Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto manuale Storia della scuola italiana, Sintesi del corso di Storia della scuola e istituzioni educative

Il documento riassume i temi principali contenuti nel manuale di Stroria della scuola, gli eventi storici e le leggi.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

In vendita dal 11/12/2024

Tin24
Tin24 🇮🇹

4.8

(4)

20 documenti

1 / 12

Toggle sidebar

Questa pagina non è visibile nell’anteprima

Non perderti parti importanti!

bg1
STORIA DELA SCUOLA
Istruzione ed economia (rif. G.Vigo)
Il processo d’istruzione ha come esito la fine dell’ignoranza di massa, per cui si parte da nessuno che sapeva
scrivere, leggere a un luminoso futuro in cui tutti sanno scrivere. Tale processo è però lungo e complesso e
copre l’età contemporanea (XIX-XX sec.). Per verificare quanta porzione di popolazione era alfabetizzata si
controllavano i registri di matrimonio e in particolare le firme maschili.
La necessità di alfabetizzare tutti compare già a partire dalle rivoluzioni industriali:
1° Rivoluzione Industriale : a metà del ‘700, primi processi industriali in Inghilterra e poi si espansero in
tutto il mondo, principalmente industria tessile e meccanica leggera. Si riteneva necessario alfabetizzare gli
operai in quanto potessero leggere le istruzioni dei vari macchinari e evitare quindi possibili infortuni (se
l’operaio sa leggere e trova una targhetta con scritto “non mettere le mani” non le metterà, ma chi non sa
leggere…)
2° Rivoluzione Industriale: nascono le prime ferrovie a vapore, industrie di siderurgia pesante e chimica. In
questo caso se l’operaio sbaglia non fa danno solo a se stesso, ma a tutti coloro che gli stanno vicino; si ha
quindi ancor più la necessità che la manodopera impari a leggere e scrivere prima in teoria e poi applicare
in pratica.
Ne consegue che le società industrializzate hanno più bisogno di essere alfabetizzate rispetto alle società
agricole, bisogno che può essere soddisfatto in quanto uno stato industriale è in grado di finanziare
l’istruzione.
Con la costituzione degli stati nazionali, per cui le nazioni tendono a generare Stati, avviene un processo di
nazionalizzazione, che secondo la tradizione storiografica va da un “noi siamo di qui” a un “noi siamo
francesi/tedeschi/russi”.
La scuola secondaria : nata per pochi ma poi diventata per molti se non per tutti
Le università : nascono in Europa occidentale fra il 1200 e il 1300. La più antica è quella di Bologna e
nascono come istituzioni destinate ad un pubblico di èlite. Sono fondate da un’autorità. Quelle medievali
nascono per l’insegnamento della teologia, del diritto e di una medicina molto distante da come la
intendiamo oggi. Nascono in forma cattedratica: commento dei testi da parte dei docenti.
Istruzione e religione
Esistono diverse religioni: ebraismo, islamismo, buddismo, ma noi prenderemo in considerazione il
cristianesimo che si lega al concetto d’istruzione grazie a tre versetti del vangelo di Matteo in cui racconta
l’ultima apparizione del risorto che si conclude con questa esclamazione:”euntes et docetes!” “andate e
insegnate!”
Lutero , monaco agostiniano, afferma che la lettura della Bibbia è un dovere religioso e di conseguenza
leggere diventa un dovere.
Nel 1524 scrive una lettera ai consiglieri sul dover mantenere le scuole cristiane
Ignazio di Lojola (1491-1556): nel 1540 ha l’approvazione da parte del Papa della Compagnia di
Gesù.
i Gesuiti sono impegnati nell’istruzione, infatti fondano scuole per la formazione dei futuri
gesuiti
Ratio Studiorum: (piano di studi). Insieme di regole che presiedono all'attività pedagogica e scolastica
dei gesuiti. Venne formulata compiutamente nel 1599, sotto il generalato di Claudio Acquaviva, tenendo
conto delle indicazioni provenienti dall'esperienza maturata nei primi collegi della Compagnia e facendo
propri l'ideale letterario umanistico e il modello universitario parigino, fondato sulla distinzione in classi
e sulla gradualità dell'apprendimento. Regolava i compiti di ogni singolo addetto all'attività educativa, i
programmi e i metodi. Prevedeva un corso di cinque anni di indirizzo umanistico, in cui era centrale lo
studio del latino e dei classici (opportunamente censurati), in particolare dell'opera di Cicerone.
Seguivano poi tre anni di filosofia e quattro di teologia. Da un punto di vista metodologico, grande rilievo
avevano ripetizioni ed esercitazioni periodiche. Veniva inoltre favorita l'emulazione tra gli studenti,
organizzati nelle "accademie" e chiamati a gare, dispute e rappresentazioni teatrali, anche pubbliche.
pf3
pf4
pf5
pf8
pf9
pfa

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto manuale Storia della scuola italiana e più Sintesi del corso in PDF di Storia della scuola e istituzioni educative solo su Docsity!

