Scarica Riassunto "Manuale di Cultura e Letteratura Inglese" e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! MANUALE DI LETTERATURA E CULTURA INGLESE CAPITOLO 1 1. ROMANTICISMO E ABOLIZIONISMO Normalmente, si fa risalire l’inizio del Romanticismo inglese all’anno 1798, data in cui furono pubblicate per la prima volta le “Lyrical Ballads”, le quali segnarono una svolta letteraria per via dei temi trattati e della sensibilità poetica. La preface alle Lyrical Ballads (a cura unicamente di Wordsworth) è da sempre considerata il manifesto dell’intero movimento Romantico Inglese. L’inizio del Romanticismo viene però anticipato di circa un ventennio in quanto la critica anglosassone preferisce collocarlo in un arco di tempo più ampio, includendo così buona parte di quello che è considerato pre- romanticismo. Circa negli anni ’80 del ‘700 inizia ad ufficializzarsi il movimento abolizionista con due figure in assoluto rilievo: William Wilberforce e Thomas Clarkson, i quali dedicarono la loro esistenza alla lotta contro la tratta degli schiavi. Difatti, a loro si deve la sospensione della tratta degli schiavi e poi la messa al bando definitiva della stessa schiavitù. Secondo Debbie Lee, la storia storia del Romanticismo fu inevitabilmente legata alla storia del colonialismo e dunque della schiavitù. Nel caso di William Blake, è la sua intera poesia ad ergersi contro ogni forma di schiavitù, che fosse mentale, fisica o religiosa. Le poetesse giocarono un ruolo fondamentale nella campagna abolizionista mostrando òa loro contrarietà e resistenza: - Mary Wollstonecraft - Hannah More - Ann Yearsley - Amelia Opie (“Black Man’s lament or How to Make Sugar”) 2. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E URBANIZZAZIONE: LA RIVOLTA DEI POETI Il Romanticismo concise con uno fra i più burrascosi della Gran Bretagna vedendo due generazioni in guerra (prima con l’America e poi con la Francia rivoluzionaria) e con la più rapida e profonda trasformazione sociale e urbana. Nel’700 i vari “Enclosure Acts ” avevano tolto ai contadini la possibilità di accedere agli Open Fields per pascolare il bestiame e coltivare i prodotti necessari al loro sostentamento, spingendoli a trovare lavoro nei centri urbani e nelle nuove aree industriali. Di conseguenza, le campagne si spopolarono e le città cambiarono aspetto per ospitare grandi impianti industriali (tessili e siderurgici) e migliaia di contadini in condizioni del tutto precarie, trasferendoli in manodopera operaia. Le condizioni di vita dei lavoratori erano disumane per via dei bassi salari, dei turni di lavoro spesso superiori alle dodici ore che non rispettavano né sesso né età, per l’assenza totale di igiene, di assistenza medica o di previdenza nei casi di malattia o vecchiaia. Questa realtà documentata in epoca vittoriana nei romanzi di Charles Dickens, diede impulso nel corso del periodo romantico a una letteratura impegnata sui temi civili. La poesia registrò le contraddizioni della società che da una parte possedeva un elevato grado di alfabetizzazione e un importante sviluppo demografico, ma dall’altro lato era affetta da una forte mortalità infantile, un grave inquinamento e un sensibile incremento del fenomeno della prostituzione. Londra appare come una città infernale, babilonica, nel degrado e in uno stato di malessere. Tuttavia, secondo la filosofia di Blake, l’infelicità è prodotta dalla mente umana che crea essa stessa le proprie catene e i propri condizionamenti, assoggettandosi a imposizioni di potere e istituzioni che ne umiliano le capacità e le potenzialità. *William Blake: non fu il solo a ritrarre nei suoi versi la tragica ma soprattutto rapida metamorfosi del paesaggio campestre a caotica e sporca realtà urbana. Altri poeti romantici sia di prima che di seconda generazione ne diedero conto in vario modo. Ad esempio, i versi di Anna Laetitia Barbauld sono apocalittici e ricchi di personificazioni (Eighteen Hundred and Eleven). La Barbauld, come la Opie o la Wallstonecraft o la Williams, era una “dissenter”, oltre che una donna colta e versatile. Ella pensava che ogni individuo fosse moralmente responsabile dei mali della società; il progresso è invece la somma di molte coscienze illuminate. è