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Riassunto dettagliato Manuale concorso scuola Primaria e Infanzia Ed. Simone, Sintesi del corso di Pedagogia

Riassunto dettagliato di 137 pagine, sostituibile al manuale per prepararsi al concorso o per ripassare tutta la teoria e la legislazione. Creato per il concorso 2022, passato con successo!

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

In vendita dal 07/12/2021

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Scarica Riassunto dettagliato Manuale concorso scuola Primaria e Infanzia Ed. Simone e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! PARTE | - LEGISLAZIONE E NORMATIVA SCOLASTICA 1. Principi costituzionali e riforme della scuola 1. La costituzione italiana La costituzione e la legge fondamentale dello stato. essa contiene i principi fondamentali dell'ordinamento dello stato e i diritti e doveri fondamentali dei cittadini. La costituzione è stata approvata dall'assemblea costituente il 22 dicembre 1947 ed è entrata in vigore i primo gennaio 1948. È una costituzione lunga, perchè contiene le norme che regolano lo stato e anche i diritti e i doveri fondamentali dei cittadini. È rigida, perchè non si può modificare con una semplice legge ordinaria, ma serve un procedimento legislativo lungo e laborioso detto aggravato. La costituzione si apre con 12 articoli. art.1- l'italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro e la sovranità appartiene al popolo (principio democratico) art.2-la repubblica garantisce i diritti inviolabili dell'uomo come il primato della persona e la libertà di ogni individuo (principio personalista e della dignità umana) art.3- tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali (principio di eguaglianza) art.4-la repubblica riconosce a ogni cittadino il diritto al lavoro. ogni cittadino ha il dovere di lavorare per contribuire alla crescita materiale e spirituale della società(principio lavorista) art.5-la repubblica è unica e indivisibile , ma riconosce le autonomie locali e le prouove per un decentramento amministrativo (principio solidarista),che si attua anche con art. 6- la repubblica tutela le minoranze linguistiche con apposite leggi (diversità culturali) art 7-lo stato e la chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani art. 8- tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge art.9- la repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica. tutela il paesaggio e i beni culturali e ambientali art.10- l'ordinamento giuridico italiano si conforma al diritto internazionale art. 11- l'italia ripudia la guerra come strumento di difesa e come strumento risolutivo delle controversie art. 12- la bandiera italiana è il tricolore italiano:verde, bianco, rosso. 2. Il ruolo dell'istruzione e della scuola nella costituzione La nostra costituzione dedica alcuni articoli all'istruzione, considerata uno dei fini principali dello stato, per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. la scuola è considerata come ponte di passaggio tra famiglia (primigenio nucleo formativo) e la società (luogo naturale dove la personalità si esplica e si integra con altri individui). Tre sono gli articoli più importanti che riguardano la scuola e la cultura art.9-la repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica (promozione culturale dei suoi cittadini) art.33- l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. la repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per ogni ordine e grado. Enti privati hanno il diritto di istituire scuole senza oneri per lo stato. Lo stato richiede ad essi una istruzione equipollente a quella delle scuole statali. Sono prescritti esami di stato per passare da un grado di istruzione all'altro. Le università e le accademie hanno diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalla legge art.34-la scuola è aperta a tutti e l'istruzione inferiore è obbligatoria e gratuita per otto anni. | capaci e meritevoli hanno garantita l'istruzione anche se privi di mezzi, in quanto lo stato interviene con borse di studio e assegni alle famiglie. Nell'art.33 troviamo i seguenti principi: libertà di insegnamento, disponibilità di scuole statali, libera istituzione da parte di enti o privati di scuole, parificazione di scuole private a quelle statali. Nell'art. 34 troviamo i seguenti principi: libero accesso all'istruzione scolastica, obbligatorietà e gratuità dell'istruzione dell'obbligo, diritto allo studio. Oltre che dallo stato i diritti sopra espletati devono essere garantiti anche da regioni, comuni, province e città. 3. Libertà di insegnamento l’art. 33 della costituzione stabilisce che l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. Arte e scienza devono essere considerate nella più ampia accezione del significato. La libertà di insegnamento dei docenti si specifica nella libertà di manifestare il propprio pensiero, la libertà di professare qualsiasi teoria degna di accettazione e la libertà di utilizzare un metodo che appaia il più opportuno da adottare. Nelle scuole private di tendenza religiosa o con particolari indirizzi culturali questa libertà trova dei contemperamenti. La libertà dei metodi e dei contenuti si manifesta con la così detta autonomia didattica. l’art. 1 del testo unico della scuola d.lgs. n. 297/1994 stabilisce l'autonomia didattica al fine di promuovere al meglio la piena formazione degli alunni. Anche la libertà di insegnamento ha dei limiti. Non si possono insegnare teorie che non seguano l'esposizione di argomenti attuata con metodo scientifico. l'insegnamento deve rispettare il buon costume (non mettere in atto comportamenti che suscitano scandalo), deve rispettare l'ordine pubblico (non si mettono in atto comportamenti sovversivi contro lo stato) e contemplare il limite della pubblica incolumità (per attività di laboratorio, per esempio, si devono usare tutti quei mezzi che salvaguardano la salute degli alunni) 4. Libertà della scuola: scuole non statali, paritarie e confessionali l’art.33 che parla dello stato che istituisce scuole statali per ogni ordine e grado, parla anche di enti o privati che possono istituire scuole private non statali. Tale possibilità garantisce, sia alle une che alle altre, la garanzia di buona funzionalità. È data la possibilità alle scuole private, qualora ne facciano richiesta, di parifica e parità. Lo stato concederà la parifica nel momento in cui le scuole private equiparano gli studi a quelli delle sc. Statali e ne concederanno anche la la parifica erogando contributi. Lo stato contribuisce in parte al sostentamento economico di queste scuole o delle scuole private in difficoltà (in questo caso se lo ritiene opportuno) legge 10 marzo 2000 sulla parità: i requisiti per le scuole paritarie: progetto educativo in armonia con i principi della costituzione, piano dell'offerta 2. l'autonomia scolastica 1. L'autonomia delle istituzioni scolastiche Come abbiamo visto, l'attuazione dell’autonomia finanziaria, organizzativa e didattica delle istituzioni scolastiche costituiva nella dichiarazione di intenti posta in apertura dell'art. 21 della legge 59/1997 (legge Bassanini), il percorso obbligato che il legislatore doveva seguire per realizzare una riforma della scuola in termini di modernità ed efficienza. Con questa riforma si optava per un sistema organizzativo piramidale ma di tipo orizzontale nel quale la scuola diventava un centro di erogazione di servizi, un soggetto protagonista in grado di progettare e programmare percorsi, di elaborare nuovi metodi e di fare ricerca e sperimentazione. Elemento centrale era l'autonomia organizzativa e didattica che consisteva in: ® organizzare l'offerta di servizi didattici diversi * introdurre nuove tecnologie * proporre corsi extracurricolari finalizzati a raccordare la formazione scolastica dello studente con il mondo del lavoro e ad dare un'istruzione agli adulti. Per dare attuazione alla legge Bassanini fu emanato il DPR l'8 Marzo 1999, n. 275, che analizzeremo in seguito. Con il riconoscimento dell'autonomia didattica vennero meno i Programmi nazionali sostituiti da indicazioni nazionali pensate per i vari ordini di scuola allo scopo di indirizzare la progettazione e dal POF, elaborato dalle scuole stesse. Il processo iniziato con la legge Bassanini è stato seguito dalla legge costituzionale n.3 del 18 ottobre, che ha modificato numerosi articoli della costituzione e che sostanzialmente dice che le scuole possono e in alcuni versi devono far ricorso alle realtà vicine, agli enti territoriali, soggetti di competenze sull'istruzione e nuove e di qualità diversa rispetto alle precedenti. Emerge quindi un rinnovato sistema formativo nel quale i principali attori sono: lo stato, le regioni, i comuni e le province, le istituzioni scolastiche autonome. Anche l’articolo 117 della costituzione sancisce l'autonomia delle istituzioni scolastiche. A tale riguardo le singole scuole hanno facoltà di prendere decisioni autonome in materia didattica, organizzativa, di sperimentazione e di ricerca. Analizziamo adesso i diversi tipi di autonomia. In base all’art.4 del DPR 275/1999 le istituzioni scolastiche adottano gli obiettivi nazionali ai percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni e valorizzano le diversità. Nell'esercizio dell'autonomia didattica le singole scuole regolano i tempi dell’insegnamento e dello svolgimento delle discipline e delle attività nonché metodi e strumenti da usare in modo funzionale alla tipologia di studi e ai ritmi degli allievi. L'attenzione per il diritto di apprendere di tutti gli alunni tutela le potenzialità di ognuno. L'autonomia didattica si estrinseca nella possibilità riformulare il monte ore delle discipline, programmare percorsi specifi base alle esigenze, organizzare iative di recupero o di orientamento scolastico, ampliare l'offerta formativa aggiungendo all'insegnamento delle discipline curricolari progetti e attività varie, definire unità di insegnamento non coincidenti con l'ora di 60 min, attivare percorsi didattici individualizzati, definire varie modalità di valutazione degli alunni, aggregare le discipline in ambiti. AI fine di dare piena attuazione all'autonomia nell'ottica della riorganizzazione la legge 107/2015 ha istituito l'apposito organico dell'autonomia per l’intera istituzione scolastica, i docenti dell'organico dell'autonomia sono individuati dalle istituzioni scolastiche che fissano il fabbisogno di posti in relazione all'offerta formativa che si vuole realizzare nel rispetto del monte orario degli insegnamenti. Essi concorrono alla realizzazione del ptof. Spetta al dirigente scolastico decidere come usare questi docenti anche in classi di corso diverse da quelle per le quali sono abilitati. L'autonomia è anche organizzativa; i docenti sono espressione di un'ampia libertà progettuale che si verifica in questo senso. Ciascuna istituzione scolastica può diversificare le modalità di impiego dei docenti nelle varie classi e sezioni in funzione di scelte metodologiche e organizzative. È concessa alle scuole la possibi relazione alle esigenze derivanti dal ptof. È concessa un'organizzazione flessibile dell'orario del curricolo in non meno di 5 giorni la settimana. La legge 107/2015 introduce anche altri strumenti come: l'apertura pomeridiana delle scuole, la riduzione del numero di studenti per classe, le articolazioni di gruppi di classe anche con potenziamento del tempo scolastico o con rimodulazione del monte ore normale. Tutto ciò incrementa la di modificare il calendario scolastico. Gli adattamenti sono stabiliti dalle scuole in dimensione autonomista della scuola, infatti ogni istituzione scolastica adotta criteri flessibili di svolgimento delle attività formative e stipula accordi di rete. In base all'articolo 6 del DPR n 275, 1999, le istituzioni scolastiche esercitano l'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo. Si dà così alle scuole la possibilità di fare ricerca e sperimentazione didattica permanente garantendogli la possibilità di fare ricerca permanente, di elaborare progetti, attuarli e modificarli. Fra le prerogative di tale articolo ci sono: la progettazione formativa e la ricerca valutativa, la formazione e l'aggiornamento del personale scolastico, l'innovazione metodologica e disciplinare, la ricerca didattica sulle diverse tecnologie dell’informazione e della comunicazione e la loro integrazione nei processi formativi, la documentazione educativa e la sua diffusione nella scuola gli scambi di informazioni, esperienze e materiali didattici, l'integrazione fra le diverse articolazioni del sistema scolastico. (Il binomio ricerca sviluppo nasce nel campo dell’organizzazione aziendale per garantire alle imprese la capacità di migliorare i propri prodotti migliorandone la qualità e la capacità di innovazione. In ambito scolastico gli elementi essenziali di un processo di ricerca e sperimentazione ha come obiettivi quello di rispondere sempre meglio ai bisogni educativi degli studenti e alle attese delle famiglie e del territorio migliorandone l'efficacia attraverso il modello della ricerca-azione finalizzato a introdurre cambiamenti migliorativi nella pratica didattica). L'autonomia finanziaria consiste nella gestione autonoma dei contributi pervenuti dai fondi statali. In tal senso l’art. 21 della legge n.59 del 1997 afferma che la dotazione finanziaria essenziale delle istituzioni scolastiche è costituita dall’assegnazione dello stato per il funzionamento amministrativo e didattico. La gestione finanziaria e amministrativa deve comunque ispirarsi ai criteri di efficacia efficienza e economicità e deve concretizzarsi in un atto di programmazione che deve ispirarsi ai principi della trasparenza universalità unicità e veridicità. La legge del 1994 prevede che il Consiglio di istituto possa prevedere delle forme di autofinanziamento che nel concreto sono dei contributi richiesti alle famiglie che si aggiungono alle tasse scolastiche. Altri contributi vengono richiesti ai genitori per finanziare le attività connesse all'offerta formativa della scuola. Essa gode anche di autonomia negoziale in quanto il dirigente può chiedere finanziamenti, acquistare e vendere immobili, aderire a reti di scuole ecc. Nell'ambito dell'autonomia scolastica le scuole collegate in rete (reti di scuole) possono stipulare convenzioni con università statali e con agenzie che intendono fornire il proprio apporto alla realizzazione di determinati obiettivi. In relazione a queste norme le istituzioni scolastiche possono fare accordi di rete in modo da raggiungere finalità e da potenziare attività didattiche, di ricerca, sperimentazione e sviluppo. L'organo competente per tali accordi è il consiglio di istituto ma deve essere approvato anche dal collegio docenti. Le reti di scuole possono avere per oggetto: le attività didattiche di ricerca e sperimentazione circolazione di ricerche e documenti, formazione in servizio, orientamento scolastico e professionale, scambio temporaneo di docenti organizzazione di laboratori territoriali. In sintesi la scuola dell'autonomia promuove così le relazioni esterne attraverso azioni coordinate con vari soggetti allo scopo di attivare azioni di supporto al contesto in cui opera. La buona scuola ha voluto implementare il sistema delle reti creando reti territoriali per la gestione dell'organico docenti con l’obiettivo di valorizzare le risorse professionali, realizzare progetti e iniziative da definirsi sulla base di accordi di rete. 3. Gli ordinamenti didattici Il sistema di istruzione nazionale è stato ultimamente interessato da numerose riforme degli ordinamenti didattici che hanno coinvolto tutti gli ordini di scuola. Le norme attualmente in vigore riguardano: il riordino della scuola dell'infanzia e del primo ciclo, il coordinamento delle norme per la valutazione degli alunni, il riordino delle scuole del secondo ciclo. 1. Scuola dell'infanzia L'ordinamento delle scuole dell'infanzia e del primo ciclo è stato disciplinato dal dpr del 2009, incluso nel pacchetto riforma gelmini, con il quale si è provveduto a inserire misure qual e la sua frequenza non è obbligatoria; i bambini sono dai 18 ai 26 per sezione. Quelle sezioni che hanno alunni con icative dalla scuola dell'infanzia. Essa dura tre anni disabilità grave non possono avere più di 20 allievi. L'orario p di 40 ore settimanali con possibilità di estensione fino a 50 ore o un tempo ridotto per 25 ore settimanali. Secondo quanto previsto dal dpr del 2009 la scuola dell'infanzia accoglie bambini dai tre ai cinque anni. Su richiesta delle famiglie possono essere inseriti anche i bambini che compiono i 3 anni entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento. Ci devono essere però le seguenti condizio disponibilità di posti, accertamento dell'esaurimento delle liste di attesa valutazione pedagogica e didattica da parte del collegio docenti dei tempi e delle modalità di accoglienza. Le sezioni primavera con le quali possono essere accolti bambini dai due ai tre anni di età costituiscono il ponte tra asilo nido e scuola dell'infanzia. L'apprendimento dei bambini della scuola dell'infanzia è legato a 5 campi di esperienza: il se e l’altro, il corpo e il movimento, immagini suoni e colori, i discorsi e le parole, conoscenza del mondo. La scuola dell'infanzia ha una funzione strategica. Il sistema educativo zero sei anni consente di garantire pari opportunità di educazione istruzione, cura relazione e gioco superando le disuguaglianze e le barriere territorial 2. Scuola primaria Il primo ciclo di istruzione si articola in due percorsi consecutivi obbligatori: la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado. La primaria si articola in 5 anni dei quali il primo è un continuum con la scuola dell’infanzia e vi son poi due periodi didattici biennali. La frequenza è obbligatoria e gli alunni vanno dai 15 ai 26. Nelle aree abitate da minoranze linguistiche le classi possono avere un minimo di 10 alunni. Le sezioni di scuola primaria che accolgono alunni con disabilità possono avere non più di 20 alunni. L'orario scolastico settimanale è articolato solitamente in 24 ore, altre volte in 27 altre in 30 altre in 40 ore. Il tempo pieno di 40 ore prevede due insegnanti di classe. Il tempo scuola ordinario della primaria si svolge secondo il modello dell'insegnante unico, che si alterna al modulo e che prevede sempre la presenza di docenti specializzati. Le indicazioni nazionali per il curricolo tracciano linee e criteri per il conseguimento degli obiettivi di apprendimento. La scuola primaria dunque permette l'acquisizione di conoscenze competenze e abilità e favorisce l'apprendimento dei mezzi espressivi. Scuola secondaria di primo grado La sua frequenza è obbligatoria, le classi sono massimo di 27 alunni con 990 ore all'anno e 29 settimanali. Nel tempo prolungato si fanno mediamente 36 ore settimanali. L'iscrizione a scuola e le vaccinazioni Il momento dell’iscrizione a scuola rappresenta un momento essenziale per il rapporto scuola famiglia. Infatti, esso presuppone un momento essenziale per il rapporto scuola famiglia. Infatti esso presuppone un'attività di informazione da parte delle famiglie sull’istituto e le sue attività al fine di operare una scelta consapevole. In relazione a tale scelta sempre più spesso vi sono open day e il dirigente a inizio anno può avviare incontri con le famiglie interessate all'iscrizione. È importante anche che il ds provveda a dare visibilità al piano dell'offerta formativa. L'iscrizione alle classi dei percorsi scolastici avviene esclusivamente online per venire incontro alle esigenze di dematerializzazione della pubblica amministrazione. Per le scuole paritarie si può scegliere tra iscrizione online o iscrizione cartacea. Avendo generalmente entrambi la responsabilità genitoriale la richiesta d'iscrizione deve avere il consenso di entrambi i genitori anche se separati o divorziati. Le iscrizioni di alunni con disabilità effettuate nella modalità online devono essere preconfezionate con la presentazione alla scuola prescelta da parte dei genitori della certificazione rilasciata dall’asl di competenza. Anche per gli alunni con cittadinanza non italiana è consentito effettuare la domanda di iscrizione online. Oggi vale il principio di libertà di scelta della scuola da parte delle famiglie anche se rimane la suddivisione delle scuole solitamente per bacini di utenza per permettere a comuni e province di organizzare i servizi di trasporto scolastico. In base all'art 3 del DL 73 del 2007 le scuole sono tenute all'atto dell'iscrizione del minore di età compresa tra zero e sedici anni a richiedere la documentazione relativa alle vaccinazioni. Per i nidi e scuole dell’infanzia escluse le private non paritarie la presentazione di tale documentazione costituisce un requisito di accesso. Il dl 73 del 2007 ha anche reso obbligatorie alcune vaccinazioni: anti poliomelitica, anti difterica, anti tetanica anti epatite b anti pertosse anti influenzae tipo b anti morbilli, anti rolsolia, anti parotite, anti varicelle. In caso di mancata osservanza dell'obbligo vaccinale i genitori esercenti sono convocati dall’asl per colloquio. In caso persistano a rifiutare è comminata la sanzione pecuniaria da euro 100 a euro 500. Il dl n 73 interviene anche sulla formazione delle classi. Il * prevenire la dispersione scolastica * garantire agli alunni un percorso formativo organico e completo * consolidare un'attitudine delle insegnanti alla continuità ossia alla collaborazione anche con docenti esterni alla scuola. La continuità orizzontale consiste nelle relazioni con i genitori dei bambini e nel costruire un'alleanza educativa che consenta di avere relazioni costanti e che consenta di supportarsi nelle comuni finalità educative. Per conoscere bene il bambino l’educatore deve avere idea del tipo di contesto di provenienza dal momento che il suo benessere non riguarda solo la famiglia o il nido, ma l’intero ambito sociale nel quale è inserito. La continuità orizzontale riguarda in sintesi tre fattori: * glistili relazionali: educatore di riferimento analizzando la relazione tra bambino e figura parentale troverà più facilmente la via per entrare a farne parte, soprattutto per una buona riuscita dell'inserimento * lospazioeimateriali: a tale scopo il bambino può portare con sé un oggetto al quale è particolarmente legato * lagestione delle routine: è opportuno che l'insegnante conosca le abitudini di ciascun bambino. Il fine è comprendere il comportamento di un bambino di fronte a determinate situazioni. Tra la scuola e la famiglia deve realizzarsi un vero patto educativo. Vi è poi la continuità verticale, cioè il rapporto fra i vari segmenti scolastici che non devono essere segmenti a sé stanti ma devono entrare fra loro in relazione. Si giunge nel tempo dal pre disciplinare alle discipline alla scuola disciplinare per eccellenza (secondaria di primo grado). Le scuole si raccordano in modo da raggiungere obiettivi gradualmente superiori. La recente riforma 0 6 anni p tesa proprio a favorire la coerenza educativa tra nido e scuola dell’infanzia valorizzando ancora di più il ponte delle sezioni primavera. Gli istituti compren: A decorrere dall’anno scolastico 2011 2012 è stato imposto che le scuole dell'infanzia primaria e secondaria si aggreghino in istituti comprensivi che sono stati previsti ini; fenomeno dell’isolamento nei piccoli centri montani. L'istituzione e la generalizzazione di tali istituti comprensivi ha creato le condizioni dell’affermazione di una scuola unitaria di base. Negli istituti comprensivi, è prevista anche l’unitarietà degli organi collegiali dei tre ordini di scuola. jalmente come misura sperimentale per contrastare il Nel passaggio dalla scuola del primo ciclo a quella del secondo ciclo la continuità verticale si verifica con le attività di orientamento. Quest'ultimo è oggi considerato come un diritto di ogni età teso a mettere un individuo in grado di pianificare il proprio apprendimento e le proprie esperienze personali in relazione con i propri obiettivi di vita. L'orientamento può avere varie sfaccettature in base all'aspetto che si vuole prendere in considerazione * orientamento educativo: serve per spingere gli individui a essere consapevoli delle proprie attitudini attraverso test che fanno emergere interessi personali * orientamento formativo: per sviluppare le competenze orientative di base quali analisi del contesto e fonti di informazione, nonché la capacità di elaborare progetti * orientamento informativo: il più praticato, che si concretizza con la distribuzione di materiali informativi * orientamento personale: che aiuta nelle scelte individuali attraverso il rapporto a due con un esperto con il quale si possono condividere le proprie incertezze e si può condividere uno scambio di idee. L'orientamento deve presentare la centralità formativa in qualsiasi fascia di età. 6. Valutazione e autovalutazione delle scuole Il tema della valutazione, all’interno del sistema scolastico italiano, è molto articolato e riguarda numerosi aspetti, anche molto eterogenei. Occorre quindi delinearne gli ambiti di intervento a partire dalla valutazione come sistema. Possiamo, infatti, rintracciare diversi profili di valutazione: -valutazione strettamente didattica, che deve apprezzare i processi e gli esiti dell’apprendimento -valutazione di istituto, finalizzata a rilevare le caratteristiche del servizio scolastico erogato -valutazione del sistema scuola, orientata a cogliere le tendenze e il rapporto costi qualità con i macro indicatori di riferimento. Le scuole dell'autonomia sono tenute a dotarsi di strumenti e procedure per verificare i risultati ottenuti. Vi è dunque una valutazione interna che coinvolge i soggetti che sono chiamati ad auto valutarsi e una valutazione del sistema condotta da soggetti esterni e finalizzata a testare il raggiungimento di obiettivi definiti per il sistema scuola. Poiché l’obiettivo ultimo è agire per il miglioramento è opportuno che i due momenti siano in costante interazione, dal momento che gli esiti dell’apprendimento si intrecciano inevitabilmente con il tema delle competenze quali standard nazionali di livelli accettabili di prestazione. Con l’entrata in vigore dell'autonomia è subentrato un duplice sistema di controllo della qualità delle prestazioni e del funzionamento scolastico in rapporto con lo standard nazionale. La valutazione esterna è svolta da organismi nazionali e si combina con la valutazione d’istituto tesa a determinare il grado di raggiungimento degli obiettivi che la stessa si è prefissata. Il sistema nazionale di valutazione è articolato su 3 livelli: invalsi, indire e contingente ispettivo. L'invalsi propone degli indicatori da seguire sia per la valutazione interna che esterna, l’indire ha invece il compito di fornire sostegno ai processi di miglioramento e innovazione educativa e di formazione e documentazione della ricerca didattica. Il corpo ispettivo ha la funzione di valutare le scuole e i dirigenti scolastici. L'invalsi è un ente che si occupa di : * effettuare verifiche periodiche * svolgereattività di ricerca ® studiare le cause della dispersione scolastica * fare progetti di ricerca in campo valutativo * svolgereattività di formazione connessa ai processi di valutazione e autovalutazione * formulare proposte per la piena attuazione del sistema di valutazione dei dirigenti * effettuare monitoraggio del sistema di valutazione * proporre nuovi strumenti di valutazione e studiare le diverse metodologie di valutazione. * Elabora prove invalsi attraverso le quali le istituzioni sono obbligate a periodiche rilevazioni nazionali L’INDIRE (istituto nazionale di documentazione, innovazione ericerca educativa) è articolato nei nuclei regionali di Torino, Roma e Napoli. È il promotore dell'innovazione didattica e si occupa di : * Formazione del personale docente in direzione di processi innovativi * Formazione dei dirigenti scolastici ® Uso delle tecnologie per l'innovazione didattica * Sviluppodicollaborazione con istituzioni universitarie * Aggiornamento continuo alle scuole e ai docenti sulle iniziative di innovazione. Importante però non è solo la valutazione interna, ma anche i processi di autovalutazione. La valutazione è in sintesi caratterizzata da una autovalutazione (analisi e verifica del proprio servizio sulla base dei dati resi disponibili dalle rilevazioni sugli apprendimenti. Le scuola devono anche elaborare un rapporto di autovalutazione, secondo uno schema dell’invalsi, e un piano di miglioramento). Vi è poi una valutazione esterna che prevede la verifica di specifiche valutazioni tenute dall’invalsi e poi vi sono delle azioni di miglioramento, con interventi migliorativi realizzati dall’indire o tramite collaborazioni universitarie. In primis per l’autovalutazione c'è il rav. Esso ha lo scopo di fornire una descrizione della scuola e del suo funzionamento ed è il punto di partenza per fondare un piano di miglioramento. Il rav deve essere compilato da tutte le istituzioni scolastiche, è curato dal dirigente scolastico e dal nucleo interno di valutazione (NIV). Il rav compilato da dirigente e da nucleo interno di valutazione tiene conto di 5 sezioni: * contestoerisorse, în cui si esamina il contesto socioeconomico in cui la scuola opera * esiti degli studenti in cui sono analizzati esiti scolastici legati alle prove standardizzate sulle competenze chiave europee * i processi messi in atto dalla scuola in cui si analizzano pratiche educative e didattiche, stato degli ambienti di apprendimento ed eventuali metodologie innovative * si valuta poi il processo di autovalutazione, cioè i metodi usati per effettuare quest’ultima * individuazione delle priorità cioè di traguardi che si intendono raggiungere con particolare