Scarica Riassunto integrale di "Letteratura Latina" di G.B. Conte e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano I ALTA E MEDIA REPUBBLICA LE ORIGINI Ci si poneva il problema di fissare una precisa data di nascita soglia del 240 a.C. in cui LIVIO ANDRONICO fa rappresentare una sua tragedia, prima periodo muto per la letteratura. Concezione semplicistica: si può accettare data netta se si restringe letteratura a produzione artistica fissata con l’aiuto dello scrivere ma bisogna essere consapevoli che le origini della letteratura non coincidono con quelle delle forme comunicative. I romani avevano presenta il riferimento alle origini della letteratura greca teatro greco aveva una preistoria di azioni drammatiche semplici non legate a forme scritte e collegate a riti e feste rurali greci avvantaggiati dall’esistenza di Omero (carico di per sé di tradizione), mentre i romani non hanno nessun testo del genere (Andronico= testi di riporto nati dalla traduzione di un genere letterario greco già maturo. CRONOLOGIA E DIFFUSIONE DELLA SCRITTURA Dal VII secolo gli abitanti del Lazio affidano alla scrittura la registrazione di semplicissimi messaggi (uso della scrittura legato a momenti della vita pratica) e i segni alfabetici sono ancora particolarmente fluttuanti. I materiali di scrittura deperibili non si preservano perciò abbiamo solo graffiti e iscrizioni. Presenza di iscrizioni di tipo strumentale prova che una certa capacità di scrivere era diffusa anche tra persone di media condizione, anche se più diffusa nei ceti superiori. Indispensabile per funzioni pubbliche e per registrare genealogie e iscrizioni celebrative degli antenati. In questa fase (L. Andronico) non è ancora attestata una vera e propria circolazione libraria i più antichi libri, i Libri Sibyllini introdotti a Roma da Tarquinio il Superbo probabilmente erano scritti in greco. Nella Roma medio-repubblicana il quadro dell’alfabetizzazione si presenta più ampio e articolato: nascono i veri e propri testi letterari e si estende notevolmente la capacità di leggere e scrivere cittadini tengono documentazioni scritte della propria attività e commentarii. Intorno al III secolo è riconosciuta la corporazione degli scribae, sorta di “artigiani della scrittura”. LE FORME COMUNICATIVE NON LETTERARIE Ognuna di queste forme prepara il campo ad una vera e propria cultura letteraria in lingua latina (uso latino come lingua ufficiale della comunità pubblica romana produce impulso per il continuo arricchimento di potenzialità espressive). Eredità anche di forme “pre-letterarie” per tradizionale perpetuarsi di certe formule e certe strutture di pensiero. NB: da un lato abbiamo un originario e autonomo fondo italico-romano, dall’altro il sovrapporsi dell’influsso greco; da un lato il rigido formulario del diritto e della ragione, dall’altro le forme della lingua di Omero, Menandro e Callimaco influsso greco sempre presente ma con oscillazioni variabili per grado e intensità (tempo prima che i romani aderiscano consapevolmente). NEVIO è un esempio di sforzo di fusione tra diverse culture. - Leggi e trattati uso della scrittura dalle origini legato alla necessità di avere precise registrazioni ufficiali. Dei foedera (trattati) della Roma più arcaica abbiamo solo testimonianze indirette (Polibio ci informa su trattato Roma-Cartagine del 509). Enorme importanza storica sociale e culturale delle prime leggi di Roma leges regiae dominate da impostazione rigidamente sacrale (diritto antico basato su norme consuetudinarie). Le Leggi delle XII tavole (451-450) costituiscono una forte conquista civile e politica baluardo per gli strati più deboli della popolazione contro lo strapotere delle grandi famiglie, fondamento per i romani di età classica della loro identità culturale. Effetto di sanzione inappellabile dato da assonanze, allitterazioni, scansione di cola ritmici. - Fasti e Annales legati alle necessità comunicative della vita pubblica: giorni dell’anno divisi in “fasti” e “nefasti” e garanti pubblici di questo ordinamento erano i pontefici presto fasti iniziò a designare non solo il calendario annuale ma anche liste dei magistrati nominati anno per anno (fasti consulares, fasti pontificales) e la registrazione dei trionfi militari riportati dai magistrati in carica (fasti triumphales). La quantità di informazioni depositate nei fasti si arricchì progressivamente. Altro uso importante fu la tabula dealbata: il pontifex maximus esponeva una tavola bianca che dichiarava oltre ai magistrati anche gli avvenimenti di pubblica rilevanza (trattati, dichiarazioni di guerra, cataclismi…) queste registrazioni ufficiali anno per anno presero il nome collettivo di annales, una vera e propria memoria collettiva. In età graccana Publio Muzio Scevola riunì in volumi gli annales degli ultimi 280 anni, gli Annales Maximi. Queste opere diedero un importante impulso per la struttura di opere storiografiche latine e questa intelaiatura cronologica contribuisce allo sviluppo di una storiografia letteraria tipicamente romana (Tito Livio, Tacito). - Commentarii uso più individuale e non necessariamente pubblico: di per sé non indica niente di più di appunti, memorie e osservazioni di carattere privato, ma Cesare usa il termine per indicare le sue narrazioni belliche, con attentissima cura letteraria no letteratura storiografica ma rievocazione condotta in prima mano (già Lucio Cornelio Silla aveva scritto almeno 22 libri di Memorie). I commentarii quindi si presentano come opere non professionali, caratterizzate da un apporto di informazioni e memorie personali origine risale a pratica dei magistrati importanti di tenere diario di provvedimenti e eventi principali e assumevano carattere di documentazione ufficiale se depositati presso collegi sacerdotale (notizie solo indirette). Probabilmente favorì lo sviluppo di una produzione in prosa e memorialistica. - Oratoria saper parlare bene più importante dello scrivere, abilità oratoria come forma di potere e fonte di successo. Figura semileggendaria dell’iniziatore dell’oratoria APPIO CLAUDIO CIECO console nel 307 e censore nel 312, nome Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano II accostato a molteplici imprese di guerra e opere di pace; vincitore dei sanniti nella III guerra e permise ingresso dei plebei in senato; promotore di opere pubbliche. Cicerone vi allude come primo discorso ufficiale mai pubblicato a Roma, fu esperto di diritto e di questioni linguistiche ed erudite (attribuito a lui il rotacismo). A suo nome circolavano le Sententiae, raccolta di massime moraleggianti e filosofeggianti. Non sappiamo se le sue capacità espressive fossero già influenzate dalla cultura ellenistica. Mentre i primi poeti furono liberti, l’oratoria fu sin dall’origine affare dei nobili cittadini capacità di convincere necessaria per carriera politica, interesse per la retorica non da “importare” (affinare le loro naturali attitudini da oratores). Le letteratura rientra negli otia mentre l’oratoria è parte integrante e indispensabile della vita attiva. FORME PRE-LETTERARIE: I CARMINA Gli effetti prodotti da certi accorgimenti formali sono importanti anche al di fuori della letteratura (leggi= stile solenne, energico, monumentale; preghiere= struttura percettibilmente ordinata e memorabile; politica= necessità di forme). Il significato più usuale di carmen è “poesia” (Ennio preferisce definire il suo lavoro con la parola greca poema marcare predisposizione a poetare alla greca e rifiuto di tradizione antichissima per cui il vocabolo è stranamente indifferenziato (preghiere, giuramenti, profezie, sentenze in tribunale, cantilene infantili) per individuarlo guardare alla forma. A Roma in età arcaica delimitazione tra prosa e poesia molto meno netta= prosa ha tessitura ritmica molto intensamente segnata e percettibile, con ripetizioni morfologiche e foniche, mentre la poesia ha una struttura metrica debole si avvicinano reciprocamente. La tradizione stilistica dei carmina è il più potente tratto di continuità che unisce il periodo delle origini alla storia letteraria di Roma (non sparisce mai del tutto): modo di scrivere “ad effetto” che si contrappone allo stile casuale e informale della conversazione quotidiana. - Poesia sacrale più antichi esempi riguardano una produzione religiosa e rituale (i rituali si evolvono più lentamente della sensibilità religiosa perché i romani sono un popolo che si segnala per conservatorismo) resti in canti religiosi di pubblici riti annuali: o Carmen Saliare: (Marzo) primo canto del collegio sacerdotale dei Salii (istituito da Numa Pompilio da salio, saltare), dodici sacerdoti di Marte che portavano in processione gli ancilia (scudi) e profetizzavano carmina avanzando in un balletto rituale scandito in tre tempi (tripudium) e accompagnato da percussioni linguaggio incomprensibile in età classica e tracce oscurissime. o Carmen Arvale: (Maggio) Fratres Arvales levavano inno di purificazione dei campi, implorando la protezione di Marte e dei Lares insistenza sul ritmo ternale (triplicazione di parole e atti considerata nel folklore religioso e nella magia come garanzia di efficacia). Opera di un vate non digiuno da letteratura e cultura greca. Per alcune caratteristiche come la pienezza espressiva, le ripetizioni e certi artifici retorici, gli inni devono aver avuto duratura influenza sulla letteratura latina “profana”. In età storica a Roma non c’è una vera e propria letteratura religiosa. - Poesia popolare proverbi, maledizioni, scongiuri, precetti agricoli e formule medicinali liberti del Satyricon intrisi di questa cultura orale, canti di lavoro, canzoni d’amore e ninna-nanne che Catullo e Orazio avranno ascoltato dalle balie. o Le testimonianze più consistenti riguardano i Fescennini versus (da Fescennia città dell’Etruria o da fascinum malocchio e membro virile), produzione orale e improvvisata che aveva carattere di motteggio e comicità termine traccia o di influsso etrusco o di una funzione apotropaica. Occasione delle feste rurale: per Orazio in relazione a motteggi diffamatori pubblici, maldicenza tipica della più antica commedia ateniese. o Carmina triumphalia: nel trionfo i soldati improvvisavano canti in cui alle lodi del vincitore si mescolavano scherni. Comicità che ha influito su certi filoni comici della produzione letteraria: commedia plautina, satira e epigramma satirico. - Canti eroici poesie con funzione celebrativa, influenza sullo sviluppo di un’epica latina autoctona analogia con altre culture, esaltata in età Romantica per reagire al carattere troppo dotto della poesia latina rimasta, è una costruzione ipotetica. CATONE (riportato da Cicerone) è il principale testimone della diffusione di questi carmina convivalia ma anche lui li ha ascoltati indirettamente e non abbiamo indizi di una circolazione scritta. E’ difficile pensare ad una vera e propria forma letteraria anche per l’assenza di cantori professionali se trovava ascoltatori e praticanti negli ambienti delle grandi famiglie chiaro che non ne abbiamo più risonanza nel III sec perché prende piede una cultura grecizzante. La funzione celebrativa e laudativa della poesia non andò scomparendo in questa nuova fase: la poesia (Livio, Ennio, Accio) è il mezzo che assicura e perpetua la gloria degli uomini e delle famiglie illustri: il poeta afferma la propria utilità sociale in quanto si configura come prestigioso dispensatore e garante di fama. Le testimonianze più antiche che abbiamo sulla poesia romana comportano l’uso di un particolare verso, il saturnio (Odissea di Livio Andronico e Bellum Poenicum di Nevio). Anche gli elogi funebri degli Scipioni sono composti in saturni: notevole fattura letteraria che rivela una certa familiarità con la cultura greca e le tradizioni della poesia funeraria greca (es: ideale greco della kalokagathia). L’etimologia del termine fa pensare a qualcosa di puramente italico com’era il dio Saturno ma nessuna produzione è immune da influssi greci. D’altra parte però la sua struttura incredibilmente fluida non si lascia ricondurre a nessun verso canonico della poesia greca, si pensa addirittura che i principi costitutivi non siano gli stessi della metrica classico greca e latina (quantitativi). E’ difficile ammettere che Andronico e Nevio poetassero simultaneamente su due distinti codici metrici con principi accentuativi tra loro incompatibili soluzione drastica di vedere nel saturnio la trasformazione di certi cola. Il saturno è l’unico contributo originale dei Romani nelle forme metriche, ma scomparso per la sua irregolarità. Altre forme metriche con vitalità autonoma e non proprio letteraria: versus quadratus, settenario trocaico in uso popolare. Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano V PLAUTO Vita Nome incerto Plautus forma romanizzata del cognome umbro Plotos (=grandi orecchie o dai piedi piatti): M. Accius Plautus inverosimile perché non sappiamo se avesse la cittadinanza romana che permetteva l’uso dei tria nomina palinsesto Ambrosiano presenta la più attendibile versione T. Maccius Plautus, non vero nome gentilizio ma derivazione da Maccus personaggio tipico dell’atellana (3 nomi canonici + traccia mestiere commediante). Nato tra 255-250 (ricavato da datazione Pseudolus composta da senex secondo Cicerone) a Sarsina non zona italica pienamente grecizzata. Cittadino libero, morto sicuramente nel 184 a.C. Opere e fonti Enorme successo, 130 commedie legate al suo nome (non si sa quante autentiche): condotte edizioni ispirate ai criteri della filologia alessandrina e commedie dotate di didascalie e sigle dei personaggi, versi impaginati. Nel De comoediis Plautinis Varrone ritaglia solo 21 commedie sulla cui autenticità c’era generale consenso, mentre delle altre commedie, sulle quali il giudizio era più oscillante, abbiamo solo titoli e citazioni indirette. Cronologia ha alcuni punti fermi: 200 prima rappresentazione dello Stichus, 191 Pseudolus, Casina presuppone avvenimenti del 186 (post quem) + altre allusioni storiche. 1. Amphitruo unica a soggetto mitologico 2. Asinaria 3. Aulularia 4. Bacchides modello Dis exapatòn di Menandro 5. Captivi smorzatura toni comici e spunti umanità malinconica; assente intrigo erotico 6. Càsina 7. Cistellaria 8. Curculio disponiamo solo di 729 versi 9. Epidicus 10. Manaechmi 11. Mercator 12. Miles gloriosus brillanti variazioni sullo schema abituale, commedia più lunga con 1437 versi 13. Mostellaria 14. Persa 15. Poenulus 16. Pseudolus culmine del teatro plautino 17. Rudens 18. Stichus 19. Trinumnus umanità terenziana 20. Truculentus spostamento ruoli tradizionali 21. (Vidularia numerosi danneggiamenti) INTRECCI E PERSONAGGI Fortissima prevedibilità degli intrecci e dei tipi incarnati dai personaggi, no particolare interesse per l’etica o la psicologia, gli stessi prologhi forniscono informazioni a spese di qualsiasi sorpresa. Numero limitato di tipi inquadrati nel prologo con termini tipologici (senex, adulescens…) lotta tra due personaggi per il possesso di un bene (donna o somma di denaro): vincitore giovane e perdente ha in sé le giustificazioni per essere perdente (rispondenza nei codici culturali che il pubblico possiede. o Commedia del servo: forma di gran lunga preferita progressivamente i servi crescono di statura intellettuale e di libertà fantastica, creano e teorizzano inganni, in molti casi vero e proprio demiurgo dell’azione (Palestrione nel Miles gloriosus e Pseudolo). Numerose varianti occasionali che però toccano solo alcune qualifiche esterne precisa scansione temporale: servo medita inganno, agisce, trionfa. Servo ha bisogno di alleato/nemico perché altrimenti dominerebbe la trama come un teatrino meccanico Fortuna (Tychè) come quoziente imprevedibile o Commedia del riconoscimento: dopo lunga fase di errori e confusioni di persona scatto fortunoso vero un’agnizione conclusiva. Contrasto fra messinscena e realtà non può durare per sempre grazie alla fortuna si scopre una realtà più autentica e sincera della realtà iniziale equilibrio in visione del mondo che ha inesauribili potenziali di comicità. MODELLI GRECI Altro aspetto importante è la maestria ritmica, i numeri innumeri (infiniti metri) sono parte integrante della sua arte ma noi ne cogliamo solo una traccia inaridita predilezione per parti cantate uno dei principali fattori che domina il vertere, la ricreazione in latino dei modelli greci: riscrivere il contenuto passando dal codice piano e prosaico alle armonie della cantica è un’operazione di elevata autonomia artistica. Plauto si preoccupa molto poco di comunicare nome della commedia greca di riferimento (suo teatro non presuppone un pubblico ellenizzato); titoli non sono trasparenti traduzioni dei titoli greci e uso dei nomi degli schiavi non tipica prassi greca. Attinge ai grandi maestri della commedia attica ma non ha una marcata preferenza per nessuno di loro: stile vario e polifonico che però varia poco da commedia a commedia (coerenza di stile e maniera) e non ricalca quello dei modelli greci. Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano VI Tratti dominanti di Plauto hanno poco di attico: giochi di parole, bisticci, metafore, similitudini, paragoni mitologici, enigmi, doppi sensi, neologismi iniziativa originale di Plauto. Ristrutturazione anche metrica e cancellazione della divisione in atti, non dà quasi mai ai personaggi il nome originale e introduce nomi di persona greci ma non attestati sulla scena attica e sempre nuovi. Recente scoperta del Dis Exapaton di Menandro ha confermato l’intensa rielaborazione delle fonti. Plauto da un lato assimila i singoli modelli attici e tutto il loro codice formativo (modo di pensare, personaggi tipici, drammaturgia, espressività) ma poi distrugge molte qualità fondamentali dei modelli che si era scelto (coerenza drammatica, sviluppo psicologico, realismo linguistico, motivazione, caratterizzazione, serietà di analisi, senso del limite). IL “LIRISMO COMICO” Il confronto con i modelli greci rappresenta un importante e ineliminabile mezzo di giudizio e di analisi gravi storture se utilizzato in modo esclusivo soprattutto se mancano i modelli greci come in questo caso (si presuppone che la linea dell’originale si trovi togliendo le difficoltà e attribuendole tutte alla rielaborazione romana). Errore però anche nell’identificare come “plautino” ogni aspetto del testo di Plauto (cercando originalità in una non meglio precisata comicità italica) critica analitica se usata con prudenza è utile. Analisi comparative dimostrano che Plauto trasforma i suoi modelli secondo tendenze e preferenze orientate in un senso preciso costruisce un altro teatro trascurando la severa coerenza dell’azione drammatica e le sfumature caratteriali. Per esempio scelta del focus sul servo figura tipica non troppo individualizzata equivalente del poeta drammatico: spazio di specchiamento metateatrale (gioca con le parole, crea immagini, metafore, doppi sensi, allusioni, battutacce). E’ il punto di attrazione, anche altri personaggi sono assimilati a questo livello: certi innamorati, mentre svolgono il loro ruolo, imbastiscono variazioni su se stessi, si abbandonano a scintillanti variazioni verbali come se una patina di distacco li rendesse qua e là ironici e autoironici. RICEZIONE DEL TEATRO PLAUTINO Preferenza per un certo tipo di intreccio è un indizio significativo: situazione iniziale si tramuta in una fase critica dove possono vacillare valori sociali e familiari di riconosciuta importanza minacciano una sovversione di tutto ciò che il pubblico accetta come normale e naturale. Conflitti trattati senza mai assumere valore di riflessione critica e rinnovamento della mentalità tradizionale lo scioglimento della commedia “mette a posto le cose” e il pubblico trova nel movimento dal disordine all’ordine un particolare piacere. Lo stesso personaggio centrale, il servo, è incompatibile con la trasmissione di un messaggio morale o culturale (meno di tutti riconoscibile in lui un’intonazione credibilmente quotidiana). L’azione è resa straniante: il comico ha sede altrove, i nomi dei personaggi e i luoghi sono greci ma i problemi sono reali e quotidiani e i dettagli coloriscono situazioni in cui è facilissimo ambientarsi. La commedia ha poco di sovversivo, l’azione amorale del servo sospende la normalità dalla contraddizione (prestabilita dissonanza tra dini e mezzi) nasce il paradosso di un’arte che sfugge alle nostre tradizionali definizioni: non propone una scelta tra realismo e finzione. FORTUNA Durante il Medioevo le commedie di Plauto continuavano ad essere copiate ma la loro lettura diretta era un fatto eccezionale prima diffusa le prime 8 poi durante il Rinascimento tornano in circolazione le restanti 12 e rinasce la passione teatrale per Plauto: rappresentazioni in latino, tradotte e adattamenti. Nel Cinquecento il teatro italiano vuole liberamente inserirsi nel codice scenico della palliata romana (es Mandragola). Nell’età moderna fortuna intrecciata con sviluppo del teatro comico europeo (Shakespeare, Calderon , Corneille, Moliere, Ruzante) e la figura chiave del servo astuto permette di studiare l’evoluzione della commedia. A differenza di Terenzio Plauto rimase estraneo alla tradizione scolastica: lingua, stile e metrica troppo difficili e temi non adatti a fornire esempi di moralità e serietà classicismo condanna per ricerca di diversi modelli di comicità. Rivalutazione di Lessing (canoni artistici più liberi). CECILIO STAZIO Vita Di origine straniera, da Milano Gallo Insubre portato a Roma dopo battaglia di Casteggio del 222. Nato tra il 230/220 e morto nel 168. Fu amico di Ennio e legato al capocomico Ambivio Turpione. Opere - 40ina di titoli di palliate e frammenti per un totale di 300 versi titoli greci (Ex hautou hestos, Gamos, Epicleros, Synaristosae, Synephebi) e latini (Epistula, Pugil) + forme doppie (Obolostates/Faenerator) - Plocium commedia più conosciuta Fonti Chronicon di San Girolamo e De poetis di Varrone + Cicerone, Orazio, Velleio Patercolo, Quintilliano, Gellio. UN GRANDE COMMEDIOGRAFO Non fu per niente inferiore a Plauto o Terenzio (1° nel canone dei poeti più apprezzati del 100 a.C.), ritenuto minore solo per la perdita dei suoi testi intermediazione tra Plauto e Terenzio: ricchezza di metri, vivace fantasia comica, gusto per farsesco. Rispetto a Plauto più vincolato alla Commedia Nuova Ateniese (titoli sono riproduzioni fedeli degli originali greci) più rispettoso nei confronti dei modelli (più vicino per questo a Terenzio). Relitto più interessante proviene da un paragrafo di Noctes Atticae di Gellio che mette a confronto Plocium con il modello menandreo Plokion: libero rifacimento che i romani chiamano vertere (es: tranquillo monologo menandreo convertiro in un canticum farsesco. Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano VII ORATORIA E STORIOGRAFIA IN EPOCA ARCAICA ORATORIA Nel Brutus Cicerone sottolinea il legame tra oratoria e politica: è il frutto intellettuale della classe dirigente che esprime la propria interpretazione della storia e dell’attualità con le proprie esigenze etiche e politiche gli oratori sono uomini politici di rilievo (annalistica e storiografia= membri della classe dirigente ma non di primo piano). Primo romano la cui eloquenza fosse testimoniata con sicurezza è Marco Cornelio Cotego (elogio in Annales) + Scipione Africano Maggiore, Quinto Fabio Massimo Cunctator, Lucio Emilio Paolo (scarse testimonianze delle orazioni). Catone è ritenuto il più grande oratore del II secolo e possiamo immaginare qualcosa anche dell’avversario Servio Sulpicio Galba (digressioni, veemenza dell’actio). GLI ANNALISTI Prima della storiografia in lingua latina creata da Catone c’era piuttosto un’annalistica composta in greco da membri della classe dirigente romana uso del greco significò una rottura con la tradizione della cronaca pontificale per raggiungere oltre ai romani colti anche il pubblico mediterraneo. o QUINTO FABIO PITTORE: appartenente alla gens Fabia, magistrato e senatore, aveva combattuto contro i Galli Insubri la sua opera storica andava dalla fondazione di Roma alla fine della seconda guerra punica. Origine aristocratica spiega l’interesse per le grandi famiglie tipico della sua storiografia + elementi autobiografici (utili a Livio per la descrizione della missione di Delfi del 216). Passione antiquaria: ricerca origini di istituzioni e cerimonie, età regia e inizi della repubblica (membro dell’elite senatoria: custode del patrimonio culturale delle tradizioni romane). Posizione marcatamente filo-romana. o LUCIO CINCIO ALIMENTO: senatore e magistrato di origine plebea, autore di una storia annalistica di Roma dalle origini (Polibio e Dionigi di Alicarnasso riconoscono obiettività e capacità di penetrazione). o Altri autori: Gaio Acilio e Aulo Postumio Albino LETTERATURA E CULTURA NELL’ETÀ DELLE CONQUISTE Fine della seconda guerra punica (201) aveva reso Roma l’unica potenza in grado di dominare il Mediterraneo continua espansione (Spagna= 133; Cartagine=146). La sete di crudeltà e ricchezza dimostrata nel 146 è interpretata come segno del suo allontanamento dai costumi austeri e nobili che aveva precedentemente garantito la sua grandezza progressiva crescita a potenza egemone del Mediterraneo non poteva non portare ad una modificazione profonda del suo assetto socio-economico e culturale. Divaricazione del corpo civico: classe dirigente si arricchisce, ceti intermedi in ascesa sociale, terre nelle mani di pochi, instabilità sociale per la plebe urbana. Comprensibile che la cultura e la letteratura registrino la comparsa di nuove esigenze e conflitti problema centrale del rapporto con certe tendenze del modello culturale greco (contatti intensificati, Romani si impadronirono di biblioteche come fece Emilio Paolo con quella di Perseo nel 168): la storiografia moderna ha insistito sulla polarizzazione fra partito filoellenico e antiellenico. Catone il Censore porta avanti una battaglia a favore della riaffermazione del mos maiorum e, nonostante la sua veemenza, non proponeva un globale ripudio della cultura greca ma una selezione che arginasse le più radicali spinte illuministiche + pericolo della relativizzazione della morale. Ennio pur celebrando i mores antiqui esalta le grandi personalità allontanandosi dalla posizione di Catone e avvicinandosi agli Scipioni. Nel teatro tragico di Ennio e Pacuvio viene dato spazio a dibattiti su modelli etici che ereditavano qualcosa dello spirito delle antiche antilogie sofistiche anche nel teatro di Terenzio viene riproposto il tema menandreo della philanthropia. Protettore di Terenzio era Scipione Emiliano stretti rapporti con figure eminenti sul piano culturale (Polibio, Panezio…) ma non vero e proprio circolo con consistenza storica: comunanza di interessi e tendenze ellenizzanti di aristocratici romani che sostenevano e favorivano alcune figure significative della cultura contemporanea. Apertura alla cultura ellenistica come sprovincializzazione e vocazione imperiale (Pacuvio= teoria giustificativa dell’imperialismo romano nei confronti degli altri popoli; Polibio: giustificazione del regime aristocratico nella costituzione mista. Lucilio associato al circolo: primo letterato proveniente dall’aristocrazia sintesi fra gusto raffinato e morale tradizionale= riflesso della crisi etico-politica e presagio dei nuovi tempi. ENNIO Vita Quinto Ennio nasce nel 239 a Rudiae (oggi presso Lecce), area profondamente intrisa di cultura greca definito semigrecus e amava sottolineare la sua natura trilingue (greco, latino e osco). Verosimilmente si è formato a Taranto e giunge a Roma nel 2014, durante la II guerra punica, condotto da Catone (successivamente posizioni culturali molto diverse). Attività di insegnante, attore scenico 189-87 accompagna MARCO FULVIO NOBILIORE in Grecia per illustrare nei suoi versi la campagna militare (alla vittoria nel 189 dedica una praetexta= operazione propagandistica molto criticata da Catone) e protetto dalla sua famiglia (concessione cittadinanza romana). Muore nel 169. Opere Cronologia molto incerta: solo frammenti anche se è il letterato arcaico di cui abbiamo più citazioni - compose durante tutta la vita tragedie (ultima Thyestes nell’anno della morte): 20 titolini di coturnate e 2 pratextae (Ambracia, argomento contemporaneo, e Sabinae, leggenda fondazione). - Annales: poema epico in esametri, 18 libri in cui narrava la Storia di Roma restano 600 versi Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano X duritia, industria) rigore catoniano non è saggezza di un contadino incorrotto ma risvolto ideologico di un’esigenza genuinamente pragmatica (vantaggi economici per accresce la produttività del lavoro schiavistico applicato. BATTAGLIA POLITICO CULTURALE DI CATONE Stile oratorio di Catone vivace e ricco di movimento, molto meno sostenuto e arcaizzante di quello del trattato sull’agricoltura rifiuto dell’ars, della technè oratoria di matrice greca: rifiuto dell’elaborazione stilistica interpretato alla luce della sua generale polemica. In realtà non era ignaro di lettere greche (forse in vecchiaia studiò, si avvale di acquisizioni di scienza agricola greca, influenze storico greco Timeo): tecnica retorica greca dissimulata in modo tale da dare all’uditorio l’impressione dell’immediatezza vivace e non dell’elaborazione a tavolino. Non combatteva tanto la cultura in sé quanto gli aspetti illuministici rischio di azione corrosiva sulle basi della res pubblica e del regime aristocratico (es: l’affermazione di personalità di prestigio eccezionale pericolo per coesione interna dell’aristocrazia; leggi suntuarie vs consumi degli aristocratici). Sa accogliere gli apporti greci senza farne aperta propaganda rapporto con intellettuali della cerchia dell’Emiliano= filtrare influenze greche entro i limiti della conservazione politico sociale. LA FORTUNA DI CATONE Appellativo “il Censore” lo irrigidisce e trasforma da personaggio a simbolo di rigido custode della tradizione e del conservatorismo. Cicerone lo idealizza nel De re publica e nel Cato Maior de Senectute mitigandone le asprezze; Livio critica l’intransigente integralismo. Rivalutazione delle sue qualità sotto Adriano. Solo De agri cultura sopravvive per sua utilità. TERENZIO Vita Nato tra 195/185 (// anno morte di Plauto) a Cartagine, forse giunto a Roma come schiavo di un certo senatore Terenzio Lucano: stretti rapporti con Scipione Emiliano e Lelio (voci ostili in clima di rovente polemica). Morto nel 159 durante viaggio in Grecia forse annegato (poco credibile, accostamento con la morte di Menandro). Opere Cronologia attestata con precisione grazie alle didascalie anteposte (lavoro filologico antichi) 6 commedie: 1. Andria (medio successo) nel 166 Menandro 2. Hecyra (insuccesso, solo alla 3° rappresentazione) nel 165 Apollodoro di Caristo + Menandro 3. Heautontimorumenos (buon esito) nel 163 Menandro 4. Eununchus (maggior successo) nel 161 Menandro 5. Phormio (successo) nel 161 Apollodoro di Caristo 6. Adelphoe nel 160 Menandro + Difilo Modelli greci della commedia nea: Menandro, Difilo, Apollodoro di Caristo Fonti Vita Terentii in De viris illustribus di Svetonio molti particolari oggetto di voci contrastanti e polemiche. LO SFONDO STORICO Inserito nel contesto dell’ “età degli Scipioni”: debutto teatrale due anni dopo la battaglia di Pidna, momento di evoluzione della potenza romana e dei rapporti con l’oriente greco deportati a Roma mille ostaggi greci tra cui intellettuali come Polibio. Appropriazione del mondo greco si sviluppa a più livelli: modificazioni gusto e mentalità, crescita consumi di lusso e d’arte, interesse per nuovi modelli culturali e ideologici Scipioni centro di elaborazione di cultura grecizzante ricondotta a dignità teorica. Innovazioni anche nella poesia scenica: il genere comico era con Plauto momento di intrattenimento popolare (= successo presso vasto pubblico), che appassionava anche chi non fosse sensibile alle problematiche culturali degli originali menandrei, non sottoponendo il pubblico a sforzi di approfondimento o meditazione. La dominante di Terenzio invece è l’interesse per i significati, usare un genere fondamentalmente popolare per comunicare anche sensibilità e interessi nuovi, maturati nel campo ristretto di un’elite sociale e culturale. L’Hecyra inizialmente ha insuccesso (preferiti spettacoli di funamboli e gladiatori) ma alla fine riesce ad arrivare al termine declino del teatro popolare latino e divaricarsi dei gusti del pubblico di massa dell’elite colta. Mette in scena gli ideali di rinnovamento culturale dell’aristocrazia scipionica, approfondisce psicologicamente i personaggi e rinuncia all’esuberanza comico fantastica. Intrecci consueti della Commedia Nuova e della palliata con riconoscimento che risolve la situazione scelta profondamente innovativa di Terenzio dell’approfondimento della psicologia del personaggio: più che alla rappresentazione psicologica dell’individuo è interessato a quella del tipo (Caratteri di Teofrasto) personaggi spesso anticonvenzionali. Approfondimento psicologico= riduzione della comicità= scarso successo di Terenzio. LINGUA E STILE Stile espressivo non in primo piano, aspetto trascurato dalla critica e dai lettori (vs officina verbale di Plauto). Linguaggio censurato: in sei commedie tutte incentrate su intrighi d’amore la parola “bacio” compare due volte e si parla poco di corpi, mangiare, bere, sesso personaggi bassi della palliati ci sono ma non portano sulla scena la loro particolare carica linguistica. La censura serve ad assicurare il predominio di certi contenuti (> parole astratte). Lo stile è medio e pacato, quotidiano costante preoccupazione di Terenzio per il verosimile: non significa riprodurre realisticamente la parlata quotidiana, rimane lingua settoriale parlata nelle classi urbane di buona educazione= effetto idealizzato rispetto ai gusti del pubblico romano. Forte riduzione della varietà metrica, deverbia < cantica. Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XI I PROLOGHI: POETICA E RAPPORTO CON I MODELLI Sbagliato pensare a Terenzio come un predicatore o autore educativo: uno dei letterati più professionali e consapevoli degli aspetti tecnici del proprio lavoro riprende Menandro come modello culturale (valori humanitas/philanthrophia) sia come modello letterario (esempio di stile e tecnica drammatica). Nella commedia plautina il gioco scenico mette in crisi l’effetto di realtà Terenzio cura molto di più la coerenza e impermeabilità dell’illusione scenica (no battute che non abbiano una diretta motivazione interna allo svolgimento drammatico) e nessuno spazio di autocoscienza. Importanza del prologo nella Commedia Nuova inteso come spazio espositivo di informazione preliminare (posizione panoramica più attenta allo sviluppo dell’azione e capace di apprezzare gli effetti di ironia che sorgevano via via dalla situazione scenica) Terenzio rinuncia a costo di oscurità nell’intreccio: prologhi adoperati come personali prese di posizione dell’autore, in cui chiarisce rapporto con i modelli greci e risponde alle critiche dei suoi avversari su questioni di poetica= pubblico più ristretto e selezionato si avvicina, come Ennio Accio e Lucilio all’ideale alessandrino del poeta filologo. Principale avversario LUSCIO DI LANUVIO. Nel prologo dell’Andria ribatte all’accusa di contaminare fabulas rovinando i modelli greci con inopportune mescolanze: sottolinea come Nevio, Plauto ed Ennio non fecero diversamente contaminazione non processo di trasposizione meccanica. Nel prologo dello Heautontimorumenos contrappone un tipo di commedia stataria ad una motoria, piena di effettacci e con azione assai movimentata (come la farsa plautina), rifiutata per un’arte più riflessiva e attenta alle sfumature, più verosimile. In generale le affermazioni sono difficili da riscontrare nella pratica perché gli originali non ci sono pervenuti se non alcuni frammenti si riesce però a distinguere come Terenzio si attenga agli intrecci menandrei senza rinunciare ad approfondire gli interessi che lo toccano, come i problemi dell’humanitas. TEMI E FORTUNA Difetto del teatro terenziano è che la sua virtus comica manca di vis: sacrifica la ricchezza dell’invettiva verbale e le trovate comiche estemporanee viene approfondito carattere dei personaggi che si rivelano insoliti, i rapporti familiari (palliata altina ancorata a situazioni familiari) diventano veramente rapporti umani (emblema ideale di humanitas homo sum: humani nihil a me alienum puto). La commedia terenziana di maggior successo immediato è l’Eunuchus, quella in cui meno emergono temi psicologici e umanistici: tentativo riuscito in direzione della comicità plautina, Terenzio dimostra anche attitudini puramente comiche e drammaturgiche. Nella graduatoria poetica di VOLCACIO SEDIGITO del II secolo è al 6° posto ma continua a tenere scena anche dopo la sua morte con il favore di critici più colti e sensibili che apprezzano la sua purezza della lingua e la raffinatezza dello stile per Cicerone ha linguaggio scelto (lecto sermone), urbanità (come loquens) e dolcezza del dire (omnia dulcia dicens); Cesare lo definisce puri sermoni amator anche se lo giudica un Menandro dimezzato (dimidiatus Menander) per mancanza di vis comica. Valori etici apprezzati dai cristiani, introdotto presto nelle scuole (commento di Elio Donato): nel Medioevo viene commentato (citato da Dante), nel Rinascimento vengono fatti volgarizzamenti e adattamenti poetici (traduzione Andria di Macchiavelli) fortuna dovuta a contenuti “educativi” del suo teatro ma sottolineato troppo suo impegno etico-sociale. CONCLUSIONE D’INSIEME SULLA PALLIATA E SVILUPPO DELLA TRAGEDIA DALLA TRAGEDIA TARDO-EURIPIDEA ALLA COMMEDIA DEI SENTIMENTI Sappiamo poco della Nea greca, ma sicuramente a questa guardano gli autori della commedia latina e ne riprendono trame, tipi e situazioni: copie preziose di quel teatro e testimonianza dello sviluppo in un diverso contesto di cultura. Più che nel teatro di Aristofane la Nea ha le sue radici in certi esperimenti drammatici dell’ultimo Euripide (Elena, Ifigenia taurica, Ione), drammi a lieto fine con elementi comici nell’intrigo gioco parodico tradisce un’aspirazione patetica che il genere comico sentiva e temeva come troppo impegnativa. Discorso paratragico non solo come facile occasione di riso ma aspirazione a tono sublime Commedia di Menandro si avvicina alla retorica della tragedia per ricerca effetto di identificazione. Dalla tragedia è continuata l’idea moderna di un’illusione scenica coerente, la partecipazione emotiva dello spettatore che si proietta tra i personaggi come individualità morale. CONVENZIONALITA’, FINZIONE TEATRALE e METATEATRO Rappresentazione della vita reale e allo stesso tempo consapevolezza convenzionalità (tipi fissi, situazioni ripetute, storie che si replicano) teatro che vuole essere convincente ma che sa di essere fatto di convenzioni, codici di linguaggio che lo rendono riconoscibile al pubblico. I personaggi minori sono macchiette e caratteristi, che parlando di sé alludono alla ripetitività delle situazioni che li impegnano (possibilia comici limitati): personaggio consapevole di vivere in una finzione che lo vuole continuamente uguale a se stesso rappresentare storie verosimili ma guardare al mondo esterno solo attraverso le regole della propria codificazione retorica. A volte i meccanismi dell’invenzione comica sfruttano la consapevolezza metateatrale dei personaggi. La Commedia Nuova è un gioco sottile che complica l’apparente realismo psicologico dei drammi: sospettoso pretendere di essere veri solo perché stilizzati in modo da essere verisimili in mezzo tra intenzione del realismo psicologico (terribili verità mitiche della tragedia) e coscienza della convenzionalità (ostentata finzione plautina): personaggi senza uscire dalla finzione scenica lasciano intravvedere allo spettatore la loro natura riflessiva (autoironia dei personaggi). Appello al pubblico delegato a parola indiretta, frase sentenziosa universale: personaggi, senza uscire dalla coerenza della finzione, si Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XII rivelano per quello che sono (convenzione, ripetitività, maschere) Menandro cerca di inventare nuovi ruoli per i personaggi più convenzionali. Plauto si cura meno dell’illusione drammatica, fa dell’intervento metateatrale una risorsa fissa del comico, un incentivo alla farsa (aprosdoketon, uscita all’improvviso da finzione scenica e abituali convenzioni drammatiche) consapevolezza porta ad essere iperconvenzionale caricando gli stereotipi: consapevolezza li rende superiori figura del servo-poeta. LO SVILUPPO DELLA TRAGEDIA Ennio aveva sviluppato una poesia tragica sempre più in grado di collocarsi con dignità a fianco dei classici greci lezione imparata dai due maggiori tragici del II sec a.C. PACUVIO (periodo scipionico) e ACCIO (età dei Gracchi e Mario): ebbero risonanza immediata e continuarono ad andare in scena fino all’età augustea. Titoli delle tragedie confermano che la tragedia romana ha sempre modelli greci a cui riferirsi esplicitamente ma rielaborano via via il modello prescelto in piena autonomia con la pratica della contaminazione (riscontro in Bacchae di Accio e Baccanti di Euripide): le rielaborazioni affrontano temi religiosi, politici, morali, filosofici, problemi sentiti nella società romana contemporanea (Euripide esempio di come modernizzare il mondo della tragedia) vecchi miti offrono nuove possibilità e assumono anche significati attuali (tema della tirannide= Roma repubblicana; stratificazione religiosa e filosofica; contraddizioni ideologiche e dibattiti ideali). Crescente gusto per l’elemento patetico e romanzesco, per il pittoresco e l’orrido (linea anticlassicistica) Pacuvio celebre per la “visualità” delle sue descrizioni. Crescente peso anche della retorica: scuola retorica asiana sempre più importante discorsi atti a commuovere o persuadere (Accio). A livello stilistico criticati per il loro latino “impuro”, frutto in realtà di sperimentalismo che continua la tradizione enniana: Accio poeta-filologo, interessato alla linguistica e alla retorica contemporanee molti frammenti citati da grammatici per presenza di forme singolari (es: composti): alcune innovazioni passate con successo, sviluppo linguaggio poetico più ricco e specializzato. Tragedia sale di classe e di tono Accio è anche grammatico, teorico di letteratura: scrivere tragedie diventa tipica occupazione privata per signori colti (Giulio Cesare Strabone, Valerio Rufo, Asinio Pollione, Augusto). Polemiche di Lucilio contro Accio e Pacuvio portano all’abbandono del genere tragico, preferiti generi più intimi e personali. LO SVILUPPO DELLA POESIA EPICA La produzione epica durante l’età degli Scipioni è dominata dall’esemplarità di Ennio (saturnio neviano superato): Accio intitola Annales il suo poema in esametri, così come Aulo Furio Anziate (guerre Roma vs Cimbri) e Volusio tipo di poesia epica storica che celebrava avvenimenti militari, meno vasta di Ennio e limitata a singoli periodi (anche Bellum histricum di Hostius). Genere praticato senza soluzione di continuità (anche Cicerone in De consolatu suo, auto-celebrazione epica), poemi epici a tema storico da Ennio a Lucano, noti soprattutto da polemiche e parodie. Non bisogna pensare che l’epica storica continui a riproporre la vecchia forma enniana senza rinnovarsi mai: epos storico porta nuove esigenze di gusto e maggior cura formale, sopravvive all’Eneide che batteva una strada completamente diversa. I Romani filtravano le più recenti imprese di generali in stile omerico-enniano miglior legame tra letteratura e potere. LUCILIO Vita Nato secondo S. Girolamo nel 148 ma insolita precocità letteraria; per altri 180 o intermedio 168. Distinta e florida famiglia della Campania, primo letterato di buona famiglia che conduce la vita da scrittore. Morte 102. Opere 30 libri di satire edizione I sec a.C.