Scarica Riassunto del testo "Cominciare dal bambino" di Mario Lodi e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! COMINCIARE DAL BAMBINO Mario Lodi “Il bambino non è proprietà dei genitori né della scuola né dallo stato. Quando nasce ha diritto alla felicità” Il genitore non può dire a mio figlio Così come le insegnanti non possono dire i miei alunni. L’educatore deve somigliare a un agricoltore che non può condizionare le caratteristiche dei semi che dispone nel terreno ma solo favorire la crescita con l’attenzione alla competenza che questa delicata e a ascinante operazione richiede. Tavola rotonda Mce a Torino Origine del movimento di Cooperazione educativa: Abbattuto il fascismo, Subito dopo il 1945, una grande speranza si credeva che le cose sarebbero potute automaticamente cambiare. Se nella società le cose cambiano occorrerà cambiare anche la scuola. Dalla Scuola non sarebbe dovuto più uscire un individuo egoista che compete con gli altri, che pone quale fine delle sue attività il denaro e il successo, che è indi erente al destino degli altri, che calpesta i valori dell'uomo, ma un uomo sociale. Alla base del movimento di Cooperazione educativa vi è l'analisi della scuola autoritaria, la critica della scuola tradizionale fondata sulla lezione la ripetizione Il voto La disciplina formale, si sostituiscono gli strumenti della didattica tradizionale: al tema si contrappone il testo libero, il testo libero si sviluppò come una ricerca d'ambiente, Come collaborazione e comunicazione con gli altri attraverso il giornale e la corrispondenza. ci furono nuove attività che richiesero atteggiamenti diversi da parte dell'educatore dell'allievo, non più un rapporto esclusivo ma un rapporto di collaborazione con tutti i compagni. La tecnica della conversazione divenne fondamentale: discutere e difendere le proprie idee diventava la qualità di fondo dell'uomo sociale. Isole felici: classi in cui si viveva democraticamente, dove il bambino era liberato da ogni timore e realizzava delle cose positive, isole in un mondo che all'esterno opprimeva e distruggeva questi bambini, con la capacità distruttiva che ha la società capitalistica fondata su dei valori completamente opposti quali il profitto e la competizione. Libri di testo: Sono strumenti ideologici che danno un sapere prefabbricato chiuso confezionato dalla classe dirigente perché questa vuole che si imparino certe cose e solo quelle, sono funzionali ad una metodologia che crea tanti analfabeti. Scuola come liberazione La via per risolvere i problemi del lavoro e della vita è quella delmettersi insieme, perché l’individuo che risolve da solo tutti i problemi, per bravo e intelligente e dotto che sia, non esiste. Mario Lodi e creo delle scolaresche con l'intento di realizzare una comunità in cui i bambini si sentano uguali, compagni e fratelli, e se non avvertano e non hanno al di sopra uno che gli comanda e umilia ma un maestro che li guida l'esplorazione della vita, una scuola senza voto, il cui il fine delle attività era la felicità. Nelle società come la nostra quello che conta è il denaro e il successo. Reagire alla scuola e prima di tutto è necessario agire sul piano politico e conseguentemente su quello didattico. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, abbattuto il fascismo, in Italia si parlava di libertà, di vita democratica, di uno Stato nuovo da edificare distruggendo le strutture borboniche e autoritarie. Molti educatori entrando nella scuola in quel periodo erano impegnati politicamente per creare una società nuova, fondata sulla collaborazione sulla solidarietà degli uomini, invece che sulla competizione sul profitto. Una società per la quale occorreva un tipo nuovo di uomo, non arrivista, non individualista, non egoista → l'uomo sociale. Freinet era stato un pastore e conservava dei contadini il buon senso e il linguaggio chiaro e semplice.Egli rifiutava i discorsi complicati e sradicati dalla realtà. Aveva rinunciato alla pensione, si era dedicato alle esperienze politiche e pedagogiche e lasciò un patrimonio concreto di tecniche e di iniziative. Da lui prendemmo le tecniche di base del testo libero, della corrispondenza, della tipografia a scuola, delle attività espressive grafico figurative, della ricerca ecc. L’introduzione nella nostra scuola di queste tecniche consentì la distribuzione e la sostituzione delle tecniche didattiche della scuola borghese con attività liberatrici. Una