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Riassunto Manuale di storia del design, Dispense di Storia del Design

Riassunto del 'manuale di storia del design' con l'aggiunta di approfondimenti e appunti. Per motivi di caricamento non sono presenti immagini. PS: Il capitolo 9 non è presente.

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 26/02/2021

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alessia-bellucci 🇮🇹

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Scarica Riassunto Manuale di storia del design e più Dispense in PDF di Storia del Design solo su Docsity! CAPITOLO 1 DESIGN & DESIGNER La parola ‘design’ proviene dall’inglese e significa progetto. L’uomo progetta fin dalle sue origini ed più interessante interrogarsi su quando la figura del designer è diventata tale sia al livello sociale che professionale. Tra il 1700 e il 1800 si sviluppano le Accademie di Belle Arti e si formula così il concetto di ‘Belle arti’. Il design emerge con la 1° fase della rivoluzione industriale e si apre con la macchina a vapore di James Watt in Inghilterra (1763-1775), la macchina trasforma in energia il vapore acqueo e quindi mette a disposizione dell’uomo un’energia artificiale, che permette di prosciugare le zone profonde delle miniere evase dall’acqua; incrementando così l’estrazione del carbone. Viene anche applicata ai telai, con un forte sviluppo del settore tessile permettendo la crescita in molti campi. Si sviluppa così in Gran Bretagna l’industria come sistema produttivo dominante, sostituendo gradualmente la produzione artigianale. Si moltiplica la produzione di ghisa e ferro permettendo la nascita e lo sviluppo della rete ferroviaria inglese permettendo lo sviluppo l’urbanizzazione. La prima fase viene quindi definita meccanica, seguita a fine 800 dalla seconda fase elettrica grazie all’invenzione del motore a scoppio. Uno degli innovatori più importanti dell’epoca, Josiah Wedgwood finanzia artisti inglesi perché vadano a Roma a studiare i manufatti dell’antichità classica per delineare nuovi metodi progettuali e produttivi, portando allo sviluppo del disegno tecnico. Gaspar Monge formula la geometria descrittiva che permette al progettista di trasmettere con i disegni le informazioni necessarie per eseguire un artefatto con precisione. Si rende così possibile la separazione tra designer e artigianato. Il problema di migliorare la qualità dei prodotti industriali inglesi si presenta presto e il governo lo affronta promuovendo le ‘‘Government School of Design’’ di Henry Cole, che affronta il tema di come strutturare e diffondere il design. HENRY COLE E LA GRANDE ESPOSIZIONE DI LONDRA Henry Cole, appassionato degli sviluppi della rivoluzione industriale e del nuovo sistema ferroviario, da vita al primo di quel sistema ferroviario. Nel 1846 entra nella Society for the Encouragement of Arts Manufacturers and Commerce di cui è il presidente il Principe. Vi opera per organizzare esposizioni d’artigianato artistico e suggerisce al principe di far diventare internazionale un'esposizione nazionale, nasce così la ‘Great Exhibition of the Works of Industry of All Nations’’ che avrà luogo a Hyde Park nel 1951. Al concorso internazionale per la realizzazione della sede, vince Joseph Paxton, un noto progettista di giardini e serre che crea in occasione il ‘Crystal Palace’. La costruzione si basa sul montaggio di pannelli prefabbricati di ferro e vetro, modulari e smontabili. Questo palazzo rispecchia a pieno la modernità e le nuove tecnologie sviluppate. Seguiranno in Europa altri edifici per le esposizioni, quali la ‘Tour Eiffel’ del 1889 a Parigi. La Gran Bretagna decide d’implementare la formazione dei designer istituendo la ‘Gouvernment School of Design’ a Londra nel 1837 e poi la ‘School of Design’ di Henry Cole. Lui stesso nel 1846 da vita a una piccola azienda di prodotti in ceramica, incoraggiando gli studenti a fare esperienze nelle manifatture inglesi. 1 Nel 1845 progetta un servizio da te tutto bianco con cui vinse il concorso della ‘Society of Art’ per ‘oggetti d'uso destinati a elevare il gusto del pubblico’. In una relazione su di esso, si leggono considerazioni sulla sua funzionalità e l'esortazione a limitare la decorazione per contenere il costo. Il concetto base è Fitness and Price (adeguatezza e prezzo). Dal 1849 al 1852 Cole fonda e dirige ‘The Journal of Design and Manufactures’, uno strumento di divulgazione delle nuove idee sul design e sull'importanza del rapporto fra progettisti e produttori. Alla fine del 1948/9 , le ‘'Gouvernment School di Design’' sono ancora lontane dal raggiungere l'obiettivo per il quale erano state fondate e Cole viene incaricato per il loro riordinamento. Questo implica che si insegni non solo il disegno ma anche il progetto, questo è il principio di ‘coniugare scienze e arte’. Viene introdotta anche l’Art Botany, corsi relativi a un'attività manifatturiera e a diversi materiali: tessuti, rivestimenti, vetro, legno e ceramica. Questo approccio viene utilizzato per via dell'enorme disponibilità di nuovi materiali come ferro, ghisa e vetro e alle relative nuove lavorazioni. La nuova responsabilità dei designer è quella di dare forma e senso ai processi di artificializzazione che la rivoluzione industriale va sviluppando. NUOVE E ANTICHE MERCI All'interno del Crystal Palace i prodotti esposti erano di una grande varietà e provenienti da tutto il mondo, era una sorta d’emporio mondiale in cui erano presenti sculture, opere artistiche e oggetti tecnici, questi ultimi erano considerati i più interessanti. Questa discontinuità era dovuta alla difficoltà di elaborare un linguaggio adeguato alla rivoluzione che stava avvenendo in Europa. Le opere più interessanti erano presenti nella sezione americana, che presentava una serie di oggetti tecnici completamente attuali, venne battezzato ‘American System of Manufacturing', erano principalmente oggetti standardizzati dove l'intercambiabilità delle parti permetteva di sostituire le componenti guaste senza doversi disfare dell’oggetto stesso, le merci erano prevalentemente in metallo, lisce e non decorate per facilitarne la produzione. I questo periodo l’architetto Augustus Pugin, John Ruskin & William Morris affermano una nuova scelta progettuale anti-utilitaria e anti-classica per combattere l’industrializzazione. RUSKIN, MORRIS E LE ARTS & CRAFTS John Ruskin è grande critico d’arte che ritiene che la qualità dei prodotti artistici di una società sia direttamente connessa con la qualità della vita. Si fronteggiano quindi due posizioni: - Anti-tecnica, - Anti-industriale - Anti-urbana 2 La scarsa qualità degli oggetti è determinata dall'assenza di un metodo di progettazione adeguato ai nuovi modi di produrre -Dal circolo di Cole Rapporto arte-artigianato è il fondamento della libertà espressiva del progettista. -Di Pugin, Ruskin e Morris Anche le decorazioni rispondono a precise regole e tipologie d'uso: - Azzurro per i luoghi di riunione, - Giallo-rossastro per i pavimenti delle abitazioni, - Verde bottiglia i letti, - Rosso per mobili di negozi e luoghi di lavoro. CAPITOLO 2 VERSO LA PRODUZIONE DI MASSA Il movimento Art & Crafts si diffonde in Gran Bretagna con l’organizzazione di diverse città tra cui Londra, dove espone nel 1896 la scuola di Glasgow di cui è fondatore Charles Rennie Mackintosh. E’ così il successo del Glasgow style, caratterizzata da motivi decorativi come la rosa, inseriti in composizioni compatte e lineari con riferimenti celtici. Nel 1882 Mackmurdo fonda la Century Guild of Artists e di seguito introduce nella grafica di copertine, libri e schienali di sedie motivi serpeggianti di fiori e foglie caratterizzati dall'horror vacui. Le sue linee serpeggianti vengono in seguito battezzate ‘a colpo di frusta’, questa diviene una caratteristica nelle arti e nel design, quasi come affermazione del valore del ‘fatto a mano’ e della lavorazione artigianale. Nel 1892-93 sorge a Bruxelles l’Hotel Tassel progettato da Victor Horta in tutti i particolari: maniglie, vetrate e intarsi. E’ un'opera d'arte totale, che unisce la modernità delle colonnine in ferro e delle coperture in vetro a una assoluta continuità tra architettura e decorazione. È in atto la nascita di un nuovo stile: - Modern style in Inghilterra - Jugendstil a Monaco - Art Nouveau a Parigi - Liberty in Italia - Sezessionstil in Austia Dopo un secolo nasce un nuovo stile di rottura che cancella le distinzioni tra architettura e arte dando vita a un'opera d'arte totale. Questo è lo stile di nuovi modelli di vita per via dello sviluppo della nuova classe borghese, imprenditoriale, commerciale. La nuova borghesia vuole auto-rappresentarsi rompendo con gli storicismi ottocenteschi. Lo stile liberty si diffonde grazie alla nuova importanza della stampa e del commercio nella società borghese e all'ampliarsi del lusso internazionale. 5 Gli ambienti sono rigidamente divisi tra uomini e donne, il divieto di spostarsi o formare coppie li porterà all’estinzione. Henry van de Velde è un architetto, designer, artista e storico che diventa noto progettando la propria casa in Belgio nel 1895, ne disegna tutti gli interni e aderisce alle teorie della scuola estetica viennese (secessione viennese) ovvero, la volontà d'arte che permette all'artista di esprimere lo spirito del suo tempo senza distinzione tra arti maggiori e minori o riferimenti esclusivi all'arte classica. ‘Il palazzo della secessione’ a Vienna venne costruito nel 1899 da Joseph Maria Olbrich, è costituito da quattro pilastri che contengono una cupola luccicante costituita da un’intreccio di foglie d'alloro in rame ricoperti da lamine d'oro, che lasciano filtrare la luce all'interno. Sulla facciata troviamo un'iscrizione in oro che recita "A ogni epoca la sua arte. All'arte la sua libertà” La secessione è quella di un gruppo di artisti che escono dall'Accademia di Vienna, come Gustav Klimt, Hofmann, Olbrich, Moser. La loro rivista si chiama “Ver Sacrum" ovvero primavera sacra e i loro temi riguardano il nuovo stile che si riferisce a una visione sacrale della natura rappresentata in maniera simbolica. Questo stile è nato a seguito delle influenze dell’architetto Mackintosh. Nel 1903 Joseph Hoffman e Moser fondano le Wiener Werkstatte (laboratori viennesi) mettendo in rapporto artisti, architetti e artigiani secondo il modello delle Art & Crafts. I laboratori producono mobili, soprammobili, lampade, vestiti, gioielli, accessori e cartoline ma l'impresa più importante è il progetto di ‘Palazzo Stoclet’ a Bruxelles del 1905-1911 progettato da Hoffmann. Qui appare un’evolversi del linguaggio da sinuosità floreale A Barcellona con Antoni Gaudì abbiamo un’architetto legato al movimento nazionalista e un forte esponente del modernismo catalano. E’ autore dei famosi edifici la cui complessità delle forme è tale da avvicinarlo alle correnti espressioniste e simboliste. È sostenuto dal mecenate Güell per cui crea un famoso parco dalle forme morbide rivestite di piastrelle in ceramica e costruzioni cromatiche. E’ un parco volutamente pubblico che si affaccia sulla città. Ed è proprio nelle città che si costituisce un nuovo panorama visivo: - Pensiline delle metro a Parigi di Hector Guimard - Caffè e chioschi come quelli di Palermo disegnati da Ernesto Basile - Basile è un giovane architetto, interessante per la sua collaborazione con l’azienda Ducrot a Palermo , per cui progetta arredi che verranno esposti all'Esposizione internazionale di Torino del 1902. Il rapporto tra Basile e Ducrot si può considerare un importante anticipazione del design italiano