Scarica riassunto legislazione scolastica e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Diritto solo su Docsity! INDICE - La Buona Scuola: Legge 107/2010 - Autonomia scolastica: D.P.R. 275/1999; D.Lgs 76/2005 - Ordinamenti scolastici del primo e secondo ciclo d’istruzione: D.M. 139/2007; D.P.R. 89/2009; D.M. 254/2012 (Le Indicazioni Nazionali); D.P.R. 87/2010 + Linee Guida; D.Lgs 61/2017 e D.Lgs 62/2017 (decreti discendenti dalla Buona Scuola); D.P.R. 88/2010 + Linee Guida; D.P.R. 122/2009; D.M. 741/2017; D.M. 742/2017. - LEGGE 92/2019: introduzione ed.Civica - Governance delle Istituzioni Scolastiche: D.Lgs 297 del 1994 Titolo, cap. I (incompleti) - Stato giuridico del docente: CCNL + DM 850/2015 (anno di formazione e di prova) (incompleti) - Compiti e finalità di INVALSI e INDIRE - SISTEMA NAZIONALE DI VALUTAZIONE 80/2013 - NORMATIVA INCLUSIONE: 104/1992; 170/2010 (DSA); D.Lgs 66/2017 (decreto discendente dalla Buona Scuola); Bisogni Educativi Speciali (2012). - Linee Guida: stranieri, alunni adottati, bullismo e cyberbullismo - EUROPA: Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europe relativa alle competenze chiave del 2018 LA BUONA SCUOLA (Legge 107/2015) 2014: il governo Letta fu sostituito dal governo di Renzi con Stefania Giannini all’istruzione. 3 settembre 2014 viene pubblicato un documento in 12 punti: “La buona scuola-Facciamo crescere il Paese”, contenete le linee guida per una serie di riforma da realizzare nei successivi 3 anni. Frutto dei 12 punti del documento e di un serrato dibattito parlamentare fu la --> Legge 13 luglio 2015, n.107 “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e di delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative vigenti” altrimenti detta Legge della Buona Scuola: un unico articolo + 212 commi (testo molto complesso). - L’organico dell’autonomia: si aggiunge all’organico di diritto (posti liberi e vacanti al 31 agosto) e all’organico di fatto (posti liberi e vacanti al 30 giugno). È stato aggiunto l’organico potenziato che doveva garantire un potenziamento dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche. Progressivo esaurimento delle graduatorie docenti a disposizione di ciascun istituto per insegnamento, potenziamento, sostegno, organizzazione, progettazione e coordinamento (vicepresidente e vicario…) - Piano straordinario delle assunzioni: obiettivo--> smaltire le graduatorie. Non ha però ovviato al problema del precariato. - Dal POF al PTOF: il Piano dell’Offerta Formativa è stato sostituito con il Piano Triennale dell’Offerta Formativa. Il documento diventa triennale per permettere alle istituzioni di individuare con anticipo le risorse finanziarie, strumentali e umane necessarie a realizzare l’offerta formativa della scuola. È il documento costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche che: esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e organizzativa; indica il fabbisogno relativo ai posti del personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Il Collegio dei Docenti elabora il PTOF, il piano è poi approvato dal Consiglio d’Istituto entro il mese di ottobre. - Il PTOF è un documento pubblico che deve essere pubblicato sul Portale Unico dei dati della scuola, il nuovo sito del sistema d’istruzione introdotto dalla Riforma. - La valutazione del merito dei docenti: bonus assegnato come retribuzione accessoria ai docenti individuati dal Dirigente scolastico sulla base dei criteri individuati dal comitato per la valutazione dei docenti, organo collegiale (dura in carica per tre anni) formato da: Dirigente Scolastico, due docenti dell’istituto scelti dal Collegio e uno scelto dal Consiglio d’Istituto, 2 rap. Dei genitori e da un componente esterno scelto dall’Ufficio scolastico regionale tra docenti, dirigenti scolatici e dirigenti tecnici. Compito: individuare i criteri per valorizzare il riconoscimento del personale docente. Si occupa anche della valutazione dell’anno di prova dei docenti entrati in ruolo (senza la componente esterna). - Compenso per la valorizzazione del personale docente: riconoscere particolare personalità. Dal 2020 i fondi sono riversati nel FIS (i destinatari non sono più solo i docenti ma anche il personale ATA). - Formazione dei docenti obbligatoria, strutturale e finanziata: card da 500 euro annui per il personale docente a contratto determinato. - Alternanza scuola-lavoro (già introdotta