapevolezza di ciò che lo affligge, dichiara di essere convinto del consiglio di Agostino di riappropriarsi se stesso ma si dichiara ancora incapace di rinunciare al desiderio. Il dialogo si concluse con un auspicio “voglia il cielo che mi accada quanto chiedi”. Il finale dell’opera è rilanciato verso il futuro nel progetto del Canzoniere. Un analogo proposito presiede i progetti delle Familiares e delle Epystole. le Familiares e le Epystole hanno come radice un importante ritrovamento: le lettere di Cicerone. Sono costruite per frammenti cioè formate da scritti occasionali che hanno una loro autonomia. Petrarca è solito scrivere le sue lettere in due copie: una viene destinata la spedizione e l'altra viene conservata. Quando decide di mettere insieme il materiale emerge la necessità di interventi massicci sia per ciò che concerne la forma dei testi sia per l'ordinamento complessivo. le Familiares costituiscono l'autobiografia dell'autore. Non si tratta di nudi documenti di vita vissuta poiché la selezione del materiale, la trasfigurazione letteraria delle situazioni, i rimandi intertestuali classici sollevano di fatto la realtà individuale che assume un 32 valore esemplare metastorico. La lettera proemiale è indirizzata a Socrate e ha un'evidente funzione programmatica: illustra la concezione del libro e i motivi che hanno spinto l'autore a confezionarlo, chiarisce il ruolo centrale assunto dal io. È il trauma della peste che innesca la necessità della scrittura, il sentimento della morte che incombe è il grande tema che presiede fin dalle soglie tutto il libro. La scrittura serve ad affidare alla memoria ciò che irrimediabilmente va perdendosi: l'immagine di sé. Un libro caratterizzato dalla pluralità delle occasioni, di contenuti, degli interlocutori. L'ultima lettera del libro indirizzata di nuovo a Socrate e si apre con una definizione del libro “delle mie cose familiari vario di contenuto e di stile”. L'obiettivo è quello di far conoscere attraverso questa varietà di esperienze di scrittura l'effigie dell'animo dell' autore. Epystole è una raccolta di 66 lettere in esametri suddivisa in tre libri. L'architettura è molto più variegata. L'intento è di far conoscere i vari affetti dell'animo del poeta, la varietas è relativa ai toni e ai contenuti. I componimenti hanno infatti genesi e occasioni molto diverse. l'epistola 1 è a se stesso: la comunicazione con gli altri cede il passo all'analisi interiore, a un dialogo dell'io lirico con la propria anima. Seniles È l'altra raccolta epistolare costituisce l'epistolario dell'ultima parte della sua vita. Gli argomenti privilegiati sono quelli della vecchiaia e della morte affrontati in numerose lettere. La politica ricopre un ruolo importante: nel 1967 riesce nell'intento di riportare la Curia papale a Roma anche se dopo appena 3 anni è costretta a tornare ad Avignone. Il Rerum vulgarium fragmenta o Canzoniere è il capolavoro di Petrarca. Qui Petrarca riconduce tutti diversi testi volgari che compone negli anni in relazione alla passione per Laura. é la storia di un'anima. L'operazione di scrittura va avanti per più di un ventennio. Il primo dato certo risale al 1342: da questo momento è possibile ricostruire alcuni dei passaggi grazie al manoscritto Vaticano latino 3196 il cosiddetto “codice degli abbozzi” autografo di Petrarca. Numerose sono le postille in latino in una di queste Petrarca segna la data della morte di Laura. il vero e proprio progetto dei Fragmenta comincia a formarsi tra il 1347 1350. La morte di Laura è il punto di svolta da cui l'idea del libro prende corpo. Nel 1357 fa trascrivere una raccolta di 161 componimenti in un manoscritto chiamato “forma Correggio” ci rimane solo qualche notizia indiretta di questo manoscritto. Conserviamo 35 che consiste in cortei di personaggi celebri guidati dai carri trionfali raffigurati dalle figure allegoriche dell'Amore, della Pudicizia, della Morte, della Fama, del Tempo e dell'Eternità. Il libro si apre e si chiude con la figura di Laura in qualche modo ripercorrendo a ritroso il percorso svolto nei Fragmenta sotto una prospettiva differente. I trionfi si pongono come ideale continuazione della vicenda dell'io dei Fragmenta. Il Dio a cui Petrarca si rivolge nell'ultima canzone (dei Fragmenta) perché gli indicasse la strada della salvezza diventa qui garante supremo dell'armonia della Città Celeste che trionfa sulla violenza della consumazione del Tempo e della Morte. La visione che chiude il libro consiste appunto nella vittoria dell'Eternità come luogo in cui lo spirito sottratto dal Tempo si congiunge con il corpo. La Città Celeste è la realizzazione di una pace finalmente possibile nell'aldilà vissuta dalle anime con la resurrezione libere dalla Morte in cui campeggia la figura di Laura a testimonianza ulteriore della centralità del tema dell'Amore. Laura come controfigura della Vergine. L'avvenuta resurrezione consente alla donna di recuperare la sua bellezza dimostrando così ciò che dell'umano la Morte consuma nella Resurrezione si restituisce alla vita Eterna. La bellezza, la Giovinezza, la Fama potranno tornare a risplendere nella Città Celeste dove la Morte è stata sconfitta. ○ Giovanni boccaccio GIOVANNI BOCCACCIO 1313-1375 Le opere giovanili sono scritti in volgare sono ispirate al codice Cortese segnate da una posizione filogena che valorizza la figura e ruolo delle donne sembrano Infatti contrastare con le opere senili redatte in latino non prive di accenni misogini anche violenti e rivolte alla ristretta cerchia dei dotti il passaggio dalle prime alle seconde sarebbe dovuto Secondo molti studiosi all'incontro con Petrarca avvenuto nel 1350. Fin dalla giovinezza Boccaccio si è mosso tra due diversi modelli culturali uno filogino è incentrato Sul rapporto tra amore e poesia l'altro Misogino è incentrato sulla ricerca della Sapienza con la sua esperienza letteraria ha superato la contrapposizione tra cultura alta e Latina e cultura bassa in volgare inserendosi nella scia dantesca ha riscattato le tradizioni e i temi più popolari adoperando lì anche nelle sue opere erudite offrendo una letteratura Mezzana con l'obiettivo di soddisfare un pubblico nuovo di provenienza Mercantile e ambizione aristocratica un tale progetto è considerato il centrale per il suo indiscusso 36 capolavoro il Decameron. Nella formazione di Giovanni Boccaccio agiscono congiuntamente due diversi ambienti il mondo Fiorentino in lingua volgare basato sulla diretta conoscenza delle attività pratiche quello napoletano in cui sono compresenti il codice Cortese di impronta aristocratica e livello erudito degli Studi universitari e l'alta cultura Latina. A Napoli inizia a comporre: Caccia di Diana un poemetto in terzine di endecasillabi diviso in 18 canti che trasfigura la Corte angioina in una cornice mitologico-allegoriche. Filostrato in ottave (primo poema italiano in ottava rima) la storia dedicata a l'infelice amore di Troilo per Criseida ed è tratta da un episodio della guerra troiana argomento particolarmente armato dell'aristocrazia locale; l'innovazione boccacciana è quello di non condannare la donna per la sua incostanza ma di soffermarsi sulle dinamiche psicologiche mostrando quell'atteggiamento filogino che sarà caratteristico del Decameron. Filocolo è il primo romanzo originale in prosa della letteratura italiana e narra l'amore tra due giovani Florio e Biancifiore è una vicenda allegorico-religiosa. Se le prime opere sono collegate alla narrativa francese con la forte centralità della tematica amorosa nel Teseida delle nozze d'emilia (primo poema epico in volgare) Boccaccio compie una narrativa epica dedicata all'onore e alla guerra con riferimenti alla cultura napoletana e al codice cortese (realizzato a Firenze). La convivenza cortese trova la sua massima rappresentazione nelle Elegia di Madonna Fiammetta (primo romanzo in prima persona) realizzata a Firenze ma debitrice del clima napoletano primo romanzo in prosa in cui una donna narra la propria storia in prima persona Fiammetta napoletana esprime il suo dolore per essere stata tradita e abbandonata da Panfilio che è tornato a Firenze. La condizione spirituale della protagonista è resa in questo brano attraverso lo stile. La donna si dichiara invidiosa dell'altrui felicità ricordando quelle storie di amori finiti male che ha udito e probabilmente da cantori di strada o da qualcuno che le ha letto I poemi di Ovidio o i romanzi arturiani. Costretto a tornare a Firenze continua la sua produzione poetica. compone un’operetta geografica; un prosimetro (opera mista di prosa e versi) che tratta delle 7 Virtù rappresentate allegoricamente da delle ninfe; un poema 37 allegorico in terzine ispirato ad un ciclo di affreschi a Napoli; un poemetto pastorale in ottave che mette le basi per il mito del Rinascimento: la rinascita con la ripresa della cultura antica dopo la distruzione dei Goti; una corrispondenza poetica in esametri latini. A segnare il passaggio tra un primo periodo della produzione di Boccaccio e un secondo furono due eventi: la peste del 1348 e l’incontro con Petrarca.La peste si sviluppa rapidamente e la popolazione si riduce di quasi un quarto e meno di 4 anni arriva a Firenze nel 1348 ed è una vera e propria catastrofe crea un clima di angoscia è uno dei problemi maggiori sulla mancanza di un quadro concettuale che consentisse di comprendere la peste da qui parte Boccaccio Quando inizia a raccogliere quei materiali narrativi che avrebbero dato vita al Decameron le 100 novelle sono Infatti i contenuti dentro un racconto esterno che non solo offre una rappresentazione dettagliata del morbo e dei suoi effetti sugli esseri umani ma nel fa il presupposto dell'Opera il suo nucleo centrale. al posto e allegorica Selva dantesca c'è la peste un evento storico preciso che però assume un profondo significato morale utilizzando un linguaggio tragico con uno stile elevato pieno di latinismi e formule compresse Boccaccio spiega che durante il contagio la religione le leggi hanno perso ogni autorità ognuno faceva quello che voleva. Profondamente segnato dalla peste comincia a ideare il progetto del Decameron degli conosci finalmente Petrarca nel 1350 