Scarica RIASSUNTO MANUALE DI LETTERATURA E CULTURA INGLESE CRISAFULLI e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! IL MEDIOEVO Nel 410 le ultime legioni romane abbandonarono definitivamente l’isola e i Britanni si ritrovarono a difendersi da nuovi invasori provenienti dalla Scozia Settentrionale; i Sassoni, seguiti da Angli e Iuti risposero all’appello dei Britanni e dal 450 circa conquistarono l’isola. La lingua degli anglo-sassoni di origine germanica si evolse rapidamente discostandosi dal celtico e dal latino generando l’Old English. Nel 1066 William The Conqueror sconfisse l’ultimo re sassone Harold II ad Hastings. I normanni palavano il franco-normanno che diventò il linguaggio ufficiale della corte e della politica; la chiesa e la cultura alta si esprimevano tramite il latino mentre gli ormai sudditi di un popolo di dominatori continuava ad usare l’Old English che con gli effetti della vicinanza del francese e le sue radici germaniche si trasformò in una lingua composita: il Middle English. La letteratura inglese medievale è un fenomeno complesso e polifonico nella forma e nei contenuti, ed è importante tenere sempre bene a mente le influenze provenienti dalle altre letterature. Non bisogna neanche dimenticare che la soppressione dei monasteri iniziata nel 1525 e ripresa nel 1539 ha drasticamente ridotto il numero delle opere a noi tramandate. DA BEOWULF A MALORY La letteratura in Old English – quasi tutti i poemi anglo-sassoni che possediamo di questo periodo ci sono giunti in 4 manoscritti del X secolo: Cotton Vitellius A 15, Exeter Book, Vercelli Book, Junius XI. Il metro allitterativo e il linguaggio formulaico contraddistinguono la poesia in Old English, proprio come il poema epico Beowulf, caratterizzato da leggeri influssi cristiani oltre che dalla cultura germanica. La poesia elegiaca del periodo propone temi quali la perdita, il viaggio e l’esilio in Deor, Widsith, The Wanderer, The Seafarer, The Ruin, The Wife’s Lament. Gli anglo-sassoni tracciano i confini della propria identità grazie a la Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum (Beda). Il re Alfred fece tradurre questa opera come tante altre affinché si potessero risollevare le sorti della cultura locale, dando inizio al processo di volgarizzazione dei testi sacri. Quando i Normanni giunsero in Inghilterra la cultura anglo-sassone stava attraversando quindi una fase di piena maturità e questo spiega perché il sopraggiungere della cultura normanna non sia riuscito a cancellare del tutto le radici anglo-sassoni. La letteratura in Middle English: il Romance e il Dream Poem - nato in Francia in un contesto cortese, arrivato in Inghilterra il Romance subisce un processo di anglicizzazione diventando anche un genere delle classi medie. Il suo obbiettivo è la soddisfazione del desiderio perseguibile soltanto in spazio e tempo mitici e indefiniti; implica un progress verso un obiettivo finale e un combat tra due forze opposte. Attraverso la sua evoluzione, tramite testi come quello di Sir Gawain and the Green Knight, è evidente il processo di popolarizzazione del racconto cavalleresco e di apertura del genere a un pubblico di fruitori più ampio, ma anche il tentativo di rendere la vicenda mitica un contesto più realistico. La cornice del Dream Poem è costituita da un sogno o una visione. Derivante dalle letture classiche e dalle Sacre Scritture, consente di narrare tramite le voci del poeta e del sognatore il viaggio di un essere umano in un mondo al di là dell’ordinaria esperienza alla ricerca di una verità assoluta. Il maggior esempio di Dream Poem è The vision of Piers Plowman. Geoffrey Chaucer e le origini della letteratura moderna – Chaucer è il miglior rappresentatore della società inglese del ‘400. Grande viaggiatore, operò nell’ambito di numerosi generi come il romance, il dream poem e il fabliau (genere popolare e parodico che si prende gioco delle difficoltà quotidiane), ma l’opera più importante è The Canterbury Tales, impiantato alla maniera del Decameron di Boccaccio. Tramite quest’opera incompleta Chaucer delinea le caratteristiche e i componenti della classe media. Il suo stile, combinazione tra vecchio e nuovo, riesce a far esprimere al meglio l’ampio ventaglio di personaggi che ci offre. Il teatro medievale – Le prime rappresentazioni si svolsero nelle chiese durante le liturgie; i sacerdoti inscenavano i momenti della nascita o della passione di Cristo. Nel momento in cui uscirono dallo spazio ristretto della chiesa per dar vita a un teatro di piazza le rappresentazioni sacre si umanizzarono ottenendo una doppia dimensione (religiosa/quotidiana). I mistery plays costituiscono la testimonianza più completa. I drammi ciclici erano spettacoli cittadini organizzati in grossi borghi costituiti per lo più da artigiani. Lo spettacolo essendo messo in atto in pubblico era proposto a tutti ed era occasione di scambi commerciali. 