= 1-21 esametri dattilici; 22-25 distici elegiaci; 26-30 metri giambici e trocaici (criterio metrico che non coincideva con quello cronologico di composizione. Orientamento progressivo verso l’esametro= provocazione ironica del verso eroico per materia quotidiana e dizione colloquiale (da Orazio in poi verso prescritto per la satira). Non sicuro utilizzo termine Saturae, nei frammenti usa poemata, sermone (ludus ac sermones) e schedìa (improvvisazioni). Fonti Nonio Marcelli, allusioni in Orazio, interesse in età imperiale con Quintilliano LA SATIRA Sfondo culturale del partito scipionico: protettorato diverso da Terenzio eques colto e benestante che non vive del lavoro letterario, indipendenza di giudizio e interesse curioso per la vita quotidiana, si permette attacchi contro uomini in vista. Origini termine satura misteriose non ha a che fare con il satyros della commedia greca, più probabilmente ha valore di “mescolanza e varietà” (satura lanx piatto misto offerto agli dei; lex per saturam singolo provvedimento con stralci di vari argomenti). Nome non greco, per Quintilliano satura quidem tota nostra est tentativi (Orazio) di ricostruire genealogia retrospettiva in Grecia ma per quanti apporti culturali ci siano stati l’impulso è specificatamente romano. Ricerca di un genere disponibile ad esprimere una voce personale del poeta: espressione diretta che rispecchi rapporto con se stesso e con la realtà contemporanea poesia fuori da canoni epici e drammatici, poikilia (canone estetico della varietà). Precedente della satira enniana 4/6 libri di metro e argomenti vari (spunti autobiografici= sviluppo autocoscienza del poeta) + dimensione aggressiva del satirico di Nevio. Importanza storica di Lucilio è che si è concentrato esclusivamente su questo genere + crescita di nuovo pubblico interessato alla poesia scritta e desideroso di letteratura più aderente alla realtà contemporanea. Spettro molto ampio di argomenti: I libro Concilium deorum parodia dei concili divini che prende di mira Lentulo Lupo (parodia libellistica come Apokolokyntosis) topos della maniera epica ironizzato (vs letteratura come vuota Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XV Recupero della dimensione intima nei carmi brevi: polimetri ed epigrammi che trattano occasioni e avvenimenti della vita quotidiana e formale (affetti, amicizie, odi, passioni…) impressione di immediatezza, di vita riflessa: equivoco perché non è una poesia ingenua e spontanea, senza vincoli della morale e filtri della cultura ma ottenuta con un ricco patrimonio di cultura. Il destinatario di ogni carme è rappresentante di una cerchia raffinata e colta impasto stilistico di risonanze letterarie dissimulate più o meno in una parvenza di slancio passionale o immediatezza giocosa. Precisi rapporti formali bilanciato gioco di antitesi o richiami simmetrici dietro parole che vogliono apparire dettate dalla passione più immediata Suggestivi effetti fonosimbolici (brevis-perpetua, lux-nox) Nulla lasciato alla disposizione casuale degli effetti gioco calibrato (c.8: rompersi di ostentata sicurezza in serie di brevi e incalzanti interrogazioni) Sottrarsi al rischio di autobiografismo genesi complessa di poesia intessuta di dottrina: esperienza biografica nelle forme della tradizione. Lenus, venustas e urbanitas sono i principi che fondano il codice etico ed estetico del gusto letterario ed artistico Lesbia incarna la devastante potenza dell’eros, alone idealizzante. L’amore è l’esperienza capitale della vita di Catullo, è il solo valore in grado di risarcire la fugacità della vita umana si sottrae ai doveri e gli interessi propri del civis romano, rimane estraneo ai conflitti di potere che lacerano la società tardo repubblicana. L’amore, nato dall’adulterio, con Lesbia diventa l’oggetto esclusivo dell’impegno morale del poeta: si configura come tenace vincolo matrimoniale, un foedus che Lesbia ha violato si appella ai valori cardinali dell’ideologia e dell’ordinamento sociale romano, fides (patto stipulato) e pietas (doveri nei confronti degli altri): cerca di fare di quella relazione irregolare un aeternum sanctae foedus amicitiae, ma nel c.85 condensa nell’ossimoro odi et amo la dolorosa sensazione del dissidio che lo lacera. L’unica voluptas sta nella consapevolezza di non aver mai mancato al foedus e avere una buona coscienza. CARMINA DOCTA Lepidus, novus, expolitus sono i criteri di una nuova poetica ispirata alla brillantezza di spirito e alla raffinatezza formale (ascendenza callimachea manifesto nel c.95, annuncio della pubblicazione del poemetto di Cinna). L’epillio con le sue dimensioni favorisce il paziente lavoro di rifinitura stilistica e permette di dar sfoggio alla preziosa dottrina contenutistica. Anche gli altri poeti neoterici avevano realizzato degli epilli: Cinna Zmyrna, Calvo l’Io. - Carme 64: mito delle nozze di Peleo e Teti e digressione sull’abbandono di Arianna a Nasso tema della fides, presente nella lontana età degli eroi (dei garanti) e violata nella corrotta età presente. Mito è proiezione e simbolo delle aspirazioni del poeta - Carme 63: mito di Attis che si mutila non esametro ma galliambi per esprimere frenesia orgiastica del culto di Cibele Epitalami, ossia canti nunziali sono: - Carme 61: matrimonio di Manlio Torquato, cantato durante la deductio carattere eminentemente greco unico a elementi tipicamente italico-romani con implicazioni etiche e sociali - Carme 62: due cori a contrasto di giovani e fanciulle sul tema del matrimonio e della verginità Il Carme 66 è un omaggio al poeta Callimaco: con la traduzione latina de La chioma di Berenice sono introdotti temi centrali come l’esaltazione della fides, della pietas, condanna dell’adulterio e celebrazione delle virtù eroiche. Il Carme 65 è il biglietto che giustifica l’invio della semplice traduzione a Ortensio Ortalo (aridità per morte del fratello). Il Carme 68 (che potrebbe essere l’unione di due diversi componimenti) riassume i temi quali amicizia, amore, attività poetica e connessione con Roma, dolore per morte del fratello progenitore della futura elegia soggettiva latina. STILE e FORTUNA Influsso dominante della letteratura alessandrina e della lirica greca arcaica (Archiloco e Saffo). Combinazione di linguaggio letterario e sermo familiaris: lessico filtrato dal gusto aristocratico, elite colta che ama esibire il turpiloquio accanto all’erudizione (diminutivi= estetica del lepos). Ampia gamma di modalità espressive che vanno dall’invettiva scurrile al linguaggio amoroso vitalità di linguaggio affettivo e intensità del pathos presenti nei carmina docta (carattere più spiccatamente letterario). Successo vasto e immediato, influsso su poesia augustea e imperiale; pochissimo noto nel medioevo, ripreso da poeti umanisti (Petrarca) e soprattutto Foscolo. Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XVI LUCREZIO Vita Date di nascita e morte più verosimili sono 98 e 55 (fonti con altre date San Girolamo e Elio Donato). Girolamo nella traduzione del Chronicon di Eusebio parla della sua follia: accusa nata in ambito cristiano nel IV secolo per screditarne la polemica antireligiosa o per sostenere la tesi patologica-depressiva (pessimismo lucreziano vs ottimismo epicureo). Forse campano (per presenza scuola epicurea e Venere descritta simile a Venus fisica di Pompeii), no informazioni sufficienti per capire la classe sociale (stesso livello di Memmio o liberto?). Unico riferimento a lui da Cicerone in una lettera al fratello Quinto (legame stretto non attestato). Opere De rerum natura: poema in esametri in 6 libri, probabilmente mancante di un’ultima revisione (ripetizioni, incongruenze, annuncia descrizione delle sedi beate che non fa). Dedicato all’aristocratico Gaio Memmio. Testo conservato integralmente in due codici del IX secolo (Oblungus e Quadratus) + codici umanistici che riproducono il codice ritrovato da Poggio Bracciolini nel 1418. Composto di 3 diadi: 1. Inno a Venere + fisica epicurea (teoria aggregazione e disgregazione degli atomoi) 2. Fisica teoria del clinamen 3. Antropologia epicurea corpo e anima composti di atomi 4. Antropologia epicurea conoscenza attraverso simulacra (sensi veri, errata interpretazione) + digressione sulla passione d’amore 5. Cosmologia mortalità del mondo 6. Cosmologia fenomeni fisici e peste di Atene del 430 conciliazione contrasto tra “trionfo della vita” iniziale e “trionfo della morte” finale L’EPICUREISMO ROMANO A parte il rigore intollerante di Catone il Censore, la classe dirigente romana preferiva un filtraggio attento del pensiero greco, che eliminasse gli elementi potenzialmente pericolosi per l’assetto istituzionale della res publical’eclettismo filosofico di Cicerone esclude l’epicureismo perché questo, suggerendo la ricerca della tranquillità, tendeva a distogliere i cittadini dall’impegno politico in difesa delle istituzioni e creava problemi, negando la religione, ad una classe dirigente che la utilizzava come strumento di potere. Durante il I secolo l’epicureismo penetra a Roma negli strati elevati della società (studiano in scuole di stampo epicureo Virgilio. Orazio, Attico, Cesare e Cassio), mentre meno sappiamo sulle classi inferiori (divulgazioni in cattiva prosa circolavano presso la plebe, attratta da facilità di comprensione e dall’invito al piacere). Lucrezio si mosse in una strada radicalmente diversa: nonostante Epicuro avesse condannato la poesia, Lucrezio sceglie il poema epico-didascalico epicurei successivi si mantengono alle direttive del maestro (massimo poesia di puro intrattenimento), mentre Lucrezio probabilmente desidera raggiungere gli strati superiori della società e per farlo deve “cospargere con il miele delle Muse” una dottrina apparentemente amara. Per questo ostenta ammirazione per Omero e, tra i modelli della poesia epico-didascalica, Empedocle. La scelta della forma poetica spiega anche l’atteggiamento di Cicerone che secondo la tradizione è editore del De rerum natura ma non poteva condividerne gli ideali filosofici eccezionalità della forma poetica, non fa polemica contro di lui ma non gli concede nemmeno spazio e credibilità. POEMA DIDASCALICO Titolo traduce l’opera più importante di Epicuro, il Perì physeos, da cui erano state tratte una Piccola (conservata nella Lettera ad Erodoto) e Grande Epitome (perduta). Il riferimento nella dedica ad un momento difficile per la patria fa pensare ad una composizione successiva al 59. Prima del De rerum natura no poesia didascalica latina di grande impegno: Epicharmus di Ennio (settenari), Pragmatica (settenari) e Didascalica (metri vari e prosa) di Accio letteratura ellenistica segue Esiodo, Parmenide ed Empedocle e usa l’esametro (opere tradotte a Roma). No esempi di poesia didascalica di grande respiro e rispetto ad ellenistici si differenzia perché ambisce a spiegare ogni aspetto importante della vita del mondo e dell’uomo e di convincere il lettore della validità della dottrina epicurea (ellenistici: argomenti tecnici senza implicazioni filosofiche) modello di Empedocle per argomento trattato, organizzazione del materiale, caratteri formali. Consapevolezza dell’importanza della materia determina il rapporto che Lucrezio instaura con il lettore discepolo continuamente esortato, minacciato, affinché segua il percorso educativo. Non si limita a descrivere i fenomeni, ne indaga le cause e propone al lettore una verità, una ratio sulla quale è obbligato ad esprimere un chiaro giudizio di consenso o rifiuto. L’intenzione del genere didattico-didascalico ellenistico era encomiastica (lode alle cose): Lucrezio alla retorica del mirabile sostituisce la retorica del necessario (fenomeni connessi necessariamente) il sublime lucreziano non è solo una forma stilistica che rispecchia l’interpretazione del mondo, ma anche la percezione delle cose: il sublime suggerisce un bisogno morale, invita all’azione. Tutto il De rerum natura è un insegnamento che contiene un drammatico consiglio: il lettore si deve trasformare in un “lettore sublime”. Il genere stesso diventa una forma problematica: il lettore deve essere capace di far di se stesso e delle proprie reazioni emotive un contenuto del poema, il destinatario deve sapersi adeguare alla forza sublime di un’esperienza sconvolgente Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XVII forma sublime del testo e forma sublime del destinatario sono segni della trasformazione che il genere didascalico ha dovuto accettare quando ha scelto di farsi mezzo per comunicare un iter morale. Il poema ha una rigorosa struttura argomentativa: usa il sillogismo, l’analogia (per ricondurre al noto, al visibile, ciò che troppo lontano o piccolo per essere osservato direttamente) libro III, dedicato alla confutazione del timore della morte, ha una struttura complessiva semplice: introduzione, trattazione in due sezioni (anima composta di atomi e vuoto; soggetta alla nascita e morte come tutti i corpi + 29 prove), voce alla Natura stessa. Influenza contatto con letteratura diatribica: orientamento filosofico prevalentemente cinico, presentazione semidrammatica del contenuto. STUDIO DELLA NATURA E SERENITA’ DELL’UOMO Trattazione su quanto empia e crudele sia la religio tradizionale: opprime sotto il suo peso la vita degli uomini, turba ogni gioia con la paura necessaria una conoscenza sicura delle leggi che regolano l’universo. Dai primi versi descrive il nesso tra superstizione religiosa, timore della morte e necessità di speculazione scientifica messaggio ignorato: avrebbe messo in discussione i fondamenti culturali dello stato romano, che della religio aveva fatto un elemento di coesione. Tranne il II e il IV tutti i libri si aprono con una appassionata celebrazione dei meriti di Epicuro condivide le sue teorie in materia di religione (dèi incuranti delle vicende della terra e dell’uomo): nel V libro tratta dell’origine storica del timore religioso per combatterlo ed eliminarlo CORSO DELLA STORIA Evitare che in argomenti di grande rilievo la mancanza di spiegazioni razionali riconduca il lettore ad accettare spiegazioni tradizionali della mitologia e superstizione tratta della storia del mondo e poi dell’origine della vita sulla terra e della storia dell’uomo; confutazione delle tradizioni su esseri mitici a cui oppone la saldezza delle leggi naturali della fisica epicurea. Progresso umano positivo (scoperta del linguaggio, fuoco, metalli, tessitura, agricoltura) e negativo (attività bellica, timore religioso): natura ha casualmente indicato agli uomini come agire progresso materiale valutato positivamente, ma negativa la decadenza morale che ha portato con sé (sorgere di bisogni innaturali e cupidigie personali): l’epicureismo si propone di riscoprire che “di poche cose ha davvero bisogno la natura del corpo”. Epicureismo considerato spesso a torto una forma di edonismo sfrenato: limitazione dei bisogni e ricerca di piaceri naturali e semplici, saggio deve allontanarsi dalle tensioni della vita politica (lathè biosas), amicizia è la ricchezza della vita umana. INTERPRETAZIONE DELL’OPERA Confusione tra figura storica dell’autore e immagine del narratore persona tra le altre che gioca il suo ruolo all’interno del sistema di calori e temi del poema: no accettabili tesi che ricercano nel poema tracce dello squilibrio mentale di Lucrezio tesi recente del Lucrezio ufficiale che tenta di convincere l’Antilucrezio scettico. Tensione dell’autore volta a convincere razionalmente il suo lettore hanno la loro parte anche le descrizioni a tinte fosche. Insiste a lungo che la Natura sia incurante delle esigenze dell’uomo; contro le insensatezze della passione amorosa (saggio tenersi lontano da passione irrazionale che non ha giustificazione nei dettami della natura) forse anche in contrapposizione all’ideologia erotica dei neoteroi e l’orientamento della morale tradizionalista ricercare registro stilistico elevato ed efficace che accoglie nello stile sublime elementi propri della diatriba e della satira. La ratio esposta vuole essere portatrice di serenità e libertà interiori, che traggono origine dalla comprensione dei meccanismi di nascita, vita, morte dell’uomo e del cosmo razionalismo che mostra i suoi limiti: sapere che con la morte la nostra sensibilità si perde del tutto non basta ad eliminare l’angoscia contrasto con descrizione dell’uomo in preda all’angoscia irrazionale che ci offre alla fine del libro intimamente dissidente nei confronti di un sistema filosofico dall’aspetto troppo sereno, troppo lineare ma impotente di fronte ad angosce primordiali. LINGUA E STILE Grandi capacità di elaborazione artistica critica moderna ha giudicato lo stile, in confronto a Virgilio, troppo rude e legato all’uso arcaico, prosaico e ripetitivo (divergenze di impostazione). Stile volto a persuadere il lettore: ripetizioni, inviti all’attenzione, nessi logici. Lingua latina manca di possibilità di esprimere concetti filosofici: perifrasi nuove, coniazioni, calchi diretti dal greco fuori da terminologia tecnica invece vocaboli poetici, propensione per nuovi avverbi, perifrasi, allitterazioni, assonanze, costrutti arcaici (infiniti passivi in –ier, genitivo singolare in –ai, incipit dattilico). Vasta conoscenza della letteratura greca (Omero, Platone, Eschilo, Euripide, Tucidide descrizione peste). Concretezza dell’espressione, evidenza e vivacità espressiva difficoltà per mancanza di linguaggio astratto già pronto: lingua si fa vivida per supplire a vuoti verbali, illustrare in modo comprensibile l’argomentazione astratta. Contrasto efficace tra movenze della lingua colloquiale e lo stile sublime meraviglia + invettiva profetica. FORTUNA DI LUCREZIO Prime fasi soggette a discussioni: Cicerone lo ignora per sminuirne il valore; Virgilio, Orazio, Ovidio, Seneca, Quintilliano, Stazio, Plinio gli tributano lodi autori cristiani criticano le posizioni, riscoperta durante Umanesimo, Cinquecento prime confutazioni, Leopardi conoscenza diretta. Lachmann lo utilizza come banco di prova per dimostrare il moderno metodo filologico basato sulla valutazione dei rapporti tra i vari rami della tradizione. Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XX conservato molto frammentario: tre forme di governo e loro degenerazioni (tirannide, oligarchi, oclocrazia); stato in cui sono compresenti in un regime misto (monarchia=consolato, aristocrazia= senato, democrazia= comizi); concetto di guerra giusta; figura del rector et gubernator rei publicae o princeps . Giunta indipendente la sezione finale, Somnium Scipionis: piccolezza e insignificanza di tutte le cose umane, anche della gloria terrena, e beatitudine che attende le anime dei grandi uomini di stato. La teoria del regime misto risale, tramite Polibio, ad Aristotele: l’elemento democratico è visto da Scipione con antipatia ma serve per sfogare le passioni irrazionali del popolo. Difficile precisare per lacune in che modo veniva delineata la figura del princeps: elite di personaggi eminenti alla guida del senato e dei boni, non prefigura esiti augustei, nel limiti dell’esperienza repubblicana. Non prevaricare i limiti costituzionali, combattere passioni egoistiche e desiderio di ricchezza: dominatore asceta, dedito al servizio dello stato, despicientia verso le passioni umane. Pericolo del potere nelle mani di pochi capi. De legibus (52): interlocutori Cicerone (conservatore moderato), Quinto (ottimate estremista) e Attico (epicureo che si vergogna) in locus amoenus su modello del Fedro di Platone legge basata sulla ragione innata e perciò data da dio: punti di riferimento nel diritto pontificio e sacrale. Leggi riguardanti magistrati e loro competenze. OPERE FILOSOFICHE Aveva seguito le lezioni dei filosofi più diversi e scrive di filosofia per tutta la vita 45 produzione si infittisce per eventi dolorosi della sua vita (morte figlia Tullia) e per vicende politiche (dittatura di Cesare lo priva di intervento nella vita politica). Paradossi degli stoici (46): dedicata a Marco Bruto Hortensius e Accademica(45): esortazione (perduta) alla filosofia e libro composto di due parti (priora e posteriora). De finibus bonorum et malorum: capolavoro di Cicerone filosofo, 5 libri con 3 dialoghi teoria degli epicurei e confutazione; confronto teoria stoica con teorie accademica e peripatetica; teoria eclettica di Antioco di Ascalona (vicina a pensiero di Cicerone). Difesa dello stoicismo tradizionale: forniva base morale più solida all’impegno dei cittadini verso la collettività, ma lontano da Catone o Bruto per cultura e gusti. Tusculanae disputationes: massimo avvicinamento a tesi di stoicismo rigoroso, dialogo tra Cicerone e anonimo interlocutore temi della morte, dolore, tristezza, turbamenti dell’animo, virtù come garanzia di felicità profonda partecipazione emotiva dell’autore agli argomenti trattati, intensità lirica che trova pochi riscontri nella prosa latina. Argomenti religiosi e teologici: De natura deorum, De divinatione, De fato Originalità di Cicerone nel ripensare tutto il corpus di metodi, riflessioni, teorie, cresciuto entro scuole filosofiche ellenistiche per ricomporlo in un blocco di senso comune punto di riferimento alla classe dirigente romana, ristabilire l’egemonia sulla società: questioni che riguardano i fondamenti stessi della crisi sociale, politica e morale ed escogitare soluzioni. Originale nella scelta dei temi, nel taglio degli argomenti, nuovi ed originali problemi che la società pone. Per quanto riguarda la teoria della conoscenza aderisce a probabilismo degli Accademici: evitare sia dogmatismo radicale, sia radicale scetticismo. Nelle Tusculanae definisce il metodo che segue nel trattare i problemi di maggiore importanza: esporre diverse opinioni possibili eclettismo filosofico obbedisce alle esigenze di un metodo rigoroso, humanitas come atteggiamento intellettuale di aperta tolleranza rinuncia a qualsiasi asprezza nel contraddittorio, tendenza a presentare le proprie tesi solo come opinioni personali, formule di cortesia. Unico caso di toni violenti e indignati vs epicureismo conduce al disinteresse per la politica, mentre dovere dei boni è l’attiva partecipazione alla vita pubblica, ed esclude la funzione provvidenziale della divinità (nel De divinatione esitante tra denuncia della falsità della religione e suo mantenimento per conservare il dominio sui ceti sociali inferiori) Cato Maior de senectute (44): trasfigura l’amarezza per una vecchiaia che, oltre al decadimento fisico e all’imminenza della morte, teme la perdita di possibilità di intervento politico ambientato nel 150, anno precedente alla morte di Catone, libertà rispetto all’immagine storicamente accertabile, come addolcito e ammansito (estetismo per cui antepone il bello all’utile): si armonizzano l’otium e la tenacia dell’impegno politico Lelius de amicitia (44): ambientato nel 129, dopo la morte di Scipione amicizia come creazione di legami personali a scopo di sostegno politico + novità: sforzo di allargare la base sociale delle amicizie al di là della cerchia ristretta della nobilitas. A fondamento dell’amicizia valori come virtus e probitas, fiducia per cementare la coesione dei boni. Disperato bisogno di valori sinceri, iato tra concezione elevata della morale e della virtù e imprescindibile realtà della prassi politica. De officis (44): elaborazione rapidissima, cerca nella filosofia i fondamenti di un progetto di vasto respiro, morale che permetta all’aristocrazia di riacquistare controllo sulla società stoicismo moderato di Panezio che fornisce minuziosa casistica per regolare i comportamenti quotidiani dei membri dei gruppi dirigenti. Funzione pedagogica che attribuisce al lavoro di divulgazione filosofica mentre cultura romana è avversa al pensiero filosofico, Cicerone dimostra che assolvimento doveri è impossibile senza aver mediato la riflessione filosofica dei greci. Tratta dell’honestum, dell’utile e del conflitto tra essi dottrina stoica resa praticabile da una parte di classe dirigente ricca, colta raffinata. Virtù cardinale della giustizia affiancata alla beneficienza: dare a ciascuno il suo e collaborare positivamente al benessere della comunità problema perché troppe volte la largitio poteva essere un mezzo pericoloso nelle mani di individui senza scrupoli= non sottoposta a servizio delle ambizioni personali. A fondamento della magnitudo animi pone disprezzo quasi ascetico per tutti i beni terreni, come onori, ricchezza, potere vincoli per virtù che può portare alla tirannide, Compito della ragione è controllare gli istinti: una volta trasformato in virtù l’istinto può mettersi a servizio Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XXI della collettività e dello stato regolatore degli istinti è il decorum (armonia di pensieri, gesti e parole), autocontrollo legato all’approvazione degli altri, alla giusta misura di parole e azioni: galateo ante litteram, precettistica di comportamenti da tenere nella vita quotidiana (ancora no genere letterario a sé stante). Concetto che permette di fondare anche una pluralità di atteggiamenti e scelte di vita: appropriatezza delle azioni ha le radici nelle disposizioni intellettuali e morali di ognuno legittimazione di scelte di vita anche diverse da quella tradizionale del perseguimento delle cariche pubbliche, basta che non si dimentichino i propri doveri verso la collettività. Dignità prima impensabile a una molteplicità di figure sociale: ritessere valori, render più duttile l’antico modello. LINGUA E STILE Inadeguatezza della lingua romana a rendere la terminologia filosofica dei greci: accanita e accanita sperimentazione lessicale nella traduzione dei termini greci evitando il grecismo introduzione parole nuove come qualitas, quantitas, essentia. Attenta scelta di parole per chiarezza espressiva, periodo complesso e armonioso, fondato su perfetto equilibrio e rispondenza delle parti (modello Isocrate e Demostene), eliminazione incoerenze costruzione, esplicita subordinazione delle varie parti rispetto al concetto principale: perfetta capacità di dominio della sintassi permette di organizzare periodi lunghi e complessi ma coerenti e ludici. Varietà di registri a seconda che si debba probare, delectare, movere. Numerus: sistema di regole metriche adatte alla prosa in modo che pensieri gravi trovino andamento solenne e sostenuto, il discorso piano un’intonazione familiare + clausola lontano da eccessi asiani di Ortensio. OPERE POETICHE Solo lui a farsi illusioni sul suo destino di poeta: poemetti alessandrineggianti di argomenti mitologici, traduzione in esametri dei Fenomeni di Arato (Aratea) + Marius, De consolatu suo, De temporibus. Nelle prime prove poetiche precursore dei neoterici, poi arriva all’ostilità verso i poeti moderni influenza non insignificante: regolarizza l’esametro latino (più elegante, duttile e vivace al ritmo), conquista di una maggiore libertà espressiva nella disposizione delle parole e spinta al discorso oltre i rigidi confini del verso. Programma di latinizzazione della cultura greca. EPISTOLARIO Grazie al quale conosciamo la sua personalità 16 libri Ad familiares, 16 Ad atticum, 3 Ad Quintum fratrem, 2 Ad Marcum Brutum= totale di 900 lettere tra 68 e 43. Epistolario ricco e vario, da biglietti a resoconti di avvenimenti politici, a lettere elaborate e brevi trattati: varietà di contenuti e occasioni che rispecchia quella dei toni lettere vere perché non pensava alla loro pubblicazione: ellittico, gergale, grecismi, colloquialismi, paratassi, parole pittoresche, diminutivi, ibridi greco- latini, rispecchia sermo cotidianus delle classi elevate di Roma. Grazie a lui epoca della storia antica di cui conosciamo più dettagli. FORTUNA DI CICERONE Per molti secoli stimatori ma anche detrattori (oratori di tendenza atticista, Asinio Pollione, Sallustio); Gellio e Frontone omaggio di maniera. Durante Medioevo cristiano uno dei massimi mediatori di idee e valori della civiltà antica + interesse per figura umana e personalità storica studio durante umanesimo tensione tra vita contemplativa e attiva + conflitto tra ciceroniani (unico modello di prosa latina, Bembo) e anticiceroniani (pluralità di modelli). Ha contribuito ad alimentare il moderatismo politico, equilibrio fra impegno politico e libertà interiore. Negli ultimi secoli ha risentito della svalutazione della cultura latina nei confronti di quella greca. FILOLOGIA, BIOGRAFIA E ANTIQUARIA ALLA FINE DELLA REPUBBLICA Studi di storia e antiquaria si erano avvalsi dell’aiuto della filologia latina tutt’ora in formazione, la ricerca delle etimologie era allo stesso tempo ricerca delle origini di costumi e istituzioni rapida modificazione dei costumi e conseguente crisi generale dei valori, desiderio di confronto con il passato: fornire una sistemazione divulgativa in modo che i membri di una classe dirigente rinnovata possano attingere per un rapido orientamento culturale. Venerazione del passato nazionale ma anche relativismo culturale sia De viris illustribus di CORNELIO NEPOTE sia Imagines di VARRONE raccolgono biografie per un confronto sistematico tra civiltà greca e romana= no pregiudizi nazionalistici. CESARE Vita Gaio Giulio Cesare nasce a Roma nel 100: antica nobiltà ma per parentela con Mario e Cinna perseguitato dai sillani carriera politica: questore nel 68, edile nel 65, pontefice massimo nel 63, pretore nel 62. 60 forma “primo triumvirato” con Pompeo e Crasso, nel 59 riveste per la prima volta consolato prevaricando Bibulo, proconsolato in Illiria e Gallia romanizzata (opera di sottomissione del mondo celtico come operazione difensiva e preventiva= vastissimo potere personale) impedito passaggio diretto a consolato= 49 inizia guerra civile, 48 sconfigge esercito di Pompeo. 44 viene assassinato da aristocratici repubblicani. Opere Commentarii de bello Gallico: 7 libri+ 1 composto da Aulo Irzio Commentarii de bello civili: 3 libri Epigramma in versi su Terenzio Perdute diverse orazioni, trattato su problemi di lingua e stile (De analogia), componimenti poetici giovanili Fonti Sue stesse opere, Vita di Cesare di Svetonio e Plutarco, lettere di Cicerone, Appiano, Dione Cassio Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XXII COMMENTARIUS COME GENRE STORIOGRAFICO Tipo di narrazione a mezzo fra raccolta di materiali grezzi (appunti personali, rapporti al senato su andamento delle campagne…) e loro elaborazione in forma artistica. Sia Cicerone che Irzio parlano dei commentari ci Cesare come opere composte per offrire ad altri storici materiale su cui impiantare la propria narrazione nessuno prova a riscrivere ciò che Cesare aveva già detto con ineguagliabile semplicità: in realtà per come lo percepiva il suo commentarius andava avvicinandosi alla historia usa sobrietà nel conferire al proprio racconto efficacia drammatica (uso terza persona). 1. C. Iulii Caesaris commentarii rerum gestarum (de bello gallico): periodo tra 58 e 52 in cui Cesare procede alla sistematica sottomissione della Gallia libro 1: campagna contro Elvezi; 2: rivoltà tribù galliche; 3: vs costa altantica; 4: infiltrazioni dei popoli germanici; 5: spedizioni contro i britanni. Conquista non del tutto salda, popolazioni della Gallia belgica oppongono resistenza che Cesare stronca con campagna di sterminio e devastazione (52 insurrezione generale con Vergingetorige). Si discute su se sia stato scritto di getto nell’inverno 52/51 o anno per anno contraddizioni interne all’opera + una sensibile evoluzione stilistica (concessioni progressivamente maggiori ad alcuni ornamenti tipici della historia: discorso diretto, varietà di sinonimi, ampliamento lessicale). Non facile però sbarazzarsi della testimonianza di Irzio sulla rapidità con cui Cesare aveva composto i suoi commentari: forse redatti separatamente poi in un secondo momento riordinati e coordinati. 2. De bello civili: 3 libri che narrano eventi del 49-48, si è dubitato che sia stato pubblicato da Cesare vivo ma incompiuta (in sospeso esito della guerra di Alessandria) affiorano le tendenze politiche di Cesare, occasioni per compire la vecchia classe dirigente con una satira sobria (es: quadro del campo pompeiano in cui i soldati sicuri della disfatta di Cesare si contendono le cariche politiche). Non si trovano punti precisi di un programma di rinnovamento politico: aspira a dissolvere di fronte all’opinione pubblica l’immagine che di lui dava la propaganda aristocratica, vuole mostrarsi come colui che mantenendosi nell’ambito delle leggi le ha difese contro gli arbitri dei nemici propaganda indirizzata allo strato medio e benpensante su cui poteva far sentire il suo influsso. Dà ragione dei suoi provvedimenti di emergenza e mette in risalto che non ci siano da temere provvedimenti di cancellazione dei debiti. Insiste sulla volontà di pace: scatenarsi della guerra solo per rifiuto trattative serie da parte dei pompeiani rassicurare popolazione e disarmare l’odio dei suoi nemici. Esaltazione dei soldati per affezione sincera e promozione sociale. Il tono è apparentemente oggettivo e impassibile forte connessione dei commentarii con la lotta politica, immediata nel caso del De bello civili. La presenza di procedimenti di deformazione è comunque innegabile, no falsificazioni vistose ma omissioni più o meno rilevanti: fa ricorso ad artifici abilissimi, dissimulati quasi perfettamente (insinua, ricorre a lievi anticipazioni o posticipazioni, dispone le argomentazioni in modo da giustificare i propri insuccessi. Mette in rilievo le esigenze difensive che lo hanno spinto ad intraprendere la guerra oltre ai romani si rivolge a popolazioni galliche per assicurare la sua protezione contro i facinorosi. Mette in luce le proprie capacità di azione militare e politica, non alimenta l’alone carismatico intorno alla propria figura. Fortuna presentata non come divinità protettrice ma concetto che serve a spiegare i cambiamenti repentini di situazione. Il luogotenente AULO IRZIO compone, oltre VIII libro, il Bellum Alexandrinum (più vicino a tradizione commentari, sobrio e scarno), Bellum Africanum (patina arcaizzante), Bellum Hispaniense (sporadiche ricercatezze di stile, colloquiale). TEORIE LINGUISTICHE DI CESARE La perdita di orazioni è uno dei danni più gravi subiti stando ai giudizi entusiastici di autori come Quintilliano, Tacito ecc… Cicerone contrappone lo stile di Cesare nei commentari a quello delle orazioni: stile efficace, che insiste sugli ornamenti retorici e minimizza l’elegantia come fonte del successo (evitati colori troppo sgargianti, ma uso accorto degli ornamenta lo salva da estremismi di uno stile scarno). Cicerone riconosce ruolo di “purificatore” della lingua latina teorie nel De analogia: trattamento razionale e ascetico del latino, alla base dell’eloquenza la scelta delle parole, analogia come criterio fondamentale di selezione razionale e sistematica che si limita ai verba usitata (coerenza con stile commentari). FORTUNA Giudizio di Cicerone importante se si considera la profonda differenza di stile scrittore più asciutto della latinità, economia espressiva e essenzialità della scrittura unici mezzi per parlare oggettivamente. Manzoni lo mette accanto a Virgilio per “dignitosa urbanità dello stile e sapienza storica”. Testi strumento di apprendimento e esercizio della lingua latina. SALLUSTIO Vita Gaio Sallustio Crispo nasce in Sabina nell’86, famiglia facoltosa ma homo novus. Si legò inizialmente ai populares: tribuno della plebe nel 52 conduce campagna contro Milone per poi subire la vendetta degli aristocratici ed essere espulso nel 50 dal senato per indegnità morale. Nella guerra civile si schiera dalla parte di Cesare, affidata provincia di Africa nova ma accusato di malgoverno e rapacità Cesare gli consiglia di ritirarsi una volta per tutte dalla politica= si dedica alla storiografia. Muore nel 35/34. Opere Monografie storiche: Bellum Catilinae, Bellum Iugurthinum anni tra 43 e 40 Historiae: iniziata nel 39 e rimasta incompiuta, periodo tra 78 e 67 (morte di Silla- Pompeo vs pirati) Opere spurie: Epistulae ad Caesarem senem de re publica, Invectiva in Ciceronem Fonti Cronaca di Girolamo, cenni in varie fonti storiografiche ed erudite (Dione Cassio), stesso Sallustio. Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XXV ritorni alle origini, tocca contraddizione fra frattura di tendenze comportamentali in atto e proclamazione di valori ideologici. Esempio di difficili rapporti tra letteratura e potere assoluto. Autori minori che influenzano: CORNELIO GALLO: tramite tra poesia neoterica e poesia d’amore di età augustea (Amores) VARIO RUFO: influenza epicurea delle prime produzioni di Virgilio e tutto Orazio MECENATE: mai cariche ufficiali, non si integra nel tradizionale sistema politico romano, simbolo vivente dei tempi nuovi, promuove letteratura nazionale con forte impegno ideale. AUGUSTO: no talento letterario, circola sua autobiografia Res gestae propaganda ideologica e politica esemplare. ASINIO POLLIONE: cultura non integrata nel nuovo regime, senso critico e impegno letterario, prima biblioteca Historiae tra primo triumvirato e battaglia di Filippi (42)= tutto il declino della repubblica MESSALA: aggancio con Ottaviano ma autonomo patronato (Tibullo poco inserito in tendenze dominanti), oratore VIRGILIO Vita Publio Virgilio Marone nasce a Mantova nel 70: educazione a Roma e Napoli (scuola epicureo Sirone fonte opera di Virgilio giovane potenzialmente falsata, in Bucoliche denuncia tendenza epicurea). Forse perse nelle confische per veterani di Filippi il podere di famiglia per riacquistarlo grazie a Ottaviano o personaggi citati nelle Bucoliche. Dopo 39 entra a far parte della cerchia di intimi di Ottaviano e Mecenate. Vita povera di avvenimenti esterni e dedita a lavoro poetico: Augusto seguì con partecipazione lo sviluppo del lavoro sull’Eneide. Muore nel 19 a.C. a Brindisi. Opere Bucolica: 10 ecloghe in esametri da 63 a 111 versi, composti tra 42 e 39 Georgica: poema didascalico in 4 libri di esametri (500 versi circa), completato nel 29 Aeneis: poema epico in 12 libri in esametri, edita da esecutori del testamento segni di incompiutezza, versi incompleti (itibicines) Appendix Virgiliana: testi spuri Fonti Vitae tardoantiche e medievale, Svetonio, Elio Donato, commentatore Servio (IV-V d.C.) BUCOLICHE Modello TEOCRITO meno popolare fra autori ellenistici frequentati dalla cultura romana, mondo delicato e artificioso non si prestava a manifesti innovatori e sperimentali: protagonisti pastori, paesaggio ricco ma statico, può trattare anche di grandi temi ma in modo semplice ed estraniato. Incontro felice di Virgilio con il genere: rileggeva il mondo rurale in cui era cresciuto, realismo e slanci di nostalgia, tendenza autoriflessiva, simbiosi che non ha precedenti non semplice processo imitativo: ne impara i codici, rifare testi greci trattandoli come classici. Il titolo rivela un tratto fondamentale di questo genere che rievoca uno sfondo pastorale in cui i pastori stessi sono messi in scena come autori e creatori di poesia originalità di Virgilio risiede nella scelta di dedicare a questo genere un libro intero con un alto livello di complessità architettonica. I. Dialogo tra Titiro e Melibeo II. Lamento d’amore del pastore Coridone III. Tenzone poetica tra due pastori (amebea) IV. Canto profetico della nascita di un fanciullo V. Lamento per la morte del pastore divinizzato Dafni riferimento a scomparsa di Cesare (allegorico) VI. Sileno canta catalogo di scene mitiche e naturalistiche, con consacrazione di Cornelio Gallo questioni di poetica VII. Melibeo racconta la gara fra due poeti VIII. Dedicata a Asinio Pollione: gara di canto su storie d’amore infelice IX. Dialogo tra pastori con riferimenti alle guerre civili X. Conforto del poeta bucolico Virgilio alle sofferenze d’amore di Gallo Criteri di ordinamento molto discussi (numero potrebbe risalire ai X teocritei) I-X dediche a Ottaviano e Gallo; I-IX riferimenti alla guerra civile; II-VIII monologhi amorosi; III-VII tenzoni poetiche; IV-VI meno pastorali. Come Teocrito deve abbandonare qua e là i confini del mondo pastorale con incursioni nella città, poesie legate ad occasioni storiche e varietà di ambientazione paesaggio italico familiare al poeta e accenni a paesaggio ideale dell’Arcadia (X), mondo isolato e frequentato da presenze divine). Libero riuso di spunti autobiografici (I, IX): anche lui subisce le confische e viene reintegrato grazie all’opera di personaggi influenti (Asinio Pollione, Alfeno Varo, Cornelio Gallo) ricostruzione