Iso delizio dei due autori e subito intenso attraverso Petrarca riscopre gli autori classici facendo comune annotazioni lo scambio intellettuale è molto intenso Petrarca offre in lettura all'amico i suoi preziosi volumi permettendogli anche di vedere gli autografi di alcuni scritti i propri Boccaccio In cambio gli passa alcuni dei tesori conservati nella biblioteca del monastero di Montecassino. Boccaccio venera anche Dante Che elogia nel trattatello in laude di Dante una biografia che ricostruisce la vita e celebra la grandezza del poeta Fiorentino. Il Decameron La peste assume un ruolo decisivo nell'opera in quanto alla base della scelta delle 7 giovani donne e dei tre giovani uomini di lasciare Firenze per recarsi in campagna. Boccaccio ha iniziato a scrivere le novelle prima della diffusione del morbo e sono dopo la peste che egli decide di organizzare all'interno della cornice la scrittura dell'Opera inizia Dopo il 1349 ed è conclusa per il 1360. La diffusione del Decameron avviene grazie all'impegno di copisti per passione non professioniste i quali Ebbero copiato 40 costantemente anche nei momenti di conflitto la tensione è quella tra il principio dell' onesto e la ricerca del piacevole il comune rispetto delle regole permette di trasformare le loro incomprensioni e i loro scontri in scambi linguistici e narrativi in cui ciascuno può mostrare la sua elegante intelligenza. Il terzo cerchio i temi la prima e la nona giornata Sono a tema libero gli argomenti sono uno diverso per giornata e sono 8: la seconda giornata verte sulla fortuna; la terza sul valore individuale; la quarta sull'amore tragico; la quinta sull'amore con lieto fine; la sesta la settima e l’ottava sulla comicità; la decima sulla liberalità e magnificenza. I personaggi sono di una ricca stratigrafia sociale Il Decameron si rivela qualcosa di ben più articolato che il semplice rispecchiamento della società Fiorentina medievale presentandosi come un organica raffigurazione della realtà contemporanea la tipologia sociale prevalente è quella dei Mercanti la categoria più frequente descritta in termini negativi è però quella dei religiosi dominati dall'ipocrisia e dalla lussuria. Nell'affresco delle classi sociali non mancano le classi più umili Il mondo dei Lavoratori I differenti tipi di lavori l'ortolano lo stalliere Il contadino il fornaio anche i servi un'altra figura che gode di particolare privilegio sono gli artisti di cui sono messi in evidenza l'ingegnosità è l'abilità intellettuale è il caso di Giotto. Il Decameron è caratterizzato da un deciso orientamento sul presente ciò vale sia per la conversazione interna alla brigata sia per la comunicazione col lettore che obbediscono a un comune modello retorico e narrativo basato sulla regolare presentazione dei personaggi calati in una dimensione cronotopica precisa. il realismo è un punto fondamentale nell’opera. riporta il mondo quotidiano in maniera sia comica che seria. Firenze Ambiente ha quasi un quarto delle novelle, la città stabilisce anche l'orizzonte culturale etico ideologico che dà senso alla pratica narrativa della Brigata. Tra i principali caratteri di questo Orizzonte va considerata la contrapposizione netta col contado. La contrapposizione è netta anche nei confronti delle città rivali. Il trattamento dello spazio è preciso con frequente rimando ai pettegolezzi e in generale alla trasmissione orale di notizie e racconti. La cortesia rappresenta il perno etico e biologico del Decameron la prontezza d'ingegno la giovinezza la disponibilità all'amore sono i principali punti 41 qualificanti dell'opera sono armonizzati dal codice della cortesia che è stato il principio unificatore del sistema delle Virtù cavalleresche. il contesto Fiorentino è caratterizzato da una stratificazione sociale articolata il ceto dirigente infatti una realtà ibrida in cui gli esponenti del ceto Mercantile convivono con i membri di una più o meno Antica aristocrazia e con famiglie di ricche possidenti provenienti dal Contado. nell'etica Cortese fondamentale la misura ossia il controllo razionale la ponderazione della situazione delle persone con cui si ha a che fare. La centralità della cortesia in amore confermata anche nel registro comico. Il Decameron non è una vera e propria “epopea di mercanti” se lo fosse dovrebbe aderire pienamente al sistema di idee e di comportamenti ma così non è. Boccaccio mostra la complessità del mondo dei commerci la sua instabilità alla sua debolezza morale. La formula “epopea di mercanti” è adeguata alla quantità di questo tipo di personaggi ma ridimensionare la complessità del Decameron dove è rappresentata l'aggressività dei mercanti, la loro mancanza di scrupoli, la loro avarizia incompatibile con la cortesia. il Decameron è un’esaltazione delle capacità espressive dell’uomo. l’arte della parola è un tema centrale in tutta l’opera. Massimi vertici dell'Arte della parola sono raggiunti nell'ambito del comico tanto che nelle novelle Di Motto in cui l'intelligenza umana si concentra in poche stupidissime battute sia in quelle di beffa in cui spesso è la macchinazione operata ai danni dello zimbello viene realizzata Grazie all'arte del discorso. la parola artistica può dunque agire in maniera positiva liberando da una situazione spiacevole Ma può anche agire in maniera negativa. nella conclusione dell'Opera Boccaccio si sofferma sulla responsabilità dell'interpretazione le donne devono dimostrarsi capaci di Abbandonarsi al piacere dell'ascolto narrativo ma al tempo stesso comprendere le coordinate culturali etiche e sociologiche. Boccaccio Scrive anche in latino attraverso un recupero dei modelli antichi e soprattutto un'ambizione una grande sintesi capace di collegare il mondo classico e la tradizione biblica alle esigenze del presente Boccaccio si impegna su due fronti di scrittura le opere erudite e le raccolte narrative di impianto storico. Il Corbaccio operetta allegorica narrata in prima persona Il cui protagonista disperato per amore non corrisposto di una vedova in bocca alla morte 42 addormentandosi tra le lacrime il narratore protagonista riceve in sogno l'apparizione del defunto marito della donna che gli rivela di essere stato inviato da Dio al fine di salvarlo dal labirinto d'amore nel quale caduto la rassegna dei mali causati dalle donne ambientata in uno scenario dall'apparenza infernale lo spirito rimprovera il protagonista la passione in cui caduto facendogli osservare quanto sia disdicevole dedicarsi all'amore alla sua età soprattutto quando si ha passato una vita intera negli studi. una vera e propria invettiva contro amore. ○ la poesia del 300 La nuova stagione poetica comincia con la prima circolazione della commedia che costituisce uno spartiacque decisivo nella tradizione letteraria a cavallo tra il XIII e XIV secolo. Diventa subito un modello per le generazioni di poeti successive a Dante la forza modellizzante riguarda In primo luogo la lingua. E poi sul piano dello stile e dei contenuti. Nel trecento non Subentrano canoni altrettanto efficace tendenze filoni che è possibile individuare con una certa nettezza come nel 200 il libro di poesia del Trecento non presenta quasi Manno ordinamento interno che consenta di intravedere una sistemazione storico-letteraria al contrario la norma consiste in grosse raccolte antologiche che si fanno sempre più confuse aperta ad accogliere i testi di diversa provenienza e datazione senza un principio ordinatore. cambia lo statuto sociale dei rimatori che non sono più solo Borghesi d'alto Rango ma funzionari di corte professionisti uomini di estrazione schiettamente Popolare. Attività letteraria conosce un fenomeno di progressiva professionalizzazione in direzione perlopiù cortigiana. successivamente al trecento la dispersione geografica di di un gran numero di letterati determina da un lato l'assenza di scuole riconoscibili dall'altro il proliferare di esperienze individuali profondamente radicate dalle realtà municipali di provenienza il tema Amoroso Non è più esclusivo abbiamo un nuovi contenuti Come la politica la maestra mento morale La autobiografismo la visione allegorico didattica alla narrativa. L'effetto della Commedia lo troviamo in una diffusione della poesia allegorico didattica.Forza di attrazione del modello dantesco diventa presto tale da modificare radicalmente il gusto e la struttura di un genere tutt'altro che nuovo i primi lettori della commedia ne valorizzano soprattutto il carattere di Summa enciclopedico dottrinale e di repertorio storico-mitologico e se 45 manoscritti che conservano le opere dell'antichità classica. L'apertura verso il mondo della Natura con il nuovo interesse per i testi scientifici e pratici si accompagna a una revisione del mondo della Storia che conduce alla costituzione della frontiera culturale destinata a distinguere l'età presente dal passato. La frontiera umanistica separa il secolo in cui vivono i nuovi intellettuali dai secoli passati i cui valori vengono rifiutati. Attraverso il primato della parola umana si ambisce a estendere le proprie conoscenze ai più diversi settori del sapere: è il caso delle scienze matematiche. I nuovi intellettuali realizzano i loro modo di scrivere sulla base del passato greco- romano attraverso un automodellamento. Il riferimento ai testi antichi comporta una conoscenza di questi testi. Gli Umanisti sono dunque esperti conoscitori delle lingue e delle letterature classiche. Evincono da queste opere classiche dei contenuti morali. L'obiettivo degli studia humanitatis è quello di cercare una perfetta lingua latina. L'umanesimo vede un grande sviluppo della relazione tra maestro e allievo basata sul rispetto reciproco. Il movimento umanistico non è circoscritto alla sola Firenze è condiviso ha detto del mondo Padano. Il problema che, conseguentemente alla riscoperta dei testi antichi, sorge in questo periodo è quello dell’imitazione. Quotazione intesa come volontà di imitare la lingua antica abbandonando il proprio mondo linguistico per entrare in quello dell'antichità il problema del corretto rapporto con le fonti della lingua era già stato posto da Francesco Petrarca che raccomanda di scrivere senza imitare la