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Riassunto manuale blu STORIA DEL PENSIERO POLITICO, C.Galli., Appunti di Storia Delle Dottrine Politiche

Riassunto manuale blu di Storia delle dottrine politiche, Galli. Accurato (contiene info anche di altri testi non citati) , comprende Antichità greca e romana, è evidenziato quasi tutto.

Tipologia: Appunti

2024/2025

In vendita dal 20/12/2022

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Scarica Riassunto manuale blu STORIA DEL PENSIERO POLITICO, C.Galli. e più Appunti in PDF di Storia Delle Dottrine Politiche solo su Docsity! L’ANTICHITA GRECA E ROMANA----------------------- L’immagine emblematica della percezione dello spazio politico greco è quella di un cerchio, opposto alla visione piramidale orientale, in cui il potere è in mezzo, al centro della città e dei cittadini indebolimento delle differenze socioeconomiche, ma totale assenza di quelle politiche tra individui l'ordine politico è legittimato in quanto funzionale a livello sociale (capacità di risoluzione dei problemi, di assorbimento soddisfazione delle esigenze di ogni cittadino). Nonostante l'affinità linguistica, la riflessione politica greca non è del tutto proiettabile su quella moderna, essendoci differenze enormi: -lo sfondo su cui si instaura la relazione politica è caratterizzata da forti differenze (greco- barbaro, semplice abitanti- cittadini a pieno titolo, uomo libero- schiavo, uomo- donna ecc.); -qui vi è una democrazia diretta, in una rappresentativa come quella moderna; -il ruolo del politico ottiene qui molto più prestigio (era l'attività più alta che un uomo potesse fare); -la facilità di risoluzione che l'ha messa in secondo piano delle questioni economiche, grazie alla abbondanza di manodopera schiavile, disponibile grazie al conflitto perpetuo. OMERO le sue opere, Illiade ed Odissea, sono state per molto tempo educative, basate sull’ideale dell’uomo virtuoso; nonostante ciò in queste opere si avverte la fragilità del mondo (illiade crisi di autorità di Agamennone, visto che non riesce a convincere Achille, Odissea Ulisse che si ritrova a dover riconquistare il suo stesso regno. La virtù omerica si inquadrava nella forza e nell’onore, le quali erano inevitabilmente mosse dal conflitto l’onore (timè) era dettato dalla supremazia di uno sull’altro gli eroi cercano il primato sulle altre persone, senza però essere capaci di perseguire pace e giustizia (essendo il conflitto fondamentale) questa preponderanza degli eroi sui non-eroi è avvertibile anche dentro lo stesso accampamento (si intende quello fuori Troia), dove tra le stesse fila vige lo stesso principio di superiorità del campo di battaglia. Ci si trova però anche di fronte ad un dualismo importante da una parte coloro dotati di forza e coraggio (Achille, Ettore), dall’altra coloro che forniscono saggezza e consiglio (Nestore) La Forza e La Giustizia. LA GIUSTIZIA Con Esiodo, Solone e Sofocle la giustizia inizia ad occupare una posizione centrale nelle riflessioni, mentre l’ideale eroico va sempre più attenuandosi. Una prima fase è quella dove viene impersonificata da Themis, figlia di Zeus, incarnazione di un ordine giuridico che va dal macro al micro cosmo, sia umano che divino questa Giustizia ordina le questioni all’interno del ghenos, della stirpe, infatti e quella insegnata nella pandeia, l’educazione Giustizia eroica, la quale spinge gli eroi a farsi carico della propria stirpe, assumendosi la responsabilità dell’offesa, della difesa e della vendetta. Ad uno stadio più evoluto dello sviluppo sociale, andando oltre la stirpe e la famiglia, vi è la seconda fase, caratterizzata dalla centralità della dike (personificata dalla dea vergine incorrotta) si tratta inizialmente (prima di Aristotele e Platone) di una serie di procedure capace di trovare un compromesso tra rivendicazioni contrastanti. A mano a mano che la città non ammette più il potere aristocratico, al concetto di giustizia si affianca anche quello di “colpa” si fa ricorso sempre più ad una colpa individuale, che non riguarda più l’intera stirpe laicizzazione della Giustizia, ben visibile da Esiodo fino a Eschilo ESIODO Primo poeta che si distacca dalla leggenda (tipo omero), egli porterà avanti un sistema di valori anti-aristocratici. Nel “Le opere e i giorni”(Erga Kai Emerai) egli propone una duplice visione della Contesa (Eris): - negativo quello che porta alle guerre e ai lutti; (condanna la virtù guerriera) - positivo che stimola la concorrenza fra produttori. Egli sovverte i valori aristocratici condannando l”Hybris, la prepotenza, ed esaltando la Dike la Giustizia è ciò che ci differenzia dagli animali, ciò che garantisce la pace e rende fiorenti città e individui. ESCHILO egli condanna la catena di Colpa- Giustizia- Vendetta- Vendetta della vendetta- nuova colpa nella trilogia dell’”Orestea” (Oreste uccide sua madre Clitemnestra perché lei aveva ucciso suo marito Agamennone) Athena viene incaricata di istituire un tribunale umano, l’Areopago vi è una diatriba fra Dei all’interno del tribunale, dove le Erinni (dee della vendetta) vogliono il sangue di Oreste; la loro richiesta viene riconosciuta, ma il matricida viene assolto definitiva sconfitta del vecchio diritto del ghenos il nuovo diritto è volto a soddisfare prima il bene comune, limitando l’Hybris dei membri della comunità. In Eschilo emerge quindi la volontà di affermare l’ordine divino (istituito da Atena) e istituzioni politiche di Atene. SOLONE (arconte nel 594) Quando Eschilo scrive riguardo alle sacre leggi di Atene, Solone aveva già introdotto quell’eunomia che caratterizza l’ideale greco erano buone leggi dal momento che fungevano da mediazione in un contesto di forte conflitto interno alla città concretamente egli abolisce la schiavitù e la ipoteca per debiti, accontentando sia gli schiavi sia i possidenti, le due parti in conflitto. La fragilità di questo sistema consiste, però, nel risolvere solo i problemi sociali, e non quelli derivanti da differenti visioni politiche (democrazia vs oligarchia). ERODOTO DI ALICARNASSO (490 c.a -425 c.a) La storia che egli racconta, il “logos tripolitikos”, affronta temi anche politici, ricreando una situazione avvenuta in Persia dopo l’uccisione dell’usurpatore del re legittimo Smerdi, al consiglio dei Sette Otane afferma la pericolosità della monarchia (uno può fare ciò che vuole) esaltando il plethos (moltitudine), il governo del popolo, e l’isonomia, l’uguaglianza di fronte alla legge (DEMOCRAZIA); Megabizo afferma che la democrazia sia incapace, mentre solo il governo dei migliori può effettivamente essere efficace (ARISTOCRAZIA); Dario afferma che i pochi si contrasterebbero per emergere, i tanti si unirebbero ma a danno del bene, il solo (il migliore dei migliori) è capace di capire e agire in modo immediato (MONARCHIA). Erodoto non da una propria visione politica, ma è il primo ad utilizzare il termine “demokratia”. DEMOCRAZIA, OLIGARCHIA E TIRANNIA Nonostante la democrazia sia un portato greco, per molto tempo i filosofi hanno rifiutato una partecipazione politica della massa, considerata incapace di poter influire in modo positivo sulla politica i filosofi accolgono la richiesta di una legislazione filo-popolare, ma essa deve essere realizzata dai migliori. La democrazia vera e propria diviene strumento con il quale affrontare quella “politica pastorale” (in cui vi è un pastore sul gregge) Asiatica, durante le guerre persiane; una sorta di mezzo per accentuare lo scontro Greci vs Barbari. Viene esaltata da Eschilo ma anche da Euripide, il quale esalta l’isonomia e l’isegoria(uguaglianza di voto), ma il più grande manifesto della democrazia ateniese è sicuramente quello di Tucidide e dell’Epitaffio di Pericle (discorso per i caduti del primo anno della G del peloponneso) viene sottolineato il coinvolgimento politico di tutti, ricchi e poveri, la discussione pubblica non come danno all’agire ma come necessaria prevenzione Atene è la “scuola della Grecia”. Per spiegare come i filosofi conoscano il Vero e il Bene, Platone si appella al mito della caverna i filosofi sono coloro che riescono a liberarsi dalla catena che tiene gli uomini prigionieri in una caverna, la quale fa vedere ombre che in realtà non esistono i filosofi escono all’esterno, e scorgono gli oggetti veri (Idee) illuminati dalla luce del sole (il Bene) i filosofi rientrano nella caverna liberando gli uomini dall’errore e dall’opinione tramite l’insegnamento per questo sono i filosofi che dovrebbero governare, essendo coloro che riescono ad indirizzare gli uomini nel proprio ruolo nel mondo, tramite la superiore conoscenza del Bene e della Verità (il surplus conoscitivo). L’opposto della Giustizia, intesa come il Bene unico, è inevitabilmente una molteplicità di mali, una ribellione di gruppi la degenerazione dello Stato segue 4 fasi viene meno la razionalità dei governanti i quali si lasciano tentare dal possesso, e le proprietà non sono più comuni (Timocrazia, in cui l’uomo cerca l’onore, forma di governo basata sul censo (tipo Solone)) a poco a poco coloro che divengono più ricchi possono dettare legge, abbandonando anche quel minimo di virtù politica rimasta (oligarchia) l’attaccamento alla ricchezza determina una perpetua stasis (g civile) sociale a causa delle differenze sociali; segue un’inevitabile rivoluzione popolare dei poveri (regime democratico) matura una parte più spregiudicata all'interno del popolo, la quale rifiuta ogni autorità e rende relative persino le leggi; al fine di frenare questi impulsi anarchici è necessaria la presa di potere di uno solo (Tirannide, il tiranno è l'opposto del governo filosofico, è colui incapace di dominare se stesso, considerata una belva fra gli uomini, il più basso grado dell'essere, l'opposto della Giustizia). Oltre la “Repubblica” Nel “politico”, dialogo del 367, egli si occupa anche degli ordinamenti di fatto esistenti qui emerge il tema della legge, non ritrovabile all'interno della “Repubblica” dal momento che esse non sono necessarie in un governo di uomini ottimi (i filosofi) qui egli ricorre alla metafora del capitano della nave (colui che è competente governerà come meglio crede, senza dover avere le mani legate dai limiti di alcune leggi). Nel “Nomoi” egli afferma appunto che le leggi siano sia la prova della fragilità umana, ma al contempo l'unico rimedio ad essa. Nel “Timeo” egli considera il Demiurgo come la figura che ordina il cosmo, inteso come una grande città Platone considera fondamentale la saggezza di esso da poter sfruttare per la realizzazione di una costituzione. ARISTOTELE (384-322) allievo di Platone Nell’”Etica Nicomachea” La politica fa parte delle scienze pratiche (distinte da quelle teoretiche) il quale metodo non ricerca la verità oggettiva; essa infatti non va ricercata in egual misura in tutti gli argomenti vi è una rottura con Platone per quanto riguarda l'unicità del Bene. La politica è in rapporto con quella razionalità pratica che mira a rendere razionale l’agire, tramite le virtù dianoetiche (saggezza teorica e pratica, scienza, arte, ragione intuitiva) la ragione funge da guida in attività esterne al soggetto (poiesis, “fare dal nulla”, poesia) o interne alle relazioni del mondo (praxis) La prudenza è colei che collega le virtù etiche (temperanza, coraggio, fortezza, liberalità) alla ragione, rendendole sussidiarie ad essa (disciplina di istinti e comportamenti) l’uomo saggio prudente sfrutta il Bene, il “giusto mezzo”, per determinare, nell’impossibilità di dimostrarlo a livello teoretico, ciò che è buono in ogni situazione contingente La Giustizia è a capo di tutte le virtù, è quindi l’”intera virtù”. La Giustizia può essere distributiva (a meriti maggiori, premi maggiori in termini di onori e ricchezze) e commutativa (riporta all’eguaglianza delle situazioni di squilibrio; ne sono legate le leggi). Una realtà sociale e politica permeata delle virtù morali permette di organizzarsi in un governo umano, non necessariamente di filosofi in Platone vi è la ricerca della unica migliore forma di governo; in Aristotele vi è l’idea che la Giustizia sia la virtù politica, la quale però si realizza nella moltitudine, nelle più diverse condizioni della vita associata. *Non vi è 1 “ottimo Stato” ma vi sono molte possibilità di realizzare nelle molte città diversi governi, anche tenendo conto della moltitudine delle virtù degli uomini. *l’etica è il perseguimento del bene del singolo; essa è contenuta nella politica come perseguimento del bene comune, e di conseguenza dei singoli. “Politica” la comunità aristotelica si differenzia da quella platonica Platone=insieme di persone che producono, gestite dai filosofi; Aristotele= insieme dei rapporti tra uomini e donne, tra famiglie, tra poteri in Aristotele emergono tutti quegli aspetti che riguardano l’oikos (inteso come la sfera domestica, tra cui famiglia, possessi ecc.), quindi la sfera economica (per loro intesa come la gestione della casa attraverso l'autarchia, la soddisfazione dei bisogni, il padre, i figli ecc.). Secondo ciò vi sono differenti tipi di potere oltre al politico (come quello esercitato dal padre della famiglia) il potere politico viene riconosciuto come un comando esercitato su “liberi e uguali” questo potere politico deve essere esercitato nel rispetto dell'integrità della proprietà privata, della sfera quindi economica; questa è una visione differente da Platone il quale puntava ad una totale gestione comune delle proprietà secondo Aristotele un'eccessiva estensione della comunità causerebbe un totale disinteresse collettivo per il suo mantenimento. Nell’opera egli analizza anche la città Essa è costituita dalla costituzione e dal cittadino la costituzione e la struttura che determina la funzione delle cariche e da ordine alla città; ovviamente essa cambia in base alla città per tale motivo anche la stessa cittadinanza cambia in base alla costituzione, quindi in base alla città a tal proposito la cittadinanza non è un insieme di diritti umani esistenti a priori, quanto più una risultante di una determinata costituzione. Aristotele analizza le diverse costituzioni sulla base del numero dei detentori del potere e della preminenza dell'interesse pubblico o privato, riuscendo ad individuare 6 forme differenti (3 forme rette e 3 degenerazioni di queste): 3 buone regno, aristocrazia, politia (in cui la massa, il plethos, regge il governo perseguendo il bene pubblico); 3 cattive tirannide, oligarchia, democrazia A questa classificazione se ne affianca una di carattere sociale in caso di potere ai ricchi si ha un oligarchia, in caso di un potere ai poveri si ha una democrazia; questa differenziazione sorpassa la distinzione formale di prima. Vi è anche una distinzione legata alle pretese di legittimazione i virtuosi la ritrovano nella virtù, i molti la ritrovano nel numero, i ricchi la ritrovano nella ricchezza Aristotele non accoglie la prima (i virtuosi) di stampo platonico, ma più la seconda (i più), considerando la maggioranza come un corpo unico dotato della somma delle capacità e delle virtù di ogni individuo (presi singolarmente sono poco buoni e poco abili, ma insieme sono meglio dei governanti filosofi). Nel IV Aristotele si pone la questione della costituzione migliore (aristè politeia) lo Stato dove vi è una preponderanza della classe media, un mistione di aristocrazia e politeia, è destinata a durare di più l’ottimo stato è migliore perché dura di più, ma dura di più perché e il migliore. Oltre a ciò Aristotele si distacca dalla teoria della ciclicità delle costituzioni platonica il cambiamento non è naturale ma artificiale, violento (si parla di rivolgimento della costituzione), essendo perpetrato tramite una stasis; una forma politica può degenerare non solo nella sua complementare, quanto anche nella sua contraria. Negli ultimi due libri (VII-VIII) egli sottolinea come la vita migliore sia quella che consente la pratica delle virtù le virtù dianoetiche (conoscenza, virtù contemplative) sono superiori a quelle etiche (carattere, virtù pratiche), per tale motivo la contemplazione è superiore all’azione il modello migliore è quello dell’uomo contemplativo, il quale è conseguentemente estraneo alla politica Aristotele risolve questo problema affermando che la contemplazione sia intrinsecamente pratica, nel senso che non sono pratici solo i pensieri che si pongono per fine qualcosa che viene concretizzata nell’azione, quanto anche quei pensieri che hanno come fine se stessi, i pensieri compiuti in se stessi tipo la contemplazione. Oltre a ciò egli individua anche che, per ottenere la migliore costituzione, bisogna analizzare il numero della popolazione in rapporto con l’estensione territoriale è necessario che vi sia un’autosufficienza alla base, calcolabile con questi 2 dati. Si necessita inoltre di una collettiva partecipazione alle questioni pubbliche, la quale non deve essere una possibilità ma un dovere; per collettività egli intende coloro che hanno il tempo, la libertà e i mezzi per perseguire opere virtuose, ovvero i maschi adulti possidenti (estromesse donne, meteci, schiavi essendo inferiori per natura, ecc.). Aristotele considera l’autogoverno ateniese in modo positivo, nonostante l’avversione verso la demagogia della sua raccolta rimane solo la “Costituzione degli ateniesi” in cui si presentano ben 11 costituzioni, redatte ad Atene dalla preistoria fino al 403 (anno di composizione). Aristotele è uno dei modelli seguiti dai razionalisti politici e dai primi sostenitori della laicizzazione della politica. L’ELLENISMO A seguito della svalutazione della politica dopo la disgregazione del sistema delle poleis (in favore di una cosmopoleis alessandrina), vi è una disgregazione degli ideali politici, ormai impraticabili, tipici del pensiero greco si sviluppa la corrente del cinismo (parola forse originaria della scuola di Cinosarge, o forse dall’accezione negativa legata alla semplicità naturale e sfacciataggine dei cani), caratterizzata dalla disgiunzione tra pratica della virtù e città, dall’erosione del concetto di patria in favore del cosmopolitismo; ne sono esponenti Diogene di Sinope e il suo allievo Cratete ad es. Nasce anche in questo periodo l’epicureismo di Epicuro il cui manifesto è il “lathe biosas”, il vivi nascosto, al di fuori della politica la politica è un luogo fonte di pericoli, mentre l’obiettivo del filosofo è alleviare le pene degli uomini; nonostante ciò, a differenza del totale disinteresse cinico, l’epicureismo reputa comunque necessario un ordine politico, dal momento che solo esso può garantire la sicurezza. Si ricorda anche lo stoicismo (da Stoa, il portico in cui Zenone di Cizio, fondatore, tiene le sue lezioni ad Atene) che da una grande attenzione al saggio e si allontana dalla massa questa corrente critica, come il cinismo, gli assetti sociali a causa di una predilezione del dovere verso la morale universale, rispetto al dovere verso la legge; d’altra parte però la visione prevede che l’ordine politico debba essere fondato sulla ragione, e non essere convenzionale avvicinamento leggi fisiche e del cosmo (naturali) e leggi politiche. ROMA Con la cacciata dell’ultimo re Tarquinio il Superbo (509) si da inizio a quell’epoca romana in cui il concetto di Plinio Va oltre il concetto di clemenza di Seneca, sviluppando quello di monarchia moderata per garantire questa Plinio esalta l'istituto dell'adozione con la quale il principe sceglieva il proprio successore in questo modo vi è il riconoscimento della virtù, ma soprattutto la ricerca di quest'ultima fra “tutti” (la virtù è ricercata, e al contempo riconosciuta, da tutti). Plinio Sottolinea l'esigenza, più che di benevolenza da parte del principe, di elargizioni al popolo quale ad esempio la garanzia della proprietà, messo in pericolo dal “crimen lesae maiestatis” ovvero la possibilità del principe di accusare