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Riassunto Manuale di Letteratura e Cultura inglese, Lilla Maria Crisafulli e Keir Elam, Sintesi del corso di Letteratura Inglese

Riassunto Manuale di letteratura e cultura inglese,a cura di Lilla Maria Crisafulli e Keir Elam, da pagina 3 a pagina 138

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 21/05/2022

GiadaVaie
GiadaVaie 🇮🇹

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Scarica Riassunto Manuale di Letteratura e Cultura inglese, Lilla Maria Crisafulli e Keir Elam e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! MANUALE DI LETTERATURA E CULTURA INGLESE IL MEDIOEVO Isola britannica nel medioevo successione di invasioni, scontri e incontri tra etnie e culture. Più lingue contribuirono alla lingua nazionale. Nel 410 le guarnigioni romane abbandonarono la parte centrale meridionale dell’isola, insieme a loro i britanni. Calarono nuovi invasori dalla Scozia settentrionale. I britanni fecero appello alla popolazione germanica, i sassoni, stanziati nelle foci dell’Elba, che presero possesso dal 450 confinando la popolazione. Loro parlavano una lingua di ceppo germanico. Nacque l’anglosassone o old English. La lingua cambia con la conquista normanna che si concluse nel 1066 con la sconfitta dell’ultimo re sassone. Nel X secolo i normanni parlavano franco normanno. Instaurarono un piano politico feudale francese. Chiesa usava il latino, gli abitanti l’anglosassone. Old l’English si trasforma in middle English perché a corte parlavano il franco normanno. A causa della peste si decimarono le forze lavorative maschili. Nel racconto di Geoffrey Chaucer i protagonisti sono pellegrini di fascia media che raccontano novelle, c’è una donna Wife of Bath. Letteratura inglese è molto influenzata da altre letterature, dalla rielaborazione delle fonti. Le opere si collocano a cavallo tra la produzione orale e quella scritta e la conoscenza era indispensabile alla loro fruizione. I testi sono giunti in larga misura anonimi. La soppressione dei monasteri dal 1525 al 1539 fece chiudere i luoghi destinati alla riproduzione e alla conservazione dei testi. I medievalisti romantici recuperarono i materiali e li rivisitano sulla base di una propria percezione del medioevo tesa a ridurre il divario tra l’uniformità e la staticità attribuite al mondo medievale e la vitalità e la multiformità dell’esperienza romantica. DA BEOWULF A MALORY 1.LA LETTERATURA IN OLD ENGLISH La cultura anglosassone è popolare nel Nord, fu soffocata dalle invasioni danesi fino a che il real Alfred creò un nuovo centro culturale nel Wessex. Ci sono giunti quattro manoscritti. Le caratteristiche formali della poesia in old English: metro allitterativo, linguaggio formulaico. Beowulf - poema unico esemplare della produzione eroica del suo tempo. Composto nell’VIII secolo narra la vicenda di un eroe scandinavo con riferimenti al mondo pagano e misterico, draghi e troll, da prova anche di influssi cristiani. Il protagonista è tratto dal folklore germanico, spirito è grave, aristocratico. I festeggiamenti seguono le imprese dell’eroe, il re distribuisce doni e scop cantano. La letteratura anglosassone propone temi come la perdita, il viaggio e l’esilio. Le più antiche sono Widsith e Deor di argomento pagano. The Wife’s Lament è la prima opera inglese che da voce a un personaggio femminile. Cynewulf produce testi di ispirazione cristiana. C’è la volontà negli anglosassoni di tracciare i confini della propria identità, storia. Re Alfred insistette a tradurre i testi dal latino al volgare attribuendo dignità al dialetto locale. Processo di volgarizzazione dei testi sacri. Quando i Normanni giunsero in Inghilterra la cultura anglosassone stava attraversando una fase di piena maturità. La cultura normanna non è riuscita a cancellare del tutto le istanze del passato, ma dà vita a un’interpolazione di istanze culturali, generi e di mezzi di espressione. 2.LA LETTERATURA IN MIDDLE ENGLISH: IL ROMANCE E IL DREAM-POEM Il romance cortese nacque in Francia e si diffuse con l’invasione normanna. Il romance in inglese ha differenze di forma e contenuto, tende a celebrare personaggi ed eventi della storia e della leggenda locale, assorbendo generi come l’epica, la chanson de Geste, la cronaca, la ballata eccetera. Aristocratici normanni usufruivano della produzione nata in suolo inglese in lingua francese, mentre il romanzo in volgare era della popolazione locale. I primi romances in inglese e erano rielaborazioni di quelli anglo normanni (prima metà del XIII secolo). I poemi inglesi erano di solito più lunghi e coprivano lo stesso lasso di tempo dando più spazio alle vicende giovanili. Il romance nasce nelle corti di Francia e giunge in Inghilterra nel XII secolo, genere delle classi medie e aristocrazia. Assume connotati più realistici e terreni, implica un combattimento tra due forze e un processo verso un obiettivo finale. In questo genere il poemetto Sir Gawain and the Green Knight è un esempio, uscito nell’ultimo quarto del XIV secolo in dialetto dei Midlands occidentali è anonimo, presenta il verso allitterativo di tradizione anglosassone che accosta nel ritornello di ogni strofa il verso rimato di stampo francese. Fa parte del ciclo bretone. Gawain è nipote di re Artù (pagina 10 trama). 1 Lo sfidante ha caratteristiche sovrannaturali, lo invita a rinnovare la tradizione del beheading game, il tempo prescelto è il ciclo annuale, fattori che testimoniano l’incontro del romanzo cavalleresco cortese e continentale con il folk style celtico e popolare. Prassi collocare una vicenda che appartiene a un passato mitico in un’Inghilterra delineata con dettagli contemporanei, desiderio di attualizzare il romanzo cavalleresco e di rintracciare mitologia delle origini della propria nazione all’interno della tradizione classica e continentale. È un’opera aristocratica e volta all’avventura, con vicende di tipo morale. È pubblicato con tre poemi di stampo religioso tra cui Pearl, esempio di dream poem. Dream poem: interpolazione di diverse tradizioni, ambientazione di stampo cortese, sogno di impronta classicheggiante, visione cristiana della Gerusalemme celeste. O un sogno o una visione sono la cornice di questo genere. Due voci narranti: quella del poeta e del sognatore, viaggio di un essere umano in un modo aldilà dell’esperienza ordinaria, la ricerca di una verità assoluta. 3.GEOFFREY CHAUCER E LE ORIGINI DELLA LETTERATURA INGLESE MODERNA Chaucer nato a Londra 1340, borghesia importanza stava acquisendo. Figlio di un mercante di vini, diviene paggio presso la corte di Edward III. Fa parte delle truppe inglesi nella guerra dei cent’anni e sposò una dama di corte. Vita attivissima: viaggi in Europa, tornava portando con sé manoscritti, nell’ultima fase si dedicò alla letteratura. Morì nel 1400. Riuscì a recepire la tradizione letteraria da antecedenti, riconobbe l’autorità, ma rielaborò con innovazione e modernità. Si deve a lui il fatto che il londinese divenne la lingua della letteratura. The Book of the Duchess fa uso di ottonari a rima baciata tipico del romanzo francese e propone l’espediente del sogno. Il sogno è anche in the House of Fame dove dimostra più approfondita conoscenza dei classici e della letteratura italiana. Al genere del romanzo dedicò Troilus and Criseyde con fonti diverse e un forte travaglio psicologico e morale dei personaggi con un narratore che comunica direttamente con il lettore. Canterbury Tales, una raccolta che non viene completata,. Nel general prologue presenta i pellegrini dichiarandone lo status sociale, abbigliamento e l’atteggiamento. L’AlterEgo dell’autore ma da lui del tutto di simile è il narratore, persona timida e poco dotata che riferirà parola per parola. Crea uno stile capace di abbattere le barriere tra materia scritta e narrazione orale. Lui visse un epoca di cambiamenti: rivolta dei contadini, la caduta di Richard II, l’espansione economica, livello culturale si stava alzando, l’inglese si affermava, il controllo della Chiesa e del clero sulla cultura e sulla politica veniva messo in discussione. Chaucer propone propone un’immagine contraddittoria della società, stereotipata e tradizionale, dinamica e realistica. Anche la scrittura: cita la Bibbia e letteratura classica. La donna Wife of bath è sanguigna e loquace, anticonformista, ebbe cinque mariti, rappresenta l’indipendenza femminile. Caratteristica del suo stile è attribuire ad ogni personaggio una voce narrante diversa e adeguata al suo status, cultura e temperamento, e di riconoscere anche donne, mercanti, artigiani e il clero. Materie e generi diversi si alternano, contrappongono e combinano, dando vita contenuti polisemici e stili variegati, modernità. 