Scarica Riassunto: Introduzione ai media digitali (Adam Arvidsson, Alessandro Delfanti) e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dei Media solo su Docsity! Introduzione ai media digitali Capitolo 1 Informazione e media digitali Questo libro si occupa di comprendere le caratteristiche sociali politiche ed economiche che hanno apportato i media digitali. Oggi i media digitali son diventati pervasivi: prossimo usarli in qualunque luogo e in qualsiasi momento. Possiamo accede alle informazioni liberamente e in modo veloce, ciò ha apportato grossi cambiamenti: siamo più liberi. Il modo di produrre e distribuire informazione e conoscenza è cambiato. Siamo più propensi alla partecipazione, alla libertà e alla democrazia. La diffusione dei media digitali inizi negli anni 80 quando i computer iniziano ad avere un costo più accessibile e il loro uso diventa facile. Negli anni 90 viene introdotto il world wide web. Nel 2000 il web è diventato collaborativo: software e piattaforme online permettono agli utenti di produrre e distribuire contenuti in prima persona, inoltre le tecnologie mobili hanno permesso di rendere la rete un’esperienza quotidiana e totale. L’informazione processata in formato digitale è alla base delle trasformazioni nell’organizzazione e nella produzione e nell’economia. I partiti politici usano la rete per creare consenso. Parliamo di ecologia dei media perché nel mondo non vi è un luogo centralizzato di controllo ma un insieme di relazioni che nel complesso costituiscono il sistema e lo trasformano. I media digitali Digitale: i media digitali trasportano informazione rappresentata da una sequenza numerica che viene poi rielaborata. I codici digitali sono basati su unità discrete (numero finito) su un codice binario costituito da soli due simboli: 0 e 1. I codici analogici sono invece continui (numero con virgola) e possono essere divisi in parti più piccole. I media digitali possono trasportare più rapidamente tante informazioni e possono trasformare codici analogici in digitali e viceversa. Le tecnologie digitali non sono composte solo da hardware (componenti fisiche come microchip, schermi, dischi.) ma anche da software (programmi e codici costituiti da informazione. I media digitali sono: convergenti: diversi contenuti (audio, scritti, visivi.) in un unico supporto ipertestuali: è una struttura complessa, è la struttura di un sito che si compone di diverse pagine che possono anche non essere lette in ordine, a ogni utente (grazie al sistema dei link) può personalizzare la sua fruizione distribuiti: l’informazione non è trasmessa da una parte centrale ma è distribuita. La distribuzione riguarda: la distribuzione dei computer a basso costo, la diffusione dell’accesso alle reti telematiche, i software e le piattaforme permettono agli utenti di creare contenuti; la produzione delle informazioni è affidata a milioni di individui che comunicano tra loro in una struttura orizzontale interattivi: gli utenti hanno la possibilità di interagire con i contenuti: selezionare loro stessi quale informazione andare a leggere, possono commentare, taggare e modificare i contenuti. Sociali: social network: permettono di creare un profilo personale pubblico tramite il quale è possibile entrare in contatto con altri individui Mobili: grazie ai dispositivi mobili, i media digitali sono pervasivi: fanno parte della nostra vita, possiamo pubblicare e cercare informazioni in ogni momento e ovunque Internet e il world wide web: internet ha una struttura a rete distribuita, che significa che le informazioni che lo compongono sono posizionate su migliaia di computer chiamati server, ai quali gli altri computer si collegano per richiedere le informazioni desiderate. Internet è ridondante perché le informazioni vengono smontate in pacchetti più piccoli che possono viaggiare seguendo percorsi diversi per poi riunirsi nel punto dove devono arrivare. Internet è un sistema aperto perché chiunque ha accesso a una linea telefonica o una banda larga può accedervi. Gli standard e i linguaggi usati sono disponibili a chiunque voglia utilizzarli. Ogni sito web ha un indirizzo ovvero un dominio a cui può essere raggiunto. Le reti e i media digitali sono composti da tre livelli: livello fisico: le risorse naturali come l’etere, le infrastrutture tecnologiche che costituiscono l’ambiente digitale di rete: computer, server, cavi telefonici, satelliti. Livello logico: gli standard e i protocolli su cui si basano le reti, oppure i software che gestiscono la piattaforma online. Livello dei