dalla Riforma Moratti del 2003): inseriti nei PTOF. Vincolo di ore obbligatorie. Serie di modifiche, PCTO. Non più numero di obbligatorio di ore (secondo biennio del liceo). - Le scuole innovative: regioni devono segnalare almeno 1 e fino a 5 interventi su edifici. - Favorire e innalzare i livelli d’istruzione per gli adulti. - Carta dei diritti e dei doveri degli studenti: - Dirigente Scolastico: direzione, gestione e coordinamento. Può utilizzare il personale docente dell’organico dell’autonomia per supplenze fino a 10 giorni e fino al 10% dello stesso per formare il suo staff. - Potenziamento INVALSI - Il piano nazionale scuola digitale commi 56 e 58: sono 35 azioni. Potenziamento degli strumenti didattici e laboratoriali, garantire una maggiore diffusione della didattica digitale, realizzazione di attività volte allo sviluppo delle competenze digitali degli studenti; formazione dei docenti. Cerca di inserire le nuove tecnologie al servizio dell’apprendimento, della didattica e dell’amministrazione. Azione culturale: scuola intesa come spazio aperto per l’apprendimento. Finalità--> posizionare educativamente la scuola nell’ambito e nel contesto dell’era digitale. Azione LIM: introdurre la Lim all’interno delle scuole Azione classe 2.0: inserire l’attività laboratoriale all’interno delle singole classi Azione editoria digitale: introdurre i libri digitali Azione Wi-fi: connettività wiless nell’Istituzioni italiane L’AUTONOMIA SCOLASTICA: Anni Novanta del 900: obiettivo della scuola --> la realizzazione di una società basata sulla conoscenza. La scuola italiana aveva imboccato una nuova strada coerente con il più ampio processo di decentramento amministrativo e valorizzazione delle autonomie locali: la strada dell’autonomia. Idea che gli organi centrali del sistema d’istruzione diano agli organi amministrativi regionali e provinciali e alle singole scuole, una più ampia autonomia organizzativa allo scopo di offrire un servizio d’istruzione capace di valorizzare la peculiarità dei singoli territori. - LEGGE BASSANINI 127/1997 è una riforma amministrativa, i principi che hanno guidato questa riforma amministrativa sono: semplificazione amministrativa, progressiva sburocratizzazione; tentativo di decentramento. Affidamento dei compiti e dei ruoli anche ai livelli inferiori della Pubblica Amministrazione (regioni, enti locali, comuni). - Competenze sociali e civiche; - Spirito di iniziativa e imprenditorialità; - Consapevolezza ed espressione culturale. Le Indicazioni Nazionali sono un testo aperto che deve essere assunto e contestualizzato dalla comunità professionale, chiamata a definire la propria progettazione curricolare (scelte specifiche ai contenuti, metodi, organizzazione e valutazione compiute nel rispetto della valorizzazione e dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, ma incoerenza con i traguardi formativi, con il profilo dello studente al termine del primo ciclo di istruzione, con gli obiettivi di apprendimento specifici per ogni disciplina previsti dalle Indicazioni. Ciascuna scuola definisce il curricolo e lo rende pubblico attraverso il PTOF. I docenti individuano le esperienze di apprendimento, le scelte didattiche, le strategie più efficaci e adeguate ai bisogni formativi degli alunni delle classi in cui operano, e realizzano la programmazione didattica, con attenzione all’integrazione fra le discipline. -“Profilo delle competenze dello studente”: lo studente al termine del primo ciclo (primaria e secondaria di primo grado): è in grado di iniziare ad affrontare in autonomia e con responsabilità, le situazioni di vita tipiche della propria età, riflettendo ed esprimendo la propria personalità in tutte le sue dimensioni. Ha consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri limiti. Orienta le proprie scelte in modo consapevole, rispetta le regole condivise, collabora con gli altri per la costruzione del bene comune. Dimostra una padronanza della lingua italiana che gli consente di comprendere enunciati e testi di una certa complessità. E’ in grado di esprimersi a livello elementare in lingua inglese e lo utilizza nell’uso delle tecnologie. Le sue conoscenze matematiche e scientifico-tecnologiche gli consentono di analizzare dati e fatti della realtà. Si orienta nello spazio e nel tempo. Ha buone competenze digitali. Ha cura e rispetto di sé. Si assume le proprie responsabilità. Sa fornire aiuto