Scarica Riassunto manuale storia romana di Geraci-Marcone e più Appunti in PDF di Storia Romana solo su Docsity! STORIA ROMANA NOZIONI INTRODUTTIVE 1. DATAZIONE E CRONOLOGIA L’idea di datare gli anni con il sistema AC/DC deriva da DIONIGI IL PICCOLO, monaco del V sec d. c. e, in ogni caso, ser viva a datare solo gli eventi post cedenti la nascita di Cristo. L’usanza di datare con lo stesso sistema anche gli eventi precedenti l’anno 0 incominciò durante il XVIII sec. NELL’Antichità QUESTO SISTEMA NON ESISTEVA. DATAZIONI CON ALTRI RIFERIMENTI. Il sistema di datazione A.U.C. è anch’esso una convenzione. Varrone fissa la data della fondazione di Roma al 753 a. c. La datazione viene utilizzata in maniera continuativa dall’età di passaggio fra la fine della repubblica e l’inizio dell’impero. 1. ONOMASTICA ROMANA I nomi romani si fondavano su 3 ELEMENTI: nomen(il nome proprio) praenomen(il nome della gens) cognomen (un terzo nome derivante da caratteristiche fisiche). I figli adottati prendevano i 3 nomi del padre adottivo più un quarto nome che indicava la famiglia di origine. Le donne avevano il nome proprio e il praenomen. Gli schiavi venivano chiamati con il nome della famiglia. 1. IL MONDO DI ROMA Si può senza dubbio dire che il mondo di Roma sia stato UNO (Roma come elemento unificante e centralizzante) DUPLICE (il tema dell’influsso della cultura greca resta una costante per tutta la storia di Roma, tanto che si può parlare di “massima fioritura della cultura greca” proprio grazie all’egemonia romana) MOLTEPLICE (l’enorme crogiuolo di culture e tradizioni che Roma riuscì a raggruppare è elemento di studio fondamentale e rappresenta un’unicità nell’intera storia del mondo). PARTE PRIMA I POPOLI DELL’ITALIA ANTICA E LE ORIGINI DI ROMA L’ITALIA PREROMANA 1. L’ITALIA DELL’Età DEL BRONZO E L’Età DEL FERRO Fra il III e il I millennio a. c. in Italia si colma il distacco che separava la penisola dal vicino oriente. GRANDE SVILUPPO CULTURE MATERIALI. Si formano organizzazioni proto statali e sorgono insediamenti un po’ ovunque in tutta la penisola. Avviene un incremento demografico. CIVILTà TERRAMARICOLA (capanne costruite come palafitte per proteggersi dagli attacchi degli animali feroci e per separarsi dai terreni acquitrinosi). In questo periodo in tutta Italia si assiste ad una grande dinamicità, spostamento di persone e prodotti che comporta scambi culturali di non poco conto. Durante l’età del Ferro l’Italia si presenta come un territorio ricco di culture diversificate. La differenza più grossa e utile per separare le civiltà è il modo di sepoltura. IN TUTTA LA PENISOLA FINO ALLA CAMPANIA SI PRATICA LA CREMAZIONE. IN SUD ITALIA E IN SICILIA INUMAZIONE. In Etruria si afferma la civiltà villanoviana, la quale presenta elementi in comune con la civiltà di Hallstatt. La diversità delle varie culture preromane in Italia è manifesta anche nell’ambito delle lingue. Vi sono 2 gruppi fondamentali: LINGUE INDOEUROPEE E LINGUE NON INDOEUROPEE. Alle prime appartengono latino, falisco, celtico, messapico e tutti i dialetti dell’Italia centro- meridionale. All’altro gruppo appartengono sardo, etrusco, retico e ligure. Un discorso a parte merita la civiltà nuragica che fiorisce in Sardegna fra il II e il I millennio a. c. per il fatto che si colloca nell’ambito delle grandi civiltà preromane all’interno del mediterraneo. Importante è anche l’influsso della cultura greca che nel sud è preponderante (città della Magna Grecia.) 1. I PRIMI FREQUENTATORI DELL’ITALIA MERIDIONALE Le fonti antiche (Dionigi di Alicarnasso) ci parlano di mitici esploratori greci che, con pochi uomini fondano le prime città sulle coste del sud Italia. In realtà, al di là del mito, un fondo di verità c’è perché ci troviamo nella fase di passaggio fra età del bronzo ed età del ferro ed è in questo periodo, e ce lo dimostrano le scoperte archeologiche, che incominciano le frequentazioni dell’Italia meridionale con genti dall’Oriente. Sicuramente è in questo periodo che avvengono scambi commerciali con i MICENEI. Dopo un’interruzione di 4 secoli (medioevo ellenico) dall’ VIII sec a. c. riprendono gli scambi e gli uomini dall’oriente si trovano davanti società ed insediamenti anche avanzati. 1. LE TRASFORMAZIONI DELL’ITALIA CENTRALE Fra VIII e V sec. a. c. si assiste ad un grande fenomeno espansivo che vede la progressiva evoluzione politica ed economica di tutte le popolazioni stanziate sugli Appennini. Il fenomeno raggiunge il suo apice nel V sec. a. c. ovvero quando queste popolazioni si scontrano con Roma (emblematiche le GUERRE SANNITICHE). Dalla parte adriatica ESPANSIONE CIVILTà PICENA. GLI ETRUSCHI 1. ORIGINE ED ESPANSIONE DEGLI ETRUSCHI Si tratta in sostanza di fonti soggette a forti distorsioni, l’unico modo di analizzarle è porsi con coscienza critica e riconoscere l’incapacità di conoscere al 100% quella che era la storia di Roma delle origini. 1. LA STORIOGRAFIA MODERNA Il compito principale che deve fare la storiografia moderna, quando si trova di fronte alle fonti antiche è scremare che cosa è vero e che cosa è leggenda. Rileggendo in chiave moderna e metodica quanto narra la leggenda si riscontra un fondo di verità: l’origine di Roma si pone in al centro di molte tradizioni derivanti dalle popolazioni del centro Italia. 1. LA FONDAZIONE DI ROMA La parte più problematica da analizzare, per quanto riguarda la storia delle origini è proprio la fondazione della città. Sicuramente non è stata fondata da un singolo gesto ma si è trattato di un processo formativo lento e graduale per cui vari villaggi situati sui colli vanno a convergere in un unico elemento urbano. Gli insediamenti più antichi sono stati rinvenuti sul PALATINO, uno dei sette colli, il quale è situato a ridosso della pianura alluvionale del Tevere. La locazione di Roma è anche luogo di confine. A ridosso del Tevere troviamo due culture etnicamente differenti: Etruschi e Latini. Per quanto riguarda il nome, è probabile che derivi da Ruma, mammella e non come segnato nelle fonti ovvero con il mito di Romolo che da il nome alla città. 1. IL MURO DI ROMOLO Le recenti scoperte archeologiche sembrano confermare la leggenda. La scoperta di un muro di cinta dell’VIII sec. a. c. e di una palizzata sembrano confermare la tradizionale interpretazione di un vero e proprio rito di fondazione della città. È probabile che un sommo sacerdote (eponimo) abbia effettuato un vero e proprio rito propiziatorio tracciando un solco e alzando il muro di cinta (muro romuleo). 1. IL POMERIO E I RITI DI FONDAZIONE Importanza fondamentale nel momento della fondazione della città è il POMERIO: LA LINEA SACRA CHE DELIMITAVA LA CITTÁ E CORREVA ADDOSSO ALLE MURA. A VOLTE POTEVA ESSERE PIÙ LARGA PER MOTIVI RELIGIOSI. Il pomerio delimitava, quindi, l’ambito cittadino dall’ambito esterno e poteva essere allargato solo in particolari casi e con specifici riti religiosi. 1. LO STATO ROMANO ARCAICO La società romana è PATRIARCALE. IL PATER FAMILIAS è SIGNORE ASSOLUTO SU TUTTI I COMPONENTI DELLA FAMIGLIA (SCHIAVI COMPRESI). Le famiglie più importanti (quelle che ritenevano di avere un antenato comune) erano le GENTES. Tutta la popolazione era divisa in CURIE: GRUPPI RELIGIOSI E MILITARI. Le curie (10) formavano i COMIZI CURIATI, la prima istituzione politica di Roma. L’altra grande istituzione era la TRIBù, che formava i COMIZI TRIBUTI. Col tempo le tribù si ridussero a 3. Durante la dominazione etrusca lo stato romano si organizzò secondo criteri più precisi: OGNI TRIBù FU DIVISA IN 10 CURIE. PER OGNI TRIBù SI ELEGGEVANO 100 SENATORI. OGNI TRIBù CONTRIBUIVA AL MANTENIMENTO DELL’ESERCITO CON 1000 FANTI E 100 CAVALIERI. STRUTTURA ESERCITO = STRUTTURA SENATO. 1. LA MONARCHIA ROMANA Poche sono le fonti per conoscere i reali aspetti politici della monarchia a Roma. Si sa che IL RE ERA ELETTIVO E COADIUVATO DA UN COSIGLIO DI ANZIANI (i patres). 2 elementi fondamentali sono: ⁃ Rex sacrorum (il sommo sacerdote conoscitore e supervisore dei riti) ⁃ Interrex (il sommo magistrato che subentrava in caso di indisposizione dei consoli) L’unica limitazione del potere del re era data dal potere dei patres e dei sacerdoti. Fra questi i più importanti erano i PONTEFICI E AUGURI. I primi erano i custodi della legge, in mancanza di un codex. I secondi erano i sacerdoti che si occupavano di propiziarsi le divinità. 1. PATRIZI E PLEBEI La divisione fra Patrizi e Plebei, base dell’idea di società romana sia in età monarchica che repubblicana è un elemento su cui non si è trovato soluzione definitiva. 4 ipotesi: 1) TRADIZIONE (Patrizi discendenti dei primi senatori, plebei gli altri) 2) FATTORI ECONOMICI (Patrizi grandi proprietari terrieri, plebei i piccoli artigiani) 3) RAPPORTI CLIENTELARI (plebei come clientes dei patrizi) 4) ELEMENTI ETNICI (Patrizi sono i Latini del Palatino, plebei i Sabini del Quirinale entrati nella città in condizione di inferiorità) Nessuna ipotesi è soddisfacente, forse, addirittura nella fase più arcaica non c’era neppure la divisione in quanto la popolazione non era molta. L’accrescimento demografico successivo determinò la sostanziale divisione sociale. 1. L’INFLUENZA ETRUSCA L’influenza etrusca è notevole soprattutto nelle fonti classiche. Si narra che TARQUINIO PRISCO fosse giunto a Roma come lucumone e, entrato nelle grazie di Anco Marzio, si fosse aggiudicato il trono. Un’altra storia è LA PRESA DI ROMA DA PARTE DI PORSENNA. In realtà è probabile che il re Porsenna avesse conquistato Roma e poi fosse stato scacciato dai Latini alleati coi Sabini. Sicuramente la situazione socio-politica del VI sec. a. c. è molto complessa e inserisce Roma nelle dinamiche di espansione della civiltà etrusca, in quell’ottica di scambio culturale detta sopra. 1. SERVIO TULLIO E TARQUINIO IL SUPERBO Gli ultimi due re appartengono ancora alla dinastia etrusca. SERVIO TULLIO è RICURDATO PER GRANDI OPERE PUBBLICHE E PER UN’ELEZIONE CONTRASTATA E NON ACCETTATA UNVERSALMENTE (ci dimostra l’importanza del principio elettivo in Roma monarchica). TARQUINIO IL SUPERBO ASSUME I CARATTERI DEL TIRANNO GRECO: GRANDI OPERE, POLITICA ESPANSIONISTICA = INVISO AL POPOLO. Fu cacciato da PUBLICOLA CHE INSTAURò LA REPUBBLICA. 1. LA DOCUMENTAZIONE ARCHEOLOGICA Vari ritrovamenti ci aiutano a capire se le fonti letterarie dicono il vero. Fra questi il più importante è un’iscrizione in cui I COMPAGNI DI PUBLIO VALERIO DEDICANO A MARTE UNA PREGHIERA. Questo ci aiuta a capire la veridicità del personaggio di Publio Valerio, forse il capo di una banda di guerrieri. 1. RAFFORZAMENTO DELLA MONARCHIA Durante la dominazione etrusca la città cambia aspetto. Trovandoci fra il VII e il VI sec. a. c. ci inseriamo nel contesto di espansione della civiltà etrusca che, controllando Roma le imprime una certa forma. SERVIO TULLIO INTRODUCE IL SISTEMA DELLE CENTURIE E DIVIDE LA POPOLAZIONE PER CENSO E NON Più PER NASCITA. Questo sistema è anche la base per la differenziazione dell’esercito diviso fra CLASSIS: chi può permettersi un’armatura pesante e chi no (infra classem). SOSTANZIALE AUMENTO DELLA POPOLAZIONE: TUTTI I COLLI SONO UNIFICATI, ROMA SI DOTA DELA PRIMA CERCHIA DI MURA (SERVIANE). 1. TRADIZIONE ORALE E STORIOGRAFIA Uno fra i maggiori problemi nell’analisi storiografica è il fatto che disponiamo di poche fonti, e la maggior parte delle poche fonti che abbiamo sono fonti orali rielaborate. A Roma le fonti letterarie cominciano dal III sec. a. c. ma è indubbio che prima di quel tempo a Roma si facessero congetture sull’origine della loro civiltà. Si è ipotizzato che la tradizione storica di Roma si fosse formata con canti e storie tramandate e recitate durante i banchetti, ma con l’occhio critico e le scoperte archeologiche ci si è resi conto del fatto che questi canti fossero solo ambito di un élite aristocratica. Il problema su cui si concentrano ora gli storici è nel “momento di congiunzione fra elementi orali e tradizione letteraria. Un’idea è che la LA TRADIZIONE SI SIA SVILUPPATA SU DU PIANI DISTINTI: RIELABORATA NEI CARMINA PER LE PERSONE ACCULTURATE, TRAMANDATA ORALMENTE DAI CANTASTORIE PER GLI ALTRI. 1. UN ESEMPIO DI RIELABORAZIONE STORIOGRAFICA: SERVIO TULLIO Servio Tullio è spesso considerato dalla storiografia classica una sorta di “nuovo Romolo riformatore”, nel senso che è spesso ricordato per grandi opere pubbliche e per radicali cambiamenti nella società e nella politica di Roma. Le fonti che noi consideriamo si perdono nel mito: la storia di Servio Tullio è già contrassegnata da un alone di mistero, elemento che sta ad indicare come costui sarà destinato ad una vita fori dal comune. IN QUESTO CASO LA LEGGENDA SERVE AD ESAGERARE IL RUOLO FONDAMENTALE CHE EBBE QUESTO PERSONAGGIO NELLA STORIA DI ROMA. DAGLI ELEMENTI MITICI DEDUCIAMO GLI ELEMENTI STORIOPGRAFICI CHE CI PERMETTONO DI CONOSCERE LE GRANDI RIFORME. 1. LA FAMIGLIA L’idea di famiglia a Roma è molto diversa da quella moderna. COMPRENDE MOLTI Più ELEMENTI E, SOSTANZIALMENTE è UN’UNITà RELIGIOSA E POLITICA. vista epigrafico: liste di tutti i consoli che si sono susseguiti (fasti capitolini). I fasti sono importanti perché elaborati in epoca tardo-repubblicana ed assumono rilevanza perché tramite essi trova riflesso la cronologia varroniana. Quest’ultima è fondamentale per datare tutti gli eventi della storia di Roma utilizzando il metodo cronologico dei romani sebbene presenti qualche incongruenza. Il dibattito che si è venuto a creare sulla veridicità di queste liste non è giunto ad una sintesi. Si contestano: ⁃ Incongruenze fra le versioni ⁃ Gentes omonime fra patrizi e plebei (solo i patrizi potevano aspirare al consolato) ⁃ Anni di anarchia con informazioni dubbie Nonostante questi elementi i fasti sono universalmente accettati come fonte privilegiata per datare gli eventi dell’età repubblicana. 1. LA FINE DELLA MONARCHIA E IL PASSAGGIO ALLA REPUBBLICA. PASSAGGIO GRADUALE O EVENTO TRAUMATICO? Il racconto della tradizione contiene elementi che ne minano fortemente la veridicità, non è lecito pensare che nel giro di un anno a Roma si siano create le istituzioni canoniche della Repubblica. SI Può PENSARE AD UN BREVE MA INTENSO PERIODO “RIVOLUZIONARIO” IN CUI ROMA ERA IN BALIA DI REUCCI E NOBILI CHE ASPIRAVANO AL POTERE SUPREMO. La sconfitta di Chiusi può essere considerata il primo duro colpo all’egemonia etrusca. 