STORIA DELA SCUOLA

Istruzione ed economia (rif. G.Vigo)

Il processo d’istruzione ha come esito la fine dell’ignoranza di massa, per cui si parte da nessuno che sapeva scrivere, leggere a un luminoso futuro in cui tutti sanno scrivere. Tale processo è però lungo e complesso e copre l’età contemporanea (XIX-XX sec.). Per verificare quanta porzione di popolazione era alfabetizzata si controllavano i registri di matrimonio e in particolare le firme maschili. La necessità di alfabetizzare tutti compare già a partire dalle rivoluzioni industriali: 1° Rivoluzione Industriale : a metà del ‘700, primi processi industriali in Inghilterra e poi si espansero in tutto il mondo, principalmente industria tessile e meccanica leggera. Si riteneva necessario alfabetizzare gli operai in quanto potessero leggere le istruzioni dei vari macchinari e evitare quindi possibili infortuni (se l’operaio sa leggere e trova una targhetta con scritto “non mettere le mani” non le metterà, ma chi non sa leggere…) 2° Rivoluzione Industriale: nascono le prime ferrovie a vapore, industrie di siderurgia pesante e chimica. In questo caso se l’operaio sbaglia non fa danno solo a se stesso, ma a tutti coloro che gli stanno vicino; si ha quindi ancor più la necessità che la manodopera impari a leggere e scrivere prima in teoria e poi applicare in pratica. Ne consegue che le società industrializzate hanno più bisogno di essere alfabetizzate rispetto alle società agricole, bisogno che può essere soddisfatto in quanto uno stato industriale è in grado di finanziare l’istruzione. Con la costituzione degli stati nazionali , per cui le nazioni tendono a generare Stati, avviene un processo di nazionalizzazione, che secondo la tradizione storiografica va da un “noi siamo di qui” a un “noi siamo francesi/tedeschi/russi”. La scuola secondaria : nata per pochi ma poi diventata per molti se non per tutti Le università : nascono in Europa occidentale fra il 1200 e il 1300. La più antica è quella di Bologna e nascono come istituzioni destinate ad un pubblico di èlite. Sono fondate da un’autorità. Quelle medievali nascono per l’insegnamento della teologia, del diritto e di una medicina molto distante da come la intendiamo oggi. Nascono in forma cattedratica: commento dei testi da parte dei docenti.

Istruzione e religione

Esistono diverse religioni: ebraismo, islamismo, buddismo, ma noi prenderemo in considerazione il cristianesimo che si lega al concetto d’istruzione grazie a tre versetti del vangelo di Matteo in cui racconta l’ultima apparizione del risorto che si conclude con questa esclamazione:”euntes et docetes!” “andate e insegnate!”  Lutero, monaco agostiniano, afferma che la lettura della Bibbia è un dovere religioso e di conseguenza leggere diventa un dovere. Nel 1524 scrive una lettera ai consiglieri sul dover mantenere le scuole cristiane

 Ignazio di Lojola (1491-1556): nel 1540 ha l’approvazione da parte del Papa della Compagnia di

Gesù.

i Gesuiti sono impegnati nell’istruzione, infatti fondano scuole per la formazione dei futuri

gesuiti

Ratio Studiorum: ( piano di studi ). Insieme di regole che presiedono all'attività pedagogica e scolastica

dei gesuiti. Venne formulata compiutamente nel 1599, sotto il generalato di Claudio Acquaviva, tenendo conto delle indicazioni provenienti dall'esperienza maturata nei primi collegi della Compagnia e facendo propri l'ideale letterario umanistico e il modello universitario parigino, fondato sulla distinzione in classi e sulla gradualità dell'apprendimento. Regolava i compiti di ogni singolo addetto all'attività educativa, i programmi e i metodi. Prevedeva un corso di cinque anni di indirizzo umanistico, in cui era centrale lo studio del latino e dei classici (opportunamente censurati), in particolare dell'opera di Cicerone. Seguivano poi tre anni di filosofia e quattro di teologia. Da un punto di vista metodologico, grande rilievo avevano ripetizioni ed esercitazioni periodiche. Veniva inoltre favorita l'emulazione tra gli studenti, organizzati nelle "accademie" e chiamati a gare, dispute e rappresentazioni teatrali, anche pubbliche.

