Scarica Riassunto libro V delle storie di Erodoto partendo dal capitolo 30 e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Antica solo su Docsity! CAPITOLO V Capitolo 30: gli aristocratici di Nasso vanno a chiedere aiuto ad Aristagora di Mileto, reggente di Mileto in quanto il cugino e tiranno di Mileto Istieo era con l’imperatore Dario a Susa, per poter riprendere il controllo dell’isola. Aristagora promette loro aiuto per il suo secondo fine convincendoli ad andare egli stesso a chiedere aiuto ad Artaferne, satrapo della Lidia, presso Sardi. Capitolo 31: Aristagora raggiunge Sardi e pone ad Artaferne la proposta di attaccare Nasso e conquistare le Cicladi da cui si avrebbe avuto la possibilità di mirare su altre terre ricche (in particolare l’Eubea) puntualizzando che egli stesso avrebbe coperto le spese di 100 navi per compiere la spedizione (in realtà, come specificato nel cap. 30 i fondi venivano dai nobili di Nasso). Artaferne promosse la proposta di Aristagora promettendogli 200 navi invece di 100 in primavera del 499 anche se, per compiere tale spedizione, era necessaria l’autorizzazione del re Dario. Capitolo 32: Aristagora tornò a Mileto con la buona notizia mentre Artaferne ottenne l’approvazione del re Dario equipaggiando 200 triremi e un grande esercito di Persiani e di alleati (popoli sottomessi ai Persiani) con a capo Megabate, cugino di Dario e dello stesso Artaferne, che si diresse con l’esercito a Mileto. In tale contesto, Erodoto pone una sfocata digressione sul fatto che la figlia di Megabate si fidanzò con Pausania, spartano figlio di Cleombroto, in quanto quest’ultimo, dopo le guerre persiane, aveva tentato di diventare tiranno della Grecia puntando su Bisanzio. Capitolo 33: Raggiunta Mileto, tutto l’esercito partì muovendosi prima verso l’Ellesponto e poi, giunti nei pressi di Chio, scesero verso sud sfruttando le correnti locali per raggiungere il più in fretta possibile Nasso. Tuttavia, Megabate, nel corso del viaggio, punì il comandante di una delle navi (Scilace) in quanto non aveva posto nessuno di guardia alla sua nave ponendogli una pena severa ma, proprio per tale motivo, Aristagora, appena seppe l’accaduto, prima andò a pregare a Megabate di liberare il comandante per poi andare egli stesso a liberarlo dopo il rifiuto del comandante persiano. Per tale motivo, Megabate ed Aristagora litigarono di brutto e ciò portò il cugino di Dario a mandare nel corso della notte dei messaggeri ai Nassi per avvisarli del pericolo imminente. Capitolo 34: Saputo l’arrivo della spedizione persiana, i Nassi si prepararono alla difesa rinforzandosi ed accumulando provviste. Ciò li portò a resistere all’assedio persiano che durò quattro mesi dopo che i Persiani e lo stesso Aristagora spesero tutte le loro risorse senza successo. Perciò, la spedizione fallì e costoro si ritirarono malconci verso la patria. Capitolo 35: Per via dell’evoluzione delle cose, Aristagora si trovava di fronte ad un dilemma pensando, di conseguenza, di ribellarsi. Ciò venne risolto per il fatto che il vero tiranno di Mileto Istieo gli mandò uno dei suoi schiavi da Susa il quale portava con sé il messaggio criptato in cui gli si ordinava di ribellarsi. Capitolo 36: Di conseguenza, Aristagora si confrontò con i suoi consiglieri ottenendo parere favorevole nella decisione di ribellarsi. L’unico a porre dubbi sulla riuscita fu il logografo Ecateo che prima tentò di persuadere gli altri per via della forza persiana ma poi, non riuscendoci, diede consigli su come crescere per diventare i padroni del mare depredando il tempio di Apollo a Didime, presso Mileto. In tale contesto, decisero quindi di ribellarsi scartando le proposte venute da Ecateo e mandando a Miunte uno di loro per catturare i comandati della spedizione di Nasso ormai fallita dato che la flotta si trovava lì. Capitolo 37: Per tale compito, venne mandato Liatragora che catturò molti comandanti mentre Aristagora entrò in piena rivolta fingendo di rinunciare alla