delle tecniche della scuola autoritaria che per prime si eliminò fu il TEMA. → si è osservato che quando L'argomento imposto di trattare si avvicinava alle esperienze dei bambini questi avevano molte cose da raccontare e lo facevano con vivacità e ricchezza di particolari. Quando invece l'argomento era lontano dalla loro esperienza e si racimolavano le poche idee che avevano, inventavano, si arrangiavano e veniva il solito tema scarso di idee. Da qui venne la domanda se quando ci avviciniamo al mondo dei bambini le idee e i racconti vengono fatti con ricchezza di particolari perché non partiamo sempre dalla vita dei bambini? Revisione di tutta la didattica tradizionale: Mentre prima il bambino a scuola imparava sin dal primo giorno che il maestro aveva il sapere da trasmettere e al quale si doveva obbedire e dal quale si prendeva il premio castigo a seconda del comportamento della risposta, ora il bambino era soggetto dell'educazione e individuo da liberare. La sostituzione del tema con il TESTO LIBERO (che il bambino dice o scrive quando ha qualcosa da comunicare agli altri di particolare significato, non deve essere confuso con il tema libero che l'alunno è obbligato a scrivere quando vuole il maestro anche se non ha nulla da dire)porta i bambini a esprimersi e a rivelarsi. Nuovi problemi di una nuova scuola: Si tratta di dare una nuova organizzazione alla scuola la quale non risulta più strutturata secondo i soliti programmi fondati sulle materie di studio e stabilite dall'insegnante ma sugli argomenti che i bambini portano in classe e che si riferiscono alla vita familiare e sociale. Dal testo libero si passa alla RICERCA. Ricerca e una tecnica fondamentale per la formazione della mentalità critica. La ricerca sul campo porta alla raccolta di dati, alla loro lettura e interpretazione, alla loro visualizzazione per mezzo di grafici, alle ipotesi e alle verifiche, ha un complesso di attività che sviluppano la capacità critica. La ricerca non è fatta per fotografare la realtà ma per rilevare le contraddizioni dell'ambiente 1 sociale e ricercare con quali strumenti gli uomini possono superarle. E’ un tipo di lavoro attivizzante che stimola il ragionamento e la presa di coscienza morale. Al fondo una indispensabile motivazione politica:Mentre si portavano avanti gli impegni sopra citati per la scuola la società italiana è rimasta tale e tutte le speranze di rinnovamento sono state accantonate. In questa situazione storica Unghie educatori In che avevano rinnovato la loro scuola si sono trovati a realizzare isole felici senza sbocco. In queste scuole i ragazzi lavoravano per una motivazione che non fosse il voto, che si aiutavano a vicenda, che gestivano il potere formulando l'ordine del giorno e preparando i programmi sulla base delle loro necessità. Il maestro assumeva il ruolo di coordinatore di animatore che assisteva e partecipava al graduale formare di una comunità di ragazzi che imparano responsabilizzarsi. L'esperienza assembleare: Assemblea Popolare aperta a tutti ha potere decisionale, il consiglio l'aggiunta sono organi esecutivi dell'assemblea. Nell'assemblea che viene convocata dai cittadini Si discutono tutti i problemi della comunità riguardano sia l'amministrazione comunale che riguardo la condizione delle operai nelle fabbriche e i ragazzi nelle scuole. Ogni argomento e sviscerato sino alla decisione per alzata di mano. così piano piano viene approntato il bilancio comunale Con le entrate e le uscite ma soprattutto viene costruito il cittadino responsabile e sociale che discute di tutto. Come il bambino a scuola Impara a parlare perché la lingua è strumento di comunicazione e difesa così nell'assemblea all'uomo comune impara a ragionare a usare la lingua per risolvere i problemi della sua comunità a dare il meglio di sé per tutti gli altri. Replica: I maestri devono avere i genitori alleati altrimenti non c’è vera scuola. La scuola è un servizio sociale che deve essere gestito dalla comunità. L’indisciplina e reazione a una condizione di non libertà, e sabotaggio istintivo verso chi pretende di sottometterli nel momento in cui le esigenze del Lavoro sociale e della libertà sono fondamentali per la formazione della personalità. Se noi siamo convinti che la scuola autoritaria è da cambiare perché considera l'uomo come mezzo invece che come fine, dobbiamo operare anche per cambiare la società di cui la scuola è specchio. Lasciar fare al bambino quello che vuole