storica come romanzo allegorico (modo di spiegare le ecloghe insoddisfacente: quando vuole alludere a sfondo storico non ricorre ad allegorie riferimento ad Ottaviano nella I e riferimento concreto nella IV). Nella IV canta di un grande evento (identificazione tardoantica del puer con Gesù) da inserire nelle aspettative di rigenerazione tra 42 e 31: influssi filosofici e di dottrine messianiche referente prossimo, ipotesi bambino atteso nel 40 (patto di potere tra Antonio e Ottaviano, matrimonio tra Antonio e Giulia) che non arrivò. Grazie a linguaggio sfumato e oracolare non perde valore documento di aspettativa e clima morale. VI e X permettono di allargare gli orizzonti del canto bucolico: immagini mitologiche e cosmologiche, omaggio a Gallo idea che la poesia possa medicare le pene d’amore Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XXVI avvicinando l’uomo alla natura (confronto permette di rendere omaggio all’amico ma anche di precisare somiglianze e differenze dei due generi. Bucoliche rivelano maturità poetica e di scelte di vita: poesia rifugio dai drammi dell’esistenza, in grado di superare con l’armonia le passioni vissute con intensità scenario bucolico media il contrasto con il modello elegiaco. GEORGICHE Nel 38 ha un nuovo protettore, Mecenate, che non chiede partecipazione diretta al partito di Ottaviano ma influenza una nuova generazione di opere poetiche. Composizione dura quasi 10 anni (spinta data nel 37 da opera di Varrone sull’agricoltura) e nel 29 il poema viene recitato al principe Virgilio lavorava con accanimento ad ogni particolare e testimonia una ricchezza di letture (poesia greca di Omero, tragici, Alessandrini; romana di Lucrezio e Catullo; fonti tecniche in prosa e trattati filosofici di ogni tipo). Lungo processo testimoniato da allusioni storiche disseminate nell’opera: finale del primo libro ha senso solo se concepito intorno al 36 quando il potere di Ottaviano non era ancora ben assestato, in altri punti già trionfatore inglobare nel poema non solo la vittoria del nuovo ordine ma anche le lacerazioni. Titolo prometteva qualcosa di molto più limitato aggancio immediato con poesia ellenistica (Arato, Eratostene, Nicandro) di genere didascalico, con messaggio di insegnamento o informazione, fonti tecniche teoriche o pratiche. Nel genere didascalico alessandrino il virtuosismo e la raffinatezza sbilanciano queste opere sul versante della forma: temi tecnici e minuti ma con convenzioni della lingua poetica unità dell’opera garantita da uniforme controllo dello stile e dalla specializzazione monografica Georgiche altro dalla messa in poesia epica di trattazioni tecniche. Lucrezio aveva scelto il filone della grande poesia didascalica (Esiodo, Parmenide, Empedocle). Virgilio più vicino a Lucrezio che agli alessandrini: anche lui riesce a trasformare in poesia dettagli fisici e realtà minute e in molti brani è emulativo di Arato, Eratostene, Nicandro, Varrone Atacino), ma l’impulso più forte è partito dal dialogo con Lucrezio analogie come saggezza del contadino che media la fatica del lavoro e la spontanea generosità della terra, forma di autosufficienza materiale e spirituale (autarchia che risponde all’incombere della crisi sociale e culturale; differenze come religione tradizionale accolta, ricerca di meccanismi cosmici che liberino dall’angoscia del vivere Virgilio si appiglia a tutto ciò che incivilisce e umanizza la natura. Ottaviano è unico che può salvare mondo civilizzato, figura divina che vigila e protegge primo e vero documento della letteratura latina nell’età del principato: nel primo proemio appare come sovrano divinizzato, insieme a Mecenate non solo dedicatario ma anche ispiratore (come Epicuro per Lucrezio). Il destinatario della comunicazione didattica è l’agricola, ma il destinatario reale è il pubblico che conosce la vita della città e le sue crisi (scorcio a vita urbana e generali problemi vita). Difficile credere a “programma augusteo” di risanamento del mondo agricolo: immagine economia rurale che traspare è un’idealizzata costruzione regressiva, inadeguata alla realtà dell’epoca idealizzazione del colonus ha significato morale: cogliere convergenze tra Virgilio e propaganda augustea (clima guerra contro Antonio) Virgilio rielabora le idee in modo autonomo, contributo molto sensibile al mito nazionale dell’unità italica. Temi dei 4 libri sono: lavoro dei campi, arboricoltura, allevamento del bestiame, apicultura attività fondamentali del contadini, in cui l’apporto della fatica dell’uomo diventa sempre meno accentuato e la natura è sempre più protagonista (operosità delle api si sostituisce all’impegno umano). Libri dotati di autonomia tematica e collegati da piano complessivo rispetto a Lucrezio tende ad indebolire le costrizioni logiche di pensiero e l’architettura formale si fa più regolare e simmetrica (associazioni di idee e contrapposizioni= equilibrio). Ogni libro dotato di una digressione conclusiva e proemi con valore di cerniera (due lunghi ed esorbitanti, due brevi e introduttivi) I-III accoppiati anche nelle digressioni finali (guerre civili-orrori della storia// pestilenza-disastri della natura); II-IV elogio vita campestre vs minaccia della guerra// rinascita api vs pestilenza grandi polarità fra temi morte e vita. Opera anche di contrasti e incertezze fatica dell’uomo inviata dalla provvidenza divina per una sorta di necessità cosmica: vita semplice del contadino ha portato alla grandezza di Roma (anche se Roma è l’opposto del mondo georgico. Digressione finale del IV libro ha carattere narrativo aition alla maniera alessandrina per spiegare l’origine della bugonia (nascita delle api da carcasse bovine). Collega due miti abbastanza diversi con struttura a cornice e storie si richiamano a vicenda con sottilissimi parallelismi narrativi: Aristeo e Orfeo compiono peripezie, uno calato in un fiume l’altro nell’oltretomba, finiscono per lottare con la morte fallisce Orfeo perché no prescrizione divina e ha successo l’obbediente missione di Aristeo. Orfeo fonde insieme le grandi possibilità dell’uomo che con il canto arriva a dominare la natura ma non può vincere la morte, Aristeo indica la paziente lotta contro la natura sostenuta dall’obbedienza ai precetti divini modelli di vita differenti. Secondo la tradizione tramandata da Servio, Virgilio avrebbe posto questa conclusione sopprimendo un’originaria lode a Cornelio Gallo (suicida nel 26) forse iniziò a circolare con la lode e forse collegamento già iniziale con Aristeo: brano che tratta dell’Egitto, provincia di Gallo, in rapporto con la bugonia notizia del pasticcio pone gravi problemi ma non ha nulla di improvvisato. ENEIDE Ampio concentrato di temi, organizzati in continuità, non rinuncia a cesellatura formale ma approfondisce la natura soggettiva del suo stile (immerge oggetti e personaggi nella sua partecipazione soggettiva e non rinuncia alle emozioni). Affronta il peso di cantare reges et proelia ma con una sensibilità nuova non estinta tradizione enniana per cui l’epica celebra le imprese contemporanee. Non si propone di continuare Ennio ma di sostituirlo: confronto con Omero e lode ad Augusto. Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XXVII 1. Confronto con Omero: struttura in 12 libri concepita in risposta ai 48 libri dei due poemi omerici I-VI racconta viaggio di Enea (parte odissiaca), VII-XII la guerra nel Lazio (parte iliadica): in realtà singoli influssi dei due poemi omerici in entrambe le parti. Non sono fabulae in sequenza rovesciata ma anche inversione dei contenuti: viaggio di Enea è verso l’ignoto, la guerra porta alla fondazione di una città nuova (trasformazione dei modelli con questi influssi anche in Apollonio Rodio e Nevio). L’Eneide è la “contaminazione” dei due poemi omerici ma anche la loro “continuazione” poiché riprende l’esperienza dell’epos ciclico: inoltre è anche una “ripetizione” di Omero (guerra Lazio// Troia) e suo “superamento” (troiani non più vinti ma vincitori, costruzione di una nuova unità Odisseo che riacquista la pace). 2. Lodare Augusto partendo dai suoi antenati: distanza quasi siderale dal presente augusteo (4 secoli), eventi trattati come storici questo spostamento permette di guardare “da lontano” e di realizzare scorci profetici che conferiscono alla storia un orientamento augusteo. Sono omeriche le tecniche narrative che permettono di guardare da lontano la Roma augustea: Giove che profetizza, viaggio aldilà, descrizione dello scudo equilibrio epos eroico e celebrazione. Momento di sintesi dato da vecchia leggenda leggende di fondazione per cui eroi di parte greca e troiana sarebbero stati colonizzatori delle località italiche: tra IV e II secolo prende peso la leggenda di Enea che fugge. In età arcaica mai considerato fondatore di Roma, crescente fortuna successiva sostegno per nobili origini da eroe troiano (connesso per via genealogica a Romolo), rivendicare parità con greci in momento in cui Roma acquisiva egemonia sul Mediterraneo= potere legittimato su sfondo storico profondissimo + circostanza di politica interna (Iulo/Ascanio origine illustre per gens Iulia. I= arrivo a Cartagine; II-III racconto di Enea; IV tragica storia d’amore con Didone; V giochi in onore di Anchise; VI catabasi; VII sbarco e contesa Lavinia; VIII guerra e descrizione scudo; IX: Eurialo e Niso; X ucciso Pallante e Mezenzio; XII duello. Ha profondamente ristrutturato i dati tradizionali sulla venuta di Enea nel Lazio: scontro tra Troiani (+ Etruschi e popolazione greca) vs Latini (popoli italici) muove nello spazio delle origini tutte le grandi forze da cui nascerà l’Italia moderna (nessun popolo escluso dal contributo positivo alla genesi di Roma). I greci da tradizionali avversari diventano alleato decisivo e si presentano come la più nobile preistoria di Roma. La nuova grande qualità dello stile epico sta nel conciliare il massimo di libertà con il massimo ordine esametro con massima regolarità e flessibilità, vs rigidità neoterica, plasmato come strumento per una narrazione lunga e continua, articolata e varia: stretto numero di cesure principali + accessorie (varietà di sequenze), periodare può essere ampio o breve, scavalcare o rispettare le unità metriche. Ritmo della narrazione in diversa proporzione di dattili e spondei, allitterazione con uso regolato e motivato (momenti patetici, parole chiave, fonosimbolismo). Presenza di arcaismi e poetismi (omaggio alla maniera di Ennio o tragedia arcaica o linguaggio istituzionalizzato), ma soprattutto manierismo fatto di parole normali novità sta nel collegamento delle parole, rivelazione nuove possibilità del linguaggio, lessico che sa mantenersi semplice e diretto ma rinnovato nei suoi effetti (straniamento che da rilievo e nuova percettività al senso contestuale delle parole). La narrazione segue anche requisiti tradizionali: graduale (senza vuoti), ripetizioni verbali, epiteti, procedimenti formulari conservare questi moduli e caricarli di nuove sensibilità (epiteti= coinvolgere lettore e psicologia dei personaggi, percezione dei dettagli che intensifica la partecipazione allo stato d’animo di Enea). Aumento della soggettività: maggiore iniziativa al lettore (percepire stimoli), ai personaggi (punti di vista), al narratore (presente a più livelli) controllato da intervento del poeta (oggettivante). Sviluppo della soggettività interessa stile epico, tecnica narrativa ma anche ideologia del poema si assume eredità dell’epos storico romano, il poema è un’epica nazionale in cui una collettività deve rispecchiarsi e sentirsi unita. Sotto linea oggettiva del fato i personaggi si muovono in contrasto esplorare ragioni del conflitto e sentimenti. - Identità romana si fondava sull’opposizione a Cartagine per Virgilio guerra non nasce da differenza ma sa eccessivo e tragico amore tra simili (Didone vinta dal destino) - La guerra non è vista come un sacrificio necessario di popoli diversi tragico errore voluto da potenze demoniache, guerra fratricida (Turno nemico ma subiectus, scelta difficile) Necessità fatale della vittoria: guardare da una prospettiva superiore e partecipare alle sofferenze degli individui accettare oggettività epica e soggettività tragica (ragioni individuali e relative verità)= fortuna dell’opera. FORTUNA Già dal 20 a.C. si iniziano a tenere lezioni sui suoi versi per volontà di Virgilio l’opera doveva essere distrutta ma pubblicata da Vario a cui era stata affidata la cura del manoscritto. Contrassegni di classicità: adozione come libro di scuola e accaniti detrattori (fruste di Virgilio// Omero) che raccoglievano frasi e concetti rubati ai predecessori greci e latini (benefico per sviluppo della filologia latina). Diventa il classico di Roma= dispute sulla sua poesia, chiarire dettagli, imitare gli aspetti della sua tecnica (Appendix Vergiliana). Nella tardantichità esegesi virgiliana (Valerio Probo), commenti di Servio, dissertazioni nei Saturnalia di Macrobio spunto per educazione retorico-grammaticale e poesia scolastica. Cultura cristiana esempio di tentativo si assimilare la letteratura pagana alla nuova cultura interpretazione cristiana della IV ecloga. Ispirazione per autori come Dante, Tasso, Milton ma movimento Romantico porta in auge Omero. Importanza culturale per nazionalismo culto autoritario e bellicoso della romanità. Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XXX tarde e con loro identità: tutti i componenti hanno un destinatario, formule di saluto e di commiato, intonazione più personale e richieste di attenzione nessuno crede a vera e propria funzione privata ma non si può escludere che singole lettere fossero pensate e inviate come opere di lettura. Niente di simile in letteratura greca e latina (epistole in versi in Lucilio e Catullo e trattazioni filosofiche in epistole in prosa)= raccolta sistematica di lettere in versi. Rispetto a Satire (ambiente cittadino che corrispondeva ai bisogni del genere letterario) diverso scenario, spostamento verso periferia rustica (angulus delle Odi): vocazione protrettica, i destinatari sono inviatati a ripetere la scelta di Orazio (esperienza dei sapientium templa serena proposta da Lucrezio)tratto tipico del moderato classicismo augusteo è la malinconica perplessità sulla reale efficacia didascalica del suo messaggio. Delle Satire manca l’aggressività comica, l’equilibrio fra autarkeia e metriotes è irrecuperabile la ricerca morale è animata dalla necessità di saggezza (improcrastinabile per precoce vecchiaia), rinuncia della vita sociale e fuga da Roma ed esigenza dell’autonomia= oscillazione tra rigore morale che lo attrae e spaventa e edonismo di cui avverte concretezza e fragilità. Non si tratta di mediare fra posizioni filosofiche avverse, oscillazioni morali (tema della libertà interiore e vero ideale di vir bonus // consigli su come vivere accanto ai potenti) anche tema diatribico dell’insoddisfazione di sé, dell’incostanza, della noia angosciosa e impaziente (strenua inertia) poeta non si sente al riparo. Esibita debolezza della propria posizione etico- filosofica ma paradossalmente accresciuta impostazione didascalica del discorso oraziano: spazio per confessare ma anche per ammonire e insegnare. Nelle epistole del II libro emerge l’aspetto didascalico: problemi di critica letteraria, poetica e politica culturali sono di viva attualità Eneide aveva dato risposta alla richiesta di un poema epico-storico che interpretasse l’austera ideologia dei maiores, rimane aperta la questione del teatro= forma d’arte connessa alla possibilità di penetrazione ideologica Orazio a favore del teatro moderno (livelli di eccellenza formale) ma non fiducia che possa rinascere, pubblico non propenso ad apprezzare una produzione drammatica di qualità. Nel II libro è contenuta anche l’epistola ai PIsoni detta Ars poetica, trattato di 476 esametri che espone teorie peripatetiche sulla poesia, soprattutto drammatica struttura interna all’opera: 1-294 parlano dell’ars (divisione ulteriore in poesis e poema), 295-476 dell’artifex. No ricezione passiva di una fonte greca, vuole offrire il proprio contributo di teorico, se non di poeta militante, alla questione del teatro: predica un’arte raffinata, colta, paziente, attenta. LA FORTUNA Favorito dal pubblico dei contemporanei, in età imperiale i suoi testi si leggevano a scuola + intensa attività di commentatori ed editori (Marco Valerio Probo). Nel medioevo fu ben conosciuto a partire dall’età carolingia, apprezzato poeta moraleggiante delle Epistole e Satire + fortuna medievale del sermo oraziano consacrata dalla Divina Commedia, mentre Orazio lirico imitato dal Petrarca punto di riferimento insostituibile nelle discussioni di poetica e letteratura dagli Umanisti in avanti. Svalutazione in età romantica. L’ELEGIA Quintilliano testimonia l’orgogliosa consapevolezza che la cultura letteraria latina matura riguardo al livello toccato a Roma dal genere elegiaco gli autori più rappresentativi sono Tibullo, Properzio, Gallo, Ovidio. Si tratta di una poesia d’amore soggettiva, di cui è però difficilmente individuabile l’origine e il processo d’informazione. Nella poesia greca era un componimento poetico il cui metro era l’elegos (esametro e pentametro dattilico), impiegato in svariate occasioni della vita pubblica e privata, di carattere guerresco, esortatorio, polemico ed erotico opera di Antimaco costituisce un nodo importante per lo sviluppo di questo genere letterario: istituisce la connessione fra autobiografia e mito, elemento che diviene poi costante e caratterizzante. Le origini dell’elegia latina sono tra le più dibattute nella storia degli studi di filologia classica: Per F.Leo derivazione diretta dall’elegia ellenistica ma oggi rifiutata perché la componente fortemente soggettiva e autobiografica non ha precedenti Per F.Jacoby ampliamento e sviluppo dell’epigramma greco per carattere soggettivo, situazioni, motivi, ma non spiega la presenza e funzione del mito nell’elegia latina. Opposizione con elegia greca non va marcata eccessivamente soggettivismo marchio distintivo latino ma non assente del tutto, sviluppato fortemente ma conservati tratti oggettivi, gnomici, che generalizzano la storia personale + elementi di altri generi letterari. Universo elegiaco con ruoli e comportamenti convenzionali, suo codice etico, ideologia: l’amore è l’esperienza unica e assoluta, l’aristos bios che si contrappone ad altri modelli etici la vita del poeta è servitium di fronte alla domina, rare gioie e molte sofferenze (paraklausithyron), compiaciuta acquiescenza del dolore: le amarezze lo portano a proiettare la propria vicende nel mondo del mito. Vita di degradazione e dissipazione, ripudia i suoi doveri da civis (trasferimento impegno morale e dedizione assoluta) ribellione al mos maiorum ma anche recupero di questi valori trasferendoli nel proprio universo (amore irregolare si configura come legame vincolato dalla fides e dalla pudicitia). La poesia diventa un mezzo di corteggiamento (poesia leggera di toni ispirati all’immediatezza della passione): debito a Catullo e neoteroi (rivolta morale, gusto otium, vita estranea all’impegno civile e politico, eleganza formale e partecipazione affettiva). Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XXXI TIBULLO Vita Albio Tibullo poche informazioni da vita adespota nei manoscritti antichi e accenni in altre elegie. Nascita tra 55-50 e morte poco dopo Virgilio (19) punto di riferimento è il rapporto di amicizia e protezione che lo legò a Messala Corvino, lo seguì anche in spedizioni militari. Opere Corpus Tibullianum, raccolta eterogenea: solo primi due libri attribuiti con certezza + 5 sull’amore per Sulpicia e ultimi due del IV libro I libro 5/10 elegie dedicate a Delia e Màraato (ironia); II dedicate a Nemesi, tratti aspri e spregiudicati MITO DELLA PACE AGRESTE e POETA DOCTUS Poeta dei campi e della vita agreste ma anche vita cittadina fa da sfondo ad amori e intrighi tendenza tipica dell’elegia a costruirsi uno spazio di evasione, rifugio dalle amarezze di un’esistenza tormentata: mondo del mito assente, sostituito dal mondo agreste e idillica felicità (senso di rustica religiosità ancestrale, luogo di rimpianto e desiderio). Accenni autobiografici (discusso se reali o inventati). Tema dominante della pace, dell’antimilitarismo, dell’anti-mondo ideale riscaldato dall’amore di una donna fedele idillio bucolico che rivela il suo carattere italico, ideologia arcaizzante del principato (contraddizione della poesia elegiaca). Tibullo non fa dichiarazioni di poetica ma ritroviamo molti tratti distintivi della poesia ellenistica regolarità, scrittura attentissima, semplicità risultato di una scelta artistica, fiducia attribuita alle parole e alla loro forza espressiva, scrittura apparentemente spontanea, ritmo quasi cantabile. Influenza la tecnica del distico elegiaco ovidiano, tersus atque elegans, stile semplice e luminoso, sciolto e raffinato. Già dall’età classica critica in contrapposizione a Properzio: ammirazione equilibrio vs costruzione ruvida, improvvisa ma infallibile fama oscurata in tarda antichità e medioevo. CORPUS TIBULLIANUM Trasmesso da due codici importanti, l’ambrosiano e vaticano 3 libri nei codici ma 4 per umanisti. Primi 6 del III libro di poeta Lygdamo si credeva fosse lo stesso Tibullo ma troppo giovane per contesto= probabilmente Ovidio giovane (verso uguale poi ripreso nei Tristia) ma anche differenze di tipo linguistico-stilistico influsso di Ovidio su misterioso poeta: motivi ricorrenti della poesia elegiaca Panegyricus Messallae, carme di 211 esametri elogio a uomo politico di un autore del circolo Componimenti del IV libro attribuiti a Tibullo (su Sulpicia, Cerinto e ultimi due) con maggiore consapevolezza stilistica + biglietti d’amore forse scritti dalla stessa Sulpicia. PROPERZIO Vita Sesto Properzio nasce in Umbria (Assisi) tra 49 e 47 famiglia benestante subisce confische delle terre quindi si trasferisce a Roma per carriera forense e politica: presto ben inserito in circoli mondano-letterari e legato a donna spregiudicata ed elegante, Cinzia. Avvicinamento al circolo di Mecenate nel 28 e legami con Ovidio. Muore intorno al 16. Opere 4 libri di elegie: 1. Monobiblos (28): 22 elegie al cui centro c’è la figura di Cinzia componente autobiografica che non si affianca all’interesse per società civile e nuovo assetto politico, solo accenno per ricordo del bellum Peusinum. 