tirannide per portare dalla sua parte i Milesi ed anche le altre città dato che molte scacciarono i loro tiranni mentre altre ottennero in consegna i comandanti catturati da Liatragora potendo fare di loro ciò che volevano. Capitolo 38: Mentre le varie città decidevano le sorti dei loro tiranni nominando al loro posto dei nuovi comandanti, Aristagora partì da Mileto verso Sparta per trovare un forte alleato nella città guerriera del Peloponneso. Capitolo 39: Inizio digressione sui re Spartani contemporanei ad Aristagora parlando del fatto che Anassandrida, della casa reale degli Euristene, non aveva avuto figli dalla moglie, figlia di una sua sorella, a lui molto cara. Per tale motivo, gli efori gli consigliarono di ripudiarla e di sposarne un’altra per poter avere un erede. Tuttavia, Anassandrida non era d’accordo di tale proposta e la rifiutò. Capitolo 40: Di conseguenza, gli efori e i geronti proposero e convinsero Anassandrida a sposare una seconda moglie fertile non ripudiando la prima e facendo un qualcosa di sgradevole per gli Spartani. Capitolo 41: La seconda moglie, dopo non molto tempo, concepì Cleomene, uno dei due re di Sparta all’epoca di Aristagora da Mileto. Tuttavia, anche la prima moglie per coincidenza rimase incinta portando l’astio della famiglia della seconda moglie che provocò la decisione degli efori di stare con la prima moglie di Anassandrida durante il parto. Difatti, ella generò prima Doireo e subito dopo Leonida e Cleombroto che, secondo le voci, erano gemelli. Dopo tali vicende, la seconda moglie di Anassandrida non partorì altri figli. Capitolo 42: Dopo la morte di Anassandrida, gli Spartani, seguendo le loro leggi, scelsero come loro nuovo sovrano il più anziano dei figli di Anassandrida (Cleomene, considerato da molti un’po' pazzo) portando lo sdegno di Doireo che decise di chiedere agli Spartani degli uomini con cui andare per fondare una colonia. Tuttavia, egli non seguì la tradizione non andando a chiedere a Delfi in quale terra dirigersi e così tentò di fondare una colonia presso la Libia senza riuscire a stabilizzarsi tornando, di conseguenza, nel Peloponneso. Capitolo 43: Pertanto, un certo Anticare gli consigliò di fondare una colonia in Sicilia dove Eracle aveva compiuto un’impresa e ciò portò Doireo a chiedere conferma del suo possibile successo presso Delfi che arrivò. Capitolo 44: Probabilmente, secondo le testimonianze dei Sibariti, essi, sotto la guida del re Telis, erano decisi a compiere una spedizione contro Crotone e così i Crotoniati convinsero Doireo ad aiutarli in una spedizione contro Sibari che fu per loro un successo mentre per i Crotoniati nessuno straniero li aiutò nella loro guerra contro Sibari. Capitolo 45: Entrando in tale conflitto interno, alla fine i Sibariti ritennero che Doireo morì per aver disobbedito agli ordini dati lui dall’oracolo di Delfi. Capitolo 46: Quando Dorieo giunse con i superstiti dell’esercito in Sicilia, venne cacciato dai Fenici e dagli abitanti di Egesta per poi occupare Minoa, colonia dei Selinuntini, aiutandoli a scacciare il loro tiranno Pitagora e poi li domò diventando il nuovo tiranno anche se, poco dopo, i Seniluntini lo uccisero. Capitolo 47: Cenni su Filippo, figlio di Butacide, il quale era un olimpionico che si unì nella spedizione di Dorieo. Capitolo 48: Erodoto critica Dorieo dato che, se avesse sopportato di essere suddito di Cleomene, egli sarebbe diventato sovrano dato che il fratellastro governò per poco tempo lasciando una sola figlia di nome Gorgo. Capitolo 49: Aristagora, raggiunta Sparta, andò a colloquio con Cleomene portando con sé una carta geografica incisa su una lamina di bronzo pronunciando un ampio discorso focalizzandosi sulle ricchezze delle terre persiane mostrando grande arroganza verso Zeus e verso il vero obiettivo di Sparta, cioè la dominazione completa del Peloponneso. In tale contesto, la risposta di Cleomene fu molto meno esaustiva rivelandogli che avrebbe risposto alla richiesta d’aiuto