1. LA DATA DELLA CREAZIONEDELLA REPUBBLICA Canonicamente fissata al 509 a. c. la data della creazione della Repubblica apre un dibattito: la prima posizione sostiene la tesi di una data fissata a posteriori. La seconda ritiene possibilmente corretta la datazione canonica . ⁃ Il parallelismo con la data della cacciata dei tiranni da Atene induce a pensare a qualcosa di costruito a posteriori ⁃ Esiste un documento citato da Tito Livio che espone il contenuto di una legge che prevedeva che ogni anno venisse battuto un chiodo sul tempio di Giove Capitolino nell’anniversario della fondazione della Repubblica. L’arco cronologico di tempo, basandoci su questo calcolo non si discosta di molto dal 510 a. c. 1. I SUPREMI MAGISTRATI DELLA REPUBBLICA, I LORO POTERI E I LORO LIMITI La storiografia letteraria è concorde nell’affermare che tutti i poteri che rientravano dell’ambito del monarca passarono immediatamente ai due CONSOLI. I poteri del console: ⁃ Comando esercito ⁃ Funzione eponima ⁃ Garante dell’ordine nella città e funzione giurisdizionale ⁃ Convoca il senato e l’assemblea popolare ⁃ Redigere l’elenco dei senatori e fare il censimento L’unico potere che non passa è quello religioso che passa nell’ambito del REX SACRORUM (sommo sacerdote senza incarichi politici) Il consolato aveva anche dei PRECISI LIMITI ⁃ Durata massima di un anno ⁃ I consoli erano sempre 2 in modo che si potessero vigliare l’un l’altro. ⁃ Ogni cittadino poteva appellarsi al popolo (provocatio ad popolum) se riteneva che i consoli non facessero un buon uso del loro potere (il diritto del popolo è il fondamento della repubblica). Questa è la versione canonica del potere del consolato. Molti studiosi hanno, tuttavia, messo in dubbio questo elemento sostenendo che la compresenza di due consoli sia un elemento più tardo. Forse, all’inizio della repubblica il console era solo uno. Diventano 2 dopo il DECEMVIRATO (450 A. C.). 1. LE ALTRE MAGISTRATURE Col tempo, per limitare i poteri dei consoli e garantire una maggiore efficienza burocratica ed istituzionale vennero creati: ⁃ QUESTORI (affiancavano i consoli nelle attività finanziarie. Col tempo affiancati dai quaestores parricidii che si occupavano di giudicare le vendette di sangue) ⁃ CENSORI (ricevettero l’incarico di redigere le liste senatorie e il compito di tenere il censimento. Col tempo ai censori spettò anche la CURA MORUM: controllo sulla vita morale e pubblica dei cittadini) 1. LA DITTATURA In caso di emergenza (soprattutto militare) si ricorreva alla nomina di un DICTATOR. Il dittatore aveva poteri straordinari: ⁃ Gestiva tutti i supremi poteri della repubblica ⁃ Era eletto da un console, da un pretore o da un magistrato a sua discrezione ⁃ Affiancato da un magister equitum a lui sottoposto e da lui scelto ⁃ Con lui non valeva l’appello del popolo (problema: il dittatore può essere utilizzato dal patriziato per controllare la plebe) Dati gli straordinari poteri POTEVA ESSERE ELETTO PER 6 MESI MASSIMO. Naturalmente ci si aspettava che il dittatore deponesse il suo potere appena risolta la crisi. 1. I SACERDOZI E LA SFERA RELIGIOSA Oltre alla sfera prettamente politica è fondamentale ricordare anche le istituzioni religiose ⁃ FLAMINI (la personificazione in terra degli Dei. Eleggevano i 3 maggiori erano Giove, Marte e Quirino. 12 flamini minori li affiancavano) ⁃ PONTEFICI (controllo sulle tradizioni e le norme giuridiche. Eleggevano i 3 Flamini maggiori ed erano la massima autorità religiosa. ⁃ AUGURI (interpretare il volere degli Dei analizzando il volo degli uccelli) ⁃ ARUSPICI (stessa funzione degli auguri, interpretando i visceri degli animali giudicavano le scelte delle istituzioni) ⁃ FEZIALI (dichiaravano guerra propiziandosi gli Dei secondo il modello del bellum iustum) ⁃ DUOVIRI SACRIS FACIUNDIS (nei momenti di crisi, che venivano interpretati come momento di collera degli Dei, consultavano i LIBRI SIBILLINI cercando la soluzione al problema) 1. IL SENATO Il vecchio consiglio regio divenne il principale elemento istituzionale della nuova repubblica. COMPITO MAGGIORE DEL SENATO ROMANO ERA GESTIRE L’AUCTORITAS, OVVERO IL DIRITTO DI SANZIONE DI PROPRIETà ESCLUSIVA DEI SENATORI. AVEVANO IN MANO L’IDEA DI ROMA E QUINDI L’IDEA DEL POTERE STESSO. Si è senatori a vita. Essere senatori è il compimento della carriera politica di un uomo romano. Il senato è composto da ex magistrati e concentrava, quindi, tutta l’élite e la leadership di Roma. 1. LA CITTADINANZA E LE ASSEMBLEE POPOLARI Insieme a MAGISTRASTURE E SENATO il terzo pilastro su cui si fonda so stato romano è costituito dalle ASSEMBLEE POPOLARI. Si partecipa alle assemblee solo se si è cittadini adulti e si gode di tutti i diritti previsti all’interno della città. Si diventa cittadini in maniera automatica se si è figli di cittadini, altrimenti è necessario acquistare cittadinanza, non è un’operazione troppo difficile (Roma è ricordata per la generosità con cui accoglieva gli stranieri). Anche i liberti, gli schiavi liberati, godevano di pieni diritti. ⁃ COMIZI CURIATI (La prima e più importante assemblea in età monarchica perse potere e prestigio in età repubblicana. Il suo compito più importante, conferire i poteri ai nuovi magistrati si ridusse ad una formalità votata da 30 littori rappresentanti) ⁃ COMIZI CENTURIATI (è l’assemblea popolare dove il popolo è diviso in classi di censo: le centurie. eleggevano i consoli e gli altri magistrati. Al suo interno si crea disuguaglianza perché le classi più ricche sono, di solito, l’aristocrazia e le centurie degli anziani. CONSERVATORI) ⁃ COMIZI TRIBUTI (l’ultima delle assemblee, creata nel 447 a. c. elegge i questori. In questa assemblea il popolo è diviso per tribù. Il problema è che le tribù mantengono la divisione di Servio Tullio. 4 tribù cittadine e 4 rustiche. Col tempo le tribù rustiche arrivano al numero di 31, creando notevole disuguaglianza.) Le importanti limitazioni delle assemblee pubbliche riguardano ⁃ IMPOSSIBILITà DI AUTOCONVOCARSI ⁃ POSSIBILITà DI ESSERE SCIOLTE DAI CONSOLI, MAGARI PER UN PRESAGIO INFAUSTO IL CONFLITTO FRA PATRIZI E PLEBEI Gli anni che vanno dal V sec. a. c. al 267 a. c. sono caratterizzati sia dalle guerre di espansione verso l’interno dell’Italia che dagli scontri sociali che opposero la plebe (i non patrizi) ai patrizi. Per plebe s’intende quel composito gruppo di persone che non rientrava nell’ambito della grande aristocrazia e non aveva (ancora) grosso peso politico. La sua importanza in questo ambito è duplice: ECONOMICA E POLITICA. TESTA DELLO STATO CI DEBBANO ESSERE DUE CONSOLI OPPURE DEI TRIBUNI MILITARI (tribuni militum consulari potestate). Il nuovo ordinamento resta in vigore fino al 367 a. c. Le fonti antiche non sono soddisfacenti, c’è un paradosso: l’istituzione di un tribunato militare accessibile alla plebe per impedire che la plebe possa accedere al consolato è un controsenso. Si pensa quindi non che i consoli fossero stati sostituiti, ma AFFIANCATI DA TRIBUNI MILITARI CHE POTEVANO ESSERE ANCHE PLEBEI. 1. LE LEGGI LICINIE SESTIE Nonostante le leggi approvate e i cambiamenti politici, la crisi economica non si risolve. Nel 387 a. c. si decide di spartire le terre appena conquistate a Veio in modo da garantire una maggior produzione agricola. Neanche questo sembra bastare. Il tentativo di M. MANLIO CAPITOLINO (376 a. c.), influente patrizio, di RIDUZIONE DEI DEBITI E LEGGE AGRARIA si colloca sulla scia dei progetti di SPURIO CASSIO E SPURIO MELIO: invisi a patrizi e plebei compattamente perché sospettati di TENTATIVI DI IMPORRE LA TIRANNIDE. L’unico metodo per risolvere la crisi è un cauto riformismo delle strutture statali dall’interno delle stesse. L’iniziativa venne colta da 2 riformisti: CAIO LICINIO STOLONE E LUCIO SESTIO LATERANO. Costoro presentarono un progetto di riforme che proponeva una risoluzione al problema dei debiti, la distribuzione delle terre dello stato e la possibilità per i plebei di aspirare al consolato. L’opposizione da parte dei patrizi e la ferrea presa di posizione dei due tribuni venne risolta nominando MARCO FURIO CAMILLO DITTATORE (367 A. C.). Quest’ultimo, per risolvere il problema giudicò APPLICABILI LE RIFORME PROPOSTE. LE LEGES LICINIAE SEXTIAE FURONO UFFICIALMENTE VALIDE. ⁃ Stabilito che gli interessi già pagati sui prestiti ricevuti potessero essere detratti dal totale ⁃ Stabilita la massima estensione di terreno statale che poteva essere occupato da un privato ⁃ Aboliti i tribuna militum e reintegrazione dei soli consoli (uno dei quali sempre plebeo) Nel 366 a. c. vennero create anche due nuove cariche: ⁃ PRETORI (amministratori della giustizia fra cittadini romani. Dal 242 a. c. anche il praetor peregrinus che si occupava delle controversie fra romani e stranieri) ⁃ EDILI CURULI (si occupavano dell’organizzazione dei LUDI MAXIMI) 1. VERSO UN NUOVO EQUILIBRIO Le leggi Licinie Sestie portarono la società romana verso una sempre maggior compresenza della plebe nelle istituzioni statali romane. ⁃ 366 a. c. alternanza fra patrizi e plebei nella magistratura edile ⁃ 356 a. c. primo dittatore plebeo CAIO MARCIO RUTILIO ⁃ 351 a. c. primo censore plebeo (quello sopra) ⁃ 339 a. c. QUINTO PUBLILIO FILONE tolse al senato il diritto di veto ⁃ 336 a. c. primo pretore plebeo (quello sopra) ⁃ 326 a. c. legge Petelia aboliva la servitù per debiti ⁃ 300 a. c. grazie ad un plebiscito la plebe può occupare le cariche di pontefice massimo di auguri Nonostante queste conquiste sociali il totale equilibrio che garantirà a Roma la sicurezza politica per diventare la più grande potenza del mediterraneo è ancora lunga. Sicuramente la conquista di terre in Italia durante le guerre Sanntiche contribuì al risolversi della fase più acuta della crisi economica e politica. 1. LA CENSURA DI APPIO CLAUDIO APPIO CLAUDIO CIECO FU CENSORE NEL 312-311 A. C. diede un forte impulso alle riforme con due provvedimenti principali: ⁃ Redisse una lista di senatori che, tuttavia, prevedeva persone che non avevano ricoperto alcuna carica ⁃ Propose una riforma delle tribù consentendo alla plebe urbana di iscriversi dove preferiva Entrambe le riforme caddero nel vuoto, in un primo tempo, poiché il senato continuò a scegliere i senatori con i vecchi elenchi e, nel 304 a. c. i nuovi censori riportarono le tribù alla divisione precedente. Una riforma epocale, da considerarsi approvata dall’entourage di Appio Claudio è la RIVALUTAZIONE DELLE DIVISIONI SOCIALI NON Più SOLO IN BASE AL CENSO MA IN BASE AL CAPITALE MOBILE in questo modo anche chi non si occupava di agricoltura o allevamento capiva il suo peso reale nella società dal punto di vista economico. Altre riforme furono: ⁃ Lo IUS CIVILE FLAVIANUM (una raccolta delle formule giuridiche utilizzabile, pubblicata nel 304 a. c. da CNEO FLAVIO) ⁃ Il calendario con i giorni fausti e infausti per i processi ⁃ Grandi opere pubbliche (L’ACQUEDOTTO DI APPIO CLAUDIO E LA VIA APPIA, PER COLLEGARE ROMA A CAPUA) 1. LA LEGGE ORTENSIA Il 287 a. c. può essere considerato il punto di arrivo della lotta fra patrizi e plebei. Con la LEX HORTENSIA, COMITII TRIBUTI E CONCILIA PLEBIS TRIBUTA ERANO DI FATTO UGUALI NEL MODO DI VOTARE E NEI DIRITTI. SOSTANZIALMENTE SIMILE ERA ANCHE LA COMPOSIZIONE. In ogni caso le due assemblee rimasero distinte dai rappresentanti che eleggevano. 1. LA NOBILITAS PATRIZIO – PLEBEA Le conquiste della plebe misero sempre di più alla berlina il vecchio patriziato legato alle istituzioni arcaiche. Si venne a creare una nuova aristocrazia: le famiglie plebee più ricche ed influenti e le famiglie patrizie che avevano saputo adattarsi ai nuovi tempi. Questa nuova classe dirigente assume il nome di NOBILITAS, l’insieme degli uomini illustri che raggruppava tutti coloro che avevano fatto i consoli o i diretti discendenti di un console. Erano buoni soldati, onorevoli cittadini e padri di famiglia. Col tempo divennero gelosi del loro potere non meno del vecchio patriziato, tanto che coloro che potevano aspirare alle più alte cariche dello stato appartenevano sempre alle famiglie più in vista, oppure avevano rapporti clientelari molto fitti con elementi influenti. Chi riusciva ad arrivare alle più alte cariche senza discendere da questi personaggi era detto HOMO NOVUS. In ogni caso la carriera politica non era certo facile, per approcciarsi ad essa erano necessari 10 anni di servizio di cavalleria, cosa che potevano permettersi solo i nobili. LA CONQUISTA DELL’ITALIA 1. LA SITUAZIONE DEL LAZIO ALLA CADUTA DELLA MONARCHIA DI ROMA Alla caduta della monarchia ROMA CONTROLLAVA UN TERRITORIO CHE SI ESTENDEVA DAL TEVERE ALLE PAUDI PONTINE, INOLTRE COMANDAVA SU UNA SERIE DI CITTà SOGGETTE ALLA SUA EGEMONIA. Questo piccolo dominio sembra destinato a crollare fra VI e V sec. a. c. a causa delle difficoltà interne di Roma, che spingono le città latine a riunirsi in una lega per rendersi indipendenti dalla città. Le città latine sono fra loro legate da 3 diritti che le rendono simili: ⁃ IUS CONNUBII (diritto di contrarre matrimoni con altre comunità) ⁃ IUS COMMERCII (siglare legali contratti fra cittadini di comunità diverse) ⁃ IUS MIGRATIONIS (possibilità per un latino di cambiare cittadinanza semplicemente trasferendosi) 1. LA BATTAGLIA DEL LAGO REGILLO E IL FOEDUS CASSIANUM La lega latina ebbe il battesimo del fuoco nella guerra contro ARISTODEMO DI CUMA E IL FIGLIO DI PORSENNA, ARRUNTE. LA VITTORIA DELLA LEGA LATINA AD ARICCIA RENDE LA LEGA UNA FORZA DI PRIMO PIANO. Si cerca lo scontro con Roma. ROMA SCONFIGGE LA LEGA LATINA NELLA BATTAGLIA DEL LAGO REGILLO NEL 496 A. C. E STIPULA NEL 493 A. C. UN TRATTATO CON LA LEGA: IL FOEDUS CASSIANUM (dal nome del console Sp. Cassio). L’effetto del trattato è la cacciata perenne dei Tarquini dal territorio di Roma e, soprattutto UNA PACE DURATURA CON LA LEGA LATINA CHE PREVEDE RAPPORTI COMMERCIALI AMICHEVOLI, SUPPORTO BELLICO IN CASO DI ATTACCO, RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI DELL’UNA E DELL’ALTRA. Uno dei modi con cui gli alleati riescono a consolidare il successo è con la fondazione di colonie. In queste vengono inviati non solo romani ma anche latini, in modo da creare un miscuglio culturale omogeneo. 486 a. c. trattato con gli ERNICI. Roma completa il suo sistema di alleanze. 