Scarica Riassunto manuale "Filologia romanza 2. Linguistica" di Laura Minervini e più Sintesi del corso in PDF di Filologia romanza solo su Docsity! 1 CAPITOLO 1: Lo spazio linguistico romanzo Le lingue romanze sono diffuse in Europa e in America principalmente e in parte in Africa, Asia e Oceania: questo spazio prende il nome di Romania. Negli Usa la minoranza è principalmente ispanofona, in Africa, Asia e Oceania queste lingue sono utilizzate dalle Élite sociali. 750 milioni di parlanti nativi, la lingua più diffusa è lo spagnolo seguito dal portoghese Distinzione tra dialetti primari discendenti direttamente dal latino e dialetti secondari discendenti da una varietà romanza come ad esempio l'andaluso che deriva dal castigliano I dialetti romanzi formano un continuum dove la comprensibilità è riferita alla vicinanza geografica Oggi dialetti sono associati all'ambito rurale e sono indeboliti dalle lingue nazionali Una lingua comprende diversi livelli che parlanti usano in diverse situazioni comunicative, i dialetti invece offrono meno opzioni La Romania è distinta in continua, perduta e nuova. La Romania continua corrisponde all'area dove anticamente si parlava il latino e oggi si parlano le lingue romanze, la Romania perduta è un'area dove un tempo si parlava latino e oggi non si parlano lingue romanze, la Romania nuova invece sono i territori dove non si è mai parlato in latino e oggi si parlano lingue romanze ad esempio l'America del Sud. Bilinguismo: padronanza di due lingue/dialetti Diglossia: distribuzione funzionale di due lingue o dialetti all'interno di una comunità Repertorio linguistico: insieme delle lingue e dialetti esistenti presso una comunità parlante Il contatto fra due lingue è o dialetti non produce nuove lingue, ma di solito fenomeni di interferenza. Le lingue di contatto invece emergono in situazioni particolari e si collocano ai confini dello spazio romanzo: questi sono i pidgin e creoli. I pidgin sono lingue di emergenza, nate in situazioni di multilinguismo dal contatto fra gruppi che parlano lingue non comprensibili tra loro. Lo scenario tipico è quello legato all'espansione coloniale europea che si incontra con un paese considerato non paritario. Il contratto tra le due lingue è limitato a pochi contesti economici e la lingua è così costruita: c'è una lingua detta lessificatrice che ha un ruolo principale e l'altra è detta di sostrato, la sintassi è limitata a frasi brevi e il lessico copre solo i campi semantici utili al contatto tra i due popoli. Se un pidgin si nativizza a questo punto si amplia, e il suo prestigio presso i parlanti cresce, le strutture linguistiche si espandono e subisce un processo di grammaticalizzazione e forma un creolo. Il creolo romanzo più diffuso al mondo è parlato nell'isola di Haiti e si chiama creyol, dal 1987 lingua ufficiale insieme al francese, esiste anche il capoverdiano un creolo portoghese, il papiamentu parlato nei Caraibi meridionali, … Le lingue romanze sono classificate in diversi modi e quello più diffuso è geografico, quattro gruppi: iberoromanzo, galloromanzo, italoromanzo, balcanoromanzo. Un'altra distinzione è tra Romania occidentale e orientale, un'altra ancora tra sistemi vocalici semplici e complessi, l'ultima è tra Romania settentrionale e meridionale. Lingue tetto: fungono da lingua di cultura e modello normativo per altre della stessa area 2 CAPITOLO 2: Il latino e la genesi delle lingue romanze Il latino appartiene al ramo Italico della famiglia delle lingue indoeuropee e la sua espansione è legata a contesti politico-militari prima nella penisola italiana e poi nel Mediterraneo, infine nel contesto europeo. Processo di romanizzazione tra popoli di origine non Romana né Latina: questo processo riguarda prima la penisola italiana e poi il resto delle province e culmina con Caracalla nel 212 d.C. Il latino è la lingua dell'amministrazione, dell'esercito, del diritto e dell'istruzione. Latinizzazione trova limiti nella parte orientale dell'impero a causa del prestigio del greco. Il mondo romano era caratterizzato dal plurilinguismo: greco, gallico, venetico, messapico, osco, umbro, falisco, punico, etrusco sono solo le lingue dell'Italia antica. Il processo di latinizzazione si conclude con la scomparsa delle lingue autoctone, ma alcune delle lingue preesistenti continuano a sopravvivere: il basco, il berbero, l'albanese, le lingue celtiche insulari, l'aramaico e il greco. Il sostrato linguistico è un concetto che fa riferimento all'influsso che le lingue di una certa area hanno esercitato sul latino. Il superstrato è invece l'influsso esercitato sul latino tardo e poi