Ricostituita la Compagnia dopo gli scioglimenti settecenteschi, nel 1832 venne promulgata una nuova ratio , che fu soggetta nel corso del Novecento a ulteriori revisioni.  Comenio (1592-1670) vive nella sua maturità la guerra dei 30 anni (1618-1648), che si intreccia con una crisi economica e demografica. La sua è una vita tormentata: perde moglie e figli ma ciò non gli ha impedito di scrivere grandi opere come La Didattica Magna, che è un trattato sul metodo per insegnare tutto a tutti.  La Salle Jean Baptiste (1651-1719), santo francese, gesuita. Scrive Conduit des ecoles chretiennes , testo che viene preso in considerazione da Focault. Le scuole elementari erano gratuite e in lingua materna e adottavano un metodo simultaneo (lezione frontale in cui l’insegnante parla in generale a tutti). Gli insegnanti erano religiosi ma non sacerdoti in modo che si potessero dedicare totalmente all’insegnamento. Sempre in Francia: soppressione dei gesuiti nel 1773, lo stato si ritrova costretto a doversi occupare dell’istruzione. In Russia ciò non avviene in quanto Caterina II non riconosce l’autorità papale, quindi un gruppo di gesuiti sopravvive.

Istruzione e stato

Si giunge alla costruzione del sistema scolastico integrato quando ci sono questi fattori: -fondazione di scuole a carico dei bilanci pubblici (la stessa tassa di iscrizione non è pagata solo dal privato ma anche da bilanci comunali o statali). -Gratuità e obbligo dell’istruzione elementare -Formazione dei docenti in istituzioni specializzate -controllo burocratico del funzionamento delle scuole -Fondazione di scuole secondarie tecniche Questo processo ha tempi diversi, i primi furono: Prussia e Austria 1780-1840; Francia 1806-1882; Stati Uniti d’America 1830-1865; Italia 1848-1877; Inghilterra 1839-1902; Giappone 1872-1907.  Francia. 1808 creazione dell’Université de France. La Terza Repubblica-Republique des professeurs con Ferry al senato che pronunciò tali parole (5marzo1880):”ci sono due cose nelle quali lo Stato insegnante e sorvegliante non può essere indifferente: sono la morale e la politica, perché nella morale come in politica, lo Stato è a casa propria; è il suo dominio e pertanto la sua responsabilità”.  Germania. 1763: il Re di Prussia Federico II proclama l’obbligo di istruzione primaria  Italia. La scuola italiana dalla restaurazione (età della restaurazione: comincia nel 1815, Napoleone sconfitto e l’Europa dopo il congresso di Vienna trova un nuovo equilibrio) alla vigilia dell’unità.

→CAP

Lombardo Veneto : Nel 1818 il Regolamento per elementari, dà risultati non omogenei. Molti in alcune aree devono lavorare (es. la vendemmia, perciò non vanno a scuola). Tenta di far fare alla rete ecclesiastica lo strumento di verifica e controllo delle scuole, tenta di far diventare la Chiesa un apparato dello Stato.

 Toscana : oligopolio di fatto degli scolopi (importanti in Toscana), essi sono in particolare toscani,

omogenei alle classi dirigenti dove operano. La Toscana si mostra tollerante: permette la fondazione di nuove riviste e casi editrici. Si parla quindi di fioritura anche in riferimento alla nascita del circolo Viesseux, con la relativa rivista dal nome “Antologia” (prima rivista italiana che paga i collaboratori). Una nuova letteratura che porta ad una nuova economia: per fare tali cose bisogna associarsi). Gli asili, scuole di mutuo insegnamento. Viene fondata una società degli asili, in cui tanti pagano una quota per finanziare l’asilo infantile di carità: si pagava la maestra, un locale e spettacoli teatrali di beneficienza. Man mano che l’asilo comincia a funzionare, si fa vedere ai finanziatori un saggio di fine anno. Uno dei primi pedagogisti italiani, con il quale nasce l’editoria pedagogica, e fondatore di una rivista per ragazzi “Guida per l’educazione” è Raffaello Lambruschini. Nella sua rivista vengono esplicitate le indicazioni didattiche (delle tavole di rappresentazioni) e un’appendice di racconti educativi.

didattico prevedeva la divisione in classi per anni di corso, la priorità alle discipline letterarie e classiche anche negli indirizzi tecnici, la svalutazione della scuola di base e la super valutazione di quella secondaria classica ed universitaria, gli orari rigidi e l’eliminazione di ogni attività non prevista dai programmi ministeriali. Altra affinità con il modello della dotta Germania, fu il concetto di libertà accademica, in particolare del mondo universitario dalla passata egemonia ecclesiastica dei gesuiti in Piemonte come dei luterani in Germania, infine la concessione classista di separare nettamente la scuola antica classica dalla nuova scuola tecnica ed entrambe ancora dal grado di istruzione elementare, ribadendo il concetto delle differenze sociali dei ceti e della divisione sociale del lavoro.

