Scarica Riassunto Letteratura Latina - GianBiagio Conte e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! TEATRO ROMANO ARCAICO Generi e specialità teatrali COMMEDIA TRAGEDIA AMBIENTAZIONE GRECA palliata cothurnata AMBIENTAZIONE ROMANA togata praetexta Nascita della letteratura latina:240 AC con Livio Andronico LIVIO ANDRONICO • La sua prima rappresentazione da vita alla nascita della letteratura latina nel 240 a.C. • La sua opera principale è l’ODUSIA, una traduzione artistica dal modello greco di Omero, l’Odissea. • Livio Andronico era greco, prende il nome “Livio” dal suo protettore romano. • Tra i lavori che ha svolto troviamo il ruolo di insegnante. La sua traduzione dell’Odissea di Omero fu molto importante in questo campo, perché apre la possibilità di lettura dell’Odissea di Omero a coloro i quali non parlavano il greco. • Altra novità che lo riguarda oltre alla traduzione artistica dell’Odissea è l’utilizzo del SATURNIO al posto dell’esametro omerico. GNEO NEVIO Anche lui padre della Letteratura latina, vive più o meno nello stesso periodo di Livio Andronico, ma possiamo considerarlo come il primo letterato di cittadinanza romana (anche se lui era nato in Campania). La sua opera principale è il BELLUM POENICUM che racconta la guerra punica a cui lui stesso partecipò, ma la vera novità è che con un salto temporale e un excursus inserisce un elemento che non appartiene alla cultura greca ma a quella romana: la nascita delle origini di Roma con Enea che porta i troiani nel Lazio. • Inoltre a differenza di Livio, probabilmente non aveva protettori ed era molto attivo sulla scena politica, tanto che abbiamo testimonianze delle sue critiche nei confronti di una famiglia nobile, infatti lui stesso poi morì in esilio lontano da Roma. ➔ INVENTA LA PRAETEXTA quindi. Ma scrive anche togate e palliate. PLAUTO • Non sappiamo quando è nato ma abbiamo solo la data certa della sua morte che è dopo la seconda guerra punica nel 184 a.C. E che morì a 66 anni. • Fu fondamentale per la COMMEDIA, ce ne sono pervenute 21 commedie. • I suoi modelli sono dal teatro italico e da quello greco, ma non prende uno scrittore in particolare, non ne ha uno preferito, attinge un po’ a tutti ma siccome cambia nomi dei personaggi e non riporta nome di origine della commedia non è possibile individuare le sue fonti precise. QUALI SONO I CARATTERI DELLA COMMEDIA PLAUTINA? -Abolisce la divisione in atti. -Inserisce parti cantate. (aveva il problema del pubblico che si distraeva facilmente). -Gli intrecci sono sempre gli stessi, addirittura inserisce una parte iniziale in cui spiega la trama, compreso il finale anche se così facendo sa che non offrirà colpi di scena. -I suoi personaggi sono sempre dei TIPI e tendenzialmente sono sempre gli stessi con la stessa trama: “un giovane deve impossessarsi di un bene sottraendolo a un vecchio e per farlo si fa aiutare da un SERVO”. -LA CENTRALITÁ DELLA FIGURA DEL SERVO: il servo fa partire l’azione scenica perché nell’aiutare il giovane in realtà lo beffa, si prende gioco di lui. Nel farlo utilizzerà e creerà figure retoriche, metafore, battute, giochi di parole e soprattutto introduce un altro elemento distintivo della commedia teatrale plautina: -IL METATEATRO: infatti il servo nell’architettare i suoi piani coinvolge il pubblico, si rivolge direttamente al pubblico. CECILIO STAZIO -Storicamente si colloca contemporaneo tra Plauto ed Ennio, visse in quel periodo, e fu anche amico intino di Ennio. -Non ci sono pervenuti molti suoi testi ma sappiamo da commenti di altri autori che era tenuto in ottima considerazione dai suoi successori e non era considerato inferiore a Plauto come commediografo. -Come stile si colloca invece tra Plauto e Terenzio. -In cosa si distanzia da Plauto: moltissime cose, sicuramente però si distanzia innanzitutto per l’assenza nei suoi titoli del SERVO, cosa che invece in Plauto era centrale. In secondo luogo si distanzia da Plauto perché Cecilio Stazio aderiva e rispettava molto il modello greco, tanto che addirittura molti titoli delle sue commedie sono uguali a quelli greci. -Cosa lo avvicina a Terenzio: sicuramente la maggiore aderenza al modello greco e il suo interesse per Menandro. TERENZIO - COMMEDIA Originario di Cartagine (185/195) arriva a Roma come schiavo e poi viene protetto da Scipione Emiliano. SITUAZIONE DELL’EPOCA: ci troviamo in un periodo che durò anche 20 anni dopo la morte di Terenzio, in cui Roma è in piena espansione e in un momento di forte contatto con la cultura greca. Importa: -SCHIAVI (quindi insegnanti, uomini di cultura) -LIBRI (quindi idee) Terenzio è noto per le sue COMMEDIE che sono 6 e ci sono pervenute integralmente. In un primo momento non ebbe molto successo nel pubblico perché aveva apportato dei cambiamenti rispetto a Plauto invece che era molto acclamato dal suo pubblico. Quali novità porta? -Innanzitutto approfondisce la psicologia dei personaggi, ma non individualmente, più che altro dei TIPI (es. la suocera non è bisbetica, la prostituta è più buona di altre persone perbene e mostra altruismo), → questo è collegato anche a un’altra modifica: -NELLA LINGUA: non utilizza linguaggio volgare, si può dire che rispetto a Plauto si fa una sorta di “censura” perché per parlare di temi più profondi utilizza un linguaggio diverso, un pochino più astratto → questo forse annoiava il pubblico popolare. -CAMBIA FUNZIONE DEL PROLOGO: se per Plauto o Stazio il prologo era usato per spiegare la trama, per Terenzio invece il prologo assume una funzione diversa: lo usa per citare le sue fonti, (POETA FILOLOGO) fare riflessioni sullo stile della sua opera e per rispondere a critiche di altri colleghi sulle sue opere → questo presuppone che il suo pubblico debba essere più colto del pubblico di Plauto, per esempio. -Lui stesso si distacca dalla “vecchia generazione letteraria” e prende le distanze da Plauto e Stazio. PACUVIO&ACCIO – LO SVILUPPO DELLA TRAGEDIA Pacuvio era parente del grande Ennio (il più illustre poeta romano) e porta avanti quella strada. Accio nasce 50 anni dopo di lui ma entrambi vissero per molti anni e quindi si ritrovarono anche a lavorare contemporaneamente. Pacuvio scrive solo tragedie e neanche molte: ci sono arrivati 12 titoli sicuri di Cothurnatae A differenza di Pacuvio, Accio non scrive solo tragedie, ma venne ricordato anche lui (forse ancora più di Ennio) come poeta-filologo. -Possiamo considerarli continuatori di Ennio, prendono come riferimento sempre i modelli greci. MA quali sono le differenze/novità rispetto ad Ennio? 1. Attualizzano i temi della tragedia greca (dal momento che vivono in una società ricca di nuovi fermenti ideologici) 2. Hanno il gusto per il patetico (romanzare + sangue e ossessioni) che a quanto pare piacevano come gusti dell’epoca. 