attenzione al piano di miglioramento Il rav si compila seguendo delle domande guida anche riflessive e attraverso anche l'assegnazione di un punteggio legato ad alcuni indicatori. Il tutto dovrà essere motivato e si dovranno indicare obiettivi a breve termine e traguardi a lungo termine. Il rav dell’infanzia è ancora in via sperimentale e solo alcune scuole hanno partecipato in attesa di capire come valutare una scuola dell'infanzia. Va poi stilato il PDM (piano di miglioramento) da tutta la comunità scolastica. Esso consiste nella scelta degli obiettivi, scelta di modalità di raggiungimento degli obiettivi, pianificazione degli obiettivi di processo e valutazione e condivisione del lavoro. Il ptof deve essere integrato con il piano di miglioramento La valutazione esterna delle scuole è affidata alla conferenza per il coordinamento funzionale del sistema nazionale di valutazione ed è finalizzata: * almiglioramento della qualità dell'offerta formativa e degli apprendimenti * alla riduzione della dispersione e delle differenze tra scuole di diverse aree geografiche * alrafforzamento delle competenze di base degli alunni * alla valorizzazione degli esiti a distanza La valutazione esterna è affidata al NEV (nucleo di valutazione esterna) e ha come punto di partenza il processo di autovalutazione, quindi trova il suo punto di partenza nel RAV. La valutazione esterna è articolata in tre fasi * lettura eanalisi dei documenti da parte del nev ® visitaconraccolta di ulteriori dati * formulazione del giudizio la visita dura tre giorni e dovrebbe così svolgersi: un docente, un non docente e due genitori. La giunta resta in carica tre anni e nei suoi confronti si applicano le disposizioni esaminate per il consiglio. Il regolamento dOistituto è il documento emanato dal consiglio d'istituto che disciplina le attività quotidiane della scuola. In genere il documento si compone di più parti in relazione alle diverse componenti della scuola. Esso si rivolge agli alunni ma anche ai docenti. Il regolamento comprende in particolare: la vigilanza sugli alunni, il comportamento degli alunni, la regolamentazione dei ritardi, giustificazioni ecc, l’uso degli spazi comuni, la mensa, le disposizioni relative all'uso dei vari dispositivi, i viaggi di istruzione. Nel regolamento di istituto sono definite in modo specifico le modalità di comunicazione con studenti e genitori con riferimento ad incontri con i docenti, il calendario di massima delle riunioni e degli incontri scuola famiglia, le regole relative al funzionamento degli organi collegiali. Il comitato per la valutazione degli insegnanti. Il comitato è costituito presso ogni istituzione scolastica, ha durata triennale ed è presieduto dal dirigente scolastico. È composto da: tre docenti, due rappresentanti dei genitori e un componente esterno scelto dall'ufficio scolastico regionale. L'assemblea dei genitori Questa assemblea prevede l’istituzionalizzazione dei rapporti scuola famiglia che segna un ribaltamento nel tradizionale ruolo rivestito dai genitori degli aluni genitori diventano attivi partecipanti della vira della scuola. Abbiamo assemblee dei genitori di classe o di istituto. Tutte devono svolgersi al di fuori dell'orario di lezione. Le assemblee di classe sono convocate su richiesta dei genitori eletti nei consigli di intersezione, di interclasse o di classe. L'assemblea di istituto è convocata su richiesta del presidente dell'assemblea o dalla maggioranza del comitato dei genitori. La convocazione dell'assemblea è autorizzata dal dirigente scolastico. Il dirigente scolastico e i collaboratori Nell'ambito della governance della scuola finora attribuita prevalentemente agli organi collegiali assume un ruolo determinante il dirigente scolastico. Esso è responsabile della gestione delle risorse umane, finanziarie o strumentali. Esso è un vero e proprio datore di lavoro pubblico, responsabile della gestione delle risorse umane dell’azienda-scuola. Il dirigente scolastico ha l'esigenza di farsi affiancare da alcuni assistenti. Abbiamo docenti da lui individuati per compi specifici e può identificare un collaboratore vicario che lo sostituisce quando assente. Si possono individuare fino al 10 per 100 dei docenti dell'organico che lo coadiuvano nel suo lavoro. Vi è poi il dsga, che sovraintende ai servizi amministrativi e generali della scuola. È un organo che non si trova in posizione di sotto ordinazione rispetto al nucleo operativo ma lo supporta attraverso procedure tecniche e di analisi. La sua area di competenza si suddivide in: servizi generali, organizzando il lavoro del personale non docente e servizi amministrativi erogati dalla segreteria suddivisi per settori: didattica, contabilità, personale... 8. Lo stato giuridico del docente Il personale docente Lo stato giuridico del personale della scuola si instaura in virtù di un contratto di lavoro che è disciplinato sia da fonti pubbliche che pattizie. Lo stato giuridico del corpo docente è regolato da contratti di riferimento. La funzione docente si fonda sull'autonomia culturale e professionale e si esplica in attività individuali o collegiali. Nelle attività del docente rientrano: attività di insegnamento in senso stretto, attività funzionali all'insegnamento come la preparazione delle lezioni e delle esercitazioni, la correzione degli elaborati. Attività aggiuntive che sono sempre volontarie. Ci sono delle situazioni di incompatibilità con lo stato del docente come il divieto di impartire lezioni private agli alunni della propria scuola o un cumulo di impieghi. Il nuovo contratto per il comparto istruzione e ricerca Abbiamo quattro aree: funzioni centrali, locali, istruzione e ricerca, sanità. Il relativo contratto presenta una parte comune presente per tutte le sezioni, una sezione scuola, che disciplina docenti, educatori e personale ata, una sezione ricerca, una sezione università e aziende ospedaliero universitarie che disciplina dirigenti, una sezione afam, che disciplina docenti, direttori, coordinatori. Il contratto contiene norme comuni e ha validità triennale il rinnovo del contratto non ha comportato la riscrittura del contratto previgente ma ha solo effettuato delle aggiunte di parti nuove. Per la scuola primaria è necessario avere una laurea in sfp e superare il concorso. Dopodichè vi è un anno di prova con un docente tutor che dovrà dare una valutazione positiva. Il contratto di lavoro contiene numero di ore mansioni compili territoriale che è tesa a creare un equilibrio tra le esigenze del personale e tra la continuità dell'esigenza formativa e la inquadramento cessazione del rapporto e così via. | principi generali nella contrattazione sono: la mobilità mobilità professionale che è finalizzata a promuovere la valorizzazione delle professionalità esistenti e a favorire il riassorbimento delle eccedenze di personale attraverso specifici percorsi formativi. Nel contratto per infanzia sono previste 25 ore, per primaria 22 ore, con ore di 60 minuti. All’interno del contratto sono previste anche ore per adempimenti individuali, attività di carattere collegiale, attività aggiuntive deliberate dal collegio docenti. L'individuazione dei docenti è compito del dirigente scolastico, che ha un incarico triennale che può essere rinnovato a cicli sempre triennali. Il rapporto di impiego cessa a seguito di collocamento a riposo per limiti di età, decadenza, cioè ad esempio assenze ingiustificate per periodo sopra i 15 giorni, risoluzione consensuale, dispensa dal servizio per idoneità fisica. Il reclutamento del personale docente In passato, non sempre per insegnare era richiesto il superamento di un concorso. Con il solo possesso del titolo di studio si poteva chiedere di essere inseriti nelle graduatorie di terza fascia che vengono tuttora utilizzate dalle scuole per l'assunzione dei docenti assenti. Attualmente i percorsi formativi per diventare insegnanti sono tre: per la scuola dell'infanzia e primaria è stato richiesto un corso di laurea magistrale a ciclo unico. Per la scuola secondaria di primo e secondo grado è previsto un corso di laurea integrato da 24 cfu da acquisire in discipline antropo psicopedagogiche. Il contratto di lavoro del docente è regolato nell’ambito della p.a. vi è l'instaurazione del rapporto di lavoro che avviene con la stipula in forma scritta do un contratto individuale di lavoro nel quale sono indicati: tipologia del rapporto di lavoro, data di inizio, data di cessazione, livello di inquadramento, durata periodo di prova. Il dirigente scolastico si può affermare che sia il datore di lavoro. Si richiede per l'assunzione il certificato antipedofilia che bisogna presentare al momento di assunzione. Si entra in ruolo definitivamente dopo un periodo di prova subordinato a un docente tutor di almeno 180 giorni e 120 di attività didattiche. Il docente tutor è designato dal dirigente scolastico e deve dare una propria valutazione del docente. In caso di valutazione positiva si entra in ruolo, in caso di valutazione negativa vi è un secondo periodo di prova che però non è rinnovabile. le e professionale La mobilità è disciplinata dalla contrattazione nazionale collettiva al comparto scuola. La mobilità territoriale è tesa a realizzare l'equilibrio tra le esigenze del personale e la necessità di conferire stabilità al servizio e continuità all'offerta formativa, distribuendo adeguatamente le risorse umane e del territorio. La mobilità personale è finalizzata promuovere la valorizzazione delle finalità esistenti e a promuovere il riassorbimento delle eccedenze tramite specifici percorsi mirati all'assegnazione di posti vacanti. Vi è poi la mobilità intercompartimentale che ricorre allorchè vi siano accordi tra ministero e altre amministrazioni a enti che segnalino vacanze di posti in profili qualifiche corrispondenti a quelli della scuola. La nuova disposizione contenuta nell'art 22 del nuovo ccnl 2016 2018 prevede che i docenti possono presentare domanda annuale confermando la disciplina precedente per il trasferimento. Il contratto integrativo che regola i medesimi invece è oggetto di contrattazione ogni tre anni. | docenti che hanno ottenuto la scuola prescelta non potranno fare nuova domanda prima dei 3 anni. È inoltre scritto nel contratto che è obbligatoria la formazione in itinere, in modo che i docenti siano sempre aggiornati e in modo che aumentino la propria professionalità. L'orario sancisce 25 ore settimanali a scuola dell'infanzia, 22 più 2 a scuola primaria e 18 per le scuole d'istruzione secondaria. Per quanto riguarda le attività non di insegnamento si possono distinguere in adempimenti individuali, attività di carattere collegiale (40 ore di collegio docenti e 40 ore per partecipare ai consigli di classe). Vi sono poi attività aggiuntive deliberate dal collegio docenti, attività aggiuntive di insegnamento, attività aggiuntive funzionali all'insegnamento fra cui anche la programmazione ,scrutini ecc. È il dirigente scolastico ad assumere i docenti e ha un incarico di durata triennale e rinnovabile. AI dirigente è impedito di conferire incarichi a docenti da lui legati in rapporti di parentela e deve dichiarare assenza di cause di incompatibilità dovute a rapporti di parentela. | docenti hanno diritto a 10 ore annuali di assemblee sindacali e hanno diritto di sciopero in ambito scolastico è necessario che sia assicurata la continuità di alcune prestazioni indispensabili. Chi non è di ruolo può svolgere supplenze regolate da contratti fino al 30 giugno o al 31 agosto e per l'attribuzione di queste ultime si utilizzano le graduatorie ad esaurimento. Se scorrendo le graduatorie a esaurimento la cattedra è ancora scoperta si ricorre alle graduatorie di istituto, che sono elenchi costituiti presso ogni istituto che hanno validità triennale. La prima fascia comprende i docenti iscritti nelle graduatorie a esaurimento per il medesimo posto a cui si riferisce la grad. D'istituto. La seconda fascia comprende i docenti in possesso di abilitazione ma non nelle grad. Ad esaurimento. La terza fascia comprende gli aspiranti docenti di scuola secondaria non abilitati. Dalle grad. D’istituto si attinge anche per le supplenze brevi. Il dirigente scolastico consultandosi col comitato per la valutazione dei docenti assegna annualmente una somma destinata alla valorizzazione. ( criteri: assunzione di responsabilità nel coordinamento, risultato relativi al potenziamento di competenze e all'innovazione didattica, qualità del miglioramento apportato alla scuola). 9. Offerta formativa e programmazione Il piano triennale dell'offerta formativa Fondamentale nell'ottica dell'autonomia è il piano dell'offerta formativa che ha durata triennale e che è uno strumento di programmazione interna, carta d'identità della scuola stessa per la presentazione al territorio. È scritto dal collegio dei docenti ed è legato a vari aspetti: predisposizione curricolo verticale, progettazione delle attività didattiche, pianificazione di attività che comportino lo sviluppo delle 8 competenze chiave, promozione di iniziative volte a contrastare le disuguaglianze socioculturali e territoriali. La struttura del PTOF può articolarsi in 4 parti: le fonti, dove viene descritta la situazione generale dell'istituto, la storia passata e le prospettive, le offerte e i programmi, il regolamento del rapporto tra docenti e genitori e la valutazione, che viene spiegata. Entro il 30 ottobre di ogni anno scolastico si può modificare al pof. Le modifiche presuppongono, l’analisi del rav, l’analisi del programma annuale e la verifica del livello di attuazione dei progetti, l'ascolto dei docenti coinvolti nelle criticità, l'osservazione dello stato delle attrezzature didattiche. La legge 107 del 2015 individua alcuni obiettivi formativi che le istituzioni scolastiche possono inserire nel ptof. Essi consistono in valorizzazione e potenziamento delle competenze linguistiche riferito all’italiano nonché alla lingua inglese. Vi è poi il potenziamento delle capacità logico matematiche, sviluppo delle competenze di cittadinanza attiva, sviluppo delle competenze digitali, delle discipline motorie, di contrasto della dispersione scolastica, di valorizzazione della scuola intesa come comunità attiva, di diffusione dell'italiano come seconda lingua. Il pof deve essere coerente col rav. Il curricolo è nel pof ed è il percorso didattico proposto dalla scuola. Il curricolo può essere visto in orizzontale (fra le varie discipline) oppure in verticale. Il curricolo si articola all'infanzia tramite i campi di esperienza e alla primaria tramite le discipline, i traguardi per lo sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento. Il curricolo d'istituto è espressione della libertà di insegnamento e dell'autonomia scolastica e al tempo stesso esplicita l'identità dell'istituto. La costruzione del curricolo è un processo attraverso il quale si organizzano la ricerca e l'innovazione educativa. Ogni scuola predispone il curricolo nel PTOF con riferimento al profilo dello studente, ai traguardi per lo sviluppo delle competenze e agli obiettivi di apprendimento specifici per ogni disciplina. Fin dalla scuola dell'infanzia l'apprendimento è orientato non a una sequenza lineare di contenuti disciplinare; le discipline non sono separate l'una dall'altra ma si tende all’unitarietà del sapere così come lo è la realtà. Si parla così di trasversalità e di interconnessioni tra le varie materie che porteranno alla costruzione di un sapere unitario. Un ruolo strategico è svolto dalla lingua italiana, che può essere insegnata attraverso discipline differenti e non soltanto tramite la lingua italiana nello specifico. Negli anni di scuola dell'infanzia la scuola promuove e arricchisce l'esperienza vissuta dei bambini in una prospettiva evolutiva, le attività offrono occasione di crescita in un contesto educativo orientato al benessere, alle domande di senso e al graduale sviluppo vincolano gli stati all'applicazione delle forme di controllo. Così la successiva convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia dell’89 vincola gli stati all'attuazione con norme giuridiche. La convenzione ratificata in Italia con la |. 176 del 1991 consta di 54 articoli di cui 41 riguardano i diritti dei minori e 13 riguardano le forme di controllo dell'attuazione dei principi. Si riportano poi alcuni articoli estratti -si intende fanciullo ogni essere avente età inferiore ai 18 anni salvo se abbia raggiunto la prima maturità in virtù della legislazione applicabile. -Gli stati parti si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella convenzione e a garantirli a ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione senza distinzioni di sesso, razza, lingua, colore e opinione politica. Gli stati parti si impegnano ad adottare tutti i provvedimenti legislativi necessari per attuare i diritti riconosciuti dalla presente costituzione -Gli stati parti riconoscono che ogni fanciullo ha diritto inerente alla vita -il fanciullo è registrato immediatamente alla sua nascita e ha diritto a un nome e ad acquisire una cittadinanza -gli stati si impegnano a rispettare il diritto del fanciullo a preservare identità, nazionalità, nome e relazioni familiari così come riconosciute dalla legge -gli stati parti garantiscono al fanciullo il diritto di esprimere liberamente la propria opinione -rispettano il diritto del fanciullo alla libertà di pensiero, di coscienza e religione «riconoscono l’importanza dei mass media affinchè il fanciullo possa accedere a una informazione e materiali provenienti da fonti nazionali e internazionali varie. -gli stati adottano ogni misura amministrativa e legislativa per tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza di oltraggio - Gli stati riconoscono che i fanciulli handicappati devono condurre una vita piena e decente in condizioni che favoriscano la loro autonomia -essi riconoscono il diritto del minore di godere del migliore stato di salute possibile e di beneficiare di servizi medici e di riabilitazione -gli stati parti riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo -gli stati convengono che l'educazione del fanciullo deve avere come finalità: favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo, sviluppare il rispetto dei suoi genitori e della sua identità, preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera in uno spirito di comprensione, tolleranza e pace. - il fanciullo appartenente a minoranze etniche, religiose o linguistiche deve avere una propria vita culturale e di professare la propria religione e usare la propria lingua insieme agli altri membri del suo gruppo. -è riconosciuto al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero per dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie dell'età -vi è il diritto del fanciullo a essere protetto contro lo sfruttamento. Anche nelle carte europee i minori sono titolari di diritti. Tra questi documenti vi sono: la carta europea dei diritti del fanciullo (1992), la convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei minori del 1996 e ratificata in Italia nel 2003, la carta dei diritti fondamentali dell'UE del 2000. Essa contiene una disposizione dedicata ai diritti dei minori, quali il diritto a esprimere liberamente la propria opinione e il diritto di intrattenere relazioni con i due genitori. Vi sono poi gli orientamenti dell’ue in materia di promozione e tutela dei diritti del bambino del 2008. 11. Scuola delle competenze e documenti europei in materia educativa La competenza nel contesto italiano Diverse sono le definizioni del termine competenza legate alle diverse correnti di pensiero ma in generale si converge sul fatto che il possesso di competenze consente di usare capacità per orientarsi in determinati campi e per padroneggiare situazioni complesse. La competenza è dunque l’insieme delle conoscenze, abilità e atteggiamenti che consentono a un individuo di conseguire risultati utili al proprio adattamento negli ambienti per lui significativi e che si manifesta come capacità di padroneggiare i problemi della vita attraverso l’uso di abilità cognitive e sociali. È possibile distinguere: competenze cognitive, disciplinari, professionali che riguardano l'acquisizione di concetti e strumenti di base di una disciplina; le competenze meta cognitive che comprendono la consapevolezza e il controllo dei propri processi di apprendimento. Le competenze trasversali che consentono di affrontare e risolvere problemi, prendere decisioni e sviluppare soluzioni creative. Nella legge di riforma berlinguer de mauro del 2000 le competenze diventano elementi fondanti tanto che l'art 1 della costituzione assicura a rurri pari opportunità di sviluppare conoscenze capacitù e competenze coerenti con attitudini personali. La legge di riforma del 2003 all'art 2 ribadisce che è promosso l'apprendimento in tutto l’arco della vita e sono assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare capacità e competenze. nel profilo professionale dello studente sono precisate le competenze che dovrebbe possedere uno studente al termine del primo ciclo di istruzione: esprimere un personale modo di essere, risolvere problemi, riflettere su se stesso e gestire il proprio processo di crescita, maturare il senso del bello, conferire senso alla vita, comprendere per il loro valore la complessità dei sistemi culturali. Le competenze chiave per l'apprendimento permanente Partendo dall’autonomia scolastica che caratterizza il nostro sistema d'istruzione, a livello europeo essa riflette un processo che, avviato alla fine degli anni 80, ha poi ricevuto un forte impulso dalla sottoscrizione del trattato di Maastricht del 1992, col quale venne stabilito che la comunità europea contribuisse all'incremento di un'istruzione di qualità nel pieno rispetto delle diversità culturali degli stati membri. L'art 126 del trattato sull’Ue stabilisce che: la comunità contribuisce allo sviluppo di un’istruzione di qualità incentivando la cooperazione tra stati membri e se necessario sostenendo la loro azione nel pieno rispetto della responsabilità degli stati membri per quanto riguarda il contenuto dell’insegnamento e l’organizzazione del sistema d'istruzione. Il miglioramento del livello formativo generale è stato ribadito a Lisbona nel 2000 dove sono stati evidenziati gli obiettivi da raggiungfere entro il 2010 fra i quali: l'aumento della qualità dell’offerta nei sistemi di istruzione, la facilitazione dell'accesso ai sistemi di istruzione, l’apertura dei sistemi di istruzione agli adulti (lifelong learning). Il 3 marzo 2010 la commissione europea propose una nuova strategia per l'Europa chiamata Europa 2020 che rappresentava la prosecuzione della strategia di Lisbona giunta al termine nel 2010 pur differenziandosi da quest’ultima in virtù delle nuove sfide che l'unione era chiamata ad affrontare per garantire una crescita sostenibile nel futuro. La commissione ha individuato così tre motori di crescita dell'Europa: crescita intelligente (promuovendo la conoscenza, l'innovazione, l'istruzione e la società digitale), crescita sostenibile (rendendo l'Europa più efficiente sotto il profilo delle risorse), crescita inclusiva, incentivando la partecipazione al mercato del lavoro e la lotta alla povertà. L'obiettivo della strategia di Lisbona del 2000 era quello di rendere entro il 2010 il sistema economico europeo basato sulla conoscenza, competitivo e dinamico e favorire l'apprendimento continuo. Furono così definite le competenze chiave che ogni alunno deve raggiungere al termine del periodo obbligatorio di istruzione necessarie per lo sviluppo della personalità, la cittadinanza attiva, l'inclusione sociale e l'occupazione. Con la raccomandazione del parlamento e del consiglio 18 dicembre 2006 relativa alle competenze chiave per l'apprendimento permanente, l’UE ha così invitato gli stati membri a sviluppare strategie per assicurare che l'istruzione e la formazione iniziali offrano a tutti i giovani gli strumenti per sviluppare le competenze chiave a un livello tale che li preparino alla vita adulta, si tenga debitamente conto di quei giovani che hanno bisogno di un sostegno particolare, gli adulti siano in grado di aggiornare le loro competenze chiave per il corso della vita. Le competenze chiave indicate dalla raccomandazione 2006 sono 8: comunicazione in madrelingua, in lingue straniere, competenza matematica, competenza digitale, competenze sociali e civiche, imparare a imparare, spirito di iniziativa e imprenditorialità, consapevolezza ed espressione culturale. In Italia le competenze precisate dalla raccomandazione europea sono state richiamate nell'ambito del decreto del 22 agosto del 2007, che ha individuato le competenze di cittadinanza che ogni cittadino dovrebbe possedere dopo aver assolto il dovere all'istruzione. Esse sono: imparare a imparare, progettare, comunicare, collaborare, agire in modo autonomo, risolvere problemi, individuare collegamenti e relazioni, acquisire e interpretare l'informazione. Il 22 maggio 2018 il consiglio dell'Ue ha adottato una nuova raccomandazione delle competenze chiave che sostituisce la precedente raccomandazione del 2006. Il documento fa emergere la crescente necessità di competenze imprenditoria! iche e parallelamente viene sottolineata l’importanza del sostegno al lavoro dei docenti. La nostra società è in continua evoluzione e così anche le competenze chiave lo sono. Il pilastro europeo dei diritti sociali adottato dall’ue nel 2017 sancisce come suo primo principio che ogni persona ha diritto a formazione e apprendimento permanenti e inclusivi al fine di acquisire le competenze che consentono di partecipare pienamente alla società. Nel contempo alcune indagini indicano che adolescenti e adulti in quantità elevata possiedono competenze di base insufficienti. Nel 2015 uno studente su cinque aveva gravi difficoltà nello sviluppo di competenze sufficienti in lettura, matematica e scienze. In alcuni paesi fino a un terzo degli adulti possiedono competenze alfabetiche e livello matematiche ai livelli più bassi. Dunque doveva cambiare qualcosa. Nel nuovo documento viene posta più attenzione alle competenze sociali e civiche in un'ottica non disciplinare ma trasversale. i, sociali e ci) Le competenze definite nella nuova raccomandazione sono una combinazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti in cui la conoscenza si compone di concetti e teorie già stabiliti. Per abilità si intende applicare le conoscenze esistenti nell'esecuzione di processi al fine di ottenere risultati. gli atteggiamenti descrivono la disposizione e la mentalità per reagire a idee, persone e situazioni. Esse sono considerate tutte ugualmente importanti. Sono definite anche stavolta 8 competenze chiave: competenza alfabetica funzionale, competenza multilinguistica, competenza matematica, competenza digitale, competenza personale, sociale e capacità a imparare a imparare, competenza imprenditoriale, competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturale. Agli stati membri vengono raccomandate diverse azioni: sostenere un'istruzione permanente, assicurare a tutti l'opportunità di sviluppare le competenze chiave e in particolare innalzare la competenza digitale, in materia di cittadinanza e imprenditoriale. Viene poi proposto un confronto tra le competenze del 2006 e del 2010. 1Comunicazione nella madrelingua e competenza alfabetica funzionale. Comunicazione in madrelingua: essa è la capacità di esprimere e interpretare concetti, fatti, opinioni in forma orale e scritta. La competenza comunicativa risulta dall'acquisizione della madrelingua che è intrinsecamente connessa con lo sviluppo della capacità cognitiva dell'individuo di interpretare il mondo e relazionarsi con gli altri. La comunicazione in madrelingua presuppone che la persona sia a conoscenza del vocabolario, della grammatica e delle funzioni del linguaggio. Un atteggiamento positivo nei confronti della comunicazione nella madrelingua comporta la disponibilità a un dialogo costruttivo. La competenza alfabetico funzionale indica la capacità di individuare comprendere interpretare esprimere concetti usando materiali visivi, sonori e digitali. È l'abilità di relazionarsi in modo opportuno e creativo e il suo sviluppo è la base per l'apprendimento successivo. Tale competenza comprende la conoscenza della lettura e della scrittura, della grammatica, del vocabolario. Questa competenza comprende anche la capacità di usare fonti di vario tipo, di cercare, di raccogliere e elaborare informazioni, di comunicare le proprie argomentazioni in modo convincente e adeguato. 2comunicazione in lingue straniere e competenza multilinguistica La comunicazione in lingue straniere condivide le principali abilità richieste nella comunicazione in madrelingua. Si basa sulla capacità di comprendere esprimere ed elaborare concetti e pensieri. Richiede la conoscenza della grammatica, del vocabolario e delle principali convenzioni sociali. La competenza multilinguistica definisce la capacità di usare varie lingue in modo efficace. In linea di massima condivide le abilità principali della competenza alfabetica. 3Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia e ingegneria. Lo sviluppo osseo Vi è una profonda differenza di forma e di struttura tra lo scheletro ben definito dell'adulto e quello del bambino. La conformazione ossea si realizza prevalemntemente nei primi cinque mesi di vita intrauterina. Anche dopo la nascita l’osso continua ad accrescersi in lunghezza per la formazione di cartilagini.. all'interno della cartilagine appaiono durante il processo di ossificazione dei nuclei (centri di ossificazione) che vanno gradualmente estendendosi. Il processo di ossificazione generalmente si completa del tutto tra i 18 ei 25 anni. In base alla forma e struttura distinguiamo ossa piatte (es. scapole), ossa corte (es. vertebre), ossa lunghe (es. femore). Le ossa sono composte da una sostanza organica, l'osseina, e da Sali minerali che ne determinano la durezza lasciandone però l'elasticità. Parte fondamentale della salute del bambino è il riconoscimento precoce delle anomalie nello sviluppo scheletrico (paramorfismi e dismorfismi). Le deformità possono avere causa costituzionale, come la scoliosi strutturale. Questi sono detti dismorfismi. | paramorfismi sono anomalie di posizione non ancora strutturate, come ad esempio l'atteggiamento scoliotico e il piede piatto. Lo sviluppo dentale 1 denti cominciano a formarsi nell’embrione. Prima della nascita è già formata la lamina dentale. Cominciano a erompere i denti intorno ai sei mesi di vita: generalmente prima gli incisivi centrali inferiori e in successione gli altri. | denti dell’infante sono decidui, cioè andranno sostituiti con quelli permanenti a circa sei anni. Ci possono essere delle malformazioni ai denti che vanno tenute sotto controllo. Lo sviluppo sensoriale Tra la nascita e l’inizio del funzionamento degli apparati sensoriali esiste il periodo critico. In linea generale possiamo definire il periodo critico come una fase di progressiva sintonizzazione tra mondo cerebrale e mondo esterno. Si tratta di un evento complesso che implica forme di accomodamento e selezione di determinati circuiti cerebrali al fine di generare un comportamento che garantisca la sopravvivenza dell'organismo in un certo ambiente. Nel neonato prevalgono la sensibilità tattile e gustativa. Ha sensibilità tattile sul viso, sulla pianta dei piedi e sul palmo della mano. Il gusto è molto sviluppato infatti si hanno smorfie e vomito con sapori amari o salati. Rispetto alla vista, il neonato già dalla seconda settimana di vita riconosce strutture diverse e macchie di luce in movimento. Entro il primo mese fissa gli oggetti e entro il terzo mese può distinguere una persona a qualche metro di distanza. Fra il terzo e quinto mese il bambino è in grado di fissare un oggetto e seguirlo con lo sguardo. Rispetto all’udito il bambino percepisce i suoni fin dalla nascita. In conseguenza di rumori violenti può spaventarsi. Verso i tre mesi distingue una voce familiare che gli provoca reazione di sorriso. A 9 mesi vengono distinte alcune parole. A due anni possiedono una buona capacità percettiva ma qualitativamente diversa da quella dell’adulto. Il bambino tende a percepire la situazione ambientale come un insieme (sincretismo), senza cogliere il rapporto fra la parte e il tutto. In sintesi, il bambino durante i primi anni di vita: impara a distinguere due stimoli complessi diversi, impara a dare significato alle forme, acquisisce stimoli dall'ambiente stesso, prende contatto con la percezione dello spazio e dell'orientamento. Lo sviluppo motorio Come abbiamo visto, la maturazione è riferita anche alla vita sociale. Durante la maturazione, l’uomo acquisisce progressivamente, attraverso l'interazione con l'ambiente circostante, esperienze utili a bilanciare l'orologio biologico e quello socioculturale. Lo sviluppo fisico e motorio del bambino si realizza con una serie di trasformazioni che coinvolgono il sistema cerebrale. Il bambino cambia posizione e quando è colto da uno stimolo improvviso allarga le braccia come se volesse abbracciare qualcuno. Questo evento scompare intorno ai sei mesi ed è chiamato riflesso di il riflesso della ricerca del seno (il neonato in ricerca di quest’ultimo). Vi è poi il riflesso di afferramento (il neonato tende ad afferrare), il riflesso del camminare, quando il neonato viene sostenuto in posizione verticale sotto le Moro. Oltre a quello di Moro, intorno alla nascita sono presenti altri riflessi: ruota la testa, quando viene toccata la sua guanci. ascelle. | riflessi sono atti involontari che l'uomo crescendo trasforma in atti volontari. La deambulazione viene facilitata e accelerata dall'esercizio. La deambulazione viene assecondata dal sincronico sviluppo neurale e dal consolidamento del sistema muscolare. Processo di crescita e apprendimento Il bambino si modifica fin dal suo concepimento. Alcune trasformazioni dipendono unicamente dal processo di crescita biologica. Un bambino di 3 o 4 anni, per esempio, solo in virtù del suo sviluppo fisico riesce ad afferrare un oggetto posto su un tavolo che appena pochi mesi prima non riusciva a prendere a causa della sua altezza. Ovviamente affinchè un bambino possa camminare o parare anche il livello di maturazione della struttura ossea o muscolare devono essere sufficientemente adeguati. È possibile definire l'apprendimento come un cambiamento delle attitudini che non si può semplicemente attribuire al processo di crescita. Per l'apprendimento non c'è dubbio che l'esperienza diretta sia la prima fonte di apprendimento. | primi insegnanti sono i nostri sensi. La corrente pedagogica dell’attivismo fonda tutte le proprie teorie su questa idea fondamentale, sulla centralità del bambino nell’apprendimento e della sua esperienza. 2. Lo sviluppo cognitivo La teoria sulla quale sono ormai concordi le principali scuole psicologiche asserisce che la formazione della personalità è frutto di un percorso di interazione tra fattori innati (variabili dipendenti) e fattori acquisiti (variabili indipendenti), attraverso un percorso di maturazione determinato dall'influenza reciproca tra uomo e ambiente. L'educabilità di un essere umano consiste nella facoltà di mutare i propri caratteri ereditari mediante le esperienze e i diversi momenti di apprendimento. Ogni nuova esperienza vissuta non solo si aggiunge alle precedenti, ma le modifica, risultandone a sua volta modificata. Non è un processo di accumulazione, ma è la riorganizzazione di ciò che già esisteva. Gli studi della scuola del cognitivismo concordano nel sostenere che la mente infantile è differente qualitativamente e quantitativamente dall’individuo adulto. Importanti sono gli studi di Piaget, Vygotskij e Bruner. Jean Piaget Vive tra il 1896 e il 1980. È uno psicologo, biologo e pedagogista svizzero, laureato in scienze naturali. Egli applica diversi metodi per lo studio delle varie fasi d'età. Per lo studio dalla nascita ai tre anni, applica l'osservazione sistematica, consistente nello studio prolungato di determinati comportamenti del bambino. Per il periodo dai quattro anni all’adolescenza usa il metodo critico. Crea situazioni problematiche sotto forma di gioco e ne richiede la soluzione da parte dei bambini. Piaget ha usato poi un metodo d'indagine particolare che combinava l'osservazione all’intervista: il colloquio clinico. Presentava il problema e con domande mirate cercava di capire il ragionamento del bambino. Piaget fa parte dell’attivismo pedagogico e crede che il compito dell'insegnante sia quello di creare situazioni attive che aiutino il bambino nell’apprendimento. Piaget afferma che l'intelligenza è un adattamento all'ambiente esterno che avviene tramite due meccanismi: l'assimilazione, che è il processo che consiste nell’integrare i dati dell'esperienza all’interno delle conoscenze che già si possiedono, ovvero gli schemi e le mappe mentali già presenti e l’accomodamento cioè il processo attivo tramite il quale vengono modificati gli schemi preesistenti. Si attiva così il principio di equilibrazione, al termine del quale ha luogo una crescita cognitiva e un conseguente passaggio di stadio. Ogni stadio ha una struttura che permette un'interazione diversa tra individuo e ambiente. In generale Piaget sostiene che gli stadi sono: universali (simili in tutti i bambini), sequenziali (ogni stadio deriva dal precedente, lo incorpora e lo trasforma e non possono essere inverti forma di innatismo egli sostiene che alcune tendenze di fondo del nostro sviluppo biologico siano già presenti a livello , determinati, anche da componenti biologiche. Pur contestando qualsiasi originario. Secondo lui il processo cognitivo avviene in maniera embrionale, cioè come l'embrione si sviluppa fino ad assumere le fattezze del corpo umano, così i concetti e i processi mentali si sviluppano fino alla loro massima maturazione. Perciò si parla di embriologia mentale che avviene attraverso un approccio strutturalistico che passa per quattro tappe denominate stadi. Lo stai senso-moto! Il primo stadio è quello senso-motorio che va dalla nascita ai due anni e che a sua volta si suddivide in sei fasi la prima delle quali è quella dei riflessi innati che va dalla nascita al primo mese di vita. Tipici sono il riflesso di suzione, di rooting (ricerca), i movimenti oculari e i riflessi prensili. La seconda fase di questo stadio è quella delle reazioni circolari primarie che va dal primo al quarto mese di vita. Si formano le prime coordinazioni tra percezione e movimento. Grazie alla ripetizione, l’azione originaria si consolida e diventa uno schema che il bambino riesce a eseguire con facilità. Si tratta principalmente delle azioni vedere afferrare e afferrare succhiare, azioni che consentono al bambino di conoscere l'ambiente circostante. È questo il periodo in cui il bambino sperimenta il gioco di esercizio, un gioco che ha come soggetto il suo stesso corpo, sgambettando, aprendo e chiudendo le mani. La terza fase dello stadio senso motorio è quella delle reazioni circolari secondarie che va dal quarto all'ottavo mese di vita. Durante questa fase il bambino grazie all'acquisizione di nuove capacità sensomotorie compie ripetutamente azioni notando cosa accade nel momento in cui le compie e queste ripetizioni vengono definite azioni circolari secondarie. Per esempio il bimbo afferra e scuote un giocattolo. Se questo produce un suono il bambino stupido continua a ripetere l’azione ma non è ancora in grado di comprendere che c'è una relazione tra azione e risultato ottenuto. Nella quarta fase dello stadio sensomotorio, quella di coordinazione e differenziazione mezzi fine che va dall’ottavo al sedicesimo mese di vita, i bambini compiono movimenti diretti verso uno scopo. Ad esempio il bambino avvicina un gioco a sé per afferrarlo o punta il dito verso qualcosa che desidera per farselo prendere. Inizia a consolidarsi la nozione di oggetto e il bambino cerca oggetti che spariscono. La quinta fase è quella delle reazioni circolari terziarie e va dai dodici ai diciotto mesi di vita. È una fase di esplorazione attiva della realtà e il bambino è anche in grado di trovare nuovi schemi che derivano dall'evoluzione di vecchi schemi. In tal modo il bambino raggiunge vecchi e nuovi scopi trovando soluzioni a piccoli problemi. L'ultima fase è la funzione simbolica che va dai 18 mesi ai due anni ed è la fase che chiede la sostituzione della rappresentazione sensoriale degli oggetto con quella mentale. Il bambino conserva rappresentazioni mentali e dà vita al gioco simbolico. Dà vita anche al linguaggio verbale che gli consente di descrivere a parole. Acqui: permanenza dell'oggetto, cioè la consapevolezza che l'oggetto esiste anche al di fuori del campo percettivo. isce la Lo stai preoperatorio Il raggiungimento dei suddetti traguardi consente il raggiungimento dello stadio preoperatorio che va dai due ai quattro anni. Qui ci sono progressi cogni importanti ed è presente anche l’egocentrismo intellettuale, cioè il bambino percepisce il mondo solo dalla propria prospettiva. Insorge il fenomeno dell’animismo infantile, cioè il bambino crede che gli oggetti siano animati. La principale attività svolta dal bambino è il gioco simbolico. Il pensiero che riesce a sviluppare il bambino è di tipo transduttivo, immaginando relazioni causali in realtà esistenti tra diversi elementi pensando ad esempio che il vento soffia per spostare le nuvole. Non è ancora in grado di distinguere tra una classe di oggetti e un unico oggetto, se in un prato vede prima una farfalla e dopo un'altra e un’altra ancora penserà sempre che si tratti sempre della stessa e non più di animali appartenenti a una stessa specie. La seconda fase dello stadio pre-operatorio è quella del pensiero intuitivo che va dai quattro ai sette anni. Durante questa fase l’animismo infantile è proiettato solo sugli oggetti in movimento, come i fiumi e il fuoco. Lo sviluppo del pensiero pre logico intuitivo porta il bambino a interpretare le situazioni in base alle caratteristiche presentimomento per momento e non come l'esito di un insieme di processi. Il bambino riesce a percepire gli aspetti qualitativi e quantitativi di un oggetto e non solo contemporaneamente così come pure le azioni mentali sono irreversibili perché composte da rappresentazioni mentali isolate. Ciò comporta che il bambino riesca ad esempio che il bambino non riesca a percepire la conservazione del volume. Se gli si mostrano due bicchieri uguali con la stessa quantità di acqua e poi si versa il contenuto di uno dei due in un terzo bicchiere più alto e stretto, il bambino penserà che in quest’ultimo bicchiere ci sarà più acqua che nell'altro perché visivamente vedrà il livello di acqua più alto. Lo stadio operatorio concreto Il possesso di schemi d'azione interiorizzati reversibili segna l'ingresso nello stadio successivo, quello operatorio concreto che va dai sette agli undici anni. La persistenza dell’animismo fino all’età preadolescenziale è dovuta all’incapacità del bambino di spiegare determinati eventi. Verso la fine di questo stadio si passa all'artificialismo cioè la convinzione che tutte le cose siano il risultato dell’opera dell’uomo. Questo è uno stadio caratterizzato dall'utilizzo dei simboli ma anche dalla manipolazione degli stessi in modo logico, seppur con ragionamenti collegati a operazioni concrete. In questa fase il bambino sottoposto all'esperimento della conservazione del volume comprende che la quantità di acqua è la stessa. Si struttura la capacità di comprendere la conservazione della superficie (9 anni) e della quantità. Il bambino durante questo stadio esce dalla fase di egocentrismo, comprendendo il concetto di nostro, attraverso il gioco di gruppo e attraverso la scelta di regole di gruppo condivise. operatorio formale dell’informazione. Il bambino è un soggetto che attivamente interagisce con l'ambiente e sceglie le strategie più economiche affinchè tale interazione sia soddisfacente. per tale ragione si parla di automodificazione dello sviluppo in quanto il bambino come il computer si autocorregge. Lo sviluppo consiste sostanzialmente nel mutamento delle modalità di rappresentazione dell’informazione, delle modalità di risoluzione dei problemi e soprattutto nell'apprendere le tecniche per superare i limiti dell'organismo rispetto alla quantità di informazioni da elaborare e alla velocità con cui tale elaborazione avviene. 3. Lo sviluppo del linguaggio Il linguaggio cioè la capacità di associare suoni e significati tramite regole grammaticali è uno dei caratteri distintivi dell'essere umano. Imparare a parlare è una delle imprese più complesse compiute dall'uomo e non abbiamo ancora spiegazioni definitive in merito. La teoria di Skinner Secondo questo psicologo statunitense un soggetto impara a parlare mediante interazioni con l'ambiente quindi tramite rinforzi e punizioni. Il bambino sono rinforzati secondo lui circa l'utilizzo del linguaggio grammaticale. C'è un condizionamento operante da parte degli adulti che rafforza selettivamente il bambino sugli aspetti della lallazione che più si avvicinano al linguaggio adulto facendo si che vengano ripetuti. Chomsky Secondo questo studioso statunitense c'è un'importante componente innata e parla di grammatica mentale, già presente nel soggetto dalla nascita. Egli distingue competence, intesa come capacità di comprendere l'insieme infinito di frasi della lingua e performance che corrisponde alla capacità di costruire concretamente le possibilità offerte dalla competence, quindi le reali manifestazioni linguistiche del soggetto. Essi si influenzano a vicenda. Secondo lui il linguaggio dipende dunque prevalentemente da fattori innati e risulta indifferente alla qualità e quantità degli stimoli provenienti dall'esterno. Lo sviluppo del linguaggio per Piaget e Vygotskij 1 due studiosi hanno dei punti di convergenza rispetto all'argomento. Secondo Piaget lo sviluppo del linguaggio segue un processo analogo tra quello del pensiero e si evolve dall'interno verso l'esterno, cioè dal potenziale patrimonio genetico ereditario alla costruzione della dimensione psichica attraverso la maturazione naturale degli organi preposti a tale funzione, l'esperienza di vita e l'educazione scolastica con la seguente transizione processuale: linguaggio autistico, egocentrico e sociale. Il linguaggio nella prima fase della sua comparsa (intorno ai due anni), vuole soddisfare i bisogni dell’io. Con il passaggio allo stadio pre-operatorio diventa egocentrico, incentrato sul proprio punto di vista e dove non c'è intenzionalità comunicativa. Intorno al settimo anno con lo stadio operatorio concreto il linguaggio evolve e diventa sociale, quindi con scopo comunicativo e contribuisce alla socializzazione del pensiero. Vygotskij al contrario sostiene che il linguaggio del bambino sia già di tipo sociale. Il bambino lo assorbe spontaneamente dalla famiglia e negli ambienti frequentati. Il linguaggio da funzione interpsichica che consente di rapportarsi con le altre persone passa a una funzione intrapsichica che permette di regolare dall'interno i propri processi cognitivi e il proprio comportamento. All’inizio assolve una funzione sociale ma progressivamente si correla alla sua funzione comunicativa quella strumentale di pensiero (questo processi di interiorizzazione si verifica dai tre agli otto anni). Il linguaggio egocentrico è diverso da quello sociale perchè non deve essere percepito da un interlocutore esterno. È ellittico e ricco di omissioni. Una volta interiorizzato esso diventa sempre meno dipendente dall'azione in corso e perde il carattere di commento dell’azione attuale e acquisisce la funzione di guida del comportamento e del pensiero. In particolare V aveva notato che dai due ai sei anni il linguaggio si arricchisce nel lessico. Si conserva da un lato una funzione sociale, mentre dall'altro diventa linguaggio egocentrico volto a soddisfare i propri bisogni individuale. Intorno ai sette anni questo linguaggio non scompare o si atrofizza come voleva Piaget ma va in profondità.. diventa linguaggio che serve per sé, per riordinare le idee e formulare concetti. Le caratteristiche strutturali del linguaggio interiore sono: abbreviazione (riduzione minimo numero di parole), frammentarietà (caratterizzata dall'assenza di filo logico), condensazione (tendenza a fondere più parole in una), aggregazione (che vede la sintattica ridotta al minimo), predicazione assoluta, che precede la conservazione del predicato o del soggetto. Nel linguaggio parlato, dove il ricevente è una persona diversa dall'emittente, è racchiusa sia la comunicazione verbale che non verbale). Nel linguaggio scritto l'emittente e il ricevente sono due persone diverse ma non c'è comunicazione non verbale quindi il linguaggio deve essere ancora più preciso. Esistono diverse discipline che si occupano del linguaggio: la fonetica e la fonologia sono le principali. La fonetica è intesa come lo studio dei suono linguistici come eventi fisico acustici (foni). Essa comprende lo studio dei modi in cui questi suoni sono prodotti e comprende anche l'indagine sulle proprietà acustiche (fonetica acustica). La fonologia è invece quella parte della linguistica che studia come nelle varie lingue è organizzato il sistema dei suoni che hanno una funzione distintiva (fonemi) e studia come possono essere combinati tra loro. Il sistema uditivo Quando percepiamo il suono (variazione della pressione atmosferica che si propaga sotto forma di onde nell'aria), esso viene registrato dal nostro apparato uditivo attraverso il timpano. | movimenti di questa membrana sono trasmessi dagli ossicini dell'orecchio medio all'orecchio interno dove sono trasformati in impulsi nervosi che raggiungono le aree uditive della corteccia cerebrale. Ogni suono è caratterizzato di base da almeno due parametri: la frequenza, cioè il numero di cicli al secondo e misurata in hertz e determina l'altezza del suono e l'intensità cioè la differenza fra il picco superiore e inferiore dell'onda nell’unità di tempo e viene misurata in decibel. Il sistema fonatoi Troviamo differenza fra queste strutture fisiologiche negli uomini e negli animali ed è per questo che l'uomo è dotato della parola. Ad esempio la muscolatura che regola i movimenti della lingua e delle labbra negli uomini è molto più sviluppata e duttile. La produzione dei suoni del linguaggio è regolata nell'uomo infatti da oltre 100 muscoli attraverso i quali gli esseri umani sono in grado di esercitare un controllo assai fine sui processi di vocalizzazione e sui suoni emessi. Il processo di fonazione può essere schematicamente suddiviso in tre elementi che interagiscono. Quando pronunciamo una parola produciamo un flusso d’aria che fuoriesce dai polmoni, passa per la trachea e subisce una prima modifica al livello della laringe, per subire poi altre modifiche nel tratto vocale a opera della lingua e di altre strutture anatomiche. La lingua, le labbra, la mascella e la laringe sono le principali strutture responsabili dell’articolazione delle parole. Se l’aria esce liberamente dalla cavità della bocca si produce un suono vocale, se invece il parlante ferma o ostacola il flusso d'aria nel tratto vocale viene prodotta una consonante. Le vocali sono prodotte con la cavità orale relativamente aperta. | fattori che ne modificano l'articolazione sono la posizione della lingua, l'apertura delle labbra e della faringe e la posizione della mascella. Le tappe dello sviluppo linguistico Sebbene non tutti i bambini attraversino le stesse fasi nell'ambito del medesimo arco cronologico, p possibile determinare alcune età approssimative in cui vengono raggiunti diversi stadi fondamentali dello sviluppo linguistico. Gli esperimenti hanno mostrato che i neonati hanno un udito particolarmente sensibile alla gamma dei suoni corrispondente alla voce umana e nascono con la capacità di distinguere i suoni linguistici dagli altri suoni o rumori. Per indagare le abilità dei neonati di percepire il parlato sono stati condotti alcuni esperimenti che mostrano che i bambini possono distinguere le vocali a e i già dal secondo giorno si vita. La capacità di discriminazione dei fonemi mostrate dai bambini hanno indotto alcuni studiosi a ipotizzare che i neonati abbiano un'innata capacità di segmentare le parole in sillabe. Alla nascita, i bambini per comunicare i loro bisogni usano una varietà di pianti ed espressioni facciali. Le vocalizzazioni prelinguistiche, presenti dai primi giorni di vita, progrediscono gradualmente in rapporto allo sviluppo del controllo motorio sui muscoli preposti alle articolazioni dei suoni. Verso la prime del primo mese di vita appaiono vocalizzazioni caratterizzate da suoni vocalici mentre intorno ai 4 mesi anche suoni consonantici. Verso la metà del primo anno comincia la fase della lallazione in cui il bambino produce una vasta gamma di suoni privi di significato che spesso generano catene formate dalla ripetizione della stessa struttura consonantico vocalica. Tra i 10 e i 20 mesi il bambino dice le prime parole singole definite olofrasi, inquanto vengono usate per comunicare un intero messaggio. Per attribuire un nome alle cose è necessario che il bambino arrivi a comprendere che gli oggetti possono essere accomunati in categorie e devono individuare somiglianze tra gli oggetti designati da uno stesso nome. Inizialmente il sistema semantico del bambino non corrisponde a quello degli adulti come dimostrano errori di ipergeneralizzazione o ipogeneralizzazione. Fra i 18 e i 24 mesi i bambini di solito iniziano a produrre frasi composte da più parole. Di solito si hanno combinazioni di due parole olofrastiche che però manifestano una struttura grammaticale. La prima classe viene chiamata perno e comprende di solito un numero ristretto di elementi, soprattutto verbi aggettivi e pronomi. La seconda classe è chiamata aperta e comprende soprattutto sostantivi che si riferiscono a oggetti concreti o a persone. Questo linguaggio è chiamato telegrafico a causa della mancanza di preposizioni, articoli o verbi ausiliari. Di solito intorno ai 18 mesi si ha l'esplosione del vocabolario. In questo periodo il bambino impara con sorprendente rapidi molte parole. Si assiste in contemporanea allo sviluppo della complessità grammaticale. A 2 o 3 anni il bambino inizia a costituire frasi un po’ più lunghe e compaiono i primi termini funzionali (articoli, preposizioni) e cambiano le desinenze delle parole (il bambino si è impossessato di alcuni aspetti morfologici. In questo processo il bambino commette di solito errori chiamati ipercorrettismi (ad esempio il più peggio, o scoprita anziché scoperta). All'età di 5 anni il bambino ha acquisito una buona competenza linguistica, sebbene vi siano alcune sottigliezze che vanno consolidate. 4. Sviluppo psicodinamico, sociale ed emotivo Le teorie di Freud ed Erikson Le teorie psicoanalitiche di Freud ed Erikson hanno apportato un forte contributo alla psicologia dello sviluppo. Si sono incentrati sull'idea di fattori che attivano l'individuo per il raggiungimento di una meta. Sono fattori legati alla motivazione. Esistono diversi tipi di motivazione. Freud è un neurologo austriaco vissuto tra il 1856 e il 1939. Egli sostiene che durante i primi anni di vita vengono gettate le basi per la costruzione della personalità del soggetto adulto. | conflitti che l'individuo deve fronteggiare nel tempo si manifestano come sequenza invariante e dipendono dalla facoltà di saper scaricare l'energia pulsionale su oggetti esterni o interiorizzati, per opera di specifiche zone dalle quali deriva il nome della fase. In particolare queste zone sono chiamate zone erogene. Abbiamo cinque fasi. Si passa dalla fase orale (0 18 mesi, rappresentata dall'attività di suzione e introduzione orale come impossessamento dell'oggetto), alla fase anale (fino ai 3 anni, in cui lano rappresenta il luogo più importante dei desideri sessuali e il bambino in questo periodo inizia a possedere controllo nel tenere o espellere le feci), alla fase fallica (3 5 anni, in cui l’unico organo conosciuto è il fallo che crea un'opposizione tra i due sessi. In questa fase si parla di complesso edipico inteso come coacervo dei sentimenti amorosi e ostili nei confronti dei genitori. Si verifica un'inconscia competizione con il genitore dello stesso sesso), alla fase della latenza (dai 6 ai 12 anni. In questa fase la sessualità appare sopita e ci si dedica ad altre attività, come il gioco). Infine abbiamo la fase genitale, dai 12 ai 15 anni caratterizzata dalle trasformazioni e dal passaggio alla vera e propria organizzazione genitale ovvero quella adulta. Lo sviluppo della libido può avvenire in modo naturale ma può anche essere soggetto ad arresti dovuti all’interferenza della fissazione o della regressione. Gli educatori dei bambini da 0 a 3 anni dovranno curare la fase orale, aiutando il bambino nel momento migliore per togliere il ciuccio e la fase anale, aiutando i genitori nel delicato momento in cui viene tolto il pannolino. Un altro importante studioso è Erikson, psicoanalista statunitense di origine tedesca, che estende il campo di indagine della concezione freudiana elaborando stadi di sviluppo in cui la dimensione sessuale di Freud va aggiunta alla dimensione psicosociale. Per lui ci sono 8 età disposte in sequenza ordinata. Tra un ciclo e l’altro ci sono delle crisi psico sociali. La novità consiste nel ritenere lo sviluppo psico-sociale continuo oltre l'adolescenza e lungo tutta la vita dell'individuo. La prima fase inizia con la nascita ed è incentrata sull’acquisizione della fiducia di base e sfiducia di base. La fiducia di base viene acquisita tramite esperienze positive principalmente di tipo sensoriale (carezze, accudimento). La sfiducia di base viene acquisita tramite i momenti di assenza della madre. La seconda fase è un periodo di controllo e disciplina e comincia a sottoporre i propri bisogni e desideri al principio di realtà (è simile alla fase anale). La terza fase è quella psico sociale. In questa fase l’atti principale è il gioco dove il bambino sperimenta le proprie abilità e processi di identificazione nei confronti dei compagni di gioco. La quarta fase è quella in cui emerge la prima forma di senso di competenza ed efficacia (il bambino inizia a impegnare le proprie energie per compiti più maturi oltre al gioco, ade esempio attività scolastiche, sportive, artistiche. La quinta fase è quella dell'adolescenza dove l’obiettivo è quello di formare un'identità stabile. Si hanno spesso crisi d'identità dovute a momenti di confusione. Qui si verifica un momento di smarrimento e spesso si cercano riferimento. Dai tre anni il bambino acquisisce la capacità di mantenere sicurezza in un ambiente sconosciuto purchè sia in compagnia di figure di riferimento secondarie e abbia la certezza che il caregiver torni brevemente. Il modello di attaccamento che si sviluppa è fondamentale perché da esso dipende lo sviluppo della persona. L'esperienza di separazione incide negativamente sullo sviluppo. È importante sempre però tenere conto della durata e del periodo in cui si veri ica la separazione e la capacità di resilienza del soggetto. Le ricerche hanno evidenziato che la separazione può essere suddivisa in tre momenti: la protesta, la disperazione e il distacco. Brofenbrenner e la scuola ecolo; Lo psicologo statunitense di origine sovietica Brofrembrenner vissuto tra 900 e 2000 costituisce la figura più rappresentativa della scuola ecologica che concepisce il soggetto in fase di sviluppo non come tabula rasa plasmata dall'ambiente ma come entità dinamica che agisce in una propria struttura in interazione vicendevole con l'ambiente. Distingue una serie di strutture concentriche inserite l'una nell'altra concepite come microsistema, mesosistema e macrosistema. È quindi importante l’interazione con l’ambiente. Teorie dello sviluppo emotivo L'emozione è la reazione fisica e psichica con cui un soggetto risponde alle situazioni che vive. La funzione primordiale dell’emozione era motivazionale: in particolare doveva consentire all'essere umano di fornire una risposta istantanea e garantirsi la sopravvivenza. Con le emozioni si comunica e si trasmette il proprio stato d'animo. Lo psicoanalista americano Sroufe è il principale esponente della teoria della differenziazione emotiva secondo la quale l’individuo possiede dalla nascita un corredo emotivo indifferenziato e le emozioni si differenziano con lo sviluppo dell'individuo stesso. Nel suo testo lo sviluppo delle emozioni delinea otto stadi. Nel primo stadio il bambino è invulnerabile agli stimoli esterni. Appaiono solo dei precursori delle emozioni stesse come il sorriso senza valore sociale. Nel secondo stadio che va fino al terzo mese il bambino diventa sensibile alle stimolazioni a cui risponde con una serie di attività pre programmate come movimenti motori e vocalizzi. Il terzo stadio, dai tre ai sei mesi, inizia col sorriso sociale. Comincia la distinzione tra mondo interno ed esterno. Nel quarto stadio che va dai 7 ai 9 mesi si assiste a una sempre più ampia differenziazione delle emozioni. Nel quinto stadio (9 12 mesi) vi è il periodo di attaccamento in cui si stabiliscono profondi rapporti emotivi tra il bambino e le persone che si prendono cura di lui. Nel sesto stadio (12 18 mesi) c'è la sperimentazione. Il bambino esplora l’ambiente e si separa in parte dalle figure di riferimento. nel settimo stadio (18 36 mesi) ha sviluppo la coscienza del sé e delle corrispondenti emozioni. Nell'ottavo stadio (3 5 anni) cominciano le espressioni di emozioni complesse che il bambino comincia a modulare e nascondere.Lo studioso Carrol | sostiene che il bimbo possiede sin dalla nascita un corredo emotivo. In particolare sostiene che le emozioni e le espressioni manifestano proprietà permanenti fin dalla prima comparsa, il processo emotivo è funzione del sistema nervoso centrale.. le emozioni compaiono secondo un programma maturativo innato e si combinano in figurazioni complesse. Bandura parla invece di rinforzo sociale. Seleziona in un esperimento tre gruppi di bimbi. AI primo mostra un filmato in cui un bimbo picchia una bambola e viene premiato. AI secondo mostra un filmato in cui lo stesso picchia una bambola e viene punito. Il terzo vede un filmato in cui un bambino gioca tranquillamente con una bambola. Alla fine nota che il primo gruppo mostra nel gioco aggressività sopra la norma, il secondo inferiore alla media e il terzo nella mediaò. Dq ui si evidenzia quanto sia importante il rinforzo sociale. 