contenuti: le informazioni di linguaggio umano che vengono prodotte e scambiate in rete ad esempio il testo di un articolo C’è da aggiungere anche il livello giuridico: le leggi nazionali e internazionali che regolano il funzionamento della rete e i comportamenti degli utenti Tecnologie e società per studiare il legame tra tecnologie e società esistono diversi approcci: determinismo tecnologico: sostiene l’idea che la tecnologia orienta e spinge il cambiamento sociale. Mc luhan : il medium è il messaggio nel senso che il medium utilizzato per la comunicazione determina il significato del messaggio. Questa prospettiva è monodimensionale e non tiene conto del rapporto tra tecnologie e società. prospettiva della costruzione sociale: il successo di una tecnologia dipende dai bisogni e i valori del gruppo che la promuove. Quindi le tecnologie non sono naturali (non nascono dal nulla) ma dipendono dai processi sociali in cui sono coinvolte le persone che le sviluppano. L’apertura di internet non è natura ma dipendere dalle idee che avevano gli scienziati che l’hanno progettata. Le tecnologie hanno una politica: possono ribadire una forma di potere. Questo approccio riconosce il ruolo attivo degli utenti, loro possono determinare usi della tecnologia che gli sviluppatori non avevano previsto Coproduzione di tecnologia e società: non è la società a plasmare le tecnologie e non sono le tecnologie a determinare la società, piuttosto società e tecnologie si influenzano a vicenda. Capitolo 2 Computer e società dell’informazione La società dell’informazione Con l’espressione società dell’informazione si indica una forma di società in cui vi è più informazione che beni materiali. La società dell’informazione è la conseguenza dell’affermazione dei media digitali e del processo di globalizzazione (e la fine del mondo bipolare). Negli ultimi decenni la produzione e la gestione dell’informazione hanno assunto un ruolo chiave e hanno portato alla nascita di un nuovo paradigma di produzione, dell’economia e dell’organizzazione delle società. la produzione e la diffusione dell’informazione oggi ha un costo molto basso. Le tecnologie rendono più flessibili le strutture sociali e produttive, dato che permettono di organizzare in forma di rete processi a un basso costo. Questo cambiamento porta speranze come la democratizzazione del sapere e del potere, un’economia basta su comunicazione e flessibilità. Questo cambiamento ha investito tutti i settori produttivi. Economia dell’informazione e globalizzazione In un’economia basata sull’informazione, la produttività, la competitività e la redditività dipendono dalla capacità di generare e gestire informazione e conoscenza. La ricerca e lo sviluppo quindi diventano cruciali per un’impresa. L’informazione essendo un bene immateriale è regolato dalla proprietà intellettuale. I diritti di proprietà intellettuale si dividono in tre tipologie: diritto di autore: tutela proprietà delle opere artistiche; brevetti: tutela le invenzioni industriali (applicabili ad attività industriali) negli ultimi decenni però si è esteso anche alle scoperte scientifiche.; marchio: contraddistingue un prodotto o un’azienda rendendoli riconoscibili al consumatore. L’informazione è un bene non rivale e per riprodurla il costo marginale è vicino si incontrano prima persone (relazioni) e pio merci e monete. Il network di computer porta un network di persone ovvero uno scambio di idee. Alla base di ciò vi è il desiderio di trarne materiale utile e di provare piacere in ciò. Tutto ciò all’insegna della gratuità. Però la rete potrebbe anche essere usata per agevolare l’economia di mercato. Grazie alla rete possiamo produrre a costi ridotti ciò che prima riguardava solo l’economia industriale; ad esempio possiamo produrre vedere musica, un libro. gli strumenti che ci abilitano a ciò sono le tecnologie digitali. Vi sono delle controversie rispetto ai diritti di proprietà ma lo scambio tra gli utenti viene difeso sulla logica del dono e della reciprocità. Un’altra conseguenza possibile è che più conoscenza e informazione ci consentono di avere libertà e di informarci sulla politica. L’informazione, la cultura e la conoscenza sono ingredienti fondamentali per lo sviluppo umano e per la libertà. Il modo in cui esse sono prodotte e scambiate influenza nella società la percezione di come dovrebbe essere il mondo. Le democrazie moderne dipendono dall’economia industriale dell’informazione, negli ultimi 15 anni vi è stato un ulteriore cambiamento sulla produzione e l’organizzazione dell’informazione