nel terzo giorno. incatenati erano appesi sull’acropoli nel tempo di Erodoto portando anche i segni dell’incendio di Atene da parte dei Persiani del 480 a.C. Capitolo 78: Esaltazione di Erodoto della crescita della forza di Atene portando in risalto il suo odio verso i tiranni ed anche delle esagerazioni da parte sua sulla crescita di Atene dell’epoca di cui sta trattando. Capitolo 79: Per via della sconfitta, i Tebani, decisi a vendicarsi, chiesero aiuto alla Pizia la quale dichiarò che avrebbero potuto riuscirci solo se avessero chiesto aiuto “ai più prossimi”. Riferito poi il responso all’assemblea cittadina, i Tebani pensarono ai più prossimi dal punto di vista fisico anche se non sapevano con precisione se l’oracolo si riferiva a tale aspetto. Capitolo 80: Mentre tutti riflettevano su cosa si riferiva la Pizia, un tale diede la sua opinione pensando che ai più prossimi non dal punto di vista geografico ma dal punto di vista etnico richiamando alla mitologia (Asopo era il padre di Tebe e di Egina). Perciò, non trovandosi migliore spiegazione di questa, i Tebani mandarono dei messi ad Egina chiedendo loro di aiutarli a vendicarsi di Atene. Egina decise di accettare la proposta mandando loro come aiuto le statue degli Eacidi, statue sacre e protettrici degli Egineti. Capitolo 81: Il primo tentativo dei Beoti fallì e così i Tebani, mandate a restituire gli Eacidi ad Egina, le chiesero degli uomini invece di statue per aiutarli. Perciò gli Egineti, memori di una grande ed antica inimicizia contro gli Ateniesi, le portarono guerra muovendosi per via navale in Attica devastando il Falero e molti demi lungo la costa mentre i Beoti combattevano via terra con gli Ateniesi. Capitolo 82-88: Origini inimicizia tra Egineti ed Ateniesi Capitolo 89: Nel momento in cui gli Egineti devastarono le coste dell’Attica, Atene decise d’agire contro di loro ma un vaticinio da Delfi giunse ad Atene rivelando il fatto che avrebbero ottenuto tutto ciò che desideravano aspettando di agire contro Egina dopo trent’anni dedicando al trentunesimo anno un sacro recinto ad Eaco mentre, se avessero cominciato subito la guerra, avrebbero subito molti mali ed altrettanti ne avrebbero causati riuscendo alla fine a sottomettere il nemico. Gli Ateniesi decisero di dedicare il santuario ad Eaco per poi decidere di agire subito contro Egina per via del dolore che aveva provocato e per il fatto che non volevano aspettare trent’anni. Capitolo 90: In contemporanea, gli Spartani scoprirono gli intrighi che aveva portato l’inizio della cacciata dei Pisistratidi e furono turbati sia dalla mancata riconoscenza degli Ateniesi nei loro confronti e sia dal fatto che gli oracoli rivelavano che gli Spartani avrebbero ricevuto molte offese dagli Ateniesi. Tali oracoli erano stati portati via da Cleomene dall’acropoli d’Atene dopo che i Pisistratidi li lasciarono lì. Capitolo 91: Perciò, preoccupati da ciò che sarebbe potuto capitare in futuro, gli Spartani chiamarono a raccolta i loro alleati e fecero portare da Sigeo nell’Ellesponto Ippia per poterlo reinsediare ad Atene come tiranno proprio per rendere la città più debole. Nel corso della riunione, gli Spartani rivelarono di aver sbagliato nelle loro azioni e di voler rimediare reinsediando Ippia nel posto che gli spetta. Capitolo 92: Molti non accolsero con favore la richiesta degli Spartani rimanendo tutti in silenzio ad eccezione di Socle di Corinto che iniziò un lungo discorso diretto criticando fin da subito la decisione di Sparta di imporre un tiranno ad Atene dato che costoro, restii ad stabilirla nella loro città, non avevano conoscenza di cosa significava essere sotto una tirannide. Pertanto, Socle ricordò la tirannide della dinastia di Cipselo di Corinto partendo dal fatto che in passato la città era sorretta da un’oligarchia guidata dai Bacchiadi i quali si sposavano tra di loro per tenere la discendenza. Ad uno di costoro di nome Anfione nacque una figlia zoppa di nome Labda la quale nessuno dei