2. 25 (composizione per cronologia): 34 elegie recusatio della poesia epica come poesia celebrativa, Cinzia sempre al centro ma anche omaggio poetico al principe e suoi trionfi 3. 22: 25 elegie con tema amore+ fortune e ideologia del regime augusteo, augurio per spedizione contro i Perti, promessa poesia impegnata, elogio di Roma e dell’Italia, epicedio per giovane Marcello, attenzione a moralità antica e temi graditi al regime ufficiale 4. Più tardo: 11 elegie di maggiore impegno e lunghezza due dedicate a Cinzia + altre con limitata concessione alle direttive della cultura ufficiale= no poesia celebrativa, miti e riti della tradizione romana e italica (Aitia callimachei). Fonti Riferimenti autobiografici, Ovidio, Apuleio (su Cinzia) IL PRIMO CANZONIERE E IL DISTACCO Consuetudine di dare a raccolta di componimenti il nome della donna che vi era celebrata prigioniero della passione per lei, donna elegante, di cultura letteraria e musicale (Cinto monte sacro ad Apollo): legarsi a donna così significa compromettersi socialmente rivendicazione di vanto, amore come servitium, si compiace della sua sofferenza, amore come valore assoluto della vita e ragione unica dell’esistenza. Porta all’estremo la rivolta di Catullo e il rifiuto del mos maiorum (autarkeia): esistenza dedita all’otium, all’amara, alla poesia unica arma di seduzione no amore libertino, sogna per sé e Cinzia i grandi amori del mito e vuole un foedus (castitas, pudor, fides)= tensione irrisolta. Successo immediato sollecita interesse di Mecenate, che lo vuole orientare verso al politica culturale promossa dal regime recusatio, vuole sostenere il ruolo di vate: da un lato disagio per vita di nequitia, ma anche sofferto rapporto con cinzia e maggiore idealizzazione della sua figura elegie amorose meno frequenti e atteggiamento meno appassionato, poeta guarda a se stesso con maggiore distacco, atteggiamento gnomico-didascalico. Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XXXII Crisi nel momento in cui la poesia d’impegno civile sta maturando l’Eneide nuovo tipo di poesia che non rinnega il callimachismo ma fa dell’elegia dell’eros un genere autonomo: poesia civile che dà spazio all’ironia, alla leggerezza, alla grazia e alla comicità (+ elegie in cui è sensibile il pathos) Cinzia in luce fosca e rivalutazione dell’eros coniugale con esaltazione degli affetti familiari e delle virtù domestiche, della castità e della tenerezza. Fama di poeta difficile rispetto a naturalezza di Tibullo: sperimentazione costante, densità metaforica, ricerca iunctura insolita, struttura sintattica complessa sforzata fino all’oscurità guasti tradizione manoscritta, difficile fissare confini tra elegie per suo exordire ex abrupto. Successo immediato e duraturo, ampia diffusione e fortuna dal Settecento. OVIDIO Vita Publio Ovidio Nasone nasce a Sulmuna nel 43 a.C.: frequenta scuole di retorica, soggiorna in Grecia ma poi abbandona carriera politica entra nel circolo di Messalla e ottiene tranquillo e pieno successo. Nell’8d.C. viene relegato a Tomi e cause non pienamente chiarite (forse immoralità della sua poesia o scandalo nell’adulterio di Giulia Minore). Muore nel 17 d.C. Opere Amores (dopo 20 a.c.): edizione prima in 5 poi 3 libri 49 elegie in distici elegiaci Heroides (I nel 20 ca; II nel 4-8 d.c.): 21 epistole in distici elegiaci Ars amatoria, Remedia amoris, Medicamina faciei femineae(1 a.c-1 d.c.) distici elegiaci Metamorfosi (2-8): 15 libri (12000 esametri) Fasti (2-8): calendario in distici interrotto (6 libri su 12 programmati) Opere dell’esilio: Tristia, Epistulae ex Ponto, Ibis Fonti Lui stesso in IV 10 Tristia Vastità della produzione e varietà dei generi poetici trattati diverso atteggiamento di fronte alle scelte letterarie che coinvolgono o riflettono anche scelte esistenziali: adesione al genere dell’elegia erotica non significa una scelta di vita assoluta, incentrata sull’amore, non esclude altre scelte poetiche (vs tipica recusatio) e fa della pratica poetica il centro della propria esistenza. Autocoscienza letteraria che lo porta ad analizzare la realtà nei suoi aspetti più diversi, a privilegiare le tendenze etico-estetiche più conformi al gusto accettazione convinta delle nuove forme di vita nella Roma dei suoi tempi: è estraneo alla sanguinosa stagione delle guerre civili, cresce l’aspirazione a forme di vita più rilassate, a un costume meno severo (cultus e sue raffinatezze) e si fa interprete senza contrapporsi troppo rigidamente al regime sia dal punto di vista del contenuto che da quello formale: poesia antimimetica, antinaturalistica, fortemente innovatrice rispetto alla linea aristotelico-oraziana, modernità nello stile terso ed elegante, ricchezza e audacia espressiva (compiaciuto estetismo). AMORES Esordio poetico quando non ha ancora 20 anni, ancora tracce dei modelli di Tibullo e Properzio e in generale dei temi tradizionali del genere elegiaco poesia d’occasione o di stampo alessandrino, avventure d’amore, incontri fugaci, serenate notturne, baruffe con l’amata, durezze e tradimenti. Anche tratti nuovi: manca la figura femminile unificante, l’unico amore che costituisce il fine e il senso (Corinna presenza intermittente e limitata, nemmeno esistenza reale) la donna non ha i contorni netti e anche il pathos si stempera e banalizza: il dramma esistenziale diventa poco più che un lusus, che viene guardato con ironia e distacco intellettuale (manca anche motivo centrale del servitium amoris riferito ad una donna precisa nei confronti di Amore in sé). Coscienza letteraria del poeta per cui la poesia diventa strumento di immortalità e autonoma creazione del poeta, svincolata dall’obbligo di rispecchiare il reale. POESIA EROTICO-DIDASCALICA Alcune elegie di carattere didascalico e lo svuotamento ironico che l’esperienza dell’eros subisce collegano gli Amores con quello che è un ero e proprio ciclo di poesia didascalica (aggancio elegia I 8 in cui la lena impartisce consigli a una giovane donna= progenitrice della poesia didascalica, del maestro d’amore, solo che negli Amores il poeta è anche amante). La relazione d’amore costituisce ormai un gioco intellettuale, un divertimento soggetto ad un codice etico-estetico. Ars amatoria: opera in metro elegiaco che dà consigli su come conquistare le donne (I), su come conservarne l’amore (II) e come sedurre gli uomini (III più tardo); descrive luoghi, occasioni (documento importante per usi e costumi quotidiani di Roma) utili e le strategie di seduzione poema didascalico + inserti narrativi mitologici e storici (exempla). La figura del perfetto amante si caratterizza per spregiudicatezza, insofferenza, impertinente aggressività (base per atto d’accusa ufficiale al momento della cacciata del poeta da Roma) eros ovidiano perde ogni impegno etico, ogni ribellione contro la morale dominante (libertinismo entro i confini dell’etica tradizionale): negando l’impegno totalizzante della precedente poesia d’amore tenta la riconciliazione della poesia con la società in cui si radica, complementarietà della forme di vita (vs contraddizione della poesia elegiaca che dalla tradizione aveva mutuato alcuni dei suoi moduli più caratteristici). Modernità= accettazione entusiastica dello stile di vita della Roma augustea. Medicamina faciei femineae: esaltazione convinta di agi e raffinatezze che si oppone al tradizionale rifiuto di cosmesi. Remedia amoris: insegna come liberarsi dell’amore, vs motivo topico per cui per il male non esiste medicina liberarsene se comporta sofferenza (epicureismo e stoicismo), non dedizione totale= esito estremo poesia elegiaca. HEROIDES (o Epistulae heroidum) Altro grande tema unificante oltre all’amore è il mito epistole poetiche: 1-15 scritte da donne famose ai loro amanti o mariti lontani; 16-21 leggere di 3 innamorati con risposta delle rispettive donne (Paride-Elena, Ero-Leandro, Aconzio- Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XXXV GLI ALTRI GENERI Sotto Tiberio la corrente più forte della storiografia è quella dominata dagli orientamenti ostili al principato culto martiri repubblicani // letteratura favorevole a Germanico e alla sua famiglia per illusoria speranza di una conciliazione del principato con la libertà gesti di intolleranza repressiva. Fondazione tre biblioteche pubbliche per aumentata domanda di lettura studi grammaticali Prestigio della retorica impediva la nascita di una prosa che rinunciasse agli ornamenti e puntasse alla definizione di una terminologia precisa e al rigore dell’argomentazione tradizione didascalica. Diritto romano delimitato da leggi delle XII tavole e codificazione giustinianea del VI sec fioritura di pensiero e letteratura giuridica per stimoli cultura greca e rispondenza ad esigenze di un impero che andava crescendo e incontrava nuovi bisogni reali tendenze conservatrici e innovatrici opposte su singoli punti legali. LA PRIMA ETÀ IMPERIALE Già la seconda generazione augustea nutriva rispetto per chi era stato investito dalle guerre civili e una gratitudine minore verso il principe che aveva restaurato la concordia e la pace= disaffezione per letteratura legata a programma di restaurazione morale e politica preferenza per letteratura leggere, con morte di Mecenate viene meno la mediazione tra potere imperiale ed elite intellettuale. Schiacciante influsso di personalità come Virgilio, Orazio e Ovidio, mancano figure di letterati come punti di riferimento, passione per generi poetici minori (poesia alessandrina, carmi dotti e mitologici) vs impegno sotto Mecenate per poesia impegnata su grandi temi. Presenza solo di isolati frammenti di poesia epica denota o scarso valore letterario o mutamenti di gusto. - Tiberio non sembra porsi il problema di organizzare un programma di egemonia culturale di fronte a storiografia ostile alla dinastia giulio-claudia; - Claudio più erudito, scrive storia da morte di Cesare ad Augusto sorvolando su periodo di guerre civili, scrive in difesa di Cicerone; - Nerone (ispirato da guida di Seneca) tenta recupero del consenso del senato e ripresa del mecenatismo: viene prodotta l’Iliade latina in cui è evidente l’influsso di Virgilio assunto come paradigma della letteratura sia su piano formale che come rappresentante di valori Nerone stesso fu poeta, istituisce i Neronia, certame poetico che documenta l’indirizzo che impresse alle manifestazioni culturali (carattere spettacolare)= esigenza di rinnovamento sul piano del costume, di riconoscimento di gusti e tendenze. Fioritura genere bucolico. - i Flavi continuano la moda dei pubblici agoni poetici ma con programma di restaurazione morale e civile: ripresa poesia epica di Virgilio e prosa di Cicerone rimangono forti tracce del nuovo gusto. Difficili condizioni dei poeti di successo. LETTERATURA, TEATRO E SPETTACOLO Autori si rivolgono al teatro per ricavare maggiori proventi dal lavoro letterario fortuna genere pantomima (uno canta fabula saltica, altro mima) per intensa drammaticità + giochi del circo. Spettacolarizzazione della letteratura a cui non può far concorrenza il tentativo di recupero del grande teatro tragico da parte dell’elite senatoria. Altro importante fenomeno culturale del periodo è la declamatio, esercizio in uso da tempo nelle scuole di retorica scopo dell’oratore non è quello di convincere quanto di stupire il suo uditorio ricorrendo agli espedienti più ingegnosi della lingua e dell’immaginazione= ricerca dell’effetto, dell’applauso del pubblico con stile brillante e prezioso, retorico. Altra forma di pubblico intrattenimento erano poi le recitationes, lettura di brani letterari a pubblico di invitati polemiche di Persio, Petronio, Giovenale= mutamento di destinazione sociale dell’opera letteraria comporta una trasformazione dei caratteri formali dell’opera stessa: letteratura con caratteri spettacolari, che ha come metro l’applauso del pubblico insieme di tanti “pezzi di bravura”, abuso di artifici retorici, forte reazione anticlassica per contenuti, soggetti= manierismo. Fedro primo autore che presenta raccolta di testi favolistici concepiti come autonoma opera di poesia: favole poco originali nel contenuto ma dà voce al mondo degli emarginati e spunti di adesione alla realtà contemporanea. SENECA Vita Lucio Anneo Seneca nasce in Spagna (Cordova) da ricca famiglia equestre nel 4 a.C viene educato a Roma in scuole retoriche e nel 31 inizia attività forense e carriera politica: nel 41 viene relegato in Corsica da Claudio per accusa coinvolgimento nell’adulterio di Giulia Livilla; nel 49 viene fatto rientrare da Agrippina che lo sceglie come tutore di Nerone nel 54 attorno al 62 viene meno la sua influenza di consigliere politico e si ritira gradualmente a vita privata. Nel 65 è coinvolto nella congiura dei Pisoni e obbligato al suicidio. Opere - Dialogi (opere di carattere filosofico, su questioni etiche e psicologiche): Ad Lucilium de provvidentia, Ad Serenum de costantia sapientis, Ad Novatume ira libri III, Ad Marciam de consolatione, Ad Gallionem de vita beata, Ad Serenum de otio, Ad Serenum de tranquillitate animi, Ad Paulinum de brevitate vitae, Ad Polybium de consolatione, Ad Helviam matrem de consolatione. - De beneficiis (7 libri), De clementia - Epistulae morales ad Lucilium (124 in 20 libri) - Naturales quaestiones di carattere scientifico - 9 tragedie: Hercules furens, Troades (= Troiane ed Ecuba), Phoenissae (= Edipo a Colono e Fenicie), Medea, Phaedra (Ippolito e IV Heroides), Oedipus, Agamennon, Thyestes, Hercules Oetaeus (=Trachinie). Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XXXVI - Ludus de morte Claudii (o Apokolokyntosis): satira menippea - Epigrammi (dubbi sulla paternità) Fonti Seneca stesso in Epistulae e Consolatio ad Helviam matrem; Annales di Tacito; Dione Cassio e Svetonio. I DIALOGI Il genere della consolatio, già coltivato nella tradizione filosofica greca, si costituisce attorno ad un repertorio di temi morali (la fugacità del tempo, la precarietà della vita, la morte come destino ineluttabile dell’uomo) su cui ruota gran parte della riflessione filosofica di Seneca. Le consolationes in questione sono ad Marciam (figlia di Cremuzio Cordo, 40), Ad Helviam matrem (tranquillizzare la madre sulla condizione del figlio esule, 42), Ad Polybium (potente liberto di Claudio forse per adulare indirettamente l’imperatore). Altre opere costituiscono trattazioni autonome di aspetti o problemi particolari dell’etica stoica: - De ira: sorta di fenomenologia delle passioni umane, meccanismi di origini e modi per inibirle e dominarle. - De vita beata: problema della felicità e ruolo che possono svolgere agi e ricchezze nel perseguirla: fronteggiare accuse di incoerenza fra principi professati e concreta condotta di vita che lo aveva portato a posizione di potere= legittima ricchezza se funzionale alla ricerca della virtù estraneo al modello cinico perché pericolosamente asociale: chi aspira alla sapientia deve sopportare gli agi e il benessere senza lasciarsene invischiare. - De costantia sapientis: imperturbabilità del saggio stoico. - De tranquillitate animi (unico parzialmente in forma dialogica): tema della partecipazione del saggio alla vita politica mediazione tra estremi dell’otium contemplativo e impegno proprio del civis romano, comportamento flessibile, sottrarsi a tedio di una vita solitaria e obblighi di tumultuosa vita cittadina. - De otio: scelta di vita appartata scelta forzata resa necessaria da situazione politica compromessa da non lasciare alternativa diversa dal rifugio nella solitudine contemplativa. - De brevitate vitae (49-52): problema del tempo, della sua fugacità, apparente brevità della vita che disperdiamo in occupazioni futili - De provvidentia: problema di contraddizione tra progetto provvidenziale e sorte che premia i malvagi e punisce gli onesti volontà divina di mettere alla prova i buoni e di esercitarne la virtù. FILOSOFIA E POTERE - Naturales quaestiones (a Lucilio) unica opera di carattere scientifico trattati fenomeni atmosferici o celesti, supporto fisico a impianto filosofico senecano. - De beneficiis (finita nel 64): 7 libri in cui tratta di natura e varie modalità di atti di beneficienza beneficio elemento coesivo dei rapporti interni all’organismo sociale, che trasferisce sul piano della morale individuale il progetto di una società equilibrata e concorde: appello a classi privilegiate ad instaurare rapporti sociali più umani e cordiali. - De clementia (55-56): esposizione concezione del potere, ideale programma politico ispirato a equità e moderazione non mette in discussione principato (potere unico conforme a concezione stoica di ordine cosmico governato dal logos e più idoneo a rappresentare ideale di universo cosmopolita) ma problema è avere un buon sovrano: unico freno è sua coscienza, clemenza è virtù alla base dei rapporti con i sudditi, più sicura garanzia di stabilità di uno stato. Focus su importanza educazione princeps e funzione della filosofia: rinnovare progetto platonico della filosofia al potere, equilibrata distribuzione di potere tra sovrano moderato e senato salvaguardato nei suoi diritti di libertà e dignità aristocratica. LA PRATICA QUOTIDIANA DELLA FILOSOFIA Non distinguere nettamente impegno civile e otium ma produzione successiva al 62 verte nell’orizzonte della coscienza individuale Epistulae ad Lucilium: raccolta di lettere di maggiore o minore estensione, non si sa se epistolario reale o fittizio (ipotesi che non siano mai state realmente inviate ma inserite nella raccolta al momento della pubblicazione) unicum nel panorama letterario e filosofico antico, spunto da Platone ed Epicuro (>) e diverso da pratica epistolare ciceroniana: lettere finalizzate alla formazione ed educazione spirituale, strumento di crescita morale verso la sapientia, ogni lettera scandisce le tappe (prime per acquisire alcuni principi basilari poi progressivo assimilarsi a trattato filosofico). Genere privo di sistematicità, adatto alla trattazione di aspetti parziali o singoli temi etici argomenti suggeriti dall’esperienza quotidiana ricondotti alle tematiche della trattazione diatribica. Propone ideale di vita indirizzata al raccoglimento e alla meditazione, condanna trattamento schiavi ma disprezza le masse popolari: si accentua il fascino della vita appartata e la conquista della libertà interiore è l’obiettivo principale per questo motivo il filosofo deve badare alle res non alle parole elaborate: funzionali a fissare nella memoria un precetto o una norma morale. Quello che dovrebbe essere uno stile inlaboratus et facilis si rivela però essere emblema di stile elaborato, complesso, con ricerca di effetto ed espressione epigrammatica: stile paratattico che frantuma il pensiero in frasi collegate da antitesi e ripetizioni si rifà a retorica asiana con parallelismi, opposizioni, ripetizioni (tecnica puntualistica): stile drammatico che alterna toni sommessi della meditazione interiore a quelli vibranti della predicazione libertà dell’io // dell’umanità. LE TRAGEDIE 9 ritenute generalmente autentiche, tutte di soggetto mitologico contenuto si rifà alle tragedie classiche greche ma sappiamo poco per quanto riguarda la loro rappresentazione o data di composizione (difficile avanzare ipotesi su criteri stilistici). Testimonianza preziosa perché ci documentano la ripresa del teatro latino tragico (in età giulio-claudia elite Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XXXVII intellettuale senatoria ricorre a teatro tragico come forma letteraria più idonea per esprimere l’opposizione al regime= tragediografi erano personaggi di rilievo nella vita pubblica romana) potevano essere rappresentate normalmente o lette in sale di recitazione: macchinosità di alcune scene sembra suggerire rappresentazione scenica perché lettura avrebbe limitato effetti drammatici. Conflitti tra forze contrastanti soprattutto interne all’animo umano, opposizione fra mens bona e furor, fra ragione e passione motivi // produzione filosofica ma non analogia troppo accentuata perché resta forte la matrice specificamente letteraria e il logos tragico rimane incapace di frenare le passioni e arginare il dilagare del male: conflitto portato a dimensione cosmica e portata universale. Anche dibattito etico sul tema del potere (figura tiranno). Rispetto ai tragici latini arcaici dimostra maggiore autonomia nei confronti dei modelli greci: contaminazione, ristrutturazione, razionalizzazione dell’impianto drammatico, filtro del gusto e della tradizione latina si rifà a poesia augustea per raffinate forme metriche (metri lirici oraziani negli intermezzi corali) e alla tragedia latina (pathos esasperato, cumulo espressivo) ma sententiae sono del gusto retorico del tempo + costante ricerca della brevitas asiana. Anche le digressioni sono funzionai all’esasperazione della tensione drammatica, perché alterano i tempi dello sviluppo scenico e isolano singole scene come quadri autonomi. Octavia attribuita a lui ma presente come personaggio in scena e descrizione morte di Nerone affinità stilistiche. APOKOLOKYNTOSIS o ludus de morte Claudii o Divi Claudii apotheosis per saturam nome tramandato da Dione Cassio che implica riferimento, non presente, ad una zucca (emblema di stupidità) o indica l’apoteosi di uno zuccone (=Claudio). Secondo Tacito Seneca avrebbe scritto anche una laudatio funebris quindi sarebbe inconcepibile un tale contrasto comportamentale= sfogo a risentimento contro l’imperatore negli stessi ambienti di corte (nel 54). Scherno per imperatore ed elogio suo successore. Genere della satira menippea, alternarsi di prosa e versi in un singolare impasto linguistico e stilistico (anche assonanze con prosa senecana) + citazioni di versi greci che producono effetti di farsesco controcanto. Sotto suo nome anche decine di epigrammi in distici elegiaci= livello decoroso ma non brillante. Fortuna immediata alimentata da Quintilliano + prestigio presso cristiani e influenza teatro tragico rinascimentale. LUCANO Vita Marco Anneo Lucano nasce a Cordova nel 39 d.c. (nipote seneca) e si forma a Roma ed entra a far parte del collegio degli auguri. Secondo le fonti dopo pubblicazione dei primi 3 libri della Pharsalia avviene una brusca rottura con l’imperatore per motivi incerti (forse troppo nostalgico repubblicanesimo). Muore nel 65 suicida. Opere Opera prinicipale è il Bellum civile o Pharsalia in 10 libri incompiuto per la morte Opere perdute: Iliacon, Catachthonion, De incendio urbis, Medea, Saturnalia, Laudes Neronis (60). Fonti Biografia Svetonio + Annales Tacito, raccolte esegetiche medievali. STORIA VERSIFICATA E DISTRUZIONE DEI MITI AUGUSTEI Formazione intellettuale sfugge dai titoli delle opere precedenti emerge precocità artistica, versatilità, adesione ai gusti e direttive neroniane: anche la Pharsalia non era fin dall’inizio in contrasto marcato con le tendenze culturali di Nerone, si evolve l’esaltazione dell’antica libertà repubblicana e l’esplicita condanna del regime imperiale. 