3. Sperimentano linguisticamente, infatti spesso sono criticati per il loro “latino impuro” ma questa impurità di stile non è indice di trascuratezza ma indice di sperimentazione. LUCILIO E LA SATIRA -La data di nascita di Lucilio è dubbia, sicuramente visse anche contemporaneamente a Terenzio, possiamo dire che sia nato intorno al 168/167 a.C. -La sua condizione socio-economica era diversa dagli autori precedenti perché lui è il primo autore latino di “buona famiglia” sceglie di dedicarsi all’otium letterario e fa il letterato per piacere e non per lavoro. Inoltre è uno dei protetti da Scipione Emiliano, tutte queste cose gli consentono una certa libertà d’espressione. -Lucilio è l’inventore della satira (metro: esametro dattilico). Prima di lui forse solo Ennio poteva aver fatto qualcosa di simile (ricordiamo i suoi attacchi ad una certa famiglia nobile che gli causarono anche l’esilio). La sua notorietà forse è dovuta proprio al fatto che lui scelse di dedicarsi SOLO ALLA SATIRA. E pensiamo anche al motivo del suo sviluppo: prima di lui non c’era nessun genere letterario che desse ai letterati la possibilità di esprimere il proprio parere personale, lui con il genere satirico andò a riempire un po’ questo buco. Ed ebbe successo anche tra il pubblico. -Che pubblico aveva? Il pubblico delle Sature di Lucilio è un pubblico medio, né troppo dotto ne poco (come lui stesso diceva del suo pubblico ideale). -Da dove arriva la parola “satira”? Sicuramente non dal greco. Questo è un genere letterario romano, nuovo. Probabilmente si faceva riferimento a un vocabolo simile del mondo culinario che si intendeva come “miscellanea/varietà” ed è per questo probabilmente che venne chiamato cosi: perché la satira di Lucilio trattava argomenti diversi. -Quali argomenti trattava la Satira di Lucilio? La Satira di Lucilio trattava un’ampia varietà di argomenti. Ci sono pervenuti circa 6 libri, dai frammenti troviamo argomenti legati al cibo (per cui polemizzava sul lusso a tavola), alle questioni letterarie, ai viaggi e anche all’amore (autobiografismo) -Com’era lo stile delle Satire? Anche lo stile era variegato, la sua poesia mixa il linguaggio elevato dell’epica (rivissuto come parodia), i linguaggi specializzati (della cucina, della medicina, della scienza, della politica e del diritto ecc) e forme di linguaggio di tutti i giorni attinte da ceti sociali diversi. -Dopo la sua morte che possiamo dire di Lucilio? Sicuramente possiamo dire che Lucilio rimase da lì in poi considerato come l’INVENTORE DELLA SATIRA e modello di tutti i satirici successivi. È lo stesso Orazio a definirlo INVENTOR della satira. Quello che non rimane della satina di Lucilio, probabilmente è la libertà con cui opera, perché nella Roma imperiale, la satira dovrà cercare altri bersagli diversi dagli attacchi personali e politici e proprio in questo Orazio sente Lucilio lontano da seè anni luce. CATULLO (poesia moderna/poeti nuovi/poesia neoterica) 84-85 a.C circa Contemporaneamente a Lucilio (Satira) nasceva il circolo dei NEOPOETI (POETAE NOVI). -Due parole sui POETI NOVI? “Poetae novi” è una definizione sprezzante che da Cicerone per indicare le tendenze innovative dell’epoca in campo letterario. Siamo nel I SECOLO AC dove abbiamo grandi conquiste in Oriente da parte di Roma e un’importazione di nuove tendenze e ideologie. In questo contesto nasce il circolo dei Poeti Novi (gruppo di amici di fiducia) che in contrapposizione ai modelli antichi (come Ennio) della collettività e dell’impegno per lo Stato mettono l’individualismo e sentono il bisogno di temi più leggeri come parlare di sentimenti (l’amore gioca un ruolo fondamentale perché per Catullo era il fulcro della vita e quello che dava vita alla poesia). In questo senso quindi abbiamo una MODERNIZZAZIONE DEL GUSTO e IL RIFIUTO DELL’IMPEGNO a favore di temi più leggeri → in questo senso Catullo è la spia più evidente dei fermenti in atto, la poesia è il frutto dell’OTIUM, dello spazio tolto agli impegni civili e dedicato alla lettura. Una letteratura che si fa più personale (la letteratura non viene più fruita in gruppo, ma a casa, singolarmente) → da qui poi si ha una RICERCA FORMALE nello stile, nel lessico e nella metrica e un lavoro di fino → lavoro di fino che non si poteva fare su testi cosi ampi come quelli dei loro predecessori E QUINDI abbiamo la predilezione per testi più brevi come L’EPIGRAMMA e EPILIO (poemi epici in miniatura). -Somiglianze e differenze tra epicureisti e Poeti Novi. Entrambi sostenevano che bisogna rinunciare ai negotia politico-militari in favore di una vita appartata e tranquilla. Ma la differenza importante è che per gli epicurei, il fine della vita è l’ATARASSIA (piacere senza turbamenti) e l’eros è un piacere da cui fuggire perché è fonte di angoscia e dolore. Invece per i NEOTERICI l’amore è il fulcro, il sentimento centrale della vita e tema privilegiato della loro poesia. -Quali sono i generi a cui si sono dedicati i poeti novi? - epigramma. Nato come iscrizione su pietra e quindi necessariamente breve, da cui la caratteristica della brevitas, poi caratterizzato dalla varietà tematica, dalla doctrina e dall’elaborazione formale - elegia. In distici elegiaci e di estensione molto maggiore - epillo. Piccolo poema mitologico, caratterizzato dalla scelta delle versioni del mito più rare e più ricercate -Quali sono i rapporti con i modelli greci? 1. analogia formale: Scelgono gli stessi generi e le stesse caratteristiche formali (brevitas, doctrina) 2. differenza sostanziale: La poesia greca era oggettiva, la soggettività era sempre filtrata (ad esempio dal mito) mentre la poesia latina diventa soggettiva, il poeta parla della sua esperienza personale. CATULLO: Nasce a Verona da famiglia agiata. Si dedica solo alla poesia. I suoi componimenti sono raccolti in un LIBER (alcuni dicono che lo abbia fatto lui stesso, ma la maggior parte dice che è stato fatto da altri quando lui era già morto) divisibile in tre parti: Per Lucrezio il progresso era pericoloso quando usciva dalla soddisfazione dei bisogni primari: la nascita dei bisogni innaturali, della guerra, delle ambizioni personali, della cupidigia hanno corrotto la vita dell’uomo, che invece dovrebbe accontentarsi di poche cose, di una vita tranquilla, lontana dalle tensioni della vita politica e insieme agli amici più cari che sono la vera ricchezza della vita umana. CICERONE -Due cose per inquadrarlo: 1.Nasce nel 106 a.C. da agiata famiglia equestre e muore assassinato nel 43 a.C. - Politico, avvocato, grande oratore. 2.Tenta di trovare una soluzione alla crisi della Repubblica con un progetto politico conservatore. 3.