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Riassunto del manuale di storia della letteratura italiana Il Novecento, di Alberto Casadei, seconda edizione.
Tipologia: Sintesi del corso
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Caricato il 02/01/2022
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Esame di letteratura. Prof. Verbaro L’evoluzione della letteratura italiana nel ‘900 risulta come una serie di insiemi che si intersecano, movimenti e poetiche, singole e collettive che sembrano distanti ma che invece coesistono seppur in contrasto. In questa evoluzione hanno influito fattori storico-politici e socioculturali. Ad esempio, durante il periodo fascista, quando era proibita la libera circolazione delle idee, il dibattito letterario era condizionato, mentre alla fine della seconda guerra mondiale torna in primo piano, con l’adesione degli scrittori alle ideologie di sinistragrande influenza ebbe Benedetto Croce intellettuale rimasto indipendente dal fascismo, il quale fece sì che la critica letteraria non si aprisse all’influenza esercitata dagli paesi europei. Durante il fascismo però, autori come Montale e Gadda si aprono verso il confronto con le novità europee. La letteratura italiana e straniera del Novecento è in costante interazione ed induce alla modifica della poetica o alla scelta di percorrere nuove vie. Caratteri fondamentali del Novecento:
Nell’ambito della critica si afferma il filosofo neorealista Benedetto Croce che pubblica Estetica per la valutazione delle opere letterarie tra cui la distinzione tra poesia e non poesia., criticando aspramente quasi tutti gli scrittori contemporanei subordinazione della prosa narrativa alla lirica. Ciò non ha portato al totale rifiuto del romanzo. Pirandello filone narrativo umorista con Il fu Mattia Pascal: i temi dell’autore siciliano affrontano i temi tipici del disagio sociale e psicologico, gli stessi di Freud e della nascente psicoanalisi. Questa narrativa pirandelliana sono esempio di un modernismo europeo che ritroviamo in autori come Joyce, Elliot e Woolf. La prima g. mondiale segna il limite e il banco di prova per molte avanguardie, prima fra tutte quella futurista, in cui spicca Marinetti e la sua adesione al movimento fascista. Nei primissimi anni ’20 si conclude la sperimentazione della nostra letteratura che diede frutti significativi con Svevo e La coscienza di Zeno. LA POESIA Il termine crepuscolarismo fu coniato da Giuseppe Antonio Borgese: movimento diramato in più direzioni che esprime la consapevolezza della scarsa importanza della poesia nella società borghese e comporta il restringimento della propria prospettiva vitale alle piccole cose quotidiane. Si caratterizza con:
Nel Manifesto del 1912, si teorizzava l’eversione sintattica, l’abolizione di aggettivi e avverbi e della punteggiatura. Domina l’uso dell’analogia intesa come l’amore che collega le cose distanti. L’immaginario rientra nell’ambito tecnologico. Marinetti sperimenta con Parole in libertà , la creazione di composizioni tipografiche in cui le parole sono accostate senza precisi nessi sintattici. Il futurismo è il più forte tentativo di rifiutare le regole tradizionali: la sua valenza ideologica si realizza con il disprezzo della borghesia e in volute riduzioni del linguaggio deprivato dalle risonanze auliche acquisite nel tempo. L’ espressionismo è un’altra grande avanguardia europea del primissimo Novecento (dal 1905, in Germania e poi in Europa). Il critico Contini lo considera una vocazione tipica della nostra letteratura in particolare da Dante che nella Commedia impiega molteplici varietà dialettali non toscane, termini popolari ed aulici insieme.