1. Argomento del poema, elogio di Nerone e cause della guerra 2. Ricordo conflitto civile tra Mario e Silla, dibattito tra Bruto e Catone 3. Pompeo sogna Giulia, elenco alleati 4. Azione di Cesare in Spagna 5. Pompeo mette al sicuro Cornelia 6. Maga Erittone e negromanzia 7. Pompeo rivede trionfi del suo passato e Cesare rifiuta gli onori funebri ai caduti 8. Tolomeo uccide Pompeo 9. Catone assume comando 10. Cesare visita tomba di Alessandro Magno, sollevazione alessandrini La critica antica ha mosso censure, innovazioni che davano adito a dissensi: abuso di sententiae concettistiche che avvicinano stile a quello oratorio, rinuncia a interventi delle divinità, ordine quasi cronachistico. La perdita del materiale storiografico a cui si rifaceva ci impedisce di capire che rapporto avesse con le sue fonti: sicuramente la fedeltà scrupolosa alla fonte storica viene sacrificata alle deformazioni della verità a fini ideologici colorire, inserire episodi estranei alla realtà dei fatti (scena di negromanzia o intervento Cicerone a Farsalo). Oltre a critiche anche vasto favore. Le critiche presuppongono confronto con Eneide (anti-Eneide) per scelta del modulo cronachistico il suo poema epico stravolge le caratteristiche proprie della tradizione letteraria romana e da monumento eretto a testimonianza delle glorie dello stato si trasforma in denuncia della guerra fratricida. Apertura del genere a contenuti radicalmente nuovi attraverso il confronto polemico con il suo stesso passato: confutazione del modello mediante ribaltamento delle sue affermazioni e ripresa antifrastica indignatio nei confronti di Virgilio che ha mistificato la fine della libertà romana e la trasformazione della res publica in tirannide. La sconfessione avviene attraverso il mutamento dell’oggetto (storia recente e ben documentata) e la rinuncia agli interventi delle divinità in realtà rapporto molto più complesso perché nelle Georgiche Virgilio aveva lamentato l’orrore delle guerre civili e nell’Eneide la commiserazione delle vittime innocenti del fato. EVOLUZIONE DELLA POETICA LUCANEA Pessimismo che matura nel corso della stesura del poema fase iniziale aveva fiducia in Nerone, interpreta la sua comparsa come compensazione per le sciagure provocate dal conflitto civile: riprende glorificazione dell’Eneide in cui Giove profetizza Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XL Idealizzazione nostalgica del passato, di un buon tempo antico governato da una sana moralità agricola e polemicamente opposto al corrotto presente cittadino. Negli ultimi due libri rinuncia espressamente alla violenta indignatio e assume un atteggiamento più distaccato, di riflessione più pacata. Lo stile si rifà più a quello dell’epica e della tragedia, trasforma profondamente il codice forma del genere satirico con ricoso a movenze epico-tragiche in coincidenza di contenuti bassi e volgari espressione densa e sentenziosa, teso alla denuncia e all’invettiva, influssi di scuole di retorica e declamazioni. Diffusione favorita per carattere moralistico dei suoi versi. STAZIO Vita Publio Papinio Stazio nato tra 40 e 50, notevoli successi a Roma in recitazioni pubbliche e gare poetiche. Muore forse nel 96. Stazio è letterato professionale che vive della sua opera. Opere Silvae: 5 libri in versi di diverso metro Thebais: 12 libri in esametri (92) Achilleis: poema epico in esametri lasciato incompiuto Perduti: De bello Germanico (poema storico su Domiziano) e Agave (pantomima) SILVAE Opera non epica che ha i suoi caratteri originali e molto legati al gusto contemporaneocarattere occasionale, vario, miscellaneo, prezioso documento sulla società della sua epoca: i committenti ci rivelano la mentalità e l’atteggiamento di un ceto colto e benestante, emerge da un lato il ripiegamento sulla vita privata, dall’altro l’ideologia del pubblico servizio inserito nelle strutture del potere imperiale. La realtà naturale è abilmente trasformata in spettacolo: serie accuratamente costruite con effetti di corrispondenze e variazioni, metri vari e schemi tradizionali che il virtuosismo del poeta adatta alla circostanza. Contemplazione composta e sospirosa, poesia funge da ornamentazione, costruisce una ovattatura in cui sono deposti come preziosi gli oggetti e i gesti del quotidiano funzione estetizzante, rendere belli e gradevoli oggetti e uomini, le ekphraseis hanno come obiettivo lasciare l’uomo contento e soddisfatto. Dotatissimo artigiano della parola: la proclamata rapidità di composizione finge di essere direttamente vicina alla vita vissuta (contrapposta al labor lime della Tebaide) ritratto della società imperiale, della politica di direzione e controllo della pubblica emotività: i certamina erano ormai una moda consolidata, il carattere spettacolare porta ad una retorica dell’ornamento e della dolcezza (Giovenale osserva con scandalo il nuovo mecenatismo per tutti che l’autorità imperiale favorisce). TEBAIDE Tema delle fraternae acies (// Lucano) ma sceglie un tema mitologico con complesso apparato divino (// Virgilio). Evidente modello virgiliano ma umile rispetto (12 libri divisi in due esadi, prima odissiaca e seconda iliadica), tema cantato da Antimaco di Colofone e ciclo tebano aveva ispirato Seneca, sezioni digressive con modelli più insoliti, lezione tecnica di Ovidio contrasto tra fedeltà a tradizione virgiliana e inquietudini modernizzanti è il vero centro dell’ispirazione epica di Stazio. Difetto tipico della Tebaide è la ricorsività di motivi e atmosfere: no maledizione per vendette familiari ma ferrea Necessità universale scelta ideologica che rende Virgilio più moderno con l’approfondire la funzione del Fato ma per la profonda negatività si avvicina a Lucano. Le divinità sono svuotate o appiattite, concede molto poco alle sfumature psicologiche. Chiusa con trionfo della clemenza e dell’umanità portato da Teseo. Il pericolo di dispersione è superato dai nessi tematici ricorrenti, da similitudini pensate in sequenze omogenee. L’assenza di riferimenti diretti all’attualità non costringe ad eludere dagli incubi della propria epoca: tema della guerra civile, del vivere sotto tiranni mantenendo una regola morale lettura promettente per storici della cultura romana. Fortuna by Dante per falsa convenzione che si fosse convertito al cristianesimo. PLINIO IL VECCHIO Vita Gaio Plinio Secondo nasce a Como nel 23 d.C., esordisce con servizio militare in Germania tra 46 e 58, dopo morte di Claudio astensione da cariche pubbliche (ostile a Nerone) e si dedica a oratoria e avvocatura. Con Vespasiano carriera di procuratore imperiale e si dedica alle due opere che lo rendono famoso come letterato. Diventa prefetto della flotta imperiale e muore nel 79 travolto dall’eruzione vesuviana. Opere Interesse per questioni militari: De iaculatione equestri (tecniche di combattimento) e De vita Pomponii Secundi (biografia perduta). Interessi linguistici: Studiosus, Dubius sermo (manuale) A fine Aufidi Bassi (perduta): storia di Roma tra 50 e 70, periodo scottante e delicato Naturalis Historia (77-79): unica opera non perduta, 37 libri che inventariano la somma delle conoscenze acquisite dall’uomo (Cosmologia, geografia, antropologia, zoologia, botanica, medicina, metallurgia, mineralogia, storia dell’arte) + epistola dedicatoria a imperatore Tito. Fonti Passi della Naturalis Historia, vita di Svetonio, lettere di Plinio il Giovane personaggio esemplare per filantropia oltre che per ricerca scientifica. LA NATURALIS HISTORIA Lo sforzo di sistemazione del sapere è evidente in tutta la cultura romana della prima età imperiale (opere manualistiche): la destinazione pratica delle opere tende ad indebolire la tensione teorica e lo sperimentalismo autonomo. La Roma imperiale conosce una grande espansione dei ceti “tecnici e professionali”, che in parte coincidono con la nascente Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XLI burocrazia imperiale (anche i politici si interessano di economia, finanza, risorse territoriali) + la curiosità scientifica si afferma come forma di intrattenimento e consumo culturale: i paradossografi compongono raccolte in cui confluiscono aneddoti, piccole curiosità scientifiche, notizie antropologiche variamente attendibili (conoscenze fresche, non si limitano a riproporre dicerie) si tratta però di dilettanti e il gusto per il dettaglio concreto manca di spirito sistematico, manca il collegamento tra esperienza e tradizione. Già tradizione enciclopedica ma nessuno concepì un progetto di conservazione integrale dello scibile. Plinio fa una scommessa originale per dimensione e ambizioni, è una circostanza favorevole visino alle posizioni degli Stoici (concezione dell’universo come complessa solidarietà che l’uomo deve conoscere per rispecchiare dentro di sé la virtù) in generale ecclettismo filosofico perché una scelta filosofica troppo precisa finirebbe per ridurre troppo la quantità dei materiali da registrare e classificare nella Naturalis historia: dello stoicismo trattiene il generico senso della missione del saggio, “stoicismo medio” proprio della classe dirigente dell’epoca, non profonda ispirazione ideologica spirito di servizio. Stilisticamente è considerato addirittura il peggiore scrittore latino: l’ampiezza del lavoro non era compatibile con un processo di regolare elaborazione stilistica e tradizione enciclopedica non comportava uno sforzo di bello scrivere non scrive sempre allo stesso modo: stile generalmente affastellato si alterna con passi dimostrativi di ambizione letteraria. Tende ad una decostruzione delle architetture ciceroniane, la libertà dello scrivere si risolve in una confusione impersonale e magmatica. Opera troppo lunga per essere letta nelle scuole, da consultare inizia presto ad essere manipolata, ridotta, compilata e antologizzata: copiata nel corso del medioevo e oggetto di studi dei filologi per sfigurazione della tradizione manoscritta. Con i progressi della scienza viene meno la fede nella sua autorità e si accosta l’interesse storico per l’opera, documento di inestimabile valore per la storia dell’arte antica e della scienza inventario sul mondo antico. MARZIALE Vita Marco Valerio Marziale nasce in Spagna (Bibilis) tra 38 e 41, a Roma incontra gli ambienti dell’opposizione senatoria a Nerone: per repressione conduce vita modesta svolgendo l’attività poetica come cliente e raggiunge certa notorietà (epigrammi per celebrare l’inaugurazione dell’Anfiteatro Flavio (riconoscimento anche economico by Tito) disagio sofferti e difficoltà di trovare protettori e patroni disposti a concedergli riconoscimenti e sostegno. Muore in Spagna verso il 104. Opere Epigrammi distribuiti in 12 libri composti tra 86 e 101 libro centrale preceduto da Epigrammaton liber o Liber spectaculorum (80) + Xenia e Apophoreta (84-85) iscrizione da apporre a doni per festa dei Saturnali. Metri vari (distico elegiaco, falecio, scazonte) e varie dimensioni. Clima di restaurazione che caratterizza l’età dei Flavi porta alla tendenza a recuperare il genere poetico più alto, l’epica ma si assiste anche al successo di un genere minore senza grande tradizione come l’epigramma l’epigramma nasce nella Grecia arcaica con funzione essenzialmente commemorativa (incisione su pietre tombali, offerte votive, eventi famosi): in età ellenistica si emancipa dalla forma epigrafica e diventa poesia d’occasione, che fissa l’impressione di un momento, di un piccolo avvenimento quotidiano (temi leggeri). Nell’ambito della poesia latina non aveva grande tradizione e per quanto riguarda gli auctores che Marziale cita sappiamo poco (passatempo senza ambizioni di dignità letteraria): l’epigramma greco era conosciuto a Roma (funzione cortigiana, scherzo e intrattenimento giocoso), Catullo ne valorizza la forma breve più idonea ad esprimere i sentimenti, gusti, passioni, temi della vita individuale, strumento di vivace aggressione polemica. Marziale fa dell’epigramma il suo genere esclusivo apprezzandone la duttilità e la facilità di aderire ai molteplici aspetti del reale il pubblico, che fosse un evento spettacolare o fatti concreti, vi ritrovava la propria esperienza filtrata e nobilitata da una forma artistica dotata di agilità e pregnanza espressiva. Osserva lo spettacolo della realtà con uno sguardo deformante che ne accentua i tratti grotteschi e riduce i personaggi a tipologie ricorrenti deformazione e grottesco sono frutto di una tecnica di rappresentazione molto ravvicinata, nega uno sfondo e isola: osservatore attento ma che raramente si impegna in un giudizio morale e nella condanna. I temi sono vari ed investono l’intera esperienza umana (tradizione, vicende personali del poeta, costume sociale del tempo): rispetto alla tradizione dell’epigramma accentua l’aspetto comico- satirico (già poeta greco Lucillio= focus su difetti fisici). Tendenza a concentrare l’arguzia nella chiusa: meccanismo costruito in funzione del fulmen in clausola, schema tipo dell’epigramma (iniziale descrizione della situazione che suscita tensione di attesa + aprosdoketon con impennata finale). Linguaggio realistico, vivacità dei modi colloquiali e ricchezza del lessico quotidiano + termini drasticamente osceni abilità nella collocazione e accostamenti, da toni sobri a maggiore ricercatezza: documento del linguaggio manierato degli ambienti di corte. Successo immediato. QUINTILIANO Vita Marco Fabio Quintiliano nasce in Spagna intorno al 35 d.C.: a Roma pratica l’attività forense ed è maestro di retorica. Nel 78 Vespasiano gli affida la prima cattedra statale con stipendio di centomila sesterzi l’anno e Domiziano lo incarica dell’educazione dei suoi nipoti (ornamenta consultaria). Muore nel 95. Opere Perduti: De causis corruptae eloquentiae, De arte rhetorica (appunti studenti) De institutio oratoria (93): 12 libri 1-2 didattici e pedagogici; 3-10 retorica, elocutio, figure di parola e pensiero, facilitas, excursus su autori e canoni critici; 11 memorizzazione; 12 rapporto oratore e principe. Declamationes maiores et minores (prime spurie, seconde possono essere autentiche o della sua scuola). Fonti Notizie date da se stesso e da Chronicon di Girolamo Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XLII Il problema della corruzione dell’eloquenza investiva sia questioni morali che letterarie era usata a fini di ricatto materiale e morale, gli insegnanti erano corrotti e a loro volta corruttori della moralità degli allievi. Altro problema è quello relativo alle scelte letterarie: acceso dibattito fra diversi orientamenti (arcaizzante, modernizzante, ciceroniano) Quintiliano condanna stile corrotto e degenerato di Seneca. La corruzione ha anche cause tecniche: decadimento delle scuole e vacuità stravagante delle declamazioni retoriche. Il suo scopo è riprendere l’eredità di Cicerone, ritrovare una sanità di espressione che sia insieme sintomo della saldezza dei costumi (ascesa di Vespasiano ha imposto standard più sobri): affermarsi di un nuovo classicismo, condannati intollerabili tratti della stravaganza modernista polemica contro le sententiae senecane che rendono più vivace il discorso ma anche discontinuo e imprevedibile. L’elocuzione deve svolgersi in funzione della sostanza delle cose: non più esigenza al movere ma al docere. Quintiliano dà prova di un equilibrio notevole nella disputa tra superiorità degli scrittori antichi o moderni: manchevolezze anche negli arcaici, distinguere ciò che è attribuibile al poeta o all’età in cui vive. Propone letture di autori più diversi per formare lo stile: anche modello ciceroniano reinterpretato ai fini di un’ideale equidistanza fra asciuttezza e ampollosità (anche suo stile ha subito condizionamento della prosa senecana) ricerca chiarezza ed evita eccessi. Nel XII libro affronta il problema dei rapporti tra oratore e principe: funzionario subalterno che si serve della tecnica oratoria per trasmettere le direttive dell’imperatore probabilmente accettava il principato per necessità, non pone in discussione il regime ma le doti morali devono essere utili alla società in generale= missione civile aliena dal ribellismo sterile quanto dal servilismo avvilente. Illusione che ci sia ancora un vir bonus dicendi peritus, guida del senato e del popolo. ETÀ DEGLI IMPERATORI D’ADOZIONE Periodo che comincia con principato di Nerva e finisce con quello di Commodo (96-192) è un secolo intero di tranquillità: relativa stabilità politica, uniformità di condotta del potere, senato subordinato ma non esposto ad aggressioni insultanti e violente, attenuato l’assillo a congiure e ribellioni gestite dai grandi generali dell’esercito generale armonia e operosa collaborazione ma anche spiriti fortemente morali e impegnati come Tacito e Giovenale. Nuova ricerca di grazia e cortesia, da un garbato senso della cultura intesa come arte di forme sociali capaci di nascondere e censurare gli aspetti meno gradevoli del vivere reale: Tacito rigetta il passato con implicito riconoscimento che le cose del suo tempo siano positive. La cultura tende ad un’ostentata raffinatezza (estetizzazione della vita attraverso l’uso della letteratura sofisticata e art i ornamentali) diffuso filologismo erudito, biblioteche pubbliche, insegnamenti di retorica greca e latina, diminuito analfabetismo. Rifioritura della letteratura in greca per predilezione di Adriano (influsso decisivo come promotore di cultura), seconda sofistica con Elio Aristide, Erode Attico e Frontone. Mondo romano trasformato in una realtà sociale che per l’influenza dilagante di esperienze culturali orientali si sarebbe fatta più marcatamente cosmopolitasincretismo religioso, livellamento generale per analogia delle religioni pagane, diffusa esigenza spirituale: esaurito fascino dello stoicismo e affascinante lezione dei riformatori religiosi che predicavano l’altruismo. Tra mitraismo (futura immortalità, vivo e pratico codice morale) e cristianesimo, quest’ultimo si diffonde nelle classi umili e si afferma grazie alla solida e articolata organizzazione