un individuo di alto tradimento, con la conseguente morte e confisca di tutti i beni Plinio vuole che l'imperatore divenga concittadino dei sudditi, per cui la legge deve valere anche su di lui come sugli altri. (questo porterebbe anche risvolti positivi all’imperatore, il quale si ritrova ad essere maggiormente amato dal popolo). MACHIAVELLI (1469-1527) Machiavelli inizia a scrivere dopo il suo allontanamento dalla vita politica. Secondo lui gli uomini agiscono cercano di avere successo in un mondo ostile, in mezzo ad altri uomini altrettanto ostili assenza di ordine che prende il nome di fortuna si oppone alla fortuna la virtù, la quale permette all'uomo di uscire da quell’ egoismo che lo caratterizza Machiavelli esalta quella che è la virtù politica, basata sulla libertà collettiva, la potenza, la gloria il problema su cui si affaccia autore e appunto usare la virtù politica in modo da arginare la contingenza. I “DISCORSI” sono divise in tre libri egli legge la storia di Roma confrontandolo con i problemi di Firenze, fino a porgere lo sguardo sulle alternative istituzionali di Venezia, il tutto cercando una risposta alla tendenza Fiorentina verso la corruzione inizialmente egli riflette sulla crisi della Repubblica romana, riflettendo sulla possibilità di utilizzare cattive maniere di governare (ti possono anche minare la libertà); nella seconda egli pone la questione della tensione tra esemplarità degli antichi e della loro inattualità; si concentra quindi sul cambiamento i sul rischio di guardare al passato Come Polibio egli afferma la ciclicità delle forme politiche, caratterizzate da un'inevitabile passaggio dalla tirannia fino alla democrazia cattiva, e una sua continua ripetizione. Secondo Machiavelli l'obiettivo della politica è la potenza, tanto che gli vede con diffidenza gli Stati confinanti i quali sono pronti ad approfittare di eventuali travagli o disordini per potersi affermare. Oltre questi egli esalta i conflitti interni, ad esempio fra Patrizi e plebei, affermando che Roma sia rimasta libera chi sia cresciuta grazie alla sua capacità di accogliere lo sfogo politico istituzionale delle diverse zone del tessuto sociale il motore della vita politica sono le leggi e le istituzioni, soprattutto il tribunato della plebe a differenza di Firenze, dov'è il conflitto è portato fuori dalle questioni istituzionali quindi dove vige il privato, A Roma abbiamo una pubblicità del conflitto. In generale l’incanalazione dei conflitti all'interno di meccanismi istituzionali può impedire una corruzione dell'ambito privato, dove i conflitti sono meno mediati quindi più pericolosi. Machiavelli considera egualmente malvagi intrinsecamente sia il popolo sia i Grandi, tuttavia questi ultimi sono più avvezzi a considerare la politica come un qualcosa che mira la propria eccellenza gli aristocratici tendono a minare le ambizioni di uguaglianza, e hanno molta più influenza grazie alle capacità economiche in generale sono più pericolosi. egli ambisce all'esistenza di una Repubblica che affermi la propria potenza tramite la militarizzazione del popolo. Machiavelli applica la religione all'ambito civile promuovendo una visione che possa rafforzare i buoni ordini politici, evitando la corruzione quest'ultimo viene considerata come una malattia nel corpo politico, un totale disprezzo delle leggi posso mettere davanti il bene privato rispetto a quello comune, causando la morte della virtù politica per combattere la corruzione è necessario un determinato tipo di sovrano che viene descritto nel “Principe”. egli condanna il portato politico della religione cristiana, dal momento che essa porta valori quali umiltà e passività (efficaci solo a livello privato), limitando le ambizioni di grandezza e di libertà (più adatti alla politica) si è creato un mondo in cui l'attenzione al privato ha frenato la spinta alle questioni civili. In generale Machiavelli individuo il cuore della politica come un insieme di buoni soldati, buone leggi e buoni ordini, che possa consentire un ampliamento della disponibilità di risorse, tramite la guerra, volti a soddisfare il benessere comune e dei singoli. IL “PRINCIPE” Quest'opera vuole rispondere al problema esplorato nei “Discorsi”, ovvero come individuare una forma politica dotata di virtù e che possa risolvere il problema della corruzione in Italia per fare ciò vengono analizzati i diversi tipi di Principato (con la Repubblica sono le due forme di Stato), ovvero quelli tale politico che concentra tutto l'agire energetico in un solo uomo. il principe non è un tiranno il governo tirannico si occupa degli interessi personali del governante, il governo politico si occupa degli interessi della città, della sua potenza e della sua gloria; difatti il principe deve amare i suoi sudditi, a differenza di Hobbes dove il leviatano li disarma. Machiavelli condanna l'uso delle milizie mercenarie spingendo per l'utilizzo di armi proprie, dal momento che in guerra il popolo trova una sorta di partecipazione politica (equiparazione tra leggi e armi). Il principe deve mettere da parte, se serve, la propria etica la politica si sottrae all'etica cristiana, tanto che l'obiettivo del principe deve essere perseguito anche a costo di violarla Machiavelli individua come la potenza e il successo siano gli obiettivi principali della politica; egli esalta la forza e la parsimonia, affermando che il principe debba essere caratterizzato da una duplice natura (quella del golpe e del leone) il principe e mezzo uomo e mezzo bestia. Nonostante questo atteggiamento talvolta anti morale, la fortuna non può essere mai domata del tutto dal momento che il principe si ritrova sempre a fronteggiare la contingenza; un modo che può aiutare a mantenere il ruolo di Principe è quello di “avere il populo amico” difatti se si diventa principe con l'appoggio dei grandi essi inizieranno a pretendere, gli sarà difficile controllarli; d'altra parte è necessario avere l'appoggio del popolo dal momento che esso stesso alla milizia del Principato. “DELL’ARTE DELLA GUERRA” in quest'opera egli afferma la necessità di tornare ai “modi antichi” e a quella connessione tra buone leggi e buone armi è necessario avere milizie proprie e disciplinate in modo da non rendere più la guerra una professione per arricchirsi solo un principe può allontanare i nobili, per lo più i professionisti della guerra, e avvicinare il popolo, trasformandolo in milizie proprie, in strumenti volenti di potenza. LE “ISTORIE FIORENTINE” in quest'opera egli si interroga sui motivi della decadenza d'Italia a Firenze le questioni conflittuali assumevano un carattere privato, si definivano “combattendo” i cercavano la distruzione del nemico anche a costo di rovinare lo stato; A Roma le divisioni assumevano un carattere pubblico, si definivano “disputando” e andavano a rafforzare la Repubblica. GUICCIARDINI(1483-1540) guicciardini condivide con Machiavelli la passione politica, la dedizione alla patria e l'adesione ai valori della Repubblica; d'altra parte però non condivide la scelta filo popolare, collocandosi invece su una posizione più vicina ai nobili e ai patrizi, definiti come “Ottimati”, nel governo (è lui stesso un nobile fiorentino) GLI OTTIMATI E LA PRUDENZA Nelle “Storie fiorentine” egli condanna il periodo di marginalizzazione dei nobili durante il governo di Lorenzo il magnifico, considerando la come una situazione di tirannia di un cittadino Lorenzo trattava le cose pubbliche come se di altri e poco appartenenti a sé è necessario porre argini allo strapotere della fortuna, in questo sono adatti gli ottimati, la cui classe è depositaria di saggezza e di prudenza. In generale ad un consiglio universale, composto da coloro che hanno la cittadinanza, si affianca una politica degli ottimati, i quali, essendo più prudenti, hanno molto più peso politico per quanto riguarda le deliberazioni importanti egli esalta la Repubblica di Venezia, e la presenza al suo interno del gonfalonierato a vita, il cui potere viene bilanciato da una serie di uomini saggi e dal consiglio avente autorità di governo. LA CRISI DELLA PRUDENZA nonostante tutto Guicciardini afferma l'impossibilità della previsione razionale degli eventi, rendendo quindi non del tutto utile l'esperienza dei Savi (saggi) l'uomo politico ideale deve sapersi orientare e destreggiare all'interno di questa serie di accidenti deve essere dubbioso e sospettoso verso le apparenze (promesse, trattati, alleanze), deve considerare la politica come soggetta ai moventi e ai desideri dei singoli in generale l'approccio razionalistico non sempre da i suoi frutti, dal momento che non sempre ogni attore della politica fa ciò che la sua ragione gli impone. LUTERO (1483-1546) viene abbattuta qualsiasi differenza tra opere buone nel senso che un'opera buona e un'opera buona, Che sia difficile o facile non hanno un peso differente fra loro. Lutero demolisce la funzione del sacerdote come mediatore tra uomo e Dio e come dispensatore di grazia attraverso i sacramenti ognuno può mettersi in contatto con Dio, ognuno è in uno stato di grazia da quando Gesù si è sacrificato per gli uomini i sacramenti si limitano ad eucarestia e battesimo. La Bibbia ha libera interpretazione rifiuto di manuali teologici, esaltazione della lettura diretta delle sacre scritture si punta ad una maggiore leggibilità delle sacre scritture per tutti i cristiani, quindi si traducono in volgare. per quanto riguarda l'autorità, anche Lutero appoggia il principio comune anche ai cattolici bisogna avere rispetto delle autorità condanna delle rivolte partite dalla Turingia durante il periodo di riforme. Oltre a ciò egli appoggia la temporalità delle cariche per evitare un possibile prevalere dell'interesse privato sul pubblico. IL REPUBBLICANESIMO: Oltre a movimenti quali quelli appena descritti tipo ponevano la questione sociale davanti alla questione istituzionale, vi sono gruppi di pensatori quali invece si preoccupano di più per la situazione politica e governativa Essi promuovono un ripudio di una qualsiasi tipo di dominazione esaltando l'autonomia governativa(un autogoverno), e appoggiando la presenza di un governo misto come garanzia di una partecipazione collettiva e di una forte avversione alla tirannide, contro la quale si teorizzava persino il tirannicidio. JOHN MILTON(1608-1674) autore de “L’Areopagitica” Fu un importante sostenitore della libertà repubblicana in Inghilterra E forte oppositore, per tale motivo, della censura; egli è animato da due profonde convinzioni: - la verità non si manifesta in modo indelebile e sicuro, perciò è necessario il dialogo per far sì che essa si manifesti al meglio; - Non vi è vita morale e libertà politica senza una pluralità di opinioni, senza tensione individuale, senza confronto tra ciò che è bene e ciò che è meglio. Tale visione non può che portare ad un opposizione al dispotismo della chiesa concretizzato tramite l'Istituzione della inquisizione. Nel “The tenure of Kings and magistrates” Milton afferma l'originaria appartenenza del potere al popolo che viene temporaneamente affidata ai magistrati i re all'interno di un rapporto fiduciario, perciò le alte cariche non sono sovrani del popolo ma detentori di un potere dal loro conferitegli Tutto ciò per dire che Milton appoggia la possibilità del popolo di destituire re o magistrati. Una logica conseguenza di questa idea di potere fiduciario implica la totale assenza di differenza tra re e tiranno, essendo un re colui che impone una successione ereditaria, e quindi totalmente esclusiva, del potere che, secondo la teoria di Milton, sarebbe di proprietà del popolo stesso. Non concentrandosi sugli aspetti economici e politici di cui un regime monarchico è caratterizzato, Milton esalta comunque la Repubblica dal punto di vista solo morale (nonostante i vantaggi vi siano anche nel campo economico e politico), affermando che la Repubblica realizzi giustizia ed equità, ma inducendo anche alla nobiltà d'animo, all' abolizione della servitù del servilismo. Ultimo punto e quello riguardante l' “aristocrazia delle capacità” secondo Milton non è tanto una riforma agraria quella necessaria per cambiare le cose, quanto l'istituzione di consigli eletti dal popolo di professionisti di qualsiasi settore, in modo da poter usufruire di una sorta di Senato di persone competenti in tutti i vari settori in cui vi siano problemi da risolvere; qui Milton esprime però un dubbio riguardante l'affidabilità delle azioni popolare, dal momento che non vi è la certezza che il popolo riesca ad eleggere in modo efficiente (è questo il problema più grande delle democrazie radicali, ovvero la possibile incapacità del popolo stesso, non delle cariche) JAMES HARRINGTON(1611-1677) ”The Commonwealth of Oceana” Egli esprime la convinzione che la struttura politica rispecchi la struttura sociale, la forma della divisione e della organizzazione della proprietà terriera. Egli è convinto che la disuguaglianza dei possessi si traduca inevitabilmente nella soggezione e nel servaggio dei meno abbienti mancata libertà politica Ne consegue che la libertà politica getti le sue basi nella autosufficienza economica legame libertà-proprietà. Più specificatamente Harrington mira alla introduzione di una riforma agraria che ponga un limite al possesso terriero, non del tutto ugualitaria ma graduata In modo da non compromettere il valore della cittadinanza; Ponendo questo come unico metro anche le classi senatorie non avrebbero interessi economici diversi da quelli della classe popolare maggiore onestà istituzionale Come Repubblicano egli esalta il governo misto come via migliore in uno stato che ha già abbattuto il potere assoluto, come quello d’Inghilterra. Questo governo misto dovrebbe comprendere un Senato, fautore di leggi, e una camera, approvatrice di tali leggi, e elezione popolare e ciclica; Harrington, come il suo autore prediletto ovvero Machiavelli, afferma anche il ruolo militante del popolo come materia dello Stato e il ruolo dell’aristocrazia che, attraverso le numerose ricchezze, si occupa degli affari pubblici divenendo l'anima dello Stato. THOMAS MORE(1478-1535) l’”Utopia” Il libro, scritto in latino, è diviso in due parti: - nella prima si racconta della miserevole situazione della società inglese, dove, nonostante l'inasprirsi delle pene, i ladri e i furti continuavano ad aumentare e i contadini ne subivano le conseguenze, ulteriormente aggravate dalla chiusura dei campi, quindi da una privatizzazione del demanio iniziata con Enrico VIII e continuata con i successori In generale More condanna la brama di possesso. - nella seconda l'autore, in questo caso personificato nel protagonista viaggiatore Raffaele Itlodeo, descrive un' immaginaria isola che afferma di avere visitato e che chiama “Utopia”(“ou topos” in greco); qui vi è la totale assenza della proprietà privata e del denaro, vi sono orari di lavoro più leggeri (sei ore ), non essendoci denaro ognuno ha la possibilità di acquistare tutto ciò che gli serve limitandosi al necessario, grazie ad una solidarietà generale alimentata da frequenti ritrovi, quali per esempio i pasti, e da una religione comune che promuove l'immortalità dell'anima. Il potere politico è detenuto da cariche elettive in buoni rapporti di dialogo con la popolazione dell’isola. In generale quindi l'”utopia” pone alla luce una protesta nei confronti della modernità capitalismo, ascesa dei prezzi, monarchie nazionali hanno portato alla creazione di una società corrotta; la comunità utopiana è una soluzione per sopprimere le fonti del male realizzare il regno della felicità Tutto ciò, però, non è un progetto politico ma la pura espressione di un’ esigenza è appunto un’utopia. l'opera ha però avuto una notevole fortuna in tutta Europa: - “statuti di Wolfaria” di JOHANN EBERLIN -“reloj de los príncipes” di ANTONIO DE GUEVARA -“Gargantua” di François Rabelais - ANTON FRANCESCO DONI( la diffonde essendo tipografo), AGOSTINI, PATRIZI, FOGLIETTA, CAMPANELLA - FRANCESCO BAOCONE(inglese) con “New Atlantis” Descrive il rapporto tra società e scienza ipotizzando lo sviluppo di tale campo attraverso una comunità( non quindi un genio solitario ) Il benessere comune diviene frutto della divisione del lavoro all'interno di una comunità. LA PRIMA MODERNITA----------------------------------- MACHIAVELLISMO E ANTIMACHIAVELLISMO La situazione politica ed europea della prima metà del XVI vede il diffondersi di poteri monocratici tranne che in alcune parti d’Europa, quali Venezia e Olanda, dove rimangono valori repubblicani; a tal proposito hanno un grande successo le riflessioni di MACHIAVELLI i “Discorsi” e il “Principe” esaltavano la proliferazione delle repubbliche in paesi protestanti, portando quindi ad un inevitabile scontro con i cattolici, non a caso portavoci della corrente anti-machiavellista, maggioritaria rispetto alla sua controparte. L’anti-machiavellismo si sviluppa a partire dalla “Apologia di Carlo” composta da REGINALD POLE(1500-58, cugino di Enrico VIII, cardinale) nel 1539 qui, dopo una prima parte nella quale l’autore si trova a discutere la tesi di Thomas Cromwell(consigliere di Enrico VIII) che afferma che il consigliere debba solo assecondare il re e non fornirgli coscienza morale, egli esalta l’acume di Machiavelli che ha dimostrato nel “Principe” ma critica alcune delle massime di tale opera, prima fra tutte l’atteggiamento non empatico e puramente pragmatico del principe(deve fare cose spiacevoli pur di mantenere l’ordine, deve essere temuto più che amato, mancanza di fede). Questa corrente di pensiero si sviluppa soprattutto a seguito delle G di religione in Francia(1560-70), tanto che la Strage di St Bartolomeo(1572) viene vista come una manifestazione da parte di una compaesana di Machiavelli delle massime tiranniche che egli aveva promosso con il suo scritto; per questo motivo attirerà il dissenso anche di protestanti quali INNOCENT GENTILLET(1532-88, giurista francese protestante). Nel suo “Discorso su Machiavelli”(ha un nome enorme in francese, p 162) egli si focalizza, oltre che sulla questione tirannica, anche sulla funzione machiavellica del consiglio(“il buon consiglio di un principe deve procedere dalla sua stessa prudenza, altrimenti non può essere ben consigliato”) affermando che essa sia frutto di una concentrazione eccessiva del potere nelle mani del singolo è necessario elevare il potere del consiglio e indirizzandolo a modalità costituzionali ad esempio, come in Francia, sulla scia degli Stati Generali. I MONARCOMACHI Sono un gruppo di intellettuali calvinisti che propongono la possibilità della resistenza armata e perfino dell'uccisione di un re, divenuto tiranno, avendo abbandonato la tesi dell’ obbedienza a governi iniqui. Promotori di tale visione sono, in Francia(patria dell’incombente assolutismo): FRANCOIS HOTMAN giurista francese 1524-1590 “Francogallia” visione storica Egli attua un’indagine storica di Galli e Franchi, arrivando a concludere che si debba distinguere tra mortalità del re e immortalità del reame, ovvero riconoscere la temporalità della carica Regia che non è altro che una momentanea titolazione formale di un potere che appartiene al popolo; questa netta distinzione si avverte nella “assemblea solenne degli stati”(dei ceti), dove il re è solo uno dei tanti, e dove i “tutti” sono il popolo sistema di governo della antica e saggia POLICE(scissione monarchia e sovranità). DUPLESSIS-MORNAY E DE BEZE visione pattizia Essi attuano una mediazione tra argomenti biblici e giuridici esaltando la questione del potere frutto di un patto re-popolo. In questa trattazione, a differenza di quella precedente, si dà ampio spazio al rapporto tra religione e politica, Ai limiti dell’obbedienza al comando ingiusto di un tiranno e alla purezza di fede. in DE BEZE si deve obbedienza solo a Dio, resistenza attiva e tirannicidio in DUPLESSIS-MORNAY