quella di una spiaggia abitata da spettri e dal ricordo di un marinaio ucciso per denaro. *JOHN KEATS - Frequentò, insieme ad altri artisti del Romanticismo, il circolo che si era formato a Londra nel secondo decennio dell’800 a Leight Hunt. - I membri del circolo di Hunt venivano attaccati violentemente dalla critica conservatrice che definiva con spregio il loro gruppo una “cockney school” per via delle idee politiche che professavano. - Come altri membri del circolo di Hunt; Keats era appassionato di antichità classiche, greche e romane*; oltre al fascino della classicità, Keats subì anche quello del mondo medievale. *vedi “Ode on a Grecian Urn” - Morì di tisi a soli 25 anni. *Ode on a Grecian Urn - Invocation - Divided into five stanzas; in the first one, the speaker addresses an ancient grecian urn. - He thinks to which legend the men and women represented came from. Canta le scene di vita quotidiana rappresentate su un’urna greca. I bassorilievi che mostrano musici, pastori, coppie di innamorati sono di una verosimiglianza che contrasta con l’immutabilità dei gesti, congelati per l’eternità dall’arte che li raffigura. Difatti, i versi conclusivi dell’ode affermano “Beauty is truth, truth is beauty”. *BYRON - with Byron, Shelley and Keats, the second generation of Romantic Poets started. - He was the embodiment of Romantic Spirit: sensitive, rebellious and exile. - Description of nature with the sublime, typic element of gothic literature. - Important role of the poet. 6. PATRIA E PATRIE NELLA SECONDA GENERAZIONE ROMANTICA Il percorso di William Wordsworth è simile a quello di Coleridge e Robert Southey poiché si muove da un iniziale entusiasmo per le idee della rivoluzione francese fino a posizioni più conservatrici e nazionaliste segnando l’allontanamento definitivo di Wordsworth dal Cosmopolitismo. Fra i poeti della seconda generazione romantica, i termini “patria” e “patriota” continuarono ad avere un valore tradizionale come accadde per 1.Thomas Campbell, 2.Lady Morgan, 3.Byron e Shelley, Felicia Hemans. 1. Campbell fece della patria e del patriottismo i suoi temi più caratteristici, anche se oggi viene ricordato per poemi più sentimentali quali “The Pleasures of Hope” . Per gli altri poeti della generazione romantica il patriottismo andò pari passo con l’internazionalismo. 2. Lady Morgan (Sydney Awenson), poetessa irlandese, romanziera e autrice del travelogues “France” and “Italy”, unì l’atteggiamento cosmopolita ad un forte patriottismo. Creò un linguaggio patriottico dove l’amore per la propria terra si mescolava con l’attenzione verso altri paesi che, come la sua Irlanda, erano in condizioni di difficoltà politica e sociale. Essendo una forte sostenitrice della libertà delle nazioni e dei popoli oppressi, Lady Morgan riprende la tradizione romantica delle ballate di tipo medievale, per dedicarsi al revival gaelico impersonando la “Maschera di Glorvina”, lapatriota irlandese protagonista del suo primo romanzo “The irish Girl”. 3. In Byron e Shelley l’impegno cosmopolita andò di pari passo con le preoccupazioni nei confronti della propria terra. Per i due poeti, “patria” e “patriota” sono due parole di speranza con le quali ripartire dopo gli anni del terrore e della restaurazione. Byron (pessimista e scettico) e Shelley (idealista e utopista) pur diversi nella loro visione della società, cercarono sempre di promuovere il progresso e la libertà delle nazioni. Il cosmopolitismo di Byron è evidente in tutta la sua opera, nei suoi drammi storici; così come nelle odi a Napoleone Byron restò sempre fedele al suo internazionalismo e al suo ruolo di cittadino del mondo. Come Lady Morgan, Byron si divise fra le preoccupazioni delle sorti della propria terra (l’Inghilterra) e l’interesse verso i popoli presi ai quali offrì sostegno morale, finanziario e finanche la vita (in quanto morì di febbre in Grecia, dove si era recato a sostegno della lotta per l’indipendenza dei Greci dai Turchi). Byron fece il suo primo lungo grand tour (fra Grecia, Turchia, Spagna, Portogallo e Albania). Al suo ritorno scrisse i primi due canti del Childe Harold’s Pilgrimage che lo trasformarono in un’icona dell’esotismo e rappresentante di una nuova forma di Romanticismo. Dopo