4.IL TEATRO MEDIEVALE Le rappresentazioni ecclesiastiche in latino si diffusero in Inghilterra nel X secolo e i cicli di temi biblici nel XIV e XV secolo. Nelle prime rappresentazioni l’altare fungeva da sepolcro, il diacono era un angelo, tre diaconi travestiti da Marie. Durante le funzioni liturgiche avvenivano le rappresentazioni. I tropi erano momenti fondamentali della liturgia. Personificazione, travestimento, spazi e luogo, dialogo erano gli elementi fondamentali della drammaturgia. Nel 300 fioritura di drammi ispirati alla Bibbia in spazi aperti in volgare che accostavano episodi secolari e contemporanei e finanziati da corporazioni di arti e mestieri. Il teatro era in piazza o ambulante. Erano esegesi degli episodi biblici dalla creazione al giudizio universale e al tempo stesso quadri di vita quotidiana. Mystery Plays. Era uno strumento di mediazione tra livelli sociali diversi. La capacità di combinare didattica e intrattenimento. Veniva riscritta la Bibbia in un affresco comico. Le rappresentazioni erano su pageant o carri che si muovevano, le azioni erano statiche o in spazi limitati. Il carro rappresentava il mondo terreno, sopra in una struttura vi era il mondo celeste, i personaggi infernali stavano nel suolo. L’allestimento veniva in uno spazio fisso di forma circolare che che garantiva maggiore mobilità. Il pubblico interagiva. I plays si susseguivano. 5.THE BOOK OF MARGERY KEMPE E LE PASTON LETTERS 2 popolato principalmente da astrazioni, ma accanto a queste cominciano ad apparire dei tipi sociali, e a volte, anche dei personaggi storici. Inoltre, questi drammi accentuano il carattere ibrido che era già proprio delle moralità, che tendevano a mescolare elementi seri ed elementi comici. Gli interludi, sono, infatti, dominati dal VICE, che con i suoi collaboratori, è fonte inesauribile di riso. (Vice = la star del dramma che dirige l’azione e annuncia le sue diaboliche intenzioni al pubblico, con il quale stabilisce un rapporto privilegiato. È un abile manipolatore delle emozioni umane). Il termine “Interludio” copre una grandissima varietà di testi drammatici, molto diversi tra loro. Gli interludi venivano per lo più rappresentati nelle sale dei banchetti delle dimore signorili o a corte. Venivano anche messi in scena, però, nelle piazze, nelle chiese, nei cortili nelle locande, in sale municipali o anche nei saloni dei monasteri e di scuole. L’uso indiscriminato del termine “interludio” fa dedurre che l’espressione non venisse usata per designare un particolare genere drammatico, ma fosse piuttosto, sinonimo di rappresentazione drammatica tout court. N.B. Si è soliti, perciò, indicare convenzionalmente con il termine interludio tutta la produzione drammatica dal 1485 (data in cui il primo sovrano Tudor accede al trono), al 1576 (data di apertura del primo teatro pubblico a Londra). Nonostante la grande varietà di tematiche trattate, però, ciò che l’interludio non perde mai è il legame con il contesto politico, sociale e culturale. Sono questi gli anni in cui prende forma lo stato inglese moderno, in cui sempre più si afferma il potere centrale del sovrano e si costituisce la corte quale centro propulsore della cultura, in una Londra che vede aumentare la propria influenza, economica e sociale. Sono anche gli anni delle grandi controversie religiose, in cui l’unica cosa che resta costante è la fiducia in un teatro che possa modellare le coscienze e muovere l’opinione pubblica. Questo suo forte legame con il contesto politico, sociale e culturale rappresenta la maggiore differenza con il teatro delle moralità, il quale mirava ad avere un’applicazione universale ed era, quindi, del tutto atemporale. L’interludio, inoltre, contribuisce anche ad innescare i mutamenti di un periodo così travagliato, ad esempio: divulgando la nuova concezione dell’uomo e del mondo; in periodo riformista, facendo una vera e propria opera di propaganda; oppure elargendo consigli e ammonimenti, più o meno celati, al Monarca, al cui cospetto gli interludi venivano abitualmente rappresentati. Le compagnie che mettevano in scena gli interludi erano di due tipi: itineranti e non itineranti. Quelle non itineranti erano formate da gruppi di persone impegnate in altri tipi di attività, e che solo occasionalmente, si esibivano in rappresentazioni drammatiche. Questi individui potevano essere studenti o anche il cosiddetto personale della cappella. Oltre a questi gruppi amatoriali, troviamo, nel periodo Tudor, delle troupe professioniste e itineranti. È con l’interludio, infatti, che comincia la professione attoriale vera e propria. Nel passaggio dalle moralità agli interludi, il ridursi dell’impianto spettacolare fece sì che i drammi potessero essere messi in scena da compagnie ridotte, generalmente composte da quattro o cinque elementi che, per coprire tutti i ruoli drammatici, facevano ricorso al doubling, recitando più parti ciascuno. Gli attori erano generalmente al servizio di un patrono, in quanto essere li aiutava enormemente nella loro professione. Drammi del periodo Tudor (1485-1603):  “The Play of the Wether”, scritto da John Heywood, ed è un dramma all’insegna della conciliazione in cui otto postulasti si rivolgono a Jupiter per ottenere un tempo che sia più appropriato alle loro esigenze personali, e paradossalmente, il padre degli dei, seda la disputa lasciando, tra la soddisfazione generale, tutto invariato;  “Magnyfycence (1516), scritto da John Skelton, riguarda un principe di nome Magnyfycence, che viene sviato da sei cattivi consiglieri e diventa vittima della lussuria e dell’ira e cade in disgrazia. Viene poi salvato in exstremis;  “King Johan” (1538), scritto da John Bale viene considerato come il primo dramma storico inglese. Qui il protagonista, che le cronache medievali presentavano come un lascivo e codardo oppressore del popolo, diventa un martire che, per il bene del suo paese, sfida apertamente la tirannide papale. Nel presentare King Johah, come incarnazione drammatica di Henry VIII, il play mirava anche a vincere lo scetticismo del sovrano e a persuaderlo ad andare oltre con la Riforma; 5  “Respublica”, scritto da Nicholas Udall (opera appartenente al periodo del regno di Mary Tudor ed Elisabetta I), viene messo in scena da una compagnia di ragazzi, dove tutti i personaggi sono astrazioni. Si tratta di una moralità politica composta per celebrare l’avvento al trono di Mary Tudor. Ad ogni modo, il drammaturgo è estremamente cauto nel promuovere il nuovo stato di cose, ed infatti non viene sollevata nessuna questione di natura dottrinale;  “Gordoduc”, scritto da Thomas Norton e Thomas Sackville, rappresenta la prima tragedia regolare inglese e la prima opera drammatica ad adottare il blank verse, cioè il pentametro giambico non rimato destinato a diventare il verso drammatico per eccellenza. Tra gli anni ’60 e ’80 vengono poi messi in scena i cosiddetti “money plays”, così chiamati perché trattano tematiche di natura economico-sociale. Bersaglio della critica contenuta in questi drammi è l’avidità, ed il materialismo che domina la società contemporanea e della chiesa. Due importanti compagnie del tempo sono “I Lord Leicester’s Men”, e successivamente “i Queen’s Men”. I CONTEMPORANEI DI SHAKESPEARE 1.UN TEATRO PLURALE È proprio la pluralità il tratto forse più sgargiante del teatro elisabettiano, a cominciare dalla sua moltitudine di stori: ma non sono certo minori la ricchezza di temi, o quella pluralità di stili capace di collassare in poche battute l’aulico ed il grottesco, il poetico ed il popolaresco. Lo scrittore del teatro elisabettiano interagisce con una rete il cui protocollo di accesso è il modello dell’autore come poeta, ed è costituita da un repertorio sconfinato di fonti stilistiche e tematiche. L’interazione avviene poi in una nuova sede teatrale, aperta ad un pubblico meno selezionato di quello degli spettacoli di corte cinquecenteschi, ma segnata da diversi limiti alla libertà di composizione. 