La resistenza re, presentata come atto costituzionale, si fonda sulla teoria del doppio patto: 1)Patto popolo – Dio Nel quale il re ha il compito di giudicare e fare leggi(popolo comunque al di sopra del sovrano) 2) patto re- popolo nel quale il popolo devi obbedire al re giusto; per popolo si intende coloro che hanno autorità da esso, ovvero i magistrati Sono caratterizzati dalla comune volontà di legittimare qualsiasi resistenza degli ugonotti e dell’intera Francia al potere accentratore della monarchia francese, avviatasi all' assolutismo, E dalla comune visione del re come procuratore o amministratore del reame. SONO TUTTE VISIONI COSTITUZIONALISTE BLAISE PASCAL Il fatto che sia possibile dover ubbidire a un re bambino o ricevere sentenze da uomini vestiti in pelliccia di ermellino, è una sorta di rimembro dell' enorme differenza tra l'ordine mondano ed ordine vero, ovvero quello voluto da Dio. LA CORTE Oltre all'immagine del Parlamento e al dualismo sovranità statale o dell'individuo, ulteriore coppia che matura proprio nel 500 e il rapporto fra Corte e re; è proprio qui infatti che si giocavano i destini degli uomini e che si costruivano le fortune dei potenti, ed è per tale motivo che si inizia a volgere lo sguardo anche a questo aspetto quando si compiono riflessioni politiche. BALDASSARRE DI CASTIGLIONE “Il Cortegiano” (1478-1529) egli fornisce un manuale che detta le regole per la formazione migliore dell'uomo di Corte, avendo come contesto la Corte Urbinate; qui viene descritto come il cortegiano debba avere abitudini quali l'esercizio delle armi, la lotta, la caccia (in generale gli esercizi utili). Naturalezza e grazia sono un altro tassello importante dal momento che permettono di esternare, tramite la apparente facilità di esecuzione, una sorta di maggior saggezza e potenza tale visione , ovvero la “logica del sembrare”, svela l' intrinseca politicità dell' opera I rapporti politici non sono solo frutto delle macroscopiche intese fra stati, ma anche della capacità individuale di determinati membri della Corte, più aggraziati appunto; tale visione di Corte come scuola politica e ripresa anche da Graciàn. BALTASAR GRACIAN “Oracolo Manuale” (1601- 1658) l'opera di questo autore è caratterizzata da una sorta di prudenza consistente in una doppia strategia: - prudenza che impone segretezza che impedisce agli altri di cogliere l'artificio Della logica del sembrare di Castiglione; - Prudenza che impone consapevolezza della propria costruzione artificiale. entrambe queste visioni richiedono quindi una maggiore riservatezza, concretizzata nel silenzio e nel tacere, in modo che le proprie azioni non possono essere prevedibili; Con questo l'autore non intende promuovere un comportamento bugiardo e doppiogiochista, ma far si di pesare i comportamenti di volta in volta nel mutare delle circostanze. LA RAGION DI STATO Questa è una delle ultime dottrine politiche importanti elaborate in Italia e capaci di estendersi su tutta Europa si tratta di una visione che vuole mediare due istanze La politica non deve abbandonare i principi etico- religiosi, ma non deve neanche far sì che questo legame sia un motivo di debolezza , sapendo unire l'interesse con la giustizia la questione politica principale di questo secolo è infatti il rapporto fra utile e onesto. Correnti come il machiavellismo e, poi, il tacitismo (da Tacito) rischiavano di porre il problema dello scontro, quindi non della coesione, tra le ragioni civili e le ragioni di Stato (viene preso proibita la fruizione di opere di Machiavelli dalle istituzioni cattoliche, dal momento che l'autore metteva in un rapporto di opposizione il successo militare e i principi cattolici, rendendoli inefficaci in politica). GIOVANNI BOTERO (1544- 1617) egli fu campione dell'ideale contro la cattiva ragion di Stato machiavelliana, e codificatore di una sua versione positiva. Egli Mette in rapporto il valore militare con la fede affermando che , dal momento che quest'ultima disprezza la morte, essa può anche essere catalizzatore per avvenimenti miracolosi in battaglia (disprezzi la morte quindi tenti in qualsiasi modo di evitarla) intrinseca superiorità delle milizie cristiane su quelle pagane. Nella sua opera “Della ragion di stato” Botero afferma che lo stato sia “Dominio fermo sopra i popoli” Il quale , a differenza della visione machiavelliana, fatica conservarsi data la natura tendenza al decadimento Insita nelle cose umane L'opera ha quindi l'obiettivo di individuare tecniche necessarie al principe per mantenere il dominio. Egli afferma, inoltre, che la prudenza debba essere una tecnica pubblica di governo, volta sempre ad assecondare l'interesse dello Stato Ad esempio i poveri e i conquistati devono essere tutelati tramite la possibilità di fare qualcosa, di impegnarli, in modo che non provino a rivoltarsi e in modo che aumentino la ricchezza dello Stato gli si obbliga a esercitare un qualche mestiere Governo economico della società. Alcuni consigli di Botero: contrasto al male sul nascere, se il male è più grande di te (principe) prendi tempo e cerca di non contrastare le moltitudini. GABRIEL NAUDE (1600- 1653) ”Le considerazioni” Colui che prosegue la visione machiavelliana della cattiva ragion di Stato il principe, unico titolare dell'azione politica, si fa interprete di quelli che sono gli interessi dello Stato(il quale coincide con se stesso) spesso attraverso provvedimenti “extra legem", non contestabili dai privati, e che vanno teoricamente a giovare all' interesse collettivo La trasgressione del diritto comune per il bene comune. LA SCIENZA DELLO STATO Botero Pubblica altre due opere, ovvero il “delle cause della grandezza e magnificenza delle città” e le “relazioni universali”, le quali rientrano nel progetto della ragion di Stato, e promuovono la necessità di uno stato di sapere misurare la propria potenza questa visione moderna, infatti, lasciando perdere l'estensione e la possenza delle mura di uno stato, mira invece ad analizzare il rapporto fra la sua estensione e la sua ricchezza, ma soprattutto comprendere se sia effettivamente possibile parlare di ricchezza vengono descritte condizioni per farlo, quali posizione geografica che permetta al luogo di essere ho un arrivo una partenza (non un intermezzo), la fertilità del suolo, la comodità di trasporto, i privilegi, le esenzioni Tutti fattori che influiscono sulla quantità di denaro disponibile. Rimandando alla trattazione dell'industria , l'autore ribadisce la necessità di una scienza dello Stato capace di dare un' attenta diagnosi critica della ricchezza pubblica e privata, e dare soluzioni per il suo incremento; Inoltre viene promossa l' intraprendenza del principe e rovesciata la paura del mutamento e il disordine prodotto dall' abbondanza della popolazione, Spingendo il potere ad accoglierla dal momento che è su essa che si basa la sua influenza e la sua efficacia. Riprendi questa visione ANTOINE DE MONCHRESTIEN. LA SCOLASTICA SPAGNOLA La questione della colonizzazione americana, la situazione spagnola di questo secolo e le questioni affini diverse da quelle europee ci si domanda la provenienza degli indigeni (Adamo o diversi altri ceppi), si mette in dubbio l'origine stessa dell'uomo, si tenta di diffondere il cristianesimo e di legittimare questo comportamento invasivo, cui si aggiungono le occupazioni vere e proprie. è celebre la contesa tra Sepùlveda e Bartolome de Las Casas riguardo a queste questioni, intermediato direttamente da Carlo V nel 1550, quando egli organizza una commissione di teologi e giuristi in grado di dirimere la controversia Il primo affermava la sua opposizione nei confronti di qualsiasi possibile contatto conta le popolazioni , definendole “homunculi”, Mentre il secondo elogiava l'assenza di ricchezza all'interno della società indigena( che quindi permette che non si ammali di corruzione ) e la possibilità di una fertile diffusione dell'ideale cristiano, accompagnata da una critica nei confronti del disumano comportamento spagnolo nel nuovo mondo. FRANCISCO DE VITORIA (1483-1546) Egli fu editore , commentatore e seguace di San Tommaso Nella sua trattazione egli si chiede, tentando di analizzare quanto sia legittima l' incombenza spagnola, se prima del 1492 i domini fossero effettivamente appartenenti a quelle popolazioni Ne risulta che gli indios sono radicati nel loro territorio per appartenenza naturale, e che nemmeno l'imperatore spagnolo o il papa hanno il diritto di sottrarli le loro terre, dal momento che non esiste un sovrano del mondo. ciò che, secondo l'autore, giustifica il diritto spagnolo alla conquista è individuato per altra via via un diritto internazionale che permette a qualsiasi uomo di entrare in contatto con un altro popolo gli indios erano restii a commerciare ed entrare in contatto con gli spagnoli La Spagna è giustificata nell’entrare nei territori indios, e salvaguardare il diritto naturale al commercio da loro minacciato. * la scelta delle personalità al governo non è da recapitare a Dio, nonostante egli sia creatore e titolare del potere, ma alla maggioranza; colui che si trova a ricoprire il ruolo di capo di Stato è superiore a chiunque, EI sudditi sono in un rapporto di totale alienazione (anche l’intero popolo, inteso come collettivo, è suddito del re) FRANCISCO SUAREZ (1548-1617) Egli si occupa del vecchio mondo il periodo della riforma Si richiama al diritto naturale di Vitoria per smantellare l' assolutismo monarchico, affermando l'autonomia originaria delle comunità politiche. Egli descrive inoltre il dualismo intrinseco alla natura umana Le leggi naturali prevedono che l'uomo sia libero, tuttavia spingono lo stesso, per motivi di autoconservazione, a entrare all'interno di una comunità la quale sarà caratterizzata da un determinato potere, quindi da una determinata legge umana, dovuta ad un impegno di autoconservazione della comunità stessa per natura si è sia liberi, sia condotti ad obbedire a determinati poteri. *La società è formata da individualità, ma il consenso è uno, l’opinione generale è sempre una bisogna considerare la società come un unicum, dal momento che essa stessa esiste ed è stata originata come corpo morale, come una cosa sola; anche l’intera umanità è una cosa sola, accomunata dall’appartenenza ad una comunità internazionale avente un diritto internazionale, una sorta di intermezzo tra diritto civile e naturale. *Ogni stato è una comunità perfetta destinata a rimanere indipendente affermazione della legittimità della pluralità degli stati. IL SOGGETTO E LO STATO------------------------------- Le dinamiche storico politiche, che nel XVII fanno uscire l'Europa dal periodo di guerre civili religione, ruotano attorno alla formazione dello Stato moderno, caratterizzato da una maggiore razionalizzazione del potere( centralizzazione amministrativa, statalizzazione della guerra, garanzia di ordine pubblico) ma ancora attaccato alla natura alle ineguaglianza degli uomini( persistenza della nobiltà e dei suoi privilegi , nonostante il potere perso) il potere politico è sì razionale nel suo esercizio e nei suoi fini , ma non si legittima a partire dall'individuo in quanto si basa su un principio naturale di ineguaglianza. L' antecedente dell' illuminismo, ideale che garantirà la piena razionalizzazione della politica, sta nella filosofia politica del contrattualismo razionalistico il cui obiettivo e fare della politica il regno della ragione, della sicurezza e dell'ordine È necessario realizzare attraverso il contratto la mediazione razionale fra soggetti e fra soggetti e stato, Senza la presenza di qualsivoglia privilegio che vada a minare la libertà dell'individuo In generale il potere politico che nasce da un patto fra individui e la sovranità dello Stato , dal momento che esprime la razionalità di tutti, e rappresenta la volontà politica generale. THOMAS HOBBES(1588- 1679) “Leviatano” padre del razionalismo politico moderno (contro la legittimazione divina la legittimazione deve basarsi sulla ragione) Egli afferma che bisogna evitare il conflitto mortale e costruire un ordine la salvaguardia della nuda vita con l' allontanamento dalla morte violenta è il fine ultimo della politica inversione della finalità e della legittimità della politica, che nella visione generale aveva invece il compito di fare del bene, non di non fare con Dio è il sovrano, essendogli suo vice reggente (smontate le visioni religiose della vicinanza a Dio a tutti o solo agli ecclesiastici) visione razionalistica. Dio regnava sulla terra direttamente come cita la Bibbia, tuttavia adesso regna “per natura” i suoi comandi sono le già citate leggi naturali razionali, Alle quali è necessario obbedire essendo l'unico modo per comunicare con Dio, dal momento che egli è inconoscibile agli uomini in tal modo l'obbedienza al leviatano coincide con l'obbedienza alle leggi della natura che conseguentemente coincidono con l'obbedienza a Dio. (il sovrano è libero, in stato di natura, perché ascolta i comandi di Dio; i sudditi ascoltano i comandi del Leviatano, quindi sono in contatto con Dio) Il sovrano è anche in grado di determinare se determinati avvenimenti siano miracoli o meno visto che è l'unico in diretto contatto con Dio; egli è anche colui che interpreta le scritture, e su di lui pesa la questione dell'autenticità dell'interpretazione delle sacre scritture. Hobbes va sia contro la visione protestante (i fedeli sono a contatto con Dio tramite la grazie e possono rifiutare l' ubbidienza al potere ingiusto)per ovvi motivi, sia contro quella cattolica (il Papa ha la facoltà di far potere sulle anime di tutti i fedeli) a causa dell' universalismo cattolico il Papa è un leviatano dato che vuole comandare politicamente lo stato della chiesa, inoltre ha la pretesa di obbedienza da parte di individui di altri stati è un leviatano che pretende la lealtà di altri stati stranieri, vista la presenza di cattolici Hobbes considera questo atteggiamento come un residuo dell’esperienza dell’impero romano. *L'attesa del ritorno di Cristo, visto come ultimo vero profeta, permette ai credenti di trovare una sorta di temporale rappresentanza divina nel leviatano per questo i cattolici sono più docili JOHN LOCKE (1632-1704) “i trattati sul governo” (2) 1) vuole cancellare l’assolutismo cattolico; 2) vuole mutare il contrattualismo al fine di applicarlo ad un contesto non assolutistico. Si Discosta da Hobbes promuovendo una visione opposta avendo un diverso obiettivo politico mentre per Hobbes bisognava costruire uno stato assoluto capace di neutralizzare guerra civile religione, per Locke bisogna attuare una rivoluzione anti assolutistica, Con la quale si possa instaurare una partizione delle funzioni del potere nel rispetto dei diritti naturali degli uomini chiave del costituzionalismo moderno. Egli fu autore del trattato controparte rispetto a quello di Filmer(esponente regalista), durante la morte dell' assolutismo inglese terminato nel 1689 l’obiettivo di Locke è quello di colpire la modernità cattolica di Filmer, che non prevede nessun contratto, è quello di mutare le dottrine moderne del contratto in modo che si adattino ad ospitare libertà individuale sociale (vuole applicare Hobbes per un contesto non assolutistico). PRIMO TRATTATO smonta nesso fra religione e politica Qui Locke confuta la teoria di Filmer che afferma che nessuno nasce libero, ma sempre e solo soggetto alla monarchia assoluta di un re; tale visione viene legittimata dal fatto che Adamo abbia ricevuto da Dio stesso la paternità sul genere umano e la proprietà su qualsiasi cosa a loro appartenente secondo la Bibbia il re è discendente di Adamo, e a lui deve il suo titolo, avendo però lo stesso potere. Locke Afferma , però, che la paternità non è Potere assoluto, Inoltre la paternità stessa di Adamo è perduta; in caso poi fosse conosciuta, essendo egli capostipite della stirpe umana, il suo compito sarebbe di affidare il proprio potere a tutti i suoi figli allo stesso modo come in Hobbes, si sta abbandonando la via divina per dare spazio al razionalismo. SECONDO TRATTATO costruzione dell’ordine politico razionale Lo stato di natura rispetto a quello di Hobbes è più complesso Dal momento che presenta anche la questione della giustizia lo stato di natura che egli descrive è una perfetta libertà che prevede che gli uomini non debbano nuocersi a vicenda, tantomeno essere subordinati o sovraordinati gerarchicamente gli uni agli altri; chi trasgredisce tali regole può essere punito come colpevole e nemico di tutta l'umanità, per questo quest'ultima può punirlo, e lui di conseguenza “essere risarcito” in caso di errore o esagerazione della punizione. In questo caso lo stato di natura può divenire facilmente stato di guerra, essendo il risultato di questo diritto di autodifesa a cui ognuno può appellarsi la guerra non è quindi normale nello stato di natura ideale, ma sempre la causa di un'aggressione ingiusta o di una resistenza giusta. Un’altra differenza da Hobbes è La proprietà vista come un diritto naturale come la libertà, la vita e l'autodifesa l'uomo diviene proprietario di una terra, che è comunque appartenente a tutti gli uomini, lavorando La moneta distorce questa visione dal momento che permette di possedere più terre di quante se ne possano lavorare singolarmente. Gli uomini sono sottoposti solo all'autorità dei genitori che si cita sui figli minorenni, ai quali però non si può ledere la libertà; Inoltre il marito è superiore alla moglie ma solo in ambito privato. (Hobbes ne teorizzava la parità) Lo stato di natura in generale è più “controllabile” in Locke, in virtù del fatto che egli ha una maggiore fiducia nelle capacità dell’uomo di “tenere in sospeso l’esecuzione di un atto e la soddisfazione di un suo qualunque desiderio”, a differenza di quello di Hobbes dominato da automatismi. Questo consegue nel fatto che per Locke il patto serve per costruire un ordine politico artificiale non opposta lo stato di natura , ma che garantisce meglio i diritti. (visione comunque contrattualistica). Il corpo politico Lo stato di natura presenta tre difetti: - le sue leggi vengono interpretate sempre in modo troppo soggettivo; - non vi è un giudice riconosciuto garante di una totale imparzialità; - non vi è un potere esecutivo Gli individui possono, visti questi problemi, mettersi d'accordo nel rinunciare al proprio potere naturale, per poi organizzarsi in comunità governate da determinate leggi, certe e imparziali, decise dalla comunità stessa; questo andrebbe a formare quella che Locke definisce come “body politic”, corpo politico, o “Repubblica” (a differenza di Hobbes qui non è necessario che vi sia un sovrano) In generale ognuno mantiene il proprio diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà, dal momento che questi verranno garantiti dalla comunità stessa; l'unico diritto che perdono è quello di farsi giustizia da soli è Questo il punto focale che determina l' incompatibilità del pensiero di Locke con l' assolutismo, dal momento che un sovrano assoluto è sopra la legge, quindi immune a conseguenze a seguito di un'azione che lederebbe i diritti dei membri della comunità. il corpo politico è il potere legislativo sovrano. I poteri Che essi siano di tutta la comunità o di loro rappresentanti, questi si dividono in tre potere legislativo, supremo ma non assoluto, esecutivo , che permette di applicare le leggi e di punire i trasgressori (è un misto tra esecutivo e giudiziario odierno), federativo, ossia la gestione della politica estera con coloro che, rispetto alla comunità, sono in uno stato di natura (in breve le altre comunità) Questi ultimi due sono in mano alla figura formale del re, In virtù di un patto fiduciario di cui non fa parte il potere legislativo, direttamente in mano al corpo politico. Il re ha diritto di deliberare anche in assenza di legge solo se a vantaggio del