il Grand Tour, Byron riprese con decisione il suo posto nella Camera Alta in un momento storico caratterizzato dall’egemonia del partito Tory. Il partito di Whig, invece, più aperto e liberale, al quale Byron si era affiancato, era stato posto in minoranza nei due Parlamenti: - House of Lords - House of Commons Byron debuttò nella House of lorde nel 1812 con un discorso. He non fu apprezzato dal partito di maggioranza; egli chiese, senza però ottenerlo che la pena di morte per i “Ludditi” (operai che protestavano danneggiando i macchinari) venisse trasformata in ammende o periodi di carcere. Nel breve arco di tempo durante il quale restò in carica, Byron cercò sempre di battersi per gli altri, presentando altri due interventi parlamentari in cui chiedeva di eliminare le limitazioni dei diritti civili per i cattolici e il diritto di manifestare in favore della riforma elettorale. Nel 1816 egli partì per il suo secondo Grand Tour che si concluse con la decisione di trasferirsi in Italia, la quale divenne il suo paese d’adozione a causa dell’esilio dovuto all’accusa, lanciatagli dalla moglie, di incesto con la sorellastra Augusta. Rapporto con Shelley -> prima di trasferirsi in Italia, Byron trascorse qualche mese in Svizzera dove frequentò assiduamente gli Shelley: Percy Bysshe Shelley, la compagna Mary Wallstonecraft Godwin e la sorellastra di lei, Claire Clairemont, con cui Byron ebbe una breve relazione dalla quale nacque una bimba che però morì nella prima infanzia. Fra Byron e Shelley si stabilì una forte amicizia, e le serate trascorse a raccontare storie gotiche del terrore, offrirono alla giovane Mary spunto per opere come “Frankenstein”. Byron giunse poi in Italia nel 1817 e vi restò fino al 1824, quando partì per la Grecia, dove morì. L’internazionalismo fu l’unico valore che Byron non abbandonò mai nonostante il pessimismo sulla natura. Esempi di opera-> il “Don Giovanni” di Byron è un protagonista-marionetta, un viaggiatore-antieroe dalle caratteristiche moderne, che resiste per 17 canti spostandosi fra corti e nazioni, fra amori e umori, accogliendo moltitudini di razze e costumi. Don Juan si mischia e stringe amicizie con soldati russi, turchi, francesi e inglesi e stila il “bollettino dei morti”: chiama i soldati uno a uno per distinguere il soldato mercenario dal soldato cittadino. Shelley è il più utopista dei poeti e con la sua poesia/opera intendeva risollevare gli animi dei contemporanei del pessimismo post-rivoluzionario. Shelley ripercorre la storia dell’età delle rivoluzioni ricostruendo contestualmente un ideale modello riformatore. Shelley era infatti dell’idea che fosse necessaria non solo una rivoluzione politica ma soprattutto una - In realtà i romanzi giacobini rappresentano un vasto insieme di opinioni che hanno in comune l’interesse verso i cambiamenti pacifici piuttosto che la rivoluzione violenta. - Lo scopo comune di questi romanzi è produrre una “rivisitazione generale del dispotismo domestico e non documentato per il quale un uomo diventa il distruttore di un altro” , come scrive Godwin nella prefazione di Caleb Williams (l’opera appartenente a questo filone più considerata dalla Critica). - Per Godwin il romanzo è un “veicolo per insegnare una lezione” e “per mettere a moto la mente” intorno a temi come la struttura gerarchica della società, il rapporto tra oppressori e oppressi, i due sessi, pubblico e privato, ragione e sensibilità, pensiero e azione e per proporre modelli sociali e morali nuovi rispetto a quelli tradizionali. 5. IL ROMANZO GOTICO E ANN RADCLIFFE Nonostante l’importanza di autori come Walpole, Ann Radcliffe, Mary Shelley, il romanzo gotico ha occupato a lungo una posizione di secondo piano nella letteratura, come letteratura popolare e d’evasione; Viene considerato senza particolari meriti e genericamente etichettato come “romanzo nero” con caratteristiche ricorrenti: la fanciulla perseguitata, l’antagonista, sinistri castelli, le segrete oscure, delitti, spettri, monaci malvagi, ecc. Il romanzo gotico riflette le ansie e le paure che accompagnano l’uomo borghese, con il suo senso di colpa e di peccato nei confronti dell’ordine divino e naturale (anticipato in Machbeth e Shakespeare), accrescendo