sviluppato dal secondo Dopoguerra. In definitiva il nuovo stile si articola internazionalmente. In Austria abbiamo il superamento delle sinuosità estreme a favore di una maggiore geometria elegante che vede un’architetto come Hoffmann disegnare una poltrona dal significativo nome ‘Kubus’. Lo stile liberty oltre all’architettura, come linguaggio studia anche il logo, soprattutto uno che nasce in questo periodo e che segnerà intere generazioni è quello della Coca Cola. Con la fine del primo decennio del 1900, si apre una nuova fase di superamento del liberty verso forme caratterizzate da nuove decorazioni geometriche, questo stile verrà battezzato come Art déco. 6 a strutture geometriche. LA GERMANIA Il 1900 si apre con una situazione internazionale caratterizzata dalla stagnazione della Gran Bretagna e della scesa socio-economica di Germania e Stati Uniti, in questi ultimi si sviluppano processi relativi al design che segneranno molti anni a venire. Nel 1876 il governo tedesco invia un gruppo di tecnici alla ‘Centennial Exhibition of Arts Manufactures and Products of the Soil and Mine' di Philadelphia per mostrare la propria ripresa dopo la guerra di Secessione, ed è nel contempo, il luogo dove si misurano su scala internazionale i progressi della tecnica e gli sviluppi produttivi dei singoli paesi. I tecnici tedeschi però rilevano come la produzione Tedesca sia ancora inadeguata perché l’industria propone merci la cui competitività è affidata al basso costo, senza tenere conto della qualità. Da ciò nascono una serie di iniziative. Nel 1896 viene inviato a Londra l'architetto tedesco Hermann Muthesius come ‘attaché culturale', al suo ritorno viene nominato Sovrintendente del comitato per le scuole di arti e mestieri, dove vengono chiamati anche i migliori architetti tedeschi per insegnarvi tra cui: - Van de Velde a Weimar - Peter Behrens a Dussendolf - Hans Poelzig a Breslaus - Bruno Paul a Berlino Muthesius afferma la necessità che i prodotti tedeschi siano caratterizzati da uno stile semplice e sobrio per due motivi: 1°) La semplicità è più adeguata alle possibilità della lavorazione a macchina; 2°) Lavorare sulla base dei materiali e delle tecniche che il loro contesto offre. Nel 1907 Muthesius, Karl Schmit e Friedrich Naumann fondano il Deutscher Werkbund col programma di raccogliere la migliore arte, produzione, stampa e commercio. L'idea è quella promuovere la produzione a macchina sotto la guida dei progettisti. Il Werkbund cresce rapidamente e organizza assemblee annuali e apre sezioni in varie città. Vengono preparati elenchi di prodotti di qualità reperibili in negozi selezionati, con l'obiettivo di educare il gusto dei consumatori e degli stessi rivenditori. L'industria tedesca è in pieno sviluppo, ne è un esempio l’AEG, l'azienda tedesca di elettricità nata nel 1883 quando Emil Rathenau ottenne la concessione dei brevetti Edison sulla lampadina elettrica per la Germania. Nel 1891 in Germania viene varata una legge che impone una carrozzeria per la sicurezza degli oggetti ad alimentazione elettrica: nasce così il design della scocca, sia come protezione, sia come interfaccia d'uso e visiva con l’utente. Il design della scocca diviene un tema centrale per il design e l'affermazione sul mercato dei prodotti tecnici, tant’è che il figlio di Rathenau chiama nel 1907 come consulente artistico Peter Behrens che riformula integralmente l'immagine dell'azienda e mette a punto una serie di operazioni, che daranno vita a una prima esperienza definita corporate image, questo darà vita poi all'intuizione del brand Architecture. Peter Behrens oltre a modificare la struttura esterna ne modificherà anche il carattere tipografico disegnandone uno apposito, che prende il nome di ‘Behrens Antiqua’. Le lettere sono inserite in un esagono diviso da tre più piccoli, in riferimento all'alveare come esempio dell’efficienza industriale. 7 - Il rifiuto deliberatamente provocatorio della tradizione, - Lo ‘shock estetico’ , - La provocazione tesa a rimuovere la pigrizia intellettuale del pubblico addomesticato, - La costituzione in gruppi tramite manifesto d’intenti, - Sperimentazione di tecniche di rappresentazione alternativa a pittura e scultura. Nelle avanguardie si può distinguere tra correnti: - Astratte di tipo geometrico come il De Stijl, - Figurative dove permane la figura, il modo di ragionare sul simbolo come il Surrealismo. Il 900 ha visto una grande influenza reciproca delle avanguardie artistiche e delle tendenze nel design, questo vale anche per le neo-avanguardia che vengono definite posteriori agli anni 50, tra queste la Pop Art, Op Art , Minimal Art, Arte Concettuale. DE STIJL Il De Stijl nasce esattamente il 16 giugno del 1917, data riportata nell'introduzione firmata da Theo Van Doesburg sul primo numero dell'omonima rivista. Insieme a lui altri artisti seguiranno il suo movimento tra cui il pittore. Nel manifesto emergono chiari i passaggi fondamentali dell'avanguardia olandese che nasce come reazione alla prima guerra mondiale e all'individualismo che l'avrebbe provocata. Van Doesburg afferma l'estetica meccanica, resa possibile dall'impiego della macchina e propone uno stile elementare con mezzi elementari. Il protagonista più determinante sarà Rietveld, contraddistintosi per la visione libera del mobile in senso spaziale, il suo seggiolone per bambini propone le tipiche scomposizione per piani tramite i colori primari come segni caratterizzanti. La poetica De Stijl ruota sull'idea di sviluppare "l'astrattismo fino alla sua ultima meta’’ come sintetizzò Mondrian praticando la ricerca di una dimensione universale nella quale poter includere qualunque espressione. I tre elementi base della pittura vengono tradotti nella loro astrazione estrema: - Linea: orizzontale o verticale, - Colore: i tre primari, - Luce: il massimo del bianco, la penombra del grigio e la sua assenza nel nero. Lo spazio avrà inoltre una vocazione anti-gravitazionale e centrifuga, incentrata sulla rottura dei limiti volumetrici. Gerrit Rietveld libera i confini di questa scatolarità negli elementi di arredo, con la sua ‘sedia a listelli’ del 1918 che presenta piani obliqui vicini, non tangenti e non limitati in una forma conclusa, nata studiando le sedute di Frank Lloyd Wright. E’ nota come icona De Stijl da quando sposa il senso dei colori primari, divenendo la celebre ‘sedia Rosso-Blu’. Il colore sottolinea la concezione antica cubica e astratta: - Rosso e blu per i piani di seduta e schienale sorretti dalla struttura nera, - Tasselli terminanti in giallo quasi a suggerire una non chiusura in senso visivo. 10 Questa concezione sarà l’aspetto principale anche della celebre Casa Schroder progettata nel 1924. La proprietaria gli chiede di progettare un'abitazione per lei e per i suoi tre figli . Lei sogna uno spazio unico senza pareti divisorie. La soluzione pensata da Rietveld è nell’uso di pareti scorrevoli ma sono i colori a terra a definirne la divisione degli spazi stessi. Questa casa è l'anticipazione di tutto ciò che è moderno ne è un esempio la finestra, che aprendosi in maniera perpendicolare svuota l'angolo creando un rapporto continuo tra interno e esterno. All’interno abbiamo una scala che può diventare anche un luogo per riposare grazie a un piccolo sgabello posto a metà del percorso, diventando anche un luogo di privacy essendoci in corrispondenza un pannello che divide lo spazio e interrompe la scalinata. Per limitare la luce all’interno sono presenti anche dei pannelli in compensato colorati che vengono considerate come persiane. I mobili pensati per l’interno sono in realtà una denuncia alla ripetizione in serie, oltre questa casa incarna il De stilj attraverso la tridimensionalità e i suoi colori. IL FUTURISMO NEL DESIGN Di tutte le avanguardie storiche il futurismo è quello che si sposa meglio con lo sviluppo del design industriale celebrano infatti: - L’esaltazione della macchina anche in senso estetico, - Celebrazione della velocità, - Sintesi spazio-temporale, - Rifiuto del culto del passato, - Progresso sociale e urbanizzazione. Tra gli artisti che seguiranno questo movimento abbiamo Balla, Boccioni, Sant’Elia e Marinetti, segneranno una via d’espressione che influenzerà in modo decisivo molte correnti successive , basti pensare al Déco, Neo-Vanguardia, Archigram Inglesi e Radical italiani. Le 2 eccezioni che colgono nel segno di un progetto innovativo sono un vestito e una bevanda: - La tuta dello stilista Thayaht del 1919, il cui nome deriva dal taglio a ’T’ della stoffa che è pensato per limitare lo spreco di materiale e ottimizzare i passaggi di lavorazione anche in un'ottica industrializzata. - Il Campari disegnato da Fortunato Depero nel 1927 risulta essere un’inno alla forza dinamica dell'estetica futurista, grazie alla forma a imbuto con sezioni diagonali e alla totale trasparenza per esaltare il colore rosso della bevanda. Depero lavorerà e curerà tutta la grafica pubblicitaria e gli allestimenti per Campari, nel padiglione del 1927. Questo sarà il primo legame tra arte e industria grazie alla bottiglietta del Campari Soda. Depero crea una bottiglietta che non ha bisogno di aggiunte, questo perché essendo una bevanda industriale anche la sua confezione e il suo uso deve esserlo. La forma è il vero punto di forza, vuole ricordare un megafono per gridare al mondo questo movimento e rivoluzione che sta avvenendo anche nel quotidiano. Quest’opera è la più significativa perché ancora oggi la sua forma è invariata (LONG SELLER) 11 Per tutta la vita si dedicherà alla creazione della sua casa d'arte sorta nel 1919, era un atelier-laboratorio nel quale sperimentare il proprio universo linguistico futurista che vede nel 1957 la definizione attuale nella casa-museo di Rovereto. Numerosi sono stati gli autori contemporanei che hanno preso spunto, primo fra tutti Alessandro Mendini con i suoi arredi e oggetti per Alchimia. I Futuristi sono i primi a stabilire una modalità d’incontro tra il mondo industriale e la quotidianità attraverso il tema della pubblicità che viene utilizzata principalmente per comunicare e rappresentare, una nuova forma d’espressione. Un’altro tema che portano avanti è quello dell’ironia, dando vita alla prima idea e forma di design gioconda, spavalda e ottimista. IL BAUHAUS Nel novembre del 1918, la Germania è un paese stremato dalla guerra, tant’è che nel 1919 l'imperatore si dimette e il Congresso Nazionale si riunisce Weimar per diffondere la nuova costituzione. Proprio a Weimar nel 1919 nasce il Bauhaus, scuola di design che vivrà fino al 1933 quando verrà chiusa dai nazisti. Inizia tutto il 1915 quando viene comunicato a Van de Velde che per legge non può continuare a dirigere la Scuola d'Arti Applicate di Weimar. Lui stesso suggerirà al suo posto il nome di Walter Gropius che viene inviato Weimar nel 1919 con il compito di fondere la Scuola d'Arti Applicate (formazione artigiani) e l'Accademia di belle arti (formazione artisti). Il termine Bauhaus richiama il termine medievale ‘Bauhutte’, la loggia dei muratori costruttori di cattedrali. Una di queste cattedrali gotiche viene rappresentata anche sul manifesto di fondazione della scuola Bauhaus in forma di xilografia, essa è il simbolo dell’800 e della riforma antimoderna di Pugin e Morris, riproposto anche nella cultura espressionista. La scelta di questa figura riguarda il collegamento con l'architetto Gropius, infatti in quel periodo era co-fondatore del "Soviet per l'arte" di Berlino, una rivolta espressionista. Un'altra particolarità sono le 3 stelle che rappresentano pittura, scultura e architettura, le