2.IL MODELLO POETICO E LE FONTI In questo panorama di nuove possibilità e costrizioni, non stupisce che l’autore elisabettiano debba innanzitutto decidere se presentarsi come una nuova figura di scrittore o come un esemplare moderno del poeta, già convalidato dalla tradizione classica e dal nascente canone inglese. Il modello prevalente è appunto il secondo. Il poeta è infatti una figura di più facile difesa rispetto alle frequenti accuse dei nemici del teatro, secondo cui questi nuovi autori “popolari” inciterebbero a imitare e meglio apprendere il vizio. Il primo teatro pubblico inglese fu il “The theatre”, che venne fatto costruire nel 1576 dall’attore e impresario James Burbage in una zona a nord della city. I principali teatri pubblici inglesi vennero tuttavia costruiti sulla sponda meridionale del Tamigi. Di norma il teatro aveva una struttura circolare a tre ordini di gallerie che davano su un palcoscenico a forma squadrata, aggettato su un cortile dove, attorno ai tre lati, si poteva trovare posto in piedi a poco prezzo. Il palco aveva due porte ai lati per l’ingresso e l’uscita degli attori, e sopra un balcone. Le rappresentazioni avvengono alla luce del giorno, senza possibilità di ricreare l’oscurità; la scenografia viene indicata con dei cartelli o crude immagini simboliche; le parti femminili sono interpretate da ragazzi. L’autore-attore deve appartenere a delle compagnie legalmente patrocinate da un nobile, altrimenti viene equiparato ad un vagabondo. Il testo che scrive, spesso in collaborazione con altri, viene coralmente letto e corretto dalla compagnia, e spesso è solo il nome di questa a comparire sul frontespizio delle opere pubblicate. Nella sua eterogeneità, il repertorio cerca di catturare ogni genere di spettatore, ripetendo allo sfinimento i successi di botteghino. Spesso, inoltre i teatri vengono chiusi a causa di disordini e pestilenze. Stretto fra questi limiti, all’autore spetta attrarre con opere di varia attualità un pubblico in buona parte ignaro della tradizione letteraria, e insieme camuffare ogni pericoloso riferimento all’autorità. Tornando alla questione intrapresa precedentemente, date le limitazioni tanto della scena quanto del contesto, l’opera teatrale è costretta a fare appello all’immaginazione dello spettatore e alla sua capacità di raffigurarsi la scena, creata, più che da ciò che viene mostrato o dalle sorprese dell’intreccio, dagli accorgimenti poetici e retorici, dallo stile elevato e iperbolico fino all’eccentricità, e dal richiamo alla miriade di fonti. Il criterio generale che rende pertinenti tali fonti è l’allusione. Così il passato rimanda al presente: la storia antica, la Bibbia, la storia della Chiesa, il passato della storia inglese, alludono sempre all’attualità. L’elemento straniero illumina quello domestico, ed il privato esemplifica il pubblico: infatti, 6 dietro alle singole vicende individuali, i personaggi illustrano le preoccupazioni tipiche dell’epoca moderna come il ruolo e la costruzione dei sessi in una società segnata da maggiore mobilità, non solo economica. L’allusione permette dunque all’autore di poter parlare di storia, religione e politica senza incorrere il più delle volte in severi rimproveri. Gli Elisabettiani traggono i loro modelli, poi, proprio dai paesi con cui sono in guerra diretta, quali la Spagna, o che sono la sede della depravazione e corruzione da loro collegata al Cattolicesimo. Possiamo dunque distinguere grossomodo gli autori elisabettiani di fine 500 in due diverse fasi: una fase di “imitazione” delle fonti, ed una fase successiva di loro “traduzione” poetica e tipologica. 3.L’IMITAZIONE: LODGE, GREENE, KYD Gli autori del teatro elisabettiano provengono dalle università di Oxford e Cambridge, o comunque da qualche forma di istruzione scolastica superiore. Il teatro elisabettiano, dunque, esordisce con degli scrittori che vantano studi di retorica, la conoscenza delle lingue classiche e non raramente una infarinatura di altre lingue nazionali. L’esplosione degenerativa del teatro elisabettiano si concentra di fatto nei pochi anni fra il 1586-1587, periodo di rappresentazione della “Spanish Tragedy”, e il 1594, anno della morte del suo autore, preceduta l’anno prima dalla morte del campione incontrastato Marlowe. Nel 1592 compare il celebre testo attribuito a Henry Chettle, “Groatsworth of Wit”, dove la descrizione della morte di Greene lascia lo spazio alla celebre invettiva contro il nuovo autore che si sta facendo bello con le penne degli altri, il “corvo” Shakespeare. Segno non solo che una nuova canonizzazione era in atto, ma che la polemica ora si svolgeva, oltre che ai nemici di teatro, anche alle sue nascenti fazioni. È questo, inoltre, il periodo di George Peele, precursore di alcune delle mode teatrali elisabettiani quali l’opera desunta dalla cronaca europea e la riattualizzazione della storia biblica. Questi primi autori elisabettiani scrivono anche teatro, anzi sembrano interessarsi soprattutto alla prosa e alla poesia, ed è infatti il modello del poeta a prevalere. Lodge scrive una “Defence of Poetry, Music and Stage Plays” per difendere le arti, quella teatrale incluse. Ad ogni modo, l’unica opera teatrale attribuita con qualche certezza a Lodge è “A Looking Glasse for London”, il cui evidente intento è additare la corruzione dei costumi agli abitanti della nascente metropoli londinese. Pur nello scarso numero di opere preservate, appare più significativa e coerente la produzione di Greene. La sua invenzione eclettica illustra perfettamente il rapporto dell’autore elisabettiano con i modelli e le fonti. Nelle sue opere i personaggi esprimono compiutamente la loro natura allegorica tramite lunghi dibattiti in un contesto arcadico e pastorale di derivazione italiana, in dialoghi che poco hanno di animazione teatrale, e con un’azione scenica quasi inesistente. L’opera teatrale riceve la sua legittimità dalla comunanza con la poesia, e ricalca, oltre alle trame ed ai motivi, i modelli stranieri. La prevalenza di questi modelli giunge al suo culmine nell’opera che consoliderà gli esperimenti elisabettiani e sancirà con successo di pubblico la possibilità di creare un teatro moderno, la Spanish Tragedy di Kid, autore cui pure viene attribuita una versione di Hamlet precedente a quella Shakespeariana. La storia contiene tutti i segmenti tematici e stilistici propri dell’appropriazione elisabettiana quali: il contesto apparentemente forestiero che permette al contempo di fingere che quegli stravolgimenti della psiche siano esclusivo appannaggio dei mediterranei; il gusto per la rappresentazione dell’intrigo di corte; ed anche il testo che oltre all’esagerazione iperbolica ricorre ad una moltiplicazione di frasi in latino. 4.LA TRADUZIONE ELISABETTIANA: MARLOWE E JONSON L’eccesso evidente della Spanish Tragedy è soprattutto una compresenza di modelli poetici e di fonti. Questa compresenza c’è anche in Marlowe (1564-1593), ma con un cambiamento: la sua imitazione trae dalle fonti straniere soprattutto storie e trame, ed i modelli espressivi sono quelli classici. Egli ribadisce la natura poetica dell’impresa teatrale e adotta lo stile elevato. I protagonisti detengono la scena e questo è reso possibile dal suo capolavoro poetico, ovvero il verso sciolto (blank verse) che diventerà il metro principale del teatro elisabettiano. La sua opera più importante ed anche l’unica prende il nome di “Tamerlane” (1587), caratterizzata da un enorme successo di pubblico. 