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Riassunto di Il Novecento, manuale di storia della letteratura italiana., Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Riassunto del manuale di storia della letteratura italiana Il Novecento, di Alberto Casadei, seconda edizione.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022
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Esame di letteratura. Prof. Verbaro
L’evoluzione della letteratura italiana nel ‘900 risulta come una serie di insiemi che si intersecano,
movimenti e poetiche, singole e collettive che sembrano distanti ma che invece coesistono seppur in
contrasto. In questa evoluzione hanno influito fattori storico-politici e socioculturali. Ad esempio, durante il
periodo fascista, quando era proibita la libera circolazione delle idee, il dibattito letterario era condizionato,
mentre alla fine della seconda guerra mondiale torna in primo piano, con l’adesione degli scrittori alle
ideologie di sinistragrande influenza ebbe Benedetto Croce intellettuale rimasto indipendente dal
fascismo, il quale fece sì che la critica letteraria non si aprisse all’influenza esercitata dagli paesi europei.
Durante il fascismo però, autori come Montale e Gadda si aprono verso il confronto con le novità europee.
La letteratura italiana e straniera del Novecento è in costante interazione ed induce alla modifica della
poetica o alla scelta di percorrere nuove vie.
Caratteri fondamentali del Novecento:
-Interazione tra lingua nazionale (dopo l’unità del 1861 e la creazione del sistema scolastico di
base) e i dialettiESPRESSIONISMO;
- La difesa dei dialetti implicava un BILINGUISMO;
- La lingua italiana è il frutto del toscano manzoniano, successivamente standardizzato.
- Nel secondo Novecento il mescolarsi tra italiano e dialetti risulta un PLURILINGUISMO colto;
- Divaricazione tra poesia (dotata di tradizione) e la narrativa (rinnovata e azzerata).
- Il romanzo italiano non propone una ricostruzione della società nel suo insieme, non c’è una linea
comune alla base della narrativa italiana.
I 5 periodi della letteratura italiana:
- Tra il 19° e il 20° secolo con Pascoli, D’Annunzio e Pirandello, la poesia giunge al culmine;
- Nel secondo dopoguerra, molti scrittori aderiscono ai partiti delle sinistre;
- Dai primi anni sessanta, stagione sperimentale con Eco e Sanguinetti;
- Anni ’70: passaggio all’epoca post moderna con Calvino;
- Umberto Eco, tra gli anni ’80 e ’90 rappresenta il principale modello di un’originale concezione del
rapporto autore-testo-lettore.
CAPITOLO 2
Il Novecento letterario, seppur di difficile definizione, coincide con la pubblicazione di due opere nel 1903:
-Canti di Castelvecchio di Pascoli;
-Alcyone di D’Annunzio.
Entrambi questi testi sono determinanti nel passaggio dalla letteratura Ottocentesca a quella del
Novecento.
Iniziano ad uscire le prime raccolte dei poeti crepuscolari i quali fondevano malinconia e consapevolezza
della marginalità della poesia in una società ormai borghese.
A inizio secolo nascono le avanguardie, movimenti artistici che hanno l’obiettivo di rompere
definitivamente i ponti con le forme più tradizionali. Marcel Duchamp scultore esponente dell’avanguardia o
ancora di più del dadaismo con il suo orinatoio capovolto.
La pittura volutamente deformata di Picasso con il cubismo, rompe definitivamente il legame con la
prospettiva rinascimentale.
Tra i maggiori movimenti d’avanguardia c’è l’espressionismo caratterizzato da una voluta deformazione dei
codici espressivi e dei soggetti delle varie arti.
Il futurismo non ottenne in letteratura grandi risultati come invece il movimento espressionista dei vociani,
scrittori sperimentali legati alla rivista fiorentina La Voce.
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Esame di letteratura. Prof. Verbaro L’evoluzione della letteratura italiana nel ‘900 risulta come una serie di insiemi che si intersecano, movimenti e poetiche, singole e collettive che sembrano distanti ma che invece coesistono seppur in contrasto. In questa evoluzione hanno influito fattori storico-politici e socioculturali. Ad esempio, durante il periodo fascista, quando era proibita la libera circolazione delle idee, il dibattito letterario era condizionato, mentre alla fine della seconda guerra mondiale torna in primo piano, con l’adesione degli scrittori alle ideologie di sinistragrande influenza ebbe Benedetto Croce intellettuale rimasto indipendente dal fascismo, il quale fece sì che la critica letteraria non si aprisse all’influenza esercitata dagli paesi europei. Durante il fascismo però, autori come Montale e Gadda si aprono verso il confronto con le novità europee. La letteratura italiana e straniera del Novecento è in costante interazione ed induce alla modifica della poetica o alla scelta di percorrere nuove vie. Caratteri fondamentali del Novecento:

  • Interazione tra lingua nazionale (dopo l’unità del 1861 e la creazione del sistema scolastico di base) e i dialetti ESPRESSIONISMO;
  • La difesa dei dialetti implicava un BILINGUISMO; - La lingua italiana è il frutto del toscano manzoniano, successivamente standardizzato.
  • Nel secondo Novecento il mescolarsi tra italiano e dialetti risulta un PLURILINGUISMO colto ;
  • Divaricazione tra poesia (dotata di tradizione) e la narrativa (rinnovata e azzerata).
  • Il romanzo italiano non propone una ricostruzione della società nel suo insieme, non c’è una linea comune alla base della narrativa italiana. I 5 periodi della letteratura italiana:
  • Tra il 19° e il 20° secolo con Pascoli, D’Annunzio e Pirandello, la poesia giunge al culmine;
  • Nel secondo dopoguerra, molti scrittori aderiscono ai partiti delle sinistre;
  • Dai primi anni sessanta, stagione sperimentale con Eco e Sanguinetti;
  • Anni ’70: passaggio all’epoca post moderna con Calvino;
  • Umberto Eco, tra gli anni ’80 e ’90 rappresenta il principale modello di un’originale concezione del rapporto autore-testo-lettore. CAPITOLO 2 Il Novecento letterario, seppur di difficile definizione, coincide con la pubblicazione di due opere nel 1903:
  • Canti di Castelvecchio di Pascoli;
  • Alcyone di D’Annunzio. Entrambi questi testi sono determinanti nel passaggio dalla letteratura Ottocentesca a quella del Novecento. Iniziano ad uscire le prime raccolte dei poeti crepuscolari i quali fondevano malinconia e consapevolezza della marginalità della poesia in una società ormai borghese. A inizio secolo nascono le avanguardie , movimenti artistici che hanno l’obiettivo di rompere definitivamente i ponti con le forme più tradizionali. Marcel Duchamp scultore esponente dell’avanguardia o ancora di più del dadaismo con il suo orinatoio capovolto. La pittura volutamente deformata di Picasso con il cubismo , rompe definitivamente il legame con la prospettiva rinascimentale. Tra i maggiori movimenti d’avanguardia c’è l’ espressionismo caratterizzato da una voluta deformazione dei codici espressivi e dei soggetti delle varie arti. Il futurismo non ottenne in letteratura grandi risultati come invece il movimento espressionista dei vociani, scrittori sperimentali legati alla rivista fiorentina La Voce.

Nell’ambito della critica si afferma il filosofo neorealista Benedetto Croce che pubblica Estetica per la valutazione delle opere letterarie tra cui la distinzione tra poesia e non poesia., criticando aspramente quasi tutti gli scrittori contemporanei subordinazione della prosa narrativa alla lirica. Ciò non ha portato al totale rifiuto del romanzo. Pirandellofilone narrativo umorista con Il fu Mattia Pascal: i temi dell’autore siciliano affrontano i temi tipici del disagio sociale e psicologico, gli stessi di Freud e della nascente psicoanalisi. Questa narrativa pirandelliana sono esempio di un modernismo europeo che ritroviamo in autori come Joyce, Elliot e Woolf. La prima g. mondiale segna il limite e il banco di prova per molte avanguardie, prima fra tutte quella futurista, in cui spicca Marinetti e la sua adesione al movimento fascista. Nei primissimi anni ’20 si conclude la sperimentazione della nostra letteratura che diede frutti significativi con Svevo e La coscienza di Zeno. LA POESIA Il termine crepuscolarismo fu coniato da Giuseppe Antonio Borgese: movimento diramato in più direzioni che esprime la consapevolezza della scarsa importanza della poesia nella società borghese e comporta il restringimento della propria prospettiva vitale alle piccole cose quotidiane. Si caratterizza con:

  • Uso di un linguaggio ordinario;
  • Voluto abbassamento dell’aulico che si scontra con il prosaico;
  • Effetti marcatamente ironici (Guido Gozzano);
  • Tema dell’inettitudine, base per la costruzione dell’io poetico crepuscolare che vuole superare la meschinità borghese con la sua falsità artistica e morale. Sergio Corazzini, morto giovane di tubercolosi, in cui prevale il sentimento doloroso dell’impossibilità di fare poesia. La scelta metrica è semplificata e l’uso linguistico-stilistico è del tutto medio, privo di punte levate e preziosismi. In Corrado Govoni e Marino Moretti prevale invece un’elencazione monotona di oggetti e situazioni prive di rilevanza: in Moretti predomina la sottolineatura del vuoto esistenziale. Guido Gozzano si trova la rivendicazione etica del doversi distinguere dai miti romantici e decadenti. L’eros viene evitato o bloccato sul nascere oppure solo ipotizzato in rapporto a donne irraggiungibili. Il futurismo è la prima e più consapevole avanguardia letteraria in Italia e si forma in rapporto alle tendenze sperimentali più avanzate d’Europa, quelle parigine. È a Parigi infatti, che si forma Filippo Marinetti, nel primo Manifesto pubblicato sul Figaro nel 1909, mette in rilievo tipo slogan i punti essenziali della poetica futurista:
  • Il rifiuto totale della tradizione;
  • L’accettazione del presente con le macchine e la velocità;
  • La spinta verso il futuro come movimento incessante e rivoluzionario.

Nel Manifesto del 1912, si teorizzava l’eversione sintattica, l’abolizione di aggettivi e avverbi e della punteggiatura. Domina l’uso dell’analogia intesa come l’amore che collega le cose distanti. L’immaginario rientra nell’ambito tecnologico. Marinetti sperimenta con Parole in libertà , la creazione di composizioni tipografiche in cui le parole sono accostate senza precisi nessi sintattici. Il futurismo è il più forte tentativo di rifiutare le regole tradizionali: la sua valenza ideologica si realizza con il disprezzo della borghesia e in volute riduzioni del linguaggio deprivato dalle risonanze auliche acquisite nel tempo. L’ espressionismo è un’altra grande avanguardia europea del primissimo Novecento (dal 1905, in Germania e poi in Europa). Il critico Contini lo considera una vocazione tipica della nostra letteratura in particolare da Dante che nella Commedia impiega molteplici varietà dialettali non toscane, termini popolari ed aulici insieme.