1. I CONFLITTI CON I SABINI, GLI EQUI E I VOLSCI ITALIA ROMANA. ⁃ SCIOLTA LA LEGA LATINA (le varie città sono incorporate nello stato romano come MUNICIPII, altre mantennero i loro diritti ma non poterono interagire fra di loro) ⁃ FONDATE NUOVE COLONIE (es. ANZIO: abitata in origine solo da 300 romani. È una città pienamente romana e gode di tutti i diritti di cui si gode a Roma) ⁃ FINE DELLO STATUS DI “LATINO” ORMAI ERANO SOLO SOCII (I Latini sono niente di più che un elemento subordinato a Roma. Si avviano alla romanizzazione. Costretti a prestare supporto bellico perenne, privati dei diritti delle città libere, ottengono il diritto di cittadinanza romana) ⁃ Altre città ottengono la CIVITAS SINE SUFFRAGIO ovvero, tenuti agli stessi obblighi delle altre città sottomesse a Roma ma senza diritto di voto. In sostanza, dopo la grande guerra latina Roma controlla un territorio che va dal Tevere a Napoli e fino all’Adriatico. Un territorio più piccolo del Sannio, ma molto più popoloso e pericoloso… 1. LA SECONDA GUERRA SANNITICA (326-304 a. c.) La seconda guerra sannitica scoppiò principalmente perché I ROMANI AVEVANO FONDATO COLONIE IN ZONE DI INTERESSE SANNITICO E PERCHé NAPOLI ATTRAVERSA UN PERIODO DI CRISI INTERNA. Gli abitanti greci di Napoli erano divisi fra popolo filosannitico e aristocratici filoromani. Roma non si lascia sfuggire l’occasione e sconfigge la guarnigione campana stanziata a Napoli. Il tentativo di penetrare a fondo nel Sannio si rivela, però un fallimento: ROMA è DISTRUTTA ALLE FORCHE CAUDINE (321 A. C.). È necessario un momento di tregua. Le ostilità riprendono nel 316 a. c. quando I ROMANI ATTACCANO SATICULA. Di nuovo i Sanniti hanno la meglio, ma in seguito la Repubblica ebbe la meglio. Le deboli strutture della lega sannitica non avrebbero mai retto alle strategie della Repubblica. Nel 315 a. c. SATICULA è PRESA E FREGELLE RICONQUISTATA. In questo caso è da considerare anche lo sviluppo delle infrastrutture: la costruzione della Via Appia permette uno spostamento più veloce. Le vittorie di Roma vanno iscritte anche nell’ESERCITO DI NUOVO MODELLO O MANIPOLARE: invece della centuria da 100 uomini schierata con altre 10 centurie per fare una legione si passa a 30 MANIPOLI DA 120 UOMINI SCHIERATI SU TRE LINEE: 1) PRINCEPS 2) HASTATI 3) TRIARII cambia anche l’equipaggiamento: le legioni adottano il giavellotto e lo scudo quadrato. Con questo nuovo esercito Roma affronta e sconfigge nel 308 a. c. una lega etrusca ed in seguito, nel 304 a. c. conquista Boviano (sannitica). La tregua, necessaria, riporta Fregelle e Cales sotto Roma e tutti i popoli minori nell’orbita sannitica vengono inglobati nello stato romano. Gli Equi sono distrutti. 1. LA TERZA GUERRA SANNITICA La pace del 304 a. c. indebolisce i Sanniti ma il loro stato è ancora un nemico pericoloso. LO SCONTRO SI RIAPRE NEL 298 A. C. quando i Sanniti, dichiarata guerra ai Lucani, sono sconfitti da Roma che era accorsa ad aiutare gli alleati. A nord il comandante dei Sanniti GELLIO EGNAZIO aveva messo in piedi una COALIZIONE ANTIROMANA (Sanniti + Etruschi + Galli + Umbri). LO SCONTRO DECISIVO AVVENNE NEL 295 A. C. ROMA SBARAGLIA LA COALIZIONE. In seguito, nel 293 a. c. I SANNITI SONO SCONFITTI AD AQUILONIA. LA PACE è SIGLATA NEL 290 A. C. Roma comandava ormai su tutto il territorio del Lazio settentrionale, del Molise e dell’Abruzzo meridionale, ma la grande occasione arriva da nord: I GALLI E GLI ETRUSCHI, CHE TENTANO DI SCENDERE A ROMA SONO DISTRUTTI SUL LAGO VADIMONE (283 A. C.). Roma estende così i suoi domini a nord e arriva all’Adriatico. Nel 290 a. c. sconfitti SABINI E PRETUZZI. RIMINI VIENE FONDATA COME COLONIA ROMANA NEL 268 A. C. I Piceni, circondati da ogni parte (Roma si affaccia alla pianura padana) sono annessi e ricevono la civitas sine suffragio. FERMO VIENE FONDATA NEL 264 A. C. In soli 30 anni Roma porta i suoi confini settentrionali sull’Arno e fino a Rimini. 1. LA GUERRA CONTRO TARANTO E PIRRO Se nel nord Roma controllava saldamente le città conquistate a sud la situazione era più dinamica. I Sanniti erano sconfitta ma non domati e altre popolazioni minacciavano direttamente le città romane più meridionali. Il più grosso problema era l’INDIPENDENZA DI TARANTO, CITTà GRECA, LA Più RICCA DELL’ITALIA DEL SUD. L’occasione per Roma si presenta nel 282 a. c. quando TURI chiede l’aiuto di Roma perché minacciata dai Lucani. Roma si schiera con Turi ed invia una guarnigione permanente ed una flotta nel golfo, ROMPENDO UN PATTO CHE PREVEDEVA IL DIVIETO PER ROMA DI ENTRARE NELLE ACQUE DI TARANTO. La guerra è inevitabile e la città greca di Taranto CHIEDE L’AIUTO DI PIRRO, RE DELL’EPIRO CHE, PRONTO ARRIVA IN ITALIA NEL 280 A. C. Il programma di Pirro è la conquista del sud Italia e della Sicilia, in crisi politica per un vuoto di potere, dal punto di vista propagandistico è la difesa dei greci d’occidente dai barbari romani e dagli altri popoli che minacciano la loro libertà. Pirro giustifica l’intervento richiamandosi a discendenze mitiche contro la “troiana” Roma. ⁃ BATTAGLIA DI ERACLEA: PIRRO 0 ROMA 0 (la battaglia è dura per tutti e due, Roma viene sconfitta ma Pirro subisce gravi perdite e non è in grado di assediare Roma direttamente). La conseguenza è una sollevazione generale dei popoli contro Roma, tuttavia, PIRRO SI DIMOSTRA INCAPACE DI GESTIRE GLI ALLEATI E LA SOLLEVAZIONE SI CONCLUDE IN UN NULLA DI FATTO. La situazione a Roma è tragica e le offerte di pace proposte da Pirro vengono seriamente valutate nonostante siano durissime: libertà per tutte le città dell’Italia meridionale e restituzione dei territori. Alla fine le richieste non vengono accettate. ⁃ BATTAGLIA DI ASCOLI SATRIANO (279 A. C.) PIRRO 0 ROMA 0 (anche in questo caso la vittoria è un nulla di fatto, le perdite di Pirro sono ingenti). Le vittorie di Pirro sono inutili per raggiungere la fine della guerra. Pirro si trova sempre più in difficoltà nel cercare truppe e rifornimenti. DECIDE DI SCENDERE IN SICILIA PER AIUTARE SIRACUSA NELLA LOTTA AI CARTAGINESI. ⁃ PIRRO + SIRACUSA VS CARTAGINESI (0-0) (Anche in questo caso, nonostante le vittorie in tutta la Sicilia i cartaginesi resistono perché riforniti via mare. Tutto il progetto di Pirro, sceso in Sicilia per le questioni dinastiche salta). L’ULTIMO PROGETTO DI INVASIONE DELL’AFRICA SALTA perché LE CONTINUE RICHIESTE DI UOMINI E SOLDI GLI ALIENANO I SOCII SICILIANI. Anche in Italia la situazione precipita e i Romani recuperano posizione. SCONTRO FINALE: 275 a. c. BENEVENTO. ROMA 1 PIRRO 0 LA PARTITA PER PIRRO SI CHIUDE. PIRRO MUORE NEL 272 A. C. E TARANTO PASSA A ROMA LA CONQUISTA DEL MEDITERRANEO 1. LA PRIMA GUERRA PUNICA Anno 264 a. c. Roma controlla tutta la penisola Italiana da Rimini in giù. La conseguenza logica è UNO SCONTRO DIRETTO DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO CON CARTAGINE. A Roma si sapeva che prima o poi la situazione sarebbe degenerata e il casus belli fu LA QUESTIONE MAMERTINA. I Mamertini, mercenari italici, si erano impadroniti di MESSINA dopo essere stati cacciati da IERONE DI SIRACUSA. Il loro comportamento provoca le ire di Ierone, che si appresta a conquistare la città. I Mamertini chiedono aiuto a Cartagine. ⁃ MAMERTINI + CARTAGINE 1 SIRACUSA 1 (Ierone sconfigge i Mamertini ma è costretto a ritornare a Siracusa perché Cartagine ha inviato un contingente di occupazione a Messina). LA SITUAZIONE è CRITICA. I MAMERTINI CHIESERO AIUTO A ROMA PER OPPORSI AI SIRACUSANI. A Roma si crea un serrato dibattito fra i pro intervento e i neutrali. ⁃ POSIZIONI DEI NEUTRALI: (Cartagine è la più grande potenza marittima, ha un saldo governo e dispone di enormi risorse. Inoltre Roma si è impegnata rimanere fuori dalle dispute che non concernono la penisola). ⁃ POSIZIONI DEI PRO INTERVENTO (La Sicilia è l’isola più ricca del Mediterraneo, sconfiggendo Cartagine si ha accesso a risorse umane e materiali praticamente illimitate e si può pensare di colpire Cartagine in Africa). Alla fine le motivazioni economiche prevalsero e Roma inviò truppe a supporto dei Mamertini. DEFINITIVAMENTE ANNIENTATO. Roma subisce una delle più gravi sconfitte della sua storia e quasi tutte le popolazioni, tranne quelle vicine a Roma disertano. Solo il ritorno alla strategia attendista di Quinto Fabio Massimo permette a Roma di riguadagnare posizioni. ⁃ 212 a. c. Ripresa di Siracusa (che era passata di nuovo con Cartagine col figlio di Ierone) ⁃ Negli anni successivi Roma paralizza l’azione di FILIPPO V DI MACEDONIA che aveva approfittato della situazione per invadere l’Italia e nel 205 a. c. a siglare una pace duratura. La svolta decisiva avviene in Spagna, dove PUBLIO CORNELIO SCIPIONE RAGGIUNGE SUO FRATELLO CNEO CORNELIO SCIPIONE tentano di affrontare ANNIBALE ma vengono uccisi. Il senato decide di inviare PUBLIO CORNELIO SCIPIONE L’AFRICANO che nel 209 a. c. s’impadronisce di CARTHAGO NOVA. Non riesce ad impedire che ASRUBALE RAGGIUNGA L’ITALIA DIRETTO VERSO ANNIBALE (CHE ERA A CAPUA). ASDRUBALE è BATTUTO DA LIVIO SALINATORE E CAIO CLAUDIO NERONE NEL 207 A. C. In questa situazione ANNIBALE SI TROVA IMPOTENTE MENTRE SCIPIONE L’AFRICANO (CONSOLE NEL 205 A. C.) PREPARA L’INVASIONE DELL’AFRICA. SBARCATO NEL 204 A. C. SCONFIGGE (con l’aiuto dei Numidi di Massinissa) ANNIBALE A ZAMA NEL 202 A. C. LA SECONDA GUERRA PUNICA è VINTA DA ROMA. 1. LA SECONDA GUERRA MACEDONICA Concluse le operazioni con Cartagine, Roma si trovò pressata dalle richieste di aiuto di RODI E REGNO DI PERGAMO, preoccupati dell’attività bellica di FILIPPO V che manifestava mire espansionistiche in Grecia. A Roma, sentimento di vendetta e motivazioni economiche fanno approvare una nuova guerra, ma non prima di aver inviato un ultimatum al re Filippo perché si allontanasse dalla Grecia. Le richieste inascoltate spingono Roma a inviare l’esercito a APOLLONIA NEL 200 A. C. Per i primi 2 anni non succede niente ma nel 198 a. c. TITO QUINZIO FLAMINIO CHIESE LA LIBERAZIONE DELLA TESSAGLIA. Non accadde nulla, ma il fatto procurò le simpatie degli stati greci verso Roma che si coalizzarono contro Filippo. Le richieste di pace inviate da Filippo furono respinte e FILIPPO FU SCONFITTO A CINOCEFALE NEL 197 A. C. Le condizioni di pace furono imposte dai romani: FILIPPO NON AVREBBE MAI Più POTUTO OCCUPARE LA GRECIA E CONSEGNARE LA FLOTTA. Ai giochi istmici del 196 a. c. Roma manifestò anche la volontà di lasciare libera la Grecia e nel 194 a. c. si ritirò. 1. LA GUERRA SIRIACA In questo delicato contesto iniziarono trattative diplomatiche con ANTIOCO III RE DI SIRIA il quale manifestava chiare intenzioni di estendere i suoi domini in Grecia. LE PROTESTE DI ROMA SONO IGNORATE DA ANTIOCO ANCHE SE COSTUI NON NUTRE INTENZIONI OSTILI VERSO ROMA. Secondo gli ETOLI la Grecia aveva semplicemente cambiato padrone e SI ALLEARONO CON ANTIOCO. La guerra fredda fra Roma e Siria continuò fino al 192 a. c. quando ROMA SCONFISSE ANTIOCO + LEGA ETOLICA. Roma si preparò ad invadere l’Asia Minore e nel 190 a. c. l’esercito si preparò ad attraversare Grecia e Tracia via terra. Nel frattempo la flotta siriaca era stata distrutta. NEL 188 A. C. ANTIOCO è BATTUTO E SI SIGLA LA PACE. I vasti territori sottratti alla Siria in Asia Minore sono spartiti fra Pergamo e Rodi. La Siria è costretta a distruggere la flotta. 1. LE TRASFORMAZIONI POLITICHE E SOCIALI Le grandi vittorie che coinvolgono Roma fra III e II sec. a. c. portano anche cambiamenti sociali e politici. Due sono gli eventi che colpiscono gli storici: ⁃ IL PROCESSO AGLI SCIPIONIDI Per processo agli Scipionidi si intende le critiche che vennero fatte a Scipione l’Africano e a Scipione Cornelio. Si trattava di accuse che sostenevano che i due si fossero appropriati di parte del bottino di guerra e di aver trattato col re di Siria per motivi personali. Ciò che colpisce è il tema della critica: I DUE FURONO CRITICATI PER AVER FATTO UNA POLITICA TROPPO INDIVIDUALISTA E RAPPRESENTARONO L’ESEMPIO DELLA SEMPRE Più ACCESA COMPETIZIONE POLITICA CHE ATTANAGLIAVA ROMA ⁃ LA REPRESSIONE DEI BACCANALI Il contatto col vicino oriente portò a Roma il CULTO DI BACCO. Quest’ultimo venne osteggiato non solo per la poca moralità (di cui MARCO PORCIO CATONE SI FECE ALFIERE PERENNE) ma anche e soprattutto perché I SEGUACI DEI BACCANALI SI ORGANIZZAVANO IN SETTE CON LEGGI PROPRIE, UNA SORTA DI STATO NELLO STATO. 1. LA TERZA GUERRA MACEDONICA L’unico stato che poteva opporsi a Roma dopo la sconfitta di Antioco era LA MACEDONIA DI FILIPPO V, nel frattempo le città stato greche erano sempre più litigiose e divise da conflitti interni. Nel 179 a. c. muore FILIPPO V E GLI SUCCEDE PERSEO AL QUALE SI ALLEANO MOLTE CITTà GRECHE FRA CUI QUELLE DELLA LEGA ACHEA. La politica di Perseo fu sempre più invisa a Roma, tanto che ogni sua mossa venne interpretata come una sfida all’equilibrio raggiunto in Grecia. La guerra era nuovamente sulla porta. Nel 172 a. c. iniziarono i preparativi e le prime operazioni incominciarono nel 171 a.c. in questo periodo si ricordano SACCHEGGI E VIOLENZE COMPIUTE DAI ROMANI NELLE CITTà GRECHE. La svolta avvenne nel 168 a. c. LUCIO EMILIO PAOLO SCONFISSE PERSEO A PIDNA. ⁃ Il re fu portato prigioniero in Italia e il regno di Macedonia SMEMBRATO IN 4 REPUBBLICHE ⁃ I 4 STATI DOVETTERO PAGARE TRIBUTI A ROMA ⁃ LA LEGA ACHEA COSTRETTA A CONSEGNARE 1000 PERSONE SOSPETTE ⁃ L’ILLIRIA FU DEVASTATA ⁃ RODI FU PRIVATA DI CARIA E LICIA E LE ROTTE COMMERCIALI DEVIATE SU DELO 1. LA QUARTA GUERRA MACEDONICA E LA GUERRA ACAICA La sistemazione raggiunta in Grecia dopo la vittoria di Pidna si rivelò inadeguata. Tensioni sociali, pessimi rapporti con la Lega Achea e divisioni interne fra le città portarono la Macedonia alla RIVOLTA. ANDRISCO DI MACEDONIA PROVò NEL 148 A. C. AD OPPORSI A ROMA MA VENNE BRUTALMENTE SCONFITTO DA QUINTO CECILIO METELLO. Il senato decise di staccare Sparta e Corinto dalla Lega Achea ma quest’ultima decise LA GUERRA. LA LEGA VENNE SPAZZATA VIA. LUCIO MUMMIO SACCHEGGIò ORRENDAMENTE CORINTO E LA GRECIA DIVENNE UNA PROVINCIA ROMANA (146 A.C.). 1. LA TERZA GUERRA PUNICA Cartagine si era ripresa relativamente in fretta dopo la sconfitta del 201 a. c. e aveva intrapreso una politica riformatrice. Un problema tutto interno al suo stato era dato dai PESSIMI RAPPORTI COI NUMIDI DI MASSINISSA: questi ultimi premevano da nord avanzando pretese sui territori più ricchi di Cartagine. Quest’ultima più volte chiese il permesso a Roma per dichiarare guerra, sempre negato, finché nel 151 a. c. non prevalse il partito della guerra. L’ESERCITO CARTAGINESE VENNE FATTO A PEZZI E LA VIOLAZIONE DELLA CLAUSOLA DEL 201 A. C. SPINSE ROMA AD ATTACCARE PER LA TERZA VOLTA CON L’INTENZIONE DI DISTRUGGERE LA CITTà PER SEMPRE. Nel 149 a. c. PUBLIO CORNELIO SCIPIONE EMILIANO SBARCò IN AFRICA E DOPO UN’ASSEDIO DI 3 ANNI RASE LETTERALMENTE AL SUOLO LA CITTà. IL Più GRANDE NEMICO DI ROMA ERA DISTRUTTO PER SEMPR E ROMA OTTENEVA LA PROVINCIA D’AFRICA. 