a chi lo chiede. “I traguardi per lo sviluppo delle competenze”: i traguardi sono individuati in relazioni alle singole discipline e sono prescrittivi per garantire l’unità nazionale del sistema scolastico, la qualità del servizio e una parità nell’accesso all’istruzione. Gli obiettivi di apprendimento individuano campi del sapere, conoscenze e abilità ritenuti indispensabili al fine di raggiungere i traguardi per lo sviluppo delle competenze, essi sono funzionali ai primi e devono essere scelti, in fase di progettazione, con attenzione al contesto, alle condizioni didattiche e organizzative della scuola e della classe. Organizzati in nuclei tematici e definiti in relazione a periodi didattici lunghi. D.Lgs 62/2017, Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato Il D.M. 742/2017 Certificazione delle competenze al termine della scuola primaria e del primo ciclo di Istruzione Linee guida per la certificazione delle competenze (9 gennaio 2018) D.Lgs 62/2017: valutazione è formativa ed educativa, concorre al miglioramento degli apprendimenti al successo formativo degli stessi, e promuove l’autovalutazione di ciascuno in relazione all’acquisizione di conoscenze, abilità e competenze. Ricalca ciò che stato già detto dalle Indicazioni Nazionali e dalle 8 competenze chiave. Ribadisce: - tempestività dell’intervento educativo - la certificazione delle competenze - Partecipazione alle rilevazioni a livello nazionale e internazionale - comunicazione efficace trasparente alle famiglie rispetto ai risultati. E’ centrale il costrutto di competenza: la scuola non deve mirare all’accumulo di conoscenze, ma fornire gli strumenti per collegare tra loro e utilizzarle per risolvere i problemi, affrontare compiti, nel lavoro e nella vita. - Si regolamenta l’esame del primo ciclo e secondo ciclo - Dedica particolare attenzione al tema della personalizzazione: è previsto dal Decreto che vengano approfondite le misure dispensative e compensative anche nelle prove conclusive. Attestato di credito formativo (nel caso in cui non sia possibile fare sostenere un esame) - Ribadita l’importanza del SNV, in particola delle prove INVALSI. Il D.M. 742/2017 Certificazione delle competenze al termine della scuola primaria e del primo ciclo di Istruzione Allegato A, competenze acquisite alla fine della quinta primaria. Modello fornito dal Ministero. Le competenze acquisite da ciascun alunno nel percorso formativo scolastico devono essere certificate al termine della scuola primaria e al termine della scuola secondaria di primo grado. Prima colonna: Le 8 competenze chiave europee Seconda colonna: Competenze dal Profilo dello studente al termine del primo ciclo di istruzione Terza colonna: livello raggiunto. A-B-C-D- Avanzato, Intermedio, Base, Inziale. Linee guida per la certificazione delle competenze (9 gennaio 2018) Le linee guida invitano ad un ripensamento strutturale dei processi di valutazione che va fondato su una ristrutturazione delle metodologie didattiche. Innanzitutto il documento di certificazione si riferisce a una lunga durata (quinquennale per la primaria) e non ad un anno scolastico. Va inteso come un documento di valutazione della capacità che ciascun allievo ha acquisito gradualmente di utilizzare i saperi che ha appreso, attraverso lo studio delle discipline, per affrontare compiti e problemi nuovi e complessi. E’ centrale il costrutto di competenza: la scuola non deve mirare all’accumulo di conoscenze, ma fornire gli strumenti per collegare tra loro e utilizzarle per risolvere i problemi, affrontare compiti, nel lavoro e nella vita. Legge n.92 2019- Insegnamento trasversale dell’Ed. Civica Mission: Formare cittadini attivi, consapevoli Educare ai principi della Costituzioni e alle istituzioni della Comunità Europea Promuovere i principi di legalità, di sostenibilità ambientale, diritto alla salute e al benessere della persona, cittadinanza attiva e digitale. Prospettiva trasversale: Insegnamento e non disciplina--> coniuga le diverse discipline Contitolarità dei docenti 3 Nuclei tematici: 1. Costituzione, diritto, legalità, solidarietà. 2. Sviluppo sostenibile, conoscenza ambientale, tutela del patrimonio e del territorio. 