Il teatro nei primissimi anni del Novecento risulta legato a schemi realistico-veristi (Giuseppe Giacosa) e continua il successo del melodramma con Giacomo Puccini (Tosca, Madama Butterfly, Turandot). LUIGI PIRANDELLO (1867-1936): nasce ad Agrigento e studia tra Palermo e Roma dove conosce il critico verista Capuana. Nel 1891 si laurea a Bonn e approfondisce in Germania la conoscenza su autori come Goethe e Schopenhauer. Tornato a Roma inizia a scrivere saggi, novelle e romanzi ma i dissesti economici della famiglia e la malattia mentale della moglie segnano fortemente questa fase. Concentrerà la sua riflessione sul rapporto tra arte e scienza e alla poetica dell’umorismo. Diventa narratore e drammaturgo. La sua adesione al fascismo, nel 1924 non sarà priva di contrasti. Riceve il Nobel 2 anni prima della morte. 1904, Il fu Mattia Pascal opera in cui abbandona le strutture naturaliste-veriste per sperimentare intrecci inconsueti molto vicina alla narrativa umorista. Trama: narra le avventure di Mattia Pascal che dopo aver vinto alla roulette di Montecarlo si fa credere morto. Si stabilisce a Roma con il nome di Adriano Meis e dopo varie vicende si rende conto di non poter vivere senza un’identità burocraticamente riconosciuta. Torna allora alla vita precedente dove però è stato sostituito come padre e come e come marito. Decide così di restare nel suo stato di vivo-morto. Questa vicenda consente a Pirandello di riflettere su temi fondamentali: il contrasto tra la vita e la forma che il singolo è costretto ad assumere a causa delle convenzioni sociali. Il contrasto tra la persona coerente e compiuta che ciascuno dovrebbe essere e il ruolo di personaggio con la maschera che ognuno assume nella società. L’atteggiamento finale è quello di chi guarda la propria esistenza e quella altrui con distacco(umorista) comprendendo che ogni certezza, anche quella della propria identità è relativa. Del resto il relativismo è la condizione tipica dell’uomo moderno. È il rifiuto della concezione realistico-naturalistica del romanzo a costituire l’elemento più rilevante de Il fu Mattia Pascal: la scomposizione del personaggio sarà caratteristica principale delle sue opere, comprese quelle teatrali. Il saggio L’umorismo (1908) ha in sé la distinzione tra il comico che avverte gli aspetti inconsueti dell’esistenza e l’umorismo che va a scavare nelle motivazioni profonde di situazioni buffe e grottesche. I romanzi successivi sono:
Nell’opera Enrico IV (riscrittura dell’Amleto) mette in crisi la presunta razionalità dei sani di mente poiché si serve della pazzia per ribadire le ragioni che lo spingono a non accettare più la vita reale. All’inizio degli anni ’30 Pirandello gioca sull’inconscio e sulla possibilità di liberarlo dalle repressioni morali e sociali: questa forza è racchiusa nell’arte e negli attori che sono capaci di azioni simboliche. Questa riscoperta del mito è in linea con gli sviluppi dell’ultima avanguardia primonovecentesca, il surrealismo. La critica di Benedetto Croce, idealista che sosteneva che l’arte dovesse restare autonoma da qualsiasi finalità pratica. Fine 1° guerra mondialediminuisce la forza propulsiva delle avanguardie ma il modernismo con Eliot e Joyce (1922) mira a ricostruire un rapporto con la tradizione considerata un patrimonio stabile e rassicurante. Primo futurista italiano fascista: Filippo Marinetti. Surrealismo : avanguardia iniziata a Parigi nel 1924, prendeva spunto dalle teorie psicoanalitiche freudiane e poi junghiane per dare spazio a tutti gli ambiti della creatività derivati dall’inconscio e non dalla razionalità. Nel periodo tra le due guerre c’è un ritorno all’ordine classicista e la rivalutazione delle forme canoniche tanto nella prosa quanto nella poesia (rivista romana “La ronda”): riprende forza il filone della lirica pura che trovava nel Sentimento del tempo di Ungaretti un punto di riferimento sicuro. L’ ermetismo sottolinea una poesia dal carattere ermetico, chiuso e volutamente complesso, a volte ambiguo e misterioso. Chiamato così dal critico Francesco Flora, il padre dell’ermetismo è Giuseppe Ungaretti che predilige l’analogia e la forza evocativa della parola: il poeta compie un enorme lavoro sulla parola per ricercare il significato originale perché riesca ad evocare sentimenti nascosti. UMBERTO SABA (1883 Trieste-1957) Umberto Poli, assume nel 1910 lo pseudonimo Saba di ascendenze ebraiche. L’abbandono del padre, il rigore della madre israelita, l’affetto della nutrice slovena “madre di gioia” costituiscono presupposti autobiografici influenti sulla sua poesia. Di formazione culturale eterogenea, seguì una terapia psicanalitica per rendere più consapevole l’uso di una stilizzazione che sembra troppo semplice. Le leggi razziali lo costrinsero nel 1943 ad abbandonare Trieste, i suoi affetti e la sua libreria antiquaria. Soprattutto a partire dagli anni ’50 la sua poesia fu assunta come modello per la linea anti novecentesca la quale doveva caratterizzarsi come semplice e onesta. Il Canzoniere, è da lui concepito come autobiografia totale, raccoglie tutte le sue poesie, ne diede infatti edizioni sempre più accresciute (1921. 1945, 1948, 1957 e per ultimo nel 1961). La struttura del Canzoniere è parallela al flusso continuo e ininterrotto della vita dell’autore narrandone gli eventi significativi. 1921, il primo Canzoniere presenta una forma metrica chiusa, conservatrice da lui definita onesta, che fonde una stilizzazione classicista con una scelta di immagini inconsuete e stranianti (la moglie Lina paragonata ad animali non nobili come una pollastra, una giovenca, una cagna). Dopo la pubblicazione del primo Canzoniere, Saba entra in contatto con Debenedetti e Montale e con la cultura europea contemporanea e con la psicoanalisi: emergono traumi infantili grazie all’incontro poetico tra il Saba bambino e l’adulto ( Il piccolo Berto 1929-1931). Nella versione del 1945 il Canzoniere è diviso in tre grandi sezioni che possono rappresentare le 3 principali età dell’uomo. Dopo il 1948, per motivi personali e per il corso preso dalla politica italiana, nella poesia di Saba si fa strada una forte insoddisfazione personale che negli anni ’50 si manifesta attraverso crisi nevrasteniche, un incupimento definitivo e numerosi riferimenti alla morte. Ernesto, opera omo erotica, un’autobiografia in terza persona, scritta intorno al 1953 ma rimasta incompiuta, narra con naturalezza in dialetto triestino un’iniziazione omosessuale di un ragazzo con un bracciante senza nome.