7 Quello che probabilmente impressionò il primo pubblico fu l’autopresentazione nell’hic et nunc del tempo scenico e reale di un personaggio storico che aveva lo status di mito. È proprio l’ebbrezza di una convergenza di tempi distinti e distanti che costituisce gran parte del fascino del teatro storico di Shakespeare, rendendo il personaggio storico e mitico un “io-qui-ora” tramite la magia della finzione scenica. Essenzialmente, il dramma permette a Shakespeare di inventare per la prima volta la messa in scena dell’io nel contesto della storia inglese. In altre parole, l’uso dell’avanscena porta fatalmente all’esplorazione della personalità individuale: il dramma moderno prende il via proprio da queste circostanze apparentemente solo tecniche della scena. Un altro aspetto della fluidità del teatro elisabettiano è che si trattava di una scena pluriprospettica, la quale, proprio in assenza di un unico punto di focalizzazione, permetteva l’uso di tutte le aree recitative del palco e chiedeva agli attori grande agilità e abilità negli spostamenti e nei posizionamenti in scena. 6.DONNE SULL’AVASCENA Shakespeare è il primo drammaturgo inglese a dare spazio scenico e discorsivo alla donna, ponendola davanti al personaggio maschile. Un esempio di personaggio femminile che riempie la scena è Cleopatra, la quale mette in mostra le sue passioni attraverso il suo intenso momento d’ira causato dalla morte di Antonio, in un monologo sul suicidio (analogo ad Hamlet). Non c’è zona del palcoscenico che non sia dominio assoluto della regina egiziana. Altro personaggio femminile che domina la scena in tutti i sensi è Lady Mcbeth, la quale è capace, proprio come Cleopatra, di far sue anche le altre aree di recitazione, quelle più lontane dalla platea. Se le eroine tragiche di Shakespeare conquistano l’immaginario dello spettatore tramite la potenza della loro presenza scenica, ciononostante il territorio privilegiato per la rappresentazione della soggettività femminile non è tanto la tragedia, bensì la commedia shakespeariana. Mentre nelle tragedie la protagonista si presenta spesso come “coppia”, nella commedia la donna assume piena autonomia come soggetto-individuo. Le donne nella commedia attraversano da sole ostacoli e pericoli, che mettono alla prova la loro identità di genere. Quasi sempre, infatti, la donna shakespeariana si mostra superiore all’uomo, anche intellettuale. Date le convezioni del teatro elisabettiano, non sorprende che le sue eroine scelgano di recitare parti maschili. La donna travestita è invenzione del teatro italiano (Machiavelli), ma Shakespeare gli dà uno spessore inedito. In Shakespeare, infatti, il travestimento diventa occasione di autentica complicità fra personaggio e spettatore, che è l’unico messo a conoscenza dell’espediente adottato. Così la maschera permette al personaggio da un lato di nascondersi, ma dall’altro di svelarsi al pubblico, soprattutto tramite un altro strumento che il drammaturgo inventa nelle commedie romantiche, ossia l’a parte (aside) femminile, attraverso il quale la donna svela le proprie passioni e disagi chiedendo sostegno allo spettatore, al fine di usare il dolore come stimolo alla risoluzione. Ciò costituisce una tappa importante nello sviluppo del teatro moderno e della sensibilità psicologica e identitaria dell’uomo e della donna moderna. LA PROSA DEL CINQUECENTO I testi in prosa del 500 avevano per intento quello di seguire il principio oraziano dell’utile dolci, dell’unione tra utile e dilettevole come fine della poesia. 1.L’ISTRUZIONE… I maggiori prodotti dell’umanesimo inglese avevano come intento quello didattico. “Utopia”, scritta da Thomas More quando si trovava nei Paesi Bassi in missione diplomatica per re Henry VIII, è un dialogo in due libri. Nel primo critica le pratiche e le istituzioni sociali, politiche e religiose dell’epoca, nel secondo descrive il funzionamento legislativo e i costumi degli abitanti di un’isola immaginaria dove regna la democrazia e la ragione. Dilemma centrale dell’umanesimo: l’opportunità o meno per l’intellettuale di impegnarsi nel governo del paese e cercare di influenzare le decisioni. “The boke named the Governour” di Thomas Elyot è dedicato a Henry VIII, è un trattato di filosofia morale con citazioni classiche intesa a dirigere l’istruzione dei giovani destinati a ricoprire ruoli importanti. “The Schoolmaster” di Roger Asham è un trattato di pedagogia 10 sempre sull’istruzione: cosa il giovane gentiluomo è opportuno che sappia, il metodo didattico più idoneo e i passatempi onesti. Afferma che il maestro deve usare gentilezza e elogio, non violenza. Dall’umanesimo e dal protestantesimo si ebbe un impulso allo sviluppo della prosa: dai sermoni ai pamphlet religiosi. Tra i sermoni spiccano quelli del vescovo Latimer, per la vividezza e il materiale più disparato. L’opera di carattere religioso più popolare fu di John Fox “The acts and monuments of the church” dove si trovano vecchie leggende dei santi, cattoliche, esempi moderni di pia risoluzione, raccontando le sofferenze dei protestanti inglesi al tempo delle persecuzioni mariane. “Marprelate tracts” sono di un anonimo, satirici dal contenuto scurrile, vigorosi con linguaggio colloquiale. Con la riforma importante divenne leggere la Bibbia nella propria lingua, le traduzioni dovevano avvenire sugli originali greci ed ebrei. William Tyndale dall’esilio traduce, ma fu arrestato e giustiziato, ma gran parte della sua traduzione confluì nella prima Bibbia inglese. “Bishops Bible” (terza bibbia) fu la prima versione ufficiale nelle chiese. La riforma inglese portò indipendenza, autonomia nazionale, ma la rinuncia al patrimonio culturale di matrice cattolica. La soppressione delle istituzioni monastiche, delle loro biblioteche, le chiese spogliate delle immagini e archivi, della memoria storica. John Leland tentò di salvare i documenti, ma non riuscì a scrivere la sua storia, ma i suoi appunti fornirono informazioni e ispirazione ai discepoli elisabettiani. Simili furono le cronache in lingua inglese che mirarono ad alimentare il senso di identità nazionale di un paese reduce da guerre civili. Spesso questi lavori sono liste cronologiche di regnanti. Hall fissa il mito dei tutor e la sua opera fu incorporata nelle cronache di Holinshed, l’opera a cui William Shakespeare si rifece per i suoi drammi storici. Lo spirito patriottico portò ai resoconti di viaggio pubblicati in una raccolta. Il più sofisticato di Raleigh, che presentò la liberazione in nome della Virgin Queen della Guyana dall’oppressione spagnola. 2…. E IL DILETTO Altre opere in prosa nel regno di Elisabetta I mirano all’intrattenimento. Le traduzioni e gli adattamenti delle novelle trovarono grande favore, prima di tutte The Palace of Pleasure di William Painter nel 1566 che ebbe molti imitatori. Le fonti furono Boccaccio, Bandello, ma anche classiche. Lo scopo è anche didattico, di dare il giusto esempio, l’autore si preoccupa di specificare la morale di ogni storia. Negli anni 70 si sviluppò la narrativa cortese. The Adventure of Master F.J. di George Gascoigne narra le avventure amorose tra il cortese e sensuale con una donna sposata. La storia è presentata attraverso i dialoghi e la relazione degli eventi ad opera di un narratore che vi accompagni i propri commenti, ma anche attraverso poesie e lettere di F.J.. Le diverse fonti rendono la vicenda altamente ironica, mettendo in risalto la discrepanza tra la volontà iniziale di F.J. di ricoprire il ruolo codificato dell’amante cortese e la realtà della relazione. The Anatomy of Wit di John Lyly ha uno stile molto allitterativo, una sintassi costruita su antitesi bilanciate e l’uso cumulativo di analogie illustrative, paradossali, ricavate dalla saggezza popolare, dalla mitologia classica o dalle proprietà favolose della fenomenologia naturale. Narra anch’essa di un triangolo amoroso. L’antitesi è anche nell’analisi psicologica dei personaggi che dibattono le diverse opzioni di comportamento che si offrono loro e si propongono come esempi da cui trarre insegnamento. Lyly richiama l’attenzione sul desiderio degli inglesi di affinare la propria lingua e per questo ebbe molti imitatori. Lo stile di Lyly è l’eufuismo. Lo stile eufuistico mirava ad espandere le potenzialità della prosa inglese e a conferirle un rigore formale che potesse competere con la classicità latina. Le frasi perfettamente bilanciate, le antitesi protratte, similitudini ricercate, corrispondenze verbali, allitterazioni e assonanze. Anche vari personaggi shakespeariani parlano in stile eufuistico, con un chiaro intento parodico. Già alla fine del secolo il genere era diventato bersaglio di