tre arti del disegno secondo Vasari e l'Accademia del disegno del 500 fiorentino. Tra le personalità chiamate da Gropius ci sarà anche Johannes Itten, teorico del colore che ha partecipato a esperienze delle avanguardie, prima il cubismo e poi l’espressionismo. Itten considera l'artigianato e il fatto a mano come valore, ritiene che la scuola sia una comunità perché gli studenti esprimano la loro interiorità e non per trasferire loro delle nozioni. Promuove linguaggi formali che incrociano arcaismi etnici, folklore tradizionale, espressionismo spiritualistico, un esempio è la sedia progettata nel 1921 da uno studente che diventerà famoso, Marcel Breuer. Qui Itten elabora una metodologia che riprende le esercitazioni che gli studenti svilupparono in precedenza nelle rispettive scuole con l’intento di reinterpretarle, chiamandoli a ideare composizioni astratte assemblando legno, ferro, vetro. Nasce progressivamente lo schema organizzativo della scuola: - Il corso di base, - Laboratori per materiali (affidati a 2 maestri: quello della forma e quello dell’artigianato), - Corsi teorici generali, 12 Nel 1918 gli studenti delle scuole d’arte di San Pietroburgo e Mosca chiedono la costituzione di liberi laboratori statali aperti agli studenti potendo così chiamare come docenti, artisti non riconosciuti dal vecchio potere, trasformando le vecchie classi in laboratori. Si vuole andare oltre all’idea di un’arte solo per il singolo e creare un arte collettiva , ovvero abituarci a essere meno suscettibili al cambiamento del gusto. Sono necessarie figure professionali adeguate alla progettazione di questa nuova realtà, Rodcenko che è artista, fotografo e grafico, incita studenti e professori ad abbandonare l’arte contemplativa per andare nelle fabbriche, per ideare nuovi oggetti, sviluppando così il rapporto arte-culturale. Uno tra i principali dibattiti è sulla differenza tra ‘composizione’ e ‘costruzione’ Sono anni in cui si promuove la comunicazione dei significati e dei valori della nuova società, ovvero quello di portare fuori l’arte dai musei e realizzarla nella propria vita. Nasce l’arte di propaganda che sviluppa un’ampia ‘comunicazione visiva di massa’ che non avviene per gli oggetti di uso ma attraverso altri oggetti che vengono articolati con geometriche suprematiste ovvero tagliando i volumi secondo diversi piani. Particolare rilievo assumono la grafica di manifesti, libri e riviste; El Lissitzky era un’architetto, fotografo, grafico, esperto di tipografia e montaggio che nel 1919 disegna uno dei manifesti che rappresenta meglio questo cambiamento, ‘Spezza i bianchi col cuneo rosso’. E’ un manifesto particolare per via della sua rappresentazione geometrico-astratta della vittoria dell’esercito sovietico sulle forze armate zariste. Nel 1920 a Mosca si fondono liberi laboratori artistici statali, diretti da Malevic e Kandinskij dando così vita ai Vchutemas con numerosi docenti provenienti dalle avanguardie ma anche con insegnanti tradizionalisti. Viene programmato come istituto tecnico-artistico per formare progettisti qualificati a rispondere alle esigenze di sviluppo culturale, economico e sociale del Paese. Si vuole mettere a punto un metodo di insegnamento oggettivo fondato sulle teorie del colore e della percezione visiva, valido per tutte le attività progettuali. Il dibattito dei Vchutemas si sviluppa intorno a 2 posizioni: - Formare artisti-progettisti - Abbandono dell’arte per affrontare la reale struttura delle cose 15 COMPOSIZIONE Preferenze estetiche soggettive e riguarda gli stereotipi borghesi COSTRUZIONE E’ costruzione della forma e del senso sull’uso dei materiali FAKTUNA: Concezione secondo cui sono la costruzione dell’oggetto, i materiali e il loro uso a dettarne la forma COSTRUTTIVISMO Rodcenko è contro le tradizioni legate alla decorazione e promuove la ricerca sulle proprietà dei materiali e sul loro trattamento tecnico e artistico. Nel 1927 El Lissitzky disegna la copertina a dell’almanacco della Facoltà di Architettura della scuola, è un fotomontaggio di una mano col compasso, nella scritta orizzontale ritroviamo ‘Vchutemas’ nella verticale e diagonale ‘Architettura’. Tra il 1927-28 i Vchutemas prendono il nome di ‘Vchutein’ e l’istituto superiore artistico- tecnico ne riorganizza la didattica rendendo tutto incentrato sull’andare contro le sperimentazione e affermando il ritorno all’ordine, portando alla chiusura nel 1930. Nel 1934 il regime afferma la nuova linea culturale, il realismo socialista che aveva come obiettivo quello di fondare uno stile nazionale, recuperando classicismo e monumentalismo ma anche le tradizioni locali. FRANCIA: DALL’ART DECO’ AL FUNZIONALISMO In Francia invece nel 1905 si inaugura un edificio abitativo costituito con una tecnica che avrebbe rivoluzionato l’architettura dei decenni a venire, la struttura portante è infatti in cemento armato e la partizione in facciata è ben visibile dietro le maioliche a fogliami che riecheggiano ancora i motivi dell’ Art Nouveau. L’architetto Tony Garnier termina il progetto per una modernissima Citè Industrielle, anche qui il cemento armato la fa da padrone. Un architetto che utilizzerà molto questo elemento è Le Corbusier, nato nel 1887 in Svizzera, abbandona l’Austria da giovane per studiare e conoscere l’architettura di Tony Garnier per poi lavorare nello studio di Perret a Parigi. E’ proprio qui che evidenzia come il suo interesse sia lontano dall’ Art Nouveau e orientato a cogliere i temi centrali del momento ovvero i nuovi materiali, quali cemento armato e le tecniche di lavorazione per la produzione in serie. Con lo scoppio della 1° Guerra Mondiale nel 1915 progetta ‘Maison Dom-Ino’, fabbricata in elementi standard, componibili gli uni con gli altri permettendo una vasta serie di combinazioni, è proprio da questo che nasce il nome. Tutti elementi dell’industrial design, termine non ancora conosciuto per descrivere l’aspirazione alla produzione di arredi e oggetti industriali per la massa. La grande ‘Esposizione Internazionale delle Arti Decorative Industriali e Moderne’ del 1925 è la manifestazione che consacra e segna l’inizio della fase discendente dell’Art Dèco, evento dovuto anche dal ritardo dell’esposizione che doveva avvenire nel 1905 ma per colpa del guerra spostata a 20 anni dopo. Un’artista presente a questa esposizione è Kostantin Melnikov un’architetto e designer russo che si forma a Mosca e lavora soprattutto sui caratteri funzionalisti e costruttivisti dell’architettura, tanto da rappresentarli nel suo Padiglione dell’URSS. Rappresenta la modernità e la anticipa essendoci elementi che vengono ripresi anche da Le Corbusier, questi elementi sono: - Le vetrate che danno luce all’interno della casa, - La doppia altezza, 16 - Piani che si intersecano, - La scalinata coperta da un muro che la rende invisibile dalla schermata frontale, - Utilizzo delle forme semplici Lo stile francese è basato su una decorazione raffinata e artigianale, mentre Le Corbusier tende ad affermare uno spirito nuovo basato sulla semplificazione strutturale del cemento armato, la luce e i volumi puri. Il padiglione dell’esposizione si pone in contrasto rispetto a quello che era la mostra e sopratutto risulta lontano dalle forme dell’epoca. Infatti pensa ad un padiglione-casa ma non per essere abitata ma per essere un sistema di case. La casa per Le Corbusier è una macchina per poter abitare, è c’è una suddivisione in moduli sia esterno che interno, utilizzando i mobili che per lui non sono altro che contenitori che vanno a ristrutturare l’ambiente della casa stessa in base alle proprie esigenze. Molto importante è la doppia altezza e lo spazio fluido. A questa esposizione infatti mostra anche un’alloggio pensato per essere prodotto in serie e inserito nella trama di alti edifici. E’ un Duplex con arredi fissi e mobili. E’ un modello abitativo che prone la villa suburbana trasportata in città, questa idea si contrappone al modello della cellula residenziale che negli stessi anni si progetta in Germania per i quartieri popolari. Prima del 1925, la figura che riassume meglio le molteplici istanze e suggestioni è l’architetto e sarto Paul Poiret, egli è considerato il primo stilista della storia, in grado, con le sue creazioni di liberare la donna da secoli di schiavitù e corsetti che forzavano il corpo in maniera inumana. La sua donna indosserà gonne-pantalone, calze colorate, linee morbide che fanno muovere il corpo femminile senza costringerle nell’anti-naturalistica forma a clessidra. Viene soprannominato ‘Le Magnifique’ perché interpreta nei suoi abiti alcune suggestioni che fondano l’Art Dèco come: - Il geometrismo stratto della Wiener Werkstatte, - Il riferimento alle arti primitive della scultura nera, minoica e ciclica fino alle piramidi a gradini mesopotamiche ed egizie, - Il senso della composizione spazio-temporale del cubismo e del futurismo, - Le stringenti gamme cromatiche dei Fauves. Nel 1910 Poiret fonderà anche una scuola ispirata alla produzione dell’austriaca Wiener Werkstatte per la formazione di giovani artigiane che producevano splendide opere di decorazione. Lo stilista fu il primo a progettare una collezione di moda maschile e a inventare il sistema delle Boutique che lo porterà alla conquista degli Stati Uniti. La prima donna a interpretare un mobile di lusso ma che tiene conto delle lavorazioni e i meccanismi moderni è l’irlandese Eileen Gray. E’ una grande rappresentatrice del Dèco Internazionale affondando le sue radici nella conoscenza artigianale occidentale e orientale guadando però con interesse l’industria. Nella villa E-1027 in Francia del 1926-29 concentrerà un campionario della sua visione architettonica razionalista anche nell’arredo, il tavolino ad altezza regolabile, concepito 17 studia e sviluppa nel laboratorio di falegnameria del Bauhaus, nel 1925, la seduta ‘Wassily’ dedicata al suo maestro Kandinskij e prendendo spunto da una bicicletta Adler. D’altra parte il tubo metallico Mannesmann era al tempo sperimentato nel Bauhaus, osservandone gli sviluppi delle biciclette ma anche la piegatura del legno delle Thonet. Presto nasce anche il desiderio di spingersi al limite delle possibilità statiche conosciute per creare la prima sedia a sbalzo ottenuta da un tubolare piegato a freddo che sostiene elasticamente il peso del corpo senza il bisogno di gambe posteriori. Tra i primi a lavorarci furono Marc Stam, Hannes Meyer e El Lessitsky nel 1927, risultava però instabile, nell’anno seguente sarà Breuer ad aumentare la sezione del tubolare creando la celebre Cesca (o B32) e altri artisti hanno preso ispirazione, tra questi Mies con la sedia MR20, però la sua più celebre fu Barcellona del 1929. Anche Le Corbusier si cimentò nella creazione di una sedie con parti tubolari, differente però da quelle presentate dagli altri artisti, è infatti come dice la parola stessa una Chaise Longue, che rispetta perfettamente il suo ideale della ‘Macchina per abitare’ mettendoci all’interno questa ‘Macchina per riposare’. La linearità di queste sedute è molto gradita ai razionalisti perché la sua esile presenza non annebbia la visione simultanea dello spazio architettonico, facendo in modo di renderlo leggero. Nello stesso periodo si studia anche il settore dell’illuminazione e la sua linearità che viene adottata quasi come conseguenza a questa nuova tendenza del tubolare. Nel 1932-33 l’ingegnere britannico George Carwardine mette a punto la lampada Anglepoise, sfrutta le sue conoscenze nel campo delle sospensioni automobilistiche creando un sistema di molle in tensione che sostituisce il metodo del contrappeso delle precedenti lampade presenti sul mercato, garantendo più mobilità, estensibilità e orientamento utilizzando solo due dita. E’ proprio in questo periodo d’innovazione che nascono due delle riviste più importanti nel mondo del design e sono: - ‘Domus’ nata nel 1928 grazie a Gio Ponti - ‘La Casa Bella’ nata nel 1928 grazie a Marangoni che poi si trasformerà in ‘Casabella’ nel 1933 grazie a Persico e Pagano. Gli arredi prendono sempre più ispirazione dall’architettura, il mobile che più attira gli italiani in questo periodo è la Vanity Fair del 1910 di Renzo Frau, che diventa successivamente l’arredo iconico del transatlantico Rex. L’arredo versatile e svincolato del site specific è industriale e democratico ma risulta essere ancora molto lontano dal realizzarsi in Italia, sebbene nelle pagine di ‘Domus’ ne parlino molto spesso per cercare d’invogliare i progettisti e gli architetti alla realizzazione di mobili leggeri e luminosi. Il primo a sperimentarlo fu Albini con la sua libreria Veliero del 1939, risulta essere questo un inno alla leggerezza solida e funzionale della Carpentier nautica. 