2 a ragazzi. L’attore-autore deve appartenere a delle compagnie legalmente patrocinate da un nobile e il testo che scrive viene letto e corretto dalla compagnia. Il repertorio cerca di catturare ogni genere di spettatori ripetendo allo sfinimento i successi al botteghino. Stretto fra diversi limiti, l’autore deve attrarre con opere di varia attualità un pubblico in buona parte ignaro della tradizione letteraria e camuffare ogni pericoloso riferimento all’autorità. L’imitazione: Lodge, Greene, Kyd – il teatro elisabettiano esordisce con degli scrittori che vantano studi di retorica, la conoscenza delle lingue classiche e non raramente un’infarinatura di altre lingue nazionali. Grazie a questi autori contemporanei a Shakespeare l’opera teatrale riceve la sua legittimità dalla comunanza con la poesia e ricalca i modelli stranieri, soprattutto allegorici e pastorali. La traduzione elisabettiana: Marlowe e Jonson – L’imitazione di Marlowe trae dalle fonti straniere storie e trame: i modelli espressivi sono quelli classici. I suoi protagonisti detengono inesorabili la scena e sono gli unici capaci di argomentare mediante una fluviale amplificazione di argomenti e di ricchezza retorica. Nel Doctor Faustus l’operazione provocatoria lambisce le fondamenta della divisione fra bene e male mediante la figura dell’abile ragionatore Mefistofele. In Marlowe, tramite la traduzione dei modelli poetici e retorici classici, l’eccesso mostra vividamente le passioni. Ben Jonson ricalca tramite le sue opere gli impianti della commedia classica ed erudita di segno italiano; le sue opere si appoggiano alla schematica suddivisione dei personaggi in umori il cui eccesso ne spiegherebbe il comportamento in chiave quasi meccanica (vedi Every man in his humour). In conclusione, per Marlowe la traduzione delle forme classiche e rinascimentali è soprattutto la creazione di un linguaggio poetico elevato e iperbolico a scapito della trama; per Jonson è la creazione dei tipi inglesi ricalcati su quelli classici e rinascimentali e sulla formazione degli intrecci. IL TEATRO DI SHAKESPEARE. DALLA SCENA AL TESTO Shakespeare scrittore per la scena: fra occhio e orecchio – Shakespeare, ancor prima di diventare scrittore, era attore presso la Lord Chamberlain’s Men, e i suoi drammi furono pertanto frutto della sua esperienza come professionista. Proprietario del Globe Theatre, aveva interesse come attore, autore e imprenditore nella riuscita dei suoi drammi. Nonostante tutto ci porti a pensare che Shakespeare abbia potuto godere lautamente degli incassi delle sue rappresentazioni, non bisogna pensare che lui le scrisse per scopi prettamente commerciali. Shakespeare riesce a sposare le ragioni della scena, l’essere accessibile a tutti, con la ricchezza intellettuale e retorica del testo grazie anche alla società del tempo che glielo permetteva, in quanto era abituata all’ascolto di sermoni ricchi di figure retoriche e quindi la particolare articolazione poetica dei suoi drammi lo ha reso intramontabile. Il bardo riesce ad accontentare occhio e orecchio, facendo vivere la poesia sulla scena. Creava personaggi fatti per dominare la scena e per creare l’atmosfera fictional perfetta: l’attore doveva compensare alla mancanza di molti oggetti scenici facendo appello all’immaginazione del pubblico. Le proprietà del teatro shakespeariano: la scena aperta – ciò che caratterizzava il teatro elisabettiano erano la sua apertura, la sua multidimensionalità e la sua fluidità. L’apertura era dovuta alla struttura circolare del teatro che permetteva di guardare liberamente il palco senza alcun intralcio visivo. L’articolazione spaziale: orizzontale e verticale – La sua multidimensionalità riguardava sempre la struttura del palco, che grazie alla sua straordinaria ampiezza permetteva di moltiplicare l’azione orizzontalmente, usando ad esempio le due porte laterali. La dimensione verticale è creata invece grazie alle 3 aree esistenti della recitazione: sotto il palco, nel palco e sopra il palco; tutto allude a significati simbolici (sotto c’è il male, sopra il bene, il soffitto veniva chiamato heaven). Proprio perché Shakespeare tiene molto a queste allusioni chiamerà il suo teatro Globe Theatre (theatrum mundi): il mondo si presta alla rappresentazione teatrale perché i suoi abitanti sono già attori che recitano delle parti. Il simbolismo legato alla dimensione verticale della scena sarà fortemente presente in Amleto. L’antitesi fra stage e upper stage assume connotazioni più sociali che politiche o religiose andando avanti; in Otello questa dialettica si configura sempre nell’articolazione della scena in due aree lungo l’asse verticale. Fluidità, distanza variabile e rappresentazione dell’io – La fluidità riguarda il rapporto fra scena e platea, ossia fra attore e spettatore. Il palco permetteva, grazie alla sua ampiezza e alla sua profondità, di variare le distanze che intercorrevano tra azione e ricezione. 6 Il miracolo del teatro elisabettiano è stato quello di aver creato una drammaturgia privata, quella del soggetto che interroga sé stesso all’interno di una vasta area pubblica. La lontananza dal palco viene spesso sfruttata da Shakespeare per dare vita a scene pubbliche e formali dove occorre una visione panoramica da parte dello spettatore. Donne sulla scena – Shakespeare è il primo drammaturgo inglese a dare ampia voce a personaggi femminili, ed è il primo autore che permette al personaggio femminile di occupare di diritto la scena, il che è sorprendente se si considera che allora le donne venivano sostituite dai boy actors. Cleopatra mette in primo piano le proprie passioni e per questo è l’esempio più clamoroso da ricordare: è l’eroina Shakespeariana che si mette di più in mostra e in movimento riuscendo a catturare tutta l’attenzione. Lady Macbeth non è da meno, in quanto è capace