1. LA SPAGNA Se nel giro di 50 anni Roma aveva conquistato l’intero Mediterraneo, rimaneva una regione in cui Roma non riusciva ad imporsi: la Spagna. Qui, anche se nel 197 a. c. vennero create le PROVINCIE DI SPAGNA CITERIORE E SPAGNA ULTERIORE, il governo di Roma rimaneva solo sulla costa, poiché pacificare le regioni interne si rivelò difficilissimo e si completò solo sotto Augusto. L’interno della Spagna era abitato da un crogiuolo di tribù bellicose e sempre in rivolta con Roma, cosa che sfibrava sia le legioni che i SOCII. Le differenze politiche adottate dai due più importanti governatori delle provincie sono emblematiche: ⁃ MARCO PORCIO CATONE VENNE INVIATO IN SPAGNA NEL 195 A. C. tentò di fare piazza pulita delle tribù e tentò di sottomettere i popoli senza remore ⁃ TIBERIO SEMPRONIO GRACCO VENNE INVIATO NEL 180-178 A. C. cercò di eliminare le tensioni che si erano create con dei trattati di pace che dettero respiro ad entrambe le fazioni. In ogni caso, in Spagna, le popolazioni non accettano Roma. Emblematica è la LOTTA COI LUSITANI GUIDATI DA VIRIATO (147-139 A. C.). Dopo una serie di battaglie senza risoluzione CAIO OSTILIO MANCINO è costretto ad una umiliante pace nel 137 a. c. La situazione è presa in mano da SCIPIONE EMILIANO che nel 133 a. c. assedia NUMANZIA E LA RADE AL SUOLO. Tuttavia l’umiliazione del trattato non si cancellò facilmente e rimase impressa nella memoria della generazione successiva a TIBERIO SEMPRONIO GRACCO. IL FIGLIO, OMONIMO, CAVALCANDO L’ONDA DEL MALCONTENTO DARà UNA SVOLTA ALLA STORIA DI ROMA. compito esclusivamente senatorio, e un tribuno della plebe non aveva il diritto di occuparsi di queste questioni. Inoltre i grandi proprietari terrieri si sollevarono, consapevoli che la legge avrebbe toccato in maniera considerevole i loro interessi e si opposero. Il giorno della votazione MARCO OTTAVIO (l’altro tribuno della plebe) VOTò CONTRO LA LEGGE CHE NON VENNE PROMULGATA. Tiberio Gracco si oppose e dichiarò decaduto OTTAVIO proponendo all’assemblea di destituirlo perché aveva mancato al compito affidatogli dalla plebe. Eliminato Ottavio la legge fu approvata. Tuttavia l’opposizione continuò con la sua battaglia e Tiberio, pensando che ultimato il suo governo l’opera si potesse interrompere, SI CANDIDò COME TRIBUNO ANCHE L’ANNO SUCCESSIVO. PER GLI AVVERSARI FU L’OCCASIONE BUONA PER INSINUARE CHE ASPIRASSE AD UN POTERE PERSONALE E CON UNA CONGIURA VENNE AMMAZZATO. 1. DA TIBERIO A CAIO GRACCO: LA COMMISSIONE AGRARIA, SCIPIONE EMILIANO E GLI ALLEATI LATINI E ITALICI La morte di Tiberio non pose fine all’attività della commissione che continuò con la redistribuzione delle terre. Il problema si venne a creare con gli alleati italici, che si videro privati di grosse fette dei loro territori. SCIPIONE EMILIANO si fede paladino dei loro diritti e si scontrò con la commissione, morto nel 129 a. c. il suo posto come paladino venne preso da FULVIO FLACCO console nel 125 a. c. che propose agli alleati più scontenti di chiedere la cittadinanza romana o la PROVOCATIO. L’opposizione fu durissima e la situazione degenerò con la RIVOLTA DI FREGELLE (124 A. C.). La repressione fu durissima e Fregelle fu rasa al suolo. 1. CAIO GRACCO Nel 123 a. c. fu il turno di CAIO GRACCO AL TRIBUNATO DELLA PLEBE. Caio ampliò e riprese l’opera riformatrice del fratello: ⁃ Ritoccò la legge agraria e propose la formazione di nuove colonie (in Africa, in Italia) ⁃ Lex frumentaria ⁃ Con una legge giudiziari limitò il potere del senato riservando agli equites il controllo dei tribunali permanenti ⁃ Obbligò il senato a decidere a priori quale provincia avrebbe dovuto essere CONSOLARE L’oligarchia senatoria si oppose costantemente e l’opposizione trovò una figura di spicco nell’oratoria di MARCO LIVIO DRUSO il quale, approfittando dell’assenza di Caio minò a fondo la sua popolarità. Nel 121 a. c., al ritorno di Caio dal viaggio in Africa, il quadro politico a Roma era profondamente mutato e la popolarità di CAIO bassissima. Non venne più rieletto console. Venne giudicata infausta la fondazione della colonia al posto di Cartagine e si propose di revocarla. SCOPPIARONO GRAVI DISORDINI FRA LE FAZIONI IN LOTTA, TANTO CHE LIVIO FLACCO RIMASE UCCISO E CAIO GRACCO SI FECE UCCIDERE. 1. LO SMANTELLAMENTO DELLE RIFORME Gli ottimati non osarono abolire in toto la riforma agraria ma ne ridussero gli effetti. LA MAGGIOR PARTE DEI TERRENI TORNò IN MANO AI LATIFONDISTI 1. PROVINCIE, ESPANSIONISMO E NUOVI MERCATI: ASIA, GALLIA, BALEARI, DALMAZIA DANUBIANA In questo periodo Roma non resta immobile dal punto di vista della politica espansionistica e deduce nuove provincie e nuovi territori vengono annessi allo stato romano. ⁃ IL REGNO DI PERGAMO (Il re Attalo III aveva lasciato in eredità il regno a Roma, ma il figlio si era ribellato. La rivolta è domata solo dopo 3 anni di lotte nel 129 a. c. e a prezzo di durissimi scontri, in questo modo Roma ereditava la zona costiera dell’Asia Minore e tutti i problemi etnici e politici della zona). ⁃ LA GALLIA NARBONESE (l’interesse di Roma per la zona era già noto, la prima mossa esplicita in questa direzione avviene dopo una richiesta di aiuto da parte di Marsiglia. Il console FULVIO FLACCO fu inviato nel 125 a difendere la città dagli attacchi di ALLOBROGI E ARVERNI. Nel 123 a. c. CAIO SESTIO CALVINO FONDA ACQUAE SEXTIAE, in questo modo Roma controlla direttamente l’interno della regione Narbonese. Dopo le vittorie di QUINTO FABIO MASSIMO E CNEO DOMIZIO ENOBARBO le tribù sono sottomesse e si crea la via Domizia e Narbo Martius.). ⁃ LE BALEARI ( nel 123 a. c. si fonda Palma, base di controllo per l’attività dei pirati). ⁃ L’ILLIRIA (l’influenza di Roma si sposta lungo il corso del basso Danubio, così che si amplino ancora di più i commerci). 1. I COMMERCIANTI ITALICI E L’AFRICA: GIUGURTA, CAIO MARIO Con la creazione della provincia romana d’Africa la situazione in Africa era, tutto sommato, stabile perché lo stato confinante, il Re di Numidia, MICIPSA, era filoromano. Alla morte di questo il regno venne spartito fra i 3 figli. Il più ambizioso dei 3, GIUGURTA, assassinò uno dei fratelli e l’altro scappò a Roma chiedendo aiuto nel 116 a. c. Roma decise di spartire i territori assegnando a Giugurta la parte occidentale e a ADERBALE la parte orientale. La sete di potere di Giugurta lo spinse ad invadere la parte di Aderbale e assediò CIRTE, TRUCIDANDO NON SOLO I NUMIDI MA ANCHE GLI ITALICI E I ROMANI CHE LAVORAVANO IN LOCO. Roma si vide costretta a scendere in guerra nel 111 a. c. La guerra giugurtina venne condotta fiaccamente, con poche scaramucce in cui Roma perse le battaglie. L’esercito venne accusato di corruzione ed era sempre più disorganizzato finché, nel 107 a. c. IL COMANDO DELLA GUERRA VENNE AFFIDATO A CAIO MARIO. Caio Mario era un homo novus ed incarnava IL NUOVO TIPO DI POLITICO SAGACE E DINAMICO USCITO DALL’AMBIENTE EQUESTRE CHE POI SAREBBE STATO TIPICO DI CESARE. 1. L’ARRUOLAMENTO DEI NULLATENTENTI E LA FINE DELLA GUERRA GIUGURTINA L’esercito giugurtino non demorde e le perdite per Roma sono elevate. Per far fronte alla mancanza di uomini e per difendersi da Cimbri e Teutoni CAIO MARIO ricorse all’ ARRUOLAMENTO DEI NULLATENENTI (capite censi). Con un esercito rimpolpato Mario tornò in Africa ma la vittoria tardava ad arrivare. SOLO CON LA ROTTURA DELL’ALLEANZA FRA GIUGURTA E BOCCO RE DI MAURITANIA MARIO RIUSCì AD AVERE LA MEGLIO. Giugurta fu portato a Roma come prigioniero e, durante il consolato di Mario (104 a. c.) venne giustiziato. 1. CIMBRI E TEUTONI, ULTERIORI TRASFORMAZIONI NELL’ESERCITO Nel frattempo CIMBRI E TEUTONI erano discesi dallo Jutland e dall’Holstein verso sud, e raggiunta la Carinzia minacciavano l’Italia. CNEO PAPIRIO CARBONE fu inviato a proteggere i confini dell’Italia ma a NOREIA fu sconfitto 113 a. c. Nel 110 a. c. Cimbri e Teutoni comparvero in Gallia e nel 105 a. c. l’esercito romano fu clamorosamente sbaragliato perché i due generali si trovavano in disaccordo. L’ira verso i generali incapaci era diffusa per tutta Roma. Mario si mise alla testa dell’esercito e, rieletto console per 4 volte, con l’aiuto di SILLA E SERTORIO RIORGANIZZò TUTTE LE LEGIONI IN COORTI DA 600 UOMINI. Le nuove formazioni ebbero la meglio sui germani, prima contro i Teutoni ad Aquae Sextiae e poi, nel 103 a. c. ai CAMPI RAUDII. 1. ECLISSI POLITICA DI MARIO; SATURNINO E GLAUCIA Mentre MARIO era impegnato sul fronte aveva creduto utile appoggiarsi a LUCIO SATURNINO, un nobile opposto agli optimates ed inviso ai nobili. Questi ultimi lo avevano sostituito come quaestor ostiensis nel 104 a. c. ma con l’aiuto di Mario era stato eletto TRIBUNO DELLA PLEBE l’anno dopo. Come tribuno della plebe aveva proposto una legge agraria che prevedeva la distribuzione di terre da ogni provincia. Altro elemento fondamentale della sua legislatura fu la LEX DE MAIESTATE che prevedeva il reato di OLTRAGGIO AL POPOLO ROMANO. Nel 100 a. c. MARIO è RIELETTO CONSOLE, SATURNINO TRIBUNO DELLA PLEBE E GLAUCIA PRETORE. In questa legislatura SATURNINO FA APPROVARE UNA LEGGE AGRARIA e, per bloccare ogni opposizione, FA APPROVARE UNA CLAUSOLA PER CUI I SENATORI ERANO OBBLIGATI A RISPETTARE LA LEGGE. Per poter sviluppare il programma SATURNINO tentò di essere rieletto come tribuno mentre GLAUCIA ASPIRAVA AL CONSOLATO. Vari tumulti esplosi durante le votazioni spinsero i senatori a proclamare il SENATUS CONSULTUM ULTIMUM. GLAUCIA E SATURNINO VENNERO UCCISI E MARIO USCì DALLA DISPUTA MOLTO Più IMPOPOLARE E COMPROMESSO. 1. PIRATI, SCHIAVI, CIRENAICA L’apertura di Roma al mondo dell’oriente aveva comportato che essa stessa si prendesse carico di un gravoso problema che opprimeva tutte le regioni dell’Asia minore: LA PIRATERIA. Nessuno stato del vicino oriente poteva dirsi neutrale da questo punto di vista e i pirati venivano finanziati da tutti i regni. Roma se ne disinteressò, ma quando LA PIRATERIA MINACCIò IL PORTO FRANCO DI DELO SI DECISE DI INTERVENIRE. Il pretore MARCO ANTONIO fu mandato nel 102 a. c. a distruggere le basi dei pirati. La guerra si protrasse per un paio d’anni. Un altro annoso problema riguardava il commercio di schiavi, spesso gli stati affacciati al Mediterraneo orientale accusavano Roma si rispose con una LEGGE ANTISCHIAVISIMO ma l’opposizione dei commercianti di schiavi, molto forte, ne impedì la Le operazioni di Silla in oriente sono rapide e decisive: ⁃ 87 a. c. Sbarcato in Epiro attraversa la Beozia e saccheggia Atene. Sconfitta di MITRIDATE A CHERONEA ⁃ 86 a. c. SCONFITTA DI MITRIDATE A ORCOMENO 1. LUCIO CORNELIO CINNA E L’ULTIMO CONSOLATO DI MARIO LUCIO CORNELIO CINNA, CONSOLE CON MARIO NELL’87 A.C. PROPOSE DI RISOLVERE LA QUESTIONE DELLA CITTADINANZA. Anche lui venne cacciato da Roma e nell’86 a. c. insieme con MARIO CI FU UNA NUOVA MARCIA. SCONTRI ATROCI SI SUSSEGUIRONO FRA I DUE GRUPPI SCHIERATI MARIO-SILLA. Mario fu eletto console ma morì poco dopo. CINNA FU ELETTO CONSOLE NELL’84 A. C. OPERA LEGISLATIVA ⁃ Riduzione del debito di ¾ ⁃ Risolta la questione cittadinanza con l’immissione degli italici in tutte e 35 le tribù ⁃ Venne inviato un nuovo corpo di spedizione al comando di LUCIO VALERIO FLACCO (mariano, visto che quello di Silla non rappresentava più il senato). Cinna morì nell’84 a. c. ucciso in una rivolta dei suoi stessi soldati 1. CONCLUSIONE DELLA PRIMA GUERRA MITRIDATICA In Oriente si trovavano due contingenti: uno mariano e l’altro sillano. Agirono parallelamente ricacciando indietro Mitridate. Nell’ 83 a. c. a DARDANO si stipulò la pace. Mitridate conservava il regno ma doveva evacuare tutta l’Asia. NICOMEDE IV recuperava le regioni perse. SILLA SI PREPARò A TORNARE IN ITALIA NELL’83 A. C. La situazione in oriente non si era, tuttavia, placata perché LUCIO LICILIO MURENA continuava ad attaccare Mitridate accusandolo di provocazioni verso Roma. MITRIDATE SCONFISSE MURENA E RIENTRò IN CAPPADOCIA. SOLO SILLA RIUSCì A BLOCCARLO. 1. LE PROSCRIZIONI; SILLA DITTATORE PER LA RIFORMA DELLO STATO Sbarcato in Puglia, SILLA fu raggiunto da CNEO POMPEO e sconfisse i vari contingenti mariani riprendendosi il sud Italia. L’Africa fu riconquistata da Pompeo. Avendo mano libera a Roma SILLA introdusse le PROSCRIZIONI: LISTE DI PERSONE INDESIDERATE DA ELIMIARE. La spietata caccia all’uomo durò per tutto l’81 a. c. e comportò radicali mutamenti nell’ambiente dell’aristocrazia romana. SILLA VENNE ELETTO DICTATOR LEGIBUS SCRIBUNDI NELL’82 A. C. siccome entrambi i consoli erano morti Silla divenne dittatore. Ma la sua dittatura aveva la peculiarità di ESSERE A VITA in questo modo Silla poté riorganizzare lo stato romano in maniera radicale, anche perché, con gli ultimi avvenimenti, il vecchio sistema non poteva reggere ai cambiamenti sociali del I sec. a. c. ⁃ Senato a 600 membri (di cui 300 cavalieri e parecchi partigiani di Silla) ⁃ 8 pretori (problema della moltiplicazione dei tribunali permanenti) le loro funzioni vennero suddivise in base ai tribunali che andavano a gestire (concussione, alto tradimento, corruzione elettorale, assassinio, lesione alle persone). ⁃ Regolamentate le età di accesso alle cariche ⁃ TOTALMENTE RIDIMENSIONATI I POTERI DEI TRIBUNI DELLA PLEBE (praticamente annullato il potere di proporre leggi e chi avesse ricoperto il titolo di tribuno della plebe non avrebbe potuto aspirare a null’altro ⁃ Estensione Pomerio Compiute queste importanti riforme SILLA si ritirò a vita privata e MORì NEL 78 A. C. 1. IL TENTATIVO DI REAZIONE ANTISILLANA DI MARCO EMILIO LEPIDO Già nel 78 a. c. vi fu un primo tentativo di opposizione alle norme di Silla. MARCO EMILIO LEPIDO tentò di ridimensionare le riforme di Silla riproponendo la distribuzione delle terre e la restituzione delle terre confiscate. L’opposizione fece nascere numerosi tumulti ed in ETRURIA SCOPPIò UNA RIVOLTA A CUI SI Unì PROPRIO LEPIDO. IL SENATO RICORSE ALL’ARMA DEL SENATUS CONSULTUM ULTIMUM e Lepido fuggì in Sardegna dove morì. LE TRUPPE RIMASTE MARIANE FUGGIRONO IN SPAGNA PER OPPORSI ALLE LEGGI SILLANE. 