Il teatro nei primissimi anni del Novecento risulta legato a schemi realistico-veristi (Giuseppe Giacosa) e continua il successo del melodramma con Giacomo Puccini (Tosca, Madama Butterfly, Turandot). LUIGI PIRANDELLO (1867-1936): nasce ad Agrigento e studia tra Palermo e Roma dove conosce il critico verista Capuana. Nel 1891 si laurea a Bonn e approfondisce in Germania la conoscenza su autori come Goethe e Schopenhauer. Tornato a Roma inizia a scrivere saggi, novelle e romanzi ma i dissesti economici della famiglia e la malattia mentale della moglie segnano fortemente questa fase. Concentrerà la sua riflessione sul rapporto tra arte e scienza e alla poetica dell’umorismo. Diventa narratore e drammaturgo. La sua adesione al fascismo, nel 1924 non sarà priva di contrasti. Riceve il Nobel 2 anni prima della morte. 1904, Il fu Mattia Pascal opera in cui abbandona le strutture naturaliste-veriste per sperimentare intrecci inconsueti molto vicina alla narrativa umorista. Trama: narra le avventure di Mattia Pascal che dopo aver vinto alla roulette di Montecarlo si fa credere morto. Si stabilisce a Roma con il nome di Adriano Meis e dopo varie vicende si rende conto di non poter vivere senza un’identità burocraticamente riconosciuta. Torna allora alla vita precedente dove però è stato sostituito come padre e come e come marito. Decide così di restare nel suo stato di vivo-morto. Questa vicenda consente a Pirandello di riflettere su temi fondamentali: il contrasto tra la vita e la forma che il singolo è costretto ad assumere a causa delle convenzioni sociali. Il contrasto tra la persona coerente e compiuta che ciascuno dovrebbe essere e il ruolo di personaggio con la maschera che ognuno assume nella società. L’atteggiamento finale è quello di chi guarda la propria esistenza e quella altrui con distacco(umorista) comprendendo che ogni certezza, anche quella della propria identità è relativa. Del resto il relativismo è la condizione tipica dell’uomo moderno. È il rifiuto della concezione realistico-naturalistica del romanzo a costituire l’elemento più rilevante de Il fu Mattia Pascal: la scomposizione del personaggio sarà caratteristica principale delle sue opere, comprese quelle teatrali. Il saggio L’umorismo (1908) ha in sé la distinzione tra il comico che avverte gli aspetti inconsueti dell’esistenza e l’umorismo che va a scavare nelle motivazioni profonde di situazioni buffe e grottesche. I romanzi successivi sono:

  • I vecchi e i giovani (1909-1903): riguarda l’Italia post risorgimentale tra scandali e arrivismi;
  • Si gira (1915): tratta del rapporto uomo-macchina attraverso il diario di un operatore cinematografico che non riesce più a parlare dopo un trauma subito mentre girava una scena;
  • Uno, nessuno e centomila (1926, ma progettato dal 1909): affronta il tema della mancanza di identità che ha estreme conseguenze. Il protagonista Vitangelo Moscarda è sconvolto nel sapere che i suoi conoscenti lo vedono il centomila modi diversi da come lui si percepisce, accetta la disgregazione della sua identità e si uniforma al ritmo della natura madre-ha propensioni antirazionalistiche rilette attraverso la lezione di Schopenhauer.
  • Novelle per un anno (1922): temi e strutture molto differenti tra cui comiche, drammatiche, surreali, umoristiche. Tra queste troviamo La carriola. L’assurdità dei comportamenti delle persone e dell’esistenza stessa emerge in molte novelle con l’intento di demistificare luoghi comuni e verità consolidate. La rallegrata ; La giara dove si racconta di una beffa o Ciaula scopre la luna in cui è al centro il duro lavoro delle miniere. La scrittura è volutamente media ma non mancano preziosismi, specie di toscanismi rari o in ambientazione siciliana di dialettalismi. Nella struttura delle novelle pirandelliane sono dominanti i monologhi o i dialoghi, questo le rende adatte ad una riscrittura teatrale. Pirandello inizia a dedicarsi con costanza al teatro dal 1910 ma dal 1915-1916 approfondisce la costruzione del personaggio teatrale rispetto alla finzione liberatoria dell’ umorismo che dissacra forme e convenzioni sociali. L’ambientazione borghese lascia il posto a situazioni grottesche dove la verità è relativa. La fase più importante del teatro pirandelliano inizia nel 1921 quando va in scena a Roma e poi a Milano, Sei personaggi in cerca di autore dove vengono proposti aspetti metateatrali ossia la riflessione sul rapporto tra realtà e finzione dove l’individuo appare scomposto e c’è il rovesciamento del rapporto tra realtà e finzione. Segue lo schema del teatro nel teatro, scrittore modernista che rielabora la tradizione. Affronta il tema della pazzia.