Legge Casati 1859

È noto come legge Casati il regio decreto legislativo 13 novembre 1859 , n. 3725 del Regno di Sardegna, entrato in vigore nel 1860 e successivamente esteso, con l'unificazione, a tutta l'Italia. La legge, che prese il nome dal Ministro della Pubblica Istruzione Gabrio Casati e fece seguito alle leggi Boncompagni del 1848 e Lanza del 1857 , riformò in modo organico l'intero ordinamento scolastico, dall'amministrazione all'articolazione per ordini e gradi ed alle materie di insegnamento, confermando la volontà dello Stato di farsi carico del diritto-dovere di intervenire in materia scolastica a fianco e in sostituzione della Chiesa cattolica che da secoli deteneva il monopolio dell'istruzione. La legge si ispirò al modello prussiano sia nell'impianto generale che nel sistema organizzativo fortemente gerarchizzato e centralizzato. Si propose, inoltre, di contemperare diversi principi: il riconoscimento dell'autorità paterna, l'intervento statale e l'iniziativa privata. A tal proposito, la legge sancì il ruolo normativo generale dello Stato e la gestione diretta delle scuole statali, così come la libertà dei privati di aprirne e gestirne di proprie, pur riservando alla scuola pubblica la possibilità di rilasciare diplomi e licenze. Storia: L'elaborazione della legge avvenne in un periodo storico che vedeva il Regno di Sardegna impegnato nelle vicende inerenti alla seconda guerra di indipendenza. Per questo motivo la norma non fu discussa in parlamento ma, grazie ai poteri straordinari dallo stesso conferiti al Governo del Re, venne stesa interamente da una commissione di cui faceva parte Angelo Fava, esule veneto che, specie nell'ordinamento della scuola elementare, portò le esperienze introdotte da anni nel Regno Lombardo- Veneto. Con l'Unità, la Destra storica, di fronte ai gravissimi problemi del nuovo stato, scelse di mantenere la legge Casati, abbandonando l'idea di una nuova riforma scolastica. In seguito furono apportate delle modifiche alla legge che, tuttavia, rimase in vigore fino al 1923, quando intervenne la riforma Gentile.

Contenuti della legge:

La legge Casati era costituita da numerosi articoli ordinati in cinque titoli:  Il Titolo I "Dell'Ordinamento della Pubblica Istruzione" definiva l'organizzazione della scuola a livello centrale e locale, stabilendo le attribuzioni di ogni organo ed istituendo a livello centrale il Consiglio superiore della pubblica istruzione; Art. 1. La pubblica Istruzione si divide in tre rami, al primo dei quali appartiene l’istruzione superiore;al secondo l’istruzione secondaria classica; al terzo la tecnica e la primaria. Tre rami nella pubblica istruzione: istruzione superiore (Università), istruzione secondaria classica (il liceo classico), la tecnica e la primaria. Art. 3. Il Ministro della pubblica Istruzione governa l’insegnamento pubblico in tutti i rami e ne promuove l’incremento; sopravveglia il privato a tutela della morale, dell’igiene, delle istituzioni dello Stato e dell’ordine pubblico. Dipendono da lui, eccettuati gli istituti militari e di nautica, tutte le scuole e gli istituti pubblici d’istruzione e d’educazione, e rispettivi stabilimenti, e tutte le podestà incaricate della direzione ed ispezione dei medesimi, nell’ordine stabilito dalla presente legge. Compiti e competenze del ministro: governa i rami e ne promuove il rendimento. Tutte le scuole e gli istituti pubblici d’istruzione (collegi residenziali e semi-residenziali) e stabilimenti dipendono da lui. Art. 5. Vigila inoltre col mezzo de’ suoi Ufficiali o di altre persone appositamente da lui delegate le scuole e gli istituti privati d’istruzione e d’educazione, e qualora i Direttori di tali Istituti ricusino di conformarsi alle leggi, può ordinarne il chiudimento, previo li parere del Consiglio Superiore. Al di fuori dello Stato, nessun singolo ha il diritto di insegnare, a meno che quindi lo stato non lo riconosca.  Il Titolo II "Dell'Istruzione Superiore" dettava norme in materia di studi universitari ed accademici;