sempre più il rimorso o la paura della punizione che gli aspetta con l’aumentare del commercio che l’uomo fa di se stesso e degli altri esseri umani. Come conclude Todorov, il romanzo gotico ha anche una funzione psicanalitica poiché ciò che esso ci mostra è una coscienza, quindi una confusa visione come Burke nel suo concetto di sublime. Proprio perché specchio della coscienza borghese, il romanzo gotico è stato marginalizzato con il pretesto deluso infimo contenuto. Per valutarlo e dargli un altro giudizio critico bisogna usare i parametri giusti, che non sono quelli del novel, bensì quelli del romance fantastico; i personaggi sono piatti, vale a dire senza profondità psicologiche ma sono sempre moralmente ben definiti soprattutto per favorire l’identificazione del lettore e la sua partecipazione. “Castle of Otranto” di O.Walpole -> si può definire il prototipo del genere. Combina ambientazione medievale ed esotica con elementi soprannaturali. L’aggettivo “gotico” compare nella sua seconda edizione e va inteso nel senso di “medievale”, esattamente come venne usato da Richard Hurd nel suo trattato “Letters on Chivalry and Romance”, che influenzò fortemente Walpole. La costruzione nell’atmosfera raggiunge livelli di insuperata efficacia con Ann Radcliffe che godette di immensa popolarità tra le generazioni romantiche nonostante la poca importanza letteraria che le è stata assegnata fino ad oggi. La Radcliffe fu subito riconosciuta come “inventrice di un nuovo genere narrativo”, il romance of suspence. Le sue spiegazioni razionali del soprannaturale furono spesso criticate e sono dovute al suo concetto di natura, vista come specchio della divinità e quindi del soprannaturale, prima che al timore della censura. I luoghi sono i veri e propri protagonisti del romance. L’importanza della Radcliffe nella storia del romanzo sta nella sua invenzione del linguaggio per descrivere il paesaggio. La sua pittura con le parole, fu ottenuta trasferendo in letteratura i principi e le regole della pittura per l’appunto: principi come il contrasto di luce/ombre e la variazione di prospettiva. Con le sue doti da regista e sensibilità scenografica, la Radcliffe guida l’occhio del lettore su paesaggi sociali e psicologici. Come la Radcliffe, la Austen sarà il prodotto delle stesse abilità del gioco dei contrati tra prospettive e luci, quindi dalla consapevolezza di molteplici e mobili punti di vista. 6. JANE AUSTEN E IL NOVEL OF MANNERS L’espressione “novel of manners” (= romanzo di costume, traduzione approssimativa) è usata per una serie di romanzi: Tom Jones, Evelina, Cecilia, Camilla, Belinda. Dopo Jane Austen, questa definizione apparirà di continuo perché le “manners” diventano la base del novel, ovvero il linguaggio con cui si esprimono le interazioni tra individuo e società. Le manners in generale sono espressione della struttura sociale e sono legate alla sua evoluzione, mentre quelle individuali sono appunto personali, il risultato del carattere e dell’intera “storia” socio-culturale dell’individuo, infine riflesso e misura della sua elegance of mind (raffinatezza psico- intellettuale, equilibrio tra sense e sensibility). Nel “romanzo drammatico”, Jane Austen fa sì che le manners raggiungano un atto grado di realismo, in modo da evitare che ci sia un giudizio morale. Questa scelta di opere, tutte caratterizzate da personaggi femminili, è una risposta all’obiezione ai limiti del mondo narrativo della Austen. Note sull’autrice-> educata in famiglia insieme ai fratelli e agli allievi maschi del padre. Com il suo brillante spirito critico, la Austen comprende subito la condizione di ingiustizia e di schiavitù della donna, come dirà esplicitamente in “Emma” Piuttosto che nei temi, la sua grandezza come romanziera sta nel linguaggio narrativo di una sottigliezza realistica straordinaria; linguaggio indiretto nell’agile uso in tutti i registri dell’ironia. Juvenilia: tre volumi composti tra i 14 e i 18 anni, pieni di burlesque, parodie, scherzi nonsense. 