senza metterlo in situazioni continuamente stimolanti e senza tendere alla creazione di un collettivo che coinvolge, e venir meno il nostro compito formativo di personalità equilibrate e creatrici. L'uomo di oggi la lingua scritta la usa molto meno di quella parlata. la lingua parlata la usiamo tutti i momenti della giornata nei contatti con gli altri, per comunicare, per esprimere le nostre idee, per difenderci. nella scuola tradizionale i bambini continuano a scrivere in un parlano mai, parlano solo quando sono interrogati. Con i test non riusciamo a misurare la che è una componente importantissima della personalità. Chi ha creatività è colui che sa rompere il limite per andare al di là. Il fine dell’assemblea è un'educazione democratica del cittadino. Parlando e confrontando ipotesi e proposte, voltando e rivoltando il problema anche nei particolari egli diventa protagonista e decide per sé e per tutti insieme agli altri. Riguardo al cinema e ai sussidi audiovisivi c'è chi a erma che l'introduzione nella scuola del linguaggio cinematografico va a scapito dell'apprendimento linguistico, per mezzo del quale è possibile attingere al patrimonio culturale tradizionale. La nuova grammatica audiovisiva la conoscono bene i bambini perché è il linguaggio di ogni giorno. Non possiamo pretendere che il bambino comprenda fatti della storia remota o concetti complessi quando il processo evolutivo non è completato. Non ha la capacità di collocare cronologicamente e neanche logicamente fatti accaduti decine di secoli prima. Ripeterà fatti come storielle ma la storia non la sa. La pagella è una formalità ma il bambino non si può giudicare con un numero. Se alla fine dell'anno scolastico i bambini non hanno raggiunto gli obiettivi fissati è da bocciare il maestro. Perché no ai libri di testo L’opposizione ai libri di testo non è una cosa nuova. Già nel 1920 21 il pedagogista francese Celestin Freinet,nel contesto di una metodologia fondata su tecniche educative liberatrici delle capacità espressive Creative e logiche del bambino, aveva lanciato la parola d'ordine “Basta con i manuali!” e li aveva davvero eliminati dalla sua scuola sostituendoli con i giornali stampati dai bambini, con la corrispondenza interscolastica, la ricerca e la biblioteca di lavoro. Mettere in discussione il libro di testo, pilastro della scuola autoritaria fondata sulla lezione sul voto e quindi sulla selezione, significa mentre in discussione tutto l'orientamento culturale e pedagogico e le strutture stesse della scuola nella loro globalità. Un gruppo di insegnanti Genovesi presero in esame 263 testi e hanno ricavato un'antologia di brani dalla quale vien fuori chiarissimo che la scuola in una società divisa in classi è al servizio di chi detiene il potere e che la classe egemone se ne serve insieme con tutti gli altri strumenti di cui dispone per perpetuare il proprio dominio. La scuola di classe, per mezzo dei testi scolastici, ottiene lo scopo di trasmettere contenuti che non mettano in discussione il potere e soprattutto di non insegnare ai giovani a leggere il libro vivo della realtà sociale politica in cui sono immersi, con metodo critico. Il bambino ideale per la scuola italiana di oggi è un individuo che per fortuna non si realizza mai perfettamente, è convinto che più si fatica più si è benedetti, che padroni operai si amano e che gli operai vanno in paradiso perché hanno le mani callose, che si deve sempre obbedire I superiori, non sa che esistono lo sfruttamento, l'oppressione, il razzismo, l'imperialismo, parla e agisce come un cretino e da grande sarà un perfetto servitore dei padroni. Proposte alternative: Nell'aprile del 1971 il gruppo Milanese del movimento di Cooperazione educativa ha chiesto che sia riconosciuta agli 'insegnanti la libertà di rifiutare, con opportuna motivazione, l'adozione del testo unico ministeriale e il diritto di utilizzare i fondi stanziati per l'acquisto di materiale didattico adatto al lavoro in atto a scuola. Questo collettivo ha fatto delle proposte concrete: passare dal manuale, dal libro di testo al testo, inteso come documento storico, esperimento scientifico, concetto matematico, struttura linguistica, problema filosofico, immagine visiva e poetica, pagine di letteratura e di critica. Il test da leggere e da interpretare è il sociale: lo è il quartiere, la fabbrica, lo sono i muri della strada e manifesti ecc. Il libro di testo è incompatibile con i moderni principi della pedagogia ma anche con i programmi ministeriali, i quali raccomandano la sollecitudine di fare scaturire dalla alunno stesso l'interesse ad apprendere e di muovere dal mondo concreto della alunno. Infatti quando si studia sul libro l'esperienza del bambino è completamente ignorata. 