Bacchiadi voleva sposarla e così venne data in sposa ad un certo Eezione, uomo di origine lapita (popolazione della Tessaglia), il quale non riuscì a far concepire figli né da Labda né da altre andando così a consultare l’oracolo di Delfi che gli rivelò il fatto che Labda porterà alla luce un macigno che s’abbatterà sui governanti punendo Corinto. Tale responso arrivò per caso ai Bacchiadi che, confrontandolo con un responso precedente, compresero che era il caso di uccidere il futuro figlio di Eezione. Così, quando la donna partirì, costoro mandarono dieci dei loro all’abitazione in cui abitava Eezione per uccidere il bimbo. Durante il viaggio, decisero che il primo che lo avesse avuto tra le mani lo avrebbe fatto cadere a terra ma non avvenne ciò: infatti, arrivati alla dimora, ottennero il bambino da Labda la quale non sapeva il motivo per cui erano venuti ma il primo, non appena lo ebbe tra le braccia, fu preso dalla compassione in quanto il bimbo gli sorrise e lo stesso avvenne per tutti gli altri nuove. Così, reso il piccolo alla madre, uscirono fuori rimproverandosi e decidendo di rientrare per completare la missione. Labda sentì tutto avendo così il tempo di nasconderlo in una cassa che poi gli diede il nome (Cipselo) facendo sì che costoro, rientrati, non riuscirono a trovarlo decidendo di andarsene e di dire a quelli che li avevano mandati di aver fatto ciò di cui erano stati incaricati. Cipselo divenne adulto per poi andare all’oracolo di Delfi che gli diede un responso favorevole a lui e ai suoi figli ma non ai figli dei figli. Costui, tornato a Corinto, divenne tiranno bandendo molti, privando molti dei loro beni e privò altri ancora della loro vita. Egli governò per ben trent’anni per poi succedergli nella tirannide il figlio Periandero, uno dei saggi d’epoca arcaica, che entrò in relazione con Trasibulo, tiranno di Mileto, a cui chiese consiglio tramite un araldo sul come potesse governare al meglio la città. Grazie ad una “metafora”, Periandro capì che doveva proseguire l’opera del padre agendo con grande celerità spogliando anche le donne dei loro averi in onore della moglie morta Melissa dopo che costoro erano state invitate presso il tempio di Era di Corinto. Con tale racconto, Socle mostrò a tutti la brutalità che caratterizzava le tirannidi e, proprio per questo, rivelò che mai Corinto avrebbe partecipato all’azione di Sparta. Capitolo 93: A Socle Ippia gli rispose che tutti ed in particolare i Corinzi avrebbero sentito la mancanza dei Pisistratidi dato che costoro sarebbero stati molestati dagli Ateniesi. In tale contesto, anche gli altri alleati decisero di dare la loro opinione appoggiando la posizione di Socle e scongiurarono il pensiero spartano. Capitolo 94: Così, Ippia, dopo aver ricevuto molte proposte di governare altre città, decise di tornare al Sigeo stabilendo come tiranno il figlio illegittimo Egesistrato. Digressione sulla conquista dei Pisistratidi del Sigeo. Capitolo 95: In tale contesto, Pisistrato dovette confrontarsi contro i Mitilenesi non trovando con loro un punto d’incontro. Tuttavia, in tale contesto, entrò in gioco Periandro, figlio di Cipselo, che concluse il fatto che ognuno si tenesse la parte che occupava portando così il Sigeo a passare sotto il controllo degli Ateniesi. Capitolo 96: Così, Ippia raggiunge l’Asia Minore iniziando a calunniare gli Ateniesi presso Sardi nella corte di Artaferne. Così, gli Ateniesi, venuto a sapere di ciò, mandarono messi a Sardi per convincere i Persiani della non verità delle parole di Ippia. In tale contesto, Artaferne ordinò ai messi ateniesi di andarsene portando con loro Ippia se volevano essere salvi. Tuttavia, gli Ateniesi non accettarono le condizioni del satrapo e così decisero di essere apertamente nemici dei Persiani. Capitolo 97: Intanto Aristagora arrivò ad Atene per poi dire ciò che disse a Sparta di fronte all’assemblea popolare focalizzandosi sui rapporti coloniali tra Atene e Mileto e sulla debolezza nella