1. L’ULTIMA RESISTENZA MARIANA: SERTORIO Le file dei Mariani andavano ad ingrossare le truppe di QUINTO SERTORIO, GOVERNATORE DELLA SPAGNA ULTERIORE. Mariano convinto costui aveva creato una sorta di stato mariano in Spagna, con scuole ed istituzioni. Ogni tentativo di eliminarlo si era rivelato vano e nel 77 a. c. le truppe rimanenti di LEPIDO al comando di PERPENNA li avevano raggiunti. Come per sedare la rivolta in Etruria e contro la provincia d’Africa venne inviato CNEO POMPEO a cui il senato aveva concesso l’IMPERIUM. La guerra contro SERTORIO continuò in fasi alterne per 4 anni, e LA VITTORIA DI POMPEO FU MOLTO Più DIFFICILE DEL PREVISTO. Solo dopo l’invio di ulteriori truppe si arrivò ad una situazione stabile. SERTORIO FU ASSASSINATO DA PERPENNA NEL 72 A. C. PERPENNA FU CATTURATO DA POMPEO E GIUSTIZIATO. LE ULTIME RESISTENZE ELIMINATE L’ANNO DOPO. 1. LA RIVOLTA SERVILE DI SPARTACO Nel 73 a. c. a CAPUA era scoppiata una nuova rivolta. Sbandati, diseredati, schiavi erano stati organizzati da SPARTACO IL TRACE E PER DUE ANNI ERANO RIUSCITI A TENERE SOTTO SCACCO I DUE CONSOLI. Il problema era che gli insorti non avevano un piano preciso se non quello di tornare al loro paese di origine. MARCO LICINIO CRASSO venne inviato a sedare la rivolta. Isolati in Calabria Spartaco e i suoi, traditi dai pirati che avrebbero dovuto traghettarli in Sicilia, VENNERO MASSACRATI DA LEPIDO. MIGLIAIA DI PRIGIONIERI FURONO CROCIFISSI SULLA VIA APPIA. Gli insorti che tentarono la fuga verso nord furono distrutti da Pompeo che tornava dalla Spagna. 1. IL CONSOLATO DI POMPEO E CRASSO E LO SMANTELLAMENTO DELL’ORDINE SILLANO La sconfitta dei ribelli del nord servì a Pompeo per accrescere il suo prestigio. Insieme a CRASSO si candidarono al consolato nel 70 a. c. ANCHE SENZA AVER SVOLTO IL CURSUS HONORUM. Vennero eletti entrambi e subito si diedero da fare per SMANTELLARE L’ORDINE SILLANO ⁃ I tribuni della plebe videro reintegrati tutti i loro poteri ⁃ Furono eletti i censori che epurarono il parlamento di oltre 64 indegni (legati a SILLA) ⁃ Condussero il censimento ⁃ Modificarono la composizione dei tribunali così che non fossero unicamente di competenza senatoria 1. POMPEO IN ORIENTE: OPERAZIONI CONTRO I PIRATI, NUOVA GUERRA MITRIDATICA Fra l’80 e il 70 a. c. in oriente si affrontano due grossi problemi: PIRATI L’endemica situazione di conflitto aveva fatto in modo che la pirateria proseguisse indisturbata nei suoi traffici. Col tempo era diventato sempre più difficile navigare e, di conseguenza, sempre più difficile garantire movimenti di merci e uomini che potevano essere facilmente rubati. I tentativi del 78-75 a. c. non diedero i frutti sperati. L’unico elemento vantaggioso per Roma fu una penetrazione maggiore in CILICIA e la conseguente eliminazione delle roccaforti piratesche sulla costa. Nel 74 a. c. MARCO ANTONIO PADRE fu inviato a Creta ma subì una sonora sconfitta. CRETA VENNE PRESA NEL 69 A. C. GRAZIE A QUINTO CECILIO METELLO. Nel 67 a. c. a Roma AULO GABINIO propose di affidare la gestione delle cose piratesche a POMPEO che per 3 anni ebbe un potere pressoché illimitato su tutto il Mediterraneo (imperium infinutum). POMPEO, DOPO AVER COSTRETTO I PIRATI OCCIDENTALI A SPOSTARSI AD ORIENTE CHIUSE I PIRATI IN CILICIA E LI SCONFISSE. MITRIDATE La pace dell’ 83 a. c. aveva lasciato scontento il re Mitridate che si apprestava a riprendere una politica espansionistica. L’occasione avvenne nel 74 a. c. quando la BITINIA FU LASCIATA IN EREDITà AI ROMANI. Mitridate si apprestò ad invaderla per ampliare il REGNO DEL PONTO. Le operazioni di guerra furono affidate a LUCIO LICINIO LUCULLO E MARCO AURELIO COTTA e furono coronate di successi. Mitridate fu costretto a ritirarsi in ARMENIA nel 71 a. c. ma anche qui fu sconfitto e la capitale fu presa dai Romani, i quali si spinsero fin sul Caucaso e conquistarono tutte le antiche città. Qui i soldati si rifiutarono di proseguire sia perché stanchi sia per mancanza di denaro MITRIDATE NE APPROFITTò PER RIAPRIRE LE OSTILITà. Nel 66 a. c. a Roma si decise di affidare a POMPEO LA DIREZIONE DELLA GUERRA. MITRIDATE FU SCONFITTO DI NUOVO NEL PONTO E SI RIFUGIò IN CRIMEA. ANCHE QUI VENNE SCONFITTO (Tradito dal figlio Farnace). Nel 65 a. c. Pompeo raggiunse il Caucaso l’anno dopo fondò la provincia di Siria, l’anno dopo ancora CONQUISTò LA PALESTINA. NEL 62 A. C. TORNò A ROMA E FU AUREOLATO DI GLORIA 1. IL CONSOLATO DI CICERONE E LA CONGIURA DI CATILINA Mentre Pompeo era impegnato nel Ponto, a Roma era scoppiata una grave crisi politica. LUCIO 1. GLI ACCORDI DI LUCCA E LA PROSECUZIONE DELLA CONQUISTA DELLA GALLIA Terminato l’anno del Tribunato, CLODIO era tornato un privato cittadino, non potendo porre il suo veto gli oppositori si adoperarono per il ritorno di CICERONE. Uno dei bersagli preferiti di CLODIO divenne, dunque, POMPEO, COLPEVOLE DI ESSERSI ADOPERATO PRIMA PER L’ESILIO E POI PER UNA RAPIDA REINTEGRAZIONE. Pompeo si trovava in stallo politico: ⁃ Uscire allo scoperto ed esporsi a violentissime critiche col rischio di fallire ⁃ Stare immobile mentre Cesare assumeva sempre più potere in Gallia e rimanere sempre più al di fuori della vita politica POMPEO DECISE DI SCHIERARSI E ASSUNSE L’INCARICO DI CURA ANNONAE (cura dell’approvvigionamento della città). Contro Cesare LUCIO DOMIZIO ENOBARBO PROPOSE DI REVOCARLO DAL COMANDO DELLA GALLIA SE FOSSE STATO ELETTO. CESARE, preoccupato per la situazione, incontrò CRASSO E POMPEO A LUCCA dove siglarono degli accordi che prevedevano: ⁃ Altri 5 anni di comando in Gallia e + 10 legioni ⁃ Crasso e Pompeo consoli per il 55 a. c. ⁃ Dopo il consolato governo di Spagna a Pompeo e Siria a Crasso Tutto andò secondo i piani. Tornato in Gallia CESARE TROVò LE TRIBù IN COMPLETA RIVOLTA: ⁃ La rivolta sulla costa fu domata con una nuova flotta con rostri in acciaio che speronarono la flotta delle tribù galliche della Bretagna ⁃ LA RIVOLTA SUL RENO: UGRI +TENCTERI VS CESARE (0-1) (Cesare li annientò sulla Mosella e, costruito un ponte di barche compì spedizioni punitive verso i Germani) ⁃ 54 a. c. PREPARATA L’INVASIONE DELLA BRITANNIA (sottomissione di tutte le tribù dalla costa al Tamigi) ⁃ 52 A. C. GRANDE RIBELLIONE SOTTO VERCINGETORIGE (Cominciata con lo sterminio dei Romani di CENABUM si estese a tutta la Gallia dopo che CESARE NON RIUSCì AD ESPUGNARE GERGOVIA). VERCINGETORIGE FU INSEGUITO PER TUTTA LA GALLIA E AD ALESIA ACCERCHIATO, ASSEDIATO E SCONFITTO. 4 anni dopo fu portato a Roma e venne decapitato. Cesare si occupò di organizzare la nuova provincia. 1. CRASSO E I PARTI Giunto in SIRIA NEL 54 A. C. CRASSO cercò i inserirsi nelle contese che vedevano contrapposti i discendenti della dinastia del REGNO DEI PARTI. Nel tentativo di acquistare una fama come quella di Cesare e Pompeo organizzò un esercito con il figlio inviatogli da Cesare (con cavalleria gallica). Nel 53 a. c. si inoltrò nelle steppe della Mesopotamia e si scontrò con i PARTI. 7 LEGIONI FURONO TOTALMENTE DISTRUTTE E CRASSO PADRE E FIGLIO UCCISI. UN’ECATOMBE CHE SOLO OTTAVIANO VENDICHERà. 1. POMPEO CONSOLE UNICO. GUERRA FRA CESARE E POMPEO Morto Crasso, Pompeo era rimasto solo a Roma. Nel 54-53 a. c. vennero meno gli accordi siglati. Dopo la morte di Giulia, Pompeo si spostò sempre più vistosamente dalla parte degli optimates che stavano contro a Cesare. Nel frattempo Roma era in preda all’anarchia. ⁃ 53 a. c. non si riesce ad eleggere i consoli: POMPEO PROPOSTO COME DITTATORE ⁃ 52 a. c. gli scontri fra le bande di Clodio e di Milone creano tumulti e violenze indicibili. POMPEO è NOMINATO CONSOLE UNICO (risolve in maniera momentanea i problemi più urgenti con leggi anti corruzione e anti violenza). Nel frattempo gli oppositori di Cesare cercavano la soluzione migliore per estrometterlo da tutte le cariche e processarlo per la gestione della guerra. La disputa si basava sul computo degli anni di incarichi di Cesare: per gli oppositori tutto scadeva nel 50 a. c. secondo Cesare, invece, era stato prorogato al 49 a. c. un anno di cariche in più significava una gestione molto più compatta dei problemi e la possibilità di presentarsi come console “per assenza”. Nel 52 a. c. POMPEO FA APPROVARE UNA LEGGE CHE PREVEDE 5 ANNI DI STOP FRA UNA CARICA E L’ALTRA. La legge serviva a scoraggiare corrotti ed arrivisti, ma era anche pensata per far sì che in ogni caso CESARE SI PRESENTASSE A ROMA COME PRIVATO CITTADINO. (Pompeo si era immediatamente dispensato dalla legge). I dibattiti su Cesare cominciarono nel 51 a. c. a colpi di cavilli giudiziari non si veniva a capo della questione (anche per una discordanza sui precedenti: con Cesare non si sa se utilizzare i parametri dei Gracchi oppure le nuove riforme). Nel 50 a. c. CAIO SCRIBONIO CURIONE PROPOSE DI FAR DECADERE LE CARICHE DI CESARE E DI POMPEO IN CONTEMPORANEA PER RISTABILIRE UN EQUILIBRIO. CICERONE propose un “governo di larghe intese” basato sul consensus bonorum un’intesa civica fra tutte le parti dello stato con un elemento super parte. Nel 49 a. c. CESARE INVIò UNA LETTERA AL SENATO DICENDO CHE SAREBBE STATO DISPOSTO A RINUNCIARE LE CARICHE SE ANCHE POMPEO L’AVESSE FATTO. IL SENATO RISPOSE CON IL SENATUS CONSULTUM ULTIMUM E CESARE DECISE DI VARCARE IL RUBICONE E METTERSI CONTRO A POMPEO DIRETTAMENTE. Sconfitte facilmente le prime resistenze, non riuscì ad impedire che Pompeo fuggisse in Oriente. Risolte le questioni più urgenti a Roma (eletto console per il 48 a. c. dopo aver fatto da dittatore per chiamare i comizi elettorali) cominciò la caccia ai pompeiani: ⁃ Pompeiani di Spagna vs CESARE (0-1) DISTRUTTI A LERIDA POMPEO RIFUGIATO A TESSALONICA. Cesare sbarca con sette legioni in Illiria e assedia DURAZZO. Inseguito da Pompeo che lo braccava dalla costa ma senza voler entrare in battaglia SI SCONTRARONO A FARSALO: POMPEO VS CESARE (0-1) SCHIACCIANTE VITTORIA DEI CESARIANI. POMPEO TENTA LA FUGA IN EGITTO MA VIENE ASSASSINATO. Anche Cesare raggiunge l’Egitto, dove era in corso una lotta dinastica fra TOLEMEO XIII E CLEOPATRA VII. CESARE RISOLSE LE QUESTIONI FRA I DUE. POSTA CLEOPATRA COME REGINA D’EGITTO EBBE UN FIGLIO DA LEI DAL NOME TOLEMEO CESARE. Le ultime vittorie di Cesare furono contro FARNACE DEL PONTO (47 A. C.) e GIUBA DI NUMIDIA (46 A. C.). l’ultima sacca di resistenza pompeiana fu letteralmente distrutta a MUNDA NEL 45 A. C. CESARE ERA ORMAI IL PADRONE INCONTRASTATO DELLA SITUAZIONE E SI AVVIAVA A DIVENTARE DITTATORE PERPETUO. 1. CESARE DITTATORE PERPETUO Mentre Cesare si trovava in guerra a Roma egli veniva investito di una lunga serie di poteri speciali: ⁃ 48 a. c. DITTATORE PER UN ANNO ⁃ 46 a. c. DITTATORE PER 10 ANNI E CONSOLE ⁃ 44 a. c. CONSOLE PER LA 5° VOLTA E DITTATORE A VITA ⁃ PRAEFECTUS MORIBUS ⁃ Potestà tribunizia ⁃ IMPERATOR E PADRE DELLA PATRIA Una così ampia concentrazione di poteri gli permise di avviare una serie di radicali riforme destinate ad essere valide, con poche correzioni, quasi fino alla fine della storia romana. ⁃ Richiamò gli esiliati ⁃ Estese la cittadinanza romana fino alle Alpi e nelle colonie più importanti ⁃ Ampliò SENATO, PRETURA, EDILI E QUESTURA (da 600 a 900. Da 20 a 40. Da 4 a 6. Da 8 a 16) ⁃ Redistribuì i TRIBUNALI fra EQUITES E SENATORI ⁃ Leggi anti ricchezza e anti corruzione ⁃ SCIOLSE LE ASSEMBLEE POPOLARI E LE BANDE ARMATE. I COLLEGIA TORNARONO AD ESSERE ASSOCIAZIONI RELIGIOSE PRIVATE ⁃ Regolamentò i beneficiari della distribuzione pubblica di grano ⁃ DECONGESTIONò L’ITALIA CON UN VASTO PROGRAMMA DI COLONIZZAZIONE ⁃ AVVIò GRANDI OPERE PUBBLICHE RIDUCENDO LA DISOCCUPAZIONE ⁃ RIFORMA CALENDARIO 1. LE IDI DI MARZO Troppo potere concentrato nelle su mani, impossibilità di fare carriera politica senza consenso di Cesare, invidie varie dei pompeiani rimasti e degli equites caduti in disgrazia fecero sì che a Roma si covassero molte invidie verso un personaggio così prestigioso. Le invidie si tramutarono in azione quando, nel 44 a. c. mentre Cesare preparava una campagna contro i Parti VENNE ORGANIZZATA UNA CONGIURA. BRUTO E CASSIO, CON ALTRI SEGUACI LO PUGNALARONO E LO UCCISERO IL 15 MARZO 44 A. C. AGONIA DELLA REPUBBLICA dell’Armenia. Intanto si era consumata la DEFINITIVA ROTTURA CON OTTAVIANO. Gli interessi di Marco Antonio erano ormai volti a Cleopatra e all’Oriente così, ripudiò OTTAVIA. LA CONQUISTA DELL’ARMENIA VENNE CELEBRATA IN EGITTO E CLEOPATRA E CESARIONE VENNERO DICHIARATI RE D’EGITTO. PER OTTAVIANO ERA UNA SFIDA: IL FIGLIO NATURALE DI CESARE E MARCO ANTONIO NON AVEVANO DIRITTO DI GOVERNARE SUL TERRITORIO DELLO STATO DI ROMA 1. LO SCONTRO FINALE AD AZIO Ottaviano, complice del consenso che aveva acquisito a Roma imbastì una propaganda contro ANTONIO E CLEOPATRA indicandoli come despoti orientali e nemici di Roma. Exercitu parato, lo scontro finale avvenne ad AZIO. MARCO ANTONIO FU SCONFITTO. SI RITIRò IN EGITTO DOVE OTTAVIANO CINSE D’ASSEDIO ALESSANDRIA. TUTTO ERA PERDUTO, ANTONIO E CLEOPATRA SI SUICIDARONO E L’EGITTO DIVENNE PROVINCIA ROMANA. OTTAVIANO PADRONE ASSOLUTO. L’IMPERO DA AUGUSTO ALLA CRISI DEL III SECOLO AUGUSTO 1. AZIO E LA CESURA TRA STORIA REPUBBLICANA E STORIA DEL PRINCIPATO Con la sconfitta di Marco Antonio OTTAVIANO DIVENNE IL PADRONE ASSOLUTO DI TUTTO IL MONDO ROMANO. Rimaneva aperto il problema legale, ovvero: che legittimità aveva Ottaviano in questo contesto? Forse Cesare aveva pensato di rifondare lo stato romano su base monarchica, ma il suo assassinio l’aveva impedito. AUGUSTO APPLICò SOLUZIONI RIVOLUZIONARIE E DAL 31 A. C. SI Può PARLARE DI STORIA DEL PRINCIPATO ovvero della GESTIONE DEL POTERE DELLO STATO ROMANO NELLE MANI DI UN PRINCEPS DENTENTORE DELL’AUCTORITAS. Cesare e Ottaviano furono l’esempio concreto di come, ormai, la politica romana fosse sempre più personale. 