20 Stam, Meyer & El Lessitsky Breuer con ‘Cesca’ Le Corbusier con ‘Chaise Longue’ Mies con ‘MR20’ & ‘Barcellona’ 1927 1928 1928 1929 Giuseppe Terragni è uno dei più celebri architetti razionalista del ventennio, nei mobili per ‘La Sartoria Moderna’ alla Triennale di Monza del 1930 propone una poltrona che è sostanzialmente un cubo svuotato, un oggetto Dèco. Le declinazioni sul tubolare degli architetti degli anni 30 non possono essere realizzare dall’industria questo perché molto spesso veniva modificato l’oggetto o il tema per verificarne le sue potenzialità. Il 900 è segnato da importanti ricerche sperimentali legate all’idea di tecnologia e dal progresso che sarà un forte impulso progettuale per l’industria. Tra i prodotti di largo consumo in questo periodo abbiamo la radio, che nel 1933 diventa oggetto di studio per Figini e Pollini con l’intento di eliminare quell’aspetto di piccolo mobile con piccole gambe e darle un nuovo aspetto più leggero e compatto. La vera rivoluzione formale la troviamo solo nel 1938 grazie a Franco Albini con la sua radio dove le parti tecnologiche si trovano tra 2 lastre trasparenti di cristallo, risultando quasi sospese nel vuoto, rendendo visibili i meccanismi interni, però l’aspetto si avvicinava ancora troppo a quella del mobile… I fratelli Castiglioni insieme a Dominioni lavorano nel 1939 alla nuova radio-custodia per Phonola che sintetizza ricevitore e auto-parlante in una forma continua di tipo scultoreo, trasformandola finalmente in un oggetto liberandola per sempre dall’idea di essere un semplice mobile per i soggiorni. Nello stesso anno per le strade si diffonde la 508 Fiat Balilla, altro simbolo di popolarità prima solo per pochi, presto seguita dalla Fiat Topolino, prima automobile a dimensioni ridotte per tutti gli utenti che sfocerà nella celebre Nuova 500 subito dopo la Seconda guerra Mondiale. Ma è grazie al Maggiolino di Porsche in Germania che quella curva diviene davvero la forma ‘dell’automobile per tutti’. ITALIA TRA STILE 900 E RAZIONALISMO In Italia nel 1936 entra in vigore la Autarchia Fascista che aveva tra le tante restrizioni l’impossibilità d’esportazione e importazione dei prodotti da e per l’Europa. Inizialmente questa risulta essere una condizione di rinuncia ai materiali più prestanti provenienti dall’estero, situazione che si capovolgerà nel momento in cui si avviano le prime sperimentazioni a partire dalle materie prime locali. Si scoprono materiali come: - Linoleum, - Resina, - Sughero, - Buxus (rivestimento derivato dall’industria cartaria), - Canapa - Ginestra - Caseina dalla quale di ricava il Lanital un materiale simile alla lana. 21 Fin dall’inizio del 900 le regioni del Nord si caratterizzano per mobili e oggetti dalla linea funzionale e asciutta, la cui eleganza suscita l’interesse dei sostenitori del nuovo corso del design, rappresentanti del Bauhaus e del Razionalismo internazionale. Tuttavia si tratta di oggetti di fattura sobria e pratica, assemblabili e componibili, pensati per essere anche economici non solo al livello monetario ma anche nei pezzi da assemblare. A rompere con lo scenario di altre produzioni europee e americane è proprio il mobile scandinavo che risulta essere sempre democratico e trasversale, senza distinzione tra lusso, alta o bassa gamma. Le ragioni stanno nell’abbondanza della materia prima ( il legno e la betulla ) che connoterà in maniera universale il design scandinavo, anche per via della mancata industrializzazione che rende particolarmente semplici e adatti alla fascia sociale. DESIGN SCANDINAVO E ORGANICISMO Il design scandinavo è funzionale perché hanno una linea pulita e sono oggetti sintetici. La qualità sta nella creazione di: - Mobili sobri - Fattura pratica e severa - Assemblabili e componibili - Economici nella loro costruzione - Rompono lo schema (non esiste differenza tra utenti altolocati o meno) - Trasversale e democratico Proprio questi ultimi due termini gli vengono attribuiti maggiormente per via del materiale principale con cui sono composti, ovvero il legno di betulla. La coscienza civica è una cosa che stiamo perdendo ma che è molto forte invece in questa tipologia di design, ovvero quella idea di realizzare un oggetto che deve essere accessibile a tutti, deve durare nel tempo, essere elegante e sobrio ma soprattutto ben progettato. Nei primi del 1910 il paese che aveva i maggiori esponenti di questo design semplice era la Danimarca, la figura di Klint è particolarmente importante essendo stato il primo professore nella ‘Royal Academy of Arts’ di Copenaghen, che inciderà sulle generazioni future di progettisti. La sua idea verte intorno a un progetto incentrato sull’uomo, la quotidianità e l’ambiente. Per fare questo da un lato segue lo studio delle proporzioni e dall’altro studia i modelli artigianali del passato, invitando al re-design di pezzi storici ma soprattutto quella di studiare gli ‘Archetipi’ e le loro evoluzioni. Questo studio è visibile nella sua: - Red Chair del 1927, - Church Chair del 1936. Paul Henningsen è un progettista della luce della sua epoca, la luce è per lui determinante fin da bambino, tanto da studiarne poi le differenze e le evoluzioni nel tempo. Nel 1925 inizia la collaborazione con la fabbrica di lampade di Louis Poulsen e nello stesso anno partecipa alla ‘Esposizione Internazionale delle Arti Decorative Industriali e Moderne’ di Parigi con una lampada a lamelle schermanti prodotta da lui stesso, chiamata Lampada di Parigi, diventando un punto di partenza molto importante per la 22 Un altro livello di ricerca formale sarà riservata alle vetture di lusso e sportive ( es. Giulietta Sprint dell’Alfa Romeo) mentre per l'industrializzazione di massa delle automobili bisognerà aspettare l'avvento delle piccole city car: 1° - La Isetta di Preti prodotta in Italia tra il 1954-56 senza successo, 2° - La Isetta ma prodotta da BMW in Germania dal 1955 al 1962, 3° - La Smart della Mercedes Benz in Germania nel 2000, Il vero segnale di un'autovettura democratica e funzionale arriva dalla Fiat di Torino con la Nuova 500, anch'essa opera di Giacosa che aprirà finalmente le strade al processo di fruizione di massa dell'automobile in Italia. La modellazione della forma che avviene in questo periodo per l’autovettura, sarà proiettata anche sugli oggetti, abbiamo la Mirella di Nizzoli per Necchi nel 1957, una macchina da cucire portatile che unisce la semplicità d'uso di uno strumento tecnico ma domestico con la completezza di forma. NUOVA CASA DEGLI ITALIANI E NASCITA DEL MADE IN ITALY Gli anni 50 sono quelli che segneranno la nascita delle più grandi aziende del settore dell'arredo in Italia, i primi designer che lavorano in questo settore provengono dalla tradizione dell’architettura. Negli Usa Eames & Saarinen con le loro aziende di riferimento Knoll e Herman Miller portano una sorta di rivoluzione di mentalità nella scena italiana del design, dovuta all’unione tra tecnologia e artigianato. In questi anni Milano diviene il centro del buon design italiano e il suo skyline è dominato da due edifici simbolo della rinascita post-bellica: - Torre Velasca dei BBPR - Grattacielo Pirelli di Gio Ponti Il mutare dell'Italia da paese agricolo-industriale a industriale-agricolo ha al centro la modernizzazione tecnica. La casa si rinnova col sorgere delle abitazioni popolari e lo sviluppo dell’edilizia. Con l'industrializzazione si comincia a sperimentare sui nuovi materiali, Marco Zanuso è un designer che utilizzerà tra i nuovi materiali proprio la gommapiuma e il nastro elastico 25 per la realizzazione della poltrona Lady per Arflex, che risulta essere non solo una forma confortevole ma anche un prodotto che tiene conto della filiera produttiva basandosi su 2 elementi simmetrici e speculari che andranno semplicemente assemblati. Si sviluppa anche il comparto dell’illuminazione dove Gino Sarfatti progetta lampade innovative per l’azienda Arteluce, mentre nel 1959 nascono Flos e Artemide che realizzeranno alcune lampade icona, come Arco dei fratelli Castiglione nel 1962. Si affermano i materiali plastici, in particolare il propilene isotattico, noto come Moplen, scoperto dal premio Nobel per la chimica Giulio Natta che successivamente fonderà nel 1949 l'azienda Kartell, una nuova azienda che ha l'intento di innovare il paesaggio domestico tramite l'uso di plastica vivace e colorata. Tuttavia la stragrande maggioranza della produzione mobiliera è ancora "falso antico" al quale Gio Ponti sfiorerà un duro attacco sulle principali riviste del settore. E’ un paradosso che resta profondamente dipendente dalle competenze artigianali che verranno integrate solo parzialmente da vere innovazioni tecnologiche. Connessioni, giunti e tiranti sono le parti del nuovo mobile che non vengono più nascoste da rivestimenti ma esaltate da un progetto che ne fa sfoggio. La poetica del giunto è evidente in questi anni in tutto il lavoro di Franco Albini per la Poggi con la poltroncina Luisa del 1955. Alla 10ª Triennale del 1954 anche Caccia Dominioni, Gardella e Magistretti curano la ‘Mostra dello standard’ che evidenzia le possibilità che si possono aprire a chi utilizza nella casa i mobili in serie, anch'essi presentati all'interno della ‘Mostra del mobile singolo’. Nel 1960 alla 12ª Triennale compare una serie di oggetti disegnati dai Castiglioni, Zanuso, Tobia Scarpa, Magistretti, che sono la dimostrazione di una già matura capacità professionale in grado di entrare in rapporto con la nascente industria dell’arredo. L’azienda Azucena nasce nel 1947 su idea di Dominioni, Dell’acqua e Gardella per coordinare il lavoro di artigiani indipendenti che usano ad esempio le laccature lucide e le zincature unendole con i ready-made, per creare un connubio tra: - Capacità tecniche, - Manualità artigianale, - Conoscenze apprese indagando il mondo dell’arte. Molti sono artisti arruolati nell'industria del campo delle arti visive, come farà Danese con Mari & Munari, entrambi artisti di formazione, invitati a passare dei manufatti artistici agli oggetti seriali. Dino Gavina incarnerà la figura del produttore di ampie vedute, interessato a designer e artisti che inserirà nella sua azienda con la funzione di creare praticità nel mobile. IL PRODOTTO D’AUTORE Il settore del mobile d'autore è realizzato in finiture limitate ed è frutto di una manifattura artigianale di cui l'Italia vanta un primato mondiale. L'autore di maggior rilievo del periodo è Gio Ponti che, insieme