portata da un cambiamento tecnologico. Questo ha portato cambiamenti economici, sociali e culturali. L’ambiente informazionale è cambiato radicalmente, vi sono nuove opportunità di scambio di informazioni, conoscenza e cultura. Queste hanno accresciuto la produzione non commerciale minacciando le imprese dell’economia dell’informazione industriale. Gli individui sono diventati più attivi e possono intervenire sulle piattaforme sia individualmente che in collaborazione. L’emergere dell’economia dell’informazione in rete Le economie più avanzate del mondo stanno mettendo in atto dei cambiamenti paralleli che riducono i limiti posti dal mercato e aumentano la libertà. La prima svolta è quella di orientare l’economia verso la produzione di informazione, di cultura e sulla manipolazione simbolica (costruzione del significato del brand). La seconda svolta è la nascita di un ambiente comunicativo disponibile a buon mercato e quindi accessibile a tantissime persone, in tutto il mondo, che saranno interconnessi alla rete. Questo cambiamento dato impulso alla crescita del settore non commerciale dell’informazione e della cultura. La produzione quindi diventa decentrata ma emergono al centro dell’economia. Stiamo assistendo all’emergere di una nuova fase dell’economia dell’informazione che chiamiamo economia dell’informazione in rete. Questa sta sostituendo l’economia dell’informazione industriale che si è avuta a partire da metà800 e per tutto il 900. Possiamo fare 3 osservazioni sul sistema di produzione dell’informazione che si sta affermando: le strategie non commerciali sono sempre più rilevanti per l’informazione e la cultura e non per le cose materiali (es. auto). L’importanza della produzione non commerciale è notevolmente cresciuta: infatti basta fare una ricerca su Google per avere informazioni su qualunque cosa. Queste informazioni sono fornite gratuitamente da soggetti con le motivazioni più diverse e non volutamente cooperative ma che sono in grado di educare e informare persone di tutto il mondo. Un’altra novità riguarda l’affermarsi di progetti cooperativi su larga scala dediti alla produzione orizzontale di informazione, conoscenza e cultura. Si parla di piattaforme software che si stanno espandendo in tutti i settori dell’informazione e della produzione culturale ad es. produzione peer to peer di enciclopedie, news e intrattenimento. Oggi chiunque abbia la volontà e le idee per fare qualcosa può farlo perché i mezzi sono disponibili a tutti a differenza dell’economia industriale dell’informazione nella quale vi era bisogno di capitale. Da ciò nasce una circolazione delle informazioni e delle idee più ampia e che genera libertà. La proprietà non è esclusiva ma si è improntati verso la condivisione. Si possono sia creare opportunità di mercato sia perseguire scopi non commerciali. Free/Open-source software Un software libero (free software) è un software rilasciato con una licenza che permette a chiunque di utilizzarlo e che ne incoraggia lo studio, le modifiche e la redistribuzione. È un approccio di programmazione che si basa sulla condivisione dello sforzo e su un modello non proprietario. Nessuno di coloro che collabora può rivendicare il diritto di proprietà del prodotto finale. Combina la licenza universale sull’uso dei materiali con limiti che rendono impossibile che un singolo programmatore si appropri del progetto. Questo tipo di licenza è detta gnu (general public licenze) o gpl. Questa licenza richiede a chiunque modifichi il software e ne distribuisca una versione modificata, di rilasciarla sotto lo stesso tipo di licenza che ha il software originale. La storia del free software inizia nel 1984 quando stalla entrò in un progetto per la costruzione di un sistema operativo non proprietario che chiamò agnu’s not unix. Il suo obiettivo era un mondo in cui il software permettesse alla persona di usare liberamente un’informazione, nel quale nessuno dovesse chiedere il permesso di modificare il software che usava e adattarlo ai suoi bisogni o per condividerlo con un amico. Questo modello è incompatibile con quello basato sui diritti di proprietà. Stallano non poteva scrivere un sistema operativo tutto da solo allora rilasciò alcune parti con una licenza che permetteva a chiunque di copiare distribuire e modificare a suo piacimento il software. Tutto ciò che chiedeva a chi lo aveva modificato era di distribuirlo agli altri secondo le stesse condizioni: condividerlo con altre persone. Così nasce la licenza gnu che è diventata nota anche come copyleft: dichiarare