di far sue anche le altre aree di recitazione, come quella pubblica e corale del banchetto. Le donne della commedia affrontano diverse difficoltà e quasi sempre si dimostra superiore all’uomo; diventa sinonimo di vita. LA PROSA DEL CINQUECENTO L’istruzione – Utopia di Thomas More è composto da un’aspra critica nei confronti delle pratiche e delle istituzioni sociali, politiche e religiose contemporanee e dalla descrizione del funzionamento legislativo e dei costumi degli abitanti di un’isola in cui viene praticata la democrazia diretta seguendo i dettami della ragione. L’intento didattico è presente in molte opere. Con la Riforma, in tutto il mondo protestante diventò importante che i fedeli potessero leggere la Bibbia nella propria lingua ed era fondamentale che le traduzioni fossero condotte sugli originali greci ed ebrei; la prima bibbia a dividere i capitoli in versetti e ad essere stampata con caratteri moderni fu la Geneva Bible scritta da rifugiati protestanti che lasciarono il paese durante il governo della cattolica Mary Tudor. Nel 1658 la Bishop Bible divenne la versione ufficiale utilizzata dalle chiese Il diletto – altre opere in prosa mirarono in modo più vistoso all’intrattenimento di un pubblico che si allargava sempre di più. Straordinario successo ebbe l’opera di Lyly Euphues: The Anatomy of Wit e del suo seguito Euphues and his England. Il nome Euphues significa ben formato, quindi lo stile eufuistico mirava ad ottenere documento che limitava i poteri della corona, riaffermava la supremazia del Parlamento e garantiva alcuni diritti fondamentali al cittadino, mandando in esilio permanente il re cattolico. La seconda parte del ‘600 è anche detta “età Augustea” o “neoclassica”, con esplicito richiamo al regno di Cesare Augusto seguito all’assassinio di Giulio Cesare. Così come nell’antica Roma, anche nell’Inghilterra di allora si apriva un periodo di stabilità e di prosperità economica, dovuta a una straordinaria espansione coloniale, a una rivoluzione agraria e a una grande rivoluzione industriale. Lo scetticismo e la sempre più maggiore esigenza della libertà di pensiero ebbero un risvolto positivo in quanto incoraggiarono la nuova scienza a sfidare le conoscenze legate al passato. IL TEATRO DEL PRIMO SEICENTO Guerre fra teatri – Dal punto di vista tematico, il teatro del primo Seicento si rivolge a considerare con matura sicurezza artistica lo stesso contesto londinese dove si rivolge, che diventa fonte di osservazioni comiche. Dopo aver superato la guerra contro i puritani e altri nemici del teatro, ora il teatro elisabettiano è libero di guerreggiare al suo interno. Al di là delle dispute poetiche e personali, la guerra è segno di molteplicità: sono aumentate le sedi e le scene possibili grazie ai teatri privati nati nella city; nasce all’interno della corte il genere del masque, insieme di balli, musiche, scenografie e poesie in cui eccelle l’opera di Ben Jonson. Un altro elemento che favorisce la moltiplicazione è la collaborazione fra autori anche all’interno della stessa opera che spesso presentano un doppio intreccio. Tre filoni principali – nonostante l’opera di Marlowe venga omaggiata o canzonata, non viene seguita; predomina l’eclettismo shakespeariano nella scelta di fonti e argomenti. Diventa evidente alla fine del periodo l’aggancio con i modelli continentali che porta all’adozione del fabulae e del linguaggio stilistico rinascimentale. Dai modelli imitativi del ‘500 si passa alle mode teatrali che comportano la creazione di sottogeneri che vengono utilizzati e sperimentati in ogni loro variante. In questo periodo di esuberanza è possibile rintracciare tre tendenze fondamentali: - prima fase (inizio 1600-1616): aggregazione del genere tragico con quello comico che porta alla creazione della commedia domestica; - seconda fase di maturità (inizio secolo – 1625): periodo contraddistinto dalle commedie di Jonson, Webster e Middleton; 10 - terza fase (1642): proliferazione dei generi favorita da Shakespeare, Fletcher e Massinger. L’aggregazione per generi La tragedia – nel primo gruppo di opere viene creato il genere teatrale domestico. La tragedia, tradizionalmente ritenuta la forma più alta e quindi la più adatta a provare lo status dell’autore moderno predomina la scena. Sono di questo periodo le tragedie di Jonson basate su un’attenta traduzione e selezione delle fonti classiche (es. Catiline). La tragedia domestica ha molto più successo: ha per soggetto un evento di cronaca nera e segna il gusto elisabettiano per la tragedia domestica e i fatti cruenti di cronaca. È questo il periodo delle grandi tragedie shakespeariane come Hamlet: fiorisce infatti il genere di tragedia di vendetta, dove l’analisi del male insito nel potere assume raramente tratti metafisici o iperbolici come nei protagonisti marlowiani. Si trova invece la ricerca della sensazione immediata e di una psicologia contorta e aggrovigliata, risolta sempre dallo spargimento di sangue o dal veleno. La commedia – l’orgogliosa creazione di un canone nazionale comico che non ha più bisogno di chiedere in prestito le trame si contrappone alla tragedia. L’osservazione dei costumi corrotti della Londra di inizio secolo e l’eccessivo moralismo dei puritani danno vita alla city comedy. La trama classica si basa sulla rappresentazione dei meccanismi economici e sessuali di creazione e sulla