a Piero Fornasetti conquista il mercato d'autore con mobili foderati di carte e stoffe caratterizzate da segni grafici. Gio Ponti con il suo design e architettura ha reso moderno il volto di Milano, il suo lavoro è particolare perché oltre ad essere attuale riporta alla luce le tecniche artigianali della tradizione con l'apporto di un progetto che unisce astrazione e figuratività nei vetri per 26 Venini e nelle porcellane per la Richard Ginori, della quale sarà anche direttore dal 1923 al 1933. Il suo progetto simbolo nel design è la sedia Super-leggera disegnata per Cassina che prende ispirazione dalla sedia artigianale classica Chiavari. Il suo è un classico caso di come la tradizione artigianale italiana si sia inserita in sistemi produttivi seriali industrializzati. Si crea così una linea di progetto che unisce tradizione e modernità, puntando su elementi autoctoni che esprimono un'idea d’italianità profondamente locale. Gli elementi da combattere nella visione di Ponti: 1°- il falso-antico 2°- il brutto-moderno (razionalismo omologante) I progetti di Gio Ponti riescono ad unire estetica & innovazione — modernità & tradizione realizzando così la sua ambizione a un progetto "senza aggettivi", ovvero privo di identificazioni storiche. Una prova è la sua macchina professionale da bar per l’azienda Pavoni nel 1948 e soprannominata ‘la cornuta’. Con le stesse motivazioni egli libera da ogni traccia neo-classica l'arredo bagno con una serie per Ideal Standard che resterà un best seller nei decenni a venire, proprio per la sua essenzialità. Ponti è tra i primi a lavorare sia nella direzione del mobile d'autore in sé limitata e sia in quella industriale destinata al grande numero, capendo che una via non elimina l’altra. Sulla via della ricerca di nuove espressioni lontane dallo storicismo stilistico e dal razionalismo internazionale troviamo collaborazioni come quella di Carlo Scarpa con Venini, o quelli da uno stampo organista di Mollino, De Carli e Parisi. In particolare Mollino è una figura anticonformista che saprà rispondere all’omologazione razionalista del ventennio riuscendo a convolvere il suo universo personale nei progetti professionali. Negli arredi per i suoi appartamenti sono presenti delle forme particolari che rimandano agli sport che praticava, ai paesaggi che amava ecc.. Un esempio è il piano in legno del tavolo Arabesco del 1949 che si piega in una curva complessa e si articola con un oblò di raro virtuosismo. E’ un artista molto lontano da influenze streamlining ma è figlio di ideologie futuristiche che si sposeranno con una linea aerodinamica come nell’automobile DaMolnar che nel 1955 partecipò alla corsa Le Mans stupendo il pubblico per la conformazione a doppia fusoliera, 1 per il pilota e 1 per il motore. Alla fine degli anni 50 nasce il movimento neoliberty milanese, dove architetti quali Canella, Gregori, Aulenti e Sottsass inizieranno una militanza anti-razionalista dove il richiamo alla decorazione e a forme della Belle Epoque hanno più il significato di essere una reazione al Movimento Moderno. Il passo successivo sarà l’affermazione dei linguaggi particolari del postmodernismo e del radical design degli anni a venire.
 27 naturalezza delle materie prime corrisponde una vivacità cromatica estremamente apprezzata a livello internazionale dell’Interior, è il caso delle stoffe di Marimekko. La stessa allegria di colori che vedrà all'affermazione del gioco per l'infanzia più celebre della storia, il mattoncino Lego, nato in legno negli anni 30, diviene colorato nella sua versione in plastica proprio di recente. Su questa via meno riconoscibile come Scandinavia, ma più internazionale troviamo tre autori danesi: - Arne Jacobsen, - Nanna Ditzel, - Verner Panton. Arne Jacobsen è un architetto che progetterà gli arredi per alcune delle sue costruzioni, quali il Royal Hotel di Copenaghen che diventerà la sua vera e propria opera d'arte totale. In quello stesso periodo si occupa anche di disegnare l'Interior di una mensa aziendale farmaceutica dando vita alla serie Ant, una seduta impilabile e di facile manutenzione e produzione che viene progettata inizialmente con sole 3 gambe per poi passere a 4 e poi evolversi in seguito nella Serie 7. Fondamentali per il design del mobile scandinavo resta l'accessibilità democratica e quindi il contenimento del prezzo. Nanna Ditzel si afferma per la sua Egg Chair, a forma di uovo realizzata in vimini e sospesa a soffitto. Questa aprirà la strada a una concezione del mobile che caratterizzerà il decennio a venire, ovvero quello di un arredo autonomo. La sua idea era quella di creare una poltrona avvolgente, un guscio protettivo che ti isoli dal mondo. Vero innovatore, sia al livello tecnologico che formale è Verner Panton, che nel 1958 realizza la prima sedia in materiale plastico ottenuta con una mono-scocca a stampaggio, conosciuta con il nome di Panton Chair. Questa seduta incarna le caratteristica dell’icona della modernità, infatti risulta: - Classica nel materiale e nella forma scultorea, - Veloce da realizzare, - Impilabile, - Facile da pulire, - Colorata - Versatile LA SCUOLA DI ULM E IL BASIC DESIGN Alla fine degli anni 40 del XX secolo la Germania è un paese distrutto dalla guerra. E’ il miracolo economico tedesco, parallelo a quello italiano, grazie agli aiuti americani del Piano Marshall. Il rapporto con il design è importante e significativo per le aziende tedesche tant’è che in questo periodo si sviluppa e migliora. Nel 1955 si inaugura la Hochschule für Gestaltung di Ulm (Scuola superiore di progettazione) nella nuova sede progettata dall'artista e designer svizzero Max Bill, allievo della Bauhaus dal 1927 al 29. 30 La scuola di Ulm nasce su iniziativa della ‘Fondazione Fratelli Scholl’ promossa da Inge School sorella di Hans e Sophie, due studenti dell’università di monaco condannati a morte dai nazisti del 1943, perché membri di una piccola organizzazione studentesca chiamata "La Rosa Bianca" attiva nella propaganda contraria al regime. Inge ha promosso la fondazione in ricordo dei fratelli, insieme al marito e grafico tedesco Otl Aicher , con tenacia tale da ottenere anche un sostegno economico dall'Alto Commissario americano per la Germania. Max Bill venne chiamato nel 1950 e solamente nel 1953 diventa il primo rettore della scuola. La scuola di Ulm nasce nel 1955 grazie alle idee sviluppate nel Bauhaus e dal Vuchtemas, questa scuola ha lo scopo di voler portare avanti una revisione dell’utilità del prodotto con l’obiettivo di formare progettisti professionalmente capaci, culturalmente preparati e politicamente consapevoli. Ulteriore obiettivo è quello di progettare oggetti di uso quotidiano che utilizzino le nuove tecniche, tali da migliorare la qualità della vita. L'inaugurazione ufficiale della scuola è tenuta da Walter Gropius accentuando ancora di più l'immagine di Ulm come la nuova Bauhaus. In questa nuova scuola vengono insegnate materie fin ora mai spiegate in altre scuole del design, tra cui: - Sociologia - Semiotica - Ergonomia - Fisica - Psicologia - Economia Nel 1956 Max Bill si dimette in seguito a contrasti con altri docenti della scuola e si forma una direzione collegiale composta dal designer olandese Hans Gugelot, Otl Aichler e l’artista Tomàs Maldonado. I motivi del dissenso sono molti, tra cui l’idea che aveva Max Bill nei confronti del design, che deriva dalla sua formazione al Bauhaus, dove anche grazie a Gropius che aveva sviluppato l’idea ‘’Arte e tecnica - una nuova unità’’. Max Bill opera maggiormente riconosciuta è lo sgabello Ulmer Hocker del 1954, è così importante perché è uno di quegli oggetti che fino ad oggi è stato ridisegnato e copiato molteplici volte perché è economica e democratica rendendolo l’oggetto perfetto per ogni epoca. Maldonado promuove un discorso di costruzione razionale del progetto, contro gli intuizionismo di tipo artistico. Da questa sua idea vengono introdotti corsi come ‘Visiting Professor’ e ‘Conferenzieri’ (colui che parla alle conferenze) , una serie di discipline che costituiscono l'intero arco della cultura a indirizzo tecnico-scientifico dell’epoca. Con Bill il corso di ‘Basic Design’ si svolgeva in un grande atelier come ricerca libera sperimentale orientata all'arte d’avanguardia. 31 Max Bill non era d’accordo che alcune materie venissero spiegate Si basa sulla sulla simmetria promuovendo una metodologia visiva che si fonda sulla psicologia della percezione che si sviluppa nella modulazione di patterns. Le materie principali che ne connotano l'indirizzo didattico sono: - Costruzione: è orientata alla progettazione di sistemi prefabbricati per l'edilizia economica e popolare, - Informazione: ovvero stampa, cinema, radio, televisione, - Progetto di prodotto: dove si progettano sistemi di prodotti e le loro componenti per la produzione industriale di massa, - Comunicazione visiva: tipografia, fotografia, packaging, sistemi espositivi, sistemi grafici. Nel 1961 nasce anche la sezione cinema, che studia le tecniche filmiche e promuove la sperimentazione. La scuola però attraversa difficoltà finanziarie e ormai è sovvenzionata totalmente dal parlamento del Baden-Wurtemberg che ne decide la chiusura nel 1968. Molto significativo è il rapporto tra la Scuola di Ulm e le aziende tedesche, una tra queste è Lufthansa che commissiona alla scuola il progetto della sua immagine con il team coordinato da Otl Aicher e Gugelot. Aicher disegna anche il sistema di pittogrammi per le Olimpiadi di Monaco di Baviera nel 1972 e la grafica del metro di Amburgo. Particolare è poi il rapporto con la Braun, nel 1955 la Scuola di Ulm riceve dalla Braun i primi incarichi. Nello stesso periodo la Braun presenta un sistema di radio disegnato da Hans Gugelot, che già aveva disegnato e progettato diversi elettrodomestici tra cui: - Il rasoio elettrico per la Braun nel 1962, - Il proiettore di diapositive Kodak Carousel nel 1963, - La macchina da cucire per Pfaff AG nel 1960. Altro autore molto importante in questo periodo è Tòmas Maldonado, un designer brasiliano che fonda l’arte concreta argentina ed è interessato al disegno industriale, ne scriverà anche un libro intitolato ‘Disegno industriale: un riesame’. Nel 1954 si trasferisce in Germania per insegnare nella scuola di ULM che dirigerà dal 1964 fino al 1966, introducendo diversi cambiamenti come il rapporto tra arte e industria, fusione nata dall’industrial design. Lavora sul basic design cercando un metodo di insegnamento che permette di progettare attraverso la pratica dando vita all’antiprimadonna. E’ un foglio A3 sulla quale viene stesa una fascia di colore suddivisa in 7 parti in cui siamo liberi di usare i colori su 5 di essi mentre 2 parti devono avere una trama in bianco e nero, devono essere isometrici. L’obiettivo è che nessuno delle 7 bande diventi prevalente rispetto alle altre. Lavorerà anche in Italia creando un sistema di mobili ed espositori per la Rinascente, la UPIM e Olivetti. E’ stato anche direttore del ‘Casabella’ dal 1979 fino al 1983. 