2 sono le finalità della scuola a cosa serve il libro di testo unico per tutti? Esso condiziona alunni e maestro a muoversi in una direzione data, impone di coltà ai traguardi e modi operativi uguali per tutti gli alunni. La libertà didattica non è data dal fatto che il maestro può scegliere un libro di testo uguale per tutti i suoi alunni ma viene attuata nella misura in cui il maestro può scegliere gli strumenti adatti ai fini che si propone. Vi sono però direttori che negano ai maestri il diritto di rifiutare il libro di testo e tentano di imporlo. Scuola e Caserma Il 4 novembre è celebrato in tutta Italia la giornata delle Forze Armate E del combattente. La costituzione italiana vieta la guerra di aggressione, non ci sono motivi per un conflitto imminente tra l'Italia e altri Stati, ma l'esercito è pur sempre una forza che può essere usata anche all'interno delle forze politiche dominanti, quando la crescita del Movimento Popolare Comincia a mettere in discussione i loro interessi. L'invito a visitare la caserma può assumere un aspetto positivo solo se dopo l'incontro nel giorno di festa, i giovani studenti vi potranno ritornare insieme ai loro docenti per studiarla come ambiente dove giovani un po' più anziani di loro trascorrono più di un anno della loro vita. Mi può trovare un'analogia tra la vita militare e la scuola autoritaria, ma anche un'analogia del fine poiché la scuola autoritaria e la caserma rifiutano la formazione dell'uomo critico e tendono a formare l'uomo obbediente senza problemi, strumentalizzabile. La caserma è quindi una scuola che prepara uomini remissivi Rassegnati senza diritti. Le pagelle La pagella è strumento di corretta valutazione ? La pagella è uno strumento di valutazione impreciso e soggettivo. Il numero che dovrebbe essere scritto nelle Caselle corrispondenti alle materie o gruppi di attività e il risultato di una strana operazione di miscela di sensazioni riguardo alle attività del bambino, che il maestro compie sulla base di un modello di su cienza che varia da insegnante e insegnante. Non sono rari i casi di temi giudicati in modo diverso A volte anche opposto da maestri professori. è stato dimostrato che lo stesso tema può essere valutato in modo diverso dallo stesso insegnante in diversi momenti. Il voto in comportamentoMa anche per il comportamento il voto è soggettivo e discende dalla concezione che l'educatore ha della scuola e dell'uomo. Lo stesso bambino cambiando maestro può cambiare voto. Si sa che sul comportamento Ci sono diversi modi di valutazione: c'è chi premia con un bel voto il bambino che sta zitto e obbediente e c'è invece chi considera buon comportamento quello del bambino che discute, dato uno alla vita della classe, magari si ribella in certi casi per un giusto motivo. I bambini sono diversi Gli alunni nel processo evolutivo sono tutti diversi. Ciò dipende dallo sviluppo più o meno regolare del corpo, dalle disposizioni naturali esercitate, dall'esperienza vissute fin dalla nascita in famiglia e fuori. Le cause dell'insuccesso scolastico Il lavoro dell'insegnante è simile a quello del medico che ricerca le cause profonde del male prima di intervenire. Il bambino che a noi è a dato deve essere messo nelle condizioni ideali per sviluppare in modo equilibrato il suo corpo e la sua mente, in un rapporto di collaborazione. Questo rapporto esclude giudizi e valutazioni. Accettando di dare il voto, io maestro divengo giudice degli scolari, mentre voglio essere un loro amico, uno che insegna che impara insieme a loro, in certi casi uno che impara da loro. dare il voto Facendo il confronto dei risultati e non tenendo conto dei punti di partenza, la pagella diventa inevitabilmente strumento di selezione sociale. Far le parti uguali tra disuguali Nessun bambino vuole di prendere voti bassi né vuole essere bocciato. Se non riesce perché ci sono cause che noi dobbiamo individuare per rimuoverle. E nella quasi totalità delle cause dipendono dalle condizioni sociali della famiglia. La mercificazione del lavoro scolastico Un altro motivo contro il voto è il fatto che esso diventa di solito la motivazione del lavoro. Si agisce in vista