6 romanzi pubblicati tra il 1811 e il 1818, suddivisi in: - Steventon Novels (Northanger Abbey, Sense and Sensibility, Pride and Prejudice) - Chawton Novels (Mansfred Park, Emma, Persuation). CAPITOLO 3 1. LA CRITICA ROMANTICA FRA CATEGORIE ESTETICHE E DISPUTA IDEOLOGICA La critica del periodo 1790-1830 è ricca di produzione culturale, non dolo perché unisce istanze illuministe e romantiche, ma anche perché al suo interno si osservano fenomeni quali la messa in crisi della “repubblica delle lettere” e successivamente la ridefinizione profonda del suo significato. All’unità di uomini di lettere che esercitavano il pensiero critico, si sostituì um sovrapporsi di dispute ideologiche che segnalavano la necessità di una ridefinizione della critica con il pubblico, in presenza di nuove condizioni culturali e storiche. 2. IL POETA COME CRITICO, IL CRITICO COME EDUCATORE In Germania, S.T. Coleridge trovò un ambiente letterario che risentiva del dettato critico-filosofico di Kant e della radicalizzazione successiva di quel dettato da parte di Fichte. A inaugurare una comunità ideale di scrittori e lettori critici fu il gruppo dell’Athenaeum dei fratelli Schlegel. Per questa comunità, “la letteratura è teoria e la teoria è un tipo di letteratura”, mentre il procedimento critico non è trascendente ma immanente, emergendo dall’interno del testo oggetto di analisi. Stando all’idea che ala funzione della critica è educare il proprio lettore, Friedrich Schlegel sostituì l’dea della critica che crea il proprio lettore come dovrebbe essere, vitale e critico.
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2. VERSO UN PUBBLICO DI MASSA Inizialmente affiancata a chi aveva origini aristocratiche o alto-borghesi, la lettura di romanzi diviene gradualmente di pari passo con la diminuzione dell’analfabetismo. Si diffonde l’idea che la lettura dei romanzi diventi sempre più un’esigenza condivisa, in quanto modalità di fuga e rifugio da una realtà spesso opprimente. tuttavia, come conseguenza del propagarsi della lettura fra “i ceti bassi”, si manifesta immediatamente la volontà di controllare, censurare e “guidare” il lettore anche da parte dei direttori dei periodici dove venivano pubblicati i romanzi. 3. ASPETTI DEL ROMANZO REALISTA È sicuramente nell’Ottocento che il romanzo borghese riscontra il suo più grande successo, nonché la sua massima divulgazione. Il concetto di realismo costituisce il punto di partenza per la prosa narrativa del periodo, perfino nel caso della narrativa “fantastica”. La storia solitamente segue sempre uno stesso schema, con un/una protagonista giovane che dall’ingenuità iniziale, attraverso alcune peripezie, raggiunge la maturità e spesso anche un lieto fine. La differenza tra questi personaggi e quelli del secolo dei Lumi è che la società in cui essi si trovano a fare le proprie esperienze è di gran lunga molto più complessa rispetto a quella di anche solo 50/100 anni prima. Tutti i grandi scrittori, da Emily Brontë e le sue sorelle Charlotte e Anne, fino a George Eliot, Dickens, Thackeray, T. Hardy, sono concordi nel criticare la società di cui fanno parte e le sofferenze da essa stessa causate. Le conclusioni di intrecci inevitabilmente tragici spesso vengono manipolate allo scopo di fornire una cornice rassicurante e consolatoria alle storie narrate, come nel caso del finale di Jane Eyre di Charlotte Brontë laddove l0ordine ristabilito viene significato dall’esclamazione “Reader, I married him!” Della narratrice. 4. AL DI LÀ DEL REALE: IL RACCONTO “FANTASTICO” L’Ottocento vede fiorire il genere noir, che naturalmente deriva dal romanzo gotico romantico, raggiungendo una particolare ricchezza in questo periodo tanto da ramificarsi in diversi sottogeneri, da modello e da spunto ai vari “romanzi di genere” del XX e XXI secolo. Tra questi, il fortunatissimo giallo di Sherlock Holmes (1891) nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle. Nell’Ottocento, il fantastico come modo di raccontare è meno differente del suo modello romantico, inserendosi bene con il sottogeneri di romanzo assolutamente non realistico. A tal proposito, si pensa subito a “A Christmas Carol” (1843) di Charles Dickens, con il protagonista Ebenezer Scrooge, l’usuraio, e gli spiriti (i fantasmi) dei suoi Natali passato, presente e futuro, insieme al fantasma di Jacob Marley, il suo vecchio socio. Differenza tra: 1. Questo tipo di romanzo -> di evidente funzione morale, dove il soprannaturale insegna la retta via a un personaggio come quello di Scrooge, prima ravvenuto e poi “salvato”. 