È il personaggio del mondo antico che conosciamo meglio, grazie ai suoi scritti ma soprattutto all’Epistolario. Le sue opere sono condizionate dalla sua vita politica. Quali sono i fatti storici più importanti? -è avvocato e persuasore, manipolatore delle parole ai fini della persuasione -primi successi come oratore li ha nel processo di Roscio che vince, a favore di Roscio. -Dopo questo processo si allontana per qualche anno da Roma e fa un viaggio studio in Grecia dove approfondisce la retorica. -Dopo che muore Silla, torna e diventa questore in Sicilia nel 75 a.C. dove venne considerato un questore onesto ed efficace e qui gli viene proposto di sostenere l’accusa nei confronti dell’Ex governatore Verre. Vince il processo a mani basse e l’ex questore Verre viene condannato in contumacia: qui Cicerone si rivela MAESTRO DEL RITRATTO, descrive Verre in maniera molto negativa come un tiranno avido degli averi e di sangue dei suoi sudditi, pigro. -Dopo la questura in Sicilia diventa Console nel 63 a.C e soffoca la CONGIURA DI CATILINA > le orazione senatorie sono le 4 CATILINARIE contro Catilina, un nobile romano accusato di cospirare per rovesciare la Repubblica romana e usurpare il potere. Cicerone decise di affrontare pubblicamente Catilina e denunciare i suoi piani nefasti. Nelle Catilinarie, Cicerone espose le prove delle cospirazioni di Catilina, descrisse i suoi crimini e i suoi complotti, i discorsi di Cicerone ebbero un impatto significativo sulla popolazione romana e contribuirono alla sconfitta politica di Catilina. -Nel primo triumvirato tra Cesare Pompeo e Crasso inizia il declino della sua fortuna politica: viene messo in esilio per una legge che condannava all’esilio chi aveva fatto mettere a morte cittadini romani senza processo (caso catilina). -Nel 57 a.C. viene richiamato e Roma e trova Roma in preda all’anarchia. Prova a collaborare con i triumviri per cercare di condizionarli e far si che il loro potere non prevarichi quello del Senato. - Nel 49 a.C scoppia la guerra civile e Cicerone si schiera a favore di Pompeo. Vince Cesare e Cicerone ottiene il perdono da parte di Cesare. -Cesare viene ucciso ma Antonio (il + stretto collaboratore di Cesare) mirava a prendere il potere, però anche Ottaviano (nipote erede di Cesare, successivamente noto come Augusto [ricevette il titolo di "Augusto" dal Senato, diventando il primo imperatore romano e ponendo così fine alla Repubblica romana]) ci prova. >> cosa fa Cicerone? Prova a staccare Antonio da Ottaviano per riportare Ottaviano sotto le ali del Senato e per indurre il Senato a dichiarare guerra contro Antonio pronuncia le FILIPPICHE contro di lui, qui descrive Antonio come un tiranno, ladro del denaro pubblico, un ubriacone che vomita in Senato. -Antonio, Ottaviano e un altro fanno il triumvirato, Antonio pretese la testa di Cicerone e così lo fece assassinare. Le opere retoriche di Cicerone (106 a.c. – 43 a.C assassinato) quali sono? Le opere retoriche di Cicerone sono il DE ORATORE e il DE REPUBBLICA. Il DE ORATORE di Cicerone, quando è stato scritto, di cosa parla, cosa sostiene? Cicerone scrive il DE ORATORE che è un dialogo composto nel 55 durante il suo ritiro dalla scena politica. Il modello a cui si ispira è quello del dialogo di Platone ma è ambientato a Roma anziché ad Atene. La sintesi della tesi dell’opera è: “non l’eloquenza è nata dalla retorica, ma la teoria retorica dall’eloquenza”, quindi il talento, la tecnica della parola e la conoscenza delle regole di retorica non bastano per la formazione dell’oratore, che invece necessita una vasta formazione culturale. L’oratore deve essere capace di sostenere PRO e CONTRO di ogni argomento riuscendo a trascinare il proprio uditorio a patto che sia in direzione dei valori tradizionali, altrimenti l’oratore diventa un pericolo. L’oratore deve piegare il popolo alla volontà dei “boni/onesti” (un gruppo politico o una fazione che lui stesso considerava come difensori del sistema costituzionale repubblicano romano e dei valori tradizionali della Repubblica.) Il De Repubblica di Cicerone, quando è stato scritto, di cosa parla, cosa sostiene? Anche qui come nel De oratore il modello di riferimento è il dialogo Platonico. Lo scrive tra il 54 e il 51 sempre nel suo periodo di ritiro dalla scena politica. In quest’opera Cicerone NON cerca di costruire a tavolino il modello di Stato ideale, come Platone aveva fatto nella “Repubblica”, ma si tuffa nel passato e individua la migliore forma di Stato nella costituzione romana al tempo degli Scipioni. La sua idea di stato ideale: lo Stato ideale è basato sulla giustizia e sulla virtù. Egli credeva che lo scopo principale dello Stato fosse quello di promuovere il bene comune e il benessere dei suoi cittadini. Per Cicerone, uno Stato giusto è guidato da governanti che mettono l'interesse pubblico al di sopra dei propri interessi personali. Inoltre sosteneva che la politica dovesse essere una responsabilità di tutti i cittadini e che ognuno dovesse contribuire al bene comune. Inoltre, Cicerone enfatizzava l'importanza dell'educazione e della formazione dei cittadini per sviluppare la saggezza necessaria per partecipare attivamente alla politica. Introduce la figura del Princeps, che non vede come imperatore, ma sempre sotto controllo del Senato, una èlite che sia in grado di guidare il Senato e i Boni L’attività filosofica per Cicerone. Nel 45 che i lavori filosofici si infittiscono in maniera incredibile, e ciò in coincidenza con eventi dolorosissimi nella vita di Cicerone: la morte della figlia, ma anche la dittatura di Cesare che lo aveva privato di una qualunque ingerenza negli affari pubblici. Divenuto quasi indifferente alle vicende politiche, vive in solitudine, e si tuffa completamente nella composizione di opere filosofiche. Scrive diversi trattati filosofici e li divulga con finalità educative. Usa anche qui la forma dialogica e il metodo argomentativo. Espone le ragioni a favore e contro ogni scuola filosofica e lascia al lettore la possibilità di trarre le sue conclusioni. Aderisce all’ACCADEMIA (pensiero platonico contemporaneo) e rifiuta SIA L’EPICUREISMO che LO STOICISMO. In particolare rifiuta l’epicureismo per due motivi: il primo è che la filosofia epicurea conduce al disinteresse per la politica, mentre dovere dei boni è l’attiva partecipazione alla vita pubblica; il secondo è che l’epicureismo esclude la funzione provvidenziale della divinità e indebolisce quindi i legami della religione tradizionale, che per Cicerone rimane la base fondamentale dell’etica. L’epistolario di Cicerone. L’epistolario è un documento fondamentale di 900 LETTERE anche per ricostruire i fatti storici. Non erano lettere pensate per la pubblicazione, erano lettere private inviate a tipologie di persone diverse. Proprio a seconda del destinatario, possiamo distinguerle in: -LETTERE AI FAMILIARI -LETTERE AD ATTICO (suo migliore amico) – (era tito pomponio attico, studioso di antiquaria) -LETTERE AD QUINTUM FRATREM -LETTERE AD MARCUM BRUTUM (di cui abbiamo autenticità controversa) In queste lettere troviamo una varietà di contenuti e di toni, troviamo biglietti scritti velocemente ma anche resoconti degli avvenimenti politici e lettere molto approfondite che sembrano quasi dei brevi trattati. A seconda del destinatario e del tema il tono cambia, a volte è serio a volte scherzoso a volte anche preoccupato, viene fuori il vero Cicerone con i suoi dubbi umani. ATTICO (TITO POMPONIO) Era il migliore amico di Cicerone (per cui ritroviamo le lettere AD ATTICUM nel suo epistolario) ed ebbe importanza perché mise a disposizione la