i propri diritti di copyright ma solo per obbligare tutti gli utenti che volevano costruire sul suo operato a mettere a disposizione di chiunque i contributi successivi. Il copyleft individua un modello alternativo di gestione dei diritti d'autore basato su un sistema di licenze attraverso le quali l'autore indica ai fruitori come l'opera può essere utilizzata, diffusa e modificata liberamente. Il passo successivo fu fatto da Linus Torvalds che cominciò a sviluppare una componente centrale del sistema operativo: il kernel. Poi condivise con gli altri programmatori le prime versioni del suo kernel che chiamò linux, usando una licenza gpl. Successivamente altri modificarono, aggiunsero, contribuirono e condivisero le parti del sistema operativo. Questo modello di produzione si basava su contributi volontari e sulla condivisione in ogni luogo dei rinnovamenti e delle modifiche che via via venivano fatte. Questo processo si è allargato è la parola free software è stata sostituita da open source software: Open source indica un software rilasciato con un tipo di licenza per la quale il codice sorgente e lasciato alla disponibilità di eventuali sviluppatori, in modo che con la collaborazione - libera e spontanea - il prodotto finale possa raggiungere una complessità maggiore di quanto potrebbe ottenere un singolo gruppo di programmazione. è una forma di organizzazione di produzione di software più efficace di quella basata sul mercato. Come avviene lo sviluppo di un software open source? (guida: cathedral and bazaar scritta da raymond). Una persona o un piccolo gruppo di persone realizza un programma, ma si rende conto che potrebbe migliorare ancora. Il programma viene messo a disposizione di tutti insieme al suo codice sorgente: istruzioni su come funziona il software. Quando gli altri cominciano ad usarlo possono trovare dei bug (errori di funzionamento) o decidere di aggiungere qualche piccola utility (nuova funzione). Chi suggerisce ciò può anche non essere un programmatore ma lo dice su un forum e magari un programmatore realizzerà ciò che ha consigliato. Il risultato è una collaborazione tra le tre persone. L’open source può anche essere applicato a progetti più grandi e difficili come ad esempio si è fatto con linux. Produzione orizzontale di informazione, cultura e conoscenza Il software libero è l’esempio più evidente di produzione orizzontale ma non è l’unico. La produzione orizzontale investe tutto il sistema dell’informazione e della produzione culturale. Il processo di produzione e scambio di informazioni può essere diviso in tre funzioni: c’è un enunciato iniziale portatore di significato, poi c’è la collocazione dell’espressione culturale all’interno di una mappa conoscitiva. L’enunciato può essere considerato rilevante e credibile (rilevanza-attendibilità). La rilevanza è una questione soggettiva, magari un utente sta cercando delle informazioni particolari secondo degli interessi. La credibilità invece è connessa alla qualità del contenuto. Infine vi è la fase della distribuzione, cioè il modo in cu si prende un enunciato e si diffonde ad altre persone che lo trovano credibile e rilevante. Nel mondo dei mass media queste funzioni non sono separate: il telegiornale produce enunciati, li rende credibili e li distribuisce mettendoli in onda. Internet rende possibile una disgregazione di queste funzioni. Capitolo 4 Sfera pubblica, politica e potere Le trasformazioni della società dell’informazione sono legate a cambiamenti riguardo il sistema dei media e la politica. Gli scontri che riguardano l’evoluzione politica ed economica delle società odierne si basano sulla capacità di detenere il potere sul sapere e sull’informazione e di gestire e programmare il funzionamento delle reti di comunicazione Dal pubblico ai pubblici attivi Oggi il pubblico è cambiato. I media non sono più broadcast ovvero distribuiti da pochi a molti, ma è peer to peer o ovvero da molti a molti. il pubblico è diventato attivo in quanto acquista un ruolo diretto nella scelta o nell’interpretazione dell’informazione ma anche nella stessa produzione e distribuzione di informazione. I mass media si basano su un’architettura centralizzata in cui il contenuto è prodotto da pochi e distribuito a molti. spesso sono controllati da un potere politico. Sono commerciali quindi sono sostenuti dalla pubblicità oppure dallo stato. I media digitali invece è accessibili sia da attori commerciali che non. Qui gli attori non commerciali hanno raggiunto una maggiore importanza. I media digitali sono decontratti e