Art. 47. L’Istruzione superiore ha per fine di indirizzare la gioventù, già fomita delle necessarie cognizioni generali, nelle carriere sì pubbliche che private In cui si richiede la preparazione di accurati studj speciali, e di mantenere ed accrescere nelle diverse parti dello Stato la cultura scientifica e letteraria,  Il Titolo III "Dell'Istruzione Secondaria Classica" istituiva e regolava il ginnasio ed il liceo; Art. 188. - L’Istruzione secondaria ha per fine di ammaestrare i giovani in quegli studi mediante i quali si acquista una cultura letteraria e filosofica che apre l’adito agli studi speciali che menano al conseguimento dei gradi accademici nelle Università dello Stato. L’istruzione secondaria deve ammaestrare i giovani alla cultura letteraria e filosofica e non ha terminalità: è fatta per i ragazzi che vanno all’Università. Art. 189. Essa è di due gradi vien data in stabilimenti separati: pel primo grado nello spazio di cinqueanni; pel secondo in quello di tre anni. Art. 190. Gli insegnamenti del primo grado sono i seguenti:  1. La Lingua Italiana (e la Francese nelle provincie dov’è in uso tal lingua);  2. La Lingua Latina;  3. La Lingua Greca;  4. Istruzioni Letterarie;  5. L’Aritmetica:  6. La Geografia;  7. La Storia; Nozioni di antichità latine e greche. Art. 191. Gli insegnamenti del secondo grado sono:  1. La Filosofia;  2. Elementi di Matematica;  3. La Fisica e gli elementi Chimica;  4. La Letteratura Italiana (e 1a Francese nelle Provincie dov’è in uso tal lingua);  5. La Letteratura Latina;  6. La Letteratura Greca;  7. La Storia;  8. La Storia Naturale. Art. 240. I Municipi che non sono compresi nella categoria di quelli in cui dovranno essere eretti i Ginnasi avranno facoltà d’instituire scuole in cui si dia, od in tutto od in parte, l’insegnamento ginnasiale. Ma non potranno usare di tale facoltà se non se dopo d’aver fatto constare al Ministro di essersi 36 conformati alla legge per ciò che concerne le scuole primarie che sono in debito d’istituire e di mantenere in piena attività. I comuni dove c’è un Ginnasio possono aprire un loro liceo purchè abbiano già provveduto alle scuole tecniche. Art. 261. Gli Istituti retti da corporazioni religiose che in alcune città tengono legalmente il posto dei Collegi reali saranno sottoposti per ciò che tocca il programma degli insegnamenti, l’ordine degli esami e il regime dei minervali e delle tasse, che a questi insegnamenti ed esami si riferiscono, al sistema da cui sono governati i Ginnasi. Essi saranno inoltre per ciò che concerne l’ispezione superiore e l’idoneità legale degli insegnanti che vi sono addetti, sottoposti alle regole stabilite in ordine agli Stabilimenti di cui all’art. 242. I certificati di licenza vi saranno rilasciati col visto del Provveditore, dietro gli esperimenti voluti dalla legge. A queste condizioni solo potranno tenere nelle città in cui sono stabiliti il posto dei Ginnasi, ricevere i sussidi annuali e fruire dei redditi che a titolo particolare d’Istituti di pubblica istruzione loro furono assegnati o largiti dallo Stato o da fondazioni. Nessuna corporazione religiosa potrà dare insegnamento in opposizione della regola sotto il regime della quale fu riconosciuta nello Stato come corpo morale.  Il Titolo IV "Dell'Istruzione Tecnica" istituiva e regolava le scuole tecniche e gli istituti tecnici; Art. 272. L’istruzione tecnica ha per fine di dare ai giovani che intendono dedicarsi a determinate carriere del pubblico servizio, alle industrie, ai commerci ed alla condotta delle cose agrarie, la conveniente cultura generale e speciale. Art. 273. Essa è di due gradi, e vien data tanto pel primo, quanto pel secondo nello stadio di tre anni. Art. 274. Gli insegnamenti del primo grado sono:  La lingua italiana (la francese nelle provincie in cui è in uso questa lingua);  La lingua francese;  L’aritmetica e contabilità;

Art. 357. Sono istituite nove scuole normali per gli allievi maestri, delle quali una nella Savoia, una nella Sardegna, una nella Liguria, tre nelle altre antiche provincie dello Stato e tre nelle nuove. Egual numero di scuole normali colla medesima distribuzione è pure stabilito per le allieve maestre. Art. 358. Le materie d’insegnamento in tali istituti sono: 1. la lingua e gli elementi di letteratura nazionale; 2. gli elementi di geografia generale; 3. la geografia e la storia nazionale; 4. l’aritmetica e la contabilità; 5. gli elementi di geometria; 6. nozioni elementari di storia naturale, di fisica e di chimica; 7. norme elementari d’igiene; 8. disegno lineare e calligrafia; 9. la pedagogia. Nelle scuole normali per le maestre è aggiunto l’insegnamento dei lavori propri al sesso femminile; in quelle pei maestri può essere aggiunto un corso elementare d’agricoltura e di nozioni generali sui diritti e doveri dei cittadini in relazione allo Statuto, alla legge elettorale ed all’amministrazione pubblica. Scuole normali femminili: cominciarono ad essere ben frequentate (una delle poche occasioni in cui la donna poteva aspirare ad un lavoro che desse indipendenza) Scuole normali maschili: non tanti studenti, non era attraente fare il maestro a quwll’epoca ( tanti infatti prendevano la licenza dopo aver fatto altri indirizzi secondari). Art. 359. L’insegnamento delle materie predette si compie in tre anni. Esso però verrà ripartito in guisa, che dopo due anni di corso gli allievi possano essere abilitati all’esame per la patente del corso inferiore delle scuole elementari, e dopo tre anni all’esame per la patente del corso superiore delle scuole medesime. Sistema scolastico: La legge era ispirata ad una concezione dell'educazione essenzialmente elitaria, nella quale veniva dato ampio spazio all'istruzione secondaria e superiore (universitaria) ma scarso risalto a quella primaria (non a caso la legge iniziava con la disciplina dell'istruzione superiore e non, come sarebbe stato più logico, con quella dell'istruzione elementare). Tracciava inoltre una netta separazione tra la formazione tecnica, volta a formare la classe operaia specializzata, da quella classica, di stampo umanistico, volta a formare le classi dirigenti. D'altro canto, riconosceva una certa parità fra i due sessi riguardo alle esigenze dell'educazione.