32 Warhol, Lichtenstein e molti altri autori contemplano le merci come soggetti e rendono visibile la profonda trasformazione culturale avviata nel secondo dopo guerra con la globalizzazione dei mercati, la diffusione dei mezzi di comunicazione e il libero accesso alle informazioni. Sono questi elementi che fanno parlare di ‘’condizione port-moderna’’ contrapposta a quella moderna. La società post-industriale si basa non più sulla produzione di beni, ma sull'erogazione di servizi e sulla nuova società della comunicazione di massa che vede nel mezzo non più solo un tramite, ma il fine stesso della comunicazione. Si afferma la teoria della ‘Both-And’ secondo la quale non vige più una cultura esclusivista ma bensì inclusiva e democratica. La vita reale diviene argomento d’indagine per gli artisti di diverse discipline, che includono non solo la considerazione della natura, ma anche l’artificiale partendo dalle plastiche chimiche fino alle droghe sintetiche. Si utilizzano nuove espressioni e linguaggi che rendono più esperienziale la fruizione dell’arte. In architettura si cerca di imparare dalle profonde contraddizioni del passato e anche da quello che una società governata dalla sola logica del consumismo produce. Se da un lato c’è la realtà con tutti i suoi controsensi a fornire il materiali su cui ragionare, dall'altro c'è l’utopia, un campo d'azione di alcuni tra i più creativi progettisti del momento. Un esempio è il Gruppo Archigram che immagina la città un’inno alla macchina, quasi a ricordare i Futuristi, con i progetti ‘Walking City’ del 1964 e ‘Plug-in-city’. Non si costruisce più per l'eternità, ma per perseguire i tempi di una società in rapida trasformazione. I temi del nomadismo, della multifunzionalità e dell'obsolescenza sono ricorrenti sul versante del design di ricerca che tenta di approdare, grazie alle plastiche e alla diffusione dell'arte pop, anche nel mercato. ( Es: Seduta AeO di Deganello con Archizoom per Cassina) Sono argomenti che entreranno di li a poco anche nel mondo del design più in generale, generando oggetti pensati per essere spostati da un ambiente all'altro e per venire distrutti e sostituiti più che riparati e mantenuti. RADICAL DESIGN In Italia all'inizio degli anni 60 si ha ancora una profonda separazione tra la cultura progettuale e quella dei consumatori, il design degli oggetti quotidiani si proporrà di sanare questa divisione. 35 Da un lato cavalcano l'affermazione dei materiali ad esempio plastici che introducono nuovi metodi di produzione. Dall’altro lato propongono oggetti che si nutrono delle richieste della cultura internazionale proprio a partire da quella pop I centri che vanno verso questo nuovo atteggiamento sono Firenze e Torino, sarà proprio nella facoltà di architettura toscano che inizierà a partire dei primi anni 60, una serie di occupazioni da parte di studenti che seguono il generale clima di contestazione internazionale. Nel 1964 in California, gli studenti scesero in piazza per protestare contro la guerra del Vietnam, volendo un diverso approccio da parte della politica sia nazionale che internazionale. I movimenti studenteschi scuotono anime e coscienze in tutto il mondo tant’è che sfociano nel famoso "maggio francese’’ del 1968, nello specifico in Italia questa coinciderà con l'occupazione della Triennale di Milano. Il movimento studentesco italiano portava avanti azioni di rivolta e denuncia contro la classe politica identificata con il ‘capitalismo industriale’. I gruppi radicali non si fanno più chiamare architetto o designer bensì "operatori culturali" e mutando il proprio contro-progetto assimilando diverse influenze, prima fra tutte quella dell'arte pop che verrà esposta nella Biennale di Venezia nel 1964 e alla Fortezza da Basso a Firenze nel 1965. Nel 1966 Firenze vive la tragedia dell'alluvione che devastò il patrimonio culturale della città, distruggendo monumenti del Rinascimento perché sommersi dal fango. Un movimento di solidarietà internazionale chiamato "gli angeli del fango" arrivano in aiuto della città per salvare dalla distruzione il salvabile. A seguito di questo l’unione tra ricostruzione contemporanea e il seppellimento del passato è potente ed entra nelle coscienze dei progettisti cambiandone completamente il loro modo di pensare. Da li a poco nascono le proposte visionare di molti di loro, a partire dal Monumento Continuo dei Superstudio al Non-stop City degli Archizoom. Tra le sperimentazioni più lungimiranti c'è quello di Ugo La Pietra con Jacober e Rizzatto, che a Milano progetta una boutique/discoteca chiamata Bang Bang, dove la relazione tra il luogo della vendita e quello dell'intrattenimento sono strettamente collegati. In questi progetti il largo discorso all'estetica pop sconfina volutamente nel kitsch, teorizzato da Dorfles negli stessi anni come forma simbolica della contaminazione tra generi e unione tra la cultura tradizionale e quella popolare, ne è un chiaro esempio Dream Bed degli Archizoom, dominati da un linguaggio eclettico e particolare. Altri designer progetteranno mobili che troveranno nell'alleanza con giovani industriali la possibilità di sintetizzare in una nuova idea di prodotto le proprie idee e ne nascono arredi che segneranno la storia. La base comune è l'idea di un oggetto nomade, multifunzionale pensato per essere trasportato in una casa mutevole e trasformabile. Fondamentale per l'affermazione di questo progetto dell'abitare e l'alleanza con alcuni industriali, primi fra tutti Zanotta e Poltronova. Tra gli arredi entrati in produzione seriale troviamo: - Superonda degli Archizoom prodotta da Poltronova nel 1966, - Blow di De Pas, D’Urbino e Lomazzi per Zanotta nel 1969, - Sacco di Gatti, Paolini e Teodoro. Soprattutto quest’ultima è fatta di tessuto e imbottita da palline di polistirolo che non la rendono una vera e propria poltrona non riuscendo a inglobare in una forma ben specifica il corpo, rendendo questa seduta completamente mutevole e adattabile. Sarà proprio grazie ad essa che si rinnoverà il concetto di sedie e poltrone per diventare ‘sedute’, concetto che esprime funzione e sostituisce quello di tipologia. Altri arredi arrivano incarnare le suggestioni della cultura pop: 36 - Joe di De Pas, D’Urbino e Lomazzi ispirata all’atleta Joe Dimaggio, - Pratone del Gruppo Strum per l’Azienda Gufram. Spesso in questi arredi i materiali fino a quel momento reclusi dentro le strutture o con una funzione d’imbottitura, vengono riversati all'esterno invertendo ogni procedura sin ora acquisita. Tutti questi ultimi esempi sono accomunati dal gigantismo nelle proporzioni che costringono a un ripensamento della relazione tra il corpo umano e le cose. Riguarda anche l'idea di trasferire il grande e il piccolo, l'esterno all’interno. Molte proposte di Interior Design in questi anni presentano uno spazio diffuso, un open space nel quale l'arredo cede il posto a una sorta di allestimento di elementi, la cultura stanziale dell’arredamento fisso ripartito in stanze viene sostituito da uno spazio libero nel quale gli oggetti migrano e sono loro a svolgere la funzione pratica dell’abitabilità. Chiara dimostrazione di questa rivoluzione è alla base della mostra ‘’Italy: The New Domestic Landscape’’ inaugurata al MoMA nel 1972 curata da Ambasz. Tre sono gli apporci per rappresentare l’Italia, alla quale tutti guardano: 1°) Il conformista, dove il designer deve solo perfezionare forme sociali già accettate e precostituite (coloro che lavorano nelle aziende più importanti), 2°) Il riformista, nel quale il consumo è strumento per la felicità individuale (rappresentanti del radical design), 3°) Il contestatario, per il quale il design ha la funzione di trasformare i modi sociali e i costumi (rappresentanti del radical design). Il ‘Radical Design’ è riferito ai gruppi sperimentali di architetti e designer, questi infatti propongono le loro visioni in ambienti nei quali la distinzione tra disciplina salta, così come tra interni ed esterno, piccola e grande scala. Tra le opere identificabili come tali abbiamo un interno animato da armadi contenitori di Ettore Sottsass e la Kar-a-sutra di Mario Bellini. Una particolarità che li accomuna è l’aver lavorato entrambi per Olivetti. L'industria e il design sanno guardare oltre il prodotto e investire in ricerca, come hanno dimostrato Gufram, Zanotta e Poltronova per il mobile, le funzioni pratiche vengono così affiancate e talvolta superate da quelle simboliche. Il decennio si chiude con lo sbarco del primo uomo sulla luna e con l'uscita del saggio di Papanek intitolato ‘Design fo the Real World’ in cui si ha per la prima volta un aspetto diverso per quanto riguarda il design del mobile, del prodotto o della grafica che viene rivisto in termini sociali e dei servizi, sottolineando la grande responsabilità del progettista come operatore dell'industria, ponendo le basi per la nuova sensibilità ecologica. Questo produce nel progetto anche un largo uso in questi anni di materiali considerati poveri, il designer Gehry è uno tra i primi a sperimentare i suoi mobili in cartone da imballaggio compresso. NUOVI CLASSICI Un mix di efficienza, alta finitura, prestazione funzionale e nuove idee caratterizza le scelte d’autori che saranno definiti i maestri del design italiano. Molti saranno i punti di incontro tra le tipologie classiche e le sperimentazioni più recenti, complice anche l'affermazione di alcuni nuovi materiali e nuove tecnologie produttive. Tra le tante applicazioni abbiamo 37 La plastica è un elemento molto importante ed è stata sapientemente utilizzata per la creazione del contenitore su ruote Boby di Joe Colombo che diventerà ben presto il mobile per eccellenza negli studi. Zanuso e Sapper sapranno poi utilizzare la plastica come veicolo per il grande successo della tipologia di oggetti tecnici quali radio, televisori e telefoni, progetti che ebbero la fortuna di collaborare con la ditta Brionvega dando vita a oggetti pensati per un doppio uso. Essi infatti grazie al meccanismo del guscio richiudibile in analogia alla morfologia degli organismi bivalve, danno vita a una serie di oggetti che ne consacreranno il loro successo: - Radio cubo TS 522 per la Brionvega, - Telefono Grillo per la Siemens Italia, - TV Algol per Brionvega. E’ grazie alla plastica che l'oggetto d'uso diviene realmente popolare ed accessibile a tutti, un effetto della sua diffusione è legato anche all'idea di efficienza associato a oggetti monouso usa-e-getta. Plastica vuol dire anche materiale di facile manutenzione, capace di veicolare il successo dell’americana Tupperware che distribuisce nelle case di mezzo mondo le sue scatole per alimenti, in grado di rendere più igienico e conservabile il cibo domestico. Gli anni 60 sono dominati nell'immaginario collettivo del sogno dell'allunaggio che, proprio sul finale del decennio diverrà realtà. Per la prima volta la terra viene vista dall’uomo nella sua interezza e si inizia così a immaginare un futuro in cui le reti di comunicazione potranno essere condivise, questo si chiama Internet e diviene operativo nel 1991. Deve molto all'ampia diffusione della plastica e delle resine sintetiche Gaetano Pesce, era un grande sperimentatore di queste plastiche molli che si solidificavano, tanto da essere soprannominato ‘l'uomo di schiuma’ da Carlo Scarpa. Le sue "serie diversificate" giocano proprio sulla possibilità di intervenire su oggetti resina colati dentro uno stampo in maniera gestuale e casuale, il risultato è che ogni pezzo sarà differente anche se all'interno di una serie industrializzata. L’antica diatriba tra serializzazione e unicità, che aveva spaccato il Werkbund nel 1914, sembra in un certo senso aver trovato una possibile soluzione. Il lavoro di Pesce mira a portare nella grande serie industriale, modalità che sono proprie del mondo dell'arte, dimostrando che le barriere tra le discipline artistiche e tra la cultura alta e popolare possono realisticamente perdere di senso rispetto al passato. Pesce propone infatti oggetti e arredi personalizzati, antropomorfi, figurativi, narrativi ne è la prova la serie Up dove riunisce perfettamente dato tecnico e valenze semantiche.