3. Cittadinanza digitale L'educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri. Le istituzioni scolastiche prevedono nel curricolo di istituto l’insegnamento trasversale dell’educazione civica, specificandone anche, per ciascun anno di corso, l’orario, che non può essere inferiore a 33 ore annue, da svolgersi nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti. GLI ORGANI COLLEGIALI (Testo Unico, Titolo I capo I- D.lgs 297/1994 Testo unico del mondo della scuola: Governance) Il Consiglio di Classe negli Istituti di istruzione secondaria; il Collegio dei docenti; Il Consiglio di circolo e d’Istituto e la Giunta esecutiva; Il Comitato per la valutazione del servizio dei docenti; Le assemblee studentesche e dei genitori. ANNO DI PROVA (DM 850/2015) Al momento dell’assunzione o del passaggio in ruolo i docenti devono superare un anno di formazione e di prova. Il superamento è subordinato allo svolgimento del servizio effettivamente prestato per almeno 180 giorni nel corso dell’anno scolastico, di cui almeno 120 per le attività didattiche. Durata percorso di formazione 50 ore, ripartito in questo modo: - incontri propedeutici e di accettazione finale: 6 ore - lab. Formativi/visite a scuole innovative: 12 ore - peer to peer: 12 ore - formazione on line: 20 ore I laboratori formativi riguarderanno: nuove risorse digitali per la didattica; gestione della classe; valutazione didattica e di sistema; bisogni educativi speciali; contrasto alla dispersione scolastica. L’ambiente on-line è predisposto da INDIRE: l’attività online consente al dicente di documentare il percorso e riflettere sulle competenze acquisite. TUTOR: ad ogni docente in periodo di prova viene affiancato un tutor di riferimento. Presentazione del portfolio al Compitato di Valutazione formato da 3 docenti (2 scelti dal Collegio, 1 dal Consiglio d’Istituto, Dirigente Scolastico). IL SISTEMA NAZIONALE DI VALUTAZIONE d.PR 80/2013 Il Sistema nazionale di valutazione (SNV)--> valuta l’efficienza e l’efficacia del sistema educativo di istruzione e formazione intraprendendo rilevazioni mirate alle istituzioni scolastiche, alla dirigenza scolastica e al personale docente. Il Sistema nazionale di valutazione è costituito da: Invalsi: Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione; Indire: Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa; Contingente ispettivo. Concorrono all’attività di valutazione: la Conferenza per il coordinamento funzionale del SNV; i Nuclei di valutazione esterna. La valutazione scolastica si articola in 4 fasi: 1.AUTOVALUTAZIONE o Introduce l’idea di “contesto di sostegno”, ossia di un ambiente di apprendimento che possa porre le basi per la nascita di un “contesto di socialità” costruito attorno all’alunno con disabilità. o L’integrazione scolastica si configura grazie a tre strumenti: 1. La diagnosi funzionale: la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psicofisico dell’alunno in situazione di handicap. È elaborata dall’Unità Multidisciplinare composta da: medico specialista, neuropsichiatra infantile, terapisti della riabilitazione, operatori sociali. 2. Il profilo dinamico funzionale (PDF): viene definita la situazione di partenza, individua le caratteristiche fisiche, psichiche, sociali ed affettive, evidenzia le difficoltà di apprendimento e le possibilità di recupero + le capacità possedute che devono essere sostenute. È elaborato da: Unità Multidisciplinare, docenti (curriculari e specializzati), famigliari dell’alunno. 3. Il piano educativo individualizzato (PEI): vengono descritti gli interventi integrati ed equilibrati ai fini della realizzazione del diritto all’educazione e all’istruzione. Elaborato da: Unità Multidisciplinare, famiglia e scuola. - Contiene la descrizione del gruppo classe e le dinamiche relazionali; - Combina i contenuti del PDF del DF; - Fissa gli obiettivi specifici di apprendimento da perseguire che spesso coincidono con gli obiettivi minimi della programmazione; - Stabilisce le metodologie d’intervento; - Viene trascritto dall’insegnante di sostegno e sottoscritto da tutti gli insegnanti di classe. o Art.14 Formazione e aggiornamento dei docenti sulle tematiche dell’integrazione. o Art. 15 Gruppi di lavoro per l’integrazione scolastica: GLIP (a livello provinciale) + GLHI (a livello di istituzione scolastica). Legge n.170/2010 Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico + Linee Guida del 12 luglio 2011 - Art.1 Riconoscimento e definizione di DSA: dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia come disturbi specifici di apprendimento che non si accompagnano a patologie neurologiche