L'istruzione elementare , a carico dei comuni, era articolata in due cicli: un ciclo inferiore biennale, obbligatorio e gratuito, istituito nei luoghi dove ci fossero almeno 50 alunni in età di frequenza, e un ciclo superiore , anch'esso biennale, presente solo nei comuni sede di istituti secondari o con popolazione superiore a 4.000 abitanti. L'istruzione secondaria classica , l'unica che consentiva l'accesso a tutte le facoltà universitarie, era articolata nel ginnasio , di cinque anni, a carico dei comuni, seguito dal liceo , di tre anni, a carico dello Stato, presenti in ogni capoluogo di provincia. L'istruzione secondaria tecnica era invece articolata nella scuola tecnica , di tre anni, gratuita ed a carico dei comuni, seguita dall' istituto tecnico , di tre anni, a carico dello Stato; l'istituto tecnico era diviso in sezioni, una delle quali, la sezione fisico-matematica, consentiva l'iscrizione alla facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali.

Per la formazione dei maestri elementari furono istituite le scuole normali (quelle pubbliche erano 18, 9 maschili e 9 femminili) di durata triennale, alle quali si accedeva a 15 anni per le femmine e a 16 per i maschi. Il reclutamento dei maestri elementari, demandato a comuni spesso privi di adeguate risorse finanziarie e destinatari di disposizioni di legge che la stessa non sanzionava, sarebbe risultato uno dei punti deboli in sede di attuazione della legge, tanto che sovente la loro preparazione lasciava a desiderare. Anche per questo motivo, oltre che per una mentalità che le portava a mantenere le distanze dalle altre classi sociali, le famiglie delle classi più agiate disdegnarono la scuola elementare, preferendo istruire privatamente i loro figli come, del resto, la legge consentiva (era la cosiddetta scuola paterna : l'insegnamento era impartito dagli stessi genitori o dal precettore incaricato dalla famiglia; l'allievo doveva poi sostenere un esame di stato). Quanto all' università , alle tre facoltà di origine medioevale - teologia (soppressa nel 1873), giurisprudenza, medicina - se ne aggiunsero due nuove: lettere e filosofia e scienze fisiche, matematiche e naturali; a quest'ultima venne annessa la scuola di applicazione per la formazione degli ingegneri, della durata di tre anni, alla quale si accedeva dopo aver frequentato il biennio della facoltà. Tra le materie era prevista la "dottrina religiosa" il cui insegnamento era affidato nelle scuole elementari al maestro sotto il controllo dal parroco, nelle scuole secondarie tecniche e classiche ad un direttore spirituale nominato dal vescovo (abolito nel 1877) e nelle scuole normali, dove costituiva materia d'esame, ad un docente titolare di cattedra (norme abolite nel 1880); fu però data alle famiglie la possibilità di chiederne l'esonero. Amministrazione scolastica : L'intera amministrazione scolastica faceva capo al Ministero della Pubblica istruzione (istituito nel 1847), sebbene al Ministero dell'Agricoltura e Commercio fosse stata demandata la formazione tecnica e al Ministero dell'Interno spettassero alcune competenze in materia. Il Ministro della Pubblica istruzione era affiancato dal Consiglio superiore delle Pubblica istruzione , composto da 21 membri di nomina regia. Organi locali erano il rettore per l'università nonché, in ogni capoluogo di provincia, il provveditore agli studi per l'istruzione secondaria e l' ispettore scolastico per l'istruzione elementare. In ogni provincia era inoltre istituito un consiglio provinciale scolastico presieduto dal provveditore agli studi e composto dall'ispettore scolastico, dal preside del liceo, dai direttori del ginnasio e delle scuole e istituti tecnici nonché da membri nominati dalla deputazione provinciale (attuale giunta provinciale) e dal comune capoluogo di provincia. Obbligo scolastico: La legge sancì l'obbligatorietà e la gratuità del primo biennio dell'istruzione elementare; peraltro, pur minacciando pene a coloro che trasgredivano tale obbligo, non specificò quali fossero queste pene, né lo fece il codice penale, con il risultato che le disposizioni sull'obbligo scolastico furono ampiamente disattese in un paese nel quale l'evasione scolastica era molto diffusa, soprattutto nelle regioni meridionali (secondo i dati ISTAT nel 1861 l'analfabetismo maschile era del 74% e quello femminile del 84%, con punte 95% nell'Italia meridionale). Va però tenuto presente che: "la lentezza del processo di alfabetizzazione della popolazione italiana non fu dovuto solo all'attribuzione ai Comuni del compimento di provvedere all'istruzione e al mantenimento delle scuole elementari, ma anche alla struttura del sistema economico e sociale dell'Italia di allora, caratterizzata da una forte prevalenza del settore primario (nel 1861 il 69,7% della popolazione attiva era dedito all'agricoltura), da una rigida stratificazione sociale, da fortissime resistenze di gruppi reazionari, da una domanda di istruzione proveniente dalle famiglie ancora molto limitata, in relazione alle miserevoli condizioni di vita delle classi sociali inferiori”. Per una prima effettiva sanzione dell'obbligo scolastico si dovrà attendere il 1877, con la legge Coppino che elevò la durata del grado superiore dell'istruzione elementare a tre anni e sancì l'obbligo dai sei a nove anni di età.