5. Cenni di psicologia sociale La psicologia sociale è lo studio scientifico di come pensieri sensazioni e comportamenti sono influenzati dagli altri. Studia il comportamento legato alle relazioni. La psicologa sociale si basa sull'idea che il giudizio sociale sia fondamentale. Gordon Allport (1800-1900) definiva gli atteggiamenti assunti come uno stato di prontezza organizzata attraverso l'esperienza che esercita un’intelligenza dinamica sulla risposta dell'individuo nei confronti di un oggetto. | due autori Rosenberg e Hovland teorizzano il modello tripartito degli atteggiamenti. Gli studiosi sostengono che un atteggiamento è composto da tre fattori. Cognitivo (che riguarda le informazioni e le credenze riguardo all'oggetto di riferimento), fattore affettivo (costituito dalla reazione emozionale che l'oggetto provoca) e fattore comportamentale che riguarda primariamente la risposta di comportamento. Coerentemente alle definizioni precedenti, Fazio, nella seconda metà del 900 afferma che l'atteggiamento è la struttura basata sull’associazione tra un oggetto e la sua valutazione. L'atteggiamento per Fazio si basa su due concetti. Disponibilità, cioè associazione tra oggetto e valutazione e accessibilità, cioè tempo e sforzo necessario per recuperare l'associazione tra oggetto e valutazione. | metodi per rilevare gli atteggiamenti sono classificati in: espliciti (valutazione aperta sull'oggetto dell'atteggiamento), impliciti (la valutazione si deduce da altri indicatori e non è esplicitata direttamente dal soggetto).i metodi espliciti della valutazione sono costituiti solitamente da domande che hanno il fine di rivelare la valutazione di un determinato oggetto da parte di un soggetto. Il punto di forza è che sono precise nella raccolta dei dati. Il punto di debolezza è che il soggetto ha il totale controllo su di esse. Uno dei metodi più comuni è quello della scala Likert (punteggio da 5 a 7 punti per disaccordo o accordo). Un altro metodo è l'utilizzo del differenziale somatico. Si sottopone il soggetto a una valutazione che chiede di posizionare il proprio punto di vista in un set di scale costuituite da aggettivi opposti (es. bello brutto). Il limite dei metodi espliciti è proprio la controllabilità da parte del soggetto. Per superare questo limite si usano a volte dei metodi impliciti. Un esempio di metodo implicito sono le scale dal pregiudizio sottile. Ad esempio invece della domanda diretta “I neri sono meno intelligenti dei bianchi” si potrebbe usare la domanda “I neri stanno diventando troppo esigenti nei loro sforzi per l'uguaglianza dei diritti”. La seconda domanda non è esplicita ma dalla risposta di una persona si può comprendere la sua posizione rispetto all'argomento. Come metodo implicito è importante anche valutare non solo le risposte a domande esplicite ma anche valutare gli atteggiamenti e la comunicazione non verbale quando si tratta un determinato argomento. Abbiamo alcuni indicatori emotivi (espressioni facciali, linguaggio del corpo e cinestetica in generale). Poi vi sono indicatori cognitivi (accelerazione battito) e indicatori comportamentali (avvicinamento o meno di un soggetto a un target). Il pregiudizio Mazzara rileva che il concetto di pregiudizio può essere diviso in due modi. Una prima definizione è generale e riguarda il giudizio di una cosa in assenza di dati empirici. La seconda definizione è specifica e si lega alla tendenza a giudicare le persone di un determinato gruppo sociale. Ciò orienta l’azione e non si limita alla credenza. Uno dei principali elementi contro il pregiudizio è il contatto sociale, cioè l'aumento delle relazioni con membri di gruppi diversi. Il pregiudizio si basa su stereotipi, ovvero informazioni sommarie o generali. La persuasione è il tentativo volontario di influenzare le credenze di una persona. Ci sono vari elementi che possono facilitare la persuasione: somiglianza tra persuasore e persuaso, autorità (la fonte autoritaria), riprova sociale (se qualcun altro ha già condotto un determinato comportamento), simpatia (tendiamo a essere persuasi maggiormente in base a essa). Scarsità che riguarda la presenza di un bene percepito come scarso. La scarsità spesso determina l'adesione a una possibilità che viene vista come limitata nel tempo e nelle risorse. Importante è il concetto di leadership, definito nel 2006 da Yukl come il processo di influenzamento sugli altri. Il concetto di leadership è stato anche studiato da Freud che identifica i principali comportamenti del gruppo verso il leader: proiezione dell’ideale io sul leader, identificazione con esso, minor funzionamento dell'io, emersione dei bisogni primitivi regressione di gruppo. Sviluppo di relazioni oggettuali primitive. Bion sviluppò una teorizzazione su tre assunti nel gruppo. Assunto di dipendenza (leader idealizzato e onnipotente). Assunto della lotta fuga (coesione di un gruppo verso gruppi esterni). Assunto di accoppiamento (aspettativa positiva su una coppia all’interno del gruppo). Kernberg è tra i primi autori che ha una visione positiva della leadership. Alcuni tratti che identifica sono: intelligenza onesta, capacità di relazioni profonde, sano narcisismo, attitudine contrapposta all’ingenuità. Alcune ricerche recenti legate alla teoria del grande uomo ci dicono che ci sono dei tratti necessari interni per la leadership quali: estroversione, dominanza, intelligenza, intelligenza emotiva, mascolinità o femminili. La teoria situazionale sostiene che non ci siano caratteristiche stabili che deve avere un leader ma che il tutto dipende dal contesto. In realtà è importante valutare entrambi le influenze (leader e grippo) in maniera bidirezionale e questo lo fa l'approccio transazionale. Abbiamo diversi tipi di potere: di ricompensa (promettere ricompense materiali) e coercitivo (possibilità di somministrare punizioni), potere legittimo (norme interiorizzate), potere d'esempio e potere di competenza. Fondamentale è analizzare il gruppo nel quale lavora il leader. Il gruppo ha un obiettivo comune, credenze comuni, che sviluppano certi atteggiamenti comuni e interdipendenza dinamica dei partecipanti. Le proprietà positive di un gruppo sono: cooperazione, coesione e leadership. La misura delle cooperazione di un gruppo dipende da: orientamento cooperativo dei partecipanti, intensità comunicativa, vicinanza sociale, somiglianza percepita, obiettivi comuni, reciproca fiducia ed empatia e norme condivise. La coesione è determinata da somiglianza di atteggiamenti, destino comune, somiglianza di personalità. A volte si creano effetti negativi nelle dinamiche di gruppo: -depersonalizzazione (aggressività di gruppi esterni), diffusione di responsabilità (un membro ha commesso qualcosa e pensa che la colpa diventi di tutti), bullismo (insieme di comportamenti assunti verso individui più deboli. | gregari spesso omettono la loro posizione non essendo i leader e non sentendosi colpevoli), group thinking (riduzione del confronto interno e riduzione della capacità critica dei membri). 6. Disturbi comportamentali dell’infanzia Abbiamo l’enuresi, cioè perdita involontaria dell'urina. È solitamente dovuta a educazione precocissima al vasino, situazione frustrante. Occorre non mettere a disagio il bambino ed evitare rimproveri. Abbiamo poi l’encopresi che è l'incapacità di controllare le feci ed è dovuta a rapporti problematici familiari. Si risolve con la psicoterapia. Vi è poi anoressia nervosa legata a una madre troppo ansiosa rispetto all’alimentazione. È necessario intervenire con una terapia sulla madre. Abbiamo poi instabilità psicomotoria. Quando un bambino è iperattivo sono spesso presenti carenze nelle cure materne e relazioni familiari disturbate. È necessaria una psicoterapia anche per la famiglia. C'è poi la balbuzie, disturbo nell’emissione del linguaggio, quando si è vissuto un evento traumatico. Vi è poi l'onicofagia cioè la tendenza a mangiare le unghie, che nasce da costrizioni fisiche o psichiche e il bambino scarica l'aggressività così. C'è infine il pollice in bocca. Tra le cause abbiamo shock nervosi, conflitti emotivi, nascita di un fratellino, separazione familiare, fobia scolare. A questo bambino vanno mostrati affetto e comprensione. PARTE III- PEDAGOGIA E APPRENDIMENTO 1. Fondamenti di pedagogia Pedagogia deriva dal greco pais e agoge cioè guida dei fanciulli ed è l'insieme dei saperi relativi all'educazione. Educare rimanda anche al latino e ducere cioè tirare fuori, infatti riguarda lo sviluppo delle potenzialità umane e l'acquisizione di atteggiamenti generali che riguardano la sfera del comportamento. L'educazione riguarda l'insieme degli eventi in grado di esercitare un'influenza globale sull’individuo. Educazione e formazione non sono semplice trasmissione dell'individuo ma influenzano tre aspetti: psichico (dimensione affettiva e cognitiva), etico (relativo ai valori), sociale (relativo alle relazioni). Dunque educazione e formazione consistono nell’aiutare gli individui a svilupparsi in modo armonico. Devono aiutare a sviluppare al massimo la propria identità. Dal punto di vista storico ci sono due accezioni. Abbiamo da un lato le teorie sociocentriche volte a preservare la stabilità del sistema sociale nel suo complesso piuttosto che la libertà del singolo, adeguando il singolo ai canoni della società. Queste teorie nel 900 hanno trovato fertile campo soprattutto durante i totalitarismi. Dall'altro lato abbiamo le teorie individualistiche che vedono l’educazione come processo che consente all’individuo di svilupparsi autonomamente e criticamente ed sono le teorie più diffuse oggi. La pedagogia è quella branca del sapere che si occupa di definire scopi, finalità, ma soprattutto mezzi dell'educazione. La ricerca pedagogica studia dunque fini, metodi e strumenti ed è caratterizzata da un'attenzione teorico pratica all’educando. È proprio una scienza, infatti negli anni ha delineato metodi sperimentali applicabili alla - Microsistema + è l’ambiente più prossimo in cui vive l'individuo (casa, scuola, attività, amici, parenti) - Mesosistema > zona di relazione tra due o più sistemi (es il bambino frequenta sia la scuola che casa propria) - Esosistema > vi sono gli eventi che influenzano lo sviluppo del bambino come i rapporti con i genitori, ecc. - . Macrosistema + il contesto sociale : leggi, norme, ecc. Per la relazione educativa è fondamentale il rapporto tra scuola e famiglia (mesosistema). Il pensiero complesso di Morin La teoria della complessità ha tra i suoi esponenti Edgar Morin. L'autore evidenzia gli elementi che caratterizzano un approccio educativo complesso: 1) Ilcontesto: insieme di elementi, idee e fatti che danno un senso a un evento. 2) Ilglobale: insieme delle parti che sono legate ad un contesto (es: una società è l'insieme di più contesti) 3) Multidimensionale : unità complesse come l'essere umano o la società (essere umano + è biologico, psichico, sociale, affettivo e la società > dimensione economica, storica, religiosa, ecc) 4) Il termine complesso: significa tessuto insieme e si ha complessità quando non si possono separare i diversi elementi Il pensiero complesso + realtà come composta di relazioni e l'educazione deve rivolgersi al complesso, contesto, globale e multidimensionale. Modelli educativi e strategie di relazione Fino al XV secolo, l'educazione era incentrata sulla figura dell'adulto con un approccio adultocentrico; è solo dal XVI secolo che si inizia a considerare il punto di vista del bambino (approccio puerocentrico) grazie a Comenio, Locke, Rousseau. Nonostante ciò, però, l'alunno veniva considerato nella sua singolarità e nelle sue capacità funzionali, ma senza considerare la relazione tra docente e discente. Secondo Bruner + i modelli educativi sono la tempo stesso culturalmente condizionati perché creati dalla società e condizionanti perché tendono a creare la società. Il nuovo modello educativo in vigore sottolinea l'esigenza di educare un soggetto polivalente che non accetta in modo passivo le nozioni, ma che se ne appropria attraverso una personale ricerca critica. Il tutto in un rapporto dialogico di reciprocità educativa dove vengono presi in considerazione anche gli aspetti emotivi. La relazione insegnante-allievo Secondo la teoria sistemica, l'individuo è considerato capace di interagire all’interno di un sistema dinamico, in cui una rete di fattori sociali e psicologici si mette in moto per creare le condizioni utili affinchè si realizzi il processo didattico. Il punto centrale è la comunicazione che è bidirezionale. Il docente svolge due funzioni: - Didattica: insegnare i fondamenti di una disciplina - Educativa : accompagna l'allievo attraverso la conoscenza versi una crescita intellettuale e umana L'autorevolezza si realizza se è riconosciuta dagli allievi che individuano nell’insegnante: comportamenti adeguati, competenza, capacità di comunicare, equilibrio psichico che permette di evitare l'aggressività e di ammettere i propri errori e di saper gestire i conflitti. Caratteristiche della relazione educativa La relazione educativa costituisce un incontro che arricchisce tutti i soggetti coinvolti e crea esperienza, cultura, valori, credenze, punti di vista e rispetta la personalità di entrambi. Vi è un rapporto di differenza dato dai ruoli che ricoprono docente e alunno, non disuguaglianza, ma diversità. Essa è data dalle differenti conoscenze che possiedono e dall'autorità dell'insegnante. Elementi fondamentali della relazione educativa sono: - Le caratteristiche della personalità: alcune caratteristiche della personalità aumentano l’efficacia didattica e relazionale come: cordialità, apertura mentale, empatia, creatività, coerenza, obiettività - La comunicazione :il messaggio trasmesso ha un fine determinato e l'insegnante deve comunicare rispettando la semplicità, l'ordine e la brevità - La formazione culturale e professionale e le metodologie didattiche: l'insegnante deve possedere una propria formazione, possedere competenze sociali e psicologiche e deve saper utilizzare strategie e mezzi che facilitino l'apprendimento La professionalità dell'insegnante > programmare le attività secondo un progetto educativo. Fondamentali aspetti che deve possedere l'insegnante: - Capacità di autoanalisi - Consapevolezza dell’influenza sul percorso educativo dell'alunno - Riflessione critica - Promozione della sua personalità Gli obiettivi educativi di Bloom Gli apprendimenti devono essere misurati per elaborare un punteggio o giudizio. Occorre fare riferimento ad una tassonomia, scienza che si occupa delle classificazioni. La più nota è quella di Bloom secondo il quale gli apprendimenti cognitivi vanno dai più semplici ai più complessi: 1) Conoscenza + apprendimento e memoria 2) Comprensione > capacità di rielaborazione 3) Applicazione > capacità di applicare nozioni teoriche 4) Analisi individuare rapporti tra elementi 5) Sintesi dutilizzare dati e info salienti estrapolando ciò che serve 6) Valutazione > capacità di formarsi opinioni sulla base di quanto appreso Oltre a queste individua la dimensione affettiva: 1) Interesse > l’attenzione dell'alunno a ciò che si fa 2) Impegno > alunno reattivo e interviene 3) Partecipazione interagisce attivamente apportando contributi Rogers e la prospettiva umanistica Carl Rogers > apprendimento dipende in buona parte dal comportamento dell'insegnante. Menziona l'insegnamento incentrato sullo studente suggerendo delle mete educative: flessibilità, sostare nei conflitti, accettazione di sé, comportamento collaborante, creatività. Secondo l’autore il compito dell'insegnante non è solo istruire, ma deve educare e rendere l'alunno protagonista attivo del proprio apprendimento. L'insegnante affianca, sostiene, incoraggia. Una buona relazione educativa, facilita il sapere e il saper fare ed essere. Una relazione troppo amicale o troppo autoritaria, influisce negativamente. L'apprendimento deve essere significativo per lo studente, deve coinvolgere globalmente la personalità dell'alunno stimolando autoconsapevolezza e autovalutazione. L'insegnante è un facilitatore e deve possedere: - Fiducia nelle capacità umane - Sincerità, lealtà, stima e rispetto degli studenti - Capacità di comprendere le reazioni degli studenti La professionalità docente AI centro di essa deve collocarsi: - Competenza: capitale culturale di base - Abilità : saper fare, intervenire - Riflessività : sguardo critico Si parla di insegnante riflessivo in quanto riflette continuamente sul proprio agire e sugli apprendimenti dei bambini. Il docente fa un lavoro di metacognizione perché riflette per orientare il suo lavoro. Questo permette all'insegnante di apprendere e di dedurre pratiche nuove e bisogni emergenti. L'insegnante deve essere predisposto al dialogo e comunicazione. Alla base della comunicazione vi è il saper ascoltare per poter individuare le mappe dell’interlocutore e cioè le sue conoscenze culturali ed emozionali. Si parla di ascolto attivo. Per facilitare un rapporto comunicativo tra docente-alunno è necessario: - Rapporto empatico - Ridondanza: ripetizione con modalità diverse - Comportamento emotivo evitando le lodi con freddezza - Creare condizioni in cui si rispettino i ruoli - Individuare disturbi nella comunicazione - Evitare di valutare atteggiamenti moralistici - Favorire la ricerca dell’identità personale, sociale, professionale Il rapporto comunicativo può essere ostacolato da: - Distrazione dello studente - Saturazione - Inadeguatezza dei canali - Codici diversi: si parla in due lingue differenti Vi è una stretta relazione tra processi emotivi e apprendimento. Nell'ultimo decennio, infatti, nelle scuole, si affrontano le tematiche emotive. L'insegnante affettivo deve porsi in modo equidistante sia da autoritarismi che da permissivismi ponendosi come guida autorevole. Deve essere riconosciuto dagli alunni come competente, non autoritario, che non genera paure, ma che promuove fiducia favorendo l'autonomia e l'autostima. Compito del docente è creare un setting di apprendimento sulla base di scelte idonee per raggiungere gli obiettivi. Per fare ciò l'insegnante deve possedere queste capacità: - Ascoltoattivo - Comprensione delle dinamiche di gruppo - Introspezione (aperta e disponibile verso i bambini). Quando vengono instaurate modalità relazionali non adeguate tra alunno e docente, gli alunni usano delle strategie difensive: - Evasione (insicurezza, timidezza, sfugge alla relazione) - Seduzione (l'alunno cerca di conquistare l'insegnante per farsi accettare) - Ribellione A volte le insegnanti tendono a eludere la relazione con atteggiamenti troppo tecnici o razionali, cercando di conquistare bambini, colleghi e genitori per dimostrare loro di essere bravi, oppure ci sono insegnanti che per difendersi utilizzano un approccio punitivo e autoritario. Importante è la sintonizzazione affettiva comprendendo che non tutti gli alunni hanno stessi bisogni e tenendo conto che non tutti possono soddisfare gli standard di rendimento raggiunti dai più dotati. 4. La relazione scuola-famiglia e le agenzie educative L'uomo si è dato un’organizzazione per vivere nel modo migliore possibile e ha stabilito delle regole, leggi codificate e norme comportamentali. L'apprendimento dei ruoli corrispondenti al proprio status consiste nella conoscenza e assimilazione del sistema di valori del contesto sociale in cui si vive. Questo processo è chiamato socializzazione e, cioè, l'apprendimento delle regole. La sociologia studia l'influsso dei sistemi sociali sui modelli di socializzazione. Le principali agenzie di socializzazione sono: famiglia e scuola. La prima forma di socializzazione avviene nei primi anni di vita tra bambino e madre. Successivamente famiglia e scuola svolgono un ruolo fondamentale. Il miglior stile di leadership che si addice alla scuola è quelli partecipativo poiché quelli troppo autocratici portano all'aggressività e prevaricazione, quelli permissivi portano a scarso rendimento. In quelli partecipativi vi è una condivisione, ricerca e cooperazione. David Goleman, psicologo che parlò di intelligenza emotiva, si interessò anche dell'aspetto emotivo di una leadership e individua 6 diversi stili: - . Leader visionario: condivide con i dipendenti un obiettivo - Leader coach: crea collegamento tra obiettivi e aspirazioni dei dipendenti - Leader affiliativo: con le proprie azioni favorisce gli scampi interpersonali - . Leader democratico: valorizza i dipendenti cercando il loro appoggio prima di una decisione - Leader battistrada: raggiunge per primo gli obiettivi proposti - Leader autoritario: invia direttive che non prevedono replica Lo stile di leadership è anche risonante quando riesce ad innescare sentimenti positivi. Il leader risonante è quello in grado di creare risonanza, cioè quando riesce a orientare le emozioni dei suoi collaboratori in senso positivo. Si ha dissonanza quando l'orientamento delle emozioni è in senso negativo. Gli stili di leadership che creano risonanza sono: leader visionario, leader coach e leader affiliativo. Dal gruppo al team Vi sono diverse tipologie di gruppi: - Gruppo di individui + ogni componente ha propri obiettivi e non si cura di quelli degli altri. Non ha motivo di condividere con gli altri. - Gruppo di lavoro > ricerca un obiettivo comune, ma non c'è interscambio e ognuno ha proprie competenze. Non vi è un clima empatico - Team > gruppo di persone affiatate e motivate, hanno un obiettivo comune, vi è interscambio delle funzioni, isione di obiettivi, responsabilizzazione, proattività, tecniche di problem solving e la presenza di una vision degli obiettivi perseguibili. confronto costruttivo, clima amichevole, condi La scuola è un'organizzazione non gerarchizzata, fondata su una comunità professionale che ha poteri decisionali sia sulla didattica (collegio docenti) che sugli indirizzi educativi (consiglio di istituto). La leadership scolastica viene condivisa con i docenti, collaboratori del dirigente, staff di dirigenza. Nella scuola si parla di una leadership diffusa e collaborativa in cui tutti sono dei leader poiché i docenti godono di autonomia. A scuola i docenti lavorano in team. Un team che funziona in modo efficace necessita di 5 condizioni: - Mission - Competenza - Informazioni comunicate a tutti - Cultura - Formazione continua Team building > insieme di attività e strategie che servono a far interagire un gruppo di persone al fine di migliorare la capacità di lavorare in squadra. Il conflitto Il conflitto fa parte dell'esperienza quotidiana. Prevede la presenza di più attori. Il conflitto può essere percepito come opportunità di crescita dal momento stesso in cui si riesce ad attivare modalità di negoziazione per poter valutare idee, posizioni e interessi differenti. In questo caso, diventa un conflitto costruttivo. Il lavoro del negoziatore prevede una prenegoziazione in cui si studia il problema, una fase negoziale in cui si affronta il conflitto ed un momento postnegoziale in cui si espone la soluzione elaborata. 