lettera Ma trovando un proprio modo personale di spremersi così da assomigliare agli antichi come i figli Assomigliano ai padri chi invece riprende dai suoi modelli anche le parole le espressioni tipiche assomiglia alla Scimmia la quale imita il comportamento dell'uomo senza essere consapevole del significato dei suoi gesti. si individuano i due principali riferimenti linguistici per quanto riguarda il latino: Cicerone per la scrittura in prosa e Virgilio per la scrittura in versi. È difficile stabilire la data della nascita dell'Umanesimo ed è difficile che star nel luogo rispetto alla tradizionale centralità di Firenze la critica ha rilevato anche la città di Padova come luogo importante per l’Umanesimo. Nel Umanesimo nascono le accademie come centri in cui gli umanisti organizzano lo scambio intellettuale sul principio dell otium. nonostante la ricerca di un sistema di organizzazione autonomo e separato dal resto della società le Academy umaniste non si propongono come strutture nelle quali ci si dedica questioni puramente astratte gli umanisti Conversano Infatti sempre su un interesse 46 pragmatico è concreto verso il mondo l'académie dimostrano Una tendenza coltivare tutte le discipline e hanno la convinzione che la conoscenza delle parole porti direttamente alla conoscenza delle cose. ○ alla scoperta degli antichi Gli antichi vengono scoperti attraverso due meccanismi di rinnovatio e restauratio attraverso un dialogo tra pari ovvero un dialogo tra antichi e moderni. Per gli intellettuali attivi nei decenni centrali del quattordicesimo secolo ripercorre le strade battute dei Grandi scrittori Latini costituisce un'esperienza di renovatio di Rinnovamento integrale da qui nasce la metafora di rinascita con la quale questi autori descrivono la propria epoca seguita dal periodo oscuro durante il quale il rapporto con la cultura classica è venuto meno e il latino si è imbarbarito. è il tempo di una nuova sensibilità storica che colpisce il tempo come un flusso rettilineo rispetto al quale gli uomini avranno la responsabilità di prendersi cura di ciò che loro giunge dal passato. Renovatio significa essere all'altezza degli antichi e quindi rinnovare il giusto rapporto con loro; Restauratio significa essere tenuti a rispettare, curare quanto arriva dagli antichi per dimostrare di essere degni di loro. ○ poesia e prosa latina nel 400 COLUCCIO SALUTATI 1331-1406 Importante perché riprende il magistero di Petrarca e Boccaccio sul versante dello studio dei classici e della scrittura latina. Ha una funzione centrale nella vita politica di Firenze In un frangente difficile che la vede costretta a difendersi dalla tendenza espansionistica di Gian Galeazzo Visconti. Una funzione che si riflette nel ricchissimo Epistolario articolato in oltre 3000 lettere pubbliche nelle quali Salutati prende parola a nome dello Stato ma anche nelle 344 lettere private che sono giunte fino a noi nelle quali invece emerge in maniera più diretta il profilo dell'intellettuale impegnato non nella battaglia politica ma in uno scontro per l'affermazione degli ideali del nascente Umanesimo. Ruolo centrale in lui ce l'ha la lettera, lo scambio epistolare come strumento di dialogo e confronto a distanza. Di argomento politico è un’altra opera di Salutati: De tyranno in cui Salutati si figura all’interno di un partito repubblicano e ragiona sulla legittimità dell'eliminazione del tiranno concentrandosi sul antico esempio di Giulio 47 Cesare discutendo la collocazione di Bruto e Cassio nel punto più basso dell'Inferno di Dante accanto a Giuda Iscariota, ma soprattutto affrontando in modo implicito la questione della rappresentanza del volere collettivo nelle diverse forme di governo. La Repubblica è per Salutarti qualunque forma di governo che sia orientata al bene comune al di là della distribuzione dei poteri e delle cariche tra uno e tra molti. Ha valore quasi di un testamento l’ultima lettera inviata a Giovanni Dominici mirata alla difesa della poesia classica. Non c'è nessun contrasto tra la lettura dei testi pagani e quella dei testi sacri poiché anche i secondi sono caratterizzati da una scrittura di natura “poetica” e la loro interpretazione trae giovamento da una piena conoscenza della letteratura antica in questo modo Salutati arriva a proporre una sorta di giunzione tra Orizzonte classico e Fede Cristiana una via di mediazione che sarebbe stata implicitamente messa in dubbio da alcuni dei suoi discepoli. Salutati influenzerà Bruni e Bracciolini. LEONARDO BRUNI 1370-1444 Umanista che incide sull'orizzonte Fiorentino nella lunga stagione che passa dalla Repubblica all'affermarsi del potere Mediceo. Si impegna in un paio di opere mirate al elogio di Firenze come modello di virtù e di ordinamento Democratico: la Laudatio florentine Urbis dove Bruni sottolinea come le diverse componenti della società riescono a trovare un'armonica convivenza nel sistema politico fiorentino il Dialogi ad petrum paulum historium che elogia il mito di Firenze sul versante letterario. Un dialogo tra Bruni, Niccolò Niccoli, Roberto De Rossi e Salutati sulle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio che vengono difese da Salutati e attaccate da da Niccoli in nome di una posizione di estremo umanismo che condanna la letteratura volgare della stagione precedente. Nel secondo libro Niccoli attenua le sue critiche impegnandosi in una difesa della tradizione culturale di Firenze. l'opera sembra mettere a confronto le diverse interpretazioni dell'Umanesimo Fiorentino da un lato la chiusura e rispetto alla stagione trecentesca ritenuta arretrata sul piano della riscoperta della misura classica dall'altro una ripresa della tradizione Fiorentina nel suo insieme. La posizione di Bruni è quella di rilanciare nel futuro la grande tradizione trecentesca. 50 della ragione. all’interno è presente l’illustrazione dei procedimenti matematici che regolano la prospettiva pittorica. Intercenales raccolta di testi latini di varia lunghezza in cui si alternano dialoghi e narrazioni. Offrono al lettore delle divagazioni di carattere morale. Alberti condivide l’ideale della sodalitas, ossia della convivenza colta tra uomini di lettere capaci di intervenire nelle cose della politica ma appartati in un’esistenza autonoma e solidale. ciò spiega la forma letteraria della duplice dialogicità: interna per la presenza di personaggi che dialogano tra di loro ed esterna per il coinvolgimento del lettore a riflettere i n merito agli argomenti proposti. i libri sono 11 e la materia è così distribuita: virtù, ricchezza, discordia, l’invidia ed altre vanità, il matrimonio e i suoi problemi, il fato e la sapienza, la necessità di non lasciarsi turbare, la concordia politica e le attività civili di carattere non professionale, l’amore. il carattere morale della riflessione è incentrata sul rapporto tra la realtà economica politica e la virtù individuale. L’autore fin dal Proemio dice della necessità di familiarizzare con le varie vicissitudini della fortuna imparando ad agire con onestà così da non allontanarsi dalla virtù. questa è una critica alla maschera che non risparmia nemmeno gli ideali dell’Umanesimo. De iciarchia ragiona sulla figura del capofamiglia e la paragona al capo di stato. Analizza il problema del governo domestico da una prospettiva conservatrice, preoccupata di rispettare i rapporti sociali vigenti con rettitudine morale. ○ prosa e poesia volgare nel 400 Il latino è il volgare coesistono nel quadro della letteratura quattrocentesca Il latino è la lingua degli umanisti strumento della cultura Dotta gli umanisti dialogo non con la classicità recuperata Grazie anche agli strumenti affinati della filologia riproponendo la come modello letterario e pedagogico. il volgare si presta un impegno di carattere pratico lontano dalle scritture dei colti in una sfera letteraria marginale anche se guadagna nell'uso nel corso del secolo. In questa tendenza generale fanno eccezione Toscana e Firenze che nel 400 sono una Roccaforte per la prosa e la poesia in volgare imponendosi in vari centri soprattutto nella novellistica nelle narrazioni cavalleresche nelle scritture di tipo privato nella letteratura di predicazione è Nella poesia lirica e comica. 51 Novellistica quattrocentesca cos'è quella strada di Boccaccio. Scritte Firenze sono gli epigoni del Decameron e le spicciolate ossia novelle single e redatte principalmente in aree Fiorentina che trattano di beffe e motti. Narrativa in versi è rappresentata dai cantari componimenti scritti in ottave un metro impiegato per la prima volta da Boccaccio nel filostrato. i cantari vengono recitati dietro compenso dai canterini sulle piazze cittadine sono espressione di una cultura medio-bassa che dispone dei mezzi retorici per catturare e divertire il pubblico gli argomenti sono vari quello classico mitologico religioso e fiabesco leggendario cavalleresco novellistico e e storico contemporaneo tra questi il tema cavalleresco a maggior fortuna nel corso del Quattrocento si mobilizza era grazie ad autori come Luigi Pulci e Matteo Maria Boiardo. Tra le forme della produzione in prosa un posto minore è occupato dalle scritture private nelle quali per comodità di classificazione si includono i diari, le memorie e le lettere. la letteratura religiosa che dialoga con quella Laica rispecchia un duplice atteggiamento da un lato si distinguono le figure dedita a forme di ascetismo Dall'altro la scena è attraversata da un forte impegno sociale espresso attraverso la predicazione mezzo con il quale raggiungere le folle delle piazze. Grazie all'iniziativa di Leon Battista Alberti nel 1441 si tiene a Firenze il certame coronario una gara di poesia in volgare ideata per lanciare il volgare come lingua della cultura e dimostrare la Pari dignità rispetto al latino l'argomento scelto è la vera amicizia tema filosofico e classico caro allo stesso Alberti nella gara non viene selezionato un vincitore i testi presentati sono Infatti ritenuti non all'altezza Sebbene non sia da escludere un boicottaggio mirato nei confronti dell'iniziativa. la circostanza E comunque sintomo di un bisogno concreto di un cambio di di rotta che avverrà con il progetto