1. IL RAPPORTO CON GLI ORGANISMI REPUBBLICANI E IL POTERE DEL PRINCIPE. LA RESTAURAZIONE DELLA REPUBBLICA DEL 27 A. C. Ottaviano fra il 33 e il 27 a. c. era stato aureolato di gloria per tutte le sue grandi vittorie. Nel 27 a. c. divenne console per la 7° volta con AGRIPPA. Qui, rinunciò a tutte le cariche straordinarie e il senato lo proclamò AUGUSTO elevandolo ad una dimensione sacrale. Era ormai superato il modello politico della città-stato e Augusto era diventato molto di più che console. COME PRINCIPE ERA GESTORE E DIRETTO INTERESSATO DEL BENE DI TUTTI I TERRITORI DI ROMA. 1. LA CRISI DEL 23 A. C. Augusto aveva preparato e combattuto in altre campagne fra il 27 e il 25 a. c. aveva dimostrato di essere in grado di riappacificare le regioni critiche e, al contempo, mantenere stabile la situazione politica a Roma. Il suo progetto di stabilizzazione della politica prevedeva una sfiancante alternanza di soggiorni fra Roma e le provincie. Nel 23 a. c. si ammalò gravemente e si pose il problema della successione. La prematura morte di Augusto avrebbe potuto riaprire le guerre civili. Il successore designato, dopo la morte del genero Marcello fu AGRIPPA. In ogni caso in quello stesso anno venne ratificato il metodo per la successione. Il più grande timore a Roma era che qualcuno potesse abolire le istituzioni e proporsi come Re. AUGUSTO DEPOSE IL CONSOLATO ED OTTENNE L’IMPERIUM PROCONSULARE, tuttavia questo potere, sebbene gli permettesse di controllare tutte le provincie gli impediva di agire direttamente nella politica di Roma. OTTENNE COSì LE INDENNITà DEI TRIBUNI DELLA PLEBE (es. sacrosanctitas). Oltre a questo ottenne anche l’incarico di convocare il senato. Tutti questi poteri, presi singolarmente erano compatibili con le istituzioni della repubblica. LA LEGITTIMAZIONE AVVENNE, APPUNTO, QUANDO AUGUSTO RINUNCIò ALLA CARICA DI CONSOLE E CI FURONO NUOVE ELEZIONI. Naturalmente le nuove elezioni erano controllate da Augusto in 2 maniere: ⁃ Nominatio (accettazione della candidatura da parte del magistrato) ⁃ Commendatio (raccomandazione augustea) L’assemblea popolare di fatto non aveva più senso di esistere, ma AUGUSTO LA MANTENNE ANDANDO AD ACCRESCERE QUELL’IMMAGINE DI RESTAURATORE CHE SI ERA COSTRUITO. 1. IL PERFEZIONAMENTO DELLA POSIZIONE DI PREMINENZA Negli anni seguenti Augusto continuò la politica di accentramento ottenendo proroghe ai poteri dati e nuovi elementi di potere ⁃ 22 a. c. dopo una carestia assunse la cura annonae ⁃ 19-18 a. c. divenne censore (Agrippa ottenne l’imperium proconsolare mentre era in oriente mantenendo l’ordine per Augusto). ⁃ 22-19 a. c. Augusto recuperò le insegne romane presso i Parti ⁃ 18 a. c. si vide rinnovati di 5 anni i poteri sulle provincie da riappacificare (Agrippa riceveva la tribunicia potestas). ⁃ 17 a. c. adottò i figli di Agrippa e Giulia dichiarandoli successori legittimi ⁃ 12 a. c. alla morte di LEPIDO divenne PONTEFICIE MASSIMO (si occupò delle questioni religiose) ⁃ 2 a. c. pater patriae. 1. I CETI DIRIGENTI (SENATORI ED EQUITES) L’assegnazione di tutti questi poteri aveva fatto sì che si formassero due diversi tipi di potere: da un lato il potere senatorio, dall’altro il potere personale del princeps. Augusto era andato a riformare anche i due principali poteri istituzionali: ⁃ SENATO Nel 28 a. c. VENNERO ELIMINATI GLI INDEGNI. Ridotto da oltre 1000 membri (nell’ultimo secolo aveva subito trasformazioni radicali) ai 600 di Silla nel 18 a. c. anno in cui la DIGNITà SENATORIA DIVENNE EREDITARIA ⁃ EQUITES gli equites erano quei cittadini romani che possedevano un reddito oltre i 400.000 sesterzi. Non erano diversi per prestigio o potere economico dai senatori. MA NON SI IMPEGNAVANO IN POLITICA. CHI ERA SENATORE AVEVA IL PREMESSO DI PORTARE IL LATICLAVIO MA MOLTI AVEVANO USURPATO QUESTO DIRITTO. AUGUSTO PROIBì IL LATICLAVIO A CHI NON ERA SENATORE E INNALZò IL CENSO MINIMO AD 1MLN DI SESTERZI. Con queste regole Augusto andò a dividere nettamente l’ORDO SENATORIUS Dall’ORDO EQUESTER. In questo modo venivano delimitati i due gruppi sociali dai quali si attingevano i migliori politici e i migliori generali. 1. ROMA, L’ITALIA E LE PROVINCIE L’opera di Augusto riformò in maniera radicale anche l’aspetto urbanistico di ROMA, LA GESTIONE DELLE REGIONI ITALIANE E LE PROVINCIE ⁃ ROMA Roma venne resa una città monumentale e i suoi servizi vennero razionalizzanti: Augusto si concentrò nella creazione di GRANDI OPERE PUBBLICHE e, coerentemente con in suo progetto di restaurazione repubblicano continuò a vivere in una casa relativamente modesta. Diventato pontefice massimo TRADUSSE IL FUOCO DI VESTA NELLA SUA ABITAZIONE. AMPLIò E COPLETò I PROGRAMMI EDILIZI DI CESARE ⁃ Costruì un nuovo foro ⁃ Il tempio di Marte ⁃ Il suo mausoleo e il Pantheon Dal punto di vista dei servizi ⁃ Restaurò gli acquedotti costruendone di nuovi ⁃ Ampliò la rete stradale ⁃ Si preoccupò dell’approvvigionamento alimentare istituendo un servizio stabile sotto controllo senatorio ⁃ Risolse il problema degli incendi con un corpo di vigili del fuoco organizzati ⁃ FECE GOVERNARE ROMA DA UN PRAEFECTUS URBI ⁃ L’ITALIA L’Italia, tutto sommato non fu riorganizzata in maniera radicale. Venne divisa in 11 regioni ma per ragioni puramente geografiche. Le 400 città Italiche erano ormai popolate da CITTADINI ROMANI erano autonome dotate di un governo municipale. I più importanti provvedimenti riguardarono la RETE VIARIA CHE VENNE AMPLIATA A DISMISURA, SOTTO LA GESTIONE DI UN PRAEFECTUM ALLA REPUBBLICA E UNA GESTIONE PLURALE DELL’AUCTORITAS. In questo modo anche Tiberio fu costretto a scegliersi un successore e il potere rimase fino al 68 d. c. nelle mani della DINASTIA GIULIO CLAUDIA. Alla morte di Tiberio non poté avverarsi quanto deciso da Augusto: cioè il potere non fu trasferito a GERMANICO, IL QUALE ERA MORTO NEL 19 D. C. il potere passò a suo figlio: GAIO GERMANICO IL CALIGOLA. Per la prima volta il potere veniva ceduto ESCLUSIVAMENTE PER MOTIVI DINASTICI (Caligola discendeva per linea materna da Augusto e per linea paterna da Tiberio, dal momento in cui Tiberio aveva adottato Germanico e dal momento che suo nonno era DRUSO). Morto Caligola IL POTERE RIMASE ALL’INTERNO DELLA FAMIGLIA CLAUDIA RITORNANDO AD UNA GENERAZIONE PRECEDENTE CON CLAUDIO, FRATELLO DI GERMANICO. Il nome di Giulio lo prese solo perché erede della casata. Alla morte di Claudio toccò a NERONE. Costui entrò nella FAMILIA PRINCIPIS perché figlio di CNEO DOMIZIO ENOBARBO E DI AGRIPPINA MINORE (FIGLIA DI GERMANICO) in sostanza poteva essere l’erede di diritto solo da parte di Madre. 1. TIBERIO (14-37 d. c.) Le fonti di cui disponiamo su Tiberio devono essere considerato con il giusto occhio critico. Ci mostrano un TIBERIO INVIDIOSO E POCO POPOLARE. IN REALTà IL SUOI IMPERO FU UNA FELICE PROSECUZIONE DEL VOLERE DI AUGUSTO. ⁃ Volle evitare gli onori divini perché preferiva rispettare le forme di governo repubblicano mantenute da Augusto ⁃ completò il SISTEMA DI PASSASGGIO DELLE VOTAZIONI DAI COMIZI AL SENATO ⁃ stabilizzò la frontiera renana con una VITTORIA DI GERMANICO NEL 16 D. C. IL Più GRAVE PROBLEMA ERA IL RAPPORTO FRA IMPERATORE E SENATO (problema che sarebbe stato una costante di tutto l’impero). Tiberio si trovò spesso ad affrontare decisioni difficili perché il SENATO CI TENEVA ALLA SUA LIBERTAS Nel 19 d. c. MUORE GERMANICO e si apre a Roma il dibattito fra TIBERIO E AGRIPPINA SULLA SUCCESSIONE. I candidati erano Druso minore, che morì nel 23 d.c. e i figli di Germanico e Agrippina. Nel 23 d. c. IL PRETORIANO SEIANO ACCREBBE LA SUA FAMA PERSONALE E SI GUADAGNò LA FIDUCIA DI TIBERIO IL QUALE, STUFO, NEL 26 D. C. SI ERA RITIRATO A CAPRI. SEIANO EBBE DOMINIO ASSOLUTO SU ROMA FINO AL 31 D. C. quando Tiberio, resosi conto del pericolo e del fatto che aspirava ad essere imperatore lo fece arrestare ed imprigionare. GLI ULTIMI ANNI DI TIBERIO VIDERO CARESTIE E CRISI POLITICHE E RESERO ROMA UN AMBIENTE POCO PACIFICO. Alla morte di Tiberio vennero designati successori TIBERIO GEMELLO E CALIGOLA MA IL SENATO RICONOBBE LEGITTIMO SOLO CALIGOLA. 1. CALIGOLA (37-41 D. C.) L’impero di CALIGOLA è ricordato soprattutto per le sue stravaganza, vista l’immagine di DESPOTA TIRANNO CHE CI è GIUNTA GRAZIE A FONTI FILOSENATORIE. Il senato si aspettava che la sua politica continuasse quella dei predecessori, cioè un compromesso fra SENATO E IMPERO. Ma non fu così. CALIGOLA TRASFORMò IL SUO REGNO IN UNA MONARCHIA DI STAMPO ORIENTALE. La storiografia moderna ci mostra un Caligola incline a tradizioni orientali perché prendeva spunto per la sua politica estera gli elementi ereditati dalla linea di ANTONIO. La politica estera di Caligola riguarda il suo progetto di RIPRISTINARE IN ORIENTE GLI STATI CUSCINETTO PENSATI DA AUGUSTO, CON LA CORREZIONE DI RENDERLI STATI INDIPENDENTI MA ALLEATI DI ROMA. In questo contesto si colloca il tentativo di FAR COSTRUIRE UN TEMPIO A SUO ONORE A GERUSALEMME SCATENANDO LE IRE DEGLI EBREI. Questa scelta provocò tensioni fra Ebrei, Greci e il governatore romano. Nel gennaio del 41 a. c. CALIGOLA FU ASSASSINATO DALLE GUARDIE PRETORIANE. Con questo gesto si impedì che scoppiasse la rivolta. L’IMPERO DI CALIGOLA CI MOSTRA COME IL PRINCIPATO FOSSE SEMPRE ESPOSTO AL PERICOLO DI DIVENTARE ASSOLUTISTA, SEBBENE AUGUSTO L’AVESSE PENSATO COME COMPROMESSO. 1. CLAUDIO Anche con CLAUDIO le fonti antiche furono inclementi, giudicandolo inetto. In realtà il suo regno si caratterizzò per notevoli riforme e per la RAZIONALIZZAZIONE DEI SERVIZI ⁃ DIVISIONE DELL’AMMINISTRAZIONE CENTRALE IN 4 UFFICI (A PATRIMONIO, AB EPISTULIS, A LIBELLIS) Il quarto era un SEGRETARIATO GENERALE ⁃ Costruì il porto di OSTIA e riorganizzò in maniera radicale le DISTRIBUZIONI DI GRANO A ROMA ⁃ Costruì un nuovo acquedotto ⁃ CONCESSE LA CITTADINANZA ALLE POPOLAZIONI DELLE ALPI ⁃ Intraprese un programma di colonizzazione delle provincie più distanti da Roma ⁃ Sistemò le questioni lasciate aperte da Caligola in oriente ⁃ NEL 43 D. C. CONQUISTò LA BRITANNIA ⁃ ESPULSE GLI EBREI DA ROMA (49 D. C.) Durante il regno di Claudio ci furono vari intrighi di corte. La moglie MESSALINA FU MESSA A MORTE perché accusata di tramare contro Claudo. LA SECONDA MOGLIE: AGRIPPINA NON ESITò AD AVVELENARLO PER FAR SALIRE AL TRONO IL FIGLIO NERONE NEL 54 D. C. 1. LA SOCIETà IMPERIALE Alla base della concezione romana della società vi era l’idea che CI DOVESSE ESSERE UNA DIFFERENZA FORMALMENTE RICONOSCIUTA DELLO STATUS GIURIDICO DELLE PERSONE. In sostanza una società divisa in classi ben definite. ⁃ SCHIAVITù. È difficile quantificare il numero degli schiavi nell’impero romano perché erano in gran numero sia nelle villae sia nelle domus private. Inoltre il numero variava considerevolmente da regione a regione. Vanno considerati anche gli schiavi della famiglia imperiale, alcuni di loro impegnati in ambiti finanziari di rilevanza internazionale e quindi in grado di accumulare enormi ricchezze. NON VA CONFUSO LO STATUS GIURIDICO CON LA RICCHEZZA. AVERE PRESTIGIO E RICCHEZZE NON SIGNIFICAVA CAMBIARE IL PROPRIO STATUS. ⁃ LIBERTO: Lo schiavo che conquistava la libertà, spesso legato da un RAPPORTO CLIENTELARE CON L’EX PADRONE. I liberti erano la classe più dinamica dell’impero perché con le ricchezze accumulate durante il servizio potevano gestire piccole imprese private e diventare personaggi di spicco. ⁃ PROVINCIALI LIBERI abitavano all’interno dell’impero ma NON ERANO CITTADINI ROMANI era l’imperatore che poteva arrogarsi il diritto di concedere la cittadinanza. In questo modo anche loro potevano avere privilegi giuridici. Una volta diventati cittadini era possibile l’accesso ai due ordini: senatorio ed equestre. Anche l’esercito era un buon sistema per fare carriera. 1. NERONE (54-68 d. c.) Con l’impero di Nerone VIENE DEL TUTTO MENO L’IDEA DI COMPROMESSO FRA PRINCEPS E SENATO PENSATA DA AUGUSTO. Già Seneca¸ ammiratore del mondo orientale, se ne era reso conto, scrivendo il DE CLEMENTIA in cui stila un programma imperiale per Nerone basato sulla sua sola personalità. Nerone fu un imperatore ambiguo: capace di essere tanto amato dal popolo e vicino alla plebe quanto di macchiarsi di gravi delitti quali assassinare suo fratello Britannico e sua madre AGRIPPINA MINORE. Il dispotismo di Nerone toccò il culmine con L’INCENDIO DI ROMA NEL 64 D. C. VENNERO INCOLPATI I PRIMI CRISTIANI CHE VENNERO GETTATI IN PASTO ALLE BELVE. Non sappiamo quanto Nerone fosse colluso con l’episodio dell’incendio ma certo che L’INCENDIO CAUSò UN GRAVE DISSESTO FINANZIARIO. Nel frattempo nel 60 d. c. si era RIVOLTATA LA BRITANNIA e nel 66 d. c. si era RIVOLTATA LA GIUDEA. La situazione era ormai d’emergenza e solo il successo bellico in ARMENIA permise a Nerone di stabilizzare la situazione a Roma. Partito per i giochi di Corinto nel 67 d. c. Nerone venne informato di UNA NUOVA RIVOLTA IN GIUDEA. La prima di una serie di sollevazioni in GALLIA, SPAGNA E AFRICA. Anche a Roma Nerone trovò un ambiente ostile e DECISE DI TOGLIERSI LA VITA. FINIVA LA DINASTIA GIULIO CLAUDIA. L’ANNO DEI 4 IMPERATORI E I FLAVI L’autorità imperiale affrontò il problema accomunandolo con quello ebraico e lo prese più come una questione di “nazionalità” nel senso che nei primi anni vennero concessi privilegi di tipo civile agli Ebrei e ai cristiani in quanto non adepti alla religione dominante. In diverse occasioni VENNERO VISTI COME ELEMENTO IN CONTRASTO CON IL MOS MAIORUM. SOLO DOPO NERONE IL CONTRASTO DIVENNE EVIDENTE perché L’ASPETTO MESSIACO CONTRASTAVA CON L’IDEA DI DIO IN TERRA DELL’IMPERATORE. Cominciarono così le persecuzioni: sotto NERONE E SOPRATTUTTO SOTTO DOMIZIANO. Non ci sono giunte fonti per capire se ci fosse una legittimità giudiziaria dietro le persecuzioni o se venissero decise solo dall’imperatore, un dato è però certo. DAL II SECOLO IN POI IL CRISTIANESIMO DIVENNE UNA COMPONENTE ENDEMICA ALL’INTERNO DELL’IMPERO. IL II SECOLO 1. NERVA (96-98 D. C.) Il II sec d. c. è considerato l’età più prospera dell’impero. Nelle fonti che ci sono giunte questa visione è tutto sommato confermata per 2 motivi fondamentali: ⁃ SICUREZZA DEI CONFINI ⁃ BRAVURA E LUNGIMIRANZA PREFERITI ALLA CONSANGUINEITà PEE IL SOGLIO IMPERIALE Questa politica nasceva da un desiderio di stabilità dopo il “dispotismo” di Domiziano. NERVA restaurò le prerogative del senato e per evitare l’anarchia e fare in modo di guadagnarsi l’appoggio di Senatori ed esercito autorizzò la DAMNATIO MEMORIAE. La politica di Nerva fu tutta a favore di riforme sociali in Italia ⁃ LEGGE AGRARIA ⁃ DISTRIBUZIONE TERRE AI NULLATENENTI ⁃ TRASFERIMENTO ALLE CASSE IMPERIALI DELLA GESTIONE DELLE STRADE E DEL SERVIZIO DI POSTA ⁃ SISTEMAZIONE APPROVIGIONAMENTO IDRICO Il problema con queste riforme fu la tempistica. Infatti queste riforme vennero attuate in un periodo di crisi economica cosicché fu impossibile arginare gli sprechi e le difficoltà già incominciate sotto Domiziano. La logica conseguenza fu un sospetto sempre maggiore da parte dei pretoriani. L’unico sistema per impedire un nuovo periodo di Anarchia fu la scelta di un successore NON PER SANGUE MA PER BRAVURA. ULPIO TRAIANO FU QUINDI SCELTO SENZA LEGAMI FAMILIARI. SCELTA GENIALE. 