sua casa al Quirinale per l’incontro tra coloro che in quel periodo si interessavano alla ricerca storico-antiquaria, come Cicerone, Varrone e Nepote. Il suo soprannome ATTICO è perché aveva soggiornato ad Atene per oltre 20 anni essendosi dovuto allontanare da Roma per motivi di sicurezza. Si occupò anche della divulgazione di alcune opere di Cicerone tra cui diverse orazioni. VARRONE Nacque intorno al 100 a.C e morì in età avanzata nel 27 a.C. Fu attivo in politica, Cesare nel 46 gli affidò l’incarico di allestire una grande biblioteca. La composizione delle opere antiquarie di Varrone cade più o meno negli stessi anni in cui Cicerone si dedicava alla stesura delle sue opere filosofiche: pare convincente l’ipotesi che anche Varrone si proponesse il compito di fornire una risposta intellettuale e culturale alla crisi che Roma stava attraversando: l’amore per il passato era profondamente venato di nostalgia: vede come decadenza la storia romana almeno dell’ultimo secolo e guarda all’espansione dei consumi come a un fattore di corruzione. -Le ANTIQUITATES di Varrone: Le Antiquitates si dividevano nelle Res humanae, nelle Res divinae. Le 4 sezioni delle Res humanae trattavano successivamente degli uomini, dei luoghi, dei tempi, delle cose. Le Res humanae incontrarono eccezionale successo. Cicerone ne tesse gli elogi, e lo stesso Virgilio le utilizzò per costituire la leggenda dell’Eneide. Nelle Res divinae Varrone distingueva tre modi di concepire la divinità: 1. una teologia “favolosa”, comprendente i racconti della mitologia e le loro rielaborazioni a opera dei poeti . 2. Una “teologia naturale”, cioè l’insieme delle teorie dei filosofi sulla divinità: esse devono restare possesso esclusivo degli intellettuali della classe dirigente; e non essere diffusa fra il popolo, perché potrebbe minare il concetto di “santità” delle istituzioni statali. 3. Una “teologia civile”, che concepisce la divinità nel rispetto di un’esigenza politica, ed è pertanto utile allo stato. Probabilmente sotto lo stesso consiglio di Cesare, si ritira definitivamente dalla vita politica ed è da quel momento che inizia a dedicarsi alla STORIOGRAFIA. Quali sono le opere più importanti di Sallustio? Le opere più importanti di Sallustio sono il Bellum Catilinae e il Bellum Iugurthinum. -L’importanza dei proemi nelle due monografie storiche di Sallustio. Ad ambedue le monografie Sallustio antepone proemi di una certa estensione che rispondono all’esigenza profonda di dare conto della propria attività intellettuale di fronte ad un pubblico come quello romano, fedele alla tradizione per cui fare storia è compito più importante che scriverne. Per Sallustio la maggiore funzione della storiografia è quella di contribuire alla formazione dell’uomo politico. Sallustio denuncia l’avidità di ricchezza e di potere come i mali che avvelenano la vita politica romana: la stessa storiografia sallustiana tende a configurarsi come indagine sulla crisi. Così il Bellum Catilinae illumina il punto più acuto della crisi, il delinearsi di un pericolo sovversivo di tipo finora ignoto allo stato romano; il Bellum Iugurthinum affronta direttamente l’incapacità della nobilitas corrotta a difendere lo stato. -Il Bellum Catilinae / La congiura di Catilina. Sallustio fa un ritratto di Catilina: la personalità di questo aristocratico corrotto è messa a fuoco sullo sfondo generale della decadenza dei costumi romani. E poi racconta la storia della congiura. Particolare nota è che in questo racconto, la figura di Cicerone viene in un certo senso sminuita perché Sallustio lo delinea come un semplice giudice che sta facendo il suo dovere, non lo fa appositamente comunque. Catilina sconfitto alle elezioni consolari, attenta alla vita di Cicerone, il quale ottiene dal senato pieni poteri per soffocare la ribellione. Il senato dichiara Catilina e i suoi seguaci nemici pubblici. Inoltre qui Sallustio introduce un excursus sul degrado della società romana. Si tratta della cosiddetta “archeologia”, che traccia una rapida storia dell’ascesa e della decadenza di Roma. Il punto di svolta è individuato nella distruzione di Cartagine, a partire dalla quale Sallustio fa cominciare il deterioramento della moralità romana. Un secondo excursus denuncia la degenerazione della vita politica nel periodo che va dalla dominazione di Silla alla guerra civile fra cesare e Pompeo: la condanna coinvolge in pari modo le due parti in lotta, i populares e i fautori del senato. La condanna del “regime dei partiti” è coerente con le aspettative che Sallustio ripone in Cesare. Introduce anche un parallelo tra Cesare e Catone, due personaggi dalle virtù opposte e complementari, i soli due grandi uomini del tempo. Il ritratto del primo si sofferma sulla sua liberalità, misericordia, e sull’infaticabile energia che sorregge la sua brama di gloria. Le virtù tipiche di Catone sono invece quelle, radicate nella tradizione, di integritas, severitas, ecc. Sallustio voleva affermare che entrambi erano positivi per lo stato romano, per la complementarietà delle loro virtù. -Il Bellum Iughurtinum / la battaglia di Giugurta All’inizio, Sallustio spiega che la guerra contro Giugurta fu la prima occasione in cui “si osò andare contro l’insolenza della nobiltà”. Il Bellum Iugurthinum è largamente indirizzato a mettere in luce le responsabilità della classe dirigente aristocratica nella crisi dello stato. -Le Historie e la crisi della Res Pubblica La maggior opera storica rimase incompiuta per la morte dell’autore: le Historiae iniziavano col 78 a. C. ma non sappiamo fino a dove sarebbe voluto arrivare. Sallustio si cimenta con quest’opera in un’impresa di ampio respiro: ritorna alla forma annalistica. Delle lettere rimaste importante è quella che Sallustio immagina scritta di Mitridate: dalle sue parole affiorano i motivi delle lagnanze dei popoli soggiogati e dominati da Roma; il solo motivo che i Romani hanno di portare guerra a tutte le atre nazioni è la loro inestinguibile sete di ricchezze. Le Historiae dipingono un quadro in cui dominano le tinte cupe: la corruzione dei costumi dilaga, il pessimismo di Sallustio che dopo la morte di Cesare non trova più speranze per la risoluzione della crisi dell’epoca e dello Stato. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- L’età augustea Va dall’assassinio di Giulio Cesare (44ac) alla morte di Augusto (14 d.C) La letteratura doveva dare il suo contributo per la MORALIZZAZIONE DEI COSTUMI e per un RINNOVAMENTO COMPLESSIVO DELLA SOCIETÀ. (pro Famiglia tradizionale romana) Nasce in quest’epoca il Circolo di Mecenate (Virgilio, Orazio e Properzio). VIRGILIO TBD ORAZIO (Venosa 65 a.C) La vita di Orazio Nasce a Venosa 5 anni dopo Virgilio. Suo padre era un antico schiavo arricchito. Studia ad Atene, fa mezza guerra poi posto fisso all’archivio di Stato. Entra nel circolo di Mecenate. Quali sono le opere principali di Orazio? Le opere principali di Orazio sono: Gli Epodi (poesia dell’eccesso nella fase giovanile), Le Satire (si rifà a quelle di Lucilio che lui stesso nomina inventore della satira) e Le Odi. Gli Epodi Erano componimenti in metro giambico. Vengono considerate la poesia dell’eccesso corrispondente alla fase giovanile di Orazio in cui si percepisce il suo disagio dovuto a problemi economici. A questa situazione di disagio è facile collegare asprezze, polemiche, toni carichi, linguaggio poetico violento. Ciò ci consegna un’immagine del poeta molto diversa da quello stereotipo (buon gusto, affabilità, senso della misura, distacco dalle passioni) cui è sempre stata collegata la fortuna di Orazio. Orazio rivendica il merito di aver trasferito in poesia latina i metri di Archiloco; ma rivendica anche esplicitamente i diritti dell’originalità: agli afferma di aver mutuato da Archiloco i metri (numeri) e l’ispirazione aggressiva (animi), ma non i contenuti (res). Attenzione che Orazio scriveva nella Roma dominata dai triumviri e sarebbe entrato presto nell’entourage di Ottaviano; era figlio di un liberto, era appena uscito da una difficile esperienza politica. L’aggressività di Orazio non può quindi che rivolgersi che contro “bersagli minori”: personaggi anonimi o fittizi. Le satire Le Satire di Orazio si rifanno sicuramente a quelle di Lucilio. Lo stesso Orazio nomina Lucilio come inventore della satira e gli riconosce anche di aver inventato l’esametro come forma metrica. A Lucilio si accosta sicuramente per la varietà dei temi, ma più di tutto per AGGRESSIVITÀ e AUTOBIOGRAFIA. Anche se i bersagli della satira di Orazio non potevano essere espliciti e diretti come in Lucilio, Orazio infatti potrà prendere di mira quasi dei “tipi” minori, persone della strada come una prostituta, un parassita, un imbroglione. Inoltre la Satira per Orazio non è fine a se stessa ma serve a condannare certi comportamenti >> da qui possiamo parlare di MORALE ORAZIANA che ha le sue radici nell’educazione e nel buon senso tradizionale ma costituita con i materiali che arrivano dalle filosofie ellenistiche (AUTOSUFFICIENZA INTERIORE [AUTARKEIA] E MODERAZIONE) Le Odi (poesia lirica) -Quali erano i temi delle Elegie di Tibullo? Tibullo parla del suo amore per Delia e in più conclude con un elegia della PACE AGRESTE: un mondo ideale campestre in cui vivere in maniera semplice, lontani dalle guerre in cui coltivare e proteggere gli affetti di fronte alle insidie e alle tempeste della vita, un luogo di pace dai mali amorosi e esempi di valori romani consoni al principato. -Qual era lo stile di Tibullo? Il suo stile era semplice ed elegante, ma semplice era solo l’effetto che dava, perché per raggiungere quella semplicità c’era moltissimo lavoro di fino. Possiamo infatti anche per questo definire Tibullo POETA DOCTUS. -Il corpus Tibullianum. Era una raccolta di elegie in tre libri: 1-Amore per Delia 2-Amore omossesuale (unico esempio) per Marato 3-Elegia della vita agreste come pace dai mali amorosi e esempi di valori romani consoni al principato. PROPERZIO Nasce intorno al 50 a.C. scrive Elegie, ne possediamo 4 libri. Il PRIMO: dedicato al suo amore per CINZIA – componente autobiografica. Il SECONDO: un chiaro rifiuto della poesia epica (abbiamo traccia del suo incontro con l’ambiente di Mecenate e delle pressioni che subì dall’allora “ministro della cultura” di Augusto). Il TERZO: ancora amore per Cinzia ma con l’ombra del suo imminente distacco da lei. + compaiono altri motivi legati all’ideologia del regime di Augusto e il libro si chiude con l’addio a Cinzia. Il QUARTO: (siamo nel periodo in cui le ideologie del regime stanno influenzando i letterati con il poema più rappresentativo di questo fatto: l’Eneide, lo stesso Properzio ne aveva dato annuncio anni prima) sono elegie di maggiore impegno e lunghezza che trattano temi diversi, abbiamo prova quindi delle pressioni del regime augusteo che spingono Properzio verso un altro tipo di poesia diversa da quella amorosa, Properzio infatti svincola l’elegia dall’eros NEL SENSO CHE RIVALUTA L’EROS CONIUGALE, L’ESALTAZIONE DEGLI AFFETTI FAMILIARI DELLA CASTITÁ E DELLA TENEREZZA. Il tema dell’amore/Cinzia in Properzio. Properzio vede nell’amore per Cinzia l’unica ragione di vita. E vede la poesia come unico mezzo per il suo corteggiamento. Lui vede per loro un amore fedele che rispecchia i valori della tradizione, tuttavia questo è impossibile perché Cinzia è una cortigiana e lui invece idealmente la vorrebbe come fedele, casta pudica. Qui sta la contraddizione che quindi porta il poeta a rifugiarsi nel mito: trasfigurati in personaggi mitici, il poeta e la sua donna vivrebbero amori esemplari in sogni incontaminabili. OVIDIO Ovidio frequenta sia Tibullo che Properzio, compone tante Elegie tra cui l’ARS AMATORIA che è probabilmente per questo che viene non ESILIATO MA RELEGATO DA AUGUSTO (non perde quindi né i beni né i diritti civili) MA perde gli amici e gli rimane fedele solo sua moglie. Compone anche LE METAMORFOSI, GLI AMORES E L’HEROIDES. --- AMORES ---> HEROIDES (le eroine) ---> ARS AMATORIA --- >METAMORFOSI (poema epico in 15 libri) --- I FASTI GLI AMORES (Elegie) Gli AMORES sono una raccolta di elegie di soggetto amoroso che mostra ancora ben visibili le tracce dei grandi modelli e maestri dell’elegia erotica, Tibullo e Properzio. Da voce, in prima persona, ai temi tradizionali del genere elegiaco: soprattutto avventure d’amore, incontri fugaci, scenate di gelosia... Ma già si avvertono i tratti nuovi dell’elegia ovidiana. Innanzitutto manca una figura femminile attorno a cui si raccolgono le varie esperienze amorose, che costituisca il centro unificante dell’opera e insieme della vita del poeta: Corinna, la donna evocata qua e là da Ovidio, è una figura tenue, dalla presenza intermittente e limitata; il poeta stesso dichiara a più riprese di non sapersi accontentare di un unico amore, di preferire due donne. Inoltre anche il PATHOS si stempera, l’esperienza dell’eros è analizzata dal poeta con il filtro dell’ironia e del distacco intellettuale. LE HEROIDES (lettere) Sono una raccolta di lettere scritte nella prima parte da eroine del mito greco ai loro amanti o mariti lontani: Penelope a Ulisse, Arianna a Teseo ecc; nella seconda troviamo lettere di tre innamorati accompagnate dalla risposta delle rispettive donne: tra cui Paride ad Elena. L’opera è da considerarsi originale perché secondo Ovidio lui aveva unito mito e elegia: personaggi e situazioni appartengono infatti al mito, mentre molti elementi appartengono alla tradizione elegiaca latina, come la sofferenza per la lontananza della persona amata, i lamenti, le suppliche, i sospetti di infedeltà. Le Heroides sono poesia del lamento, sono l’espressione della condizione infelice della donna, lasciata sola o abbandonata dallo sposo-amante lontano. ARS AMATORIA (elegie) L’Ars amatoria è un’opera in 3 libri, in metro elegiaco, che impartisce consigli sui modi di conquistare le donne (I), e di conservarne l’amore (II); il III libro, aggiunto più tardi per risarcire scherzosamente le donne dal danno procurato coi primi due, fornisce