Nell’opera Enrico IV (riscrittura dell’Amleto) mette in crisi la presunta razionalità dei sani di mente poiché si serve della pazzia per ribadire le ragioni che lo spingono a non accettare più la vita reale. All’inizio degli anni ’30 Pirandello gioca sull’inconscio e sulla possibilità di liberarlo dalle repressioni morali e sociali: questa forza è racchiusa nell’arte e negli attori che sono capaci di azioni simboliche. Questa riscoperta del mito è in linea con gli sviluppi dell’ultima avanguardia primonovecentesca, il surrealismo. La critica di Benedetto Croce, idealista che sosteneva che l’arte dovesse restare autonoma da qualsiasi finalità pratica. Fine 1° guerra mondialediminuisce la forza propulsiva delle avanguardie ma il modernismo con Eliot e Joyce (1922) mira a ricostruire un rapporto con la tradizione considerata un patrimonio stabile e rassicurante. Primo futurista italiano fascista: Filippo Marinetti. Surrealismo : avanguardia iniziata a Parigi nel 1924, prendeva spunto dalle teorie psicoanalitiche freudiane e poi junghiane per dare spazio a tutti gli ambiti della creatività derivati dall’inconscio e non dalla razionalità. Nel periodo tra le due guerre c’è un ritorno all’ordine classicista e la rivalutazione delle forme canoniche tanto nella prosa quanto nella poesia (rivista romana “La ronda”): riprende forza il filone della lirica pura che trovava nel Sentimento del tempo di Ungaretti un punto di riferimento sicuro. L’ ermetismo sottolinea una poesia dal carattere ermetico, chiuso e volutamente complesso, a volte ambiguo e misterioso. Chiamato così dal critico Francesco Flora, il padre dell’ermetismo è Giuseppe Ungaretti che predilige l’analogia e la forza evocativa della parola: il poeta compie un enorme lavoro sulla parola per ricercare il significato originale perché riesca ad evocare sentimenti nascosti. UMBERTO SABA (1883 Trieste-1957) Umberto Poli, assume nel 1910 lo pseudonimo Saba di ascendenze ebraiche. L’abbandono del padre, il rigore della madre israelita, l’affetto della nutrice slovena “madre di gioia” costituiscono presupposti autobiografici influenti sulla sua poesia. Di formazione culturale eterogenea, seguì una terapia psicanalitica per rendere più consapevole l’uso di una stilizzazione che sembra troppo semplice. Le leggi razziali lo costrinsero nel 1943 ad abbandonare Trieste, i suoi affetti e la sua libreria antiquaria. Soprattutto a partire dagli anni ’50 la sua poesia fu assunta come modello per la linea anti novecentesca la quale doveva caratterizzarsi come semplice e onesta. Il Canzoniere, è da lui concepito come autobiografia totale, raccoglie tutte le sue poesie, ne diede infatti edizioni sempre più accresciute (1921. 1945, 1948, 1957 e per ultimo nel 1961). La struttura del Canzoniere è parallela al flusso continuo e ininterrotto della vita dell’autore narrandone gli eventi significativi. 1921, il primo Canzoniere presenta una forma metrica chiusa, conservatrice da lui definita onesta, che fonde una stilizzazione classicista con una scelta di immagini inconsuete e stranianti (la moglie Lina paragonata ad animali non nobili come una pollastra, una giovenca, una cagna). Dopo la pubblicazione del primo Canzoniere, Saba entra in contatto con Debenedetti e Montale e con la cultura europea contemporanea e con la psicoanalisi: emergono traumi infantili grazie all’incontro poetico tra il Saba bambino e l’adulto ( Il piccolo Berto 1929-1931). Nella versione del 1945 il Canzoniere è diviso in tre grandi sezioni che possono rappresentare le 3 principali età dell’uomo. Dopo il 1948, per motivi personali e per il corso preso dalla politica italiana, nella poesia di Saba si fa strada una forte insoddisfazione personale che negli anni ’50 si manifesta attraverso crisi nevrasteniche, un incupimento definitivo e numerosi riferimenti alla morte. Ernesto, opera omo erotica, un’autobiografia in terza persona, scritta intorno al 1953 ma rimasta incompiuta, narra con naturalezza in dialetto triestino un’iniziazione omosessuale di un ragazzo con un bracciante senza nome.

dominio asburgico e la conoscenza dell’italiano per Svevo fu una conquista; si interessò di filosofia e politica leggendo Schopenhauer e Darwin e pubblica recensioni e racconti. Il primo edito è Una lotta , uscito nel 1888 che presenta un tema tipicamente sveviano ossia la sconfitta degli eccentrici (la lotta darwiniana per sopravanzare nella vita). Nonostante gli scontri familiari continua a pubblicare:

  • Esce il primo romanzo dopo un anno dalla morte del padre, Una vita nel 1892, il cui titolo provvisorio era Un inetto, il cui protagonista Alfonso Nitti è un individuo modesto impiegato di banca incapace di realizzare i propri sogni. Finirà con il suicidarsi perché convinto di essere incapace alla vita. L’ inettitudine radicale di Alfonso sembra un’applicazione delle teorie di Darwin che lo vedrebbero dalla parte dei deboli che, nonostante le doti, sono destinati a soccombere. Con riferimento a Schopenhauer il suicidio sarebbe una estrema conseguenza della sua posizione: la vita si rivela priva di qualsiasi attrattiva. Svevo sposa una cugina di secondo grado, Livia Veneziani il cui padre possedeva un’industria di vernici.
  • Si avvicina a posizioni socialiste testimoniate nel racconto Una tribù , nel 1897, un racconto filosofico in cui emerge il suo interesse per il socialismo. - Pubblica un secondo romanzo, Senilità nel 1898 dove emerge una raffinata capacità di introspezione psicologica. La storia ruota intorno a quattro personaggi, quello principale è Emilio Brentani che si innamora di una popolana, Angiolina rivelatasi rozza, che si innamora di Stefano Balli. Anche la sorella di Emilio, Amalia si innamora di Belli e soffre a tal punto da ridursi in fin di vita. Anche in questa opera emerge la teoria darwiniana che vede che deboli-sognatori in contrapposizione con i forti-realisti, molto più adatti alla vita. L’uso del discorso indiretto libero permette di cogliere pensieri e impressioni del protagonista nella volontà di idealizzare Angiolina e farne un modello d’amore perfetto. Il protagonista Emilio a fine racconto è arrivato precocemente alla senilità, incapace di agire ma solo di sognare: la voce narrante ne sottolinea la velleità e il suo essere privo di energia già in giovane età. Molti dei temi affrontati in Senilità verranno ripresi in La coscienza di Zeno. L’impiego nell’azienda del suocero lo allontanano dalla letteratura. Dal 1906 studia la lingua inglese con Joyce che soggiornava a Trieste con cui stringe una duratura amicizia ed entra in contatto con le teorie di Freud le quali saranno un sostrato fondamentale delle sue opere successive: gli permetteranno di approfondire le sue idee sul genere umano.
  • Dal 1919 inizia la stesura del suo capolavoro, La coscienza di Zeno edita nel 1923 ma iniziata nel
  1. Il protagonista Zeno Cosini, commerciante ben poco abile, sottratto alle cure della psicoanalisi, è un personaggio nevrotico e mentitore che ipotizza la distruzione del mondo con una bomba. Non esistono forti e deboli ma malati consapevoli o meno, condizione da cui ci si può riscattare solo grazie all’amore fisico che Zeno sperimenta grazie all’amante Carla. Tutto è malattia per questo il mondo sembra finire in una grottesca apocalisse ma chi lo denuncia si può definire guarito. Altee opere sono: Corto viaggio sentimentale (1925-26); Una burla riuscita (1926); La rigenerazione (1927-28) il cui racconto affronta il tema dell’invecchiamento giustificato in un’ottica biologica- darwiniana. Le ultime opere sono tentativi di proporre controfigure dell’autore che continua a scrivere un’ironica autobiografia attraverso i vari personaggi. Quando la sua fama stava crescendo, morì in un incidente stradale nel 1928. CARLO EMILIO GADDA Nasce a Milano nel 1893 da una famiglia altoborghese che ebbe comunque difficoltà economiche. Dopo la morte del padre si lega alla madre che lo spinge agli studi di ingegneria in Inghilterra nonostante la sua passione per le lettere. Si arruola con ufficiale volontario nella prima guerra mondiale e solo a fine conflitto viene a sapere della morte del fratello Enrico, trauma che scosse ulteriormente il suo equilibrio psichico.

Nonostante l’attività di ingegnere scrive a partire degli anni venti, vari abbozzi di romanzo e trattati pubblicati solo postumi:

  • Racconto italiano di ignoto del Novecento , 1924-25;
  • La meccanica , 1928-29;
  • La meditazione milanese , 1928. Nuclei narrativi sono: quello della persona retta ma incapace di difendersi, emarginata dalla società; la dotta casta e impura che viene uccisa violentemente; i comportamenti della società in un momento di grande crisi come la guerra, all’insegna della violenza (Gadda aderì al fascismo nel 1921). - Nel 1931 esce la prima raccolta di racconti, La madonna dei filosofi seguita nel 1934 da Il castello di Udine. Il lavoro di ingegnere lo portano a collaborare con il Vaticano e a conoscere bene l’ambiente romano. Nel 1936 muore la madre e questo accentuerà le sue nevrosi e i suoi sensi di colpa. Nel 1937 inizia a scrivere il primo dei suoi romanzi maggiori, La cognizione del dolore, in cui il protagonista don Gonzalo, a seguito della morte di padre e fratello subisce angherie che lo rendono ancora più nevrotico ed esasperato. Gonzalo racconta al medico, il male oscuro legato al rapporto di amore e odio con la madre: situazioni satirico grottesche si alternano ad altre dolorose e drammatiche. La nevrosi di Gonzalo non è solo il frutto di un complesso legame filiale ma anche dall’incapacità di adattarsi all’imperfezione del mondo, alle ingiustizie e ai soprusi L’opera incompiuta si conclude con l’assassinio della madre ad opera di estranei o del figlio. In questa opera è evidente la difficoltà di Gadda di concludere le sue opere che spesso restano incompiute. Ciò implica per la critica la necessità di interpretare i finali ma dal punto di vista poetico ciò significa che al centro non c’è la trama bensì l’interpretazione del mondo attraverso il linguaggio: la mescolanza di linguaggi e di stili rappresenta l’infinita complessità e baroccaggine del mondo. Nella Cognizione troviamo il tragico, il lirico, il parodico, il satirico-grottesco e variano anche i linguaggi: il falso spagnolo, il fiorentino colto, il napoletano, preziosismi e costruzioni sintattiche complesse. I modelli riscontrati sono quello dell’amato Manzoni, di D’Annunzio e l’Amleto. Negli anni della seconda guerra mondiale Gadda soggiorna a Firenze e poi a Roma dove compone il suo secondo più grande romanzo Quel pasticciaccio brutto de via Merulana (1957), in cui si narra del delitto di una donna, Liliana. Un groviglio di concause porterebbero alla fine alla scoperta di una responsabile, l’ultima domestica di Liliana, ma ciò non verrà confermato perché nelle varie redazioni il finale e il colpevole cambiano. Domina qui una narrazione consequenziale e la ricerca di un ordine perfetto. Anche qui Gadda attua la sua abilità polemico-satirica contro il fascismo a cui inizialmente era vicino affinché si facesse pulizia di vecchi soprusi; si è reso consapevole successivamente di quanto becero era invece il governo mussoliniano. Anche nel Pasticciaccio la volontà è giudicatrice. Altre opere:
  • Novelle dal Ducato in fiamme , 1953;
  • Accoppiamenti giudiziosi , 1963;
  • San Giorgio in casa Brocchi , 1931; emerge la problematica sessuale in cui la passione amorosa tra due diverse classi sociali riguarda la repressione borghese dell’eros;
  • Giornale di guerra e di prigionia , 1955;
  • I viaggi, la morte , 1955;
  • Lingua letteraria e lingua dell’uso , 1942;
  • Come lavoro , 1949. Gadda muore nel 1973. Dopo la conclusione della seconda guerra mondiale le scelte degli uomini di cultura andarono verso i partiti di sinistra. La linea di tendenza più forte nella letteratura italiana fu quella del realismo che descriveva l’enormità degli eventi appena accaduti compresi gli abomini nei lager e la bomba atomica.