circolazione del potere e dell’autorità. Dekker aveva inaugurato il genere che ritorna anche all’argomento domestico. Anche Massinger omaggerà tardivamente questo genere riepilogando il teatro elisabettiano e giacomiano. La maturità elisabettiana – il successo di questo genere comico, concentrato sulla scena sociale in cui vive l’autore elisabettiano, si situa nello stesso periodo in cui compaiono le maggiori commedie di Jonson (es. Volpone, The Alchemist); i legami con la city comedy sono evidenti nella scelta dello sfondo londinese, ritratto tramite i disordini e i rumori della scena urbana. Jonson riesce a unire temi satirici locali con le fonti classiche rinascimentali. Grazie alla sapiente costruzione dell’intreccio la linea incalzante delle azioni permette di svelare le motivazioni profonde che si nascondono anche nei personaggi più grotteschi. Nonostante Jonson prediliga la creazione di umori, in queste commedie della maturità l’unione fra modelli esterni e il contesto inglese è cosi perfetta che ognuno dei personaggi ha ritrovato la sua lingua e il suo stile. A questo stesso gruppo appartengono le due tragedie principali di Webster che sono entrambe di ambientazione italiana, prefigurando il successivo orientamento principale della produzione, spesso tesa a ricercare un elemento forestiero ed esotico. Di Webster si ricorda la predilezione per l’oscurità fisica e morale, la fascinazione per il dettaglio truce, il gusto per la dissezione corporea e la tortura fisica e psicologica. Il contesto italiano permette di proseguire la finzione e di additare la corruzione di solito addossata polemicamente ai cattolici e la loro ossessione per il veleno. I drammi principali di Middleton invece segnano un ritorno alle caratteristiche jonsoniane dell’intreccio. In A Game at Chess raffigura i meccanismi del potere e mostra satiricamente personaggi storici dell’epoca, ma il suo capolavoro resta The Changeling. La proliferazione – nel terzo gruppo di opere assistiamo a una proliferazione dei generi segnata anche da una loro cristallizzazione. Si afferma in modo incontrastato la tragicommedia, nata da una contaminazione di generi. Presenta temi, elementi e trame tratte dalla tradizione europea: vengono però resi più esotici, classica preferenza dell’età carolina per l’avventura romantica. Beaumont e Fletcher maneggiano con sapienza lo stile tragicomico che spesso di sposa alla scelta di un’ambientazione esotica e alla selezione più corposa di fonti italiane e spagnole. Massinger sembra ripristinare le vecchie forme del miracle play in una specie di nascosta apologia cattolica in The Virgin Martir composta insieme a Dekker. Inoltre, riprende il modello jonsoniano della tragedia classica e tratteggia il tema della rivolta degli schiavi. Alla fine del lungo periodo elisabettiano e giacomiano sopraggiungerà la chiusura dei teatri (1642). IL TEATRO DEL SECONDO SEICENTO Il contesto storico e culturale L’istituzione del sistema monopolistico. La corte e le scene – nonostante i numerosi editti emessi dai puritani volti contro le rappresentazioni teatrali, durante il protettorato di Cromwell gli spettacoli teatrali continuarono in modo irregolare. Con lo scopo di ottenere il permesso per la messinscena autori come Devenant innestarono nei suoi drammi una nuova componente musicale che era meno contrastato dai puritani. Al termine dell’interregnum repubblicano il sovrano restaurato Charles II concesse il privilegio 12 commedia di intrigo o la London comedy. I luoghi e gli avvenimenti realistici conferiscono alle commedie un’impronta preordinata alla quotidianità urbana e i dialoghi adottano a modello quella conversazione arguta e spesso salace basata sul witticism che caratterizzava la vita della corte Stuart con le sue regole di comportamento, di divertimento e i suoi rituali mondani. L’influenza del teatro francese (Molière) è palpabile in quanto i personaggi francesi mostrano un disincanto che torna nelle commedie inglesi. Le figure ricorrenti di questa commedia sono rappresentate da una triade costante: ad una coppia di giovani amanti si affiancano da un lato il rake e dall’altro gli si contrappone il fop. Dal teatro al romanzo – la tradizione drammatica della Restaurazione, si rivelò un inesauribile serbatoio tematico e formale per la storia della letteratura inglese nel suo complesso. Al di là dell’influsso profondo e riconosciuto che essa esercitò sulla letteratura drammatica del secolo successivo è infatti proprio dalla trasposizione sulle pagine di commedie di costume e drammi barocchi e, dal riadattamento narrativo a cui questi furono sottoposti che ebbe origine la grande tradizione del romanzo inglese settecentesco. A livello diegetico viene attribuita la narrazione fortemente basata sul dialogo; all’ambientazione contemporanea e realistica si deve la capacità del pubblico di immedesimarsi; al dramma patetico e alla she-tragedy si deve l’interesse per le trame incentrate sulla sfera privata dell’individuo, in particolare di personaggi femminili; a livello mimetico si deve l’autonomia delle passioni che viene descritta attraverso il repertorio scientifico di segni del corpo tipico del teatro. Il teatro musicale e l’opera – nel periodo della Restaurazione l’edificio teatrale era stato immaginato come adatto all’allestimento di due tipologie distinte di spettacoli, quelli drammatici e quelli