viceversa insegnamenti su come sedurre gli uomini. La figura del perfetto amante delineata da Ovidio si caratterizza ovviamente per i suoi tratti di disinvolta spregiudicatezza, di insofferenza e aggressività nei confronti della morale tradizionale. LE METAMORFOSI (Poema epico in cui Ovidio vuole raccontare la storia del mondo) Vengono scritte in età matura, Ovidio decide con queste di voler raccontare la storia del mondo in un poema epico (VS Virgilio che aveva scelto di raccontare la storia di Roma). Narra quindi 250 MITI che hanno il tema comune della TRASFORMAZIONE. In questo poema fa una sorta di “elogio” ad Augusto e al suo tempo non esplicito ma lo si intuisce da diverse cose che dice. Il modello è quello dei un “poema collettivo”, che raggruppi cioè una serie di storie indipendenti accomunate da uno stesso tema. Dopo il brevissimo proemio inizia la narrazione della nascita del mondo dal caos originario e della creazione dell’uomo passando per i personaggi della guerra troiana che ci introducono nella storia per arrivare fino all’età di Augusto. Ovidio, in veste di narratore principale, fa frequente ricorso alla tecnica del racconto a incastro attraverso cui riesce a moltiplicare il punto di vista narrativo. Il mondo del mito, per Ovidio, è innanzitutto il mondo delle finzioni poetiche e le Metamorfosi costituiranno una sorta di grandiosa enciclopedia del mito per i millenni futuri. I FASTI Nei Fasti, che sono delle elegie, Ovidio vuole narrare i fatti leggendari che hanno dato origine alle festività del calendario romano, dei 12 libri previsti (uno per mese) però ne porta a termine la metà perché gli arriva la condanna di relegazione da Augusto. LIVIO Storiografo dell’epoca di Augusto. Scrive AD URBE CONDITA libri storiografici. -Qual è la principale differenza tra Livio e Sallustio? Livio ritorna al metodo annalistico (con una divisione in decadi nei diversi libri) mentre Sallustio aveva un impianto monografico. Inoltre nello stile, Livio è opposto a Sallustio perché si avvicina di più allo stile di Cicerone, uno stile fluido senza artifici e restrizioni. Cosa lo avvicina a Cicerone come storiografo? Livio è accostabile a Cicerone per lo stile e perché fornisce gli stessi precetti che Cicerone aveva dato nel De Oratore per lo stile storiografico, ossia che lo stile doveva avere varietà di toni ma soprattutto doveva essere scorrevole e largo e seguire un discorso piano e regolare. AD URBE CONDITA Con quest’opera, Livio vuole narrare la storia di Roma dalla sua fondazione fino alla morte di Drusio (figliastro di Augusto), ma non è escluso che in realtà volesse arrivare fino alla morte di Augusto. È una trattazione annalistica con una divisione dei libri in decadi. Come accadde anche per gli storiografi precedenti, al racconto della storia contemporanea viene dedicato più spazio. Le sue fonti per la scrittura di quest’opera storiografica furono per la prima parte sicuramente gli annalisti romani poi lo storico greco Polibio, prende poco dalle “Origines” di Catone. In quest’opera riusciamo a capire che Livio aveva una nostalgica simpatia per Pompeo e questa cosa non dava fastidio all’imperatore Augusto che tollerava il culto dei martiri della Res Pubblica. In ogni caso Augusto non esaltava particolarmente il regime augusteo, nella prefazione infatti traspare una consapevolezza acuta della crisi che aveva appena attraversato Roma e lo storico Livio non sembra considerarla superata del tutto. In quest’opera Livio mostra riverenza nei confronti dei fatti del passato perché il passato per lui ha senso e da senso agli uomini contemporanei che devono imitare i modelli buoni. Lo stile è definibile “storiografia tragica” perché è contraddistinto dalla passione moralistica. -> inafatti attua una descrizione drammatica dei personaggi per dimostrare che le qualità morali e mentali dei diversi personaggi hanno un impatto decisivo sugli avvenimenti della storia, per lui scrivere la storia è far vivere i personaggi che la storia l’hanno fatta, per questo inserisce e utilizza spesso i dialoghi. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- I DIALOGI Sono 12 libri in cui Seneca allude alla forma delle opere filosofiche di Platone e Cicerone MA in questo caso i suoi dialoghi hanno un solo interlocutore. I dialoghi sono delle TRATTAZIONI di aspetti o problemi particolari dell’etica stoica, sono una sorta di fenomenologia delle passioni umane perché ne analizzano i meccanismi di origine e i modi per dominarle. Affronta anche il problema della RICCHEZZA e della felicità (forse per scagionarsi un po dalle accuse che gli venivano fatte di essere incoerente tra quello che professava e la vita che faceva); arriva alla conclusione che l’uso della ricchezza è legittimo se questa ricchezza si rivela essere funzionale alla ricerca della virtù. Il tono è quello della conversazione, del sermo. Tra questi Dialogi troviamo 3 CONSOLAZIONI. La cosa è molto importante perché SENECA È l’INVENTORE di questo genere, che nasceva per aiutare qualcuno che ha subito un lutto a sopportare il dolore di quel momento. Quali erano i TRATTATI FILOSOFICI di Seneca? I trattati filosofici di Seneca erano il De Clementia, De Beneficiis, e le Naturales Questiones. Il DE CLEMENTIA Questo trattato è dedicato a Nerone ed è sull’importanza della clemenza e della grazia, probabilmente per evitare che Nerone degenerasse nella tirannia. In quest’opera, Seneca espone la sua concezione del potere: un potere politico ispirato a equità e moderazione. Non mette in discussione il principato o la monarchia, il problema per lui è solo quello di avere un BUON SOVRANO e dice che in ottica di controllo l’unico freno che ha a disposizione il sovrano è la sua stessa coscienza che lo deve trattenere dall’essere un tiranno. Secondo Seneca è proprio grazie alla CLEMENZA che il sovrano ha nei confronti dei propri sudditi che riesce ad ottenere il loro rispetto e consenso e non incutendo terrore. Il DE BENEFICIIS È un trattato sull’importanza di fare doni disinteressati e delle conseguenze morali che colpiscono gli ingrati (si sospetta un’allusione al comportamento di Nerone nei suoi confronti). Le NATURALES QUAESTIONES Sono un’opera a carattere scientifico dove Seneca tratta i fenomeni atmosferici e celesti. Le EPISTOLE MORALI A LUCILIO È un epistolario filosofico indirizzato a Lucilio (un suo amico) in cui Seneca usa spunti della propria vita privata per trattare temi come la morte , la paura, il dolore, la libertà fino ad arrivare a delineare il percorso ideale della vita del sapiens il cui estremo obiettivo è la conquista della libertà interiore a cui si accompagna la meditazione quotidiana sulla morte che lui vede in maniera serena come simbolo della propria indipendenza dal mondo. L’epistolario filosofico è un genere nuovo che inventa lui, prende sicuramente come modello EPICURO che usava l’epistola come metodo di insegnamento. La lettera infatti gli consente da un lato di instaurare un rapporto intimo con il proprio lettore (l’amico) dall’altro di poter trattare ogni volta un tema diverso e quindi poter trattare i temi della dottrina stoica. Non è chiaro se le lettere fossero vere o fittizie dal momento che l’opera ci è prevenuta in maniera frammentata. Quali sono i due generi letterari che inventa Seneca? I due generi letterari che inventa Seneca sono la Consolazione (ne troviamo 3 nei “Dialogi”) e l’epistolario filosofico (che sarebbero le EPISTOLE MORALI A LUCILIO). LUCANO Lucano era il nipote di Seneca. Nasce (anche lui come lo zio Seneca) a Cordoba in Spagna nel 39 d.C. Poi va a Roma, lo zio Seneca lo avvia alla dottrina stoica. È amico di Nerone (fino a un certo punto) che lo fa questore prima dell’età standard. Dopodiché pubblica LA PHARSALIA (Bellum Civile) e si inimica Nerone. Al che si allontana, viene coinvolto nella congiura di Pisone (come lo zio) e sempre come lo zio Seneca, viene costretto al suicidio. -Quali sono le sue opere? L’opera di Lucano è la FARSALIA (o BELLUM CIVILE) che è un poema epico e tratta della guerra civile tra Cesare e Pompeo. -La PHARSALIA di cosa parla? La Pharsalia di Lucano (nipote di Seneca) è un poema epico che racconta la guerra civile tra Cesare e Pompeo. In quest’opera Lucano esalta l’antica libertà repubblicana esplicitando la sua condanna per il regima imperiale (che era poi quello di Nerone). L’opera incompiutà è composta da 10 libri (che forse dovevano essere 12 come l’Eneide). Nel proemio elogia Nerone, ma quell’elogio è poco credibile vista la posizione che prenderà nel poema, infatti sarà molto pessimista nei confronti del principato di Nerone tanto da paragonare il principato a una tirannide mostruosa. Per ricordarci un po: Lucano è il Tarantino latino, il suo è uno stile dell’eccesso). -Chi sono i personaggi protagonisti della Pharsalia La Pharsalia, a differenza dell’Eneide di Virgilio ma non ha un personaggio principale, un unico eroe. I personaggi protagonisti della Pharsalia (poema epico che tratta della guerra civile tra Cesare e Pompeo) sono Cesare (visto come il male), Pompeo (lo scemo, l’eroe passivo, una sorta di Enea ma con il destino avverso anziché favorevole) e Catone (il perfetto saggio stoico che con il suicidio rivendica il diritto alla libertà contro la tirannia. -Perché la Pharsalia è un’opera anti-virgiliana? La Pharsalia è un’opera anti-Virgiliana perché per Lucano l’Eneide era un costante modello oppositivo. In primo luogo Lucano sceglie di non utilizzare miti, inoltre la sua era quasi un’opera più vicina al genere storiografico perché utilizza una cronologia narrativa quasi annalistica, inoltre racconta fatti veri (salvo comunque cambiare qualcosa o aggiungere fatti non veri per motivi ideologici). Non usa il mito, abbiamo detto, però usa moltissimi dettagli macabri anche perché quella che racconta è comunque una guerra tra parenti. Inoltre sembra quasi che per Lucano, Virgilio abbia compiuto una sorta di “inganno” coprendo la fine della libertà romana e la trasformazione dell’antica res publica in tirannide. Con la sua opera, Pharsalia quindi sembra quasi voler smascherare l’inganno, scrivendo un poema che non giustifichi il potere del principe usando delle favole religiose, ma al contrario mostri come il principato, il regime imperiale, sia nato dalle ceneri della libera Res Publica. Inoltre a differenza dell’Eneide, la Pharsalia non ha un personaggio principale, un solo eroe. -Perché la Pharsalia rovescia il genere epico? Perché anticamente già da Nevio e Ennio, il genere epico era un’esaltazione dei modelli, dei personaggi e degli eserciti tradizionali, invece Lucano inserisce temi nuovi in un genere antico come quello del poema epico: non esalta la tradizione ma fa una denuncia indignata di una guerra fratricida e della rovina di tutti i valori morali. Infatti possiamo dire che il pessimismo di Lucano nella Pharsalia aumenta man mano che si procede nella narrazione fino a delineare un vero e proprio ANTI-MITO di Roma: il mito del tracollo, della decadenza che si contrappone a quello di Virgilio dell’ascesa della città che nasce da umili origini. PETRONIO – il romanzo- -Petronio, la vita: l’identità di Petronio è discussa, non sappiamo bene chi fosse, una testimonianza di lui ce l’abbiamo da Tacito che descrive questo cortigiano di Nerone e lo chiama Petronio. Tra l’altro è probabile che anche lui fosse tra le vittime di Nerone. Il suo è stato un suicidio singolare: si taglia le vene controllando la fuoriuscita di sangue mentre banchetta e canta versi con gli amici. -Quali sono le opere principali di Petronio? L’opera principale di Petronio è il Satyrycon che era un romanzo, un lungo testo narrativo in forma PROSIMETRICA (PROSA + POESIA). I personaggi sono di fantasia e la trama è romanzesca. Parla di un menage à trois ambientata nei luoghi reali della quotidianità. -Che genere letterario è il Satyricon? Nessun testo letterario classico a nostra conoscenza, si avvicina al genere complesso del Satyricon di Pertronio. A partire dalla complessità della trama del romanzo. Potremmo dire che il genere letterario del Satyricon è il “romanzo antico” un TESTO NARRATIVO IN FORMA PROSIMETRICA (prosa+poesia). Tuttavia proprio l’uso di inserti poetici allontana il Satyricon dalla tradizione del romanzo e lo avvicina più ad altri generi letterari come per es. la Satira Menippea (es. l’apologia di uno zuccone di Seneca). -Quali sono le differenze del Satyricon dalla satira menippea? Il Satyricon nel genere si distingue dalla Satira Menippea perché: 1. La satira menippea senechiana per esempio era molto breve, imparagonabile sotto questo punto di vista alla lunghezza narrativa del Satyricon di Petronio. 2. Inoltre la Satira Menippea compiva un attacco personale ad un bersaglio esplicito (es. Claudio nell’”apologia di uno zuccone” di Seneca), mentre nel Satyricon non c’è niente di simile se non delle parodie generiche. Il narratore del Satyricon di Petronio. Il narratore è anche il protagonista che affronta in prima persona una lunga serie di peripezie. È tuttavia un narratore passivo che non giudica e quindi opera un DISTACCO INTELLETTUALE. VALERIO FLACCO -Qual è l’opera principale di Valerio Flacco? L’opera principale di Valerio Flacco è un poema epico incompiuto in esametri dal nome ARGONAUTICA. SILIO ITALICO -Qual è l’opera principale di Silio Italico? L’opera principale di Silio Italico è un poema epico-storico in 17 libri intitolato I PUNICA dove narra gli avvenimenti della seconda guerra punica. -Quali sono le fonti de I PUNICA di Silio Italico? La fonte de I Punica di Silio Italico (poema epico storico sulal seconda guerra punica) è Livio (storiografo di epoca augustea che scrive Ab Urbe Condita). -Quali sono differenze e somiglianze tra Silio Italico e Lucano (nipote di Seneca che scrive la Farsalia che è un poema epico sulla guerra civile tra Cesare e Pompeo)? Differenza: Silio usa il mito, Lucano no. La Farsalia è quasi un opera storiografica visto che ha narra fatti reali. Somiglianza: come nella Pharsalia di Lucano (e a differenza