ALBERTO MORAVIA

Di origine ebraica, nasce a Roma nel 1907 e causa di una grave forma di tubercolosi cresce, durante l’adolescenza, in isolamento durante il quale maturò la passione per la scrittura teatrale e narrativa. Nel 1929 pubblica il romanzo capolavoro Gli indifferenti , opera di un realismo singolare, senza storia in cui il protagonista Michele Ardengo cerca di uccidere con una pistola scarica l’amate truffatore della madre il quale si innamora e sposa la sorella Carla. Il gesto tragico diventa grottesco ed è emblema del tema centrale: la borghesia è ormai priva di valori, disposta a compromessi perché indifferente a tutto. Moravia è un realista a tutti gli effetti. Sposa nel 1941 Elsa Morante e nel 1944 pubblica un altro suo capolavoro, Agostino il cui protagonista, adolescente della buona borghesia durante una vacanza in Versilia, viene iniziato al sesso da alcuni ragazzi popolani. Nella seconda parte della stagione moraviana, lo scrittore si occuperà di temi legati alla storia italiana con testi come La romana (1947) e La ciociara (1957) interpretata da Sophia Loren nel 1960, quest’ultimo segna il momento di massima adesione all’ideologia della sinistra comunista. Negli anni sessanta, quando la sua fama è ormai alta, Moravia sperimenta l’analisi del vuoto esistenziale e morale della borghesia e del rapporto tra denaro, sesso e società letto in chiave freudiano, marxista. Nasce così il testo La noia (1960) in cui il pessimismo si fa crescente oltre che una sfiducia nella possibilità di cambiamento politico del sociale. La sua capacità di analizzare la società in maniera chirurgica ha dato una rappresentazione non scontata della società italiana e del singolo individuo. Muore nel 1990. ELIO VITTORINI (1908-1966) Siciliano, inizia l’attività letteraria nel Ventennio fascista. A Milano aderì alla Resistenza. Nel 1939 pubblica il suo capolavoro, Conversazione in Sicilia , un romanzo a sfondo simbolico-allegorico , nel quale la figura del protagonista narratore Silvestro è l’occasione per fare una riflessione sul proprio ruolo politico e sulla condizione dell’Italia, specie nelle zone più emarginate nel momento della fine del regime. Dopo una rottura insanabile con Palmiro Togliatti, segretario del partito comunista italiano, Vittorini rivendica l’autonomia degli intellettuali rispetto alla politica ufficiale. Promuove una rivista progressista, Il politecnico , presto osteggiata dal Partito comunista. CESARE PAVESE (1908-1950) Starà al fianco di Vittorini presso l’Einaudi, fino al tragico suicidio. Si forma a Torino assieme a giovani intellettuali ostili al fascismo. Il suo primo interesse riguardò la letteratura angloamericana che influenzò le sue prime prove di scrittura. Per sospetto antifascismo, subì due anni di confino e a causa della sua salute minata dall’asma ebbe diversi momenti di depressione. Nel dopoguerra aderisce al Partito Comunista e rafforza la collaborazione con l’Einaudi. Il mito , spinta primitiva e inconscia che si cela dietro la razionalità, ricorre nelle sue opere le quali hanno una dimensione metastorica diversa da quelle neorealiste.

  • 1941, il primo romanzo importante, Paesi tuoi la cui ambientazione realista-verista lascia spazio ad aspetti simbolici e antropologici;
  • 1946, Feria d’agosto ;
  • 1947, I dialoghi con Leucò ;
  • 1949, La bella estate. Le opere più importanti di Pavese però riguardano la storia contemporanea organizzate in una tetralogia :
  • 1947 , Il compagno ;
  • 1949, Il carcere ;
  • 1949, La casa in collina ;
  • 1950, La luna e i falò , in cui il protagonista Corrado si rifugia in collina durante la fase più tragica della guerra e riflette sul suo rapporto con Cate e il figlio che potrebbe essere il frutto di una loro relazione. Egli non riesce a prendere posizione e rinvia il momento della sua maturità. I temi come la

guerra seppur elementi di cronaca, si collocano su uno sfondo lontano e vengono interpretati in una prospettiva mitica. Altre opere postume sono:

  • 1951, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi ;
  • 1952, Il mestiere di vivere. La narrativa degli anni Quaranta e Cinquanta è caratterizzato dal nuovo realismo, il neorealismo. Tra gli autori che più rappresentano questo filone troviamo il fiorentino Vasco Pratolini che pubblica romanzi legati ai quartier poveri di Firenze per poi arrivare a pubblicazioni che tendono all’allegoria, e Carlo Cassola , che narra le violenze della guerra e del dopoguerra. Giorgio Bassani , narratore e poeta, nelle sue opere emerge la sua condizione di ebreo colpito durante il regime fascista e Natalia Ginzburg , con il suo Lessico familiare fornisce un quadro delicato del periodo fascista. Con il torinese Carlo Levi si entra nel campo della memorialistica di guerra con Cristo si è fermato a Eboli (1945), tratta del suo confinamento da parte del regime fascista in Lucania: narra dell’arretratezza del sud Italia nonostante i proclami del regime. PRIMO LEVI (1919-1987) Di origini ebraiche, viene catturato durante la guerra di Resistenza e deportato ad Aushwitz, esperienza che risultò cruciale per tutta la sua vita. Da uno sforzo di ripensamento nacque la prima e una delle più importanti opere, Se questo è un uomo (1947), dove lo studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano risulta influenzato dalla vicinanza cronologia con le atrocità vissute. Altra opera legata all’esperienza della Shoà troviamo La tregua (1963) in cui narra la liberazione dai lager da parte dell’Armata rossa e le vicissitudini prima di tornare a casa. BEPPE FENOGLIO (1922-1963) Anche lui legato alla narrativa dell’esperienza bellica, nativo di Alba, frequenta il ginnasio e acquisisce una buona conoscenza della narrativa anglosassone e della filosofia contemporanea. Si unisce alle formazioni partigiane e pensa di scrivere un diario romanzo sulle vicende della guerra. Ma la vocazione letteraria non gli garantisce una stabilità lavorativa e non riesce a pubblicare molto. Il grande progetto: Il partigiano Jonnny e Primavera di bellezza. ELSA MORANTE (1912-1985) Moglie di Moravia, frequenta con lui l’ambiente romano ma in maniera più appartata. Figlia di madre ebrea e padre anagrafico diverso da quello reale.
  • 1943, primo grande romanzo, Menzogna e sortilegio in cui mescola la visione realistica con deformazioni favolose ed oniriche di una donna rimasta legata al mondo dell’infanzia e dei miti. Il racconto fa riferimento al grande modello del romanzo familiare, narrativa melodrammatica e romanzesca dell’Ottocento;
  • 1957, L’isola di Arturo , romanzo in cui il protagonista e narratore è Arturo che da giovane-adulto racconta le sue storie infantili e adolescenziali. Un racconto di iniziazione-formazione e quasi di avventura che nasconde componenti psicoanalitiche molto significative;
  • La storia (1974), affronta le storture che travolgono i singoli e in particolare i deboli in cui la protagonista è un’insegnante, Ida che perde entrambi i figli e impazzita viene chiusa in un manicomio: una parabola sulla crudeltà e l’indifferenza della storia;
  • 1982, Aracoeli, incentrato sull’ormai anziano Emanuele che cerca la madre morta misteriosamente in Andalusia che però ha lasciato un fratello, Manuel che sembra quasi un doppio protagonista. Tra letteratura e giornalismo del Novecento troviamo il piemontese Mario Soldati. La narrativa meridionale vede tra i suoi protagonisti, Vitaliano Brancati e Giuseppe Tomasi di Lampedusa , autore del Gattopardo, uscito postumo nel 1958.

Emergono qui le propensioni profonde di Pasolini: la ricerca del sacro nelle persone che è nascosto agli occhi dei borghesi e dei perbenisti, la creazione letteraria e artistica come espressione vitale e corporea , il rifiuto dei compromessi. Pasolini fu un intellettuale scomodo ma sempre pronto a cogliere le modifiche sostanziali della nostra società e di quella occidentale in generale: attento all’evoluzione linguistica e difensore dei dialetti, sensibile al mutamento antropologico in atto con l’industrializzazione e con l’influsso dei mass media. Nella sua produzione da saggista si riconosce la sua vena pedagogica espressione della volontà di intervenire in una realtà amatissima e odiata insieme per la sua imperfezione e per la forte repressione dei poteri. In tutta la sua produzione prevale una mescolanza di toni e forme espressive. ITALO CALVINO Nasce a Cuba nel 1923 da una famiglia di scienziati di origine ligure. Di formazione laica e tecnica, la sua militanza nella sinistra è molto precoce, combatte durante la Resistenza in una brigata partigiana comunista, da questa esperienza provengono i suoi primi testi e il romanzo Il sentiero dei nidi di ragno la cui struttura è di tipo fiabesco in cui il protagonista, Pin, è un bambino: la materia storica della guerra attraverso un bambino appare come una sorta di terribile gioco. Dal 1946 inizia la sua attività di giornalista e saggista. Autorevole redattore dell’Einaudi, si allontana dal Partito comunista, deluso dalla politica repressiva dell’Unione Sovietica, per abbracciare gli ideali marxisti.