di una ricompensa, non si studia per il piacere di conoscere. Liberare i bambini dalla ricompense del voto e dal timore della bocciatura significa impostare il lavoro scolastico sugli interessi dei bambini. Senza voti è possibile vivere e studiare ? E’ inevitabile che dove ci sono i voti si fanno confronti. Il bambino che riesce bene nelle attività scolastiche, anche se non lo dice, può credersi più bravo e intelligente degli altri e diventare superbo; il bambino che non riesce può credersi meno intelligente e diventare insicuro e invidioso. La superbia, l'invidia, l'insicurezza, il pettegolezzo sono conseguenze del voto, anche se non sono evidenti e non portano a forme traumatiche Influiscono negativamente sui bambini e ostacolano l'attuarsi della socialità. Senza voti è possibile vivere e studiare, è possibile aiutarsi a vicenda come quando si gioca tra amici. Collaborando si dona, ci si unisce, si cresce e si diventa forza. Due scuole Esistono due tipi di scuola: la vecchia scuola che pone al centro del proprio interesse l’oggetto dello studio, ciò che si deve insegnare ed imparare, i programmi, i libri di testo e l’insegnamento è rivolto a una collettività anonima, La cultura che si vuole trasmettere la cultura del passato, la maturazione dello studente deve ispirarsi al principio di autorità e deve costruirsi sulla molla dell'individualismo e della competizione. In questa scuola il voto è necessario come stimolo e motivazione perché si studiano cose che non interessano. La scuola nuova pone al centro del proprio interesse il soggetto, lo studente, con le sue personali attitudini motivazioni aspirazioni, la cultura che si vuole trasmettere è ancorata ai problemi del presente e proiettata verso il futuro, la maturazione dello studente deve ispirarsi alla democrazia e deve costruirsi sulla spinta alla socialità e alla collaborazione, in questa scuola il voto è inutile. La collaborazione tra genitore ed educatoreMolti maestri in Italia non danno più voti, sulla pagella scrivono un voto unico per tutti i bambini. Questa però non è la soluzione al problema. Il voto finora è stato l'unico mezzo che aveva la famiglia per sapere come il figlio si comportava a scuola. La collaborazione tra genitori ed educatori è diventata fondamentale per una vera educazione dei giovani. l'educatore per intervenire in modo corretto deve conoscere la storia del bambino in tutti i particolari illuminanti. Proposta Il bambino di sei anni che arriva in prima è il risultato di un lungo e complesso processo evolutivo. A scuola il punto di partenza è questo risultato. Se non lo si conosce non è possibile far crescere il bambino globalmente con gradualità e armonia. Solo così è possibile tentare una valutazione descrivendo la sua storia, i progressi e i problemi, è una pagella un po' più di cile e impegnativa da descrivere. Riflessioni sull'apprendimento linguistico La scuola democratica è diversa dalla scuola tradizionale fondata sulla trasmissione di contenuti mediante l'esercizio prevalente della memoria ripetitiva e sul voto come stimoli e motivazione allo studio. Ogni bambino ha una propria storia, un avventuroso vissuto tutto da scoprire e che in 5 questo vissuto c'è la conquista del linguaggio verbale. Essa comincia al tempo dello svezzamento quando udendo intorno a lui da tempo suoni e ritmo dell'oralità adulta, per la prima volta tenta di usare in modo diverso dal succhiare, le labbra, la lingua, la gola, il palato, prova ad articolare i primi suoni. E siccome gli piace sentire il suono lo ripete, lo usa per giocare, lo mette in fila con altri suoni uguali fino a quando riuscirà a imitare la voce umana che dice le parole più semplici. A un anno generalmente il bambino possiede un vocabolario di pochissime parole: papà ba ba e simili. Fra lui e i parlanti c'è una barriera da abbattere per riuscire a parlare come loro. Nessun insegna al bambino come fare e se qualcuno tenta di farlo probabilmente il bambino non ne tiene conto se il metodo non coincide con il suo. Il metodo del bambino si vale di due tecniche a) usare i nomi onomatopeici che associano il suono all'oggetto imitando perlopiù il verso o il rumore come pio pio, bu bu b) dare gli stessi nomi al più grande numero possibile di cosa (bu bu potrebbe essere usato per classificare molti altri esseri viventi che per certi aspetti, secondo la logica del bambino sono simili ai cani e diversi dagli uomini. Dividere ciò che esiste in categoria