-Giovanni Gentile

Nasce a Castelvetrano (Trapani) nel 1875 e muore durante la seconda guerra mondiale nei pressi di Firenze nel 1944. La vicenda della sua uccisione è una prova della sua coerenza ed è una vicenda molto discussa. Esponente di punta della Repubblica di Salò e la sua morte è uno dei non moltissimi episodi della resistenza in cui la parte non comunista espresse le maggiori riserve. Si forma studiando alla Normale di Pisa, il suo professore di filosofia era discepolo di Hegel e si chiamava

superiori. Con la soppressione della scuola tecnica i ceti popolari vengono privati di uno degli strumenti fondamentali di promozione sociale e culturale. Gentile si batte per l’ insegnamento della religione cattolica nella scuola elementare. Nel sistema filosofico gentiliano, infatti, la religione ha un ruolo intermedio tra l’arte e la filosofia e come tale il suo insegnamento è da considerarsi propedeutico all'acquisizione di una visione complessiva, analitica e filosofica del mondo. La religione insegnata nelle scuole deve essere quella cattolica: la forma spirituale storica del popolo italiano. La Riforma Gentile permette la partecipazione alla vita scolastica dei bambini sordi e muti, consentendo anche a loro di ottenere una certa cultura.

Berlinguer

Per riforma Berlinguer si intende la riforma scolastica che fu varata con la legge 10 febbraio 2000 n. 30 (" Legge Quadro in materia di Riordino dei Cicli dell'Istruzione ")[1] La legge è stata abrogata dalla cosiddetta riforma Moratti, ossia dalla legge 28 marzo 2003 n. 53 (" Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale "),[2]^ che tuttavia ha mantenuto impostazione generale e terminologie della riforma del 2000. Lo scopo era quello di trasformare il modello della scuola da “trasmissione-acquisizione di conoscenze” in quello della “sollecitazione dell’intelligenza critica, della ricerca, dell’approfondimento, della coniugazione più stretta tra momento cognitivo ed intellettuale e momento applicativo e di indagine”. La legge 30/2000 aveva impostato una modifica strutturale dell'insegnamento, articolato in tre cicli :  la scuola dell'infanzia;  il ciclo primario (scuola di base), esteso a sette anni, suddivisi in tre bienni, al termine di ognuno dei quali era prevista una prova di valutazione. La valutazione finale assumeva valore di esame di stato;  il ciclo secondario, esteso sei anni - il primo dei quali, introduttivo, comune a tutti gli indirizzi - e articolato in sei differenti aree: umanistica, scientifica, tecnica, tecnologica, artistica e musicale e concluso da un esame di stato che assumeva la denominazione dell'area e dell'indirizzo. Nel secondo e terzo anno e financo dopo l'esame conclusivo del primo triennio, allo studente era garantita la facoltà di cambiare indirizzo, mediante l'attivazione di apposite iniziative didattiche che gli consentissero l'acquisizione di un'adeguata preparazione a quello nuovo scelto. Al termine del terzo anno, che concludeva anche l'obbligo, era previsto un esame, introduttivo al triennio finale, in cui l'offerta formativa era maggiormente caratterizzata in ordine all'indirizzo scelto. Un cambiamento per cui fu sempre criticata la riforma, riguardava il fatto che veniva introdotta la possibilità per uno studente di non proseguire il proprio corso di studi purché fosse in possesso di una licenza media. In realtà la riforma Berlinguer non parlava di un vero e proprio "abbandono scolastico", ma di una "scuola-lavoro": infatti, lo stesso decreto legge imponeva l'obbligo ad una formazione professionale fino ai 18 anni al termine dei quali bisognava comunque conseguire un diploma. Questo motivo fu la causa principale per cui l'intera riforma Berlinguer fu abrogata nel 2003. Autonomia: Berlinguer riteneva urgente varare un programma nazionale di sperimentazione che consistesse alle istituzioni scolastiche di sviluppare gradualmente capacità di auto-organizzazione. Autorizzava le scuole a: adattare il calendario in base alle esigenze locali, avere un orario flessibile con diversa articolazione della durata delle lezioni, organizzare attività di recupero e sostegno, realizzare attività organizzate in collaborazione con altre scuole e con soggetti esterni ecc.. inoltre istituiva presso ciascun provveditorato agli studi uno o più nuclei di supporto tecnico-amministrativo con il compito di sostenere, monitorare le iniziative realizzate e favorirne la diffusione. Il “regolamento in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche” definiva l’autonomia scolastica da applicarsi dal 1 settembre 2000 ed inoltre definiva chiaramente, oltre alla natura, anche le linee-guida dell’autonomia scolastica stessa. Il problema era che la legge scaricava alle segreterie delle scuole funzioni già di competenza dell’amministrazione centrale e periferica. Parità : la legge 10 marzo 2000, n. 62 riconosceva alle scuole private, per la prima volta nel nostro Paese, di essere poste alla pari delle scuole statali, come parte integrante del sistema nazionale d’istruzione, e con pieno diritto a rilasciare direttamente titoli di studio. Per ottenere e confermare il diritto alla parità, le