popolo, in caso contrario si può ricorrere alla ribellione. Seguendo questa logica, A differenza di Hobbes il tiranno è l'equivalente di un potere non legittimo che può essere contrastato appellandosi al diritto di resistenza in un tribunale, o talvolta può essere necessaria anche la deposizione forzata; stessa sorte avrebbero anche gli organi di rappresentanza, coloro a cui è stato delegato il potere legislativo (parlamento) essi non hanno una vera e propria sovranità dato che questa è solo a loro affidata dal corpo politico. A differenza della visione di Hobbes, quindi, in Locke abbiamo la presenza di un popolo che ha la possibilità di fronteggiare lo stato, e sostituire i suoi rappresentanti. LA TOLLERANZA Per quel che concerne la tolleranza religiosa nello stato liberale di Locke vi è la possibilità di una pubblicità dei culti, laddove in Hobbes ci si doveva conformare al culto pubblico; qui i fedeli non temono lo stato esattamente come per le questioni istituzionali La libertà religiosa nasce dall'impossibilità di stabilire quale sia la vera religione (la religione vede in Dio un principio esistente ma indeterminato Deismo) Egli è per favore anche della separazione stato-chiesa La religione esige una libertà di coscienza perché non si sa quale sia quella vera, perciò deve essere estranea a questioni politiche che riguardano principi fondamentali quali la vita, la proprietà e la libertà la cura dell’anima spetta al privato, non allo stato. secondo questi principi vi è una libertà di professione religiosa che impone una tolleranza reciproca tra i vari gruppi di fedeli vi sono però alcune limitazioni di ordine politico alla professione di queste religioni o all'associazione di determinate sette Il potere non tollera sette che pretendono di avere il monopolio della verità , i cattolici perché papisti (non obbediscono alla sovranità ma il papa) e gli atei perché incapaci di mantenere i giuramenti. Locke è L'originaria fonte di ispirazione della cultura politica liberale BARUCH SPINOZA (1632-1677) “Etica” A differenza di Hobbes Spinoza da importanza alla figura della moltitudo, che mette sempre sotto torchio il rapporto tra sovranità e cittadinanza. A differenza di Hobbes egli Parte dal presupposto che l'uomo non è guidato dalla paura della morte , ma desidera direttamente il bene non prende in esame le forme di Stato e di governo ma le forme di liberazione. NATURA E POLITICA Spinoza afferma il primato della “potentia” (l'elemento costituente della forma politica) sulla “potestas” (il potere costituito) il diritto naturale di cui Spinoza argomenta la persistenza non si definisce ne in un residuo di un' originaria alienazione, ne si fonda sul diritto di proprietà degli individui, ne funziona come principio di bilanciamento costituzionale si definisce nella democrazia. Secondo Spinoza la sostanza è unica e univoca Dio e la natura non sono nulla al di fuori dell' infinita serie dei modi in cui essa si esprime la sostanza, quindi l'essere, è un'infinita potenza di esistere e agire, di cui l'uomo stesso è un esempio tutto ciò che esiste è uguale. Secondo Tutto questo fa ragionamento, Spinoza rifiuta il dualismo corpo e mente, affermando che sia assurdo pensare che l'uomo possa liberarsi delle passioni, facente parti non solo del corpo ma anche della mente stessa essendo un tutt’uno. Identificata la natura dell'uomo nello sforzo che il corpo e la mente umani fanno per conservare il proprio essere, Spinoza distingue due grandi classi di affetti: - assecondati portano a un incremento della potenza individuale Gioia (o Letizia); governo sugli uomini, includendo, oltre alle questioni istituzionali, anche aspetti riguardanti i costumi, le usanze, le leggi, il clima, la religione si va a formare uno spirito generale delle leggi. Secondo l'autore, inoltre, l'uomo è un essere sociale (in contrasto con la visione di Hobbes di essere in stato di natura), le quali istituzioni evolvono nel corso della storia senza essere costruita artificialmente; l'obiettivo di Montesquieu è quello di fornire un quadro di ricostruzione storico- sociale delle istituzioni umane. Le Leggi sono indispensabili per rapporti umani Montesquieu riconosce di dover uscire dallo stato di natura (anche se non per contratto), dal momento che l'uomo non può vivere senza legge. natura= ciò che lo fa essere; principio= ciò che lo fa agire Ci Sono 3 forme di governo legittime: - monarchia natura= principe ha potere sovrano e lo esercita nel rispetto delle leggi, principio= onore; - Repubblica natura= il popolo detiene il potere; principio= virtù(R democratica) o moderazione(R aristocratica); - dispotismo natura= un solo uomo governa arbitrariamente; principio= paura La novità principale è la presenza del dispotismo nelle forme di governo ideali in questo modo egli può comprendere anche le istituzioni orientali, sfruttandole come metodo di confronto e condanna contro l' assolutismo francese. Il massimo esempio di istituzione che garantisce libertà politica è la monarchia inglese, all'interno della quale vi è la fondamentale distinzione delle funzioni dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) in questo modo, essendo bilanciate e separate reciprocamente, le varie istituzioni tentano naturalmente di accrescere il proprio potere in questo modo limitano quello degli altri, in modo che non vi sia la possibilità di una deriva assolutistica da una delle parti. Seguendo questi ragionamenti egli appoggia le istituzioni parlamentari francesi, che fungono da freni e contrappesi al potere di uno solo (che mai può garantire le libertà dell'individuo). Dal punto di vista della religione, Montesquieu afferma la tolleranza come concessione del sovrano rispetto al pluralismo religioso in caso di conflitti in generale, però, la sua tolleranza non si limita all’aspetto politico (come quella di Bayle) o all’animo umano (come quella dei libertini), ma spazia anche in termini di ordine civile ed etico, ponendolo sulla strada della tolleranza di Voltaire, in nome della ragione. ASSOLUTISMO IN PRUSSIA In Prussia si assiste dal 1701, nomina degli Hohenzollern (principi elettori divenuti re), si assiste ad uno scontro fra impero e territori si inizia a riflettere sulla forza dello Stato territoriale in contrapposizione alla debolezza strutturale dell'impero, ancora attaccato a un sistema di rapporti privilegiati (com'è il vassallaggio) si ragiona sulla questione della sovranità e su quella della polizia, la vera e propria pratica dell'amministrazione territoriale; questa è inizialmente nelle mani dei ceti, ma viene sempre di più sottratta dal re trasformandosi in una polizia che amministra i beni pubblici. La svolta iniziale per quanto riguarda i rapporti tra i vari territori tedeschi è, però, la Pace di Vestfalia, nella quale si viene anche a creare l’egemonia prussiana. Il Cameralismo è un movimento di pensiero politico, derivante dal termine “camera” (organo privato del governo con il quale collaborava il principe) il diritto è pensato quale prodotto della volontà del principe, esercitata attraverso l'ordinamento della polizia, e tramite l' indebolimento dei ceti via una concentrazione del potere nelle mani del re, il quale persegue una visione razionale del suo esercizio (ordine pubblico e benessere dei sudditi) la necessità di rafforzare lo stato territoriale si fa sentire attraverso il mercantilismo (questo anche in Olanda, Francia, Italia, Spagna ecc.) la logica mercantilistica legata all' espansione dell'attività manifatturiera sul territorio, contribuiscono alla disgregazione dell'impero tedesco a favore della crescita degli stati territoriali. IL GIUSNATURALISMO Importante e di stampo tedesco è il Giusnaturalismo portato del processo di laicizzazione del diritto durante il 600, si tratta di una corrente di pensiero che afferma l'esistenza di un diritto naturale, superiore allo stato e comune a tutti gli uomini, inteso come un sistema di diritti soggettivi si contrappone al fondamento divino del diritto secondo questo schema esso prevede l'esistenza di uno stato di natura e la stipulazione di un contratto sociale fra gli individui (come in Hobbes, ma in quest'ultimo il tutto si avvia verso l' assolutismo del Leviatano). UGO GROZIO (1583-1645) “De Jure belli ac pacis” naturale socievolezza dell’uomo SAMUEL PUFENDORF (1632-1649) rapporti umani basati sull’utilità, sull’interesse personale ETA DEI LUMI L’illuminismo è l’uscita dell’uomo da una condizione di minorità di cui egli stesso è responsabile, ed è definita anche come “secolo di Voltaire” inizia nell’apogeo dell’assolutismo, convenzionalmente 1680. I CONCETTI DELL’ILLUMINISMO Questa corrente a riprende i canoni del razionalismo di Newton, Locke, Spinoza, Bayle, Hobbes ecc. tentando di effettuare un'opera di “rischiaramento”, attraverso il lume della ragione. Gli Strumenti che l'uomo ha a disposizione sono la critica, intesa come strumento con il quale egli riesce a passare al vaglio qualsiasi tradizione conoscitiva, e il potere, che come in Hobbes coincide con la capacità di azione questi strumenti sono utilizzati in modo da comprendere la realtà tramite le sensazioni e il contatto con essa; la mente dell'uomo è, inoltre, una tabula rasa che non ammette idee innate, ma utilizza gli strumenti precedenti per proporne di nuove. Questa visione permette di riscoprire la natura in modo razionale (leggi di Newton) la natura non è più divina quindi viene a crollare il dogma della provvidenza in ambito teoretico, aprendo un nuovo dibattito riguardante il male le riflessioni riguardanti questo tema, stimolate dallo scontro fede-ragione, si infittiscono quando si tratta della giustificazione dell'esistenza del male nel mondo (“Candido” di Voltaire con il terremoto di Lisbona 1755), arrivando però a determinare un quasi totale pessimismo da questo punto di vista l'ideologia del progresso diviene un cammino lungo la via della ragione per determinare una nuova idea di uomo e di società (etica sociale). A questo proposito si configura una nuova religione della ragione, la quale segue tre precetti fiducia nella ragione, ottimismo verso il futuro e sentimento di umanitarismo. Ideale costante in tutte le ramificazioni è quello riguardante la riflessione sulla libertà Dio ha creato l'uomo libero, e come tale gli ha lasciato delle sue ragioni e delle sue passioni la riflessione riguarda quanto l'uomo sia capace di sfruttare questa abilità da una parte vi sono coloro che sostengono il libero arbitrio, dall'altra i sostenitori delle teorie deterministiche (l'uomo è sottoposto alle leggi dell'universo tra cui quelle della causalità). Un altro ideale è quello dell’universalismo creato all'interno dello Stato dalla legge, la quale diviene, nella sua proiezione esterna, il processo di civilizzazione viene alla luce la concreta genesi eurocentrica del movimento, a seguito dell'imperialismo e del colonialismo. LA POLITICA E I LUMI L’illuminismo afferma che, di fronte alla maturazione della classe borghese durante il 700, l' assolutismo di tipo feudale non possa garantire la stabilità dell'ordine politico; si applica qui un ragionamento di tipo pragmatico riguardante il diritto naturale secondo i philosophes il diritto naturale è un artificio retorico, avente solo valenza teorica (la quale non viene utilizzata dagli illuministi). Si riconosce ora anche la concretezza della società attorno alla quale si costruisce la politica statale; ciò implica la possibilità di adattare una forma politica in qualsiasi tipo di società, la forma politica che affianchi al potere assoluto dello Stato un' articolazione di forze economiche, politiche e intellettuali. La Forma statale è ancora radicata all' assolutismo dal momento che il popolo viene ancora considerato irragionevole, quindi incapace di portare avanti il compiere l'utopia illuminista di Rousseau (sovranità popolare illuminista) si è costretti ad interfacciarsi con la monarchia. Queste monarchie che vanno a crearsi iniziano però a riformare in senso illuminista le proprie zone d’influenza, limitando il potere ecclesiastico(scontro con la compagnia di Gesù, espropriazione di beni ecc.) e spingendo verso provvedimenti riguardanti l’istruzione (la quale viene estromessa dal potere della Chiesa) queste riforme arrancano verso gli anni 80 del 700 a causa della difficoltà nell’ eliminazione di privilegi, ma soprattutto a causa degli abusi di potere che in inevitabilmente coinvolgono anche gli stessi sovrani illuministi (ad esempio spartizione della Polonia, collaborazione con feudatari, timore delle conseguenze a seguito di riforme più rivoluzionarie). LA TOLLERANZA Insieme alla esaltazione della religione naturale, che contrasta le religioni storiche (dogmatiche, irrazionali ecc.), vi è affiancata anche l'affermazione della tolleranza. Queste due critiche devono la loro esistenza al deismo, un movimento sviluppatosi in Inghilterra a fine 600 grazie all'opera di John Toland egli persegue una religione priva di dogmi che si basa sul riconoscimento dell'esistenza di un essere supremo, il quale è creatore e ispiratore degli uomini grazie alla sua razionalità; egli non interviene mai nelle vicende umane. I deisti esaltano una religione più razionale offuscando quelli che sono gli aspetti dogmatici e irrazionali (miracoli, visioni ecc.) delle chiese storiche. In Quest'ottica il tema della tolleranza diviene centrale nella lotta anti-curialista francese e inglese l'obiettivo ultimo era quello di creare uno stato di leggi nella quale le differenze fra gli individui non avessero più valore politico si ricorda il “Trattato sulla tolleranza” di Voltaire la formazione della tolleranza diviene anche un metodo di affermazione dell'uguaglianza degli individui all'interno dello Stato, in quanto sottoposti alla medesima legge sovrana. LA GEOGRAFIA DELL’ILLUMINISMO FRANCIA: Celebre + l’”Enciclopedia” di Diderot e D’Alembert, Un'opera che raccoglie attorno a sé i principali esponenti della cultura francese settecentesca con lo scopo di fornire una sistematizzazione delle conoscenze di scienza o arte, descrivendo nei principi generali ed essenziali. L'altro centro importante, oltre a Napoli, è Milano: VERRI i due fratelli fondatori della rivista “Il caffè” Pietro auspica di collaborare con il sovrano austriaco in un'opera di riforme contro i privilegi egli è un fisiocratico, il quale promuove riforme economiche e di giustizia (contro la tortura). BECCARIA con “Dei delitti e delle pene” Beccaria affronta la questione della riforma del diritto penale, prendendo la pena più rispettosa della dignità umana e proporzionata al reato commesso abolizione pena di morte e tortura, salvo casi particolari (in cui il condannato sia un pericolo eliminabile solamente con la morte); l'autore richiede anche una maggiore chiarezza legislativa, una separazione del potere giudiziario ed esecutivo, la pubblicità del processo e la presenza al suo interno di giurati) egualitarismo di fronte alla legge e garanzia statale della felicità. GIAMBATTISTA VICO egli affermo una ragione che comprenda sia l'azione dell'uomo sia la guida della provvidenza divina nella “scienza nuova” Vico afferma l’esistenza di un cerchio diviso in tre sul quale hanno ruotato e ruotano i popoli; le tre parti coincidono con tre età: - l'età degli dei, dove il governo è teocratico; - l'età degli eroi, dove il governo è aristocratico; - l'età degli uomini, dove il governo può essere monarchico e democratico. SCOZIA: La Scozia è un territorio arretrato nel primo 700 sì dal punto di vista agricolo sia industriale nel 1707 vi è l’”Act of Union” ovvero un provvedimento che porta all'unione delle corone inglesi e scozzesi, con il quale la zona vieni costretta a legarsi all' andamento del mercato esteri inglese di conseguenza vi è un boom economico e culturale grazie, rispettivamente, all'apertura al commercio inglese e alla proliferazione di giornali, clubs e società di stampo illuministico viene elaborato un nuovo modo di pensare teorizzando per la prima volta lo spazio dell'economia politica. Centrale è nella Discussione scozzese il rapporto fra ragione e sentimento, coincidente con legame fra amor proprio (le passioni che dominano l'uomo, secondo Hobbes) e la benevolenza (l' innato affetto naturale verso gli altri) alla visione di Hobbes si oppone questa idea scozzese che esalta la spontaneità dell'uomo secondo Cooper, terzo Conte di SHAFTESBURY, l'uomo persegue il bene della società come fino naturale, dal momento che questo coincide esattamente con il perseguire il proprio bene personale; secondo questa logica non vi è bisogno di un contatto sociale come in Hobbes la politica è resa possibile dalla propensione morale dell'uomo verso i suoi simili. HUTCHENSON a differenza di Hobbes che ritiene inefficace la benevolenza, egli è convinto del potere del senso morale (spinta dell'uomo verso la felicità pubblica) come elemento fondante di un governo civile governo etico delle passioni in opposizione ad una visione più autoritaria derivante dal costruttivismo razionalistico di Hobbes. A Partire dalla metà del secolo fa il suo ingresso nella dialettica scozzese la dimensione economica con le riflessioni di Hume e Smith si iniziano a delineare le strutture della società civile commerciale, consistente in un sistema fondato sul lavoro salariato libero, e sul suo studio tramite la disciplina dell'economia politica centrali sono i temi del commercio, del lavoro e della proprietà come metro di analisi del grado di civilizzazione non tanto dell'economia, quanto della società. DAVID HUME(1711-1776) filosofo l'uomo non necessita di un contratto a causa della sua intrinseca necessità di autoregolarsi, dal momento che non vi è differenza tra uomo presociale e uomo sociale, in virtù del fatto che esso sia caratterizzato da socievolezza nei confronti degli altri e simpatia (intesa come capacità di immedesimazione), non radicalmente egoista come in Hobbes la società è il reale stato di natura. Oltre ad Hobbes, Hume si oppone alle visioni positivistiche di Shaftesbury e Hutchenson la naturale socievolezza non è intesa come sentimento di fratellanza universale (come per loro) ma come una necessità di ognuno di assecondare le proprie passioni; la società è lo strumento che permette di soddisfarle l'utilità non è un portato del rapporto fra amor di se e benevolenza, ma tanto più un frutto dell’esperienza. Essendo l'utilità dipendente dalla esperienza, la funzione educativa della società sui propri membri aumenta i bisogni di questi ultimi, rendendo necessaria la costituzione di una società politica (governo) che possa stare dietro a tali richieste regolamentando la struttura sociale, l'acqua le diviene sempre più complessa visto il progresso naturale dell’uomo in breve il governo non è un elemento che crea la società, ma uno che la mantiene visto l' indebolimento dell'efficacia della socievolezza e della simpatia naturali a seguito del progresso; per regolamentare il progresso ci vuole una teoria della giustizia e un governo si passa da una società civile ad una società politica non è un contratto che determina questa evoluzione ma un miglioramento di qualcosa di naturale. *Hume vede in questo consorzio civile Un'insieme di virtù naturali (egoismo, benevolenza ecc.) e di virtù civili (artificiali come la giustizia). *Hume ammette la presenza di un potere sovrano che regolamenti la società, ma prevede anche lo sforzo di ogni membro nel farlo. ADAM SMITH(1723-1790) “Teoria dei sentimenti morali”, “Lezioni di Glasgow” Smith riprende il concetto di “simpatia” di Hume affermando che esso sia il porsi del soggetto nella situazione di un altro per dare un proprio giudizio negativo o positivo su un determinato operato. A questo concetto viene affiancato quello di “proprietà” intesa come uno strumento che definisce il rapporto di adeguatezza o inadeguatezza tra l' affezione provata da un