1. TRAIANO (98-117 D. C.) Traiano ricevette la notizia dell’adozione mentre svolgeva le sue mansioni di governatore in Spagna. Venne a Roma nel 99 d. c. Le fonti lo ricordano come un OPTIMUS PRINCEPS amato dal senato e dalla plebe, un grande generale ed accorto direttore delle finanze dell’impero. Contestualizzando bisogna ricordare che ci troviamo nel momento di massima fioritura e fortuna economica dell’impero. Fonte primaria è PLINIO IL GIOVANE che delinea tramite il Panegirico il modello dell’ottimo principe. Traiano è ricordato soprattutto per le CAMPAGNE MILITARI ⁃ CONQUISTA DELLA DACIA. Senza dubbio una campagna gloriosa e fruttifera. Cominciata nel 101 e conclusa nel 106 d.c. in due tornate differenti, riappacificò la frontiera danubiana e permise lo sfruttamento delle ENORMI RISERVE AURIFERE DELLA REGIONE. In questo modo gli abitanti della Dacia vennero romanizzati, la regione divenne provincia e una imponente colonizzazione interessò il territorio. ⁃ CONQUISTA DELL’ARABIA, DELL’ARMENIA, DELLA MESOPOTAMIA E DELLE ALTRE REGIONI ORIENTALI. Le finanze accumulate grazie allo sfruttamento delle miniere d’oro premise a Traiano di preparare un immenso esercito e colpire a fondo prima l’esercito partico poi le popolazioni più a oriente della giudea. In questo modo Roma creava uno sbocco sull’OCEANO INDIANO e apriva una via diretta di commercio con l’india. A Roma e nelle provincie, grazie ai fondi acquisiti avviò un progetto di costruzione di OPERE PUBBLICHE. LA MORTE lo colse sulla via del ritorno dalla campagna in Mesopotamia nel 117 d. c. 1. ADRIANO (117-138 D. C.) Anche per Adriano non c’è un’adeguata bibliografia per tracciare un profilo veramente dettagliato. Sappiamo che fu a Roma già come senatore in giovane età, raccomandato da Traiano, e lo servì nella campagna partica. ADRIANO ABBANDONò LA POLITICA DI ESPANSIONE TERRITORIALE E SI CURò DI RIORGANIZZARE E RAZIONALIZZARE LE PROVINCIE ⁃ Affidò la gestione delle provincie più orientali a sovrani interni ⁃ RIORGANIZZò LE LEGIONI CREANDO I NUMERI soldati che conservavano armamenti e tecniche di combattimento delle popolazioni assoggettate. In questo modo le legioni erano sempre addestrate, vigorose e pronte ad ogni evenienza ⁃ FU MECENATE diede impulso all’arte e alla letteratura. Si occupò di urbanistica ridando slancio alle polis greche e costruendo una mega villa a TIVOLI ⁃ Preoccupato di essere sempre aggiornato sulla situazione in ogni parte dell’impero PASSò 12 ANNI SU 21 DEL SUO IMPERO FUORI ROMA E VISITò TUTTE LE PROVINCIE. ⁃ COSTRUì IL VALLO IN BRITANNIA E IL FOSSATUM IN AFRICA ⁃ Risistemò le questioni finanziarie in Italia dividendo la Penisola in 4 distretti assegnandoli a senatori di rango consolare. Questo provvedimento, per la prima volta andava ad intaccare la PARTICOLARITà DELL’ITALIA RISPETTO ALLE PROVINCIE ⁃ SISTEMò LA CARRIERA EQUESTRE E MILITARE DIVIDENDOLA DA QUELLA CIVILE Infine scelse come successore, nel 136 d. c. LUCIO ELIO CESARE ma la morte prematura lo spinse ad optare per ARRIO ANTONINO PIO che adottò LUCIO VERO CON MARCO AURELIO. 1. ANTONINO PIO Il regno di Antonino Pio è una felice prosecuzione di quello precedente. COSTRUZIONE DEL NUOVO VALLO. È il periodo in cui l’impero è visto come governo ideale dell’universo. Tutto va a gonfie vele. 1. LO STATUTO DELLE CITTà Durante il regno di Antonino Pio l’impero raggiunse il massimo splendore. Un retore greco: ELIO ARISTIDE sottolinea l’importanza di 2 elementi: ⁃ INTEGRAZIONE DELLE PROVINCIE CON LA CITTADINANZA ⁃ VALORE DELLA VITA CITTADINA CON CONSEGUENTE COMPIMENTO DELLA CULTURA GRECA La città del mondo antico è il baluardo dell’uomo contro la barbarie, un confine fra il dentro e il fuori, rozzo e selvaggio. Vi erano 3 tipi di città a Roma ⁃ CITTà PEREGRINE erano le città preesistenti e venivano distinte in base al loro rapporto con Roma: 1) Città stipendiarie(città che pagano un tributo a Roma e non godono di diritti) 2) città libere (godono di diritti concessi da Roma) 3) città libere federate(città libere che hanno concluso un trattato con Roma su una base giuridica uguale) ⁃ MUNICIPI: le città a cui Roma aveva concesso di godere del DIRITTO LATINO O ROMANO ⁃ COLONIE città fondate a immagine e somiglianza di Roma. Abitate da romani e con i pieni diritti in uso a Roma Veniva a crearsi fra le città una precisa gerarchia per cui tutte le città AMBIVANO AD UNA SEMPRE MAGGIORE INTEGRAZIONE. Nelle città vediamo, inoltre, il punto d’arrivo delle attività economiche e degli scambi che l’impero romano permette. È il compimento del commercio e dell’economia antica. Roma era caput mundi e le città erano una sorta di intermediario fra la megalopoli dell’antico e le piccolissime e diversissime realtà che componevano l’impero. PROMUOVENDO L’ELITE URBANA E L’URBANIZZAZIONE ROMA SI ASSICURAVA PACE ED ORDINE NELLE PROVINCIE. 1. MARCO AURELIO (161-180 D.C.) Salito al trono perché scelto da Adriano, per la prima volta nella storia dell’impero romano ci troviamo di fronte ad una DOPPIA REGNANZA. MARCO ANTONIO E LUCIO VERO GODONO, INFATTI, DELLE STESSE IDENTICHE PREROGATIVE IMPERIALI. Durante il loro regno si manifestarono i primi sintomi della crisi che avrebbero sconvolto gli equilibri nel secolo successivo: ⁃ GUERRE QUADE E MARCOMANNICHE queste due popolazioni si spingono oltre i confini danubiani arrivando ad ASSEDIARE AQUILEIA. Solo a prezzo di dure lotte Marco Aurelio riuscì a fermare le invasioni nel 175 d. c. PAGANDO CON LA MORTE DI LUCIO VERO IL PREZZO DELLA VITTORIA. del senato che non voleva un cavaliere come imperatore fece sì che quest’ultimo venisse sollevato dall’incarico (218 d. c.). GIULIA MESA, ZIA DI CARACALLA, ottenne che al trono venisse posto un suo nipote: ELAGABALO. Anche quest’ultimo dedito a stravaganze e misticismi religiosi come quello di far erigere un tempio al Dio orientale del solis invictus. Dilapidatore delle finanze, venne assassinato dai pretoriani nel 222 d. c. Il nuovo imperatore fu ALESSANDRO SEVERO, ma data la sua giovane età l’impero fu retto dal giurista ULPIANO, che riportò una politica di compromesso fra senato e principe. Accusato di trattare coi barbari anziché eliminarli, venne assassinato nel 225 d. c. 1. L’ANARCHIA MILITARE Alla morte di ALESSANDRO SEVERO venne proclamato imperatore MASSIMINO IL TRACE che inaugura il periodo dell’ANARCHIA MILITARE, un cinquantennio in cui si susseguono una moltitudine di imperatori non legittimati da tutto l’esercito ma solo da una parte di esso, dimostrazione che l’impero si avvicinava al suo indiscutibile declino. ⁃ MASSIMINO IL TRACE (235-238 d. c.) nonostante riuscisse a fermare le invasioni alamanniche impose una fortissima pressione fiscale, tanto che il senato lo delegittimò le lo dichiarò nemico pubblico sostituendolo con GORDIANO. La rivolta fu repressa nel sangue dai soldati rimastigli fedeli. Morì assassinato AD AQUILEIA NEL 238 D. C. ⁃ Dopo l’elezione di PUPIENO E BALBINO, morti nelle battaglie contro Massimino, venne eletto GORDIANO III (243 d. c.) ma anche il suo regno fu breve. Morì in PERSIA combattendo contro i Parti nel 244 d. c. ⁃ Seguì l’elezione di FILIPPO che stipulò un pace coi Persiani e celebrò il millenario di Roma nel 248 d. c. ⁃ DECIO (248-251) fu eletto sulle provincie Danubiane e si recò a Roma con un progetto tradizionalisti. TENTATIVO DI RIPROPORRE I CULTI CANONICI. Per raggiungere l’obiettivo non esitò a perseguitare in maniera violentissima i cristiani. alla morte di Massimo Decio l’impero è minacciato praticamente su ogni fronte. Si susseguono imperatori di poca importanza per due anni fino al 253 d. c. quando viene eletto VALERIANO. Preoccupato di ristabilire un ordine all’interno dell’impero, inviò il figlio GALLIENO a proteggere i confini occidentali mentre lui si occupava delle questioni orientali. VENNE CATTURATO E UCCISO DAI PARTI NEL 260 D. C . ⁃ Fino al 268 D.C. GALLIENO resse da solo l’impero ma non riuscì a mantenere l’unità. Di fatto si erano creati 2 regni indipendenti: PALMIRA E GALLIE. Questi due regni non vennero mai riconosciuti a Roma, tuttavia dimostravano quanto ormai la situazione fosse turbolenta. GALLIENO è ricordato anche per alcune RIFORME DELL’ESERCITO. Preferì dislocare le truppe nell’interno con funzione difensiva piuttosto che lasciarle sul limes. 1. GLI IMPERATORI ILLIRICI Eliminato anche GALLIENO l’impero passò a ⁃ CLAUDIO II (268-270 d. c.) primo degli IMPERATORI ILLIRICI, soldati che provenivano da quella provincia. CLAUDIO SECONDO SCONFISSE ALAMANNI E GOTI ma morì di peste nel 270 d. c. ⁃ AURELIANO. (270-275 d. c.) Ebbe definitivamente ragione contro i barbari che occupavano le regioni del nord Italia e COSTRUì LE MURA AURELIANE, opera immensa ma necessaria. RIFORMò IL SISTEMA MONETARIO E RIPORTò ALL’UNITà L’IMPERO sconfiggendo Palmira e Gallia. Venne assassinato mentre preparava una campagna contro i Parti. ⁃ I successivi imperatori TACITO, PROBO, CARO E CARINO regnarono nei 10 anni seguenti. CARO DISTRUSSE CTESIFONTE. Tutti vennero assassinati. Nel 285 d. c. VENNE ELETTO, UNICO CON SUFFICIENTE POTERE, DIOCLEZIANO 1. DIOCLEZIANO E IL DOMINATO Con la salita al trono di Diocleziano abbiamo una delle CESURE Più NETTE NELLA STORIA ROMANA. Finisce il periodo della crisi del III secolo MA FINISCE ANCHE IL PRINCIPATO. INIZIA IL DOMINATO. Si può anche dire che con il regno di Diocleziano, caratterizzato da una volontà restauratrice senza precedenti inizi il periodo TARDOANTICO. Le riforme più importanti riguardarono il potere imperiale ⁃ SPOSTAMENTO DELLA CORTE IMPERIALE IN ORIENTE ⁃ RIORGANIZZAZIONE DEL POTERE IN TETRARCHIA. Assieme all’imperatore, detto AUGUSTO regnano UN ALTRO AUGUSTO E DUE CESARI SUBORDINATI. In questo modo era più facile fronteggiare le crisi regionali. Il sistema previsto per la successione era quello della COOPTAZIONE. le riforme non furono varate in un'unica tornata. ⁃ 285 d. c. elezione a Cesare di MASSIMIANO, l’anno dopo fu Augusto ⁃ 293 d. c. elezione dei due Cesari: COSTANZO CLORO E GALERIO Dal punto di vista delle provincie DIOCLEZIANO ⁃ Fece crescere il numero delle provincie riducendo i poteri dei governatori ⁃ Distinse rigorosamente le carriere pubbliche da quelle militari ⁃ Mise più truppe a disposizione dei tetrarchi. In campo economico L’IMPERO FU DIVISO INN DIOCESI per poter organizzare meglio il prelevamento delle imposte. L’ITALIA RIENTRAVA NEL SISTEMA DIOCESI E VENIVA A PERDERE IL SUO PRIVILEGIO DI ESSERE DISTINTA DALLE PROVINCIE. Diocleziano, inoltre, introdusse un nuovo sistema monetario e si prodigò per restaurare le tradizioni romane: ⁃ Mise al bando i manichei ⁃ PERSEGUITò IN MANIERA SISTEMATICA I CRISTIANI, sebbene questi avessero già delle strutture gerarchiche ben consolidate ed erano, quindi, impossibili da debellare. La fine delle persecuzioni fu decisa da GALERIO NEL 311 D. C. Dal punto di vista militare riportò la pace in Britannia e in Egitto. GALERIO STIPULò UNA PACE COI PERSIANI NEL 298 D.C. DA COSTANTINO A TEODOSIO MAGNO LA TARDA ANTICHITà E LA CRISTIANIZZAZIONE DELL’IMPERO 1. UN’Età DI RINNOVAMENTO E DI NON DI DECADENZA Il periodo che è noto principalmente come BASSO IMPERO è stato spesso mistificato e considerato di decadenza urbana e sociale. In realtà si tende a ridimensionare questo aspetto, tanto che la storiografia moderna preferisce il termine TARDO ANTICO. Le esperienze culturali che si sono formate fra l’impero di COSTANTINO e il regno di GIUSTINIANO sono, in realtà, fondamentali per ridefinire il concetto stesso di decadenza della tarda antichità. A parte questo, è necessario considerare degli aspetti di radicale cambiamento che si sono verificati nell’impero: ⁃ GRADUALE PERDITA DI IDENTITà DELLA CLASSE DEI CAVALIERI ⁃ PERDITA DI PRESTIGIO DEL SENATO (ormai ridotto alla funzione di organizzare i giochi per la plebe di Roma). Questi due elementi sono indicativi e ci permettono di analizzare un complesso periodo storico ma non per questo totalmente decadente. 1. COSTANTINO Già con Costantino il sistema tetrarchico pensato da Diocleziano entra in crisi. COSTANTINO FU CONSAPEVOLE DA SUBITO CHE IL SISTEMA DI DIOCLEZIANO AVREBBE DOVUTO ESSERE CAMBIATO NONOSTANTE LA SUA ELEZIONE CON MASSENZIO. Le cose si semplificarono con la morte di GALERIO (311 d. c.) E LA VITTORIA DI PONTE MILVIO CONTRO MASSENZIO. Il punto fondamentale è che la vittoria è NEL NOME DI CRISTO. Per la prima volta la religione andava ad intrecciarsi con le questioni dello Stato Romano. Costantino non fu né il cinico imperatore convertitosi per puro calcolo politico né il mistico adoratore cristiano, fu un uomo accorto e consapevole del ruolo che poteva avere la religione non solo per la vittoria politica ma anche nel cambiamento radicale della società. ORMAI LA MAGGIOR PARTE DELLA SOCIETà ERA MONOTEISTA. ⁃ Nel 313 si incontrò con LICINO a Milano e con l’EDITTO DI MILANO SI ACCORDARONO SU QUESTIONI RELIGIOSE. ⁃ Del 325 è il CONCILIO DI NICEA in cui si discute sul tema della NATURA UMANA E DIVINA DI CRISTO Costantino si accorse anche di come l’oriente fosse più saldo e più gestibile anche politicamente e nel 330 FONDò COSTANTINOPOLI tentando di renderla una nuova Roma. Già Diocleziano si era reso conto del fatto che ROMA NON ERA Più LA SEDE DEL POTERE IMPERIALE. Tra le riforme di Costantino ⁃ ESERCITO MOBILE: IL COMITATUS. Soldati più addestrati e meglio pagati distanti dai soldati stanziati sul limes, ormai di secondaria importanza tradizione romana e gli elementi orientali (come la sacralizzazione dei Sasanidi) nasce L’IMPERATORE TARDOANTICO: ICONA DI BELLEZZA, GIUSTIZIA, BONTà E COMPOSTEZZA NEL MONDO IN CAMBIAMENTO. In questo caso la rappresentazione artistica del sovrano assume un ruolo fondamentale. Esempio concreto e massimo compimento di questa trasformazione saranno i mosaici di GIUSTINIANO. 1. COSTANTINO. UNA FIGURA CONTROVERSA La fortuna che ebbe nella storia la figura di Costantino è molto ambigua. RAPPRESENTA IN MANIERA ESEMPLIFICATIVA COME NELL’IMPERO STORIA POLITICA E STORIA RELIGIOSA SEGUISSERO STRADE TOTALMENTE DIVERSE. Se il progetto politico di Costantino, un ritorno alla tetrarchia, si era rivelato improponibile, SICURAMENTE GLI SI Può ATTRIUIRE IL MERITO DI AVER CRISTIANIZZATO IN MANIERA STRUTTURALE L’IMPERO. Nel caso della storiografia successiva, quindi, Costantino rappresenta un momento fondamentale nella storia delle chiese delle origini, molto di più che non gli studi che vengono fatti sulla sua politica. La figura di Costantino è quella del PRIMO CESARE FONDAMENTALMENTE CRISTIANO E COME TALE è ANCORA VENERATO IN ORIENTE. 