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Riassunto L'invenzione delle razze, G. Barbujani, Sintesi del corso di Scienza Politica

Riassunto breve, ma esaustivo e diviso per capitoli del saggio di Barbujani "L'invenzione delle razze". Ideale per un esame di antropologia.

Tipologia: Sintesi del corso

2014/2015

In vendita dal 11/07/2015

antropologia
antropologia 🇮🇹

4.6

(6)

22 documenti

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Scarica Riassunto L'invenzione delle razze, G. Barbujani e più Sintesi del corso in PDF di Scienza Politica solo su Docsity! G. Barbujani, L’invenzione delle razze. Cap. 1 Il dibattito sulla razza è tornato vivo negli anni ’90: riaffiorano studi genetici e antropologici sulle razze, ma nessuno di tali studi riesce a definire cosa esse siano precisamente e a dimostrarne quindi l’esistenza. Tesi del libro: le razze non esistono. Siamo tutti parenti e tutti differenti: ognuno di noi condivide con ciascun altro almeno un antenato comune vissuto non più di 3000 anni fa. Se siamo diversi, se la specie umana si caratterizza per la biodiversità, è a causa della nostra mobilità, fertilità e tendenza a ibridarci. Questo spiega perché oggi ci sono dappertutto le stesse varianti geniche. Cap. 2 Esiste una sola specie umana. Fino ai primi del ‘900 però si pensava che esistessero tante specie umane (teorie poligeniste). Gli Africani e gli Asiatici deriverebbero dalle scimmie, mentre gli Europei no. Cap. 3 Nel ‘700 comincia ad affermarsi l’idea che tutte le specie esistenti cambiano nel corso del tempo. Non c’è ancora l’idea di evoluzione però. Lamarck afferma per primo che è l’ambiente ad aver provocato il cambiamento delle creature da forme semplici a forme complesse. Si sbagliava però su come l’ambiente diriga il cambiamento: riteneva che, se un essere vivente si modifica per adattarsi ai cambiamenti ambientali, le nuove caratteristiche vengono trasmesse ai suoi discendenti (teoria dell’uso e del disuso). Prima di Darwin c’è la teoria della lotta per la sopravvivenza di Malthus (nella lotta alla sopravvivenza, essendo scarse le risorse, non tutti sopravvivono, per cui alcuni sono destinati a morire: la natura seleziona). Darwin nell’Origine della specie (1859) elabora la sua teoria dell’evoluzione e della selezione naturale: chi ha determinate caratteristiche che garantiscono una maggiore sopravvivenza in quel dato ambiente, si riprodurrà più facilmente e quindi diffonderà quelle caratteristiche nella specie. L’ambiente, quindi, non crea la variabile, ma seleziona dalle variabili già esistenti quella che può funzionare meglio (smentisce Lamarck). Attraverso la progressiva eliminazione o la ridotta capacità di riprodursi dei meno adatti, le specie cambiano nel tempo e si adattano all’ambiente. La variabilità di una specie deriva dal fatto che, nella riproduzione di cellule con un certo DNA, possono compiersi degli errori (mutazioni) che, appunto, generano delle variabili nei geni (gli alleli) che sono quelli su cui lavora l’evoluzione. La selezione naturale porta alla scomparsa di certi alleli, ma le mutazioni ne producono di nuovi. La diversità umana perciò è il risultato della presenza di questi alleli, ma è dovuta anche a fattori ambientali e culturali. I geni e l’ambiente interagiscono per definire quello che siamo (es. del peso e colore pelle). Per capire se le razze esistono, dobbiamo capire se e in che modo le differenze tra noi e gli altri sono scritte nei geni. Questo perché la Razza = gruppo di individui geneticamente distinti all’interno della specie. Le razze si formano se i popoli restano isolati e, se l’isolamento continua, divengono due specie diverse (cap. 4). CAPITOLI Più IMPORTANTI (dal 5 all’8) Cap. 5 Il primo a classificare la specie umana in tante sottospecie (più tardi razze) è stato Linneo (‘700). Egli classifica l’umanità in 6 razze: europea, asiatica, africana, americana, selvaggia e mostruosa. Le prime 4 sono individuate sulla base del colore della pelle e di caratteristiche psicologiche. Nei secc. XVIII e XIX si tenta, quindi, di elaborare una metodologia unica per individuare le razze umane che presti attenzione a più caratteristiche anatomiche (colore pelle, statura, forma cranio), ma ci si rende conto ben presto che all’interno delle razze individuate c’è molta variabilità. Anzi: membri di razze differenti risultano più simili di membri della stessa razza. Le classificazioni o catalogazioni proposte sono diverse le une dalle altre, spesso in conflitto tra loro, e il numero delle razze continua a crescere: tutto ciò denota una difficoltà scientifica nell’individuare quali siano le razze umane, nel tracciare confini tra i gruppi umani. Sul finire dell’800 emerge la consapevolezza di questo problema. Per capire se le razze umane esistono bisogna osservare caratteri stabili ed ereditari e non caratteri variabili come facevano gli antropologi ottocenteschi. Negli anni ’60 e ‘70 del ‘900 si studieranno caratteri stabili e non influenzati dall’ambiente, quali le proteine e il DNA. Cap. 6 Barbujani argomenta come gli studi hanno dimostrato che attualmente non ci sono basi scientifiche per sostenere che le razze esistono perché la varianza genetica tra i vari gruppi umani (razze) è irrisoria rispetto a quella che vi è all’interno dello stesso gruppo umano tra i singoli individui. Tra i contributi più importanti a tale scoperta vi sono gli studi genetici compiuti sulle proteine da Lewontin (anni ’70) e quelli di Luca Cavalli-Sforza sul DNA. C’è molta più diversità genetica tra individui della stessa popolazione che tra individui di popolazioni diverse. Nemmeno studiando i geni, quindi, si può sostenere, al momento, se le razze esistano. La diversità genetica tra gruppi umani è così irrisoria da non permettere di tracciare dei confini stabili che autorizzerebbero a parlare di razze. Cap. 7 3 teorie sull’evoluzione dell’umanità: 1) Le 5 sottospecie di Coon (1963): sostiene che ci sono 5 sottospecie di Homo sapiens che si sono sviluppate indipendentemente le une dalle altre e in momenti diversi. C’è un ritorno alle idee poligeniste: l’uomo è nato 5 volte in 5 posti diversi. Essendosi sviluppate in momenti diversi, alcune di esse sono più evolute di altre. Le differenze tra le razze sarebbero dovute quindi al diverso grado di evoluzione. Questa teoria venne strumentalizzata dalle ideologie razziste e legittimò la segregazione dei neri.