soggetto e l'oggetto stesso questo rapporto è un prodotto della società. Alla questione della proprietà si affianca, nella descrizione dell'uomo, il concetto di “prudenza” ovvero la caratteristica principale che sta a fondamento dell'organizzazione sociale, essendo la società un qualcosa di naturale data dalla necessità di manifestazione della specificità umana questo aspetto caratterizza il “prudent man”, l’io medio della società. Il tema centrale coincide proprio con questo rapporto tra passioni egoistiche(proprietà) o virtù e passioni sociali (prudenza) o interesse Questo legame rispecchia quello tra la sfera economica e la sfera politica, indagate da Smith tramite un approccio storico- empirico egli analizza come il carattere economico della “Jurisprudence” in relazione alla storicità delle forme giuridiche e politiche all'interno dell'ambito della società civile affermando la legittimità e la necessità della figura del sovrano legislatore (il quale regola attraverso la giurisprudenza il sistema politico), egli si trova a criticare il modello giusnaturalistico e le pretese di Hobbes a livello politico sociale. Nella “Ricchezza delle nazioni” viene indagata la natura e le cause della ricchezza Delle Nazioni, ipotizzando l'esistenza di una “mano invisibile” che coniuga gli interessi personali a quelli pubblici; oltre a ciò Smith analizza il rapporto tra ricchezza e potere avendo un occhio di riguardo sul valore del lavoro è quest'ultimo, infatti, che dà valore alla merce. Possibili contraddizioni che possono intercorrere tra interesse economico del singolo e interesse politico generale sono causate dalla presenza del sovrano legislatore, i quali compiti in teoria sono: -proteggere la società dalla violenza delle altre; -proteggere ogni membro della società dall' ingiustizia; -valorizzare conservare certe opere o istituzioni pubbliche. Ciò che il sovrano non deve toccare è il commercio e l'attività produttiva dei privati, dal momento che queste sono libere; tali libertà devono essere garantite, però, dal sovrano legislatore. In generale, con Smith, la questione economica va ad assumere una posizione non più secondaria rispetto alla scienza politica. FERGUSON ”Saggio sulla storia della società civile” come in Smith anche qui vi è una attenzione per lo sviluppo della società attraverso diversi stadi le varie fasi sono basate su caratteristiche economiche e sono caccia, pastorizia, agricoltura e commercio egli analizza la fase commerciale, come contemporanea, caratterizzata da una forte divisione del lavoro e specializzazione delle attività. LA RIVOLUZIONE AMERICANA La “Dichiarazione d’indipendenza” viene redatta il 4 luglio 1776 al congresso di Philadelphia si tratta di un formale atto di ribellione contro la monarchia inglese di Giorgio III, i quali protagonisti sono Adams, Franklin e Jefferson formalmente la dichiarazione è un documento di protesta contro abusi della corona inglese, tuttavia Nell'effettivo si tratta di un documento politico totalmente nuovo, in cui viene affermata la sovranità popolare, i diritti alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità alla creazione di un Popolo della libertà (il popolo americano) si afferma, per la prima volta in un documento ufficiale, il proprio diritto alla rivoluzione. Nella prima parte Jefferson evidenzia come sia scontato l'impegno a dover garantire l'uguaglianza degli uomini e dei diritti naturali, insieme alla necessità del consenso dei governati nei confronti dei governanti; nella seconda parte si trovano diretti imputazioni al re, il quale viene accusato di tirannia viene successivamente non riconosciuta la sua legittimità, per poi essere abdicato dal popolo americano, con conseguente affermazione dell'indipendenza dei 13 stati, ora stati liberi; Il documento si conclude con un giuramento. La dichiarazione contiene elementi repubblicani, infatti essa si ispira probabilmente alle “Cato’s Letters”(scritte a seguito del trionfo della “Gloriosa”) di Trenchard e Gordon, dove viene condannata l'idea assolutistica del potere negando la legittimità dell'ereditarietà paterna e quella di dominio su una minoranza (la quale può governarsi da sé) e difendendo il tirannicidio, riprendendo modelli classici di giustificazione della resistenza, talvolta attiva, di fronte ad ingiustizie che abusi di potere. L’ispirazione Lockeana si ritrova nella questione del contratto (il governo nasce per volere degli uomini e non per rivelazione divina) e nella a rivendicazione dei diritti naturali in apertura (in cui però la proprietà viene sostituita con la felicità, visto l'influsso illuminista). Viene ripreso l’ideale giusnaturalista nella visione dell’individuo, portatore di diritti naturali, su cui si costruisce il potere il popolo è virtuoso e il potere appartiene a lui appigliandosi alle dichiarazioni della vita ecc. il popolo americano si autoproclama un popolo universale (dal momento che riprende i diritti di qualsiasi individuo), tuttavia, esautorandosi dal controllo inglese, si afferma anche come popolo americano, una nazione a sé stante. Accanto a queste ispirazioni razionalistiche, si pone anche l'elemento teologico si crea il mito della nuova Gerusalemme, città di Dio composta da uomini liberi se dal punto di vista a razionale si vuole concretizzare il contratto giusnaturalista, d'altra parte il patto può essere interpretato come un rapporto che lega Dio e il -sempre retta il popolo vuole sempre il bene e l’autoconservazione, esattamente come nel privato; -infallibile il popolo anche se dovesse scegliere qualcosa che nel concreto non porta al bene, ciò sarebbe colpa del proprio giudizio, non della volontà in sé; - giusta punta sempre all’uguaglianza, non al particolare come quella privata; -indistruttibile è una realtà assoluta non limitata dalle leggi, dal momento che essa stessa le emana, e soprattutto permane anche laddove vi sia una prevalenza di interessi particolari; - indivisibile secondo lui la sovranità non si può dividere (va contro la teoria della divisione dei poteri). Democrazia: Qualunque sia la forma di governo, la costituzione dello Stato deve essere democratica e repubblicana visto che la sovranità appartiene a una volontà generale. Rousseau rifiuta il concetto di rappresentanza affermando che la volontà sia non rappresentabile i deputati eletti devono essere solo dei commissari a cui compete la preparazione e la proposta di leggi, approvabili o meno in ultima istanza dalla volontà generale. Per quanto riguarda la realizzazione di costituzioni, Rousseau ammette la presenza di un legislatore, demiurgo e saggio, il quale canalizza l’espressione della volontà in un corpo legislativo potenziale, il quale verrà poi accettato o meno dal popolo. Rousseau sottolinea la differenza fra sovranità, a cui spetta l’emanazione delle leggi, e governo, a cui spetta il potere esecutivo quest’ultimo è ministro del popolo e deriva dalla legge, non da un patto. Rousseau ritiene possibili 3 forme di governo: - Democrazia autogoverno popolare in cui legislativo ed esecutivo coincidono piccole dimensioni, popolo virtuoso ed economicamente eguale un governo così “non si addice agli uomini”; - Aristocrazia medie dimensioni; - Monarchia grandi dimensioni. Oltre a questo egli promuove la maturazione del fattore religioso inteso come religione civile essa coincide con la virtù politica. LA RIVOLUZIONE FRANCESE La rivoluzione francese è un evento che porta ad una rottura con il passato e con l’arcaismo francese (è qui che si pone la cesura dell’Ancien Regime), ma si tratta anche di un processo di accelerazione del progresso, volto a migliorare il futuro questo periodo è caratterizzato dal tentativo di realizzare concretamente i precetti del razionalismo politico, volendo superare la vicenda monarchica assoluta allo stesso tempo, però, la visione razionalistica viene superata tramite l’annullamento di due dei concetti suoi fondamentali: - costruzione rappresentativa dell’ordine politico durante la rivoluzione è il popolo e la sovranità popolare ad imporsi, non quella rappresentativa; - esclusione del conflitto dalla politica interna il popolo, in quanto sovrano che influenza anche le leggi stesse, si trova a combattere sia all’interno della Francia sia all’esterno (Valmy ecc.). Si tratta di un periodo contradditorio anche dal punto di vista della fratellanza, in quel momento rivendicata per interesse basti pensare alle tipologie di governo che si susseguono, tra repubblica, monarchia e impero; oltre a ciò anche la questione della recezione di questi sentimenti, in teoria universalistici, che hanno invece inasprito i nazionalismi e i conflitti. Difficile è quindi interpretare questo avvenimento, tuttavia è chiaro come questo abbia contribuito alla nascita di quelle che sono le ideologie politiche e le divisioni in fazioni (destra e sinistra) che caratterizzeranno l’800 e il 900 destra controrivoluzionaria liberale e sinistra rivoluzionaria democratica. EMMANUEL-JOSEPH SIEYES (1748-1836) “Che cos’è il Terzo Stato?” l'insieme di tutti i francesi che viene definito come “nazione”(un corpo unitario di cittadini generato dal diritto naturale, ed esercitante una volontà comune inalienabile), la quale detiene il potere costituente la costituzione è frutto del potere costituente, e limita il potere costituito(il governo); per questo il potere del popolo è illimitato da questa concezione di nazione deriva la visione della cittadinanza come associazione tra individui basata su rapporti di uguaglianza tali da escludere il privilegiato, elemento esterno all'ordine politico vista la sua azione ispirata a logiche particolari (i privilegiati non producono e non perseguono equità da escludere dal corpo politico). La Rappresentanza: Nel saggio Sieyes rifiuta la rappresentanza sia in senso cetuale, non unita, sia in senso moderno (sovrano unico), non ammettendo la sovranità popolare; in questo senso egli concorda con Rousseau nel discorso sulla rappresentanza commissariale; anche in caso di emergenza, in cui si ritiene opportuno avere una rappresentanza straordinaria (assemblee temporali), la sovranità appartiene comunque alla volontà popolare vista la temporalità dell’istituzione in questo senso la sovranità della nazione è sempre superiore a qualsiasi tipo di prassi costituzionale. Sieyes non abbandona la questione, e affianca il principio di divisione del lavoro alla rappresentanza politica egli considera la politica come un’attività produttiva che necessita di professionisti, promuovendo la delega della rappresentanza a persone competenti, senza farsi influenzare da fattori corporativi o cetuali tipici dell’Ancien Regime. Questa visione di Sieyes sarà causa degli abusi di potere durante il periodo del Terrore da parte dell’Assemblea Legislativa i legislatori si trovano, infatti, a poter prendere provvedimenti a piacimento in nome della volontà generale per risolvere apparentemente la crisi sociale, ma spacciando alcune scelte come necessarie e temporanee. Sieyes si allontanerà, infatti, dagli abusi giacobini promuovendo una regolazione della politica che possa portare ad una maggiore pluralità in ambito istituzionale, e ad una lotta contro l’immobilismo in questo senso il tutto si concretizza nella Costituzione Termidoriana del 1795 nella quale si separa legislativo ed esecutivo e si distribuisce la potestà legislativa a diversi corpi, togliendola dalle sole mani del popolo sovrano. Dopo la deposizione regia del 1792 vi è la Convenzione sinistra Girondina e Giacobina, Centro palude, Destra monarchica Lo scontro principale è all’interno della sinistra: I GIRONDINI I Girondini vogliono Democrazia rappresentativa espressione della borghesia Brissot e Condorcet (applica alla politica il calcolo matematico statistico) ; I GIACOBINI I Giacobini vogliono democrazia diretta riprendono gli ideali di Rousseau riguardanti volontà generale e ritorno allo pseudo stato di natura lo stato ha il diritto di liberare il popolo dai vincoli, anche utilizzando la forza (Terrore) si tratta della deriva estrema e strumentalizzata dell’ideale di Sieyes, dal momento che si sfrutta il ricorso alla “salvezza del popolo” per imporre provvedimenti anche anti-costituzionali. Ne è il massimo esponente Robespierre il quale riprende gli ideali di Rousseau, come già detto, elevando la potenza della sovranità popolare (questione della rappresentanza commissaria). Il terrore è uno strumento per sradicare l’ormai affermata indifferenza verso il bene comune e l’egoismo elementi di disgregazione della società tale atteggiamento dispotico può essere pervenuto anche da un gruppo minoritario purchè sia consapevole rispetto alla maggioranza dei problemi si spinge per una esaltazione dell’essere supremo tramite la religione civica ambizione di Rigenerazione della società Il pensiero Giacobino rivoluzionario permea anche nelle colonie, e da vita al movimento dei “giacobini neri” ovvero coloro che combatteranno per l’abolizione della schiavitù nelle colonie Santo Domingo diviene Haiti dal 1804, primo stato indipendente di maggioranza nera la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” sarà il motore ispiratore di questi moti. IMMANUEL KANT(1724-1804) Grazie a Rousseau Kant ha smesso di disprezzare l’uomo comune (che non sa), e ha iniziato a scrivere scritti politici dai 40 anni in poi per Kant il problema diventa quello di pensare ad una comunità politica razionale, nella quale gli individui si sottopongano a una legislazione universale e abbandonino qualunque forma di schiavitù e servitù personale; anche in Kant troviamo la questione della rigenerazione della società. A differenza di Machiavelli, il quale separa politica e morale, Kant crea un legame tra i due concetti, intendendo come morale l’applicazione della ragione in politica. Il problema per Kant è quello di adattare il sistema politico ingiusto secondo questi precetti. Kant sostiene la rivoluzione francese come mezzo ideale per imporre una politica razionale, in cui vengono garantite le libertà dei singoli, nonostante egli non approvi il diritto di resistenza egli ammira esperimenti che possono cambiare l’ordine contemporaneo Uomo Fenomenico che fa parte del mondo fenomenico, il mondo che appare in base a come interpretato dal nostro intelletto. Uomo Noumenico che fa parte del mondo noumenico, un mondo inconoscibile dal momento che la conoscenza di esso è per forza mischiato al nostro intelletto l’Uomo noumenico, anche senza conoscere nulla, può trovare in se stesso una “legge morale” (una voce che possa consigliare cosa fare per il bene comune, non solo del singolo) Kant cerca una legislazione universale che superi la ramificazione di interessi personali. In Kant vi è anche la critica alla visione paternalistica del sovrano il monarca non può avere la presunzione di sapere cosa è meglio per i propri sudditi, come se fosse in grado di saperlo meglio di loro, come se egli fosse maggiormente razionale conseguenza dell’evoluzione violenta degli Stati. In vista di adeguare l’ordine politico da lui ideato a quello vigente, Kant pensa al futuro, a come gli uomini dovrebbero essere non a come sono come Machiavelli Nel nuovo mondo, secondo la consapevolezza dell’inevitabile progresso (secondo kant la storia è un continuo progresso), prevarrà l’uomo noumenico (segue la legge morale) rispetto a quello fenomenico (prevale l’egoismo) per fare ciò è necessario istituire lo “Stato di diritto”, in cui io posso soddisfare la mia libertà individuale solo se anche gli altri possono farlo convivenza regolata dal diritto. Kant chiude la stagione del contrattualismo il contratto non ha origine consensuale ( lo Stato nasce dalla violenza), ma può cambiare anch’esso seguendo la visione del “futuro migliore” il legislatore deve seguire questo ragionamento: “Se questa legge fosse fatta in modo che per un intero popolo sia impossibile darle il suo assenso, allora non è giusta; se però è solo possibile che un popolo le dia il suo assenso, è un dovere ritenere giusta la legge: anche se un popolo fosse in una situazione o in una disposizione del suo atteggiamento di pensiero tali che se fosse interpellato su di essa rifiuterebbe probabilmente il suo voto” il contratto è un mezzo del legislatore per determinare se una legge sia giusta o meno, sia razionale o meno. LA DIALETTICA---------------------------------------------- La riflessione dialettica moderna trae le proprie basi dalle contraddizioni del pensiero razionalistico necessità di ordine politico e libertà individuale, rapporto stato-soggetto, rapporto particolare-universale. Inizialmente la dialettica riflette sul punto di vista Kantiano riguardante il legame tra Soggetto (avente libertà morale) e l’ordine politico (che necessita la limitazione delle libertà esteriori). Come secondo punto è fondamentale risolvere queste contraddizioni del razionalismo illuminismo e razionalismo vengono criticati per la loro astrattezza superamento delle contraddizioni e concretizzazione dello stesso ciò significa comprendere gli avvenimenti storici, facendo in modo di rendere la reinterpretazione delle contraddizioni, non come un destino ineluttabile, quanto come dei gradini che portano alla libertà In generale il pensiero dialettico è caratterizzato dal l'enfatizzazione della contraddizione, dalla sua reinterpretazione in chiave storica, infine dalla libertà come liberazione(filosofica o reale) dalla contraddizione JOHANN GOTTLIEB FICHTE (1762-1814) il dovere morale kantiano diviene qui il principio di azione politica, come affermazione sia degli individui sia dello Stato e della nazione. A differenza di Kant egli riflette sulla questione della legittimità della rivoluzione francese, esaltando poi il ruolo della Germania come promotrice, essendo la nazione “eletta, di quel completamento del processo di realizzazione dell’ “umanità fra gli uomini” gli intellettuali sono la via verso la libertà. Rivoluzione e libertà politica All’interno del suo scritto “Rivendicazione della libertà di pensiero……” egli critica l'assolutismo tramite l'esaltazione della libertà di pensiero distingue la felicità, che l'uomo si attende da Dio, con la protezione dei diritti esterni, compito del sovrano quest'ultimo deve essere tale secondo la prassi del contratto sociale; questo però non rende alienabile ogni diritto intoccabile e la libertà di critica nei confronti della dimensione pubblica. Nel “Contributo”, invece, Fichte cerca di legittimare la rivoluzione francese deriva dal l'intangibilità del diritto di modificare la propria volontà e dal fatto che lo stato è solo un mezzo per affermare le volontà degli uomini; Oltre a ciò elli ritiene che il progresso per il miglioramento del futuro preveda che l'uomo non debba considerare immutabile una costituzione, anche se tradizionale (in passato vi era una visione che legittimava un’istituzione anche sulla base della sua “età”) in generale il fine dell'umanità quello di un continuo perfezionamento morale e mantenimento della libertà assoluta lo stato è il mezzo con il quale perseguire questo obiettivo, e l'uomo è tenuto ha davvero una visione critica verso il pubblico (questo è il compito, in primis, dei dotti) Stato come prodotto di volontà libere. Lo Stato e la rappresentanza Secondo Fichte esiste un diritto prestatuale naturale questo però esiste realmente solo dopo che esso sia riconosciuto e protetto all’interno dello Stato lo Stato è quindi necessario, ma non per forza un atto di volontà la politica è realizzatrice del diritto. Per far ciò, lo Stato deve essere rappresentativo Fichte condanna la democrazia diretta in virtù del doppio ruolo della comunità, sia come esercitante del potere, sia come giudice di coloro che lo esercitano (dispotismo democratico) dato che si parla di comunità, questo è un procedimento inconcludente, perciò è necessario che la democrazia sia rappresentativa. In Fichte, a differenza di Kant, i poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) possono essere uniti. La distinzione fra Stato conforme al diritto e stato contrario al diritto è quindi legata alla questione del controllo del potere governativo la comunità si affida a degli efori, controllori del governo, magistrati che rappresentano l’intera comunità come tribunale gli efori stoppano l’attività del re, poi il popolo decide chi dei 2 ha ragione. La società e la nazione Lo Stato diviene, qui, promotore della divisione cetuale della società le corporazioni e i ceti sono mezzi di autodeterminazione del singolo il quale si inserisce in attività socialmente utili; come per la società, lo Stato è ”Benefattore” anche nei confronti dell’economia, attraverso la nascita di una società produttiva e alla statalizzazione della produzione e del commercio stato sorveglia la produzione e garantisce la proprietà privata. Nei “Discorsi alla nazione tedesca” correggendo la propria visione giovanile rispetto alla rivoluzione francese (libertà di rovesciare il dispotismo o diritto alla resistenza) Fichte rende lo Stato promotore di un’azione educativa questa deve far si di porre in ordine la società, preparando la libertà In caso lo Stato non voglia educare, il privato è legittimato a intervenire. L’azione didattica statuale è legata anche a quella che è l’affermazione della nazionalità tedesca Fichte ritiene che la cultura e il popolo tedesco, comprensibili solo tramite il processo educativo, siano gli unici a poter garantire lo stato naturale più alto dell’umanità, la libertà assoluta la cultura tedesca è superiore alle altre. Questo ideale viene rappresentato dall’Eterno (libertà assoluta), il cui involucro è lo Stato (strumento della nazione). L’egemonia culturale tedesca sarà però garante della pace in Europa “La spada tedesca costringerà le spade delle altre nazioni a rimanere nel fodero”. GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL (1770-1831) Acceso critico dell’idea kantiana che afferma che la politica è pensata a partire dal dover essere(si pensa al futuro), Hegel esalta, invece, la completezza del presente affermando che il fine ultimo sia capire che tutto è come deve essere (esalta la completezza del presente). A differenza di Machiavelli, poi, il presente non è solo l’insieme di forze contingenti rispetto alle quali si deve misurare la politica, mentre per Hegel il presente è pieno, è l’esito della storia passata e il suo mantenitore il presente contiene tutto ciò che è stato fatto nel passato (arte, razionalità, scienze, sapere in generale è impossibile misurare tutto ciò in vista di quello che dovrebbe essere.