parodia, anche dallo stesso Lyly. Fu anche un fenomeno sociale, in quanto gli uomini dell’epoca consideravano alla moda scrivere e parlare in stile eufuistico. Anche il romanzo in prosa di Philip Sydney, Arcadia, esercitò grande influenza sui contemporanei e sulle generazioni successive. Lui combinò il genere pastorale con il romance cavalleresco e alla narrazione in prosa intercalò delle egloghe. Di quest’opera esistono due redazioni: la old Arcadia è la storia delle principesse Pamela e Philoclea che nella foresta fecero innamorare due principi che si travestirono e sfiorarono la tragedia nel finale. Sydney venne allontanato dalla corte per essersi opposto al matrimonio fra la regina e il duca cattolico, infatti nel testo è presente un sottofondo di allusioni politiche. Nella versione 11 nuova dell’Arcadia Sydney aggiunse nuovi temi e personaggi, la vicenda divenne più eroica, epica e didattica. La narrativa degli anni 80 fu dominata da Robert Greene. Nella sua prima fase eufuistica associò il suo stile a una trama complessa che si fonda sui cambiamenti di carattere dei personaggi, nella seconda fase scrisse delle novelle che Shakespeare anche utilizzerà come fonti di ispirazione, nell’ultima fase scrisse i repentance pamphlets, dove condanna le follie della sua vita sregolata e propone il suo pentimento, e i cony-catching pamphlets, dove descrive la malavita londinese. I cony-catching pamphlets erano produzione in prosa popolare e realistica. In una delle sue opere il protagonista racconta le proprie avventure comiche e cruente mutando il tono per adattarlo ai temi e agli eventi presentati. L’Italia nel periodo elisabettiano viene presentata come terra di corruzione, intrighi, veleni e omicidi. Anche la produzione di Thomas Deloney fu popolare e realistica. Lui non ebbe un’istruzione universitaria, era un tessitore di seta e un compositore di ballate. Le sue opere erano ambientate tra gli artigiani e mercanti del passato. Lo stile era altamente drammatico: il lettore entrava attraverso i dialoghi e l’azione nella storia. La struttura della narrazione è divisa in scene, usa i singoli capitoli come unità narrative distinte, le scene risultano vivide. Inserisce nella narrazione canzoni e ballate. Il dialogo ha un carattere naturalistico e colloquiale, insolito nella narrativa del tempo. LA POESIA DEL CINQUECENTO 1.TRADIZIONE E INNOVAZIONE Nel 1579 Edmond Spencer pubblicò The Shepheardes Calender dove si presentò come il nuovo poeta, ma già in qualche modo classico. L’opera accompagnata da un ricco apparato di note esplicative firmate da E.K.. ‘Classico’ nel Rinascimento inglese comprende autori della tradizione greca e latina, italiani francesi. I modelli di Spencer sono le egloghe di Teocrito e Virgilio, Petrarca e Boccaccio, Sannazaro. Indica come modelli paritari per la poesia epica Omero e Virgilio, Ariosto e Tasso. Spencer incarna un’ansia di rinnovamento inglese. L’arduo bisogno di staccarsi dalle forme poetiche medievali è testimoniato da trattati pubblicati negli ultimi anni del 500. 2.TRADUZIONE COME INNOVAZIONE Uno dei mezzi per il rinnovamento fu la traduzione di autori classici e contemporanei. Lo sforzo era di rendere in lingua inglese forme nuove, schemi metrici e ritmici nuovi. Si tratta di appropriazione e rielaborazione. Il conte di Surrey pubblicò il primo esempio di poema epico in blank verse. Importantissima fu la traduzione dei Salmi, attività favorita dalla riforma protestante. La traduzione era intesa come sperimentazione ed espressione personale. Sir Thomas Wyatt fu il primo che tradusse i sonetti di Petrarca nella loro propria struttura e forma metrica. Fu in Italia in missione nel 1527 e solo nel 1525 Pietro Bembo aveva pubblicato le Prose della volgar lingua, dove Petrarca era stato reso il modello della lirica. Wyatt importò la forma del sonetto in Inghilterra. In molti lo seguirono, appropriandosi di forme e metri stranieri e adattandoli alle esigenze. La tematica era inserita in un contesto storico sociale del tutto diverso dal 300 italiano. Wyatt cancella le notazioni paesaggistiche di Petrarca, toglie i colori, la tensione spirituale di Petrarca lascia il posto ai tormenti e alla frustrazione di una concreta avventura cortigiana. La candida cerva di Petrarca è Laura, volta al cielo, la cui collana di diamanti è il simbolo di purezza che la rende intoccabile perché volta al solo Dio; la donna di Wyatt indossa una collana di diamanti, dono di un potente, ella è intoccabile perché appartiene ad un altro uomo e Wyatt non può far altro che retrocedere. 3.POESIA E CORTE L’ambiente che condizionò e influenzò l’attività poetica del 500 era la corte e il rapporto con i due sovrani Tudor, Henry VIII e Elisabeth I. La sorte dei poeti è legata al monarca. Sir Walter Raleigh fu favorito per un certo periodo di Elizabeth I per un’opera in cui si lamenta di un non meglio precisato errore che gli ha alienato il favore della sovrana. Il cortigiano era soggetto agli sbalzi d’umore del sovrano infatti tema ricorrente dei poeti è la fortuna, la dame fortune. Nel Canto a Cynthia Raleigh illustra il culto lunare della regina vergine, paragonando il cortigiano al mare che si muove a seconda del moto della luna, e se pure il mare tende a lei ella rimane irraggiungibile. I sonetti e le canzoni di Surrey presentano convenzionalità del tema amoroso, un tono di intrattenimento cortigiano, l’insistenza sulla figura di Cupido diviene 12 La complessità del periodo si rispecchia nel panorama letterario e culturale, caratterizzato da un contrasto fra vecchio e nuovo: la tradizione tolemaica forniva concetti e immagini a cui attingevano poeti e prosatori come John Donne problematizzandoli e ponendoli in discussione. Tutte le branchie della scienza erano minacciate dalla necessità del metodo empirico sostenuta da Francis Bacon, gli esperimenti di Harvey, il telescopio di Galileo che forniva prove sulla veridicità del sistema copernicano. Paradise Lost di Milton abbraccia la nuova scienza, infiammando l’immaginario dell’epoca. La corte era un luogo importante di attività letterarie e numerose erano le rappresentazioni teatrali: Shakespeare era ancora in attività nei primi anni del secolo e all’apice della fama. Gli intrattenimenti si sofisticarono durante il regno di Charles I e della regina Henrietta che portò dalla Francia un gusto raffinato che trovò espressione nel mecenatismo 2. 1660 – 1700 Con la restaurazione della monarchia con Charles II Stuart, la corte e la chiesa anglicana riconquistano gli onori e i puritani furono perseguitati e sottoposti a sanzioni. I cattolici furono emarginati ed esclusi dalla vita publica. I problemi che avevano diviso Charles I e il Parlamento non furono risolti: il re aveva promesso di governare tramite Parlamento, ma consolidò la propria autorità evitando di confrontarsi con esso, nascondendo le simpatie per la chiesa cattolica. La crisi si palesò e il re sciolse il parlamento, così il paese si divise in due partiti politici:  Tories – sostenevano il re come garante della stabilità sociale e politica. Conservatori, appoggiati dal clero anglicano e dai proprietari terrieri;  Whigs – aperti alla tolleranza religiosa, sostenevano il commercio e la libera iniziativa. Appoggiati da nobili gelosi del potere della corona, mercanti e finanziari, vescovi e sacerdoti e puritani dissenzienti. Entrambi i partiti erano uniti dall’impossibilità di accettare che alla morte di Charles II governasse il fratello James II, cattolico che salito al trono nel 1685 promulgò leggi senza consultare il Parlamento, facendo entrare i cattolici nell’esercito e nel governo. 