dei modelli arcaici) anche I Punica di Silio Italico non hanno un unico protagonista. Qual è il modello per I Punica di Silio Italico? -Il parallelo più ovvio per i Punica di Silio Italico sono gli Annales di Ennio che erano un esempio canonico per la composizione di un’epica anno per anno. Ma l’impulso fondamentale per l’opera viene dall’ENEIDE di Virgilio. I Punica vogliono essere la continuazione dell’Eneide di Virgilio. I TRATTATI ENCICLOPEDICI IN ETÀ FLAVIA Durante l’età imperiale la politica ha bisogno e si serve di specialisti come medici, architetti, ingegneri ecc. quindi parallelamente si sviluppa un interesse nelle discipline specialistiche, nei tratti enciclopedici. PLINIO IL VECCHIO e l’enciclopedismo + QUINTILIANO -Qual è l’opera principale di Plinio il Vecchio? L’opera principale di Plinio il Vecchio è la NATURALIS HISTORIA (storia naturale) ed è un trattato enciclopedico delle scienze naturali. -Perché la NATURALIS HISTORIA è diversa dalle NATURALE QUESTIONES di Seneca? Perché nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio non c’è una visione filosofica. Quello di Plinio il Vecchio è un trattato enciclopedico. -Qual è l’opera principale di Quintiliano? L’opera principale di Quintiliano è L’INSTITUTIO ORATORIA, che è un trattato enciclopedico sulla formazione dell’oratore in 12 libri che indica un programma di formazione morale e culturale che per la formazione dei futuri oratori fin da quando sono bambini. Quindi i primi due libri sono didattici e pedagogici, negli altri affronta temi più tecnici sulle abilità orarie, sulla capacità di acquisire disinvoltura nell’espressione e sulle tecniche di memorizzazione discutendo anche i doveri degli insegnanti. In quest’opera fa anche una polemica contro i filosofi che nascondono sotto la filosofia i vizi peggiori. -Qual è il modello principale? Quintiliano, dichiara di voler riprendere il modello di Cicerone ma adattandolo ai propri tempi. Quintiliano si rifà al modello Ciceroniano soprattutto nello stile. -L’oratore ideale di Quintiliano in cosa si differenzia dall’oratore ideale di Cicerone? L’oratore ideale di Quintiliano si avvicina molto a quello di Cicerone, perché anche per Quintiliano l’oratore ideale non deve possedere solo abilità retoriche ma anche una vasta cultura generale. Quello che viene meno è la filosofia, perché per Quintiliano sono comunque più importanti le abilità retoriche e la cultura letteraria. -Cosa ne pensa Quintiliano dei rapporti tra Oratore e Principe? Partiamo dal fatto che Quintiliano è stato IL PRIMO TITOLARE DI UNA CATTEDRA DI RETORICA ufficialmente stipendiata. In generale possiamo dire che Quintiliano (come farà poi anche Tacito) accettava il principato come una necessità. L’oratore di Quintiliano non mette in discussione il regime ma le doti morali che il regime deve avere e queste doti, comunque, oltre ad essere utili al principe sono utili alla società in generale. -Per quale motivo Quintiliano critica Seneca? Quintiliano critica Seneca e in genere il Nuovo Stile per questioni stilistiche che erano contrarie a quelle di Cicerone. Mentre Cicerone credeva che l’oratoria fosse solo docère (informare e convincere) e delectare (catturare l’attenzione dell’interlocutore senza annoiarlo con il discorso), Seneca crede che compito dell’oratore sia anche quello di movère, cioè emozionare, per far aderire l’ascoltatore alla propria tesi. Quindi in sostanza Quintiliano critica i nuovi oratori che si basano sul modello di Seneca perché più che ad insegnare pensano a fare frasi ad effetto per ricercare il consenso di chi ascolta. MARZIALE E L’EPIGRAMMA -Origini del genere epigramma Il genere epigramma deriva dal greco arcaico e la sua funzione era di tipo commemorativo ed era caratterizzato dalla brevità (riti funebri, iscrizioni su tombe, eventi particolari). In età ellenistica poi continua a rimanere caratterizzato dalla brevità ma inizia a essere considerato per la poesia d’occasione. Nella tradizione della letteratura latina non c’erano molte tracce, soltanto Catullo servì un po da filtro tra la cultura greca e quella romana, scegliendo l’epigramma per temi più leggeri ma soprattutto legati alla dimensione individuale. Con Marziale invece abbiamo un riconoscimento dalla letteratura per il genere dell’epigramma che oltre ad avere funzione commemorativa assume anche ruolo di poesia del realismo, perfetta per parlare di vita concreta. E proprio per questo motivo l’epigramma di Marziale ebbe un enorme successo, anche se inserito in un periodo storico dove si erano recuperati generi poetici più alti come il poema epico. -Temi e toni dell’epigramma di Marziale. I temi degli epigrammi di Marziale sono vari, andiamo da quelli più ancorati alla tradizione (come epigrammi funebri o commemorativi), altri riguardano vicende personali del poeta (es. polemica letteraria dove Marziale spiega le proprie scelte poetiche). Rispetto alla tradizione, Marziale sviluppa molto l’aspetto comico-satirico, ricorre spesso alla caricatura. -Qual è lo schema tipo dell’epigramma di Marziale? Lo schema tipo dell’epigramma di Marziale è composto da due parti: 1. Una parte descrittiva 2. Il motto finale in cui si trova la battuta. -DOPO I FLAVI SITUAZIONE TRA POLITICA E LETTERATI: Dopo i Flavi, quindi con l’età di Nervio e Traiano abbiamo una conciliazione tra principato e senato. Questo si traduce in una maggiore libertà di parola per i letterati, ma non ancora piena libertà di parola. PLINIO IL GIOVANE Era il nipote di Plinio il Vecchio (enciclopedismo, aveva scritto le Naturalis Historie che erano un trattato enciclopedico sulle scienze naturali, diverse dalle Naturalis Questiones di Seneca perché mancava in Plinio il Vecchio una riflessione filosofica). Apprezza il principato di Traiano e lo elogia. -Quali sono le opere principali di Plinio il giovane? Le opere principali di Plinio il vecchio sono due: 1. Panegirico a Traiano che è il discorso di ringraziamento a Traiano quando lo fa console. 2. Una raccolta di Epistulae in 10 libri dove troviamo anche le lettere inviate da Plinio il giovane a Traiano e le risposte dell’imperatore. -Quali sono i rapporti tra Plinio il Giovane e Traiano e cosa ne pensa del principato? Plinio il Giovane elogia Traiano e ne esalta le virtù, soprattutto lo elogia perché Traiano ha reintrodotto la libertà di parola e di pensiero dopo la tirannia di Domiziano oltre ad aver reinstaurato anche un periodo di collaborazione tra imperatore e senato. Il toni del Panegirico a Traiano sono ottimistici ma comunque qua e là affiora qualche preoccupazione che i principi “malvagi” possano di nuovo salire al potere. Il vero rapporto tra i due viene fuori però dalle epistole che si scambiano, dove Traiano appare come un funzionario diligente che chiede consiglio all’imperatore su come comportarsi e Traiano a volte sembra quasi infastidito dalle domande che gli pone Plinio il Giovane su questioni di secondaria importanza. -Come sono state ordinate le lettere dell’epistolario di Plinio il Giovane?