di Lorenzo il Magnifico che promuoverà il Bolgare come strumento di affermazione politica grazie al sostegno di letterati come Angelo Poliziano sul versante lirico e prima 400 risente ancora di alcune esperienze trecentesche il petrarchismo ossia l'emulazione dello stile della forma di Petrarca intorno alla metà del Quattrocento nasce la prima forma di 52 petrarchismo lirico di ambito Cortigiano è solo nella seconda metà del secolo la lirica finisce per coincidere con il petrarchismo. epoca 4 ● LA CULTURA DELLE CORTI Critico della seconda metà del Quattrocento è caratterizzato da una lunga stagione di stabilità il cui è ovvio sia con la Pace di Lodi siglata nel 1454 si sancisce da questa data un nuovo assetto politico dominato da 5 grandi stati dimensione regionali quali Milano la Repubblica di Venezia Firenze Napoli e lo Stato Pontificio non mancheranno motivi di tensione in un mantenimento di un equilibrio che permette da un lato il consolidarsi delle strutture politiche dell'altro la creazione delle condizioni per lo sviluppo di una complessa e articolata cultura artistica e letteraria. La corte è il luogo di esercizio del potere e lo spazio in cui si consuma la vita dell'intellettuale è il soggetto della letteratura e delle diverse manifestazioni artistiche che ne descrivono i valori. Per quanto riguarda la lingua nella seconda parte del secolo si assiste alla crescita del prestigio del volgare considerato strumento espressivo d'eccellenza legittimato a stare alla pari con latino. la geografia politica è caratterizzata da un forte policentrismo e ha come conseguenza che le medesime istanze culturali sono declinate in modo piuttosto diverso nelle varie realtà locali. Canto al mondo della Corte vi sono altri spazi le accademie e cenacoli letterari non sempre rigidamente regolamentati e spesso in diretto rapporto col potere politico che ne legittima l'esistenza. Nel Quattrocento il mondo letterario ha una rivoluzione inavvertita l'invenzione della stampa a caratteri mobili che rivoluzionerà la diffusione e la struttura dei testi letterari Venezia è la principale città per quanto riguarda la Stampa. ○ il passaggio dal manoscritto alla stampa L'inventore della stampa Johann Gutenberg che crea dei caratteri tipografici mobili si tratta di piccoli parallelepipedi di legno alla cui sommità viene modellata in piombo la forma della lettera desiderata le lettere uguali sono 55 Va a Firenze nel circolo della famiglia Medici all'inizio degli anni ‘60. Pulci nonostante l'attaccamento alla famiglia Medici dimostra una distanza dalle linee culturali promosse da Lorenzo; l'ascesa del ruolo di Ficino e della filosofia neoplatonica mette in ombra la musa più popolare-umile della poesia pulciana che prova a reagire in chiave polemica. I toni irriverenti provocano una reazione dello stesso Ficino che chiede un intervento a Lorenzo che è costretto a prendere le distanze da Pulci. Pulci si affianca ad un nuovo protettore e conclude la sua grande opera: il Morgante opera che descrive una sequenza di avventure. Mescola la materia carolingia con le imprese di Rinaldo, Orlando e degli altri eroi a una sezione schiettamente fantastica con protagonista la figura di Morgante un gigante convertito da Orlando sulle cui imprese si concentrano alcune zone della narrazione. La figura del Morgante consente a Pulci di inserire punte di comicità aggressiva. Dal punto di vista della struttura narrativa il Morgante è costituito da continue ripartenze sull’accostamento di avventure che mettono alla prova i personaggi principali lasciando sullo sfondo la materia di Spagna e il pericolo incombente del tradimento di Gano da Maganza che provocherà la morte di Orlando a Roncisvalle. Nella redazione del 1483 il poema è costituito da 28 cantari 5 cantari in più rispetto alla redazione precedente. I cantari aggiunti registrano un innalzamento di tono e assumono una misura più conveniente all'epica: si è potuto vedere il passaggio da una prima a una seconda redazione anche per il problema di una cesura storica: l'ultima redazione ha alcuni riflessi di contemporaneità. MARSILIO FICINO 1433-1499 Delle esperienze intellettuale di Marsilio Ficino all'analisi del percorso di ascensius che l'uomo deve compiere per pervenire all'unità Divina un percorso che il filosofo può esprimere in forma mediata Grazie all'uso sapiente del Medium della parola. Con la stesura della Theologia platonica dedicata a Lorenzo dei Medici Ficino si propone di mostrare la via attraverso la quale prevenire la certezza dell'immortalità dell'anima. L'autentica speculazione filosofica deve nutrirsi in una comunione profonda con la religione. L'obiettivo è dunque da un lato quello di allontanarsi dalle derive di correnti di pensiero che conducono alle empietà (come l'averroismo che distingue il discorso filosofico da quello 56 religioso), dall'altro condannare le irrisioni blasfeme dei letterati come Ficino aveva ampiamente argomentato nelle quattro epistole in latino indirizzate a Pulci. L'anima umana secondo Ficino ha una funzione mediatrice nella scala dell'essere, costituisce un Medium tra luce e ombra. Dunque essa può ricongiungersi a Dio. Ficino spiega come favorire questa ascesa verso il divino siano le due potenze gnoseologiche umane: l'Intelletto è la Volontà. ANGELO POLIZIANO 1454-1494 Si sposta a Firenze per completare i suoi studi e si è incontrato con i maestri della cultura greca e soprattutto con i protagonisti dell'ambiente Laurenziano. si mette la luce grazie al suo talento straordinario e ad appena 15 anni avvia la traduzione dell'Iliade in esametri Latini un'operazione di grande ambizione che indirizza alla casata dei Medici entra quindi nel suo circolo. Poliziano maturo alla capacità di costruire opera attraverso la combinazione e l'intarsio di un gran numero di memorie classiche. Versi sono carichi di memoria stratificati di letture e insieme di eccezionale eleganza un equilibrio che trova i suoi esiti più alti nelle Stanze per La Giostra. Componimento allegorico dove narra del giovane Julio che viene colpito da Cupido e fatto così innamorare della bellissima Simonetta; inizia quindi un percorso di elevazione che lo porta ad abbandonare il quotidiano e lo spinge, grazie alla passione per la donna, a invocare la Virtù, l'Amore e la Gloria. L'opera si interrompe qui e offre solo la prima parte del percorso ascensionale del giovane dopo l'abbandono della vita sensuale e dopo il passaggio alla vita attiva è verosimile che l’ascesa si completasse proprio attraverso la passione per Simonetta. Le stanze sono un capolavoro della lirica volgare. Poliziano raccoglie le memorie della tradizione classica e le filtra attraverso la piena padronanza degli autori trecenteschi. Emerge anche il modo limpido della tecnica di costruzione per tasselli che guida tutte le opere di Poliziano. Mettendo in pratica le indicazioni di Lorenzo sulla nobilitazione della lingua volgare e sulla proposta di una linea Fiorentina perfettamente contemporanea è la preparazione della Raccolta Aragonese nata dalla collaborazione tra il Magnifico e Poliziano. Poliziano volgare: L’Orfeo Riprende in poche centinaia di versi il mito di Orfeo la sua storia di amore e disperazione per la perdita di Euridice. l'errore del 57 Cantore che si volta infrangendo il divieto che gli era stato imposto può essere letto come la ricaduta da parte degli uomini nella dimensione terrena una scelta che impedisce per sempre un cammino di liberazione di ascesi dalla dimensione sensuale a quella contemplativa. Orfeo è il primo dramma profano in lingua volgare e dimostra su un altro terreno la grande capacità di Poliziano di sperimentare. ○ l’ambiente ferrarese e Boiardo lo sviluppo di Ferrara in direzione mercantile è ostacolato dallo strapotere economico e militare di Venezia con cui è spesso in guerra. A campo di Ferrara c'è la casata degli Este. Dopo Borso, che vince le resistenze del partito che sostiene il nipote Nicolò, Ferrara passa ad Ercole d’Este che deve fronteggiare la salita al potere delle armate di Niccolò di Leonello; lo scontro finisce con la decapitazione di Niccolò. Nel corso di questi sviluppi politici la cultura ferrarese è legata al gusto e alla letteratura francesi che cambia con l'arrivo di Guarino Guarini chiamato come professore universitario. MATTEO MARIA BOIARDO 1441-1494 È un uomo di Corte in rapporto diretto col suo Signore perciò il nesso fra politica e letteratura, fra servizio cortigiano e poesia sta la base dell'esercizio di Boiardo ed è all'origine di quasi tutte le sue opere. Egli compone opere chiuse dall'architettura perfetta caratterizzate da simmetrie e proporzioni numeriche, al tempo stesso aperte mosse da una prodigiosa capacità narrativa animate da una vitalità che si radica nel grande valore attribuito all'amore fonte e culmine degli ideali cavallereschi e letterari. Esordi in latino con la coppia Carmina (raccolta che celebra le imprese napoletane di Ercole e il suo ritorno a Ferrara grazie a Borso) e Pastoralia (strutturalmente perfetta composta da 10 egloghe di 100 versi ciascuna. Boiardo mostra di risalire all’archetipo di Virgilio nella tradizione bucolica ferrarese) Al servizio di Ercole traduce/compone opere di interesse storico e teatrale. Amorum libri tres (i tre libri degli amori) raccontano una storia di amore ricambiato, disillusione, malinconia, pentimento. il modello di riferimento letterario è Petrarca: ne riprende lo stile, le connessioni intertestuali. 