6. Didattica e metodologia Il termine didattica 3 dal greco didàskein > insegnare. È l’arte di insegnare e si traduce nelle procedure adottate per esporre i contenuti di apprendimento. La pedagogia è la riflessione teorica preliminare al processo formativo. La didattica concerne il complesso di interventi volti a progettare, allestire, gestire, valutare ambienti di apprendimento. La didattica pone al centro della propria riflessione l'interazione tra il soggetto che apprende e i contenuti di apprendimento. Gli studi sulla didattica si sono concentrati inizialmente sull’insegnante, poi sulle metodologie e poi sulle relazioni. Nella logica tradizionale, la lezione frontale costituisce la struttura più idonea per trasmettere il sapere. La didattica della scuola attiva, pone l’allievo al centro del processo di apprendimento e permette di partire dai suoi bisogni. È l’allievo a costruire il suo sapere. La gestione della classe Si basa su delle strategie e strumenti che un insegnante deve porre in atto per promuovere il coinvolgimento e la cooperazione dell'allievo nelle attività educative e didattiche al fine di creare un produttivo ambiente di lavoro. L'insegnante è un facilitatore delle relazioni. È opportuno che conosca le principali dinamiche di gruppo, che faciliti la comunicazione tra i componenti e che prediliga metodologie di lavoro attive. La classe è formata da due strutture: una esterna centrata sul compito e una interna centrata sulla relazione. Il compito dell'insegnante è cercare di sintonizzare le componenti socio-affettive e quelle dell'apprendimento. Importante è la restituzione al gruppo e cioè la capacità del docente di utilizzare gli spunti problematici, conflitti, difficoltà come momenti di lavoro che il gruppo di assume. La didattica motivazionale L'insegnante è l’animatore che agevola, organizza, sollecita le occasioni di apprendimento. Tra i fattori che influenzano l'apprendimento vi è la motivazione. Un buon insegnante sa coniugare attività di progettazione, programmazione, valutazione con attività di motivazione, animazione, gratificazione degli alunni. Importanti sono: il modo di presentare l'argomento, l’uso di linguaggi, l'uso di media tecnologici, le dinamiche di gruppo, l’uso di espedienti. Una corretta metodologia didattica deve partire dall’alunno, dalle preconoscenze e interessi. Solo così l'apprendimento è realmente significativo. La didattica individualizzata Le modalità di apprendimento degli individui variano in base al tempo, alle modalità o vie di ingresso (recettori sensoriali). Sono efficaci le didattiche metacognitive, apprendimento cooperativo e tutoring. La personalizzazione educativa Si differenzia dall’individualizzazione perché mentre questa si basa soprattutto sulle strategie che possono portare al perseguimento di obiettivi comuni alla classe, riferendosi agli aspetti metodologici e organizzativi, la personalizzazione si attiene anche agli obiettivi formativi del singolo alunno. Prevede una declinazione dell'intervento educativo sulle esigenze della persona e si tratta non solo di rispettare i tempi di sviluppo e le forme dell’apprendimento, ma anche di porre riguardo alle attitudini, luoghi e situazioni di vita del soggetto. Vi è la convinzione di garantire il successo formativo ed è necessaria una scuola su misura in cui venga realizzata la personalizzazione degli obiettivi formativi e delle metodologie educative e didattiche. Ribadisce la centralità della persona e fa riferimento a: - Obiettivi formativi di apprendimento personalizzati - Pluralismo di metodologie - . Processo di orientamento del soggetto in apprendimento dando dei feed-back e incoraggiandolo La didattica per competenze È una didattica attiva e partecipata in cui il sapere appreso viene subito messo in gioco e diventa una risorsa operativa. Si rende il sapere concreto e spendibile nella vita quotidiana. Varie metodologie che si ispirano allo sviluppo di competenze sono: - . La didattica per progetti - Mastery learning - . Didattica per problemi - Didattica per scoperta - Didattiche metacognitive - Apprendimento cooperativo - Didattiche costruttiviste Con il termine metodo si intende quell’insieme di procedure che guidano e orientano il processo educativo rendendolo efficace. Il regolamento dell'autonomia 275/1999 descrive la progettazione come strumento di costruzione e sviluppo dell'autonomia organizzativa e didattica di ogni istituzione scolastica e si sostanzia nella libera scelta di metodologie, strumenti, organizzazioni, tempi di insegnamento, da adattare nel rispetto della possibile pluralità di opzioni metodologiche. | fattori che caratterizzano l’azione educativa sono: - La programmazione - Il gruppo classe - L'ambiente di apprendimento - La verifica e valutazione dei processi La didattica di qualità valorizza le risorse interne della scuola, favorisce lo sviluppo di una rete di alleanze tra le agenzie del territorio. La didattica innovativa va incontro alle molteplici intelligenze dei bambini ed il ruolo del docente è centrale nel motivare l’alunno e dare feed-back. La didattica modulare Rende possibile adeguare i contenuti alle forme mentis dei bambini privilegiando una struttura reticolare. Vi è la scomposizione delle conoscenze in sistemi concettuali aperti. Il modulo costituisce una modalità di lavoro flessibile. Si basa su: - Elementarità : nucleo semplice - Unitarietà : completezza e compattezza - Flessibilità : si organizza in modo flessibile le esigenze di chi apprende Anche alunni di classi diverse possono partecipare allo stesso modulo formativo. Per impostare un percorso modulare bisogna verificare conoscenze base dell’alunno, individuare obiettivi, bisogna articolare la progettazione in modo graduale creando interconnessioni tra moduli. Essa rende possibile l’individualizzazione del processo di insegnamento- apprendimento in base a tempi e modi di apprendimento degli alunni. La didattica per concetti Si basa sull’'apprendimento visto come processo di continua rielaborazione e si avvale delle mappe concettuali che rendono possibile il trasferimento sul piano grafico e iconico di un insieme di elementi concettuali. La mappa concettuale è una rappresentazione grafica della conoscenza, uno strumento utile per far emergere i significati insiti nei materiali da apprendere e che raccoglie una rete di informazioni riguardanti la struttura della conoscenza. Le mappe sono utili : - Per gli alunni poiché collegano le conoscenze, schematizzano, mettono a fuoco idee chiave, pianificano operazioni e sintetizzano, stimolano la creatività, favoriscono l'apprendimento, sfruttano la memoria visiva e favoriscono la discussione - Perl’insegnante poiché rappresentano il percorso da seguire e identificano le conoscenze corrette, sbagliate, incomplete. Il lavoro di gruppo Attività che si organizzano in gruppi costituiti da alunni di una stessa classe o anche di più classi diverse. Un gruppo è un insieme di persone, in interazione psico-sociale che sono in reciproca dipendenza e agiscono in ruoli specifici con l’obiettivo di realizzare fini o interessi comuni. Il gruppo moltiplica le occasioni di attività, permette le interazioni e influenza reciproca. Vi possono essere gruppi omogenei per età o per conoscenze e competenze che permettono di creare una differenziazione degli obiettivi; e gruppi eterogenei che garantiscono collaborazione, scambio e rendono possibile il tutoraggio. Gli alunni più capaci si sentono motivati e rafforzano le loro conoscenze, gli alunni con più difficoltà apprendono meglio dai loro coetanei che dalle spiegazioni degli adulti. Il cooperative learning L'apprendimento cooperativo è un metodo didattico basato sulla cooperazione, utilizza piccoli gruppi in cui gli studenti lavorano insieme per migliorare il loro apprendimento e si differenzia dall'apprendimento competitivo e individuale. - Il ricercatore non può essere staccato dalla realtà che studia - Assenza di rigidità delle procedure - Tecniche e strumenti flessibili (leggi le fasi a pag. 307) Il role playing Consiste nella simulazione dei comportamenti e atteggiamenti adottati generalmente nella vita reale. Gli studenti devono assumere ruoli assegnati dall'insegnante e comportarsi come farebbero realmente nella situazione data. L'obiettivo è di far acquisire le capacità di impersonare un ruolo e di comprendere in profondità ciò che il ruolo richiede. Non è la riproduzione di un copione, ma una vera e propria recita a soggetto. Riguarda i comportamenti degli individui nelle relazioni interpersonali in precise situazioni operative per scoprire come le persone possono reagire in tali contesti. Deve avere sequenze strutturate e concludersi con una verifica. La flipped classroom Consente di invertire il tradizionale schema di insegnamento apprendimento collocando al centro l'alunno e le sue competenze piuttosto che il docente. Le attività avvengono in modalità blended ed è fondamentale l’uso delle nuove tecnologie. L'idea è quella di capovolgere la classe rendendo l’aula non più il luogo di trasmissione di conoscenze da parte del docente, ma lo spazio di discussione in cui si impara a utilizzarle nel confronto con i pari e con l'insegnante. Ogni alunno, in questo contesto, realizza esperienze di apprendimento attivo. L'insegnante fornisce ai ragazzi tutti i materiali utili all'esplorazione autonoma dell'argomento di studio. Questi possono includere: libri, presentazioni, siti web, video, piattaforme, link per la disciplina. È fuori dalle mura scolastiche che gli studenti hanno modo di realizzare esperienze di ricerca, studio, approfondimento, produzione collaborativa, mentre l'aula rappresenta il luogo del dialogo, confronto e scambio. Il docente è un facilitatore che guida nell’elaborazione attiva, nella ricerca, supporto della comprensione, condivisione dei saperi e al graduale passaggio dall’ampliamento delle conoscenze all'acquisizione di capacità e competenze. 7. Ambienti di apprendimento: innovazione e inclusione didattica Il concetto di ambiente di apprendimento è molto ampio e comprende : arredi, infrastrutture, strumentazioni in dotazione alla scuola. Per ambiente di apprendimento si intende non solo il luogo fisico ma anche lo spazio mentale e culturale, organizzativo ed emotivo entro cui si svolge l’azione educativa. L'ambiente fisico si può definire come il contesto di attività strutturata predisposto dall’insegnante affinchè avvenga il processo di apprendimento. Si tratta di un luogo creato al preciso scopo di sostenere e stimolare la costruzione di competenze, abilità e conoscenze. L’OCSE definisce lo spazio educativo come uno spazio fisico che supporta molteplici programmi di insegnamento e apprendimento e metodi didattici diversi incluse le attuali tecnologie. Elementi dello spazio azione sono: - . L'atteggiamento di docenti e studenti nei confronti dell’apprendimento - Il clima della classe - La relazione tra insegnante e studente - La capacità del docente di stimolare motivazione e impegno - Il ruolo, il coinvolgimento e le aspettative dei genitori rispetto al processo formativo Gli ambienti di apprendimento come dimensione metodologica-didattica devono pertanto: - Valorizzare l’esperienza e la conoscenza degli alunni - Realizzare interventi in base alle diversità - Favorire esplorazione e scoperta - Incoraggiare l'apprendimento cooperativo - Prevedere attività laboratoriali - . Promuovere metacognizione Ambiente fisico e operatività didattica si influenzano reciprocamente. Lo studente oggi può servirsi delle tecnologie digitali dentro e fuori dall'aula -> la tecnologia offre la libertà di poter decidere quando e dove imparare e motiva gli studenti. La tecnologia dunque pervade gli ambienti di apprendimento del XXI secolo, ma l'utilizzo è frammentario ed episodico. Questo è dovuto a : - Nonsemprele classi di una scuola hanno lo stesso livello di dotazioni - Alcuni insegnante non sono in grado di usare in modo efficace la tecnologia - Gli studenti hanno aspettative altissime sulle nuove tecnologie - Gli insegnanti si aspettano comunque che dimostrino le loro conoscenze seduti ai banchi e facendo prove sommative La LIM è lo strumento più diffuso nelle nostre aule, ma è possibile arricchire il lavoro degli studenti con dispositivi mobili (tablet e smartphone). Modificare la configurazione dell'aula e fornire accesso alle tecnologie può essere un punto di partenza per determinare il modo in cui il docente va incontro alle necessità dei singoli studenti. | nuovi spazi di apprendimento devono essere “attivi” per consentire agli studenti di comunicare e collaborare. Si parla di apprendimento attivo come quel tipo di apprendimento per il quale gli studenti, chiamati a svolgere attività, pensino a ciò che stanno facendo e perché. Spazi e tempi nella scuola dell'infanzia L'organizzazione degli spazi e dei tempi costituisce un elemento fondamentale per la buona riuscita dell’azione pedagogica Gli ambienti di apprendimento del | ciclo L'acquisizione del sapere richiede un uso flessibile degli spazi, a partire dalla stessa aula scolastica ma anche la disponibilità di luoghi attrezzati che facilitino approcci operativi alla conoscenza per le scienze, tecnologia, lingue comunitarie, la produzione musicale, il teatro, attività pittoriche e la motricità. Così come previsto dalla legge 107/2015, il potenziamento delle competenze relative alle aree linguistiche, musicale, artistica, giuridico-finanziaria richiede spazi e contesti adeguati, nonché il supporto di strumenti digitali e attività laboratoriali. Particolare importanza assume la biblioteca scolastica anche in una prospettiva multimediale. L'aula tradizionale con la cattedra posta di fronte agli alunni e lavagna di ardesia viene superata a favore di un setting e arredi innovativi che permettono di lavorare in gruppi, intraprendere progetti, collaborare con altre persone attraverso una connessione web. Il piano nazionale scuola digitale prevede ambienti per la didattica digitale nell'ottica di investire su una visione sostenibile di scuola digitale, che non si limiti a posizionare tecnologie al centro degli spazi, ma che invece abiliti i nuovi paradigmi educativi. La legge 107/2015 ha sancito anche la necessità di riportare al centro la didattica laboratoriale come punto di incontro tra il sapere e il saper fare. AI centro vi è l'innovazione degli ambienti di apprendimento che prevede: - Aule aumentate dalla tecnologia - Spazi alternativi per l'apprendimento (adatti a realizzare attività diverse con varie metodologie) - Laboratori mobili (carrelli e box da poter spostare in modo che siano fruibili da tutta la scuola) Le linee guida 2013 propongono spazi modulari, facilmente configurabili e in grado di rispondere a contesti educativi sempre diversi. Gran parte delle nostre strutture scolastiche sono costruite secondo modelli didattici del 900 con molte aule uguali e corridoi. Andrebbero del tutto ristrutturate in senso edilizio per creare aree e zone integrate in cui svolgere attività diversificate. Ambienti di apprendimento attivo potenziato dalle tecnologie Lavagna digitale > permette di creare un mix tra realtà e multimediale, creatività e virtuale. Si realizza un approccio didattico multicanale che va incontro ai diversi stili cognitivi servendosi di file audio, testi, mappe, immagini. Si offre agli alunni un insieme plurisensoriale di informazioni. LMS (Learning Management System) > piattaforma e-learning che consente ai docenti di creare una classe virtuale alla quale iscrivere i propri alunni. Questi ambienti di apprendimento virtuale, permettono agli studenti di avere un luogo in cui comunicare in maniera nuova e stimolante tra loro e il docente, di scambiarsi messaggi, di scaricare materiali che vengono inseriti nella piattaforma. Il docente prepara la lezione impostando uno schema che poi gli studenti integrano secondo le indicazioni, progetta esercitazioni che devono svolgere in modo individuale o collaborativo, inserisce test di valutazione o autovalutazione. Il materiale didattico vene organizzato in cartelle corrispondenti a unità didattiche o modulari all'interno dei quali trovano posto test, wiki, blog. Agli apprendimenti disciplinari, si aggiungono anche utili competenze in ambito tecnologico. Possono avere un ruolo anche i social. 8. Bambini e tecnologie digitali in ambito didattico La comunicazione è alla base della costruzione della conoscenza. La cultura fluida e magmatica delle nuove generazioni è per contatto e immersione. È necessario prevedere una nuova prospettiva di insegnamento in base ai cambiamenti sociali. 1 media permettono l'integrazione fra i processi cognitivi per astrazione (ereditati dalla tradizione ) e quelli per immersione (della multimedialità). Gli uni si fondano sul ragionamento logico, gli altri sulla partecipazione, l’immedesimazione e il gioco di percezione fra il sé e lo schermo, che si attiva dal contatto con il medium, trasformando abilità e competenze. Il sapere diventa aperto, flessibile e legato all'esperienza, l’organizzazione è dinamica, reticolare e autoregolata. Bisogna analizzare le modalità in cui le pratiche dell’insegnamento e dell’apprendimento incontrano la cultura della multimedialità. Scuola e televisione La scuola tende ad ignorare l'enorme potere della televisione, ma i bambini risentono molto degli apprendimenti televisivi. Alcuni compiti della scuola: - Deve assumere la televisione come strumento da inserire nella progettazione multimediale della propria attività di insegnamento e deve insegnare la televisione. Numerosi programmi televisivi possono venire accostati ai documentari didattici, film, computer. - L'alfabetizzazione televisiva: i bambini devono acquisire una conoscenza critica dell'intero codice simbolico utilizzato dalla televisione, sia nelle sue componenti visive (struttura della scena, inquadrature, zoom..), sia nelle sue componenti auditive (colonna sonora, raccordo musica-situazione, ..) e devono possedere degli elementi che concorrono a definire la struttura delle produzioni televisive (cartoni animati, storie, serie, ecc). - Coinvolgimento dei genitori sull'intera problematica della fruizione televisiva dei più piccoli. Scuola e nuovi media 5 dimensioni per descrivere il processo di inserimento dei media a scuola: - Emotiva > coinvolge il soggetto - Sviluppo cognitivo del soggetto - Promozione di nuove forme di scoperta attiva - Interazione tra gli attori scolastici - Apertura del contesto scolastico al contesto circostante I media come attivatori mentali 1 media permettono all’alunno un apprendimento attivo perché, oltre ad offrire accesso ad una quantità illimitata di informazioni, mettono alla prova il suo grado di autonomia nello scegliere le opportunità offerte. Possono essere veicoli di messaggi culturali e attivatori mentali. | media diventano amplificatori della fantasia, offrono opportunità di imparare usufruendo di più canali percettivi e comunicativi, e aumentano le capacità espressive attraverso il coinvolgimento plurisensoriali del soggetto. Tecnologie e strumenti didattici È possibile identificare 5 categorie di strumenti didattici: - Strumentazione manipolativa: la più antica che si ispira a criteri scientifici e comprende il materiale strutturato, i sussidi grafici come album o atlanti, i modelli come i plastici, gli strumenti di misura e osservazione come i termometri, barometri, microscopi, mosaici, ecc. - Strumentazione audio: lettore cd, registrazione, lab linguistico, smartphone - Strumentazione video: lim, tablet, fotocamera, videocamera - Strumentazione audiovisiva: televisione, cinema, tablet, smartphone - Strumentazione informatica: computer e tablet. La lavagna interattiva multimediale (LIM) La LIM è una lavagna interattiva (consente l'interazione strumento-utente) e multimediale (presenta e usa codici comunicativi diversi). È una grande superficie su cui si visualizza lo schermo del pc grazie ad un proiettore che vi è collegato e quello che viene visualizzato sul pc viene proiettato sulla lim. Ha una superficie interattiva sensibile al tocco e presenta contenuti come oggetti attivi che possono essere cliccati, spostati, editati. Vantaggi: - Interattività : modificare, spostare,evidenziare - Interfaccia semplice e intuitiva, tipica dell'universo dei ragazzi - Internet fruibile in classe - Individualizzazione in un'ottica di intelligenze multiple - . Lavoro collaborativo : peer tutoring, autostima, socializzazione, problem solving - Multimedialità : diversi media - Multisensorialità - Permette la memorizzazione e riutilizzazione - Utile mezzo compensativo per i BES Svantaggi: - Costo elevato - Disorientamento delle insegnanti - Rischio di ridurre le lezioni ad uno show - Eccessiva semplificazione - Rallentamenti per problemi tecnici - Difficoltà nel controllo del clima di classe La lim permette di creare lezioni coinvolgenti e vi sono anche diversi software per creare quiz interattivi in base alle discipline come: createst, xatquiz, quizfaber, hotpotatoes. Il docente può per esempio preparare a casa un'attività con i quiz e sottoporla al gruppo classe dividendo la classe in 2 gruppi, scegliendo a turno un alunno per squadra, sottoponendo i due alunni ai quiz, verificando la risposta e assegnando il punteggio. occasione ludica e formativa. Inoltre con la LIM è possibile far visionare video in classe accedendo a youtube, rai scuola, teachertube, ecc. Videogiochi e apprendimento Vi è un nesso tra gioco e sviluppo socio-affettivo nel bambino. Attualmente appagano di più i videogiochi che i giochi di movimento. Il video gioco è un'evoluzione tecnologica di diverse forme di gioco che presenta effetti positivi: - Abitua a organizzare i propri interventi - Sviluppa pensiero induttivo - Stimola perseveranza - Favorisce l'autocontrollo - Sviluppa la coordinazione - Sviluppa la personalità come abilità di prendere decisioni e iniziative - Favorisce apprendimenti su alcune tematiche Sono efficaci strumenti di apprendimento > problem solving e apprendimento della lingua vivendo esperienze ludiche 9. Cittadinanza attiva ed educazioni trasversali L'idea della cittadinanza legata al luogo di nascita perde valore in un mondo sempre più globalizzato e, per questo, bisogna puntare sulla cittadinanza globale fondata sui valori. Nella scuola della società globalizzata, diventa fondamentale un approccio interdisciplinare che, oltre a garantire la padronanza cognitiva di problemi complessi, garantisce anche la comprensione delle problematiche presenti nella società. Nelle indicazioni nazionali 2018, il tema della cittadinanza diventa un vero sfondo integratore. Le indicazioni del 2012 devono essere rilette nella prospettiva dello sviluppo di competenze per la cittadinanza attiva e la sostenibilità. Le educazioni trasversali Per educazioni trasversali si intendono alcune istanze educative che si costruiscono attorno ad un problema considerato cruciale per la convivenza civile e rispetto al quale si percepisce il bisogno formativo. Hanno quasi sempre un approccio interdisciplinare poiché coinvolgono più discipline. Si possono distinguere: - Educazione alla cittadinanza attiva - Educazione alla legalità e ai diritti > comprende il rapporto diritti-doveri, rispetto regole, educazione stradale - Educazione all'ambiente e sviluppo sostenibile - Educazione interculturale - Educazione alla pace > ragiona sui conflitti a livello personale, sociale e internazionale - Educazione alla parità di genere e al rispetto delle differenze - Educazione all’affettività > saper cogliere, ascoltare le emozioni altrui - Educazione alla salute - Educazione alimentare Le educazioni fanno il loro ingresso con la riforma Moratti 53/2003 e le indicazioni nazionali del 2004 come educazione alla convivenza civile. Educazione alla cittadinanza e alla sostenibilità L'educazione alla cittadinanza è sempre più un insegnamento fondamentale. Nel 2018 è stata elaborata la bozza di una proposta di legge per l'introduzione dell’educazione alla cittadinanza come materia autonoma nelle scuole di ogni ordine e grado. È stata una proposta di iniziativa popolare ed è quindi in corso la raccolta firme tra i cittadini in modo che possa essere valutata in parlamento. Compito della scuola dovrebbe essere quello di sviluppare in tutti gli studenti, dalla primaria alle superiori, competenze e quindi comportamenti di “cittadinanza attiva” ispirati, tra gli altri, ai valori della responsabilità, legalità, partecipazione e solidarietà. Obiettivi principali dell'educazione alla cittadinanza sono: - Insegnare valori universali, rispetto di sé e degli altri - Educare alla legalità - Educare alla diversità - Educare al bene comune -.. Migliorare comportamenti e stili di vita sostenibili - Educare all'utilizzo della rete contro cyberbullismo, fake news, hate speech Spetta a tutti gli insegnanti far acquisire gli strumenti della cittadinanza, e in particolare ai docenti dell’area storico- geografica e storico-sociale: infatti fin dal 2008, le norme nazionali hanno introdotto nei curricoli l'insegnamento di “cittadinanza e costituzione” associandolo all'area storico-geografica. Le competenze di cittadinanza sono comprese tra quelle di base che tutti gli studenti devono raggiungere a sedici anni e spazio significativo è dato ai principi, strumenti, doveri, diritti garantiti dalla costituzione. Cittadinanza globale Nel 2010 i 47 paesi membri del consiglio d'Europa hanno adottato una carta sull'educazione alla cittadinanza democratica e ai diritti umani in cui si sottolinea l’importanza della creazione di un'educazione alla cittadinanza globale per indicare quella forma di educazione che tende a imparare a vivere insieme sviluppando la comprensione degli altri, la loro storia, tradizioni, valori spirituali per poter portare l'umanità ad affrontare i conflitti in maniera intelligente e pacifica. L'educazione alla cittadinanza globale non è una delle educazioni né una materia aggiuntiva; è invece da considerarsi come un approccio trasversale a tutte le discipline. Deve utilizzare metodologie didattiche fondate sul dialogo e la riflessione. Alcune di queste metodologie sono state individuate nella strategia italiana per l’educazione alla cittadinanza globale pubblicata dal MIUR nel 2018. Educazione ambientale e sviluppo sostenibile Importante è l'educazione ambientale necessaria per la formazione di una coscienza ecologica. Si parla sempre più di tutela del territorio e delle acque, di cambiamenti climatici, biodiversità, si studia come non sprecare il cibo, come riciclare i materiali e come fare la raccolta differenziata. Questi argomenti, prima erano lasciati alla sensibilità dell’insegnanti, ora entrano a pieno titolo nella scuola. L'educazione ambientale si configura come azione che promuove cambiamenti negli atteggiamenti e nei comportamenti sia a livello individuale che collettivo. Si parla di un’educazione tesa a modificare la relazione uomo-natura. L'obiettivo è quello di formare dei cittadini consapevoli e responsabili nei confronti dell'ambiente e coscienti che la salvaguardia del pianeta coincida con la sopravvivenza e la salute dell’uomo. È importante educare l'essere umano fin da subito alla formazione di una coscienza ecologica, al rispetto della natura e alla difesa del patrimonio ambientale. Soprattutto attraverso il gioco all'aperto sarà possibile mostrare al bambino la bellezza delle cose che lo circondano e la necessità di rispettarle e conservarle. Educazione alla parità di genere Spesso i termini sesso e genere vengono usati indistintamente in modo generico, ma vi è differenza tra i due espressa da Stoller, psicoanalista americano: - Sesso > corredo genetico, caratteri biologici, fisici - Genere > costruzione culturale, definizione comportamenti Sono due dimensioni contrapposte ma interdipendenti. Importante è la formazione dell’identità di genere ai fini della costruzione del sé. Il termine identità sessuale si riferisce alla persona nella sua interezza cioè all'integrazione tra componenti biologiche, psicologiche e sessuali e si struttura nel processo evolutivo definito sviluppo psicosessuale. Dal concetto di genere derivano i seguenti concetti: - Identità di genere > percezione e conoscenza che si appartiene a questo o quel sesso e si costituisce in due tempi: un primo intorno ai 3 anni e il secondo nella fase edipica -. Il ruolo di genere + comportamento manifesto che si adotta in società Sesso, identità di genere e ruolo di genere si congiungono fino a diventare sinonimi. Nell’azione formativa vi sono due criteri guida: 1) Valorizzazione delle specificità nella consapevolezza che la diversità è ricchezza 2) Uguaglianza di opportunità L'interdisciplinarietà e trasversalità sostengono gli allievi nella costruzione della propria identità rispettando il diritto di ognuno di crescere nella ricchezza della propria identità. Oggi si tende a considerare superate le differenze di genere tra donne e uomini finendo per sottovalutare gli episodi di discriminazione di genere che sono ancora frequenti. La scuola è in parte responsabile di ciò poiché atteggiamenti discriminatori compaiono già nella scuola dell’infanzia e diventa importante l'educazione all’identità di genere. Il docente dovrà relazionarsi in maniera equilibrata tra allievi e allieve, evitando di usare con i bambini un linguaggio sessista, dovrà scegliere testi scolastici con una rappresentazione equilibrata di immagini di donne e uomini e introdurre il tema della pari opportunità nel progetto educativo. Gli stereotipi di genere sono presenti anche nelle favole tradizionali in cui la massima ambizione delle fanciulle è quella di incontrare un principe azzurro che la salvi. Alla scuola spetta il compito di promuovere una cultura di genere che valorizzi le differenze e che rinforzi l'autostima di bambini e bambine. Gli stereotipi si possono superare fornendo agli alunni contenuti e strumenti fondati su contributi di uomini e donne. Educazione alla salute Forma gli individui al rispetto del proprio corpo, salvaguardia del benessere che non significa assenza di malattia, ma una buona condizione di salute psico-fisica e amore per la natura. Già a partire dalla scuola dell'infanzia l'educazione alla salute persegue la costruzione dell'identità personale del bambino e il benessere si conquista attraverso un adeguato sviluppo dell'identità e autonomia personali e sociali. Il passaggio alla scuola primaria comporta la verifica delle competenze acquisite precedentemente, aumenta il lavoro e le aspettative e le prestazioni sono più complesse. All’insegnante spetta di vigilare sul benessere psico-fisico del bambino ponendo attenzione a intervenire per prestare i primi interventi di cura e prevenzione. Gli obiettivi dell'educazione alla salute: - Corrette abitudini igieniche, cura del corpo e alimentazione - Rispetto della natura e formazione di una coscienza ecologica - Uso prudente dei farmaci - Omissione di consonanti doppie - Difficoltà nel riconoscimento di gruppi consonantici (ad es gn, ghi, ghe,chi, che, sci,sche) - Difficoltà nella memorizzazione di sequenze(ad es giorni della settimana) - Espressione orale incerta o confusa ®@ DISGRAFIA: è un disturbo specifico della scrittura che si manifesta con una difficoltà nella realizzazione grafica. Elementi caratteristici sono: - Scrittura irregolare - Impugnatura scorretta - Posizione del corpo non corretta - Difficoltà a gestire lo spazio grafico (mancato rispetto delle righe o dei margini) - Dimensioni delle lettere irregolare - Alterazione del ritmo di scrittura (molto veloce o molto lento) con movimenti a scatti. ® DISORTOGRAFIA: è un disturbo specifico della scrittura che si manifesta con una difficoltà nei processi linguistici di transcodifica del linguaggio orale in quello scritto. @ DISCALCULIA: si manifesta con una difficoltà negli automatismi del calcolo e nell’elaborazione dei numeri. Dunque il bambino ha difficoltà sia nel riconoscimento di piccole quantità che nei meccanismi di quantificazione, seriazione, comparazione, nelle strategie di calcolo a mente. | sintomi sono: - Errori di conteggio - Errori nel recupero dei fatti aritmetici - Difficoltà a riconoscere il valore dello 0 - Errori nel recupero delle procedure e nelle loro applicazioni La legge 170 ha l’obiettivo di garantire il diritto all’istruzione, favorire il successo scolastico e promuovere lo sviluppo delle potenzialità dei soggetti con DSA. Essa prevede modalità di formazione dei docenti e dei dirigenti scolastici e l’uso, da parte delle istituzioni scolastiche, di una didattica individualizzata e personalizzata basata su misure dispensative e strumenti compensativi, esplicitate nel piano didattico personalizzato,redatto dal team dei docenti della classe. | tempi per la stesura del PDP sono solitamente fissati a novembre. Il piano didattico è personalizzato per metodologie, tempi, strategie didattiche, strumenti compensativi e misure dispensative ma non per obiettivi che sono gli stessi del gruppo classe. Gli strumenti compensativi sono dispositivi volti a compensare le carenze dell'alunno. Ad esempio testi digitali, registrazioni audio, schemi, mappe concettuali, immagini, calcolatrice, computer, software con sintesi vocale che traducono un compito di lettura in uno di ascolto, fotocopie semplificate ecc. Le misure dispensative invece consentono allo studente di non svolgere alcune prestazioni che a causa del disturbo risultano difficoltose. Ad esempio copiare lunghi testi dalla lavagna, leggere ad alta voce, prendere appunti, eseguire compiti in tempi rigidi prestabiliti. La stesura del PDP viene preceduta da un'analisi della situazione di partenza attraverso l’analisi del documenti clinici, la conoscenza della famiglia e dei terapisti che eventualmente seguono l’alunno nell’extrascuola, la raccolta di info da docenti, DS, operatori scolastici che hanno interagito con il bambino, la raccolta di materiale scolastico prodotto negli anni precedenti. Inoltre per verificare il livello apprenditivo dell’alunno rispetto ai pari ed evidenziare eventuali difficoltà si somministrano delle prove . La segnalazione del disturbo può avvenire dalla classe seconda della scuola primaria. Nel caso le difficoltà persistono la scuola deve comunicarlo alla famiglia che deve rivolgersi ai servizi sanitari per ottenere una diagnosi. Gli istituti scolastici devono nominare un referente per le problematiche relative ai DSA, che ha il compito di approfondire le tematiche connesse ai disturbi specifici dell’apprendimento e di supportare i colleghi coinvolti. Si tratta di una figura di supporto alla quale far riferimento per ricevere informazioni e consulenza. 