è un mezzo e cace per simulare l'evoluzione del linguaggio; infatti se nei bu-bu rientrano da principio tutti gli animali diversi dall'uomo arriverà il momento che scopre che anche gli animali possono essere suddivisi in diverse categorie per esempio il bu bu uccellino può diventare un pio pio. Con questo procedimento definendo categorie sempre più piccole con suoni più o meno onomatopeici il bambino a poco poco arriva a trovare una parola per ogni cosa. A due anni il bambino possiede già qualche centinaio di parole ma conoscere le parole non significa saper comunicare. Un'altra di coltà il bambino la trova quando non riesce ancora a pronunciare le parole intere allora egli cogliere l'essenziale di ogni suono e lo adatta alle sue possibilità. Spesso si serve dell'ultimo pezzo della parola udita. Un'altra tecnica per perfezionare sempre di più rispetto il linguaggio è parlare durante il gioco descrivendo a se stesso cosa fa dando ordini esprimendo giudizi. Un altro esercizio è giocare con le parole esattamente come faceva un anno prima con i pezzi di parole: lo udiamo sbrodolare parole senza senso come se parlasse in una diversa lingua. A tre anni con il migliaio di parole che conosce il bambino costruisce brevi frasi con discreta correttezza: sono frasi capite da tutti a casa in strada a scuola. Ma deve essere aiutato a continuare la sua crescita coltivando altri rapporti sociali confrontando la sua cultura con quella degli altri incontri. Decreti delegati e scuola Democratica e antifascista I movimenti di massa, politici, culturali e dei sindacati e le forze conservatrici hanno partorito i decreti delegati. Per la prima volta il genitore è legalmente riconosciuto come persona che ha il diritto di interessarsi della vita della scuola e in certi casi di intervenire, può portare il suo realismo di operaio abituato alle dure lotte dentro una scuola che per certi aspetti è ancora borbonica. La speranza e l'obiettivo sono che di fronte agli ostacoli di ogni genere non si arrendono: se la legge è insu ciente si batteranno per migliorarla o cambiarla. I decreti delegati sono fondati sul principio della delega. I genitori che saranno scelti come candidati nelle liste dovrebbero porre a se stessi e a tutti questo quesito: e cioè se può ritenersi e ettivamente il rappresentante degli altri, il delegato che viene eletto senza preventivamente presentare un programma oppure che agisce di sua iniziativa forte del risultato delle elezioni.. Il consiglio di Distretto e gli altri organismi previsti dai decreti delegati prevedono l'inserimento dei rappresentanti dei genitori in strutture che praticamente sono ancora autoritarie, per cui a decidere saranno ancora i presidi e i direttori didattici. Entreranno persone che rappresentano diversi ceti sociali, diversi e contrapposti interessi. Un altro aspetto contraddittorio rispetto al problema della gestione sociale è l'impossibilità per gli studenti di vivere a scuola. Il migliore metodo per capire che cos'è la democrazia è quello di cominciare a viverla dentro la scuola il più presto possibile responsabilizzando i ragazzi a tutti i livelli, dando loro la possibilità di discutere e decidere riguardo i problemi della vita in comune. I decreti delegati non consentono questa importante esperienza quotidiana. Oggi la scuola è lo specchio della società: lo studente vive nella scuola una condizione analoga a quella dell'operaio in fabbrica: non può programmare il suo studio nei scegliere il metodo più adatto. La scuola non libera le sue capacità creative e logiche, non lo forma come individuo sociale. Nella scuola la selezione continua, l’analfabetismo non sparisce. Per le classi dirigenti oggi la scuola serve com’è: trasformare il sistema educativo puntando alla qualificazione culturale della forza lavoro e rischiare di vedere l'istruzione come possibile arma in mano al popolo è per chi detiene il potere pericoloso. Quindi i decreti delegati riconoscono ai genitori il diritto di entrare nella scuola come rappresentanti della categoria dei genitori ma limitano le loro funzioni e i loro poteri in modo da non intaccare la struttura della scuola attuale. Oggi si fa teatro Il teatro a scuola c'è sempre stato. In una scuola autoritaria il teatro è naturale così: il bambino è oggetto del lato educativo quindi ogni iniziativa parte dall'insegnante senza tener conto della storia del bambino, delle sue esperienze realizzate per mezzo del corpo fin dalla