60 decenni centrali del secolo. Attorno a lui si raccoglie una generazione di letterati la cui attività si distribuisce tra la corte vera e propria, lo Studio un'istituzione che doveva sopportare la formazione dei giovani studenti e soprattutto la Biblioteca che Alfonso arricchisce di codici. Nascono quindi una serie di opere che mirano alla celebrazione del Principe. Un ruolo decisivo nella corte ce l’ha Antonio Panormita. ○ la lirica volgare tra 400 e 500 Aragonese è una raccolta di poesie Toscana Da indirizzare come a maggio a Federico d'Aragona figlio ed erede di Ferdinando D'Aragona Re di Napoli. na consegue Tosca va dalle poesie di Dante fino allo stesso Lorenzo de' Medici vengono assemblati in un unico manoscritto con l'obiettivo di politica culturale di dimostrare ai vertici della dinastia Aragonese il rilievo della tradizione Toscana. kimono scritto non c'è pervenuto direttamente ma attraverso una serie di copie.Riusciamo però a ricostruire la fisionomia e a leggere le linee del progetto di Lorenzo grande importanza segnata Dante a tutta la stagione dello Stilnovo contesti ripresi da alcuni importanti testimoni della Lirica Antica rimane invece escluso Petrarca perché difficile da antologizzare. la raccolta offre distribuzioni all'apparenza eterogenee tace su alcune precise zone della poesia 400 esca Ma soprattutto si chiude con una sezione dello stesso Lorenzo in un ulteriore passaggio simbolico con il quale il committente L'operazione si colloca come ultima è più recente testimone dell'alta tradizione poetica iniziata con Dante. la composizione viene assegnata Poliziano l'accento è posto sulla lingua Toscana ed è uno strumento per la letteratura a venire. la raccolta delle Bucoliche elegantissime composte è una raccolta di poesie dedicata a Lorenzo il Magnifico pensata per andare in stampa. La Stampa prevede in sequenza una traduzione delle Bucoliche di Virgilio realizzata da Bernardo Pulci ed è l'ok e volgari del senese arzocchi del Fiorentino benivieni e del senese Boninsegni. Il dato evidente è l'alternanza di autori fiorentini e senesi insieme alla dedica della stampa a Lorenzo il Magnifico è stato letto come un'operazione di matrice politica.Dopo la congiura dei pazzi la raccolta Vale a dare legittimazione al regime Mediceo. 61 epoca 5 ● RINASCIMENTO L'ingresso in Italia delle truppe francesi di Carlo VII nel 1494 segno momento che ben presto si carica di un valore simbolico perché in quell'occasione si ha modo di percepire la fragilità militare e politica degli stati regionali italiani verso un destino di decadenza. nel corso della prima metà del secolo L'incapacità delle realtà politica italiane era registrata dai continui cambi di potere che si registrano a Milano Firenze o Napoli, da episodi drammatici come il Sacco di Roma.In questo contesto di crisi la parte più illuminata del mondo intellettuale si sforza di proporre in una sorta di antidoto una cultura di impronta classicista capace di mettere a frutto i risultati più avanzati della riflessione umanistica e insieme di valorizzare il volgare quale strumento di espressione di una modernità. abbiamo quindi la questione della lingua e la discussione sui modi con i quali operare l'imitazione dei classici. nei primi tre decenni del Cinquecento si assiste a un intenso dibattito intorno al tema della lingua ispirato dal desiderio di giungere a una norma universale e condivisa che possa garantire al volgare una stabilità sovratemporale Nel trattato di Castiglione cortegiano si contrapposero diverse soluzione Quale quelle di una lingua italiana avanzata dal letterato Trissino che si muoveva Sulla scorta del de vulgari eloquentia di Dante per immaginare una lingua capace di includere un ampio canone di autori Oppure quella di chi come Machiavelli rivendicava non solo la centralità del Fiorentino ma anche la continuità tra la lingua di Dante Boccaccio e Petrarca e quella dei fiorentini contemporanei. in questo dibattito ad imporsi è la teoria di Pietro Bembo che con le prose della volgar lingua definisce le norme della lingua scritta e il canone degli autori imitabili il sistema di Bembo è costituito da una campionatura di modelli eccellenti Petrarca per la poesia e Boccaccio per la prosa. Il tema dell'imitazione Sara Bembo a istituire la necessità di un legame tramitazione ed emulazione descrivendo un itinerario formativo dello scrittore che procede dal lavoro di rifacimento e interiorizzazione dei modelli per giungere poi a un autonoma e matura espressione letteraria . 62 Un genere che assume sempre maggiore importanza è il genere del dialogo sulle orme di Platone e Cicerone si muovono in questa direzione Pietro Bembo con gli asolani e Baldassar Castiglione con cortegiano. altro genere importante è genere lirico inscritto in una profonda imitazione di Petrarca non pensata come semplice adesione al dettato formale ma vissuta come intima con partecipazione al mondo interiore descritto nel Canzoniere le rime di Bembo e Sannazzaro stabiliscono un nuovo paradigma della poesia due raccolte che sembrano rappresentare aspetti complementari della lirica moderna quella di Bembo più fedele solo alla lezione di Petrarca quella di Sannazzaro più disponibile a includere tessere spunti proveniente al mondo classico. Nei primi decenni del Cinquecento si può infatti datare la nascita del Teatro Moderno rappresentato e poi imitato in tutta Europa attraverso un linguaggio nuovo per la commedia e per la tragedia. La precarietà del clima politico Si può notare anche in ambiziose proposte di interpretazione del presente con Machiavelli è il principe un trattato rivolto allo studio della realtà effettuale. è Guicciardini che si allontana dalla fiducia in una sostanziale Università della storia che sorregge il pensiero di Machiavelli per offrire una lettura più attenta alla singolare particolarità degli eventi interpretabili solo grazie a una miscelata dose di esperienze e di conoscenza storica. riferimenti alla storia ce l'abbiamo anche nell'ariosto con Orlando Furioso in cui ci sono frequenti allusioni al mondo contemporaneo e nell' Arcadia di Sannazaro in cui la pace è sempre minacciata da incombenti aggressioni tratta un clima di dolore e morte nel finale dell'opera. ○ Pietro Bembo PIETRO BEMBO 1470-1547 Dà un contributo decisivo a determinare non solo le regole della lingua italiana ma anche i modelli culturali e le forme di una nuova civiltà letteraria ha un progetto nitido tale da permettere la fondazione di una nuova cultura capace di cogliere le eredità dell'Umanesimo ma di proiettarle in una dimensione aperta a una modernità che aspira a diventare classica sotto il segno della lingua volgare. 65 Una figura fondamentale per comprendere il passaggio della cultura letteraria e linguistica italiana dal 400 al 500 grazie a lui la cultura napoletana si proietta in una dimensione Europea. Tutta la produzione di Sannazzaro fa tesoro della lezione dei classici alcuni dei quali scoperti e studiati tra le opere in latino occorre ricordare le Elegiae gli Epigrammata e le Eclogae piscatoriae in particolare in queste ultime alcune modalità del mondo bucolico sono trasposte in ambito Marittimo e nello specifico nella Baia di Napoli. A Sannazzaro si deve l'Arcadia un romanzo pastorale erede della tradizione bucolica che tuttavia viene rifondata nell'immaginario nel linguaggio sa anche di altri generi letterari. c'è un impiego di prose e versi e racconta del viaggio del protagonista nella armina regione greca tra i Pastori Con lo scopo di fuggire per le pene d'amore Eppure rispetto alla tradizione questo viaggio può essere letto anche come un percorso interiore conosce un'ampia fortuna in Italia e al di fuori dai confini peninsulari. la prima redazione dell’Arcadia Comprendeva un prologo 10 prose e 10 egloghe l'insieme di questi elementi Viene collocato all'interno del romanzo pastorale dando così origine a un nuovo genere. Dopo la morte di Alfonso Sannazaro presenta il suo servizio a Federico d'Aragona re di Napoli fino al 1501; con la caduta degli Aragonesi Federico è costretto a riparare in Francia Sannazzaro continua il servizio al suo signore seguendolo nell'esilio insieme con altri uomini fedeli all'ex sovrano. in Francia scopre nuovi manoscritti di autori classici. Mentre Sannazzaro si trova lontano da Napoli furono pubblicate 5 stampe non autorizzate del suo capolavoro l'Arcadia al suo ritorno in Italia preparò una nuova edizione dell'Arcadia. È un prosimetro di natura pastorale fitto di richiami classici e intriso di elementi simbolici i modelli sono Virgilio La Vita Nova di Dante e la commedia delle Ninfe fiorentine di Boccaccio e Il Decameron. Nella sua ultima redazione l'arcadia è divisa in 12 parti ciascuna delle quali è composta in prosa e poesia precedute da un prologo e concluse da un congedo l'alternanza tra prosa e poesia permette al narratore di muoversi fra due differenti modalità nella prosa si concentra sull'aspetto narrativo della scrittura mentre nella poesia quello orale e lirico. l'arcadia rappresenta un esempio di letteratura dell'utopia un rifugio alternativo alla realtà. nelle prime parti viene descritta l'arcadia regione dell'antica Grecia di ambientazione Virgiliana qui vivono alcuni pastori che trascorrono le loro 66 giornate cimentandosi in gare di canto. nella settima prosa abbiamo l'inizio della seconda metà del testo quindi ha una funzione strategica. nell'arcadia si trova anche l'autore narratore giunto da Napoli fin nella regione greca per trovare sollievo alle sventure amorose vive tra i pastori in una nuova comunità umana letteraria e civile. Nei pastori vanno ravvisati alcuni dei protagonisti della vita culturale napoletana all'inizio dell'Opera utilizza il pastore ergasto come suo doppio. Eppure l'apparente serenità del luogo non riesce a far dimenticare le angosce al protagonista è la stessa Arcadia appare come una prospettiva deludente incapace di porsi come alternativa al mondo reale. Nella dodicesima prosa compie una sorta di viaggio infernale al termine del quale e dove torna a Napoli per poi a prendere della morte della sua donna il romanzo attraversa quindi la crisi del protagonista che è una crisi collettiva. i temi sono quello dell'esilio del desiderio di un luogo paradisiaco a fronte di una realtà piena di guerre e instabilità, la morte che percorre tutto il testo e si manifesta nel finale. Sul piano linguistico San Nazzaro decide di usare una lingua né Toscana né napoletana Ma italiana questo prima delle teorie di Bembo. Il racconto si presenta come espressione di un mondo umile spontaneo e naturale Eppure nasconde una complessa operazione di intarsio delle Fonti è un attento è pregiato lavoro sulla lingua Nell'ultima parte l'autore si congeda dal tema pastorale. alcune vicende raccontate nell'arcadia si possono leggere in chiave allegorica e politica. Sannazzaro ritorna a Napoli e compone la raccolta di sonetti e canzoni uscita postuma che punta verso a un petrarchismo lontano dalla dimensione cortigiana ed è linguisticamente orientata verso il toscano. si tratta di un petrarchismo napoletano. Il sonetto di apertura è una constatazione sul dolore che obbliga chi scrive con i Suoi versi a raccontare di sospiri e gli affanni se non fosse avvenuto questo cambiamento di rotta il poeta sarebbe altrove al riparo da attacchi e impedimenti sullo sfondo della caducità della vita la riflessione Continua sulla capacità della poesia di innalzare e sulla sua funzione eternatrice preannunciando alcuni temi affrontati nelle liriche quali quello della gloria della fama. Opera in latino: De partu virginis poema religioso stampato è dedicato a Papa Clemente VII racconta la maternità della Vergine L'infanzia di Gesù facendo dialogare al suo interno fonti provenienti dalle scritture dalla tradizione classica e umanistica. 