o a deficit sensoriali ma che possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana. - Art.2 Diritto allo studio dei DSA: gli interventi educativi mirano a favorire il successo formativo, ridurre i disagi relazionali ed emotivi, adottare forme di verifica e valutazione adeguate, preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori, favorire la diagnosi precoce e percorsi didattici riabilitativi. - Procedure per ottenere la certificazione diagnostica: La diagnosi di DSA può essere rilasciata, oltre che dalle Unità di Neuropsichiatria Infantile delle ASL o degli ospedali, da équipe private di specialisti accreditate dall’ASL. La scuola deve: individuare tempestivamente casi sospetti di DSA, intervenire con strumenti compensativi e dispensativi, informare le famiglie. La diagnosi di DSA può essere formulata con certezza alla fine della seconda classe della scuola primaria. - PDP: piani didattici personalizzati, percorsi progettati sulla base dei bisogni educativi dell’alunno con dsa e realizzati dagli inseganti curricolari. Va aggiornato ogni 3 anni e ogni cambio ciclo scolastico. Piano Didattico Personalizzato, deve contenere: - Dati anagrafici - Tipologia del disturbo - Attività didattiche individualizzate - Attività didattiche personalizzate - Strumenti compensativi - Misure dispensative - Forme di verifica e valutazione personalizzata Non è previsto l’intervento degli insegnanti di sostegno, ma è prevista una didattica individualizzata (obiettivi comuni all’intera classe, con metodologie e strategie differenti/individuali in funzione delle caratteristiche del singolo alunno, prevede attività di recupero individuale per potenziare determinate abilità o acquisire competenze) e personalizzata (obiettivi in parte o totalmente diversi da quelli della classe, perché l’obiettivo è il pieno sviluppo delle potenzialità del singolo individuo, quindi l’offerta didattica viene sviluppata in base allo stile di apprendimento dell’alunno) ad opera degli insegnanti curricolari, facendo uso di: o Strumenti compensativi--> strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta (sintesi vocale, registratore, programmi di video scrittura, calcolatrice, tabelle, formulari, mappe concettuali). o Misure dispensative--> Lo studente con DSA che deve raggiungere gli obiettivi comuni alla classe ha bisogno anche di essere dispensato dall’eseguire le prestazioni per lui più difficili. Dispensare = eliminare qualcosa che è fonte di disagio (evitare la lettura ad alta voce, evitare l’uso del corsivo o dello stampato minuscolo o la scrittura della lingua o delle lingue straniere, non prendere appunti scritti a mano, copiare dalla lavagna o scrivere a mano sotto dettatura, non eseguire prove a tempo o avere a disposizione più tempo per eseguire una prova, sostenere solo interrogazioni programmate, in forma orale oppure le verifiche in formato digitale) - Adeguate forme di verifica e valutazione I Disturbi Specifici dell’Apprendimento sono: - La Dislessia: difficoltà di lettura. Per l’alunno dislessico è difficile decodificare parole, sillabe e lettere. Questo si ripercuote sulla sua abilità di memorizzazione e comprensione. Lettura lenta, difficoltà a leggere. - La Disgrafia: difficoltà motoria della scrittura. Problema motorio-esecutivo. La scrittura dell’alunno con disgrafia è caratterizzata da lettere di dimensioni diverse e distanze irregolari. Il disturbo è tale che spesso quanto scritto è incomprensibile per l’alunno stesso. - La Disortografia: difficoltà a tradurre i simboli grafici in suoni, frequenti errori di ortografia. - La Discalculia: difficoltà di calcolo. Gli alunni con discalculia non riescono ad associare ai numeri il valore corretto, ad apprendere il sistema numerico e di calcolo, a leggere le cifre nella posizione giusta. L’intelligenza e la capacità cognitive del bambino con DSA sono adeguate alla sua età. Tuttavia, se l’alunno non è seguito con specifici percorsi formativi attuati in tempi rapidi, rischia di restare indietro rispetto ai suoi compagni e di sviluppare una profonda frustrazione. Non a caso i disturbi dell’apprendimento sono tra le cause più frequenti di abbandono scolastico e di scarso rendimento. - Formazione professionale per la gestione dei casi di DSA: gli USR attivano gli interventi di formazione. - Rete dell’inclusione diffusa: scuole polo per l’inclusione hanno il compito di svolgere azioni di supporto e consulenza. Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 BES + Circolare Ministeriale 8/2013 - Prende in esame la definizione generale di BES; - Ne individua le sottocategorie; - Estende a tutti i BES le modalità di intervento riguardanti i DSA Con l’obiettivo di valorizzare tutte le diversità è stato definito il concetto di “Bisogni Educativi Speciali” + graduale passaggio da un modello educativo improntato sull’integrazione ad un modello educativo improntato sull’inclusione. Nella dicitura BES (che amplia la casistica individuata dalla legge 104/1992) vengono fatti rientrare non soltanto le disabilità e i disturbi di apprendimento, ma anche tutte le difficoltà di origine psico-sociale, che possono ostacolare i processi apprendimento temporaneamente. Per i BES non inseriti nella casistica contenuta nella Legge 104/92 non è previsto il supporto dell’insegnante di sostegno, ma l’attivazione di percorsi educativi inclusivi. BES è quindi una macro-categoria che comprende tutte le possibili difficoltà educative e di apprendimento degli alunni. BES assemblano difficoltà, disturbi e deficit, cioè tutti i bisogni educativi possibili, includendo i bisogni educativi degli alunni stranieri. Si parla di: - Svantaggio sociale e culturale; - Disturbi specifici di apprendimento; - Disturbi evolutivi specifici--> DSA, i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD). o ADHD--> gli alunni manifestano problemi di controllo attentivo e/o dell’attività causati da una compromissione neurobiologica, che genera difficoltà di pianificare, di apprendimento e di socializzazione con i coetanei. - NAI (studenti neoarrivati in Italia): Difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana. - Gli strumenti d’intervento: PDP o PEP, introdotti per i DSA, vengono estesi anche ai BES. Attivare un PDP per un bambino con BES significa costruire un percorso formativo individualizzato, per il quale sono previste metodologie didattiche innovative, misure dispensative e strumenti compensativi, tempi di verifica allungabili del 30% e contenuti riducibili al 30%. Il PDP va distinto dal PEI: rivolto invece agli alunni che rientrano nella casistica contenuta nella Legge 104/1992 e per i quali è prevista l’insegnante di sostegno. Decreto Legislativo n.66 del 2017 Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità (Legge della Buona Scuola) + successive Linee guida del 2019 o Novità nell’iter per la certificazione degli alunni disabili: i genitori devono presentare domanda di certificazione all’INPS che poi la inoltra alla ASL competente. o Si pone come un nuovo testo unico per l’integrazione scolastica. o Il profilo di funzionamento: ricomprende la Diagnosi Funzionale e il Profilo Dinamico Funzionale (PDF). È redatto dall’Unità di valutazione multidisciplinare dell’ASL, composta da un medico specialista, un neuropsichiatra infantile, un terapista della riabilitazione e da un assistente sociale, con la collaborazione dei genitori dell’alunno e con la partecipazione di ALUNNI NAI (alunni neo arrivati in Italia, che non parlano italiano o lo parlano poco, o coloro i quali sono inseriti a scuola da meno di due anni)--> per rispondere ai bisogni linguistici degli alunni stranieri non italofoni sono previste: 8-10 ore settimanale di L2 (circa 2 ore al giorno), per una durata di 3-4 mesi. Moduli intensivi iniziali che possono raggruppare gli alunni non italofoni di classi diverse. L’alunno va inserito nella classe di appartenenza ma lo strumento fondamentale per la realizzazione di una partecipazione attiva è il lab.linguistico. Per la definizione dei livelli, degli obiettivi, e della programmazione è bene fare riferimento al Quadro comune europeo di riferimento per le lingue, che dà dei riferimenti utili. LE FASI Gli alunni stranieri inseriti nella scuola, attraversano 3 fasi (per gli alunni NAI): 1. La fase iniziale dell’apprendimento dell’Italiano come L2 per COMUNICARE: corrisponde all’intervento specifico, il “lab. Linguistico” prima intensivo poi con orario a scalare. Livelli A1,A2 del Quadro di riferimento europeo. 2. La fase ponte di accesso ALL’ITALIANO DELLO STUDIO: è forse la fase più delicata. L’allievo non italofono impara l’italiano per studiare ma impara l’italiano anche studiando. Tutti i docenti diventano “facilitatori” di apprendimento. 