2. Un’altra storia come quella di “The Signalman” -> qui il soprannaturale assume un aspetto oggettivo e il protagonista alla fine della storia muore sotto un treno dopo aver fatto capire al narratore di sentire suoni e percepire figura inesistenti, che poi lo stesso narratore vedrà intorno al corpo del protagonista. Dickens però, non rivelerà mai se si trattasse di allucinazioni o fantasmi. Quando si esamina il fantastico vittoriano insieme al realismo si tende a considerarlo come una specie di ritorno al represso, e anche se può sembrare banale, può rivelarsi un esercizio funzionale. *es. come nella storia di Villette di Charlotte Brontë, la cui protagonista Lucy Snowe è bruttina, povera e inibita (simile per molti versi a Jane Eyre e alla stessa Eliot). La produzione di Joseph le Fanu si racchiude quasi tutta nella tradizione fantastica dei sottogeneri del gotico inglese e del mystery vittoriano. Le sue storie sono particolarmente interessanti perché tendono a rifiutare (come fece la Radcliffe prima di lui) gli effetti dichiaratamente soprannaturali, preferendo lasciare al lettore almeno la possibilità di una spiegazione “naturale”. Particolarmente significativa risulta la novella gotica “Camilla” (1872) che racconta la vicenda del rapporto vampirismo tra la protagonista e un lemure donna. Dracula costituisce il culmine della grande produzione ottocentesca di orrori gotici. A livello tematico, discende dalla Camilla di Le Fanu, sviluppando il sottogenere del “Vampire Tale” intensificandone l’atmosfera horror. Non è solo la figura imponente del conte Dracula a dare fascino al romanzo, ma 2. WALTER PATER - fu studioso e professore all’università di Oxford; - Contribuisce a liberare l’arte da ogni elemento etico e didattico; - Condisse una vita appartata, lontano dai tanto frequentati circoli artistici e letterali “Studies in the history of Renaissance” (1873) - qui l’autore esclude la possibilità di principi oggettivi e assoluti; Pater sostiene che è impossibile trarre certezze dalle esperienze, poiché l’esperienza stessa consiste in un “incessante flusso di impressioni, tutte assolutamente soggettive”. 3. OSCAR WILDE Forse non il più grande, ma forse il più famoso seguace di Pater, fu Oscar Wilde. Nato a Dublino, frequentò il Trinity College per poi studiare al Magdalen College di Oxford, dove insegnavano John Ruskin e lo stesso Pater. Entrambi ebbero una grande influenza sul giovane Wilde, ma quella recatagli da Pater fu la più profonda, tant’è che Wilde affermava che “The Renaissance” fu il libro che gli cambiò la vita. Wilde divenne un brillante divulgatore delle idee di Pater, ma travisandole in parte, portandole a volte a estreme interpretazioni; nei suoi scritti infatti, sostenne la sua necessità e volontà, non soltanto di liberare l’arte da ogni vincolo e istanza morale, ma di fare della propria vita un’opera d’arte, stando alla continua ricerca dal Piacere. Wilde si impose e si distinse presto sulla scena mondana e culturale londinese, con i suoi atteggiamenti anticonformisti e il suo abbigliamento appariscente e stravagante. Anche grazie alla sua satira sul falso perbenismo vittoriano, seppe creare un’immagine pubblica di sé che non fece che riscuotere successo. La sua ricerca continua di modalità espressive si esprimeva nei suoi saggi, racconti, fiabe, nelle poesie, nelle opere teatrali e nel suo famosissimo romanzo “Dorian Gray”. Nel 1883 pubblicò la prima raccolta di fiabe, “The Happy Prince and The Other Tales”. I racconti di Wilde sono fiabe colte, ricche di simbologia, quindi più comprensibili da parte di un pubblico adulto piuttosto che da uno infantile. ++ i saggi di estetica “The Key of Lying” e “The critic as artist” danno voce a una conoscenza dell’arte come un momento supremo dell’esperienza umana, la nuova religione incarnata dal dandy. Il 1891 fu un anno molto produttivo per Wilde: oltre alla pubblicazione di altri due racconti di fiabe “The House of Pomegranates” e “Lord Arthur Savile’s Crime and Other Stories”, ci fu la pubblicazione del romanzo “The Picture of Dorian Gray”. Quest’ultimo narra la storia di un giovane bellissimo