3. Il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività L'attenzione indica il processo grazie al quale alcune parti dell’informazione sensoriale vengono codificate ed elaborate, mentre altre vengono escluse. Così il processo di attenzione è connesso con il meccanismo di selezione. L'attenzione richiede almeno 5 meccanismi: «Allerta: indica la quantità di attenzione implicata in un compito. Il livello di allerta si riduce di fronte alla ripetizione degli stessi stimoli mentre aumenta in relazione a stimoli ritenuti interessanti o nuovi dal soggetto. ** Attivazione: implica sia l'attivazione di determinati percorsi o circuiti neurali (ad es se lo stimolo è visivo, si attivano circuiti neurali visivi), sia l'attivazione di un sistema di codifica soggettivo che genera la rappresentazione interna dello stimolo percepito. «* Orientamento: meccanismo che direziona e coordina l’attenzione in direzione della sorgente dello stimolo sensoriale. L'attenzione può essere orientata in modo esplicito se è connessa al movimento del capo e degli occhi e in modo implicito se invece avviene in assenza di tali movimenti. ** Detezione o rilevamento dell’informazione: implica un'elaborazione dell'informazione che è stata selezionata. Ogni stimolo comprende una serie di caratteristiche (colore, forma, dimensione...). Se la caratteristica selezionata è la sua posizione nello spazio si parla di orientamento mentre dove se ne selezionano altre si parla di attenzione selettiva, che permette di selezionare l’info rilevante per l'esecuzione di un compito. «* Consapevolezza: l’attenzione viene considerata un'attività della coscienza. Può essere di tipo extratensivo, rivolta verso il mondo esterno, o di tipo intratensivo, rivolta al mondo interno. Il deficit dell'attenzione è l'incapacità di soddisfare richieste o seguire suggerimenti e regole. | bambini si distraggono facilmente da quel che stanno facendo per porre attenzione a stimoli irrilevanti come ad esempio rumori, sono soggetti a dimenticanze, non riescono a prestare attenzione ai particolari, compiono frequentemente errori di distrazione nello svolgimento dei compiti che hanno difficoltà a portare a termine. Il loro lavoro è spesso disordinato, svolto senza attenzione e il materiale che utilizzano viene disperso o danneggiato. L’iperattività si manifesta attraverso l’agitarsi e il dimenarsi del bambino, che non resta seduto quando deve, corre in maniera sfrenata, parla troppo, è incapace di modulare le proprie attività in maniera conforme alle regole e di mantenere le posture richieste. Per contenere l'eccessiva attività si potrebbe: dare incarichi che permettano il movimento controllato nella class permettere di stare in piedi di fronte al proprio posto; non ridurre l’attività ma incanalarla adeguatamente. Per contenere l’impulsività si potrebbe: non chiedere al bambino di aspettare ma dargli un sostituto verbale o una risposta motoria da compiere nell'attesa; insegnare ad affrontare, nello svolgimento dei compiti, per prime le risposte note. Per favorire la partecipazione si potrebbe: tener conto degli interessi del bambino; attirare l’attenzione con proposte accattivanti; alternare il livello di difficoltà del compito; permettere il lavoro in coppia o piccoli gruppi. Per favorire il completamento del lavoro si potrebbe: stabilire consuetudini e routines; aiutare a tenere in ordine lo spazio e l’ambiente; prevedere il tempo necessario per ogni attività; insegnare a porsi domande prima di iniziare un lavoro (come ad es “Ho tutto quello che mi serve?”). Per migliorare la stima di sé si potrebbe: riconoscere le capacità e gli sforzi del bambino; evidenziare i suoi successi e non i suoi errori. 4. Integrazione di bambini di culture diverse Per quanto riguarda l'educazione interculturale, in una prima fase prevaleva il modello assimilativo che tendeva ad omologare la cultura diversa dell'’immigrato a quella del paese ospitante mentre in seguito la tendenza che riconosceva il loro diritto a conservare la loro cultura di provenienza. Questi principi hanno fondamento anche nella Dichiarazione dei diritti del fanciullo, proclamata nel 1959, secondo la quale ogni patrimonio culturale va salvaguardato e tutelato. In seguito si è affermata la tendenza che prevedeva un'interazione tra le diverse culture. Bisogna quindi impostare un modello educativo che sia capace di attivare un clima relazionale basato sul confronto e sulla cooperazione tra soggetti di culture diverse. Per una reale integrazione di tutti i soggetti è necessario comportarsi secondo il principio di reciprocità che prevede uno scambio in cui ognuno dà una parte di sé e nello stesso tempo riceve e si arricchisce dal contatto con gli altri. L'educazione interculturale prevede l'apertura agli altri senza alcun pregiudizio, incentiva la contaminazione tra tutte le culture senza eliminarne alcuna in una prospettiva di interazione, di salvaguardia dell’identità personale/di gruppo e di mutuo arricchimento culturale. Per il bambino straniero gli interventi educativi saranno finalizzati alla costruzione di un equilibrio tra le due culture (quella d'origine e quella del paese ospitante), mentre per il bambino italiano hanno lo scopo di renderlo in grado di affrontare la diversità senza atteggiamenti di rifiuto. La scuola deve formare in lui capaci di vivere in una società multiculturale in cui la diversità è vista non come minaccia ma come risorsa. Molto importanti nelle scuole saranno le attività ludiformi, come ad esempio giochi di imitazione, che affinano la capacità di osservazione del bambino e lo aiutano a decentrarsi dal proprio io superando così la fase dell’egocentrismo. Fondamentale è l'accoglienza del bambino, a partire dalla sezione della scuola dell’infanzia, dove lo spazio va arricchito con immagini e oggetti che il bambino porta da casa, dove si costruiscono cartelloni con la propria storia in modo da confrontarla con quella dei compagni e dove si organizza l’ambiente in modo tale che i messaggi verbali siano sempre affiancati da codici non verbali. Sarebbe opportuno costruire un pronto soccorso linguistico per rassicurare, richiamare e gratificare il bambino appena arrivato. Alla scuola primaria, importanti sono i progetti interdisciplinari: dalle varie discipline è possibile attingere non solo contenuti culturali ma anche indicazioni didattiche utili per stimolare la conoscenza e gli atteggiamenti necessari per un confronto su culture e valori diversi. Utili sono anche l’ambiente ricco di occasioni per apprendimento per scoperta, il clima sociale positivo, metodologie fondate sulla ricerca-azione, sulla problematizzazione e sull’individualizzazione. Per un inserimento positivo è necessario l'apprendimento dell'italiano come L2. Possono essere utili 8-10 ore settimanali dedicate all'italiano L2, per una durata di 3-4 mesi raggruppando alunni non italofoni di diverse classi. Importanti sono anche i laboratori linguistici, da effettuare all’interno della scuola stessa, nel corso delle mattine o il pomeriggio. | bambini stranieri che arrivano alla scuola dell'infanzia o primaria hanno un grado di conoscenza della lingua italiana che varia a seconda del rapporto che la famiglia manifesta verso la nuova lingua e con la cultura del paese ospitante. Ci sono tre tipologie di nuclei familiari stranieri: «* Famiglie che preferiscono che il figlio si esprima nella lingua d'origine e poi in italiano; «* Famiglie che scelgono di parlare al bambino solo nella seconda lingua; «* Famiglie che stimolano una condizione di bilinguismo e quindi facilitano l'apprendimento sia della lingua d'origine che dell'italiano. 1 genitori che vivono il rapporto con la cultura autoctona come occasione di arricchimento incoraggiano i figli ad apprendere subito la seconda lingua e ad inserirsi in fretta e in maniera positiva nel nuovo contesto. Così facendo i bambini utilizzano la lingua materna all’interno della loro casa e la seconda lingua nel contesto extrascolastico. L'acquisizione della seconda lingua può avvenire in maniera positiva solo se vi è la valorizzazione e petto della lingua madre. È importante quindi che nel contesto familiare si continui a parlare la lingua d'origine poiché attraverso di essa si esprimono i sentimenti, le emozioni e gli stati d'animo. Le linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degl alunni stranieri emanate nel 2014 regolamentano le attività di accoglienza e integrazione. Esse prevedono le diverse situazioni che possono verificarsi: adinanza non italiana: alunni con entrambi i genitori di nazionalità non italiana. re non italofono: alunni con genitori che possiedono competenze limitate nella lingua italiana e che quindi non garantiscono un sostegno adeguato nel percorso di acquisizione con ambiente fami delle abilità di lettura e scrittura. - . Minori non accompagnati: alunni provenienti da altri paesi, privi di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti legalmente responsabili. In questo caso può accadere che anche le sue competenze nella lingua d'origine siano limitate rispetto alla sua età anagrafica. - Alunni figli di coppie miste: alunni con uno dei genitori di origine straniera. Essi hanno cittadinanza italiana e le loro competenze nella lingua italiana sono sostenute in maniera efficace dalla vicinanza di un genitore che è stato scolarizzato in Italia. - Alunni arrivati per adozione internazionale: alunni di nazionalità straniera adottati da famiglie italiane. Questo fenomeno è crescente nel nostro paese. Essi spesso arrivano da esperienze sfavorevoli nel periodo antecedente all'adozione: abbandono in età precoce, inserimenti in orfanotrofi, mancanza di figure affettive di riferimento, tutte condizioni che portano il bambino a costruire una rappresentazione di sé come soggetto indesiderabile. Essi hanno subito un distacco traumatico dal paese d'origine, dalle loro abitudini linguistiche, culturali, alimentari e perciò possono manifestare in maniera alternata momenti di nostalgia/orgoglio e momenti di rimozione/rifiuto. Questi alunni, secondo le linee guida 2014, possono essere inseriti nella scuola dell'infanzia e primaria non prima di 12 settimane dal loro arrivo în Italia, mentre nella scuola secondaria non prima di 4/6 settimane. - Compensazione (compensare la frustrazione con esibizionismo e fantasticherie) - Razionalizzazione (dare la colpa a qualcuno) - Ritirata (si scappa dalla situazione e ci si rifugia in atteggiamenti apatici) - Regressione (si torna a forme di comportamento infantile) Sintomi di disadattamento: - Sensazione di essere diverso - Menzogna e inganno - Isolamento - Prestazioni inferiori rispetto all’età cronologica - Malumori - Tic facciali - Irritazione Il gruppo può incentivare dei comportamenti devianti agendo come branco che legittima degli atti devianti > bullismo e delinquenza minorile. Insuccesso scolastico e devianza sono fenomeni strettamente collegati 3 soggetti con difficoltà possono portare a cali di rendimento durante il percorso formativo. Prendere brutti voti e la difficoltà nella gestione delle relazioni con il gruppo classe e docenti portano l'alunno ad aggravare la sua condizione di disagio e all’abbandono scolastico. | docenti hanno una grande responsabilità in questo -> diventa importante rinforzare la loro motivazione, promuovere attività basate sulla narrazione e sul lavoro di gruppo in modo da permettere il confronto ed avere un feedback. Altre possibili strategie: - Premieincentivi -. Incarichi di tutoraggio - Cooperazione tra studenti - Attività laboratoriali - Uscite didattiche - Problem solving - Promozione dell'autoconsapevolezza delle proprie capacità Compito del docente > far sì che l'alunno si senta compreso nella sua individualità e non come semplice elemento del gruppo. È importante promuovere nell’alunno capacità critiche e metacognitive. Bullismo a scuola > quando si parla di bullismo, si intende un comportamento aggressivo ripetuto nel tempo contro un individuo con l'intenzione di ferirlo fisicamente o moralmente. Si caratterizza da certe forme di abuso con le quali una persona tenta di esercitare un potere su un'altra persona. Può manifestarsi con l’uso di soprannomi offensivi, insulti verbali o scritti, escludendo la vittima da certe attività, da forme di vita sociale con aggressioni fisiche o angherie. | bulli agiscono in questo modo per attirare l’attenzione, per sentirsi forti e popolari oppure per gelosia o invidia. 3 definizione contenuta nelle linee guida del consiglio d'Europa del 18 novembre 2009. Si tratta di un fenomeno sociale che tende a svilupparsi spesso in ambito scolastico e si diffonde tramite dinamiche di gruppo. Si ha bullismo però solo quando l’azione del bullo è continua e sistematica e volta deliberatamente a danneggiare sempre la stessa vittima. Il singolo atto di violenza, quindi, non può essere identificato come bullismo. Gli atti di bullismo possono essere di natura fisica, verbale o psicologica ed hanno tutte l’obiettivo di isolare la vittima, escluderla, indebolirla. Ci sono due forme di bullismo: - Bullismo diretto: sono evidenti le prepotenze fisiche e/o verbali - Bullismo indiretto: il bullo non affronta direttamente la vittima, ma agisce diffondendo dicerie sul suo conto escludendola dal gruppo dei pari, diffondendo pettegolezzi e calunnie. C'è una relazione diretta tra bullo e vittima e di interdipendenza + il bullo è solitamente una persona sicura di sé e tende ad ostentare la sua supremazia. Le vittime sono ragazzi deboli, disabili o autistici. La vittima ha solitamente scarsa autostima. La vittima può isolarsi dal gruppo evitando di rispondere (vittima passiva), può provocare le azioni aggressive (vittima provocatrice) oppure può sottostare volontariamente agli atteggiamenti del bullo (vittima collusa). La scuola deve contrastare ogni forma di bullismo e importanti sono le linee di orientamento per il contrasto del bullismo del 2015 che impongono alla scuola di adottare misure per prevenire e combattere tali fenomeni in collaborazione con le famiglie. Cyberbullismo > è una forma di bullismo indiretto che è in costante aumento. La diffusione va di pari passo con la diffusione delle nuove tecnologie. Si manifesta attraverso i social ed è in diffusione anche tra i bambini della scuola primaria. La normativa e le linee di orientamento del 27 ottobre 2017 Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e cyberbullismo del 2015 - Piano nazionale per la prevenzione del bullismo e cyberbullismo a scuola del 2016 per creare una rete nazionale tra scuole, istituzioni pubbliche, ONG, associazioni - Legge n 71 del 2017 attraverso cui sono state emanate le nuove linee di orientamento e verrà integrato un nuovo piano di azione a partire dal 2018 - Giugno 2017 entra in vigore la legge sul cyberbullismo n 71 del 29 maggio 2017 che impone a tutte le scuole il compito di promuovere l’educazione all'uso consapevole della rete Internet ed è diretta a: docenti e personale scolastico attraverso l'osservazione dei comportamenti degli alunni e dirigenti scolastici che devono agire in caso di incidenti ed episodi violenti. La legge prevede: 1) Ciascun minore ultraquattordicenne che sia stato vittima di cyberbullismo può inoltrare al gestore del sito internet o social un'istanza per l’oscuramento, rimozione o blocco di contenuti diffusi nella rete. Se entro 24 ore non succede nulla, il minore può rivolgersi al garante per la protezione dei dati personali che provvederà entro 48 ore. 2) In ogni istituto scolastico deve esserci un referente per il coordinamento a scuola delle iniziative di prevenzione e di contrasto del cyberbullismo che collabora con forze dell'ordine e associazioni. Inoltre vi sono corsi di formazione per personale scolastico. 3) Se il dirigente scolastico viene a conoscenza di atti di cyberbullismo deve informare subito i genitori dei minori ed i regolamenti scolastici dovranno prevedere sanzioni disciplinari di carattere educativo e non punitivo 4) servizi territoriali devono promuovere progetti personalizzati per sostenere le vittime di cyberbullismo e rieducare, attraverso attività riparatorie e sociali, gli autori. Le azioni della scuola e dei docenti Il docente deve realizzare le seguenti attività: - Sensibilizzare il gruppo classe sul tema approfondendo l’uso consapevole dei social - Somministrare dei questionari anonimi in modo da individuare l’esistenza di bulli e vittime - Vigilare sul comportamento degli studenti - Organizzare incontri della classe con esperti di devianza giovanile - Organizzare incontri personali con genitori e familiari di bulli e vittime - Ricordare le regole di convivenza civile alla classe - Prevedere progetti extracurricolari su temi legati alla legalità e convivenza civile - Comminare le sanzioni previste per i vari comportamenti Il gruppo dei pari Alcune forme di devianza sono condizionate dal contesto. A partire dall’infanzia, l'appartenenza al gruppo fa sì che accanto alle attività di gioco si costruiscano forme di condivisione di sentimenti, segreti, interessi e problemi. Il gruppo è una difesa contro la marginalità sociale. A partire dalla preadolescenza si creano gruppi di in base al sesso, poi si trasformano in compagnie miste e in esse si esplora la relazione con l’altro costruendo la propria immagine di sé. Il gruppo educa in modo informale gli individui che ne fanno parte. Ciò porta a scontrarsi sui luoghi adeguati come punto d'incontro. La nuova offerta educativa del territorio si accentra su punti d'incontro come strutture aperte e informali frequentabili con orari liberi e senza impegno. Vi sono animatori e attività da realizzare. Si cerca di favorire la socializzazione positiva intorno ad attività arricchenti e coinvolgenti. L'alternativa formale è costituita dall’associazionismo educativo (volontariato). 7. Disabilita’ e scuola dell’integrazione e dell’inclusione Negli anni '70 > legge 517 del 1977 > inserimento degli alunni con disabilità nelle scuole comuni. Si rompe l'impostazione della didattica tradizionale. Legge 104/1992 > legge quadro per l’assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate > tuttora in vigore anche se è stata modificata. L'articolo 13 della legge quadro, garantisce il diritto all'educazione e all'istruzione della persona handicappata nelle scuole di ogni ordine e grado. La formazione del disabile diventa oggetto del piano educativo personalizzato (PEI) che viene redatto congiuntamente tra famiglia, scuola e personale sanitario. Inizialmente si parla di persona handicappata poi grazie all’ICF, vi è una ridefinizione della terminologia introducendo i termini: menomazione (danno fisico), disabilità (limitazione data dal danno) e handicap (situazione di svantaggio determinata dalla disabilità). La legge quadro, inoltre, introduce gli strumenti per l’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole: - . Diagnosi Funzionale - Profilo Dinamico Funzionale - Piano Educativo Individualizzato (PEI) Decreto legislativo 66 del 2017 + modifica direttamente dei punti fondamentali della legge quadro a favore di una maggiore inclusione scolastica degli alunni con disabilità certificata. Ribadisce che l’inclusione scolastica, per essere tale, deve interessare tutte le componenti scolastiche e non solo il docente di sostegno. Inoltre, il decreto: - . Rafforza la partecipazione e collaborazione delle famiglie - Definisce i compiti spettanti a ciascun attore istituzionale coinvolto (stato, regioni ed enti locali) - Incrementa la qualificazione professionale delle commissioni mediche per gli accertamenti - Introduce il modello bio-psico-sociale della classificazione Internazionale dei funzionamenti e delle disabilità (ICF) - Introduce una nuova procedura per il sostegno che tenga conto del profilo di funzionamento - Rafforza i gruppi di lavoro per l'inclusione scolastica - II PEI diventa parte integrante del progetto individuale - . Prevede una formazione specifica per il personale docente, dirigente, ATA - Introduce un nuovo percorso di formazione iniziale per i docenti di sostegno nella scuola Dal punto di vista organizzativo > si tiene conto degli alunni con disabilità anche per l'attribuzione del personale ATA e del genere degli alunni. Inoltre, si tiene conto degli alunni con disabilità anche per la formazione delle varie classi. Il profilo di funzionamento > una volta individuata la condizione di disabilità dell'alunno, viene redatto il profilo di funzionamento che dal 1-9-2019 sostituisce la diagnosi funzionale, il profilo dinamico funzionale e definisce la tipologia delle misure di sostegno e risorse per l'inclusione scolastica. Sono 3 i documenti dell’inclusione scolastica: 1) Progetto individuale (legge 328 del 2000) + predisposto dal comune e ASL e indica gli interventi sanitari, socio-sanitari e assistenziali di cui ha bisogno il ragazzo disabile per garantire l'integrazione. Dal 1-01-2019, il progetto individuale, comprende anche il profilo di funzionamento, il PEI, sussidi economici e prestazioni sanitarie di cui ha diritto il disabile 2) PEI > fatto dai docenti e tenendo conto delle certificazioni, profilo di funzionamento, programma, con la collaborazione dei genitori e degli specialisti. È importante per quantificare le ore necessarie per il sostegno. Il PEI viene redatto a inizio di ogni anno scolastico e può essere modificato ed è soggetto a verifica degli obiettivi. realizzazione di un curriculo verticale. Con la legge n. 254 del 1995 tutte le istituzioni scolastiche devono possedere la carta dei servizi scolastici e cioè un documento in cui si esplicitano i principi a cui si ispira l'azione educativa. La carta poi viene sostituita dal POF e poi ancora dal PTOF. La legge Bassanini n. 59/1997 fissa i principi generali per il riconoscimento dell'autonomia delle scuole. 10 IL SISTEMA NAZIONALE DI ISTRUZIONE E LE SCUOLE PARITARIE (2000) > la legge n.62 del 2000 configura il sistema di istruzione costituito da scuole statali, paritarie, private e degli enti locali. 11 LE INDICAZIONI NAZIONALI DEL 2004 > Importante è la riforma Moratti n. 53/2003 in cui viene ridisegnato il sistema scolastico e sancito il diritto e dovere all'istruzione e formazione per almeno 12 anni o fino al conseguimento di una qualifica entro i 18 anni. La scuola dell'infanzia viene esclusa da ciò essendo non obbligatoria. Una novità è l’anticipo della frequenza dei bambini di 3 anni che compiono gli anni entro il 30 aprile dell'anno scolastico di riferimento. Vengono inoltre adottati il Profilo Educativo Culturale e Professionale (PECUP) e le Indicazioni Nazionali per i piani personalizzati delle attività educative. Le indicazioni sono documenti che indicano i livelli di prestazione della scuola dell’infanzia. Forniscono anche obiettivi che ricalcano i campi di esperienza degli orientamenti del 1991: - Séel'altro - Corpo, movimento e salute - Fruizione, produzione di messaggi - Esplorare, conoscere, progettare Veniva, inoltre, consegnato un portfolio delle competenze che avrebbe accompagnato l'allievo in tutto il suo percorso scolastico. 12 LE INDICAZIONI NAZIONALI DEL 2007 + si abbandona l'impostazione delle indicazioni del 2004 a obiettivi per tornare su quella per campi di esperienza degli orientamenti del 1991. 13 LE INDICAZIONI NAZIONALI DEL 2012 > sono state elaborate da capo ma sulla base di una revisione di quelle precedenti. Esplicitano i principi di un nuovo umanesimo ribadendo la centralità della persona, di una formazione integrale per una nuova cittadinanza e sottolineano l'accoglienza delle diversità. Rispetto alle indicazioni precedenti si parla di interculturalità. Le indicazioni del 2012 sono organizzate in campi di esperienza e per ciascuno vi sono dei traguardi per lo sviluppo delle competenze. 14 RIFORMA DELLA BUONA SCUOLA (2015) > prevede l'istituzione di un sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino ai 6 anni finalizzato a garantire a bambini e bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco. Vengono accolti bambini anticipatari. Rimangono valide le indicazioni del 2012. 15 INDICAZIONI NAZIONALI E NUOVI SCENARI DEL 2018 + integrano quelle del 2012 potenziando le competenze chiave di cittadinanza. 2. | principali approcci teorici della pedagogia dell’infanzia Gli asili di Aporti In Italia le prime attuazioni pratiche dell'educazione popolare si devono all'iniziativa degli ambienti ecclesiastici, impegnati nel contrastare il crescente allontanamento dalla fede cristiana. Ad intraprendere questo percorso fu Ferrante Aporti (1791-1858). Si concentrò sull'educazione dell'infanzia ed inizia a vedere l'asilo non solo come una forma di assistenza ma anche come opera di difesa sociale e di prima educazione dei bambini. Una vera e propria scuola. All’asilo il bambino avrebbe dovuto raggiungere lo sviluppo armonico da un punto di vista fisico, intellettuale e etico-religioso. Limiti: mancanza di comprensione della psicologia infantile, scarsa importanza al gioco, apprendimento di preghiere troppo lunghe in latino. Merito: estensione dell'educazione ai contadini L’ORATORIO DI DON BOSCO + Giovanni Bosco (1815-1888) sollecitato dal disagio giovanile della realtà industrializzata fonda a Valdocco a Torino il primo oratorio. Nel 1869 la congregazione di don bosco si allarga anche all'estero dove vengono aperti diversi collegi. Il pensiero pedagogico era in senso caritativo e pastorale. In oratorio prevale il gioco sotto la visione costante degli educatori che propongono situazioni su cui pensare e riflettere. L'educatore è una sorta di genitore. La linea di don Bosco è un sistema preventivo in cui l'educatore svolge la sorveglianza e si articola in : ragione, religione, amorevolezza. Sono esclusi i castighi e forme di punizione, non è un sistema repressivo diffuso in scuole e collegi. Secondo don Bosco, l'allievo deve essere lasciato libero e l'adulto deve far conoscere le regole per poterle rispettare. È un'educazione di stampo religioso che supera severità e obblighi. L’ATTIVISMO PEDAGOGICO E LE SCUOLE NUOVE + Nel 1917 Pierre Bovet parlò di scuola attiva per indicare le scuole nuove. Queste scuole sorsero in Europa e America a fine 800 e in esse l'educazione non viene più intesa come trasmissione di conoscenze, ma come formazione della personalità autonoma dell'allievo. Le scuole nuove erano però quasi tutte private e orientate alla formazione della classe dirigente e avrebbero dovuto rispondere all'esigenza di rivedere l’organizzazione scolastica in una realtà in rapida trasformazione. La loro nascita, infatti, avvenne in Inghilterra dove vi era lo sviluppo economico e sociale. FERRIERE E LE SCUOLE NUOVE + Ferrière (1879-1961) è la figura di riferimento fondamentale dell’attivismo pedagogico europeo. Riassunse i principi che stavano a fondamento della scuola attiva: - Espressione dell'energia vitale del fanciullo - Rispetto dell’individualità - Spontanea espressione degli interessi e dell'esperienza diretta - Attenzione alle fasi di sviluppo - . Atteggiamento cooperativo - Coeducazione - Educazione dell’uomo e del cittadino IL METODO GLOBALE DI DECROLY + Decroly (1871-1932) è un altro esponente dell’attivismo. Le idee centrali della sua pedagogia sono: conoscenza della psicologia infantile, rispetto per uomo e natura. Per Decroly sono importanti i centri d'interesse per l'apprendimento e critica il sistema educativo tradizionale basato sul programma. Fonda la scuola dell’ermitage per sperimentare le sue teorie ed idea un ambiente educativo circondato dalla natura con laboratori, campi e giardini, allevamenti, spazi gioco e di vita comune nel quale i bambini potevano avvicinarsi alle attività sociali e materiali. | bisogni principali su cui orientare i programmi sono per lui: - Bisogno di nutrirsi - Di lottare contro le intemperie - Difendersi dai nemici - Lavorare, riposare, ricrearsi Questi centri d'interesse servono secondo Decroly per impostare correttamente l’attività di osservazione, associazione ed espressione che costituiscono il trittico decrolyano e sono fondamentale per il metodo globale. Dall’esercizio all'osservazione dipende l'apprendimento delle scienze tramite osservazioni-misura, gli alunni osservano e annotano gli aspetti qualitativi e quantitativi dei fenomeni osservati. Con gli esercizi di associazione imparano a intuire i legami causa-effetto e acquisiscono conoscenze più sistematiche collegando le info precedentemente memorizzate con quanto appreso dall'esperienza diretta. Infine ricordiamo gli esercizi di espressione che comprendono il lavoro manuale, scritto, disegno, parola attraverso i quali l'alunno impara a esprimere le idee maturate dentro sé. La conoscenza parte quindi dal concreto (tutto preso in modo globale) attraverso l’analisi si passa all’astratto (le parti del tutto) e con la sintesi si recupera l’intero