1688 nascita di un erede maschio al trono. Ciò rese concreta la prospettica di una dinastia cattolica – iniziano i negoziati segreti fra Parlamento e William d’Orange, protestante, marito di Mary, figlia di James II. William sbarcò con un piccolo esercito e si diresse verso Londra mentre James fuggiva in Francia in esilio. La “Glorious Revolution” portò alla stesura del Bill of Rights (1689), scritto dal parlamento e sottoscritto dal sovrano, documento che limitava i poteri della corona, riaffermando la supremazia del parlamento, garantendo diritti ai cittadini. Mutamenti in campo letterario: Charles II aveva portato ammirazione per la letteratura ed i costumi francesi, esercitando la loro influenza sugli scrittori inglesi. La letteratura della Restaurazione legata agli eroici ideali aristocratici si esprimeva negli ‘heroic plays’, il cui tema era il conflitto fra amore e dovere. Il teatro della Restaurazione è legato alla commedia, il genere letterario più significativo e originale del periodo. I londinesi si affollavano nei teatri ad ascoltare le comedies of manners dove si rappresentavano, con dialoghi arguti e trame piccanti, i costumi corrotti delle classi aristocratiche, tramite personaggi che incarnavano i peggiori vizi dell’umanità. Parevano una dimostrazione della visione pessimistica dell’essere umano espressa dal materialista Hobbes nel Leviathan (1651) in cui ribadisce la natura predatoria degli uomini, che li spinge a lottare gli uni contro gli altri. La seconda parte del ‘600 è detta ‘età augustea’ o ‘neoclassica’ – richiamo al regno di Cesare Augusto seguito dall’assassinio di Giulio Cesare: periodo della storia romana che godette di stabilità politica e vide il fiorire delle arti e della letteratura. In Inghilterra, dopo il regicidio e gli anni della guerra civile si apriva un periodo di stabilità e prosperità economica dovuta all’espansione coloniale, alla rivoluzione agraria e alla rivoluzione industriale. Dryden fu una personalità significativa della Restaurazione. Lo scetticismo e la maggiore esigenza della libertà di pensiero incoraggiarono la nuova scienza a sfidare con maggior convinzione le conoscenze e le certezze legate al passato, che si rafforzeranno nel secolo seguente. Il termine ‘augusteo’ e quello ‘neoclassico’ indicano l’aspirazione all’eleganza formale dei classici, alla misura e al decoro. La poesia è didascalica, satirica, è esercizio intellettuale vicino alla prosa. È la prosa a dominare l’epoca – nasce il giornalismo, il romanzo e il saggio. È una prosa che diventa strumento flessibile, adatto al saggio giornalistico, trattati scientifici/politici, meditazioni religiose, biografie e autobiografie. 15 IL TEATRO DEL PRIMO SEICENTO 1. GUERRE FRA TEATRI Dopo aver sostanzialmente superato la guerra contro i puritani e gli altri nemici del teatro, il teatro elisabettiano era libero di guerreggiare al suo interno. Al di là delle dispute poetiche e personali, la guerra è segno di molteplicità: sono aumentate le sedi e le scene possibili, grazie ai teatri nella city. Non di minore importanza, nella corte si sviluppa il genere raffinato del “masque”, un insieme di balli, musiche, scenografie e poesia in cui eccelle l’opera di Ben Johnson. Un altro elemento che contribuisce alla moltiplicazione è la collaborazione fra autori, segnata da un’elevata specializzazione dei talenti e conseguenti attribuzioni delle parti a mani diverse. Molte opere presentano un doppio intreccio spesso affidato a due o più autori separati, al punto che talvolta diventa difficile non solo riconoscere chi sia responsabile delle varie parti, ma addirittura a chi vada prevalentemente attribuita l’opera. 2. TRE FILONI PRINCIPALI Più evidente, e conclamato sul finire del periodo, è l’aggancio dei modelli continentali, non solo nel rispetto delle unità drammatiche, ma anche nell’adozione delle fabulae e del linguaggio stilistico rinascimentali. Dai modelli imitativi cinquecenteschi si passa alle mode teatrali, alla creazione di sottogeneri che dominano la scena per alcuni anni e poi passano la mano ad altre sperimentazioni. Ne nascono tre fasi principali: 1. prima, che per lo più riguarda il periodo che va dall’inizio 600 fino al 1616, presenta un’aggregazione dei generi tragico e comico, segnata dalla sperimentazione nella tragedia e dalla creazione di una commedia domestica; 2. seconda riguarda una “fase di maturità”, contraddistinta dalle commedie maggiori di Jonson e dalle tragedie di Middleton e John Webster; 3. terza prende il nome di “proliferazione dei generi”, e riguarda il periodo che arriverà alla chiusura dei teatri (1642). 3. L’AGGREGAZIONE DEI GENERI 3.1. LA TRAGEDIA Nel primo gruppo di opere si segnala la predominanza della tragedia, tradizionalmente ritenuta la forma più alta, e quindi la più adatta a provare lo status dell’autore moderno. Sono di questo periodo le tragedie di Jonson basate su un’attenta traduzione e selezione delle fonti classiche. Ma è soprattutto la tragedia domestica ad avere successo, e domestica già nel senso familiare del termine, come mostra il caso della tragedia avente per oggetto un evento di cronaca nera, ovvero “Arden of Feversham”(1592). È questo il periodo delle grandi tragedie shakespeariane, in particolare di Hamlet: fiorisce infatti il genere della tragedia di vendetta, dove troviamo la ricerca della sensazione immediata risolta immancabilmente dallo spargimento di sangue o di veleno. 3.2. LA COMMEDIA A questa concentrazione di tragedie nei primi anni del 600, si contrappone la commedia, ovvero l’orgogliosa creazione di un canone nazionale comico che non ha più bisogno di chiedere in prestito per intero le trame. Dall’osservazione dei costumi decadenti e corrotti della Londra di inizio secolo, trae spunto il genere della “city comedy”. La trama tipica si basa sulla rappresentazione dei meccanismi economici e sessuali di creazione e circolazione del potere e dell’autorità. La produzione era stata inaugurata da Dekker, il quale poi, in collaborazione con Middleton, ritornerà all’argomento domestico. Alla mobilità economica e alla ricerca di avanzamenti è dedicata soprattutto la produzione comica di Middleton, tra cui ricordiamo “A Chaste Made in Cheapside” (1613). 4. LA MATURITÀ’ ELISABETTIANA Il successo di questo genere comico, concentrato non su una trama distante ma sulla scena sociale in cui vive l’autore elisabettiano, si situa nello stesso periodo in cui compaiono le maggiori commedie di Jonson. I legami con la “city comedy” sono evidenti già nella scelta dello sfondo londinese in “Epicoene”. Mirabile, in Jonson, l’unione fra i temi satirici locali (la corruzione, l’inganno, la sete di ricchezza) e le fonti classiche e rinascimentali. Grazie all’intreccio, le azioni permettono di svelare le motivazioni profonde che si 16 trovano al di sotto dei personaggi (anche quelli più grotteschi). In queste commedie della maturità, l’unione fra i modelli esterni ed il contesto inglese è così perfetta che converrebbe piuttosto dire che ognuno dei personaggi ha ritrovato la sua lingua e il suo stile, e non al contrario che un’idea o uno stile si sono incarnati meccanicamente in loro. A questo stesso gruppo aureo appartengono le due tragedie principali di Websters, “The White Devil” (1613), e “The Duchess of Malfi”(1624). Entrambe sono di ambientazione italiano, e questo tratto, prefigura anche il successivo orientamento principale della produzione, spesso tesa a ricercare un elemento forestiero ed esotico. Di Webster solitamente si ricorda la predilezione per l’oscurità fisica e morale, la fascinazione per il dettaglio truculento, il gusto per la dissezione corporea e la tortura fisica e psicologica. L’orrore e l’eccentricità, all’interno di queste tragedie, sono segno di una perversione morale e di una corruzione non più riparabile. Rispetto all’eloquente oscurità di Webster, i drammi principali di Middleton segnano un ritorno alla potenza jonsoniana dell’intreccio, di cui ricordiamo: “A Game at Chess”, una trasparente allegoria della contesa fra Spagna ed Inghilterra. Quest’opera è interessante per il modo in cui, inspiegabilmente superando all’inizio la censura, raffigura i meccanismi del potere e rende satiricamente personaggi storici dell’epoca. Il capolavoro di Middleton, inoltre, è “The changeling”, dove si ricapitolano tutte le fonti a disposizione dell’autore elisabettiano: l’ambientazione mediterranea come luogo in cui le passioni si scatenano, l’orrore e l’omicidio come simbolo icastico del male interiore, e la degradazione della donna. 