67 ○ Ludovico Ariosto LUDOVICO ARIOSTO 1474-1533 Alla radice delle scelte ariostesche sembra intravedersi una fiducia ferma nel valore della poesia la convinzione di un assoluto primato del fare letterario come sede per la celebrazione degli ideali più alti (la bellezza la virtù e l'amore soprattutto) e insieme luogo di disvelamento delle loro cadute, di infrazioni, limiti e debolezze dell'agire umano. la poesia capace di immortalare la grandezza ma anche di cogliere bassezze e vizi con uno sguardo sdegnoso, improntato a un sorriso consapevole, a un disincanto che rende sfuggente la posizione dell’autore. La famiglia di Ludovico ha sempre avuto un legame con la famiglia Este e il prozio di Ludovico aveva una passione per i romanzi cavallereschi, li prendeva in prestito dalla biblioteca di Borso d’Este. la morte del padre ha fatto assumere a Ludovico il ruolo di capofamiglia. entra a servizio diretto del cardinale Ippolito d’Este rapporto che durerà 15 anni. L’Obizzeide tentativo di poema in terzine a celebrazione della casata estense che rimane interrotto. Mira a celebrare le imprese di Obizzo d’Este, eroe della dinastia vissuto nel primo 300. già nel avvio compare la bipartizione tra armi e affanni tra dimensione epica e dimensione romanzesca. le Rime dimostrano una conoscenza approfondita della lirica latina ma non sono strutturate per una edizione a stampa confinate in un laboratorio privato di sperimentazione. Usciranno dunque postume. un’altra possibile questione è quella avanzata dalle ultime indagini: un manoscritto di rime di Ariosto nominato Rossiano 633, un piccolo Canzoniere scandito secondo i momenti di innamoramento e amore, delusione e allontanamento conclusivo. Ariosto sarebbe dunque tornato sulle sue liriche nel corso degli anni ‘20 per costruire un liber di impostazione petrarchesca. la pratica delle rime inserisce Ariosto nel clima delle corti due commedie la Cassaria e i Suppositi messe in scena a Ferrara all’interno delle celebrazioni del carnevale. la tradizione del teatro ferrarese conosce quindi una ripresa e affianca la riproduzione di opere in classiche in volgare con opere di contemporanei. Nel corso degli anni Venti la Cassaria subisce una riscrittura e un accrescimento del tono moralistico e un generale ispessirsi dello stile dell’opera mentre i Suppositi subiscono una revisione di 70 avventure storie di duelli e battaglie di passioni amorose nel quale si incassano anche racconti di secondo grado inserti novellistici raccontati dai personaggi. dietro l'apparente confusione c'è una struttura solida che sorregge tutta la materia narrativa. ad evidenziarla è la collocazione simmetrica di alcuni episodi narrativi questa struttura simmetrica è creata proprio grazie alle aggiunte nell'edizione del 1532. Le storie offrono una sorta di campionario di atteggiamenti e condotte dei personaggi che si misurano con l'orizzonte del meraviglioso e della magia sottopongono a verifica loro natura dimostrano virtù e vizi e costituiscono una sorta di enciclopedia morale che sollecita implicitamente il giudizio di chi legge. a suggerire questa possibile curvatura morale è lo stesso narratore che interviene spesso a commentare le avventure le scelte dei personaggi si riserva uno spazio di espressione in apertura di quasi tutti i canti del poema. il si descrive come partecipe della stessa passione amorosa che rende folel Orlando. Non mancano interventi sulla realtà contemporanea con il tentativo di offrire una guida di valori e significati per orientarsi nel difficile panorama contemporaneo. Il poema ha un destinatario: Ippolito d’Este. la poesia rappresenta l’unico omaggio possibile da parte del poeta. L’episodio centrale e più famoso della follia di Orlando che riduce il paladino a uno stato bestiale trova una potente metafora con il Castello di Atlante nel quale tutti i personaggi inseguono all’infinito gli oggetti dei propri desideri è proprio questa perenne instabilità uno dei messaggi di fondo del poema. Ariosto offre una visione disincantata della dimensione umana e della sua transitorietà, in questa consapevolezza è stata individuato uno degli elementi chiave dell’ironia ariostesca come strumento conoscitivo: che comporta una distanza dalla propria materia e una diagnosi della natura degli uomini. La dimensione religiosa assume un ruolo importante grazie ad un disegno governato dalla Provvidenza: il recupero del senno di Orlando, la vittoria delle truppe di Carlo. Ariosto pur riprendendo molti elementi dal punto di vista narrativo dal precedente boiardesco se ne differenzia per la costruzione dell’ottava assumendo una tecnica e una concezione linguistica petrarchesca. Petrarca è il filtro con il quale Ariosto costruisce una lingua alta. Ariosto si dimostra disponibile agli esiti delle ottave aperte ciò emerge dalla varietà dei risultati e degli schemi. Già nel Furioso del 1516 Ariosto puntava a una lingua ibrida tra esiti padani e i tratti del fiorentino contemporaneo: era una struttura linguistica destinata a un pubblico più 71 limitato della corte, è con l’edizione del 1532 che si guarda alla proposta di Bembo con una lingua più fluida ed armonica. Le Satire la nascita del Furioso è accompagnata da uno straordinario successo ma non determina un cambiamento nelle condizioni di vita di Ariosto al servizio di Ippolito. Il rapporto è già probabilmente logorato da anni proprio in ragione del mancato riconoscimento dell'eccellenza dell'Ariosto poeta; l'episodio che determina la rottura con Ippolito è il rifiuto di Ariosto di recarsi in Ungheria con Ippolito nel 1517; di questo verte la prima satira: del dissidio col Cardinale. In essa Ariosto tratta dei motivi per i quali non è partito con il cardinale. Ariosto mette in scena un autore-personaggio che dialoga con interlocutori strettissimi in un tono pacato e familiare riversando in un dettato apparentemente semplice angosce, preoccupazioni, desideri e speranze. Le altre statire conserveranno un'impronta epistolare. Distinguiamo due nuclei abbastanza nitidi da un lato il frangente del 1517-18 chiuso con il passaggio al servizio del Duca, dall'altro la stagione degli anni Venti durante dopo la parentesi difficile della Garfagnana (Ariosto inviato come governatore). La lettura strettamente biografica dei testi quali deposito di notizie. Non sono una biografia in versi ma sono uno sguardo sul mondo contemporaneo e soprattutto sull'ambiente delle corti. La satira 1 è sulla mancata partenza per l'Ungheria; la satira 2 sulla la richiesta di preparare un alloggio a Roma; la satira 3 Su un nuovo servizio presso il duca; la satira 4 sul primo anno passato in Garfagnana; la satira 5 sull'opportunità di prendere moglie; la satira 6 con la richiesta di un maestro delle lettere greche per il figlio Virginio; la satira 7 sul rifiuto di un incarico a Roma. Tra il dialogo interiore e la denuncia di costume le Satire rappresentano un luogo di grande sperimentazione dove Ariosto può lamentare la condizione di servizio appena avviata presso il duca Alfonso e il panorama della Garfagnana. A dominare è una dimensione tranquilla e riposata di una dimora a Ferrara nella quale poter coltivare gli unici amori che non vengono mai a meno: quello per la poesia e quello per Alessandra Benucci. Le Satire sono la sede in cui il classicismo ariostesco si apre non soltanto ad Orazio e ai classici ma anche all'esperienza delle satire in volgare di fine Quattrocento. Le Satire si aprono con un rifiuto e si chiudono con una rinuncia. Escono soltanto postume. Ad attestare la cura di Ariosto per le Satire c’è un prezioso manoscritto ferrarese siglato F sul quale L'Ariosto 72 rivede e corregge diversi passaggi; lavoro da collocare nella seconda metà degli anni Venti. ○ Baldassarre Castiglione BALDASSARRE CASTIGLIONE 1478-1529 Il percorso di Castiglione è legato alla corte: frequenta da cortigiano e diplomatico alcune tra le più importanti corti d’Italia centrale e settentrionale e d’Europa osservando dinamiche di potere che in esse si manifestano. Sperimenta sia la poesia che la prosa con prove di natura occasionale e a fini encomiastici. La vita trascorsa presso le corti e i campi di battaglia al seguito dei signori e rappresentano una fondamentale esperienza dalle quale Castiglione fa tesoro e che riversa nella sua opera più celebre significativa il libro del cortegiano elegante trattato in forma dialogica sulla corte ambientato a Urbino nel 1507 ma edito per la prima volta nel 1528. Il Cortegiano si prefigge come finalità la ricerca di un idea di perfezione di un codice comportamento, di un modello: l'individuazione del perfetto cortigiano, uomo al servizio del principe, è l'esito di un processo dialettico articolato che si snoda lungo i capitoli del libro al cui interno troviamo riflessioni su argomenti appartenenti alla civiltà del tempo come la conversazione sulla questione della lingua e sull'amore. Ne emerge una grammatica del comportamento costituita da una serie di aspetti che il cortigiano per essere tale deve far propri come: la grazia, il buon giudizio e la sprezzatura. Il libro conosce una gestazione molto lunga e complessa mutando in concomitanza con le esperienze, le riflessioni dell'autore e con gli sviluppi politici storici e culturali. Si tratta di