dominio asburgico e la conoscenza dell’italiano per Svevo fu una conquista; si interessò di filosofia e politica leggendo Schopenhauer e Darwin e pubblica recensioni e racconti. Il primo edito è Una lotta , uscito nel 1888 che presenta un tema tipicamente sveviano ossia la sconfitta degli eccentrici (la lotta darwiniana per sopravanzare nella vita). Nonostante gli scontri familiari continua a pubblicare:
Nonostante l’attività di ingegnere scrive a partire degli anni venti, vari abbozzi di romanzo e trattati pubblicati solo postumi:
Di origine ebraica, nasce a Roma nel 1907 e causa di una grave forma di tubercolosi cresce, durante l’adolescenza, in isolamento durante il quale maturò la passione per la scrittura teatrale e narrativa. Nel 1929 pubblica il romanzo capolavoro Gli indifferenti , opera di un realismo singolare, senza storia in cui il protagonista Michele Ardengo cerca di uccidere con una pistola scarica l’amate truffatore della madre il quale si innamora e sposa la sorella Carla. Il gesto tragico diventa grottesco ed è emblema del tema centrale: la borghesia è ormai priva di valori, disposta a compromessi perché indifferente a tutto. Moravia è un realista a tutti gli effetti. Sposa nel 1941 Elsa Morante e nel 1944 pubblica un altro suo capolavoro, Agostino il cui protagonista, adolescente della buona borghesia durante una vacanza in Versilia, viene iniziato al sesso da alcuni ragazzi popolani. Nella seconda parte della stagione moraviana, lo scrittore si occuperà di temi legati alla storia italiana con testi come La romana (1947) e La ciociara (1957) interpretata da Sophia Loren nel 1960, quest’ultimo segna il momento di massima adesione all’ideologia della sinistra comunista. Negli anni sessanta, quando la sua fama è ormai alta, Moravia sperimenta l’analisi del vuoto esistenziale e morale della borghesia e del rapporto tra denaro, sesso e società letto in chiave freudiano, marxista. Nasce così il testo La noia (1960) in cui il pessimismo si fa crescente oltre che una sfiducia nella possibilità di cambiamento politico del sociale. La sua capacità di analizzare la società in maniera chirurgica ha dato una rappresentazione non scontata della società italiana e del singolo individuo. Muore nel 1990. ELIO VITTORINI (1908-1966) Siciliano, inizia l’attività letteraria nel Ventennio fascista. A Milano aderì alla Resistenza. Nel 1939 pubblica il suo capolavoro, Conversazione in Sicilia , un romanzo a sfondo simbolico-allegorico , nel quale la figura del protagonista narratore Silvestro è l’occasione per fare una riflessione sul proprio ruolo politico e sulla condizione dell’Italia, specie nelle zone più emarginate nel momento della fine del regime. Dopo una rottura insanabile con Palmiro Togliatti, segretario del partito comunista italiano, Vittorini rivendica l’autonomia degli intellettuali rispetto alla politica ufficiale. Promuove una rivista progressista, Il politecnico , presto osteggiata dal Partito comunista. CESARE PAVESE (1908-1950) Starà al fianco di Vittorini presso l’Einaudi, fino al tragico suicidio. Si forma a Torino assieme a giovani intellettuali ostili al fascismo. Il suo primo interesse riguardò la letteratura angloamericana che influenzò le sue prime prove di scrittura. Per sospetto antifascismo, subì due anni di confino e a causa della sua salute minata dall’asma ebbe diversi momenti di depressione. Nel dopoguerra aderisce al Partito Comunista e rafforza la collaborazione con l’Einaudi. Il mito , spinta primitiva e inconscia che si cela dietro la razionalità, ricorre nelle sue opere le quali hanno una dimensione metastorica diversa da quelle neorealiste.