5. LA PROLIFERAZIONE Segno distintivo di questa produzione è l’affermarsi quasi incontrastato della tragicommedia, nata da una contaminazione di generi, ma a sua volta pronta a strutturarsi con precise convenzioni di genere. Altrettanto notevole è la presenza di temi, elementi e trame tratte dalla tradizione europea: vengono però resi ora con una marca più evidente di esotismo, da collegare non solo alla produzione dell’ultimo Shakespeare, ma ad un più generale gusto per l’avventura romantica tipico dell’età carolina. Sono Beaumont e Fletcher a maneggiare con sapienza lo stile tragicomico. Di seguito, possiamo affermare che, non di rado la tragicommedia si sposa a una scelta di ambientazione esotica e alla selezione più corposa di fonti italiane e spagnole. A Boccaccio si richiama Middleton in “The Widow”(1652), e a Cervantes in “The Spanish Gipsie” (1653). Le tragedie di Ford, sembrano poi, molto avviate sulle tematiche dell’incesto, dell’orrore e dell’introspezione psicologica. Siamo arrivati quasi alla conclusione del lungo periodo elisabettiano e giacomiano: da lì a poco sopraggiungerà la chiusura dei teatri (1642). Al Phoenix qualche rappresentazione continuerà a svolgersi in forma clandestina. IL TEATRO DEL SECONDO SEICENTO 1.IL CONTESTO STORICO E CULTURALE 1.1. L’ISTITUZIONE DEL SISTEMA MONOPOLISTICO. LA CORTE E LE SCENE Nonostante i continui editti contro le rappresentazioni teatrali emessi dai puritani, i quali ordinarono la chiusura di tutti i teatri nel 1642, durante il protettorato di Oliver Cromwell (1653-1658) gli spettacoli teatrali continuarono, sebbene in modo irregolare, in diversi edifici della capitale adibiti a sede temporanea di rappresentazioni semi-clandestine. Al culmine del Protettorato furono proprio questi luoghi teatrali ad ospitare i primi drammi musicali di William Davenant. Allo scopo di ottenere il permesso per la mess a in scena, Davenant innestò nei suoi drammi una innovativa componente musicale, tesa a volgere l’attenzione del censore dall’elemento parlato dello spettacolo a quello cantato. Al termine dell’interregnum repubblicano, il sovrano Charles II, ben consapevole del ruolo essenziale che il teatro avrebbe potuto avere nel garantire il consenso popolare e dunque nel legittimare il rinnovato, ma ancora fragile, potere monarchico, concesse il “privilegio reale”. In pratica, questo atto rappresenta una forma di vera e propria “licenza”, che permetteva di fare teatro con l’approvazione diretta del sovrano. Davenant e Killigrew dettero dunque vita a due compagnie teatrali distinte, collegate direttamente alla corte, come è evidente fin dai loro nomi, rispettivamente la Duke of York’s Men e la King’s Company. Alla prima compagnia venne assegnato il teatro situato a Lincoln’s Inn Fields, mentre l’altra si installò al Red Bull, per poi spostarsi dopo breve nella nuova sede di Bridges Street at Drury Lane. 1.2. IL REPERTORIO E LE DONNE 17 3. SCIENZA E DONNA: IL CASO DI MARGARET CAVENDISH Duchessa di Newcastle, personaggio noto per i suoi modi eccentrici, è una delle prime voci femminili nella cultura e nella letteratura inglese, cosa insolita a quei tempi che poneva in una condizione anomala. La sua decisione più rivoluzionaria fu quella di pubblicare sotto il proprio nome tutte le se opere – tra cui la prima utopia fantascientifica scritta da una mano femminile ‘The Blazing World’. Fu la prima donna ad essere invitata dalla Royal Society fondata nel 1660 ad assistere a esperimenti scientifici. Insofferente alle limitazioni imposte al proprio sesso è anticipatrice delle future rivendicazioni femministe. 4. SCIENZA, UTOPIA E ALTRI MONDI: LA LETTERATURA LUNARE L’interesse per le nuove scoperte scientifiche infiammò l’immaginario di scienziati e scrittori dando vita a scritti in cui scienza e fantasia sono intrecciati. Il creatore della letteratura utopica fu Thomas More, autore di Utopia. In More il motivo ispiratore è morale e sociale, la società descritta si trova su un’isola, a significare un isolamento che preserva il luogo utopico da ogni possibile contaminazione con il resto del mondo. Nella prima parte del 600 possiamo inserire Francis Bacon con il New Atlantis, dove descrive dei prodigi della tecnica della nuova scienza. Il tema centrale è il potere che deriva all’uomo dalla scienza fondata sullo studio della natura. L’accademia scientifica di Salomone regge la vita dell’isola di Bensalem, che fu creata dal re Salomone con lo scopo di conoscere le cause e i moti segreti delle cose. Una delle testimonianze suscitata dall’invenzione del telescopio è il romanzo fantascientifico del vescovo Francis Godwin. La curiosità e lo stupore dell’uomo comune, coinvolto nell’avventura scientifica, stava trasformando i codici etico culturale di un intera epoca. Passato e futuro si confrontano dando forma a modelli di scrittura dove si intrecciano generi diversi quali il trattato scientifico e il viaggio immaginario. Acquistò nuovo vigore la letteratura lunare. Le congetture riguardanti le possibilità di vita sulla luna non sono una novità, ma risalgono alla tradizione classica e già furono rielaborate in racconti fantastici. L’opera di Godwin ha origine nel mito di Icaro che ritorna di frequente nella letteratura elisabettiana, ma che nel nuovo secolo perde le sue valenze negative configurandosi come un eccitante avventura. Nell’opera di Godwin del XVII secolo il mito e la nuova scienza concorsero per la prima volta a formare un racconto completo di vita lunare: un uomo che viene trasportato sulla luna da uno stormo di uccelli. Nella letteratura della prima parte del secolo frequenti sono gli accenni alla luna e ai suoi abitanti. Nella seconda metà del secolo si sostituisce questo ha un atteggiamento critico che dà vita ad opere anticipatrici delle grandi satire settecentesche, satire nei confronti della scienza. Finirono per contribuire alla fortuna del genere letterario che continuerà a svilupparsi nei secoli. The Blazing Word di Margaret Cavendish è pieno di strane creature che popolano il mondo e che assolvono una funzione specifica, nate dall’unione fra uomo e animale, ossia fra ragione e istinto, hanno il compito di esplorare la natura per ampliare le conoscenze della loro imperatrice. Sono esposte e discusse le più recenti scoperte della nuova scienza, dall’alchimia alla medicina, dalla mineralogia all’astrologia e alla cabala. L’accademia fondata dalla Cavendish si svela essere il vero progetto utopico di rifondazione globale del ruolo della donna proponendo un modello unicamente costituito sull’immaginario femminile. Il colloquio più esteso è quello dedicato a telescopi e microscopi. Il grande interesse suscitato dagli strumenti ottici percorre molta letteratura del 600 del primo 700. 5. IL ROMANZO A partire dalla metà del secolo appaiono opere in prosa: saggio giornalistico e il romanzo. William Congreve nell’Incognita indica le caratteristiche di un genere letterario che troverà piena attuazione nel grande romanzo borghese del secolo seguente: Romances give more of Wonder, Novels more Delight. Aphra Behn fece scelte personali letterarie insolite, considerate scandalose per una donna a quei tempi. Fu la prima scrittrice a guadagnarsi da vivere scrivendo, l’unica che abbia avuto l’onore di essere sepolta nell’abbazia di Westminster. Scrisse il primo romanzo epistolare moderno in lingua inglese. Nel suo romanzo più famoso mise al centro di un racconto per la prima volta la figura di uno schiavo nero, le tappe della schiavitù e del colonialismo. Lei dimostra un atteggiamento ambiguo nei confronti della schiavitù, la condanna per come viene praticata in Occidente, dove è un gratuito esercizio di crudeltà. John Bunyan era il rappresentante popolare del puritanesimo. 6. I SERMONI 20 Nonostante i molti segni di modernità e di spirito laico nella prosa del 600 e nonostante i progressi e la necessità di una visione più realistica delle cose, uno dei maggiori interessi rimaneva quello religioso e le raccolte di sermoni, trattati teologici o commenti a testi sacri. I sermoni sia scritti che orali godettero di una grandissima popolarità. Utilizzavano stili e figure diverse per suscitare l’emozione del lettore. Importante John Donne. I numerosi saggi e i pamphlets anticiparono nella struttura e negli argomenti il genere di saggistica che formerà l’ossatura dei giornali inglesi del 700. 