un'opera concepita durante un periodo di drammatica crisi iniziato con le guerre d'Italia e che Guarda attraverso l'esempio della corte di Urbino, ha una alternativa rispetto al presente storico insoddisfacente e segnato da vicende tragiche culminanti con il Sacco di Roma nel 1527. Per volontà di Castiglione l'opera circola tra i letterati ancora prima della stampa per un consiglio da loro. È divisa in quattro libri ed è un trattato in forma dialogica ambientato nella corte di Urbino il dialogo è di derivazione platonica e ciceroniana e permette di dare vita a varie voci e presentare differenti punti di vista: la duchessa Elisabetta Gonzaga e la signora Emilia Pio avviano una discussione cui partecipano i maggiori personaggi in vista di Urbino. Ciascun libro presenta un interlocutore principale sostenuto da un’altro a questi si oppongono altri due 75 schierato fra gli oppositori del Frate e compone una lettera a Riccardo Becchi, prelato anti savonaroliano, mediatore della Repubblica presso il papa, circa le ultime prediche di Savonarola per mettere in guardia il papa. Impiccato e arso il domenicano in piazza della Signoria. L'oligarchia Fiorentina riprende il potere Nicolò è nominato prima segretario della Seconda Cancelleria (quella che teneva i rapporti epistolari con i funzionari all'interno del dominio Fiorentino) poi anche dei Dieci (il consiglio che delibera circa alla difesa in caso di guerra). Il suo esordio è a Pisa perduta nel 1494. Per riconquistarla Firenze deve vincere la tenacia degli abitanti e l'abitazione di disturbo dei veneziani. Machiavelli viene inviato per riferire le sue osservazioni in un “discorso fatto ai magistrati dei dieci sopra le cose di Pisa”. Consiglia di conquistare la città con le armi, una soluzione rapida e violenta criticando così il tradizionale atteggiamento del governo Fiorentino solito ad affidarsi ad alleati potenti. Machiavelli ha la sua prima commissione in Francia; viene inviato presso Luigi XII per sollecitarlo a concludere l'assedio Pisano. Compone uno scritto di osservazione sulla natura dei Francesi. Questo è uno dei primi esempi di riflessione di Machiavelli sulle potenze europee e sulla scelta degli alleati per Firenze. Protetto da Luigi XII il duca di valentinois (Il Valentino) minaccia Firenze. Firenze si trova così accerchiata dai possedimenti del Valentino ed alle prese con I disordini a Pistoia. Machiavelli è inviato ripetutamente ad Arezzo dove compone per i Dieci: gli avvertimenti “Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati”. Il giudizio si fonda sull' esempio dei romani e fa quindi del racconto di Livio la regola dell'agire politico moderno; il presupposto teorico da cui Machiavelli muove è quello della ciclicità dell'accadere, dell'immutabilità del mondo. La ribellione di Arezzo e l'azione del Valentino mettono a nudo la fragilità militare politico-istituzionale di Firenze. Nel 1502 istituisce il gonfalonierato a vita sul modello del doge veneto. Eletto Piero Soderini sceglie una politica filopapale che lo espone allo scontento dei filo medicei. Machiavelli diviene il braccio destro del gonfaloniere. Valentino espone i vantaggi per la Signoria di allearsi con lui contro i nemici comuni. Nei mesi successivi il potere di Valentino però si sgretola. 76 Machiavelli viene spedito in francia per sorvegliare il lavoro dell’ambasciatore ufficiale di cui Soderini non si fida. Successivamente Machiavelli segue Giulio II che muove alla riconquista di Bologna: entra in contatto con un principe audace ma sconsiderato nell’azione. Machiavelli tra il 1507-1508 va in Germania dove scrive Il rapporto sulle cose della Magna. scrive di questo nuovo esempio di principe e del sistema politico militare tedesco e svizzero. Massimiliano I sarebbe uomo perfettissimo ma è prodigo ed inconcludente. quanto alla Magna sarebbe potentissima perché abbonda di uomini e ricchezze ma è disgiunta perché le comunità hanno come obiettivo di mantenere la loro libertà indebolendo il potere dell’imperatore. Fra il 1508-1509 Machiavelli è impegnato nell’ultima vittoriosa fase della riconquista di Pisa. I mesi seguenti sono segnati dallo scontro tra GIulio II e Luigi XII. La Repubblica manda Machiavelli in Francia per due volte: la prima per confermare il proprio sostegno al re e la seconda per deporre Giulio II. scrive quindi Ritratto di cose di Francia dove Machiavelli analizza la compagine statuale ai suoi occhi più potente d’Europa: ricchissima di beni e di risorse fonda la sua forza sull’unione dei nobili al re, sull’affetto del popolo per il monarca. La Francia è per Machiavelli l’alleato ideale per Firenze che dovrebbe privilegiare nei rapporti di forza italiani ed europei. L’alleanza francese conduce alla caduta della Repubblica e alla successiva decisione di far rientrare i Medici a Firenze. Soderini fugge a Siena provocando la delusione di Machiavelli e il suo duro giudizio. Machiavelli è rimosso dagli incarichi ed è confinato per un anno nei territori della Repubblica. L’elezione papale di Giovanni De Medici (papa Leone X) lo fa sperare in un ritorno alla vita politica. Scrive un carteggio a Vettori, ambasciatore di Roma, cui affida raffinate riflessioni sulla situazione politica cercando di partecipare alle vicende di Firenze e la ricerca di intercedere presso il papa affinché i Medici lo impieghino nei maneggi politici. in questo carteggio dà anche la notizia di aver composto uno opuscolo il De principatibus: Il principe. Il principe si tratta di un piccolo trattato che mira a spiegare quali siano i diversi tipi di Stato retti da un principe e in che modo il principe dovrebbe agire per rendere sempre più forte il suo principato. L’opera è, a tutti gli 77 effetti, un piccolo manuale di comportamento. Si compone in 26 capitoli con titoli in latino di varia lunghezza. Può essere diviso in 5 parti: dal cap. 1 al 11 dove si tratta delle tipologie dei principati: abbiamo tipologie di principati differenti in base al modo in cui si sono formati. Abbiamo ad esempio principati ereditari (quelli cioè che si formano attraverso varie successioni dinastiche, da padre in figlio) o principati nuovi, ottenuti con le armi o con le virtù personali del nuovo principe. Fra i principati nuovi abbiamo poi: principati misti (formati a partire da uno stato preesistente di tipo repubblicano), principati civili (formati perché il popolo elegge un principe) e principati ecclesiastici (come lo Stato della Chiesa); dal cap. 12 al 14 si tratta del problema degli eserciti mercenari: Machiavelli è contrario a questo tipo di esercito perché non è un esercito fedele. I soldati mercenari non sono legati direttamente al paese che difendono e neppure al principe che li governa, sono praticamente guerrieri “assunti” e non possono avere grandi ideali oltre i beni economici che traggono dal loro lavoro. È necessario che chi lotta per un principe sia mosso da profondo rispetto e fedeltà verso la sua causa; dal cap. 15 al 23 che si concentrano sulla persona e sugli obiettivi del principe: ogni mezzo è lecito per giungere al giusto fine che ci prefiggiamo. Il principe ha come unico scopo quello di potenziare e migliorare sempre di più il suo principato e per raggiungere questo scopo non deve avere scrupoli, può essere crudele, può essere calcolatore con adulatori, amici o alleati, sempre bilanciando però cinismo e bontà, perché un principe cattivo ovviamente sarebbe presto fatto fuori. Sarà quindi un principe saggio, razionale e benevolo, capace di essere furbo come una volpe e forte come un leone; i cap. 24 e 25 analizzano le colpe commesse dai principi italiani: durante il periodo caotico delle guerre d’Italia e si concentrano sulla trattazione del rapporto fra virtù e fortuna. La fortuna è intesa al tempo di Machiavelli come “il destino”, il corso degli eventi esterni contro cui un essere umano non può intervenire direttamente che possono essere favorevoli o contrari ai nostri piani. Per riuscire ad affrontare i capricci della fortuna Machiavelli scrive che la fortuna è donna, mutevole e incontrollabile e che quindi va affrontata con polso duro. L’uomo deve quindi essere dotato di una virtù incrollabile; il cap. 26 è un’esortazione a Lorenzo De Medici per mettersi a capo degli Stati Italiani e guidare il paese verso la nuova era scacciando gli invasori (francesi e tedeschi) e restituendo i paesi ai loro regnanti. Il principe venne inserito 80 favorisce il giovane figlio. Machiavelli in questa commedia mette in scena se stesso occultando il proprio nome in quello del vecchio padre. Parla del proprio senile innamoramento per la cortigiana cantante Bardara Salutati Raffacani. ○ Francesco Guicciardini FRANCESCO GUICCIARDINI 1483-1540 Giardini è un Patrizio e un giurista Fiorentino vive con ruoli di primo piano il passaggio dalla Repubblica al Principato a Firenze e infine la libertà degli stati regionali italiani. così egli da anticlericale si troverà servendo i medici e perciò la chiesa e quindi contribuirà alla trasformazione di Firenze in un ducato ereditario e alla propria estromissione dalla vita pubblica. Un'esistenza vissuta sul palcoscenico della storia come attore o spettatore la scrittura ha allo stesso tempo un ruolo ancillare e di coprotagonista. Guicciardini compone Senza portare a termine le storie fiorentine vi descrive la crisi dell'aristocrazia Fiorentina. Una lezione di unità poi dispersa dai moderni Patrizi la cui divisione rende impossibile servire efficacemente La Repubblica agli uomini più esperti più dotati per il governo. evidente è l'obiettivo politico delle storie che indicano al lettore le ragioni della crisi presente. nel 1511 inizia la carriera politica di Guicciardini eletto ambasciatore presso il re di Spagna. La missione è quella di motivare l’alleanza della repubblica fiorentina con la Francia si rivela difficile per gli scarsi margini di manovra lasciatogli e per l’irregolarità con cui gli giungono le informazioni. Dopo la sanguinosa vittoria francese a Ravenna l’esercito spagnolo viene riorganizzato e viene impiegato per rimuovere il governo di Soderini, che fugge da Firenze, e consentire il rientro dei Medici. Guicciardini sarà informato di questi eventi