distribuiti. La transazione DELLA SFERA PUBBLICA IN RETE è RASA POSSIBILE DA: accessibilità: la distribuzione e la produzione delle informazioni ha un costo quasi nullo. Chiunque è connesso alla rete ha capacità produttive. Struttura distribuita: è un’architettura non gerarchica, tutti hanno pari dignità. Chiunque può pubblicare e condividere materiali informativi sui social network. Altri tipi di pubblico invece detti pubblici ricorsivi intervengono attivamente sull’infrastruttura tecnologica della rete, sulle piattaforme software e sulle forme di gestione dell’informazione. Questo cambiamento verso una rete aperta, universale e interattiva incide sulle trasformazioni della sfera pubblica e la politica La nuova sfera pubblica in rete Con i media digitali aumenta il pluralismo dell’informazione nel senso che le informazioni possono essere diffuse e prodotte da tutti. Con i mass media invece le informazioni erano prodotte da giornalisti professionisti che facilmente potevano veicolare l’informazione privilegiando un determinato potere politico. La sfera pubblica è il luogo dove avvengono le mediazioni tra società e stato, è il luogo dove riunirsi insieme per negoziare le regole della vita comune. La sfera pubblica nasce con la stampa che permette una diffusione delle informazioni. La sfera pubblica inoltre si basa su luoghi di ritrovo dove criticare liberamente ed elaborare temi politici con gli altri. i media hanno aumentato i luoghi di ritrovo, hanno aumentato le fonti dell’informazione in modo tale che non è possibile che siano controllate da un’autorità statale. Si assiste alla disintermediazione perché non saranno più i giornalisti professionali a intermediare tra il pubblico e l’informazione e la conoscenza. Chiunque può essere una specie di giornalista e produrre e diffondere notizie. Ciò avviene principalmente attraverso i blog. Anche il ruolo dei giornalisti cambia perché non operano solo nei mass media ma anche nei media digitali fornendo notizie online che possono essere commentate e condivise. I giornali prima erano dei gatekeeping ovvero decidevano quali notizie dovevano raggiungere il pubblico e quali no. oggi qualunque notizia se di interesse pubblico può entrare al centro del dibattito. Ma comunque la funzione di gatekeeping oggi appartieni ai motori di ricerca e ai social network. Oggi possono essere diffuse delle notizie poco attendibili oppure segrete. Un caso è Wikileaks una piattaforma che consente di pubblicare anonimamente dei segreti militari industriali al fine di aumentare la trasparenza dei governi e delle imprese. Ci sono stati molti tentativi di boicottaggio e chiusura di Wikileaks ma è impossibile chiederlo perché esistono molti altri siti mirrors (identici). L’ambiente in rete non garantisce la nascita di una sfera pubblica differenziata perché se una persona ha un’opinione andrà a leggere solo blog e notizie relative a quello schieramento e quel blog gli proporrà solo un rafforzamento della sua opinione. Politica e movimenti sociali Le relazioni di potere ormai sono organizzate attorno alle reti, alla capacità di determinare chi può accedere e alla loro programmazione e alla gestione dei flussi di informazione. Oggi i cittadini si informano oltre che con i mass medi anche sulla rete. Questo cambiamento è graduale e non omogeneo visto che ci sono dei gruppi sociali esclusi da ciò come gli anziani e i paesi meno sviluppati. Nei paesi autoritari l’esistenza della rete può generare maggiore libertà di espressione ma da un altro lato può essere una forma di controllo da parte del regime perché ogni nostra attività diventa tracciabile. L’attività politica è influenzata dai media digitali. Oggi le campagne elettorali sono organizzate anche online e analizzano l’elettorato per organizzare flussi di informazioni (si analizza le informazioni dei potenziali elettori, i loro comportamenti di voto.) se il potere politico risiede nel programmare le reti nella direzione opposta le si può riprogrammare per comunicare i propri valori e i propri contenuti. In particolare sui social network si possono organizzare mobilitazioni sociale e creare delle forme identitarie che spingano le persone ad aderirvi. Produzione immateriale: brand e finanza Nell’economia dell’informazione la creazione di valore si sposta dalla produzione di beni materiali alla produzione di beni immateriali. L’attività centrale non è più la trasformazione di materie prime in oggetti per destinarli ad un mercato di massa ma le risorse intangibili diventano determinanti per la vendita di un prodotto