 40 CAPITOLO 8 TRA LOCALE E GLOBALE L'ampliamento delle reti di comunicazione, già avviato nei decenni precedenti con la diffusione dei mass-media e la visione del sistema informativo globale alla fine degli anni 70 diventa una realtà. Si entra nella terza fase della rivoluzione industriale ovvero quella attuale, dominata da nuovi tecnologie, studio di altre fonti energetiche e digitalizzazione dell’informazione. La concorrenza internazionale nei settori tecnologici, crea alcune difficoltà alle aziende italiane causando una battuta d’arresto nell’ascesa al mercato globale. La Olivetti paga il prezzo di un complicato passaggio dalla meccanica all’elettronica; Brionvega non riesce a far valere il propri prodotti nel panorama internazionale nei confronti dei giganti giapponesi come Sony. Nel 1977 lancia sul mercato il primo Walkman divenendo un vero e proprio fenomeno di moda e costume. Altra conseguenza della crisi è la cessione ad aziende internazionali di alcuni marchi italiani nel settore degli elettrodomestici bianchi. In contrapposizione a ciò il settore del mobile in Italia si rafforza notevolmente, le piccole- medie imprese del settore stabiliscono un primato internazionale a partire dalla fine degli anni 70 fino agli anni 90, questo grazie anche alla centralità che il Salone del Mobile di Milano saprà conquistarsi. A livello progettuale due sono le principali strade seguite in questo periodo: - Elaborazione di prodotti che incorporano una sapienza artigianale, - Creazione di mobili spiccatamente versatili, convertibili nell’uso e adatti a molteplici ambienti, la cui estetica denuncia spesso la derivazione razionalista. Ne è un chiaro esempio la sedia Cab prodotta da Cassina di Mario Bellini (1977) dove l'ossatura di metallo è nascosta da un rivestimento in cuoio, materiale antico e artigianale che viene qui portato a nuova vita. Versatilità è la parola chiave dei mobili in truciolare, infatti permette di realizzare un obiettivo della cultura progettuale razionalista. Questo materiale omogeneo è lavorabile a macchina rendendo possibile ottenere componibili con grande contenimento di costi grazie all'uso di scarti di lavorazione e collanti. Le opere di design che portano alla maturità compositiva e formale il truciolare abbiamo: - Cub8 di Mangiarotti 1967, - Oikos di Astori 1972. Anche nel settore illumino tecnico le soluzioni trovate vanno nella direzione della multifunzionalità e di un nuovo classicismo. - Parentesi di Achille Castiglioni per Flos 1970 - Atollo di Vico Magistretti per Oluce 1977 41 Nel settore del Car design abbiamo Giugiaro, tra i più importanti progettisti industriali degli anni 70, che in autonomia o con il gruppo Italdesign del 1968, firma tra le più importanti automobili innovative della storia tra cui: - Fiat Punto - Fiat Panda - Golf Wolkswagen - Audi 80 - Alfasud - Alfa Romeo CASI MEMPHIS E ALCHIMIA La critica al movimento moderno, già avvenuta all'inizio degli anni 60 e sviluppata dei Gruppi Radical, trova nella seconda metà degli anni 70 la sua forma conclamata. Lo slogan funzionalista era "la forma segue la funzione" sarà definitivamente accantonato. La visione post modernista e radicale furono entrambi guidati da uno spirito di reazione al movimento moderno, criticandone principalmente l'atteggiamento ideologico e la mancanza di contatto con la vita reale. Per quanto riguarda il design, gli alti costi del mobile e loro carattere autoriale portano a una sperimentazione chiamata ‘Global Toos’, è un gruppo nato tra la fine del 1973 e l'inizio del 1974. Era nato con lo scopo di raccogliere e riunire idee ed dar vita a un programma elaborato su diversi temi tra i quali: comunicazione, sopravvivenza e corpo. Ne sancisce la fine la foto pubblicata sulla rivista "Casabella" concludendo anche quella che era l'esperienza Radical. Solo il lavoro di Ugo La Pietra sia come progettista che come operatore culturale sopravviverà oltre questa esperienza. Da qui in poi diversi saranno le occasioni per prendere le distanze dalla legge dei modernisti alla ricerca di vie alternative di progetto e produzione, primo fra tutti lo studio Alchimia nato a Milano nel 1976. Questo studio infatti promuove una diversa strada progettuale in cui ‘’tutte le forme del cosmo appartengono a un flusso senza fine’’. Ma questo studio si uniranno anche esponenti dei radical, artisti trans-avanguardia, i nuovi teatri sperimentali E due figure molto importanti: Ettore Sottsass e Alessandro Mendini. Ettore Sottsass con i suoi oggetti parla di una sostanziale delusione dell’industria, di una non troppo velata critica al sistema capitalistico e dalle necessità di riappropriarsi di una via più umana rispetto al progetto. Già con le sue SuperBox del 1965 e lo specchio Ultrafragola un richiamo alla vanità e alla instabilità di un sistema. Alessandro Mendini disegnerà un'icona di questa fase di transizione, la Poltrona Proust, proiettando con tecnica del puntinismo di Signac i colori su una vecchia poltrona in stile. Essa è un invito alla cancellazione della memoria che il credo razionalista aveva imposto. Le collezioni Bau-Haus I e II dello Studio Alchimia mostrano una pluralità di elementi accomunati dall'uso variopinto della superficie in laminato plastico, pattern e colori scelti per la loro distonia più che per la loro armonia. 42 Con una modalità analoga opererà anche l'azienda Illy di Trieste, essa utilizzerà la sua tazzina disegnata da Matteo Thun come elemento invariato da far interpretare a molteplici autori con lo stesso effetto di customizzato della serie. Grafica e comunicazione assumono in questi hanno un'importanza fondamentale per ogni brand, a prescindere dalla tipologia di prodotto. I cataloghi e la pubblicità sono spesso curati da fotografi di moda e mirano a proporre uno stile di vita, un universo culturale, un Mindstyle. E’ per la prima volta che l'immagine del designer tende a dominare sul prodotto, si pensi a come le aziende che collaborano con Philippe Stark aderiscano alla sua particolare attenzione alla costruzione del proprio ‘’mito’’. Egli viene consacrato dalle aziende per cui lavora come esponente di un nuovo star system, che intende affiancarsi a quello cinematografico, della moda e soprattutto della musica rock. Se i designer del passato avevano identificato immagine personale e prodotto adesso è la dinamica della celebrità a contagiare qualunque aspetto della vendita e del consumo. TRA ARTE E DESIGN: LE AUTOPRODUZIONI Il cosiddetto Our design è un campo ibrido che connette il mondo dell'arte e quello del design, non solo in termini di repertorio immaginario ma anche per motivi produttivi e distributivi. La relazione tra arte e design non esce assolutamente in tempi recenti, ma è da sempre stata una prerogativa che si è venuta ad evidenziare in particolari momenti della storia della disciplina. Oggi assistiamo a una tendenza che rende più labili i confini sul fronte della produzione e sottolinea in maniera ancora più determinante l'esistenza di un campo comune nell'immaginario creativo. Sempre più sono infatti i designer che progettano oggetti che sono frutto di una ricerca molto particolare e che richiedono energia indispensabili per i macchinari della grande industria. Spesso questi artefatti si avvicinano più alla definizione di prototipi e i loro committenti sono i collezionisti, gli editori, le gallerie e le istituzioni culturali. Tra i primi a interpretare questa strada è stato Ron Arad, che nella capitale britannica apri tra il 1982 e il 1989 insieme a Thorman lo studio OneOff, un negozio-atelier di design. Al suo interno vengono esposti i pezzi non solo progettati, ma auto-realizzati, in questi anni sperimenta con le lamiere metalliche nuove forme transculturali e l’organiche. Di lì a qualche anno passano per lo studio artisti e designer e presto il passa parola fa arrivare anche i produttori più attenti, tre in particolare: - Kartell, - Vitra, - Moroso Ecco allora anche i prototipi diventano la base per una tradizione industriale che genererà alcuni tra i suoi più grandi successi e veri e propri best seller per le aziende: - Well Tempered Chair da Vitra nel 1986, - Libreria Bookworm da Kartell nel 1994, - Sedute Victoria and Albert da Moroso nel 2000. 45 Un caso diverso è quello di autori che, non trovando un dialogo aperto con l'industria scelgono di fondare una propria azienda in grado di realizzare i prodotti progettati. È questo il caso di Ingo Maurer che già a partire negli anni 60 avvia una ricerca sulla luce che difficilmente può trovare ascolto nell'industria di settore. Le sue lampade sono spesso esili e basati su elementi che hanno nella fragilità, l’essenza stessa del prodotto. Realizza e produce in tutto il mondo utilizzando un elemento fondamentale per ognuno di essi che fanno risaltare il valore simbolico della luce: - Con fili metallici il sistema Ya Ya Ho, 1984, - Piume di uccello con l’uccellino, 1992, - Cata con Samurai, 1998. I suoi riferimenti artistici sono solidi e dichiarati: - Con le zuppe Campbell di Warhol con Canned Light, 2003. Anche Tom Dixon creerà una sua propria azienda nel 2002 come conseguenza di un percorso articolato. La sua storia ha inizio con l'approccio autodidatta al design, all'interno di un'estetica punk che si basa sul riciclo di rottami mi meccanici molto diffuso a Londra negli anni 80. Ma il caso forse più interessante è quello di Marc Newson, che a seguito dell'apertura della galleria Gagosian nel 2007 mostra i suoi pezzi unici direttamente commissionati da Gagosian, una tra queste è la sua Chaise Longe in alluminio Lockheed Lounge del 1988, che diventa un'icona consacrata grazie a Madonna nel suo video ‘Rain’. Novità ulteriore è che negli ultimi anni vengono commissionati oggetti d'arredo ad hoc , non sono delle gallerie e non solo ai designer. Per fare qualche esempio, al Salone del Mobile del 2006 a Milano, Dolce & Gabbana hanno presentato poltrone scultura commissionate a Ron Arad. Nel frattempo sono nate nuove gallerie e fiere dedicate alla vendita dei Limited Editions. Il mondo dell'arte e del design punterà per almeno un ventennio a un business alimentato dalla fama delle celebrities del mondo culturale, seguendo una modalità simile a quelle degli Archistar. 