guerra dei Persiani. Perciò, gli Ateniesi vennero convinti da Aristagora a porgere il loro aiuto mandando 20 navi con a capo Melanzio. Capitolo 98: Oltretutto, Aristagora mandò un messaggero in Frigia dove si trovavano i Peoni dando loro la possibilità di tornare nella loro terra. Alcuni di loro per paura decisero di non partire mentre altri sì provocando l’inseguimento della cavalleria persiana e il loro avviso di tornare indietro. Tuttavia, i Peoni rifiutarono e così, passando per Chio e Lesbo, raggiunsero la Peonia per via terra. Capitolo 99: Dopo l’arrivo a Mileto degli alleati (gli Ateniesi e gli Eretriesi, con quest’ultimi che avevano con Mileto un debito di riconoscenza), Aristagora fece partire una spedizione contro Sardi ponendo a capo della spedizione suo fratello Caropino ed Ermofanto. Capitolo 100: Arrivati ad Efeso, lasciarono le navi a Coreso ed entrarono verso l’interno guidati da alcuni efesi arrivando a Sardi che venne occupata ad eccezione dell’acropoli che era difesa da Artaferne e da un bel gruppo di soldati. Capitolo 101: Di conseguenza, gli Ioni si trattennero dal saccheggiare la città dopo averla occupata anche se un soldato appiccò il fuoco ad una casa che poi, per via del materiale di costruzione delle abitazioni, si diffuse per tutta la città portando gli abitanti locali a raccogliersi sulle sponde del fiume e nella piazza ponendosi in difesa contro gli Ioni che, sapendo anche dell’arrivo di grandi schiere, decisero spaventati di scappare per poi andare alle loro navi. Capitolo 102: Nell’incendio di Sardi, fu distrutto anche il tempio locale della dea Cibebe che portò i Persiani ad incendiare a loro volta i templi greci locali. Oltretutto, i Persiani delle satrapie vicine si riunirono e raggiunsero Sardi ma non trovarono gli Ioni raggiungendoli ad Efeso attuando contro di loro uno scontro che provocò l’enorme disfatta degli Ioni con molti che furono uccisi mentre altri ebbero modo di scampare alla battaglia e di disperdersi per le città. Capitolo 103: A seguito di tale disfatta, gli Ateniesi decisero di non aiutare più gli Ioni che continuarono la loro azione offensiva muovendosi prima verso l’Ellesponto sottomettendo le città della regione tra cui Bisanzio e poi, in seguito, si mossero verso la Caria con molte città tra cui Cauno che decisero d’unirsi alla causa. Capitolo 104: Unione alla causa degli Ioni di altri come i Ciprioti. Capitolo 105: Dario seppe di ciò era avvenuto a Sardi focalizzandosi prima di tutto nel maledire gli Ateniesi giurando verso di loro vendetta invocando Zeus e scagliando verso il cielo un dardo che fendeva l’aria. Capitolo 106: In seguito, Dario mandò a chiamare Istieo avvisandolo di ciò che era avvenuto a Sardi per mano degli Ioni sotto l’influsso di Aristagora chiedendogli spiegazioni. A tal proposito, Istieo gli rivelò di non saper nulla di ciò che era avvenuto e che tutto era stato provocato dal fatto che egli stesso era stato allontanato da Mileto e che, di conseguenza, gli Ioni avevano approfittato della situazione per portare la cosa a loro vantaggio. Perciò, Istieo propose a Dario di farlo partire per la Ionia per risolvere la situazione portandogli Aristagora al suo cospetto e promettendogli poi la Sardegna, la più grande delle isole (ciò era determinato dalla lunghezza della costa). Capitolo 107: Dario decise d’acconsentire alla proposta di Istieo ordinandogli di tornare a Susa una volta compiuto il suo incarico. Capitolo 108-123: Riscossa persiana con ripresa delle zone che si erano ribellate. Capitolo 124: Nel mentre, Aristagora meditava la fuga convocando i suoi seguaci e proponendo loro di andare in un luogo sicuro fondando una colonia in Sardegna o a Mircino, quest’ultima località fortificata da Istieo che era stata data in dono da Dario. Capitolo 125: Proposta alternativa fu quella del logografo Ecateo che propose ad Aristagora di costruire fortificazioni nell’isola di Lero rimanendo lì tranquillo fin quando avrebbe potuto far ritorno a Mileto.