che viene tormentato e avviato sulla via del vizio dal dandy Sir Harry Wotton, e che stipula una sporta di patto col diavolo per mantenere intatta la propria bellezza e giovinezza. Geniale è lo stratagemma del ritratto, simbolo della coscienza di Dorian, che invecchia al posto suo, finché il giovane, non sopportando più di vedere raffigurata nel quadro non solo la propria vecchiaia ma anche la bruttezza della propria anima, lo pugnala. Come spesso accade nei racconti incentrati sul doppio, Dorian muore all’istante e assume le orribili sembianze del ritratto, mentre questo torna a raffigurare di nuovo Dorian in tutto il suo splendore giovanile. Il romanzo, una storia gotica ambientata nella Londra contemporanea, fu uno scandalo per il pubblico vittoriano alla sua pubblicazione, in quanto venne considerato come un’esaltazione del piace e della vita trasformata in un’ora d’arte, ma può anche essere considerato come una complessa riflessione sull’ambiguità dell’arte, che come il ritratto è capace di cogliere la verità dell’uomo ma anche di rivelarne l’intima natura o perlomeno nasconderla. Oltre al racconto in sè, Wilde offre anche una prefazione al Dorian Gray, che è un po’ il manifesto dell’estetismo in sé per sé, composto da una serie di aforismi sull’arte e la bellezza. Il primo è “The artist is the creator of beautiful things” mentre l’ultimo è “All art is quite useless”. CAPITOLO 6: LA NEW WOMAN 1. LA NUOVA DONNA DA AFFERMAZIONE E DERISIONE L’ambiguo e contraddittorio ultimo decennio del XIX secolo, viene definito in tutta Europa come “fin de siècle”, e segnò in Gran Bretagna la fine dell’epoca Vittoriana per dare inizio a una fase di transizione e incertezza. Insieme ai dandy ed esteti decadenti, le new woman (nuove figure di donne che incarnavano un tipo di femminilità moderna e consapevole) sfidarono le rigide norme della morale sociale. La new woman veniva percepita come una minaccia alle classiche definizioni di femminilità; il dandy invece accusato di mettere in discussione l’ideale vittoriano di virilità. ++ cosa rappresenta la new woman? Sui giornali dell’epoca veniva rappresentata sulla bicicletta mentre fumava in pubblico, quindi come una donna spregiudicata. Come recita il titolo di un romanzo di George Gissing (The Odd Woman) che voleva ridicolizzarla, la nuova donna era una donna strana. È comunque incapace di adattarsi al ruolo tradizionale di moglie o di madre, poiché le donne hanno avuto accesso a un livello di istruzione che le precedenti generazioni non avevano raggiunto. 2. LE ORIGINI Lyndall, eroina ribelle del romanzo The story of an African farm, della scrittrice sudafricana Olive Schreiner, è considerata la prima New Woman della Letteratura Inglese e come un prototipo di quella moderna. Le new woman si battevano per la presenza uguaglianza di uomini e donne difronte alla legge, nella vita professionale e familiare, e contestavano fortemente la promulgazione di leggi come i Contagious Desease Acts. Tali leggi non solo avevano il pregiudizio che le donne dovevano essere sessualmente più inesperte e innocenti degli uomini, ma stabilivano che coloro che fossero risultate affette da malattie veneree (per lo più prostitute) Avrebbero dovuto essere forzatamente rinchiuse in ospedali specifici, i Lock Hospitals, mentre i loro contaminatori potevano rimanere impuniti e liberi di diffondere la malattia. 3. LA SCRITTURA DELLE NEW WOMAN La ribellione delle new woman ebbe modo di esprimersi in larga parte attraverso la scrittura letteraria e i dibattiti che essa suscitava. I loro romanzi e saggi rivelano una serie di contraddizioni e ambiguità ma che svelano i ben precisi dati comuni: un autonomo desiderio di autodefinizione, la determinazione a voler cambiare il futuro, la necessità di riforme politiche e sociali volte a migliorare la condizione femminile nella società del tempo. ++ Origine del termine New Woman: il significato del termine era e rimane alquanto ambiguo e contestato. Il nuovo tipo di donna fu designato in questo modo in un periodo in cui il dibattito sulla necessità di uguaglianza di parametri sociali fra i due sessi, si era fatta prepotentemente strada nella stampa inglese. Il termine comparve per la prima volta con le iniziali