3. La fase degli APPRENDIMENTI COMUNI: introdurre uno sguardo interculturale, opportunità di confronto intenso tra culture. IL PLURILINGUISMO Dalle Indicazioni Nazionali leggiamo “Una pluralità di lingue e culture è entrata nella scuola italiana…”, in questi anni si sono consolidate delle attenzioni nelle scuole: l’importanza di conoscere la situazione linguistica degli alunni; la visibilità che deve essere data alle lingue d’origine (cartelli plurilingue ad esempio); confronto tra gli alunni. FORMAZIONE PER IL PERSONALE DOCENTE È auspicabile prevedere nella formazione dei docenti neo assunti anche percorsi di formazioni strutturati e riferiti al tema dell’Intercultura. Questione urgente oggi sotto il profilo educativo: creazione di una società multietnica basata sull’interculturalità, cioè su una cultura poliedrica caratterizzata dalla condivisione, dallo scambio e dal confronto tra culture diverse. La scuola deve: - Favorire lo sviluppo della comunicazione e della relazione interpersonale nella prospettiva di stimolare una relazione interculturale, attraverso la scoperta dell’alterità vissuta come un rapporto e non come una barriera. Le metodologie da utilizzare: sono quelle che favoriscono lo sviluppo di competenze trasversali attraverso percorsi che coinvolgono tutti i campi di esperienza e tutte le discipline. Se l’alunno è arrivato in Italia in età della scuola dell’obbligo: Scambi di informazioni, racconto orale, produzione scritta, sempre con supporti iconici per comprendere meglio. Quando uno studente straniero è appena arrivato dal paese d’origine e non conosce l’italiano si possono organizzare laboratori con attività ludiche, musicali, lab “del fare”. Metodologie consigliate: cooperative Learning, lavori in piccoli gruppi, approccio ludico, role playing, didattica laboratoriale. Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati (nota MIUR prot. N. 7443 del 18/12/2014) L’adozione è l’istituto giuridico che permette ad un bambino o una bambina, privi in modo permanente di un ambiente familiare idoneo, di trovare una nuova famiglia in una coppia che si è resa disponibile. Le adozioni sono disciplinate da norme internazionali, nazionali e regionali e il loro principio fondante è quello di mettere al centro i bisogni dei bambini e dei ragazzi e il loro diritto ad una famiglia in cui crescere. Le linee guida si configurano come un dispositivo teorico-metodologico di sostegno alla scuola affinché si possa garantire ai bambini e ai ragazzi che sono stati adottati e alle loro famiglie, uno strumento concreto e fruibile per agevolarli nel loro percorso di crescita. A SCUOLA L’ESPERIENZA CON BAMBINI E RAGAZZI CON PASSATI TRAUMATICI SUGGERISCE DI: • Organizzare incontri regolari con la famiglia per stabilire obiettivi raggiungibili per gli alunni. • Osservare se esistono comportamenti che si ripetono e cosa li innesca. • Aiutare i bambini e i ragazzi a riconoscere e nominare i propri sentimenti ed emozioni (non dare per scontato che si conoscano e comprendano bene tutte le parole). • Condividere nel gruppo docente i successi e garantire una comunicazione scuola famiglia che includa gli aspetti positivi. • Le interruzioni e i cambiamenti nella routine scolastica (feste, vacanze, supplenze ...) possono essere difficili da gestire per i bambini. • Prevedere la possibilità di momenti critici quando si parla di storia personale e famigliare. • Disporre gli alunni in classe in modo da garantire attenzione. La modalità di apprendimento della nuova lingua madre adottiva non è “additiva” (la nuova lingua si aggiunge alla precedente) bensì “sottrattiva” (la nuova lingua sostituisce la precedente), e implica pertanto maggiori difficoltà che in alcuni momenti possono portare a sentirsi “privi di vocaboli per esprimersi”, provocando una gamma di emozioni negative che possono diventare di disturbo all’apprendimento. Per sostenere un alunno o un’alunna appena arrivati per adozione internazionale si può affiancare un compagno tutor e/o, se possibile, un facilitatore linguistico. Questi potrebbe essere un insegnante di italiano, anche di altra sezione, che diventi figura referente di un impianto didattico ed educativo più ampio. E’ importante evitare di assimilare l’alunno adottato internazionalmente all’alunno migrante. L’alunno adottato, infatti, non porta con sé la propria famiglia (o parti di essa) e non vive con la propria lingua originaria lo stesso rapporto di un alunno migrante. I concetti cruciali attraverso cui sono costruite le