> Egli appoggia la rivoluzione quale movimento capace di imporre un sistema di governo razionale sulla base di questo egli si interroga su come sia possibile innestare uno stato in cui sia vigente la libertà di uguaglianza e degli individui. Egli propone una critica del razionalismo politico, smontando i punti in comune tra i vari pensatori (Hobbes, Locke, Rousseau, Kant): - l’ordine politico razionale è qualcosa di nuovo rispetto allo stato di natura si può costruire un modello con il quale criticare le forme esistenti o preesistenti nella storia; - tramite un ordine politico razionale si può superare la subordinazione di soggetti sugli altri (tranne le donne); - contrapposizione tra individui e comunità politica individuo egoista e ordine politico che si sacrifica per il primo lo stato è uno strumento che rassicura gli interessi individuali, tuttavia è anche colui che da priorità all’interesse della comunità (inteso come reale libertà dei singoli); - assenza di legame tra Stato e nazionalità visione estremizzata in Kant dove egli si appella ad un ordine politico in cui i protagonisti sono tutti gli esseri umani. Quello che Hegel vuole trovare è una forma politica in grado di ricucire i rapporti tra individuo e comunità vuole comprendere come si possa dispiegare un’adesione volontaria dell’individuo nello stato. Lo stato è un prodotto storico (non un accordo fra privati), ed è formato non solo da leggi, quanto anche da istituzioni sociali, economiche, culturali e da uno Spirito lo stato è una seconda natura nel quale gli individui perseguono e realizzano la propria libertà la libertà non è precedente allo stato, quanto è al suo interno. Solo lo Stato moderno ammette la libertà individuale e la forma statale in rapporto fra loro non vi è un imposizione dall’alto, un contratto per la prima volta le istituzioni sono frutto del consenso della comunità; questo è frutto di un’evoluzione storica: - dalla polis greca esaltata la virtù politica a non l’aspetto economico privato (no perseguire della propria libertà egoistica individuale); - dal Medioevo preponderano gli interessi individuali a sfavore della comunità - Stato Moderno supera e fonde le due visioni. I due eventi che danno slancio alla modernità sono la Riforma Luterana (inizio modernità) che afferma che ogni individuo possa entrare in contatto con Dio il Papa non è più intermediario, ma lo è il singolo stesso esaltazione dell’individuo a livello interiore; la Rivoluzione Francese che raccoglie quest’eredità, e la sfrutta per rovesciare quelli che sono anche i rapporti concreti sociali esaltazione dell’individuo a livello esteriore, rispetto agli altri non solo rispetto a Dio. Nella “Filosofia del diritto” la razionalità è il prodotto degli uomini e delle donne nella storia, ed è qualcosa di intrinseco alla realtà a differenza di Kant, che si interroga su come dovrebbe essere lo stato, secondo Hegel lo Stato è già razionale la razionalità è un lavoro di costante umanizzazione del mondo la ragione non è un processo filosofico che punta a risolvere i problemi, quanto più il modo in cui gli Stati si sono organizzati per evitare conflitti. Qual è lo scopo della “Filosofia del diritto”? lo Stato non deve essere solo un mezzo per garantire la libertà egoistica dell’individuo lo Stato deve essere parte dell’individuo stesso, il quale persegue non un mero interesse egoistico, ma in cui si può capire come elevarsi oltre il solo egoismo bisogna abbattere la separazione individuo-comunità, e identificarsi in modo univoco nel proprio Stato d’appartenenza Lo Stato ha un compito educativo che va a far coincidere la libertà individuale con quella della comunità. Oltre a ciò l’individuo non può considerarsi isolato, in quanto egli non è contrapposto alle condizioni nel quale è cresciuto queste sono la sua forza, e coincidono con l’evoluzione storica che ha portato al presente in cui l’individuo vive. Nella “Fenomenologia dello spirito” egli descrive il rapporto servo-signore il signore è libero, mentre il servo è appunto servo il vincitore non è, però, il signore, esonerato dal lavoro, quanto il servo che. Tramite il lavoro, da forma al mondo la storia è un incidere dell’uomo sul mondo, per questo i signori sono esonerati dalla storia questo rapporto termina con la rivoluzione francese, durante la quale i servi si rendono conto della loro posizione nel mondo, e del fatto che non abbiano bisogno dei signori. In generale la realtà è qualcosa di razionale costruito in secoli di storia tramite il lavoro lo Stato è un mondo razionale anch’esso costruito in secoli di storia, non da un contratto. dialettica che coincide col contratto razionalista; il servo si arrende al signore, tuttavia quest’ultimo si ritrova estromesso dalla storia perché smette di lavorare il servo è quindi fautore della realtà dal momento che lavora, ed ha la possibilità di entrare in contatto con l’universale Attraverso le esperienze, la lotta, il lavoro la coscienza si riconosce come spirito sostanza-soggetto= Spirito questo ha la forza di realizzare la rivoluzione in Germania, la quale però è caratterizzata da una libertà che non diviene prigioniera di una lotta perpetua contro il vecchio mondo (come in Francia), vista l’esperienza spirituale della riforma protestante. La “Filosofia del diritto” nasce dalla consapevolezza che il processo che realizza l’eticità moderna sia causa della nascita dello stato; in quest’opera egli parla di: -Diritto libertà indagata all’interno di rapporti legati al diritto privato (proprietà, contratto, illecito); -Moralità L’ORDINE DOPO LA RIVOLUZIONE--------------------- Il sentimento controrivoluzionario che matura a seguito degli avvenimenti in Francia segue 2 vie: - Ripristino dell’ordine e della stabilità politica attraverso la gerarchizzazione stato sudditi e il processo di sintetizzazione dei valori tradizionali, tramite la religione; - congelamento di quelli che erano i principi radicali democratici sviluppatisi durante la rivoluzione concedere istituzioni moderate rappresentative sotto un sovrano (liberalismo moderato); oltre a ciò promuovere una “filosofia positiva” volta ad affermare la società industriale come nuovo sistema organizzativo sociale. I CONTRORIVOLUZIONARI Accentuano il carattere distruttivo della rivoluzione, sottolineano le ragioni astratte del suo scoppio e condannano la strumentalizzazione attuata della storia come deposito di esperienze e possibili rivendicazioni. BURKE “Riflessioni sulla rivoluzione francese” (primo testo della letteratura controrivoluzionaria) la Rivoluzione è stato un evento distruttivo ed innaturale a differenza della Gloriosa rivoluzione, quella francese aveva l’obiettivo di fare “tabula rasa” del passato. Egli esalta, inoltre, il peso degli elementi irrazionali (affetti, passioni, amore) condannando la pretesa degli illuministi di imporre la dottrina della razionalità sopra ogni cosa contro gli illuministi egli esalta l’efficacia delle istituzioni intermedie (parlamenti, corporazioni) che sono sempre riusciti a limitare il potere assoluto, ma che adesso vengono minacciate dall’illuminismo. La religione viene esaltata come base di ogni forma di vita associata. CATTOLICI criticano più profondamente la rivoluzione individuandola all'interno di quello che è un periodo storico volto alla catastrofe la rivoluzione, esattamente come l'intera modernità, è caratterizzata da un tentativo umano di costruire artificialmente l'ordine politico attraverso la libertà e la razionalità i cattolici esaltano i dogmi religiosi come fondamento non solo dell'ordine spirituale, ma anche di quello politico. Anche la concezione di sovranità segue questo filo il sovrano, essendo un ministro di Dio, non può detenere un potere assoluto i cattolici controrivoluzionari appoggiano questa visione anche dato che fanno parte delle classi aristocratiche, da secoli attori di una battaglia tra loro e l'accentramento del potere monarchico. Il diritto di resistenza è applicabile solamente in vista di una restaurazione che richiami il sovrano ai suoi limiti naturali, il tutto sotto le direttive del pontefice (unico detentore del diritto di resistenza e giudicatore di re). MAISTRE= il sovrano deve imporre una religione politica volta ad unire il popolo (a differenza di Rousseau questa è un'imposizione dall'alto) LAMENNAIS= il principio di autorità coincide con la ragione umana questa nel corso della storia si dà sempre una religione, in modo da appagare il bisogno di certezze la religione che da più certezze è quella cattolica l'illuminismo e la modernità, che rifiutano la religione come mezzo razionale, sono gli stessi qualcosa di irrazionale solo il cristianesimo cattolico è garanzia di conservazione DONOSO CORTES= riprendi il punto di partenza dell'ordine politico divino (solo Dio fonda l'ordine politico) per affermare come non vi siano possibilità di convivenza e di equilibrio tra principi cattolici e principi atei e socialisti bisogna instaurare una dittatura cattolica quale ultima risposta alla lotta contro la rivoluzione democratica e socialista “dittatura di spada” cattolica contro la “dittatura del pugnale” socialista LIBERALISMO E POSITIVISMO IN FRANCIA Riprendendo l'esperienza del terrore e di Napoleone, questa corrente controrivoluzionaria moderata vuole affermare come le leggi possono diventare un ostacolo alla libertà, tramite la descrizione dell'esperienza democratica durante la rivoluzione francese dispotismo della legge BENJAMIN HENRI COSTANT (1767-1830) “Principi di politica”, 2Discorso sulla libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni”, “Lo spirito di conquista e l’usurpazione”il dispotismo della legge è la forma caratteristica del dispotismo dei moderni la libertà si costruisce all'esterno della legge, quindi in uno stato di indipendenza dell'esistenza personale. Egli afferma che il primato della sovranità popolare non possa più essere messo in discussione questa però è ammissibile unicamente come supremazia della volontà generale su quelle particolari, concretizzata in leggi generali la sovranità, infatti, essendo popolare, è soggetta alla pretesa di modificare a piacimento le regole dell'ordinamento, essendo circoscritta dalla libertà individuale di opinione, di proprietà e di critica è necessario che il potere popolare sia limitato e strutturato in forme costituzionali divisione dei poteri. Bisogna difendere il sistema rappresentativo e separare i 5 diversi poteri: -il potere neutro del monarca, che ha il ruolo di giudice e arbitro; -il potere esecutivo dei ministri; -il potere rappresentativo durevole delle alte camere, nobili conservatori; - il potere rappresentativo dell'opinione delle basse camere, borghesi progressisti; - il potere giudiziario. Il potere neutro serve per mantenere gli altri poteri nell'ambito della legittimità vuole essere una certezza che la sovranità sia fondata sulla volontà generale, ma limitata nel suo esercizio oltre che quella delle camere, l'esecutivo deve ricevere anche la fiducia del sovrano. Altro pilastro oltre alla libertà è la proprietà: -chi non detiene proprietà terriere non è tenuto a partecipare agli affari pubblici, quindi non vi è diritto di voto per tutti (non è un diritto naturale); -la proprietà non è preesistente rispetto alla società ma è legata ad essa la proprietà è una convenzione sociale (che però rende gli uomini capaci dell'esercizio dei diritti politici) Egli sottolinea come vi sia la “Liberta degli antichi”, basata su una generale possibilità di far parte della forma di esercizio diretto del potere (democrazia diretta greca), e quindi su una sottomissione del privato rispetto alla comunità, contrapposta alla “Libertà dei moderni”, centrata sui diritti dell'individuo la quale difesa deve essere garantita dal governo; qui non vi è una partecipazione collettiva, ma più un'indipendenza privata. Il singolo può esprimere liberamente la propria individualità ma delega il proprio potere ha una rappresentanza, la quale gli toglie il diritto di incidere sulla politica lo Stato non è una organizzazione collettiva, ma un'organizzazione di rappresentanze a cui è stato affidato il potere dalla nazione Tutto ciò è un portato dato da tre fattori: -espansione dello Stato moderno limita l'importanza del singolo individuo; -l'abolizione della schiavitù permette agli uomini liberi di occuparsi degli affari pubblici; -espansione dei commerci costringo l'individuo occuparsi di affari privati. *la Libertà “liberale” (l’indipendenza dell’individuo) ha la priorità su quella politica, tuttavia quest’ultima deve essere mantenuta continuando a controllare l’operato dei rappresentanti (il popolo deve farlo). * il costituzionalismo liberale dei cosiddetti “dottrinari” afferma che la società debba delegare alla monarchia il compito di difesa dei propri diritti COMTE= riprende l’immagine della società medievale come unità organica ma ritiene che la conciliazione tra ordine e progresso può essere assicurata soltanto dal potere degli scienziati positivi e degli industriali. Attraverso lo stadio teologico (teocrazia, guerra, schiavitù l’uomo tenta di dominare la natura) prima, metafisico(individualismo, egoismo, utilitarismo la magia e la religione si affievoliscono in favore della filosofia sovranità popolare attraverso il patto sociale) poi, scientifico(osservazione dei fatti, scienza esatta, matematica far confluire tutti i risultati delle scienze particolari in una sociale nascita della sociologia) infine si arriva allo stadio positivo in cui si ha una commistione di cultura, morale e costume che crea l’equilibrio tra ordine e progresso. GERMANIA POST-RIVOLUZIONARIA Il ROMANTICISMO condanna l’uso estremo della razionalità, che ha causato il Terrore e l’imperialismo Napoleonico, che pretende di avere validità universale, nonché indica come l’astrattezza della ragione sia causa del suo abuso. Viene esaltato il principio di soggettività come sentimento concreto si oppone l’individualità greca all’assolutismo paternalistico illuminato, l’amore, il culto del passato medievale allo Stato moderno, il governo spirituale della Chiesa alla restaurazione e alla razionalità burocratica. Vi è una riduzione di ogni problema ad un qualcosa di superiore sublimazione della politica tramite la poesia sentimentalizzazione della politica che rifiuta ogni tipo di differenza istituzionale e politica rifiuto del meccanicismo del dibattito politico illuminista Friedrich Schlegel Viene esaltato il medioevo anche a livello di organizzazione sociale tre classi produttrici (contadini, artigiani e servitori), due governative (chierici e nobili) e monarca giudice, i quali danno la precedenza a questioni morali-religiose rispetto alle economiche. Poeticizzazione della politica ed esaltazione del medioevo trovano la loro prima elaborazione in Novalis (pseudonimo di Von Hardenberg) egli considera lo stato come un “macroantropo” nel quale le corporazioni sono gli organi, il clero la religiosità, i nobili la morale, i dotti l’intelligenza, il re la volontà. In Adam Muller si nota il rifiuto delle teorie economiche del dominio di mercato e quello rispetto allo Stato costruito sul diritto naturale esaltazione di fattori produttivi precapitalistici il libero mercato uccide i nazionalismi portando al cosmopolitismo bisogna restaurare un mondo in cui gli individui si esprimono in quanto corporazioni, il clero ha la proprietà, e intermedia il rapporto nobili-borghesi, mentre lo Stato mantiene il tutto “in ordine”, garantendo la continuità del tutto i rapporti extrastatuali ammettono la guerra come condizione naturale quanto la pace. politica e la vita civica. Tocqueville afferma anche che lo stato meno rivoluzionario sia più stabile visto che il conformismo inizia ad avere più potere delle leggi stesse, nel mantenimento dell’ordine negli USA non vi sono coloro contro la democrazia, nonostante la vivacità politica l’uniformità delle condizioni e degli interessi fa si che ci sia un accordo di massimo su ciò che lo stato deve garantire e proteggere A differenza di Kant, che taccia la democrazia diretta come dispotica e irrazionale, Tocqueville ammette questa debolezza ma propone dei modi per risolvere il dispotismo, all’interno delle stesse istituzioni democratiche. Quelli che sono i rischi della democrazia sono assenza di libertà e fine delle virtù politiche e l’individualismo: - la libertà si limita con la tirannide della maggioranza e con la violenza intellettuale, la propaganda sul popolo la giuria giuridica (la giuria popolare) è un modo per risolvere il problema, educando il popolo al sentimento di giustizia e mantenendo quel carattere virtuoso della politica si educa il popolo allo spirito delle leggi. - l’individualismo è perlopiù positivo la grande abbondanza di risorse permette che ognuno possa perseguire la propria indipendenza, senza scendere a compromessi (che minerebbero l’indipendenza stessa); oltre a ciò, in caso l’individualismo si tramuti in qualcosa di egoistico, la società americana permette di porre un contrappeso, grazie alla possibilità di partecipazione di tutti alle elezioni, nonostante ciò vi è comunque il rischio di un egoismo che porta allo scambio libertà politica-garanzia del proprio interesse (un’accettazione del dispotismo per mantenere i propri averi). La contraddizione principale del pensiero di Tocqueville sta nella presenza della schiavitù negli USA egli considera i nativi come vittime dei bianchi (essi devono scegliere tra eliminare i colonizzatori o omologarsi a loro lavorando il lavoro però è disonorevole, per cui vengono cancellati). I neri invece sono in una situazione ancora peggiore, ovvero quella che non gli permette di avere ambizioni si ha qui una “doppia schiavitù”, ovvero quella effettiva insieme a quella mentale causata dalla prima, che limita qualsiasi intraprendenza da parte delle persone soggette. Oltre a questo la condizione dei neri è peggiore quando si tratta il pregiudizio razziale l’ondata abolizionista ha portato ad un odio ancora maggiore nei confronti della loro razza a nord si ha un razzismo più accentuato (visto il rischio che i bianchi si vedano omologati ai neri), rispetto che al sud (dove non c’è bisogno di rimarcare la superiorità bianca, essendo questa persino confermata dalla legge).