musicali, ciascuno dei quali aveva specifiche modalità di messa in scena. Le semi-opere coniugano perfettamente le scene di musica e canzoni a quelle tradizionali del dialogo. In questo contesto si sfruttano molto le possibilità illusionistiche offerte in campo teatrale dall’uso della prospettiva cui si associavano i sempre più complessi machine plays. Il masque è senza dubbio il modello implicito a gran parte della produzione semi-musicale. LA PROSA DEL SEICENTO La scrittura regale – James I, uomo di notevole cultura, nel trattato politico The true law of free monarchies e nel Basilicon Doron mostra come sia ancora strettamente legato a una visione estremamente conservatrice. Nell’opera Daemonology in form of a Dilogue afferma che il suo scopo è quello di convincere anche i più scettici dell’effettiva esistenza di maghi e streghe e della necessità di punirli in quanto strumenti di Satana. Empirismo e sperimentalismo – fra gli scritti di carattere filosofico – scientifico ricordiamo le opere di Francis Bacon in cui sono poste le basi della nuova scienza, ossia di un metodo empirico che aiuti lo studioso a comprendere i fenomeni naturali attraverso lo studio del particolare che possa arrivare a una verità universale. Messaggero di tempi nuovi, sostiene il diritto dell’uomo a considerare la natura come governata da leggi proprie, che l’uomo ha diritto di studiare in quanto creatura prediletta di Dio. Fra i filosofi-scienziati viene ricordato Thomas Hobbes, il cui pensiero materialista ed empirico si fonda sulla teoria del movimento secondo la quale la materia dell’universo sia costituita da atomi in continuo movimento. Un riflesso della sua visione materialistica si ritrova anche nel Leviathan (1651), dove traccia un quadro spietato della società umana per cui l’idea dello stato che viene proposta è legata alla necessità di difendere l’uomo da sé stesso, dalla violenza e dalle guerre che lui stesso potrebbe scatenare (homo homini lupus). Nello stato ideale descritto gli uomini hanno stipulato un patto reciproco con cui ognuno rinuncia a soddisfare le proprie inclinazioni naturali e un gruppo di individui è chiamato a far rispettare questo contratto. John Locke anticipa quelle che saranno le idee fondanti dell’illuminismo. Nella sua opera più famosa (Essay concerning Human Understanding) espone le sue teorie sulla conoscenza, basata sull’esperienza e sul dato sensoriale sempre relazionati a una dimostrazione logica. Nei Two Treaties of Government (1690) teorizza uno stato non basato sul diritto divino, ma sul contratto fra il popolo e l’autorità, il cui mandato può essere revocato in caso di negligenza. Per questi ideali è considerato padre del moderno pensiero liberale: questo principio avrà infatti conseguenze importantissime. Scienza e donna: il caso di Margaret Cavendish – Margaret Cavendish, duchessa di Newcastle, fu un personaggio molto noto per i suoi modi eccentrici. I suoi interessi intellettuali erano davvero insoliti a quei tempi: la sua decisione più rivoluzionaria fu quella di pubblicare sotto il proprio nome tutte le sue opere grazie comunque alla sua posizione privilegiata che glielo permise. Fu anche la prima donna ad essere invitata nella Royal Society ad assistere ad alcuni 16 esperimenti scientifici in un’epoca in cui alle donne non era permesso di partecipare. Margaret difese con passione il diritto della donna alla parità culturale con l’uomo in una lettera indirizzata alle università di Oxford e Cambridge. Scienza, utopia e altri mondi: la letteratura lunare – il grande interesse per le nuove straordinarie scoperte scientifiche infiammarono l’immaginario di scienziati e scrittori dando vita a scritti in cui fantasia e scienza sono strettamente uniti. Il creatore della letteratura utopica inglese, Thomas More, designerà il futuro genere utopico-fantascientifico con la sua Utopia (1515). Anche Francis Bacon in New Atlantis costruisce un progetto utopico su un sontuoso apparato mitico-simbolico di cui approfitterà per descrivi i nuovi prodigi della tecnica e della scienza. Mentre nell’opera di More il motivo ispiratore è di carattere morale e sociale, nell’opera di Bacon il tema centrale è quello del potere che deriva all’uomo dalla scienza fondata sullo studio della natura. L’isola si conferma come il topos privilegiato di questi racconti in quanto rende perfettamente l’idea dell’isolamento che preserva il luogo utopico da ogni possibile contaminazione con il resto del mondo. Una delle testimonianze più convincenti dello straordinario interesse suscitato nell’immaginario dall’invenzione del telescopio e dai nuovi modelli da questo svelati è il successo ottenuto dal romance fantascientifico The man in the moone di Francis Godwin. Questo testo infatti è fortemente influenzato dalle scoperte astronomiche del tempo che destavano la curiosità e lo stupore di tutti, sempre più coinvolti nell’avventura scientifica che stava trasformando i codici etico-culturali di un’intera epoca. In tale clima culturale acquistò nuovo vigore la letteratura lunare, genere che intreccia letteratura con scienza e che commenta e interpreta i significati e le conseguenze delle nuove scoperte astronomiche. Le congetture riguardanti le possibilità di vita sulla luna non sono una novità, ma risalgono alla tradizione classica e alla filosofia presocratica; nel Seicento divenne terreno di discussione