nascita, in una parola della sua “cultura”. Nel gioco ognuno di noi assumeva un ruolo ed era protagonista esprimendo il suo modo di essere, di sentire, di rapportarsi agli altri. Facendo questo teatro creativo ognuno di noi cresceva fisicamente, socialmente, linguisticamente. Creato un clima di normalità a ettivo e sociale, eliminato ogni timore, la vita di una scuola a poco a poco si trasforma fino a non riconoscerla più per una scuola ma per identificarla con la nostra seconda casa dove le esigenze fondamentali del bambino di muoversi, fare, parlare, agire sono soddisfatte. Allora tutto è teatro cioè rappresentazione e comunicazione del reale nel momento stesso in cui il reale è vissuto da uno e da tutti. Il teatro a scuola Dall'esperienza alla storia drammatizzata Sul finire del primo ciclo e all'inizio del secondo, i testi di vita si fanno più complessi e più ricchi di particolari. E’ il momento in cui sotto la spinta del gruppo si propone di trasformare il testo in una storia a più largo respiro. L'autore del testo compie quindi un'analisi della struttura del racconto al fine di individuare dei momenti morali, che chiamerà capitoli. Si passerà poi alla stesura scritta del nuovo testo. La storia può essere scritta da un solo ragazzo oppure da un gruppo o da una scolaresca. L'organizzazione è così fatta: si formano piccoli gruppi di due-tre bambini ognuno si dedica un capitolo. Il collettivo riprende in esame poi i singoli capitoli per raccordarli unificando lo stile. La storia può essere realizzata come libro incollando su quadratini di cartoncino prima i testi e poi le illustrazioni. Se si fotografano, il libro diventa una proiezione. Con l'utilizzo del magnetofono si possono inserire rumori e musiche. Ciò è partecipazione a un tipo di teatro che sarà in seguito utilizzato sempre più spesso con l'utilizzazione alternata di immagini proiettate, rumori registrati o realizzati al momento, parole, musiche e gesti e luci. 6 Dal patrimonio popolare alla drammatizzazione Alla drammatizzazione i ragazzi possono arrivare utilizzando i testi del patrimonio popolare ad esempio le fiabe. Il teatro non avrà ovviamente alcuna finzione: niente scene dipinte, niente costume. Sarà la fantasia ad operare il miracolo di spostare immediatamente l'azione in luoghi e tempi diversi. Questo non è il fine primario della drammatizzazione storica a scuola. Il fine primario è la presa di coscienza del ruolo che l'uomo può assumere quando insieme agli altri diventa protagonista della storia capace di tracciare il proprio destino e quello delle generazioni future. Il teatro dell'uomo Dai 10 ai 14 anni i ragazzi sentono il bisogno di discutere ogni cosa che li riguarda, di comunicare agli altri le idee utilizzando l’'invenzione in linguaggio espressivo. In questa fase gli spettacoli si fanno più complessi usando diverse tecniche complementari. Alcune sono: il gesto, la voce del singolo e del collettivo, soggetti della storia, Il documento proiettato o letto, il suono registrato con la musica, il ritmo. L'autovalutazione In una società divisa in classi antagoniste ogni questione è vista da opposte angolazioni a seconda della concezione che sia della vita, dell'uomo, della società. La valutazione è uno di questi punti di scontro. I conservatori intendono la valutazione come controllo sui risultati dello studio imposto come programma senza tener conto dei livelli di partenza di ogni bambino. I rinnovatori, quelli cioè che intendono la società un complesso dinamico di istruzioni e di leggi da adeguare di continuo alla crescita culturale e sociale dell'uomo, non negano la necessità di una costante valutazione del comportamento e dei risultati scolastici del bambino ma in un quadro ben diverso con confini non selettivi. La nuova scuola a erma che fuori dalla comunità non c'è educazione. Quindi il problema di fondo è di promuovere sin dall'inizio una comunità organica di ragazzi in cui attraverso attività socializzanti emergano le norme etiche. La scuola nuova non può essere insegnata, ma vissuta da educatori che rifiutano il piccolo potere della cattedra perché vogliono dare ai bambini la possibilità di incominciare a discutere insieme i loro problemi e insieme a decidere, come fa un adulto. La vera valutazione non è più il maestro a farla ma l'insieme dei compagni che seguono le attività di ognuno e ne consentono tanti particolari. Gratificazione sociale e valutazione sono strettamente legate: i