guerra seppur elementi di cronaca, si collocano su uno sfondo lontano e vengono interpretati in una prospettiva mitica. Altre opere postume sono:
Emergono qui le propensioni profonde di Pasolini: la ricerca del sacro nelle persone che è nascosto agli occhi dei borghesi e dei perbenisti, la creazione letteraria e artistica come espressione vitale e corporea , il rifiuto dei compromessi. Pasolini fu un intellettuale scomodo ma sempre pronto a cogliere le modifiche sostanziali della nostra società e di quella occidentale in generale: attento all’evoluzione linguistica e difensore dei dialetti, sensibile al mutamento antropologico in atto con l’industrializzazione e con l’influsso dei mass media. Nella sua produzione da saggista si riconosce la sua vena pedagogica espressione della volontà di intervenire in una realtà amatissima e odiata insieme per la sua imperfezione e per la forte repressione dei poteri. In tutta la sua produzione prevale una mescolanza di toni e forme espressive. ITALO CALVINO Nasce a Cuba nel 1923 da una famiglia di scienziati di origine ligure. Di formazione laica e tecnica, la sua militanza nella sinistra è molto precoce, combatte durante la Resistenza in una brigata partigiana comunista, da questa esperienza provengono i suoi primi testi e il romanzo Il sentiero dei nidi di ragno la cui struttura è di tipo fiabesco in cui il protagonista, Pin, è un bambino: la materia storica della guerra attraverso un bambino appare come una sorta di terribile gioco. Dal 1946 inizia la sua attività di giornalista e saggista. Autorevole redattore dell’Einaudi, si allontana dal Partito comunista, deluso dalla politica repressiva dell’Unione Sovietica, per abbracciare gli ideali marxisti.
ottenere distacco dalle forme più standardizzate dell’italiano. Possiamo citare il palermitano Antonio Pizzuto, più aggressivo nell’uso dei gerghi e delle forme idiomatiche, e il grossetano Luciano Bianciardi. L’autore più tipicamente espressionista è il milanese Giovanni Testori il quale arriva ad una scrittura barocca e visionaria e neanche l’adesione al cattolicesimo porta ad una moderazione di questo acceso espressionismo. LEONARDO SCIASCIA (1921-1989) Siciliano illuminista rilegge la storia passata con impegno polemico e forza satirica. Pubblica il giallo Il giorno della civetta (1961) con protagonista il capitano Bellodi impegnato a contrastare la mafia a viso aperto e senza compromessi. Nelle sue opere successive apre lo sguardo all’intera politica italiana, anatomizzando i vari movimenti del potere democristiano per tentarne di dare spiegazioni psicoanalitiche. Nell’ultima fase della sua produzione privilegia la ricostruzione di precisi eventi politici ( L’affaire Moro , 1978). Numerose voci femminili che fino agli anni Sessanta avevano ricoperto un ruolo marginale e minoritario trovano spazio nella nuova fase dell’editoria. Sono accomunate dalla volontà di far emergere le tante forme di discriminazione, costrizione e violenza di cui sono ancora oggetto le donne nel periodo del boom economico. Con le rivolte del ’68 emersero voci affini a quelle del femminismo internazionale. Possiamo citare Dacia Maraini che si fa notare anche negli anni Sessanta grazie al sostegno di Moravia e Oriana Fallaci , amica di Pasolini la cui posizione è controcorrente, reazionaria e provocatoria. LA LETTERATURA NELL’EPOCA DELLA GLOBALIZZAZIONE Con gli anni Ottanta si entra nel periodo della postmodernità. Un passaggio che si trova a più livelli: economico, la progressiva globalizzazione, il predominio del terziario sull’industria e sull’agricoltura, lo sgretolamento del comunismo sovietico, la caduta del Muro di Berlino. La condizione postmoderna è caratterizzata dall’accettazione di stimoli provenienti da culture un tempo considerate lontane. Le narrazioni romanzesche dagli anni Ottanta sono legate ad una logica commerciale, con i best seller che attirano i mass media indipendentemente dalla loro qualità. Un romanzo di svolta è Il nome della rosa (1980) di Umberto Eco che costituisce un esempio perfetto di narrativa postmoderna. Nel primo decennio del XXI secolo sono arrivate scritture di forte base realistica che coniuga la propensione realistica a quella simbolica e allegorica; il caso più evidente è Gomorra di Roberto Saviano. Un concreto segno di cambiamento si comincia a sentire verso la fine del primo decennio del Duemila quando i blog in rete hanno assunto una dimensione autonoma culturale dando spazio a un gran numero di lettori e di critici della letteratura attuale.