materiale hanno a che fare con attività che richiedono l’elaborazione di informazioni. L’innovazione si basa sul fatto di creare novità tecnologiche ma anche nuovi stili di consumo. Grazie alla rete possiamo produrre la quantità di merce giusta al momento giusto. Il brand non è solo il marchio di un prodotto ma la capacità di generare la percezione pubblica di una differenza fra un prodotto ed un altro. Con il brand si associa un prodotto a determinati stili di vita, comportamenti e valori. Il brand in alcuni casi è un requisito di inclusione sociale (indossare Nike per essere accettati). Il brand catalizza l’attenzione e l’affettività dei consumatori. Inizialmente l’identità del brand era creata dai produttori della merce oggi ci si avvale sempre di più dei consumatori. Le relazioni con i consumatori sono curate e online si possono creare ancora di più attraverso la creazione di piattaforme digitali dove i consumatori possono dare suggerimenti all’azienda, votare e discutere le idee degli altri. però ciò è rischioso perché i commenti negativi potrebbero danneggiare la reputazione dell’azienda. Un prodotto di consumo oggi non è né materiale né intangibile ma è un ibrido perché si compone sia dei suoi componenti materiali sia dell’identità culturale del brand. Ciò fa sfumare le classiche distinzioni tra industria materiale e industria culturale. Un’altra dimensione importante dell’economia dell’informazione son i mercati finanziari. grazie alla rete diventa più facile controllare il valore delle risorse prodotte. In questo campo è avvenuto un processo di informatizzazione perché le attività finanziarie avvengono online e oggi si stima che oltre il 70% degli scambi finanziari è eseguito da software e non da operatori umani. Lavoro consumo e prosumeremo Ci sono molti cambiateti legati ai media digitali. Questi creano nuove figure professionali ma si affiancano anche a quelle già esistenti. Il consumo avviene sempre di più attraverso la rete. Grazie alle reti è mutata l’organizzazione del lavoro. Da un lavoro impiegatizio in cui ognuno aveva un compito ben preciso si è passati a un’organizzazione più fluida, orizzontale e flessibile. Il lavoro viene organizzato in team incaricati di portare a termine un compito e poi si dissolveranno una volta raggiunto. Il lavoratore dovrà essere flessibile, si sposterà da un team all’altro e coltiverà nuove competenze. I manager non comanderanno e controlleranno soltanto ma dovranno stimolare motivazione ed entusiasmo. L’azienda diventa un’impresa comune. Prosumer: sono gli individui che assumono un ruolo attivo nei processi di creazione produzione e consumo delle merci. I consumatori possono discutere dei prodotti attraverso le recensioni e influenzare direttamente la vendita di un prodotto. Le aziende devono mirare a produrre conversazioni usando i consumatori più informati. Disuguaglianze e sviluppo nella società dell’informazione Nonostante la retorica di uguaglianza e democrazia che circondano i media digitali, nella società dell’informazione le risorse sono tutt’altro che equamente distribuite. Per divario digitale si intende la disparità di accesso ai media digitali. Il divario digitale è un fenomeno molto complesso e si compone di aspetti molto eterogenei come le differenze economiche, politiche e infrastrutturali e i fattori culturali e sociali. La disparità è solo tra chi possiede un computer connesso alla rete e chi no ma anche riguarda la diffusione della banda larga in alcune zone piuttosto che in altre. il sotto sviluppo di dei paesi è aumentato ed è allo stesso tempo conseguenza della scarsa possibilità di accesso ai media. Un altro fattore che determina un accesso ineguale alle tecnologie digitali sono ostacoli di natura politica. Infatti dei paesi con regime autoritario limitano l’accesso a servizi e siti online, spesso di informazione, che ritengono pericolosi per la stabilità politica. Il divario digitale non è solo legato alla disponibilità di tecnologie ma anche alla capacità di usarle. Vi sono differenze legate alla classe sociale, all’ istruzione, al sesso, all’età; infatti gli anziani non hanno dimestichezza con le tecnologie. Il divario digitale è un argomento di dibattito nelle istituzioni internazionali, l’ONU se ne sta occupando. Secondo molti autori lo sviluppo di un’economia basata sui media digitali ha favorito lo sviluppo dei beni comuni dell’informazione; si tratta di beni gratuiti. Un eccessivo sviluppo della proprietà intellettuale sui beni dell’informazione non fa altro che aumentare il divario digitale.