7. LA PROSA DI MILTON Fondamentali per il successivo sviluppo del pensiero liberale sono le opere in prosa di Milton, i quattro trattati in favore del divorzio, Areopagitica in sostegno della libertà di stampa, The Tenure of Kings and Magistrates scritto dopo la morte di re Charles I per giustificarne l’uccisione. Milton parte dal concetto che tutti gli uomini sono nati liberi, per sviluppare il principio del contratto sociale in cui egli sostiene il diritto dei sudditi di ribellarsi al tiranno e di condannarlo a morte. Questo scritto, apprezzato dal parlamento puritano, fede dello scrittole l’apologeta del governo Cromwell. 8. SAGGISTICA E DIARI Molto importanti nel secolo, in prosa, i saggi, spesso moraleggianti e ricchi di aneddoti autobiografici, affari di Stato, argomenti politici o economici inframmezzati da commenti, riflessioni dell’autore, consigli improntati al buon senso, la conduzione di una casa, eccetera. Il giornalismo settecentesco era ormai alle porte, lo dimostrano i fogli stampati dal contenuto politicizzato e partigiano, come saggi sull’amore e il matrimonio, la religione e la scienza. Importanti furono i diari che tracciavano un quadro vivo e dettagliato degli avvenimenti di quegli anni. Il diario di Pepys parlava degli eventi del tempo, di quadretti di vita coniugale, della passione per il teatro e notizie sui drammi e commedie che godevano di maggiore successo durante la Restaurazione. LA POESIA DEL SEICENTO 1. POESIA METAFISICA E CLASSICISMO Nota dominante poesia cinquecentesca —> tensione verso unità e armonia Nota dominante poesia seicentesca —> è data importanza alla frammentazione a alla dissonanza. John Donne, autore di cinque Satires, di Elegies ispirate agli Amores di Ovidio, immette nella lirica amorosa toni spregiudicati ed irriverenti che gli derivano dai modelli latini. Nella raccolta Songs and Sonnets si ritrovano composizioni che celebrano l’amore reciproco come esperienza di supremo valore. I songs and sonnets non si presentano come raccolta organica di sonetti disposti in sequenza narrativa, ma come una collezione di poesie scritte in forme e metri diversi. Queste composizioni non sono destinate ad una sola donna né riconducibili ad un soggetto unitario, chi scrive dà voce ad atteggiamenti contraddittori, mostrandosi cinico e libertino, amante fedele ed appassionato. John Donne fu il maggiore esponente della corrente metafisica, sinonimo di ‘intellettualismo’ e ‘astruseria’. Caratteristiche della poesia di John Donne:  Propone un nuovo modello di interpretazione del mondo attraverso contrasti e instaurando un collegamento fra oggetti dell’esperienza sensibile e mondo della speculazione intellettuale e morale;  Amalgama pensiero e sentimento, trasformandoli l’uno nell’altro;  Trascrive esperienze di vita e sentimenti nei termini astratti del linguaggio filosofico e teologico;  Traduce concetti astratti in immagini e oggetti concreti;  Immediatezza espressiva prodotta da un linguaggio colloquiale calato in una situazione drammatica;  Forte intensità emotiva e passionale;  Diffida dalle convenzioni sociali, si affida al wit (arguzia e paradosso intellettuale) attivando un processo di scoperta tortuoso e affascinante;  Senso di incertezza visibile nella struttura franta dei songs and sonnets;  Nei componimenti amorosi mancano le consuete celebrazioni della donna amata —> ciò che è centrale è l’esperienza dell’amore;  A parlare è un io libertino che si proclama alla ricerca di tutte, reclamando piena libertà di azione, superando le convenzioni petrarchesche ed insistendo sul bisogno di reciprocità in amore; 21  Celebra l’amore reciproco come stato di pienezza totale e perfezione assoluta;  Contro al pensiero neoplatonico secondo cui l’amante può ascendere all’amore spirituale rinnegando il corpo donne insiste sul fatto che l’amore spirituale e trascendente è anche sessuale. 2. POESIA RELIGIOSA E SECOLARE: GEORGE HERBERT E ROBERT HERRICK Donne si cimentò anche in versi di carattere religioso, ma la più memorabile raccolta fu di George Herbert, The Temple, un edificio di parole retto in lode di Dio che però non presenta un filo narrativo: analogamente a Donne, l’organizzazione non si rifà al concetto di tempo bensì a quello di spazio. Ci sono incroci fra idee e stati d’animo di un soggetto diviso, vittima dell’incostanza. Donne gioca su violenti contrasti, mentre Herbert è consapevole della propria indegnità e si rivolge al Signore come colui che può essere dolce e severo, senza mai cessare di essere soprattutto amico. Robert Herrick segue invece il modello di Johnson con una poesia di disinvolta eleganza, improntata a un tradizionalismo edonistico e paganeggiante. Tutti i momenti festosi di cui il poeta seppe cogliere la fugace letizia in liriche leggiadre perlopiù brevi si trovano nelle sue opere. Lui è cantore di un edonismo lieve ma consciamente vissuto. Il suo bisogno è di evadere nella letizia di un giorno di festa. 3. DALL’ETÀ CAROLINA ALL’ETÀ DELLA RIVOLUZIONE (1640-1660): ‘POETI CAVALIERI’ E ‘POETI RELIGIOSI’ Negli anni 40, primo decennio dell’età della rivoluzione (1640-1660) numerosi poeti passano dalla pratica della circolazione manoscritta alla pubblicazione dei loro versi. Vengono dati alle stampe testi già circolanti nel decennio precedente fra gruppi ristretti per il disperdersi di queste stesse élites di lettori e poeti dovuto ai dissesti della guerra civile, e per l’intenzione di alimentare nel grande pubblico il sentimento monarchico e anglicano, con la divulgazione di scritti di autori legati alla corte o votati alla causa del re e alla religione anglicana. A questo si interseca l’appellativo di Cavaliers: poeti di parte monarchica, identificando in loro Sons of Ben: i discepoli di quel maestro il cui classicismo avrebbe fatto loro scuola. Nei cavalier poets, Thomas Carew, John Suckling, Richard Lovelace, influì molto anche la poesia secolare di Donne. Preminente infatti il tema d’amore accostato con mondano disinganno: senza nulla concedere al sentimento si passa così dalla frivolezza artificiosa alla ribalderia libertina e al franco erotismo che tutto riduce al gioco dissacratorio e puro passatempo. L’edonismo disinibito trova un correttivo severo nel ventennio rivoluzionario, testimone Lovelace he fu il solo ad assistere alla caduta della monarchia. Nelle sue liriche ritrovano valore i sentimenti dell’amicizia, dell’onore e dell’amore. Allo spostamento e alla ricerca di un ‘altrove’ di quanto la rivoluzione puritana ha cancellato può essere ricondotta l’opera religiosa di Henry Vaughan, Che converti in tempio la natura e mo se la ricerca di Dio farà le sue creature. Se la sconfitta monarchica lo sospinge verso un misticismo che muove a ritroso verso un prima più vicino a Dio, quella stessa crisi consegna all’esilio un importante poeta religioso: Richard Crashaw che abbandonata l’Inghilterra e si converte al cattolicesimo. 4. L’INTERREGNUM (1649-1660): ANDREW MARVELL E ABRAHAM COWLEY Il panorama poetico degli anni 50, età di Cromwell in Inghilterra e dell’esilio a Parigi della corte degli Stuart, poi vedersi riepilogato dalle opere di due figure antitetiche: il puritano e sconosciuto Andrew Marvell e l’acclamato poeta monarchico Abraham Cowley. La produzione in versi di Marvell è ridotta: conobbe e frequentò i grandi eroi della rivoluzione, Cromwell e il comandante dell’esercito Thomas Fairfax, e su di essi si pronunciò in versi tutt’altro che propagandistici. L’immaginazione di Manuel è infatti metamorfica e alla concentrazione sui dettagli su cui il poeta indugia si accompagna una percezione soggettiva. Nella poesia di Marvell vanno a confluire le due linee di sviluppo della poesia primo seicentesca: la metafisica e la classicista. Diverso fu il caso di Cowley in cui il tema politico ha un’indubbia rilevanza nelle sue poesie. È con le odi pindariche da lui tradotte e imitate che dà il suo apporto più significativo. Con tali composizioni si afferma come il cantore della modernità: quella crisi del sapere registrata luttuosamente da Donne si converte con lui in un inno agli eroi del nascente spirito razionale e scientifico (celebrati Thomas Hobbes e Francis Bacon che ha battuto il principio dell’autorità degli antichi). Inoltre loda Thomas Sprat, per il suo riformismo linguistico e per essere il fondatore dell’istituzione. 22