> Tocqueville afferma l’uguaglianza uomo-donna entrambi i generi devono perseguire il proprio ruolo al meglio le donne sono sottomesse all’uomo, ma il loro valore è lo stesso dal momento che ambiscono a fare il loro lavoro al meglio, esattamente come gli uomini. *Tale uguaglianza si manifesta anche nel fatto che, nonostante la distribuzione della proprietà non sia omogenea, non vi è una così marcata differenza fra ricchi e poveri (vi è un’abbondanza di terreni) * l’uguaglianza può essere positiva, tutti uguali, o negativa, tutti schiavi. KARL MARX (1818-1895) “Il Capitale” La società la società è inteso come dominio delle particolarità e del loro scontro, in cui vige l'egoismo privato e l'individualismo critica l'universalità della società civile hegeliana. “La sacra famiglia” e “l’Ideologia tedesca” si individua il concetto di “classe”, e di conseguenza il concetto di “lotta di classe” tra borghesi e proletari, situazione velata secondo Marx dalla distinzione fra società civile e stato in Hegel questa critica alla distinzione hegeliana ha come fondamento, quindi, la questione dell'evoluzione della società dopo la rivoluzione, in cui emergono il borghese e il cittadino, e in cui l'uomo privato considera gli altri uomini come mezzo l'emancipazione politica è insufficiente e impedisce una liberazione genuina, possibile solamente con la separazione tra la società civile e Stato. Nei “Manoscritti economico-filosofici” Marx indaga ora sull’alienazione non più politica, quanto economica il lavoratore perde controllo del mondo esterno mentre la sua attività divenne centrale per la produzione di quel mondo Assoggettamento della classe operaia. All'interno della moderna società capitalistica si è formata una classe (la proletaria) potenzialmente in grado di compiere una rivoluzione una rivoluzione che punta alla realizzazione di una società comunista una rivoluzione che punta all' abolizione della proprietà privata, essendo questa uno strumento che consente alla borghesia di appropriarsi del lavoro altrui. La storia Nel “Manifesto del partito comunista” Marx afferma che “la storia di ogni società esistita fino ad ora è storia di lotte di classi” il comunismo punta a superare la struttura antagonistica della società, che più volte si è ripetuta nella storia, che ha portato ad un continuo dominio dell'uomo sull'uomo Materialismo storico (preponderanza del fattore materiale sullo sviluppo della società nella storia) Questa concezione materialistica della storia implica la visione dello Stato e del potere politico come “Potere organizzato di una classe volto all’oppressione dell’altra” Marx afferma che gli uomini entrino, volontariamente o meno, in rapporti di produzione in base alla loro forza lavorativa Questi legami definiscono la struttura economica della società, il “modo di produzione” a un certo punto si arriva all’apogeo delle forze produttive, le quali non possono più svilupparsi in una società come quella in cui sono avviene una “rivoluzione sociale”, che sconvolge la sovrastruttura tutto ciò implica l’idea che la rivoluzione comunista sia una conseguenza inevitabile, e che ciò sia la fine di questa “preistoria della società umana” in virtù dell’abolizione delle classi. Il “Manifesto” Nell’”Ideologia tedesca” Marx afferma che “ i singoli individui formano una classe solo in quanto debbano condurre una lotta contro un'altra classe” vengono poste le basi per la distinzione tra “classe in sé” (la classe sociale vera e propria, quella oggettiva) e “classe per sé” (quella capace di porsi come soggetto politico). Marx Critica alcuni aspetti del socialismo in primo luogo la nostalgia passatista che esalta la condizione lavorativa pre-capitalistica (viene esaltata la figura del borghese, apologia della borghesia, il quale ha dimostrato cosa realmente possa fare l'uomo); bisogna guardare al futuro e non al passato in secondo luogo la critica da un punto di vista della giustizia del capitalismo, invece che concentrarsi sull’azione storica del proletariato. Nell’opera egli è convinto dell'imminente crisi generale del capitalismo. La critica dell’economia politica Marx parla nelle sue opere di “feticismo della merce” la merce è prodotta da un determinato lavoro umano e ha uno specifico valore d'uso, quindi una sua utilità il carattere feticcio sta nel valore di scambio (in denaro) il lavoro e visto come una cosa, un'esperienza astratta che viene cristallizzata si tratta di un processo di reificazione (il lavoro visto come una cosa). La critica marxista Non si limita a questo, in quanto comprende anche degli aspetti del processo produttivo viene considerata merce anche la forza lavoro, l'astratta capacità di lavorare il prezzo di questa merce è il salario il lavoro necessario è la parte della giornata lavorativa che si consuma allo scopo di riprodurre questa merce, tuttavia questa quota non può esaurire in una società capitalistica, per questo vie una seconda parte di giornata lavorativa in cui il lavoratore viene sfruttato per qualcosa che non produce nulla per sé; si parla qui di “pluslavoro” e di “plusvalore”, inteso come un qualcosa di creato dal nulla, il vero profitto del capitalista. Seguendo questa logica il risultato della lotta tra il diritto del capitalista e il diritto dell'operaio, entrambi uguali, è dettato dalla forza, e concretizzato nell'orario di lavoro è Necessario definire quello che è il “plusvalore assoluto” rispetto al “plusvalore relativo” il primo deriva dal prolungamento della giornata lavorativa (più pericoloso vista la tendenza ad accorciare la giornata, che poi si concretizzerà anche a livello istituzionale), il secondo deriva da un'intensificazione del lavoro, con conseguente riduzione dei tempi necessari (questo è concretizzabile tramite una maggiore innovazione delle tecnologie o un'intensificazione del lavoro della manodopera nello stesso tempo) La Politica Marx è allievo di Hegel andrà in contrasto con lui; egli inoltre non è solo filosofo, quanto anche militante, politico e giornalista non è un semplice teorico. Il presente non è quell’insieme razionale di cui bisogna scoprire le ragioni che lo tengono insieme, quanto più una struttura attraversata da una fondamentale contraddizione chi ha la proprietà e chi non ce l’ha, chi non lavora e chi invece è costretto l’unità dello stato hegeliano non vi è in Marx. Secondo Marx, La storia non è l'affermarsi della libertà nel mondo (che termina con la nascita dello Stato) come Hegel l’asservimento non si ferma alla rivoluzione francese, in quanto dopo questo avvenimento si da il via ad un altro rapporto di subalternità, ovvero quello del lavoratore- capitalista. Oltre a questo Marx afferma che la storia non sia fatta da idee o da stati, quanto da società si tratta della storia dei rapporti materiali tra i soggetti non tutti, nel sistema dei bisogni hegeliano, sono dipendenti allo stesso modo (come affermava Hegel), inoltre non vi sono al suo interno diverse professioni, quanto più due macro classi chi possiede e chi non possiede, e la dipendenza pende tutta su un lato. Hegel afferma che il lavoro offre nobilitazione etica (discorso del servo superiore al signore), tuttavia in Marx ciò non accade perché il lavoro ha significato diverso in base alla classe d’appartenenza; questo lavoro implica, per la classe proletaria, (la plebe hegeliana che tuttavia non è esclusa dalla società, ma ne fa parte) un totale rapporto di asservimento la disuguaglianza fondata sulla differenza di proprietà e il patto iniquo tra ricchi per avere difesa il proprio possesso, è una visione in comune con Rousseau. Lo Stato è Un'istituzione adeguata al modo in cui i rapporti di dominazione si evolvono, a seguito della rivoluzione francese, con l'avvento del capitalismo si passa da una lotta fra borghesia e feudalesimo, ad una lotta fra borghesia e proletariato la società non è più quella dipendenza omnilaterale hegeliana, quanto più lo scontro tra le due classi. Hegel infatti fondeva la classe operaia e quella dell' industriali all'interno del ceto industriale. “La Questione ebraica” qui egli discute l'inclusione o meno degli ebrei nella vita politica ci sono due possibilità: - lo stato deve essere laico quindi non vi devono essere problemi e discriminazioni riguardo alla religione; -gli ebrei devono essere liberi di partecipare alla vita politica in quanto individui. Nel saggio “Sulla libertà” Mill afferma che l'unico motivo per cui uno dovrebbe intaccare la libertà di un altro si ritrova solo nella protezione della società intera visione in linea con l’utilitarismo Quello che Mill vuole criticare è la “Tirannia della maggioranza”, ovvero quella tirannia sociale che è più potente di qualsiasi oppressione politica in questo caso l'influenza sull'individuo dell'opinione pubblica. Questa è infatti colei che limita l'autonomia individuale (le 3 libertà di associazioni, di coscienza, di seguire i propri gusti) quello che per il liberalismo era un punto positivo, per la visione di Mill è un aspetto che contribuisce ad una mediocrità collettiva. Nelle “Considerazioni sul governo rappresentativo” egli afferma quali siano gli aspetti fondamentali del carattere del governo rappresentativo (coraggio, spirito di intrapresa, autorità degli intellettuali ecc.), con cui esso può moderare gli eccessi e contrastare i pericoli intrinsechi al sistema di governo (comunque definito come ideale da Mill). Mill Propone anche una lieve limitazione del suffragio esso può essere universale solo se proporzionale il suffragio universale deve valorizzare un voto sulla base del grado d'istruzione dell'elettore e attribuendo una pluralità di voti in base al gruppo sociale la cultura può contrastare la mediocrità collettiva. La soggezione delle donne Nel “Sulla soggezione delle donne” il li riprende ideale femministi, ad esempio di Harriet Taylor (poi sua moglie), che equiparavano la condizione della donna nel matrimonio ad una condizione di schiavitù; questo rapporto non si basava però sulla paura, quanto più sui sentimenti oltre a questo egli affermava la derivazione storica, quindi non naturale, del rapporto di subordinazione tra i due sessi per questo motivo gli condanna il fatto che vi sia ancora una discriminazione in una società come quella moderna, liberale e progressista. LIBERALISMO E DARWINISMO SOCIALE Liberalismo di Disraeli riforme sociali, estensione suffragio, vocazione colonizzatrice imperiale inglese segue una maggiore radicalizzazione delle idee liberali, il cosiddetto “Nuovo liberalismo”, che promuove i diritti degli individui e i diritti della comunità nazionale (Green, Bosanquet, Hobhouse). HERBERT SPENCER (1820-1903) principio di evoluzione applicato alla società l’evoluzione consiste nel passaggio da massa omogenea di particelle ad una divisione eterogenea delle stesse a livello sociale si tratta della progressione della divisione del lavoro. Egli afferma che la storia sia un passare da una “società militare” (in cui si pensa alla difesa e alla offesa, in cui si afferma lo status) a una “società industriale” (produzione, cooperazione volontaria, contrattualizzazione dei rapporti) contrapposizione di “status” e “contratto” (anche in Mill). In una società del genere vige il principio della “selezione naturale” vince il più forte. Al contrario dell’ olismo (il Tutto prevale sul singolo), Spencer afferma che la società sia l’insieme delle proprietà individuali per risolvere macro-problemi bisogna agire sui singoli QUESTIONE NAZIONALE Parallela alla sociale, questa promuove ideali antisocialisti, democratici e imperialistici si legittima la guerra e l’intolleranza verso le minoranze, su basi più o meno razziste. Il nazionalismo ha diverse evoluzioni, ma inizia più o meno ad affermarsi a inizio 800 con la rivoluzione francese. In Francia abbiamo un nazionalismo legato alla politica, dove il concetto di nazione segue il filone del “gruppo di individui sotto un'unica costituzione e eguale”, mentre in Germania è qualcosa di legato alla cultura, vista l’impossibile assimilazione politica in una zona come quella (iperframmentata) queste dottrine radicalmente nazionaliste sono definite come “Pannazionaliste”, tipo panslavismo o pangermanismo, entrambe che spingono ad un affermazione mondiale delle stirpi rispettivamnte slave e tedesche accentuano l’imperialismo e l’intolleranza razziale. Si ricorda anche la vicenda particolare del sionismo, nazionalismo ebraico ideato a Herzl, il quale ha dato vita agli scandali razziali di inizio 900 (tipo Dreyfus). MAZZINI = è il principale esponente del Risorgimento. Sotto il profilo delle dottrine politiche, egli mira al concetto di comunità etnico-nazionale compatta, dotata di una propria storia, di proprie tradizioni e di una propria missione. All’opportunismo e utilitarismo delle dottrine propugnate dalla rivoluzione francese, Mazzini contrappone l’idea di dovere che “sta in Dio” e la sua immediata realizzazione è la patria. Criticando il comunismo e animato da un profondo sdegno morale per la condizione degli operai egli denuncia che senza l’uguaglianza non vi può essere libertà. Inoltre egli critica il “giusto medio” del moderatismo che a suo avviso non porta a nulla. O vi è democrazia o vi è dispotismo. Ecco che va in contrasto con Cavour TREITSCHKE = durante il periodo preunitario lo sviluppo del pensiero politico tedesco fu diviso da due correnti: una propugnava l’unificazione “grande-tedesca”, l’altra “piccolo-tedesca”. Treitschke rappresenta una sintesi paradigmatica. egli intendeva superare la tensione società – Stato con l’idea nazionale. Fautore di un aggressivo pangermanismo egli sosteneva l’idea di Potenza, affermando la naturale disuguaglianza degli uomini. Diffuse cosi l’idea di antisemitismo, utilizzando politicamente l’idea di razza. Insistette molto sulla concezione purificatrice della guerra sulla missione della Germania nel mondo. Infine offrì una legittimazione intellettuale di imperialismo e espansionismo coloniale BAKUNIN = lo Stato non può esistere senza schiavitù è necessario distruggerlo, insieme alla società borghese è necessario organizzare milizie popolari spontanee che possano contrastare lo Stato ANARCHISMO LA CRISI DELL’ORDINE POLITICO MODERNO-------- FRIEDRICH NIETZSCHE (1844-1900) sarà con lui che il “nichilismo” assumerà importanza per quanto riguarda la comprensione del Moderno. il Nichilismo: si tratta della condizione di mancanza, di nullità, che provvede la perdita di valore delle risposte ai perché della vita è un portato della sempre minore importanza dei valori tradizionali (Dio, Verità, Bene), ed è l'inizio di quella che viene definita come storia della decadenza. Questa storia inizia sin dal razionalismo filosofico greco sin da Socrate, Euripide e Platone, i quali sono considerati come i responsabili del suicidio della tragedia. Nel “La nascita della tragedia” Nietzsche individua nello scontro tra “Apollineo” e “Dionisiaco” (rispettivamente le forze del “sogno” e dell’”ebbrezza”) la vitalità del mondo greco, la quale non è serena come si pensa bensì tragica la tragedia è il mezzo letterario migliore per rappresentare la vita del tempo; questa viene però combattuta attraverso la filosofia, la quale impone i propri valori sull’orrore e sulla creatività tragica risoluzione del caos della vita. I 3 portati di questa trasformazione sono la metafisica (verità), la quale crolla di fronte all’esaltazione del soggetto nel razionalismo e nel pensiero dialettico, Dio (oggettività e salvezza), del quale Nietzsche afferma la morte a causa della fine di quel valore che giustificava la preponderanza sui deboli, lo Stato, dal momento che la politica è il nulla vista l’ipocrisia dell’uguaglianza, e la cancellazione apparente della gerarchia naturale. Nietzsche afferma che vi siano delle nuove verità al tramonto di quelle tradizionali in ambito politico sono il nazionalismo, l’anarchismo, la democrazia, il socialismo egli critica la democrazia considerandola come la civiltà degli “zeri sommati”, dove ognuno è uno zero uguale all’altro, un governo degli schiavi oltre a ciò è convinto che anche il governo più monocratico, come la monarchia, sia costretto ad essere democratico vista la forte influenza della società di massa del tempo. La visione nichilistica può essere vissuta in modo negativo, tramite un senso di inutilità e decadenza, o in modo positivo, tramite una propria consapevolezza dell’assenza di senso della vita, e una ricerca della potenza; si tratta di nichilismo passivo (declino dello spirito) e attivo (cresciuta potenza dello spirito) è qui che si inizia a parlare di “volontà di potenza”. L’eterno ritorno: si tratta della visione della vita come un eterno ciclo in cui vige la mancanza di senso a differenza della visione propedeutica cristiana (Creazione, vita, redenzione), Nietzsche afferma che l’uomo debba volere questo eterno ritorno solo in questo modo egli vive la realtà con potenza e in modo affermativo importanza della dimensione della scelta. Il superuomo e la volontà di potenza: Chi è in grado di accettare, come accennato prima, la condizione di eterno ritorno e di tragicità della vita? Il Superuomo, ovvero colui che va oltre l’uomo normale, sorpassa qualsiasi convinzione ascetica e morale, e rivendica la natura terrestre e corporea della vita si tratta di un tipo di “oltre-uomo” che si afferma quale superiore all’uomo normale, accetta la propria dominazione e la schiavitù degli inferiori persegue ideali anti-democratici e anti-egualitari egli critica le correnti politiche del suo tempo, puntando alla loro dissoluzione. La volontà di potenza è caratteristica cardine di questo superuomo si tratta della volontà di affermazione e di superamento di se stessi. La filosofia di Nietzsche è espressione magistrale della fine dell’epoca dello Stato e dell’uomo cittadino, e dell’esaurirsi del valore propulsivo della modernità crisi del rapport fra soggetto e Stato (masse che vogliono politicizzarsi ecc.). *come Marx e Tocqueville, Weber afferma che la società sia alla base dello Stato, e al suo interno; *diversamente da Hegel, la società non è, quindi, una caratteristica dello Stato, ma qualcosa che lo ingloba. MAX WEBER (1864-1920) Uno dei fondatori della sociologia; egli afferma che per capire lo Stato si debba partire dalla società; lo Stato non è un’istituzione eterna, un qualcosa di naturale lo Stato è un’istituzione storica che corrisponde ad una determinata società, quella capitalistica. Fondatore, dopo un periodo di insegnamento, della Società tedesca di sociologia (1910), diviene una delle personalità attive alla pace di Versailles e nella costituzione della R di Weimar; farà parte anche di quei movimenti operai, scioperi ecc. di fine 800. Egli si può considerare come un liberale, uno dei “socialisti della cattedra” ovvero coloro che volevano risolvere le contraddizioni