sulle varietà romanze da parte di gruppi dominanti sul piano politico militare, ma culturalmente assimilati al latino: è il caso delle lingue germaniche a partire dal dal V secolo d.C. L’adstrato infine si verifica nel caso di contatto tra lingue che si trovano in territori contigui che non porta alla scomparsa di una delle due. Si possono formulare ipotesi sulla fonologia, la morfologia, la sintassi e lessico del latino solamente attraverso il metodo storico-comparativo fra le diverse lingue appartenenti a questa famiglia. Purtroppo non è possibile conoscere fino in fondo il repertorio completo di questa lingua perché le fonti che abbiamo sono principalmente scritte e si sa che le fonti scritte sono sempre conservative, rispetto alla tradizione orale, perciò molte variazioni non ci sono giunte e per questo motivo non si trovano molte corrispondenze tra alcune parole che utilizziamo oggi e il latino, dato che abbiamo accesso solamente a un latino standard. La fonte scritta che ci permette di vedere più varietà del latino sono le lettere private soprattutto quando provengono da ambienti provinciali. Il latino ufficialmente non ha mai smesso di essere parlato perché è continuato ad esistere in ambito religioso, filosofico, scientifico, ma ha iniziato a modificarsi a partire dal III secolo con una serie di cambiamenti fonologici, una seconda fase a partire dal VI secolo si è verificata con una frammentazione maggiore dello spazio linguistico e a partire dall'VIII secolo affiorano nella Gallia e in altre regioni tracce della crisi comunicativa che non permette la comprensione fra i parlanti di diversi ambiti territoriali. Questo problema è ben noto ai sovrani Franchi, soprattutto con Carlo Magno si hanno una serie di iniziative sfociate nella cosiddetta renovatio carolingia che mirano all'innalzamento del livello culturale della chiesa dell'amministrazione. Nella Francia del Nord a partire dal IX secolo si riconosce l'esistenza di una lingua locale, il francese. Questa lingua è denominata rustica perché è legata al mondo contadino ed è detta romana perché deriva dall'avverbio latino romanice cioè legata al mondo dei romani. 5 Per quanto riguarda il Portogallo e le colonie in Brasile, la conoscenza del portoghese rimane ristretta ha una piccola parte della popolazione, mentre la maggior parte continua a parlare le lingue a amerindiane e l'arrivo degli schiavi africani fa sì che si elaborino delle varietà di portoghese molto rinnovate rispetto al portoghese parlato in Europa. Anche la colonizzazione francese è molto rilevante che ha diffuso questa lingua nei territori del Nord America che oggi corrispondono a Canada e Stati Uniti e la variante più rilevante è quella del Quebec. Oltre a questi territori la lingua francese parlata anche ad Haiti e nei dipartimenti francesi d'oltremare. Infine, l'esperienza coloniale francese prosegue anche nell'Oceano Indiano, nel Maghreb, nell'africa subsahariana e in indocina: oggi in questi contesti questa lingua svolge una funzione di L2 e in particolare in Algeria ha un ruolo di rilevanza. A partire dal XVIII secolo ci si pone il problema del rapporto tra Stato e lingua e si inizia a comprendere che se si vuole unificare una nazione bisogna farlo da tutti i punti di vista e un ruolo primario è giocato dal punto di vista linguistico. Il diritto dei popoli a costruire delle entità statali è rivendicato da quelle popolazioni sottoposte al dominio di potenze straniere e questo fa emergere anche la necessità di avere una lingua nazionale con la quale poter esprimere la propria identità. Particolare è il caso dell'Italia che quando viene unificata nel 1861 non presenta un territorio linguisticamente omogeneo e l'unità linguistica si raggiungerà solamente nel ‘900, grazie ai mezzi di comunicazione di massa come la radio, il cinematografo e la televisione. Emergono, in questo contesto di forte ricerca identitaria, delle realtà linguistiche e culturali di dimensioni regionali come l'occitano in Francia e il catalano in Spagna. 