  • 1952, esce Il visconte dimezzato ;
  • 1957, Il barone rampante in cui il giovane barone Cosimo Piovasco di Rondò preferisce vivere tra gli alberi anziché sulla terra e osserva da quel luogo i grandi eventi storici.
  • 1959 , Il cavaliere inesistente. Le vicende sono al limite dell’ironia e della parodia e valgono per il loro significato allegorico: in maniera indiretta Calvino affronta i problemi dell’intellettuale e della scrittura. Dal 1964 si dedica alla riflessione su come le modalità scientifiche e letterarie interpretano la realtà, ovvero una riflessione teorico-scientifica sul linguaggio. Una metaletteratura , ossia la riflessione sulle modalità di scrittura e interpretazione del mondo. Un tentativo di interpretare il reale sempre più complesso e stratificato. Utilizza opere popolari per proporre ipotesi singolari di interpretazione del cosmo. Con La sfida al labirinto (1962) ipotizza come la letteratura debba sperimentare tutti i linguaggi possibili per rispondere al labirinto della contemporaneità. Muore nel 1985 per un’emorragia celebrale. I nuovi sperimentalismi degli anni Sessanta e Settanta. Agli inizi degli anni Sessanta si assiste a profonde modifiche nel rapporto tra cultura alta e cultura popolare. Anche nella musica, quella colta viene rilegata in settori ridottissimi mentre quella leggera nelle sue infinite versioni, diventa indispensabile per un pubblico di tutte le età. La stagione dei cantautori, i cui testi sono curati rispetto al passato, parlano d’amore ma anche di rivolte giovanili come nel caso di Bob Dylan. Il nuovo sistema culturale porta alla perdita di presupposti umanistici e la realtà diventa serbatoio di citazioni ripetute nei mass media. Questa condizione viene definita postmoderna. In questo periodo esplode il fenomeno della neoavanguardia , ossia una tendenza sperimentale che voleva un’eversione linguistica basata sul rifiuto delle forme e degli stili tradizionali, unito al rifiuto ideologico della cultura borghese. Il più acuto teorico di questo fenomeno fu Edoardo Sanguineti , i cui presupposti marxisti e psicanalitici si colgono già nella sua prima e forse maggiore opera poetica , Labirintus (1956): lo scavo psicanalitico e lo stravolgimento linguistico fa emergere la realtà autentica, ne deriva un annullamento del sublime. Il 1963 è l’anno di esplosione delle sperimentazioni avanguardiste. Un nuovo spazio è riservato alla scrittura delle donne sulla spinta del femminismo derivati dalle rivolte del ’68. Un gruppo di narratori propone elaborazioni stilistiche di tipo espressionistico ma non mirano come nel caso del Gruppo 63 a stravolgere le strutture linguistiche e narrative, bensì a una mescolanza di linguaggi per

ottenere distacco dalle forme più standardizzate dell’italiano. Possiamo citare il palermitano Antonio Pizzuto, più aggressivo nell’uso dei gerghi e delle forme idiomatiche, e il grossetano Luciano Bianciardi. L’autore più tipicamente espressionista è il milanese Giovanni Testori il quale arriva ad una scrittura barocca e visionaria e neanche l’adesione al cattolicesimo porta ad una moderazione di questo acceso espressionismo. LEONARDO SCIASCIA (1921-1989) Siciliano illuminista rilegge la storia passata con impegno polemico e forza satirica. Pubblica il giallo Il giorno della civetta (1961) con protagonista il capitano Bellodi impegnato a contrastare la mafia a viso aperto e senza compromessi. Nelle sue opere successive apre lo sguardo all’intera politica italiana, anatomizzando i vari movimenti del potere democristiano per tentarne di dare spiegazioni psicoanalitiche. Nell’ultima fase della sua produzione privilegia la ricostruzione di precisi eventi politici ( L’affaire Moro , 1978). Numerose voci femminili che fino agli anni Sessanta avevano ricoperto un ruolo marginale e minoritario trovano spazio nella nuova fase dell’editoria. Sono accomunate dalla volontà di far emergere le tante forme di discriminazione, costrizione e violenza di cui sono ancora oggetto le donne nel periodo del boom economico. Con le rivolte del ’68 emersero voci affini a quelle del femminismo internazionale. Possiamo citare Dacia Maraini che si fa notare anche negli anni Sessanta grazie al sostegno di Moravia e Oriana Fallaci , amica di Pasolini la cui posizione è controcorrente, reazionaria e provocatoria. LA LETTERATURA NELL’EPOCA DELLA GLOBALIZZAZIONE Con gli anni Ottanta si entra nel periodo della postmodernità. Un passaggio che si trova a più livelli: economico, la progressiva globalizzazione, il predominio del terziario sull’industria e sull’agricoltura, lo sgretolamento del comunismo sovietico, la caduta del Muro di Berlino. La condizione postmoderna è caratterizzata dall’accettazione di stimoli provenienti da culture un tempo considerate lontane. Le narrazioni romanzesche dagli anni Ottanta sono legate ad una logica commerciale, con i best seller che attirano i mass media indipendentemente dalla loro qualità. Un romanzo di svolta è Il nome della rosa (1980) di Umberto Eco che costituisce un esempio perfetto di narrativa postmoderna. Nel primo decennio del XXI secolo sono arrivate scritture di forte base realistica che coniuga la propensione realistica a quella simbolica e allegorica; il caso più evidente è Gomorra di Roberto Saviano. Un concreto segno di cambiamento si comincia a sentire verso la fine del primo decennio del Duemila quando i blog in rete hanno assunto una dimensione autonoma culturale dando spazio a un gran numero di lettori e di critici della letteratura attuale.