ma con la conoscenza profonda delle sue parti. Limiti: scelta dei 4 centri di interesse. Secondo alcuni critici non rappresentano l’uomo nella sua totalità; esistono anche bisogni di natura affettiva, intellettuale e religiosa. L'EDUCAZIONE FUNZIONALE DI CLAPARèDE + Nel 1873 Claparède diffonde la teoria del funzionalismo nata nella scuola di Chicago. Parte dall'idea che l’attività educativa debba essere fondata sullo studio psicologico delle fasi dello sviluppo infantile. Claparède sostiene che l'organismo si adatta alle richieste dell'ambiente e apprende attraverso i processi mentali, cioè, le funzioni. L'educazione funzionale deve essere organizzata sui bisogni, che derivano dall'interazione dell'individuo con l'ambiente. La vita psichica è una funzione generale di adattamento di un organismo all'ambiente. Claparède individua le leggi fondamentali dello sviluppo su cui deve basarsi l’educatore: - Legge della successione genetica (lo sviluppo avviene per tappe costanti) - Legge dell'esercizio genetico-funzionale (l'esercizio di ogni funzione è premessa dallo sviluppo di quelle successive) - Legge dell'adattamento funzionale (l'esercizio nasce da un bisogno o interesse) - Legge dell'autonomia funzionale (il bambino deve essere considerato completo e autonomo) - Legge dell’individualità (unicità di ogni individuo) Il bambino deve essere libero di farsi da sé e l'educazione deve partire dai bisogni del bambino. L’educatore deve essere anche una guida per gli alunni e la scuola deve essere attiva, un laboratorio e deve utilizzare il gioco. L’ATTIVISMO DI DEWEY > Secondo Dewey (1859-1952) l’uomo ha bisogno di cultura, tecnica, teoria, pratica, scuola e lavoro. Il lavoro è uno strumento di formazione e la scuola è un luogo dove si utilizzano materiali didattici strutturati o meno concepiti come strumenti di lavoro che permettono apprendimento significativi. L'educatore deve guidare e stimolare l’esperienza del bambino senza forzature. Parla di un'educazione democratica, destinata a tutti. MARIA MONTESSORI + Montessori (1870-1952) ha portato l’Italia a collocarsi entro il movimento attivista europeo. Il suo metodo ha impronta scientifica. Studiando i casi di bambini selvaggi e ritardati, scopre una serie di pregiudizi sulle pratiche educative infantili. Secondo lei si ha un pregiudizio adultistico perché si pensa che l'infanzia debba essere studiata dal punto di vista dell'adulto. Montessori ritiene che l’energia latente di ogni individuo possa essere stimolata con pratiche didattiche e non generata. Secondo Montessori non viene mai considerata la specificità dell'energia dei bambini che noi adulti tendiamo a reprimere perché fastidiosa. Occorre secondo lei creare le condizioni per un mondo a misura di bambino. Il punto chiave è l'allestimento dell'ambiente e fondò la casa dei bambini: una struttura dotata di autonomia istituzionale ed educativo-pedagogica. Gli spazi in essa erano organizzati a misura dei bisogni del bambino: senza arredamento scolastico, collocati nel tessuto urbano, classi in numero ridotto in locali non vasti, l'aula era una sala di lavoro con sedie tavoli scaffali armadi ecc, abolizione del banco, la cura dei locali era affidata ai bambini e l'insegnante non è più una guida, ma direttrice e coordinatrice. Educazione sensoriale materiale didattico presente aveva la funzione di garantire sviluppo cognitivo. Secondo lei la psiche infantile è un'attività energetica ritmata da periodi sensitivi cioè particolari periodi di fertilità cognitiva. Porta avanti l'educazione sensoriale utilizzando i sensi come strumenti per lo sviluppo cognitivo. Il bambino concentra l’attenzione sulle parti degli oggetti (metodo analitico), attraverso un processo di analisi (classificazione e seriazione) giunge ad una maturazione cognitiva. Il materiale didattico comprende: oggetti da incastrare, blocchi, tavole, forme geometriche da seriare secondo criteri diversi, panni colorati, ecc. > educazione alla sensibilità. La lettura e la scrittura seguono lo stesso processo: si comincia a conoscere le lettere, si compongono poi le parole e la lettura poi esplode all'improvviso. METODO DELLE SORELLE AGAZZI + fine 800 Rosa e Carolina Agazzi. > semplicità, attenzione ai bisogni e situazioni concrete dei bambini. Utilizzo di materiale non strutturato (cianfrusaglie). LA SCUOLA DELL’INFANZIA DI REGGIO EMILIA > Nata nel 1945 vicino a Reggio Emilia e costruita dalla popolazione grazie alla vendita di camion, carri, cavalli dell'esercito tedesco dopo la guerra. Loris Malaguzzi ne diventò il direttore (1920-1994). Nel 1963 nasce la prima scuola comunale. Questa scuola valorizza la sfera cognitiva, relazionale, affettiva, riconosce il diritto del bambino di essere protagonista e si basa su interessi dei bambini. AI centro vi è la cura dell'ambiente ed è il bambino che trasforma gli eventi interagendo con i compagni. Vengono stimolati auto- apprendimenti e co-apprendimenti. Il docente deve conoscere i contenuti disciplinari e saperli sciogliere in cento linguaggi e dialoghi con i bambini. Nella scuola dell'infanzia sono presenti l’aula di musica e l’atelier (luogo dove i bambini esprimono le loro diverse intelligenze usando tecniche, strumenti e materiali diversi. Lavorando a piccoli e grandi gruppi e facendo ricerca.) - Promuovere i saperi propri di un nuovo umanesimo: capacità di cogliere gli aspetti principali dei problemi, comprendere le implicazioni per la condizione umana, gli sviluppi delle scienze e tecnologie, capacità di valutare limiti e possibilità delle conoscenze, capacità di vivere e agire - . Diffondere la consapevolezza che i grandi problemi dell’attuale condizione umana possono essere affrontati e risolti attraverso una stretta collaborazione fra nazioni, discipline e culture. Cambia anche la terminologia: gli apprendimenti vengono denominati traguardi per lo sviluppo delle competenze e non risultati finali. Scuola dell’infanzia > si rivolge ai bambini dai 3 ai 6 anni e le finalità sono: - Consolidare l'identità: vivere serenamente le dimensioni del proprio io, stare bene, sentirsi sicuri, imparare a conoscersi, sperimentare diversi ruoli e identità - Sviluppare l'autonomia : fiducia in sé, fidarsi degli altri, saper chiedere aiuto, ecc - Acquisire competenze > giocare, muoversi, manipolare, curiosare, domandare, imparare, esplorare, osservare, ecc - Vivere le prime esperienze di cittadinanza > scoprire l’altro, stabilire regole condivise, dialogare, ascolto reciproco, riconoscimento diritti e doveri, rispetto per gli altri. Tutto ciò viene perseguito attraverso l’organizzazione di un ambiente di vita, relazioni, dialogo sociale ed educativo. Bambini: portatori di diritti, giungono a scuola con la loro storia, ogni bambini è unico e deve essere posto al centro del processo di apprendimento. lie : contesto influente per lo sviluppo affettivo e cognitivo dei bambini. La famiglia è stimolata a partecipare alla vita della scuola e si sottolinea la collaborazione scuola-famiglia. Si parla dei genitori stranieri in quanto la scuola si offre come spazio pubblico per costruire rapporti di fiducia e nuovi legami di continuità. Si parla delle famiglie di bambini disabili che trovano nella scuola un adeguato supporto capace di promuovere le risorse dei loro figli, attraverso il riconoscimento delle differenze e la costruzione di ambienti educativi, accoglienti e inclusivi. Docenti : insegnanti motivati, preparati, attenti alle specificità dei bambini. Lo stile educativo si ispira a criteri di ascolto, interazione partecipata, mediazione e continua capacità di osservazione. la progettualità si esplica nella capacità di dare senso e intenzionalità all'intreccio di spazi, tempi, routine e attività promuovendo un coerente contesto educativo. La professionalità docente si arricchisce attraverso il lavoro collaborativo, la continua formazione, la riflessione e il rapporto con i saperi e la cultura. Ambiente di apprendimento: l'apprendimento avviene in una dimensione ludica, l’organizzazione degli spazi e tempi diventa elemento di qualità pedagogica dell'ambiente educativo e deve essere oggetto di progettazione e verifica. Lo spazio deve essere accogliente, caldo, curato, orientato al gusto estetico, espressione della pedagogia e delle scelte educative di ciascuna scuola. Il tempo disteso permette al bambino di vivere con serenità la propria giornata, giocare, esplorare, parlare, capire, sentirsi padrone di sé. L'osservazione rappresenta uno strumento fondamentale per conoscere e accompagnare il bambino in tutte le sue dimensioni di sviluppo. La documentazione è un processo che produce tracce, memoria e riflessione ,negli adulti e nei bambini rendendo visibili i percorsi di formazione e i progressi nell’apprendimento. La valutazione: carattere formativo, in itinere documenta i processi di crescita. Campi d’esperienza: ogni campo offre un insieme di oggetti, situazioni, immagini, linguaggi riferiti ai sistemi simboli della nostra cultura capace di evocare apprendimenti significativi. 1 traguardi suggeriscono all'insegnante orientamenti, azioni, attenzioni, responsabilità nel creare piste di lavoro. INDICAZIONI NAZIONALI 2018 > non sostituiscono, ma integrano quelle del 2012. Tra le finalità della scuola dell'infanzia, oltre a identità, autonomia e competenze, viene indicata anche la cittadinanza. (leggere tabelle pag. 465-466-467-468-469) = yi " 5. Il curricolo della scuola dell’infanzia Le indicazioni nazionali 3 testo aperto 3 quadro di riferimento da cui partire per la progettazione curricolare e sono espressione della libertà di insegnamento e autonomia scolastica contenuta nel PTOF come previsto dalla legge 107/2015. Autonomia delle scuole 3 funzionale + il fine è il miglioramento dell'offerta formativa e consente di ampliare e differenziare le proposte di formazione entro il quadro delle indicazioni. Nel curricolo si esplicita cosa e come insegnare, la scuola è vista come comunità di pratica dove l'insegnante sviluppa e pratica la cultura del lavoro condiviso. Il curricolo della scuola dell'infanzia è strutturato in base alle finalità generali e campi di esperienza (curricolo esplicito) e ambiente di apprendimento e dimensione organizzativa (curricolo implicito). La progettazione curricolare > deve facilitare il raccordo tra i gradi di scuola (curricolo verticale) e interazione tra istituzioni e territorio (curricolo orizzontale). Il Gioco, Esplorazione E Ricerca 1 docenti della scuola dell'infanzia progettano iniziative formative valorizzando il gioco e attraverso di esso l'insegnante trasmette al bambino stimolazioni. La curiosità del bambino deve inserirsi in un clima di esplorazione e di ricerca nel quale si attivano le strategie di pensiero. L'insegnante deve stimolare il bambino a prendere coscienza di sé, adattarsi alla realtà, conoscerla, controllarla e modificarla. Deve proporre al bambino esperienze dirette a contatto con natura, cose, materiali, ambiente sociale e culturale. La Vita Di Relazione Le attività svolte a coppia, piccolo e grande gruppo favoriscono gli scambi rendendo possibile un'interazione che facilita la risoluzione dei problemi. Il clima sociale positivo è favorito anche da relazioni positive tra docenti e alunni e tra adulti. La relazione richiede un'attenzione continua ai bisogni dei bambini. La dimensione affettiva è fondamentale nel processo di crescita anche sul piano cognitivo. L'ambiente di apprendimento L'organizzazione di spazi e tempi è un elemento fondamentale per la qualità pedagogica. - Lo spazio deve essere accogliente, caldo, ben curato, espressione delle scelte educative, parla dei bisogni dei bambini - Tempo disteso per dare il tempo di giocare, esplorare, capire, riflettere, ecc. La scuola è realmente vissuta quando spazi e arredi non vengono lasciati alla casualità, ma sono disposti al fine di facilitare l’incontro di ogni bambino con persone, oggetti e ambiente. Il tempo scolastico deve rispettare le esigenze di apprendimento. Il ritmo della giornata va determinato in modo da salvaguardare il benessere psicofisico e da tenere nel massimo conto la percezione individuale del tempo e componenti emotive. > esperienze significative di apprendimento. Routine Un ruolo importante è rappresentato dalle atti ricorrenti di vita quotidiana poiché il bambino sviluppa la sua autonomia e potenzia le sue abilità anche tramite comportamenti usuali ed azioni consuete. L'organizzazione della sezione La struttura per sezioni permette la continuità dei rapporti fra adulti e bambini e fra coetanei, evita disagi affettivi causati da improvvisi cambiamenti, facilita processi di identificazione, consente di attuare progetti educativi mirati a favorire la predisposizione coerente di spazi, ambienti e materiali. Le scelta è tra: sezioni eterogenee o omogenee per età. La scelta può dipendere da esigenze pratiche o funzionali per predisporre le attività in base alle capacità oppure far collaborare i bambini di diverse età nella conquista delle conoscenze. In base ai progetti, le sezioni possono comunque aprirsi e formare dei gruppi di lavoro. Le attività di intersezione creano rapporti più stimolanti fra insegnanti e bambini e consentono una più articolata fruizione degli spazi, materiali, sussidi. L'interazione tra bambini di diverse età permette di allargare le esperienze, ampliare opportunità di scambio, confronto, arricchimento, aiuto reciproco e apprendimento socializzato. La progettazione Deve essere connotata di intenzionalità > il docente adegua gli obiettivi delle indicazioni nazionali al contesto. Progettare è pensare prima di agire in base ai bisogni, caratteristiche dei bambini, competenze e apprendimenti. La progettazione deve essere caratterizzata da flessibilità in modo da essere aderente ai bisogni dei bambini. È un processo organizzato basato su osservazione, valutazione, ricerca e sperimentazione. Modelli operativi Sono diversi i modelli operativi + il docente deve scegliere quale usare in base ai bambini La programmazione per obiettivi Parte dalle indicazioni nazionali e, valutato il contesto, si definiscono i traguardi delle conoscenze e abilità articolati in unità di apprendimento. La programmazione educativa viene stabilita dal collegio a inizio anno insieme a obiettivi, progetto globale, mezzi e strumenti. Nella programmazione didattica si specificano concretamente le attività da realizzare in ogni sezione ogni giorno. Progettazione per mappe concettuali Si individua lo specifico di una disciplina, si sceglie il concetto e si formula la definizione, la si rappresenta con uno schema grafico con relazioni con altri concetti (mappa concettuale). Attraverso conversazione clinica si rilevano conoscenze dei bambini e esperienze pregresse (matrice cognitiva). Dalla differenza tra le due si crea la rete concettuale dell’unità didattica e si stabiliscono le fasi tramite esperienze dirette e usando vari mediatori didattici. Progettazione per sfondo integratore L'apprendimento è favorito dalla collocazione di esperienze e concetti su uno sfondo che funge da contenitore concettuale. Può essere anche una struttura narrativa Laboratorio Si basa sull’imparare facendo. Nel laboratorio è il bambino che apprende facendo, vi è una ricerca attiva della conoscenza e si basa su organizzazione flessibile di spazi e tempi. Progettare per competenze Competenza diventa parola chiave dal decreto 59/2004. Progettare in termini di competenza richiede l'elaborazione di lavori che possano, in maniera trasversale, coinvolgere diversi campi d'esperienza. 6. La progettazione nei campi d’esperienza La progettazione intesa come sistema e definizione di obiettivi è il cuore del processo educativo. Con le indicazioni nazionali e con l'autonomia della scuola, si vuole non solo formare l'alunno da un punto di vista didattico ma anche educativo promuovendo non solo le conoscenze ma anche le competenze e le abilità. Il percorso educativo si viene a delineare sulla base della progettazione degli obiettivi formativi da raggiungere e cioè ciò che si vuole sviluppare distinguendo tra obiettivi generici e specifici per progettare le unità di apprendimento. Queste possono essere individuali, di gruppo, di classe e si basano su uno o più obiettivi tra loro legati. Nella strutturazione di un progetto didattico abbiamo: - Osservazione: nella fase iniziale per individuare bisogni e interessi e prerequisiti, in itinere e alla fine per valutare - Obiettivi: individuati secondo le competenze attese dei traguardi - Metodologie - Elaborazione di attività predisponendo tempi, materiale, setting - Verifica e valutazione IL Sé E L'ALTRO Campo di esperienza della socialità finalizzato all'assunzione dei valori della propria cultura nel rispetto delle diversità. Gli obiettivi generali: - Predittiva: fatta a inizio anno e procede con la programmazione - Formativa: riguarda l'apprendimento e orienta gli obiettivi della programmazione - Sommativa: verifica abilità a fine anno. La documentazione Ha la funzione di custodire le tracce di un lavoro e conservare la memoria delle esperienze svolte. Due condizioni: - Sipuò scegliere cosa documentare - 1 docenti devono trasmettere gli aspetti significativi in rapporto all'obiettivo fissato che siano rappresentativi, pertinenti e coerenti 1 punti chiave sono: - Chi documenta: insegnanti - Destinatari: genitori per informare su cosa fa il figlio a scuola, docenti per rifletterci, bambini come strumento di supporto e rielaborazione - Cosasi documenta: risultati, attività e competenze - Come: foto, video, registrazioni, cartelloni, plastici, libri - Contesti: sezioni, riunioni, assemblee, ecc. Esempi di documentazione Album personale > fatto in materiale resistente, colorato e contiene le foto, commenti, osservazioni e disegni. Ha impostazione narrativa e il bambino lo può sfogliare con i genitori Cartelloni > con foto e frasi sul percorso svolto. | destinatari possono essere anche persone estranee. Archivio della memoria > aiuta a organizzare i ricordi 3 sono contenitori in cui il bambino inserisce cose significative come manufatti, giochi, oggetti, disegni, proprie foto delle vacanze, peluche, ecc. il bambino può sostituirli quando vuole. Può essere messo su una mensola, fatto con una scatola o un angolo della sezione. Diario di bordo + prodotto dai docenti ed è un quaderno su cui si annotano riflessioni, conquiste, attività, esperienze. Può essere affisso al muro ed è uno strumento che restituisce ai genitori tutti gli episodi accaduti ai loro figli durante la giornata. 8. Relazione e cura educativa La scuola dell'infanzia è il luogo della relazione e della cura educativa. Riguardo il tema della cura educativa la pedagogista Luigina Mortari sostiene che l'essere umano ha bisogno di essere curato, fin dai primi istanti della nascita, e poi di prendersi cura per dare significato all'esistenza. Per lei bisogna considerare: - L'educazione come cura: un'azione con cui si invita l’altro a situarsi nell'esistenza, a coltivare il desiderio di esistere, a realizzare ciò che può essere, ad assumersi la responsabilità della cura di sé. - L'educazione ad aver cura: un processo che promuove nell'altro il desiderio e le competenze per avere cura di sé e degli esseri viventi. La teneritia, termine latino che significa tenerezza, è intesa non come sentimentalismo ma come morbidezza: sentire morbida una persona fa sì che l'altro si senta accolto e si affidi. L'affidarsi è l’inizio della relazione. Nella cura rientra anche l'accoglienza della persona: essa richiede una progettazione degli ambienti e dei tempi a misura di ciascun bambino, un'osservazione delle sue curiosità e dei suoi bisogni conoscitivi, affettivi e sociali per costruire insieme un percorso di crescita non precostituito ma a maglie larghe e documentabile con diversi tipi di documentazione. La scuola dell'infanzia progetta un contesto di cura dell’altro in un tempo e in uno spazio accoglienti. L'accoglienza comporta: La disponibilità alla relazione Il sostegno ai processi di crescita e sviluppo La progressiva conquista di autonomia da parte dei bambini La cura e la promozione del benessere personale degli insegnanti Atteggiamenti isione e fiducia verso i ge ‘on ori La scuola accoglie il bambino con la sua storia familiare e socio-culturale e cerca di delinearne quanto lo caratterizza nella sua speci cità. Il tempo scolastico è pensato con cura per accogliere il bambino. è ® ® Tempi per il raggiungimento di competenze: prevedono percorsi corporei, il tempo del fare gruppo, il tempo della relazione ecc... Tempi del curricolo implicito: il bambino autonomamente interiorizza il suo stare a scuola in quello spazio. I tempi delle routine: scandiscono la ripetitività e la circolarità del tempo, sviluppano la sicurezza di saper stare nell'ambiente. I tempi per l’organizzazione dello spazio: il bambino vive in maniera significativa e creativa il suo tempo. | tempi per la cura di sé: il bambino percepisce e soddisfa i suoi bisogni per sentirsi bene. | tempi del silenzio: per la ricognizione e il recupero di energie. I tempi di incontro personalizzato: tra insegnante e bambino. L'organizzazione dello spazio: spazi, ambienti,arredi, materiali sono il luogo di incontro del bambino con le persone e gli oggetti. L'organizzazione modulare(la sezione,l’angolo, il laboratorio) va allestita secondo le necessità dei bambini e con la loro partecipazione perché: Consenta ai bambini di giocare liberamente e di sperimentare con le mani, con il corpo e con i giochi; Favorisca l’esperienza autonoma di ciascun bambino; Solleciti la comunicazione e relazione interpersonale(piccolo gruppo, grande gruppo, adulto/bambino, bambino/bambino ecc...); Favorisca lo sviluppo delle competenze cognitive; Rafforzi l'autostima e la sicurezza di sé; Contribuisca alla formazione di un sentimento di appartenenza, di rispetto e amore per l’ambiente, le cose e gli altri; Favorisca l’incontro con i genitori; Documenti le attività per i bambini e gli adulti. Alcuni atteggiamenti importanti: mostrare accoglienza: andare incontro con un sorriso, salutare, stringere la mano; riservare all'accoglienza il tempo necessario per conoscersi e non congedare in fretta i genitori; nei colloqui con i genitori utilizzare uno stile comunicativo aperto, tipico di chi tiene conto del punto di vista dell'altro, utilizza un tono di voce pacato; accogliere le problematiche sollevate dalla famiglia e dare la giusta rilevanza alle loro richieste e aspettative; farsi carico di un problema anziché sminuirlo o negarlo; - evitare un linguaggio ironico. La dimensione affettiva L’affettività, intesa come sfera dei sentimenti e delle rea; emotive, con processi cognitivi. Oggi le neuroscienze propongono già nei bambini un’alfabetizzazione emozionale, insegnando loro a distinguere gli stati emotivi e ad esprimerli in modo sano. Gli individui, fin da piccoli, hanno bisogno di imparare a gestire la propria interiorità per riuscire a sviluppare idonee competenze interpersonali e raggiungere capacità di adattamento alla realtà sempre più raffinate. Rogers sostiene che la scuola non è solo il luogo in cui si impara ma anche l’ambiente in cui far entrare emozioni, esperienze e vissuti. Le emozioni consistono in impulsi ad agire, sono istintive, intime e personali. L'empatia è la capacità di riconoscere le emozioni degli altri ed è la competenza emozionale più importante. Il sentimento invece è il sentire le emozioni, è consapevolezza di sé. Daniel Goleman, uno psicologo statunitense, definisce l'intelligenza emotiva come la capacità di gestire e monitorare i propri sentimenti e quelli altrui per il raggiungimento di obiettivi. Egli distingue tra: * intelligenza emotiva personale: ossia la capacità di conoscere, monitorare e gestire le proprie emozioni. * Intelligenza emotiva sociale: si riferisce a quelle caratteristiche che ci permettono di relazionarci positivamente con gli altri e sono l'empatia, la valorizzazione degli altri e il rispetto per la diversità. L'individuo acquisisce la capacità di gestire il proprio mondo interiore all'interno della relazione. L'insegnante deve possedere una disponibilità affettiva. L'apprendimento è un processo affettivo e cognitivo insieme. Solo dove si realizza una partecipazione affettiva l'apprendimento si lega maggiormente alla rete cognitiva dell'allievo. L'insegnante affettivo basa la sua azione educativa sull’ascolto attivo, sul dialogo e sulla reciprocità. 9. Le attività educative per l'infanzia «* ATTIVITA’ ESPRESSIVE: consentono al bambino di esprimere la sua personalità e di comunicare le sue esperienze, i suoi bisogni e le sue preferenze, di comprendere gli altri. Le principali sono: * attività costruttive e manipolative: ad esempio il collage, le costruzioni con materiale strutturato, il modellaggio con plastilina o altre sostanze plasmabili. Queste consentono al bambino di stimolare la sua fantasia, di conoscere nuovi oggetti ed esperienze che arricchiscono le sue abilità e allargano le sue conoscenze linguistiche. * Attività grafico- scarabocchio. Un bambino che traccia segni in maniera energica dimostra di porsi con sicurezza nei confronti del mondo che lo circonda mentre un bambino timoroso traccia tratti leggeri e incerti in uno spazio ristretto del foglio. L'attività grafica richiede: buona percezione visiva, controllo della motricità fine, coordinazione oculo-manuale, conoscenza dei rapporti spaziali e sviluppo intellettivo nella norma. Nella scuola dell'infanzia deve esserci un angolo predisposto per queste attività in modo tale che il bambino possa disegnare liberamente ogni volta che lo desidera. Ai bambini più grandi si chiederà anche di esprimere verbalmente ciò che hanno raffigurato. Queste attività hanno diversi obiettivi: capacità di usare l'oggetto con cui disegnare (penna,matita...), buona capacità di prensione e manipolazione; discriminazione dei colori e loro denominazione; discriminazione delle forme; conoscenza spaziale (dentro,fuori...); capacità di esprimere i propri pensieri, deisderi ecc; controllo grafico fondato sulla coordinazione oculo-manuale e sul controllo della motricità fine. oriche: iniziano verso la fine del secondo anno di età sotto forma di % % è così sviluppato. Il senso olfattivo è importante per segnalare incendi e fughe di gas e permette all'uomo il riconoscimento di cibi. Gli esercizi devono essere svolti all'aria aperta e l’ambiente ideale è quello boschivo. * L’educazione gustativa: la sensibilità gustativa è localizzata nelle papille della lingua e consente di sperimentare 4 diversi sapori: dolce,salato, amaro, acido. C'è uno stretto legame tra la il cibo e la sensazione di sicurezza e di affetto che ne deriva. Questa relazione tra cibo e affettività è evidente soprattutto nella prima infanzia, quando l'alimentazione prevede quasi sempre l'intervento di un'altra persona. Situazioni che possono avere effetti negativi sono: discussioni animate durante i pasti in famiglia; conflitti con la figura materna; ridotta o insoddisfacente organizzazione dei pasti; disordine negli orari dei pasti; trasandatezza nella preparazione dei cibi; abitudini imposte senza tener conto delle preferenze individuali. E' importante che il cibo si presenti colorato,allegro, piacevole da vedere e dall'odore gradevole oltre che di buon sapore. EDUCAZIONE LINGUISTICA: è costituita da due momenti: * Dialogo e interazione verbale con i bambini, per fornire loro un valido modello di riferimento linguistico. Si può ricorrere a simpatici scioglilingua e divertenti canzoncine. ® Utilizzo di giochi e attività motorie per facilitare l'acquisizione di parole e concetti. Si possono proporre giochi di gruppo come la catena umana in cui i bambini si ripetono l'un l’altro sottovoce una parola segreta che alla fine risulterà completamente diversa. Il linguaggio dell'adulto deve essere sempre chiaro, facilmente comprensibile e corretto. Si devono evitare il parlare bebè(es. bevi il lattuccio), le espressioni incomplete ecc... l'insegnante deve arricchire il vocabolario del bambino facendo in modo che ogni parola nuova appresa abbia un rapporto con i fatti e gli oggetti che fanno parte della sua esperienza. Di fronte alle distorsioni grammaticali il docente non lo deve riprendere affermando “si dice così” ma deve ripetere in forma corretta le frasi e i termini che il bambino esprime in maniera errata. Se il bambino usa espressioni dialettali non bisogna correggerlo soprattutto se è l’unica lingua che conosce. Il dialetto può diventare un punto di partenza per costruire nuove strutture linguistiche. LA STIMOLAZIONE INTELLETTIVA: nella scuola dell'infanzia il bambino deve essere stimolato a raggruppare le cose che presentano caratteristiche comuni, che perseguono un medesimo fine o uso. Per poter confrontare le cose è necessario averne un'immagine mentale ossia interiorizzare ciò che si avverte con i sensi in modo da riuscire a rievocarle quando non sono presenti. LA CONOSCENZA DELLO SPAZIO: ogni spazio possiede una carica affettiva. Gli spazi chiusi simboleggiano il ventre materno, la sicurezza della propria casa mentre gli spazi aperti rappresentano l'allontanamento, l'ignoto. Nei primi due anni di vita il bambino apprende le prime cognizioni spaziali toccando il proprio corpo e le sue parti. Successivamente considererà lo spazio come prolungamento del proprio corpo. Negli anni successivi scoprirà di avere un posto fisso per dormire e un posto stabile a tavola. Successivamente individuerà il posto degli altri (es. “lì è dove dorme la mamma”). Si renderà conto progressivamente della stabilità degli oggetti nello spazio (ad es. i mobili della sua casa sono sempre gli stessi) e ciò infonde sicurezza. Uscendo di casa riconoscerà gli oggetti che caratterizzano il suo ambiente di vita (alberi, negozi, case...). Nella prima infanzia per stimolare la conoscenza dello spazio si fa bambino di esplorare la realtà, comprenderla e modificarla. L'insegnante deve aiutare il bambino ad impossessarsi dei principali concetti spaziali: davanti/dietro; sopra/sotto; dentro/fuori grande/piccolo; vicino/lontano. La conoscenza dello spazio deve partire dal concreto, da ciò che il bambino può vedere, sentire e manipolare. Il bambino però fino ai % anni non è in grado di corso al movimento che consente al interiorizzare le caratteristiche spaziali e temporali dell'ambiente circostante per cui non ha sviluppato ancora un senso dell’orientamento efficace a fargli ricordare ad esempio la strada da percorrere per raggiungere la scuola, poiché gli elementi che vengono prima nel percorso di andata hanno una disposizione opposta nel percorso di ritorno. * LA CONQUISTA DELL’AUTONOMIA: Il neonato rimane per lungo tempo dipendente dalla madre per soddisfare i suoi bisogni fondamentali. Dunque i primi mesi di vita sono caratterizzati da una completa passività rispetto alla figura adulta. All’inizio del secondo anno di vita, il bambino acquista una sempre maggiore autonomia e si cimenta in comportamenti nuovi aumentando così le sue possibilità di gioco e apprendimento. Egli collabora alla propria alimentazione e intorno ai 18 mesi circa è in grado di raggiungere un adeguato controllo sfinterico. Le regole imposte dalla famiglia (orario da rispettare, luogo in cui effettuare operazioni, comportamenti da adottare ecc...) costituiscono per il bambino un modello di comportamento a cui adeguarsi per sentirsi accettato e amato. | genitori e i docenti devono avviare il bambino all'accettazione delle prime semplici regole sociali evitando rimproveri eccessivi, punizioni e imposizioni troppo rigide. Nelle attività per conquistare l'autonomia personale, come l'abbigliamento, l'igiene del corpo e l'alimentazione, l’educatore deve rispettare le fasi dello sviluppo infantile, seguire il principio della gradualità e incoraggiare spesso il bambino. 