6 CAPITOLO 5: Elementi di grammatica storica: fonologia VOCALI Si differenziano in base a: • altezza della lingua rispetto al palato (grado di apertura): vocali alte, medie, basse, • avanzamento o arretramento della lingua rispetto al palato: vocali anteriori/palatali, vocali centrali, vocali posteriori/velari; Sistema del latino: Composto da 10 fonemi vocalici che si opponevano per quantità (o durata): Ī Ĭ Ē Ĕ Ā Ă Ŏ Ō Ŭ Ū e tre dittonghi: AE, OE, AU Evoluzione delle vocali latine • Il latino tardo perde il senso della quantità sillabica. • Le vocali delle lingue neolatine si distinguono per qualità (o apertura) →le lunghe si pronunciano chiuse, le brevi aperte Dittongazione romanza condizionata Avviene solo quando si verificano determinate condizioni: - presenza di determinati suoni che seguono la vocale tonica; - effetto della metafonesi (ossia cambiamento del suono della vocale tonica per influsso della vocale finale) (La metafonesi può anche creare un’alternanza morfologica di genere, numero, persona) Nasalizzazione: riguarda il cambiamento fonetico di una vocale contigua a una consonante nasale. Presente principalmente in francese e portoghese Sistema comune vocali Ī → I Ĭ Ē→ E (e chiusa) Ĕ→ᵋ (e aperta) Ā Ă→ A Ŏ→ ᵓ (o aperta) Ō Ŭ→O (o chiusa) Ū→U Vocalismo atono panromanzo Ī → I Ĭ Ē Ĕ → E Ā Ă → A Ŏ Ō Ŭ → O Ū→ U Principali fenomeni legati al vocalismo atono • Aferesi: caduta di una vocale all’inizio della parola • Sincope: caduta di una vocale all’interno della parola • Apocope: caduta di una vocale alla fine della parola CONSONANTI Palatalizzazione Si tratta del cambiamento nell’articolazione del suono di alcune consonanti, che si sposta verso il palato. È un fenomeno che ha creato suoni nuovi nelle lingue romanze: palatali, affricati, fricativi. Il fonema consonantico precede: jod, vocale anteriore, nei nessi con -L. Lenizione: indebolimento delle consonanti intervocaliche, principalmente occlusive (p→b, t→d, k→g). Le consonanti diventano sonore. Di grande interesse anche l'articolazione retroflessa, cioè con l'apice della lingua flesso all'indietro, che si ritrova in sardo, Corso Meridionale, siciliano, calabrese e Salentino. Un’ulteriore differenza tra il sistema consonantico latino quello delle lingue romanze è la scomparsa delle consonanti a fine della parola e la conservazione della S è considerata insieme alla lenizione uno dei tratti che oppongono la Romania occidentale a quella orientale. 7 CAPITOLO 6: Elementi di grammatica storica: morfologia e sintassi I nomi e gli aggettivi latini sono distribuiti in classe flessive, chiamate declinazioni. Nel passaggio dal latino alla lingua romanza si è avuto una riorganizzazione di queste classi flessive. Il latino possiede 6 casi e ogni caso è espresso con diverse desinenze secondo il numero, il genere e la classe flessiva. Nel tempo la presenza dei casi si è ridotta. Il rumeno ha mantenuto due casi uno con valore nominativo-accusativo e un altro con valore genitivo-dativo. Alcuni residui del sistema casuale del latino si trovano in alcune varietà di francoprovenzale e retoromanzo. In generale possiamo dire che la forma unica dei nomi si ritrova normalmente nelle lingue romanze è derivante dall'accusativo latino. Per quanto riguarda la formazione del plurale nella Romania occidentale ci si ricollega all'accusativo latino con conservazione della S, mentre nella Romania orientale la s scompare e si ha invece un plurale vocale. Il latino ha tre generi grammaticali: maschile, femminile neutro, mentre nelle lingue romanze i generi si riducono a due maschile e femminile. Si verifica anche un grande processo di grammaticalizzazione, ma il ricco sistema pronominale latino si è conservato solo parzialmente. Per quanto riguarda il sistema verbale, in latino i verbi sono distribuiti in quattro classi, dette coniugazioni, nelle lingue romanze i verbi spesso sono passati da una classe all'altra e questo fatto prende il nome di metaplasmo. Le lingue romanze conservano in grande quantità le desinenze verbali latine anche se ci sono state delle variazioni all'interno del paradigma. L'innovazione principale che riguarda i verbi latini concerne la costruzione del condizionale e del futuro creati da perifrasi latine unite al verbo habere. Per quanto riguarda la morfosintassi l'articolo è una delle creazioni più importanti e si distingue in determinativo, indeterminativo e partitivo. Un'altra differenza è la presenza di una doppia serie di pronomi personali: tonici e atoni o clitici. Quelli clitici servono a stabilire un collegamento con il contesto precedente e sono mobili rispetto al verbo possono quindi trovarsi sia prima sia dopo di esso. L'ordine delle parole nella frase in latino era molto più libero mentre nelle lingue romanze è si ha la tendenza a costruire la frase secondo una ramificazione verso destra e quindi si va a determinare nel tempo la struttura SVO. L'espressione del soggetto nelle lingue romanze non è obbligatoria e per questo motivo sono dette a soggetto nullo, è obbligatorio invece in francese e in alcuni altri dialetti contigui. Infine, per la formazione della frase negativa, le lingue romanze mantengono la struttura no(n) più verbo. Il francese invece presenta due elementi ne + verbo + pas.