Linee sono tre: • IL TEMPO --> Quando i bambini vengono adottati (in nazionale e in internazionale) è importante privilegiare i tempi per la costruzione dei legami familiari. Per questo motivo non è necessario, se in età scolare, essere immediatamente inseriti a Scuola. • LA FLESSIBILITA’ --> La classe di ingresso di un bambino appena adottato deve essere scelta sulla base delle sue reali competenze e non esclusivamente sulla base anagrafica. Se serve si può iscrivere in classi precedenti. • PUNTI DI RIFERIMENTO E FORMAZIONE--> figura di docente referente sull’adozione che rappresenti un punto di riferimento per colleghi e genitori, dia supporto ai colleghi che hanno alunni adottati nelle loro classi, sensibilizzi il Collegio dei docenti sulle tematiche dell’adozione e possa aiutare ad accogliere i genitori. Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo (nota MIUR prot. N. 2519 del 15/04/2015) e L.71/2017 Il BULLISMO: comportamento aggressivo, violento premeditato che viene assunto da una persona o da più persone in modo continuativo nei confronti di una persona. Il bullo (passivo o attivo), colui che compie l’azione. La vitta. Violenza verbale Violenza fisica Violenza virtuale: forma di violenza subdola ---> cyberbullismo L.71/2017 prima legge sul Cyberbullsimo. Dal 2017 i ragazzi che hanno compito 14 anni possono denunciare direttamente, senza l’intermediazione di un adulto. Piattaforma ELISA: dotare i docenti e le scuole di strumenti per intervenire efficacemente sul tema del cyberbullismo. - Le scuole hanno il compito di individuare e contrastare i fenomeni di bullismo e/o cyberbullismo, qualora siano già presenti, e di realizzare interventi mirati di prevenzione del disagio, ponendo in essere specifiche azioni culturali ed educative rivolte a tutta la comunità scolastica, ivi comprese le famiglie, in risposta alle necessità individuate. - Le indicazioni relative ad un utilizzo sicuro della Rete da parte degli studenti potranno essere oggetto di specifici moduli didattici, da inserire nel Piano dell’Offerta Formativa (PTOF). - Inoltre le singole Istituzioni Scolastiche, tra le specifiche azioni da programmare, potrebbero prevedere le seguenti: 1. Aggiornamento del regolamento di Istituto con una sezione dedicata all’utilizzo a scuola di computer, smartphone e di altri dispositivi elettronici. 2. Somministrazione di questionari agli studenti e ai genitori finalizzati al monitoraggio. 3. Percorsi di formazione tenuti da esperti rivolti ai genitori sulle problematiche del bullismo e del cyberbullismo impostati anche sulla base dell’analisi dei bisogni. - Formazione dei docenti: formazione e aggiornamento specifico rivolte sia ai docenti formatori, sia agli insegnanti in formazione, sui temi dell’innovazione didattica, sull’uso delle TIC in classe e sulla conseguente modifica degli ambienti di apprendimento. Le competenze chiave per l’apprendimento permanente: Raccomandazione del Consiglio Europeo del 2018 La nuova Raccomandazione sostituisce quella del 2006 per adeguarsi ai cambiamenti sociali ed economici che hanno caratterizzato gli ultimi anni: innovazioni digitali e tecnologiche, cambiamenti del mercato del lavoro e cambiamenti demografici. Molte delle professioni attuali non esistevano 10 anni fa e molte forme di occupazione saranno create in futuro. Non basta più dotare i giovani di un bagaglio fisso di abilità o conoscenze: è necessario che sviluppino RESILIENZA--> la capacità di adattarsi al cambiamento e di far fronte in maniera positiva agli eventi. Nella Raccomandazione del 2018 le COMPETENZE sono definite come una combinazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti in cui: - La conoscenza si compone di fatti, concetti, idee e teorie che sono già stabilite che forniscono le basi; - Per abilità si intende sapere ed essere capaci di eseguire processi ed applicare le conoscenze esistenti al fine di ottenere risultati; - Gli atteggiamenti descrivono la disposizione e la mentalità per agire o reagire a idee, persone o situazioni. Particolare attenzione è stata posta alle soft skills: atteggiamenti proattivi e comportamenti che consentono della persona di sapersi relazionare con il mondo e con gli altri, in ambito di studio, lavorativo, qualsiasi situazione. Le soft Skills messe in evidenze dall’Unione Europea sono: - L’autonomia - La fiducia in se stessi - La capacità di apprendere in maniera continuativa