con circa un mese di ritardo. La scarsa attività politica lascia spazio alla redazione di varie opere. I Ricordi, primi frammenti della nuova opera che Guicciardini compone per sé e per i familiari che consiste in una serie di regole ricavate dalla propria esperienza politica ed esistenziale che consentono all’autore-lettore di conoscere la realtà e di orientarsi in essa. Guicciardini dà voce alle proprie aspirazioni, buon governo cittadino, libertà d’Italia, riduzione del corrotto 81 potere ecclesiastico e traccia linee d’azione politica, contrasto della tirannide. Questi primi frammenti dei Ricordi istituiscono un rapporto di osmosi con altri “ghiribizzi” di questo periodo in particolare con il discorso Del modo di ordinare il governo popolare. La riforma dell’assetto costituzionale fiorentino proposta è asincrona agli eventi che accadono a Firenze e che Guicciardini conosce parzialmente. il Discorso è una sintesi del pensiero di Guicciardini e della sua idea di buon governo repubblicano. alle ragioni economico-politiche e morali della debolezza di Firenze è contrapposta una soluzione sul piano istituzionale: una costituzione mista in cui le 3 forme di governo classiche (monarchia, aristocrazia e democrazia) sono riuniti per costruire un modello di governo temperato meno incline a degenerare. Le magistrature esistenti (Consiglio Grande e Gonfaloniere) formano per lui un sistema incompleto messo a rischio dalle pulsioni tiranniche del singolo e dall’incompetente ambizione di molti. Da integrare aggiungendo un Senato in cui gli uomini che hanno effettive competenze potranno soddisfare le proprie legittime ambizioni e contribuire affianco del Gonfaloniere alla condizione della città. Il cambio di regime a Firenze con l’elezione papale di Giovanni de Medici col nome di Leone X sono avvenimenti favorevoli a Guicciardini. Il rientro a Firenze e il legame con i Medici sono i presupposti dello sviluppo della riflessione di Guicciardini sul reggimento cittadino affidato al ragionamento privato Del modo di assicurare lo stato alla casa de Medici. guicciardini discute della virtù e della fortuna mostrando di aver letto il Principe di Machiavelli, riflette sui cattivi risultati del governo mediceo e propone che la famiglia dominante faccia del rapporto con le altre famiglie patrizie la base del suo consenso e dell’esercizio di potere. é nominato governatore di Modena e di Reggio, grazie alla fiducia papale, in cui Guicciardini dimostra le sue doti di governo in territori difficili. Il vuoto di potere creato dalla morte di Leone X vanifica i risultati militari. Francia e gli alleati attaccano Guicciardini per due volte il quale riesce a resistere. Giulio de Medici è eletto papa con il nome di Clemente VII, Guicciardini è nominato presidente della Romagna e inizia una nuova redazione dei Ricordi, la redazione è più ampia della prima denominando una piacevolezza maggiore circa la fisionomia e l’autonomia dell’opera. il lettore ha in mano una serie di regole le cui modalità di di applicazione non possono essere insegnate se 82 non con l’esperienza. Questa seconda serie è meno legata alle vicende fiorentine e mostra l’ampliarsi degli orizzonti e delle esperienze politico- militari di Guicciardini e il passaggio dalla vita repubblicana a quella di corte, concentrandosi sul rapporto tra principe e i suoi ministri. La crisi dell’aristocrazia fiorentina per mano dei Francesi fanno prendere coscienza a Guicciardini della durezza della realtà politica che rende illecita ogni guerra, illegittime le pretese di autorità di ogni stato, e impossibile salvare la coscienza e insieme lo Stato avvicinandolo alle tesi più radicali di Machiavelli che aveva disconosciuto in precedenza. la vittoria imperiale a Pavia contro i francesi impone all’Italia il predominio di Carlo V. Guicciardini convince il papa a formare una lega per fronteggiare le forze imperiali ma il tentativo fallì. Roma fu messa al sacco nel 1527 e a Firenze furono cacciati i Medici e si restaurò la Repubblica. Guicciardini rientra a Firenze e compone l’ultima redazione dei Ricordi caratterizzati da un andamento più meditativo e da una più forte struttura macrotestuale. Tema di fondo è il conflitto tra saggezza e pazzia, il tentativo di spiegare razionalmente il successo di ciò che va contro ogni ragione del mondo. non sono più regole ma laiche meditazioni per individuare i principi che regolano l’agire dell’uomo nella storia. Distillato della saggezza di Guicciardini, il frutto dell’esperienza e la guida nel giudizio della storia e dei suoi personaggi, centro della sua opera arricchita anche dal confronto con quella di Machiavelli. Scrive Considerazioni intorno ai Discorsi di Machiavelli in cui emerge una distanza fra le regole teorico-politiche generali e la convinzione di Guicciardini della necessità di valutare con discrezione ogni circostanza. Dissenso che riguarda anche l'idea dell'Italia e della sua unità per Guicciardini l’una essenzialmente territoriale-geografica non politica e l’altra deriva dall'equilibrio reciproco delle molte città repubbliche o Principati. Storia d’Italia scritta in ritiro a vita privata. Vi ricostruisce le vicende italiane dal 1490 al 1534 inglobando anche i Commentari. sottopone l'opera alla revisione dell'amico Giovanni Corsi che lo convince a dividerla in 20 libri numero più perfetto. Procede quindi a una sua ulteriore correzione che non è completa perché colpito da una grave malattia che non lo fa più lavorare con continuità, chiede che sia bruciato il manoscritto. La storia non fu distrutta 85 la lingua abbiamo un plurilinguismo ovvero una deformazione espressiva del linguaggio con dosaggio e gradazioni differenti. La diversificazione degli esiti della commedia è dovuta alla geografia italiana divisa per corti in cui incidono diversi orientamenti culturali e politici. A Firenze per esempio il passaggio dalla Repubblica al Principato incide sul genere della commedia. Un esempio è Machiavelli che fa del fare comico un'occasione per dare voce a un etica cinica e spiazzante. Nascono anche le tradizioni locali della commedia che eserciteranno un'importante influenza. Un esempio è in territorio Veneto dove la tradizione della commedia in dialetto raggiunge esiti di straordinaria qualità letteraria con Ruzante. Sotto il segno della classicità si muove la sperimentazione del genere tragico. a differenza di ciò che accade nella commedia la fortuna delle realizzazioni teatrali dei testi tragici è molto più stentata e diventa una pratica più diffusa solamente nella seconda metà del secolo. La tragedia è legata all'autorità crescente della “Poetica” di Aristotele. Si impone sin da subito tanto da accompagnare spesso la composizione dei singoli testi. L'assenza di una tradizione recente nel caso della tragedia fa in modo che i diversi testi che si succedono nel secolo assumono anche il compito di fondare una nuova tradizione. Fondamentale è però l'adesione al teatro antico sia greco come nel caso di Trissino sia latino con la netta preferenza per le opere di Seneca. Ai rifacimenti più o meno liberi si affiancano anche una serie di traduzioni dei classici che non precedono le prove originali ma accompagnano la pratica del genere tragico nel corso del secolo. Successivamente vengono adottate soluzioni più libere prendendo spunto per i soggetti dalle tragedie dei repertori mitologici e favolosi con il risultato di introdurre un elemento più fortemente passionale e meno intimamente politico. La scelta delle autorità cui rifarsi come anche l'interpretazione non sempre facile degli orientamenti teorici della poetica di Aristotele richiede un nuovo interrogarsi sugli statuti della letteratura e sulle sue finalità. osservando la poetica di Aristotele si recupereranno i suoi punti cruciali le cosiddette unità di spazio e tempo, la definizione del protagonista ideale della tragedia, un personaggio Mezzano privo di virtù eccelse come di vizi eccezionali, la natura della catarsi come momento di immedesimazione 86 mimetica. non è a caso che sono spesso le Accademie (istituzioni culturali in qualche modo autonome) ad occuparsi e discutere di teatro. GIOVAN GIORGIO TRISSINO 1478-1550 Ha il ruolo di iniziatore del genere tragico con la Sofonisba. coetaneo di Bembo condivide con lui il progetto di fondare un nuovo classicismo volgare capace di superare la pluralità linguistica delle esperienze cortigiane di fine 400. Se il punto di fuga ideale è simile per i due letterati, quasi diametralmente opposte sono però le soluzioni proposte per Trissino infatti la nuova letteratura si deve basare sul recupero della cultura greca contro quella romana. La Sofonisba è la prima tragedia di imitazione classica in idioma volgare delle letterature moderne. la sua lucidità teorica appare evidente sin dalla lettera prefatoria con la quale Trissino invia e dedica il testo a Papa Leone X. La supremazia della tragedia nel sistema dei generi letterari si attribuisce alla catarsi (la capacità di creare compassione e tema) la funzione essenziale del linguaggio tragico. Trissino ribadisce inoltre la necessità di utilizzare la lingua italiana e afferma di aver ricorso all'endecasillabo sciolto più adatto ad esprimere con maggior efficacia il prorompere immediato dei pensieri suscitati dalle grandi passioni rappresentate e solo per i cori utilizza forme metriche più strutturate sullo schema delle canzoni petrarchesche. TRAMA: la regina cartaginese Sofonisba è raffigurata come figura tragica di eroina vittima del cinico esercizio politico del padre Asdrubale che la dà in sposa a Siface solo per regioni di opportunismo impedendole così di vivere l'amore per Massinissa. La conclusione della vicenda vede la regina indotta al suicidio, dal suo vecchio amante Massinissa per evitare l'umiliazione politica che intendono infliggere i romani, ciò contribuisce ad ispessire i tratti drammatici. Trissino aspira a divenire atto fondativo di un nuovo linguaggio tragico una vocazione che gli sia riconosciuta dall'intera tradizione Europea. Gli ultimi paragrafi non li chiede: ○ la poesia del 500 ○ la poesia comica del 500 ○ le forme della prosa del 500 ○ le scritture d’arte fra 400 e 500 87