fra gli studiosi. Nella seconda metà del secolo, all’entusiasmo suscitato dalla nuova scienza astronomica si sostituisce gradualmente un atteggiamento critico che da vita ad opere anticipatrici delle grandi satire settecentesche; Aphra Benn con The emperor of the Moon cerca di smentire la credenza che la luna fosse abitata, così come fece Thomas Shadwell. Il romanzo – a partire dalla metà del secolo iniziano ad apparire opere in prosa che preludono a generi letterari il cui completo sviluppo sarà evidente nei primi decenni del ‘700: il saggio straordinariamente si combina a un’intelligenza attiva e analitica. Donne diffida delle convenzioni sociali e affidandosi al wit (arguzia e paradosso intellettuale) attiva un processo di scoperta tortuoso che è espressione di tormentata aderenza a una condizione spirituale di crisi (es. Anniversaries che sgretola il modello tolemaico e i rapporti dell’uomo). Il senso di incertezza di chi scopre di vivere in un mondo dove tutto cade a pezzi può vedersi riflesso nella struttura frammentata dei Song and sonnets. Mancano le consuete celebrazioni della donna amata mentre viene resa centrale l’esperienza dell’amore. Spesso a parlare è un io libertino e promiscuo che si proclama alla ricerca di tutte le donne reclamando piena libertà d’azione. Uno dei contributi più notevoli di Donne alla poesia amorosa è infatti la celebrazione dell’amore reciproco come stato di pienezza totale e perfezione assoluta e trascendente il mondo del transitorio e del materiale. Contemporaneo di Donne è Ben Jonson, drammaturgo e autore di tre raccolte poetiche, oltre che di versi miscellanei. Considerato il maggior poeta dell’età giacomiana, Jonson pratica una poesia ben diversa: classicista, si rifà a criteri di equilibrio, decoro, disciplina. E diversamente da Donne che registra la crisi dei valori rinascimentali esaltando la dimensione individuale, Jonson si pone sulla scia dei classici latini. I suoi versi appaiono vigorosi e asciutti, depositari di quegli ideali senza tempo. Jonson curò poco il tema dell’amore, preferendo mettere in scena le sue frustrazioni di amante piuttosto che i suoi ardori. Nelle forme della satira e dell’encomio privilegiò i temi sociali e civili che lo portarono a parodiare vizi e malcostumi del suo tempo, ritraendoli in tipi umani i cui tratti salienti seppe abilmente cogliere in versi lapidari e fulminei. Fu un poeta prolifico e versatile: scrisse satire, elegie, delicatissimi epitaffi e odi che attestano la sua padronanza di un’ampia gamma di forme metriche e tonalità espressive; il suo esempio diverrà un punto di riferimento decisivo per un numero di poeti di più giovane generazione i quali si riconosceranno suoi figli e ne riprenderanno i modi e le tematiche. Poesia religiosa e secolare: George Herbert e Robert Herrick – la raccolta più memorabile e influente nel campo della poesia devozionale fu quella di George Herbert, The Temple (1633ca). sottilmente organizzata secondo la ricca metafora indicata dal titolo l’opera è un edificio di parole eretto in lode di Dio. Simile ai canzonieri d’amore nel registrare le gioie e i dolori dell’io poetico, non presenterà però un filo narrativo: l’organizzazione della raccolta herbertiana non si rifà al concetto del tempo, ma a quello dello 20 spazio; a strutturarla è infatti il gioco delle giustapposizioni e dei riflessi incrociati fra idee o stati d’animo, indicativi di un soggetto diviso, eternamente vittima dell’incostanza. Come Herbert, Robert Herrick è il poeta che più da vicino segue il modello jonsoniano, di cui stempererà però il vigore stilistico intellettuale e morale con una poesia di disinvolta eleganza, improntata a un tradizionalismo edonistico e paganeggiante. Herrick entrò a far parte del cenacolo di Jonson e fu devoto a una musa che per primo definì “Jocund”; privilegiò la stagione primaverile, le gioie dell’amore e la letizia di svaghi e feste campestri. Mentre Jonson è il poeta della satira e dell’encomio idealizzante, Herrick è il cantore di un edonismo lieve. Il bisogno di evadere nella letizia di un giorno di festa, di un mattino di maggio, o in effimere avventure galanti trapela un po’ ovunque nella poesia svagata e squisitamente superficiale di questo “Ariel dei poeti”. La sua voce finisce per tradire lo spaesamento di questa età: lo scettico disincanto che aleggia nei suoi versi è ciò che si ritrova al fondo della poesia che fiorisce presso la corte di Charles I – la poesia dei cavalieri. Dall’età carolina all’età della Rivoluzione (1640-1660): “Poeti cavalieri” e “Poeti religiosi” – negli anni ’40 si assiste a un fenomeno di una certa rilevanza: numerosi poeti passano dalla pratica della circolazione manoscritta, alla produzione dei loro versi. A spiegazione della scelta di dare alle stampe testi già circolanti nel decennio precedente fra gruppi ristretti di lettori si è ipotizzato il disperdersi di queste stesse élites di lettori e poeti dovuto ai dissesti della guerra civile. A questo dato politico-sociale si interseca quello storico che fece guadagnare ad alcuni l’appellativo di Cavaliers: denominazione che fra i gentiluomini di corte spinse il loro realismo fino a difendere con le armi la causa della monarchia e che è stata poi applicata ai poeti di parte monarchica oltretutto identificando in loro altrettanti Sons of Ben: discepoli di quel maestro il cui classicismo