che i fedeli seppero presto darsi vasta letteratura religiosa e memoria scritta delle proprie vicende (Atti dei martiri). TACITO Vita Publio Cornelio Tacito nasce intorno al 65 in Gallia Narbonese, studia a Roma e sposa la figlia di Agricola: carriera politica sotto Vespasiano, Tito e Domiziano e riceve incarico in Gallia o Germania. Sotto Nerva viene proclamato consul effectus, è oratore famoso. Muore intorno al 117. Opere De vita Iulii Agricolae (98) De origine et situ Germanorum (98) Dialogus de oratoribus (100) Historiae (tra 100-110) e Annales (o Ab excessu divi Augusti) discusso problema del numero rispettivo di libri perché pubblicate separatamente ma iniziano a circolare in unica narrazione continua di 30 libri. Fonti Passi dell’Agricola, Dialogus, Historiae, epistole di Plinio il Giovane. DIALOGUS DE ORATORIBUS Probabilmente composto dopo Agricola e Germania ma isolato rispetto al complesso della sua opera autenticità contestata fino al XVI secolo per ragioni di stile: periodare vicino a modello ciceroniano, quintilianeo (vs severa inconcinnitas delle opere storiografiche), ha portato all’ipotesi che si trattasse di prodotto giovanile pubblicato più tardi insolita classicità invece per appartenenza al genere retorico per il quale lingua, struttura e stile delle opere retoriche di Cicerone erano modello canonico. Ambientato nel 75 o 77: discussione tra Apro (difesa eloquenza) e Materno (difesa poesia) + Messalla che fa discorso sulla decadenza dell’oratoria causata dal deterioramento dell’educazione discorso di Materno sul fatto che la grande oratoria fosse possibile solo con la libertà/anarchia repubblicana ma pace che principato garantisce deve essere accettata senza rimpianti= accettazione dell’indiscutibile necessità dell’Impero come unica forza in grado di salvare lo stato dal caos delle guerre civili, anche se restringe lo spazio per l’oratore (comunque scelte utili allo Stato). AGRICOLA Pubblicato dopo la tirannide domizianea in memoria del suocero (principale conquistatore della Britannia e funzionario Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XLV Apologia (o Apule Platonici pro se de magia liber): unica orazione giudiziaria pervenuta a noi di età imperiale il fatto che la sua recitazione sarebbe dovuta durare molte ore e manchi di un taglio processuale ha portato a pensare che sia di natura letteraria e solo apparentemente generata da una circostanza storico-reale. Impegnato a consegnare alla posterità un’immagine ben modellata di sé, quella del brillante e geniale philosophus platonicus. L’accusa è mossa per interdirgli l’accesso all’eredità della moglie: smonta i vari capi d’accusa e alla fine legge il testamento. Abilità di avvocato che porta all’accostamento con Cicerone, giochi di parole, invettive, ironia e sarcasmo (mai sconfinare nell’ironia aperta perché il genere non permetteva di ridicolizzare il suo più grande esponente) non ciceroniano il colore del discorso, con mescolanza di neologismi, arcaismi, poetismi: allusioni e ammiccamenti da cui restano esclusi accusatori e invece reso partecipe Marcello, destinatario ideale perché colto e sensibile (exempla letterari, notizie e osservazioni rare, ricorda nomi veri sotto gli pseudonimi delle donne degli elegiaci). Non si cura di fugare l’ombra sulle sue competenze in materia di magia: distingue tra magia goetica e turgica ma rimane ambiguo nel corso dell’intera orazione anche la figura del filosofo che traccia denota un ecclettismo vicino a quello dei neo-pitagorici vicini ad esperienze di magie non “scientifica”: al di là dell’esito del processo conserva la fama di mago per secoli. LE METAMORFOSI Difficilmente accettabile che un filosofo platonico avesse composto un romanzo di avventure erotico-licenziose tuttavia è l’unica testimonianza di un romanzo antico in lingua latina pervenuta intera. Apologia costituisce il terminus post quem (non ancora conosciuto il romanzo al tempo del processo altrimenti sarebbe stato sicuramente citato) titolo tramandato dai codici è Metamorphoseon libri ma concorrenza con quello dato da Agostino Asinus aureus (apprezzamento qualità del testo o colore animale?). Degli 11 libri i primi 3 sono occupati dalle avventure del protagonista (curiositas lo porta ad incappare in trame sempre più fitte di sortilegi, si trasforma in asino pur mantenendo le facoltà raziocinanti umane), poi il racconto diventa nei libri 4-6 cornice di un altro racconto, la favola di Amore e Psiche; i libri 7-10 ripercorrono altre tragicomiche peripezie fino alla purificazione finale nell’ultimo libro (clima decisamente mistico). Il genere che noi definiamo “romanzo” manca di una fisionomia definita e appare piuttosto come il risultato di un’intersezione di generi diversi: difficoltà di tracciare un vero e proprio quadro, mancava ceto di lettori di media cultura, presupposto necessario per il mantenersi di un genere così popolare. Inoltre capire qual è il rapporto con le fabulae Milesiae a cui lo stesso autore riconduce la sostanza dell’opera (non fabulae originali, sicuramente elemento erotico): la stessa storia dell’asino-uomo potrebbe essere stata una fabula a cui ha aggiunto l’elemento magico (personaggi invece repertorio della Milesia perché li ritroviamo anche nel Satyricon) logica della vita frustrata se non addirittura ribaltata dall’incontro con la magia. I racconti iniziali non sono solo prefigurazioni narrative che hanno la funzione di fornire avvertimenti esemplari al protagonista ma corrispondono anche alla volontà dell’autore di definire la propria opera rispetto al genere in cui si inserisce. Fonti pervenuto romanzo nel corpus di Luciano di Samosata con stesso intreccio e titolo Lucio o l’asino (lingua greca, forma più coincisa); Fozio testimonia di aver letto racconti di trasformazioni nell’opera di Lucio di Patre (discussione per omonimia dell’autore e del protagonista). Per quanto riguarda le parti originali, per alcuni solo la Favola di Amore e Psiche, per altri tutte le vicende assenti nel Lucio: sicuramente il finale con apparizione di Iside e iniziazione ai misteri di Osiride è di Apuleio (inoltre protagonista che prima era greco si identifica come Madaurensis). Interessante la quesitone del significato complessivo il Lucio rivela l’intenzione di una narrativa di puro intrattenimento, il gusto per l’intreccio rimane estraneo a qualsiasi prodotto moralistico; nelle Metamorfosi sotto l’apparenza di una lettura di semplice svago (lector, intende laetaberis) vengono assunti i caratteri del racconto esemplare (non calca mai la mano su contenuti erotici, utilizza pacatamente gli elementi osceni del Lucio quasi tutti gli editori espungono come non apuleiano il Spurcum edditamentum, l’aggiunta piccante all’episodio già scabroso dell’asino con una nobile matrona). Prova della serietà moralistica è la curiositas di Lucio, non fine a se stessa ma culminante in una lunga espiazione: diversi sono gli episodi minori che trovano corrispondenze precise con la vicenda di Lucio, anticipandone e arricchendone i tratti, soprattutto quella di Amore e Psiche lei si sottopone ad una dolorosa espiazione, si riconosce il forte intento allegorico (Fulgenzio la interpreta cristianamente come mito dell’incontro tra l’Anima e il Desiderio, inverosimile ma documento per la storia delle religioni) forse mito filosofico (anche se non bisogna dimenticare che Platone aveva condannato il mito) o interpretazione religiosa (doppione dell’itinerario di Lucio verso la salvezza isiaca, no trasformazione morale di Psiche). La favola riproduce come un modello in scala ridotta l’intero percorso narrativo del romanzo: se non disponessimo del racconto lo leggeremmo come una specie di romanzo d’avventure le metamorfosi non possono essere lette se non come prove cui è sottoposto un essere che, dopo un tempo di alienazione e di errabonde peripezie, è fin dall’inizio promesso alla salvezza, anche se contesto in cui è collocata la isola dal contesto narrativo. Significato allegorico non toglie nulla alla leggerezza del racconto: elementi alessandrini, milesi, latini fusi e condotti a quella superiorità che ha fatto pensare a Ovidio. Altre digressioni sono espressione di una sperimentazione di generi diversi che trova corrispondenza nello sperimentalismo linguistico itinerario attraverso un mondo fatto di segni e simboli letterari, compenetrazione tra l’elemento mistico-religioso e il tessuto originario della favola milesia (eccezione del libro XI dove la componente mistica ha il sopravvento): presenza costante di riflessioni dell’asino crea effetto di continuità che conforma i due livelli di lettura l’interpretazione come storia di una salvazione religiosa è sostenuta dal fatto che gli interventi diretti dell’autore si infittiscano negli ultimi libri fino a produrre l’effetto di rottura ironica (lettore da scrupolosus a studiosus). Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XLVI STILE E FORTUNA Per quanto riguarda la lingua si è abbandonata l’idea di una Africitas come denominatore comune della lingua degli scrittori latini d’Africa la lingua apuleiana è l’impasto di tratti diversi: predilezione per la parola obsoleta, per gli autori arcaici, piena padronanza di registri diversi, libertà assoluta nell’accostare arcaismi e neologismi, volgarismi e poetismi. Alla lingua letteraria apuleiana si riconosce l’intento primario di valorizzare se stessa allontanandosi dall’uso linguistico puramente comunicativo, richiama continuamente l’attenzione del lettore sulla forma espressiva prima che sul contenuto del messaggio, alone di significati marginali che richiamano suggestive connotazioni implicite struttura musicale. Lessico letterario specializzato raccolto intorno a situazioni tipo e formatosi sui classici: abilità nel comporre questi “pezzi”, procedimento che dà vita a varie scene di genere. Qualità retorica del lessico (isocolie, omoteleuti, assonanze, accumuli di sinonimi. Fortuna legata al romanzo: Boccacio lo trascrive sul Laurentianus 29 e commenta la favola di Amore e Psiche, tradotto da Boiardo e tenuto in considerazione dai grandi romanzieri moderni. FILOLOGIA, RETORICA E CRITICA LETTERARIA Lo studio filologico giunge a piena maturazione nel periodo che va dai Flavi agli Antonini prima fioritura in età arcaica (Ennio si proclama dicti studiosus) ma meno chiaro quando comincia la pratica di studi filologici applicati ai testi: fino a età augustea filologia concentrata su testi greci (scuola anomalista e analogista). Un ricco filone di studi filologici è applicato ai testi giuridici. Il compito principale del critico è quello di fissare i canoni letterari, interesse per la struttura dei libri poetici, arrangiamento formale dei libri del passato lavoro nel II sec a.C. ricco e differenziato, non si sa se ci fossero vere e proprie attività editoriali (preparazione testi rivisti, corredati di segni diacritici e annotazioni critiche): limite mancanza di biblioteche statali. Tra II e I secolo si incrementa il patrimonio librario ma rimane a lungo fenomeno privato nelle strutture scolastiche si studiano principalmente i testi greci e manca collegamento tra insegnamento e ricerca. In età augustea non esagerare la diffusione della letteratura greca a Roma crescita gusto letterario ed estetico (Ars poetica di Orazio testimonianza), iniziano ad essere ritenuti “classici” autori come Cicerone, Orazio e Virgilio a cui si applicano gli studi filologici. Sforzo educativo rimane orientato verso le capacità espressive preliminari alla formazione dell’oratore (testi poetici per imparare la retorica). Valerio Probo si sente libero di intervenire sul testo (=edizioni) + ristretto progressivamente il campo degli autori di scuola separandoli dagli altri. Fine II secolo prime raccolte di scolii di cui abbiamo notizia (commento verso per verso e osservazioni introduttive) e tendenza arcaizzante (ricerca erudita diventa vera e propria passione) cultura romana sempre più bilingue, purismo e arcaismo anche greco (rifiuto evoluzione lingua ellenistica). Arcaismo porta a successo professori di retorica e letteratura ma latino arcaico non offre lingua d’arte perfettamente sviluppata e autosufficiente. II secolo d.C. quadro sociale e artistico di grande varietà ma non fioritura di significativi talenti poetici (poesia come hobby delle classi elevate): persa centralità culturale, non testi poetici continua poesia minore e mistiforme dei poetae novelli caratterizzata da un recupero arcaizzante dei poetae novi: hanno affinità di tendenza come lo sperimentalismo metrico (temi tradizionali su metri inattesi e apparentemente impropri), ricerca di tipo antiquario e arcaizzante, lessico impiegato (parole in disuso, arcaiche, colloquiali, dialettali). LA TARDA ETÀ IMPERIALE DAI SEVERI A DIOCLEZIANO (193-305) III secolo drammatico per la vita di Roma per guerre civili e grossi cambiamenti interni impero riesce a superare questa grave crisi, profondamente modificato ma ben saldo nei punti nodali dell’apparato statale. Sorgono spinte centrifughe e separatiste: i Severi promuovono una rigorosa politica di accentramento ma con la fine della loro dinastia si apre un secolo caratterizzato da un numero grandissimo di imperatori che rimangono in carica pochi mesi/giorni effimeri progetti politici, prevalgono gli interessi particolari, sensibile distacco politico-amministrativo e culturale tra Occidente e Oriente. Inoltre la continua pressione esercitata dalle popolazioni nemiche sui due fronti spiega l’importanza che in questa situazione aveva assunto l’esercito (scelta dell’imperatore effettuata dalle truppe, reclutamento esteso ai cittadini di tutto il mondo persino barbari) + problemi economici (città rifugio più sicuro, vie di comunicazione insicure, riduzione dei commerci, inasprimento fiscale) + catastrofi naturali e terremoti calo della popolazione. Questo clima di insicurezza ha riflessi anche sugli aspetti culturali: frequenti spostamenti di intellettuali da Oriente a Occidente, ricorrere a temi e problematiche simili (soprattutto in ambienti cristiani) tensione sempre più forte non solo verso platonismo ma anche verso trascendenza dei culti orientali e religioni misteriche (comune promessa di una salvezza futura). Il CRISTIANESIMO prevale sulle altre correnti religiose perché risponde alle esigenze avvertite dalle grandi masse: si diffonde rapidamente in tutte le zone dell’impero e durante il III secolo diviene una componente decisiva dell’equilibrio delle forze (nei ceti subalterni ma anche tra le donne di famiglie ricche e nobili) e dà vita a elaborazioni filosofiche che raggiungono i livelli tra i più alti nella storia della cultura del III secolo (principale avvenimento culturale di un età per il resto non molto ricca di personalità letterarie). Rapporti tra comunità cristiane e istituzioni sono complessi e ambigui. LETTERATURA SACRA Posizioni di fondo legate al Giudaismo: scrivevano prevalentemente in greco, parlavano di logos e pneuma. Nel panorama giudaico i Cristiani si distinguono per spiccato attivismo: compongono testi del Nuovo testamento (Vangeli, Atti degli Letteratura Latina – manuale storico dalle origini alla fine dell’impero romano XLVII apostoli, Lettere, Apocalisse) e opere apocrife. In occidente sviluppo relativamente più lento difficoltà derivante da emarginazione quasi totale, lenta diffusione (greco per molto tempo anche in Occidente lingua del Cristianesimo). All’origine di questa letteratura si è soliti collocare le traduzioni dei testi sacri effettuate in Africa e Italia esigenza di disporre di una bibbia in latino: Vetus Latina no unica traduzione e differenze tra i vari testi africani (vetus Afra) e italici (Vetus Itala)= non ci sono pervenute perché la Vulgata di Girolamo le soppiantò tutte. Prime opere autonome composte direttamente in latino sono Acta matryrym (resoconti dei processi che si concludevano con la condanna a morte dei martiri e la loro passione vere e proprie persecuzioni organizzate, quella in particolare dei Scillitani è una vicenda giudiziaria isolata) e le Passiones (inserzione di scene toccanti e particolari edificanti, semplicità e candore delle descrizioni es: Passio Perpetuae et Felicitatis). In epoca tarda il genere si accosta al romanzo e nasce la Passione epica prevalentemente greca (dopo Costantino quando il martirio non era più una minaccia incombente). Altro genere è quello dell’apologetica (II-IV sec), in difesa dagli attacchi pagani. Poesia tradizionale sembra essere “stanca” pochi autori e poche opere anche perché forma poetica non adatta alle esigenze di confutazione degli avversari e alla divulgazione del messaggio divino. LETTERATURA PAGANA Raccolta di origine scolastica nota come Anthologia Latina raccoglie carmi che altrimenti sarebbero andati perduti: presente tema della natura (Pervigilium Veneris). Fortuna anche per le raccolte di massime (Disticha Catonis), testi su salute e malattie. C’è una crescita di importanza e funzionalità delle scuole (necessità di creare centri scolastici per formare ceto dei burocrati) aumento delle scuole, passaggio dal volumen al codex. Molte scuole cristiane: programma identico. Oltre a classici impiegati anche manuali di diverse dimensioni che affrontano molteplici discipline oggetto dell’insegnamento (diritto, medicina, materie tecniche). DA COSTANTINO AL SACCO DI ROMA (306-410) Rinascita culturale conseguente alla relativa tranquillità interna struttura statale fortemente accentrata intorno alla figura dell’imperatore e alla sua corte, riforme economiche (si allarga divario tra ricchi e poveri= evitare fuga nelle campagne). Indifferenza delle grandi masse, preoccupate dei problemi della sopravvivenza quotidiana e interessate a questioni religiose vescovi provenienti da famiglie aristocratiche permettono azione più incisiva. Religione diventa instrumentum regni quindi gli imperatori per potersene servire sono disposti a concedere favori e privilegi: stabilità ma anche dispute tra sette cristiane (arianesimo, manicheismo, donatisti, pelagianesimo). Con il grave problema delle invasioni il IV secolo conosce un progressivo inserimento di esponenti dei popoli barbari in posti di responsabilità nell’esercito e nell’amministrazione dello stato (preoccupazione). Fine di Roma ridimensionata da autori come Agostino che ripensano il rapporto tra religione e politica. La scuola rimane l’ultima erede del passato: attenzione da parte dei cristiani ma anche legislazione a proposito. Edizioni sempre più corrette e sicure, allestimento di testi che elimino gli errori. Collegata con il mondo della cultura retorica è l’oratoria: declamazione di discorsi basati su occasioni fittizie (Panegirici) che ci informano sulle scuole di retorica, sull’insegnamento impartito, sulla formazione culturale e ideologica del ceto burocratico, sulle linee politiche. Anche attenzione per materie scientifiche, dalla medicina alla veterinaria, dall’agraria alla geografia fioritura specialistica. Opere storiografiche (Historia Augusta) e storie romanzate (argomento orientale, ciclo troiano e Alessandro Magno). Le corti imperiali diventano centro di produzione poetica e intorno agli imperatori circolavano scrittori di vario genere per celebrarli (varietà di temi e atteggiamenti). Il cristianesimo si estende progressivamente nei ceti abbienti e potenti: monopolio ideologico e dalla produzione letteraria esigenza di scritti che narrassero in maniera più elevata la storia della salvezza porta ad una produzione in poesia (Vangelo secondo Matteo in esametri). Storiografie delle vite di sani, monaci, vescovi per consolidare l’unità dei credenti attraverso il culto di personaggi esemplari, distintisi nell’amministrazione ecclesiastica o nell’ascesi religiosa, e rafforzare il ruolo della gerarchia ecclesiastica. La poesia cristiana di ispirazione religiosa riunisce opere molto diverse tra loro ma unite dall’intenzione di propagandare la nuova fede e combattere i residui di paganesimo: maggior sicurezza, rapida diffusione della fede presso ceti colti e capaci di comporre testi letterari si scrivono inni, epitaffi, centoni (esercizi di bravura in questo caso applicati a fini edificanti). Linea del cristianesimo più conciliante, meno integralista, legittimità a scrittori classici recupero. Fiorente campo della PATRISTICA scrittori cristiani, sia greci sia latini, che compiono un’opera di mediazione tra cultura classica e cristiana e portano l’analisi di problemi etici e religiosi a sottigliezze e profondità mai raggiunte prima ancora debito al mondo greco ma figure di primissimo piano sotto l’aspetto della politica ecclesiastica, della catechesi, dell’analisi dottrinale. GIROLAMO Vita Sofronio Eusebio Girolamo nasce in Dalmazia intorno al 347 studia nelle migliori scuole e in oriente viene ordinato sacerdote: tornato a Roma diventa segretario di papa Damaso ma alla sua morte perde prestigio e viene criticato per ascetismo. Seguito da alcune donne fonda conventi maschili e femminili. Muore nel 420. Opere Vulgata: traduzione in latino della Bibbia Chronicon: traduzione e ampliamento dell’opera di Eusebio di Cesarea