del capitalismo senza far scoppiare rivoluzioni come si può far si che il partito socialdemocratico collabori con lo stato? Come si fa a risolvere tutto senza rivoluzioni? Tramite una politica adeguata al capitalismo, attiva e capace di mediare le contraddizioni. visione d’insieme, secondo Weber no si perdono nella razionalità dello scopo); si tratta di un gruppo di specialisti i quali vengono posti su una scala gerarchica in base alle competenze, in modo che tutto funzioni; sono remunerati la burocrazia è un portato della centralizzazione dell’amministrazione a seguito della necessità di controllare le spese militari, dopo le grandi rivoluzioni militari. La burocrazia è un portato della democratizzazione di età moderna, tuttavia è anche un qualcosa di inquietante secondo Weber una macchina estremamente razionale e calcolante che non bada sempre al bene comune, quanto più quello di rimanere in piedi; si tratta di una sorta di schiavitù senza signore nella società capitalista il destino degli uomini dipende dalla burocrazia anche facendo rivoluzioni, si sarà sempre schiavi della burocrazia il cui obiettivo non è chiaro Il potere carismatico o l’istituzione di un parlamento in cui sono presenti leader politici (non solo funzionari) può essere una soluzione al problema politico. GLI ELITISTI La teoria delle elitè si propone di spiegare come, in ogni società, inevitabilmente vi sia una concentrazione della maggior parte del potere in mano a pochi diviene uno studio e un’analisi scientifica. MOSCA = secondo Mosca, la politica è retta dagli interessi di una minoranza omogenea organizzata, la classe politica, che si impone ad una maggioranza divisa e frammentata. Nella storia politica dell’umanità egli contrappone due opposte tendenze, quella democratica e quella aristocratica. Inoltre enuclea 4 tipi ideali di organizzazione dei sistemi politici. Autocratico-aristocratico, aristocratico liberale, autocratico democratico e quello liberale democratico in cui vengono eliminati gli ostacoli creati dalla burocrazia e gli individui sono chiamati a partecipare alla vita politica. La classe politica dominante, per imporre le proprie decisioni non può fare appello soltanto alla costrizione, ma deve giustificare il proprio potere attraverso una dimensione di consenso che prende il nome di “formula politica”. PARETO = il suo obiettivo è studiare scientificamente la natura delle disuguaglianze in termini di ricchezza e potere all’interno della società. Secondo Pareto, la società è divisa su due classi sociali: la classe eletta o “elitè” che dirige tutto e la classe non eletta che racchiude i governati. La stabilità o la decadenza dell’organizzazione sociale dipende dal modo in cui queste classi si interscambiano a livello sia orizzontale (tra gli individui della stessa classe) che verticale (da una classe all’altra) secondo un fenomeno chiamato circolazione dell’elite. Quest’ultima avviene soprattutto in quattro ambiti: intellettuale, governativo, storico e politico. Infine quelle che Mosca chiama formule politiche, Pareto le definisce “derivazioni” che servono a spiegare, giustificare e dimostrare le azioni dei governanti. SOREL = il tema centrale del suo pensiero politico è il proletariato inteso come l’unico in grado di riscattare la società dalla decadenza del socialismo e dalla scienza positivistica. Egli fa appello al sindacato piuttosto che al partito, per un’azione diretta degli operai. Egli promuove lo “sciopero generale” , “l’agire rivoluzionario” degli operai che sono uniti da uno spirito inconscio (il mito) che risveglia in loro i desideri di riscatto sociale. MARXISMO 1900-1920: LUXEMBURG le contraddizioni del capitalismo sono inevitabili l’imperialismo accentua questi aspetti negativi la rivoluzione operaia risolverebbe questi problemi. SOREL il tema centrale del suo pensiero politico è il proletariato inteso come l’unico in grado di riscattare la società dalla decadenza del socialismo e dalla scienza positivistica. Egli fa appello al sindacato piuttosto che al partito, per un’azione diretta degli operai. Egli promuove lo “sciopero generale”, “l’agire rivoluzionario” degli operai che sono uniti da uno spirito inconscio (il mito) che risveglia in loro i desideri di riscatto sociale. LENIN “Stato e Rivoluzione”, “Che Fare?” Nell’Ottobre 1917 scoppia la rivoluzione russa in cui sono coinvolti i menscevichi (il socialismo si afferma in un paese solo se maturo economicamente) e i bolscevichi (bisogna subito istituire una dittatura del proletariato e dei contadini, con cui attuare la rivoluzione socialista). Secondo Lenin, bolscevico, è necessario maturare una democrazia diretta all’interno della Russia, attraverso la cancellazione delle istituzioni parlamentari parallela alla nascita dei “soviet”, consigli in cui viene valorizzata l’immediata parola della classe operaia; prima di rendere così diretto il potere dei lavoratori, è necessario passare per una breve parentesi politica tramite la nascita di un partito, il quale accompagna e da forma al movimento protagonista. Il compito di questo partito è rendere “professionale” il movimento operaio gli operai devono essere dei teorici del socialismo, evitando di fissarsi su richieste sindacali a questo punto è il partito, non la classe operaia, ad avere il ruolo fondamentale per muovere la rivoluzione primato della decisione sulla mediazione, della dittatura sulla discussione, della rivoluzione sul progresso. La borghesia russa non è in grado di dirigere il procedimento rivoluzionario in senso democratico la rivoluzione deve essere proletariato vs borghesia la democrazia che si viene a creare non è altro che una dittatura del proletariato, a sua volta dittatura del partito lo Stato viene cancellato in favore delle masse. Lo Stato è qualcosa che serve durante la transizione tra capitalismo e comunismo dopo non vi è la necessità di una grande quantità di funzionari, i quali perdono d’importanza estinzione della burocrazia. Questa fase si trasformerà, però, in un’impossibilità dell’ausilio della democrazia Lenin si accorgerà ben presto dell’irrealizzabilità della dittatura del proletariato istituisce una normale dittatura, la dittatura del partito, che non ripudierà affatto lo Stato organizzazione statale dell’URSS. Lenin ragiona anche sull’imperialismo nel “L’imperialismo, fase suprema del capitalismo “ qui egli considera l’imp come lo “stadio monopolistico del capitalismo”, caratterizzandolo in 5 aspetti: - concentrazione produzione e capitale; - fusione capitale industriale e bancario; - esportazione capitali; - sorgere di associazioni monopolistiche nel mondo; - divisione del mondo in aree di influenza coloniali. IL NAZIONALISMO la corrente parallela ma opposta, che nasce dalla dissoluzione della liberaldemocrazia e del parlamentarismo, al socialismo è il nazionalismo (antiliberale, antidemocratico, antiborghese, irrazionale) prima con Mazzini il nazionalismo voleva far coincidere “nazione” e “umanità”, mentre a fine 800 si auspica una sempre più marcata divisione tra le genti (protezionismo e imperialismo, trionfo delle civiltà migliori ecc.) l’individuo è irrazionale quindi c’è bisogno che sia sottoposto ad autorità e gerarchia la verità è il prodotto dell’azione politica, la quale può farsi strada tra i formalismi e le norme giuridiche vigenti, in modo autoritario il nazionalismo si afferma durante la 1ww, per poi collassare in totalitarismi di destra. GERMANIA nazionalismo che esalta la cultura e la purezza tedesca popolo e nazioni sono presupposti dell’organizzazione propria di ogni cultura. Spengler la “zivilisation” della cultura occidentale è l’ultimo stadio, in cui si stanno perdendo tutti i valori (Nietzsche), prima di una totale decadenza. FRANCIA nazionalismo che condanna l’universalità (non l’idea di nazione) promulgata dalla rivoluzione del 1789; solidarietà nazionale, razzismo, funzione unitaria della monarchia e influenza del cattolicesimo. ITALIA data l’arretratezza, nazionalismo che vuole colonizzare e unire l’Italia, socialismo nazionale, totalitarismo di Rocco. Corradini la lotta di classe deve sostituirsi ad una lotta tra nazioni la lotta di classe deve quindi trasformarsi in unità, volta poi a lottare contro altre nazioni socialismo nazionale. Alfredo Rocco primo legislatore del fascismo anti liberale, anti parlamentare, collaborazione tra classi (corporativismo) e solidarietà nazionale, autorità dello stato. CATTOLICESIMO LIBERALE critica alla modernità CARL SCHMITT (1888-1985) “Teologia politica” ex nazista, egli critica coloro che affermano che l’ordine politico coincida con l’insieme delle leggi la politica non è riconducibile all’ordine giuridico. Egli è anche un critico del liberalismo, ovvero di quella idea politica che ha origine dall’individuo e che vuole tutelare lo stesso. In “Teologia politica” egli individua l’epoca moderna come epoca dell’assenza di Dio, richiamando la questione del disincanto di Weber partendo da questo egli si pone il problema di come mantenere uno spazio per la politica. Nella questione dell’assenza di Dio vi è una ripresa anche del pensiero di Nietzsche Dio è morto, alla base della realtà c’è il caos o il nulla non l’ordine, alla base della realtà c’è la volontà di potenza, la religione è uno strumento dei deboli per porre freno alle aspirazioni dei dominanti, la storia è una storia di servi che hanno cercato di limitare i forti Schmitt afferma che la realtà non ha fondamento e che alla base dell’ordine ci sia una volontà. Come si proietta questo nella politica? alla base dell’ordine normativo, delle leggi, vi è un’eccezione l’eccezione è il contrario della norma, è un conflitto in cui non valgono le norme vigenti, una sospensione dell’ordine normativo l’ordine che ne nasce è di natura polemica, essendo una lotta di una parte con l’altra, e solo la consapevolezza di questo permetterà di avere stabilità Il diritto è basato su una decisione presa dl vincente di un conflitto in cui lo stato di diritto è in sospensione secondo Schmitt il sovrano è chi decide sullo stato di eccezione, sovrano è chi riesce a porre fine a un conflitto creando un nuovo ordine, chi ha la possibilità di sospendere l’ordine normativo vigente, cambiarlo o mantenerlo è inutile pensare ad un ordine politico, uno stato, che possa coincidere con il suo diritto dal momento che è necessaria la figura del sovrano a decidere e mediare il conflitto. Il conflitto è produttivo per innalzare una volontà sovrana, la quale quindi è alla base dell’ordine (a cui viene data più importanza in Schmitt, rispetto a Machiavelli che esalta il conflitto) la volontà, la decisione è qualcosa di irrazionale. Si è passati da una volontà divina che ha determinato un ordine di tipo teologico dove vige la presenza divina (età premoderna), ad un tentativo, a causa della secolarizzazione, di tradurre in altro modo la volontà che prima era divina, ma che adesso soffre dell’assenza di Dio. Schmitt afferma che Hobbes sia l’esponente principale del decisionismo dal momento che egli tenta di estromettere la politica dalla religione, Hobbes ha di fronte un caso di eccezione (che è la guerra civile europea religiosa) a cui il pensatore pone come soluzione l’assolutismo del Leviatano, il quale ha autorità HEIDEGGER = ritiene che il nichilismo della tecnica è la manifestazione della volontà di potenza che contraddistingue tutta la civiltà occidentale, che consiste nel rapporto impositivo del soggetto verso l’oggetto. La condizione dell’uomo che è gettato nel mondo in una mancanza di senso (Dasein – esserci dentro) viene superata non con l’abbandono bensì con la decisione e la consapevolezza che la morte è un destino fatto di continua lotta. La sua è una critica della ragione umana che termina con la fine della filosofia che sfocerà nel più grave degli errori umani: l’adesione al nazismo, in cui H. vedeva la volontà del popolo tedesco di rivalsa dalla crisi tecnica della modernità. KELSEN = la crisi dello stato moderno è caratterizzata dal Problema della Sovranità . secondo Kelsen questa ha portato allo Stato-potenza, quando lo Stato deve essere invece ricondotto all’interno della dottrina pure del diritto. Superando quindi il dualismo stato/diritto si approda ad un sistema monistico che riconduce la politica all’interno delle procedure garantite da un ordinamento giuridico. Afferma il primato della democrazia parlamentare che è un compromesso politico fondato da una parte sulla superiorità della costituzione e dall’altro dal Parlamento inteso come un luogo dove giungono ad accordo i diversi interessi della società. La pace sociale quindi è garantita dal sistema proporzionale. HANNAH ARENDT (1905-1975) Ebrea durante la 2 guerra mondiale, si ritrova a dover scappare negli Stati Uniti dove inizia la sua carriera accademica; una vita che entra in contatto coi totalitarismo Nel “Le origini del Totalitarismo” si pone il problema di comprendere come un’istituzione del genere possa esistere. Il termine era stato coniato dagli oppositori del regime fascista, strumentalizzato poi dallo stesso Mussolini che ne fa un titolo di merito, in quanto lo stato totale riesce a includere organizzare interamente tutta la società. Hannah interviene in due macro questioni: - la comparabilità fra stalinismo e nazismo, considerati totalitarismi Lei è a favore di questo rapporto aumento che afferma che il fenomeno totalitario c'è qualcosa di politico e non economico (quest'ultimo ambito era sfruttato come tesi principale della in comparabilità dei due concetti) il totalitarismo è qualcosa di politico dal momento che di fatto elimina qualsiasi capacità di agire da parte degli individui; questa capacità l'autrice la considera come un qualcosa di propriamente umano, per questo motivo non concepisce la possibile esistenza dei totalitarismi. - in che modo questo concetto possa affondare le radici nello stato liberale che lo ha preceduto vi sono la presenza sia di elementi di separazione, essendo questi concetti attualmente nuovi, ma anche di continuità con lo stato precedente Il libro è diviso in tre parti: antisemitismo, imperialismo e totalitarismo gli elementi di continuità si ritrovano nell'antisemitismo (già radicato dall'ottocento in Europa) e nell’ imperialismo (basti pensare alle grandi espansioni statali della seconda metà dell'Ottocento). Un elemento essenziale nella definizione del totalitarismo e la questione dell'organizzazione sistematica dello sterminio di una minoranza o più proprio per questo motivo il fascismo non viene considerato come tale, non avendo stilato un progetto simile il fascismo è un sistema autoritario che si limita ad eliminare l'opposizione politica nei totalitarismi lo sterminio non è degli oppositori del regime quanto delle minoranze considerate inferiori a causa dell'antisemitismo. Secondo la Arendt, il totalitarismo nasce dalla devastazione post prima guerra mondiale, e dalla conseguente disintegrazione politica e sociale in questa situazione ci si ritrova ad avere una massa di persone che mette in discussione lo status quo la base del consenso totalitario si deve proprio a questa massa, dal momento sì essa desidera una ricostruzione del mondo, e dell'onnipotenza del proprio stato il totalitarismo viene considerato come un nichilistico tentativo costante di annullare la realtà esistente per crearne una nuova in questo un regime tenta di imporre un perpetuo caos all'interno dello Stato, in modo che non si crei un corpo politico stabile che possa fungere da alternativa. Oltre a ciò il totalitarismo non si cura delle leggi il nazismo non ha mai cancellato la Repubblica di Weimar, semplicemente ha instaurato un regime di illegalità permanente, in modo da rendere le leggi totalmente inutili. Il nazismo È caratterizzato da una sovrapposizione di tutta una serie di cariche uffici dirette dal partito, ma senza una divisione di competenze chiara con il nazismo viene mantenuto lo stato tuttavia il partito ne prende quasi totalmente il controllo essendo una situazione caotica, in cui appunto gli uffici non avevano una chiara competenza e non erano stabili, l'unica parvenza di sicurezza e stabilità era proprio la decisione del partito. I nazisti vanno oltre il nazionalismo non a caso questo è il primo, tra tutti i movimenti tirannici, a porre in primo piano la questione della dominazione della razza rispetto agli interessi nazionali (si prenda ad esempio l'insensatezza dello spopolamento dei territori dell'est, che trova un movente solamente all'interno del progetto di epurazione della razza, e della questione dello spazio vitale). Addirittura, Essendo gli ariani una minoranza, la maggior parte del popolo tedesco veniva considerato criminale il modo per tener a freno possibile problematiche interne derivanti da questo, era la polizia segreta. Il nazismo passa da una fase simile a quella fascista, in cui vengono eliminati gli oppositori del movimento, ad una in cui vi è un costante allargamento delle categorie da eliminare (tanto che nel 43 verranno eliminati i membri delle SS sulla causa di parentele non tedesche). Secondo Hannah il campo di concentramento è simbolo del totalitarismo, come concretizzazione della volontà di annullare la realtà effettiva e ricrearne una nuova fittizia questi luoghi hanno lo scopo di trasformare l'uomo in un oggetto, procedendo per la cancellazione dell'umanità degli individui tramite: -uccisione del soggetto di diritto nell'uomo nei campi ci sono innocenti; -eliminazione della persona morale poche rivolte e suicidi; tendenza all’autoconservazione, dal momento che si induceva i prigionieri a non curarsi della vita degli altri; -eliminazione della individualità e riduzione degli individui e componenti della specie privazione di ogni particolarità. Il libro si conclude con la questione dell'ideologia totalitaria l'ideologia è la logica di un'idea che diviene preponderante rispetto alla realtà, e che deve necessariamente realizzarsi in vista di un potenziale futuro. In “Vita Activa” se Strauss intendeva recuperare una filosofia politica aperta alla trascendenza, la Arendt vede la politica come un’azione collettiva. Ne Le origini del totalitarismo prima tratta il tema dell’antisemitismo, considerando gli Ebrei il capro espiatorio delle incertezze e delle crisi della società borghese tedesca, nella seconda parte dedicata all’imperialismo, analizza i motivi di tale fenomeno, che sono da attribuirsi alla necessità di crescita sia economica che spirituale. Queste saranno, poi, le basi dei “pan - movimenti” e in particolare del “pan - germanesimo”. Inoltre, ritiene che il totalitarismo è un regime nichilistico che distrugge le classi sociali a favore delle masse, attraverso l’attuazione di esperimenti scientifici mai provati finora in quanto è un regime totalmente nuovo. Riguardo l’agire politico egli scrive Vita activa in cui intende tre funzioni: il lavorare dell’uomo come animal laborans, l’operare dell’homo faber e l’agire della collettività che mette in relazioni gli uomini. Inoltre vi sono due sfere: quella pubblica (la polis) in cui vice la libertà e quella privata (l’oikos, la casa) in cui vige la necessità. L’annientamento della sfera pubblica può avvenire con la violenza del tiranno, come accade nell’età moderna, caratterizzata dall’alienazione del soggetto dal mondo per fattori sia storici sia filosofici. La centralizzazione del lavoro e della necessità hanno comportato la crisi della società moderna che vede l’uomo al servizio della tecnica. Solo la rivoluzione americana è stata capace di non concentrare i propri interessi sulla necessità a differenza di quella russa e francese che erano costrette dalla necessità di formazione di un popolo sovrano nuovo. Abbiamo un ritorno alla polis e alla civiltà romana scevra da contaminazioni filosofiche e un’idea di pensiero che dal punto di vista politico è destrutturante ossia “impolitico”.