scuole private devono assicurare taluni requisiti, tra cui quello di conformarsi agli ordinamenti scolastici previsti per le scuole statali.

Legge Moratti

La legge 28 marzo 2003 n. 53 , conosciuta anche come riforma Moratti , apportò alcune modifiche sostanziali all'ordinamento scolastico italiano. La riforma abolì la riforma Berlinguer varata nel 2000 , ma venne a sua volta abrogata dalla Riforma Gelmini. I punti principali del disegno di legge delega sulla riforma della scuola:  L'obbligo scolastico viene innalzato fino ai 18 anni, con 12 anni complessivi di studi.  La riforma abbassa l'età di ingresso dei bambini alla scuola dell'infanzia e alle elementari: potranno essere iscritti alla scuola materna bimbi che compiano tre anni entro il 28 febbraio successivo all'inizio dell'anno scolastico, similmente alle elementari i bambini potranno essere iscritti purché compiano sei anni entro il febbraio successivo all'inizio delle lezioni.  L'insegnamento di una lingua straniera comunitaria sarà obbligatorio a partire dai 6 anni, dagli 11 anni se ne studierà obbligatoriamente anche una seconda. Inoltre, lungo tutto il percorso scolastico, sarà dato maggiore spazio all'insegnamento delle tecnologie informatiche.  I nuovi cicli cominciano con i tre anni di scuola dell'infanzia, che resterà facoltativa. Il primo ciclo mantiene l'attuale distinzione tra elementari e medie, che diventano, rispettivamente, scuola (quinquennale) e scuola secondaria di primo grado (triennale). In seguito le secondarie superiori.  Primo ciclo. La primaria presenta a sua volta una suddivisione in tre parti: il primo anno unico è seguito da due bienni. La secondaria di primo grado è divisa in due parti: un biennio più un anno unico.  Secondo ciclo. E' articolato in sistema dei licei (quinquennale) e sistema dell'istruzione e della formazione professionale (quadriennale). I tipi di liceo attuali restano, ne nascono altri come il liceo economico, il liceo musicale, il liceo tecnologico, il liceo delle scienze umane. L'articolazione è la seguente: due bienni, più un anno di raccordo con l'istruzione universitaria. Per tutta la durata degli studi si può passare dal liceo alla scuola professionale e viceversa.  La valutazione avviene seguendo la scansione tra anni unici e bienni: quando si frequenta un biennio, la valutazione arriva solo al termine dei due anni.  Come adesso, sono previsti due esami di Stato: alla fine delle medie e al termine delle superiori.  I docenti potranno scegliere quanta carriera fare: saranno retribuiti se saranno disposti a frequentare corsi di livello universitario necessari per acquisire crediti. La formazione professionale viene affidata alle Regioni.  Abolizione esame 5 elementare.  Introduzione nelle secondarie del “portfolio”.

PROGRAMMI PERSONALIZZATI: “L’insieme delle Unità di apprendimento effettivamente realizzate, con le eventuali differenziazioni che si fossero rese opportune per singoli alunni, dà origine al piano di studio personalizzato che resta a disposizione delle famiglie e da cui si ricava la documentazione utile per la composizione del Portfolio delle competenze individuali”.

Sulla base del PEI (piano educativo individualizzato) il Consiglio di Classe predispone per ciascun alunno un progetto didattico (programmazione didattica), che la riforma Moratti definisce Piano di Studio Personalizzato (PSP) che deve contenere per ogni disciplina:

  • Le strategie didattiche da seguire,
  • I criteri per la valutazione dei risultati realizzati rispetto agli obiettivi ipotizzati.
  • Gli obiettivi didattici che si intendono realizzare, Il PSP va predisposto annualmente dopo la formulazione del PEI (comunque non oltre giugno dell’anno precedente) e confermato a settembre. Il PSP viene verificato ed eventualmente rettificato quadrimestralmente e trimestralmente dal Consiglio di Classe immediatamente dopo le verifiche del PEI.