avrebbe fatto loro scuola. Sulla triade dei Cavalier poets (Thomas Carew, John Suckling e Richard Lovelace) influì anche la poesia secolare di Donne. Le modalità espressive privilegiate erano quelle che fondevano wit e galanteria. Preminente nella loro produzione è il tema dell’amore per di più accostato con mondano disinganno: si passa così dalla frivolezza artificiosa alla ribalderia libertina o al franco erotismo, non di rado ostentando un materialismo cinico e disilluso che tutto riduce a gioco dissacratorio e puro passatempo. Nuovi significati acquista anche il tema bucolico; la dimora rurale significativamente diviene difensiva island mansion. Allo spossessamento e alla ricerca di un altrove di quanto la rivoluzione ha cancellato può essere ricondotto anche Henry Vaughan; il poeta converte in tempio la natura e muove le sue creature alla ricerca di Dio. Se la sconfitta monarchica sospinge l’anglicano Vaughan verso un misticismo che muove a ritroso verso un passato più vicino a Dio, quella stessa crisi consegna all’esilio l’altro importante poeta religioso Richard Crashaw, convertito al cattolicesimo. I temi trattati portano in primo piano una religione che indica nei santi modelli di possibile eroismo spirituale; privilegia l’abbandono dinanzi a verità che non possono che essere registrate nel loro impatto emotivo: di qui una poesia che produce esaltazione dei sensi con l’accumulare immagini in un crescendo che sfuma l’identità degli oggetti fino a minare la loro consistenza. L’interregnum (1649-1660): Andrew Marvell e Abraham Cowley – il panorama poetico degli anni ’50 può vedersi riepilogato dalle opere e dalle stesse vicende di vita di due figure non solo politicamente antisettiche, ma disomogenee anche rispetto all’incidenza che ebbero sulle generazioni successive: il puritano Andrew Marvell e il monarchico Abraham Cowley. La produzione in versi di Marvell è quantitativamente ridotta, tuttavia resta uno dei testimoni privilegiati del suo tempo: conobbe personalmente i protagonisti della rivoluzione come Cromwell a cui espresse versi non propagandistici, ma abbastanza calibrati da dar voce anche al partito avverso. L’immaginazione del poeta è essenzialmente metamorfica: il gioco del wit si esercita in velocissimi mutamenti prospettici che sconfinano nel simbolo del conceit (metafora estesa); gli oggetti del mondo naturale vengono così trasfigurati in sostanza del pensiero. Nella sua poesia confluiscono la metafisica e il classicismo. Nel caso di Abraham Cowley il tema politico ha molta rilevanza e si afferma come cantore della modernità. John Milton (1608-1674) – Milton, grande paladino della rivoluzione oltre che grande poeta, ha 50 anni quando inizia a comporre Paradise Lost, poema che viene riconosciuto come capolavoro. I grandi temi della ribellione e della disobbedienza affrontati sono indirettamente connessi alle vicende storiche del periodo. La matrice culturale di questo poema appare come il frutto maturo e straordinario della lunga stagione umanistico- rinascimentale, i cui valori vengono assunti da quelli propriamente cristiani. 22 fioritura le cui manifestazioni non erano limitate alla sfera sociale dell’alta borghesia e dell’aristocrazia, comprendendo le classi medio-basse e proprio il trono: Elizabeth I ereditò dal padre il talento per la versificazione oltre ad un’eccezionale intelligenza. Nel periodo early modern tutta la vita era pubblica in Inghilterra e per questo le poetesse non scrivevano soltanto della propria sfera privata. La poesia femminile si cimentava con la sfera religiosa e politica oltre che con il mondo del lavoro; le poetesse scrivevano dell’amore, delle emozioni, della psiche nel tentativo di costruirsi un’identità artistica e politica. La poesia, la traduzione e il mecenatismo femminile di Mary Sidney Herbert, contessa di Pembroke – la poesia early modern si propagava tramite il sistema del mecenatismo, sviluppatosi prima alla corte della regina Elizabeth e poi nelle country houses governate da contesse e duchesse che incoraggiavano la formazione di coteries intellettuali dove la poesia fioriva e trovava sia lettori che critici competenti. Mary Sidney Herbert, sorella del poeta cortigiano Sir Philip Sidney fu la promotrice di un vero e proprio salon intellettuale, fondato inoltre su un protestantesimo convinto. Dopo la prematura morte del fratello dovette occuparsi delle sue opere lasciate incompiute e iniziò così la sua carriera di scrittrice con il progetto di tradurre i Salmi di Davide; Mary continua l’opera del fratello assecondando i suoi desideri, riuscendo così a rendere ogni salmo in una forma metrica diversa. La traduzione del Trionfo della morte di Petrarca è anche molto importante; dispiega gli elementi fondamentali della poetica del Petrarca per poi sovvertirli e questa scelta giustifica l’interesse poetico-estetico, ma anche politico-religioso. Isabella Whitney: una voce piccolo borghese nella vita quotidiana di Londra – La letteratura critica sulle opere della Whitney tende ad evidenziare il fatto che la scrittrice è la prima donna del periodo early modern a pubblicare i suoi versi, e che il motivo di tale scelta è di trarne guadagno. Non possiede né la ricchezza materiale, né il bisogno di esprimere un punto di vista politico o religioso e neppure il desiderio di rivaleggiare con un padre o con un fratello. Le sue