bambini nel confronto continuo con gli altri, presa consapevolezza delle loro capacità e delle loro incertezze, senza la paura del voto, sentiranno a un certo punto la necessità di esercitazioni per il superamento di certi limiti e spesso aiutati dai compagni le fanno. E’ qui che l'autovalutazione diventa controllo analitico e globale dei processi. L 'autovalutazione generalmente è collegata al piano del Lavoro periodico. Il bambino su un foglio scrive gli impegni della settimana o della quindicina. Alla fine del periodo nel retro del foglio scrive se ha mantenuto gli impegni e scrive anche perché certi impegni non sono stati realizzati e che cosa ha fatto in sostituzione. La valutazione non è fatta di voti ma con un grafico o tabella la cui impostazione è fatta dai bambini e si modifica ogni tanto. I Libri scritti insieme. il bambino produttore di cultura Fare un libro insieme è molto semplice, occorre un po' di fantasia e di allegria. Un esempio: una bambina dice che non ha più pastelli nella sua scatoletta, altri ribattono saranno scappati via e la maestra domanda perché, alcuni dicono che erano stretti nella scatola altri perché hanno litigato. Si chiedono poi cos'hanno fatto fuori dalla scatola e dicono che si sono messi a pitturare. Dall'insieme della discussione si crea una storia scritta con parole belle e chiare al quale verranno a ancati alcuni disegni. I principi dell'educazione linguistica Democratica e le esperienze Le 10 tesi per l'educazione linguistica democratica: Principio 1: Lo sviluppo delle capacità verbali va promosso in stretto rapporto reciproco con una corretta socializzazione, con lo sviluppo psicomotorio, con la maturazione ed estrinsecazione di tutte le capacità espressive e simboliche. Principio 2: Lo sviluppo e l'esercizio delle capacità linguistiche non vanno mai proposti e perseguiti come fini a sé stessi ma come strumenti di più ricca partecipazione alla vita sociale e intellettuale: lo specifico addestramento delle capacità verbali va sempre motivato entro le attività di studio, ricerca, discussione, partecipazione, produzione individuale e di gruppo. Principio 3: La sollecitazione delle capacità linguistiche deve partire dall'individuazione del retroterra linguistico culturale, personale, familiare, ambientale dell'allievo, Non per fissarlo e inchiodarlo a questo retroterra ma al contrario per arricchire il patrimonio linguistico dell'allievo attraverso aggiunte e ampliamenti che, per essere e caci, devono essere studiatamente graduali. Il punto di partenza è l'accettazione della cultura del bambino come prodotto della sua esperienza. Principio 4: E’ l'ampliamento del precedente. A erma che la scoperta della diversità dei retroterra linguistici individuali tra gli allievi dello stesso gruppo è il punto di partenza di ripetute e sempre più approfondite esperienze ed esplorazioni della varietà spaziale e temporale, geografica, sociale, storica che caratterizza il patrimonio linguistico dei componenti di una stessa società: imparare a capire e apprezzare questa varietà è il primo passo per imparare a viverci in mezzo senza esserne succubi e senza calpestarla. Principio 5: A erma che occorre sviluppare e tenere d'occhio non solo le capacità produttive ma anche quelle ricettive, verificando il grado di comprensione dei testi scritti o registrati e vagliando e stimolando la capacità di intendere un vocabolario sempre più esteso e una sempre più estesa varietà di tipi di frase. Principio 6: A erma che nelle capacità sia produttive sia ricettive va sviluppato l'aspetto sia orale sia scritto, stimolando il senso delle diverse esigenze di formulazione inerenti al testo scritto in rapporto all'orale, creando situazioni in cui serva passare da formulazioni orali a formulazioni scritte in uno stesso argomento per uno stesso pubblico e viceversa. Principio 7: Dice: Per le capacità sia ricettive sia produttive, sia orali sia scritte, occorre .sviluppare e stimolare la capacità di passaggio dalla formulazione più accentuatamente locali, colloquiali, immediate, informali, a quelle più generalmente usate, più immediate, riflesse informali. Principio 8: Dice di addestrare alla conoscenza e all'uso dei diversi linguaggi speciali, elaborati nell'ambito delle tecnologie più avanzate delle varie scienze, così come alla conoscenza e all'uso di modi istituzionalizzati di uso della lingua comune ( linguaggio giuridico, eccetera linguaggi letterari e poetici ecc) 7