46 BIENNALI La prima Esposizione d’Arte Decorativa Moderna avviene a Torino nel 1902, in iItalia non c’è una riforma delle arti applicate a differenza di altri Paesi quindi le scuole spiegano questa disciplina in maniera differente. Nella 1° Esposizione gli edifici più importanti sono di: - Raimondo D’Aronco Un architetto italiano tra i maggiori esponenti dello stile liberty che lavorerà anche all’estero come Istambul. Crea la scuola tecnica che sarà molto utile poi nella conoscenza di alcuni materiali come il legno. E’ un artista e progettista che crea dei mobili che prendono ispirazione dall’oriente. - Eugenio Quarti E’ un artista che studierà a Parigi, e come D’Aronco ha una solida forza manuale nella creazione dei suo mobili. Il suo stile non è un liberty puro ma rimane legato al proprio gusto personale. Realizza mobili per i borghesi in legni pregiati accompagnati da moltissimi decori particolari e pregiati con uno stile floreale. - Ernesto Basile E’ un artista e architetto che lavorerà molto a Palermo, città dove è nato ed è uno tra gli esponente del liberty. - Ugo Ceruti Un’ebanista che prende la tradizione e la ingentilisce con lo stile floreale. - Maria Rigotti E’ un artista e tessitrice e si ispira ai fiori - Alessandro Mazzucotelli E’ un artigiano specializzato nel ferro battuto che crea cancelli, inferiate che diventano vere e proprie sculture. In Italia abbiamo la tradizione che guarda al Giappone e allo stile floreale e alle ceramiche. In questa esposizione troviamo anche artisti internazionali come: - Joseph Olbrich - Peter Behrens Nasce in questo periodo l’università Umanitaria, si occupa di sviluppare tutte le arti applicate attraverso laboratori. La società Umanitaria e le prime Biennali di design realizzano tipologie di ambienti per la società, anche tramite la promozione di concorsi d’arredamento come ad esempio per le case operaie. Nel 1905 iniziano i primissimi concorsi d’arredamento e questi danno il via, nel 1919 alla prima esposizione in Lombardia di Arti Applicate dalla quale nascono le Biennali. 47 TRIENNALI 1° TRIENNALE 1930 La 1° Triennale che in realtà sarebbe la 4° Biennale avviene nel 1930, succede ciò quando l’esposizione delle Biennali diventa permanente. Questo fa si che da qui nasca una riflessione per quanto riguarda il linguaggio dell’Architettura Razionalista. Siamo nella Villa Reale di Monza da li in poi Guido Marangoni (presidente comitato) farà si di trasformarla in Triennale. La volontà che si vuole portare avanti è quella di promuovere la modernità e promuoverla come libertà di gusto. Partecipa anche Terragni e vi partecipa insieme al Gruppo 7, architetti razionalisti che vanno alla ricerca di un linguaggio che è composto da elementi classici (colonne, ordini, bianco ecc…) Terragni lavora per il progetto della Sartoria Moderna, vengono inserite statue per le proporzioni e la tenda che diventa elemento di passaggio e divisione. Ponti con i suoi vetri smaltati per la Ginori. Mario Sironi e Giovanni Muzio loro lavorano sulle arti grafiche. Molto importanti gli allestimenti ma anche i disegni delle architetture, realizzando un catalogo di tutte le tipologie di edifici tipo di quel tempo. Esempio: Casa Vacanza Domus Nova che viene sviluppata da Gio Ponti con Lancia. Questa casa viene messa in scena con una sovrabbondanza di elementi e scene, rendendola ironica. Il bagno viene riempito di mattonelle dove sono presenti elementi tipici delle ceramiche Ponti. Realizzano all’interno i mobili rapidi. Tra i padiglioni troviamo anche la ‘Casa Elettrica’ di Figini e Pollini che risulta essere un vero e proprio saggio alla modernità ed è quello che i due architetti sperano possa diventare la casa attuale. I materiali utilizzati sono molto innovativi, tra questi abbiamo: - Linoleum - Cemento Armato Contiene tutti gli elementi che secondo loro costituiranno la casa del futuro. Notiamo la semplicità della sua forma rettangolare, composta da un solo piano e una scala per la terrazza. Mette insieme tutti i principi dell’Architettura di Le Corbusier. Notiamo anche qui come le pareti possano scomparire per far diventare tutto uno spazio fluido. Novità principale è l’elettricità che non solo ci permette di avere la luce ma anche l’acqua calda e tutti elementi elettrici che ci permettono di avere una vita comoda. E’ una vera e propria sperimentazione del design. 2° TRIENNALE 1933 ( Tema: Stile) Nel 1933, ovvero la 5° Triennale abbiamo la villa di Giovanni Muzio che realizza il progetto del Palazzo dell’Arte (1931-33) 50 All’inizio del 900 viene maturata l’idea di voler trasferire la sede di Monza a Milano, sarà proprio questa la nuova sede che ha la particolarità di essere più funzionale senza però andare in conflitto con i palazzi presenti in questa città storica. Questa idea crea dei contrasti, perché Muzio studia sul tema del monumentalismo e il dibattito sul nuovo palazzo fa si che questo edificio diventi uno dei luoghi più rappresentativi di tutto questo periodo. Nel tempo è stato ampliato aggiungendo anche l’archivio storico. Lo scopo della Triennale è quella di avere degli oggetti ma non solo, vogliono presentare anche i nuovi modelli abitativi. Nella Mostra dell’abitazione vengono esposti i vari studi effettuati per ogni tipologia di lavoratore o situazione sociale, è una rassegna dell’architettura moderna europea ma anche del razionalismo che viene riconosciuta come avanguardia estetica e tecnica. Viene studiato il condominio e il modo in cui le persone interagiscono attraverso gli spazi comuni. Dobbiamo ricordare come elemento di design la cucina di Francoforte dove la cucina diventa un luogo in cui è possibile raggiungere tutte le parti della stessa divenendo spazio fluido. 3° TRIENNALE 1936 ( Tema: Alloggio e arredamento) Nel 1936, ovvero la 6° Triennale il tema dell’alloggio e dell’arredamento vengono inquadrati all’interno dell’architettura perché in questo periodo si rafforza il rapporto tra modernismo e fascismo. L’architettura è ancora l’elemento più importante anche perché mette in risalto il regime. I direttori sono Persico e Pagano, soprattutto Pagano rappresenta la ricerca attraverso la fotografia della casa rurale. Abbiamo una grande presenza degli stranieri tra cui Le Corbusier, Alvar Aalto, Max Bill. I mobili sono intercambiabili, una nuova modernità, multifunzionalità anche delle stanza stesse. 4° TRIENNALE 1940 (Tema: Tutti i mezzi per esprimere il fascismo) Nel 1940 si svolge la 7° Triennale, in piena crisi politica e con una guerra in corso. Dopo l’avvento del fascismo, viene valorizzato tutto quello che ne riguarda come la Casa Operaia, Colonie Marine, Cinema, Arte, Propaganda. Qui ci si domanda sui problemi della quotidianità e come risolverli. A questa esposizione troviamo la Società di Olivetti in cui la macchina da scrivere diventa elemento d’arredo, artistico, di scultura. Olivetti è un’azienda che si occupa anche dei piani urbanistici, vuole realizzare una vera e propria città per l’uomo, capace d’integrare la funzionalità della fabbrica alla casa. Nel suo villaggio operaio a Ivrea progettato da Crespi ne è la prova. E’ da qui che nasce la rivoluzione, dove la macchina da scrivere viene portata nelle case di tutti con una serie di lavori sull’estetica. Un altro tema che sviluppa l’Olivetti è la pubblicità e gli spot. Lettera 22 di Nizzoli è una delle tante macchine da scrivere che è diventata parte della storia culturale ma anche del design vincendo anche un compasso d’oro. Altro autore che ha lavorato molto con Olivetti è Carlo Scarpa, il quale ha allestito lo Show Room a Venezia, uno spazio in cui il progettista ci porta a vedere quello che lui vuole in ogni singolo particolare. 51 5° TRIENNALE 1947 (Tema: L’abitazione) Nello stesso periodo abbiamo l’8° Triennale allestita attorno al QT8. Con il QT8 voglio sperimentare il tema di una nuova spazialità, diversa dai grandi edifici che sono stati costruiti nel passato in Germania ma si vuole creare una sperimentazione abitativa dove il design e la comunità si uniscono. 6° TRIENNALE 1951 (Tema: L’attualità) In questo periodo, nel 1951 vi è la 9° Triennale il cui slogan ‘Collaborazione non casuale tra architetto, scultore, pittore e decoratore’ e all’interno abbiamo una mostra chiamata La forma dell’utile in cui vengono inseriti alcuni pezzi dell’architettura utile e ideati da es: Mollino, Achille e Giacomo Castiglioni ecc… Notiamo che per loro che vi è una vera e propria autonomia dell’oggetto stesso. Sempre tenuta nel QT8 7° TRIENNALE 1954 (Tema: Prefabbricazione e Industrial Design) E’ nel 1954 alla 10° Triennale quando i Fratelli Castiglioni curano la prima Mostra dell’industrial design mettendo in discussione il ruolo della Triennale. In questi stessi anni nasce la Fiat 500. 52