motivazioni anticipano quelle delle scrittrici di oggi: ambizione, denaro, ma soprattutto il divertimento del lettore oltre che dello stesso poeta. The manner of the will è l’opera che l’ha resa famosa che prende come pretesto la partenza da Londra dell’autrice allo scopo di scrivere un testamento. Rielabora e combina due generi discorsivi tipicamente Tudor: il blasone per descrivere la mappa urbana (elenco particolareggiato del corpo femminile) e il testamento per denunciare il fatto che la povertà la costringe a lasciare la città e per vendicarsi di una società che le impone tale abbandono. Il canzoniere di Lady Mary Wroth: lo sguardo in alto di una donna nel Rinascimento – Lady Mary Wroth fu connessa per legami familiari all’ambiente letterario aristocratico forse più importante, quello Sidney-Herbert. Partecipò a numerosi masques di Ben Jonson. Morto il marito si ritrovò in gravi difficoltà economiche. Autrice del primo romanzo in prosa, The Countess of Montgomerie’s Urania, chiude l’opera con un canzoniere di stampo petrarchesco in cui gli occhi della donna non sono più sottomessi ma sono attivi, innalzati a guardare e giudicare. IL TEATRO DEL SETTECENTO FINO AL 1785 Il teatro al guinzaglio: dal pregiudizio dei moralisti alla censura politica – due sono le motivazioni principali dietro al Licensing Act del 1737: la prima trova origine nel secolo precedente nel giudizio antiteatrale dei puritani, contro le rappresentazioni teatrali in quanto sedi di ostentazione impura e di imitazione della realtà. La commedia della Restaurazione fu l’oggetto privilegiato di questa azione moralistica e riformatrice. Si aggiunse in seguito una seconda componente legata a una precisa fase storica della vita inglese: quella dell’ufficio di Robert Walpole, primo ministro di George II. La disapprovazione morale espressa dai riformatori e lo sfavore ideologico e istituzionale mostrato dai politici sfociò in un editto parlamentare, il Theatrical Licensing Act (1737). La necessità di regolare e controllare il teatro sommata alla volontà di mettere fine al continuo attacco mosso da alcuni drammaturghi nei confronti della famiglia reale e dei ministri del regno dette dunque inizio ad un complesso regime di censura. L’autorizzazione ad andare in scena, concessa unicamente dal Lord Ciambellano, limitò drasticamente il numero di teatri a cui era permesso operare (Theatres Royal di Drury Lane e Covent Garden, King’s Opera e Haymarket). Il repertorio del teatro diventò dunque conservatore nei temi, nelle forme e nei personaggi e si preferì mettere in scena opere vecchie con un consenso consolidato piuttosto che lavori nuovi. Il teatro inglese venne soffocato e mutilato quasi fino al 1968, anno in cui la censura teatrale venne definitivamente revocata. 26 Premessa - fino alla fine del XVIII secolo l’aspetto moralistico- didascalico dell’opera d’arte sembra perdere quella centralità riconosciutagli in precedenza. L’insegnamento risiede nell’espressione dell’emozione, a cui si riserva spesso un duplice valore e che diventa la cifra della produzione seria dell’intero secolo, sia in campo tragico che in campo comico. Il nuovo tipo di commedia che ne deriva esalta l’azione morale a scapito del comportamento sociale, privilegiando i sentimenti della benevolenza e della carità umana sulla frivolezza mondana, l’inconsistenza morale e i costumi disinibiti caratterizzanti le opere teatrali di ambito cortese e cittadino del secolo precedente. Un passaggio simile si trova anche nel dramma serio di stampo storico a cui si affianca il dramma borghese, genere ibrido molto importante per la storia del teatro europeo. L’affermazione dell’etica borghese comporta il rifiuto di quei valori aristocratici che avevano caratterizzato il secolo precedente. Il cit sbeffeggiato della Restaurazione è diventato ora un onesto mercante, parte più forte di una società come quella degli Hannover in cui l’intraprendenza mercantile del singolo è addirittura premiata. Il repertorio Una Talia confusa: la commedia morale e la commedia sentimentale – un apparato politico-culturale che imponeva la censura nei confronti di riferimenti politici, avvenimenti storici o personaggi esistenti era destinato semplicemente a rivoluzionare una produzione comica modellata dalla satira, dalla farsa beffarda o della commedia mordace (Henry Fielding). A seguito dell’intervento del censore venne ad imporsi dunque un tipo nuovo di commedia, totalmente apolitica; questa nuova tipologia del comico si volse alla descrizione del sentimento nella sfera delle relazioni umane, governate da una preordinata giustizia poetica secondo la quale il vizio viene immancabilmente punito e la virtù altrettanto inevitabilmente trionfa. I personaggi dai costumi disinibiti e dalla moralità imperfetta vengono giudicati con occhio critico dal pubblico settecentesco, che rimane tuttavia disposto alla clemenza di fronte alla constatazione che i peccati veniali sono ampiamente compensati da una salda moralità di fondo, secondo quella strutturazione assiologica da cui prende vita la genealogia del figliol prodigo Tom Jones. La trama economica che caratterizza larga parte della produzione leggera della restaurazione è trasformata in un aggraziato intreccio sentimentale al termine del quale si retribuisce il sincero amore dei giovani amanti, mentre l’avidità e l’ipocrisia dei loro ottusi parenti