1. UNA SOCIETà REPRESSIVA Un fatto che senza dubbio va notato nel tardoantico è L’INASPRIMENTO DELLE PENE. È un concetto molto delicato da analizzare e che va contestualizzato in un epoca in cui diventava sempre più difficile far rispettare le leggi e l’aura sacrale dell’imperatore come “terribile” andava ad accrescersi. SI INCOMINCIA AD APPLICARE IN MANIERA SISTEMATICA LA TORTURA, CHE FINO AD ALLORA ERA RISERVATA AGLI SCHIAVI. Anche in questo caso c’è da andare cauti. La difficoltà nel riconoscere uomini liberi è sempre maggiore e il rischio di violenza aumenta considerevolmente. La tortura e la pena violenta si pongono come unici elementi di ordine e giustizia. 1. LA RIFORMA DEL PAGANESIMO PROMOSSA DA GIULIANO Il tentativo di Giuliano di riproporre il cristianesimo va a collocarsi in quel tentativo finale di RIPROPORRE LE ANTICHE TRADIZIONI. È UN ESEMPIO DELL’ANGOSCIA CHE COGLIE I ROMANI MENTRE IL MONDO ACCANDO A LORO CAMBIA IN MANIERA VERTIGINOSA 1. PAGANI E CRISTIANI ALLA FINE DEL IV SECOLO Il momento finale del confronto fra cristiani e pagani si può cogliere nel dibattito fra QUINTO AURELIO SIMMACO E IL VESCOVO DI MILANO AMBROGIO. In questo caso sono i pagani a chiedere clemenza sul tema della tolleranza religiosa, chiedendo il riposizionamento dell’altare della Vittoria di Augusto. AMBROGIO RIFIUTA. SEGNO CHE ORMAI è IL CRISTIANESIMO IL PADRONE DELLA POLITICA RELIGIOSA. LA FINE DELL’IMPERO ROMANO D’OCCIDENTE E BISANZIO LA FINE DELL’IMPERO ROMANO D’OCCIDENTE 1. L’IMPERO ROMANO E I BARBARI Per capire quali relazioni intercorrono fra Romani e barbari si può fare l’esempio dei GOTI. Questi ultimi, per buona parte del IV sec. si relazionarono con i Romani sulla base del TRATTATO DI COSTANTINO DEL 332. CON LE PRESSIONI DEGLI UNNI SPINSERO SEMPRE DI Più SULLE FRONTIERE e si rese necessario stipulare un nuovo accordo (376). Con questo accordo, per la prima volta, nella politica romana si permettevano trattative con i barbari senza averli prima sottomessi. IL DISASTRO DI ADRIANOPOLI NEL 378 PORTò ALLA PRESENZA STABILE DI BARBARI ENTRO AI CONFINI DELL’IMPERO. Non si pensi che non ci fossero mai stati contatti con i barbari. Movimenti di popolazioni sono attestati già dai tempi di MARCO AURELIO. Ma il fatto che ci fossero BARBARI ALL’INTERNO DELL’ESERCITO è INDICATIVO DEL CAMBIAMENTO SOCIALE. Altro elemento che viene a mancare è il PROGRESSIVO ANNULLAMENTO DELLE DIFFERENZE SOCIALI E GIURIDICHE FRA ROMANI E BARBARI. Processo che incomincia con l’ingresso dei Goti nell’impero e che si conclude con la totale mescolanza dei regni romano-barbarici. 1. CRISTIANESIMO E MONDO BARBARICO Per quanto riguarda il ruolo che ebbe il cristianesimo nel favorire l’integrazione sotto un'unica fede c’è da considerare l’elemento del MATRIMONIO e delle ERESIE. In generale le delibere conciliari non si preoccupavano dell’elemento barbaro in quanto tale, ma delle DIFFERENZE TEOLOGICHE. In generale i cristiani si preoccupavano di ricondurre i barbari alla vera fede, cioè quella decisa dai concili. Un altro elemento fu la MESCOLANZA FRA TRADIZIONI ROMANE E BARBARICHE. Al tempo di Teodosio ancora si cercava di annullare gli scambi culturali. 1. LA DIVISIONE DELL’IMPERO: STILICONE Alla morte di TEODOSIO (395) l’Impero romano fu diviso fra i due figli: ONORIO E ARCADIO. Al primo spettava la parte OCCIDENTALE al secondo la parte ORIENTALE. Per la prima volta L’IMPERO ERA DI FATTO DIVISO. DUE CORTI, DUE ESERCITI, DUE IMPERATORI AUTONOMI. La sostanziale unità tanto proclamata veniva a cedere. In realtà TEODOSIO aveva manifestato un desiderio unitario e per continuare su questa strada aveva affidato i figli al GENERALE STILICONE. Ma il progetto unitario si era rivelato del tutto impossibile da gestire. Tra il 402 e il 406 anche l’Italia fu soggetta a invasioni Gotiche. NEL 406 UNA GRANDE INVASIONE DI POPOLI SCONVOLSE GALLIA, BRITANNIA E SPAGNA. L’unica soluzione possibile, secondo Stilicone, era una politica di integrazione territoriale. L’idea, invisa alla corte imperiale, fu rigettata. STILICONE FU MESSO A MORTE NEL 408. 1. IL SACCO DI ROMA La morte di Stilicone privava l’Occidente del suo miglior generale. Ne approfittò ALARICO CHE NEL 410 MISE ROMA A FERRO E FUOCO. Il fatto destò grande scalpore e fu percepito come la fine del mondo. Alarico si diresse verso il sud Italia, ma morì prima di poter attaccare l’Africa. I VISIGOTI SI RITIRARONO IN GALLIA E FONDARONO UNO STATO CON CAPITALE TOLOSA. Il successore di Alarico, Ataulfo, sposò GALLA PLACIDIA ma venne assassinato. GALLA PLACIDIA SPOSò FLAVIO COSTANZO NEL 417 CHE SI FECE PROCLAMARE IMPERATORE NEL 421 ma morì prima del riconoscimento ufficiale. Nell’autunno del 425 FU PROCLAMATO IMPERATORE VALENTINIANO III, che, tuttavia era solo un bambino. Le sorti dell’impero d’occidente furono decise da GALLA PLACIDIA E DAL GENERALE EZIO- 1. VANDALI E UNNI Nei decenni iniziali del V sec. la frammentazione dell’impero d’occidente è ormai compiuta. Due nuove popolazioni bellicose e pericolose misero quasi definitivamente fine a quello che era il mondo romano classico. ⁃ VANDALI. Misero fine alla storia dell’Africa romana. Scesi dalla Spagna nel 429 conquistarono IPPONA (città di Sant’Agostino) e l’anno dopo Cartagine. Diedero vita al REGNO DEI VANDALI. Questo regno, mai veramente coeso e incapace di assorbire gli elementi romani, ebbe vita breve e fu ripreso da GIUSTINIANO nel 534. ⁃ UNNI. Scesi dalla PANNONIA si spostarono in GALLIA ma vennero SCONFITTI AI CAMPI CATALAUNICI DA EZIO. In seguito si diressero in Italia e nel 452 devastarono Aquileia. Forse per paura di una minaccia da Bisanzio non osarono, tuttavia, scendere e percorrere l’Italia intera. 1. LA FINE DELL’IMPERO ROMANO D’OCCIDENTE Malgrado la risoluzione della crisi Unna l’Impero d’Occidente era in situazione precaria. Privato anche del generale Ezio, ucciso nel 454, ormai mancavano le forze per una vera riscossa militare. ⁃ 455 secondo sacco di Roma ad opera di Genserico re dei Vandali ⁃ 457-461 impero di Maggioriano. Ultimo tentativo di riscossa militare finito male ⁃ Dopo una serie di imperatori ininfluenti nel 472 fu imperatore ANTEMIO che venne eliminato da Ricimero stesso. 474 Costantinopoli pone sul trono d’Occidente GIULIO NEPOTE. Questo viene osteggiato da ORESTE. 476 ORESTE PONE SUL TRONO D’OCCIDENTE IL FIGLIO ROMOLO AUGUSTOLO MA IL CAPO DEI VISIGOTI ODOACRE NON LO RITIENE NECESSARIO E LO ELIMINA. FINE DELL’IMPERO D’OCCIDENTE 1. SANT’AGOSTINO E IL PROBLEMA DELLA CADUTA DELL’IMPERO ROMANO IMPERATORE GALLICO DEPOSTO E PROCLAMATO VESCOVO DI PIACENZA NEL 569. 1. L’INTEGRAZIONE TRA ROMANI E BARBARI NEI NUOVI REGNI Come è stato detto, sono di più gli elementi unificanti e di continuità fra il mondo romano e il mondo barbarico piuttosto che quelli di opposizione. MOLTI UOMINI DI CULTURA DEL TEMPO SI SFORZARONO DI DARE UN INTERPRETAZIONE ROMANO-GOTICA DELLE NUOVE ENTITà STATALI. L’esempio di CASSIODORO E DELLA SUA HISTORIA WISIGOTHORUM è indicativa. Con il suo saggio si propone di dimostrare il carattere romano del regno di Teoderico e integrarlo nel mondo romano. Cassiodoro si dimostra anche molto aperto mentalmente: CONCEPISCE LA STORIA DEI GOTI DA PRIMA DELL’INGRESSO NELL’IMPERO E LI CONSIDERA POPOLO CON STORIA E STATO A Sé. COSA FINO AD ALLORA RISERVATO SOLO A ROMA. 1. IL MONACHESIMO Una delle conseguenze delle invasioni barbariche fu l’AFFERMAZIONE DEL MONACHESIMO. Molti monasteri sorsero a pochi anni di distanza l’uno dall’altro. Notevole fortuna ebbero LERINS E SAN VITTORE in Provenza. Erano monasteri non troppo ascetici e SI FECERO SUBITO CARICO DEL PROBLEMA CULTURALE. CON LA FINE DELL’IMPERO ERA FINITO ANCHE IL SISTEMA SCOLASTICO E LA CULTURA ERA NELLE MANI DEI MONASTERI. Solo al loro interno era possibile ritrovare il sapere classico e vi erano progetti, spesso mai realizzati, di insegnamento “universitario” all’interno dell’ambiente ecclesiasitico. La fine di qualsiasi forma di istruzione pubblica fu il problema affrontato da CASSIODORO che, ritiratosi nel suo VIVARIUM trasportò una parte della sua biblioteca e cercò di tramandarla. 1. LE TRASFORMAZIONI DELLA CITTà ALLA FINE DEL MONDO ANTICO Anche la città cambia aspetto. NON è Più IL FORO IL CENTRO CITTà MA LA CATTEDRALE. Lo spopolamento varia da zona a zona, così come l’abbandono degli insediamenti romani. Il caso dell’Italia è esemplare, la sua rete viaria è praticamente sovrapposta a quella romana. In età altomedioevale vengono costruite molte cattedrali, come anche nuove cerchie murarie per difendersi. La chiesa diventa simbolo della città rispetto alla campagna. 1. UN NUOVO TIPO DI ALIMENTAZIONE L’abbandono della città e lo spopolamento causa una riduzione della produzione agricola e fa entrare in crisi definitivamente il modello della villa. A questo va aggiunto lo scambio alimentare con i popoli nordici, abituati a CARNE DI CACCIAGIONE E PRODOTTI DEL BOSCO. Dall’unione di questi due modelli si arriva al modello SILVO-PASTORALE caratterizzato dalla compresenza di elementi nordici preponderanti e una minor presenza di olio, vino e cereali, che caratterizzavano il modello alimentare romano. Questo anche a causa dello spopolamento e della mancanza di coltivazioni. 1. L’ITALIA DURANTE LA GUERRA FRA GOTI E BIZANTINI Il breve regno di Teoderico era stato un periodo relativamente felice e vi erano stati deboli segni di ripresa. LA GUERRA GRECO-GOTICA SCONVOLSE QUESTO EQUILIBRIO PRECARIO e impedì un consolidarsi della ripresa. L’Italia, soprattutto fra 541 e 552 ritornò in condizioni disperate. Calo demografico dovuto a fame e spopolamento delle città saranno cause di molti fattori che impediranno alla penisola di riprendersi per molto tempo. BISANZIO 1. L’IMPERO D’ORIENTE FINO AL REGNO DI GIUSTINIANO L’impero d’Oriente seguì una storia del tutto diversa da quella dell’Occidente. I vari imperatori che si susseguirono dopo ARCADIO furono: ⁃ TEODOSIO II (408-450) Il suo regno fu caratterizzato dal pericolo barbarico ma ne uscì senza grossi problemi. Teodosio è ricordato per la riforma della giustizia e il riordino delle leggi ⁃ MARCIANO (450-454) LEONE (454-474) durante il suo regno e quello del suo successore il problema più grosso fu quello della RELIGIONE. ⁃ ZENONE (474-491) Si aggravarono i problemi della crisi finanziaria ⁃ GIUSTINO regnò fino al 527 in seguito il trono passò a GIUSTINIANO Tutto sommato l’impero d’oriente resse all’urto dei barbari e risolse i problemi economici e teologici. 1. IL REGNO DI GIUSTINIANO Il regno di GIUSTINIANO è convenzionalmente indicato come LA FINE DEL MONDO ANTICO. L’importanza di questo sovrano è fondamentale perché riorganizzò l’impero d’Oriente in ogni campo. La riforma più importante fu la RIORGANIZZAZIONE GIURIDICA CON IL CORPUS IURIS CIVILIS. Un opera di oltre 50 libri che stilava una nuova COSTITUZIONE IMPERIALE. In esso vi erano raccolte le norme emanate durante l’impero romano, un manuale di utilizzo e spiegazione dell’applicazione delle norme e una serie di nuovi elementi decisi da Giustiniano. Di rilevo fu l’attività edilizia che trasformò COSTANTINOPOLI nella più grande città cristiana del tempo. Un grosso problema che impegnò Giustiniano fu la DIATRIBA RELIGIOSA CHE OPPONEVA ORTODOSSI A MONOFISISTI. Entrambi i due gruppi erano seguiti e si contrapponevano. Il CONCILIO DI CALCEDONIA DEL 451 RIBADì L’ORTODOSSIA MA NON RISOLSE IL PROBLEMA. NEANCHE GIUSTINIANO, CON UN NUOVO CONCILIO NEL 553 RIUSCì A RISOLVERE IL PROBLEMA. Dal punto di vista della politica estera GIUSTINIANO TENTò DI RIPORTARE ALL’UNITà L’IMPERO ⁃ IL GENERALE BELISARIO sconfisse GELIMERO RE DEI VANDALI e riconquistò l’AFRICA (533) ⁃ Durante il regno di Giustiniano Belisario si occupò della riconquista dell’Italia e si scontrò coi GOTI. La GUERRA GRECO-GOTICA OPPOSE I DUE POPOLI DAL 535 AL 553. GOTI VS BIZANTINI (0-2) fino al 552 si susseguono scaramucce e nessuno riesce a prevalere. In seguito NARSETE, SUCCESSORE DI BELISARIO, SCONFIGGE TOTILA A GUALDO TADINO E IL SUCCESSORE TEIA IN CAMPANIA. L’Italia è nelle mani dei Bizantini. Giustiniano emanò nel 554 LA PRAMMATICA SANZIONE estendendo anche all’Occidente il diritto giustinianeo. Il dominio Bizantino in Italia fu effimero perché nel 568 LA CALATA DEI LONGOBARDI DISTRUGGERà L’UNITà DELLA PENISOLA FACENDOLA ENTRARE DI FATTO NEL MEDIOEVO. 1. COSTANTINOPOLI La città di Costantinopoli, fra IV E V sec. è la città più grande del Mediterraneo. Durante il regno di Giustiniano, grazie al dinamismo economico di artigiani e commercianti, arriva a 500.000 persone. Il re e la sua corte vivevano all’interno di una CINTA MURARIA SEPARATI DAL RESTO DELLA POPOLAZIONE PER ENFATIZZARE LA SACRALITà. 1. LA SOCIETà BIZANTINA La storia della società bizantina inizia con la CRISI DEL III SECOLO. Il modo che l’Oriente utilizzò per gestire la crisi fu totalmente diverso da quello dell’occidente e da qui cominciò il distacco fra i due mondi. Fra le varie differenze che ritroviamo nel mondo bizantino vediamo: ⁃ L’AFFERMAZIONE DI UN SALDO APPARATO BUROCRATICO RETTO DA FUNZIONARI. In questo caso i funzionari non sono magistrature autonome come a Roma ma ELEMENTI ALLE DIRETTE DIPENDENZE DELL’IMPERATORE. IL FUNZIONARIO BIZANTINO è TENUTO A UN RITUALE PRECISO PER ENTRARE NELL’APPARATO BUROCRATICO. TUTTI DOVEVANO GIURARE FEDELTà ALL’IMPERATORE. ⁃ L’IMPERATORE POSSEDEVA UN AURA SACRALE CHE NELL’IMPERO ROMANO NON SI ERA MAI VISTA. Questo perché all’idea che l’imperatore venisse eletto per volontà popolare si sostituì l’idea che l’imperatore fosse scelto per GRAZIA DIVINA. Il culto dell’imperatore era quindi destinato ad essere eterno e dinastico. Il potere imperiale di origine divina LEGITTIMAVA E LEGAVA TUTTI GLI ALTRI. ⁃ L’IMPERATORE ERA DOTATO DI UNA NUOVA SIMBOLOGIA. Il vivere separato, la porpora, la solennità delle apparizioni pubbliche rendevano la sua figura qualcosa di intoccabile e solo a pochi era concesso di vederlo e di parlarci. TUTTI DOVEVANO FARE PROSKYNESIS ⁃ TAXIS. Un elemento fondamentale del mondo greco-bizantino è l’idea di ORDINE DIVINO IMMUTABILE. È l’ordine cosmico che Dio ha voluto e presuppone che nessuno possa cambiare la sua condizione terrena, anzi, quest’ultima dev’essere volta alla MIMESIS, l’IMITAZIONE DELLE COSE DIVINE CHE NEL MONDO BIZANTINO SONO LA COMPONENTE FONDAMENTALE DELLA PREGHIERA.