10. Il gioco Il gioco è la principale attività del bambino e ha un ruolo importante per lo sviluppo della sua personalità. Esso nasce da un bisogno interiore che lo spinge a muoversi, ad agire e ad operare sulle cose che lo circondano. Il gioco è il modo più naturale di costruire i propri modelli di conoscenza e di comportamento. Esso è uno strumento di socializzazione e di apprendimento. Durante la prima infanzia il gioco svolge la funzione di far sperimentare al bambino la qualità e l’uso degli oggetti che lo circondano. | bambini giocano con qualsiasi materiale e anche i più semplici oggetti suscitano la loro curiosità. In questo tipo di gioco i bambini studiano l'oggetto di per sé, con la sua consistenza, la sua forma, il suo colore e il suo uso mentre nel bolico, un tipo di gioco infantile molto diffuso, l'oggetto non rappresenta solo se stesso ma qualcosa di diverso (ad esempio un pezzetto di legno può rappresentare una barca o un animale). Il giocattolo è uno strumento di scambio di comunicazione, di interazione e di mediazione della realtà. Ha una funzione educativa quando aiuta il bambino a conoscere la realtà a partire dalle sue caratteristiche (colore, forma, dimensione, superficie, rumore...). È importante offrire ai bambini non giocattoli strutturati ma materiale che può essere utilizzato in tanti modi e che quindi non si presti ad un solo tipo di gioco, come ad esempio ritagli di stoffa, nastri, scatole ecc... Vanno eliminati invece: oggetti molto piccoli che possono essere ingeriti o inseriti in orecchie e narici; oggetti scheggiati o appuntiti che potrebbero provocare ferite. Oggi l’attività ludica è una metodologia importante utilizzata per raggiungere obiettivi: - Linguistici: sviluppo delle abilità comunicative. - Formati sviluppo cognitivo, culturale, delle competenze sociali e interazionali. Non è più esclusiva dei bambini ma viene applicata frequentemente anche nelle classi di adolescenti. E' importante l'osservazione del gioco libero poiché il bambino, quando non sa di essere osservato esprime se stesso senza inibizione. In questo modo le insegnanti possono comprendere le difficoltà che il bambino manifesta. Teorie psicopedagogiche sul gioco Frobel: il primo pedagogista a sottolineare l’importanza del gioco nello sviluppo infantile. Per lui il gioco è il momento in cui il bambino sperimenta il concetto di unità ed è un'attività in cui il bambino sperimenta rapporti nuovi e creativi con sé, con gli altri e con la realtà esterna. Elabora una teoria generale dello sviluppo infantile in cui ogni fase della vita si determina sulla base delle acquisizioni precedenti: Fase iniziale: quella del lattante, incentrata sullo sviluppo corporeo. Infanzia: segnata dallo sviluppo dell'attività linguistica e di quella logico- rappresentativa. Adolescenza: incentrata sulle acquisizioni cognitive. Piaget: distingue i giochi in: Giochi di esercizio: intorno ai 18 mesi, il bambino si muove in modo ripetitivo e rafforza i propri movimenti dando inizio all'esplorazione psicomotoria del mondo circostante. imboli ra i 2 e i 7 anni di età, il bambino carica un oggetto di un significato diverso da quello che rappresenta. Giochi di regole: a partire dai 6-7 anni di età, incoraggiano la socializzazione e l'abbandono dell’egocentrismo. Si stabiliscono regole condivise e vengono incentivati i linguaggi non verbali come quello dei gesti e dei movimenti. | giochi che richiedono movimento e attività mimico-gestuali contribuiscono alla conoscenza del sé corporeo e ad una migliore coordinazione motoria ma favoriscono anche lo sviluppo della personalità, della fiducia in se stessi, dell'autostima e della socializzazione. jocl Vygotskij: sostiene che il gioco contribuisca alla creazione di una zona di sviluppo prossimale: il bambino, con l'aiuto dei pari o degli adulti, sviluppa processi e strategie che ancora non possiede e che assimila in attesa di renderle proprie. La zona di sviluppo prossimale è lo spazio esistente tra l'attitudine a risolvere un problema senza aiuto e la capacità di risolverlo con l’aiuto e la collaborazione di adulti o di pari più abili. Tramite il gioco il bambino si pone al di sopra della condotta della sua età. Dunque per lui il gioco ha una valenza emotiva, cognitiva e soprattutto sociale in quanto genera effetti su di sé in rapporto con gli altri. Montessori: caratteristica principale della scuola montessoriana è un ambiente fatto su misura del bambino. Fondamentale è la libertà dell'allievo poiché solo la libertà consente lo sviluppo di manifestazioni spontanee. Il bambino attraverso il gioco è educato a riconoscere le sue abilità senso-motorie. Nel materiale montessoriano i giocattoli sono esclusi ma il materiale didattico è attraente e costituito da oggetti comuni e facili da manipolare. Per lei i bambini fanno giochi di cui si può solo intuire il significato, in quanto sono giochi personali con varie fantasie alimentate quotidianamente da ciò che osservano attorno a loro. | bambini attraverso i 5 sensi assorbono il mondo e questa loro mente assorbente è attiva fin dalla nascita. Sorelle Agazzi: spingono i bambini a raccogliere qualsiasi oggetto per loro emotivamente importante, le cosiddette cianfrusaglie, in un luogo ideale, il cosiddetto museo didattico che ha la funzione di arricchire le conoscenze dei bambini e di stimolarli all'osservazione, alla discussione e alla ricerca. Il bambino è un essere attivo. Bruner: il gioco consente di imparare meglio rispetto ad una situazione sotto controllo poiché nel gioco sono attutite le conseguenze derivanti dalla violazione di eventuali regole sociali. Freud: il gioco: 1) funzione catartica: consente di idealizzare le pulsioni e gli istinti che non fanno parte dei comportamenti socialmente accettati (ad esempio per frustrazione si colpisce un giocattolo di peluche ma questa violenza non viene rimproverata. 2) funzione di controllo ansioso: nella simulazione è possibile governare ciò che nella realtà spaventa e non si riesce a gestire (ad esempio si gioca al dottore per raffigurare e gestire mentalmente la paura di questa figura). vengono semplificate e i personaggi sono ben tratteggiati (buoni o cattivi, brutti o belli...). In questo modo il bambino può identificarsi con l'eroe buono della fiaba: un eroe che quando non è supportato da aiutanti agisce da solo proprio come un bambino dei tempi moderni, che spesso avverte sensazioni di solitudine e/o isolamento. La lettura/racconto di storie a scuola Tra le attività educative nella scuola dell'infanzia importante e diffusa è la lettura e il racconto di storie ai bambini. Ciò contribuisce allo sviluppo del linguaggio e della rappresentazione simbolica e allo sviluppo di un atteggiamento positivo nei confronti della lettura. Il rapporto che si stabilisce tra educatore e bambino è basato sul contatto fisico: l’educatore tiene vicino a sé il bambino, anche in braccio, in modo da rassicurarlo, deve usare un tono di voce amorevole ed espressivo in modo da creare un clima disteso e sereno. Nella lettura di gruppo i bambini sono disposti in cerchio attorno a chi legge e sperimentano una fase di socializzazione. È importante anche il coinvolgimento della famiglia in modo che il bambino viva l’attività della lettura con una certa continuità tra la vita nella scuola e quella domestica. È possibile istituire anche il prestito libri: ad esempio il venerdì il bambino porta a casa con sé un libro da leggere con mamma e papà durante il fine settimana. Tra il leggere e il raccontare meglio il raccontare perché il racconto permette un maggior contatto visivo tra narratore e ascoltatore. In entrambe è importante instaurare un rapporto di affetto con il libro. La lettura/racconto sviluppano l’atittudine all’ascolto, dilatano i tempi di attenzione e migliorano la capacità di costruzione di immagini mentali Che cosa leggere/raccontare? L'insegnante deve scegliere le storie che più incuriosiscono i bambini: storie tradizionali, o racconti divertenti o storie personali. Le istituzioni educative, siccome viviamo in una società multiculturale, devono presentare storie di altre culture. Il confronto con altre culture porta a riconoscere anche i caratteri della propria. L'adulto deve partecipare affettivamente al momento della lettura. Le letture idonee alle diverse età dei bambini sono: * Peribambini del nido: libri sensoriali, ovvero libri di grande dimensione con immagini semplificate e realizzati con materiali capaci di attrarre i piccoli come stoffa, plastica, cartone. | libri sono idonei alla manipolazione, ad essere adorati, portati alla bocca ecc... * Peribambini di 2-3 ann Le storie devono stimolare la curiosità, essere semplici e riportare il bambino a cose che fanno parte della sua vita quotidiana. * Peri bambini più grandi: libri che raccontano storie in cui il bambino può identificarsi e viaggiare con l'immaginazione verso ambienti fantastici. libri con testo ridotto e illustrazioni chiare con colori vivaci e accattivanti. I bambini tra i 2 e i 7 anni attraversano la fase imitativa per cui sono propensi alla lettura. perciò è opportuno prediligere un testo ripetitivo e ritmico dal punto di vista linguistico ma anche motorio in modo da poter associare al linguaggio anche la mimica corporea. Inoltre in questa età i bambini sono in una fase egocentrica e quindi bisogna proporre storie che riportano le stesse emozioni provate dal bambino oppure storie rassicuranti con personaggi in cui identificarsi. Come leggere/raccontare? Nella lettura l'adulto: - può leggere la storia più volte: prima si osserva la sequenza degli eventi e poi si riflette sui possibili significati. - deve procedere con lentezza e chiarezza in modo da consentire al bambino di crearsi delle immagini e di “vedere” ciò che sta ascoltando. - deve memorizzare le frasi che rendono la storia unica e particolare, può cambiare le parole e utilizzare le pause per rafforzare un'azione o un'idea. - deve modulare la voce per attirare l'attenzione del bambino(ci sono momenti in cui deve accelerare, fermarsi, alzare o abbassare la voce ecc...). - deve metterci entusiasmo e passione. - può interrompere il racconto prima del finale in modo che i bambini possano inventare un finale personalizzato, dopo di che si può confrontare il finale originale con quello creato dai bambini. - Può inserire una breve introduzione per motivare all'ascolto e per creare aspettative. - Può animare la storia coinvolgendo i bambini nel fare e nel dire. - Puòutilizzare le storie come sfondo per accompagnare le attività in aula. Dove leggere? Deve essere realizzato un apposito angolo per la lettura all'interno di ogni sezione o una vera e propria biblioteca. Un ambiente tranquillo, adeguatamente illuminato, arredato con tappetoni, grandi cuscini, libri esposti in modo che i bambini possano curiosare. Questo angolo può essere utilizzato sia per la lettura di gruppo sia per la lettura spontanea del bambino che sceglie autonomamente il suo libro. 12. Inglese e informatica nella scuola dell’infanzia Nei documenti pedagogici dei paesi europei viene incoraggiato l'approccio ad una lingua altra in età precoce per due motivi: 1) motivazione neurofisiologica: plasticità e potenzialità del cervello in età infantile; 2) le lingue contribuiscono allo sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale del bambino. E' opportuno adottare: ® Un approccio ludico: che induca piacere nel bambino e stimoli il suo desiderio di comunicare. È necessario un contesto interattivo in cui la parola si leghi al contesto in cui è detta, usata concretamente in modo tale da favorire quel passaggio dal concreto all’astratto. * Approccio naturale: l'insegnante utilizza routine, termine che indica il linguaggio che si ripete nei momenti della giornata e facile da comprendere perché legato al contesto. È un linguaggio utilizzato per gestire le attività didattiche, ripetitivo e significativo. L'utilizzo delle routine da parte del docente e l'esposizione del bambino alla lingua in un contesto significativo rappresentano i mezzi principali che orientano l’attività di insegnamento-apprendimento della lingua inglese nella scuola dell'infanzia. Il laboratorio linguistico Esso ha un ruolo importante nell’apprendimento della lingua straniera. Il laboratorio linguistico è un luogo attrezzato nel quale i discenti possono apprendere le conoscenze utili per la lingua ed esercitare le abilità linguistiche tramite apparecchiature multimediali. Esso fa riferimento anche ad una modalità didattica docenti devono: indagare i bisogni linguistici, definire i livelli di competenza iniziale, individuare le reali necessità comunicative dei loro alunni, selezionare argomenti compatibili con l’età e con gli interessi degli alunni e mettere in sequenza i contenuti linguistici. Lo storytelling Poiché si tratta di storie in lingua inglese il bambino deve avere: ® Un approccio visivo: le storie devono essere presentate con immagini proiettate, slide di power point ecc.. e Un approccio lessicale: il bambino deve conoscere alcuni termini contenuti nella storia in modo tale da non disperdere la propria attenzione o annoiarsi. La presentazione della storia prevede diverse fasi: «Preparazione della storia: fornire il lessico base per la sua comprensione «Narrazione della storia: ascolto associato alle immagini * Narrazione della storia: testo e immagini con lettura del docente E' importante che la storia: Sia un racconto coinvolgente Sia comprensibile e adatta ai bambini e che possano divertirsi Non sia troppo lunga Crei un'atmosfera accattivante Permetta l’interazione fra e con i bambini: bambini che domandano e che intervengono in lingua. dI Le storie per bambini sono caratterizzate dalla ripetitività delle frasi e presentano i vocaboli in un contesto. Esse possono essere raccontate al presente o al passato in base alle conoscenze degli studenti. E' importante che la storia piaccia anche al docente che deve usare tecniche di lettura: deve controllare la cadenza, il tono della voce, la pronuncia e la prossemica per coinvolgere i bambini. Tecnologie digitali nell'infanzia Le tecnologie digitali sono particolarmente efficaci nella didattica sin dalla più tenera età. La scuola dell'infanzia coniuga la fruizione, di cui i bambini sono già esperti in famiglia, con la produzione in proprio. Ai bambini piace molto giocare e scrivere con i vari e dimensioni dei caratteri alfabetici che il computer offre (programma Word) e piace molto utilizzare Paint per disegnare. Potrebbe essere utile, raccogliere in un CD-rom le fiabe inventate dai bambini corredate dai disegni e dalle loro voci narranti oppure le loro foto ecc.. PARTE VI - LA SCUOLA PRIMARIA 1. Evoluzione storica, normativa e pedagogica della scuola primaria in Italia «Legge Casati 1859: si collocava nella seconda metà dell’'800 in cui era diffuso l’analfabetismo. Lo scopo principale era rendere l'istruzione di base obbligatoria e gratuita per tutti. L'istruzione elementare veniva impartita dallo stato attraverso i comuni ai quali spettava il compito di assumere di maestri. L'istruzione diveniva laica. L'obbligatorietà e gratuità della scuola venivano garantite per il primo biennio dell'istruzione elementare. «Legge Coppino 1877: emanata durante il periodo di governo della sinistra storica. Impose ai genitori l'obbligo di far frequentare ai figli la scuola fino all'età di 9 anni (terza elementare). Impostazione laica dell’insegnamento, che proponeva l'abolizione dell'insegnamento religioso, sostituito dallo studio delle prime nozioni sui doveri dell'uomo e del cittadino (la moderna educazione civica), della lingua italiana e delle materie scientifiche. ® Riforma Moratti 2003: viene ridisegnato il sistema scolastico e sancito il diritto-dovere all'istruzione e formazione per almeno 12 anni o fino al conseguimento di una qualifica entro i 18 anni. La scuola è suddivisa in due cicli: la scuola primaria (scuola elementare denominata così in quanto il bambino ha il primo approccio con il mondo dell'istruzione e della conoscenza, è il primo ambiente educativo di apprendimento) di durata quinquennale e la secondaria di primo grado di durata triennale costituiscono il primo ciclo. Questa riforma è caratterizzata dal principio della personalizzazione che ribadisce la centralità della persona nel percorso educativo e riconosce la ricchezza delle differenze. Il diritto all'istruzione diventa anche un dovere sociale. La riforma prevede anche il ritorno al docente unico che ha l'intera responsabilità della classe e l'insegnamento delle discipline di base mentre le altre vengono affidate a docenti specializzati. Indicazioni nazionali del 2004: in attuazione della riforma Moratti vengono adottate anche le Indicazioni Nazionali, documenti emanati per ogni grado di scuola e che sostituiscono i programmi ministeriali. A differenza dei programmi le indicazioni nazionali non hanno carattere prescrittivo ma definiscono i principali assi culturali, le discipline, Ie competenze da sviluppare per garantire dei livelli di istruzione uniformi a livello nazionale. Le indicazioni nazionali del 2004 sono articolate in: obiettivi generali del processo formativo, obiettivi specifici di apprendimento suddivisi per discipline, obiettivi formativi, unità di apprendimento costruite nel curricolo dal collegio dei docenti di ogni scuola, e portfolio delle competenze individuali. Si pone infatti l'accento sulle competenze che il bambino deve possedere nel sapere e nel fare per essere l’uomo e il cittadino atteso. Indicazioni per il curricolo per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo d'istruzione del 2007: emanate dal ministro Fioroni. Non sono più definite nazionali ma “Indicazioni per il curricolo”. Il concetto fondamentale è educare istruendo, ossia preparare i giovani al futuro e alla vita adulta, fornendo loro le competenze indispensabili per essere protagonisti nella realtà socio-economica in cui vivranno. La raccomandazione UE sulle competenze chiave per l'apprendimento permanente del 2006 definisce le competenze chiave che ogni alunno di qualunque stato dell'Unione Europea deve raggiungere e che sono necessarie per lo sviluppo della personalità, la cittadinanza attiva, l'inclusione sociale e l'occupazione. Il curricolo della scuola primaria è organizzato per discipline e aree disciplinari: area linguistico-artistico-espressiva; area storico-geografica; area matematico- scientifico-tecnologica. Tra le discipline non compare più l'educazione alla cittadinanza perché è considerata una disciplina trasversale e interdisciplinare. Per ogni disciplina vengono individuati traguardi per lo sviluppo delle competenze, riferimenti utili per le insegnanti per finalizzare l’azione educativa. AI termine del 3 e 5 anno della scuola primaria e al termine del 3 anno della scuola secondaria di primo grado sono indicati gli obiettivi di apprendimento. Viene posto l'accento sulla centralità della persona: lo studente è al centro dell’azione educativa in tutti gli aspetti (cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, spirituali, religiosi, etici). Ogni singolo docente deve impostare la sua didattica in funzione degli stili cognitivi e le intelligenze di ciascun studente. Riforma Gelmini 2008: reintroduzione del maestro unico nella scuola primaria; reintroduzione dei voti da 1 a 10 nel primo ciclo di istruzione; innalzamento dell’obbligo scolastico fino a 16 anni; introduzione dell'insegnamento di cittadinanza e costituzione. Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012: sostituiscono quelle del 2004 e del 2007. Rielaborano quelle del 2007 mantenendo però l'impostazione: centralità della persona, formazione integrale, accoglienza della diversità. Viene dato maggior rilievo all'interculturalità e alle tecnologie digitali. Riforma della buona scuola del 2015: contiene disposizioni che incidono su aspetti cruciali della scuola. Legge numero 66 del 2017: inclusione scolastica degli studenti con disabilità. 2. Gli alunni della scuola primaria Lo sviluppo intellettivo L'età in cui i bambini frequentano la scuola primaria coincide con le ultime fasi dello stadio intuitivo di Piaget e con le prime fasi dello stadio delle operazioni concrete. A quest’età si acquisisce la capacità di rappresentazione, cioè di riprodurre mentalmente un oggetto o un avvenimento con le stesse caratteristiche spazio-temporali con cui è stato percepito la prima volta. Il pensiero del bambino però, in questo stadio, non ha raggiunto la reversibilità, ossia la capacità di tornare al punto di partenza. Dunque il bambino mostra un'intelligenza rigida incapace di tenere conto del punto di vista altrui (egocentrismo), di separare le cause dagli effetti (finalismo), di distinguere l’animato dall’inanimato (animismo). Nello stadio delle operazioni concrete (dai 7 ai 12 anni) invece il bambino acquisisce la capacità di immaginare trasformazioni della realtà, comprende i meccanismi dell’addizione, della sottrazione, della moltiplicazione, della divisione, dell'ordinamento in serie, della reversibilità. In questo stadio il bambino acquisisce il concetto di conservazione del numero (ossia disponendo in maniera diversa un insieme di oggetti la loro quantità non cambia), della quantità di liquido (che resta uguale anche travasandolo in un recipiente stretto), della massa (la quantità di una pallina di plastilina schiacciata resta uguale) e del volume. Inoltre il bambino matura la logica delle classificazioni e in particolare l'acquisizione del principio d’inclusione, ossia l'idea che esistano categorie più piccole comprese in altre più ampie. Il bambino però può non avere acquisito la conoscenza in certi ambiti e non in altri ( ad esempio può aver compreso la conservazione della massa ma non del volume). Piaget definisce questo sfasamento nell’acquisizione delle capacità “decalage orizzontale” ossia “spostamento orizzontale”. Lo sviluppo corporeo L’auxologia è la scienza che studia i modi e i tempi dell’accrescimento corporeo nella fase evolutiva e si avvale del metodo dell’osservazione diretta di ogni singolo individuo perché ogni individuo evolve secondo modi e tempi propri. L'accrescimento non avviene in modo continuo poiché a momenti di accelerazione possono seguire momenti di stasi. L'accrescimento è differente dallo sviluppo: l'accrescimento riguarda il corpo, mentre lo sviluppo la maturazione psichica. | due aspetti però sono in stretta relazione. Lo sviluppo consiste nel progressivo impossessarsi da parte della persona degli strumenti che gli consentono di adattarsi pienamente all'ambiente: la conoscenza di sé, la padronanza dello spazio e del tempo, la capacità di adoperare il pensiero oltre i limiti della realtà concreta. Per comprendere bene le tappe auxologiche bisogna far riferimento alla classificazione del medico Stratz. Secondo Stratz: - Dai 2 ai 4 anni fase turgor primus: disarmonia tra accrescimento e sviluppo: prevale l'aumento ponderale sull’allungamento staturale. - Dai 5 ai 7 anni fase proceritas prima: i rapporti si invertono e si nota un marcato aumento staturale. - Tra gli 8 e gli 11 anni turgor secundus: si verifica un ulteriore ingrossamento e insorge l'età prepuberale e puberale. Si verifica una stasi nella crescita poiché l'organismo è impegnato in un processo di modificazioni somatiche e psicologiche e si avvia verso la maturazione sessuale che nella donna si manifesta con il menarca e nel maschio con la prima eiaculazione. - Proceritas secunda: si esplica in due tempi: 1) il ragazzo è soggetto ad una rapida crescita staturale che però non compromette la coordinazione neuromuscolare; 2) questa crescita determina una disorganizzazione degli schemi precedentemente acquisiti e quindi il ragazzo appare maldestro e scoordinato nei movimenti, dimostra una carica emotiva e un bisogno di muoversi. Nello sviluppo di un individuo intervengono sia fattori ereditari che fattori ambientali. ® Teoria dell’ereditarietà > il bambino nasce, cresce, conquista la maturità biopsichica in base alle potenzialità possedute alla nascita. Tale concezione trascura la funzione dei processi educativi e di apprendimento. * Teo ambientale > il bambino crescendo interagisce con l’ambiente e ne viene condizionato. Dunque egli sviluppa le doti innati sollecitato da fattori ambientali che possono essere fisici, chimici, biologici, familiari, sociali. Questa concezione privilegia il primato dell’apprendimento. ® Teoria di interazione > vede lo sviluppo come un processo organico in cui le disposizioni ereditarie e l’ambiente sono in un rapporto di interdipendenza continuo. Lo sviluppo dell'identità personale La scuola primaria rappresenta un segmento fondamentale nel percorso verso lo sviluppo dell'identità. Il termine personalità deriva dal latino “persona” che indica la maschera teatrale con cui l'attore interpreta un certo ruolo caratterizzato da fissità nel corso della recitazione. La personalità quindi può essere considerata come un ritratto abbastanza stabile di un individuo che comprende sia tendenze e pulsioni innate sia parametri valoriali propri di una determinata società e cultura. La personalità secondo gli studi della psicologia scientifica consiste in un’organizzazione dinamica degli aspetti cognitivi, affettivi, fisiologici e morfologici dell’ini luo. Le più note teorie della personalità considerano la personalità un'originale sintesi di quel processo di maturazione e di apprendimento che si realizza grazie all'interazione tra fattori ereditari (endogeni) e fattori ambientali (esogeni). La persona è un'unità psichica e fisica, una totalità composta dal corpo e dalla mente, che non possono agire l'uno senza l’altra. L'individuo è dunque un'unità psicofisica integrata. L'unicità della persona non è solo un insieme di ossa, muscoli e organi ma è costituita da componenti che non sono soltanto fisiche. La personalità umana infatti si distingue da quella animale per le caratteristiche comportamentali e mentali. Nelle stesse situazioni persone diverse si comportano in maniera differente perché ognuno agisce secondo un proprio sistema di valori e un proprio codice di comportamento, condizionati da variabili esterne come la cultura di appartenenza, l'educazione ricevuta, le esperienze personali ma anche da fattori interni, dalla possibilità di fare scelte personali. * Identità corporea: rappresentazione mentale del proprio corpo in relazione all'ambiente che ci circonda. Lo schema corporeo si sviluppa nel corso dell'infanzia in maniera parallela allo sviluppo affettivo e sociale. Durante l’ adolescenza viene ristrutturato per adattarsi alle trasformazioni dell'organismo con la maturazione sessuale. * Identità di genere: è la percezione sessuata di sé e del proprio comportamento. Si acquisisce nel corso degli anni e si sviluppa lungo l’intero arco della vita. È fondamentale per la crescita serena dei bambini e delle bambine. Sesso e genere hanno significati differenti. Il sesso è determinato dai cromosomi e si riferisce alle caratteristiche biologiche e anatomiche degli individui: femmina o maschio. Il genere invece indica i tratti sociali e culturali che caratterizzano il comportamento, gli atteggiamenti in termini di mascolinità o femminilità: donna o uomo. | ruoli di genere sono ciò che l'ambiente sociale ritiene appropriato per un maschio o per una femmina. L'aspetto esteriore e l’estetica diventano importanti sia a livello individuale che interpersonale soprattutto nell’età adolescenziale. In questa fase aumenta molto l’attenzione per la cura del corpo, inteso come mezzo di attrazione e di comunicazione nei confronti degli altri. La psiche o mente è la struttura di coordinamento delle principali funzioni umane (pensieri, sentimenti. A differenza del corpo non è visibile, non occupa uno spazio ma si manifesta attraverso il linguaggio, che fa